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Doctor Who: teaser trailer dello speciale “The Church on Ruby Road”

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Le festività sono arrivate in anticipo: in vista del debutto del 25 dicembreDisney+ ha diffuso un teaser per l’attesissimo speciale natalizio di Doctor Who, “The Church on Ruby Road”.

Lo speciale di Natale dà il benvenuto a Ncuti Gatwa (Sex Education) nel ruolo del Quindicesimo Dottore e a Millie Gibson in quello della sua nuova compagna, Ruby Sunday.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie di Doctor Who e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Molto tempo fa, alla Vigilia di Natale, un bambino fu abbandonato nella neve. Oggi Ruby Sunday incontra il Dottore, bambini rubati, folletti e forse il segreto della sua nascita.

Doctor Who è prodotto da Bad Wolf con BBC Studios, per BBC e Disney Branded Television. Tra i produttori esecutivi figurano Davies (scrittore e showrunner), Jane Tranter, Julie Gardner, Joel Collins e Phil Collinson.

Lo scorso lunedì 11 dicembre, Gatwa e Gibson hanno premuto il pulsante per accendere il London Eye con i colori dell’iconico vortice temporale di Doctor Who per celebrarne il debutto. Inoltre, presso il British Film Institute, a Southbank, si è tenuta una proiezione in anteprima mondiale dello speciale natalizio con tanto di Q&A con Gatwa, Gibson e lo showrunner Russell T Davies.

I nuovi episodi di Doctor Who saranno disponibili su Disney+ in tutto il mondo (ad eccezione di Regno Unito e Irlanda).

Museo Nazionale del Cinema: presentato il libro di Stefano Bessoni “Tim, l’eterno fanciullo di Burbank”

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In contemporanea con la mostra Il mondo di Tim Burton, l’offerta del Museo Nazionale del Cinema si arricchisce di due volumi editi da Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con la casa editrice Bakemono Lab: due libri dedicati al genio creativo di Tim Burton che affiancano gli approfondimenti già offerti nel catalogo ufficiale.

Il primo è Moondance. Tim Burton, un alieno a Hollywood, una raccolta di saggi critici sulla poetica dell’artista che percorre, attraverso voci diverse, un excursus nei suoi temi ricorrenti (il macabro, l’infanzia, il corpo, la deformità, l’amore e i mostri) alla scoperta di nuovi elementi e aspetti poco battuti della sua vena espressiva. Dopo un vuoto editoriale che dura dal 2007, Moondance costituisce il primo volume di approfondimento aggiornato dedicato a Tim Burton, nato da una coedizione tutta italiana. Dieci autori, introdotti da una prefazione di Stefano Bessoni, che raccontano altrettante tematiche portando alla luce una molteplicità di punti di vista che indagano il cuore dell’universo espressivo burtoniano. Prezzo di copertina: 20 euro. Copertina flessibile. Pagine: 280

Mentre vi è pi Tim, L’eterno fanciullo di Burbank, un albo illustrato che mette in luce gli aspetti più eccentrici e profondi del regista, attraverso un’accurata analisi del suo immaginario e della sua ricerca, compiute da un altro regista, illustratore e artista: Stefano Bessoni. Una biografia illustrata a base di scarabocchi, dove Bessoni propone la propria versione dei personaggi strambi e grotteschi di Burton, in un gioco di prospettive che omaggia il lato più ironico e fanciullesco del grande regista americano.

Un taccuino di appunti e scarabocchi dedicati a Tim Burton. Un modo molto personale per compiere un viaggio nell’universo macabro e romantico di uno degli artisti più importanti della scena contemporanea e per fissare nella mente concetti e immagini. Certo, è strambo – afferma Stefano Bessonidisegnare i suoi personaggi alla mia maniera, ma è certamente un processo catartico e queste pagine sono il mio piccolo sentito omaggio al suo mondo incantato”.

Secondo il Direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano, “questo libro di Stefano Bessoni è la guida più originale e creativa che si possa concepire sull’universo meraviglioso di Tim Burton. Sicuramente perché è scritto da un regista-artista-illustratore e non da un critico o uno storico del cinema di professione. Inoltre, Bessoni possiede uno sguardo incantato e fanciullesco che ha molti punti in comune con quello esuberante e universalmente conosciuto di Burton. Ma, soprattutto, il libro consente di ripercorrere la carriera artistica del regista americano attraverso un racconto accurato e coinvolgente, impreziosito da una serie di illustrazioni che sono esse stesse affascinanti interpretazioni dei personaggi burtoniani”. Prezzo di copertina: 26 euro. Copertina rigida. Edizione bilingue italiano e inglese. 

Entrambi i volumi sono disponibili per l’acquisto presso il bookshop del Museo Nazionale del Cinema o sul sito della casa editrice www.bakemonolab.com

George Clooney e Adam Sandler protagonisti del nuovo film di Noah Baumbach

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Variety ha confermato che George Clooney e Adam Sandler faranno coppia in un nuovo film di Noah Baumbach per Netflix, ancora senza titolo. Baumbach ha scritto la sceneggiatura insieme all’attrice Emily Mortimer, che ha anche creato la serie “Doll and Em“, con il regista che sarà anche produttore del film insieme a Amy Pascal e David Heyman. Ricordiamo che nell’ambito del suo accordo esclusivo con Netflix, Baumbach ha già realizzato The Meyerowitz Stories, in cui ha recitato anche Sandler, nonché il film candidato agli Oscar Storia di un matrimonio, con Adam Driver e Scarlett Johansson.

Successivamente, sempre per Netflix, Baumbach ha realizzato White Noise, adattato dal romanzo di Don DeLillo e interpretato da Drive e Greta Gerwig. Ad oggi, questo è dunque l’ultimo lungometraggio realizzato come regista da Baumbach, che sempre però dunque pronto a tornare alla regia di un nuovo lungometraggio di cui però, ad oggi, oltre ai due attori protagonisti, non sono state fornite altre informazioni. Netflix non ha infatti rilasciato commenti a riguardo per ora, ma Scott Stuber, capo della società, aveva precedentemente descritto il prossimo film di Baumbach come una “divertente ed emozionante storia di adulti che arrivano all’età adulta“.

Si potrebbe dunque ipotizzare un film sullo stile e i toni di Giovani si diventa, la pellicola di Baumbach interpretata da Ben Stiller in cui quest’ultimo si scontra con l’avanzare dell’età anche a partire dal confronto con il più giovane personaggio interpretato da Adam Driver. In ogni caso, questo nuovo film sarebbe la prima collaborazione di George Clooney con Baumbach come regista, anche se i due si erano già conosciuti grazie a Fantastic Mr. Fox, il film di Wes Anderson scritto da Baumbach e doppiato proprio da Clooney. Non resta ora che attendere maggiori informazioni su questo nuovo progetto.

Cinematografo Awards, tutti i vincitori

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Cinematografo Awards, tutti i vincitori

Alice Rohrwacher, Alba Rohrwacher, Roberto Andò, Maria Chiara Giannetta, Greta Gasbarri, Tommaso Santambrogio, Santi Pulvirenti, Domenico Monetti, Luca Pallanch, saranno presenti venerdì 15 dicembre alle 20 al Cinema Barberini di Roma per i Cinematografo Awards.

I riconoscimenti sono attribuiti ai protagonisti del mondo del cinema, della serialità e della cultura dai giornalisti e critici della Rivista del Cinematografo (il più antico magazine italiano di critica cinematografica) che sostiene e guarda con particolare attenzione alla produzione italiana, sia riconoscendone gli sforzi sia promuovendone i temi, le storie e i personaggi. La cerimonia di premiazione annuale valorizza quelle opere che, al di là degli indubbi meriti artistici, hanno lasciato il segno stimolando riflessioni che fanno parte della storia e dell’idea di cinema che la Rivista porta avanti.

Durante la cerimonia, viene consegnato anche il Premio Toni Bertorelli Controluce, il riconoscimento nato per rendere omaggio a un attore raffinato e a un interprete ricordato spesso per la particolarità del suo volto e la profondità delle sue memorabili interpretazioni sia al cinema che in teatro e in televisione. Istituito nel 2017, il premio è assegnato a interpreti italiani ritenuti in qualche modo affini a Toni Bertorelli, quindi fuori dai canoni consueti sia estetici che di recitazione e che, indipendentemente dal fatto di essere o meno protagonisti, abbiano dato prova di interpretazioni particolarmente significative e originali.

I premiati di quest’anno sono Fausto Russo Alesi e Linda Caridi. I vincitori sono stati designati da un comitato di amici e colleghi che con Toni Bertorelli hanno condiviso alcune esperienze della loro vita artistica: Marco Bellocchio, Valeria Ciangottini, Steve Della Casa, Fabio Ferzetti, Marco Tullio Giordana, Mario Martone, Davide Milani e Luca Pallanch, con la supervisione di Barbara Chiesa. I premi sono appositamente realizzati dall’attore e artista Giorgio Crisafi.

I VINCITORI E LE MOTIVAZIONI

Premio Navicella Cinema Italiano – La chimera di Alice Rohrwacher

Un domani si parlerà del “cinema di Alice Rohrwacher” come oggi facciamo riferendoci ai maestri che furono, rinvenendo l’idea di un universo iconico e riconoscibile, capace di suscitare rimandi non solamente “visivi” ma anche appigli inerenti gli altri sensi. Un cinema di terra e polvere, di natura e vuoto, popolato da personaggi fatti di carne e anima, sbilenchi ma veri, radicati eppure errabondi. Con La chimera, la regista scava ancora una volta nelle pieghe di un cinema sospeso, tra presente e passato: archeologa dell’immagine – e della sua assenza – sa riesumare l’essenza di quel legame indissolubile tra il sopra di oggi, di ieri e il sotto di epoche remote ancora custodite nel sottosuolo, quel chimerico equilibrio che ogni giorno tentiamo di stabilire tra l’esistente e l’esistito, tra il visibile e l’invisibile. Alla ricerca di quel filo rosso che li unisce per sempre.

Premio speciale insieme dell’opera – Roberto Andò

Letteratura, cinema, teatro, lirica e televisione, non c’è campo che Roberto Andò non abbia dissodato, provando il piacere di essere un altro rimanendo sé stesso. Il grande pubblico l’ha incontrato con La stranezza, che prendendo da Pirandello ha restituito la sua cifra costante: l’umanesimo. Tra memoria e volontà, con libertà – anzi, Viva la libertà – e dignità, ha asseverato una poetica laterale, di scorcio e di sguincio, sugli affari antropici, le suggestioni intellettuali, le sprezzature dotte. Eternando il primo privilegio d’uomo, dare il nome alle cose, s’è prodotto Sotto falso nome, ha rivendicato Una storia senza nome, sempre confidando nelle sorti magnifiche e progressiste del racconto. Tra palco e realtà, proiezione e atto, il suo garbo rimanda passione, che è “una parola chiave non solo per la politica, anche per la vita”.

Premio Navicella Serie – Blanca di Jan Maria Michelini e Michele Soavi con Maria Chiara Giannetta

Grazie a una protagonista femminile carismatica e fragile, sfrontata e introspettiva, magistralmente interpretata da Maria Chiara Giannetta, Blanca affronta il tema della disabilità rifuggendo ogni facile sentimentalismo. Nell’universo narrativo della serie trovano spazio la capacità di dover accettare gli eventi negativi e la potenza salvifica delle seconde possibilità. Ribaltando i canoni della fiction italiana, Blanca è una serie di rottura, capace di innovare nel solco della tradizione.

Premio Migliore Interpretazione – Alba Rohrwacher per Mi fanno male i capelli di Roberta Torre

La perdita della memoria, dei ricordi, ma soprattutto la possibilità di una continua interazione con i fantasmi del nostro immaginario: imitare Monica Vitti sarebbe impossibile, Alba Rohrwacher, la sua Monica – personaggio creato per lei da Roberta Torre – ne insegue piuttosto il senso, catturandone il mito. Donna che sta perdendo se stessa, si ritrova nella donna che in fondo ha interpretato tutte le donne possibili e immaginabili, senza stereotipi, con infinita umanità. Stabilendo con lei un legame non solo teorico, che trascende il film stesso.

Premio Migliore Opera Prima – Gli oceani sono i veri continenti di Tommaso Santambrogio

Tommaso Santambrogio prende l’omonimo cortometraggio che lo aveva lanciato alla Sic e lo dilata ben oltre la sua durata. Non c’è solo la bella love story tra Alex ed Edith, ma altre linee narrative che moltiplicano le risonanze affettive e le note dolenti di un unico, lungo addio. Una lettera d’amore a Cuba piena di rimpianto e di cinema, di fotografia e di disperazione della materia. Un’opera prima che conferma la vitalità degli expat italiani e suggerisce che il futuro del nostro cinema potrebbe forse iniziare altrove.

Premio Rivelazione dell’Anno – Greta Gasbarri per Mia di Ivano De Matteo

Al debutto sul grande schermo, Greta Gasbarri colpisce al cuore con un’interpretazione sorprendente: un’adolescente come tante, figlia amatissima e amica fedele, convinta di vivere il sogno del primo amore e in realtà intrappolata nell’incubo di una relazione tossica, dominata da crudeltà, manipolazione, possesso e violenza. Così autentica e profonda da impreziosire un film urgente, necessario, tristemente contemporaneo.

Premio Colonna Sonora – Santi Pulvirenti per L’ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano

Respiri affannosi e battiti, echi di polizieschi e horror anni ’70, la partitura concepita da Santi Pulvirenti per il crime thriller notturno diretto da Andrea Di Stefano accompagna ed esalta la cifra asfissiante e misteriosa del film, in un crescendo vorticoso fatto di clavicembali e archi, synth e prog che non lascia indifferenti. Con la vetta straordinaria di The Mechanics of Amore, traccia che diventa personaggio aggiunto nella scena clou all’interno del tunnel, climax massimo dell’intero film.

Premio Diego Fabbri – Per i soldi o per la gloria: storie e leggende dei produttori italiani dal dopoguerra alle tv private di Domenico Monetti, Luca Pallanch (ed. Minimum Fax e Centro Sperimentale di Cinematografia)

Nazisti in parata e cessi poliziotteschi, Nanni Moretti “simpatico” e la Coca (Cola) di Aurelio De Laurentiis, psichiatri presi a botte e il film di Marco Bellocchio con… Richard Gere. Sono le storie e leggende dei produttori italiani dal Dopoguerra alle tv private, censite e raccontate in uno – non esageriamo – dei più bei libri-intervista di cinema mai realizzati: Per i soldi o per la gloria, firmato dagli studiosi del Centro Sperimentale di Cinematografia Domenico Monetti e Luca Pallanch.

The Twilight Saga: New Moon, tutte le curiosità sul film

The Twilight Saga: New Moon, tutte le curiosità sul film

La Twilight Saga è stata uno dei maggiori fenomeni cinematografici degli scorsi due decenni. Con i suoi cinque film, questa ha infatti rappresentato il principale concorrente al successo di Harry Potter. Le due storie sono in realtà molto differenti tra loro, e al centro dei film tratti dalla saga letteraria di Stephen Meyer vi è l’amore tra una giovane ragazza umana e un affascinante e secolare vampiro di nome Edward. Iniziata nel 2008 con Twilight, questa è poi proseguita nel 2009 con il primo sequel intitolato New Moon.

Diretto da Chris Weitz, già regista di un fantasy come La bussola d’oro, il film si è caratterizzato come un primo approccio più maturo alla storia, concentrandosi come avviene nel libro sul rapporto tra la protagonista Bella e il lupo mannaro Jacob. Il vampiro Edward ha qui un ruolo minore, non mancando però di comparire in tutto il suo fascino verso il finale. Con il primo capitolo affermatosi come un grande successo, questo sequel confermò l’interesse degli spettatori nei confronti di questa storia. New Moon arrivò infatti a guadagnare ben 712 milioni di dollari in tutto il mondo.

Ciò permise naturalmente di far proseguire la saga, la quale si sarebbe poi arricchita con Eclipse, Breaking Dawn – Parte 1 e Breaking Dawn – Parte 2. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location. Infine, si elencheranno anche le principali differenze con il libro e le piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

New Moon: la trama del film

In New Moon Edward e Bella sono più innamorati che mai. Il giorno del compleanno di lei viene organizzata una festa a casa Cullen, dove però qualcosa va storto. Bella, infatti, si ferisce con della carta perdendo del sangue. Questo naturalmente la pone subito in pericolo in una casa di vampiri, se non fosse che Edward riesce a far controllare gli istinti e proteggere la sua amata. Quell’episodio, però, gli fa comprendere di quanto lei sia in pericolo con lui o i suoi simili intorno e pertanto decide di partire insieme alla sua famiglia senza lasciare più traccia della loro presenza. Bella si troverà dunque a vivere momenti bui e sconfortanti, nei quali continuerà ad amare Edward e a sentire la sua presenza vicina.

Solamente l’amicizia con il ritrovato amico Jacob, che le svelerà il suo più grande segreto, la aiuterà a superare le crisi. Bella però non si sente indifferente neanche a lui, il quale a sua volta inizia a provare per la ragazza dei sentimenti che vanno ben oltre l’amicizia. Tutto cambia quando per una serie di malintesi Edward si convince della morte di Bella e decide di andare a scatenare in Italia l’ira dei Volturi, la più importante famiglia di vampiri, per poter morire a sua volta. Inizia così il disperato tentativo di Bella per salvare il suo amato. Lungo il percorso, però, dovrà affrontare numerosi pericoli.

New Moon: il cast e le location del film

Per il terzo film della serie vengono ovviamente riconfermati gli attori Robert Pattinson nel ruolo del vampiro Edward Cullen, Taylor Lautner nei panni del licantropo Jacob Black, e Kristen Stewart in quelli di Bella Swan. Accanto a loro si ritrovano poi anche Peter Facinelli, nel ruolo di Carlisle Cullen, il capofamiglia, Ashley Green con il personaggio di Alice Cullen, e Kellan Lutz nei panni di Emmett Cullen. Altri attori presenti sono Jackson Rathbone nel ruolo di Jasper Hale e Nikki Reed in quello di Rosalie Hale. Billy Burke è invece ancora una volta il padre di Bella, mentre Jamie Campbell Bower interpreta Caius.

Elizabeth Reaser è Esme Cullen, mentre Christian Serratos e Anna Kendrick riprendono invece brevemente i loro ruoli di Angela Weber e Jessica Stanley, amiche di Bella. Dakota Fanning, infine, è la potente vampira Jane, mentre Michael Sheen è il volturro Aro. Per quanto riguarda invece le location del film, come noto alcune riprese, specialmente quelle legate alle scene finali del film, si sono svolte anche in Italia, a Montepulciano. Questa viene però nel film indicata come Volterra, in provincia di Pisa, dove hanno dimora i Volturri. Il resto delle riprese si è invece svolto a Vancouver, in Canada.

New Moon libro

New Moon: le differenze tra il libro e il film

Nonostante si siano impegnati a rimanere quanto più fedeli possibile al romanzo della Meyer, gli autori del film hanno comunque dovuto dar vita ad alcune modifiche, al fine di rendere più cinematografico il racconto. Una prima modifica riguarda la partenza di Edward, che nel film avviene la mattina seguente la festa di compleanno di Bella. Nel libro, invece, il vampiro aspetta 3 notti prima di partire, valutando ogni aspetto di quella sua difficile decisione. Questa partenza causa poi una profonda depressione in Bella, che spende molto tempo ad interrogarsi sul suo rapporto con Edward. Quanto di ciò mostrato nel film è in realtà molto più breve rispetto a quanto viene descritto nel romanzo.

Differenze si ritrovano anche nella trasformazione di Jacob in lupo. Nel libro, infatti, Jacob si trasforma in lupo nel bosco, quando Paul parla con Bella. Nel film, invece, ciò avviene quando Bella prende a schiaffi Paul, il quale si infuria e si trasforma in un lupo pronto ad aggredirla. È a questo punto che Jacob si trasforma e corre in soccorso della ragazza. Ulteriore elemento di differenza rispetto al film è poi legato ai pensieri di Bella. Se nel libro questi possono essere espressi con dei monologhi interiori, nel film invece lei confida ciò che prova a delle email destinate ad Alice Cullen. In ultimo, anche il finale differisce sensibilmente. Nel film lo scontro con i Volturri è arricchito di diversi momenti di azione, mentre nel film è un momento quasi del tutto affidato al dialogo.

New Moon: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in reteThe Twilight Saga: New Moon è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Now, Netflix e Tim Vision. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno giovedì 14 dicembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Natale a Londra: tutte le curiosità sulla commedia romantica

Natale a Londra: tutte le curiosità sulla commedia romantica

Con l’arrivo del Natale, i film e le serie ambientate in questo speciale momento dell’anno tornano ad essere scoperte da spettatori in cerca di quel calore e di quei sentimenti puri proprio di queste festività. Ecco allora che i cataloghi di piattaforme come Netflix, Prime Video e Disney+ si arricchiscono di film e serie che presentano la Vigilia di Natale o il Natale stesso come ambientazione. Anche la programmazione televisiva non è però da meno, proponendo diversi titoli, più o meno noti, appartenenti a tale filone. Ecco allora arrivare su Rai 2 il film Natale a Londra, commedia romantica diretta nel 2022 da Jonathan Wright.

Si tratta del primo film prodotto dalla Hallmark realizzato a Londra. La Hallmark, per chi non lo sapesse, è una produzione televisiva specializzata in particolare in pellicole di genere sentimentale, dove si raccontano dunque storie di personaggi che il più delle volte si trovano a compiere percorsi articolati e imprevedibili prima di cascare definitivamente l’uno nelle braccia dell’altro. Molti altri titoli della Hallmark, la maggior parte dei quali dedicati proprio al periodo natalizio, si possono ritrovare su Prime Video, ma grazie al passaggio in chiaro di Natale a Londra (il cui titolo originale è Jolly Good Christmas) è possibile goderne senza particolari requisiti.

Per gli appassionati di questa tipologia di film, dunque, Natale a Londra è un appuntamento imperdibile, sia per la sua dolce storia d’amore sia per il fascino che la capitale inglese vanta durante il periodo natalizio. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Natale a Londra

Protagonista del film è David Burnside, architetto newyorkese che decide di passare il suo primo Natale a Londra in compagnia della sua fidanzata Charlotte, figlia del suo capo Simon Fitzsimmons. L’uomo, desideroso di fare colpo sulla ragazza ma soprattutto sul suo futuro suocero, è ora alla ricerca del regalo perfetto. Durante il suo girovagare per le strade dello shopping londinese, finisce però con l’incontrare Anji Patel, un’aspirante scrittrice che si mantiene facendo la personal shopper.

Dopo averlo dissuaso dall’optare per un banale buono regalo, la donna si vede inaspettatamente assunta da David per esplorare insieme a lui le affollate strade di Londra alla ricerca del regalo perfetto. La loro missione li porterà a vivere una serie di avventure e disavventure inaspettate. E mentre Anji è combattuta tra le sue aspirazioni di scrittrice e le aspettative dei suoi genitori che vorrebbero rilevasse un giorno l’azienda di famiglia, tra lei è David nasce piano piano un’intesa speciale che potrebbe cambiare per sempre le vite di entrambi.

Natale a Londra location

Il cast di Natale a Londra e le location del film

Ad interpretare il protagonista, David, vi è l’attore Will Kemp, visto anche in The Midnight Man, Slumber: Il demone del sonno, Principessa per caso e nelle serie Girlfriend’s Guide to Divorce e Spinning Out. Nonostante interpreti un newyorkese, Kemp è in realtà inglese ed ha dunque dovuto mascherare il proprio accento nel recitare per tale film. Accanto a lui, nel ruolo di Anji vi è Reshma Shetty, nota per aver partecipato alla serie Royal Pains. Accanto a loro, si ritrovano Sophie Hopkins nel ruolo di Charlotte, James Faulkner è invece il padre di lei, Simon, mentre Su McLaughlin è Nalini.

Per quanto riguarda le location del film, questo può naturalmente vantare alcuni dei luoghi più incantevoli di Londra nel periodo natalizio. In particolare, gli esterni sono stati girati in alcuni dei luoghi più iconici per quanto riguarda lo shopping, come Covent Garden, la Burlington Arcade vicino a Piccadilly, Cecil Court e Marylebone Road. Si tratta di luoghi che durante le feste di Natale si illuminano di luci e colori, si riempiono di prodotti tipici di questo periodo e si animano grazie alle tante persone che vi si recano ogni giorno per turismo o compere personali, contribuendo all’atmosfera di calore natalizio.

Il trailer di Natale a Londra e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di giovedì 14 dicembre alle ore 21:20 sul canale Rai 2. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Pensati Sexy: le prime foto della serie Prime Video con Diana Del Bufalo

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Prime Video ha svelato oggi le prime immagini di Pensati Sexy, la nuova commedia al femminile diretta da Michela Andreozzi con protagonista una divertente e a tratti ingenua Diana Del Bufalo nei panni di “Maddalena, 30 anni e zero autostima!”. Con la sceneggiatura di Daniela Delle Foglie, il film ha un cast corale con Raoul Bova, Alessandro Tiberi, Angela Finocchiaro, Jenny De Nucci, Fabrizio Colica e Valentina Nappi.

Pensati Sexy, la trama

Maddalena è la pecora nera della sua famiglia molto cattolica e gli uomini con cui esce sembrano essere tutti fuori dalla sua portata. La sua esistenza è precaria come il suo contratto di lavoro fino a quando, a seguito di un appuntamento andato male, Maddalena si convince di non essere abbastanza sexy e di dover fare di tutto per diventarlo! Da quel momento, un angelo custode molto particolare entra nella sua vita: la pornostar Valentina Nappi, che la porterà a fare un divertente e tragicomico viaggio dentro se stessa alla scoperta delle sue potenzialità come donna e come scrittrice.

20.000 specie di api: recensione del film di Estibaliz Urresola Solaguren

La regista basca Estibaliz Urresola Solaguren irrompe nel mondo del cinema con 20.000 specie di api, un film sull’identità personale e collettiva che riesce a ritrarre una comunità specifica e la sua reazione all’inevitabile diversità. Il film arriva nelle sale italiane dal 14 dicembre, dopo aver trionfato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, dove si è aggiudicato l’Orso d’argento per la miglior interpretazione da protagonista a Sofia Otero, e aver ottenuto svariati premi al Festival del Cinema di Malaga. Senza orpelli cinematografici, con un’austerità spartana, ma mai egocentrica nel mostrare il passaggio delle nuvole o il tramonto del sole, la cineasta di Alava filma con straordinaria sottigliezza e senza fronzoli la storia di 20.000 specie di api.

20.000 specie di api, la trama: scorgere la luce

In poco più di due ore, 20.000 specie di api percorre passo dopo passo, gesto dopo gesto, le biografie intime di un gruppo di tre generazioni di donne. Si comincia con un incrocio di sguardi, quello di Ane (Patricia López Arnaiz) e quello di Aitor/Cocó/Lucía (Sofía Otero). Faccia a faccia, entrambe incrociano i loro sguardi, in quel primissimo momento, per verbalizzare una crisi personale e familiare. Ben presto scopriremo che la zia solitaria che si occupa delle api è l’unica con cui Aitor/Lucía si sente protetto; la madre, persa nelle sue frustrazioni, è l’unica con cui Aitor/Lucía si sente compreso. Sono loro tre a dare al film una densità che va oltre il problema che pone e lo trasforma in uno studio sulla famiglia e sulle sue dipendenze. Gli altri, i fratelli, il padre, cercano di non vedere ciò che sta accadendo ad Aitor, o direttamente lo negano e lo combattono, così come la nonna, forse il personaggio più schematico di tutti.

Un viaggio a casa della madre, lontano dalla figura paterna, servirà come viaggio iniziatico in cui Aitor vivrà la sua metamorfosi, la sua rinascita in Lucía. Ma non sarà sola, né sarà l’unica persona a vivere questo momento epifanico. Nemmeno Ane, sua madre, si divertirà. Il suo ritorno al luogo di nascita per preparare un concorso per diventare insegnante d’arte la porta a ripercorrere i resti artistici del padre, scultore scomparso, e i rimpianti di una madre decisa a guardare senza vedere realmente. È proprio il conflitto metaforico tra questi due verbi, sinonimi ma anche così distanti, che scuote questo film di api e miele, allegoria della vita e della morte. Non è un caso che Aitor voglia adottare il nome di Lucia, né che Estibaliz Urresola scelga quello della martire di Siracusa, protettrice degli occhi, come nome per la sua piccola protagonista e per la sua riflessione su un tema di cui oggi si dovrebbe parlare senza paura, pregiudizi o frivolezze.

Sommergersi per vedere

In 20.000 specie di api accade che molti dei suoi personaggi abbiano perso la luce, non vedano perché, soprattutto gli adulti, non hanno potuto o saputo affrontare la realtà o i loro sogni. Estibaliz Urresola mescola simbolicamente l’idea del battesimo con quella della luce; l’immagine dello sprofondare, del sommergersi, contrapposta alla gioia di (ri)emergere e al fatto di (ri)nascere.

Su una barca, scandagliando il fiume, alla ricerca dell’immagine rubata di San Giovanni Battista che il suo nonno ha scolpito per l’altare principale della chiesa del suo villaggio, Aitor, un bambino di otto anni che nel profondo si sente una bambina, riceve una lezione su ciò che è verificabile e ciò che è intuibile. Gli viene detto che ciò che gli occhi vedono appartiene all’ovvio; di conseguenza, ciò che invece i sentimenti richiedono, abita un altro livello di percezione. Ecco perché ciò che è proprio delle emozioni, come viene detto al disorientato Aitor, può trovare risposta solo dentro di sé. L’idea che “la fede è questo” è incisa nel cuore della protagonista di 20.000 specie di api, interpretata da una magnifica Sofía Otero. Aitor capisce che la fede è ciò che si stabilisce nel regno dell’indimostrabile, dell’intimo. Nel suo caso, questo enigma appartiene alla lacerazione della sua identità. Nel corpo di un ragazzo, si sente una ragazza: si fa chiamare Cocó e vive in un isolamento indefinito insieme ai genitori e ai fratelli.

Tre generazioni, tre attrici da ricordare

20.000 specie di api arriva dopo un anno eccezionale per il cinema spagnolo e in particolare per un nuovo gruppo di registe come Carla Simón (Alcarràs), Pilar Palomero (Las niñas, La materndad), Elena López Riera (El agua) e Alauda Ruiz de Azúa (Cinco lobitos). È un film che si prende il suo tempo, che dura 125 minuti, in cui il dialogo è importante quanto il sottotesto e i gesti. Per questo la direzione del corpo attoriale è così meticolosa e soddisfacente: Patricia López Arnaiz, Ane Gabarain e la piccola Sofía Otero formano un magnifico tridente attoriale che merita semplicemente applausi.

Ciò che è indiscutibile del film di Urresola Solaguren è la sensibilità con cui vengono mostrati i rapporti tra ragazzi e ragazze, e tra questi e gli adulti, con le barriere sociali imposte che rendono così difficile la vita di chi non aderisce alla consueta dicotomia di genere. 20.000 specie di api riflette su come qualcosa di così intimo come sapere chi siamo, da quanto tempo lo sappiamo, e cosa questo comporta, sia strettamente legato a se stessi e a ciò che gli altri si aspettano da noi. In questo senso, l’immagine delle api risulta assolutamente vincente: gli alveari e il loro funzionamento come gruppo sociale sono una buona metafora per dirci che ci sono, se non 20.000, molti modi di essere una persona, di essere una donna.

Adagio: recensione del film di Stefano Sollima #Venezia80

Adagio: recensione del film di Stefano Sollima #Venezia80

È una Roma che brucia quella di Adagio, il nuovo film di Stefano Sollima di ritorno dall’avventura statunitense (dove ha diretto Soldato e Senza tregua). Il regista torna dunque a ciò che conosce e sa rappresentare meglio, ovvero quella Roma criminale già al centro di ACAB – All Cops Are Bastard, Suburra e, naturalmente, la serie Romanzo criminale. Per la prima volta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Sollima aggiunge però stavolta ai suoi scenari crime una malinconia da fine di un’epoca, di un mondo, e di conseguenza anche la fine dei personaggi che in esso pullulavano.

Si è pertanto definito questo suo nuovo lungometraggio quale conclusione della trilogia dedicata alla città eterna vista e traslata in chiave criminale, dove a risaltare non sono tanto le situazioni proprie del genere quanto una serie di personaggi che si fanno carico di una tragicità umana particolarmente attraente. Pierfrancesco Favino, tra i protagonisti del film, ha definito tali uomini come “quei cani che quando stanno per morire cercano la solitudine, salvo poi ricevere la chiamata ad una guerra antica che risveglia l’adrenalina”. Una definizione che racchiude tutto il senso di malinconia, di ricerca di redenzione e paura che aleggiano in Adagio.

Il mondo criminale di Adagio

Protagonista del racconto è Manuel (Gianmarco Franchini), un ragazzo di sedici anni che cerca di godersi la vita come può mentre si prende cura dell’anziano padre (Toni Servillo). Vittima di un ricatto, Manuel si vede però costretto ad andare ad una festa per scattare alcune foto a un misterioso individuo. Sentendosi raggirato, decide però di scappare, ritrovandosi invischiato in questioni ben oltre la sua portata. I ricattatori (Adriano Giannini, Francesco Di Leva e Lorenzo Adorni), infatti, si rivelano essere estremamente pericolosi e determinati a eliminare quello che ritengono uno scomodo testimone. Il ragazzo dovrà allora chiedere protezione a due ex-criminali (Valerio Mastandrea e Piefrancesco Favino) vecchie conoscenze del padre.

Generazione criminale

Che in Adagio la morte e la distruzione siano le forze primarie ci viene suggerito sin dalle prime inquadrature, con la vista su una Roma notturna illuminata da una serie di gravi incendi sullo sfondo e da una serie di black out che oscurano ogni cosa. In questo contesto si muovono tre generazioni di personaggi: i vecchi, glorie passate della criminalità ormai ritiratisi nell’ombra e desiderosi di rimanerci; i nuovi criminali, uomini adulti con l’ambizione di conquistare ciò che li circonda; e infine i giovani, piccoli teppistelli con giusto qualche esperienza nello spaccio, spaventati e tutt’altro che certi di voler far parte di quel mondo.

Queste tre generazioni si muovono dunque secondo logiche di attacco, difesa o fuga, sono prede e predatori chiamati all’azione nella giungla di cemento che è Roma. Sollima li segue con attenzione, senza mai avvicinarsi troppo e permettendo così agli attori di cercare e trovare nuovi modi di esprimersi con il corpo all’interno delle immagini. C’è dunque molta istintività e fisicità all’interno di Adagio, che porta però tale titolo in quanto si muove calmo tra le vicende di suoi personaggi e i rapporti tra di loro. L’incidente scatenante che mette in moto il film sembra infatti più un pretesto per chiamare all’azione i suoi protagonisti, concentrandosi poi su di loro, il loro vissuto e le loro ferite interiori.

Adagio Gianmarco Franchini

Personaggi tragici per attori generosi

Adagio è dunque un film primariamente costruito sui suoi attori e i loro corpi, dove ognuno trova il proprio momento di gloria. Spiccano però Toni Servillo nel ruolo di Daytona, un ex criminale che sembra aver perduto per sempre la lucidità, Valerio Mastandrea in quello di Polniùman, ormai cieco e ridottosi ad essere un eremita, e Pierfrancesco Favino in quelli di Cammello, ex galeotto minaccioso che spera di finire i suoi giorni in pace. Sono tre personaggi tragici, verso i quali si sviluppa facilmente un certa affezione, specialmente alla luce degli accenni a ciò che sono stati, ciò che hanno compiuto e in rapporto a come invece li troviamo ora nel presente.

Tre interpretazioni impeccabili, che confermano una volta di più – qualora ce ne fosse bisogno – della generosità dei tre attori di mettersi al servizio dei propri personaggi. I tre attori spiccano in ogni scena in cui sono presenti, talvolta finendo però con l’oscurare quanti intorno a loro. Se c’è invece un rimprovero che si può muovere nei confronti del film e dei suoi sceneggiatori – Sollima e Stefano Bises, è infatti quello di aver lasciato che Manuel, con il cui sguardo innocente dovrebbe coincidere quello dello spettatore, perdesse d’importanza nel corso del film. È vero, tutti lo cercano e tutti lo vogliono, ma la sua evoluzione e presa di coscienza passano in secondo piano.

Il crepuscolo su Roma

Manuel sembra perdersi un po’ per strada e alcune lungaggini appesantiscono determinati momenti della visione, specialmente nella parte centrale del racconto, ma se ci si concentra sull’atmosfera emanata da Sollima allora si potrà trovare il vero cuore del film. Aleggia infatti su Adagio una sensazione di malinconia piuttosto forte, che spesso sovrasta la natura crime della pellicola. La criminalità è sempre quella, ma il tempo passa per tutti ed è il fotografare questo passaggio d’epoca, questo senso di fine, di incedere adagio – naturalmente – verso la morte che conferisce una certa attrattiva al film. Imperfetto e umano come i suoi protagonisti, il film di Sollima è allora uno studio sull’uomo, sulle sue ossessioni e sulla sua ricerca di redenzione, mentre viene sopraffatto dal crepuscolo della sua generazione.

Good Omens: Prime Video rinnova la serie per una terza e conclusiva stagione

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Oggi Prime Video ha annunciato il rinnovo per la terza e ultima stagione di Good Omens, la serie amata dal pubblico di tutto il mondo. La prossima stagione darà vita a una conversazione fortuita avvenuta quasi 35 anni fa tra Neil Gaiman e il compianto Terry Pratchett, in cui venne delineato “cosa sarebbe accaduto dopo” ai meravigliosi personaggi del mondo del loro romanzo best-seller internazionale.

“Good Omens ha tutte le caratteristiche di una commedia intelligente, spiritosa e divertente che non solo ha avuto successo su Prime Video, ma che ha anche reso la ‘moralità’ divertente e adatta allo schermo grazie all’immensa creatività di Neil e Terry”, ha spiegato Vernon Sanders, head of television, Amazon MGM Studios. “L’ultima stagione sarà sicuramente ricca della stessa energia dinamica che i nostri clienti di tutto il mondo hanno imparato ad apprezzare”.

Neil Gaiman ha dichiarato: “Sono così felice di poter finalmente dare una conclusione alla storia che Terry e io avevamo progettato nel 1989 e nel 2006. Terry era convinto che se avessimo realizzato la serie di Good Omens, avremmo potuto portare la storia fino alla fine. La prima stagione era incentrata sull’evitare l’Apocalisse, su profezie pericolose e sulla fine del mondo. La seconda stagione è stata dolce e delicata, anche se avrebbe potuto finire meno felicemente di quanto un angelo e un demone avrebbero potuto sperare. Ora, nella terza stagione, affronteremo ancora una volta la fine del mondo. I piani per l’Apocalisse stanno andando male. Solo Crowley e Azraphel, lavorando insieme, possono sperare di rimettere le cose a posto. E non si parlano.”

Rob Wilkins, executive producer di Good Omens, ha affermato: “Siamo lieti di vedere Crowley e Azraphel ritornare dopo averci spezzato il cuore durante la seconda stagione. Sarà una vera gioia vedere il pluripremiato duo David [Tennant] e Michael [Sheen] riunirsi. Vorremmo solo che Terry fosse qui per godersi il viaggio con noi.”

Josh Cole, head of comedy, BBC Studios Comedy Productions, ha dichiarato: “È una gioia rara riproporre questo show unico e meraviglioso. Il mondo creato da Neil Gaiman e Terry Pratchett ha entusiasmato milioni di persone in tutto il mondo e siamo lieti di offrire a quei fan il finale avvincente di una storia iniziata 35 anni – e diversi millenni – fa”.

La prima stagione di Good Omens ha debuttato a livello mondiale come limited series su Prime Video a maggio 2019 ed è diventata un successo globale. Ciò ha portato al rinnovo della serie per una seconda stagione, che ha debuttato a luglio 2023, esplorando storie che andavano oltre il materiale originale alla base della serie per raccontare la sorprendente amicizia tra Azraphel (Michael Sheen), un angelo pignolo e commerciante di libri rari, e il demone dalla vita frenetica, Crowley (David Tennant).

Le riprese della stagione finale del drama comedy-fantasy inizieranno presto in Scozia e debutteranno su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo. Neil Gaiman sarà ancora executive producer, autore e showrunner. Rob Wilkins di Narrativia, che rappresenta la proprietà di Terry Pratchett, e Josh Cole, head of comedy BBC Studios Productions, saranno anche executive producer. Good Omens è basato sull’amatissimo romanzo Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch (Good omens. Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, strega) di Terry Pratchett e Gaiman. La nuova stagione è prodotta da Amazon MGM Studios, BBC Studios Productions, Blank Corporation e Narrativia.

Con questo annuncio, Amazon MGM Studios continua il suo rapporto con Gaiman, che intrattiene un accordo di prelazione con lo studio, che include la serie in prossima uscita Anansi Boys.

The Crown 6: recensione dell’ultima stagione della serie Netflix

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The Crown 6: recensione dell’ultima stagione della serie Netflix

Con la distribuzione su Netflix, dal 14 dicembre, degli ultimi episodi della sesta stagione, possiamo dichiarare conclusa l’avventura di The Crown 6 e dell’intero show, cominciata nel 2016 e giunta fino a oggi con un susseguirsi di casting, storie, rivisitazioni e un costante “riempimento” di quei momenti privati che i “comuni mortali” non hanno mai visto né conosciuto ma che la serie si è dilettata a raccontare, entrando nel privato della Corona,  che diventa metonimia per Elisabetta II.

Il colpo di coda della serie si sofferma da una parte sulle nuove generazioni, in particolare sul principe William, nella sua complessa elaborazione del lutto per la madre, Diana, nella sua relazione con la primogenitura e quindi con il padre, ma anche nel tenero e indovinato parallelismo con la nonna, la Regina Elisabetta II, che soltanto nel finale di stagione e di serie riprende a occupare il centro della narrazione. Dall’altra, The Crown 6 si chiude con un ritorno del fuoco su Elisabetta, riuscendo a trovarne ancora una volta l’aspetto inedito e non ancora indagato.

The Crown 6: la trama

L’atto finale di The Crown 6 si innesta direttamente sull’evento tragico della morte della Pricipessa del Galles: William e Harry sono alle prese con l’elaborazione del lutto e in particolare il primogenito paga un prezzo più alto, a causa non solo del suo essere schivo e non desiderare le attenzioni delle folle, ma anche per la sua smaccata somiglianza con la madre, tanto amata dal popolo quanto temuta per la sua imprevedibilità dalla Famiglia Reale. Questo particolare diventerà presto motivo di tensione con Carlo, che dal canto suo cerca di elaborare come può questo nuovo status in cui potrebbe finalmente essere libero di amare Camilla, ma deve trovare un canale di comunicazione con i figli spezzati dalla tragedia. Alla fine, come la Storia ha sancito, il suo amore si coronerà, non senza creare delle spaccature con i figli, in particolare il turbolento Harry, che non sente su di sé il peso, e quindi l’accettazione di esso, che invece comincia a avvertire William.

L’ultima parte della serie è poi dirottata, finalmente secondo chi scrive, sul personaggio di Imelda Staunton. Elisabetta torna al centro del racconto mentre, nel corso di una manciata di anni perde ogni punto di riferimento: muoiono infatti la sorella Margareth e la madre. Si apre quindi una porta di umanità sulla figura di Elisabetta, che attraversa una crisi esistenziale e che si sente ora davvero sola e cerca sostegno in quel nipote, bello e promettente, che sembra racchiudere tutte le sue speranze e le sue aspettative per il futuro del suo lavoro: il servizio del popolo. La celebrazione del Giubileo d’Oro, l’organizzazione dell’operazione London Bridge has Fallen (nome in codice per la sua morte) e infine la richiesta di Carlo di poter finalmente sposare Camilla sono gli ultimi tre ostacoli che Peter Morgan decide di porre davanti alla “sua” Elisabetta, prima di congedarsi da lei.

Peter Morgan torna alle origini

The Crown 6 recupera anche la struttura dei cicli precedenti, costruendo grandi episodi monografici in cui gli argomenti e i temi vengono affrontati, approfonditi e conclusi nell’arco di una sola puntata. Così trova il suo spazio nello show anche Tony Blair, oppure la giovanissima Kate Middleton, e infine di nuovo William che nel finale diventa specchio della nonna Regina, e assume su di sé, forse proprio attraverso il suo legame con dei “non-nobili”, l’incarico di portare la monarchia nel futuro, in concomitanza con quel Giubileo d’Oro tanto temuto da Lilibeth. Lo sguardo di William è l’anello di congiunzione tra l’isolamento e la normalità, una carezza verso la nonna e una mano tesa verso Kate (il popolo).

Il creatore di The Crown porta a termine la parabola dei suoi personaggi e soprattutto della protagonista, che lui trasforma in un personaggio della sua fantasia. Perché il piccolo miracolo portato avanti da tutta la serie, nel corso di questi anni, è stato quello di creare dei personaggi fittizi basandosi su persone e storie vere, dimostrandosi affettuoso e attento verso le verità storiche raccontate pur senza rinunciare mai ad affondare la penna in quegli spazi invisibili tra le pieghe dei fatti che sono state distese con l’immaginazione. Morgan ha raccontato il non visto costruendo per il suo pubblico un personaggio coerente, tragico e magnetico, che trova il suo compimento nello struggente episodio dedicato a Margareth e nei suoi colloqui immaginari con le altre sé (per l’occasione tornano anche Claire Foy e Olivia Colman). Oltre alla delizia di veder Imelda Staunton con Lesley Manville e con le altre interpreti che prima di lei hanno indossato la corona, questi momenti sono idealmente connessi e tirano le somme della vita di Elisabetta, di tutto quello a cui ha rinunciato per il dovere e di come solo lei, tra tutti, fosse in grado di svolgere il lavoro esattamente come andava svolto.

Il confronto con Margareth inoltre ci consegna anche la preziosa testimonianza di quello che poteva essere Elisabetta se fosse rimasta Lilibeth, rimarcando come la sorella fosse la sola testimone di quello spirito vibrante che aveva caratterizzato la ragazza, giovanissima. Pur non essendo nata per essere Regina, Elisabetta ha abbracciato il suo compito con onore e serietà, ricevendo in cambio sempre amore e supporto dai suoi sudditi, nonostante alcune ombre e momenti non proprio facili da affrontare. E fino alla fine è stata consapevole che lei sola poteva portare avanti il compito, lei che, come le dice un affettuoso Filippo (Jonathan Pryce) è una “specie in via d’estinzione”.

Peter Morgan fa esattamente la stessa cosa con il suo pubblico: in guisa di Regina, prima di tutto al servizio dei suoi spettatori, l’autore cerca di mettere a loro disposizione la storia, che conduce con coerenza ed eleganza, vergando un prodotto seriale di altissima qualità formale ed estetica, ma soprattutto con un grande cuore, una consapevolezza totale di sé, dato l’azzardo di arrivare a immaginare l’inimmaginabile, portandolo avanti con sicurezza nel mare di congetture, tenendo sempre a mente che i suoi personaggi, se pure in debito con le loro controparti reali, erano prima di tutto suoi. A questo proposito non sarà mai elogiato abbastanza il Carlo di Dominic West, che non avvalendosi di una smaccata somiglianza con il suo corrispettivo reale (vedi invece Elizabeth Debicki) riesce a dare vita a un personaggio inedito, che aderendo a ciò che si conosce dell’ormai Re Carlo, riesce a raccontare forse meglio di tutti quello che avviene “dietro le tende”.

L’unica capace di svolgere quel compito

In una presa di coscienza cristallina, che lascia spazio anche a qualche privato momento di commozione, Elisabetta II capisce che deve essere lei a continuare a regnare, nonostante sia ormai ragionevole pensare all’abdicazione in favore del figlio (adesso con una regina al suo fianco). Questo è il finale che Peter Morgan ha voluto regalare alla “sua” Elisabetta, una chiusura regale che mette in luce i due aspetti che di più hanno caratterizzato la vita della sovrana: la totale solitudine della Corona, ma anche la consapevolezza totale di essere l’unica capace di svolgere quel compito.

In grado di catturare le complessità della monarchia britannica, The Crown 6 lascia le scene con grande eleganza, come ha fatto la vera Elisabetta nel corso della sua lunga vita, e come ha fatto la Elisabetta di Imelda Staunton, solida e solenne, mentre esce dalla St George’s Chapel del Castello di Windsor.

IF – Gli amici immaginari: il primo trailer del film di John Krasinski con Ryan Reynolds

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Se vi siete mai chiesti dove vanno a finire i vostri amici immaginari quando non sono più nel vostro cervello, John Krasinski ha una risposta. Scritto e diretto dal regista di “A Quiet Place, IF – Gli amici immaginari, abbreviazione di Imaginary Friends, è una nuova commedia fantasy che segue una giovane ragazza che inizia a vedere amici immaginari che sono stati abbandonati dai loro creatori. Il film è interpretato dallo stesso Krasinski con Ryan Reynolds, Cailey Fleming, Fiona Shaw, Phoebe Waller-Bridge, Louis Gossett Jr., Emily Blunt, Matt Damon, Maya Rudolph, Jon Stewart, Bobby Moynihan, Sam Rockwell, Sebastian Maniscalco, Christopher Meloni, Richard Jenkins, Awkwafina e Steve Carell, che dà voce a un’enorme e tenera creatura viola.

IF – Gli amici immaginari è un film che ho fatto per i miei figli perché non credo che possano vedere A Quiet Place. Quindi ho dovuto fare un film che potessero vedere, e sono davvero, davvero entusiasta“, ha detto Krasinski a Collider. “Per me si trattava solo di capire cosa sarebbe successo se avessimo potuto raccontare una storia su queste capsule del tempo? Gli amici immaginari sono adorabili e tutte queste cose, ma sono anche capsule del tempo delle tue speranze, dei tuoi sogni e delle tue ambizioni quando eri il cervello più fertile, e non vanno mai via. Penso che ci venga detto che siamo adulti, invece di rendersi conto che non si è mai smesso di essere bambini“. L’uscita di IF – Gli amici immaginari è prevista per il 17 maggio 2024.

Death Stranding: A24 produrrà l’adattamento del videogioco di Hideo Kojima

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Come riportato da Variety, Death Stranding, il popolarissimo videogioco d’azione del 2019 del creatore Hideo Kojima, sta per arrivare sul grande schermo ed è ora stato rivelato che A24 sta collaborando con la Kojima Productions per sviluppare l’adattamento cinematografico in live-action del titolo, che ha venduto oltre cinque milioni di copie e ha la reputazione di essere uno dei migliori videogiochi del 21° secolo. A confermare la cosa è anche lo stesso Kojima con un post sul proprio account Instagram. L’annuncio di un film live-action di “Death Stranding” precede di poco l’ottavo anniversario di Kojima Productions, il 16 dicembre.

A24 è nata in questo mondo circa 10 anni fa, la loro presenza è singolare all’interno dell’industria, sono come nessun altro“, ha dichiarato Kojima in un comunicato. “I film che consegnano al mondo sono di alta qualità e molto innovativi. Sono stato attratto dalle loro creazioni e hanno persino ispirato il mio lavoro. Il loro approccio innovativo alla narrazione è in linea con ciò che Kojima Productions ha fatto negli ultimi 8 anni. Ora, stiamo realizzando insieme un film su ‘Death Stranding’“. “Ci sono molti ‘film di adattamento di giochi’ là fuori, ma quello che stiamo creando non è solo una traduzione diretta del gioco“, ha aggiunto il creatore del videogioco.

L’intenzione è che il nostro pubblico non sia costituito solo da fan dei giochi, ma il nostro film sarà per chiunque ami il cinema. Stiamo creando un universo di ‘Death Stranding’ mai visto prima, realizzabile solo attraverso il mezzo cinematografico, nascerà“. Una sinossi delle due società recita: “Il film promette di approfondire i misteri che circondano l’evento apocalittico chiamato ‘Death Stranding’, che ha confuso i confini tra la vita e la morte e ha portato creature da incubo in un mondo sull’orlo del collasso“.

Come sapranno i fan, Death Stranding è ambientato negli Stati Uniti successivi ad un evento cataclismatico che ha scatenato l’ira di pericolose creature sul pianeta. I giocatori prendono il controllo di un corriere di nome Sam Porter Bridges (Norman Reedus), che ha il compito di portare risorse alle colonie di tutto il paese e di collegarle attraverso una rete wireless. Il videogioco ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Mads Mikkelsen, Léa Seydoux e Margaret Qualley. Mentre un secondo gioco è attualmente in fase di sviluppo, si attendono ora nuovi aggiornamenti su questo atteso film.

Make Up Stars, il nuovo talent show sul make-up presentato da Pilar Rubio

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“Make Up Stars”, il nuovo talent show prodotto da RTVE Play in coproduzione con Rakuten TV e Mega TV, è alla ricerca del prossimo grande professionista del make-up. Lo show, condotto da Pilar Rubio, debutta su RTVE Play il 19 dicembre e su Rakuten TV, una delle principali piattaforme di streaming in Europa, il 31 dicembre.

Make Up Stars è un talent show che mostra più da vicino l’universo del make-up professionale e della bellezza agli spettatori e i nuovi professionisti del make-up e la loro influenza su Instagram, TikTok e gli altri social network. Lo show, condotto da Pilar Rubio, vede 8 concorrenti sfidarsi a colpi di glitter, ombretti e fard per diventare il miglior professionista del make-up. La produzione, nata da un’idea di Develovers, mira a scoprire i talenti che diventeranno punti di riferimento nel campo del make-up e della bellezza, mostrando il trucco come forma di espressione artistica e promuovendo il talento dei partecipanti.

Oltre a Pilar Rubio, il team dello show è composto da due figure di spicco dell’industria del make-up, che saranno giurati permanenti durante le sei puntate di “Make Up Stars”:

  • David Molina, make-up artist di fama internazionale grazie alle sue collaborazioni con brand come Dior, Versace e Givenchy. Tra i suoi clienti figurano star come Victoria Beckham, Ashton Kutcher, Maria Sharapova, Isabeli Fontana e Karolina Kurkova
  • Camila Redondo, designer e influencer, è una delle voci più influenti nel mondo della bellezza e del make-up online. È anche la vincitrice dell’Idolo Award 2023 per il miglior content creator in ambito beauty ed è lei a gestire l’account Nobody is ugly

La regista dello show è Ainhoa Casado, con oltre 20 anni di esperienza nella direzione di team creativi in televisione e nella creazione di contenuti innovativi multipiattaforma. È stata responsabile di importanti format di intrattenimento come Operación Triunfo, Eurojunior e Tú sí que vales. A proposito del progetto dice: “Make Up Stars è un’esplosione di colori, luminosità ed emozioni. Una scoperta totale della magia e dell’arte del make-up”.

Ogni episodio sarà dedicato ad un aspetto specifico del make-up – body painting, caratterizzazione, make-up editoriale, drag queen, protesi ed effetti speciali – e spingerà i partecipanti a mostrare la propria creatività e abilità in diversi stili e tecniche, con i consigli dei migliori professionisti. Gli spettatori potranno così assistere a trasformazioni sorprendenti e conoscere le ultime tendenze del make-up.

“Make Up Stars” vedrà la partecipazione di ospiti come Lola Lolita, Carmen Farala, Agoney e le Twin Melodies, che canteranno anche la sigla dello show. In ogni episodio i concorrenti assisteranno ad una masterclass guidata da alcuni dei migliori professionisti del make-up come Miss Claudia, Anna Cartes, David Martí e Dugarte. I principali brand di make-up ed hairdressing hanno accettato di fornire i materiali per le varie prove.

Alla fine della stagione, il candidato più versatile vincerà un soggiorno a Londra e un corso di formazione presso la scuola di make-up del premio Oscar Christine Blundell. “Make Up Stars” debutterà il 19 dicembre su RTVE in Spagna e il 31 dicembre su Rakuten TV e sarà disponibile in 42 paesi europei nella sezione Free della piattaforma.

Dicembre in sala: arrivano Adagio, Ferrari, Santocielo e Wonka

Dicembre in sala: arrivano Adagio, Ferrari, Santocielo e Wonka

Questo Dicembre in sala è una settimana fatta di novità ed una è davvero gustosa come il cioccolato. Ovviamente si parla di Wonka, il prequel dedicato interamente all’eccentrico fondatore e proprietario della fabbrica di cioccolato più famosa al cinema e nella letteratura. Dopo Gene Wilder e Johnny Depp nella versione di Tim Burton ora è la volta, del sempre più richiesto, Timothée Chalamet che porta sul grande schermo un giovane Willy Wonka diretto da Paul King. Ma in questo giovedì escono anche Adagio e Ferrari, entrambi presentati in anteprima durante la Mostra del Cinema di Venezia 2023. 

Vediamo insieme le novità di Dicembre in sala di questa seconda settimana del mese

Adagio

Adagio film 2023Il primo film di questo Dicembre in sala è Adagio il nuovo lungometraggio del regista italiano Stefano Sollima. Il protagonista è il sedicenne Manuel che vive con un padre anziano ma dal passato criminale, celebre nell’ambiente malavitoso con il nome di Daytona, ma che ora sembra non starci più con la testa. Proseguendo il ragazzo viene ricattato da un gruppo di carabinieri corrotti per una storia di festini illegali di un politico molto noto. Nel tentativo di divincolarsi dal ricatto, il giovane si rivolge ad un ex-compare del padre, Polniuman, che promette di fare da intermediario con il carabiniere Vasco, il quale però non può permettersi di perdere i soldi che gli erano stati promessi. Questa pellicola di Sollima chiude la cosiddetta “trilogia della Roma criminale” ed è supportata da un cast d’eccezione formato da Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini.

Ferrari

Ferrari (2023), Michael MannIl film Ferrari è basato sul romanzo di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and The Machine. Questo nuovo lavoro del regista Michael Mann è il biopic su un preciso momento della vita del fondatore della casa automobilistica del Cavallino interpretato da Adam Driver. La trama si concentra su Ferrari sia per il suo percorso professionale e sia su quello privato, parte da un momento cruciale dell’esistenza dell’uomo cioè nel 1957. L’anno in cui il matrimonio di Enzo e Laura comincia a incrinarsi a causa della passione dell’uomo per le donne e della recente tragica morte del loro figlio, ma non solo c’è anche la tragedia durante la Mille Miglia. Il cast è formato, oltre a Driver, da altri volti noti di Hollywood infatti ci sono Penélope Cruz, Shailene Woodley, Patrick Dempsey, Jack O’Connell e Sarah Gadon. 

Il faraone, il selvaggio e la principessa

In questo Dicembre in sala c’è anche un film d’animazione ed è quello del regista e animatore francese Michel Ocelot. Il faraone, il selvaggio e la principessa è diviso in tre, in ben tre periodi storici diversi. Nella prima parte siamo ai tempi dell’Antico Egitto, dove un giovane re diventa il primo faraone nero e nella seconda invece nel Medioevo francese, dove un misterioso ragazzo selvaggio ruba ai ricchi per dare ai poveri. La terza e ultima è ambientata in Turchia del XVIII secolo, dove un principe che cucina meravigliose frittelle e la principessa delle rose fuggono dal palazzo per vivere il loro amore.

Il maestro giardiniere

Il maestro giardiniere (Master Gardener)Il maestro giardiniere è il nuovo film di Paul Schrader ed è stato presentato in anteprima mondiale l’anno scorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia 2022. Narvel Roth, il protagonista interpretato da Joel Edgerton, è un meticoloso orticoltore di Gracewood Gardens, che dedica le proprie giornate tanto a prendersi cura degli incantevoli giardini di questa storica tenuta, che a soddisfare la sua datrice di lavoro, la ricca vedova Haverhill. La sua vita spartana viene però stravolta quando la signora Haverhill, l’attrice Sigourney Weaver, gli chiede di prendere come assistente la sua problematica pronipote Maya. Questa situazione provocherà il riaffiorare di segreti sepolti in un violento passato, che ora riemergono per minacciare tutti e tre personaggi di questo thriller.

Santocielo

Santocielo recensione filmSantocielo è il nuovo film natalizio del duo comico Ficarra e Picone. Il protagonista Aristide, Valentino Picone, è un angelo che lavora all’ufficio smistamento preghiere che sogna un trasferimento nel coro dell’Altissimo. Durante un’assemblea si vota se eliminare l’umanità con un diluvio universale per punirla della sua scelleratezza, o mandare sulla terra un nuovo messia come ultima possibilità prima dell’estinzione. La spunta la seconda opzione e quindi qualcuno dal Paradiso dovrà scendere ad ingravidare una donna con il nuovo figlio di Dio. Aristide si offre volontario, ma una volta atterrato, per una serie di equivoci finirà invece per toccare il ventre di Nicola, Salvatore Ficarra, che si ritroverà incinto del messia e l’angelo pasticcione dovrà trovare un modo per risolvere l’enorme problema. Questa commedia vede nel cast, oltre alla coppia siciliana, anche Giovanni Storti nei panni di Dio, Maria Chiara Giannetta e Barbara Ronchi. 

Wonka

wonka hugh grant oompa loompaWonka è la pellicola prequel del classico La fabbrica di cioccolato ed è incentrato sul suo  fondatore Willy Wonka. Questo film è ambientato nella prima metà del XX secolo, in una città che è metà Londra e metà Parigi, condita con un po’ di Venezia. Il protagonista è Willy, un ragazzo che sogna una cioccolateria tutta sua, dove può dare libero sfogo alla sua fantasia creando vere opere d’arte fatte di cioocolato. Purtroppo però il giovane Wonka nella piazza del centro cittadino, dove vuole aprire il suo negozio, troverà già tre mastri cioccolatai che sono disposti a tutto pur di non far realizzare il desiderio del protagonista. Il cast è composto, oltre da Chalamet, da Hugh Grant nei panni di Umpa Lumpa, Calah Lane, Keegan-Michael Key, Paterson Joseph, Matt Lucas, Sally Hawkins, Rowan Atkinson, Jim Carter e Olivia Colman .

Ferrari: recensione del film di Michael Mann #Venezia80

Ferrari: recensione del film di Michael Mann #Venezia80

È il 1975 e lo sguardo del “gran ingegnere” non primeggia più sui perimetri di gara, nel settore metalmeccanico e sulle pagine dei giornali. In un mondo in cui le attrici bionde fanno più notizia delle macchine, Enzo Ferrari scruta il suo orizzonte professionale e famigliare dietro un paio di occhiali da sole, paparazzo della sua stessa esistenza. Ferrari di Michael Mann, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, inizia mostrandoci l’uomo nella macchina, nel primo e unico vero contatto col mezzo che avrà. Il resto del film, vedrà il personaggio di Adam Driver assistere al deterioramento della sua creatura e a destreggiarsi in un presente di inconsapevolezze e lutti.

Ferrari: una corsa deragliata

È l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari (Adam Driver) è in crisi. Il fallimento minaccia la fabbrica che lui e sua moglie Laura (Penelope Cruz) hanno costruito dal nulla dieci anni prima. Il loro matrimonio instabile è stato scosso dalla perdita del figlio Dino, avvenuta solo un anno prima. Ferrari fatica a riconoscere il figlio Piero con Lina Lardi (Shailene Woodley). Nel frattempo, la passione dei suoi piloti per la vittoria li spinge al limite quando si lanciano nell’insidiosa corsa di 1.000 miglia attraverso l’Italia, la Mille Miglia.

Forse il modo migliore per inquadrare l’ultima fatica di Michael Mann è considerare in prima istanza la collaborazione con NEON, casa di produzione indipendente che ne ha acquisito i diritti di distribuzione. Il marchio NEON ha scelto più volte di rappresentare film di genere thriller e horror, drammi ad alta tensione e oscuri. Non a caso, si è occupato della distribuzione delle Palme d’Oro del Festival di Cannes degli ultimi anni: Parasite (2019), Titane (2021), Triangle of Sadness (2022), Anatomia di una caduta (2023). Il film di Michael Mann, per stile registico e taglio narrativo, si inserisce perfettamente nel filone tematico di cui parliamo, a partire dall’intenzione stessa: analizzare una fase calante della vita dell’ingegnere e imprenditore, marchiata da un grave lutto personale, dalla perdita dell’egemonia della Scuderia Ferrari a fronte di nuovi piloti e case automobilistiche, della ricerca di una continuità mancante.

Ferrari Gabriel Leone

Una vita come tante…

Al comando della vita di Enzo Ferrari sembrano esserci tutti tranne lui: una moglie più attenta ai soldi che il marito, una compagna da cui ha avuto un figlio, una madre che ne ha perso uno e che considera quello rimasto “il figlio sbagliato“. Enzo è figlio, marito, amante, è stato padre e lo è ancora. Tutto il film di Mann analizza in maniera parallela il suo rapporto con l’essenza di queste due figure, che il personaggio di Adam Driver sembra non riuscire mai ad afferrare completamente: si sente ancora padre di un figlio che non c’è, noi lo percepiamo più come padre di un figlio che vorrebbe il suo cognome. Accanto ad Enzo, ci sono due donne inquadrate in maniera diversa da Mann: da un lato, la moglie Laura, che indossa il nero di un lutto impossibile da lasciare andare, mette l’emotività al primo posto ma, contemporaneamente, dimostra la sua maggiore pragmaticità e il suo senso dell’industria anche nei momenti in cui vorrebbe solo allontanarsi dal marito. Vi è poi Lina, compagna incontrata in periodo di guerra, che vive in una villa a Castelvetro ed è piena di luce, la sua fetta di vita è contraddistinta da colori caldi, qualcosa di anomalo rispetto all’impianto fotografico che il film adotta e che dice molto sull’influenza di questo personaggio nella vita dell’imprenditore. Entrambe, hanno condiviso tutta la vita con una donna che non conoscono: per l’una è marito, per l’altra è padre del figlio.

Ferrari non è un film che va di corsa: è la storia della cupezza di un animo che vorrebbe funzionare come un motore, ma che risulta inadempiente quando chiamato al dovere. Un racconto fatto di spazi neri e sfiducia, esemplificato dalle stesse problematiche che le Ferrari dell’epoca iniziavano a manifestare: prima di una gara, tra gli avversari si sussurrava addirittura: “State tranquilli, le Ferrari si romperanno lungo il tragitto“. In questa analisi dell’anomalia, del difetto strutturale e delle crepe emotive, Michael Mann cerca di consegnare al pubblico un film molto più silenzioso delle Ferrari, scelta che forse non tutti apprezzeranno e non esente da qualche drammaticizzazione di troppo, ma che ha un’intenzione ben chiara: far parlare i suoi protagonisti, lasciarli alla guida della macchina del loro tempo e della loro storia, non quello delle corse in velocità per arrivare al traguardo, bensì l’incedere dell’esistenza.

Critics Choice Awards 2024: tutte le nomination ai premi della critica

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Dopo le nomination ai Golden Globe 2024, arrivano quelle dei Critics Choice Awards 2024, che ci portano ancor di più nella stagione dei premi che culminerà poi con gli Oscar 2024. Con queste ulteriori candidature si rafforzano alcuni film e protagonisti già sino ad oggi indicati come grandi favoriti di questa stagione, tra cui spicca naturalmente Barbie, che ha ottenuto le nomination nell’ambita categoria Miglior Film e in quelle dedicate alle performance degli attori, per un totale complessivo di 18 nomination.

Alle spalle di Barbie, con 13 nomination, ci sono Oppenheimer e Poor Things, mentre Killers of the Flower Moon li segue a quota 12. Per quanto riguarda le categorie televisive, queste sono guidate invece da The Morning Show, a quota sei nomination, seguita da Succession con cinque nomination. Sempre nelle categorie televisive, spicca la serie The Good Mothers, di produzione italiana. I vincitori verranno ora svelati nella cerimonia di premiazione che si terrà il 14 gennaio.

Cinema

Miglior Film

Migliore Attore Protagonista

Migliore Attrice Protagonista

Migliore Attore Non Protagonista

Migliore Attrice Non Protagonista

Migliore Attore/Attrice Emergente

Migliore Cast

Miglior Regista

Migliore Sceneggiatura Originale

Miglior Sceneggiatura Non Originale

Miglior Fotografia

Migliori Scenografie

Miglior Montaggio

Migliori Costumi

Miglior Trucco e Acconciature

Migliori Effetti Speciali

Miglior Film di genere commedia

Miglior Film Animato

Miglior Film in lingua straniera

Migliore Canzone

Migliore Colonna sonora

Televisione

Migliore serie drammatica

Migliore Attore in una serie drammatica

Migliore Attrice in una serie drammatica

Migliore Attore Non Protagonista in una serie drammatica

Migliore Attrice Non Protagonista in una serie drammatica

Migliore serie di genere comedy

Migliore Attore in una serie di genere comedy

  • Bill Hader – Barry (HBO | Max)
  • Steve Martin – Only Murders in the Building (Hulu)
  • Kayvan Novak – What We Do in the Shadows (FX)
  • Drew Tarver – The Other Two (HBO | Max)
  • Jeremy Allen WhiteThe Bear (FX)
  • D’Pharaoh Woon-A-Tai – Reservation Dogs (FX)

Migliore Attrice in una serie di genere comedy

Migliore Attore Non Protagonista in una comedy

  • Phil Dunster – Ted Lasso (Apple TV+)
  • Harrison Ford – Shrinking (Apple TV+)
  • Harvey Guillén – What We Do in the Shadows (FX)
  • James Marsden – Jury Duty (Amazon Freevee)
  • Ebon Moss-Bachrach – The Bear (FX)
  • Henry Winkler – Barry (HBO | Max)

Migliore Attrice Non Protagonista in una serie comedy

Migliore miniserie

Migliore Film TV

Migliore attore in una miniserie o film tv

Migliore Attrice in una miniserie o film tv

  • Kaitlyn Dever – No One Will Save You (Hulu)
  • Brie Larson – Lessons in Chemistry (Apple TV+)
  • Bel Powley – A Small Light (National Geographic)
  • Sydney Sweeney – Reality (HBO | Max)
  • Juno Temple – Fargo (FX)
  • Ali Wong – Beef (Netflix)

Migliore Attore Non Protagonista in una miniserie o film tv

  • Jonathan Bailey – Fellow Travelers (Showtime)
  • Taylor Kitsch – Painkiller (Netflix)
  • Jesse Plemons – Love & Death (HBO | Max)
  • Lewis Pullman – Lessons in Chemistry (Apple TV+)
  • Liev Schreiber – A Small Light (National Geographic)
  • Justin Theroux – White House Plumbers (HBO | Max)

Migliore Attrice Non Protagonista in una miniserie o film tv

Migliore serie in lingua straniera

  • Bargain (Paramount+)
  • The Glory (Netflix)
  • The Good Mothers (Hulu)
  • The Interpreter of Silence (Hulu)
  • Lupin (Netflix)
  • Mask Girl (Netflix)
  • Moving (Hulu)

Migliore serie animata

  • Bluey (Disney+)
  • Bob’s Burgers (Fox)
  • Harley Quinn (HBO | Max)
  • Scott Pilgrim Takes Off (Netflix)
  • Star Trek: Lower Decks (Paramount+)
  • Young Love (HBO | Max)

Miglior Talk Show

  • The Graham Norton Show (BBC America)
  • Jimmy Kimmel Live! (ABC)
  • The Kelly Clarkson Show (NBC)
  • Last Week Tonight with John Oliver (HBO | Max)
  • Late Night with Seth Meyers (NBC)
  • The Late Show with Stephen Colbert (CBS)

Migliore Speciale Comico

  • Mike Birbiglia: The Old Man and the Pool (Netflix)
  • Alex Borstein: Corsets & Clown Suits (Prime Video)
  • John Early: Now More Than Ever (HBO | Max)
  • John Mulaney: Baby J (Netflix)
  • Trevor Noah: Where Was I (Netflix)
  • Wanda Sykes – I’m an Entertainer (Netflix)

Manhunt: prime foto della nuova serie creata da Monica Beletsk con Tobias Menzies

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Apple TV+ ha svelato oggi le prime immagini di Manhunt, la nuova serie limitata di sette episodi interpretata dal premio Emmy Tobias Menzies (“The Crown”, “Game of Thrones”, “Outlander”) e creata dalla candidata all’Emmy Monica Beletsky (“Fargo”, “The Leftovers – Svaniti nel nulla”, “Friday Night Lights”), che è showrunner e produttrice esecutiva. Anche il candidato all’Emmy Carl Franklin (“Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer”, “Qualcuno sta per morire”, “Il diavolo in blu”), che ha diretto i primi due episodi, è produttore esecutivo della serie.

Manhunt, quando esce e dove vederla in streaming

Manhunt uscirà su Apple TV+ il 15 marzo 2024, con i primi due episodi seguiti da nuovi episodi settimanali, fino al 19 aprile 2024.

Manhunt, la trama e il cast

Basato sul libro di James L. Swanson, bestseller del New York Times e vincitore del premio Edgar, “Manhunt” è un thriller cospirativo su uno dei crimini più noti ma meno compresi della storia, il sorprendente racconto della caccia a John Wilkes Booth all’indomani dell’assassinio di Abraham Lincoln. Accanto a Menzies recitano Anthony Boyle (“Tetris”, “Il complotto contro l’America”), Lovie Simone (“Greenleaf”), Will Harrison (“Daisy Jones & The Six”), Brandon Flynn (“Tredici”), Damian O’Hare (“Hatfields & McCoys”), Glenn Morshower (“The Resident”), Patton Oswalt (“A. P. Bio”), Matt Walsh (“Veep – Vicepresidente incompetente”) e Hamish Linklater (“La grande scommessa”).

Manhunt è prodotto da Apple Studios e coprodotto da Lionsgate Television, in associazione con POV Entertainment, Walden Media, 3 Arts Entertainment, Dovetale Productions e Monarch Pictures. Beletsky, Franklin, Layne Eskridge e Kate Barry sono i produttori esecutivi. Anche Swanson, autore di “Manhunt: The 12-Day Chase for Lincoln’s Killer”, è produttore esecutivo insieme a Michael Rotenberg, Richard Abate, Frank Smith e Naia Cucukov.

The Good House con Sigourney Weaver in prima tv su SKY e NOW

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The Good House con Sigourney Weaver in prima tv su SKY e NOW

Arriva in prima tv su Sky The Good House, in cui Sigourney Weaver è la protagonista di un ritratto perfidamente divertente di un’agente immobiliare, alle prese con una nuova storia d’amore che farà riaffiorare il suo tormentato passato, domenica 17 dicembre alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K. 

Diretto da Maya Forbes & Wally Wolodarsky, il film è interpretato da Sigourney Weaver, Kevin Kline, Morena Baccarin, Rob Delaney. La sceneggiatura è di Thomas Bezucha e Maya Forbes & Wally Wolodarsky ed è basata sul romanzo omonimo di Ann Leary.   

La trama di The Good House

Sigourney Weaver interpreta in modo straordinario Hildy Good, un’agente immobiliare in un’idilliaca cittadina del New England, la cui lingua perfidamente divertente e l’apparente successo nascondono l’unica oscura verità della sua vita: si gode un po’ troppo il suo vino. Ma Hildy è brava a mantenere la calma, fino a quando una nuova storia d’amore con la fiamma del liceo Frank Getchell (Kevin Kline) mette in moto una catena di eventi che costringe Hildy a confrontarsi con il suo passato sepolto da decenni. Tratto da un romanzo best-seller, The Good House è il ritratto sfaccettato di una donna orgogliosa e resistente che non penserebbe mai di chiedere aiuto… e la cui vita non cambierà finché non lo farà. 

Indiana Jones 5: James Mangold spiega in che modo il finale si lega al passato del protagonista

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In un’intervista rilasciata a io9, il regista di Indiana Jones e il Quadrante del DestinoJames Mangold, ha dichiarato di aver affrontato questo Indiana Jones 5 con l’intenzione di legare il finale alla carriera e al percorso personale di Indy. Il regista ha anche rivelato di aver dovuto lottare affinché venisse scelta la sua idea di finale rispetto agli altri presi in considerazione. “Quando sono arrivato sul film, stavano giocando con un mucchio di cose diverse che erano fondamentalmente solo riduzioni di ciò che era accaduto nel primo film“, ha spiegato Mangold. “Solo più apparizioni e fantasmi e mi è sembrato di guardare di nuovo il primo film quando ho immaginato quello che c’era nelle sceneggiature esistenti“.

Il regista ha dunque detto di aver voluto recuperare lo spirito dei precedenti film di Indiana Jones ma “lavorando su un aspetto diverso della storia e della metafisica e non tornando alla stessa cosa“. Di certo, non voleva che il finale fosse prevedibile, affermando: “In un certo senso non volevo fare il tipo di “È di nuovo una Morte Nera?“, in riferimento alla saga di Star Wars. Secondo Mangold, dunque il finale di Indiana Jones e il Quadrante del Destino rispecchia l’intera avventura cinematografica di Indy.

Il regista ha detto che era giusto che Indiana Jones 5, in quanto ultimo film della saga, esplorasse il passato e il presente come tema centrale. In questo nuovo film, dunque, il cattivo principale riesce a tornare indietro nel tempo, ma il portale si apre nell’Italia antica invece che nella Germania del 1938. Mangold aveva inizialmente pensato che il terzo atto sarebbe culminato nella Germania nazista, ma riteneva che sarebbe stato troppo prevedibile. “Sentivo che avevamo bisogno di qualcosa di più scioccante, qualcosa di più audace, e qualcosa che riguardasse anche Indy… E poi, di solito, più audace è meglio se lo puoi realizzare“, ha detto.

Avatar 4: James Cameron anticipa un importante salto temporale nel film

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La natura tentacolare del franchise di Avatar e l’inventiva narrativa dimostrata più volte dal regista James Cameron fanno sì che anche il fan più devoto sia ancora in gran parte all’oscuro di ciò che il futuro potrebbe riservare al franchise. Sebbene Avatar 3 sia attualmente previsto nelle sale per il dicembre 2025, Cameron ha recentemente confermato che il seguito di quel film, Avatar 4, sarà caratterizzato da un salto temporale più consistente rispetto agli altri film. Il piano iniziale per i film di Avatar prevedeva un’uscita biennale, ma se tra Avatar: La via dell’acqua e Avatar 3 ci saranno tre anni di attesa, ce ne vorranno poi ben quattro fino ad Avatar 4, previsto in sala nel 2029.

Abbiamo fatto le riprese di Avatar 3 e la fotografia live-action del 3 come una produzione interconnessa con Avatar: La via dell’acqua, e abbiamo anche fatto parte di Avatar 4 perché poi i nostri giovani personaggi faranno tutti un grande salto temporale nel film 4“, ha confermato Cameron a People. “Li vediamo e poi andiamo via per sei anni e poi torniamo da loro. La parte in cui torniamo è quella che non abbiamo ancora girato. Quindi inizieremo a girarla dopo l’uscita del 3“. Ciò spiegherebbe dunque la necessità di quattro anni di distanza tra Avatar 3 e Avatar 4, durante i quali si completeranno dunque le riprese e poi l’imponente post-produzione del film.

Avatar 3, quello che sappiamo sul prossimo film della saga

Con l’uscita in sala di Avatar – La via dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica ideata da James Cameron e ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di questi sarà Avatar 3, ancora senza titolo ufficiale, che come noto introdurrà importanti novità, a partire dal primo popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”, ovvero il Popolo della Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei personaggi che lo comporranno, ma sembra che non si tratterà dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.

Oltre al Popolo della Cenere ci sarà infatti almeno anche un altro popolo introdotto in Avatar 3, anche se al momento quest’ultimo rimane del tutto sconosciuto. Come sappiamo, il terzo film della saga è già stato in buona parte girato, dunque potrebbe essere solo questione di tempo prima di scoprire qualche dettaglio in più a riguardo e soprattutto sapere se i popoli saranno effettivamente solo due o anche di più e se staranno dalla parte dei buoni o dei cattivi. Protagonisti saranno però naturalmente gli attori Sam WorthingtonZoe Saldana, Kate Winslet, Sigourney Weaver, Edie Falco, Stephen Lang, Joel David Moore, Jemaine Clement, Matt Gerald e CCH Pounder.

Superman: Legacy, James Gunn assicura che il film non presenterà una “pornografia di cameo”

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Superman: Legacy è attualmente all’orizzonte e darà vita al primo film dell’Universo DC di James Gunn e Peter Safran. Il film, che è scritto e diretto da Gunn, ha messo insieme un cast sorprendente e molti sono ansiosi di vedere come i personaggi previsti si inseriranno nel film stesso. In un recente post sulla piattaforma di social media Threads, Gunn ha però assicurato ai fan che Legacy non cadrà nella trappola di una particolare tendenza dei recenti film di supereroi, ovvero quella sovrabbondanza di camei che non servono effettivamente alla storia che si sta raccontando.

Come ha detto Gunn, deve esserci una ragione narrativa per cui i personaggi condividono lo schermo, altrimenti diventa una “pornografia dei cameo”. “Io lo chiamo “Cameo Porn” ed è uno degli elementi peggiori dei recenti film di supereroi. Se un personaggio è presente in un film, deve avere una ragione per essere lì, dal punto di vista della storia“, ha affermato Gunn. Questa sua affermazione arriva dopo che alcuni fan avevano temuto che Superman: Legacy potrebbe esserre a sua volta vittima di questa tendenza, grazie alla presenza nel cast di altri eroi affermati oltre a quello titolare.

Il punto è che non si tratta di un film di grandi dimensioni – intendo, non in termini di cast. È normale che i film con un solo protagonista abbiano altri personaggi, ma è molto più insolito che non li abbiano”, ha infine spiegato Gunn, rassicurando dunque sul fatto che i personaggi previsti per il film non sono in realtà poi così tanti e lasciando intendere che ognuno di loro avrà dunque il giusto spazio all’interno del film per evolvere e affermarsi come una presenza importante ai fini del racconto. Rassicurazioni che fanno indubbiamente piacere, considerando l’attesa che c’è nei confronti di Superman: Legacy.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. María Gabriela De Faría sarà il villain “The Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde (Nathan Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho (Anthony Carrigan). Nicholas Hoult sarà invece Lex Luthor.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi, infatti, è confermato che Superman: Legacy rispetterà la data di uscita prevista, arrivando in sala l’11 luglio 2025.

Anthony Hopkins è un eroe della Seconda Guerra Mondiale in One Life

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Ecco tutti i protagonisti del film One Life, il debutto alla regia di James Hawes che vede protagonista un cast all star con nomi come Helena Bonham Carter (Harry Potter), Anthony Hopkins (Il silenzio degli innocenti), Johnny Flynn (Clouds of Sils Maria), Jonathan Pryce (Game of Thrones), Lena Olin (Hunters), Alex Sharp (The Trial of the Chicago 7) e Ramola Garai (Becoming Elizabeth), I protagonisti si trovano al centro di una straziante storia vera ambientata durante i pericolosi primi anni della Seconda Guerra Mondiale. One Life uscirà al cinema dal 21 Dicembre 2023.

Basata sul libro di Barbara Winton, If It’s Not Impossible… The Life of Sir Nicholas Winton, la produzione See-Saw Films One Life è incentrata sulla straordinaria storia vera di Sir Nicholas “Nicky” Winton (Flynn), un banchiere che ritenne suo obbligo morale salvare 669 bambini dai nazisti durante il periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver visitato Praga e aver visto gli orrori e le atrocità di cui erano vittime le famiglie di rifugiati ebrei, sapeva che era giunto il momento di agire per avere qualche speranza di aiutare coloro che erano in pericolo di vita. Anche dopo aver salvato così tante vite, 50 anni dopo Winton sarebbe stato perseguitato dai fantasmi del suo passato: i bambini che non era riuscito a salvare. Ma quando appare nel programma televisivo That’s Life, circondato dagli adulti che è riuscito ad aiutare, può finalmente mettere da parte il passato e celebrare i suoi successi.

La trama di One Life

One Life racconta la storia vera di Sir Nicholas “Nicky” Winton, un giovane broker londinese interpretato con maestria da Anthony Hopkins, che nei mesi precedenti lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale salvò 669 bambini profughi da morte certa. Nicky si reca Praga nel dicembre del 1938, e trova migliaia di famiglie fuggite dalla Germania e dall’ Austria, in condizioni disperate, con poco o nessun riparo e cibo, e sotto la costante minaccia dell’invasione nazista. Si rende subito conto che la sua è una corsa contro il tempo, ma capisce immediatamente cosa deve fare: salvare quanti più bambini possibile prima che le frontiere si chiudano definitivamente.

Cinquant’anni dopo nel 1988, Nicky vive ancora nel ricordo della triste sorte di quei bambini che non ha potuto portare in salvo in Inghilterra, incolpandosi sempre di non essere stato in grado di aver fatto di più. Ma il destino gli riserva un incontro inaspettato. Un programma televisivo della BBC, “That’s Life!”, racconta la sua incredibile vicenda, con una sorpresa che lo lascerà senza parole. Dopo ben cinque decenni un evento inaspettato lo porterà finalmente a confrontarsi con il suo senso di colpa e a riappacificarsi con il passato e con sé stesso.

Agatha: Diari di Darkhold, la serie Marvel potrebbe aver di nuovo cambiato titolo

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Quando è stato annunciato ufficialmente, lo spin-off di WandaVision dei Marvel Studios dedicato alla strega Agatha Harkness era conosciuto come Agatha: House of Harkness. In seguito, il titolo è stato cambiato in Agatha: Coven of Chaos e, più recentemente, in Agatha: Diari di Darkhold. Sembra però che neanche questo sia il titolo definitivo, poiché la serie Disney+ avrebbe, secondo lo scooper CWGST, subito un altro cambio di titolo. Questo, che dovrebbe essere quello definitivo, sarebber Agatha All Along, in riferimento alla canzone che Agatha canta in WandaVision quando il suo personaggio viene svelato come cattivo della serie.

Resta ora da attendere l’ufficialità di questo ennesimo cambio di titolo per una serie su cui vi è ancora un certo grado di mistero. Solo di recente dei video bonus realizzati per l’uscita in home video di WandaVision hanno proposto delle interviste dove si vedono brevemente spezzoni del dietro le quinte della serie in arrivo, Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries). In esse, Kathryn Hahn gira delle scene davanti alle telecamere mentre indossa un nuovo costume. Il filmato avrebbe inoltre confermato un dettaglio della trama trapelato in precedenza, secondo cui Agatha e i suoi alleati intraprenderanno un viaggio lungo la Strada delle Streghe, un piano mistico dell’esistenza che solo gli stregoni sono in grado di percorrere.

Cosa sappiamo di Agatha: Diari di Darkhold

Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries) vedrà Kathryn Hahn riprendere il ruolo di Agatha Harkness di WandaVision, tanto amato dai fan. Per la sua interpretazione, apprezzata dai fan, ha ottenuto una nomination agli Emmy come miglior attrice non protagonista. La serie vedrà anche il ritorno di Emma Caulfield Ford e Debra Jo Rupp, che riprenderanno il loro ruolo di abitanti di Westview. A loro si aggiungono le new entry del MCU Aubrey Plaza, Joe Locke, Ali Ahn, Maria Dizzia, Sasheer Zamata e Patti LuPone. Si dice che Locke sarà il protagonista maschile e LuPone interpreterà la strega siciliana Lilia Calderu.

La LuPone ha anche confermato in precedenza che la serie conterrà diversi numeri musicali degli autori di Agatha All Along Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez. Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries) proviene dallo scrittore capo Jac Schaeffer, che è anche produttore esecutivo insieme a Kevin Feige. La squadra di regia sarà composta da Schaeffer, Gandja Monteiro e Rachel Goldberg.

Ocean’s Fourteen, George Clooney potrebbe tornare: “È un ottimo copione”

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George Clooney ha dichiarato che c’è una “sceneggiatura davvero grandiosa” per un altro film di Ocean’s per il quale potrebbe tornare.

Parlando con Mike Ryan di Uproxx, George Clooney ha rivelato che la sceneggiatura di un nuovo film di Ocean’s è già stata scritta. “Abbiamo un’ottima sceneggiatura per un altro Ocean’s ora, quindi potremmo finire per farne un altro. È davvero un ottimo copione“, ha detto.

Quando gli è stato chiesto se questo sarebbe stato Ocean’s Fourteen, George Clooney ha risposto: “Beh… non voglio chiamarlo così… Voglio dire, l’idea è un po’ come Going In Style“.

Un prequel di Ocean’s Eleven è già in cantiere

È stato precedentemente annunciato che un altro film di Oceans è già in fase di sviluppo; si tratta però di un prequel di Ocean’s Eleven con protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling. Diretto da Jay Roach, il prossimo film è ambientato negli anni ’60 e, secondo quanto riferito, vedrà Margot Robbie e Ryan Gosling interpretare i genitori di Danny (Clooney) e Debbie Ocean (Sandra Bullock).

“Margot Robbie è mia madre? L’ho sempre pensato“, ha recentemente dichiarato George Clooney a Variety in occasione della prima di The Boys in the Boat. “E Ryan Gosling è mio padre, e se ci pensi ha senso. Davvero“.

Sarà dunque Ocean’s Fourteen? 

La sceneggiatura a cui George Clooney si riferisce è presumibilmente un film diverso, in quanto Going In Style è un film di rapine del 1979 diretto da Martin Brest su tre anziani (George Burns, Art Carney e Lee Strasberg) che decidono di pianificare una rapina. Zach Braff ha rifatto Going in Style nel 2017 con Morgan Freeman, Michael Caine e Alan Arkin.

George Clooney ha interpretato per la prima volta Danny Ocean in Ocean’s Eleven del 2001, remake dell’omonimo film del 1960. Diretto da Steven Soderbergh, il cast di Ocean’s Eleven comprendeva anche Brad Pitt, Matt Damon, Casey Affleck, Don Cheadle, Carl Reiner, Bernie Mac, Andy García, Julia Roberts e altri.

Seguirono due sequel, Ocean’s Twelve del 2004 e Ocean’s Thirteen del 2007, entrambi diretti da Soderbergh. Nel 2018, Gary Ross ha realizzato uno spin-off, Ocean’s 8, con Sandra BullockCate BlanchettAnne Hathaway, Mindy Kaling, Sarah Paulson, Awkwafina, Rihanna, Helena Bonham CarterMatt DamonDakota FanningOlivia Munn,

Wolf Man: Christopher Abbott sostituisce Ryan Gosling nel film della Blumhouse

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Christopher Abbott è il nuovo Wolf Man, subentrando a Ryan Gosling nel ruolo di protagonista del prossimo monster movie targato Blumhouse e Universal Pictures. I dettagli sul progetto sono ancora tenuti nascosti, ma stando a quanto riportato da Variety sappiamo che Abbott (visto in Poor Things, It Comes at Night e candidato ai Golden Globe per  Catch 22) interpreterà un uomo la cui famiglia è terrorizzata da un predatore letale, la cui identità è però misteriosa. Wolf Man sarà diretto da Leigh Whannell – già autore del successo del 2020 L’uomo invisibile, che ha rilanciato il monsterverse della Universal e ha incassato 144 milioni di dollari al botteghino mondiale.

Whannell è anche noto per aver creato, insieme a James Wan, le saghe cinematografiche di Saw e di Insidious, e data la sua esperienza con l’horror appare essere la scelta ideale per la regia del film, che promette di riportare in auge la figura del lupo mannaro. Wolf Man è un progetto originariamente annunciato nel 2020 e per il quale Gosling avrebbe dovuto svolgere il ruolo di protagonista. Nel 2021, Derek Cianfrance aveva firmato per dirigere il film, cosa che lo avrebbe dunque portato a collaborare nuovamente con l’attore dopo Blue Valentine e Come un tuono, ma in seguito il regista ha abbandonato il progetto.

I due hanno però ora lasciato il film, anche se Gosling rimarrà coinvolto nel progetto come produttore esecutivo, insieme a Ken Kao, Bea Sequeira, Mel Turner e lo stesso Whannell. Jason Blum sarà invece il produttore con la sua Blumhouse. Di questo nuovo progeto, scritto da Whannell e Corbett Tuck e da Lauren Schuker Blum e Rebecca Angelo (Dumb Money), si dice che mantenga gli elementi soprannaturali del materiale originale, ma sia ambientato nel presente, ed abbia un tono simile a Lo sciacallo – Nightcrawler, film del 2014 con Jake Gyllenhaal. Ad oggi, Wolf Man ha un’uscita in sala prevista per il 25 ottobre 2024.

Star Trek: Section 31, al via la produzione del film con Michelle Yeoh

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Secondo ComicBook.com, Paramount+ ha annunciato la data di inizio della produzione del suo prossimo Star Trek: Section 31, che sarà interpretato dal premio Oscar Michelle Yeoh. Descritto come un film evento originale, le riprese del film dovrebbero iniziare il 29 gennaio 2024 a Toronto. Secondo quanto riferito, le riprese dureranno circa fino alla fine di marzo.

Cosa aspettarsi da Star Trek: Section 31?

Star Trek: Section 31 sarà diretto e prodotto da Olatunde Osunsanmi e si baserù su una sceneggiatura scritta da Craig Sweeny. La protagonista di Everything Everywhere All at Once riprenderà il ruolo dell’imperatore Philippa Georgiou, che i fan hanno visto per l’ultima volta nella terza stagione di Star Trek: Discovery.

“In questo film evento Paramount+, l’imperatore Philippa Georgiou si unisce a una divisione segreta della Flotta Stellare incaricata di proteggere la Federazione Unita dei Pianeti e affronta i peccati del suo passato”, si legge nella sinossi.

Star Trek: Section 31 è prodotto da Michelle Yeoh, Sweeny, Alex Kurtzman, Aaron Baiers, Rod Rodenberry, Trevor Roth, Frank Siracusa e John Weber. È prodotto dai CBS Studios in associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment.

Avatar 3: James Cameron lavoro ad “una maggiore profondità dei personaggi”

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James Cameron ha dichiarato che il prossimo Avatar 3 porrà l’accento sullo sviluppo dei personaggi piuttosto che sugli effetti visivi. Parlando con GQ, Cameron ha fornito un aggiornamento su ciò che i fan possono aspettarsi dal terzo film del franchise di Avatar.

Il grande passo avanti [creativo] di questo film sarà una maggiore profondità dei personaggi“, ha detto James Cameron. “Vedremo nuove culture, nuove creature, tutte le stesse cose che ci si aspetta da un film di Avatar, ma l’intera idea di questo ciclo di film è quella di vivere con queste persone e di intraprendere con loro un viaggio epico. Quindi non si tratta di dire: “Vi mostreremo la migliore acqua [VFX] mai realizzata”, ma di entrare maggiormente nel cuore e nell’anima dei personaggi. E ci sono anche nuovi personaggi molto interessanti che entrano in scena. Si tratta di un viaggio nel tempo. Si svilupperà attraverso il terzo film, il quarto e il quinto. C’è un ciclo epico in tutto questo“.

James Cameron su come Avatar si differenzia dalla serie di Terminator

James Cameron ha continuato: “I film di Terminator [erano] avvertimenti, che è ciò che la fantascienza sa fare bene. Ma sento che con i film di Avatar vogliamo enfatizzare ciò che di bello c’è in noi. I Na’vi sono ciò che eravamo, o che forse possiamo ancora essere: si può uscire da noi stessi e vederci sotto una luce più positiva. Nei film di Avatar i colori spiccano. Sembrano ricchi. C’è stato un periodo in cui i film, soprattutto quelli di fantascienza distopica, erano semplicemente desaturati. Erano scuri. Erano tutti blu o ciano, e il tutto era deprimente. Con Avatar, e ovviamente anche con il secondo film, abbiamo fatto esattamente l’opposto, per ricordare alle persone che c’è bellezza nel mondo e che ci può essere bellezza nel cinema, a prescindere da quanto sia cupa la storia“.

L’uscita di Avatar 3 – che il produttore Jon Landau ha recentemente confermato non si intitolerà Avatar: The Seed Bearer – è attualmente prevista per il 19 dicembre 2025.

Avatar 3, quello che sappiamo sul prossimo film della saga

Con l’uscita in sala di Avatar – La via dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica ideata da James Cameron e ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di questi sarà Avatar 3, ancora senza titolo ufficiale, che come noto introdurrà importanti novità, a partire dal primo popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”, ovvero il Popolo della Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei personaggi che lo comporranno, ma sembra che non si tratterà dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.

Oltre al Popolo della Cenere ci sarà infatti almeno anche un altro popolo introdotto in Avatar 3, anche se al momento quest’ultimo rimane del tutto sconosciuto. Come sappiamo, il terzo film della saga è già stato in buona parte girato, dunque potrebbe essere solo questione di tempo prima di scoprire qualche dettaglio in più a riguardo e soprattutto sapere se i popoli saranno effettivamente solo due o anche di più e se staranno dalla parte dei buoni o dei cattivi. Protagonisti saranno però naturalmente gli attori Sam WorthingtonZoe Saldana, Kate Winslet, Sigourney Weaver, Edie Falco, Stephen Lang, Joel David Moore, Jemaine Clement, Matt Gerald e CCH Pounder.

Captain America: Brave New World, assunto nuovo sceneggiatore e nuove riprese aggiuntive!

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In attesa dell’uscita nelle sale il 14 febbraio 2025, Captain America: Brave New World ha assunto Matthew Orton per scrivere scene e materiale aggiuntivi. Orton lavorerà sul materiale che verrà girato durante le riprese aggiuntive, che, a quanto si apprende, avranno luogo nella primavera-estate del 2024.

Orton ha lavorato in precedenza come produttore consulente per la serie Disney+ Moon Knight dei Marvel Studios.

Captain America: Brave New World segue il Sam Wilson di Anthony Mackie che prende lo scudo di Capitan America dopo lo Steve Rogers di Chris Evans. Julius Onah dirige il film sulla base di bozze precedenti di Dalan Musson e Malcolm Spellman. Liv Tyler, Harrison Ford, Shira Haas, Tim Blake Nelson, Rosa Salazar, Danny Ramirez e Carl Lumbly sono i protagonisti.

I reshoot fanno parte di ogni film Marvel e sono sempre pianificati come parte del processo produttivo di controllo della qualità dello studio. I giorni di reshoot possono variare da un minimo di tre giorni a più di due settimane.

Il franchise di Captain America è iniziato nel 2011 con Captain America – il Primo Vendicatore, per poi proseguire con Captain America: The Winter Soldier del 2014 e Captain America: Civil War del 2016. Questi tre film hanno accumulato più di 2,23 miliardi di dollari al botteghino mondiale.

Il Sam Wilson di Anthony Mackie è stato introdotto in The Winter Soldier e ha continuato a recitare in Avengers: Age of Ultron e Ant-Man del 2015, Civil War, Avengers: Infinity War del 2018 e Avengers: Endgame e la serie di successo Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, che è stata nominata per cinque Primetime Emmy.

Dopo lo sciopero degli attori, Deadpool 3 dei Marvel Studios è recentemente tornato in produzione. Dal 2007 i Marvel Studios hanno realizzato 30 miliardi di dollari di incassi globali con 33 titoli.

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, Captain America: Brave New World è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

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Wonka: recensione del film con Timothée Chalamet

Wonka: recensione del film con Timothée Chalamet

Come ogni Natale, è tempo di storie per i più piccoli. Quest’anno arriva l’atteso Wonka di Paul King, il prequel di una favola messa su carta nel 1964 da Roald Dahl, che divenne un famosissimo romanzo, e diede vita poi a due film: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel Stewart, che usciva nel 1971, protagonista Gene Wilder nei panni del fabbricante di cioccolato, e La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, targata 2005, con Johnny Depp a interpretare il protagonista. Oggi, nei panni del cioccolataio più amato dai bambini c’è Timothée Chalamet, in una versione spiccatamente musical, in cui trionfano i buoni sentimenti, incentrata sulle prime avventure del giovane Willy.

Gli inizi di Willy Wonka

Willy, Timothée Chalamet, è un ragazzo che ha perso la madre, Sally Hawkins, ammalatasi quando lui era bambino. Da lei ha imparato l’amore per il cioccolato e le tecniche per lavorarlo. Arriva in una nuova città con l’idea di aprire la sua cioccolateria, ma la cosa non è così semplice. Ha con sé solo qualche spicciolo e rimane vittima di un raggiro che lo porta a lavorare per la malvagia e avida signora Scrubbit, Olivia Colman, per ripagare un debito. Assieme a lui altri malcapitati, tra cui la piccola Noodle, Calah Lane, come lui imprigionati e costretti a lavorare senza sosta. Come fare allora ad uscire di lì e far conoscere in città le sue creazioni di cioccolato? Come farsi strada, se la concorrenza è spietata e anche senza regole? Prodnose, Matt Lucas, Fickelgruber, Matthew Baynton, e Slugworth, Paterson Joseph, vere star del cioccolato, infatti, gli sbarreranno la strada e ci vorrà tutta la sua determinazione, oltre all’aiuto dei suoi nuovi amici, per cercare di mantenere la promessa fatta un giorno alla madre e realizzare il proprio sogno.

Wonka film Sally Hawkins
Jaap Buittendijk – © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Wonka, un prequel per bambini

Paul King sceglie la strada del prequel. Si concentra sulla giovinezza di Willy Wonka e si rivolge prettamente al pubblico dei bambini, non preoccupandosi di coinvolgere anche gli adulti che li accompagnano al cinema. Un’operazione diversa, dunque, dai due film precedenti, dettata certo dalla volontà di non ripetersi, visto che gli antecedenti erano stati entrambi efficaci e di successo. Una scelta, però, portata avanti con scarsa convinzione e scarsa inventiva.

Una versione retorica, edificante e manichea

È così che il film rinuncia a tutta quella parte meno edificante che era propria sia del personaggio di Wonka, cinico e misantropo, soprattutto nella versione di Burton, che dei ragazzi che visitavano la fabbrica, ritratti con sguardo assai poco indulgente in entrambe le versioni e resi umani e realistici proprio attraverso i loro vizi e difetti, come anche i genitori. Era in questi aspetti, così concreti e vividi, che lo spettatore di ogni età poteva riconoscersi facilmente, appassionandosi alla vicenda. C’era, nello spirito del romanzo di Dahl e poi a seguire nelle due versioni cinematografiche citate all’inizio, la volontà di comunicare qualcosa che andasse oltre la bella fiaba. Si può anzi dire che il successo di questa storia, per come la abbiamo finora conosciuta, sia stato determinato proprio dal suo non essere convenzionale o manichea. Nelle mani di Paul King, tutto questo svanisce, in favore di una retorica piuttosto trita sul povero ragazzo che ha perduto la mamma e sogna di rincontrarla, sulla necessità di perseguire i propri sogni finche non si riesce a realizzarli e sull’eterna lotta tra buoni e cattivi.

Wonka film recensione
Jaap Buittendijk – © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Chalamet e Lane non bastano

Volendo cambiare prospettiva e in parte target, occorreva trovare una chiave più interessante e coinvolgente. Il regista, invece, punta tutto su Chalamet, pur espressivo nel volto, sull’aspetto magico dei suoi cioccolatini, dai colori sgargianti e dagli ingredienti surreali, e sulla coprotagonista, Chala Lane: una bambina orfana e disgraziata, una sorta di piccola Cenerentola che, il pubblico ne può star certo, troverà il suo riscatto. Il personaggio di Willy non brilla a livello di scrittura. La sceneggiatura, dello stesso Paul King con Simon Farnaby, è il tallone d’Achille per il film. Non vi sono colpi di scena che stupiscano, la trama è molto prevedibile e poco avvincente.

Wonka è un musical che non si apprezza a pieno

Wonka è poi un musical a tutti gli effetti, dunque vi sono canzoni, scritte da Neil Hannon, interpretate dal protagonista e dal resto del cast, che però, occorre dirlo, non si apprezzano a pieno in versione doppiata – così Wonka è stato proposto alla stampa. La colonna sonora è di Joby Talbot. Entrambi gli elementi, però, accompagnano la narrazione in maniera piatta e stanca, salvo la canzone degli Oompa Loompa, che obiettivamente, rimane in testa dopo la visione. Le scenografie sono ben fatte: la ricostruzione della città, come anche la fotografia, assieme agli effetti visivi. Si veda il contrasto tra i suoi colori spenti e quelli accesi e sgargianti che contraddistinguono le caramelle o il negozio di Wonka.

Wonka Olivia Colman
Jaap Buittendijk – © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Il cast di Wonka

Una menzione va fatta, in questo cast corale, per Hugh Grant nei panni dell’Oompa Loompa che è davvero simpatico, anche perché non perde l’ironia che lo contraddistingue e si eleva un po’ sopra la media della prevedibilità. Anche Rowan Atkinson nei panni di Padre Julius, con le sue facce buffe e Olivia Colman, nei panni della cattivissima signora Scrubbit, arricchiscono il cast. Wonka è un lavoro di intrattenimento molto leggero per i più piccini. È natalizio, sì, ma ci si aspettava di più. Per restare nella metafora del cioccolato, il film di Paul King è un cioccolatino con un bell’incarto, colorato, ma che all’assaggio delude per il suo scarso sapore.

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