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The Unforgivable: trailer del film con Sandra Bullock

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The Unforgivable: trailer del film con Sandra Bullock

Netflix ha diffuso il trailer ufficiale di The Unforgivable, il nuovo film originale con protagonista Sandra Bullock. Diretto da Nora Fingscheidt e scritto da Peter Craig,Hillary Seitz e Courtenay Miles, il film vede protagonisti anche Vincent D’Onofrio, Jon Bernthal, Richard Thomas, Linda Emond, Aisling Franciosi, Rob Morgan, Emma Nelson, Will Pullen, Thomas Guiry e Viola Davis. The Unforgivable è prodotto da Graham King, Sandra Bullock e Veronica Ferres.

In The Unforgivable Ruth Slater (Bullock) esce di prigione dopo una condanna per un crimine violento e si reinserisce in una società che si rifiuta di perdonare il suo passato. Mentre affronta giudizi negativi nei luoghi dove un tempo si sentiva a casa, si rende conto di avere un’unica speranza di redimersi: ritrovare la sorella più piccola che suo malgrado aveva abbandonato.

Austin Butler: 10 cose che non sai sull’attore

Austin Butler: 10 cose che non sai sull’attore

Austin Butler è conosciuto soprattutto per il proprio ruolo come il bello della giovane Carrie Bradshaw in The Carrie Diaries, e come il compagno di Vanessa Hudgens. Oltre ad essere l’idolo di più di una generazione di ragazzine, egli è però anche un attore particolarmente valido e con una carriera in continua ascesa.

Ecco dieci curiosità su Austin Butler.

Austin Butler: i suoi film e le serie TV

 

1. Ha recitato in diversi noti film. Il debutto cinematografico avviene per Butler nel 2009 con il film Alieni in soffitta. Successivamente recita in My Uncle Rafael (2012), The Intruders (2015) e Yoga Hosers – Guerriere per sbaglio (2016), con Lily-Rose Depp. Successivamente è nel cast di I morti non muoiono (2019) con Bill Murray, e in C’era una volta… a Hollywood (2019), di Quentin Tarantino, recitando nei panni di Tex Watson.

2. È noto anche per celebri serie TV. Negli anni, oltre al cinema, Butler si è dedicato molto anche ad alcuni progetti televisivi di successo. Il primo ruolo fisso è arrivato nel 2005 con la serie Ned – Scuola di sopravvivenza. Successivamente ottiene il ruolo di Toby in due episodio della serie Hannah Montana (2006). La consacrazione arriva però grazie a Zoey 101, dove per dieci episodi ha interpretato James Garrett. In seguito ha recitato nelle serie Ruby & the Rockits (2009), Life Unexpected (2010-2011), Switched at Birth (2011-2012) e The Carrie Diaries, dove recita dal 2013 al 2014. Nel 2014 appare nella serie tv Arrow nei panni di Chase, mentre dal 2016 al 2017 è nel cast di The Shannara Chronicles con il personaggio di Wil Ohmsford. Attualmente è impegnato nelle riprese della miniserie Masters of the Air.

Austin Butler sarà Elvis Presley

3. Interpreterà il celebre cantante. Negli ultimi anni i biopic dedicati a leggende della musica sono diventati sempre più popolari e dopo Bohemian Rapsody, Rocketman e Stardust, è ora il turno di Elvis Presley di essere raccontato sul grande schermo. Austin Butler interpreterà infatti il celebre cantante in un film ancora senza titolo ufficiale, diretto da Baz Luhrmann, regista noto per Mouline Rouge e Il grande Gatsby. Nel film, Butler reciterà accanto al premio Oscar Tom Hanks, il quale ricoprirà il ruolo del colonnello Tom Parker, manager di Elvis.

Austin Butler in Zoey 101

4. Quello nella serie è stato uno dei primi ruoli a renderlo celebre. Nella popolare serie Zoey 101, trasmessa su Nickelodeon e destinata ad un pubblico di ragazzi, Butler ha interpretato nel corso di nove episodi della quarta stagione il personaggio di James Garrett. Grazie a questo egli ha conosciuto ulteriore popolarità, affermandosi presso un pubblico sempre più vasto. Butler, in realtà, era già brevemente comparso nell’undicesimo episodio della terza stagione con un personaggio di nome Danifer. Egli è dunque stato l’unico attore ad interpretare due differenti ruoli in tutta la serie.

Austin Butler e Lily-Rose Depp

5. È stato fotografato insieme alla nota attrice. Nell’agosto del 2021 sono inziate a circolare le voci circa una presunta relazione tra l’attore e Lily-Rose Depp, la figlia di Johnny Depp, oggi anche lei attrice. I due, infatti, sono stati fotografati insieme mentre cenavano e mentre si scambiavano alcuni baci. Ad oggi né i due diretti interessati né persone a loro vicine hanno rilasciato dichiarazioni a riguardo, ma sembrerebbe proprio un amore tra i due sia una realtà non poi così assurda.

Austin Butler Vanessa Hudgens

Vanessa Hudgens e Austin Butler

6. Austin Butler e Vanessa Hudges si sono conosciuti anel 2005, sul set di High School Musical. Al tempo del musical di Disney Channel, Vanessa aveva una relazione con Zac Efron, ma a quanto pare lei e Butler sono stati amici per parecchio tempo prima di diventare una coppia. È stato nel settembre 2011, infine, che i media hanno cominciato a speculare sulla loro relazione, dopo che Butler fu visto lasciare la casa della Hudgens. Nello stesso mese, la rivista People li fotografò insieme, che dividevano un milkshake, si tenevano la mano e si baciavano. I due hanno poi confermato la loro relazione, durata fino al 2020.

7. La performance di Vanessa Hudgens in Grease Live lo ha commosso. Poche ore prima dello spettacolo teatrale, purtroppo, il padre di Vanessa Hudgens era deceduto a causa di una malattia. L’attrice ringraziò i fan per il loro sostegno e si presentò sul palco, recitando lo spettacolo in onore del padre. Austin Butler fu molto commosso dalla performance di Vanessa, e decise di farle i complimenti su Twitter per la sua fantastica interpretazione di Rizzo, affermando che la sua interpretazione di “Worst Things” lo aveva fatto piangere.

8. Si credeva fossero pronti a sposarsi. Nel 2017, Vanessa Hudgens è apparsa in una foto su Instagram nella quale sembra indossare un anello di fidanzamento. Chiaramente tutti i fan hanno perso la testa, ma Vanessa ha poi precisato su Twitter che lei è Austin Butler non sono fidanzati, e che la fotografia era stata postata non per mostrare l’anello, ma il taglio di capelli. Inoltre, ha aggiunto in un’intervista, non sente la pressione di doversi sposare con il compagno. Le possibilità di un matrimonio tra i due sono poi sfumate con la loro separazione nel 2020.

Austin Butler è su Instagram

9. Ha un account sul social network. L’attore è presente su Instagram con un proprio account verificato. All’interno di questo Jackson vanta oltre 1,9 milioni di follower, ed è solito pubblicare post di vario genere. Questi ad oggi sono circa 30 e spaziano da momenti di svago in compagna di amici o della sua famiglia sino alla promozione dei suoi progetti cinematografici e televisivi. Seguendo il suo profilo, dunque, si potrà essere sempre aggiornati sulle sue attività.

Austin Butler: età e altezza dell’attore

10. Austin Butler è nato il 17 agosto del 1991 a Anaheim, in California, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.83 metri.

Fonte: IMDb

Le migliori idee per la stampa di foto digitali

Le migliori idee per la stampa di foto digitali

La fotografia tradizionale è stata da sempre il nostro porta-ricordi in quanto eravamo soliti immortalare frammenti importanti di vita quotidiana ma, come qualsivoglia cosa, ha anch’essa i suoi limiti in termini di dettagli, colori e brillantezza. Col tempo, però, la tecnologia è avanzata e con essa è migliorato il rapporto tra la qualità e quantità delle stampe, persino di quelle fotografiche.

Di fatto, non è un caso che si senta parlare sempre più di frequente della stampa digitale, tecnica innovativa ed efficace che garantisce risultati mirabolanti. Tramite questo nuovo modo di concepire la stampa è possibile utilizzare foto digitali in molteplici occasioni. Certo, le nostre foto dovranno necessariamente essere di ottima qualità: non parliamo di foto scattate dai candidati all’ASC Awars ma comunque dovremo prestare la giusta attenzione alla qualità degli scatti.

Cos’è la stampa digitale

 La stampa digitale è un particolare quanto rivoluzionario strumento che sfrutta le potenzialità dei software creati ad hoc per garantire esiti ottimali, nonché tecnologie potenti che consentono l’invio di file digitali da qualsiasi device elettronico (pc, tablet o smartphone) alla stampante. Sul mercato abbiamo numerosi dispositivi che ci consentono di ottenere risultati più che soddisfacenti. I file da inoltrare devono possedere a loro volta formati come PDF, TIFF oppure JPG. Una volta deciso il formato, si procede dunque con l’invio e successivamente con la stampa su svariati materiali, tra i quali annoveriamo la carta, il cartone, la tela, pannelli rigidi, tessuti e tanto altro.

Il successo della stampa digitale non risiede soltanto nel software ma anche nell’uso di un inchiostro di qualità che viene impresso sul supporto da stampare senza sbavature e, altra caratteristica importante di questo strumento pazzesco, è la facile adattabilità per basse tirature.

Idee per stampare foto digitali

La stampa di foto digitali è possibile anche per immortalare i nostri ricordi su ogni tipo di supporto e superficie, in ogni modo possibile e immaginabile. Quindi se pensi a un regalo che possa suscitare una certa emozione in un nostro affetto, puoi scegliere “l’abito” perfetto sul quale realizzare la foto. Poster, mousepad, phototeller, rikorda box, stampa vintage, kit foto adesive sono soltanto alcune delle idee stampe foto digitali.

I vantaggi della stampa digitale

La stampa digitale online è un espediente eccezionale per le caratteristiche che lo contraddistinguono e i vantaggi in termini di tempo, materiale ed economico ma ad alta qualità. Con essa, anzitutto, è possibile elaborare opuscoli, brochure, cartoline, depliant e così via e con qualsiasi materiale: infatti, la sua adattabilità permette di lavorare su supporti rigidi (legno, alluminio o plexiglass) o morbidi come tela o pvc. Tra l’altro consente la produzione di locandine, poster e striscioni grazie alla capacità di curare in modo attento e definito dettagli, colori e grafica.

Manodopera a basso contenuto economico, pratica e semplificata rispetto alla stampa tipografica standard, aspetti che si coniugano con tempi relativamente rapidi di fabbricazione e la possibilità di realizzare anche lavori last-minute eseguiti in modo definito e dettagliato, consentendo anche di ricorrere ad eventuali correzioni o modifiche in real time. Inoltre la stampa digitale non concerne l’allestimento di lastre e motrici, la composizione del macchinario e l’avvio dei tempi.

Di conseguenza si crea un rapporto intimo e di fiducia tra il cliente e la stampa digitale online, in quanto permette la personalizzazione dell’oggetto desiderato da regalare magari alla dolce metà o sfoggiare in un’occasione particolare.

Riassumendo, le principali qualità della stampa digitale online sono:

  • basso costo;
  • non contempla la preparazione di lastre (o matrici), il montaggio della macchina e i tempi d’avvio;
  • tempi rapidi di produzione del materiale;
  • possibilità di realizzare lavori last-minute;
  • praticità e uso semplificato del macchinario;
  • garantisce una lavorazione più definita nei minimi particolari;
  • qualità assicurata;
  • consente correzioni o modifiche in tempo reale e la personalizzazione del prodotto.

È stata la mano di Dio è il candidato italiano per la corsa agli Oscar

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È stata la mano di Dio è il mio film più importante e doloroso e sono felice che tutto questo dolore oggi sia approdato alla gioia”, dice il regista Paolo Sorrentino dopo la notizia della scelta del suo film per rappresentare l’Italia agli Oscar.

Quello di oggi è solo il primo passo e il bello di questa gara è che l’unica competizione al mondo in cui arrivare già tra i primi cinque è una vittoria”, prosegue. “Sono felice che il film sia stato selezionato. Ringrazio di cuore la commissione dell’Anica, che ha scelto il mio tra tanti bei film. Ringrazio The Apartment, Fremantle e Netflix per avermi sostenuto. W il cinema italiano”

È stata la mano di Dio per la corsa agli Oscar 2022

La commissione di selezione, istituita presso l’Anica su richiesta dell’Academy, riunita oggi ha deciso che il film di Sorrentino, già premiato a Venezia, dove è stato presentato in anteprima mondiale, rappresenterà l’Italia nella corsa alla nomination agli Oscar 2022 per la categoria Miglior film in lingua non inglese.

Fonte: ANSA

SING 2 – Sempre più forte aprirà il 39° Torino Film Festival

SING 2 – Sempre più forte aprirà il 39° Torino Film Festival

Sarà l’anteprima internazionale di Sing 2 – Sempre più forte ad aprire il 26 novembre 2021 il 39° Torino Film Festival. Scritto e diretto nuovamente da Garth Jennings (Guida galattica per autostoppisti, 2005; Son of Rambow – Il figlio di Rambo, 2007; Sing, 2016) Sing 2 è una coloratissima commedia musicale d’animazione, sequel dell’omonimo film di successo, Sing, che vedeva un gruppo di animali organizzare una gara canora così da riportare il Moon Theatre al suo vecchio splendore e salvarlo dalla chiusura.

Garth Jennings sarà a Torino a presentare l’anteprima internazionale del film. “Come nelle favole morali di Esopo e nella grande letteratura di tutti i tempi – dichiara il direttore del Torino Film Festival Stefano Francia di Celle – gli animali del genio di Garth Jennings scavano nelle profondità psicologiche dei tipi umani esaltando e stigmatizzando tutte le sfumature dell’animo. Permettendo agli spettatori di tutte le età di immedesimarsi nella travolgente sfida per smarcarsi dalla mediocrità e saper esprimere il proprio talento in modo libero e creativo. Un perfetto inizio per il nostro TFF che vuole spronare la creatività dei giovani, degli autori indipendenti e di chi è alla ricerca di una sua identità artistica”.

“Finalmente il Torino Film Festival torna nelle sale e inaugurare con un film come Sing 2 è un bel modo di festeggiare, dopo l’edizione solo online dello scorso anno – sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema. Sarà bello vedere l’entusiasmo del pubblico e degli addetti ai lavori, che sapranno farsi trasportare dalla travolgente allegria e simpatia dei protagonisti di questa spumeggiante commedia musicale d’animazione”.

“Dopo aver finito Sing 2 racconta Garth Jennings, regista del film – mi rendo conto che le nostre ambizioni per il film sono sempre state molto allineate con quelle del nostro amato protagonista Buster Moon: raggiungere le stelle e dare al pubblico la più meravigliosa, la più strabiliante e più sentita celebrazione del cinema e della musica possibile. Non potremmo essere più orgogliosi del nostro film e siamo tutti felici di portare Sing 2 al Torino Film Festival.”

In Sing 2 – Sempre più forte i protagonisti dovranno abbandonare il Moon Theatre per esibirsi sul palco di una grande città. Il film segue sempre le imprese del koala Buster Moon e del suo cast, che ora deve concentrarsi sul debutto di un nuovo spettacolo al Crystal Tower Theatre nella luccicante Redshore City. I protagonisti dovranno anche intraprendere una missione per trovare la leggenda del rock Clay Calloway e convincerlo a tornare sul palco. Riusciranno i personaggi di Sing 2 – Sempre più forte a tirarlo fuori dal suo isolamento? A prestare la voce ai personaggi del film sarà un cast davvero stellare, sia nella versione originale che in quella doppiata, entrambe proposte al Torino Film Festival.

Nella versione originale il koala Buster è interpretato dal vincitore Oscar Matthew McConaughey, Reese Witherspoon presta la sua voce alla maialina Rosita, Scarlett Johansson alla porcospina rocker Ash,  mentre il serioso gorilla Johnny avrà la voce di Taron Egerton, il timido elefante Meena quella di  Tory Kelly, il provocatorio porcellino Gunter di Nick Kroll. A interpretare la leggenda del rock, il leone Clay Calloway sarà invece Bono.

Il cast delle voci italiane è composto dal comico e attore Frank Matano, incredibilmente talentuoso proprio come il personaggio a cui presterà la voce, il brillante Darius! Nel cast anche due giovani talenti, Jenny De Nucci, stella in ascesa, attrice, content creator, adorata dal pubblico giovane e meno giovane. Lei doppierà Porsha, una trendsetter, ballerina e cantante che non vede l’ora di brillare sul palco del nuovo spettacolo ideato da Buster Moon.

Valentina Vernia, TikTok star e ballerina, proprio come il personaggio a cui presterà la voce, ha conquistato il cuore dei più giovani dopo aver partecipato al talent AMICI. Valentina AKA Banana sarà la voce della strepitosa Nooshy che farà anche da coach a Johnny. A completare gli assi dei doppiatori ci sarà anche Zucchero “Sugar” Fornaciari, una delle voci italiane più celebri e riconoscibili nel mondo, che riflette perfettamente il personaggio a cui andrà a prestare la voce, l’iconica rock star Clay Calloway. Prodotto da Illumination Entertainment Sing 2 uscirà nelle sale italiane il 23 dicembre 2021 distribuito da Universal Pictures International Italy.

Zac Efron: 10 cose che non sai sull’attore

Zac Efron: 10 cose che non sai sull’attore

Considerato da sempre come un sex symbol, il piccolo Zac Efron di High School Musical, negli anni, di strada ne ha fatta tanta. Da ragazzo prodigio di Disney Channel, Zac di recente ha avuto modo di collaborare con grandi artisti e di esplorare il suo lato ambientalista, rinnovandosi e distinguendosi continuamente come interprete di grande talento.

Ecco 10 cose che non sai di Zac Efron.

Zac Efron: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. A partire dal 2007 partecipa al film musical Hairspray – Grasso è Bello, in cui recita al fianco di John Travolta. Negli anni successivi, invece, è la volta di Me and Orson Welles (2008), High School Musical 3: Senior Year (2008), 17 Again – Ritorno al liceo (2009), Segui Il Tuo Cuore (2010), Capodanno a New York (2011), Ho Cercato il tuo Nome (2012), The Paperboy (2012) Liberal Arts (2012), A qualsiasi prezzo (2012) e Parkland (2013). Negli anni successivi si dedica a diversi progetti cinematografici come Quel momento imbarazzante (2014), Cattivi vicini (2014), We Are Your Friends (2015), Nonno scatenato (2016), Cattivi vicini 2 (2016), Mike & Dave – Un matrimonio da sballo (2016), The Disaster Artist (2017), diretto da James Franco, Baywatch (2017) e The Greatest Showman (2017). Nel 2019 ha interpretato Ted Bundy in Ted Bundy – Fascino criminale.

2. Ha recitato anche in diverse opere per la TV. Dopo essere comparso in alcuni episodi di serie come E.R. – Medici in prima linea (2003) e Summerland (2004), diventa celebre grazie ai film High School Musical (2006) e High School Musical 2 (2007). Nel 2020, invece, l’attore è protagonista di una docu-serie targata Netflix intitolata Zac Efron: con i piedi di per terra. In questa Efron gira il mondo introducendo lo spettatore a nuove realtà di vita più pulita e sostenibile. La serie affronta il problema dell’inquinamento, dell’energia pulita e dell’alimentazione sana. Egli ha così modo di visitare varie località come la Sardegna, il Perù, la Francia, l’Islanda, Londra, Porto Rico e Costa Rica, insieme al fidato Darin, fa bizzarre esperienze di vita, assaporando cibi esotici, esplorando culture lontane e imparando davvero cosa vuol dire vivere in maniera sostenibile.

Zac Efron: oggi

3. Ha numerosi nuovi progetti in preparazione. Particolarmente prolifico e instancabile, Efron è attualmente impegnato nella lavorazione di diversi film, tra cui GoldL’incendiaria, Three Man and a Baby e The Greatest Beer Run Ever. L’attore si sta inoltre dedicato attivamente ad una nuova docu-serie che lo coinvolgerà sotto più aspetti. Si tratta di Killing Zac Efron, dove l’attore si avventurerà nelle giungle di un’isola remota e pericolosa per scolpire il proprio nome nella storia della spedizione. Efron sarà inoltre anche il produttore esecutivo di questo progetto.

Zac Efron in High School Musical

4. È celebre per la trilogia musical di Disney Channel. High School Musical racconta della strana storia d’amore tra due ragazzi, Troy Bolton e Gabriella Montez, legati dalla comune passsione per il canto. Senza alcun dubbio, High School Musical è il film musical per ragazzi più famoso della storia di Disney Channel. Avend raggiunto i teenagers di tutto il mondo, grazie anche alla sua accattivante colonna sonora, il film si è poi guadagnato ben due sequel, High School Musical 2 e High School Musical 3: Senior Year, usciti nelle sale nel 2007 e nel 2008. Grazie a questi Efron ha potuto dar prova non solo di essere un attore dotato, ma anche un talentuoso cantante e ballerino.

Zac Efron in Baywatch

5. Si è allenato duramente per il ruolo. Nel film del 2017 Baywatch, adattamento dell’omonima serie televisiva, Efron ricopre il ruolo di Matt Brody, uno dei protagonisti. Per interpretare questo personaggio, l’attore si è sottoposto ad un lungo e intensivo allenamento, che lo ha portato ad ottenere un fisico particolarmente scolpito, che gli ha permesso di non sfigurare accanto al collega Dwayne Johnson. Il processo di Efron è stato poi documentato e condiviso periodicamente dall’attore sul Web.

Zac Efron fisico

Zac Efron in The Greatest Showman

6. Ha recitato nel noto musical. Nel 2017 Zac Efron partecipa alla realizzazione del film musical The Greatest Showman, al fianco di attori come Hugh Jackman, Michelle Williams, ZendayaRebecca Ferguson. Diretto da Michael Gracey, il film racconta la storia di Phineas T. Barnum, il quale decide di metter su uno spettacolo di fenomeni da baraccone, ricercando persone con malformazioni fisiche o talenti straordinari da esibire nel suo Barnum Circus. Nel film Zac Efron interpreta Philip Carlyle, giovane ricco di famiglia ma malvisto per i suoi eccessi, che diventa socio di Barnum e compagno di Anne Wheeler, un’acrobata eccezionale ma discriminata perché di colore. Efron ha in seguito dichiarato che il bacio dato a Zendaya in questo film è il suo preferito tra tutti quelli dati nella sua carriera da attore.

Zac Efron: chi è la sua fidanzata

7. È stato fidanzato con una sua collega di set. Sul set di High School Musical Efron conosce l’attrice Vanessa Hudgens, poi distintasi anche in film come Spring Breakers e Sucker Punch. I due hanno così intrapreso una relazione nel 2005, divenendo da subito una delle coppie più chiacchierate e apprezzate dai fan. Tuttavia, nel 2010, hanno annunciato la loro separazione amichevole, intraprendendo strade di vita e di lavoro totalmente differenti.

8. Ha avuto altre celebri relazioni. In seguito Efron ha avuto una breve relazione con l’attrice Lily Collins a partire dalla fine del 2011 fino a giugno 2012, annunciando poi la separazione. I due si sono tuttavia ritrovati a lavorare insieme nel film Ted Bundy – Fascino criminale, dove interpretano i due protagonisti.  Da settembre 2014 e fino agli inizi del 2016 Efron ha invece avuto una relazione con la modella ed imprenditrice Sami Miró. Ad oggi non è noto se l’attore sia impegnato in nuove relazioni sentimentali, essendo lui divenuto molto riservato a riguardo.

Zac Efron è su Instagram

9. Ha un account personale sul social network. Nonostante il suo passato da idolo delle teenager, Zac Efron oggi è una persona completamente diversa. Molto più autentico e meno concentrato sulla sua immagine, anche la sua attività social è cambiata. Se si vuole quindi essere sempre aggiornati sulla sua vita professionale e sulle sue nuove avventure al cinema o in tv, si può seguire il suo account Instagram ufficiale, il quale vanta oggi 49,7 milioni di followers e oltre 600 post.

Zac Efron: età, altezza e fisico dell’attore

10. Zac Efron è nato il 18 ottobre 1987 a San Luis Obispo, in California, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.73 metri. Efron è poi noto per il suo fisico particolarmente muscoloso e scolpito. Negli anni egli ha compiuto notevoli progressi a riguardo, attirando su di sé molte attenzioni. Sul suo canale YouTube egli è inoltre solito fornire consigli per gli allenamenti più appropriati a riguardo.

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom

What If…?: 10 possibili scenari alternativi per la seconda stagione

Con l’arrivo della seconda stagione di What If…?, i fan potranno presto assistere a nuovi scenari alternativi riguardo alcune delle situazioni più note del MCU. E proprio grazie alla continua evoluzione dell’universo condiviso, le possibilità riguardo tali versioni alternative sembrano davvero infinite. Screen Rant ha raccolto 10 possibile storie che i fan amerebbero vedere nel nuovo ciclo di episodi.

E se… Thor avesse ucciso Thanos?

Forse, il più grande passo falso di Thor non è stato mirare alla testa di Thanos alla fine di Infinity War. Nonostante avesse quasi abbattuto il Titano Pazzo, Thor è rimasto ad osservare mentre distruggeva metà della vita nell’universo. Lui e gli altri Vendicatori erano a pezzi, sapendo che era tutta colpa loro.

Un universo in cui Thor riesce a uccidere Thanos prima che possa provocare la Decimazione sembra migliore, ma se in realtà non lo fosse? Doctor Strange non sembrava vedere una tale possibilità in nessun possibile futuro. Forse i Vendicatori, senza aver appresso la devastante lezione del vero potere delle Gemme, proverebbero a usarle per migliorare il loro mondo, soltanto per provocare comunque il caos con una forza che non sono in grado di comprendere.

E se… Wanda continuasse a vivere nell’Hex?

Anche confrontandosi con dei e supergeni, è del tutto possibile che Wanda Maximoff sia il Vendicatore più forte, specialmente dopo il suo enorme potenziamento in WandaVision. È stato proprio nella serie che ha esposto una città al suo grande potere, manipolandola per giorni prima di abbandonare definitivamente la sua famiglia “immaginaria” e lasciare liberi tutti.

Ma Wanda avrebbe potuto facilmente mantenere il suo Hex, costringendo gli abitanti di Westview a obbedire ad ogni suo capriccio. In poco tempo, la notizia di questa anomalia sarebbe giunta agli altri Vendicatori. Se non possono far ragionare Wanda, dovrebbero forse essere costretti a tentare di rompere l’Hex con la forza. Vedere Wanda confrontarsi con la forza combinata dei Vendicatori sarebbe senza dubbio elettrizzante.

E se… Captain America non fosse rimasto intrappolato nei ghiacci?

Steve Rogers ha dimostrato di essere davvero altruista quando ha fatto schiantare un aereo dell’Hydra nel ghiaccio per evitare che i suoi vari bersagli venissero bombardati. In tal modo, ha rinunciato alla sua vita, svegliandosi solo settant’anni dopo. Ma come sarebbe cambiata la storia del mondo se questi non avesse mai perso il suo Captain America?

La presenza di Captain America altererebbe drasticamente gli eventi del secondo dopoguerra. Non solo la guerra potrebbe essersi conclusa anticipatamente, ma ci sarebbe anche la possibilità che altri Super-soldati vengano creati dal suo sangue. Essere in azione nell’era della Guerra Fredda darebbe anche a Steve l’opportunità di confrontarsi con il Guardiano Rosso, cosa che dimostrerebbe finalmente quale dei due è il vero Super-soldato.

E se… il ragno avesse morso Ned?

Sebbene non sia stato ancora raccontato nel MCU, uno dei momenti decisivi nella vita del giovane Peter Parker è quando è stato morso da un ragno radioattivo, che gli ha dato la capacità di fare “tutto ciò che un ragno può”. E se il ragno avesse scelto un altro adolescente da mordere? E se avesse morso Ned?

Questo episodio potrebbe rivelarsi più divertente nei toni, raccontando di Ned Leeds che si fa strada per diventare Spider-Man e alla fine deve affrontare la minaccia di Avvoltoio. Al contrario, senza un “momento alla zio Ben”, forse Ned non sarebbe altruista con i suoi poteri come lo è Peter, e forse finirebbe per abbracciare le sue radici fumettistiche più malvagie.

E se… Bucky diventasse Captain America?

Uno degli argomenti più controversi del MCU è quello relativo al successore di Steve Rogers. Anche se molti fan sono stati felici di vedere Sam Wilson ereditare lo scudo, altri non potevano fare a meno di pensare che sarebbe dovuto andare a Bucky. Un episodio di What If…? sarebbe il luogo perfetto per esplorare un tale evento.

Molte persone amano Bucky, mentre altre lo odiano. Se fosse diventato Captain America, la cosa avrebbe di certo scatenato polemiche. Dopotutto, Bucky ha agito come assassino dell’Hydra per decenni e il pubblico avrebbe di certo obiettato nei confronti del suo nuovo titolo. Tuttavia, diversi scheletri nell’armadio del personaggio potrebbe tranquillamente emergere da tale scenario.

E se… Sylvie avesse ascoltato Loki?

La scelta di Sylvie alla fine della prima stagione di Loki è una delle decisioni più importanti mai prese nel MCU. La scelta di uccidere Colui Che Rimane ha effettivamente frantumato la Sacra linea temporale, creando il Multiverso che sarà presto esplorato nella Fase 4 del MCU e oltre. E se Sylvie avesse ascoltato Loki? Se non avesse ucciso Colui che Rimane?

Questo episodio potrebbe servire come una sorta di introduzione alla seconda stagione di Loki, descrivendo ciò che avrebbe potuto essere, con Loki e Sylvie che ottengono tutto ciò che vogliono grazie al potere di Colui Che Rimane. Ancora più importante, questo eventuale scenario darebbe ai fan l’opportunità di capire se il modo di fare le cose di Loki sarebbe davvero stato migliore.

E se… Shang-Chi diventasse il Mandarino?

Il nuovo eroe del MCU, Shang-Chi, ha dimostrato di non essere suo padre quando ha interrotto il suo piano per abbattere il Cancello Oscuro, rivendicando – nel mezzo – anche i Dieci Anelli del potere. Questo è stato un momento decisivo nella sua origin story, ma le cose sarebbero potute andare anche diversamente.

Se Shang-Chi si fosse schierato con suo padre nella battaglia finale – a condizione che entrambi fossero sopravvissuti -, Wenwu avrebbe ripreso suo figlio per addestrarlo alla grandezza. Il piano era sempre che fosse lui a ereditare i panni di suo padre, con i fan che avrebbero potuto vederlo nei panni del Mandarino. Quando Wenwu fosse morto, sarebbe stato compito di Shang-Chi gestire i Dieci Anelli, confrontandosi con un’eredità ancora più importante.

E se… Odino non si fosse mai pentito?

Sebbene sia spesso considerato un sovrano benevolo, si scopre che Odino un tempo è stato un tiranno conquistatore, che ha setacciato i Nove Regni con sua figlia Hela fino a quando, alla fine, “si è intenerito”, diventando un re più gentile. Tuttavia, secondo Hela, c’erano più di Nove Regni da conquistare. E se Odino avesse continuato con le sue conquiste?

Vedere Odino nel suo periodo migliore sarebbe di certo un piacere per i fan del MCU, che fino ad oggi hanno visto solo il lato pacifico del suo carattere. Le sue conquiste al fianco di Hela porterebbero a un universo molto diverso da quello della Sacra Linea Temporale, con Odino che magari riesce anche a completare il suo Guanto dell’Infinito, come d’altronde è stato accennato in passato.

E se… Cap diventasse presidente?

Capitan America è un’icona nazionale, un uomo che molti rispettano, motivo per cui sarebbe facile per i fan immaginarlo mentre si candida come presidente degli Stati Uniti. L’ottavo episodio della prima stagione di What If…? ha effettivamente accennato a questa possibilità durante la battaglia tra Ultron e l’Osservatore.

Sapere che questo universo esiste è sufficiente per far venire l’acquolina in bocca ai fan, poiché da sempre si chiedono come sarebbe un paese guidato da Steve Rogers, noto per il suo altruismo. In effetti, potrebbe finalmente portare quella pace tanto necessaria nel mondo. Tuttavia, nuovi nemici sembrano sempre sorgere per contrastare tale pace. Il presidente Rogers sarebbe stato in grado di mantenere la stabilità della sua nazione?

E se… Ant-Man non fosse mai tornato?

ant-manAnt-Man ha dimostrato il suo valore ai Vendicatori quando è tornato dal Regno Quantico e ha aiutato a dare loro un plus per sconfiggere Thanos. Tuttavia, è stato solo per un caso fortuito (grazie ad un topo!) che è riuscito a liberarsi dall’isolamento. E se Scott fosse rimasto intrappolato per sempre?

Questo episodio potrebbe esplorare più di un universo post-Decimazione, in cui non c’è davvero alcuna speranza per la popolazione decimata. I Vendicatori rimarrebbero nella loro disperazione e, come ha detto Cap, dovrebbero cercare di “andare avanti”. Tuttavia, la realtà di un evento così catastrofico – essendo permanente – potrebbe pesare troppo sul cuore di questi eroi, spingendoli in luoghi oscuri col passare del tempo.

Guardiani della Galassia: la vera ragione della presenza di Thanos nel film

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Il franchise dei Guardiani della Galassia è stato lanciato nel 2014, grazie al film omonimo attraverso cui il pubblico ha avuto finalmente la possibilità di conoscere i personaggi di Star-Lord, Gamora, Drax, Rocket e Groot. Il film di James Gunn è stato un enorme successo e ha persino concesso ai fan di iniziare a scoprire qualcosa di più a proposito di Thanos, dopo la sua breve apparizione nella scena post-credit di The Avengers

Nel film, infatti, scopriamo che Thanos è il grande cattivo per cui sta lavorando Ronan l’Accusatore, ma il Titano Pazzo si inserisce nella trama anche grazie alla sua connessione con i personaggi di Gamora e Nebula, poiché entrambe sono sue figlie adottive. Chiaramente, la rivelazione dei veri poteri di Thanos è stato tutta riversata per Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Dal momento che la Marvel sapeva che il Titano Pazzo era una minaccia incombente che i Vendicatori avrebbero dovuto affrontare prima o poi, molti pensavano che la sua apparizione in Guardiani della Galassia fosse un anticipo della tanto agognata resa dei conti che avremmo poi visto in futuro.

In realtà, adesso scopriamo che la presenza di Thanos nel film diGunn è stata dovuta ad una ragione completamente diversa. Secondo quanto rivelato dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige nel libro “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe”, infatti, la presenza di Thanos era necessaria per “elevare” il personaggio di Ronan a vero cattivo. Secondo Feige, il Titano Pazzo poteva essere qualcuno a cui Ronan si opponeva, facendolo sembrare agli occhi del pubblico ancora più intimidatorio.

“Era per cercare di servire Ronan nel modo modo migliore”, spiega Feige nel libro (via Screen Rant). “Abbiamo messo Thanos in quel film in modo che Ronan potesse dirgli di andare all’inferno, in modo che lui stesso potesse evolversi come cattivo. Non era un modo per porre le basi del futuro attacco di Thanos. Stava semplicemente introducendo la storia di questi nuovi personaggi.”

Ant-Man: la versione di Edgar Wright non prevedeva il Regno Quantico

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Lo sviluppo del primo Ant-Man è stato forse uno dei più lunghi e travagliati rispetto a qualsiasi altro film del MCU. All’inizio, il regista Edgar Wright era stato incaricato di realizzare il film dedicato all’eroe più piccolo della Marvel, ma alcune differenze creative con lo studio lo hanno poi spinto ad abbandonare il progetto.

Nel primo film del franchise abbiamo visto Scott Lang diventare l’eroe titolare dopo essere uscito di prigione e aver rubato il costume di Ant-Man di Hank Pym. In realtà, tutto ciò faceva parte di un piano ben preciso di Pym, che aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a sconfiggere Darren Cross, che aveva ricreato la tecnologia delle particelle Pym per creare il costume di Yellowjacket. Ciò ha portato allo scontro tra Yellowjacket e Ant-Man, con Lang costretto a diventare subatomico per sconfiggerlo e perdersi, temporaneamente, all’interno del pericoloso Regno Quantico, prima di capire come crescere di nuovo e fuggire in un luogo in cui il tempo e lo spazio funzionano in modo diverso.

Il Regno Quantico gioca un ruolo importante nella storia di Ant-Man ed in seguito è diventato una parte sempre più vitale nella narrativa del MCU. Tuttavia, grazie a Screen Rant scopriamo adesso che il Regno Quantico non faceva parte della versione originale del film. L’aneddoto è stato rivelato nel libro di recente pubbicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe”.

A quanto pare, l’aggiunta del Regno Quantico è stata qualcosa che Paul Rudd e lo sceneggiatore Adam McKay hanno portato al primo Ant-Man dopo l’uscita di scena di Edgar Wright. I due hanno iniziato a lavorare alla sceneggiatura dopo che Wright e il co-sceneggiatore Joe Cornish hanno lasciato il progetto. La conferma dell’assenza del Regno Quantico nella versione di Wright dimostra quanto sarebbe potuto essere diverso il film nelle mani del regista di Baby Driver e Ultima notte a Soho.

Considerando quanto sia diventato importante il Regno Quantico nel MCU, è strano pensare a cosa sarebbe potuto succedere se il primo Ant-Man non l’avesse mai introdotto. In tal caso, anche la trama del viaggio nel tempo di Avengers: Endgame sarebbe potuta essere completamente diversa. Forse Tony Stark avrebbe potuto trovare un altro modo per viaggiare nel tempo, o forse il film avrebbe fatto affidamento sulla magia per renderlo possibile.

Inventing Anna: le prime foto della nuova serie Netflix di Shonda Rhimes

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Netflix rilascia oggi le prime immagini di Inventing Anna, la nuova serie targata Shondaland in uscita nel 2022 solo su Netflix. Composta da 10 episodi della durata di 60 minuti, la serie è firmata da Shonda Rhimes  e la produzione esecutiva sarà curata da Betsy Beers.

Il cast principale è formato da Anna Chlumsky (Veep – Vicepresidente incompetente) nel ruolo della giornalista Vivian, Julia Garner (Ozark, Dirty John) in quello di Anna Delvey, che dà il nome alla serie, mentre Katie Lowes (Scandal) è Rachel, una follower di Anna disposta a tutto; Laverne Cox (Orange Is the New Black) interpreta Kacy Duke, manager di celebrities e life coach risucchiata dal vortice di Anna, e Alexis Floyd (The Bold Type) è Neff, un’aspirante regista.

Inventing Anna, la trama

Inventing Anna è la storia di Vivian, una giornalista che indaga sul caso di Anna Delvey, leggendaria erede tedesca di Instagram che, oltre a rubare i cuori dei protagonisti della scena sociale di New York, ruba anche i loro soldi. Anna è la più grande truffatrice di New York o è semplicemente il nuovo ritratto del sogno americano? In attesa del processo a suo carico, l’erede forma un oscuro e divertente legame di amore e odio con Vivian, che sfida il tempo per risolvere il più grande mistero che affligge New York: chi è davvero Anna Delvey? La serie si ispira all’articolo di Jessica Pressler, anche produttrice dello show, How Anna Delvey Tricked New York’s Party People, pubblicato sul New York Magazine.

Dune: ecco perché il sequel è ancora incerto

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Dune: ecco perché il sequel è ancora incerto

Il successo al botteghino di Dune sembra non essere sufficiente a garantire una seconda parte. Il film di Denis Villeneuve, uscito da poche settimane al cinema, ha conquistato i fan del romanzo di fantascienza di Frank Herbert, che stanno già reclamando un sequel. Da parte della Warner Bros, casa di produzione del film, però non se n’è ancora parlato: a decidere saranno il distributor e Legendary Pictures.

Il regista Denis Villeneuve l’ha messo in chiaro fin dall’inizio: il suo Dune copre solo la prima metà del romanzo di Herbert, il resto è destinato ad un secondo film. Anche il CEO di Warner Bros Ann Sarnoff ha recentemente dichiarato che un seguito è più che probabile. Purtroppo però, il destino di Dune: Parte 2 non dipende solo dai numeri al botteghino del primo film, ma anche dalla performance su HBO Max. Negli Stati Uniti, Dune è uscito nelle sale il 21 ottobre e contemporaneamente è stato rilasciato sulla piattaforma di streaming. I clienti di HBO Max hanno in questo modo la possibilità di vedere il film in ”special preview” per 31 giorni.

I risultati ottenuti nei cinema americani e con lo streaming durante lo scorso weekend sono promettenti: Dune ha incassato 41 milioni di dollari negli Stati Uniti e in Canada. Il ricavo è un nuovo record, il più grande totale ottenuto in soli tre giorni dall’uscita. I numeri si vanno a sommare al successo che Dune ha già ottenuto a livello internazionale: 220 milioni di dollari incassati, un’impresa impressionante nell’era della pandemia.

Si spera che i numeri soddisfino chi ha veramente voce in capitolo sul sequel di Dune: i diritti di proprietà cinematografica sono in mano al distributor e a Legendary Pictures, co-finanziatori e produttori del film. Per ora, il successo ottenuto dalla Parte 1 di Dune fa ben sperare sulla possibilità di una Parte 2. Se il film continua così, l’annuncio del sequel potrebbe arrivare a momenti.

Dune: trama e cast del film

Sul desertico pianeta Arrakis si trova la Spezia, sostanza preziosa per una varietà di motivi. Alla casata Atreides e al suo capo, il Duca Leto, viene affidato il controllo del pianeta. In realtà dietro a questo passaggio di controllo si nasconde una congiura per eliminarlo. Leto ha però un figlio, Paul, il quale è dotato di particolari poteri che sta sviluppando con l’aiuto di sua madre Lady Jessica. Non passa molto tempo che oltre al casato, Paul erediterà il pericolo di essere eliminato…

Dune è un film del 2021 diretto da Denis Villeneuve e prodotto da Legendary Pictures con Warner Bros e Villeneuve Films. Nel cast troviamo Timotheée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Dave Bautista, Javier Bardem, Jason Momoa.

Thor e l’assenza in Civil War: ecco cosa significava per Chris Hemsworth

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A quanto pare, Chris Hemsworth era convinto che l’assenza del personaggio di Thor in Captain America: Civil War significasse che il Dio del Tuono era stato fatto fuori dal MCU. Il curioso dettaglio è emerso grazie ad un libro di recente pubblicazione, intitolato “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe” (via Comic Book).

Nel libro, l’attore australiano rivela: “Ricordo che eravamo impegnati con il tour promozionale di Avengers: Age of Ultron e tutti parlavano di Captain America: Civil War. Allora ricordo che iniziai a chiedere a tutti cosa fosse e se, per caso, lo studio stava lavorando ad una sorta di progetto parallelo o qualcosa del genere. E tutti continuavano a ripetermi: ‘Captain America, hai presente? Il suo prossimo film, Civil War’. Allora cominciai a chiedere se anche Iron Man fosse coinvolto, e tutti mi dicevano: ‘Sì, ma non c’è solo Iron Man. Ci saranno anche Visione, Spider-Man’. Quando ho chiesto spiegazioni, la Marvel mi ha risposto: ‘Stai facendo le tue cose, per questo non ci sei’. Allora ho pensato che mi avevano fatto fuori.”

Fino al 13esimo film del MCU, il Thor di Chris Hemsworth era già apparso in ben due film in solitaria, oltre chiaramente ai due film sugli Avengers. Sia lui che l’Hulk di Mark Ruffalo sono stati soltanto menzionati in Civil War, senza mai apparire fisicamente nel film. Entrambi i personaggi sarebbero poi tornati entrambi per Thor: Ragnarok del 2017, ma ciò non ha impedito a Hemsworth di credere che il futuro del suo personaggio fosse in pericolo. L’assenza di Thor in Civil War è stata anche oggetto di un divertente mockumentary in cui lo stesso Hemsworth racconta cosa ha fatto il suo personaggio durate gli eventi che da Age of Ultron hanno portato a Civil War.

Fortunatamente per i fan del Dio del Tuono, Thor non è stato fatto fuori dal MCU. L’assenza del personaggio in Civil War era probabilmente dovuta ai suoi immensi poteri, che avrebbero forse potuto interferire nel conflitto tra Iron Man e Captain America, annullando così la necessità di un intero film. Tuttavia, il successo di Ragnarok ha cementato il ruolo di Hemsworth come membro vitale del cast del MCU. L’attore tornerà in Thor: Love and Thunder in arrivo nel 2022, e con Taika Waititi ancora una volta al timone, probabilmente non sarà l’ultima volta che il pubblico vedrà Thor sul grande schermo.

Aquaman: lo spin-off cancellato, in realtà, era un film su Black Manta

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Lo scorso aprile è arrivata la notizia che la Warner Bros., insieme a New Gods di Ava DuVernay, aveva cancellato anche The Trench, spin-off basato sulle creature marine apparse in Aquaman di James Wan.

Ora, stando a quanto rivelato dallo stesso regista, pare che quel film, in realtà, fosse incentrato su Black Manta, il personaggio interpretato nel franchise da Yahya Abdul-Mateen II. Di recente, Wan aveva pubblicato attraverso il suo account Instagram una serie di immagini dal backstage dell’attesissimo sequel Aquaman and the Lost Kingdom, dedicate proprio al personaggio di David Kane, al suo costume e al suo armamentario.

Ora, Screen Rant ha portato alla luce qualcosa di molto interessante: quando un fan, in uno dei commenti al post, ha chiesto al regista se ci fossero dei piani per una serie dedicata a Black Manta, magari destinata a HBO Max, Wan ha rivelato che The Trench era, in realtà, un film sull’alter ego di David Kane. Considerate le origini dei Trench e la storia di Black Manta nei fumetti, è facile intuire perché quel film si sarebbe concentrato sul mercenario d’alto mare.

Nei fumetti, infatti, i Trench vengono presentati come una tribù sopravvissuta alla caduta di Atlantide che si era adattata alla vita sottomarina nella Fossa. La loro storia è legata allo Scettro del Re Morto: ad un certo punto, Black Manta entrò in possesso proprio dello Scettro e riuscì a governare la tribù. Nonostante il personaggio di Abdul-Mateen II non abbia ricevuto il suo film in solitaria, sappiamo che in Aquaman 2 avrà un ruolo decisamente più sostanziale rispetto al primo film.

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman 2

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman and the Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film.

David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre 2022.

Tom Holland parla di una scena di No Way Home con un personaggio misterioso

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In una nuova intervista con Empire, Tom Holland ha parlato, con insolita moderazione, di Spider-Man: No Way Home e di tutto l’hype che circonda l’attesissimo nuovo progetto targato Sony e Marvel. In particolare, il giovane attore ha parlato di una scena che secondo lui è la “migliore che abbia mai girato”.

Stando alle parole dell’attore, la scena in questione coinvolge Peter Parker, la zia May di Marisa Tomei, l’Happy Hogan di Jon Favreau e un misterioso personaggio senza nome che interagisce proprio con Pete. Pare che i quattro stiano discutendo di cosa significa essere un eroe. “È una delle scene più belle che abbia mai girato”, ha spiegato Holland. “Ci cono quattro persone seduto a un tavolo, che conversano su cosa vuol dire essere un supereroe. È stato fantastico. L’altro giorno ho visto la scena per la prima volta con mio fratello. Eravamo sconvolti.”

Le parole di Holland potrebbero riferirsi a uno degli altri Spider-Man, come ad esempio il Peter Parker di Tobey Maguire. Tuttavia, durante la stessa intervista, Holland ha continuato a ribadire che non sa nulla del possibile coinvolgimento di Maguire e di Andrew Garfield nel film: “Non lo so. Sono sempre all’oscuro di tutto. Se appariranno nel film, nessuno me l’ha detto”.

In alternativa, il personaggio misterioso potrebbe essere qualcuno di già noto ai fan del MCU, magari un Vendicatore o un eroe cosmico. Ad ogni modo, il fatto che Holland non abbia rivelato la sua identità è un chiaro segnale del fatto che, molto probabilmente, la presenza di questo personaggio nel film non può essere rivelata.

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

Ant-Man 3 e Loki: Jonathan Majors sulle differenze tra i due set

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Ant-Man 3 e Loki: Jonathan Majors sulle differenze tra i due set

Jonathan Majors è stato scelto come interprete ufficiale di Kang il Conquistatore nel MCU, e il suo debutto era previsto nell’atteso Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Tuttavia, l’attore ha sorpreso il pubblico facendo il suo ingresso trionfale nel finale della prima stagione di Loki, interpretando Colui Che Rimane, una variante di Kang.

Da allora, Majors ha iniziato a lavorare a Ant-Man 3, attualmente in produzione nel Regno Unito. I fan stanno speculando ormai da tempo sul possibile ruolo che Kang avrà nella storia, ma finora sul terzo episodio del franchise con Paul Rudd è stato rivelato davvero poco. Il film sarebbe dovuto arrivare nelle sale americane a febbraio 2023, ma di recente è stato posticipato a luglio dello stesso anno.

Attualmente impegnato con la promozione del film The Harder They Fall, in una recente intervista con GamesRadar, Jonathan Majors ha parlato proprio della sua esperienza nel MCU, parlando nello specifico delle differenze tra il set di Loki e quello di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. “Mi sentivo abbastanza sciolto e libero sul set di Loki. Tutti quelli che lavorano alla Marvel sono veramente comprensivi”, ha spiegato.

“Ora il personaggio è diverso, quindi devi agire in ​​modo diverso. La psicologia è cambiata a causa del personaggio”, ha aggiunto. “È un ragazzo diverso. Colui che rimane non sarà in Ant-Man. Questa volta si tratta di Kang. Anche i personaggi intorno a noi – il cast, il protagonista Paul Rudd – sono diversi. Paul non è Tom Hiddleston. E questo è un film, non uno serie tv. Sono qui fin dall’inizio, anche se ho fatto il mio debutto alla fine di Loki.”

Stando alle parole di Majors, pare che Kang il Conquistatore sarà un personaggio molto diverso da Colui Che Rimane. In attesa di saperne di più in merito al suo ruolo all’interno del film, ricordiamo che in Ant-Man and the Wasp: Quantumania torneranno Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer, mentre la new entry Kathryn Newton interpreterà Cassie Lang. 

Doctor Strange 2: nuovi reshoot tra novembre e dicembre

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Doctor Strange 2: nuovi reshoot tra novembre e dicembre

La produzione di Doctor Strange in the Multiverse of Madness è stata una delle tante colpite dalla pandemia di Covid-19. Quando tutto era finalmente pronto a partire nel novembre 2020, a causa di un nuovo blocco nel Regno Unito le riprese sono state nuovamente posticipate a gennaio 2021, per poi proseguire fino a metà aprile senza interruzioni.

Pensavamo che la post-produzione del film si fosse ufficialmente conclusa questo mese, ma poi è arrivata la notizia di un nuovo rinvio nelle sale: il film, infatti, è stato posticipato dal 25 marzo 2022 al 6 maggio 2022. Ora, apprendiamo che l’uscita ritardata permetterà alla produzione di tornare nuovamente sul set per un’ulteriore sessione di riprese aggiuntive.

A confermarlo è stato Benedict Cumberbatch  durante una recente ospitata al Today Show (via Doctor Strange 2 Updates). L’interprete di Stephen Strange ha infatti rivelato che tra novembre e dicembre ci saranno dei reshoot aggiuntivi che, a detta dell’attore, avranno l’obiettivo di “migliorare ancora di più” il film, senza però scendere nei dettagli in merito a quali scene verranno aggiunte e/o modificate.

Cumberbatch ha poi ribadito ancora una volta di essere entusiasta del coinvolgimento di Sam Raimi dietro la macchina da presa, anticipando che il film regalerà al pubblico alcune “cose davvero straordinarie”. La speranza è che entro la fine dell’anno venga rilasciato un primo trailer ufficiale del film, magari in concomitanza con l’arrivo nelle sale di Spider-Man: No Way Home, in cui sappiamo che Strange avrà un ruolo di primo piano.

Doctor Strange in the Multiverse of Madness vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).

Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

Virgin River 4: Mark Ghanimé e Kai Bradbury nel cast

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Virgin River 4: Mark Ghanimé e Kai Bradbury nel cast

Arriva da Deadline la notizia di due ingressi nel cast di Virgin River 4, l’annunciata quarta stagione della serie Originale Netflix  Virgin River basata sui romanzi di Virgin Riverr di Robyn Carr. Si tratta di Mark Ghanimé (Helix) e Kai Bradbury (Motherland: Fort Salem) si sono uniti al cast della quarta stagione del dramma romantico di successo di Netflix Virgin River come regolari della serie, al fianco di Alexandra Breckinridge, Martin Henderson e Tim Matheson.

Ghanimé interpreterà il dottor Cameron Hayek, il nuovo affascinante medico della clinica. Armato di un bell’aspetto accattivante, un intelletto tagliente e un sorriso che potrebbe illuminare il mondo, Cameron fa subito colpo in città, specialmente con le donne di Virgin River.

Bradbury interpreterà Denny Cutler, il nipote perduto da tempo di Doc (Matheson). Si presenta a Virgin River per creare un legame con il nonno di cui ha appena saputo. Ma Denny arriva con un oscuro segreto.

Basato sulla serie di libri Harlequin di Robyn Carr, il romanzo contemporaneo è incentrato sul recente trasferimento dell’infermiera Melinda Monroe (Alexandra Breckenridge) nella remota città californiana di Virgin River. Desiderando un nuovo inizio, Monroe scopre presto che vivere in una piccola città non è così semplice come si aspettava e che deve imparare a guarire se stessa prima di poter davvero fare di Virgin River la sua casa.

Virgin River 4 stagione: quando esce, trama, cast e dove vederla

Virgin River 4 stagione: quando esce, trama, cast e dove vederla

Virgin River 4 è la quarta stagione della serie tv Virgin River della serie Originale Netflix basata sui romanzi di Virgin River di Robyn Carr.

Basato sulla serie di libri Harlequin di Robyn Carr, il romanzo contemporaneo è incentrato sul recente trasferimento dell’infermiera Melinda Monroe (Alexandra Breckenridge) nella remota città californiana di Virgin River. Desiderando un nuovo inizio, Monroe scopre presto che vivere in una piccola città non è così semplice come si aspettava e che deve imparare a guarire se stessa prima di poter davvero fare di Virgin River la sua casa.

Virgin River 4: quando esce e dove vederla in streaming

La quarta stagione di Virgin River uscirà nel 2022, e sarà in esclusiva su Netflix. dunque sarà possibile vedere Virgin River 4 in streaming in tutti i paese dove il servizio è attivo.

Virgin River 4: la trama e il cast

New entry nel cast della quarta stagione Mark Ghanimé (Helix) e Kai Bradbury (Motherland: Fort Salem) si sono uniti al cast della quarta stagione del dramma romantico di successo di Netflix Virgin River come regolari della serie, al fianco di Alexandra Breckinridge, Martin Henderson e Tim Matheson. Ghanimé interpreterà il dottor Cameron Hayek, il nuovo affascinante medico della clinica. Armato di un bell’aspetto accattivante, un intelletto tagliente e un sorriso che potrebbe illuminare il mondo, Cameron fa subito colpo in città, specialmente con le donne di Virgin River. Bradbury interpreterà Denny Cutler, il nipote perduto da tempo di Doc (Matheson). Si presenta a Virgin River per creare un legame con il nonno di cui ha appena saputo. Ma Denny arriva con un oscuro segreto.

In Virgin River 4 ritorneranno i protagonisti Alexandra Breckenridge nel ruolo di Melinda “Mel” Monroe, un’infermiera praticante che si è recentemente trasferita a Virgin River; Martin Henderson nei panni di Jack Sheridan, proprietario di un bar di un ristorante locale ed ex Marine degli Stati Uniti che soffre di PTSD; Colin Lawrence nei panni di John “Preacher” Middleton, un caro amico americano di Jack che lavora come chef al Jack’s Bar; Jenny Cooper nel ruolo di Joey Barnes, la sorella maggiore di Melinda; Lauren Hammersley nel ruolo di Charmaine Roberts, amica di Jack con benefici; Annette O’Toole nel ruolo di Hope McCrea, il sindaco di Virgin River e Tim Matheson nel ruolo di Vernon “Doc” Mullins, MD, il medico locale.

Nei ruoli ricorrenti ritroveremo Daniel Gillies nel ruolo di Mark Monroe, il marito defunto di Mel. Benjamin Hollingsworth nei panni di Dan Brady, un collega veterano più giovane che ha prestato servizio nei Marines statunitensi con Jack e sta lottando per riadattarsi alla vita civile. Grayson Gurnsey nei panni di Ricky, un giovane che lavora al Jack’s Bar e che vuole unirsi ai Marines statunitensi. David Cubitt è Calvin, l’uomo che gestisce la fattoria illegale dall’altra parte del Virgin River. Lexa Doig nel ruolo di Paige Lassiter / Michelle Logan, proprietaria di un camion da forno chiamato “Paige’s Bakeaway” e Ian Tracey è Jimmy, il braccio destro di Calvin.

Zibby Allen (The Flash, Grey’s Anatomy) si unirà al cast di Virgin River come nuovo regular della serie e Stacey Farber (Saving Hope, Diggstown) è stata scelta per un ruolo ricorrente. Allen interpreterà Brie, la sorella di Jack (Martin Henderson). Brie è un avvocato intelligente, duro, coraggioso e molto divertente. Farber torna nei panni di Tara Anderson, la figlia di Lilly (Linda Boyd), che finalmente incontriamo in questa stagione poiché la sta aiutando con Baby Chloe mentre i suoi altri tre fratelli vivono lontano da casa.

Batgirl: Brendan Fraser sarà il villain Firefly

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Batgirl: Brendan Fraser sarà il villain Firefly

Brendan Fraser è stato scelto per interpretare il villain Firefly nel film su Batgirl, in produzione alla Warner Bros. Fraser se la vedrà con Leslie Grace, che è stata scelta per il ruolo della protagonista. 

Del film sa, per ora, soltanto che racconterà la storia di barbara Gordon, figlia del commissario Jim Gordon, che sarà interpretato da J.K. Simmons, già Commissario Gordon in Justice League di Zack Snyder.

Batgirl: il primo concept art del film su Barbara Gordon

Adil El Arbi e Bilall Fallah dirigeranno Batgirl per la Warner Bros, Christina Hodson invece scriverà la sceneggiatura. Batgirl arriverà su HBO Max nel 2022, ma non ha ancora una data d’uscita ufficiale. Il progetto sarà seguito con grande attenzione anche perché si tratta del primo film che parla di uno dei personaggi più importanti dei DC Comics che arriva direttamente in streaming, saltando la distribuzione in sala. Inoltre è uno dei rari film di genere a raccontare di una protagonista femminile.

Il film non è la prima avventura di Brendan Fraser nell’universo DC, dal momento che aveva già partecipato alla serie di successo dedicata ai Doom Patrol.

Fonte: Variety

La statua di Iron Man scambiata per un uomo in pericolo!

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La statua di Iron Man scambiata per un uomo in pericolo!

C’è ancora qualcuno che non riconosce Iron Man? A Manchester sì! Vedendo la statua del supereroe dalla finestra di un appartamento, i vicini hanno pensato che si trattasse di una persona appesa per il collo. Nel panico, hanno chiamato la polizia che, irrompendo in piena notte nella casa del proprietario della statua, ha trovato una sorpresa. La possibile emergenza si è presto trasformata in aneddoto.

Come riportato dal Manchester Evening News, un equipaggio di 10 poliziotti e paramedici è stato chiamato alla West Tower di Deansgate Square a Manchester da vicini preoccupati. Temevano di aver visto una persona appesa alla finestra. Le forze dell’ordine hanno svegliato il proprietario della casa nel cuore della notte. Una volta entrate hanno scoperto che alla finestra c’era Iron Man, non una persona.

Pagata 14.000 sterline e a grandezza naturale, la statua del supereroe era stata messa bene in mostra di fronte ad una vetrata. L’immobile Iron Man, con la sua postura rigida e nella penombra aveva fatto pensare ai vicini i peggiori scenari. Dopo che la polizia ha scattato alcuni selfie con la statua illuminata, ha consigliato al proprietario di spostarla per evitare future chiamate allarmanti. Purtroppo però, l’installazione, costruita su misura, era troppo pesante per essere mossa.

Iron Man tra cosplay e statue

Interpretato per più di un decennio da Robert Downey Jr., il personaggio Marvel ha conosciuto un forte aumento di popolarità da quando è partito il MCU con Iron Man del 2008. Successivamente l’Iron Man del miliardario playboy Tony Stark si è rapidamente guadagnato il suo posto nel cuore del pubblico in tutto il mondo.

Il personaggio di Iron Man ha ispirato molti fan a ricreare le armature dell’eroe nella vita reale, dal cosplay di corazze mandaloriane a quello completo delle tute del film. Non mancano le statue in onore anche di altri eroi Marvel: una statua di bronzo che celebra il 75º anniversario di Capitan America, inaugurata al Comic-Con di San Diego nel 2016, si trova ora nel Prospect Park di Brooklyn a New York.

DIA 1991 – Parlare poco Apparire mai in prima visione assoluta su Rai3

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A trent’anni dalla nascita della DIA – Direzione Investigativa Antimafia – andrà in onda in prima visione assoluta su Rai3 alle ore 21.20 DIA 1991 – Parlare poco Apparire mai un film che racconta la storia della lotta alle mafie dal 1991, quando nacque da un’intuizione di Giovanni Falcone, fino alle inchieste più recenti. Il film mostrerà per la prima volta immagini girate pochi minuti dopo l’attentato di Capaci, immagini forti, laceranti, che ancora oggi, a 29 anni dalla strage, ci commuovono e ci turbano.

Il 29 ottobre 1991 un decreto legge istituisce la Direzione Investigativa Antimafia, un progetto ispirato dal giudice Giovanni Falcone che unisce le forze di polizia italiane – Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza – nella lotta alla criminalità organizzata, seguendo il modello dell’FBI americana. Il 24 maggio 1992, all’indomani della strage di Capaci, la DIA diventa operativa iniziando ad indagare proprio su quell’evento drammatico che segna una ferita indelebile nel cuore dello Stato. In 30 anni di attività, gli uomini migliori delle forze dell’ordine hanno lavorato nell’ombra e senza clamori per catturare latitanti di mafia, camorra, ‘ndrangheta, anche oltre i confini nazionali; attraverso l’utilizzo di nuovi metodi investigativi sono arrivati alla conclusione di centinaia di arresti, e al sequestro dei grandi patrimoni delle mafie.

DIA 1991 – Parlare poco Apparire mai, la trama

Il film racconta le operazioni investigative della DIA attraverso la voce dei veri agenti operativi che le hanno realizzate: 4 storie, 10 voci narranti e la memoria di Falcone tenuta in vita da Giuseppe Ayala, il magistrato e amico personale di Falcone che ha condiviso con lui l’ultimo anno e mezzo di vita a Roma.

Nel film gli investigatori ritornano nelle città in cui hanno condotto le loro inchieste e iniziano a raccontare com’erano Palermo, Reggio Calabria e Napoli negli anni ’90. Le immagini dei luoghi si mescolano in un passaggio continuo dal presente al passato grazie ad un uso innovativo delle teche RAI. I materiali di archivio RAI diventano il punto di vista degli investigatori: sono i loro occhi che rivedono quelle città negli anni in cui erano operativi.

Per la prima volta ascoltiamo le loro voci, i “dietro le quinte” delle maggiori inchieste, il racconto dei metodi investigativi e il sacrificio delle loro vite private, costretti al silenzio e ad agire sempre nell’ombra.

Sentiamo le testimonianze di chi quella guerra l’ha combattuta raggiungendo risultati prima impensabili: la cattura di Bagarella, l’inchiesta Olimpia sulla ‘ndrangheta, la cattura del capo della camorra Francesco Schiavone, le indagini sulle infiltrazioni della camorra nel Nord Italia.

In DIA 1991 – Parlare poco Apparire maiDietro quei passamontagna scuri che tante volte abbiamo visto nelle immagini in tv, ci sono donne e uomini che ogni giorno hanno combattuto la criminalità organizzata, pagando spesso un caro prezzo sul fronte della loro vita privata. Ma la contropartita è stata il successo di molte operazioni. Il successo dello Stato, uno Stato finalmente capace di mettere da parte rivalità e divisioni interne per costituire un fronte comune contro le mafie.

Sullo sfondo le immagini terribili e crudeli dell’attentato di Capaci, le macerie e la disperazione poco dopo l’esplosione: materiali parzialmente inediti mostrati per la prima volta, immagini viste da una nuova angolazione che ancora una volta ci ricordano che la ferita dell’omicidio di Falcone non si è mai sanata.

Thor: Ragnarok, il regista svela la ragione del cambio di scena per la morte di Odino

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Odino non sarebbe dovuto morire così. Nella stesura originale del copione di Thor: Ragnarok, prima che Hela uccida Odino, Thor e Loki lo trovano mentre vaga per le strade di New York come un senzatetto pazzo e delirante. L’uccisione avviene poi in un vicolo squallido con una pugnalata al cuore. Per il re di Asgard, questa sarebbe stata una morte tutt’altro che dignitosa. Nel libro The Story of Marvel Studios: The making of the Marvel Cinematic Universe, il regista spiega dettagliatamente i motivi che hanno spinto lui e Anthony Hopkins a cambiare la scena della morte di Odino, rendendola la più intensa tra tutte quelle del personaggio.

Nel nuovo libro The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe il regista Taika Waititi rivela perché ha voluto modificare la morte di Odino. ”Tony Hopkins ha un rifiuto nei confronti di un certo tipo di sentimentalismo presente ad Hollywood e nei film hollywoodiani, com’è giusto che sia”. Waititi dice di essersi trovato d’accordo con l’attore. I due hanno cercato una strada alternativa per rendere la scena della morte coinvolgente ed emozionante per il pubblico. ”Loro (il pubblico, ndr) non sono cinici come noi. Hanno un comprensibile bisogno di emozioni quando guardano questi film.”

Il regista di Thor: Ragnarok ha voluto suscitare l’emotività degli spettatori secondo il suo personale gusto: la scelta iniziale di New York sembrava facile, rapida, fuori luogo. ”Volevamo andare in un posto tranquillo e rilassarci con quei personaggi, stare con Odino mentre lui impartisce la sua saggezza senza dover sentire in sottofondo stupidi taxi gialli suonare il clacson.” Ecco il perché dell’ambientazione in Norvegia per gli ultimi attimi di vita di Odino.

Thor: Ragnarok. Cast e trama del film

Thor: Ragnarok è il film del 2017 diretto da Taika Waititi con Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Jaimie Alexander, Mark Ruffalo, Idris Elba, Cate Blanchett, Benedict Cumberbatch, Karl Urban, Anthony Hopkins, Tessa Thompson, Ray Stevenson, Sam Neill, Jeff Goldblum, Taika Waititi, Stan Lee, Rachel House, Zachary Levi, Luke Hemsworth, Jasper Bagg

Il film vede, Thor (Chris Hemsworth), imprigionato dall’altra parte dell’universo senza il suo potente martello, lottare contro il tempo per tornare ad Asgard e fermare il Ragnarök, la distruzione del suo mondo e la fine della civiltà asgardiana, messa in atto da una nuova e  onnipotente minaccia, la spietata Hela (Cate Blanchett). Ma prima dovrà sopravvivere a un letale scontro fra gladiatori, che lo vedrà scontrarsi con  il suo vecchio alleato e compagno nel team degli Avengers, l’Incredibile Hulk (Mark Ruffalo), e fare i conti con il suo fratello adottivo Loki (Tom Hiddleston), l’impetuosa guerriera Valchiria (Tessa Thompson) e l’eccentrico Gran Maestro (Jeff Goldblum).

Thor: Ragnarok è disponibile in streaming sulla piattaforma Disney+.

Star Wars si trasforma in horror? L’ideatore di Midnight Mass rivela il suo desiderio

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Mike Flanagan vuole portare l’ombra dell’horror anche nel mondo di Star Wars. Flanagan, nome affermato nel genere horror, regista e ideatore della serie Midnight Mass, lancia in rete la sua idea: ”Mi piacerebbe molto realizzare un film dell’orrore per l’universo Star Wars…”

Il post su Twitter di Mike Flanagan risale a ieri pomeriggio e già oggi riporta più di 1500 retweet e 24mila like. Il regista scrive: ”Questa mattina sono stato svegliato dal terremoto, così ho avuto modo di sedermi per qualche minuto e pensare: mi piacerebbe molto realizzare un film dell’orrore per l’universo Star Wars…”.

Ovviamente la rivelazione di Mike Flanagan ha innescato un’ondata di speculazioni online: oltre ai fan degli horror di Flanagan e quelli di Star Wars, anche alcuni personaggi del settore hanno espresso la loro sull’idea del regista. Il collega Edgar Wright (Ultima notte a Soho) ha risposto scherzosamente con “Don’t Be Afraid Of The Darth”, facendo riferimento al titolo dato ai Signori dei Sith in Star Wars. Perfino la star di Midnight Mass Rahul Kohli, che ha lavorato con Flanagan anche in The Haunting Of Bly Manor, ha espresso la sua dicendo “Ohhhhhhh hai letto il mio diario!”.

Per il momento, non sembra esserci nessun progetto concreto che veda coinvolto il franchise di Star Wars e Mike Flanagan. Certamente, vista la crescente notorietà del regista a livello internazionale, la possibilità di un horror movie inserito nel mondo Star Wars non è da escludere. Il franchise ha in programma il film Rouge Sqadron, la cui uscita è prevista per il 2023. Data l’ampiezza delle galassie di Star Wars, forse ci sarà spazio in futuro anche per Flanagan.

Mike Flanagan: la carriera del regista

Flanagan nasce a Salem in Massachusetts nel 1978. Trasferitosi a Los Angeles, inizia a lavorare come montatore. Nel 2011 arriva a dirigere il suo primo lungometraggio, Absentia, portando sul grande schermo la sua passione per il genere horror: seguono SomniaOuija – l’origine del male. Prima nel 2016 con Hush – Il terrore del silenzio, poi nel 2018 con la sua serie horror The Haunting of Hill House, grazie a Netflix il nome di Flanagan si afferma a livello globale. Oggi il regista è uno dei principali creativi contemporanei del genere. La serie di quest’anno Midnight Mass è il più recente progetto solista del regista ed è attualmente disponibile su Netflix.

Lucca Comics & Games: nuovi biglietti disponibili

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Lucca Comics & Games: nuovi biglietti disponibili

Una buona notizia per tutti i fan di Lucca Comics & Games che non sono riusciti ad acquistare gli 80.000 biglietti previsti: da stasera, lunedì 25 ottobre, a partire dalle ore 18 il portale ufficiale Vivaticket metterà a disposizione altri 2.500 biglietti giornalieri, per un totale di 10.000 nuovi ingressi complessivi per i quattro giorni di festival. 

A partire dalle ore 18 di oggi sarà quindi possibile acquistare questi nuovi biglietti solo online nel sito ufficiale Vivaticket. Previa registrazione, ogni utente potrà comprare un massimo di 2 ingressi per ogni giorno. Non sono previsti abbonamenti, i biglietti riguardano solo ingressi giornalieri.

Non saranno presenti biglietterie fisiche. Resta valido l’invito a recarsi a Lucca nei giorni del festival solo se in possesso di un biglietto valido: tutte le attività organizzate nell’ambito della manifestazione restano infatti accessibili solo previa presentazione del biglietto e del Green Pass. Sarà necessario inoltre indossare le mascherine anche fuori dai padiglioni. Il programma non prevede attività organizzate negli spazi pubblici cittadini.

Incontro ravvicinato con Tim Burton #RFF16

Incontro ravvicinato con Tim Burton #RFF16

La Festa del Cinema di Roma omaggia Tim Burton con il Premio alla carriera. Red carpet, foto di rito, con figli e cagnolino al seguito, e poi il regista è pronto per un incontro ravvicinato, occasione per ripercorrere le tappe della carriera che lo ha portato dal disegno per la Disney, dietro a una macchina da presa. Da regista ha potuto dare corpo ad un immaginario unico e sempre riconoscibile, con potenti legami al mondo dell’infanzia, ma anche con quella malinconia, quel senso di inadeguatezza e quelle atmosfere tipicamente dark che lo hanno sempre contraddistinto.

Riceve il Premio alla Carriera dalle mani di un maestro della scenografia come Dante Ferretti  – che vinse l’Oscar con Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street – assieme a Francesca Lo Schiavo e alla costumista Gabriella Pescucci, con cui pure ha collaborato per La fabbrica di Cioccolato. “Ricevere questo premio mi riempie di gioia e orgoglio” dice il regista, “E’ un onore riceverlo dalle mani di questi tre grandi artisti. Ho avuto il piacere di lavorare con loro, ma mai abbastanza, spero di avere altre occasioni”. A proposito della città che lo ospita e lo premia afferma: “Roma è una città capace di catturare i sogni”.

L’esperienza alla Disney negli anni Ottanta

La carriera di Tim Burton ebbe inizio proprio come disegnatore alla Disney, in un momento non proprio favorevole: “Terribile! Si tratta degli anni più bui alla Disney. C’erano moltissime persone di enorme talento e creatività, invece si facevano film come Red e Toby nemiciamici, che richiedevano dieci anni di lavorazione. Avevi a disposizione figure geniali come John Lasseter, che poi hanno creato il mondo Pixar, ma non c’erano opportunità per tutti questi talenti. Sono stato fortunato, perchè ero un pessimo disegnatore di animazione. Mi dicevano che la volpe che avevo disegnato sembrava essere stata travolta da un’auto. Per fortuna ero così incapace che poi sono passato a fare altro!”.

L’omaggio a Mario Bava

All’interno del panorama cinematografico italiano, Burton sceglie di omaggiare Mario Bava. La maschera del demonio e Diabolik vengono montati in sequenza con il suo Batman. Le atmosfere oscure e anche una componente ironica sono elementi cari al regista americano.

Riconoscibile dunque una ispirazione al maestro dell’horror italiano, anche per quanto riguarda ambientazioni e scenografie. Burton parla così di Mario Bava: “Negli anni ’80 a Los Angeles andai ad un festival di cinema horror, una maratona di 48 ore. […] Normalmente ti assopisci, mentre io mi ricordo chiaramente il film di Mario Bava, La maschera del demonio, come un sogno. Sapeva catturare questo senso onirico tendente all’incubo. In pochi sono riusciti a catturarlo. Oltre a Bava, Federico  Fellini e Dario Argento”.  

La nascita di Edward mani di forbice

Burton spiega poi così da dove nasce l’idea di un personaggio come Edward, ovvero qualcuno che involontariamente ferisce chi ama: “Sfortunatamente, questa è stata la mia infanzia […] Ho sempre amato favole e fiabe. Le favole permettono di esplorare veri sentimenti aumentandone l’intensità. Io mi sentivo così da ragazzo.”

Allestimento scenografico, sceneggiatura e ispirazione nei film di Tim Burton 

Scenografie, costumi e messa in  scena hanno sempre avuto un ruolo importante nei film di Burton: “Ho avuto la grande fortuna di lavorare con straordinari artisti. Per me scenografia, musica, costumi fanno parte del film, come dei veri personaggi. Avendo avuto il privilegio di lavorare con Dante Ferretti e Gabriella Pescucci, per me la scenografia è fondamentale, penso ad esempio a Sweeney Todd.” Per quanto riguarda la scenggiatura, prosegue Burton: “Non mi reputo uno sceneggiatore. Parto dalle idee e cerco di stabilire dei rapporti di collaborazione con chi sa scrivere. Edward mani di forbice, ad esempio, nasce dalla mia esperienza. Nel caso di Nightmare before Christmas non era materiale mio, ma mi riconoscevo in alcuni suoi elementi. Cerco sempre di trovare qualcosa con cui io possa rapportarmi. 

A proposito poi di ispirazioni anche non convenzionali, su Mars Attacks! dice: “Dimenticate grandi romanzi, grandi opere letterarie. Sono partito dalle carte che avvolgevano le gomme da masticare. La mia è stata un infanzia un po’ contorta…”.

L’esperienza di lavoro con gli studios

Burton nella sua carriera ha sempre lavorato con grandi studi cinematografici. Così racconta la sua esperienza: “Ho fatto solo film con gli studios, sono stato in una posizione un po’ insolita perchè, nonostante questo, sono sempre riuscito a fare ciò che volevo. Ancora non riesco a capacitarmi. La cosa mi sorprende perchè si tratta di business. Ancora mi interrogo su come sia stato possibile. Per fortuna non hanno veramente mai capito cosa stessi facendo”. “Il cinema è un’opera collettiva. […] L’impegno collettivo è fonte di gioia. Quando si parla del budget […] non è mai abbastanza, poco o tanto che sia. È un po’ come cercare di controllare le condizioni metereologiche: ci sono tanti elementi intangibili”.

Tim Burton
Tim Burton – foto di Fabio Angeloni – Disney Italia

L’incontro con Stephen Sondheim per Sweeney Todd

Uno dei lavori forse più complessi di Tim Burton è Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street. Un adattamento del musical di Stephen Sondheim. Racconta Burton: “Fu molto difficile far vedere il film a Stephen. Per fortuna gli piacque, cosa che mi riempì di gioia. E’ una combinazione tra horror e musical. L’ha visto solo alla fine, ed ero molto preoccupato perchè nessuno degli attori era un cantante. Però lui non lo ritenne un problema, anzi. […] È stato di grande sostegno. 

Fare un musical è stato molto divertente. So che può sembrare assurdo, ma per me è stato un po’ come fare un film muto, perchè c’era sempre questa musica.”

 Big eyes, Ed Wood e il senso dell’arte

Nella carriera di Burton, alcuni film rimandano in qualche modo alla domanda su quale sia il senso dell’arte, su cosa si possa definire arte e cosa no. Uno di questi è senz’altro Big Eyes. Al centro del film la figura di Kean e i quadri dipinti da sua moglie, contraddistinti da personaggi dotati apputo di grandi occhi indagatori. “Ricordo quei quadri di Kean” afferma Burton, “si trovavano in tutte le case appesi alle mura del salotto. Io li ho sempre trovati un po’ inquietanti. Mi chiedevo come mai potesse piacere tanto. Questo ci porta a riflettere sul senso dell’arte. È interessante. Veniamo toccati in modo diverso da ciò che vediamo. Per me erano inquietanti. Altri li trovavano così carini da appenderli nelle camere da letto dei loro bambini. Questo ci fa riflettere sul senso dell’essere artista”. Una simile riflessione si può fare anche su Ed Wood, figura su cui Burton ha costruito l’omonimo film. “E’ straordinario”, dice il regista, “perchè Ed Wood pensava di stare girando Guerre Stellari. Aveva una passione tale che ritroviamo anche nei suoi diari. Si reputava tra i più grandi. Questo ci riporta al discorso che facevamo prima, in sostanza, su cosa è arte e cosa è merda”.

La sorpresa di una mostra al MoMA dedicata a Tim Burton

Infine, è interessante scoprire come ci si sente ad essere annoverati tra gli artisti cui è stata dedicata una retrospettiva al MoMA. Burton se ne dice onorato: “Questa retrospettiva è stata una sorpresa straordinaria. Io sono un pessimo archivista. Si è trattato di andare a frugare nei cassetti per trovare le oprere. E’ stato sorprendente e indimenticabile. Sorprese come queste ti riempiono di gioia. È stata la mostra che ha avuto più successo in assoluto tra quelle fatte. Non mi reputo un artista, però fa pensare il fatto che delle opere d’arte riescano in qualche modo ad ispirare gli altri”.

Incontro ravvicinato con Frank Miller #RFF16

Incontro ravvicinato con Frank Miller #RFF16

La presentazione alla Festa del Cinema di Roma del documentario Frank Miller – American Genius, diretto da Silenn Thomas, collaboratrice di lunga data di Miller, diventa l’occasione per una lunga chiacchierata con uno dei fumettisti più influenti del mondo contemporaneo. 

La regista racconta di aver conosciuto Miller sul set di 300. “Ero una piccola produttrice”. E racconta così la genesi del documentario: “Tanti suoi fan mi chiedevano perchè non ci fosse un documentario su Frank Miller. Gliel’ho chiesto, lui è stato d’accordo, così l’ho fatto”. Se però si chiede a Miller da chi vorrebbe essere interpretato, qualora si facesse un film di finzione su di lui, il fumettista non ha dubbi: “Da Meryl Streep. Lei potrebbe fare qualsiasi cosa. […] E’ impressionante per la sua capacità.” 

Come è nato 300

Molte curiosità riguardano ciò che ha influenzato l’arte di Frank Miller, a partire dalle influenze cinematografiche: “Un film che mi ha ispirato moltissimo è L’eroe di Sparta, del 1962. Lo vidi in una piccola sala […] Alla fine, morivano tutti. Con la morte degli eroi, ho modificato la mia visione. […] Fino a quel momento pensavo che tutti gli eroi dovessero sopravvivere e vincere su tutto e tutti. […] Giurai che avrei fatto un fumetto su questo tema. È così che è nato 300”. 

A chi gli domanda se i comics non siano un po’ la mitologia del nostro tempo dice: “Sì, mi piace pensare che i narratori di storie, chi ha la fortuna di avere un lavoro come il mio: artisti, fumettisti, registi, siamo tutti discendenti diretti di uomini delle caverne, che intorno al fuoco raccontavano ai compagni di una grande caccia, mentendo dll’inizio alla fine, vantandosi. Qualunque cosa che possa essere una storia accattivante, vera o meno, è un atto creativo.” Sulla possibilità di raccontare qualcosa che riguardi la storia di Roma, Miller argomenta così: “Roma ha tanta storia. Mi piacerebbe farlo. Quello che mi piace è la parte della ricerca. Io non ho una conoscenza approfondita della storia, ma adoro fare ricerche, studiare”. 

Jack Kirby, un maestro

Tanti sono gli artisti, i colleghi e i maestri del mondo del fumetto che lo hanno ispirato, molti dei quali ha avuto occasione di conoscere personalmente: “Ci sono stati tanti artisti, fumettisti, Jack Kirby – creatore tra gli altri de I fantastici Quattro, Hulk, Thor ndr- in primis. La sua influenza è costante. Poi ho scoperto Will Eisner – il creatore di Spirit ndr-. Sono loro le due influenze principali nella mia carriera”. Poi aggiunge Stan Lee, il primo creatore di Daredevil: “Incontrai Stan Lee quando iniziai a lavorare per la Marvel con Daredevil. […] Era incredibile, pieno di energia. Mi disse che Daredevil era un personaggio fantastico. Poi semplicemente e in modo eloquente mi spiegò i suoi punti salienti. Era cieco. Normalmente i supereroi sono noti per le loro abilità e non per le mancanze. Ma lui mi spiegò perchè questa era una gran ficata! […] Daredevil è sempre abbastanza in gamba da trovare delle soluzioni”. Anche l’incontro con Will Eisner è stato fondamentale nella carriera di Miller. Così ne parla: “Ero al Comicon a San Diego. Per me lui era un mito. Dal suo lavoro ho imparato tanti trucchi e anche il senso di una storia. […] Aveva grande personalità, grande intelletto. Se vogliamo riassumerlo in una parola, vedeva i fumetti come una forma nobile. Non erano qualcosa che riguardava solo i ragazzini. Era un’aspirazione per me. Quando lo conobbi stava per andare in pensione. […] Mi insegnò tantissimo, ma soprattutto il senso dell’etica. Non la lealtà verso un’azienda, ma come abbinare passione per il lavoro e difesa dell’onestà intellettuale. Professionalmnte è la fonte più preziosa a cui ho attinto.”

Frank Miller e i fumettisti italiani

Ci sono però anche due italiani che Miller cita: Milo Manara e Hugo Pratt: “Manara è uno dei più straordinari fumettisiti che abbiamo. Vidi per la prima volta il suo lavoro a New York. […] In lui c’era maestria, bellezza, coraggio. Non vedevo l’ora di incontrarlo. Quando l’ho incontrato, ho scoperato che conosceva il mio lavoro e lo capiva profondamente. Abbiamo stabilito un rapporto. […] Mi fa sempre piacere vederlo, quando capita”. Prosegue: “Pratt era straordinario. […] Lo scoprii e me ne innamorai. Aveva studiato moltissimo, aveva vissuto intensamente, viaggiato, compreso, imparato da Milton Caniff, conosceva la realtà internazionale. Si può capire quando ho scoperto Pratt, perchè stavo disegnando Ronin e improvvisamente compare questo lavoro a linee molto nette in bianco e nero. […] Lo incontrai a Lucca. Fu divertentissimo. Eravamo in hotel a colazione, qualcuno me lo indicò. Io mi  avvicinai. […] Lui fece un grugnito e mi indicò dicendo: io la conosco, per sei mesi ho tenuto uno dei suoi fumetti nella mia borsa. […] Era felice di vedere un americano che imitava degli europei. […] Abbiamo passato tutta la giornata insieme a chiacchierare. Era un grande artista”. 

Quindi Miller parla del suo processo creativo: “Mi intrufolo nelle case delle persone, rubo da loro. A volte osservo qualcosa per strada e scatta la molla. Oppure c’è una questione importante che riguarda la mia vita. Magari inizio senza rendermi conto di quale è stata l’ispirazione. Le storie si presentano”. Ciò che è importante, però, conclude, è che: “raccontare le storie è la mia funzione, non è qualcosa che coscientemente costruisco, mattone dopo mattone. È semplicemente il motivo della mia esistenza”. 

Tra i molti suoi lavori, uno dei più importanti è Sin City. Miller parla così di come è arrivato al cinema: “Il rapporto fra Sin City e il cinema è molto divertente. Ho iniziato la mia carriera scrivendo la sceneggiatura di un film che è stato un flop assordante: RoboCop 2. L’ho riscritto tante volte. […] Ci sono alcuni film che sono maledetti. […] Il caso citato rientra in questa casistica. Ho dato la colpa al mondo del cinema, dicendomi che sarei tornato a fare il fumettista, ma avrei fatto un fumetto che non potesse essere trasformato in film. Feci Sin City. Poi Robert Rodriguez mi disse che voleva farne un film. […] Gli dissi che non avevo nessuna voglia. Mi richiamò invitandomi ad andare in Texas e fare una scena di prova con qualche attore, non potevo rifiutare. Sul set gli attori si presentarono, erano talentuosi. Fecero la scena in due minuti, l’apertura del film. Dopo averla girata, ho stretto la mano a Robert e gli ho detto: ci sto!”. […] Fare Sin City è stato un sogno che si è realizzato”. 

Prosegue poi parlando del suo approccio alla regia e del suo rapporto con gli attori: “Forse sono un po’ strano come regista, perché adoro gli attori. Molti registi li considerano come dei narcisisti incapaci. Sì, sono narcisisti, ma adoro vedere la loro creatività e come riescono a dar vita a delle parole scritte.” 

Guardando al mondo di oggi e alla rilevanza che ha assunto l’universo del fumetto nel cinema, ci si chiede se il giovane Miller, ai suoi inizi con la Marvel si sarebbe aspettato che quel cinema sarebbe diventato il vero cinema americano, quello che fa gli incassi. Il fumettista dice: “Non sono un profeta, penso che prima devi fare un buon lavoro, poi si vedrà” Ma poi precisa: “Secondo me doveva essere così, dai tempi di Superman”. 

Frank Miller e il politically corret

Sul politically correct che oggi rischia di limitare la creatività degli artisti, così si esprime: “Oggi c’è più pressione per esercitare un po’ di censura e questo avviene quando le persone hanno paura. Tendono ad andare verso posizioni più conservatrici. Vuoi proteggere i tuoi bambini, la tua casa. […] Io non mi sento di dover seguire degli ordini. […] Ciò che volevo fare l’ho fatto, senza pronunciarmi contro una cosa o l’laltra. La gente in questi casi tende a smettere di ascoltare, preferisco esplorare determinate tematiche.” 

A chi gli chiede se abbia approfittato del lockdown per guardare film e serie tv risponde: “Ho guardato soprattutto vecchi film. […] Ho passato il tempo studiando. […] Per rinfrescare le idee e scoprire nuove cose. Non ho guardato serie tv.  Non ne sono appassionato. So che ci sono anche dei buoni prodotti, ma non so se mi va di andare a rovistare nell’immondizia per trovare qualcosa di buono”.  

Frank Miller sul futuro

Pensando ai progetti futuri, riguardo a ciò che gli piacerebbe realizzare, Miller afferma: “Mi piacerebbe fare quello che sto facendo, in varie forme”, prosegue tranquillo, “sono fortunato perché ho avuto abbastanza successo. Perciò posso occuparmi delle storie che mi interessano veramente. […] Come posso farlo? Con i fumetti sicuramente. […] Nel cinema, ci vogliono tanti soldi per fare un film ed è una sfida competamente diversa. Vorrei raccontare storie diverse tra loro, viaggiare contemporaneamente in tante direzioni diverse. […] Sono come un bambino in un negozio di dolciumi che ha solo 50 centesimi e può comprarsi a malapena un dolcetto. Adoro il mio lavoro e le possibilità che mi offre, sono infinite, vorrei esplorarle tutte e dimostrare al mondo che i fumetti possono realizzare qualunque cosa. 

A proposito di bambini, sul ricordo che ha di sé bambino e di cosa rappresentasse per lui disegnare i primi fumetti Miller dice: “Ricordo un bambino impaurito, non ricordo il motivo della paura, ma ero sempre un po’ teso. Ricordo che disegnare quegli stupidi fumetti mi riempiva di gioia e mi dava uno scopo. Adesso, ripensando a quel bambino, gli voglio un gran bene”. 

Marvel Television: i personaggi ben riusciti e quelli completamente sbagliati

Nel corso degli anni, Marvel Television ha introdotto numerosi personaggi di rilievo dei fumetti su Netflix e, dato che quell’era narrativa è ormai da tempo giunta alla sua conclusione, facciamo un passo indietro e vediamo quali sono stati i migliori e peggiori personaggi che abbiamo conosciuto.

La prima stagione di Daredevil è stata lanciata nel 2015 e negli anni successivi ci hanno fatto compagnia eroi come l’Uomo Senza Paura, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist e The Punisher; tuttavia, una volta che è diventato chiaro che la Disney aveva intenzione di lanciare il proprio servizio streaming (con il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige a capo dell’operazione), Netflix ha abbandonato velocemente questa tipologia di show.

Ad oggi, si vocifera che almeno le storie alcuni di questi eroi e cattivi arriveranno ad ottenere dei reboot per il MCU. Resta da vedere se questo avverrà con gli stessi attori o con attori diversi, anche se è probabile che le scelte attoriali attingeranno da entrambi i lati; guardiamoci un attimo indietro e analizziamo quindi i 5 personaggi che Marvel Television ha azzeccato… e 5 che ha davvero rovinato.

Sbagliato: Iron Fist

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Finn Jones è un attore di talento, e apparentemente, sembrava una scelta ideale per  il ruolo di Danny Rand. Purtroppo, la bravura dell’attore è stata sottostimata fin dall’inizio, nonostante alcuni grandi momenti interpretativi (il cameo nella seconda stagione di Luke Cage, per esempio). Nel complesso, la Marvel Television non ottenne comunque il successo sperato e la cancellazione della serie non destò particolare scalpore tra i fan.

Gran parte del disappunto nei confronti della serie derivava dal fatto che, nella prima stagione, Danny poteva a malapena usare l‘Iron Fist e, quando lo show ripartì con una seconda stagione, il protagonista passò comunque la maggior parte degli episodi senza, non rendendo ben chiare quindi le scelte creative adottate in sede di sceneggiatura.

La terza stagione con la presenza di Orson Randall accanto a Danny faceva ben sperare, ma lo stile narrativo adottato si rivelò ancora una volta un’insuccesso ai fini dell’economia narrativa: speriamo quindi in un reboot di Iron Fist nel MCU con un nuovo attore protagonista al timone.

Azzeccato: Colleen Wing

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Nel caso di Colleen Wing, invece, è giusto dire che la Marvel Television ha fatto un lavoro incredibile rendendola un personaggio principale in Iron Fist. Vi sono molteplici ragioni per cui un gran numero di fan hanno iniziato una campagna per ottenere una propria serie spinoff (preferibilmente insieme a Misty Knight, un altro personaggio fantastico), e anche se ciò non si verificherà nell’immediato, questa iterazione dell’eroe potrebbe ancora tornare.

Anche se darle il potere dell’Iron Fist è stata una decisione controversa alla fine della seconda stagione, questa scelta narrativa ha posto le basi per alcune storie emozionanti in corso d’opera… che purtroppo è improbabile che vengano mai approfondite. Ci piacerebbe vedere Jessica Henwick alle prese con un nuovo ruolo all’interno del MCU, però!

Rovinato: Il Gufo

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Mentre Leland Owlsley era un cattivo secondario abbastanza competente nella prima stagione di Daredevil, la Marvel Television è completamente andata fuori strada nella presentazione di villain sia nell’Uomo Senza Paura che con Spider-Man nel corso degli anni.

Dal momento in cui è stato introdotto, era difficile immaginare che la versione di Bob Gunton del personaggio prendesse il volo con artigli affilati come rasoi in grado di fare a pezzi Matt Murdock. Inoltre, mentre la sua morte per mano di Wilson Fisk è stata sicuramente inaspettata, ha anche chiuso la porta alla sua evoluzione in qualcosa di simile a ciò che abbiamo visto nei fumetti.

In definitiva, questo insuccesso è stato probabilmente il risultato della Marvel Television che ha cercato di radicare questi show nella realtà il più possibile, ma c’è sicuramente ancora del potenziale per il Gufo nel MCU.

Azzeccato: The Punisher

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Quando Jon Bernthal è stato scelto per il ruolo di Frank Castle, i fan hanno esultato. Dopo tutto, era difficile immaginare qualcuno migliore dell’ex allievo di The Walking Dead nel ruolo del Punitore. Anche se la sfida si preannunciava ardua, l’attore ha superato le aspettative fin dall’inizio e ha fornito una performance che è stata senza dubbio degna di un Emmy.

Di conseguenza, non è stata una sorpresa quando al vigilante è stata concessa una serie tutta sua dopo essere apparso nella seconda stagione di Daredevil. Sfortunatamente, nessuna delle due stagioni di quello spinoff è stata però all’altezza delle aspettative.

La Marvel Television ha davvero rovinato The Punisher con l’introduzione di una origin-story alquanto contorta e una teoria di cospirazione che ruota intorno alla morte della sua famiglia. Tuttavia, non facendosi influenzare troppo da questo, i Marvel Studios potrebbero facilmente reinventare la storia del vigilante con Bernthal di nuovo nel ruolo. Merita un’altra chance, e Kevin Feige è la persona giusta per farlo accadere.

Rovinato: La Mano

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Quando è diventato chiaro durante la prima stagione di Daredevil che La Mano sarebbe stata il villain principale legato a quasi tutti gli show televisivi di Netflix, c’è stata molta eccitazione tra i fan. Iron Fist e la seconda stagione di Daredevil hanno tentato di espandere la loro storia, ma presto è diventato chiaro che la Marvel Television non sapeva cosa stava facendo con questo gruppo clandestino di ninja.

Infatti, nel momento in cui The Defenders è arrivato, era evidente che si era abbandonata la presa sui cattivi, lasciando da parte ciò che li rendeva intriganti nei fumetti e concentrandosi invece su uomini d’affari e piani che avevano poco o nessun senso.

Anche la morte e la resurrezione di Elektra sono state pasticciate, e vedere Daredevil o uno qualsiasi di questi eroi combattere i ninja non ha entusiasmato nessuno. La Mano alla fine è stata sconfitta, ma le anticipazioni su The Chaste e altri personaggi familiari non hanno portato a nulla. La Marvel Television ha apparentemente abbandonato l’intera storyline, ma speriamo che qualcosa possa essere fatto per redimerla in futuro.

Azeccato: Il Kingpin

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Dare a Wilson Fisk una storia d’origine piuttosto che renderlo un mafioso caricaturale (spesso il caso della sua controparte nei fumetti) è stata una mossa audace, anche se ne è stato pagato lo scotto.

La performance di Vincent D’Onofrio è stata in parti uguali terrificante e magnetica; che si tratti di attaccare brutalmente un compagno criminale o di pronunciare un discorso a uno degli eroi che ti fa venire i brividi lungo la schiena, il suo Kingpin è una forza da tenere in considerazione. Inutile dire che vederlo incrociare le sue strade con quelle di Spider-Man e dei Vendicatori nel MCU sarebbe più che fantastico.

La trasformazione di Fisk in Kingpin of Crime è continuata nella terza stagione di Daredevil, e da allora si dice che possiamo aspettarci il suo ritorno in Hawkeye. Che questo sia vero o meno resta da vedere, ma sarebbe da pazzi lasciare il personaggio di Kingpin da parte ancora per molto tempo.

Rovinato: Diamondback

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La narrazione di Diamondback è risultata assolutamente un pasticcio; stuzzicato per tutta la prima metà della prima stagione di Luke Cage prima di essere smascherato come il grande cattivo dello show, i suoi tentativi di rendere la vita di suo “fratello” un inferno sono caduti nel vuoto e sono stati coronati da una sequenza di combattimento ai limiti del ridicolo che lo ha visto indossare un costume comico per una scena di lotta più che dimenticabile.

Nel momento in cui la stagione si è conclusa, è rimasto in stato comatoso e il palcoscenico era apparentemente pronto per il suo ritorno… qualcosa che la seconda stagione comprensibilmente non si è nemmeno preoccupata di menzionare.

Sia Mike Colter che lo showrunner Cheo Hodari Coker hanno poi riconosciuto che Luke Cage è andato in discesa con l’introduzione di Diamondback. Benchè il personaggio non sia mai stato così grandioso nei fumetti, è stato comunque un peccato vederlo sprecato così in questa serie.

Azzeccato: L’uomo porpora

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I Marvel Studios hanno un curriculum discontinuo quando si tratta di cattivi ed è stato solo negli ultimi anni che abbiamo visto una sorta di reale miglioramento. Il Kilgrave di David Tennant riunisce i pregi di quasi tutti i cattivi che hanno abbellito il grande schermo, era minaccioso, contorto e genuinamente spaventoso.

Certo, è stato deludente vederlo tornare come un personaggio in stile “È tutto un sogno!” nella seconda stagione di Jessica Jones, ma il modo in cui l’ha torturata durante la prima stagione ha reso la visione avvincente. Il ritratto di Tennant ha anche fatto sì che fosse estremamente soddisfacente vedere il cattivo alla fine ottenere il suo giusto destino per mano sua.

L’Uomo Porpora è un grande personaggio, ma non uno che prevediamo di rivedere nel prossimo futuro. È un peccato, ma ci sarà sicuramente un altro ruolo nel MCU per un attore di talento come l’ex studente di Doctor Who.

Rovinato: Foggy Nelson

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Elden Henson è stato un buon Foggy Nelson, ma la Marvel Television lo ha reso probabilmente uno dei personaggi più esasperanti di qualsiasi show di Netflix. È un pessimo amico di Matt Murdock, non assomiglia per niente alla sua controparte dei fumetti quando si tratta di sostenere con riluttanza l’Uomo Senza Paura, ed è un personaggio talmente cinico e critico con cui è stato molto difficile empatizzare.

Foggy ha avuto i suoi momenti, comunque, e la terza stagione di Daredevil è andata in qualche modo a sistemare le cose.

Molti di voi potrebbero prendersela vedendo Foggy trionfare al posto di Karen Page (o anche Claire Temple), ma mentre lei è diventata altrettanto esasperante col passare del tempo, è semplicemente frustrante vedere Foggy sprecato. Si è parlato del fatto che i Marvel Studios riporteranno il cast originale di questa serie quando l’Uomo Senza Paura sarà riavviato per il MCU, quindi speriamo in una nuova personalità.

Azzeccato: Daredevil

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Mentre il ritratto di Matt Murdock da parte di Netflix è stato colpito e mancato nel migliore dei casi, è stato facilmente il personaggio più coerente in ognuno degli show. Seguire il suo viaggio è sempre stato divertente e Charlie Cox ha fatto un lavoro così ben riuscitoche non c’è da meravigliarsi che i fan stiano tenendo le dita incrociate in attesa di un ritorno in Spider-Man: No Way Home.

Dal suo periodo nella tuta nera ispirata a L’uomo senza paura di Frank Miller e John Romita Jr. al momento in cui ha finalmente indossato il classico costume rosso, la storia di Daredevil ha sicuramente incontrato qualche ostacolo e probabilmente aveva bisogno almeno di un po’ più di tempo per carburare. Tuttavia, questa versione del personaggio è stata difficile da criticare per la maggior parte.

Che si tratti delle sue interazioni con Kingpin o del modo in cui si è opposto al contorto sistema di credenze di The Punisher, il Daredevil di Charlie Cox è così buono da risultare forse l’unico personaggio che meriterebbe effettivamente un film. Speriamo che i prossimi anni lo vedano apparire regolarmente sul grande e piccolo schermo.

Jennifer Aniston: 10 cose che non sai sull’attrice

Jennifer Aniston: 10 cose che non sai sull’attrice

Sono passati più di vent’anni da quando Friends è arrivato in televisione, e siamo ancora qui a bing-watch tutte e dieci le stagioni su Netflix. Sono passati più di vent’anni, e Jennifer Aniston è ancora altrettanto glam, altrettanto divertente e altrettanto bella. Da vent’anni, è una delle attrici più cercate e più interessanti di Hollywood. Costantemente sotto i riflettori, costantemente al cinema. Ma cosa non sapete su di lei?

Ecco 10 curiosità su Jennifer Aniston.

Jennifer Aniston: film e programmi televisivi

1. Gli inizi di Jennifer Aniston. L’attrice è nata in California e, figlia di un padre di origini greche, ha passato un anno della propria infanzia in Grecia, dove ha vissuto con la propria famiglia. Dopo il divorzio dei genitori, poi, si trasferì a New York all’età di nove anni. Fu qui che cominciò a recitare, grazie al club di recitazione della Rudolf Steiner School. La formazione professionale, poi, cominciò alla famosissima New York School of Performing Arts. Dopo la scuola e prima di Friends, Jennifer Aniston fu in programmi televisivi come MolloyThe EdgeFerris BuellerMa che ti passa per la testa?. La svolta avvenne nel 1994 quando lesse un copione per una serie intitolata Friends Like These.

2. Ha recitato in celebri serie televisive. Il primo grande successo per la Aniston arriva grazie alla televisione, quando nel 1994 ottiene un ruolo da protagonista nel celebre sit-com Friends. Reciterà in questa fino al 2004, per un totale di oltre 200 episodi. Successivamente si dedicherà principalmente al cinema, tornando a recitare occasionalmente in televisione come guest star di alcuni episodi di serie quali Dirt (2007), 30 Rock (2008) e Cougar Town (2010). Nel 2019 torna invece ad essere protagonista in TV della serie The Morning Show, dove recita nel ruolo di Alex Levy accanto a Reese Whiterspoon, Steve Carell e Billy Crudup.

3. Ha recitato in celebri film. La carriera di Jennifer Aniston è decollata dopo Friends. Nei primi anni Duemila, infatti, i film con Jennifer Aniston sono apparsi uno dopo l’altro, tra cui Una settimana da Dio (2003), con Jim Carrey, … e alla fine arriva Polly (2004), con Ben Stiller, Vizi di famiglia (2005), Friends with Money (2006), Ti odio, ti lascio, ti… (2006), Io & Marley (2008), con Owen Wilson, La verità è che non gli piaci abbastanza (2009), Il cacciatore di ex (2010), Due cuori e una provetta (2010), Mia moglie per finta (2011), Come ammazzare il capo… e vivere felici (2011), Come ti spaccio la famiglia (2013), Cake (2014), Come ammazzare il capo 2 (2014), Mother’s Day (2016), con Julia Roberts, La festa prima delle feste (2016) e Il destino di un soldato (2017). Tra isuoi film più recenti si annoverano invece Voglio una vita a forma di me (2018) e Murder Mistery (2019), con Adam Sandler.

Jennifer Aniston in Friends

4. Jennifer Aniston doveva interpretare Monica in Friends. Quando fece il proprio provino per la serie, inizialmente Jennifer doveva interpretare Monica, mentre Courtney Cox doveva inizialmente interpretare Rachel. I creatori della serie, David Crane e Marta Kauffman, avevano un’idea ben precisa dei personaggi, ma furono particolarmente impressionati dalla Rachel della Aniston e dalla Monica della Cox: fu così che le due attrici ottennero il ruolo che veramente volevano.

Jennifer Aniston nuda per Come ammazzare il capo

5. Jennifer Aniston nuda tra Come ti spaccio la famiglia Come ammazzare il capo. La prima apparizione sullo schermo di Jennifer Aniston nuda è arrivata più tardi di quanto molti si aspetteranno: ovvero con Come ammazzare il capo e vivere felici. Nel film, interpreta una dentista ninfomane e inappropriata che rende la vita di uno dei suoi impiegati impossibile. In un film successivo, Come ti spaccio la famiglia, però, sembra che, per la famosissima scena in lingerie, sia stata utilizzata una controfigura.

jennifer aniston

Jennifer Aniston è hot

6. Jennifer Aniston hot: la dieta e il suo segreto. Jennifer Aniston è hot più che mai: bellissima, spiritosa, interessante e con un fisico mozzafiato, è ammirata da molte. L’attrice fa esercizio molto spesso, cosa che ama per la sensazione di benessere che dona, anche spiritualmente. Inoltre, anche quando non fa sport perché in viaggio o troppo impegnata, cerca di mantenere costantemente una dieta sana (anche se, una volta a settimana, si concede degli sfizi, cibi grassi o salati). Inoltre, sembra che il suo segreto per avere una pelle così luminosa sia il vapore, un trattamento al quale si sottopone dopo aver fatto esercizio.

Jennifer Aniston e Brad Pitt

7. La storia con Brad Pitt è cominciata con un appuntamento al buio. Erano la coppia d’oro di Hollywood, nei primi anni Duemila. E, a quanto pare, Jennifer e Brad Pitt si sono incontrati grazie ad un appuntamento al buio organizzato dai rispettivi agenti. Furono subito le scintille, e i due si sposarono il 29 luglio 2000 con una cerimonia a Malibu, con una cerimonia a dir poco grandiosa. Purtroppo, come sappiamo, la storia finì, e il loro divorzio fu finalizzato nell’ottobre 2005. Recentemente, tuttavia, i due attori si sono riavvicinati, affermando di essere in ottimi rapporti di amicizia.

8. Niente figli per Jennifer Aniston. L’attrice è stata sposata con alcuni degli uomini più belli di Hollywood, e molti si chiedono: ha dei figli? La risposta è no, Jennifer Aniston non ha figli, e l’attrice ha pubblicamente difeso la propria scelta contro le speculazioni in un’intervista con la rivista Glamour. Però, si dice che, dieci anni dopo il divorzio da Brad Pitt, abbia finalmente incontrato i figli di lui.

Jennifer Aniston: il suo patrimonio

9. È una delle attrici più pagate di Hollywood. Da anni la Aniston è ormai una delle attrici più pagate e ricercate di Hollywood. Nel 2007 è stata poi classificata come “11ª donna più ricca nel settore dello spettacolo“, con una fortuna stimata di 110 milioni di dollari. Grazie ai suoi continui lavori di successo, però, il suo patrimonio ha continuato a crescere fino alla cifra oggi dichiarata di circa 300 milioni di dollari. Ciò non fa che confermare il suo status come una delle più influenti personalità dello spettacolo statunitense.

Jennifer Aniston: età e altezza dell’attrice

10. Jennifer Aniston è nata a Los Angeles, California, Stati Uniti, l’11 febbraio del 1969. L’attrice è alta complessivamente 1.64 centimetri.

Fonti: Vogue, Sky Mag, IMDb, E! News

Audrey Hepburn: frasi famose e dieci curiosità su di lei

Audrey Hepburn: frasi famose e dieci curiosità su di lei

Lo scorso maggio, Audrey Hepburn avrebbe festeggiato il suo 89esimo compleanno. Ed è ancora difficile pensare ad un’altra persona con altrettanto talento, eleganza, e glamour. È stata una delle star di Hollywood più iconiche della storia, era la musa di Givenchy, e si è ritirata dalla recitazione per lavorare con l’UNICEF. Su Audrey Hepburn sappiamo tutto: abbiamo visto tutti i suoi film, tutte le foto, letto tutto sulla sua carriera. Che ci sia ancora qualcosa che non sapete su di lei?

Audrey Hepburn è nata il 4 Maggio 1929, con il nome Audrey Kathleen Ruston (e non cominciò ad usare il nome Audrey Hepburn fino al 1948). La madre era una baronessa di discendenze olandesi, mentre il padre aveva discendenze inglesi e austriache. Era in vacanza in Olanda con la madre, quando l’esercito di Hitler occupò la città. Dopo la liberazione, frequentò una scuola di danza a Londra, e fece la modella finché non fu scoperta da produttori cinematografici.

Ha avuto una vita intensa e interessantissima: ecco dieci cose su Audrey Hepburn che forse non sapevate, e le sue frasi più celebri.

Audrey Hepburn e le sue celebri frasi

Audrey Hepburn frasi celebri

  • L’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai.
  • Credo fermamente che il sorriso sia l’accessorio più bello che una donna possa indossare.
  • La cosa più importante è quello di godersi la vita – essere felice – è tutto quello che conta.
  • Per avere degli occhi belli, cerca la bontà negli altri; per avere labbra attraenti, pronuncia parole gentili; e per il portamento, cammina con la consapevolezza che non sei mai sola.
  • La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.
  • So di avere più sex appeal sulla punta del mio naso che molte donne nel loro intero corpo. Non si vede da lontano, ma c’è.
  • Ho sentito questa frase, una volta: “La felicità è una buona salute e una memoria corta!”. Vorrei averla inventata io, perché è molto vera.
  • Si dice che l’abito non faccia il monaco. Ma a me la moda ha dato spesso la sicurezza di cui avevo bisogno. Personalmente dipendo da Givenchy come le donne americane dipendono dal loro psichiatra.
  • Adoro le persone che mi fanno ridere. Penso sinceramente che ridere sia la cosa che mi piace di più. È la cura per moltissimi mali.
  • Parigi è sempre una buona idea.

Audrey Hepburn: i suoi film

 

1. I film di Audrey Hepburn. La prima apparizione di Audrey Hepburn in un film risale al 1948, in una produzione europea. Nel 1951 ebbe il suo primo ruolo con delle linee di dialogo, in Racconto di giovani mogli. Era una parte piccola, e decise quindi di tentare la fortuna in America, dove diventò immediatamente famosa grazie a Vacanze Romane (1953). Il film fu un incredibile successo, e Audrey Hepburn vinse un Oscar come Miglior Attrice Protagonista. Nel 1954, poi recitò in Sabrina, e il ruolo le valse un’altra nomination all’Oscar. Il 1957 fu un grande anno per Audrey Hepburn, con i film Cenerentola a Parigi Ariannai, mentre nel 1959 venne nominata di nuovo all’Oscar per l’interpretazione in La storia di una monaca. La sua carriera arrivò all’apice con il film del 1961 Colazione da Tiffany, per la quale ricevette la quarta nomination. Tra i film successivi, ci furono Sciarada (1963), My Fair Lady (1964), Due per la strada (1967) e Gli occhi della notte (1967), per il quale ricevette un’altra nomination. Nel 1969, all’apice del successo, decise di abbandonare la recitazione.

2. Audrey Hepburn è membro dell’EGOT Club. Di cosa stiamo parlando? Di quei rarissimi individui che hanno vinto un Emmy, un Grammy, un Oscar e un Tony Award. E Audrey Hepburn è una delle quattordici persone che sono riuscite nell’impresa. Vinse il primo Oscar grazie a Vacanze Romane, il Tony per Ondine. L’Emmy lo vinse in modo curioso: l’ha vinto per la serie della PBS dle 1993 Audrey Hepburn’s Gardens of the World, nel quale la Hepburn, amante del giardinaggio, esplorava alcuni dei giardini più spettacolari del mondo. Lo show andò in onda il giorno dopo la sua morte, e l’Emmy arrivò postumo. Anche il Grammy fu postumo: fu per il Miglior Album Parlato per bambini (infatti, Audrey Hepburn era considerata una cantante mediocre: fu doppiata per la performance  in My Fair Lady).

3. Audrey Hepburn ha cominciato a ballare a cinque anni. Nel 1944, infatti, era già una ballerina esperta, e ballò in segreto per gruppi di persone, a scopo benefico: per raccogliere soldi per la Resistenza olandese. Con coraggio, sostenne quindi la Resistenza, mentre sia il padre che la madre erano membri della British Union of Fascists.

4. Audrey Hepburn aveva un piccolo cerbiatto di nome Pippin. A quanto pare, era soprannominato Ip, e la Hepburn lo portò a casa con sé dal set di Verdi Dimore (1959), su suggerimento dell’addestratore di animali della produzione. Infatti, l’animale la seguiva ovunque. Anche al supermercato.

Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

5. Audrey Hepburn non era la prima scelta di Truman Capote per Holly Golightly. Difficile immaginare Colazione da Tiffany senza Audrey Hepburn, ma l’autore del famosissimo romanzo voleva Marilyn Monroe per la parte, più voluttuosa e sexy e secondo lui più adatta ad interpretare una call-girl (mentre la Hepburn era simbolo di eleganza e raffinatezza). Il personaggio fu cambiato parecchio per l’attrice e, inutile dirlo, il risultato fu un film iconico.

6. Audrey Hepburn e Marilyn Monroe hanno un ex in comune. E si tratta del Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Quando JFK era ancora un celibe senatore, infatti, frequentò la Hepburn, e i due ebbero una storia né scandalosa, né seria. Più scandalosa fu invece la relazione con Marilyn Monroe, che diventò la sua amante quando era già Presidente: diventò famosa per aver cantanto una  sensuale versione di Happy Birthay per il suo compleanno. L’anno successivo, fu proprio la Hepburn ad essere la star incaricata di cantare per il Presidente il giorno del suo compleanno.

Audrey Hepburn in Sabrina

 

7. William Holden e Audrey Hepburn sul set di Sabrina. Quando si cominciò a girare il film, l’attrice era amata dal popolo americano. Ma questi non sapeva che la sua relazione con il coprotagonista William Holden era tutt’altro che innocente. Infatti, la loro chimica sul set si trasformò presto in una relazione reale. Holden era famoso per essere un seduttore. La moglie Ardis tollerava le sue storielle, perché le riteneva essere infatuazioni di poco conto: Holden era addirittura solito presentare le proprie amanti alla moglie. Ma con la Hepburn fu diverso: era colta e sofisticata, e lui era pronto a lasciare la moglie per lei. Ma lei voleva disperatamente dei figli, e lui aveva fatto una vasectomia anni prima. Lei lo lasciò e presto si mise con il futuro marito Mel Ferrer. I due annunciarono pubblicamente il proprio fidanzamento proprio a casa degli Holden.

8. Audrey Hepburn era molto introversa. Così si decrisse lei in un’intervista con LIFE Magazine nel 1953: “Ho spesso bisogno di stare da sola. Se passassi dal sabato sera al lunedì mattina da sola nel mio appartamento, sarei piuttosto felice. È così che mi ricarico.”

Audrey Hepburn: altezza e fisico

9. Audrey Hepburn aveva i piedi più grandi di quello che pensate. Aveva una figura piccolina, ma portava una taglia 10 (la nostra 43/44). Sembrerà strano, ma c’erano cose del suo corpo che non le piacevano: diceva di avere le spalle troppo spigolose, i piedi grandi e il naso grande. L’altezza di Audrey Hepburn? 1,70 metri.

Audrey Hepburn: la morte

10. La morte di Audrey Hepburn nel 1993. L’attrice aveva solamente 63 anni quando morì di cancro appendicolare, il 20 gennaio 1993. Non recitava più da tempo, ed era stata ambasciatrice speciale delle Nazioni Unite per l’UNICEF, con il quale si era dedicata ad aiutare bambini dell’America Latina e dell’Africa.

Fonti: Aforisticamente, IMDb, Biography, Marie Claire 

Hayden Panettiere: 10 cose che non sai su di lei

L’attrice americana Hayden Panettiere è famosa per tantissimi motivi: per i suoi ruoli negli show americani Heores Nashville, per l’impegno come attivista per gli animali, e per essere diventata una star da giovanissima. Ha interpretato personaggi diversissimi, provandosi all’altezza di diversi generi: una cheerleader, un’assassina, una scandalosa cantante country. Com’è stata la sua carriera? Di cosa si occupa, oltre alla recitazione?

Ecco dieci curiosità su Hayden Panettiere.

Hayden Panettiere: i suoi film e le serie TV

1. Gli inizi di Hayden Panettiere. Figlia di un’attrice e di un capitano dei pompieri con origini italiane, l’attrice fu introdotta nel mondo dello spettacolo da sua madre a soli 11 mesi, quando fu protagonista di una pubblicità. Poi, all’età di quattro anni e mezzo, la piccola attrice divenne parte del cast della soap opera Una vita da vivere, dove rimase fino al 1997. Da allora, è comparsa in parecchi film e serie televisive.

2. I film e le serie con Hayden Panettiere. Tra i film in cui ha recitato si annoverano L’oggetto del mio desiderio (1998), Le parole che non ti ho detto (1999), Il sapore della vittoria (2000), Joe Somebody (2001), Striscia, una zebra alla riscossa (2005), Mr. Gibb (2006), Ragazze nel pallone – Tutto o niente (2006), Un segreto tra di noi (2008), con Ryan Reynolds, Una notte con Beth Cooper (20099), con Paul Rust, Scream 4 (2011), The Forger (2012) e Custody – Bambini contesi (2016).

3. È nota per i suoi ruoli televisivi. La carriera di Hayden Panettiere è cominciata in televisione, e alla televisione si devono alcuni dei suoi ruoli più importanti e di maggior successo: dal 1998 al 2000 ha recitato nella soap opera Sentieri, mentre dal 2002 ha interpretato regolarmente la figlia di Calista Flockhart in Ally McBeal. Nel 2006 è diventata famosa grazie al ruolo di protagonista nella serie Heroes, della quale ha fatto parte fino al 2010. Nel 2012, poi, fu tempo di cambiamento, e Hayden tornò in televisione con un’altra serie celebre, Nashville, dove ha recitato fino al 2018 e nella quale interpreta una giovane e ambiziosa cantante country.

Hayden Panettiere in Heroes

4. È comparsa in quasi tutti gli episodi della serie. Sebbene nessuno appaia in tutti gli episodi della serie, Hayden Panettiere appare in più episodi di qualsiasi altro attore (settantadue, più nella terza stagione, episodio otto, “Villains”, brevemente attraverso filmati di repertorio, per un totale di settantatre) ed è l’unico membro del cast ad apparire in ogni episodio di più di una stagione). Gli unici altri regolari ad apparire durante un’intera stagione sono Sendhil Ramamurthy (nella seconda stagione) e Robert Knepper (nella quarta stagione).

Hayden Panettiere e l’attivismo

5. Hayden Panettiere è un’attivista per i diritti degli animali. Da sempre l’attrice si schiera in favore dei diritti degli animali e nel 2007 ha viaggiato sulle coste del Giappone per salvare alcuni delfini catturati. “Molte persone dicono di essere coinvolte in cause e organizzazioni, ma non fanno davvero qualcosa. È stato bellissimo essere lì fisicamente, fare la differenza” ha poi dichiarato l’attrice, affermando anche di non essersi pentita delle sue azioni, per le quali è stata quasi sottoposta ad arresto, e che se possibile lo avrebbe rifatto.

Hayden Panettiere marito

Hayden Panettiere: suo marito e sua figlia

6. È stata sposata con un noto pugile. Nel 2009, Panettiere ha incontrato l’allora campione mondiale dei pesi massimi Wladimir Klitschko. I due hanno poi iniziato a frequentarsi, salvo poi separarsi due anni dopo nel maggio 2011, citando la natura a distanza della loro relazione come motivo, ma dichiarandosi pronti a rimanere amici. Nel 2013, tuttavia, l’attrice ha poi confermato le voci secondo cui lei e Klitschko avevano ripreso la loro relazione romantica. Nell’ottobre 2013 i due hanno poi annunciato il loro fidanzamento, mentre nel dicembre 2014 hanno dato alla luce la loro figlia. Nell’agosto 2018, tuttavia, è stato riportato che la coppia si era nuovamente lasciata, rimanendo in rapporti amichevoli.

7. Ha parlato pubblicamente anche della propria depressione post partum, per aiutare gli altri. Nel 2014, Hayden Panettiere e il marito Wladimir Klitschko hanno avuto una bellissima bambina di nome Kaya. L’attrice ha raccontato però di aver realizzato, poco dopo la nascita della figlia, che ci fosse qualcosa che non andava. “È qualcosa che molte donne provano. Ti viene detto che con la depressione post partum avrai sentimenti negativi nei confronti di tuo figlio, che vorrai far del male a tuo figlio. Io non ho mai provato niente del genere” ha raccontato. Poi ha aggiunto: “Alcune donne lo provano. Ma non ci si rende conto quanto sia ampio lo spettro di ciò che si possa provare. È qualcosa di cui bisognerebbe parlare. Le donne devono sapere che non sono sole, e che ci si può riprendere.”

Hayden Panettiere: nuda in Una notte con Beth Cooper

8. Per Una notte con Beth Cooper, Hayden Panettiere è stata in topless. Più che topless, come racconta l’attrice stessa, per il film si è letteralmente messa a nudo. L’attrice ha ricordato di aver indossato soltanto “quei petali che si mettono cui capezzoli“. Riguardo all’esperienza, ha raccontato poi di essersi sentita piuttosto a proprio agio, che questo atteggiamento ha permesso anche agli altri di sentirsi allo stesso modo, e che tutti, sul set, sono stati molto professionali e delicati. Inoltre, le è stato chiesto cosa ne pensa delle battute sexy in Una notte con Beth Cooper, e lei ha rivelato di non sentirsi assolutamente a disagio con doppi sensi e battute sconce: ha un senso dell’umorismo sarcastico e asciutto, e non ha problemi con questo tipo di cose.

9. Hayden Panettiere ha parlato pubblicamente della propria dismorfofobia. Oggi l’attrice non ha problemi ad apparire nuda nei film, ma quando aveva sedici anni non si sentiva affatto a suo agio con il proprio corpo. In quegli anni, infatti, un tabloid pubblicò una fotografia del suo sedere con una scritta che diceva “cellulite”. L’attrice ha raccontato che la fotografia in questione le causò anni di dismorfofobia, ovvero la fobia che nasce da una visione distorta del proprio aspetto esteriore. “Ero mortificata. Ebbi la dismorfofobia per così tanto tempo. Ma mi dicevo che la bellezza è un’opinione, non un fatto. E mi sentivo sempre un po’ meglio” ha poi raccontato a Women’s Health.

Hayden Panettiere: età e altezza dell’attrice

10. Hayden Panettiere è nata il 21 agosto del 1989 a Palisades, nello stato di New York, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.52 centimetri.

Fonti: Entity, IoDonna, Biography, IMDB