Chiaramente, non avevamo la certezza
che fossero davvero loro, ma ora è stato il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, a confermare che si tratta
proprio di Wong e Abominio. Intervistato da
Rotten Tomatoes in occasione della promozione di Black Widow, il boss della Casa delle Idee bha
spiegato: “Abbiamo appena rilasciato il trailer di Shang-Chi.
Alcuni fan hanno pensato: ‘Sembra un personaggio che non vediamo da
molti anni, Abominio, che combatte contro un personaggio che
assomiglia a Wong’. Ora posso confermare che il motivo per cui
sembra così è perché si tratta proprio di Abominio e
Wong.”
Feige ha poi parlato del motivo per
cui il personaggio del vero Mandarino, che farà il
suo debutto ufficiale proprio in
Shang-Chi, non è mai stato introdotto nel franchise di
Iron Man: “Volevamo farlo solo quando sentivamo di
potergli rendere giustizia suprema e mostrare davvero la sua
complessità. Francamente, in un film di Iron Man non potevamo
farlo. Perché un film di Iron Man doveva parlare di Iron Man. Un
film di Iron Man doveva paralare di Tony Stark.”
Riflettendo brevemente sul
coinvolgimento di Trevor Slattery, il finto Mandarino che appare in
Iron Man
3, ha poi aggiunto: “Quello è un colpo di scena
molto divertente che amiamo ancora oggi. Solo perché quella
versione del Mandarino non era reale, non significa che già
all’epoca non ci fosse un leader dell’organizzazione Dieci Anelli.
Lo incontreremo, infatti, per la prima volta in
Shang-Chi.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Sono trascorsi più di due anni da
quando la Saga dell’Infinito del MCU si è ufficialmente conclusa con
l’uscita nelle sale di Avengers:
Endgame, evento culminante che i Marvel Studios hanno impiegato circa un
decennio per costruire.
Fin dall’inizio, il film è stato
annunciato come il finale della prima grande era cinematografica
targata Marvel, e proprio per questo il
team creativo si è assicurato di includere al suo interno diversi
momenti importanti che hanno in qualche modo ripagato gli archi di
alcuni personaggi e le trame che il pubblico ha seguito con
passione per anni.
Chiaramente, i fan sono stati
felicissimi di vedere queste scene sul grande schermo, come hanno
dimostrato anche i numerosissimi “reaction video” girati durante le
varie proiezioni di Endgame in
giro per il mondo. Persino i più grandi nomi di Hollywood si sono
emozionati vedendo quelle reazioni, e tra questi figura addirittura
Ryan Reynolds.
In una nuova intervista con Total Film (via
Digital Spy), Reynolds ha rivelato candidamente che stava
guardando online alcune reazioni dei fan alla visione di Avengers:
Endgame quando ha iniziato a piangere. L’attore
ha anche affermato che, dal suo punto di vista, il film di Anthony e Joe Russo del 2019
è uno dei migliori blockbuster che abbia mai visto.
“Forse mi sono emozionato per
tutto ciò che sta succedendo nel mondo, ma stamattina singhiozzavo
mentre guardavo quelle reazioni. Endgame è uno dei film d’azione ad
alto budget più belli che abbia mai visto. Questa è una cosa che
non vedo l’ora di fare e che mi manca davvero: andare al cinema e
godermi un film in quel modo. È un’esperienza unica.”
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel
cast del film – tra gli altri – figurano Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che
le riprese di Black
Panther: Wakanda Forever, sono ufficialmente partite.
Il sequel del cinecomic campione d’incassi del 2018, Black
Panther, vedrà il ritorno del cast principale, guidato
ancora una volta dal regista Ryan Coogler.
Naturalmente, il sequel sarà orfano
del suo protagonista, Chadwick Boseman, scomparso lo scorso anno a
causa di un cancro. Nonostante la difficile situazione, alla fine
lo studio è riuscito a trovare un modo per continuare la storia di
Wakanda sul grande schermo. Durante una recente intervista con
Variety in occasione della premiere mondiale di Black Widow a Los Angeles, è stato proprio Feige a
confermare le riprese principali di Black
Panther 2 sono attualmente in corso ad Atlanta.
Feige ha anche spiegato che
l’obiettivo, attraverso il sequel, sarà quello di rendere
orgoglioso Boseman, oltre chiaramente a onorare la sue eredità:
“È chiaramente molto emozionante vivere quest’esperienza senza
Chad. Ma siano comunque entusiasti all’idea di riportare il mondo
di Wakanda al pubblico e ai fan. Lo faremo in un modo che, siamo
certi, avrebbe reso orgoglioso Chad.”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha
confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al
compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i
Marvel Studios per interpretare il
villain principale del sequel.
Uno degli aspetti più divertenti
legato all’espansione del MCU è vedere personaggi di diversi
franchise interagire tra loro, come accadrà in Thor: Love and
Thunder, in cui, al fianco dei classici personaggi
appartenenti al franchise dedicato al Dio del Tuono, vedremo anche
i Guardiani della Galassia.
In una recente intervista con
Collider, Karen Gillan, interprete di Nebula, ha parlato
dello sviluppo del suo personaggio, da figlia/scagnozza di Thanos
ad eroe del MCU, e dell’approccio che hanno
avuto allo stesso tre diversi registi, con altrettanti stili
distinti. In particolare, l’attrice ha parlato di come l’ormai
tipica irriverenza che Waititi ha portato al franchise con
Thor: Ragnarok – e ora ritornerà anche in
Love and
Thunder– abbia avuto un impatto su Nebula e sugli
altri Guardiani in generale.
“Taika ha tirato fuori il lato
folle di ognuno di questi personaggi. Penso che tutti, in questo
film, saremo ancora più divertenti, pazzi e spontanei… Voglio dire,
non credo che Nebula si reputi divertenti o sia un personaggio
divertente, ma nella sua serietà penso che la troveremo divertente.
Abbiamo semplicemente preso ispirazione dalla sua naturale
aggressività.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Ecco il primo trailer di
The Many Saints of Newark, il film prequel de
I Soprano, la serie di culto della HBO creata da
David Chase.
A più di dieci anni dalla messa in
onda dell’ultimo episodio, per alcuni tra i più controversi della
storia del piccolo schermo, Chase e il regista Alan
Taylor torneranno a raccontare la genesi della famiglia
malavitosa e della guerra fra bande criminali nella Newark a
cavallo fra i ’60 e i ’70. Non sappiamo molto della trama, tranne
il fatto che avrà come protagonista un giovane Tony Soprano
(interpretato dal figlio di James Gandolfini,
Michael) e che nel cast figureranno anche Ray
Liotta,
Jon Bernthal,
Vera Farmiga, Alessandro Nivola,
Corey Stoll e John Magaro.
Il giovane Anthony Soprano
(William Ludwig) sta crescendo in una delle epoche
più tumultuose nella storia di Newark, diventando un uomo proprio
mentre i gangster rivali iniziano a insorgere e sfidano il potere
dell’onnipotente famiglia criminale DiMeo sulla città sempre più
dilaniata dagli scontri razziali. Coinvolto nei tempi che cambiano
è lo zio che idolatra, Dickie Moltisanti, che lotta per gestire le
sue responsabilità sia professionali che personali – e la cui
influenza su suo nipote contribuirà a trasformare l’impressionabile
adolescente nell’onnipotente boss mafioso che arriveremo a
conoscere in seguito: Tony Soprano.
Nel corso della sua storia
televisiva, I Soprano è riuscita a conquistare dal
1999 al 2007 tutti i maggiori riconoscimenti possibili: più di 5
Golden Globes, per un totale di 82 premi principali (tra cui l’Emmy
Award del 2007 come Miglior Serie Drammatica, Miglior Regia e
Miglior Sceneggiatura) ricevendo 211 nomination, così da essere
ancora oggi show americano più premiato di sempre.
Qual è la
Generazione 56K?
Secondo Francesco Ebbasta, che con The
Jackal, Cattleya e Netflix, ha messo in piedi la serie da una sua idea,
è la generazione cresciuta negli anni ’90, quella che ha accolto
l’arrivo di internet in casa, che ha imparato a usare i floppy e a
familiarizzare con quel rumorio del modem, che teneva occupata la
linea telefonica di casa per ore. Una generazione che, crescendo,
ha accompagnato nella sua vita, la tecnologia come protesi di se
stessa, e che adesso è schiava di cellulari, app, social media e
tutto quello che caratterizza la società di adesso.
È così per Daniel e i
suoi amici, che superati i Trent’anni non possono ancora dirsi
uomini maturi, che hanno un rapporto controverso con l’amore e le
storie romantiche e che cercano la loro strada nel mondo, alle
prese con mille problemi che, in fondo, problemi non sono. Insomma,
nessuno trai 30 e i 40 anni faticherà a immedesimarsi un questi
protagonisti, in questa Generazione
56K.
La serie parte quindi da
un presupposto molto “facile”, cerca di far presa sul pubblico
medio della piattaforma streaming, dove sarà disponibile dal 1°
luglio con 8 episodi, e si sviluppa con una canonicità
disarmante.
A cavallo tra due linee
temporali
Premesso questo,
Generazione 56K è una buona serie, con momenti di grande comicità e
che fonda il suo punto di forza sulla struttura a cavallo su due
linee temporali. La prima, ambientata ai nostri giorni, a Napoli,
in cui seguiamo il protagonista, Daniel, alla ricerca di questa
misteriosa ragazza che ha incontrato e che non riesce più a
rintracciare. La seconda, immersa negli anni ’90, a Procida, in una
comunità minuscola in cui il piccolo Daniel impara a usare
internet, a dare i primi baci e a fare i primi conti con le batoste
della vita.
Ambientata tra
Napoli e Procida, Generazione 56K è
basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui
scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e
Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la
macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta,
mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti
4.
Gianluca Fru e Fabio Balsamo nel cast
I protagonisti Daniel e
Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo
Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione
adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente
interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro
Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel cast anche Biagio
Forestieri (Napoli Velata) nei panni di Bruno,
Claudia Tranchese(Sotto il sole di Riccione, Gomorra la
serie 4 stagione) in quelli di Ines, Federica Pirone in
quelli di Cristina, Sebastiano Kiniger in quelli di
Enea.
Generazione
56K è una serie che non punta tanto sulla novità della
trama, o sulla scrittura articolata, quanto sull’infallibilità
dell’effetto nostalgia e la rassicurante presenza di una storia
d’amore romantica e decisamente “da film” che forse farà storcere
il naso ai più scettici ma che rappresenta quel genere di feel good
movies (series in questo caso) che tanto piace al pubblico
generalista, ormai sempre più coincidente con quello di
Netflix.
Negli ultimi anni sono tanti i film
che hanno saputo parlare di amore omosessuale rifuggendo da
stereotipi o pregiudizi. Tra le opere che più hanno segnato tale
immaginario si annoverano Ritratto della giovane in
fiamme, La vita di Adele,
Carol, Disobedience, Chiamami col tuo nome e
Tuo, Simon. Prima di tutti questi c’è però stato
I segreti di Brokeback Mountain, diretto
nel 2005 dal premio Oscar Ang Lee. Questo
è in particolare ricordato per la delicatezza con cui l’amore tra i
due protagonisti viene raccontato, dando vita ad una storia
struggente e senza tempo.
Il film è basato sul racconto
Brokeback Mountain, anche noto come Gente del
Wyoming, scritto nel 1997 da Annie Proulx per
la rivista The New Yorker. Benché di questo una
sceneggiatura fu scritta subito, ci vollero anni perché il film si
concretizzasse. Da molti era infatti ritenuto un progetto troppo
rischioso, sia per ciò che si raccontava sia per ciò che si
mostrava. Lee si rivelò il regista giusto per quest’opera, essendo
tutto il suo cinema percorso da un conflitto tra i sentimenti e le
costrizioni. La brevità del racconto ha in questo caso permesso di
inserire tutto ciò che è scritto nel film, lasciando spazio anche
ad una serie di approfondimenti dei personaggi e del loro
vissuto.
Vincitore del Leone d’oro alla
Mostra di Venezia, il film ottenne da subito critiche estremamente
positive, venendo indicato come uno dei film più importanti del
nuovo millennio. Arrivò inoltre a vincere ben 3 Oscar su 8
nomination, mancando però quello per il miglior film. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
I segreti di Brokeback Mountain: la trama del film
La storia si apre nel Wyoming del
1963, quando un allevatore ingaggia due giovani cowboy per condurre
il suo gregge di pecore a Brokeback Mountain. Accettando il lavoro,
i due si trovano a dover fare i conti con le rispettive differenze
caratteriali. Mentre Jack Twist è estroverso e
chiassoso, Ennis del Mar è invece profondamente
introverso e preferisce di gran lunga il silenzio al conversare.
Costretti a passare tutta l’estate insieme, i due inizieranno però
piano piano ad aprirsi l’un l’altro, confidandosi segreti e
passioni. Lentamente, l’amicizia instauratasi tra loro si
trasformerà in vero e proprio amore. La fine del lavoro, però,
sembra dividerli per sempre.
Tornati alle loro rispettive vite,
i due faticheranno tuttavia a dimenticare ciò che c’è stato tra
loro in quelle montagne. Pur se ora entrambi sposati con due donne,
Jack ed Ennis decideranno di rivedersi, mettendo a rischio ogni
cosa. I due sono perfettamente consapevoli che se la loro storia
venisse scoperta genererebbe un grande scandalo. Mentre Ennis si
dichiara pronto a ciò, pur di poter vivere il suo amore alla luce
del sole, Jack si dimostra invece contrario alla cosa. Le
divergenze tra i due torneranno così a farsi forti, e con un
contesto sociale che sembra remare contro di loro, sarà sempre più
difficile difendere quell’amore.
I segreti di Brokeback Mountain: il cast del film
Per il ruolo dei due protagonisti
sono stati considerati diversi attori, tra cui Matt Damon,
Mark Wahlberg e Joaquin Phoenix. Ognuno
di questi ha però rifiutato la parte. Ciò portò il regista a
scegliere infine Heath Ledger
per la parte di Ennis del Mar e Jake Gyllenhaal
per quella di Jack Twist. Lee giudicò infatti i due giovani attori
particolarmente ben assortiti sullo schermo e decise di usare il
loro reale imbarazzo per le scene più intime al fine di rendere il
tutto più realistico. Mentre Ledger era già pratico della vita da
cowboy, essendo cresciuto in una fattoria, Gyllenhaal dovette
invece seguire un mese di campo preparatorio a riguardo. Tra i due
attori nacque da qui una profonda amicizia, proseguita fino alla
tragica scomparsa di Ledger.
Nel film è poi presente anche
l’attrice Michelle
Williams, la quale interpreta Alma Beers, la moglie di
Ennis. Tra lei e Ledger nacque un vero amore, che li portò ad avere
una figlia poco dopo. Nel film, la figlia di Ennis e Alma è
intrepretata da una giovane Kate Mara.
Anne Hathaway è
invece Laureen Newsome, la moglie di Jack. L’attrice era
inizialmente stata considerata per il ruolo di Alma, ma fu lei a
preferire invece quello di Laureen. Sono poi presenti gli attori
Randy Quaid nei panni di Joe Aguirre e
Linda Cardellini in quelli di Cassie Cartwright.
Anna Faris e
David Harbour
sono invece i coniugi Lashawn e Randal Malone.
I segreti di Brokeback Mountain:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. I segreti di Brokeback
Mountain è infatti disponibile nel catalogo
di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim
Vision, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 29
giugno alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
“L’idea di questa
serie è nata qualche anno fa, durante un matrimonio. Lo sposo mi
disse di essere felice, ma aveva il dubbio che entrambi fossero
cresciuti nello stesso paesino senza mai guardare fuori. Il dubbio
poi è rientrato, ma questa paura di poter desiderare altro ha fatto
crescere questo seme che si è trasformato in un racconto che parla
di una generazione a cavallo di Internet, con un piede dentro e uno
fuori dalla tecnologia. Internet ha stravolto l’amore e le
relazioni, offrendoci infinite possibilità di scelta, con la
consapevolezza di poter fare altro” A parlare è
Francesco Ebbasta, autore della nuova serie
Netflix, disponibile dal 1° luglio sulla piattaforma,
Generazione 56K.
La trama di Generazione 56K
Prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, e
realizzata in collaborazione con The Jackal, gruppo
Ciaopeople la serie si concentra sulla generazione che, cresciuta
negli anni ’90, è stata la testimone dell’arrivo di internet,
mentre ancora si destreggiavano tra floppy disk, videocassette e
walkman, masticando chewingum sullo sfondo delle musiche degli 883
e dell’inconfondibile suono del modem 56K. Oggi sono cresciuti e si
sono adattati ad un mondo iper tecnologico, rendendo gli smartphone
e le app parte integrante della loro vita: alleati insostituibili
sul lavoro, nel tempo libero e negli incontri sentimentali. Come
definirli con una sola espressione? (La) Generazione 56k, vera
protagonista della serie, raccontata in 8 episodi con un continuo
ponte temporale tra gli anni Novanta e i giorni nostri, in un
costante flashback tra l’infanzia dei protagonisti e la loro vita
oggi. Anni di grandi cambiamenti in cui le relazioni umane,
l’amicizia e l’amore rimangono le uniche, vere costanti.
Ambientata tra
Napoli e Procida, Generazione 56K è una serie di genere comedy
basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui
scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e
Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la
macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta,
mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti
4.
I protagonisti Daniel e
Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo
Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione
adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente
interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro
Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel
cast anche Biagio Forestieri (Napoli Velata) nei
panni di Bruno, Claudia Tranchese(Sotto il sole di
Riccione, Gomorra la serie 4 stagione) in quelli di Ines,
Federica Pirone in quelli di Cristina, Sebastiano
Kiniger in quelli di Enea.
Sul suo personaggio,
Gianluca Fru spiega: “Luca mantiene da adulto
quella totale mancanza di filtri che aveva anche da bambino. È
l’unico dei tre non ancora cresciuto, che non riesce a nascondere
quando qualcuno gli sta antipatico, vive la sua difficoltà nei
rapporti sociali che lo portano a rifugiarsi in tanti piccoli
mondi, l’isola di Procida, la casa degli amici, i videogiochi,
tende a proteggersi dal mondo esterno”. Al contrario di
Sandro, unico adulto normale del gruppo, che però dalla loro
prospettiva è “quello strano”. A parlarne è Fabio
Balsamo: “Io rappresento un po’ la controparte
rispetto alla narrativa centrale. Sono la parentesi bagnata di quei
valori del passato che potevano essere più stabili. Sono lo strano
del gruppo.”
Una nuova sfida per The Jackal
In merito alla nuova
esperienza di The Jackal con la serialità in
collaborazione con Netflix, sempre Balsamo commenta: “È un
ulteriore campo di sperimentazione in cui ci siamo messi, il corto
sul web è un contenuto molto diverso. Abbiamo dovuto studiare da
capo la serialità, ci siamo reinventati anche su questo, ripartendo
da zero con molta umiltà e con l’ipercriticità che ci
contraddistingue”. E come fanno i veri professionisti,
scelgono, di volta in volta, chi sono gli elementi del gruppo ad
essere i più adatti per i singoli progetti: “Siamo in tanti
all’interno dei The Jackal, tutti i progetti vengono decisi in
maniera professionale scegliendo di volta in volta i protagonisti.
Abbiamo tante strade che proviamo a seguire. Questa serie è ricca
di spunti, nessuna storia è di per sé autoconclusiva quando c’è la
volontà di portare avanti il progetto. E poi al racconto di Daniel
e Matilda fanno da sfondo quelle di tanti altri personaggi, per cui
la potenzialità di racconto è infinita.” E infatti chissà se
non vedremo ancora i protagonisti di Generazione
56K in azione, dopo questo primo ciclo di 8
episodi.
Era il 2010 e Natasha
Romanoff faceva il suo esordio sul grande schermo con il volto e il
corpo di
Scarlett Johansson, il film era
Iron Man 2 e già in quella brevissima e divertente
scena sul ring personale di Tony Stark abbiamo capito che la
Black
Widow del Marvel Cinematic
Universe non era una con cui si scherza, e sicuramente il
messaggio è rimasto impresso nella mente di Happy Hogan, messo al
tappeto dall’esile figura sorridente dell’allora segretaria di
Tony.
Gli anni sono passati,
abbiamo visto Natasha in tantissime situazioni differente, nei
panni di spia, di amante, di amica, di potente alleata e di quella
che, in un mondo di uomini, ha sempre dovuto metterci una pezza per
far andare le cose come dovevano. Questo fino al suo sacrificio
estremo, quello che ha permesso agli Avengers di sconfiggere
Thanos e di riportare in vita metà della popolazione
dell’intero universo. Un sacrificio silenzioso, senza funerale
pubblico come per Tony Stark, un addio discreto ma non per questo
meno sentito: così come aveva vissuto, nell’ombra, di nascosto,
così Natasha Romanoff ha lasciato il suo mondo.
L’ultima avventura di Black Widow
L’annuncio di un nuovo
film dedicato a lei, che desse a Johansson la possibilità di
splendere sullo schermo in una storia incentrata su
Black Widow, ha infiammato i fan. Ma
niente retcon, attenzione, il film racconta quello che è accaduto a
Natasha, nel periodo che separa
Civil War da Infinity
War, uno
sguardo indietro nel tempo, per catturare un altro po’ di
quella forza e bellezza, di quella luce che questo personaggio ha
sempre emanato dal grande schermo.
In fuga, dopo la
battaglia all’aeroporto di Berlino (in
Civil War), dove con un voltafaccia inaspettato ma
lungimirante ha permesso alla storia di volgere verso il giusto
esito, Nat tradisce Tony e diventa una fuorilegge. Cercando un po’
di pace e il modo per metabolizzare il disgregamento della sua
famiglia di Vendicatori, si isola nel Nord Europa, dove però il suo
passato, quello oscuro legato alla Stanza Rossa e a Budapest
(finalmente sapremo cosa è accaduto lì!), verrà a cercarla,
costringendola a fare i conti con delle questioni rimaste in
sospeso.
Diretto da
Cate Shortland e scritto
da Eric Pearson,
Black Widow è un lungo omaggio di due ore e
14 minuti al personaggio di Natasha. Da un punto di vista
narrativo, il film non aggiunge quasi nulla a ciò che è il Marvel Universe adesso, o meglio,
si tratta di una parentesi con un gancio per nuove trame che si
protendono nel futuro, ma che nella sua interezza è proprio quello
che doveva essere, un lungo congedo da un personaggio che tutti
hanno amato, nonostante non fosse mai stata protagonista assoluta
di un film tutto suo.
Una donna consapevole che va incontro al suo passato
Questo però non
significa che la Marvel ha “tirato via” il film, che
rispetta tutti i canoni standardizzati dal 2008 a oggi, tra effetti
visivi mastodontici e scene di lotta corpo a corpo mozzafiato, in
cui l’unica a rimanere sempre in piedi è la nostra Nat. Avvalendoci
di un paragone tra Black Widow e Captain
Marvel, primo film dello Studio ad avere una protagonista
donna, possiamo più facilmente mettere in evidenza il vero punto di
forza del personaggio di
Natasha, il cui arco narrativo è principalmente emotivo. Mentre
Carol Danvers deve imparare a camminare da sola e a dare spazio
a tutti i suoi poteri liberandosi del giogo dei suoi superiori
(dell’uomo che le diceva cosa fare), incontriamo Natasha quando si
è già liberata dalle sue catene, quel Dreykov che qui è un cattivo alquanto bidimensionale,
la incontriamo perfettamente a suo agio con le sue doti di spia e
combattente, assolutamente capace di competere con chiunque, che
sia uno spacciatore (la sua scena d’apertura in
The Avengers) o un dio asgardiano (il suo epico confronti con
Loki nella base volante dello SHIELD). Nat non deve mai rialzarsi
perché resta sempre in piedi. Siamo di fronte ad una donna
consapevole, che usa tutto il suo potenziale e che deve imparare
soltanto (magari fosse semplice) a fare i conti con i propri legami
familiari, per riappacificarsi con se stessa.
Per Natasha è sempre una
questione di famiglia
Gli Avengers erano la
famiglia di Nat, quel posto sicuro, quel legame per cui combattere,
da proteggere. In questo racconto di fantasmi dal passato scopriamo
che Nat aveva già una famiglia, o almeno un surrogato di famiglia,
un luogo in cui si era sentita amata, dei legami. All’indomani
della disgregazione dei Vendicatori, della distruzione della sua
famiglia di elezione, la protagonista si getta in un’avventura
rischiosissima per salvare l’altra sua famiglia, quella che pensava
dispersa per sempre. Per poi, una volta messe in ordine le cose,
come sappiamo da Infinty
War e Endgame,
tornare a riattaccare ansime i cocci degli Avengers. E continuare
così a “mettere una pezza”, ad aggiustare le cose, a far funzionare
quelle famiglie in cui si è sentita accolta e a casa, lei che una
vera casa non l’ha mai avuta.
Lo sguardo femminile nel cinema di cassetta
Black
Widow però si concentra anche su altri aspetti che lo
rendono un film del suo tempo su più livelli. In primo luogo la
squadra di filmmaker è prevalentemente femminile, e questo dà
continuità a quella che speriamo diventi una grande tradizione di
registe a cui vengono affidati progetti ad alto budget, così che si
possa arricchire anche lo sguardo del cinema di cassetta e non solo
quello del cinema d’essay dove le registe donne sono molto più
numerose rispetto al cinema di blockbuster. Poi, tutta l’azione del
film ha esclusivamente protagoniste donne, quindi non solo Scarlett Johansson, ma anche Rachel Weisz e la fenomenale Florence Pugh, per la quale casa Marvel ha scritto uno dei migliori
personaggi di sempre, sostenuti anche dall’infinito carisma della
giovane interprete. D’altro canto, a farne le spese sono i
personaggi maschili, il già citato villain, assolutamente
bidimensionale, interpretato da Ray Winstone, e il
buffo Red Guardian di David Harbour, a cui vengono assegnati i
siparietti comici che anche in questo caso, come in ogni film
Marvel, abbondano.
Black
Widow non va troppo per il sottile quando proclama
l’importanza per le donne di liberarsi dai gioghi mentali che la
società ci impone, soprattutto quando si trovano in posizioni di
svantaggio, sia esso fisico, economico o sociale. E la liberazione
finale è un vero e proprio inno alla sorellanza, alla comunità, al
darsi pace e alla libertà per la quale vale la pena combattere,
alla liberazione.
Naturalmente su queste
parole e queste considerazioni spicca in tutta la sua fierezza la
protagonista. Scarlett Johansson ha fugato ogni possibile
dubbio sorto all’annuncio del suo casting, nel 2009, nei panni di
Natasha Romanoff, ha avuto le spalle abbastanza larghe da
affrontare un mondo di uomini senza mai perdere fascino e dolcezza,
ha indossato la tuta di Black Widow con
sensualità, con carisma, con intelligenza, perché sono tutte
caratteristiche che appartengono a lei e al personaggio,
soprattutto ha portato la sua luce al franchise. Il suo sorriso sul
grande schermo è rinfrancante, e mentiremmo se non dicessimo che,
dopo tutti questi mesi di proiettori spenti, tornare in sala per un
grande blockbuster, per una importante esperienza condivisa, non ci
fa emozionare almeno un po’.
Good Omens 2 è
l’annunciata seconda stagione di Good
Omens, la serie Amazon Original basata sul
romanzo best-seller internazionale di Terry Pratchett e Neil
Gaiman. Gli attori pluripremiati Michael Sheen (Quiz,
Staged) e David Tennant (Des, Staged) torneranno nei
ruoli dei protagonisti, l’angelo Azraphel e il demone Crowley, un
improbabile duo unitosi per salvare il mondo dall’apocalisse. Le
riprese dei sei episodi della seconda stagione di questa serie
fantasy dai toni ironici inizieranno più avanti quest’anno in
Scozia, per debuttare in seguito su
Amazon Prime Video in più di 240 paesi e territori nel
mondo.
La nuova stagione esplorerà nuove
storie che ampliano il materiale originale alla base della serie
per raccontare la sorprendente amicizia tra Azraphel, un angelo
pignolo e commerciante di libri rari, e il demone dalla vita
frenetica, Crowley. Avendo vissuto sulla Terra sin dall’inizio dei
tempi e una volta sventata l’apocalisse, Azraphel e Crowley tornano
a condurre una vita tranquilla tra i mortali nel quartiere di Soho
a Londra, quando un inaspettato messaggero presenta loro un mistero
sorprendente.
In Good Omens 2
oltre a Michael Sheen (Quiz, Staged) e
David Tennant (Des, Staged) protagonisti anche
Paul Adeyefa (Bancroft, Ransom),
Michael McKean (This Is Spinal Tap,
Better Call Saul),
Gloria Obianyo (Dune,
High Life), Miranda Richardson (Stronger, Rams), Maggie
Service (Quiz, Red Dwarf XI),
Reece Shearsmith (Inside No. 9, The League of
Gentlemen) e Nina Sosanya (Red
Joan, Killing Eve, Last Tango in
Halifax, Screw).
Jon Hamm (Top Gun: Maverick) tornerà
nel ruolo dell’Arcangelo Gabriele nella serie Prime VideoGood Omens 2, attualmente in produzione in
Scozia. Gabriele sarà aiutato e spalleggiato dagli angeli
Michele, interpretato da uno degli attori del cast della prima
stagione Doon Mackichan (Toast, Smack
the Pony), e
Uriel, ruolo interpretato da Gloria
Obianyo (Dune, High Life). A loro si
uniranno nuovi angeli, Saraqael, interpretata da Liz
Carr (Devs, Testimoni silenziosi) e
Muriel, interpretata da Quelin Sepulveda
(Havoc – Fuori controllo, L’uomo che cadde sulla
Terra). Un altro personaggio chiave dell’Inferno in questa
stagione sarà interpretato da Shelley Conn
(Bridgerton, Gli Irregolari).
La nuova stagione
Neil Gaiman prosegue nel suo ruolo
di executive producer e sarà co-showrunner al fianco dell’executive
producer Douglas Mackinnon, che ricoprirà nuovamente anche il ruolo
di regista. Anche Rob Wilkins, John Finnemore e Josh Cole, Head of
Comedy di BBC Studios Productions, saranno executive producer, e
Finnemore sarà anche co-sceneggiatore al fianco di Gaiman. Good
Omens è basata sull’amatissimo romanzo best seller
internazionale ‘Good Omens’ di Terry Pratchett (Hogfather)
e Gaiman. La nuova stagione è prodotta da Amazon Studios, BBC
Studios Productions, The Blank Corporation e Narrativia.
Neil Gaiman ha dichiarato: “Sono
passati trentun’anni da quando è stato pubblicato ‘Good Omens’, il
che significa che ne sono passati trentadue dalla notte in cui
Terry Pratchett ed io ce ne stavamo nei nostri rispettivi letti in
una stanza d’alberto a Seattle, durante una World Fantasy
Convention, e progettavamo il sequel. Ho avuto modo di utilizzare
alcune parti di quel sequel in Good Omens – ed ecco da
dove sono venuti i nostri angeli. Terry non è più qui, ma quando
era ancora tra noi avevamo parlato di ciò che volevamo fare con
“Good Omens” e di che direzione avrebbe dovuto prendere la storia.
E ora, grazie a BBC Studios e Amazon, ho l’occasione di portarla
proprio in quella direzione. Ho coinvolto meravigliosi
collaboratori e John Finnemore, è salito a bordo per portare il
testimone insieme a me. Ci sono moltissime domande che le persone
hanno fatto riguardo a ciò che è successo dopo (e anche a ciò che è
successo prima) ai nostri angelo e demone preferiti. Ed ecco le
risposte in cui speravate. Torneremo a Soho per svelare, attraverso
viaggi nel tempo e nello spazio, un mistero che ha inizio con un
angelo che se ne va in giro per Soho senza memoria”.
Douglas Mackinnon ha aggiunto:
“Portare Good Omens nella mia patria in Scozia per girare
una seconda stagione è per me un sogno che si realizza. E con
Michael Sheen e David Tennant nuovamente nei ruoli di Azraphel e
Crowley abbiamo realmente un angelo e un demone al nostro
fianco”.
Rob Wilkins ha affermato: “Terry e
Neil hanno sempre saputo che Crowley e Azraphel non erano
personaggi da una storia sola e hanno per lungo tempo nutrito piani
per ampliare le loro avventure. Le strabilianti performance di
David e Michael l’hanno fatta diventare una vera necessità. Terry
sarebbe stato certamente molto felice di come hanno dato vita ai
suoi personaggi, e entusiasta, come lo sono io ora, che una seconda
stagione sia in lavorazione”.
Michael Sheen ha
dichiarato: “Personalmente sono contrario, ma il mondo non si
salverà da solo, no? Se David e io riusciremo a non cavarcela
troppo male, questa potrebbe essere anche la volta buona che
riusciamo a concludere il lavoro”.
David Tennant ha aggiunto: “Il ritorno di
Good Omens è una fantastica notizia per me, poiché avrò
nuovamente l’occasione di lavorare con Michael e di pronunciare le
fantastiche parole di Neil. È forse una peggiore notizia per
l’universo dato che molto probabilmente significa che ci sarà una
nuova minaccia per l’esistenza con cui fare i conti, ma, si sa, un
po’ si perde un po’ si vince”.
Good Omens ha debuttato in tutto il mondo su Prime
Video come limited series nel maggio del 2019 ed è basata
sul romanzo del 1990, Good Omens: The Nice and Accurate
Prophecies of Agnes Nutter, Witch, di Terry Pratchett e Neil
Gaiman. La prima stagione, vincitrice di un Hugo Award e molto
apprezzata da milioni di fan appassionati in tutto il mondo, vede
nel cast Michael Sheen, David Tennant, Jon Hamm, Nick Offerman,
Jack Whitehall, Miranda Richardson, Adria Arjona, Michael McKean,
Anna Maxwell Martin, Mireille Enos, e molti altri.
Con questo annuncio, gli Amazon
Studios confermano la loro intesa con Gaiman, con il quale hanno
stretto un overall deal.
Rachel Weisz è una
di quelle attrici che ha contribuito a cambiare il volto del cinema
degli ultimi anni grazie alle sue fantastiche interpretazioni.
L’attrice ha dimostrato sin da
subito di essere un’attrice in gamba e di saper scegliere i ruoli
migliori per valorizzare il suo talento, entrando subito nel cuore
degli spettatori in tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Rachel Weisz.
Rachel Weisz film
1. I film e la
carriera. La carriera cinematografica dell’attrice è
iniziata nel 2994, quando appare sul grande schermo nel film
Death Machine, per poi proseguire con Io ballo da
sola (1996), Reazione a catena (1996), Lo
straniero che venne dal mare (1997), La mummia
(1999), Sunshine (1999), Beautiful Creatures
(2000) e La mummia – Il ritorno (2001). In seguito, recita
in About a Boy – Un ragazzo (2003), Constantine (2005), Fred Claus – Un fratello sotto
l’albero (2007), Certamente, forse (2008),
Amabili resti (2009) e Dream House (2011). Tra i suoi ultimi film, vi sono
Il grande e potente Oz (2013), The Lobster (2015), Youth – La giovinezza (2015), La luce sugli oceani (2016), Rachel (2017), Disobedience (2017), Il
mistero di Donald C. (2018) e La favorita (2018).
Nel 2021 sarà al cinema nel panni di
Melina Vostokoff al fianco di Scarlett Johansson nell’attesissimo film
Black Widow, rimandato più volte a causa dell’emergenza
sanitaria che ha colpito il mondo.
2. Ha lavorato in numerose
serie tv. Oltre che prestare la propria attività di
attrice per il cinema, l’attrice ha lavorato spesso anche in
prodotti per il piccolo schermo. Infatti, ha debuttato nel mondo
della recitazione grazie alla serie The Advocates nel
1992, per poi proseguire con serie come Ispettore Morse
(1993), Sweating Bullets (1993) e Screen Two
(1994). Inoltre, ha preso parte in diversi film per la televisione,
come White Goods (1994), My Summer with Des
(1998) e Page Eight (2011).
3. È anche doppiatrice,
produttrice, regista e sceneggiatrice. Nel corso della sua
carriera, l’attrice ha sperimentato diversi ambiti del cinema.
Infatti, ha vestito i panni della doppiatrice, prestando la propria
voce per il film Eragon (2006) e per la serie I
Simpson (2010). In quanto produttrice, invece, ha partecipato
alla realizzazione dei film The Shape of Things (2003),
Radiator (2014) e Disobendience. Inoltre, è stata
regista e sceneggiatrice del corto The Thief (2010).
Rachel Weisz marito
4. È sposata da qualche
anno. L’attrice si è sposata nel 2011 con il collega
Daniel Craig. I due si erano conosciuti un
anno prima sul set di Dream House e da quel momento hanno
deciso di frequentarsi, fino ad arrivare al matrimonio e non subire
nessun tipo di crisi.
5. Ha avuto una storia con
un regista. L’attrice ha avuto una lunga storia con il
regista Darren Aronofsky. I due, infatti, si sono
fidanzati tra il 2001 e il 2002 e sono rimasti insieme per ben 8
anni, fino al 2010. Dopo la loro separazione i due sono rimasti in
buoni rapporti.
Rachel Weisz figli
6. È madre di due
figli. L’attrice ha avuto due figli da due compagni
diversi: infatti, il 31 maggio del 2006 è nato Henry
Chance, figlio dell’allora compagno Darren Aronofsky,
mentre il primo di settembre del 2018 ha dato alla luce una figlia
avuta dal marito Daniel Craig.
Rachel Weisz La mummia
7. Non ha visto questo film
come un horror. L’attrice ha dichiarato di non essere una
grande fan dei film horror, ma di non far rientrare questo film
nella stessa categoria. Come ha detto in un’intervista, “è un
hokum, un mondo di fumetti”.
Rachel Weisz La favorita
8. È la seconda
collaborazione con il regista e la collega. Con questo
film, l’attrice ha lavorato per la seconda volta con il regista,
Yorgors Lanthimos, e con la collega Olivia Colman. I tre, infatti,
avevano già lavorato insieme in The Lobster.
9. Ha paragonato il film ad
una pellicola del passato. Secondo l’attrice, il film è
“come una Eva contro Eva (1950) più divertente e motivata
dal sesso.
Rachel Weisz: età e altezza
10. Rachel Weisz è nata il 7
marzo del 1970 a Westminster, Londra, e la sua altezza
complessiva corrisponde a 168 centimetri.
L’attore americano Ron Perlman presterà la sua voce a
Optimus Primal nel nuovo capitolo della saga del
franchise Hasbro Transformers intitolato, Transformers: Il risveglio. Perlman noto per
aver doppiato innumerevoli videogame tra cui Halo,
Fallout, Call of Duty e
Turok, ha dichiarato di essere orgoglioso di
interpretare questo guerriero coraggioso e onorevole che getterà le
basi per un nuovi mondi da esplorare. Transformers: Rise of
the Beasts dovrebbe offrire molti nuovi colpi di
scena raccontando una storia ambientata nel 1994 a Brooklyn e in
Perù. Le scene girate in Perù dovrebbero essere di particolare
interesse approfondendo una sorta di connessione tra Inca e i
Transformers
.
Maximal contro Predator: ecco chi
è Optimus Primal e i chi sono i Biocombat
Optimus Primal,
discendente dell’attuale Optimus Prime, è il
capitano di una nave Maximal da esplorazione e
assieme al suo equipaggio finisce fuori rotta durante un
inseguimento di una nave Predacon, atterrando su
un pianeta sconosciuto. I Maximal, con l’appoggio degli Autobot non
ancora senzienti dovranno impedire ai Predacon di aiutare
Decepticon. A differenza dei classici Transfomers visti fino ad ora
che si trasformavano in veicoli, questi Biocombat assumono le
sembianze di mammiferi, uccelli e pesci mentre i loro acerrimi
nemici si trasformano in invertebrati e rettili. Dopo il grande
successo televisivo dei Transformers negli anni 80, nel 1997 in
italia andò in onda Rombi di tuono e cieli di fuoco per i Biocombat
(Beast Wars – Transformers).
Il nuovo Transformers: Rise of the
Beasts arriverà al cinema nel 2022
In Transformers: Il risveglio Anthony Ramos
(Hamilton, In the Heights) e Dominique Fishback (Project Power,
Judas and the Black Messiah) saranno i protagonisti umani del film.
Ramos interpreterà un ex militare di nome Noah, mentre Fishback
interpreterà Elena, una ricercatrice di musei. Il film uscirà nelle
sale americane il 24 giugno 2022. Le riprese sono ufficialmente
partite. In Italia il titolo ufficiale sarà Transformers: Il
risveglio.
Alexei Shostakov, meglio conosciuto
come Red Guardian, è l’equivalente dell’Unione
Sovietica di Captain America. Il personaggio debutterà nel MCU, interpretato da David Harbour, nell’attesissimo Black
Widow. Resta da capire in che modo verrà ritratto
esattamente Shostakov nel film, dal momento che il personaggio ha
una storia molto lunga da cui poter attingere. Nell’attesa,
Screen Rant ha raccolto 10 cose che solo i fan dei fumetti
conoscono su Red Guardian:
Un legame con il Soldato d’Inverno
Come rivelato in “Captain
America Vol. 5”, Alexei Shostakov è rimasto orfano da adolescente
quando i suoi genitori sono stati uccisi durante una campagna
nazista in Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la
morte dei suoi genitori, un giovane Alexei fu accolto dall’alto
ufficiale sovietico Vasily Karpov, che dopo la guerra sarebbe
diventato il capo del segreto programma di sviluppo del
super-soldato ad opera del KGB, Dipartimento X.
Nello stesso periodo in cui Alexei
veniva addestrato sotto Karpov e il KGB per diventare il futuro
Guardiano Rosso, il Dipartimento X stava iniziando il
condizionamento mentale che avrebbe trasformato l’ex amico di
Captain America, Bucky Barnes, nel micidiale Soldato d’Inverno,
un’operazione supervisionata anche dal padre surrogato di
Alexei.
Pilota esperto
Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, il
giovane Alexei, subito dopo aver raggiunto l’età adulta, si arruolò
nell’esercito sovietico. Lì, ha dimostrato di possedere una
straordinaria attitudine aerea, diventando rapidamente uno dei
piloti da combattimento più decorati della Russia.
A causa di questa capacità, dopo la
guerra, Alexei fu selezionato per collaudare alcuni degli aerei più
sperimentali e potenzialmente pericolosi dell’URSS. La successiva
fama e la decorata carriera di combattente che si estendeva fino ai
primi giorni della guerra di Corea, avrebbero portato alla sua
selezione quando il presidente sovietico Krusciov era determinato a
creare la controparte russa di Captain America.
Non è un super-soldato
Nonostante fosse addestrato ed equipaggiato
per operare come la versione sovietica di Captain America, a
Shostakov non fu mai data alcun Siero del supersoldato, poiché i
russi non avevano ottenuto con successo né la versione americana né
quella nazista della formula esistente all’epoca.
Piuttosto, Alexei è stato condizionato a
raggiungere il massimo delle prestazioni umane dal KGB, basandosi
sulla sua visione perfetta, sui riflessi sopra la media e sulla
naturale attitudine alla consapevolezza spaziale che aveva già
mostrato durante la sua carriera di pilota. Dopo aver padroneggiato
diversi stili di combattimento proveniente da tutto il mondo,
Shostakov sarebbe diventato l’approssimazione più vicina possibile
all’eroe americano, senza mai essere esposto alla leggendaria
sostanza che migliora le prestazioni e che potenzia le
ispirazioni.
Ha
combattuto contro Captain America e ha perso
Mentre la cronologia del
MCU rende improbabile che la loro
versione di Alexei Shostakov abbia avuto contatti precedenti con
Steve Rogers, la sua controparte dei fumetti lo ha sicuramente
fatto. In effetti, la primissima apparizione in un fumetto
pubblicato di Shostakov lo ha portato a scontrarsi direttamente con
i Vendicatori e il loro leader, Captain America.
Eccitato dalla tanto attesa opportunità di sconfiggere la sua
controparte in un combattimento, Alexei, come Red Guardian, ha
affrontato Steve Rogers. Battuto dal suo equivalente americano,
Alexei si sarebbe successivamente rivoltato contro i suoi partner
comunisti, sacrificandosi per salvare gli eroi quando i suoi
associati tentarono di eliminarli con mezzi subdoli prevedibilmente
malvagi.
Ronin
Anni dopo che era stato dato per morto dopo il suo incontro
iniziale con Captain America e gli Avengers, Alexei Shostakov è
tornato: era infatti vivo e in perfetta salute nella miniserie
“Widowmaker” del 2010. Avendo abbandonato il suo ruolo originale di
Red Guardian, Shostakov ora operava come la versione più recente di
Ronin, un’identità che era stata precedentemente utilizzata
dall’Avenger Occhio di Falco, tra gli altri.
Nei
panni di Ronin, Shostakov ha evitato qualsiasi parvenza del suo
precedente eroismo intrinseco, diventando il leader
dell’organizzazione criminale organizzata The Dark Ocean Society e
mettendo a punto un complicato complotto per distruggere i
Vendicatori che credeva lo avessero lasciato per morto in
passato.
Centenario
Mentre la timeline
dell’universo dei fumetti Marvel spesso rende quasi
impossibile determinare l’età esatta di qualsiasi personaggio, la
storia di Alexei Shostakov consente tuttavia di fare alcune
ipotesi. Considerando la sua storia come adolescente orfano
trasformato in pilota di caccia durante le fasi finali della
Seconda Guerra Mondiale, si può dedurre che Shostakov avesse almeno
18 anni intorno al 1944/45. Ciò si allinea con la sua
rappresentazione di uomo più o meno di 20 anni durante il
coinvolgimento della Russia nella guerra di Corea, iniziata nel
1950.
Con questo lasso di tempo stabilito
come canonico, si può presumere che Shostakov oggi debba avere
quasi 100 anni, solo leggermente più giovane dello stesso Captain
America. Anche se il catalizzatore per la sua capacità di mantenere
questa giovinezza deve ancora essere rivelato, gli stretti legami
di Alexei con il progetto Winter Soldier, che ha notevolmente
esteso la durata della vita dell’agente americano Bucky Barnes
catturato durante la Seconda Guerra Mondiale, aprono a molteplici
possibili spiegazioni.
La Guardia d’Inverno
Nei moderni fumetti
Marvel, La Guardia d’Inverno è nota
per essere la versione russa degli Avengers, spesso guidata dalla
loro controparte di Captain America, ossia Red Guardian. Nonostante
questa ovvia connessione ed essendo ritratto come il loro leader in
vari media correlati (tra cui le serie animate), Alexei Shostakov
nei fumetti in realtà non è mai stato associato alla squadra.
Invece, la prima incarnazione della versione
dei fumetti della Guardia d’Inverno è stata guidata da Josef
Petkus, un soldato russo a cui è stata data l’identità di Red
Guardian anni dopo la presunta morte in combattimento di Shostakov.
In qualità di Avengers della Russia, la Guardia d’Inverno ha
vantato l’appartenenza di importanti eroi Marvel come Stella Nera, Dinamo
Cremisi e Ursa Major.
Non il primo…
Nonostante sia stato il primo ad assumere
l’identità di Red Guardian nei fumetti, retcon futuri avrebbero
stabilito che, in realtà, Alexei Shostakov non era il primo vero
possessore del mantello del Guardiano Rosso dell’Unione
Sovietica.
Come rivelato nel “Namor Annual” del 1991,
questo titolo appartiene invece ad Aleksey Lebedev, un soldato
russo ispirato a Captain America che ha combattuto al fianco di
Rogers e degli eroi alleati, gli Invasori, durante la Seconda
Guerra Mondiale. Lebedev, sfortunatamente, sarebbe stato
successivamente giustiziato durante le purghe sovietiche degli anni
’50, quando si oppose pubblicamente ai metodi utilizzati
dall’esercito russo per creare alla fine il suo successore come Red
Guardian, ossia proprio Shostakov.
… ma neanche l’ultimo
Dal momento che c’è stato
almeno un Guardiano Rosso prima di Shostakov, è stato altrettanto
confermato che ce ne sono stati anche altri dopo di lui. Quello di
Red Guardian è considerato un ruolo importante tra gli eroi
nazionalizzati della Russia ed è stato successivamente ricoperto da
almeno altri cinque agenti dopo il mandato di Shostakov e
Lebedev.
Tra questi figura anche la
dottoressa Tania Belinsky, un neurochirurgo che in seguito si
sarebbe unito ai Defenders, ma anche Nikolai Krylenko, l’attuale
Guardiano Rosso e fratello del membro fondatore dei Champions e
agente della Guardia d’Inverno Laynia Petrovna, eroe meglio
conosciuto come Darkstar.
Marito di una Vedova
In un momento culminante
durante il suo incontro iniziale con i Vendicatori, il Guardiano
Rosso si è tolto la maschera, rivelando la sua identità di Alexei
Shostakov, che Natasha Romanoff, la Vedova Nera dei Vendicatori, ha
immediatamente riconosciuto come suo marito perduto da tempo.
Quando è stato selezionato per
diventare Red Guardian, il KGB ha simulato la morte di Alexei
fingendo un volo di prova andato storto, vietandogli
successivamente qualsiasi contatto con i suoi ex soci all’inizio
del suo addestramento. Sconvolta e alla ricerca di un modo per
onorare l’eroica eredità del suo “defunto marito”, Natasha sarebbe
poi entrata lei stessa nel KGB, dove è stata reclutata nel nascente
programma della Stanza Rossa, che alla fine l’ha trasformata nella
super-spia e nella futura Vedova Nera.
Netflix ha diffuso il trailer di
Fear
Street Parte 1: 1994, il primo film della trilogia
horror originale Netflix in arrivo a Luglio.
La trilogia inizia a Shadyside nel
1994. Nel 1994 un gruppo di adolescenti scopre che gli eventi
spaventosi che terrorizzano da generazioni la loro città potrebbero
essere tutti collegati… e che forse saranno proprio loro le
prossime vittime. La trilogia segue l’incubo nella sinistra storia
di Shadyside ed è tratta dalla serie horror bestseller di R. L.
Stine. Guarda la trilogia di Fear Street solo su Netflix questo
luglio.
L’interprete di Star Lord ha
confermato che le riprese partiranno entro la fine dell’anno:
“Cominceremo a girare alla fine di quest’anno e continueremo
fino all’inizio del prossimo, quasi sicuramente da novembre ad
aprile”. Parlando poi della sceneggiatura del film, ha
aggiunto: “Lo script è stato realizzato anni fa perché dovevamo
girarlo anni fa. Poi, a causa di eventi imprevisti e a causa della
pandemia… Davvero, neanche ricordo tutto quello che è accaduto. Il
fatto è che non l’abbiamo più girato quando avremmo dovuto e
adesso, grazie a Dio, lo gireremo. Sarà diretto da James
Gunn e sarà una figata pazzesca!”
Gli “eventi imprevisti” a cui ha
fatto riferimento Pratt si riferiscono, ovviamente, al
licenziamento di Gunn dalla Disney e al successivo reintegro del
regista. Quest’ultimo ha più volte spiegato che, nonostante tutte
le vicissitudini che hanno caratterizzato la pre-produzione del
film, la sceneggiatura non ha mai subito cambiamenti significativi
dalla prima stesura originale.
Il personaggio di
Abominio farà il suo ritorno nel MCU grazie a Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, ma
con un aspetto decisamente più evoluto rispetto alla sua ultima
apparizione. Sebbene non ci siano più stati film dedicati a Hulk
dall’uscita, nel 2008, de L’incredibile Hulk con
Edward Norton, ciò non ha impedito al MCU di utilizzare i personaggi
apparsi in quel film nel corso degli anni.
Mentre
Mark Ruffalo ha poi assunto il ruolo di Bruce Banner, in
diversi film abbiamo rivisto, ad esempio, Thunderbolt Ross,
interpretato da
William Hurt. Tuttavia, uno dei personaggi principali che non è
mai più tornato è stato proprio Emil Blonsky, ossia Abominio.
Sappiamo che il villain interpretato da Tim Roth tornerà ufficialmente nella serie
She-Hulk,
ma ora abbiamo la conferma che lo vedremo prima del debutto di
quello show. Il trailer ufficiale di
Shang-Chi diffuso online la scorsa settimana,
infatti, si è concluso con una breve ma importantissima scena, in
cui appare – appunto – Abominio, che in precedenza non era stato
annunciato in nessuno dei titoli della Fase 4 (in riferimento al
grande schermo, ovviamente).
Mentre Shang-Chi e Katy osservano un
torneo di combattimenti sotterranei, vediamo Abominio sfidarsi con
quello che sembra essere a tutti gli effetti Wong, il fedele
braccio destro di Doctor Strange. Non è chiaro, ad oggi, se a
tornare nei panni del personaggio sia stato effettivamente Roth o
se la produzione abbia utilizzato uno stuntman, né sappiamo se il
personaggio avrà un effettivo ruolo all’interno della storia o se
la sua presenza sarà relegata esclusivamente a quel breve momento
anticipato nel trailer, che probabilmente preparerà il terreno al
ritorno di Roth in She-Hulk.
Tuttavia, dal trailer di
Shang-Chi è chiaro che Abominio non è lo stesso
personaggio che abbiamo visto ne L’incredibile Hulk. Dato
che sono passati più di 10 anni dall’ultimo di quel film, è
naturale che sia cambiato. Visivamente, Abominio sembra ora molto
più fedele alla sua controparte fumettistica rispetto a quanto
abbiamo visto nel film di Louis Leterrier. Anche se il personaggio
mantiene le stesse dimensioni, i tratti del viso si sono evoluti
rispetto alla versione del 2008. L’ultima volta che i fan hanno
visto Abominio, Emil si era appena trasformato nella bestia, ma
sembra essere mutato ulteriormente in base al trailer di
Shang-Chi.
La serie She-Hulk spiegherà
l’evoluzione del design di Abominio?
Qualcosa che mancava alla prima
versione del cattivo erano le sue orecchie alettate, ma a giudicare
dal trailer del cinecomic con Simu Liu sembra che i Marvel Studios abbiano rimediato a questo
errore e realizzato una versione del cattivo più vicina al
materiale originale. Anche se Emil è un umano mutato, il design del
2008 presentava un design del viso troppo vicino a quello di una
qualsiasi persona, soprattutto l’area attorno alla bocca. Le
immagini del trailer fanno sembrare questa nuova versione di
Abominio molto più equilibrata rispetto alla precedente. Se
Abominio avrà soltanto un cameo in
Shang-Chi, la speranza è che sia la serie She-Hulk a
spiegare quest’evoluzione in termini di look.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Creato dalla mente dello scrittore
Ian Fleming nel 1953, il personaggio di James Bond, apparso per la prima volta come
protagonista di un libro, è diventato uno dei più iconici della
storia del cinema, interpretato da ben sette attori differenti nel
corso degli anni.
Tra questi, c’è stato anche Pierce Brosnan, erede di Timothy Dalton, che
ha interpretato 007 dal 1995 al 2002, precisamente in
GoldenEye, Il domani non muore mai, Il mondo
non basta e La morte può attendere. Sebbene l’attore
abbia avuto successo anche grazie ad altri generi cinematografici e
ad altri ruoli, il fandom di 007 brama ancora la sua opinione in
merito a tutto ciò che riguarda Bond, soprattutto in merito a chi
sarebbe, dal suo punto di vista, il candidato ideale per sostituire
l’attuale Bond in carica, ossia Daniel Craig.
Durante la promozione del suo nuovo
film False Positive, Brosnan ha discusso la questione con
People, rivelando che sono ben due i nomi che gli vengono in
mente quando si tratta di riflettere sulla prossima incarnazione
dell’agente: “Mi viene in mente Idris Elba. Ha una presenza
scenica davvero potente e una tensione vocale senza precedenti.
Sarebbe magnifico. E poi ci sarebbe anche Tom Hardy, che può fare
davvero grandi cose. Entrambi possono farle, in realtà. Daniel ha
lasciato un’impronta davvero indelebile, e quindi ora c’è la
possibilità di andare avanti percorrendo nuove strade.”
Ricordiamo che Daniel Craig vestirà per l’ultima volta i
panni di
James Bond in No Time to
Die, che sarà diretto e co-scritto da Cary
Fukunaga e interpretato, tra gli altri, anche da
Rami Malek, Léa Seydoux, Christoph Waltz, Lashana
Lynch e Ana de Armas. Il film,
posticipato innumerevoli volte a causa della pandemia di
Coronavirus, arriverà nelle sale italiane il prossimo 30
settembre.
Scarlett
Johansson ha detto che lasciarsi alle spalle il ruolo
di Natasha Romanoff dopo aver recitato in Black Widow è stata una
sensazione “dolceamara”. La Johansson è stata ospite dello
show Good Morning America della ABC (via CBR)
per promuovere il film di Cate Shortland e ha
parlato dell’addio al personaggio che ha interpretato nel MCU per oltre un decennio.
“Penso che sia dolceamaro. Ho
trascorso un decennio incredibile lavorando con la mia famiglia
Marvel. Mi mancherà non vederli
ogni 18 mesi o due anni, come quel tipo di milestone che attendi
sempre con impazienza”, ha detto l’attrice. “Ma sono
davvero orgogliosa di questo film e penso che sia fantastico
concludere in bellezza. Questo film è molto diverso da qualsiasi
altro film Marvel che abbiamo fatto finora,
quindi sì… come ho già detto, è una sensazione
dolceamara.”
Black Widow, che arriverà
nelle sale il 7 luglio e su Disney+, con Accesso Vip, il 9 luglio,
arriva dopo una serie di innumerevoli rinvii a causa della pandemia
di Coronavirus. Il film può considerarsi a tutti gli effetti come
il capitolo finale della storia di Natasha Romanoff, ambientato
dopo gli eventi di Captain
America: Civil War.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
L’attore Doug Jones, noto soprattutto per le sue
partecipazioni a film fantasy, horror e sci-fi, ha interpretato
Silver Surfer ne I
Fantastici 4 e Silver Surfer del 2007. Di recente,
l’attore ha condiviso via
Twitter uno scatto inedito dal backstage del film, attraverso
cui ha confermato che il personaggio non prese vita esclusivamente
grazie alla CGI.
Nella didascalia che ha accompagnato
lo scatto, Jones ha scritto: “Se pensavate che il mio Silver
Surfer da I Fantastici 4 e Silver Surfer fosse solo CGI,
questa foto dal backstage delle riprese, scattata 15 anni fa,
dimostra il contrario. I miglioramenti in CGI furono aggiunti in
post-produzione.”
Lo scorso aprile, il regista
Adam McKay – noto per aver
diretto La grande
scommessa, Vice –
L’uomo nell’ombra e l’attesissimo Don’t Look
Up – aveva rivelato di essere ancora interessato a
realizzare un film interamente dedicato a Silver Surfer. A tal
proposito, aveva spiegato: “Silver Surfer è stato
complicato.C’era qualcosa al riguardo, perché l’abbiamo
approfondito un paio di anni fa. Poi qualcosa si è intromesso nel
processo. Potrei ricordare male, ma c’era un motivo per cui alla
fine non se n’è fatto nulla… forse qualcun altro ci stava già
lavorando. Sarebbe molto facile, adesso, usare la sua storia per
creare una sorta di allegoria ambientale. Penso che potrebbe essere
un film incredibile. Visivamente parlando, potrebbe essere il film
Marvel più sbalorditivo che sia mai
stato realizzato. Non ho perso interesse nel progetto. In effetti,
ora che me lo dici, forse farò una telefonata e cercherò di capire
cosa sta succedendo…”
Il futuro de I Fantastici 4 sul
grande schermo
A proposito de I
Fantastici 4, dopo il due film usciti rispettivamente
nel 2005 e 2007 (entrambi
diretti da Tim Story) e dopo il disastroso reboot del
2005 di Josh Trank, ricordiamo che i Marvel Studios, dopo l’acquisizione di Fox da
parte di Disney, hanno ufficialmente messo in cantiere un nuovo
film dedicato alla prima grande famiglia Marvel, che sarà diretto
da Jon
Watts, regista della saga
di Spider-Man con Tom
Holland.
L’attore danese, visto di recente
in Un altro giro di
Thomas Vinterberg (premiato con l’Oscar al miglior film
straniero), ha raccontato che il processo di casting è stato
abbastanza frettoloso, poiché la Warner Bros. aveva bisogno
nell’immediato di un sostituto di Depp. Mikkelsen ha spiegato che
non era a conoscenza dei motivi per cui il collega fosse stato
allontanato dal film e, soprattutto, se questi potessero ritenersi
“validi”. Ha poi ammesso che gli sarebbe piaciuto discutere con lui
del personaggio, ma semplicemente non lo conosceva abbastanza bene
per poterlo fare.
“Non so cosa sia successo nella
sua vita privata e non so se sia stato giusto che abbia perso il
lavoro. Sapevo soltanto che dovevano andare avanti”, ha
spiegato Mads Mikkelsen. “Mi sarebbe piaciuto
parlare con lui del ruolo se ne avessi avuto la possibilità, ma
semplicemente non lo conosco così bene. Mi hanno chiamato e avevano
una certa fretta… ho amato la sceneggiatura e così ho accettato. So
che la vicenda è stata controversa per molte persone, ma spesso le
cose vanno in questo modo.”
Poi ha aggiunto: “Non ho mai
voluto copiare quello che ha fatto Johnny. Lui è un attore
magistrale, quindi copiarlo sarebbe stato un suicidio creativo.
Dovevo pensare a come fare mio il personaggio e al tempo stesso
creare una sorta di ponte tra le nostre due interpretazioni. Il mio
approccio è stato diverso e anche il look è un tantino diverso.
Tuttavia, dovrete aspettare l’uscita del film il prossimo anno per
scoprirlo.”
Lionsgate svela la
prima foto dal set di John Wick 4, nei cinema il
prossimo maggio. Keanu Reeves torna a vestire i panni del
killer in abito scuro più ricercato di sempre, assetato di vendetta
per il tradimento dell’amico Winston e con l’obbiettivo di
smantellare la Gran Tavola.
L’uscita del quarto capitolo era
già stata confermata durante le riprese di John Wick 3, ma sfortunatamente per via della
pandemia di COVID-19 e degli impegni di Stahelski nel lavorare con
Lana Wachowski su The Matrix
4 ha costretto i produttori a far slittare di un’anno il
rilascio nelle sale cinematografiche. Le riprese partiranno a
giugno e attraverseranno il mondo da Berlino a Parigi fino in
Giappone. Non molto possiamo ipotizzare da questa foto, ma è
interessante notare che il logo sulla sedia manca la parola
“Capitolo”, cosa che invece nei film precedenti c’era.
John Wick un successo
inaspettato
L’universo “John
Wick” è destinato a espandersi dopo il grande successo riscosso
con la prima apparizione nel 2014, arriva così la conferma di un
quinto film e uno spin-off intitolato
Ballerina. Pensate che con il primo film
ha totalizzato a livello mondiale 89 milioni di dollari, con il
secondo capitolo è riuscito a raddoppiare le cifre al botteghino
arrivando a 170 milioni e ha concluso con John Wick 3 Parabellum con 76 milioni di dollari in solo
una settimana. Ora si pensa già a una serie televisiva di tre
episodi incentrata sul The Continental ambientata negli anni
’70.
John
Wick 4, il film
John Wick
4 uscirà al cinema giovedì il 27 maggio 2022.
Distribuito da Warner Bros. Pictures.
Le riprese di Aquaman 2: The Lost Kingdom sono iniziate, e a
confermarcelo è una foto postata dallo stesso regista James
Wan sul suo profilo instagram. Il secondo capitolo del
cinecomic targato Dc comics proseguirà la storia di Arthur re di
Atlantide interpretato da Jason Momoa assieme all’intero cast originale:
Amber Heard, che tornerà nei i panni di Mera,
Dolph Lundgren che sarà il padre di
Mera, e poi ci sarà ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di
Black Manta che abbiamo visto riapparire nella
scena post-credit del primo film su Aquaman.
Le riprese del film che dovevano
partire a luglio nel Regno Unito, sembrano essere state anticipate
ed è apparso questo emblematico titolo: Necrus. E’
evidente il collegamento alla città sottomarina dei fumetti DC
Comics, che secondo la mitologia, esiste solo per brevi
intervalli di tempo e non rimane mai nello stesso luogo. Che sia
questo il regno perduto?
Aquaman 2 uscirà al
cinema il 15 dicembre 2022 distribuito da
Warner Bros Italia. Vi ricordiamo
che Jason
Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe nel
sequel di Aquaman,
film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo
cinematografico DC. Diverse fonti fanno sapere che gli studios
vorrebbero riportare James Wan dietro la macchina da presa
per Aquaman 2 ad una
condizione: che sia lui a scegliere il gruppo di sceneggiatori e a
seguire da vicino il processo di sviluppo.
Ormai affermatosi come uno dei nomi
più importanti e originali del nuovo cinema canadese e
internazionale, il regista Xavier Dolan ha diretto
nel 2013 il suo primo film non nato da una sua idea originale. Se
J’ai tué ma mère,
Les Amours Imaginaires
e Laurence Anyways erano
frutto di suoi soggetti, per Tom à la ferme (qui la recensione) egli ha
invece tratto spunto dall’omonima opera teatrale scritta da
Michel Marc Bouchard. Nonostante ciò, egli ha
comunque dato vita a tutti i suo interessi come autore, dalla
ricerca della propria identità alla fuga dagli opprimenti dettami
borghesi. Tutto ciò contenuto all’interno di un’opera che nel suo
indagare l’animo umano si fa racconto universale.
Scritto insieme allo stesso
Bouchard, il film ha visto, rispetto al testo teatrale,
l’introduzione di più personaggi e ambientazioni. Ciò ha permesso
di ampliare la portata del racconto e il passato dei protagonisti.
La volontà di dar vita a questo racconto nasce anche dal desiderio
di Dolan di distaccarsi da quanto fino a quel momento prodotto. Se
i tre precedenti film narravano di amori impossibili, con Tom à
la ferme egli vira su un thriller psicologico intriso di
violenza e brutalità, le quali nascondono ovviamente sentimenti e
motivazioni particolarmente profondi. Attraverso la composizione
delle inquadrature, i colori e le scelte di fotografia, egli dà
così vita ad un nuovo racconto che scava in tutto ciò.
Presentato, a differenza dei suoi
precedenti film, non al Festival
di Cannes ma a quello di Venezia, il nuovo film di Dolan è
stato accolto da grandi apprezzamenti di critica e pubblico. Ad
oggi, si tratta di uno dei film più complessi e conturbanti del
giovane regista, sempre più riconosciuto per il suo talento. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Tom à la ferme: la trama del film
Protagonista del film è Tom, un
giovane editor pubblicitario di Montréal. La sua vita viene
improvvisamente scossa dalla morte per un tragico incidente del suo
amante Guillaume. Deciso a dare un estremo
saluto al ragazzo, Tom intraprende un viaggio per recarsi nella
campagna dove egli viveva, partecipando così al funerale di quello
che era stato il suo grande amore. Una volta sul luogo, però, si
imbatte in una comunità particolarmente chiusa, tanto
geograficamente quanto mentalmente. In particolare, Tom rimane
scioccato nello scoprire che nessuno sappia di lui e
dell’omosessualità di Guillaume.
Nessuno ad eccezione del fratello
di quest’ultimo, Francis, che avvicinatosi a Tom
gli impone violentemente il silenzio. Tom è così costretto a
presentarsi come un semplice amico, ignaro che la sua presenza lì
sarà ben più che breve. La madre di Guillaume e Francis,
Agathe, lo invita infatti a rimanere da loro per
qualche giorno. Un invito che invece Francis applica con la forza.
Tom si ritrova ben presto intrappolato in un contesto dal quale
sembra impossibile scappare. Più il difficile rapporto con Francis
si fa intenso, più Tom inizia però a provare dei sentimenti per il
ragazzo, cosa che lo metterà in serio pericolo.
Tom à la ferme: il cast del film
Ad interpretare il protagonista,
Tom, vi è lo stesso Xavier Dolan, che torna a
recitare per sé stesso dopo il non averlo fatto per il suo
precedente film. Per assumere i panni del personaggio, egli decise
inoltre di assegnare a questo una serie di colori dominanti, che
potessero farlo confondere con quelli degli ambienti in cui si
svolge la storia. Per questo, motivo, Dolan si tinse i capelli di
un biondo dorato simile a quello che si ritrova nei campi di grano
visibili nel film. Il personaggio di Guillaume, invece, non compare
nel testo teatrale. Per il film, invece, questo è stato introdotto
brevemente grazie ad alcuni flashback. Ad interpretarlo vi è
l’attore statunitense Caleb Landry Jones, visto
anche in Get Out e Tre manifesti a Ebbing,
Missouri.
Per il ruolo di Agathe, la madre di
Guillaume e Francis, egli ha poi scelto l’attrice Lise
Roy, la quale aveva già interpretato il personaggio per la
rappresentazione teatrale della storia. Dolan era infatti rimasto
impressionato dall’interpretazione di lei dopo averla vista sul
palcoscenico. L’attore Pierre-Yves Cardinal è
invece il violento Francis. Questi si era già reso celebre grazie
al film di Denis VilleneuvePolytechnique, ed ha poi recitato anche in Mommy,
successivo film di Dolan. Per la sua interpretazione in Tom à
la ferme è stato anche cadidato come miglior attore in un
ruolo secondario ai Canadian Screen Awards. Infine, l’attrice
Évelyne Brochu compare nei panni di Sarah, la
ragazza che Guillaume spacciava per sua fidanzata.
Tom à la ferme: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Tom à la
ferme è infatti disponibile nel catalogo di
Chilie Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente,
in prima TV assoluta, nel palinsesto
televisivo di lunedì 28 giugno alle
ore 21:15 sul canale Cielo.
A lungo nota principalmente per i
suoi ruoli televisivi, l’attrice Regina King si è
negli ultimi anni riaffermata come una delle interpreti più
talentuose della sua generazione. Grazie ad una serie di ruoli
importanti, si è così non solo consacrata a livello internazionale,
ma è anche uno dei nomi di punta di cui con molta probabilità si
parlerà di più nei prossimi anni. Capace di spaziare tra generi
diversi e dare vita a personaggi sempre inediti, la King ha poi
dimostrato abilità di ogni tipo, non limitandosi alla sola
recitazione.
Ecco 10 cose che non sai di Regina King.
Regina King: i suoi film e le serie TV
1. È nota per i suoi tanti
film. La King inizia a recitare per il cinema nel 1991 per
Boyz n the Hood. Successivamente compare in celebri film
come Jerry Maguire (1996), Nemico pubblico
(1998), L’asilo dei papà (2003), Una bionda in
carriera (2003), Ray (2004), con JamieFoxx, Miss F.B.I. – Infiltrata
speciale (2005), Year of the Dog (2007) e
Matrimonio in famiglia (2010). Dopo un’assenza dal grande
schermo di otto anni, vi torna recitando in Se la strada potesse
parlare (2018), grazie al quale ottiene popolarità
internazionale. Prossimamente l’attrice sarà protagonista del film
wester The Harder They Fall, atteso per il 2021 e dove
recita accanto a Zazie Beetz e
Idris Elba.
2. Ha recitato in diverse
celebri serie. L’attrice inizia la propria carriera grazie
alla serie 227, dove recita dal 1985 al 1990.
Successivamente, ottiene nuovi ruoli in televisione grazie a titoli
come 24 (2007), Southland (2009-2013), The
Big Bang Theory (2013-2019), con JimParsons, Shameless (2014), The Strain (2014) e
nella serie antologica American Crime (2015-2017)
recitando nelle prime tre stagioni nei ruoli di Terri LaCroix,
Aliyah Shadeed e Kimara Walters. Successivamente compare anche in
alcuni episodi di The Leftovers – Svaniti nel nulla
(2015-2017), con Justin Theroux,
e Seven Seconds. Nel 2019 è invece protagonista di
Watchmen, serie sequel dell’omonima graphic novel.
3. Ha diretto un film molto
apprezzato. Dopo aver ricoperto già in passato il ruolo di
regista per alcuni episodi di varie serie televisive, l’attrice ha
infine esordito alla regia del suo primo lungometraggio. Presentato
in anteprima fuori concorso a Venezia, questo è Quella notte a Miami…,
adattamento dell’omonima pièce teatrale del 2013, che narra le
vicende prima reali e poi immaginarie di un incontro tra il pugile
Cassius Clay, l’attivista Malcolm X, il cantante Sam Cooke e il
giocatore di football Jim Brown. Il film ha poi ottenuto tre
nomination all’Oscar.
Regina King agli Oscar
4. Ha vinto l’ambita
statuetta. Nel 2019 l’attrice si è consacrata a livello
internazionale grazie alla sua vittoria del premio Oscar come
miglior attrice non protagonista. Ad averle fatto ottenere il
prestigioso riconoscimento è stata la sua struggente
interpretazione nel film Se la strada potesse parlare,
dove interpreta Sharon Rivers, la madre della protagonista
Clementine. Nel ritirare il premio, l’attrice ha dedicato la sua
vittoria allo scrittore e filantropo afroamericano e apertamente
omosessuale James Baldwin, autore del testo su cui
si basa il film.
Regina King in The Big Bang Theory
5. Ha avuto un ruolo
ricorrente nella sit-com. Tra il 2013 e il 2019 l’attrice
è comparsa in sei episodi della popolare sit-com The Big Bang
Theory nei panni di Janine Davis. Questa è la responsabile del
dipartimento risorse umane dell’Università, nonché oggetto di
particolari lusinghe da parte dei quattro ragazzi protagonisti. La
King ha interpretato il ruolo per la prima volta nell’episodio
The Egg Salad Equivalency, il dodicesimo della sesta
stagione. Compare poi per l’ultima volta in The Inspiration
Deprivation, diciannovesimo episodio della dodicesima
stagione.
Regina King in Watchmen
6. Si è preparata al
personaggio in modo particolare. Per dar vita alla
protagonista della serie, Angela Abar alias Sorella Notte,
l’attrice ha seguito una serie di rigide richiesta da parte
dell’ideatore Damon Lindelof. Questi le ha chiesto
di non guardare il film del 2007 né di leggere la graphic novel su
cui si basa la storia. Poiché il suo personaggio è totalmente
inedito e non presente in queste opere, l’attrice avrebbe dovuto
sapere tutto quello che le occorreva soltanto leggendo la
sceneggiatura della serie. Nessuna altra fonte esterna è stata
dunque da lei consultata, cosa che le ha anche dato buona
possibilità di improvvisazione.
7. Ha vinto un importante
premio per il suo ruolo. Grazie al personaggio di Angela
Abar, la King ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Il più
prestigioso di tutti è stato l’Emmy vinto nel 2020 come miglior
attrice protagonista in una miniserie o film per la televisione.
Per lei non si è trattato del primo premio di questo tipo, avendo
già precedentemente vinto ben tre Emmy. Quest’ultimo, però, è il
secondo come attrice protagonista.
Regina King è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul sociale network
Instagram con un profilo verificato attualmente seguito da 2,1
milioni di follower. Qui, con oltre 300 post, l’attrice è solita
condividere momenti della sua vita privata, che la ritraggono in
momenti di svago o durante viaggi in compagnia di amici o della
propria famiglia. Si possono però ritrovare anche numerose immagini
o video relativi alla sua attività come attrice, permettendo così
ai suoi fan di rimanere aggiornati sui suoi progetti. Infine, molti
sono i suoi post relativi a cause sociali di cui lei è forte
sostenitrice.
Regina King e Ian Alexander
9. È stata sposata con un
attore. Della vita privata e sentimentale della King si sa
molto poco. L’attrice è infatti solita non rivelare molto di tali
aspetti della sua vita, preferendo tenere lontani i riflettori da
tutto cio. È però noto il suo matrimonio dal 1997 al 2007 con
l’attore Ian Alexander Sr.. La coppia, oggi
divorziata senza aver fornito motivazioni in merito, ha anche avuto
un figlio, oggi venticinquenne. Questo, chiamato Ian
Alexander Jr., è anche stato visto in diverse occasioni
come accompagnatore della madre sui red carpet a cui quest’ultima
partecipava.
Regina King: età e altezza dell’attrice
10. Regina King è nata a Los
Angeles, in California, il 15 gennaio del 1971. L’attrice
è alta complessivamente 160 centimetri.
Disney+ ha diffuso un nuovissimo ed
emozionante sneak peek di metà stagione della serie Marvel StudiosLOKI,
in streaming in esclusiva sulla piattaforma. LOKI è
la nuova serie originale targata Marvel Studios che ha debuttato lo
scorso 9 giugno, con i nuovi episodi disponibili ogni mercoledì
fino al finale di stagione che arriverà su Disney+ il 14 luglio.
LOKI
segue le vicende del dio dell’Inganno quando esce dall’ombra di suo
fratello, in una nuova serie che si svolge dopo gli eventi di
Avengers: Endgame. Tom Hiddleston torna nei panni del
protagonista, insieme a Owen Wilson, Gugu Mbatha-Raw,
Sophia Di Martino, Wunmi Mosaku e Richard E.
Grant. Kate Herron è la regista, mentre
Michael Waldron è il capo sceneggiatore.
Con Songbird di
Adam Mason, protagonisti KJ Apa e Sofia Carson,
siamo alle prese con la produzione cinematografica dell’era Covid.
Si tratta infatti di un film girato a Los Angeles durante la
pandemia di Covid-19. Il regista e sceneggiatore Adam Mason
promette di tuffarsi nel lato più inquietante della pandemia,
proiettando lo spettatore in un futuro prossimo orwelliano di
controllo e confinamento polizieschi, dove la speranza di un mondo
diverso è nelle mani di due giovani innamorati.
La trama di Songbird
Los Angeles, 2024. Dopo quattro anni
di lockdown, un virus mortale continua a mutare e ora la viariante
Covid-23 fa il cinquanta per cento dei morti. Gli infetti vengono
confinati in appositi dipartimenti senza contatto con l’esterno. Da
qui difficilmente si esce vivi. Per tutti gli altri c’è il
confinamento nelle proprie case, dalle quali non uscire per nessun
motivo, in uno stato di polizia che non lascia scampo. Gli unici
liberi di circolare sono gli immuni al Covid-23, muniti di
braccialetti gialli di riconoscimento. Nico, KJ Apa, è uno di loro. Fa consegne in tutta la
città in sella alla sua bicicletta ed è innamorato di Sara, Sofia
Carson, che vive con la nonna, Elpidia Carrillo. I ragazzi sognano
di poter fuggire lontano. Mentre Nico cerca un modo per pocurare i
laciapassare per immuni alle due donne, la situazione precipita.
Sara rischia di essere portata nella zona di quarantena e di non
fare più ritorno. In una corsa contro il tempo, Nico cerca di
impedirlo, chiedendo aiuto a Piper e William Griffin, Demi Moore e
Bradley Whitford. Ci riuscirà?
Adam Mason e il suo cast
Adam AJ Mason,
inglese di Cambridge, classe 1975, frequenta da un po’ i territori
del thriller. Nel 2015 ha diretto
Hangman, mentre è stato sceneggiatore di
lavori come Conspiracy – La cospirazione
di Shintaro Shimosawa con Al Pacino e Anthony Hopkins. È però anche un videomaker
musicale. Ha lavorato con band come Alice in Chains e Korn. Per
questo suo ritorno dietro la macchina da presa si avvale della
produzione di Michael Bay – già regista a sua
volta di film come
Armageddon e Pearl Harbor
– che lo affianca con la sua Platinum
Dunes.
Per interpretare i due protagonisti,
Mason sceglie KJ Apa – l’Archie Andrews della serie tv
Riverdale
– e Sofia Carson – attrice e cantante che ha
interpretato il ruolo di Evie nel film Disney per
la tv Descendants ed è stata protagonista
del musical Cinderella story: Se la scarpetta
calza di Michelle Johnstone. Accanto a loro
Bradley Whitford, Alexandra Daddario, Demi Moore e Peter
Stormare.
Un film sul Covid oggi
Oggi si capisce fin troppo, dopo
aver vissuto un anno e mezzo di pandemia, lo scenario dipinto da
Mason. Esasperato e distopico sì, ma che adesso potrebbe apparire
perfino realistico. Songbird ben descrive
le paure, prima tra tutte quella del contatto umano, che porta
l’uomo lontano dalla propria natura; il senso di costrizione e
privazione cui conduce una pandemia. Questi sono poi accentuati dal
tipo di gestione militare che viene messa in atto nel film. La
legge marziale è in vigore e l’esercito spara a chi viola il
coprifuoco. Uno scenario senz’altro per nulla rassicurante. C’era
da aspettarsi che molti registi avrebbero attinto all’esperienza
della pandemia per fare cinema. Un’esperienza globale e una sorta
di “esperimento di massa” che non si poteva pensare sarebbe rimasto
fuori dalla settima arte. Stigmatizzarli per questo o giudicare il
loro lavoro perciò inopportuno, appare inutile. Semmai, quello che
c’è da chiedere a un regista che si avvicina a una tale delicata
materia, è cercare di non volare troppo basso. In questo periodo,
infatti, con un tema così, Mason ha gioco facile
ad accaparrarsi l’attenzione dello spettatore, che in parte si
immedesima nella vicenda per forza di cose. Come ha gioco facile a
immortalare una metropoli scenograficamente deserta. Sarebbe un
vero peccato disperdere questo potenziale.
La strada più facile, meno
originale e poco stimolante
Quello che il film non fa è
proprio approfittare di questo clima e dell’attenzione dello
spettatore per raccontare una storia davvero interessante, o
ripagare chi guarda con spunti di riflessione stimolanti. Inserisce
dei cenni che potrebbe sviluppare meglio e che avrebbero meritato
più attenzione: sulla gestione della pandemia, sugli oscuri
traffici di chi vi lucra, ad esempio, ma poi banalizza. Il
personaggio del capo dipartimento interpretato da Peter Stormare
appare solo come un pazzo esaltato, un caso isolato, più che parte
di un sistema. Così come la diabolica coppia Moore – Whitford gode
almeno in parte di una inopinata quanto poco credibile conversione.
Tutti e tre sono personaggi dal buon potenziale, interessanti da
approfondire, interpretati dalla parte più succulenta e abile del
cast, e avrebbero meritato uno sviluppo maggiore, insieme anche
alla figura di Alexandra Daddario.
Un teen drama romantico con
contorno di pandemia
Tutta questa parte, che poteva
essere sostanziosa, è invece sacrificata in favore di una trama
action e romantica prevedibile, che scorre senza guizzi,
infilandosi a pieno nel cliché del cavaliere senza macchia che
sfida mille pericoli per salvare la sua bella rinchiusa nella
casa-fortezza. Un romanticismo smielato e retorico condisce il
tutto, mentre KJ Apa e Sofia
Carson fanno ciò che possono, anche loro senza guizzi.
Infine, da notare la pretesa di infilare nel discorso narrativo
anche il tema dell’Afghanistan e dei suoi reduci. La sceneggiatura
di Mason assieme a Simon Boyes poteva essere pensata e gestita
meglio. Il montaggio di Geoffrey O’Brien dà il giusto ritmo.
Mentre le musiche di Lorne Balfe
sono adatte alla chiave romantico-adolescenziale scelta dal
regista, ma tradiscono le aspettative di quanti speravano in
qualcosa di più incisivo da chi frequenta Alice in Chains e
Korn.
Dove e quando vederlo
L’uscita in sala di Songbird,
prodotto da Platinum Dunes e STX Films, distribuito da
Notorious Pictures, è prevista per il prossimo 30
giugno.
Dopo 7 anni lontano dal grande
schermo, Tobey Maguire torna a far parlare di se
entrando a far parte del cast dell’ ultimo film del regista di
LaLaLand: Damien
Chazelle. Babylon
sarà una ode alla vecchia Hollywood degli anni ’20
con un cast stellare composto da
Brad Pitt,
Margot Robbie,
Olivia Wilde e Phoebe Tonkin. L’attore è stato al
centro di un intenso dibattito dei fan Marvel sulla veridicità
della sua presenza nel Spiderman No Way home, dove si ipotizzava
l’esistenza di un multiverso alternativo che comprendesse tutti gli
Spiderman dal 2002 a oggi. Questa notizia è poi stata smentita
dall’attore stesso in una recente intervista. In tutti questi anni
comunque Maguire ha prodotto alcuni progetti come
Brittany non si ferma più, film di Paul
Downs Colaizzo, Migliori nemici e
Io sono nessuno.
Babylon, il film
Babylon
uscirà al cinema il 25 dicembre 2022, in un numero limitato di sale
(al fine di renderlo eleggibile per gli Oscar del 2023) per poi a
partire dal 6 gennaio 2023 essere distribuito su scala nazionale da
Eagle Pictures / Paramount Pictures Italia. Babylon in
streaming arriverà circa sei mesi dopo l’uscita in
sala.
Sono iniziate oggi le riprese di Dante, il
nuovo film di Pupi Avati che torna dietro la
macchina da presa dopo il successo ottenuto con Lei mi
parla ancora. Il film narra la vita del sommo poeta Dante
Alighieri raccontato da Giovanni Boccaccio, primo biografo del
padre della lingua italiana. Nel suo “Trattatello in Laude di
Dante” Boccaccio ripercorre gli eventi della sua vicenda umana, una
storia molto complessa in un succedersi di luci e ombre destinati
in gran parte a rimanere tali.
Il soggetto e la sceneggiatura sono di Pupi
Avati. Tra gli interpreti principali:
Sergio Castellitto (Giovanni Boccaccio), Alessandro
Sperduti (Dante giovane), Enrico Lo Verso (Donato degli Albanzani),
Alessandro Haber (Abate di Vallombrosa), Gianni Cavina (Piero
Giardina), Leopoldo Mastelloni (Bonifacio VIII), Ludovica Pedetta
(Gemma Donati), Romano Reggiani (Guido Cavalcanti), Carlotta Gamba
(Beatrice), Paolo Graziosi (Alighiero di Bellincione), Mariano
Rigillo (Meneghino Mezzani), Valeria D’Obici (Suor Beatrice),
Giulio Pizzirani (Dante anziano), Erica Blanc(Gemma Donati
anziana), Morena Gentile (Donna gozzuta), Milena Vukotic
(Rigattiera).
Le riprese di Dante
dureranno undici settimane tra Umbria, Marche, Toscana, Emilia
Romagna e Roma. Il film, prodotto da Antonio
Avati, è una produzione Duea Film con
Rai Cinema e sarà distribuito nelle sale italiane
da 01 Distribution.
Dante muore in esilio a Ravenna
nel 1321. Settembre 1350. Giovanni Boccaccio viene incaricato di
portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor
Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero
di Santo Stefano degli Ulivi. Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre
alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio
ravennate, diede riparo e offrì accoglienza al sommo poeta e chi,
al contrario, lo respinse e lo mise in fuga. Ripercorrendo da
Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante,
sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi
castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande
che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la
vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera
storia.
DICHIARAZIONE DEL
REGISTA:
“Attendi tanto. Diciotto anni
prima che ti sia concesso di realizzare un film. Lo avevi nitido
nel 2003 quando hai scritto la prima versione del soggetto. Nel
frattempo hai fatto altro, molto altro, ma quell’impegno con Dante
ti è rimasto dentro, tampellante, facendoti avvertire come una
colpa il trascorrere del tempo. Poi, finalmente, incontri chi ti
ascolta e non rimanda, chi apprezza l’idea e ti trovi “impreparato”
a quell’assenso, a quell’accoglienza. Questo il mio stato d’animo
di oggi, a poche ore dall’inizio delle riprese.Che si realizzi
nell’Italia di oggi in cui le gerarchie di cosa e di chi conti è
dettato da ben altro, un film sulla vita di Dante Alighieri, ha
dell’inverosimile. Non oso ancora crederci”.
Capitan sciabola
e il diamante magico di Marit Moum Aune e Rasmus A.
Sivertsen arriverà nelle sale cinematografiche dal 5 agosto grazie
a Vision Distribution. Il film sarà inoltre presentato in anteprima
ai juror +6 di #Giffoni50Plus, la cinquantunesima edizione del
festival di cinema per ragazzi in programma dal 21 al 31
luglio.
Un diamante dai poteri
misteriosi, il pirata più temuto dei sette mari, tre ragazzini
coraggiosi, il tutto in un’ambientazione che ricorda L’isola del
tesoro di Stevenson ma con un tocco di magia: questi gli elementi
che rendono “Capitan sciabola e il diamante magico” un’avventura
indimenticabile e ricca di divertimento per tutta la famiglia.
Il perfido principe della
jungla Mago Kahn è riuscito a impossessarsi di un diamante magico
che, secondo la leggenda, riesce a esaudire ogni desiderio. Ma il
prezioso gioiello gli viene rubato da Marco, un ragazzino sveglio,
orfano e senzatetto. Intanto, Pinky, il più giovane pirata mai
esistito, si gode giorni tranquilli sulla terraferma insieme alla
sua amica Veronica che, al contrario, sogna di vivere grandi
avventure alla volta di lidi sconosciuti. L’occasione arriva
inaspettatamente quando Capitan Sciabola, uno dei più grandi pirati
dei Sette Mari, irrompe nella vita dei ragazzi per portarli con sé
alla ricerca del diamante. Al fianco del celebre pirata i
simpaticissimi gemelli Wally e Wimp e il fedelissimo Ditolungo,
luogotenente di Capitan Sciabola e suo prezioso consigliere. Per
l’allegra ciurma avrà così inizio una corsa ricca di colpi di
scena, in cui tutti vogliono mettere le mani sul prezioso diamante
magico.
Ispirato all’amatissimo
personaggio ideato dallo scrittore, cantante, compositore e attore
norvegese Terje Formoe, “Capitan sciabola e il diamante magico” è
stato realizzato dalla QVisten Animation, uno degli studi di
animazione più importanti del Nord Europa. Grande successo
nei cinema della Norvegia, il film è stato insignito del Public
Choice Award agli Amanda Awards 2020, gli Oscar norvegesi, dove ha
ricevuto anche due nomination come Miglior Film per ragazzi e
Migliori Effetti Speciali.
La trama
l perfido principe della
jungla ha finalmente ottenuto il diamante magico che, secondo la
leggenda, è in grado di esaudire ogni desiderio quando viene
esposto alla luce della luna piena. La gioia però dura poco: Marco,
un ragazzino sveglio, orfano e senzatetto, riesce a rubare il
diamante allo scopo di concedersi finalmente un buon pasto caldo.
Intanto, Pinky, il più giovane pirata mai esistito, si gode giorni
tranquilli insieme alla sua amica Veronica che, al contrario, sogna
di vivere avventurose esperienze. L’occasione arriva
inaspettatamente quando Capitan Sciabola, uno dei più grandi pirati
dei Sette Mari, irrompe nella vita dei ragazzi per portarli con sé
alla ricerca del diamante tanto bramato. Ognuno di loro ha una
ragione diversa per volersene impossessare. Comincia così una corsa
ricca di colpi di scena per mettere le mani sul prezioso diamante
magico.
Apple
TV+ ha annunciato oggi la data d’uscita di
Fondazione
e ha svelato un nuovo teaser dell’epica saga del visionario
showrunner e produttore esecutivo, David S. Goyer
(“Batman
Begins“, “L’Uomo
d’Acciaio“). Il teaser anticipa la portata dell’attesissima
nuova serie Apple Original, che segna il primo adattamento
cinematografico in assoluto dell’iconica e pluripremiata serie di
romanzi omonimi di Isaac Asimov. La prima
stagione, composta da 10 episodi, debutterà a livello mondiale su
Apple
TV+ il 24 settembre con i primi tre episodi, seguiti da un
episodio a settimana, ogni venerdì.
“Nei decenni trascorsi dalla
prima stampa della serie “Fondazione“,
il lavoro profetico di fantascienza di Asimov non è mai stato più
attuale di quanto lo sia ora”, ha affermato Goyer.
“Crescendo, ho divorato ‘Fondazione‘
e ho sognato di vederlo un giorno sullo schermo, ma un
lungometraggio non sembrava sufficiente per abbracciare un progetto
così ambizioso. Grazie alle prospettive più ampie offerte dallo
streaming e ad una preziosa partnership con Apple e Skydance, siamo
in grado di portare la serie sullo schermo in un modo che le rende
davvero giustizia. “Fondazione”
è sempre stata in cima alla mia lista dei desideri e sono onorato
di aver contribuito dargli finalmente vita. Che tu sia un fan dei
romanzi o hai semplicemente voglia vedereun’epopea
strabiliante, sono entusiasta di condividere con te ciò che abbiamo
creato”.
Quando il rivoluzionario Dr. Hari
Seldon predice l’imminente caduta dell’Impero, lui e una banda di
fedeli seguaci si avventurano ai confini della galassia per
stabilire la Fondazione,
nel tentativo di ricostruire e preservare il futuro della civiltà.
Infuriati per le affermazioni di Hari, i Cleon – lunga stirpe di
imperatori al potere – temono che il loro controllo sulla galassia
possa indebolirsi, minato dal pericolo di perdere per sempre la
propria eredità.
Con protagonisti i candidati
all’Emmy Award
Jared Harrise Lee
Pace, insieme alle stelle nascenti Lou Llobell e Leah
Harvey, questo viaggio monumentale racconta le storie di quattro
personaggi-chiave che trascendono lo spazio e il tempo, superando
crisi mortali, lealtà mutevoli e relazioni complicate da cui
dipende il destino dell’umanità. Nel cast del dramma Apple
Original troviamo anche Laura Birn, Terrence Mann,
Cassian Bilton e Alfred Enoch. Dallo showrunner e
produttore esecutivo David S. Goyer, Fondazione
è prodotto per Apple da Skydance Television con Robyn
Asimov, Josh Friedman, Cameron Welsh, David Ellison, Dana Goldberg
e Bill Bost sono produttori esecutivi.