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Freaks Out: dal cast alle location, tutto quello che c’è da sapere

Dopo il grande successo di Lo chiamavano Jeeg Robot, il regista Gabriele Mainetti e lo sceneggiatore Nicola Guaglianone si sono messi al lavoro per realizzare il loro secondo lungometraggio insieme. Dopo ben sei anni di attesa e con un budget di 13 milioni di euro, è così arrivato sul grande schermo Freaks Out (qui la recensione), ambientato a Roma durante la Seconda guerra mondiale e con protagonisti un gruppo di stravaganti “supereroi”. Mainetti ha descritto il film come un’opera corale che porta avanti la ricerca formale che aveva intrapreso con le sue opere precedenti, definendolo anche la maggiore sfida affrontata sino ad oggi.

Potendo contare su un budget più alto, Mainetti ha potuto sbizzarrirsi nel dar vita a grandi ricostruzioni per i set dove girare, ma anche ad effetti speciali particolarmente elaborati. Si è poi occupato anche delle musiche del film insieme a Michele Braga e in generale della produzione del film. Come noto, Freaks Out sarebbe dovuto arrivare in sala nell’ottobre del 2020, ma per via della pandemia di Covid-19 è stato infine distribuito esattamente un anno dopo, dopo essere però stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Candidato a 16 David di Donatello, ne ha poi vinti 6.

È stato dunque senza dubbio uno dei grandi titoli italiani di quella stagione, oltre ad esere un’opera decisamente non comune nella produzione nazionale. Grazie al suo passaggio televisivo, è ora possibile rivederlo e scoprire nuovi aspetti. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Freaks Out. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove è stato girato. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Freaks Out cast
Franz Rogowski e Anna Tenta in Freaks Out. Copyright: 01 Distribution.

La trama, il cast e il significato del titolo Freaks Out

Nel film Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. Siamo nel ‘43, nel pieno del conflitto, e la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Quando però Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano, i nostri quattro protagonisti si ritrovano allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede libero” in una città in guerra. Ben presto, troveranno però un nuovo scopo.

Protagonista del film, nel ruolo di Matilde, dotata del potere di produrre scariche elettriche capaci di folgorare chiunque la tocchi, vi è l’attrice Aurora Giovinazzo, precedentemente vista anche in Immaturi e Anni da cane. Accanto a lei, ruolo di Fulvio, “uomo bestia” affetto da ipertricosi, interamente ricoperto di peli e dotato di forza sovrumana, vi è invece Claudio Santamaria. Cencio, ragazzo albino capace di controllare gli insetti, è interpretato da Pietro Castellitto, mentre Giancarlo Martini è Mario, un nano con la capacità di controllare gli oggetti metallici. Israel è interpretato invece da Giorgio Tirabassi, mentre l’antagonista Franz è interpretato dall’attore tedesco Franz Rogowski.

I personaggi del film, dunque, sono tutti – in modo più o meno evidente che sia – dei freak, ovvero dei diversi, degli esseri stravaganti, dotati in questo caso caso anche di veri e propri poteri. Parlando di questo aspetto durante la conferenza stampa di presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia, Mainetti ha dichiarato che: “Il titolo è nato perché “to freak out” in inglese vuol dire “impazzire” e il nostro villain impazzisce; e poi perché il Circo Mezzapiotta viene sventrato da un bombardamento e i nostri freaks si trovano al di fuori del loro spazio sicuro, dovendo fare i conti con la propria diversità e con il mondo, quindi sono “out”.”

Freaks Out location film
Claudio Santamaria, Giancarlo Martini, Pietro Castellitto e Aurora Giovinazzo in Freaks Out. Copyright: 01 Distribution

Le location del film: ecco dove è stato girato

Il racconto proposto da Freaks Out, dunque, è ambientato a Roma e nelle sue campagne circostanti. Naturalmente, le riprese si sono svolte effettivamente nella capitale e nei suoi dintorni, come la città di Viterbo, ma anche in altre regioni quali l’Abruzzo e la Calabria. Per quanto riguarda Viterbo, dove sono ambientate le prime scene del film, vi si ritrova piazza San Lorenzo, quartiere medievale della città che rappresenta nel film in centro storico di Roma. È qui che si colloca il circo Mezzapiotta dove si esibiscono i protagonisti del racconto. Altri luoghi riconoscibili sono il palazzo dei Papi e la sua loggia, ma anche la cattedrale di San Lorenzo.

In Abruzzo sono state effettuate le riprese successive al bombardamento iniziale, che costringe i protagonisti a fuggire. Queste si sono svolte nel paese di Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere, in provincia di L’Aquila, che ben si è prestato a tramutarsi in un luogo che ha pesantemente subito i danni della guerra. Roma compare invece a tutti gli effetti prima con un fotogramma dalla collina di Montecucco (fosso di Papa Leone), area a sud-est della capitale, e poi con alcune scene svolte nel parco archeologico del Colosseo.

Ci si sposta poi in viale del Colle Oppio, al teatro di Marcello e al rione Monti, in particolare via degli Ibernesi e via Baccina, luoghi che i protagonisti attraversano mentre cercano riparo dalla guerra. Quando poi in Freaks Out le loro strade si dividono, Matilde incontra due nazisti sull’Isola Tiberina, all’altezza del Ponte Fabricio, che collega l’isola con il ghetto ebraico. Nel buio oltre il ponte si intravede la cupola della sinagoga. Successivamente, si rifugia nella faggeta di Soriano nel Cimino, dove incontra un gruppo di partigiani.

I suoi amici Cencio, Fulvio e Mario si sono invece uniti al sontuoso Zirkus Berlin. Questo è stato allestito presso l’ottocentesco forte Bravetta, situato nel quartiere gianicolense a Roma. A Camigliatello Silano è invece stata allestita la stazione Tiburtina, mentre il suggestivo tragitto del treno che trasporta in Germania gli ebrei rastrellati e la battaglia finale si sono svolti sui monti della Sila, in Calabria. Per quanto riguarda tutti gli interni di Freaks Out, invece, questi sono stati ricostruiti presso i Videa Studios di via Livigno.

Il trailer di Freaks Out e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Freaks Out grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 19 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

https://www.youtube.com/watch?v=66Lo4iP34mA

Rebel Moon – Parte 1, cosa ricordare prima di guardare Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice

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Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice è da oggi disponibile su Netflix e segna la conclusione (per ora) dell’epopea cinematografica di Zack Snyder. Come noto, il regista ha cercato di portare Rebel Moon sullo schermo per anni: prima l’ha proposto come un capitolo nell’universo di Star Wars, poi l’ha rielaborato in una storia originale nell’ambito di un nuovo accordo con Netflix.

L’anno scorso sono stati fatti i primi passi in questo universo con Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco, in cui una giovane donna di nome Kora (Sofia Boutella) riunisce un gruppo di guerrieri provenienti da tutta la galassia per difendere la piccola luna di Veldt dal tirannico Motherworld. Figlia del fuoco getta anche le basi per La sfregiatrice e per i futuri ingressi nel mondo di Rebel Moon: ecco tutto quello che dovete ricordare.

Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco ha riunito un’improbabile banda di guerrieri

Rebel Moon film 2023

Rebel Moon prende il via quando Veldt riceve la visita di una nave del Mondo Madre. L’ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein) è stato inviato per dare la caccia ai rivoluzionari Darrian Bloodaxe (Ray Fisher) e a sua sorella Devra (Cleopatra Coleman); si scopre che uno degli abitanti di Veldt, Gunnar (Michiel Huisman), aveva venduto le eccedenze di raccolto ai Bloodaxe. Quando Noble chiede a Veldt di rifornire le sue forze di grano, Kora decide di radunare dei guerrieri per difendere gli abitanti del suo villaggio. Lei e Gunnar finiscono per imbattersi nel contrabbandiere Kai (Charlie Hunnam), che li aiuta a trovare un gruppo eclettico di compagni, tra cui l’ex principe Tarak (Staz Nair), la letale spadaccina Nemesis (Doona Bae) e l’ex generale del Motherworld Titus (Djimon Hounsou). Incontrano anche i Bloodaxes, con Darrian che presta alcuni dei suoi uomini alla causa.

Kai ha però fatto il doppio gioco e vende Kora e i suoi compagni a Noble, il che porta Gunnar a ucciderlo e ad aiutare a liberare gli altri. Il combattimento che ne consegue vede Darrian ucciso mentre abbatte una cannoniera del Mondo Sotterraneo, mentre tutte le sue forze vengono decimate, tranne un soldato solitario, Milius (E. Duffy), che decide di unirsi a Kora e ai suoi amici. Kora apparentemente uccide Noble, ma questi viene resuscitato dai sacerdoti del Mondo Madre e portato al cospetto del reggente Balisarius (Fra Fee), che chiede a Noble di stroncare la rivoluzione e di riportare Kora al Mondo Madre viva.

La connessione di Kora con il Mondo Madre viene esplorata in Rebel Moon –  Parte 1

Rebel Moon - Parte 1- Figlia del fuoco
Clay Enos/Netflix

Nel corso di Figlia del fuoco, Kora rivela a Gunnar altri aspetti del suo passato. Come la maggior parte dei guerrieri che recluta, il suo pianeta è stato raso al suolo dal Mondo Madre. Balisarius la risparmiò e la crebbe come una figlia, dandole il nome di “Arthelais”. Si è addestrata come soldato, salendo di grado fino a quando è stata scelta per diventare la guardia del corpo della principessa Issa (Stella Grace Fitzgerald).

Issa avrebbe dovuto inaugurare un’età d’oro di pace per l’universo, ma lei e il resto della sua famiglia furono uccisi da un misterioso assassino. Kora è fuggita dal Mondo Materno e si è schiantata sul Veldt, dove è stata accolta dagli abitanti del villaggio, ma il Mondo Materno non l’ha mai perdonata. Noble si riferisce a lei come alla “Sfregiatrice”, e la seconda parte di Rebel Moon si propone di esplorare cosa accadde esattamente il giorno in cui la famiglia reale fu colpita.

Jimmy trova un nuovo scopo

Jimmy trova un nuovo scopo in Rebel Moon

Kora non è l’unico personaggio di Rebel Moon legato alla famiglia reale. Quando Noble lascia un piccolo contingente di soldati sul Veldt per mantenere la pace fino al suo ritorno, questi attivano un “Jimmy” (Dustin Ceithamer/Anthony Hopkins), un cavaliere meccanico destinato a difendere la classe dirigente del Mondo Madre. Jimmy e il resto delle sue macchine, meglio conosciute come Mechanicas Miltarium, hanno smesso di combattere dopo l’uccisione di Issa, poiché ritenevano di aver perso il loro scopo.

Dopo aver incontrato un’abitante del villaggio di nome Sam (Charlotte Maggi) e aver notato la sua somiglianza con Issa, Jimmy finisce per sparare a uno dei soldati del Mondo Madre che la minaccia. Nel trailer di La sfregiatrice viene mostrato il suo ruolo potenzialmente importante nel secondo capitolo, dove unisce le forze con Kora e distrugge i soldati del Mondo Madre. La presenza di Jimmy è sporadica in Figlia del Fuoco, anche se l’imminente extended cut potrebbe ampliare il suo ruolo e il suo nuovo scopo di difendere il Veldt.

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice è un film di guerra totale

Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice si preannuncia ancora più ricco di azione del suo predecessore, a giudicare dal trailer. “La seconda parte è un film di guerra“, ha dichiarato Snyder durante un’intervista a Entertainment Weekly. “Sappiamo che Noble è vivo e che Belisarius gli ha affidato il compito di trovare sua figlia e di riportargliela ad ogni costo. Quindi la posta in gioco per il villaggio si è alzata da ‘ehi, vogliamo un po’ del vostro grano’ a ‘state ospitando il fuggitivo più ricercato nella storia della galassia’“.

La battaglia per Veldt è solo l’inizio, perché Snyder ha in programma un terzo film e altri ancora. “Se dovessimo andare avanti e fare altri film, conosciamo l’obiettivo… Penso che in un mondo ideale, avremmo sicuramente un arco più lungo di questo gigantesco universo, e poi a quel punto sarei felice di passare la mano a qualcun altro. Ma so cosa voglio fare“, ha dichiarato Snyder a SFX Magazine.

L’universo di Rebel Moon sta lentamente iniziando a espandersi, con un fumetto prequel incentrato sull’ascesa dei Bloodaxes a diventare rivoluzionari e un progetto di videogioco in lavorazione. Il tempo, e l’accoglienza riservata a La sfregiatrice, riveleranno se questa espansione sboccerà o meno in un universo fantascientifico in grado di rivaleggiare con Star Wars o Dune.

Shōgun è sempre stata la storia di Mariko

Shōgun è sempre stata la storia di Mariko

In una storia ispirata a una guerra civile storica, gli eroi sono pochi. Nello spazio moralmente grigio di Shōgun, un luogo dove la corruzione si diffonde come un’erbaccia e assume molte forme, chi è il protagonista? Se si ragiona per lo spazio che assume in Shōgun, la risposta è senza dubbio John Blackthorne. A lui vengono dedicati lo spazio, la ragazza e un viaggio dell’eroe atipico ma dettagliato – ed è l’uomo bianco che i media occidentali apprezzano. L’adattamento di FX, realizzato da Justin Marks e Rachel Kondo, sfuma i confini in qualcosa di migliore. Il loro John Blackthorne non domina l’azione e la sua frustrazione per la passività forzata porta a scelte discutibili. Lord Yoshii Toranaga sembra un personaggio naturale, ma più lo spettatore riesce a vedere la sua mente segreta, meno si fida di lui.

In “Crimson Sky“, penultimo episodio della serie, Shōgun mette in chiaro una cosa: questa è sempre stata la storia di Lady Toda Mariko. Come un tattico di qualità, la serie è rimasta in equilibrio sul filo del rasoio per otto episodi prima di scoprire la sua mano. La figura che completa il triumvirato di Shōgun smette di nascondersi nell’ombra. Nell’episodio 9, Mariko si appropria del suo potere accettando il decreto del destino alle sue condizioni. Spoiler per la storia, ma la sua morte straziante, sia una richiesta di giustizia che un sacrificio protettivo (per non parlare di un’inevitabilità sovvertita), definisce il futuro del suo paese per secoli. Nessun personaggio si è rivelato più determinante per la forma dell’impeto drammatico di Shōgun. Mariko è Crimson Sky, una guerriera non più messa a tacere, il cui finale spinge la serie verso il suo atto conclusivo con una volatilità appropriata.

Mariko è la più grande arma di Shōgun

Dopo che Shōgun ha inflitto a Toranaga una serie di tragedie, la mossa più delicata e pericolosa del maestro stratega ricade sul suo braccio destro. Toranaga invia il suo vassallo più prezioso, il suo traduttore (il ripetitore di parole altrui che ha anche il potere di plasmarle – a proposito di temi!), a fare ciò che nessun altro potrebbe fare. Mariko si infiltra nella roccaforte dei nemici e intimidisce con intenzioni performative, e la sua morte unirà i resti sparsi del paese. Si tratta di un esercito di una sola donna. Gioca il gioco con una nobiltà che manca ai più alti signori del regno e a livelli che questi uomini non possono nemmeno lontanamente comprendere.

Non dovrebbe essere una sorpresa, dato che Mariko ha trascorso otto episodi come un’arma pronta per questo scenario. Il suo cuore spezzato rivela le fondamenta di Shōgun: nobiltà contro corruzione, libero arbitrio contro destino, i singolari effetti umani dell’inarrestabile evoluzione socioeconomica della storia. Oltre a questo, le azioni della sua famiglia lasciano che la trama si svolga. Suo padre era un rivoluzionario che aveva rovesciato un sovrano tirannico. Altri storici lo definirebbero un eroe. Ma la storia è troppo spesso scritta dai vincitori, che hanno fatto sì che Akechi Jinsai giustiziasse la sua famiglia e si togliesse la vita con il seppuku. A distanza di 14 anni, la natura ciclica dell’avidità si è ripresentata. I Reggenti non sono migliori, litigano per il potere a spese delle persone che dovrebbero servire. Se Akechi Jinsai vivesse, sarebbe spinto all’azione.

Prima d’ora, l’azione era proprio ciò che Mariko non poteva fare. È una donna limitata a muoversi all’interno di spazi attentamente monitorati. Mariko potrebbe esercitare l’influenza sorprendentemente potente ma limitata che possiede, ma è intrappolata nei confini dei giochi degli altri. Questi sono i gruppi che soffrono mentre i leader decidono. Traduttori, mogli, donne: a volte queste figure sono il potere dietro il trono. Il più delle volte guidano le prime linee o non rubano i riflettori della storia.

L'episodio 9 di 'Shōgun' rende omaggio alla forza di Mariko

Mariko si riappropria del suo potere attraverso le parole e i fatti in Shōgun.

Mariko ha detto saggiamente a Toranaga che “una donna è semplicemente in guerra”, e lei ha passato 14 anni a combattere. L’episodio 9 segna il momento in cui la sua resistenza raggiunge l’apice. La figlia di Akechi Jinsai ha ereditato la sua vena rivoluzionaria. Lady Ochiba (Fumi Nikaidō) definisce la salva iniziale di Mariko “la sua vendetta”, e non è falso, anche se Ochiba fraintende la sua vecchia amica. Presume che Mariko abbia intenzione di far cadere Osaka con lei, in modo che Mariko possa liberarsi dalla sua miseria e dal suo disonore personale. È vero, ogni respiro di Mariko è pungente come quello di chi vive con un vetro conficcato nel cuore; è stata messa alla prova, testata e ricostruita dalla tragedia. Ma le sue motivazioni non sono complicate dall’egoismo. Mariko servirà il suo signore per un bene superiore, vendicherà l’ingiustizia commessa contro la sua famiglia e darà la vita per proteggere gli innocenti. Rappresenta il meglio dell’umanità. Shōgun onora la ricca vita interiore di Mariko e mette al centro le sue tragedie senza sfruttare i suoi turbamenti.

Eppure, senza contraddirsi, il viaggio di Mariko riguarda la libertà. È un atto di protesta, che vuole seguire la sua famiglia nella morte. Nel flashback iniziale dell’episodio 9, Mariko, incinta, li piange al punto da fuggire nella neve. Suo marito Buntaro (Shinnosuke Abe) la costringe a vivere invece di onorare i suoi desideri, ma per cosa vive Mariko? Non può servire la sua famiglia e quindi non può servire se stessa. Quando inizia la linea temporale di Shōgun, Mariko sembra senza scopo. Servendo Toranaga, Mariko ricontestualizza e ridefinisce il suo obiettivo: continuare la lotta del padre in suo nome, attraverso il suo nome.

Nonostante le donne del periodo Sengoku detengano un potere progressivo, le parole di Mariko sono state il suo unico sfogo autonomo. Tutti obbediscono a una società feudale, all’interno della quale Buntaro possiede Mariko. Mariko manda in frantumi queste antiche convenzioni affermando la sua volontà di fronte ai Reggenti senza pentimenti. Per la prima volta da quando il padre l’ha data in sposa a Buntaro, ogni parola è propria di Mariko, che dichiara: “Non sarò mai prigioniera, né ostaggio, né confinata”. Il fatto che la sua dichiarazione faccia parte di un piano, una performance a beneficio dei signori, non la rende meno vera. Anche se suo padre è un traditore condannato, Mariko tiene Osaka in pugno. La nobildonna famosa per la sua poesia trasforma ogni parola in una lancia. Mariko si riappropria del suo potere, che le calza a pennello come una lama forgiata, come si conviene a una samurai che discende da guerrieri.

Nell’intervista esclusiva di Collider con l’attrice Anna Sawai ha dichiarato: “Mi piace quella scena perché la vediamo sotto una luce molto, molto diversa. Le è permesso di dire tutte queste cose. Le è permesso di ribellarsi a ciò che sta accadendo, ed è la prima volta che la vediamo esprimersi e dare l’atteggiamento che doveva tenere nascosto. Quindi non è stato troppo difficile da girare – è stato più liberatorio“.

L’episodio 9 di ‘Shōgun’ rende omaggio alla forza di Mariko

Quando Mariko avanza verso le porte del castello, non importa quante frecce le piovano addosso, non indietreggia mai. Mariko ha già passato la vita a evitare le frecce, sia letteralmente che metaforicamente. La sua camminata è il frutto di 14 anni di furia, strazio e sfida, misurati in centimetri. La sua rabbia, equilibrata, snella e indomabile – per la tragedia della sua famiglia, per il suo ruolo nella società e per l’abuso di potere da parte del Consiglio – è al tempo stesso polverizzante e catartica.

Tutto ciò che prova emotivamente quando è a terra, è vergogna”, ha aggiunto Sawai durante l’intervista a Collider. “Viene da una famiglia in cui è stata trattata con rispetto. C’è tutto quello che riguarda suo padre, ma lei non è una serva – ed è un imbarazzo per lei non essere in grado di servire il suo signore. Quindi la vediamo affrontare questa situazione, ma fa tutto parte del piano“.

L’episodio 9 dà forza a Mariko attraverso l’onestà: mostrando ciò che è veramente capace di fare all’interno di questa limitante ambientazione storica. In questo modo si liberano emozioni e aspetti che Mariko ha tenuto sotto controllo per tanto tempo. Gli spettatori possono dubitare della sincerità di Toranaga, ma Mariko non sta ballando ingenuamente al suo ritmo. La sua storia coinvolge gli uomini; il suo viaggio le appartiene. Se Crimson Sky non potrebbe esistere senza Mariko, allora Shōgun non sarebbe soddisfacente senza la donna ricca di sfumature che ne alimenta il battito.

Shōgun è sempre stato incentrato su Mariko

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In un mondo più giusto di quello descritto da Shōgun, Mariko merita di vivere. Non può “divorziare da mio marito e mettersi con Blackthorne”, come ha detto Anna Sawai. È straziante che una delle protagoniste di Shōgun, specialmente se disegnata in modo empatico e appoggiata sulle potenti spalle di Anna Sawai, non possa aggirare il destino per l’ultima volta. Tuttavia, la prospettiva di Mariko differisce dalle filosofie occidentali tradizionali. Per lei, l’ineluttabilità della morte dà senso all’esistenza e il seppuku è una tradizione antica. In un certo senso, è difficile definire “Crimson Sky” una celebrazione della vita di Mariko, dato il suo inesorabile orrore, ma l’episodio 9 è davvero così. È interamente incentrato su di lei e sul momento (o sui momenti, in realtà) cruciale verso cui la serie è stata costruita. L’episodio 9 svela tutti i suoi legami prima di ricomporli nell’insieme essenziale che è Mariko, che si dà il caso sia una forza della natura.

Se Mariko avesse fatto seppuku prima dell’episodio 9, i leader corrotti del Giappone se ne sarebbero a malapena accorti. L’essersi schierata contro la porta del magazzino rimette l’autorità di Mariko nelle sue mani. La sua morte sacrificale trascende qualsiasi nozione di sé – “se la libertà è l’unica cosa per cui vivi”, disse una volta a Blackthorne, “allora non sarai mai libero da te stesso” – e allo stesso tempo realizza la sua protesta tanto attesa, questa volta contro un altro crudele signore. Salva degli innocenti, soprattutto altre donne. È così che può muoversi in questo mondo, e lo coglie. Mariko ha avuto la sua vendetta.

Anche se Mariko è stata sia il ramo senza foglie che il fiore che cade, non è più la prima. Le sue azioni spezzano le sue catene e sciolgono decine – migliaia – di legami altrui. Mariko serve il suo Paese, diventando uno dei pochi personaggi di Shōgun che lavorano davvero per il miglioramento del Giappone. Con il suo ultimo respiro, Mariko rivendica il suo potere, il suo scopo su questa terra e la sua identità. Si fa chiamare con il suo nome di nascita, “Akechi Mariko”. Mariko è sempre stata il cuore della serie. Shōgun si trasforma nella sua storia, ma non prima che lei la faccia sua per prima.

Dune 3: Denis Villeneuve sta scrivendo il film “proprio ora”

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Dune 3: Denis Villeneuve sta scrivendo il film “proprio ora”

Dune 3 è diventato un sequel molto atteso dopo il modo in cui è finito Dune: Parte Due (qui la nostra recensione). Mentre quest’ultimo continua a sbancare i botteghini di tutto il mondo, il regista Denis Villeneuve sta lavorando diligentemente al prossimo capitolo. Di recente ha fornito un aggiornamento sui progressi di Dune 3, attualmente in fase di pre-produzione.

In un incontro con il New York Times, Denis Villeneuve ha risposto a tutte le domande dei fan su Dune: Parte Due. Ha anche parlato di Dune 3, confermando che sta scrivendo l’adattamento di Dune Messiah “proprio ora“.

Denis Villeneuve conferma che sta scrivendo Dune 3

Alla domanda sull’equazione tra Paul e Chani dopo il finale della seconda parte, che vedeva Chani abbandonare Paul con rabbia, Villeneuve ha risposto: “Quella rabbia è tremenda. Non voglio rivelare cosa farò con il terzo film. So esattamente cosa fare. Lo sto scrivendo proprio ora. Ma c’è molta carne al fuoco e sono molto eccitato per questa decisione“.

La risposta di Villeneuve lascia intendere che ci vorrà un po’ di tempo prima che Dune 3 arrivi nelle sale. Inoltre, è stato confermato che il regista si occuperà dell’adattamento live-action del romanzo di Annie Jacobsen, “Nuclear War: A Scenario“, prima di Dune 3.

Dune 3 adatterà Dune Messiah di Frank Herbert

In precedenza, parlando con la rivista Time, Villeneuve ha confermato che Dune 3 sarà basato sul secondo romanzo della serie di Frank Herbert, “Dune Messiah“. Il regista ha diviso il primo romanzo in due metà per adattare i suoi due film su Dune. Ma il terzo film di Dune coprirà Dune Messiah nella sua interezza.

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV. Il film è attualmente disponibile a noleggio in digitale e sarà disponibile per l’acquisto in 4K UHD, Blu-ray e DVD il 14 maggio 2024.

Suits: L.A. John Amos e altri volti nel pilot dello spin-off

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Suits: L.A. John Amos e altri volti nel pilot dello spin-off

Secondo Deadline, il pilot di Suits: L.A. ha accolto tre nuovi membri del cast per il prossimo spin-off della popolare serie legal drama Suits. Il candidato all’Emmy John Amos (Good Times), Victoria Justice (Victorious) e Kevin Weisman (Alias) sono stati scelti per ruoli di guest-star.

Amos dovrebbe interpretare uno dei clienti famosi del protagonista, mentre Justice vestirà i panni di una star del cinema ambiziosa e sicura di sé di nome Dylan Pryor. Per quanto riguarda Weisman, è previsto il ruolo di Lester Thompson, un uomo intelligente e potente che è abituato a fare a modo suo. È appena stato accusato di omicidio e deve ascoltare gli altri per non finire in prigione.

Cosa aspettarsi da Suits: L.A lo spin-off di Suits?

Suits: L.A. è incentrato su Ted Black, un ex procuratore federale di New York, che si è reinventato rappresentante dei clienti più potenti di Los Angeles“, si legge nella logline. “Il suo studio è in crisi e per sopravvivere deve abbracciare un ruolo che ha disprezzato per tutta la sua carriera. Ted è circondato da un gruppo di personaggi che mettono alla prova la loro lealtà nei confronti di Ted e tra di loro, mentre non possono fare a meno di mescolare le loro vite personali e professionali. Tutto questo avviene mentre si dipanano lentamente gli eventi di anni prima che hanno portato Ted a lasciarsi alle spalle tutto e tutti quelli che amava“.

La serie nasce dal creatore della serie originale Aaron Korsh, che ne è produttore esecutivo insieme a David Bartis, Doug Liman e Gene Klein. Lo spin-off è interpretato da Stephen Amell nel ruolo di Ted Black, Josh McDermitt nel ruolo di Stuart Lane, Lex Scott Davis nel ruolo di Erica Rollins, Troy Winbush nel ruolo di Kevin, Alice Lee nel ruolo di Leah e Bryan Greenberg nel ruolo di Rick Dodsen. L’episodio pilota è diretto e prodotto esecutivamente da Victoria Mahoney (The Old Guard 2).

The Bear – stagione 3: un video dal set conferma il ritorno di un volto noto

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Dopo essersi fatto notare per la sua interpretazione come guest-star di Chef Luca, la star di Guardiani della Galassia Vol. 3 Will Poulter riprenderà ufficialmente il suo ruolo in The Bear – stagione 3, l’attesa terza stagione di The Bear.

Il suo ritorno è stato confermato dopo che i fan lo hanno visto di recente sul set dell’acclamata comedy-drama a Chicago. Nell’episodio 4 della seconda stagione, il Luca di Will Poulter è stato presentato come un pasticcere di Copenhagen che aiuta Marcus (Lionel Boyce) a sviluppare i dessert per il nuovo ristorante. In seguito è stato rivelato che lui e Carmy hanno precedentemente lavorato insieme per lo Chef Terry di Olivia Colman.

 

The Bear ottiene un rinnovo anticipato per la quarta stagione

Mentre prosegue la produzione della terza stagione di The Bear è stato recentemente reso noto che FX ha ufficialmente concesso alla serie drammatica di successo il rinnovo per la quarta stagione. La notizia arriva dopo che lo show ha recentemente ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui tre Golden Globe e tre SAG Awards.

The Bear è prodotta esecutivamente da Christopher Storer, Joanna Calo, Hiro Murai, Nate Matteson e Josh Senior. La commedia drammatica è interpretata da  Jeremy Allen White,, Edebiri, Ebon Moss-Bachrach, Abby Elliott, Lionel Boyce, Liza Colón-Zayas, Edwin Lee Gibson e Matty Matheson. Ulteriori dettagli sulla trama del terzo capitolo e sui nuovi personaggi sono rimasti segreti. Edebiri dovrebbe dirigere uno degli episodi della terza stagione, che rappresenterà il suo debutto alla regia.

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, recensione del film di Zack Snyder

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Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice sbarca ufficialmente oggi, venerdì 19 aprile, su Netflix. Il film, seconda parte dell’opera spaziale diretta da Zack Snyder, rappresenta la dodicesima pellicola del cineasta statunitense e prosegue nel racconto dell’epica avventura intergalattica intrapresa dalla protagonista Kora lo scorso 22 dicembre. Dopo il successo di pubblico del precedente capitolo, che ha fatto registrare quasi 24 milioni di visualizzazioni su piattaforma a pochi giorni dall’uscita (diventando subito il film più visto di Netflix di quel periodo), la storia riprende con Kora (Sofia Boutella) nuovamente impegnata nella difesa del pianeta Veldt.

All’interno del cast, composto da volti noti come quello di Sofia Boutella, Charlie Hunnam, Djimon Hounsou, Ray Fisher, Jena Malone e Michiel Huisman, trovano posto anche new entry di un certo calibro; tra loro anche il grande Anthony Hopkins nel ruolo di voce del robot guardiano. Co-scritto da Zack Snyder in collaborazione con Kurt Johnstad e Shay Hatten e musicato da Tom Holkenborg, il film spera in un responso di critica migliore di quello ottenuto da Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco. Il quale, a fronte di qualche buon responso da parte della stampa italiana, ha particolarmente deluso oltreoceano, dove la percentuale di gradimento del 21% fatta registrare su Rotten Tomatoes pone di fatto un interrogativo: riusciranno Kora e compagni nella duplice impresa di salvare la propria terra e rilanciare il franchise?

La trama di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice

Sopravvissuti alla battaglia contro l’ammiraglio Noble, Kora e i suoi compagni fanno ritorno su Veldt per prepararsi ad un nuovo scontro con il Mondo Madre. Mentre il nemico si avvicina, il villaggio inizia l’addestramento necessario a prendere confidenza con la armi, mentre i ribelli provvedono a organizzare la strategia difensiva. La guerra è ormai alle porte, il destino della galassia in bilico. La speranza degli abitanti del pianeta è riposta in un manipolo di guerrieri e nel loro desiderio di rivalsa.

Rebel Moon Parte 2 La sfregiatrice Titus Tarak
Staz Nair è Tarak e Djimon Hounsou è il generale Titus in Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice. Cr. Clay Enos/Netflix ©2023.

Una poetica di frammenti

Rieccoci, a distanza di qualche mese. Nuovamente su Netflix e nuovamente su Veldt; a pochi giorni dall’intervista – rilasciata a Forbes dal solito ed egocentrico Zack Snyder (“Apri gli occhi!” tuona non a caso Atticus Noble durante lo scontro finale con Kora, “Guardami!”) – con cui il regista americano ha confermato l’uscita estiva (nonché la complessiva durata di 6 ore) delle director’s cut dei primi due capitoli della sua nuova creatura sci-fi.

Parti, parti e ancora parti. Segmenti di una poetica sempre più frammentata, di volta in volta più estranea alle consuete dinamiche di fruizione e distribuzione del prodotto-film. Una poetica oramai codificabile solo nei termini di una continua e imprevedibile espansione, e di cui Rebel Moon – specie nella frenesia assemblatrice di questi suoi primi capitoli – rappresenta (per il momento) l’espressione ultima e probabilmente più sregolata.

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, storia ed epos

Rieccoci dunque al punto di partenza. Di nuovo su Veldt per pianificarne la difesa. Di ritorno sul pianeta Kurosawa già tratteggiato nell’episodio precedente – e alle sue sfumature western, alle spighe di grano “Scottiane” riprese al rallentatore. Snyder riparte dal mash-up, dalle atmosfere di Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco; e su queste basi organizza un discorso diegetico convenzionale e di completamento, che all’unità di azione della vicenda e al suo equilibrio tra stasi, strategia e battaglia associa il consueto occhio di bue puntato sul passato più o meno recente del regista.

Rebel Moon Parte 2 La sfregiatrice Jimmy
Anthony Hopkins è la voce di Jimmy in Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice. © Netflix

Riemergono dunque le ossessioni superomistiche, riconoscibili tanto nella caratterizzazione dei protagonisti – Kora, Titus, Tarak e i loro personalissimi 300 – quanto in quella del principale antagonista – il crudele ammiraglio Noble che risorge cristologicamente e si autoproclama “salvatore”. Riemerge (lo abbiamo detto) l’amore per l’antichità classica, qui ripresa nella sabbia dell’arena “gladiatoria” e nei complotti politici di nuove Idi di Marzo intergalattiche. Riappare soprattutto l’ambivalenza del rapporto con i concetti di origine e archetipo. Che, a fronte di un nemico militare identificato con il nome di Mondo Madre, si sviscera però in un confronto tra epos (quello tecno-starwarsiano e quello agreste di Veldt) che individua nel – parziale – ritorno alla terra un primo passo per la conquista della vittoria – in un mondo nel quale, non a caso, la meccanica è innanzitutto relitto (la nave di Kora) o razza in via d’estinzione (Jimmy).

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, personaggi-icona

Piaccia o non piaccia Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice si pone insomma in continuità con un’idea di cinema che gode forse di spunti più teorici che narrativi. E che, all’interno di un percorso autoriale che fin da principio ragiona principalmente “di rimandi”, sfrutta i personaggi di turno del racconto come pedine/simboli di un ipertesto per immagini.

Ben lo racconta, ad esempio, la sequenza di comunione paesana in cui ai futuri eroi della resistenza vengono consegnati doni/stendardi che in qualche modo li ritraggono, che ne riassumono il valore; che ratificano la loro presenza ed esistenza in quanto icone – significanti per ciò che richiamano, non per ciò che sono. Così come artificiosa appare, di contro, la parentesi di confessione che i medesimi personaggi si ritagliano la notte prima dello scontro. Tentativo maldestro di ampliamento del word building e frangente dunque fuori fuoco, sia per contenuto che per messa in scena.

Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice, in attesa di un eventuale terzo capitolo di cui il finale di questa pellicola sembra già aver tracciato le coordinate, si attesta dunque, al netto di alcuni difetti, un’opera estremamente coerente e divisiva. Specchio di un autore pomposo che, lo si odi o lo si ami, prosegue dritto per la sua strada con ammirevole menefreghismo.

Festival di Cannes 2024: il poster è dedicato a Akira Kurosawa

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Festival di Cannes 2024: il poster è dedicato a Akira Kurosawa

Il Festival di Cannes 2024 ha svelato il poster ufficiale di questa sua edizione 2024, dedicato al leggendario regista giapponese Akira Kurosawa, omaggiato qui con un’immagine presa dal suo film Rapsodia in agosto. “Tutta la bellezza poetica, la magia ipnotica e l’apparente semplicità del cinema emergono in questa scena di Rapsodia in agosto, opera del grande maestro giapponese Akira Kurosawa, all’epoca 81enne“, si riporta nel comunicato rilasciato dal Festival di Cannes.

In questo film, presentato fuori concorso a Cannes nel 1991, una nonna vittima del bombardamento di Nagasaki del 9 agosto 1945 trasmette ai nipoti e al nipote americano, con tenerezza e contemplazione, la sua fede nell’amore e nell’integrità come baluardo contro la guerra. Il penultimo film del regista di Sanshiro Sugata, Rashomon, Sette Samurai, Dersu Uzala e Dodes’ka-den ci ricorda l’importanza di unirsi e di cercare l’armonia in tutte le cose“.

Rispecchiando il cinema, questo poster celebra la Settima Arte, con ingenuità e meraviglia. Perché dà voce a tutti, permette l’emancipazione. Perché ricorda le ferite, combatte l’oblio. Perché testimonia i pericoli, invita all’unione. Perché lenisce i traumi, aiuta a riparare i vivi. In un mondo fragile che si interroga costantemente sull’alterità, il Festival di Cannes riafferma una convinzione: il cinema è un santuario universale di espressione e condivisione. Un luogo dove la nostra umanità è scritta tanto quanto la nostra libertà“, conclude il comunicato.

Il poster ufficiale del 77° Festival di Cannes è stato disegnato da Hartland Villa (Lionel Avignon e Stefan de Vivies) e sarà esposto nelle vie della città francese e nei luoghi di proiezione per la durata del Festival, ovvero dal 14 al 25 maggio. Di seguito, ecco il poster in formato verticale:

Cannes 77 poster
Poster credits: © Shochiku Co., Ltd. / Kurosawa Prod. – Graphic design: © Hartland Villa. Immagine tratta da Rapsodia in agosto di Akira Kurosawa (1991).

Cannes 77: annunciata la Selezione Ufficiale. Paolo Sorrentino in concorso!

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Sei nell’anima: dal 2 maggio su Netflix, ecco il trailer e il poster

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L’attesa sta per terminare! Da oggi sono disponibili il trailer e il poster di “Sei nell’anima”, il film tratto dalla storia di Gianna Nannini, prodotto da Indiana Production e diretto da Cinzia TH Torrini, con protagonista Letizia Toni nei panni dell’icona del rock femminile italiano, in arrivo solo su Netflix dal 2 maggio.

Un frammento della storia di una delle voci più incisive e rinomate della nostra musica, trent’anni raccontati partendo dall’infanzia, dalle radici della sua vita e della sua carriera, fino alla consacrazione, passando da una svolta che trancia di netto in due parti la vita di Gianna, tanto da considerarla la sua vera nascita: l’anno 1983.

“Sei nell’anima” accompagna il pubblico in un viaggio dentro la vita e la mente creativa di una donna capace di plasmare emozioni con poesia e musica. Un’artista unica, rivoluzionaria, fuori da qualsiasi schema e definizione, alla continua ricerca di ispirazione, di trasformazione, che ha fatto della musica e della libertà il suo manifesto.

Fanno parte del cast del film anche Selene Caramazza, Maurizio Lombardi, e Stefano Rossi Giordani, con la partecipazione di Andrea Delogu che interpreta una giovane Mara Maionchi.

“Sei nell’anima” è scritto da Cinzia TH Torrini e Cosimo Calamini insieme a Donatella Diamanti e alla stessa Gianna Nannini, ed è tratto da “Sei Nell’Anima – Cazzi Miei”, autobiografia dell’artista pubblicata nel 2016, in uscita in una nuova edizione speciale, edita da Mondadori, dal 23 aprile.

Sei nell’anima, il poster

sei nell'anima

Premi David di Donatello 2024: a Giorgio Moroder il David alla Carriera

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Giorgio Moroder, compositore e produttore discografico, riceverà il David alla Carriera nel corso della 69ª edizione dei Premi David di Donatello. Il riconoscimento sarà assegnato venerdì 3 maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1 dagli studi di Cinecittà, con la conduzione di Carlo Conti e Alessia Marcuzzi.

Pioniere della disco e dell’elettronica, Giorgio Moroder, nato il 26 aprile 1940 a Ortisei, è una delle grandi eccellenze italiane nel mondo, uno straordinario artista noto a livello globale. Nel corso della sua eccezionale carriera, Moroder ha firmato alcune delle colonne sonore più iconiche della storia del cinema ricevendo tre Oscar®, quattro Golden Globe e due Grammy Award per le musiche di Fuga di mezzanotte di Alan Parker e Flashdance di Adrian Lyne; la canzone “Flashdance… What a Feeling” e la composizione strumentale “Love Theme” (entrambe in Flashdance); il brano “Take My Breath Away”, successo planetario lanciato dal film Top Gun di Tony Scott. Il lavoro di Moroder ha contribuito a decretare la popolarità di numerosi altri memorabili titoli, da American Gigolò di Paul Schrader a Scarface di Brian De Palma, da La storia infinita di Wolfgang Petersen (con Klaus Doldinger) a Over the Top di Menahem Golan.

Negli anni, l’artista ha lavorato con alcuni grandi nomi della storia della musica, fra i quali Barbra Streisand, Elton John, Cher, David Bowie, ha scritto l’inno dei Giochi Olimpici di Los Angeles 1984, Seul 1988 e Pechino 2008, e la hit “Un’estate italiana” per i Mondiali di calcio 1990.

Nel 1984, Moroder ha prodotto una nuova versione di Metropolis, l’immortale capolavoro di Fritz Lang, colorizzata e ridotta nella durata, con una colonna sonora rock che ha visto la partecipazione di musicisti come Freddy Mercury, Bonnie Tyler e Pat Benatar.

Nel 1989, alla trentaquattresima edizione dei David di Donatello, Moroder ha ricevuto la candidatura al premio per la Migliore canzone originale per la colonna sonora di Mamba di Mario Orfini.

L’artista altoatesino si è aggiudicato oltre cento dischi d’oro e di platino e due ulteriori Grammy: uno per la canzone “Carry On”, interpretata da Donna Summer, e uno per la collaborazione nell’album “Random Access Memories” dei Daft Punk. Nel 2004, Moroder è stato inserito nella “Dance Music Hall of Fame”.

Tra i premi già annunciati della 69ª edizione dei Premi David di Donatello, il Premio David alla Carriera a Milena Vukotic, il David come Miglior Film Internazionale ad Anatomie d’une chute (Anatomia di una caduta) di Justine Triet, il David dello Spettatore a C’è ancora domani di Paola Cortellesi, mentre il miglior cortometraggio è The Meatseller di Margherita Giusti.

I registi di X-Men ’97 svelano come affronterebbero un film d’animazione dedicato ai mutanti

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X-Men ’97 (qui la recensione) ha ricevuto recensioni entusiastiche da parte dei fan e della critica, e tutti gli indizi indicano che attualmente è la migliore serie televisiva dei Marvel Studios (sia per quanto riguarda i progetti live-action che quelli animati). Sappiamo che la seconda stagione è in arrivo e, probabilmente, ci sarà anche una terza. Inoltre, come ormai noto, è in cantiere un film sugli X-Men in live-action. Alcuni fan, però, si chiedono se ci sarà mai un film d’animazione dedicato ai celebri mutanti, magari come conclusione per le vicende narrate nella serie.

Inverse ha recentemente incontrato i registi di X-Men ’97, Chase Conley, Emi Yonemura e Jake Castorena e ha chiesto loro se vorrebbero portare gli X-Men sul grande schermo. “Prima di tutto, sarebbe un’occasione da non perdere”, dice Conley. “Penso che sarebbe assolutamente qualcosa che il pubblico vorrebbe vedere e di cui noi vorremmo far parte“. Aggiunge che il vantaggio di un formato episodico significa che il team creativo può realizzare “molte serie di fumetti adattati“, ma riconosce che il budget di un film consentirebbe loro di “fare il più possibile e di passare molto tempo a lavorare su ogni inquadratura“.

Con l’animazione, più tempo e denaro abbiamo a disposizione, meglio sarà“, spiega Conley. “È un dato di fatto“. Yonemura, nel frattempo, ha già obiettivi ambiziosi per un potenziale film d’animazione sugli X-Men. “Sembra che stiamo già realizzando animazioni ed eventi di livello cinematografico. Ma solo per avere il budget e il tempo necessari per farne un lungometraggio completo, e per fare un po’ quello che hanno fatto con Spider-Verse e il recente film d’animazione delle Tartarughe“.

Una delle nostre influenze è stata l’animazione giapponese degli anni ’80 e ’90“, ha continuato. “Akira. Ghost in the Shell. Quei livelli. È come se: Ehi, volete darci i soldi e il budget per farlo per voi? Ma per X-Men ’97? Volentieri“. Castorena ha concluso dicendo: “Sette stagioni e un film. Andiamo! Se c’è l’amore e la richiesta da parte del fandom, e la Marvel vuole lasciarcelo fare, sarebbe fantastico portare questi X-Men, questi personaggi, questo stile e questo lavoro sul grande schermo“.

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Cosa c’è da sapere su X-Men ’97?

La nuovissima serie X-Men ’97, composta da 10 episodi, è arrivata in streaming a partire dal 20 marzo. La serie rivisita l’epoca iconica degli anni ‘90, con il gruppo di mutanti che usa i propri poteri straordinari per proteggere un mondo che li odia e li teme, vengono messi alla prova come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro pericoloso e inaspettato.

Il cast delle voci nella versione originale include Ray Chase (Ciclope), Jennifer Hale (Jean Grey), Alison Sealy-Smith (Tempesta), Cal Dodd (Wolverine), JP Karliak nel ruolo di Morph, Lenore Zann nel ruolo di Rogue, George Buza nel ruolo di Bestia, AJ LoCascio (Gambit), Holly Chou (Jubilee), Isaac Robinson-Smith (Alfiere), Matthew Waterson (Magneto) e Adrian Hough (Nightcrawler).

Film coreani: i 16 migliori titoli da vedere su Netflix

Film coreani: i 16 migliori titoli da vedere su Netflix

Sembra di poter dire che la Corea del Sud sta rapidamente conquistando l’industria dell’intrattenimento. Con l’ascesa del K-pop, i K-drammi che guadagnano popolarità sulle piattaforme di streaming e i film coreani che vincono importanti premi internazionali, qual è il prossimo passo?

Con successi internazionali come Train to Busan, The Handmaiden e Parasite, solo per citarne alcuni, la Corea ha dimostrato di essere una forza da non sottovalutare quando si tratta di film. Il Paese continua a sfornare successi e, sebbene i creatori coreani abbiano chiaramente un talento per generi specifici come i thriller psicologici e i film di zombie, ci sono molti fantastici film coreani di tutti i generi. Quindi, se siete alla ricerca di un film coreano da guardare mentre navigate su Netflix, date un’occhiata a questi fantastici film coreani offerti dalla piattaforma di streaming.

  • Love and Leashes (2022) – Il dolore fa bene all’amore per due colleghi, i quali decidono di stringere un rapporto contrattuale come compagni in un gioco
  • Unlocked (2023) – La vita di una donna viene stravolta dopo che un uomo pericoloso entra in possesso del suo cellulare smarrito e lo usa per seguire ogni sua mossa.
  • Jung_E (2023) – In un futuro post apocalittico, una ricercatrice in un laboratorio cerca di porre fine a una guerra civile clonando il cervello di un’eroica combattente: sua madre, Jung E.
  • Kill Boksoon (2023) – Al lavoro, è una rinomata assassina. A casa, invece, è una normale mamma single di una ragazza adolescente. Uccidere è facile. Il difficile è proprio fare il genitore.
  • Lucid Dream (2017) – Dopo aver cercato il figlio rapito per tre anni, un padre devastato tenta di rintracciare lo scomparso attraverso l’uso della onironautica.
  • 20th Century Girl’ (2022) – Nel 1999, Bo Ra, una brillante e positiva liceale di 17 anni, riceve l’incarico di sorvegliare un compagno di scuola per conto della sua migliore amica. Tuttavia, Bo Ra si ritrova coinvolta nella sua prima storia d’amore.
  • High Society (2018) – Un professore universitario candidato all’Assemblea Nazionale e sua moglie, assistente del curatore di una galleria d’arte, pensano di cambiare la loro etica per entrare nell’alta società.
  • Sweet & Sour (2021) – Una coppia cerca di far sopravvivere tra alti e bassi una relazione a distanza, mentre si ritrova alle prese con le sfide e le opportunità del mondo reale.
  • Night in Paradise (2021) – Scappato sull’isola di Jeju dopo una brutale tragedia, un assassino con le ore contate stringe un legame con una donna: ma anche lei ha i suoi demoni da affrontare.
  • Time to Hunt (2020) – Decisi a lasciare il loro mondo distopico per un paradiso lontano, tre fuorilegge progettano una rapina, attirando l’attenzione di un feroce assassino.
  • Space Sweepers (2021) – La Terra? Deserta. L’utopia? Limitata. Nel 2092 per sopravvivere sarà necessario scambiare rifiuti spaziali e un’umanoide per soldi.
  • Tune in for Love (2019) – Durante la crisi monetaria asiatica del 1997, un uomo e una donna si conoscono grazie a un programma radiofonico. I due si innamorano, ma il tempo e le circostanze non sono dalla loro parte.
  • Okja (2017) – Per 10 anni idilliaci, la giovane Mija è stata custode e compagna di Okja sulle montagne della Corea del Sud. Quando qualcuno tenta di separarli, la ragazzina parte per una missione di salvataggio.
  • Psychokinesis (2018) – Dopo aver bevuto dell’acqua da una sorgente di montagna, un padre scopre di avere dei superpoteri e decide di utilizzarli per aiutare sua figlia, che rischia di perdere tutto ciò che ha.
  • The Drug King (2018) – Negli anni 70, un piccolo contrabbandiere di Busan entra nel traffico illecito di stupefacenti e fa grandi affari con i clienti giapponesi, rimanendo vittima di una disgustosa avidità.
  • #Alive (2020) – Mentre in una città coreana orde di persone infette attendono la prossima vittima, dentro il suo appartamento Joon-woo è rimasto solo e all’angolo, ed inizia ben presto a perdere ogni speranza.

Barbie in streaming e in tv su SKY e NOW

Barbie in streaming e in tv su SKY e NOW

Il film che ha sbancato il botteghino nel 2023 con un incasso di oltre 1,4 miliardi di dollari nel mondo e numero uno nella storia della Warner Bros. Pictures, Barbie, arriva in prima TV su Sky domenica 21 aprile alle 21:15su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

Barbie (la nostra recensione) è diretto da Greta Gerwig che firma anche la sceneggiatura del film insieme a Noah Baumbach ed è basato su “Barbie” di Mattel. Il film ha ottenuto il premio Oscar per la Miglior Canzone Originale What Was I Made For? di Billie Eilish e due Golden Globe (Miglior Canzone Originale e Miglior risultato al Box Office).

Barbie in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

 

Vivere a Barbie Land significa essere perfetti in un luogo perfetto. A meno che tu non stia attraversando una crisi esistenziale. Oppure tu sia un Ken.

I protagonisti sono Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro un cast stellare tra cui troviamo America Ferrera, Kate McKinnon nel ruolo di Barbie Stramba, Will Ferrell in quello del CEO di Mattel, Simu Liu, Michael Cera nel ruolo di Allan (il migliore amico dei Ken) e Dua Lipa.

Barbie, domenica 21 aprile in prima TV alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K per i clienti Sky Q via satellite o Sky Glass con pacchetto Sky Cinema e con servizio opzionale Sky HD 4K/Sky Ultra HD attivo.

FEUD: Capote Vs. The Swans in arrivo su Disney+

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FEUD: Capote Vs. The Swans in arrivo su Disney+

Disney+ ha annunciato la data di debutto di FEUD: Capote Vs. The Swans, la seconda stagione della pluripremiata serie antologica di Ryan Murphy. Composta da otto episodi, la serie debutterà il 15 maggio in Italia in esclusiva su Disney+. La serie è basata sul libro bestseller “Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era” di Laurence Leamer.

Di cosa parla FEUD: Capote Vs. The Swans?

L’acclamato scrittore Truman Capote (Tom Hollander) si circondava di un gruppo di donne tra le più elitarie della società – ricche e affascinanti esponenti della mondanità newyorkese di un’epoca passata – che lui soprannominava “i cigni”. Il gruppo di donne, belle e raffinate, comprendeva la grande dama Barbara “Babe” Paley (Naomi Watts), Slim Keith (Diane Lane), C.Z. Guest (Chloë Sevigny) e Lee Radziwill (Calista Flockhart). Incantato e affascinato da queste nobildonne, Capote si ingraziò le loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il loro confidente, per poi tradirle scrivendo un racconto poco velato delle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi. Quando un estratto del libro “Answered Prayers”, l’opera magna progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i cigni, lo bandì dall’alta società che tanto amava e lo fece precipitare in una spirale di autodistruzione dalla quale non si sarebbe più ripreso.

Il cast di FEUD: Capote Vs. The Swans

La serie FEUD: Capote Vs. The Swans è interpretata anche da Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald è invece Joanne Carson, Treat Williams veste i panni di Bill Paley, Joe Mantello quelli di Jack Dunphy mentre Russell Tovey interpreta John O’Shea.

Scritta per la televisione da Jon Robin Baitz, FEUD: Capote Vs. The Swans è stata diretta da Gus Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch. I produttori esecutivi sono Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Naomi Watts, Eric Kovtun e Scott Robertson. La serie è prodotta da 20th Television.

Split: l’inquietante processo penale che ha ispirato il film

Split: l’inquietante processo penale che ha ispirato il film

Se la rappresentazione mostruosa e soprannaturale del Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) di M. Night Shyamalan nel secondo capitolo della trilogia di Unbreakable, Split, è oggetto di controversie, il suo racconto acquista più senso se si considera il processo giudiziario realmente avvenuto che ha ispirato il personaggio e la storia. Dopo il rapimento di tre ragazze adolescenti, Split esplora il DID attraverso l’inquietante personaggio di Kevin Wendell Crumb (James McAvoy). I parallelismi tra i dettagli del personaggio di Kevin e il caso giudiziario di Billy Milligan sono confermati da Shyamalan, che fin dagli anni ’90 si era ispirato a un romanzo, The Minds of Billy Milligan.

Billy Milligan commise crimini orribili di rapina, rapimento e stupro e fu rilasciato come innocente dal sistema giudiziario della fine degli anni ’80. È la prima persona che ha usato l’infermità mentale sulla base del DID come difesa, e la prima persona che ha ricevuto il verdetto di non colpevolezza per questo motivo. Sebbene nel mondo di oggi sia molto più difficile essere assolti sulla base di problemi di salute mentale, le premesse di questo caso giudiziario catturano ancora oggi l’attenzione del pubblico.

Split (qui la recensione) è una delle tante opere che si ispirano al caso Milligan, ma non si tratta in alcun modo di una ricostruzione dei veri eventi, bensì di un racconto di fantasia che contiene resti del caso reale e che viene portato in vita dalla vasta gamma di talenti dell’attori McAvoy e dallo stile idiosincratico e pieno di colpi di scena di M. Night Shyamalan.

M. Night Shyamalan si è sempre ispirato alla DID

Il film di Shyamalan ha come protagonista James McAvoy nei panni di Kevin, un uomo diviso da 23 personalità, con la ventiquattresima che non vede l’ora di essere portato alla luce. Split inizia come un tradizionale film di rapimento, poi si addentra nel regno scientifico e infine si conclude con una nota soprannaturale. Pur mantenendo l’orrore psicologico di fondo, l’esplorazione più approfondita della DID avviene a metà del film, quando le caratteristiche uniche degli alter ego influenzano la loro personalità e la loro fisicità.

Sebbene il finale stravagante venga percepito come uno sfruttamento dello stigma negativo che circonda la DID, si scopre che Shyamalan è stato incuriosito da questa condizione fin dagli anni ’90. In un’epoca in cui la maggior parte delle persone non credeva alla sua esistenza, Shyamalan era un convinto sostenitore del disturbo, e ha spiegato al The Straits Times che: “Coloro che ne sono affetti lo nascondono costantemente – non vogliono essere scoperti perché sanno che non li vedi come sono, quindi è super affascinante e toccante“. Era particolarmente interessato agli effetti fisici della DID, dove un alter ego poteva avere il diabete e richiedere iniezioni di insulina, mentre un altro poteva essere perfettamente sano, un’idea che è stata tradotta nel film attraverso le condizioni di salute individuali di ciascuno degli alter di Kevin.

Da quando ha saputo che il regista di Titanic, James Cameron, aveva intenzione di girare un adattamento di The Minds of Billy Milligan, che poi non è andato in porto, Shyamalan si è ripromesso di realizzare il film un giorno. Secondo The Strait Times, iniziò a scrivere la sceneggiatura nel 2001, ma avrebbe prodotto il film solo 15 anni dopo. Dopo anni di ricerche meticolose, perfezionamenti e scelte di casting attentamente ponderate, Shyamalan ha finalmente realizzato il progetto dei suoi sogni nel 2016, aggiungendo ovviamente il suo tocco poco ortodosso.

Quali sono stati gli eventi reali che hanno ispirato “Split”?

storia vera che ha ispirato Split

Il personaggio di Kevin è di fantasia, ma la sua creazione è stata ispirata da una persona realmente esistita che ha creato una pietra miliare nell’aula del tribunale ottenendo il verdetto di non colpevolezza grazie alla DID. Milligan fu inizialmente arrestato nel 1977 per rapina, rapimento e stupro di tre donne. Tuttavia, durante una perizia psichiatrica, rivelò di essere affetto da DID e che era stato uno dei suoi 24 alter ego a commettere i crimini. Dopo un anno, fu sottoposto a rigorose valutazioni da parte di 9 diversi professionisti della salute mentale, tra cui la famosa Cornelia Wilbur che scrisse un romanzo, Sybil, che raccontava la vita di una persona affetta da DID che in seguito confessò di essersi inventata tutto. Nel 1978, Milligan fu assolto dai suoi crimini e internato in un ospedale psichiatrico.

Molti fattori contribuirono alla diagnosi di Milligan, dalle dichiarazioni dei testimoni alla sua storia di trauma. Gli agenti di polizia che avevano interagito con lui avevano notato che a volte dava l’impressione di “cambiare personalità” e i resoconti dei testimoni comportamentali spesso indicavano discrepanze nella sua personalità: una vittima affermava che Milligan era un tipo dalla parlantina dolce, mentre un’altra diceva che aveva un accento rude. Inoltre, Milligan aveva una storia di presunti abusi sessuali da parte del patrigno, che ha sempre negato, ed era stato ricoverato in una struttura psichiatrica quando era più giovane. Gli fu diagnosticata la cosiddetta “nevrosi isterica”, che comportava molti sintomi dissociativi in linea con la DID.

Dopo 8 anni di ricovero, Milligan fuggì dall’ospedale psichiatrico dell’Ohio centrale, ma fu riportato indietro nel giro di un anno. Tuttavia, non molto tempo dopo, nel 1988, fu ritenuto non pericoloso per la società e fu rilasciato. Milligan è morto nel 2014 di cancro all’età di 59 anni. Durante tutti questi anni, i media hanno dato grande risalto al caso, in particolare il Columbus Monthly, il New York Times e il Los Angeles Times. Ancora oggi, Milligan rimane nello spazio pubblico attraverso documentari, romanzi, film e programmi televisivi.

Oggi Billy Milligan sarebbe dichiarato innocente?

Sebbene il caso giudiziario di Milligan sia stato il primo del suo genere, la psicologa forense Johnston ritiene che non abbia creato un precedente per i futuri tentativi di usare la DID come difesa in tribunale. Spiega che la “via dell’infermità mentale” è generalmente molto più difficile da percorrere al giorno d’oggi, poiché ora esiste una distinzione tra salute mentale e carattere. Gli avvocati e i periti psichiatrici devono ora dimostrare un legame diretto tra la salute mentale del colpevole e le sue azioni. Deve esserci la prova che le sue azioni sono dovute ai sintomi della sua condizione mentale, altrimenti è semplicemente un caso di “questa persona ha commesso un crimine violento e ha una malattia mentale”. Questo è accaduto nei casi di Tom Bonney, che ha sparato alla figlia 27 volte e ha cercato di usare il suo DID come difesa, ma ha fallito, o di Kenneth Bianchi, soprannominato lo “Strangolatore di Hillside”, che ha mentito sul fatto di avere il DID.

Per questo motivo, anche se la scelta di Shyamalan come materiale di partenza è oggetto di controversia, questo caso bizzarro è rimasto saldamente all’attenzione dell’opinione pubblica per oltre 50 anni. Il caso di Milligan è apparso non solo nel romanzo che ha ispirato Shyamalan ma anche nella docuserie di Netflix Monsters Inside: The 24 Faces of Billy Milligan, e ora in The Crowded Room del 2023, dove Tom Holland interpreta proprio Milligan. Poiché al giorno d’oggi è improbabile che un imputato si dichiari non colpevole in questo modo, il caso viene continuamente rilanciato dai media. Pertanto, le peculiarità di questo caso miliare sembrano resistere alla prova del tempo.

Quanto è accurato “Split” rispetto alla storia vera?

I dettagli del caso Milligan si riflettono direttamente nella caratterizzazione di Kevin in Split, ma Shyamalan si è chiaramente preso delle libertà creative. Entrambi hanno rapito tre giovani donne. Tuttavia, Kevin non le ha mai aggredite sessualmente e ha invece ucciso due delle donne, lasciando Casey (Anya Taylor-Joy) come unica sopravvissuta. Attraverso la storia di Casey sullo zio violento, apprendiamo che anche Kevin era traumatizzato e perseguitato dalla sua infanzia, proprio come Milligan. Sebbene le cause del DID siano in gran parte meno conosciute e conoscibili, è associato al fatto che si tratta di un meccanismo di coping in reazione a un trauma. Tuttavia, la somiglianza più evidente è che entrambi hanno 24 alter ego. Questa è anche la più grande divergenza rispetto al caso Milligan: mentre entrambi hanno alter ego violenti, Kevin ne ha uno segreto che possiede capacità soprannaturali.

Sebbene siano stati utilizzati dettagli reali per abbellire la narrazione di Split, Shyamalan doveva comunque fare una scelta di casting difficile. Per questo motivo, la scelta di McAvoy ha reso il film completamente credibile. L’avvincente interpretazione di McAvoy è stata una masterclass di versatilità, in quanto ha incarnato personaggi di età, sesso e personalità diverse e, soprattutto, è riuscito a passare da uno all’altro senza soluzione di continuità. Dalla giocosità della giovane Hedwig, all’angoscia di Kevin, alla ferocia della Bestia, McAvoy ci tiene sulle spine in ogni momento del film. Sebbene ci sia qualcosa da ridire sulla controversa rappresentazione finale della DID nel film di Shyamalan, il caso di Milligan continua a catturare l’immaginazione del pubblico ancora oggi.

SPLIT in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Trap: M. Night Shyamalan parla del coinvolgimento di Josh Hartnett

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Il primo trailer di Trap, il nuovo thriller di M. Night Shyamalan è stato pubblicato nella giornata di iero, offrendo maggiori dettagli su questo attesissimo nuovo progetto del regista di Il sesto senso e Bussano alla porta. Trap, come riportato, segue un padre – interpretato da Josh Hartnett – e sua figlia che rimangono intrappolati all’interno di un concerto di musica pop. Come tipico nel cinema di Shyamalan, c’è però un colpo di scena, che viene tuttavia ambiguamente anticipato già dal trailer stesso (lasciando dunque immaginare che potrebbe esserci dell’altro ancora non rivelato).

Proprio parlando del ruolo di Hartnett nel film, Shyamalan ha rivelato durante un Q&A organizzato dalla Warner Bros. che si tratta di un caso “attore giusto che arriva al momento giusto della sua vita“. “Ecco dov’era Josh quando l’ho conosciuto. Viveva fuori Londra. A quel tempo, stava crescendo tre bambine e si capiva che aveva curato la sua vita in un modo ricco e con molto da dire“, ha continuato Shyamalan. “Quando ho parlato con lui, ho capito che era molto intelligente, molto analitico. Era la persona giusta al momento giusto“.

L’ho visto in Black Mirror. Un episodio fantastico. Poi Christopher Nolan lo ha scritturato per Oppenheimer. Quindi, un sacco di ottime scelte. Ho imparato molto. È bellissimo quando ti imbatti in un artista che ha molto da dire“. Shyamalan ha dunque poi offerto il ruolo del protagonista all’attore, che ha raccontato di considerare questa una delle esperienze migliori mai avute nella sua carriera. Dal trailer Hartnett si dimostra poi un’interprete ideale per il tipo di personaggio che vedremo nel film, anche se ci si può aspettare qualche ulteriore sorpresa.

Tutto quello che sappiamo su Trap

Il film ruota intorno ad un padre e una figlia adolescente che partecipano a un concerto pop e si rendono conto di essere al centro di un evento oscuro e sinistro, dove il protagonista si svelerà essere qualcosa di diverso dal genitore affettuoso che si credeva. Come classico nel cinema di Shyamalan, c’è però da attendersi qualche altro colpo di scena e plot twist che scuota le certezze degli spettatori.

Scritto e diretto da M. Night Shyamalan, Trap è interpretato da Josh Hartnett, Ariel Donoghue, Saleka Shyamalan, Hayley Mills e Allison Pill. Il film è prodotto da Ashwin Rajan, Marc Bienstock e M. Night Shyamalan. Il produttore esecutivo è Steven Schneider. Il direttore della fotografia è Sayombhu Mukdeeprom (“Chiamami col tuo nome“). La production designer è Debbie de Villa (“Ti odio, anzi no, ti amo!“).

Il montaggio è di Noëmi Preiswerk e le musiche sono di Herdĭs Stefănsdŏttir (“Bussano alla porta“). Il supervisore musicale è Susan Jacobs (“Old“); la costumista è Caroline Duncan (“Old“). Il casting è a cura di Douglas Aibel (“Asteroid City“). Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures, nelle sale statunitensi il 9 agosto 2024 e a livello internazionale a partire dal 1° agosto 2024.

Mission: Impossible, Rebecca Ferguson spiega il suo desiderio di uscire dal franchise

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I fan di Mission: Impossible sono rimasti amareggiati nello scoprire che in Mission: Impossible – Dead Reckoning l’Ilsa Faust di Rebecca Ferguson muore durante uno scontro tra le vie di Venezia. L’attrice stessa ha però dichiarato di aver appoggiato la decisione di uscire dal franchise e ha recentemente raccontato che, pur apprezzando il tempo trascorso in esso, la portata complessiva della serie l’ha costretta a dedicare molto tempo alle riprese anche quando non partecipava attivamente ad esse, impedendole di prendere parte ad altri progetti.

Parlando ora più specificamente del suo personaggio, l’attrice ha rivelato di essersi anche sentita come se Ilsa non fosse mai stata destinata a essere un altro ingranaggio di una squadra in crescita, il che le ha dato un motivo in più per abbandonare la serie. “Per parlare molto chiaramente – perché so che molte persone sono tristi per questo, io sono triste per questo – ho girato tre film. Il mio accordo era concluso“, ha spiegato Rebecca Ferguson al podcast Unwrapped di TheWrap. “E la amo oltre ogni dire. Al di là delle parole. Penso che sia un personaggio fantastico“.

Fergusson però continuato affermando che: “Ilsa stava diventando parte della squadra. E tutti noi possiamo volere cose diverse, ma per me Ilsa era una canaglia. Ilsa era cattiva. Ilsa era imprevedibile. C’erano molti personaggi in arrivo, che non lasciavano abbastanza spazio a ciò che lei era stata“. Il personaggio, come noto, ha debuttato in Mission: Impossible – Rogue Nation come antagonista dell’Ethan Hunt di Tom Cruise e solo in seguito si sarebbe unita a lui nella lotta per il bene. Tuttavia, sembra che non fosse destinata ad essere parte attiva della squadra e per Rebecca Ferguson è giusto così.

Mission: Impossible 8, quello che c’è da sapere sul film

In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, Ethan Hunt (Tom Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato: trovare e disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’intera umanità. Con il destino del mondo e il suo futuro appesi a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate. Messo di fronte a un nemico misterioso e onnipotente, tormentato da forze oscure del passato, Ethan sarà costretto a decidere se sacrificare tutto per questa missione, comprese le vite di coloro che gli stanno più a cuore.

Uscito il 12 luglio al cinema, Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno ha dunque introdotto questa nuova minaccia, che verrà ora esplorata ulteriormente in Mission: Impossible 8, le cui riprese sono attualmente in corso per una data d’uscita prevista per il 2025. Oltre al Cruise il cast include Ving Rhames, Simon Pegg, Vanessa Kirby e Henry Czerny, insieme ai nuovi arrivati in franchising, tra cui l’antagonista Esai Morales, Shea Whigham, Cary Elwes e le già citate Hayley Atwell e Pom Klemetieff. A dirigere il film vi è invece ancora una volta il regista Christopher McQuarrie.

 

Captain America: Brave New World, una linea di giocattoli anticipa l’Hulk Rosso

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Dopo la scomparsa di William Hurt, la leggenda di Star Wars e Indiana Jones Harrison Ford riprenderà il ruolo del Generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross in Captain America: Brave New World e da poco è stata diffusa una prima immagine ufficiale di Ford nei panni di tale personaggio. Sappiamo inoltre da tempo che Ross è diventato Presidente degli Stati Uniti e in un filmato mostrato al CinemaCon si dice che abbia ordinato a Sam Wilson di assemblare una nuova squadra di Vendicatori.

Ancora non confermata ma sempre più certo è invece il fatto che nel film egli subirà una trasformazione piuttosto importante divenendo Hulk Rosso. Una prima foto sul set del film mostrava Ford con indosso dei pantaloni a brandelli, cosa che ha ovviamente segnato un decisivo punto a favore per la presenza della variante rossa di Hulk nel film. Ora, alcuni giocattoli dell’Happy Meal di McDonald’s rivelati di recente mostrano alcuni dei personaggi di Captain America: Brave New World, tra cui Hulk Rosso.

Si intravedono anche i nuovi Falcon, Sabra e Diamondback. Quest’ultimo potrebbe essere stato tagliato dal film e, se ciò fosse vero, potremmo trovarci di fronte a una replica del Rintrah di Doctor Strange nel Multiverso della Follia (che non aveva battute nel film, ma era molto presente nel merchandising dopo che il suo ruolo era stato ridotto a zero). Di certo, però, sembra proprio che il Captain America di Anthony Mackie potrebbe non doversi preoccupare solo del Leader e del suo esercito, ma anche dell’Hulk Rosso, personaggio atteso da tempo sul grande schermo.

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Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, il film è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

Rebel Moon: Zack Snyder anticipa un ambizioso piano per sei film

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Rebel Moon: Zack Snyder anticipa un ambizioso piano per sei film

Con il DC Extended Universe ormai appartenente al suo passato, il regista Zack Snyder ha spostato l’attenzione su un lucroso accordo con Netflix che gli ha permesso di espandere il franchise di Army of the Dead e di lanciare un nuovo franchise fantascientifico con Rebel Moon. Il primo capitolo, Figlia del Fuoco, ha ricevuto recensioni contrastanti ma è stato un successo di ascolti (il regista ha persino affermato che i numeri degli spettatori in streaming si sarebbero tradotti in 1,6 miliardi di dollari al botteghino). Ora, con il secondo capitolo, La sfregiatrice, da oggi disponibile e due director’s cut in arrivo, Snyder ha fatto ulteriore luce sui suoi ambiziosi piani per il franchise.

Credo che quattro abbiano senso. Quattro o sei film, dipende… credo che il problema sia se ogni volta che facciamo uno di questi film ne facciamo due“, ha detto a Radio Times riguardo ai suoi piani per il futuro di Rebel Moon. “Ne stavamo parlando l’altro giorno e mi chiedevo se il pubblico sarebbe rimasto deluso se avesse avuto un solo film di Rebel Moon“. Ha aggiunto Snyder. “Direbbero: ‘Oh, è uno solo adesso? Grandioso’“. Come noto, Rebel Moon – Parte 3 non è ancora stato ufficializzato da Netflix, ma Snyder ha già delle idee a riguardo.

Abbiamo assolutamente la storia pronta, abbiamo fatto tutto quel lavoro“, stuzzica il regista. “Abbiamo scritto un trattamento per il film, quindi vedremo come proseguire“. Snyder ha però aggiunto che, nonostante le sue speranze per ulteriori sequel, La sfregiatrice offrirà una conclusione soddisfacente della storia. “Penso che la prima cosa da fare è che le persone avranno davvero questo prossimo capitolo che prende e risponde a tutte le domande della Prima Parte, e completa davvero questa esperienza di quattro ore“.

Un terzo film, dunque, potrebbe dar vita a nuove avventure nella galassia in cui si svolge il racconto di questi personaggi, ipoteticamente introducendo minacce anche più grandi. Solo il tempo ci dirà cosa c’è in serbo il futuro per Rebel Moon, anche se si è già sentito parlare di progetti per spin-off, podcast, videogiochi e altro ancora. Se questi si concretizzeranno, dipenderà dal successo di questa Parte 2. Nel mentre, i fan possono aspettarsi di vedere le due director’s cut vietati ai minori uscire in contemporanea su Netflix nel corso di quest’anno.

La trama di Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice

Kora e i suoi alleati si preparano a sacrificare tutto al fianco del coraggioso popolo di Veldt, per difendere il villaggio dove una volta regnava la pace e diventato nel tempo patria per coloro che hanno perso la propria lotta contro il Mondo Madre. Alla vigilia della battaglia, i guerrieri devono affrontare le realtà dei loro passati, rivelando il vero motivo per cui sono pronti a tutto per di sconfiggere le forze del male. Quando poi il Regno si abbatterà con tutta la sua forza sulla nascente ribellione, si stringeranno legami indissolubili, emergeranno eroi e nasceranno leggende.

Di cosa parla Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco?

Dopo essersi schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.

Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che le truppe nemiche arrivino ad annientarli.

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Deadpool & Wolverine: svelato il ruolo di Natalia Tena?

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Deadpool & Wolverine: svelato il ruolo di Natalia Tena?

Nelle scorse settimane era stato riferito che l’attrice Natalia Tena – nota per aver interpretato Nymphadora Tonks nei film di Harry Potter e Osha in Game of Thrones della HBO, ma anche il mercenario Twi’Lek Xi’an in un primo episodio di The Mandalorian – si è unita al Marvel Cinematic Universe per un nuovo non precisato. Si diceva anche che l’attrice aveva già girato le proprie scene per tale personaggio, il che restringeva il campo sul possibile progetto di cui la si vedrà parte. Ora, nuovi rumor suggeriscono che questo è l’attesissimo Deadpool & Wolverine. Secondo Nexus Point, Natalia Tena potrebbe apparire nel film con protagonisti Ryan Reynolds Hugh Jackman come una variante più anziana di Laura Kinney, alias X-23.

Sappiamo che anche Dafne Keen, che ha interpretato questo personaggio in Logan – The Wolverine potrebbe riprendere il ruolo, ma come già riportato si presume ci saranno diverse varianti di molti personaggi nel film (compresi Deadpool e Wolverine). Ad oggi quello relativo a Tena è però da prendere unicamente come un rumor, ma di certo sarebbe emozionante vedere Wolverine interagire con una versione adulta di quel personaggio con cui ha un legame tanto stretto. Ammesso ovviamente che, se davvero si verifcasse un loro incontro, i due siano varianti conosciutesi in precedenza e che quindi abbiano memoria l’uno dell’altro.

Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

X-Men: emersa online una prima sinossi del film live action

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X-Men: emersa online una prima sinossi del film live action

Mentre la serie animata X-Men ’97 sta riscuotendo pareri molto positivi, i Marvel Studios sarebbero sempre più pronti a portare sul grande schermo gli iconici mutanti con un film live action facente parte del MCU. Mentre di recente si è appreso che questo potrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025, permettendo così agli X-Men di potersi unire ai film Avengers 5 e Avengers 6, è ora emersa online una prima sinossi di quella che potrebbe essere la trama di questo atteso progetto.

Questa recita: “L’allegra squadra di mutanti di Charles Xavier ha il compito di proteggere un mondo che li odia e li teme per le loro insolite sembianze e capacità“. Come si potrà notare, questa è in realtà estremamente generica e riporta sostanzialmente quello che è il conflitto alla base di ogni storia e film ad oggi realizzati sugli X-Men. L’emerge online di nuovi elementi legati al film sembra però confermare che i lavori per la sua realizzazione sono ufficialmente in corso, per cui si attendono notizie che possano fare ulteriore luce su tale progetto.

https://twitter.com/XMenUpdate/status/1780747110733725842?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1780747110733725842%7Ctwgr%5E9a5c0109acae601b724ed9028a7b2cb2b416a768%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fpublish.twitter.com%2F%3Furl%3Dhttps%3A%2F%2Ftwitter.com%2FXMenUpdate%2Fstatus%2F1780747110733725842

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Cosa c’è da sapere su X-Men ’97?

La nuovissima serie X-Men ’97, composta da 10 episodi, è arrivata in streaming a partire dal 20 marzo. La serie rivisita l’epoca iconica degli anni ‘90, con il gruppo di mutanti che usa i propri poteri straordinari per proteggere un mondo che li odia e li teme, vengono messi alla prova come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro pericoloso e inaspettato. Il cast delle voci nella versione originale include Ray Chase (Ciclope), Jennifer Hale (Jean Grey), Alison Sealy-Smith (Tempesta), Cal Dodd (Wolverine), JP Karliak nel ruolo di Morph, Lenore Zann nel ruolo di Rogue, George Buza nel ruolo di Bestia, AJ LoCascio (Gambit), Holly Chou (Jubilee), Isaac Robinson-Smith (Alfiere), Matthew Waterson (Magneto) e Adrian Hough (Nightcrawler).

Avengers 5: ecco quando potrebbero avere inizio le riprese

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Avengers 5: ecco quando potrebbero avere inizio le riprese

Nei confronti del film Avengers 5 c’è tanta attesa quanto mistero. Ancora sappiamo poco di questo progetto, se non le varie vicissitudini verificatesi negli ultimi mesi, dall’abbandono del titolo The Kang Dynasty successivamente al licenziamento di Jonathan Majors fino a quello del ruolo di regista da parte di Destin Daniel Cretton. Mentre dunque si cerca di definire esattamente chi sarà presente nel film e chi si occuperà di realizzarlo, lo scooper Daniel Richtman riporta di aver saputo che la data del 1° maggio 2026 verrà rispettata.

Se ciò venisse confermato ufficialmente, vorrebbe dire che le riprese dovrebbe iniziare almeno nei primi mesi del 2025. Ed è quello che sostiene lo stesso Richtman, affermando che il set dovrebbe avere luogo l’anno prossimo nel Regno Unito. Inoltre, ci sono molte speculazioni sul fatto che il nuovo titolo del film potrebbe semplicemente essere Avengers: Secret Wars – Part One. Il 2024 è dunque l’anno decisivo per formare la squadra intorno al film e stabilire esattamente quale sarà la minaccia che gli Avengers dovranno affrontare.

Chi sarà il villain di Avengers 5?

In precedenza lo stesso Daniel Richtman ha affermato che, nonostante Jonathan Majors sia stato licenziato dal ruolo, Kang Il conquistatore sarà ancora il cattivo principale di Avengers 5 e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, i Marvel Studios stanno presumibilmente cercando di aggiungere un altro cattivo alla squadra che si sfiderà con i vendicatori. Tuttavia al momento non si sa chi potrebbe aggiungersi al parterre di cattivi dei film. I fan hanno ipotizzato che cattivi come Doctor Doom (villain dell’universo dei Fantastici Quattro) o Apocalisse potrebbero prendere il posto di Kang in futuro.

I Marvel Studios devono tuttavia ancora fare un annuncio ufficiale riguardo a queste speculazioni. Con l’arrivo di queste nuove voci, sembra che Doctor Doom o altri importanti cattivi della Marvel Comics potrebbero lavorare con Kang nei prossimi film degli Avengers, con quest’ultimo interpretato da un nuovo attore invece che da Jonathan Majors. In merito ai potenziali cattivi vi segnaliamo il nostro approfondimento pubblicato settimana scorsa su altri cattivi dal mondo dei fumetti che potrebbero affrontare i vendicatori.

Fallout ufficialmente rinnovata per una seconda stagione

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Fallout ufficialmente rinnovata per una seconda stagione

È ufficiale: la commedia d’azione fantascientifica Fallout tornerà per una seconda stagione. Come riportato da THR, Prime Video ha rinnovato la serie basata sul popolare franchise di giochi di Bethesda Softworks e adattata dagli showrunner Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner e prodotta da Jonathan Nolan e Lisa Joy. La serie ha dato allo streamer un gradito impulso, con una prima stagione che ha ottenuto alcune delle migliori recensioni di sempre, con una media del 94% di critiche positive su Rotten Tomatoes. Lo streamer afferma inoltre che la serie è tra i suoi tre titoli più venduti fino a oggi (anche se, come al solito, non ha fornito dati concreti).

Jonah, Lisa, Geneva e Graham hanno conquistato il mondo con questo show innovativo e selvaggio. L’asticella era alta per gli amanti di questo iconico videogioco e finora sembra che abbiamo superato le loro aspettative, portando milioni di nuovi fan al franchise“, ha dichiarato in un comunicato Jennifer Salke, responsabile degli Amazon MGM Studios. “Il cast guidato da Ella Purnell, Aaron Moten, Walton Goggins e Kyle MacLachlan ha fatto centro. Vorremmo ringraziare Jonah e Lisa e i nostri amici di Bethesda per averci portato la serie, così come Geneva e Graham per essere saliti a bordo come showrunner. Siamo entusiasti di annunciare la seconda stagione dopo una sola settimana di uscita e di portare gli spettatori ancora più lontano nel mondo surreale di Fallout“.

Le riprese della seconda stagione dovrebbero spostarsi in California per beneficiare di un credito d’imposta di 25 milioni di dollari (la prima stagione è stata girata in gran parte a New York e nello Utah). Secondo un documento della California Film Commission, la serie ha un budget di 152 milioni di dollari. Se l’anticipazione del finale della prima stagione è indicativa, la prossima stagione potrebbe essere diretta nel mondo di New Vegas, un luogo popolare nella serie di videogiochi. Non resta ora che attendere ulteriori aggiornameni sulla seconda stagione e su quando potremo vederla su Prime Video.

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La trama e il cast di Fallout

Il cast della serie Fallout include, inoltre, Moisés Arias (Il re di Staten Island), Kyle MacLachlan (Twin Peaks), Sarita Choudhury (Homeland), Michael Emerson (Person of Interest), Leslie Uggams (Deadpool), Frances Turner (The Boys), Dave Register (Heightened), Zach Cherry (Scissione), Johnny Pemberton (Ant-Man), Rodrigo Luzzi (Dead Ringers – Inseparabili), Annabel O’Hagan (Law & Order: Unità Vittime Speciali) e Xelia Mendes-Jones (La ruota del tempo). La serie sarà disponibile in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori in tutto il mondo.

Basata su uno dei più grandi franchise di videogiochi di tutti i tempi, Fallout è la storia di un mondo in cui non è rimasto quasi più nulla. 200 anni dopo l’apocalisse nucleare, i tranquilli abitanti dei lussuosi rifugi antiatomici sono costretti a tornare nell’infernale paesaggio contaminato dalle radiazioni che i loro antenati si sono lasciati alle spalle e con stupore scoprono che ad attenderli c’è un universo incredibilmente complesso, allegramente bizzarro e estremamente violento.

Ella Purnell è Lucy, un’ottimista abitante del Vault con uno spirito tutto americano. La sua natura pacifica e idealista viene messa a dura prova quando è costretta a uscire in superficie per salvare suo padre. Troviamo poi Aaron Moten nel ruolo di Maximus, un giovane soldato che ottiene il grado di scudiero nel gruppo armato chiamato Confraternita d’Acciaio. Farà di tutto per portare avanti l’obiettivo della Confraternita di ripristinare legge e ordine nella terra desolata. Walton Goggins interpreta Ghoul, un cacciatore di taglie di dubbia moralità che custodisce dentro di sé 200 anni di storia del mondo post-nucleare.

Leonardo DiCaprio avrebbe potuto essere Lex Luthor per Zack Snyder

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Nell’ultimo episodio del podcast “Happy Sad ConfusedZack Snyder ha rivelato di aver parlato con Leonardo DiCaprio per fargli interpretare Lex Luthor in Batman v Superman: Dawn of Justice. Il ruolo, come noto, è stato infine interpretato da Jesse Eisenberg. Parlando di quel personaggio, Snyder ha ora confermato l’indiscrezione secondo cui avrebbe avuto una discussione telefonica con Adam Driver per il ruolo della nemesi di Superman, ma poi ha rivelato di aver corteggiato anche DiCaprio, il quale sembra si sia dimostrato interessato alla parte.

Ha avuto un sacco di grandi idee in realtà, proprio durante l’incontro. Credo che alla fine abbia detto: ‘Eh, non lo so’. Ma era davvero intelligente sul materiale e sul personaggio“. “È stato lui a parlarmi dell’idea di Superman che a un certo punto combatte contro la Justice League“, ha aggiunto Snyder, sottolineando che si trattava di un punto della trama che avrebbe poi incorporato nel suo Universo DC in Justice League. “Ho pensato: ‘Oh, che figata’. È un appassionato di fumetti. Ho pensato: ‘Metterò quest’idea da parte per usarla al momento giusto’“.

Non è noto il perché DiCaprio abbia deciso di rinunciare al ruolo, forse per via di quella sua regola, trasmessa anche al collega Timothée Chalamet: “Niente droghe pesanti e niente film di supereroi“. DiCaprio non ha infatti mai scelto la strada dei film sui fumetti e si è sempre tenuto alla larga da quel tipo di progetti. Il fatto però che abbia dimostrato interesse per un personaggio come Luthor dà un’idea del tipo di personaggio che potrebbe essere di suo interesse interpretare in uno di questi film. Probabilmente Leonardo DiCaprionon si unirà mai ad un cinecomic, ma i fan possono ora divertirsi ad immaginarlo nei panni di Luthor.

Leonardo DiCaprio: dove lo vedremo prossimamente?

Attualmente Leonardo DiCaprio è impegnato nelle riprese del nuovo film di Paul Thomas Anderson (Il filo nascosto, Licorice Pizza), ancora senza titolo e dalla trama sconosciuta, che sappiamo arriverà in sala nell’estate del 2025. Di recente, sono emerse le prime foto dell’attore sul set. Tra i prossimi progetti, invece, ci sarebbe l’adattamento del romanzo The Wager: A Tale of Shipwreck, Mutiny and Murderper la regia di Martin Scorsese, ma anche il biopic sul presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt e quello su Frank Sinatra, anche se questi ultimi due non sono ancora stati ufficialmente confermati.

La maschera di cera: trama, cast e curiosità sul film horror

La maschera di cera: trama, cast e curiosità sul film horror

Affermatosi come regista di thriller come Orphan, Unknown – Senza identità, Run All Night e L’uomo sul treno – The Commuter, il regista spagnolo Jaume Collet-Serra ha esordito nel 2005 con un puro film horror intitolato La maschera di cera, vagamente ispirato all’omonimo titolo del 1953 (il quale era a sua volta un remake di un lungometraggio del 1933). Tra i due film, tuttavia, di comune vi è solo il titolo, mentre per il resto Collet-Serra dà vita ad una rivisitazione originale in chiave contemporanea, stando ben attento a distinguersi dagli horror adolescenziali sempre onnipresenti sul grande schermo.

Per riuscire nel suo obiettivo, in particolare, il regista decise di ricorrere quanto più possibile all’utilizzo di effetti pratici, rinunciando dunque alla CGI, da lui considerata uno strumento non valido a generare vera paura. Al momento della sua uscita La maschera di cera divise però nettamente critica e pubblico, tra chi lo liquidava come il classico film horror e chi invece ne lodava gli elementi di originalità. Il celebre critico Roger Ebert, ad esempio, ha affermato che si tratta di un titolo non eccellente, ma efficiente nel suo compito di suscitare terrore in un modo che si distingue rispetto a titoli simili.

Negli anni La maschera di cera ha conquistato sempre più appassionati del genere, divenendo un vero e proprio cult. A distanza di quasi vent’anni, è ancora un film capace di spaventare e divertire, proponendo qualcosa di diverso pur rimanendo nei canoni dell’horror. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La maschera di cera cast

La trama di La maschera di cera

Il film segue le vicende di sei ragazzi, Carly, suo fratello Nick, Wade, Dalton, Blake e Page, che partono tutti insieme per andare a vedere una partita di football. La notte decidono di dormire all’interno di un bosco e il mattino seguente, quando si svegliano, uno di loro si rende conto che la cinghia di trasmissione della macchina è inspiegabilmente rotta. Proprio in quel momento passa lì vicino un uomo che sta portando carcasse di animali su un furgoncino, offrendosi di accompagnarli all’officina nella città di Ambrose. Nel frattempo tutti gli altri vanno alla partita, mentre Wade e Carly si recano alla stazione di servizio.

Arrivati nella cittadina, i due scoprono che le strade sono completamente isolate. Attratti da una musica suonata da un organo, entrano in una chiesa ma, capendo che è in corso un rito funebre, decidono di uscire rapidamente. È allora che incontrano Bo, il proprietario dell’officina. L’uomo, però, non ha per niente buone intenzioni ma anzi attacca i due ragazzi cercando di catturarli. Nel tentativo di sfuggirgli, Carly si rifuggia nella chiesa precedentemente vista. Qui scopre però qualcosa di ancor più terribile: le persone che stanno prendendo parte alla funzione sono delle statue di cera ricavate dagli esseri umani. Per il gruppo di ragazzi ha dunque inizio una terribile lotta per la sopravvivenza.

 

Il cast del film

Vera e propria protagonista del film è Carly Jones, qui interpretata dall’attrice Elisha Cuthbert. Il regista la scelse dopo averla vista recitare in La ragazza della porta accanto, in cui era protagonista. Particolarmente attratta dalla storia e da ciò che capita al suo personaggio, l’attrice si dedicò moltissimo a trovare il modo migliore per calarsi nei panni di questo. Per la scena in cui le sue labbra vengono incollate, ad esempio, la Cuthbert insistette per utilizzare della vera colla invece di una finta. Accanto a lei, nei panni del fratello Nick, vi è l’attore Chad Michael Murray. Il rapporto tra i due attori si è però dimostrato essere molto forte, portando in più occasioni a dar vita ad un che di incestuoso tra i due.

Da molti è infatti stato affermato che avrebbe dovuto essere Murray ad avere il ruolo del ragazzo di Carly, Wade, andato invece a Jared Padalecki. Questi, particolarmente più alto della Cuthbert, la costrinse a dover portare dei rialzi alle scarpe al fine di diminuire la differenza di altezza tra di loro. Nei panni di Dalton e Black vi sono invece gli attori Jon Abrahams e Robert Ri’chard. Ad interpretare Paige, invece, vi è la celebre ereditiera Paris Hilton. La scelta di farla recitare nel film fu generalmente criticata, ma vi sono stati anche coloro che l’hanno difesa trovandola adeguata al suo personaggio. La Hilton finì poi con il vincere il Razzie Awards come peggior attrice non protagonista. Infine, nei panni degli assassini, i fratelli Bo e Vincent, vi è per entrambi l’attore Brian Van Holt.

La maschera di cera sequel

La maschera di cera 2: il sequel mai realizzato

Parallelamente all’uscita del film, gli sceneggiatori Chad e Carey Hayes, oggi noti in particolare per aver scritto film horror come I segni del male, Whiteout – Incubo bianco e L’evocazione – The Conjuring, avevano espresso il loro desiderio di dar vita ad un sequel di La maschera di cera. Il finale aperto, infatti, sembrava permettere di portare avanti quanto raccontato in questo primo film. In seguito, tuttavia, i due hanno dichiarato di aver maturato un maggior interesse nel dar vita ad un prequel, nel quale raccontare i primi omicidi commessi da Bo e Vincent. Nonostante il buon risultato economico di La maschera di cera, tuttavia, i piani per dar vita a questo secondo capitolo non si sono mai concretizzati.

La maschera di cera: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di La maschera di cera grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 18 aprile alle ore 21:15 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

 

The King’s Man – Le origini: la storia vera dietro il film

The King’s Man – Le origini: la storia vera dietro il film

Dopo il grande successo di Kingsman – Secret Service e il suo sequel Kingsman – Il cerchio d’oro – liberamente tratti dalla miniserie a fumetti dal titolo The Secret Service, pubblicata tra il 2012 e il 2013 da Mark Millar, con le illustrazioni del noto Dave Gibbons – si pensava che il regista Matthew Vaughn avrebbe realizzato un terzo film per concludere la trilogia. Tuttavia, Vaughn ha preferito dare la precedenza a The King’s Man – Le origini, un prequel dove si racconta la storia delle le origini dell’agenzia d’intelligence supersegreta conosciuta nei primi due film.

Il film, uscito in sala nel 2021, narra dunque di come, nel corso dei primi travagliati decenni del Novecento, i Kingsman si siano formati e si siano trovati da subito contretti a fronteggiare un pericolo di enormi proporzioni. Pur se questo prequel non ha ottenuto gli incassi sperati, ostacolato in ciò dalla pandemia di Covid-19, è ora ufficialmente un lavorazione un suo sequel diretto, ad oggi noto come The King’s Man: The Traitor, ambientato durante l’ascesa al potere di Adolf Hitler, presente come personaggio anche in questo film.

In attesa di poter vedere questo sequel, è bene riscoprire il film del 2021 grazie alla sua prima trasmissione televisiva. Per gli appassionati del genere, è infatti un titolo assolutamente da non perdere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The King’s Man – Le origini. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alle location italiane e alla storia vera dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

The King's Man - Le origini cast attori
Ralph Fiennes e Harris Dickinson in The King’s Man – Le origini. Foto di Photo Credit: Courtesy of 20th C/Photo Credit: Courtesy of 20th – © 2020 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved.

La trama e il cast di The King’s Man – Le origini

Il film racconta come è nata l’agenzia di intelligence indipendente nota con il nome di Kingsman. Le radici della società segreta affondano nella Gran Bretagna della Prima guerra mondiale, dove si forma una generazione di guerrieri d’élite. Mentre i peggiori tiranni si riuniscono per organizzare una guerra che spazzi via milioni di vite umane, Orlando Oxford, anche noto con il nome in codice Artù, recluta infatti un gruppo di agenti per intraprendere una corsa contro il tempo, prima che sia troppo tardi. Da qui nascerà un nobile codice d’onore, quello dei Kingsman, impegnato nella silenziosa difesa dell’umanità intera.

Protagonista del film, nel ruolo di Orlando Oxford, è l’attore Ralph Fiennes. Accanto a lui si ritrovano gli attori Gemma Arterton nel ruolo di Polly Wilkins, membro della rete di spionaggio di Orlando Rhys Ifans in quelli di Grigori Rasputin, medico personale dello zar e anche agente e secondo in comando del Pastore; Matthew Goode in quelli di Max Morton alsia Il Pastore; e Tom Hollander in quelli di Re Giorgio. Completano poi il cast Harris Dickinson nel ruolo di Conrad Oxford, figlio di Orlando, Daniel Brühl in quelli di Erik Jan Hanussen, occultista e e il terzo in comando del Pastore, Djimon Hounsou nel ruolo di Shola, e Charles Dance in quelli di Herbert Kitchener.

Dove è stato girato The King’s Man – Le origini? Ecco le location italiane del film

Sebbene la maggior parte delle riprese di The King’s Man – Le origini si sono svolte nel Regno Unito, molteplici sono state anche le location italiane scelte per questo progetto. In particolare, sono state effettuate riprese in Piemonte, nella città di Torino e lungo il fiume Po, oltre che all’interno di due palazzi storici, ovver la Reggia di Venaria Reale, una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997; e la Palazzina di caccia di Stupinigi, sito a sua volta proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Infine, alcune riprese si sono svolte anche al Castello Reale di Racconigi, in provincia di Cuneo.

The King's Man - Le origini storia vera
Tom Hollander e Kristian Wanzl Nekrasov in The King’s Man – Le origini. Foto di Photo Credit: Courtesy of 20th C/Photo Credit: Courtesy of 20th – © 2020 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved.

La storia vera dietro il film

Nonostante si basi su vicende di fantasia, The King’s Man – Le origini presenta un contesto ispirato a quello effettivamente esistente nel periodo della Prima guerra mondiale. Il film, inoltre, affianca accanto ai personaggi inventati altri realmente esistiti. Si ritrova infatti il monaco Rasputin e il generale tedesco Erich Ludendorff, ma anche l’illusionista austriaco Erik Jan Hanussen. Compaiono poi il Presidente degli USA Woodrow Wilson e il re Giorgio V, ma anche l’agente segreta Mata Hari, il generale britannico Horatio Herbert Kitchener, Adolf Hitler e Vladimir Lenin. Il personaggio di Max Morton è invece basato sul soldato tedesco Frederick Duquesne.

Oltre a ciò, sono riportati nel film una serie di episodi realmente avvenuti. Le prime panoramiche delle trincee con la voce fuori campo del Pastore, e in particolare la rappresentazione delle montagne di bossoli esauriti, sono ad esempio tratte da fotografie reali della battaglia della Somme. Combattuta tra luglio e novembre 1916, senza un chiaro vincitore, costò la vita a circa 700.000 soldati britannici e francesi e a 550.000 tedeschi. Come si vede, interi battaglioni furono falciati dal fuoco delle mitragliatrici e più di un milione di proiettili furono sparati solo nella prima settimana.

L’incidente del Telegramma Zimmermann è a sua volta un fatto storico reale. La Germania propose al Messico di invadere gli Stati Uniti per tenerli fuori dall’Europa anche se fosse stata dichiarata guerra. Al Messico furono offerti i territori dell’Arizona, del Nuovo Messico e del Texas, persi durante la guerra messicano-americana. Inoltre, come si vede nel film, il telegramma inviato all’ambasciatore tedesco a Città del Messico fu effettivamente intercettato dalla Gran Bretagna, decriptato e consegnato al Presidente Woodrow Wilson, che ne attese la conferma. Alla fine il Messico, che era in piena guerra civile, rifiutò la proposta tedesca.

The King’s Man – Le origini descrive poi correttamente il primo utilizzo dei campi di concentramento da parte dei britannici durante le guerre boere. La moglie di Oxford, Emily, è vagamente basata su Emily Hobhouse, un’attivista britannica che denunciò le condizioni deplorevoli dei campi di concentramento britannici durante la Seconda Guerra Boera. Infine, a un certo punto Conrad mostra al padre una piuma bianca, data come simbolo di codardia per non aver combattuto in guerra. Si tratta di una pratica reale utilizzata dall’Ordine della Piuma Bianca, un club che umiliava pubblicamente gli uomini che dovevano prestare servizio militare.

Il trailer di The King’s Man – Le origini e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The King’s Man – Le origini grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 18 aprile alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Cos’è l’Enclave? la spiegazione del misterioso gruppo di Fallout

Cos’è l’Enclave? la spiegazione del misterioso gruppo di Fallout

Uno degli aspetti più interessanti dell’adattamento di Fallout di Prime Video è che il gioco è canonico rispetto all’acclamata serie di videogiochi da cui è tratto. Ciò significa essenzialmente che lo show di Fallout si svolge nello stesso mondo dei giochi, funzionando di fatto come una continuazione libera del franchise che si svolge dopo gli eventi di Fallout 4. Questo dà alla nuova ambiziosa serie di Jonathan Nolan l’opportunità di raccontare la propria storia originale nel mondo di Fallout senza dover adattare direttamente gli eventi di un gioco specifico.

Fallout, che si spera sia la prima di diverse stagioni, segue principalmente un’ingenua abitante del Vault di nome Lucy (Ella Purnell). Lucy si avventura per la prima volta nelle Terre Desolate per trovare suo padre, Hank (Kyle MacLachlan), che è stato rapito da un famigerato capo razziatore di nome Moldaver (Sarita Choudhury). Durante la sua ricerca, Lucy incontra un medico apparentemente di buon cuore ma eccentrico di nome Wilzig (Michael Emerson), che in precedenza lavorava per una famigerata organizzazione che i fan dei giochi di Fallout riconosceranno sicuramente.

L’Enclave è l’equivalente di Fallout dell’Impero Galattico di Star Wars

L’organizzazione da cui Wilzig è fuggito non è altro che la nefasta Enclave, un gruppo di patrioti radicali che non si vedeva bene nel mondo di Fallout dai tempi di Fallout 3, dove era l’antagonista principale del gioco. In sostanza, sono per il mondo di Fallout quello che l’Impero Galattico è per il mondo di Star Wars. Mentre molte fazioni dell’universo di Fallout si limitano a controllare piccole e specifiche zone di quelli che erano gli Stati Uniti, l’Enclave è praticamente onnipresente in tutti i resti del paese. È una delle organizzazioni più potenti del franchise, seconda solo ai suoi acerrimi rivali storici, la Fratellanza d’Acciaio.

La maggior parte degli abitanti delle Terre Desolate non conosce la storia delle sabbie che chiamano casa, ma l’obiettivo dell’Enclave è, letteralmente, rendere l’America di nuovo grande. Il concetto di riportare la società moderna a ciò che era un tempo sembra certamente positivo in un mondo pieno di mutanti, mostri, razziatori e altro ancora. Tuttavia, gli obiettivi radicali dell’Enclave per la ricostruzione dell’America non sono raccomandazioni, ma mandati. È evidente che i piani dell’oscura organizzazione di unire il Paese nel patriottismo si sono rapidamente trasformati in una forma radicale di fascismo.

La potenza militare dell’Enclave non è seconda a nessuno. Le loro armature sperimentali e la loro abilità con le armi al plasma ne fanno una forza militare da non sottovalutare. Non è certo controverso affermare che la loro conoscenza della tecnologia del vecchio mondo supera quella della Fratellanza d’Acciaio, e sono davvero l’unica organizzazione in grado di dare alla Fratellanza una sfida veramente difficile

Le origini dell’Enclave vanno oltre l’inizio della Grande Guerra

Le origini dell'Enclave vanno oltre l'inizio della Grande Guerra

In Fallout 3, l’Enclave sostiene di essere il vero e legittimo successore del governo degli Stati Uniti dopo il suo crollo nella Grande Guerra. La propaganda viene perpetrata da una stazione radio, dove un uomo che sostiene di essere il nuovo Presidente degli Stati Uniti, John Henry Eden (Malcolm McDowell), incoraggia gli scettici abitanti delle Terre Desolate a unirsi all’Enclave. John Henry Eden si rivela poi essere un’IA (cosa abbastanza profetica per un gioco uscito nel 2008), e la creazione di questo programma e dell’Enclave va ben oltre il cataclisma della Grande Guerra.

Prima che il mondo fosse inghiottito dalle fiamme nucleari, l’Enclave è nata come una cabala altamente esclusiva dello Stato profondo, gestita da alcuni degli individui più elitari del Paese. Scienziati stimati, leader militari e persino il vero Presidente degli Stati Uniti erano coinvolti in questa organizzazione simile agli Illuminati. Non è affatto azzardato pensare che fossero ben consapevoli dell’imminente guerra nucleare e che forse abbiano anche contribuito a farla scoppiare. Se una losca organizzazione come Vault Tec si è adoperata con gioia per trarre profitto dalla paura e dal conflitto nucleare, non sorprende che anche l’Enclave fosse coinvolta, rendendola una forza ancora più temibile e maligna nell’universo di Fallout.

Che fossero a conoscenza del collasso nucleare del mondo è una cosa che i fan sospettavano da tempo, ma potenzialmente ne abbiamo una conferma esplicita nel finale della stagione 1 di Fallout. Qui vediamo la Vault-Tec che conduce una riunione con i principali leader tecnologici dell’industria, tra cui il rappresentante della RobCo Mr. House di Fallout: New Vegas. L’incontro rivela che Vault-Tec ha suggerito di bombardare deliberatamente gli Stati Uniti, dando a loro e ai loro alleati la possibilità di ottenere un “vero monopolio”. Anche se non viene detto esplicitamente se questi membri del consiglio di amministrazione siano affiliati all’Enclave, questa sembra certamente una riunione che la cabala oscura avrebbe condotto.

Che ruolo ha l’Enclave nello show “Fallout” di Prime Video?

Che ruolo ha l'Enclave nello show _Fallout_ di Prime Video_

L’Enclave viene nominata per la prima volta nel primo episodio di Fallout di Prime Video, rivelando ufficialmente che la nefasta organizzazione è viva e vegeta nonostante sembri essersi dispersa dopo Fallout 3. La Confraternita d’Acciaio riceve la notizia che un noto membro dell’Enclave, il dottor Siggi Wilzig, e il suo compagno fidato sono in fuga e i Cavalieri della Confraternita ricevono l’ordine di catturare Wilzig e riportarlo ai capi della Confraternita. Un duo assegnato a questa missione è costituito dal neo-squadro Maximus (Aaron Moten) e dal suo cavaliere Titus (interpretato in un cameo isterico da Michael Rapaport).

L’episodio 2 di Fallout inizia con una vera e propria presentazione dell’Enclave, e quale modo migliore per mostrare il loro vero livello di malvagità se non quello di dare fuoco a un cucciolo appena nato? Vediamo Wilzig allevare il proprio Dogmeat fino alla maturità, mentre sviluppa rapidamente un legame tra sé e il cane. È chiaro che Wilzig non è più interessato ad aiutare un’aspirante dittatura fascista, quindi fugge dalla base dell’Enclave con Dogmeat e un pezzo di tecnologia molto prezioso.

Quello che Wilzig ha rubato è una scoperta nella tecnologia della fusione fredda, che ovviamente deve essere di grande importanza per l’Enclave. La sua scomparsa dà inizio a una caccia all’uomo in tutto lo Stato della Nuova California. Diverse parti sono a caccia di ciò che Wilzig possiede, e l’Enclave è senza dubbio una di queste. Abbiamo già detto che Maximus sta cercando di catturare Wilzig per dimostrare il suo valore alla Confraternita d’Acciaio, ma c’è anche il famigerato cacciatore di taglie precedentemente conosciuto come Cooper Howard (Walton Goggins) che spera di catturare Wilzig per ottenere una buona ricompensa.

In mezzo a tutto questo c’è Lucy, che fa amicizia con Wilzig e accetta di aiutarlo a portarlo da Moldaver. La loro amicizia è di breve durata, poiché l’incontro di Wilzig con il Ghoul ha provocato una ferita mortale. Fortunatamente, Wilzig ha conservato quel controverso pezzo di tecnologia nella sua testa e Lucy accetta a malincuore di segarlo e portarlo a Moldaver. Lucy non sa che questo atto di gentilezza, per quanto grossolano, la renderà il bersaglio di alcune delle persone più pericolose della Terra Desolata. È solo questione di tempo prima che l’Enclave venga a sapere che il loro avanzamento è stato rubato, e chissà come si vendicheranno in una potenziale stagione successiva?

The Peripheral meritava una seconda stagione

The Peripheral meritava una seconda stagione

Visti i significativi cambiamenti nella produzione televisiva nel corso dell’era dello streaming, i principali servizi hanno preso decisioni affrettate sul futuro dei loro show. Se da un lato è necessario che servizi come Prime Video diano la priorità ai contenuti che rilasciano, dall’altro questo non dà agli show la capacità di crescere naturalmente. Ci sono innumerevoli grandi serie che hanno avuto un salto di qualità significativo nelle loro seconde stagioni. Purtroppo, la serie di fantascienza di alto budget The Peripheral di Prime Video è stata vittima di questi conflitti.

Nonostante le promesse fatte da Vernon Sanders, responsabile del settore televisivo di Amazon Studios, la seconda stagione di The Peripheral non ha mai visto la luce. La prima stagione non sarà stata un classico, ma c’erano aspetti convincenti di The Peripheral che giustificavano l’espansione in quella che avrebbe potuto essere un’eccellente seconda stagione.

The Peripheral aveva un mondo interessante

Basata sull’omonimo romanzo di William Gibson, The Peripheral è ambientata in un futuro non troppo lontano in cui la programmazione della realtà virtuale è avanzata e ha cambiato il tessuto sociale in modo radicale. La serie è incentrata sui fratelli Flynne (Chloe Grace Moretz) e Burton Fisher (Jack Reynor), che vivono ai margini della società mentre si prendono cura della loro famiglia malata. Flynne ha un talento per la programmazione VR, ma scopre che il mondo virtuale ha iniziato a diventare indistinguibile dalla sua realtà. Un misterioso auricolare VR proveniente dalla Columbia e appartenente a un’enigmatica società nota come Milagros Coldiron le permette di accedere a un nuovo universo virtuale che assomiglia in modo impressionante a quello in cui vive ogni giorno. Inoltre, le consente di accedere a un futuro inquietante e da incubo, in cui le vite di tutti i suoi cari sono in pericolo.

L’idea di esplorare semplicemente questi diversi ambienti visivi sarebbe stata abbastanza interessante da sostenere la prima stagione di uno show drammatico. Prime Video non ha certo badato a spese quando si è trattato dell’elaborato design della produzione della serie e, a livello viscerale, The Peripheral è apparso migliore di molti degli show di genere popolari su rivali di streaming come Netflix o Disney+. Il livello di immersione che la serie offre in ogni episodio è un motivo sufficiente per guardarla, ma dato che The Peripheral è una serie d’azione e avventura, ha anche creato un mistero avvincente che non è stato risolto alla fine della prima stagione.

Uno dei problemi in cui spesso si imbattono le serie di fantascienza è quello di combinare la costruzione del mondo con una forte caratterizzazione dei personaggi. Quando si ha a che fare con un universo narrativo complesso che richiede una buona dose di conoscenze di base, può essere difficile coinvolgere gli spettatori a livello emotivo. The Peripheral è stata in grado di aggirare questi problemi grazie alle ottime interpretazioni, con Chloe Grace Moretzche si è distinta nella prima stagione. Flynne sperimenta per la prima volta “the Peripheral” stesso e funge quindi da avatar del pubblico quando entra nel mondo digitale. Lo stesso stupore, la stessa confusione e la stessa curiosità che uno spettatore può aver provato immergendosi nella densa narrazione del film sono vissuti da Flynne.

I produttori di ‘Peripheral’ Jonathan Nolan e Lisa Joy hanno un passato da sci-fi

Sono stati anni difficili per i fan di Jonathan Nolan e Lisa Joy. Nolan e Joy sono una coppia di narratori di fantascienza innovativi che hanno creato una base di fan significativa grazie al successo della loro serie di successo della HBO Westworld e al lavoro di Nolan sui progetti del fratello, Memento e Interstellar. Mentre la prima stagione di Westworld sembrava poter essere il prossimo Game of Thrones, l’interesse per la serie e per i suoi misteri enigmatici ha cominciato a scemare col tempo. La fortuna di Nolan e Joy non è migliorata con i progetti successivi. Il debutto alla regia di Joy, Reminiscence, è stato un fallimento per la critica, mentre Westworld è stato cancellato e rimosso completamente da Max. Sebbene la coppia abbia collaborato come produttori all’acclamato adattamento di Fallout di Prime Video, The Peripheral ha rappresentato la capacità della coppia di raggiungere una base di fan più di nicchia.

Westworld si era concentrato sul gioco mentale con i suoi fan, ispirando teorie e speculazioni selvagge. Nel frattempo, The Peripheral era una serie di fantascienza emotiva che analizzava i pericoli dell’eccessivo affidamento alla tecnologia e la disparità nella gerarchia sociale. Il mondo virtuale costringe Flynne a contemplare i suoi piani per il futuro e la sua educazione in una comunità povera è molto facile da capire. Inoltre, c’è una buona dose di battute comiche tra Reynor, Moretz e le altre guest star della serie che aiutano a bilanciare le parti espositive.

Mentre i personaggi di Westworld erano milionari annoiati, assassini sociopatici e forme di vita artificiali, The Peripheral era essenzialmente un racconto di formazione ambientato in un pericoloso mondo di realtà virtuali contrastanti. Era lo sfondo perfetto per esplorare le lunghezze che una famiglia sarebbe disposta a raggiungere per far crescere la propria posizione. Flynne sarebbe stata disposta a prestare la sua coscienza a una realtà migliore e piena di speranza, anche se non era reale? Quali cambiamenti avrebbe dovuto apportare per salvare la sua famiglia da un futuro oscuro che potrebbe attenderla?

The Peripheral preparava lo spettatore ad una seconda stagione

The Peripheral - Stagione 2

Sebbene una parte significativa della prima stagione di The Peripheral sia dedicata alla creazione del mondo, l’elemento della “scatola del mistero”, così essenziale per molte delle collaborazioni di Nolan e Joy, non sembra un filo sospeso senza risposta. Gli spettatori che hanno seguito la serie fino alla fine potrebbero aver finalmente capito come la serie differenzia certe realtà l’una dall’altra, e quando invece si suppone che siano lasciate ambigue. Le basi stabilite dai primi episodi di The Peripheral avrebbero permesso a una seconda stagione di dedicare meno tempo all’esposizione e di andare avanti con il mistero che si è creato nel finale di stagione, “The Creation of a Thousand Forests”, riguardante l’enigmatico Lev Zubov (J.J. Feild).

La prima puntata di The Peripheral non era perfetta. C’erano alcuni momenti goffi, personaggi poco sviluppati e cambi di tono imbarazzanti, ma nessuno di questi problemi avrebbe impedito a una seconda stagione di apportare miglioramenti. Dato l’enorme materiale di partenza del romanzo di Gibson che gli showrunner avevano a disposizione, The Peripheral sarebbe potuto diventare uno degli show di fantascienza più audaci e originali della televisione. La sua scioccante cancellazione indica che spesso i canali di streaming non sono interessati a lasciare che le serie trovino il loro spazio nel tempo.

Law and Order: SVU, Mariska Hargitay scambiata per un vero agente della polizia di New York da un bambino smarrito

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La vita imita l’arte. Durante le riprese degli episodi finali dell’ultima stagione di Law & Order SVU, la protagonista della serie Mariska Hargitay è stata scambiata per un vero agente di polizia di New York. Il 10 aprile è stata avvicinata da una ragazzina che si era separata dalla sua famiglia, come racconta un testimone a People.

Nelle immagini si vede la Hargitay mettersi al livello della ragazza e farle domande, proprio come fa il suo personaggio Olivia Benson nella serie. A quanto pare, la ragazza non si è accorta della troupe cinematografica e del partner di scena della Hargitay, Ice T, che interpreta Odafin “Fin” Tutuola, che si sono concentrati sul modo in cui la Hargitay era vestita e, naturalmente, sul distintivo della polizia di New York del suo personaggio.

Secondo il testimone, la bambina era stata separata dalla madre nel parco giochi Anne Loftus di Fort Tryon Park. Pare che Mariska Hargitay abbia interrotto la produzione per 20 minuti per aiutare la bambina a ritrovare la madre. Alla fine la madre è stata trovata e si è vista la Hargitay parlare con entrambe per assicurarsi che stessero bene.

Hargitay ha interpretato un poliziotto per due decenni

Law and Order: SVU è attualmente la fiction più longeva della televisione, con 25 stagioni e oltre. La Hargitay interpreta Olivia Benson fin dall’inizio della serie, nel 1999. SVU era uno spin-off del dramma giudiziario Law & Order, iniziato nel 1990 e andato avanti fino al 2010. È stato poi ripreso nel 2021.

La Hargitay ha parlato con People a gennaio, dicendo di aver avuto “quei momenti in cui mi sono infilata in lei. Se c’è una crisi, prendo il comando e mi metto al suo posto. Sono forte e senza paura”. A quanto pare, un incidente del genere si sarebbe verificato solo tre mesi dopo. Nonostante le telecamere abbiano smesso di girare, la Hargitay ha mantenuto il suo ruolo di protettrice della pace, aiutando a riunire la ragazza con la madre.

Law & Order: SVU negli USA va in onda il giovedì sulla NBC e i nuovi episodi sono disponibili in streaming il venerdì su Peacock.

Superman: James Gunn celebra il Superman Day con una nuova foto dal set

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Il co-CEO dei DC Studios e regista di Superman James Gunn sta celebrando gli 86 anni de L’uomo d’acciaio offrendo ai fan altri contenuti dietro le quinte. Sul suo account personale di Threads, James Gunn ha postato una foto di se stesso insieme alle star di Superman David Corenswet e Rachel Brosnahan, ognuno dei quali legge diversi fumetti di Superman.

Rachel Brosnahan, che interpreta Lois Lane, sta leggendo All-Star Superman, David Corenswet, che interpreta Clark Kent, sta leggendo Action Comics #114 e Gunn sta leggendo Superman #1. James Gunn ha dichiarato apertamente in passato che questi fumetti serviranno da ispirazione per la sua versione di Kal-El nel DCU.

Credit Foto - Social di James Gunn

Superman è in piena fase di produzione, con nuovi membri del cast che vengono rivelati man mano che le riprese procedono. Recentemente è stato annunciato che Pruitt Taylor Vince interpreterà il padre di Superman, Jonathan Kent, e Neva Howell sarà la madre di Clark Kent, Martha. Anche Wendell Pierce seguirà le orme di Laurence Fishburne nel ruolo del prossimo Perry White, caporedattore del Daily Planet Newspaper.

Forse l’aspetto più eccitante è che Superman non sarà un’altra storia di origini per l’Uomo d’Acciaio. Come nel caso di Spider-Man di Peter Parker, il pubblico ha visto Clark Kent passare attraverso le procedure per diventare Superman un sacco di volte, quindi Gunn ha deciso di iniziare con un Kal-El più esperto. Ha anche detto che Superman vive in un mondo pieno di altri eroi, ma che nessuno di questi colleghi ruberà i riflettori da ciò che è veramente la storia, ovvero Clark Kent, Lois Lane e Lex Luther. Il DCEU ha commesso l’errore di cercare di introdurre troppi eroi in una volta sola, e Gunn intende evitare questo errore costruendo un mondo ricco di altri personaggi da godere senza perdere di vista ciò che è più importante.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion. Sean Gunn, María Gabriela de Faría, Terence Rosemore, Wendell Pierce, Sara Sampaio, Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince completano il cast.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

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