Trai tanti commenti che si stanno
affollando in rete su The
Batman, si parla anche tanto del fatto che
Matt Reeves ha portato avanti un’operazione molto
simile a quella che Todd Phillips ha fatto con Joker. Ma queste due versioni dei personaggi
si incontreranno mai?
Da parte sua, Reeves non ha mai
immaginato che il suo film DC si connettesse con Joker in
alcun modo. Parlando con Total Film (tramite
GamesRadar+), Matt Reeves ha commentato così
l’eventualità di una connessione cinematografica trai due
personaggi:
“Stavo finendo i film de Il
pianeta delle scimmie quando sono salito a bordo di The Batman, la
prima volta, nel 2017. Ci sono voluti cinque anni. Quando stavo
lavorando alla sceneggiatura e l’ho approfondita, Joker non era
ancora uscito. Non sapevo cosa fosse Joker o cosa sarebbe
stato.
“Me ne sono reso conto una volta
che eravamo molto immersi nel film, e il fatto che chi lavorava a
Joker stesse radicando i fatti in un modo che ricordava le cose che
stavamo facendo, non era pianificato. Joker è sempre stato pensato
per essere un personaggio molto specifico standalone a cui stavano
lavorando Joaquin [Phoenix] e Todd [Phillips]. Non c’è mai stata
alcuna discussione sul crossover”.
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Il personaggio di
Batman ha conosciuto un viaggio inarrestabile sul
grande schermo: ripartendo dalle avventure di Adam
West nel ruolo del Crociato Incappucciato, possiamo
affermare che l’era moderna per il personaggio in live-action è
iniziata con il Batman di Tim Burton nel
1989.
Proseguendo con l’interpretazione di
Joel Schumacher dell’eroe della DC Comics negli
anni ’90, i fan hanno poi dovuto aspettare parecchio prima che
Christopher Nolan arrivasse con il
suo reboot grintoso. Successivamente, abbiamo avuto il Batman di Zack Snyder,
nell’ottica di un’interpretazione accurata dei fumetti, anche se
divisiva, e ora è il turno di Matt Reeves con il
suo The Batman. Ciò che ha unito tutte queste
interpretazioni è lo status iconico del costume di Batman, che ha
sancito indubbiamente lo sviluppo e il modo in cui è stato recepito
il personaggio nel corso degli anni, come evidenzia ComicbookMovie.
L’era Schumacher
Con Joel
Schumacher al timone del franchise di
Batman, mentre la Warner Bros. cercava di
aumentare le vendite del merchandise dopo l’oscura
versione che Tim Burton aveva dato di
Gotham City, il Crociato Incappucciato divenne una vera e propria
action figure vivente.
Batman Forever vide
Bruce Wayne indossare una più che dimenticabile tuta argentata,
mentre il suo costume principale – una versione spartana e
plastificata di quella indossata da Michal Keaton
– era sicuramente più bella alla vista, ma per nulla incisiva.
Questa segnò anche l’introduzione degli ormai famosi “Bat-nipples”
che divennero sinonimo di una nuova epoca narrativa. Per finire,
Batman e Robin ha presentato le Batsuits più anni
’90 che si possano immaginare, compresa una speciale “armatura di
ghiaccio” che rendeva i tre protagonisti del film a dir poco
ridicoli.
Il Batman tattico in Justice
League
Il costume proposto dalla
Snyder Cut è perfettamente integrato nella
Lega della Giustizia, ma è stato enormemente
depotenziato rispetto a Batman V Superman durante le scene
d’azione.
Possiamo apprezzare il fatto di aver
dato a questa versione di Batman una maggior potenza di fuoco per
la battaglia della Justice League contro
Steppenwolf e i suoi Parademoni,
ma se il regista stava cercando un perfetto incrocio tra la normale
Batsuit e la sua armatura ispirata a The Dark Knight Returns, non si arriva di
certo al compromesso desiderato.
Sfortunatamente, non è risultata una
versione particolarmente ben congegnata della tuta
(indipendentemente dalla versione del film che si guarda). C’erano
molti modi per migliorarla e fare in modo che Bruce
Wayne avesse la possibilità effettiva di combattere contro
questa invasione aliena, ma si è trattato comunque di un raro
errore da parte di Snyder in termini di costumi.
Batman Begins
Dopo i punti bassi di fine
anni ’90, eravamo tutti pronti ad abbracciare la visione realistica
e radicata in una Gotham corrotta nel
Batman Begins di Christopher Nolan.
Il film, pur essendo un’innegabile e, a tratti, prolissa storia
d’origine dell’eroe, fu un successo e ci fece conoscere la
dicotomia interna all’eroe, anche tramite l’utilizzo di una Batsuit
veramente cool.
E’ vero che Christian
Bale si mise in forma smagliante per il suo debutto
cinematografico nei cinecomics, ma questa versione pesantemente
corazzata della tuta lo faceva sembrare troppo gonfio, privando la
silhouette del Cavaliere Oscuro del tipo di immagine iconica che
avremmo visto nei film successivi di Nolan.
Batman ’89
Michael
Keaton ha indossato due Batsuit nel corso del suo
periodo nei panni del più grande detective del mondo e si può dire
che entrambi funzionavano bene all’epoca. Possiamo dire che la tuta
di Batman Returns è probabilmente la meno
memorabile fra le due, dato che anticipa l’estetica anni ’90 che
sarebbe poi stata preponderante nei film di
Schumacher.
Tuttavia, quella di Batman era fenomenale: rendendo preponderante
la combinazione di cromie di neri, il logo giallo ripreso
accuratamente dai fumetti risaltava davvero sullo schermo. Era una
versione di Batman che risultava inevitabilmente gonfiata, ma la
sua silhouette minacciosa e la presenza dominante di Keaton
rendevano giustizia a questo iconico supereroe della DC Comics;
potremmo definirla anche limitante, nel senso che non permetteva
effettivamente al Bruce Wayne di Keaton neanche di girare la testa,
ma ciò è attribuibile alle limitazioni dell’epoca.
I costumi dello SnyderVerse
Ci rendiamo perfettamente
conto che non tutti amano il lavoro sul personaggio apportato da
Zack Snyder in Batman, ma è innegabile il lavoro di ricerca
che il regista ha effettuato in preparazione all’ideazione del
costume di Batman.
Influenzato principalmente dal
lavoro dei fumetti di Frank Miller, il costume che
vedete in questa foto sembra essere stato preso direttamente dalle
pagine del fumetto e riposizionato sul grande schermo: non si
tratta necessariamente del più entusiasmante visivamente, ma il
reparto costumi ha centrato pienamente il design di questo, dal
logo classico alla cintura multiuso, nera al posto che gialla, il
che è stata un’ottima trovata visiva.
The Batman
L’accenno al costume di
Batman che possiamo notare dal trailer non rende
pienamente giustizia alla Batsuit che indossa Robert Pattinson, adeguatamente fedele
rispetto a ciò che conosciamo dai fumetti ma con una giusta nota di
contemporaneità.
Con una maggiore attenzione alla
zona del colletto di questo costume, si tratta probabilmente di una
perfetta rielaborazione delle amate illustrazioni di Lee
Bermejo di Batman, ed elimina finalmente la ridicola
incapacità dell’eroe di girare la testa ed essere “confinato”
all’interno della tuta. Con una serie impressionante di gadget e
armi incorporati alla tuta, il suo aspetto malconcio e segnato dai
proiettili serve solo a sottolineare i pericoli di essere
Batman.
Il cavaliere oscuro/ Il cavaliere
oscuro Il Ritorno
Sostanzialmente asciutto e
realistico nelle linee, il costume da pipistrello indossato da
Christian Bale ne Il Cavaliere Oscuro e
Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno è quasi
perfetto: il mantello e il cappuccio sono eccezionali ed è stata
apprezzata anche la presenza della Bat-cintura dorata che rende
esplicito omaggio ai fumetti.
È un peccato che il logo non sia
stato mostrato in modo un po’ più accentuato, ma non si può fare a
meno di guardare questo Batman e rimanere impressionati: questo
costume si adatta perfettamente all’estetica creata da Nolan con la
sua realistica Gotham City, ma è comunque qualcosa che si può
immaginare che l’eroe indossi nel nostro mondo.
In termini di paragone con ciò che
abbiamo visto nei fumetti, funziona molto bene, e dopo che
Batman Begins ha fallito in qualche misura con la
silhouette iconica del Crociato, questa tuta l’ha perfezionata.
Bat-Armatura
Per quanto divisiva possa
essere stata la battaglia tra il Cavaliere Oscuro
e l’Uomo d’Acciaio in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016,
come si può criticare questa armatura? Presa direttamente dalle
pagine di The Dark Knight Returns di Zack
Snyder, è esattamente un’illustrazione letterale del
fumetto che prende vita, qualcosa che non avremmo mai immaginato di
vedere sul grande schermo.
Ci possono essere stati alcuni
momenti poco impattanti in questa epica resa dei conti, ma è
impossibile non apprezzare una versione corazzata di Batman che
scatena ogni sorta di armi per rallentare Superman durante lo scontro
decisivo… È stato perfetto? Da un punto di vista visivo, diremmo
che sì, lo è stato. In termini di trasposizione del personaggio
dalla pagina allo schermo in modo impeccabile, i fan non pensano
che si possa fare meglio di così.
Negli ultimi anni il cinema italiano
sembra nuovamente voler puntare sul genere per raccontare le
proprie storie, ed è così che sui grandi schermi si sono
avvicendate storie di supereroi, noir, horror e fantasy. In questo
filone si colloca anche Non ci resta che il
crimine (qui la recensione), commedia a
metà tra il gangster movie e il film fantastico diretta da
Massimiliano Bruno con una sceneggiatura da lui
scritta insieme ad Andrea Bassi con anche
Nicola Guaglianone e Menotti, già
autori del celebre Lo chiamavano Jeeg
Robot. Al centro della vicenda vi è uno stravagante gruppo
di amici che si trova a viaggiare nel tempo, finendo nella Roma del
1982.
Con un titolo che omaggia il
classico Non ci resta chepiangere, il film è
stato descritto da suoi autori come un Ritorno al futuro
che incontra Romanzo criminale. Vi si ritrovano infatti
elementi di fantascienza come anche del genere poliziesco, e
proprio a questi cult ha raccontato Bruno di essersi ispirato per
la regia, ricca di zoom, split screen e inquadrature deformanti dal
basso. Non ci resta che il crimine richiama in tutto e per
tutto gli anni in cui è ambientato, e vede alcuni celebri attori
del panorama cinematografico italiano confrontarsi con ruoli
inediti.
Accolto da un buon favore di
critica, il film non manca di suscitare un buon interesse nei suoi
confronti. Così facendo arriva a posizionarsi al primo post del
botteghino, incassando un totale di 2 milioni di euro. Tale
risultato ha infine spinto gli autori a realizzare un sequel. Prima
di intraprendere una visione del film, però, è certamente utile
approfondire ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast,
scoprendo così ulteriori curiosità su tale lungometraggi. Infine,
si elencheranno anche le piattaforme streaming a cui è possibile
rivolgersi per ritrovare il titolo e poterne godere con una comoda
visione casalinga.
Non ci resta che il
crimine: la trama del film
La storia si apre a Roma nel 2018,
dove Sebastiano, Moreno e
Giuseppe sono tre amici di lungo corso, con scarsi
mezzi ma un indomabile talento creativo. Questi decidono di
organizzare un “Tour Criminale” di Roma alla scoperta dei luoghi
simbolo della Banda della Magliana. L’idea, ne sono convinti, sarà
una miniera di soldi. Abiti d’epoca, jeans a zampa, giubbotti di
pelle, stivaletti e Ray-Ban specchiati, ed è fatta… sono pronti per
lanciarsi nella nuova impresa. Le cose non vanno però come sperato,
e i tre si trovano a dover pensare ad una soluzione per fare soldi.
L’occasione arriverà però nel modo più inaspettato possibile,
andando contro ogni loro convinzione terrena.
Per un imprevedibile scherzo del
destino, questi vengono infatti catapultati negli anni ’80 nei
giorni dei gloriosi Mondiali di Spagna e si ritrovano faccia a
faccia con alcuni membri della Banda che all’epoca gestiva le
scommesse clandestine sul calcio. A sconvolgerli ulteriormente vi
sarà l’incontro con una vulcanica e dirompente ballerina che rischia di scombinare ancora di più
le carte. Per i tre amici potrebbe rivelarsi una ghiotta occasione
di riscatto, ma dovranno prima di tutto riuscire a calarsi
perfettamente in quella nuova realtà, stringendo alleanze e
guardandosi le spalle dai pericolosi nemici.
Non ci resta che il
crimine: il cast del film
Protagonisti del film sono alcuni
dei più noti e amati interpreti dell’attuale panorama
cinematografico italiano. Il trio di amici che si trovano a
viaggiare nel tempo è infatti formato da Marco
Giallini nei panni di Moreno, il più truffaldino del
gruppo, Alessandro
Gassmann è invece Sebastiano, il più ingenuo, e
Gianmarco Tognazzi è Giuseppe, un
pusillanime che impara a tirare fuori il carattere. Per i loro
personaggi, i tre attori hanno lavorato costruendo caratteri
completamente diversi dai loro, dando così vita a dei ruoli inediti
nella loro carriera. Interpretazioni, le loro, per le quali sono
naturalmente stati particolarmente apprezzati. Nel film sono poi
presenti anche Antonello Fassari nei panni del
suocero di Giuseppe, e lo stesso Massimiliano
Bruno in quelli di Gianfranco, amico del trio.
L’attore Edoardo
Leo si trova invece ad interpretare il boss criminale
Renatino. Per lui si tratta del primo ruolo da cattivo della sua
carriera. Per potersi calare nei panni di questo, Leo ha raccontato
di accantonare il vasto immaginario di riferimento del film, e
ricercare invece una propria biografia del personaggio. L’attore si
è così poi concentrato sull’esasperare ciò che c’era già in
sceneggiatura, come l’elemento della gelosia. Tramite questo
l’attore ha infatti puntato sul mostrare la pericolosità ma anche
la fragilità di Renatino. Ilenia
Pastorelli, dopo essere divenuta celebre grazie a
Lo chiamavano Jeeg Robot, interpretare l’affascinante
Sabrina. Una donna perfettamente consapevole del suo potenziale e
che non manca di sfruttarlo per ottenere ciò che desidera.
Non ci resta che il
crimine: il sequel, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Data la buona accoglienza ottenuta
dal film, Non ci resta che il crimine ha in breve ottenuto
un sequel, intitolato Ritorno al crimine. Gli stessi
attori del titolo del 2018 tornano così ad interpretare i
rispettivi personaggi in una nuova avventura tra crimine e
commedia. Nel film si ritroveranno però anche nuovi ingressi, come
quello dell’attore Carlo
Buccirosso nei panni di Massimo Ranieri, mercante
d’arte con losche intenzioni. Essendo ambientato ora nel presente,
il film presenta inoltre una nuova attrice per il ruolo di Sabrina,
ora interpretata dall’attrice e cantante Loretta
Goggi. Il film era inizialmente previsto in sala per
il 12 marzo 2020, ma a causa della pandemia di Covid-19 è stato
spostato al 29 ottobre. L’uscita è però stata ulteriormente
rinviata a causa della nuova chiusura delle sale.
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Non ci
resta che il crimine è infatti disponibile nel
catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes, Tim
Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla
piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà a disposizione un determinato limite temporale
entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno giovedì 3 marzo alle ore
21:20 sul canale Rai 2.
Uno degli ambienti più impervi dove
il cinema è solito ambientare le sue storie è senza dubbio in mezzo
ai ghiacci. Questi luoghi, privi di vita e che mettono a durissima
prova chi tenta di sopravvivervi, sono infatti stati raccontati in
tempi recenti in titoli esemplari come The Grey, Frozen, Everest e Arctic. Un altro film
va ora ad aggiungersi a questo filone ed è Against
the Ice. Diretto dal regista
danese Peter Flinth, questo è stato
presentato all’edizione del 2022 del Festiva di Berlino e va a
raccontare un incredibile storia vera di sopravvivenza, a discapito
di ogni avversità e paura.
Un puro survival movie, in
cui tutti i fan del genere potranno ritrovare non solo gli elementi
di questo ma anche numerosi dettagli che lo rendono diverso
rispetto a titoli simili di produzione statunitense. Prima di
intraprendere una visione di Against the Ice, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e
alle location. Si forniranno poi anche elementi
relativi alla storia vera qui raccontata. Infine,
si indicherà anche dove è possibile vedere il film in
streaming.
Against the Ice: la trama
del film
La storia qui narrata si svolge nel
1909, durante una spedizione artica guidata dal capitano danese
Ejnar Mikkelsen. L’uomo è intento a confutare la
rivendicazione degli Stati Uniti sulla Groenlandia nordorientale,
basata sulla presupposizione che la Groenlandia fosse divisa in due
territori separati. Dopo aver lasciato nave ed equipaggio,
Mikkelsen parte dunque in esplorazione sui ghiacci con un compagno
inesperto, Iver Iversen. A missione completata, il
viaggio di ritorno si rivela però più lungo e impegnativo del
previsto. La loro avventura però è solamente all’inizio e sono
molte le dure sfide che il rigido ambiente porrà loro. Con il
passare del tempo, però, la loro lucidità lascia spazio a
diffidenza e paranoia, una combinazione pericolosa nella lotta per
la sopravvivenza.
Against the Ice: il cast e le location del film
Ad interpretare il capitano Ejnar
Mikkelsen vi è il noto attore danese Nikolaj
Coster-Waldau, noto principalmente per il ruolo di
Jaime Lannister nella serie televisiva Il Trono di Spade.
Nei panni dell’inesperto Ivan Iversen vi è invece Joe
Cole, visto nelle serie Peaky Blinders e
Gangs of London. Il regista ha scelto quest’ultimo per via
della sua scarsa familiarità con la Groenlandia. Per i due attori
il set è poi stato tutt’altro che semplice. Coster-Waldau ha
raccontato di aver subito una commozione cerebrale durante le
riprese della scena del combattimento con gli orsi. Questi sono
naturalmente stati realizzati attraverso la CGI, anche se il
regista aveva inizialmente intenzione di utilizzare un vero
orso.
Nel film compaiono poi anche gli
attori Charles Dance,
attore a sua volta noto per Il Trono di Spade dove
interpretava Tywin Lannister, e qui nei panni di
Neergaard, e l’attrice islandese Heida Reed, vista
in serie come Poldark e FBI: International, qui
nei panni di Naja. Per quanto riguarda le location, se anche il
regista ha dovuto rinunciare ad un vero orso, non ha però
rinunciato all’occasione di dar luogo alle riprese nel vero
territorio della Groenlandia e, parzialmente, anche in Islanda. Ha
così potuto avvalersi di veri ambienti, necessari a permettere agli
attori di calarsi davvero nella realtà dei loro personaggi.
Against the Ice: la vera storia dietro al film
Come anticipato, quella di
Against the Ice è una storia vera, riportata nel libro
scritto dallo stesso Mikkelsen e intitolato Two Against The
Ice, su cui il film si basa. In questo l’esploratore, vissuto
dal 1880 al 1971 e noto per le sue spedizioni in Groenlandia,
racconta della sua più difficile spedizione nell’impervio
territorio. Nell’inverno del 1909, infatti, egli si recò in
Groenlandia per effettuare una mappatura della costa nordorientale.
La sua nave in legno, la Alabama, fu bloccata dai ghiacci di
Shannon e, mentre stava esplorando, il resto del gruppo tornò a
casa a bordo di una baleniera. Rimasto solo col suo ingegnere,
Iversen, Mikkelsen effettuò con successo alcuni viaggi in slitta
per recuperare i diari perduti e per smentire l’esistenza del
canale di Peary.
Gli Stati Uniti, infatti,
rivendicavano la proprietà della Groenlandia nordorientale,
giustificando la cosa sostenendo che il territorio fosse diviso in
due dal citato canale. Mikkelsen provò però che la Groenlandia è
un’unica isola e che questa non spettava dunque agli Stati Uniti. A
missione compiuta, i due esploratori tornarono a Shannon dove
scoprirono però che il resto del gruppo era fuggito. Dopo aver
salvato travi e tavole, eressero allora un piccolo cottage.
Mikkelsen e Iversen passarono due inverni sul posto prima di venire
salvati, in punto di morte, da una baleniera norvegese nell’estate
del 1912. Il cosiddetto cottage Alabama rimase intatto, e fu
addirittura fotografato dalla nave danese Ejnar Mikkelsen
nel settembre 2010.
Against theIce:
il trailer e dove vederlo in streaming
Against the
Ice è stato acquistato e distribuito a livello
internazionale da Netflix e dunque è possibile trovarlo per
una visione in streaming unicamente sulla relativa piattaforma
dell’azienda. Per chi possiede già un account, basterà eseguire
l’accesso con i propri dati e riprodurre il film. Per chi invece
non possiede ancora un account, prima di vedere il titolo occorrerà
aprirne uno, sottoscrivendo un abbonamento mensile che permetterà
di avere accesso anche a tutti gli altri film presenti nel
catalogo. Si avrà a quel punto modo di guardare Against
the Ice in totale comodità e al meglio della qualità
video.
Nei giorni in cui ricorre tanto il
decennale dalla scomparsa (1 marzo 2012) quanto il compleanno (4
marzo 1943), un ottimo modo per ricordare l’amato cantautore
Lucio Dalla è, oltre a riascoltare i suoi
incantevoli brani, guardare il documentario che il regista
Pietro Marcello gli ha dedicato. Uscito nelle sale
come evento nel luglio del 2021, Per
Lucio è infatti una struggente lettera d’affetto al
musicista bolognese che ha attraversato decenni della storia
italiana caratterizzandola con la sua musica irriverente, poetica,
anticonformista, sempre ricca di sentimenti. PerLucio, tuttavia, non è il classico documentario sulla vita
di un’artista, bensì un racconto che intreccia questa con la realtà
e l’immaginazione.
Marcello, autore di affascinanti
documentari come Il passaggio della linea e La bocca
del lupo, ma anche del film Martin Eden, con
protagonista Luca Marinelli,
si avvale come suo solito di filmati di repertorio provenienti da
ogni tempo e luogo per accompagnare il racconto della crescita
artistica di Dalla con visioni e suggestioni che la arricchiscono.
Si effettua così un vero e proprio tuffo visivo e sonoro
nell’immaginario poetico del cantautore, diviso tra leggerezza e
momenti di più serio e cupo impegno politico e sociale. Allo stesso
tempo, si va così a delineare l’innumerevole quantità di sfumature
presenti in Dalla, che passava dall’essere un istrione ad un
comico, ma anche un jazzista, viandante, eroe, poeta, cantore,
profeta, trasformista e provocatore.
Per Lucio: dalle origini alla consacrazione
Nel corso della narrazione proposta
da Marcello, tutti gli elementi presenti riportano alla luce
l’avventura di Dalla e le sue molte vite. Si parte naturalmente con
il faticoso esordio e l’entusiasmo per la prima ascesa al successo,
dalla fortunata collaborazione con il poeta Roberto Roversi,
fino e alla consacrazione come autore colto e popolare. Le sue
liriche e le sue musiche dipingono così un’Italia sotterranea e
sfumata, immergendo lo spettatore in una libera narrazione del
Paese che attraversa tanto il boom economico che i tragici eventi
del periodo legato alla fine degli anni’ 70. Più nello specifico,
si passa dal racconto della città di Bologna, luogo natìo di Dalla,
fino alla strage che colpì la stazione ferroviaria del capoluogo
dell’Emilia-Romagna il 2 agosto del 1980.
Non mancano però anche ricordi più
spensierati, come le incursioni televisive di Dalla e gli eventi
che fecero nascere in lui le idee per quelli sarebbero poi
diventati alcuni dei suoi brani di maggior successo e più amati dal
pubblico. Attraverso le parole dello storico manager Tobia
Righi e dell’amico di sempre Stefano
Bonaga, infine, si delineano ulteriori aspetti, curiosità
e aneddoti sul mitico Dalla. In tutto ciò, l’attenzione del regista
si accosta a quella nota di Dalla per gli ultimi, gli emarginati,
rendendoli protagonisti di diversi momenti del documentario. Lo
stesso Marcello, d’altronde, aveva già reso quei personaggi il
cuore dei suoi precedenti lungometraggi, attraverso cui far
trasparire il vero volto di un’Italia nascosta ma forte.
Per Lucio: le canzoni di Dalla e i materiali
d’archivio
Naturalmente ad accompagnare la
narrazione vi sono le canzoni di Dalla, brani che hanno saputo in
modo più o meno esplicito raccontare il Paese, i suoi abitanti e i
suoi sconvolgimenti. Si compie così un viaggio attraverso canzoni
simbolo come Lunedì Film, Il fiume e la cittá, Itaca, È lì, La
Canzone di Orlando, L’operaio Gerolamo, La Borsa Valori, Mille
Miglia, Intervista con l’avvocato, I muri del ventuno, Quale
allegria, Come è profondo il mare, Mambo, Il Parco Della Luna,
Balla Balla Ballerino e Futura. In ognuno di
questi, raccontati nella loro genesi e nel loro successo, Dalla
sapeva inserire tanto acute descrizioni dell’animo umano quanto di
ciò che vedeva accadere quotidianamente davanti ai suoi occhi.
Come già accennato, particolare
importanza nel film la ricoprono anche i tanti materiali d’archivio
che Marcello ha ricercato per ampliare il raggio d’azione del suo
racconto. Egli ha infatti attinto dall’infinito bacino dei
repertori pubblici e privati, storici e amatoriali, grazie ai
materiali d’archivio di Istituto Luce Cinecittà, Fondazione
Cineteca di Bologna, Home Movies – Archivio Nazionale del Film di
Famiglia, Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico
e Fondazione CSC – Archivio Nazionale Cinema d’Impresa (Ivrea).
Grazie a questi può dar vita a dei veri e propri dialoghi con
spezzoni di interviste più o meno inedite a Dalla, ottenendo così
nuovi sensi e direzioni di racconto che fanno espandere Per
Lucio ben oltre il suo primario obiettivo.
Per Lucio: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per chi desiderasse vederlo, è
possibile fruire di Per Lucio grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes,
Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente, in prima
visione assoluta, nel palinsesto televisivo di
giovedì 3 marzo alle ore 21:20
sul canale Rai 3.
In contemporanea con
l’uscita ufficiale nelle sale italiane The Space Cinema
propone la proiezione di The
Batman, il film ispirato dal fumetto di Batman
‘The Long Halloween’ e decimo lungometraggio del DC
Extended Universe, in lingua
originale.
Il film The
Batman, co-scritto e diretto da
Matt Reeves, vede Bruce Wayne vestire già da tempo i panni
di Batman: il protagonista ha già affrontato criminali, superato
l’assassinio dei propri genitori ed è diventato un punto di
riferimento per la polizia di Gotham City. All’improvviso un nuovo
nemico inizia a seminare il panico in città con l’obiettivo di
uccidere il vigilante mascherato di Gotham: tra indovinelli,
inganni ed enigmi sulla famiglia Wayne Batman potrà fare
affidamento solo sul fidato maggiordomo Alfred (Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright). Per la prima volta il cavaliere oscuro si troverà a dover
affrontare la sua oscurità interiore e discendere nelle profondità
della città per cercare informazioni sul criminale che sta mettendo
in ginocchio la corrotta Gotham City.
Qui incontrerà una serie di
personaggi interessanti: come Catwoman (Zoë
Kravitz), Pinguino (Colin Farrell) e il
Boss del crimine Carmine Falcone (John
Turturro); le indagini porteranno il protagonista a scoprire delle
verità nascoste sulla sua famiglia ma per avere giustizia e
compiere la sua vendetta Batman si vedrà costretto a stringere
alleanze inaspettate.
I multisala selezionati per questo
appuntamento sono quelli di Milano Odeon,
Firenze(Novoli),
Limena, Bologna,
Trieste, Vimercate,
Silea, ParmaCentro, Roma (Parco de Medici),
Napoli e Torino (Beinasco).
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Robin Wright è una
di quelle attrici che ha contribuito a fare la storia del cinema
grazie ai suoi tanti diversi, quanto memorabili, ruoli. L’attrice
ha sempre dimostrato di saper scegliere i personaggi migliori per
il proprio talento, diventando molto amata ed apprezzata in tutto
il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Robin Wright.
2. Ha lavorato per il
piccolo schermo ed è anche doppiatrice e produttrice. Nel
corso della sua carriera l’attrice non è comparsa solo sul grande
schermo, ma è apparsa anche in diverse serie tv come Santa
Barbara (1984-1988), Empire Falls – Le cascate del
cuore (2005) e House of Cards – Gli intrighi del
potere (2013-2018). In quanto doppiatrice ha invece prestato
la propria voce per A Christmas Carol (2009) ed è la
narratrice di First Ladies (2020), in quanto produttrice
ha poi lavorato alla realizzazione dei film Virgin (2003),
Hounddog (2007), The Congress (2013), When
Elephants Fight (2015), Land (2021) e della serie
House of Cards. Di quest’ultima ha anche diretto alcuni
episodi.
Robin Wright in Forrest
Gump
3. Ha patito il
freddo. Nel film pluripremiato agli Oscar la Wright
interpreta Jenny, la donna amata dal protagonista. Il set, per lei,
non è però stato sempre una passeggiata. L’attrice ha infatti
raccontato di essersi ammalata per il freddo mentre stava filmando
la scena del nightclub. A dispetto di ciò, si sentiva ancora in
grado di cantare durante le riprese, nonostante fossero quasi
ventiquattro ore ininterrotte in cui era quasi nuda al freddo,
tranne che per una chitarra che la copriva.
4. Ha ricevuto una
candidatura ai Golden Globe. Grazie all’interpretazione di
Jenny Curran, l’attrice ha poi ricevuto una nomination per la
Miglior attrice non protagonista senza, però, riuscire a vincerlo.
La mancata vittoria ha però significato poco, poiché grazie a quel
ruolo l’attrice è riuscita ad imporsi come una delle principali
interpreti della sua generazione, trovando da quel momento grande
successo e numerosi nuovi ruoli di rilievo.
Robin Wright House of Cards
5. Ha avuto il ruolo grazie
a David Fincher. Il regista David
Fincher ha offerto alla Wright il ruolo di Claire
Underwood nella serie House of Cards dopo aver
lavorato con lei per il film Millennium – Uomini che odiano le
donne. Fincher la convinse promettendo che avrebbe contribuito
alla creazione del personaggio e così è stato. La Wright ha infatti
sempre avuto forte potere decisionale su ciò che Claire avrebbe
detto o fatto nel corso della serie, come anche sui costumi da lei
indossati.
Robin Wright: chi è suo marito
6. Si è sposata tre
volte. L’attrice si è sposata per la prima volta nel 1986
con l’attore Dane Whiterspoon, ma il matrimonio è
durato poco e i due hanno divorziato già nel 1988. Dopo il
matrimonio con Sean Penn, durato dal 1996 al 2007,
ha frequentato il collega Ben Foster dal 2012 al
2015. In seguito, l’attrice si è sposata per terza volta nel 2018
con il manager Clement Giraudel: i due si erano
conosciuti solo l’estate precedente. Ad oggi sono ancora una coppia
e in diverse occasioni si sono presentati insieme, mostrandosi
molto uniti.
Robin Wright e Sean Penn
7. I due sono stati
sposati. L’attrice ha sposato il collega Sean Penn nell’aprile
del 1996, dopo sei anni di fidanzamento. I due si erano conosciuti
sul set del film Stato di grazia nel 1990 e dalla loro
unione sono poi nati i figli Dylan Frances (nata
nel 1991) e Hopper Jack (nato nel 1993). Dopo il
matrimonio l’attrice ha preso il cognome del marito, presentandosi
come Robin Wright Penn, per poi tornare a essere
semplicemente Robin Wright dopo l’avvio delle pratiche per il
divorzio. Alla fine del 2007 la coppia annuncia infatti la
separazione. Penn e la moglie si riconciliano brevemente un paio di
volte, per poi annunciare il divorzio definitivo il 28 luglio
2010.
8. Ha lavorato in alcuni
film del marito. Nel corso della loro relazione, l’attrice
ha partecipato in diversi film diretti da Penn, ovvero 3 giorni
per la verità (1995) e La promessa (2001). Nel primo
interpretava Jojo, un’artista che sviluppa una relazione con il
problematico protagonista John Booth. Nel secondo è invece Lori una
barista e madre, che trova protezione dal violento ex marito grazie
all’anziano poliziotto Jerry Black.
Robin Wright in Wonder Woman
9. Ha interpretato la
celebre amazzone. Nel film Wonder Woman e nel suo
sequel Wonder Woman 1984, la Wright ricopre il ruolo di
Antiope, sorella di Ippolita, la regina delle amazzoni, e zia di
Diana. Per vestire i panni della guerriera, l’attrice ha raccontato
di essersi sottoposta ad un duro allenamento volto a farle
acquisire la fisicità e la muscolatura necessaria a poter anche
interpretare alcune scene di battaglia molto complesse.
Robin Wright: età e altezza
oggi
10. Robin Wright è nata l’8
aprile del 1966a Dallas, nel Texas.
L’attrice ha dunque oggi 55 anni. La sua altezza complessiva
corrisponde a 168 centimetri.
Barbara Gordon è pronta a fare il suo debutto
cinematografico nel film di HBO MaxBatgirl. Il costume visto
nelle immagini del lungometraggio suggerisce che l’altro alter ego
di Barbara, Oracolo, non farà la sua comparsa nel
DCEU.
Forse è un po’ troppo presto per
decifrare cosa ci sarà e cosa mancherà nel film. In ogni caso,
anche se Batgirl rientra nel canone originale, c’è
ragione di credere che la storia si svolgerà in un universo in cui
Barbara non vive le esperienze che portano alla creazione
della sua seconda grande identità eroica.
Come capiamo ciò? Dal costume della
protagonista di Batgirl. La Bat-Family è incline ai cambi
d’abito, forse più di qualsiasi altro gruppo di personaggi della
DCComics. La stessa protagonista
del film ha attraversato
diverse variazioni prima che il disegno finale del costume fosse definito.
L’immagine che mostra gli indumenti dell’eroina è stata rilevata
da Leslie Grace, interprete di
Barbara, nel mese di gennaio. Si capisce subito che il
costume è basato su una versione specifica dell’abito visto nei
fumetti: è quello che indossa dopo il riavvio dell’universo della
DC sotto il marchio New
52.
Sicuramente la scelta è stata fatta
in base alla popolarità dei vari abiti indossati dall’eroina.
Tuttavia, il fatto che il costume
scelto sia quello blu e oro rafforza la tesi secondo cui l’altra
identità eroica di Barbara, Oracolo, sia assente
nel film.
La
vera domanda è però la seguente: escludere una parte così
consistente della storia di Batgirl, è una nota
veramente negativa?
La spiegazione dell’Oracolo di
Barbara Gordon
Barbara Gordon debutta come
Batgirl in Batman #139 (1961) e da quel
momento diventa un punto fermo della Bat-family.
Tuttavia, è con la storia a fumetti acclamata dalla
critica Batman – The Killing
Joke (1988) che le circostanze attorno
a Barbara cambiano.Concettualizzato da Brian
Bolland e scritto da Alan Moore, il
fumetto racconta dell’attacco di Joker
a Barbara, a quel tempo Batgirl.
L’eroina resta paralizzata nel tentativo del cattivo di fare
impazzire il commissario Gordon. L’evento non avrebbe
dovuto far parte del canone DC ma, visto il
successo della storia, alla fine viene inserito. In questo modo, la
perdita dell’uso delle gambe di Barbara diventa un aspetto
imprescindibile del personaggio all’interno dell’Universo
DC.
La svolta per Gordon
avviene quasi un anno dopo: in Suicide Squadra 23 (1989)
nasce la nuova identità eroica di Barbara.Creata da John
Ostrander e Kim Yale, Oracolo è
un nuovo alter ego per Barbara che, nonostante la perdita
dell’uso delle gambe, le permette di prendere nuovamente parte alle
storie più grandi dell’Universo DC.Oracolo è un broker di
informazioni e un hacker che presta servizio non solo alla
Suicide Squad, ma anche alla Justice League.Inoltre, Oracolo fonda il gruppo di
supereroine Birds of Prey. In questo modo,
Barbara assume una nuova identità e diventa
una sorta di supereroe
informatico che può aiutare a combattere il crimine e le grandi
minacce usando il suo talento come mago della
tecnologia.
Perché il costume di
Batgirl escluderebbe Oracolo dalla DCEU
Barbara Gordon
nasce negli anni ’60 per mano dei fumettisti Gardner
Fox e Carmine Infantino. L’eroina fa
parte dell’universo narrativo di Batman della
DC Comics. Dal 1966 al 1987 Barbara veste
i panni di Batgirl, mentre dal 1989 diventa la
supereroina Oracolo. Rimane in queste vesti per 21
anni, fino a quando nel 2011, con il reboot della DC
Comics in New 52, Barbara torna ad
indossare il costume di Batgirl. Pensato e scritto da Gail
Simone, il ritorno all’eroina originale è stato
controverso, ma alla fine ha avuto successo. Con i nuovi fumetti
Barbara riacquisice l’uso delle gambe grazie ad un
intervento chirurgico sperimentale, per poi riprendersi il mantello
di Batgirl.
Qualche tempo dopo, Barbara
ha subito un cambio d’abito piuttosto controverso, ma ben accolto
dal pubblico. Il costume scelto per il film proviene direttamente
dalla collana di fumetti appena descritta. Perché, tra tutti, si è
optato proprio per questo costume? Probabilmente
è stato scelto perché, anche se
è un po’ meno appariscente, è funzionale alle immagini in
movimento.D’altronde, per
amore del realismo, molti tra i moderni film e serie a fumetti
hanno usato questa stessa tattica con i propri personaggi. In molti
casi i costumi rappresentati in live-action si ispirano a quelli
sulla carta stampata, ma sono aggiornati e adattati al mezzo
cinematografico per creare qualcosa di riconoscibile e unico allo
stesso tempo.
Questa decisione permette di
risolvere alcune problematiche legate alla resa dei materiali sullo
schermo. Ad esempio, un tessuto tipico dei fumetti classici che
rende poco in live-action è lo spandex. I film Fox degli X-Men sono stati i
primi a porre il problema. I produttori hanno abbandonato il
succinto spandex blu e giallo della carta stampata optando per una
pelle nera più semplice da realizzare.In seguito anche i designer di Capitan
America nell‘Universo Cinematografico
Marvel hanno preso una decisione simile:
il costume del Cap
di Steve Rogers è stato ridisegnato per il
live-action in un’estetica più pratica e militaristica del look
classico. Il risultato, sia per gli X-Men che per Captain America, è la nascita
di una linea di costumi che prende in prestito qualcosa dai fumetti
senza rimanere in debito.
Per Batgirl è stata
presa un’altra strada. il costume che vediamo è indubbiamente
quello blu del periodo successivo alla ”fase Oracolo”: è quindi
abbastanza improbabile che vedremo Barbara trasformarsi in
Oracle.
L’assenza di Oracolo in
Batgirl è un male?
L’identità Oracolo rimane
una delle preferite dei fan della Bat-family. Perché
allora si è scelto di escluderla da Batgirl? Forse
perché Barbara Gordon,
in queste vesti, è un personaggio controverso.La ”questione Oracolo” ha
scatenato dibattiti su un’ampia varietà di argomenti,
dall’oggettivazione dei personaggi femminili nei fumetti alla
rappresentazione delle persone in sedia a rotelle e con altre
disabilità.La decisione di
non toccare nessuna delle fasi che vedono Barbara
Gordon nei panni di Oracolo potrebbe essere una mossa
presa per evitare polemiche sulla rappresentazione del
personaggio.
Le critiche attorno a
Oracolo nei fumetti sono già ingombranti. Per prima cosa,
The Killing Joke non è
una storia che mette al centro Barbara Gordon. È
essenzialmente una storia di tre uomini in cui molti hanno visto Barbara come un
esempio di “Donna nel frigorifero“. Il termine fa
riferimento ad un espediente narrativo usato nei fumetti anche noto
come ”fridging”: si fa morire o si ferisce un personaggio femminile
solo per incitare l’eroe di sesso maschile, protagonista della
storia, alla vendetta. L’espressione è stata coniata dalla
fumettista Gail Simone e trae spunto da un
episodio della serie Lanterna Verde in
cui Alexandra DeWitt, fidanzata di Kyle
Rayner, viene brutalmente uccisa da Major Force e
chiusa appunto in un frigorifero. Sono tante le storie
che fanno uso del fridging e The
Killing Joke non è un’eccezione.
Se la
storia problematica di Batgirl tratta da
The Killing Joke non ricevesse alcuna forma di adattamento
cinematografico, Oracolo non esisterebbe mai nel
DCEU. Ciò
raggirerebbe uno dei più grandi punti critici del
personaggio. Inoltre, l’introduzione di
Oracolo nel già caotico DCEU
potrebbe solo complicare la linea temporale e consequenziale del
franchise. Forse non c’è bisogno di un hacker che si aggiunga a
Cyborg nella Justice League. D’altronde, l’eroe appena
citato possiede una tecnologia che deriva dalla Scatola
Madre e che è presumibilmente anni luce più avanti di cosa
l’hacker Barbara potrebbe offrire.
Il DCEU dovrebbe includere la
rappresentazione di persone con disabilità
Certo, escludere Oracolo
dal DCEU eliminerebbe una buona dose di
critiche, ma siamo sicuri che scegliere di non rappresentare
completamente un personaggio con disabilità sia la scelta migliore?
Già nei fumetti Oracolo è un’eccezione positiva tra i
tanti personaggi estremamente prestanti e superdotati. Nasce da
quella che a lungo è stato considerata una cattiva scelta narrativa
e diventa un’opportunità per fare qualcosa di buono ed
inclusivo.
Quando Barbara riacquisisce
l’uso delle gambe, viene a mancare nel franchise un personaggio con
le stesse abilità di Oracolo. Ugualmente, senza il
personaggio live-action in questa veste, il DCEU
rimarrebbe bloccato nell’utilizzo di alcune linee narrative. Il
franchise potrebbe aver in programma un’alternativa per introdurre
Oracolo, magari utilizzando un po’ più di libertà
creativa.
Se alla fine
Barbara di Batgirl adotterà
l’identità di Oracolo o meno rimane in sospeso.
L’esclusione del personaggio eviterebbe una grande insidia, ma
potrebbe anche creare un vuoto permanente nel
DCEU. Anche se forse in modo imperfetto,
l’MCU ha scelto di rappresentare le persone
con disabilità. L’ha fatto in Hawkeye su Disney+,
così come in Daredevil su Netflix e in Eternals,
incorporando le disabilità direttamente nelle trame e nei
personaggi. Speriamo quindi che l’imminente progetto
Batgirl stabilirà una base per la comparsa di
Oracolo nel futuro della DCEU.
Girano voci che il
Wolverine che vedremo in Doctor
Strange nel Multiverso della Follia non sarà interpretato
da Hugh Jackman. Wolverine rimane uno dei
personaggi più popolari nella storia della Marvel Comics, e che ci crediate o no,
sono passati cinque anni dall’ultima volta che l’abbiamo visto
sullo schermo. Hugh Jackman ha ormai appeso i
suoi artigli e non sembra avere l’interesse di vestirsi nuovamente
come l’iconico eroe degli X-Men.
Siamo quindi destinati a vedere un
nuovo Wolverine nell’MCU e sembra che la
prima apparizione del personaggio arriverà con Doctor
Strange nel Multiverso della Follia. Chi sarà l’interprete
di James Howlett? Ecco cinque attori che sarebbero
perfetti nei panni di Wolverine.
Tom Hardy
Anche Hugh
Jackman ha detto che sarebbe contento di vedere
Tom Hardy prendere il suo posto come Wolverine. Pensando anche ai suoi ruoli
precedenti, non è difficile immaginare Hardy sotto
il mantello di Logan mentre usa i suoi artigli per
attaccare i cattivi.
C’è
però un problema: Hardy interpreta già più di
un ruolo Marvel. È Venom
nell’Universo Spider-Man della Sony
Pictures. Inoltre, Hardy ha appena
fatto un’apparizione come Eddie Brock in
Spider-Man: No Way Home. L’MCU
potrebbe sempre giocare sulle varianti di Wolverine e
mostrarne una di Hardy in Doctor
Strange nel Multiverso della Follia.
Ciò porterebbe al cinema
molti fan dell’attore già amanti delle sue altre
interpretazioni…
Norman Reedus
Il Daryl di
The Walking Dead, interpretato da Norman Reedus, ha sicuramente un bel po’
di cose in comune con il mutante MCU: si isola
continuamente, ama bere, è cupo ed è un duro fatto per la
lotta. Ci sono anche tante differenze tra i due personaggi: il
Wolverine di Norman Reedus sarebbe
sicuramente più animalesco di quello di Jackman.
Non proprio un Daryl con gli artigli ma qualcosa di
simile.
Non cӏ da dimenticare che alcune
voci suggeriscono che Norman Reedus potrebbe
essere il nuovo Ghost
Ridernell’MCU.
Anche per questo motivo, vederlo invece assumere il ruolo di
Wolverine sarebbe un modo fantastico per sovvertire le
aspettative.
Russell
Crowe
Prima che Hugh
Jackman prendesse la parte di Wolverine negli
X-Men, tra i possibili interpreti c’era anche Russell Crowe. Detto ciò, i Marvel
Studios potrebbero mostrarci la stella de Il
Gladiatore come una nuova variante Wolverine.
Non è detto che, dopo Doctor
Strange 2, Crowe
debba essere il Logan permanente
dell’MCU.Tuttavia, il franchise potrebbe rendere omaggio
all’universo di X-Men con un volto inaspettato e farci
vedere Crowe in un ruolo che mai ci saremmo
aspettati.
In realtà, anche Crowe è tra gli attori già mezzi impegnati in
altri film MCU: sembra che potrebbe apparire in
Thor – Love and Thunder, ma probabilmente non farà
nulla di più di un cameo.
Keanu Reeves
Sappiamo che il presidente dei
Marvel
StudiosKevin Feige e Keanu
Reeves si sono già riuniti per trovare il ruolo più
adatto per l’attore all’interno dell’MCU. Avranno
forse optato per Wolverine? Sicuramente i fan
apprezzerebbero Reeves nei panni del mutante.
Certo, va detto che, anche se non li
dimostra affatto, l’attore ha ormai 57 anni e non sarebbe la
scelta più fresca: d’altronde, come Spider-Man,
sicuramente anche Logan è destinato a restare a lungo in
giro per l’MCU. Tutto dipende dai piani di
Reeves e della Marvel. Se
l’attore è alla ricerca di un
piccolo ma memorabile ruolo in questo mondo condiviso e il
franchise vuole un volto temporaneo, Doctor Strange nel
Multiverso della Follia è l’occasione perfetta per far
vestire a Keanu i panni di
Wolverine.Possiamo
facilmente immaginare le acclamazioni che il pubblico farebbe nel
vedere la star di Matrix assumere nuove vesti…
Liam Hemsworth
Fatto curioso, anche Liam
Hemsworth ha fatto un provino per il ruolo di Thor, assegnato poi a suo fratello
Chris. È quindi sorprendente che in
seguito Liam non abbia mai assunto un ruolo
Marvel o DC.
Wolverine potrebbe finalmente essere il
personaggio perfetto per l’attore.Liam come
il fratello è dotato di spavalderia e di fascino, ma assume anche
una presenza abbastanza intimidatoria sulla scena: riesce a rendere
bene l’idea che con i suoi personaggi non si possa troppo
scherzare. Giovane e
prestante, questo fratello Hemsworth sarebbe
perfetto nei panni di Wolverine. E, anche se
i Marvel Studios fossero alla ricerca di
un cameo usa e getta per Doctor Strange 2,
Liam verrebbe sicuramente
apprezzato!
ATTENZIONE – L’articolo contiene
SPOILER su The Batman
È finalmente arrivato il giorno
dell’uscita di The Batman, l’attesissimo film di Matt
Reeves, con Robert Pattinson, Zoë Kravitz, Paul Dano, Colin Farrell e Jeffrey
Wright tra i protagonisti. In un’analisi senza spoiler,
ScreenRant
ha cercato di valutare attentamente i pregi e i difetti (seppur
davvero limitati) di questa pellicola, dalle prove attoriali che ci
hanno sorpreso a momenti o personaggi che hanno leggermente mancato
il bersaglio.
Robert Pattinson è il miglior
Batman
Ogni volta che un nuovo
attore viene scelto per interpretare il ruolo iconico di
Batman, deve trovarsi a fare i conti con una
schiera di fan del personaggio che non lo riterranno adatto al
ruolo di Bruce Wayne; questo è successo anche nel
caso di Robert Pattinson, che molti fan dei
fumetti hanno creduto non potesse rendere giustizia al Crociato
Incappucciato, rifacendosi all’esperienza di Pattinson in
Twilight.
E’ chiaro che chi afferma ciò non si
è interessato alla carriera di Pattinson negli
ultimi anni: da L’infanzia di un capo e
Cosmopolis, passando per Good
Times e High Life, le performance
attoriali che ci ha regalato sono assolutamente degne di nota. Ora
che abbiamo visto The Batman, possiamo tranquillamente affermare
che non solo la sua versione del personaggio supera le aspettative,
ma si afferma come la migliore iterazione sul grande schermo di
questo iconico personaggio.
Pattinson ha unito
la presenza imponente di Batman a una nuova
intensità e intelligenza attribuite al personaggio, che rendono
giustizia al più grande detective del mondo: una forza perpetua con
cui fare i conti durante tutto il film (e Bruce
Wayne è il primo a dover fare i conti con sé stesso) ma
che lascia spazio anche a una grande emotività.
L’Enigmista è spaventoso, ma
piatto
Date le sfumature
realistiche che caratterizzano la Gotham di Matt
Reeves, non dovremmo essere sorpresi di fronte alla
rappresentazione psicologicamente accurata e verosimile dell’Enigmista, ben lontano dalla sua
controparte colorita e sgargiante dei fumetti. L’Edward
Nashton di The Batman è un serial killer terribilmente
violento che non prova alcun rimorso per le sue azioni e
chiaramente si diverte a deridere e provocare il Cavaliere
Oscuro.
Paul Dano eccelle
nel rendere al meglio sullo schermo i tormenti interiori
dell’Enigmista, che lo portano ad agire da serial killer, ma i
pochi frammenti di backstory non fanno abbastanza per rendere
questa versione di Nashton particolarmente interessante. Il fascino
di cui è intrisa la malvagità dell’Enigmista funziona al meglio
dietro la maschera, quando è impegnato a mettere alla prova
l’astuzia mentale di Batman; si poteva ottenere
qualcosa in più in termini di sviluppo del personaggio, ma
Paul Dano si è rivelato comunque la scelta più
azzeccata per evidenziare la centralità del personaggio all’interno
di un thriller affilatissimo.
La Detective Story
L’impianto da
thriller/giallo di mistero si è rivelata la chiave migliore per
rivitalizzare l’icona di Batman, in uno scenario
in cui la corruzione dilagante a Gotham assume molteplici
significati. La sceneggiatura di Reeves manterrà
alta la vostra attenzione per tutte le tre ore di durata del film,
grazie a un ritmo che non cala mai e cresce unitamente allo
sviluppo dell’arco dei personaggi: sarete sicuramente più che
soddisfatti dell’esperienza in sala!
Il sodalizio tra Bruce
Wayne e Jim Gordon si rivela qui
fondamentale per sradicare la corruzione a Gotham e ci piacerebbe
sicuramente vedere altre storyline incentrate sulle capacità di
Batman come detective: questo è un grande cambiamento rispetto alle
visioni di Batman che abbiamo conosciuto in passato, dunque
speriamo sia il primo passo di un nuovo viaggio per Batman, che lo
consacri come “miglior detective del mondo“.
Il cast di supporto stellare
Indiscutibilmente uno dei
pregi maggiori di questo film, possiamo affermare con certezza che
ogni attore che circonda Robert Pattinson in
The Batman è all’altezza dell’incredibile
performance del protagonista. Zoe Kravitz lo
eguaglia in tutto e per tutto nel ruolo di Selina
Kyle/Catwoman, mentre la performance trasformativa di
Colin Farrell nel ruolo di Oswald
Cobblepot ci ha stupiti dall’inizio alla fine.
Paul Dano è stata
la scelta migliore per il ruolo dell’Enigmista,
mentre Jeffrey Wright ancora una volta impressiona
come Jim Gordon; anche Andy
Serkis, presente in una manciata di scene come
Alfred Pennyworth, ha colpito nel segno. Per
concludere, John Turturro è assolutamente superbo
nel ruolo di Carmine Falcone e Gil
Perez-Abraham, che interpreta un poliziotto di Gotham
City, ci fornisce un’importante prospettiva di lettura dell’opera,
ovvero come il Cavaliere Oscuro venga percepito a Gotham.
La colonna sonora da cardiopalma di
Michael Giacchino
Potremmo parlare per ore
dell’incredibile colonna sonora che il compositore Michael
Giacchino ha confezionato per The Batman: il tema principale del film è
viscerale ed esalta costantemente l’azione sullo schermo,
elevandosi a una delle migliori colonne sonore che questo genere
cinematografico abbia mai avuto.
Che sia durante le scene di
combattimento del film o quando Bruce si aggira per le strade di
Gotham City, Giacchino e Batman
formano forse il sodalizio migliore di questo film, che supera ogni
rapporto tra i personaggi. Probabilmente
Gioacchino ha contribuito ad elevare questa storia
al livello di un capolavoro per il genere e, dopo il successo di
Spider-Man: No Way Home, il compositore ha
dimostrato di riuscirci sempre a stupire.
Un finale forse troppo
esplosivo
Forse è un po’ esagerato
affermare che il finale di The Batman non abbia funzionato, ma è
importante analizzarlo partendo dalle aspettative create fin dal
trailer. L’azione esplosiva che i fan hanno potuto osservare una
volta che questo è stato rilasciato, difatti, viene concentrata
nell’ultima parte del film: una volta che il caso principale viene
risolto dal più grande detective del mondo, siamo lasciati a un
finale innegabilmente impressionante e pieno d’azione che forse,
visto il tono generale del film, può apparire un po’ fuori
luogo.
A livello di trama, ciò che
interessa al pubblico è infatti tutto quello che è avvenuto prima
dello scontro finale, ovvero tutto l’intreccio da storia
poliziesca, che ha innegabilmente distinto The Batman dagli usuali cinecomics. L’esplosione finale è indubbiamente
una delizia per gli occhi, e la posta in gioco è adeguatamente alta
per il supereroe, ma alcuni fan hanno avvertito la discrepanza
rispetto al tipo di azione più mentale che è preponderante nella
prima parte del film.
L’azione
In termini di azione pura e
brutale, The Batman è uno spettacolo per gli occhi:
vedere il Crociato Incappucciato lottare fisicamente contro il
crimine è davvero una delizia per gli appassionati di thriller
dall’azione implacabile. Questa versione cruda e vendicativa di
Batman assume sfumature quanto mai realistiche
grazie alla regia di Reeves, che si cura di ogni
dettaglio, soprattutto nelle scene di scontri o inseguimenti. La
sequenza che spicca di più è in assoluto quella con la rombante
Batmobile in azione, probabilmente la migliore
sequenza in assoluto dedicata all’iconico motore di Batman.
Dal digitale dello
smartphone, Sean Baker passa, per Red
Rocket, ai 16 mm e si
lascia dietro una patina colorata e a tratti quasi manierista che
aveva caratterizzato The Florida Project per affondare nella
periferia del Texas, in quel’America ai margini che ha decretato il
successo di Trump alle elezioni del 2016. Aedo del
degrado, al quale riesce a conferire vitalità e dignità, Baker
torna alla regia per raccontare la storia di un cialtrone che cerca
di rimettersi in sesto a scapito di tutto e tutti.
Mikey è un attore porno
che, dopo 17 anni nel mondo dell’intrattenimento per adulti, è
arrivato al capolinea della sua carriera. Decide così di tornare a
Texas City per ripartire da zero. Chiede ospitalità alla moglie,
che però non vede da anni e che lo detesta senza prendersi la briga
di nasconderlo e comincia a girare per i dintorni su una
bicicletta, in cerca di un lavoro. La sua ricerca lo porta in un
negozio di ciambelle, dove incontra Strawberry, una diciassettenne
molto carina e molto disinibita. Da questo incontro nascerà in
Mikey il desiderio di rivalsa, mentre prende forma nella sua testa
un sogno ambizioso: tornare nel mercato del porno, in qualità di
partner e manager della ragazzina che ha incontrato e della quale
dice di percepire il talento da performer hard.
Simon Rex superstar
A cavallo di una
bicicletta sgangherata, Simon Rex si fa
protagonista di una serie di cartoline, immagini di degrado che
costellano Red Rocket e l’America vera, immagini
che Sean Baker rende malinconiche e dolci, come il suo
protagonista. Il lavoro di Baker e Rex mette in atto un piccolo
miracolo, Red
Rocket è il racconto di un randagio spregevole,
che rappresenta tutto il marcio che c’è nell’America media, che
prende da chiunque senza dare mai niente in cambio, che scarica
responsabilità e colpe e non rimane fedele a nessuno dei suoi
propositi. Eppure non si può non voler bene a questo parassita
perché è un puro, un’anima candida senza alcuna traccia di
malvagità. Forse per questo, alla fine, il sogno in cui lui era
protagonista diventa un sublime strumento di tortura che lo
assoggetta, il seduttore sedotto e, quasi sicuramente, anche se non
ci è dato saperlo, abbandonato.
Simon
Rex, ex attore hard, piccola stella del porno gay, poi vj
e modello, mette a frutto tutte le sue doti, la sua faccia da
schiaffi, una certa tragicità sotto un sorriso beffardo e si
spoglia, letteralmente e metaforicamente, regalandoci un ritratto
di sciagurato per il quale non si può non fare il tifo.
Con una sensibilità che
si fa di film in film più raffinata e compatta, Sean
Baker continua il suo racconto dell’America ai margini,
schivando ogni possibilità di compiacimento nel degrado e nella
povertà, ma puntando il dito dritto contro quella società cieca e
sussistente, che non è consapevole di cosa c’è oltre l’orizzonte
disegnato da fabbriche abbandonate e casette sparute dipinte di
colori sgargianti.
Il registro è quello della
commedia
In contrapposizione con
quanto realizzato in The Florida Project, in questo caso il regista
e sceneggiatore sceglie il linguaggio della commedia, molto amara
in alcune circostanze, una commedia realista che non disdegna
deviazioni nel fantastico, anche solo nella testa di Mikey. A fare
da colonna sonora a questo microcosmo fermo nel tempo, non a caso,
una Hit di inizio 2000, Bye Bye Bye degli NSYNC, che
compare addirittura in tre versioni: la classica, in apertura, una
versione per tastiera e voce eseguita da Suzanna
Son (Strawberry) e una intessuta nello stesso dialogo e
recitata dall’incredibile Brenda Deiss, qui al suo
primo e ultimo ruolo in carriera, con un volto vecchio e fiero, il
volto di un’America che rappresenta con una buona dose di
approssimazione il paese reale.
Red
Rocket è un piccolo gioiello, una commedia con un
infinito rispetto per l’abbandono che mostra e per l’umanità
derelitta che racconta. Sean Backer e Simon Rex ci prendono per
mano e ci portano dentro la mente di un uomo che non è molto
diversa da quella della ragazzina protagonista di The
Florida Project, che sogna Disneyland in mezzo al degrado
di una stanzetta di un motel con la facciata viola.
Un film sul leggendario mago della
fuga e illusionista Harry Houdini è in sviluppo
presso la Paramount, per gentile concessione dei produttori di
TransformersLorenzo di Bonaventura e Mark Vahradian.
Houdini è uno dei maghi più famosi
del mondo, noto per le sue imprese di fuga che sfidano la morte,
essendo sfuggito all’essere sepolto vivo e da un serbatoio d’acqua
chiuso a chiave mentre era incatenato e con la camicia di forza,
solo per citarne alcuni. Sebbene Houdini sia già apparso come
personaggio molte volte al cinema, un film biografico sul grande
schermo deve ancora essere realizzato sulla sua vita.
Deadline riporta che la sceneggiatura sarà di Neil
Weidener e Gavin James, che sono stati scelti per dare
vita al film live-action di Beyblade, anch’esso in
produzione alla Paramount. I dettagli specifici della trama sono
sconosciuti, ma il film sarà ambientato “all’inizio del XX
secolo e avrà un tono a là Sherlock Holmes, tratterà il personaggio
come un tipo di supereroe”. Dato che il film sarà prodotto
dalla squadra di Transformers, è più probabile che il riferimento
sia lo Sherlock Holmes di Robert Downey Jr. e non quello di
Sir Arthur Conan Doyle, sebbene Doyle e Houdini
fossero amici nella vita reale.
Pamela Anderson ha
annunciato che racconterà la sua vera storia in un nuovo
documentario che uscirà su Netflix. Anderson non ha avuto alcun
coinvolgimento nella nuova serie limitata in otto parti, Pam e Tommy, che racconta un capitolo
difficile della sua vita ed è stata sviluppata senza il suo
permesso. Questa sfortunatamente non è la prima volta che Anderson
ha dovuto affrontare una mancanza di consenso riguardo alle sue
esperienze e ha espresso zero interesse ad avere qualcosa a che
fare con la serie di Hulu proprio per questo.
Ma Netflix ha annunciato su Twitter
che Pamela Anderson è finalmente pronta a
raccontare la sua vera storia. Il film è in lavorazione da diversi
anni e uscirà sul servizio di streaming, ma non è stata ancora
comunicata una data ufficiale. Diretto da Ryan
White, sarà uno sguardo intimo sulla vita personale e
professionale di Anderson, attraverso la sua prospettiva, e
conterrà filmati d’archivio e diari personali. Anderson ha
condiviso una dichiarazione scritta a mano insieme alla notizia,
che può essere letta di seguito:
“La mia vita/ Mille
imperfezioni/ Un milione di percezioni errate/ Malvagia, selvaggia
e perduta/ Niente a cui essere all’altezza /Posso solo sorprenderti
/Non una vittima, ma una sopravvissuta /E vivo per raccontare la
vera storia.”
Kyle MacLachlan, il
primo Paul Atreides del cinema, si dice disponibile a interpretare
un personaggio nel prossimo Dune
2 di Denis Villeneuve. Nel 1984,
David Lynch ha tentato di portare sul grande
schermo l’iconico romanzo di fantascienza di Frank
Herbert, Dune. Il risultato è stato un miscuglio che
sembrava evidenziare le difficoltà di trasformare la Casa Atreides
e il pianeta deserto di Arrakis in un live-action.
Uno dei motivi per cui Villeneuve è
riuscito dove altri hanno fallito è che ha deciso di dividere il
libro di Herbert in due parti. La Warner Bros. ha dato il via
libera a Dune
2 giorni dopo il debutto del primo film in sala e
ne ha programmato l’uscita nell’ottobre 2023. Si prevede che gran
parte del cast originale ritornerà, con Timothée Chalamet che farà da
apripista nei panni di Paul. Le riprese inizieranno questa estate e
Villeneuve ha già iniziato a stuzzicare i fan con ciò che il sequel
potrebbe avere in serbo, da una maggiore attenzione alla Casa
Harkonnen
all’arrivo di Feyd-Rautha.
Dune
2 potrebbe includere i cameo del precedente
adattamento cinematografico? Nel caso di Kyle
MacLachlan, l’attore lascia le cose a Villeneuve, anche se
sembrava aperto all’idea. Parlando con ComicBook.com,
MacLachlan ha elogiato il nuovo Dune e ha ammesso che gli ha
provocato degli attacchi di nostalgia. In merito a un suo
coinvolgimento, ha detto:
“Penso che dipenda totalmente da
Denis e da qualunque cosa voglia fare. Ho visto il suo film, è
stato fantastico, mi è piaciuto. Ad essere onesti, ho provato un
tremendo senso di nostalgia, guardando alcune delle sequenze e
ricordando le cose che ho fatto con il nostro cast nel 1983. Quindi
è stato un viaggio nella memoria per me, ma mi è piaciuto molto, e
chissà? Chissà cosa ha nella manica”.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides,
giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a
un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere
il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro
alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono
per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul
pianeta — una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della
mente umana — solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie
paure sopravviveranno.
Denis
Villeneuve ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
Il produttore Dylan
Clark ha promesso che The Batman 2 uscirà
in meno di cinque anni dopo il lungo ciclo di sviluppo del primo
film. Il film diretto da Matt Reeves è stato
sviluppato per lanciare un nuovo universo condiviso separato dal
DC
Extended Universe, di cui originariamente doveva far parte.
Oltre ai piani per due sequel, il
film darà vita a una serie spin-off su HBO Max
incentrata sul Pinguino di Colin Farrell, mentre
sono recenti le conversazioni intorno a una serie su Catwoman. The
Batman uscito in sala il 3 marzo, si guarda già al sequel.
Parlando con
ComicBook.com alla premiere del film sul tappeto rosso, il
produttore Dylan Clark ha offerto alcune informazioni sui piani per
The Batman 2. Pur mantenendo le labbra sigillate
su ciò che il pubblico può aspettarsi dal sequel, ha promesso che
il sequel arriverà in sala in meno di 5 anni. Clark è arrivato al
punto di affermare “Andrà a verbale e dirò che ci vorranno meno
di cinque anni”.
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Era stato confermato settimane fa che Jason Momoa è entrato nel cast di Fast
and Furious 10. Adesso, in occasione della premiere di
The Batman alla quale ha partecipato da invitato,
l’attore ha commentato per la prima volta questo casting
entusiasmante.
“Parteciperò a Fast 10, sarà
divertente. Qualcosa, piccolo, indipendente a Londra. È divertente,
posso interpretare il cattivo, cosa che non riesco a fare da un po’
di tempo. Ora, diventerò il ragazzaccio. Un ragazzaccio molto
appariscente. Un po’ di brio!”
Vi ricordiamo che Fast
and Furious 10 sarà diretto da Justin
Lin e sarà scritto da Gary Scott Thompson. Confermati nel
cast al momento ci sono Nathalie Emmanuel nei panni di
Ramsey, Vin
Diesel come Dominic Toretto, Michelle Rodriguez che riprende i panni di
Letty Ortiz, Tyrese Gibson, Ludacris, e
Sung Kang che riprende il suo ruolo di Han. Tra le new
entry, Jason Momoa nel ruolo del villain.
Matt Reeves ha
affermato che la Warner Bros. gli ha imposto una sola condizione
per la realizzazione di The
Batman: che fosse PG-13. Durante un’intervista
con
Collider, Reeves ha rivelato l’origine di quella tanto discussa
valutazione.
Il regista ha affermato che un PG-13
era la sua “intenzione sin dall’inizio”, ma era anche ciò che la
Warner Bros. voleva da subito, dicendo che gli
venne detto che “è importante per noi che il film sia PG-13.
Vogliamo assicurarci di poterlo ottenere… È un film di Batman e ci
stiamo investendo così tanto”. Di seguito, la dichiarazione
completa in merito:
“Una cosa che hanno fatto, che
era mia intenzione fin dall’inizio, è stata che hanno detto:
“Guarda, per noi è importante che il film sia PG-13. Vogliamo
assicurarci di poterlo ottenere… È un film di Batman, e ci stiamo
investendo così tanto.” E io ho pensato, “Beh, nei film sulle
scimmie, ho cercato di trovare quell’equilibrio.” Quelli dovevano
essere una sorta di… Erano ovviamente spettacolari e di grande
intrattenimento, ma c’era un livello di intensità. Mi sentivo allo
stesso modo, sapevo che potevamo spingere i confini di ciò che
potevi fare in un film PG-13 e continuare a fare tutto ciò che
volevo.”
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
L’account Twitter ufficaile Disney
Parks
ha twittato un video di Oscar Isaac in visita
all’hotel Star
Wars: Galactic Starcruiser con l’Imagineer della
Disney Scott Trowbridge. La reazione di Isaac, che nella trilogia
sequel interpreta il pilota della Resistenza Poe Dameron, è una
gioia per gli occhi mentre sperimenta per la prima volta l’hotel
incredibilmente dettagliato.
Actor Oscar Isaac recently visited the
Halcyon starcruiser to tour the ship with Disney Imagineer Scott
Trowbridge! Check out his reaction to seeing this first-of-its-kind
immersive experience: https://t.co/0J1xdvDPM0pic.twitter.com/LfMLTBRb32
Attenzione – l’articolo contiene
SPOILER su The Batman
Il sito web tie-in di
The
Batman sembra rivelare che Hush sarà un
potenziale futuro cattivo per il franchise. Il nuovo film è
principalmente una storia poliziesca, poiché Batman cerca di
svelare il mistero dell’Enigmista, trascorrendo gran parte del film
a rintracciarlo attraverso una serie di indizi e indovinelli. Uno
di questi indizi riguarda il legame dell’Enigmista con la famiglia
Wayne, legame accennato attraverso un indizio presente nel film e
che include un video della campagna a sindaco di Gotham per Thomas
Wayne, il padre di Bruce Wayne. Nel video, l’Enigmista ha inserito
alcuni dettagli, inclusi dei riferimenti a un altro celebre villain
dell’Uomo Pipistrello.
È online un nuovo sito Web virale
dedicato a The
Batman, che invita i visitatori a risolvere tre
enigmi prima di poter scaricare il video in questione, ovvero il
video-annuncio originale della candidatura a sindaco di Gotham di
Thomas Wayne e che, nel finale, mostra le parole “Hush!” e “The
Truth About Gotham” unite, insieme al logo dell’Enigmista. Il sito
web è www.rataalada.com. Una volta effettuato l’accesso,
il sito richiederà di risolvere tre enigmi, le risposte sono
“Mask,” “Renewal,” and “Confusion”. Una
volta risolti, richiederà una password per un file .zip, che è
“promise“. Il file contiene il video dell’Enigmista, con
il riferimento a Hush. Guarda lo screenshot del video qui
sotto:
Nei fumetti di Batman, Hush è Thomas
Elliot, un amico d’infanzia di Bruce Wayne che incolpa Thomas Wayne
per aver salvato la vita dei suoi genitori quando lui stava
cercando di ucciderli per ereditare la loro fortuna. Si allea con
L’Enigmista, che escogita la trama “Hush”, che alla fine diventa il
nome da criminale di Elliot. In The Batman, viene rivelato che un
giornalista con il cognome Elliot stava per rivelare un oscuro
segreto della famiglia Wayne prima che Thomas Wayne chiedesse a
Carmine Falcone di metterlo a tacere, rafforzando ancora una volta
i legami con Hush che potrebbe diventare un futuro cattivo nella
serie.
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Con ottimismo e ironia tipicamente
british, arriva oggi nei cinema italiani Il ritratto del duca, l’incredibile storia
vera di Kempton Bunton che ha fatto commuovere ed
emozionare la platea e la critica della 77^ Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia e che promette di regalare al
pubblico italiano divertimento e altrettanta commozione. Un
ritratto, quello di Bunton, che viene dipinto con grande
umanità e raffinatezza da Roger Michell (Notting
Hill) prima della sua prematura scomparsa lo scorso
settembre.
A impreziosire la commedia le
interpretazioni impeccabili dei premi OscarHelen
Mirren(The Queen) e Jim
Broadbent(Paddington, Harry Potter e il principe
mezzosangue) nei panni dei coniugi Bunton, una coppia umile,
unita da un legame indissolubile e sempre pronta a supportarsi
nonostante le difficoltà. Il film è tratto da un’incredibile storia
vera che ha mosso l’opinione pubblica e scaldato il cuore di
migliaia di inglesi negli anni ’60. Il ritratto del
duca è una commedia piena di buoni sentimenti
che invita a riflettere divertendosi, grazie a misunderstanding,
humor inglese e alle straordinarie prove attoriali di Mirren e
Broadbent e di tutto il resto del cast composto da Matthew Goode(Downton Abbey, The
Imitation Game), Aimée Kelly(Wolfblood), Fionn Whitehead(Dunkirk) e Anna Maxwell Martin(Philomena).
La trama
Nel 1961, Kempton Bunton, un
tassista sessantenne, rubò il ritratto del Duca di Wellington,
dipinto da Goya, dalla National Gallery di Londra. Fu il primo (e
rimane tuttora l’unico) furto nella storia della Gallery. Kempton
inviò una richiesta di riscatto scrivendo che avrebbe restituito il
dipinto a una condizione: se il governo inglese avesse stanziato
più fondi per la cura dei più anziani. In passato, Kempton aveva
già intrapreso una lunga campagna allo scopo di far ricevere il
segnale televisivo gratuitamente ai pensionati. Cosa successe
in seguito divenne leggendario. L’intera storia emerse solo
cinquant’anni anni dopo. Kempton aveva tessuto una rete di bugie.
L’unica verità era che si trattava di un brav’uomo, determinato a
cambiare il mondo e a salvare il suo matrimonio. Come e perché
utilizzò “il Duca” per raggiungere il suo obiettivo, è una
bellissima ed edificante storia.
Robert Downey Jr. rivela le frasi alternative alle
ultime parole di Iron Man in Avengers:
Endgame. Nel 2019, i Marvel Studios hanno concluso la
Infinity Saga con il film diretto da Joe e Anthony
Russo. Per sottolineare la sua importanza nella storia del
MCU, il film ha anche rappresentato il canto del cigno per tre
degli Avengers originali, incluso Tony Stark.
Molto è stato detto sul
coinvolgimento di Downey nel dare il via al MCU nel 2008. I Marvel
Studios non volevano sceglierlo per il ruolo principale di Iron Man
a causa del suo passato travagliato, ma il regista Jon
Favreau era fermamente convinto che fosse perfetto per il
ruolo. Il regista alla fine aveva ragione e da quel momento, il
Tony Stark di Downey è diventato il poster boy del franchise per i
successivi 11 anni fino a quando non ha concluso il suo arco
narrativo in Avengers:
Endgame.
Industriale egocentrico all’inizio
del suo percorso, fino al momento della sua morte in campo, Tony ha
percorso un arco narrativo importante, sacrificandosi
volontariamente per sconfiggere Thanos (Josh
Brolin). E quando è pronto a schioccare le dita per
distruggere definitivamente il Titano Pazzo e il suo esercito,
consapevole di quello che gli costerà, non può fare a meno di
ribadire “Io sono Iron Man”, con un chiaro riferimento a quello che
dichiara all’inizio della sua carriera da supereroe: era il 2008 e
così si chiudeva Iron Man. A quanto pare, Robert Downey Jr. aveva una serie
di alternative per per ultime parole di Tony.
Parlando con Hypochondriactor,
Robert Downey Jr. ha dichiarato: “Avevo così tante
battute alternative che volevo proporre… erano tutte battute super
intelligenti, sai, dire cose come “sei così fottuto” o qualsiasi
altra cosa… io stava per dire “oh snap!”… Ma erano soluzioni troppo
sfacciate per l’intero arco narrativo del personaggio, ed è stata
forse un’idea del nostro grande montatore o forse uno degli
sceneggiatori che hanno detto che dovevamo tornare indietro al
primo film e fare in modo che le sue ultime parole fossero quelle
della sua origine.”
Cyrano
non corre, danza. Come un burattino si muove sul palcoscenico della
vita mentre con lo sguardo cerca, ama, ma le parole d’amore per
Roxanne si bloccano tra le labbra, trovando un canale di sfogo
bagnandosi di inchiostro. E intanto intorno a lui tutto vive di
magia, sospeso in un’atmosfera al di là del tempo e dello spazio,
in una Noto barocca, elegante, silente, pronta a lasciarsi
investire di musica, lettere, sospiri, sguardi.
Joe Wright torna ad aprire le porte del teatro
della sua immaginazione spogliando l’opera originale di
Edmond Rostand per sostituire ogni battuta di
riflessi, dettagli corporei, sguardi in macchina. Le parole si
perdono nel vento per ritornare sotto forma di corpi che danzano,
mani che toccano lettere, bocche che baciano e sanno di
inchiostro.
Una palingenesi poetica
che si spoglia di schermi del pc e di obiettivi fotografici per
riabbracciare l’artigianalità del cinema. Un mondo che riflette il
teatro della vita, con porte, finestre, aperture che rimandano a
quelle di un palcoscenico esistenziale dove i personaggi si
affacciano declamando le loro battute, ma rimanendo umani, reali,
tangibili.
Le musiche dei
The National condiscono sentimenti e paure. Non
soltanto commento musicale, ma accompagnatore galante di personaggi
incapaci di affidare alle parole il loro ruolo di messaggeri
d’amore, ogni brano va al contempo a indagare gli interstizi della
psiche, dando voce a parole espresse solo attraverso la
scrittura.
Tutto in Cyrano
gioca su un impianto armonioso di equilibri e abbracci cromatici
attraverso cui esaltare emozioni e timori.
È un ingranaggio a
orologeria rodassimo quello del nuovo film di Joe Wright.
Una storia dalla portata universale, di uomini che amano e si
nascondono, e donne amate e sognatrici, tutti sospinti da un’enfasi
onirica alternata a momenti più cupi e quasi introspettivi. Il
teatro da elemento ripreso e riprodotto apre il proprio sipario per
espandersi e inglobare tutto il mondo di Cyrano, avvolgendolo in un
luogo dove il sogno diventa spettacolo, e le vite diventano teatro.
Joe Wrightsi riconcilia con il
suo modo di fare cinema grazie. Cyrano, un cinema artigianale e
allo stesso tempo sognante e sospeso.
Quello di Wright si
riconferma uno stile aggraziato, che scrive con il potere degli
sguardi, e di un cinema fisico, corporeo, un composto dramma fatto
di non detti e sentimenti sopiti, trattenuti, ma costantemente sul
punto di esplodere nelle forme di un dolore concretizzato in
impercettibili passi danzanti verso l’abisso della perdita.
Cyrano, laboratorio di
burattini viventi
Joe Wright ripristina il suo processo di
conversione e ridefinizione dei motivi letterari, ora concepiti
come un bacino aureo entro cui attingere a larghe mani. Il testo
diventa scintilla prometeica da alimentare con una poetica
collaudata. Il figlio di burattinai apre nuovamente il suo
laboratorio, costruendo un universo sospeso, infuso di arte e vita.
E così, quelle marionette che aprono il film, si fanno contenitori
profetici di un mondo che va costruendosi. Uno sguardo al passato,
ai giochi di infanzia tra i lavori dei propri genitori che si
ampliano, abbracciando ogni superficie di questo nuovo universo
cinematografico. Basta un riflesso su un finestrino (memore di
quello di Churchill in L’Ora più buia) che tutto profuma di amore, sentimento,
attrazione. Il chiasmo degli sguardi, sottolineato da
sovrimpressioni che uniscono là dove la realtà allontanerebbe, fa
incrociare occhi sognanti in una poetica dell’attimo, in un istante ineffabile su cui stendere la
sostanza delicata e morbida di una storia d’amore.
Una danza
d’inchiostro
Il mondo di Joe Wright, gli stilemi personali di una
poetica riconoscibile ma ancora in evoluzione, con Cyrano fanno il
loro magistrale ritorno, trovando quel bagliore primordiale che le
possa far esplodere come una supernova. Le superfici riflettenti
che rimandano sguardi di un animo frammentato e in attesa di una
fiamma di eterno amore; i dettagli di mani e occhi; gli sguardi in
camera; il dialogo diretto con la storia dell’arte, i colori
parlanti di costumi e ambienti che si uniscono in un abbraccio che
sa di magica eternità, sono tutti strumenti di un artigiano che con
fare minuzioso torna a creare un nuovo universo ispirandosi, ma
senza copiare, il testo di partenza. Ma a fare ritorno è
soprattutto la danza, quella dell’immaginazione e di sentimenti
taciuti e ora tradotti in passi danzanti.
Tutto in Joe è danza.
Come fu per Hanna, anche in
Cyrano un momento di estrema tensione e
adrenalina, come una scena di lotta, si trasforma in un ballo
eseguito con eleganza, tra spade e torce. Spinti da un commento
musicale coinvolgente e commovente, e da un montaggio empatico,
anch’esso danzante, l’atto dello scrivere e del ricevere le missive
si spoglia di ordinarietà per vestirsi di erotica attrazione. Le
strade di Noto diventano assi di un palcoscenico su cui i
personaggi danzano esprimendo parole bloccate tra i denti e ora
pronte a trovare la via grazie a brani musicali dolci, emozionanti,
poesie tradotte in musica e lanciate dritte al cuore. Mai
invadenti, ma capaci di cogliere il momento giusto per far capolino
nello sviluppo della storia trascinando lo spettatore in un
triangolo che balla al ritmo di cuori infranti e innamorati, le
note dei The National suppliscono là dove il
dialogo non riesce a imporsi.
Il non detto affiora
anche e soprattutto tra gli interstizi di un montaggio che unisce
corpi che tentano di allontanarsi, e cuori che si impongono di
stare lontani. Valerio Bonelli si fa direttore d’orchestra di un concerto emozionale, dinamico. I suoi
raccordi, ma soprattutto le sue sovrimpressioni, indicano una
visione non allucinatoria quanto sentimentale, di una trinità
pronta a farsi unità. Un amore così grande, quello di Cyrano per
Roxanne, ma non condiviso; le inquadrature si fanno così portatrici
di un’incapacità intrinseca di dichiararsi,
di quello scarto tra cuore e sguardo, reso esplicito da continui
campi e controcampi che dividono i due. E se uniti nella stessa
inquadratura, Cyrano e Roxanne non incrociano i propri visi, ma
mostrano le spalle, nascondendo un sentimento di amore che può solo
affidarsi al potere della scrittura.
Un impianto visivo
imponente, quello di Cyrano, che sa trascinare lo
spettatore in un mondo altro, sospeso eppure umano. Il film non si
crogiola dunque nella retorica lacrimogena, o nell’ipercinetismo visivo, prediligendo le atmosfere
sospese e l’osservazione fenomenologica. In un universo che vive
sui retaggi degli antipodi fisici, a Cyrano si oppone la sua eterna
amata, non più cugina, ma amica di infanzia. È una nuvola su un
cielo ora sereno, ora in tempesta, Roxanne. I costumi di Massimo
Cantini Parrini la elevano a parte integrante dell’ambiente attraversato. Le sfumature pastello che la
vestono sono carezze che la uniscono agli spazi che la circondano.
È luce e amore Roxanne; Cyrano è notte e silenzio. Uno
scarto fotografico che il direttore della fotografia, Seamus
McGarvey, prende ed esalta in un quadro in movimento pronto a
distaccarsi dallo schermo e vivere altrove, nella mente dello
spettatore.
La luce e la resa
cromatica di McGarvey sono un pennello delicato che si appoggia su
tutto ciò che incontra, rivestendo un amore tenuto segreto e che
arde di fuoco nel buio dell’insicurezza.
Hailey Bennett e
Peter Dinklage si svestono della propria personalità per
abbracciare e unirsi a quelle di Roxanne e Cyrano. Dolci e ironici,
sognatori e astuti, in loro convive l’anima letterale, mescolatasi
a una profondità introspettiva del tutto nuova e coinvolgente. A
trascinare verso il baratro il triangolo amoroso costruito lettera
dopo lettera è però un villain sublimemente interpretato da
Ben Mendelsohn. Il minimalismo facciale, fatto di pochi,
profondi sguardi, carica di fastidioso narcisismo il suo Duca De
Guilce, rendendolo tanto respingente quanto reale. Un perfetto
contrappunto interpretativo che va a contrastarsi con la mimica
facciale di un Dinklage pronto a caricare ogni singolo turbamento
emotivo con smorfie ed espressioni sempre giustificabili alla
caratterizzazione imposta al suo protagonista. Più in sottotono
l’interpretazione di Kelvin Harrison Jr. nei panni di
Cristiano. In bilico tra momenti carichi di enfasi e di apatica
reazione, l’attore coglie il cuore del suo personaggio, senza però
riuscire a restituire in toto la sua complessità.
Eppure, osservandolo alla giusta
distanza, qualcosa scricchiola in questo teatro costruito con
attenzione. La sceneggiatura di Erika Schmidt non è scevra di
lacune narrative, dimenticandosi di completare l’arco narrativo del
Duca di Ben Mendelsohn, o accennando situazioni,
informazioni, senza poi concretizzarle o risolvendole (come fa, ad
esempio, Roxanne a sapere chi sia Cristiano?).
La letteratura di Joe Wright
Danza che incontra il
teatro, vestendosi di arte. Cyrano è una
commistione di linguaggi, un abbraccio letale che esplode in uno
spettacolo dell’amore prestato al cinema. Una lettera scritta con
l’inchiostro della creatività, dove i personaggi recidono i fili
che li trattenevano nel teatro della finzione per immettersi in
quello della vita. Dopo Espiazione,
Anna Karenina, Orgoglio e Pregiudizio e La donna alla finestra, Joe Wright cerca e trova
il cuore delle opere letterarie di partenza, li espianta per
trapiantarli in nuovi corpi. Ancora una volta Wright prende un
testo e lo manipola, vi riflette la propria poetica. Prende un
libro, lo re-installa nel contemporaneo e ne verifica la tenuta,
scoprendo che nel presente un classico può restare attuale
assumendo significati tanto identici, quanto divergenti. Trattando
sentimenti universali ed eterni, Wright inserisce l’arcaico, la
storicità, nell’attualità più bruciante della contemporaneità.
Forte di una location come quella siciliana, al di là del tempo e
dello spazio, il regista riesce ad anticipare lo sgretolamento
dell’uomo moderno, sicuro della propria mente, ma meno del proprio
cuore, per irrorare di vita vissuta, incastrata in paesaggi antichi
e magici, e valori tradizionali.
Tutti siamo Roxanne in
attesa di amore, Cristiano desideroso di un amore che non sa
gestire ma pronto a sacrificarsi, tutti siamo Cyrano,
che pur non sentendosi all’altezza di quell’amore che desidera, lo
merita. Uno scambio tra schermo e sala, attraverso lo sguardo di
Joe Wright, dove l’amore canta, e gli amanti
danzano tra guerra e pace.
Con una durata di 2 ore e 56 minuti,
The
Batman è un film assolutamente impegnativo,
almeno in termini di tempo investito. Questa durata è anche il
focus delle uniche critiche che circolano intorno al film:
bellissimo, qualcuno parla addirittura di capolavoro, ma troppo
lungo.
A questa critica, Matt
Reeves ha risposto ammettendo che è vero che il film è
lungo, ma è anche vero che quel tempo è richiesto dalla storia che
accompagna lo spettatore in un mondo immersivo: “Una volta che
vedi il film, penso che smetta di essere un problema (la
lunghezza). È coinvolgente, ti porta con sé e ti tiene assorbito.
[…] A proposito, una volta era più lungo.”
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Festeggia 70 anni il Trento
Film Festival che dal 29 aprile all’8 maggio, torna a
Trento per una edizione in presenza. A firmare il manifesto di
questa edizione è Milo Manara, uno dei più grandi
fumettisti e illustratori italiani, che torna al Festival da
protagonista, dopo il manifesto rifiutato nel 1997.
Nell’anno del suo settantesimo
anniversario il Festival presenta un’edizione speciale della
tradizionale sezione Destinazione…, non più un Paese lontano, ma un
viaggio nel tempo guardando al futuro del nostro Pianeta attraverso
la lente della fantascienza e degli studi sul cosmo.
Nasce così Destinazione… futuro, 7
film (più uno per il pubblico più giovane) di science-fiction, uno
per ogni decennio del festival – dagli anni ‘50 agli anni ‘10 del
nostro secolo – con protagonisti il paesaggio, la montagna e la
natura per mettere in scena il futuro della Terra o dare forma a
pianeti lontani dove oggi come negli anni ‘50 solo il cinema è in
grado di “portarci”. Un programma eventi con ospiti ed esperti che
porteranno il pubblico ad avventurarsi tra i misteri dello spazio.
Tra gli ospiti del programma eventi della sezione: Paolo
Nespoli, la “signora delle comete” Amalia Ercoli
Finzi, Marcella Salussolia, ingegnere che
sta occupandosi della progettazione del Lunar
Gateway, la base in orbita cislunare che supporterà i
prossimi pellegrini selenici.
Tra le anticipazioni di questa
edizione il programma speciale Nécessité de Moullet –
Omaggio a Luc Moullet, cineasta e montagnard, tributo a
uno dei cineasti più “montanari” della storia del cinema. Il
regista francese, che sarà presente al Festival dal 3 al 6 maggio
per incontrare il pubblico e presentare i suoi film.
Fondato nel 1952, il Trento
Film Festival è il primo festival cinematografico tematico
al mondo e il secondo festival italiano dopo la Mostra del Cinema
di Venezia. Da settant’anni è l’evento di riferimento dedicato ai
temi della montagna, dell’avventura e dell’esplorazione, divenuto
nel tempo un vero laboratorio di visioni e riflessioni sulle terre
alte del Pianeta.
70° Trento Film Festival, il
manifesto di Milo Manara
L’Uomo Pipistrello torna al cinema
con The Batman, l’attesissima pellicola
Warner Bros. incentrata su uno dei personaggi più amati di sempre,
le cui storie hanno conquistato milioni di spettatori e lettori in
tutto il mondo. La sete di conoscenza dei fan di Bruce Wayne non si
è mai esaurita negli anni e, per soddisfare ogni curiosità,
Panini Comics presenta una serie di nuovi volumi
sul Cavaliere Oscuro in arrivo a marzo che promettono di
accontentare anche i lettori più esigenti. Per celebrare l’uscita
cinematografica, inoltre, il numero 43 dello spillato di Batman in
uscita il 17 marzo si riveste con due
copertinemovie variant realizzate da Lee
Bermejo e Riccardo Federici.
The Batman, dal 3 marzo al cinema
Si inizia con Batman:
L’Impostore, la miniserie di Mattson
Tomlin e Andrea Sorrentinoambientata nei
primi anni di attività dell’eroe e che lo vede alle prese con un
impostore che ha deciso di compromettere definitivamente la sua
reputazione.
I fan del Batman del 1989 diretto da
Tim Burton troveranno pane per i loro denti con
Batman – Il film del 1989 a fumetti, dove
le fantastiche interpretazioni di Michael Keaton, Jack Nicholson e
Kim Basinger riprendono vita in una trasposizione
indimenticabile.
Batman: Cavaliere
maledetto, invece, raccoglie in una nuova edizione le
storie che negli anni 90 fecero conoscere ai fan di Batman il
talento di Jeph Loeb e Tim Sale,
autori anche di Batman: Il lungo Halloween
special, un’avventura inedita ambientata dopo gli
eventi dei due grandi classici Batman: Il lungo Halloween
e Batman: Vittoria oscura.
Batman: Cos’è successo
al Cavaliere Oscuro? è il titolo da recuperare per
gli amanti del pluripremiato sceneggiatore Neil
Gaiman (Sandman), che regala un magnifico tributo
al Cavaliere Oscuro con il suo stile unico.
La trilogia del Cavaliere Oscuro di
Terra Uno, una Terra parallela dove i supereroi hanno
fatto la loro comparsa solo di recente, viene racchiusa, invece,
nell’esclusivo cofanetto Batman: Terra Uno –
Cofanetto, firmato dal tandem composto da
Geoff Johns e Gary
Frank.
Due grandi firme dei comics come
Matthew Rosenberg e Chip Zdarsky
firmano le storie della nuova serie antologica del Cavaliere
Oscuro, che vengono raccolte nel maxi serie Batman:
Leggende metropolitane.
I fan più accaniti dell’Uomo
Pipistrello conosceranno sicuramente le storie brevi in bianco e
nero che negli anni hanno graziato varie serie dedicate a Batman e
che Panini Comics ha raccolto in DC Omnibus: Batman Black &
White. Su quella scia, alcuni degli autori più importanti del
fumetto americano si rimettono oggi alla prova sulle tavole in
bianco e nero in una serie di storie inedite raccolte in
Batman: Black & White.
La storia di Batman non sarebbe
stata la stessa senza Robin e nel 1988 i lettori
di Batman vennero chiamati a compiere una scelta terribile: Robin
doveva vivere o morire? A lui è dedicato Batman: Una
morte in famiglia, volume unico che raccoglie le
celebri saghe che hanno ridefinito il personaggio di Robin per i
decenni a venire.
Il Cavaliere
Oscuro non ha conquistato solo il mondo dei comics, ma
anche quello dei manga, con tre titoli
imperdibili che ogni Bat-lover (ma anche ogni manga-lover)
non dovrebbe lasciarsi scappare. Si parte con Batman:
Il figlio dei sogni, un’avventura a cavallo tra
Gotham City e Tokyo di Kia Asamiya che vede
il Cavaliere Oscuro alle prese con una droga che trasforma chi la
assume nei celebri supercriminali nemici del Pipistrello. Al
culmine della popolarità della serie TV di Batman negli anni
Sessanta, in Giappone viene realizzato un manga di 53 capitoli.
Oggi queste storie sono state restaurate e vengono presentate in
tre volumi, raccolti nell’elegante cofanetto Batman: Il
Batmanga di Jiro Kuwata. E poi, per
finire,Batman e la Justice League1, che racconta la storia di un ragazzo giapponese
giunto a Gotham City in cerca dei genitori scomparsi. Il fatidico
incontro con Batman lo trascinerà in una rocambolesca avventura e
l’aiuto della Justice League si rivelerà fondamentale.
Infine, per chi uscito dal cinema
avesse il desiderio di recuperare i fumetti che hanno ispirato il
Batman di Reeves, i titoli Panini Comics già
disponibili e da recuperare sono quattro: Batman: Il
lungo Halloween e
Batman: Vittoria Oscura, capolavori di
Loeb e Sale che racchiudono indagini appassionanti e una carrellata
dei più celebri nemici del Pipistrello; Batman: Ego e
altre storie, un volume deluxe che raccoglie le più
belle storie di Batman firmate dal maestro Darwyn Cooke (tra cui
l’imperdibile Ego e la gemma Catwoman: Il colpo grosso
di Selina) e infine Batman: Anno
uno, un capolavoro di storytelling noir firmato dal
pluripremiato team creativo composto da Frank
Miller e David Mazzucchelli che svela il
primo anno di carriera di Batman.
I volumi Panini DC sono disponibili
in libreria, fumetteria e su Panini.it.
L’Accademia del Cinema Italiano,
presieduta da Piera Detassis, in collaborazione
con il cinema La Compagnia, la sala fiorentina dedicata al
documentario di Regione Toscana, diretta da Stefania Ippoliti,
presenta un ciclo di 10 straordinarie conversazioni con gli autori
dei film selezionati per concorrere alla cinquina del Premio David
di Donatello – Cecilia Mangini 2022 per il miglior
documentario.
I 10 incontri, pensati per conoscere
più da vicino le storie, i segreti e lo stile degli autori e delle
opere documentarie selezionate, saranno disponibili online,
gratuitamente, a partire da oggi 2 marzo, non solo per il pubblico
ma anche per gli oltre 1600 membri della Giuria dell’Accademia del
Cinema Italiano che fino al 14 marzo voteranno per scegliere, nella
categoria dei documentari e in tutte le categorie, le cinquine
finali dei Premi David di Donatello 2022. Le conversazioni sono a
cura dei critici e giornalisti cinematografici Pedro Armocida e
Raffaella Giancristofaro, del critico Giacomo Ravesi e di Pinangelo
Marino, Vice Presidente di Doc.it, membri della Commissione selezionatrice
dei documentari insieme a Guido Albonetti, Osvaldo Bargero,
Stefania Ippoliti e Betta Lodoli.
DAVID 67: le dieci
conversazioni con gli autori dei documentari
selezionati
Atlantide, di Yuri Ancarani: il regista
conversa con Pedro Armocida
Dal pianeta degli
umani, di Giovanni Cioni: il regista
conversa con Pedro Armocida
Ennio, di Giuseppe
Tornatore: il regista conversa con Pedro
Armocida
Futura,
di Pietro Marcello, Francesco Munzi, Alice Rohrwacher: la
produttrice Giulia Moretti e il sociologo
Stefano Laffi conversano con Raffaella
Giancristofaro
Il
palazzo, di Federica Di Giacomo: la
regista conversa con Raffaella Giancristofaro
La macchina delle
immaginidi Alfredo C. di
Roland Sejko: il regista conversa con
Raffaella Giancristofaro
Los
Zuluagas, di Flavia Montini: la
regista conversa con Giacomo Ravesi
Marx può aspettare, di Marco
Bellocchio: il regista conversa con Raffaella
Giancristofaro
Onde
radicali, di Gianfranco Pannone: il
regista conversa con Pedro Armocida
Rue
Garibaldi, di Federico Francioni: il
regista conversa con Pinangelo Marino
Il Cinema La Compagnia di Firenze,
dedicato alla programmazione di cinema documentario, è tra i
fondatori di DocExchange, la rete internazionale di sale che
programmano cinema del reale, di cui fanno parte Hot Docs Ted
Rogers di Toronto, Bertha Doc House di Londra, a cui si sono uniti
il Mysles Documentary Center di New York e il Documentary Center di
Mosca.
Il porcospino blu più amato del
mondo è tornato per una nuova e spettacolare avventura in
SONIC 2 – IL FILM. Dopo essersi stabilito a Green
Hills, Sonic non vede l’ora di dimostrare che ha tutto ciò che
serve per essere un vero eroe. La nuova sfida non si fa attendere:
il Dr. Robotnik è tornato con un nuovo alleato,
Knuckles, che lo aiuterà nella ricerca di uno smeraldo che ha il
potere di distruggere la civiltà. Con il suo nuovo compagno
d’avventura Tails, Sonic intraprende un viaggio in giro per il
mondo per trovare lo smeraldo prima che cada nelle mani
sbagliate.
Sonic (Ben Schwartz) in
SONIC THE HEDGEHOG 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo
Credit: Courtesy Paramount Pictures and Sega of America.
Jim Carrey in Sonic The
Hedgehog 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo Credit: Courtesy
Paramount Pictures and Sega of America.
Jim Carrey and Lee Majdoub
in Sonic The Hedgehog 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo
Credit: Courtesy Paramount Pictures and Sega of America.
Sonic (Ben Schwartz) in
SONIC THE HEDGEHOG 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo
Credit: Courtesy Paramount Pictures and Sega of America.
Knuckles (Idris Elba) in
Sonic 2. Photo Credit: Courtesy Paramount Pictures e Sega of
America.
Knuckles (Idris Elba) in
Sonic The Hedgehog 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo
Credit: Courtesy Paramount Pictures and Sega of America.
Jim Carrey in Sonic The
Hedgehog 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo Credit: Courtesy
Paramount Pictures and Sega of America.
Tails (Colleen
O'Shaughnessey) in Sonic The Hedgehog 2 from Paramount Pictures and
Sega. Photo Credit: Courtesy Paramount Pictures and Sega of
America.
Sonic (Ben Schwartz) in
SONIC THE HEDGEHOG 2 from Paramount Pictures and Sega. Photo
Credit: Courtesy Paramount Pictures and Sega of America.
Diretto dai registi di The Fast and
the Furious e Deadpool, SONIC 2- Il Film vede il ritorno di James
Marsden, Ben Schwartz come voce di Sonic, Tika Sumpter, Natasha
Rothwell, Adam Pally e Jim Carrey, con una new entry del calibro di
Shemar Moore, e con Idris Elba come voce di Knuckles e Colleen
O’Shaughnessey come voce di Tails.
Sonic 2 – Il Film
DIRETTO DA:
Jeff Fowler
SCENEGGIATURA DI:
Pat Casey & Josh Miller e John Whittington
STORIA DI:
Pat Casey e Josh Miller
Basato sul videogioco SEGA
PRODOTTO DA:
Neal H. Moritz, Toby Ascher, Toru Nakahara, Hitoshi Okuno
PRODOTTO ESECUTIVO DA:
Haruki Satomi, Yukio Sugino, Shuji Utsumi, Nan Morales, Tim
Miller
CAST:
James Marsden, Ben Schwartz, Tika Sumpter, Natasha Rothwell, Adam
Pally, Shemar Moore, Colleen O’Shaughnessey con Idris Elba e Jim
Carrey
Sembra che il Professor X sarà uno dei membri degli
Illuminati in
Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Dopo aver
sentito la voce di Patrick Stewart nell’ultimo
trailer del film, la presenza di Charles Xavier è
praticamente certa.
C’è da dire che le varianti del
personaggio sono molteplici, da quelle viste nei fumetti a quelle
mostrate sullo schermo in live-action o con l’animazione. In
particolare, ci sono dieci possibili iterazioni del famoso leader
degli X-Men che sicuramente sarebbero apprezzate dai fan
storici del Professor X. Chissà quale apparirà realmente
in Doctor Strange 2.
Una versione originale del
Professor X per Doctor Strange 2
Senza guardare troppo al
passato, il franchise potrebbe aver optato per una nuova versione
del Professor X creata ad hoc per essere introdotta
nell’MCU
attraverso Doctor Strange nel Multiverso della
Follia.
La scelta non sarebbe affatto
banale, anzi permetterebbe di dare nuova vitalità al personaggio
già conosciuto dai fan storici e, contemporaneamente, di inserire
nell’Universo Cinematografico Marvel un nuovo
membro, pronto per essere amato dal pubblico. Questa opzione non
escluderebbe l’apparizione delle versioni già note: come sappiamo,
la Marvel è conosciuta per essere imprevedibile
nelle scelte narrative.
X-Men ’97
Pare che X-Men
‘97, la serie animata by Marvel Studios
reboot di X-Men: The Animated Series, esordirà
con una stagione di 10 episodi nel 2023. La
serie riporterà in vita i personaggi degli anni ’90, tra cui anche
il Professor X.
Non è da escludere che il
Charles Xavier che vedremo in Doctor Strange nel
Multiverso della Follia sarà una combinazione del
Professor X dei fumetti e di quello interpretato da
Patrick Stewart nei film. C’è da vedere se
l’MCU è disposto ad adattare il suo stile a quello
dei fumetti che, inevitabilmente, si collegano alla serie.
Logan
Logan
ha una posizione non chiara all’interno della linea temporale dei
film sugli X-Men, ma mostra uno Charles Xavier
molto più anziano che fatica a gestire i suoi poteri.
La profondità del ruolo che
Patrick Stewart ricopre nel film è da
ricordare. Questa versione del Professor X muore nel
corso di Logan, ma nulla vieta il suo ritorno!
Doctor Strange nel Multiverso della Follia
potrebbe essere l’occasione perfetta per riportare in vita il
personaggio e per includerlo nel Multiverso!
La versione della trilogia degli
X-Men
La versione del Professor X che più probabilmente apparirà in
Doctor Strange 2 è quella interpretata da
Patrick Stewart nella trilogia degli
X-Men. Già il trailer del film è pieno di indizi: la voce
e i manierisimi sono quelli del leader degli X-Men che
tutti conoscono dalla trilogia.
Il reset della linea temporale
potrebbe aver toccato anche Xavier e averlo rimesso a capo
della X-Mansion. Questa narrazione certamente causerebbe
la visita da parte di coloro che tengono d’occhio le linee
temporali, come Doctor Strange. È quindi probabile
che la versione di Charles appena descritta sarà
quella riportata nel film.
X-Men
– L’inizio
X-Men – L’inizio mostra al
pubblico una gamma molto più giovane di Mutanti che collabora alla
creazione della scuola per super-dotati e alla nascita degli
X-Men.
Il giovane Professor X è
interpretato in modo unico da James McAvoy. La sua versione è amata dai fan e contiene tutte
le sfumature del personaggio, tradizionalmente associato a Patrick Stewart. Un rapido cameo di McAvoy in Doctor Strange
2 sarebbe sicuramente apprezzato dal
pubblico.
X-Men – Giorni di un futuro
passato
Un’altra variante del Professor
X, vestita con abiti scuri e
fantasiosi, è presentata in X-Men – Giorni di un
futuro passato. Questa versione
di Xavier ha giocato con il tempo ma ha anche capito
la gravità delle sue azioni.Di tutte le varianti di Charles che
potrebbero legare bene con gli Illuminati, quella appena
descritta è l’iterazione che sembra essere più adatta a
Doctor Strange 2.
Il Professor X di Legion in Doctor
Strange 2?
La serie televisiva Legion
porta in scena il figlio di Charles Xavier, David
Haller, i cui poteri sono molto più portentosi di quelli del
padre. Nello show compare anche un giovane Professor X
che, prima di diventare capo degli X-Men, si prende
cura del figlio.
L’attore Harry
Lloyd fa un ritratto fantastico e originale di
Charles e ne mostra alcuni lati insoliti, come la
gentilezza e il supporto alla formazione di Haller.
L’apparizione in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia di questa versione completerebbe un discorso
lasciato in sospeso e collegherebbe Legion
all’MCU.
House Of X
Mentre le versioni del
Professor X provenienti dai film Marvel e dai programmi TV sembrano essere
quelle più propense a tornare in Doctor Strange
2, poco si parla dei fumetti.
E se il film ci mostrasse un
Charles Xavier legato alla serie comics House of
X? Quella di House of X è una delle
rappresentazioni più potenti del personaggio, una posizione di
forza con cui la narrazione sul grande schermo potrebbe
funzionare.
Un Professor X zombie per Doctor
Strange nel Multiverso della Follia?
L’universo degli zombie
dell’MCU è stato brevemente esplorato nella serie
Disney+What If..?.
Lo Zombie Charles Xavier è
una minaccia poiché è dotato di un potere totalmente fuori
controllo.Un mostro
assolutamente letale.
Per quanto abbiamo visto nel
trailer, Doctor Strange nel Multiverso della
Follia potrebbe non escludere una variante zombie del
personaggio di Patrick Stewart. Forse un tale essere sarebbe l’unico in grado di
fermare Scarlet Witch…
M.O.D.O.K.M.O.D.O.K. è
una macchina assassina. Non è ancora apparso in live-action, ma è
noto per i fumetti, i videogiochi e la serie in stop motion.
Non c’è da sorprendersi che un cattivo così strano possa apparire
nel Multiverso.
Inoltre, in una narrazione dei fumetti,
Xavier stesso si trasforma in una versione estremamente
potente di M.O.D.O.K. La scelta di questa variante
mostrerebbe al pubblico che l’MCU sta allargando
sempre più i suoi confini.
Dal 6 marzo arriva su
Raiuno Noi, la nuova serie Rai Fiction che è
nient’altro che il remake di This is Us di Dan Fogelman,
serie diventata ormai culto, non solo Oltreoceano, ma in tutto il
mondo. A portarla sul piccolo schermo tricolore ci hanno pensato
gli sceneggiatori Sandro Petraglia, Flaminia Gressi e
Michela Straniero, per la regia di Luca
Ribuoli, che ha diretto Aurora Ruffino e
Lino Guanciale nei panni dei personaggi che sono
di Mandy Moore e Milo
Ventimiglia. I tre gemelli, figli della coppia
protagonista, sono invece interpretati da Dario Aita,
Claudia Marsicano e Livio Kone.
La sceneggiatura di Noi
Nel corso della
presentazione di Noi, Sandro Petraglia, in
rappresentanza degli sceneggiatori, ha dichiarato: “Se si parte
da zero bisogna inventare tutto. In questo caso si parte
avvantaggiati perché c’è già un quadro chiaro. Iniziamo sempre un
racconto che segue scene principali e questo è il sogno di ogni
sceneggiatore e spesso sono scene drammatiche, ma altre volte ci
sono scene ironiche. E poi sono scene in evoluzione, in via di
cambiamento, visto che li cogliamo nel corso degli anni. È stato un
lavoro che ci ha molto appassionati ma avevamo problemi di
abbondanza, visto che avevamo acquisito 18 puntate americane per
farne 12 italiane. Ma il punto di partenza è una serie altissima.
Sono veramente molto contento.”
La regia di Noi
Dopo aver raccontato la
parabola sportiva di Francesco Totti in Speravo de morì prima, Luca
Ribuoli è stato chiamato a dirigere questo progetto
ambizioso e impegnativo, anche dal punto di vista emotivo: “È
stato complesso per me affrontare il cast, è stato il primo step
per la lavorazione. Devo ringraziare loro perché anche girando ci
siamo accorti che potevamo sempre fidarci del testo, e non succede
sempre. L’adattamento è una cosa difficilissima, ed è stata una
salita pazzesca. La fiducia nella scrittura deriva dal fatto che
secondo me gli sceneggiatori hanno avuto l’approccio giusto. Non
c’è mai stata la pretesa di fare qualcosa di diverso, o di
migliore. Noi dovevamo solo approcciarci a quel racconto e renderlo
italiano. La cosa che mi emoziona molto è che la storia non
partirebbe se questi tre gemelli, ad un certo punto, insieme, non
decidessero di dare una svolta alla loro vita, nel giorno del loro
34° compleanno. Ed è il fatto che tutti e tre lo facciano insieme
che ci fa emozionando. Spero che quando la gente lo vedrà sarà
emozionata come lo siamo stati noi tutti i giorni sul
set.”
Aurora Ruffino e Lino Guanciale sono i protagonisti di Noi
Aurora
Ruffino, che interpreta la madre, Rebecca, si è sentita
particolarmente coinvolta nella produzione, soprattutto perché, ha
detto, This is Us è una delle sue serie preferite:
“Prima ancora di fare i provini per questo ruolo ero una fan
sfegatata della serie. Quando mi hanno preso non ci potevo credere,
è stata una felicità immensa, poi però è subentrata la paura di non
essere adatta. Mi sono messa in dubbio, ma tutto si è risolto
quando ho smesso di pensare alla serie americana. Questa è la
nostra versione e mi sono focalizzata sul nostro lavoro. Spero con
tutto il cuore che il pubblico possa apprezzarlo senza per forza
fare un confronto”.
Lino
Guanciale, il “nostro Milo Ventimiglia”,
ha puntato l’attenzione sul lavoro di scrittura: “Tutto il
lavoro è partito dalla scrittura. Io stesso mi sono convinto ad
entrare in questo progetto dopo una chiacchierata con Sandro perché
all’inizio non mi sentivo all’altezza, come è successo a Aurora.
This is Us è un grande classico. Esportiamo e importiamo da un
paese all’altro contenuti culturali universali da sempre. Il nostro
paese è debitore alla cultura americana di molte cose, quindi ha
senso che raccontiamo la nostra versione di questa storia. La
scrittura mi ha convinto tanto, e il fatto di sapere che ci fosse
Luca, di sapere che avrei incontrato Aurora, sono state uno
stimolo”.
Aita, Marsicano e Kone interpretano i gemelli di Noi
Aita, Marsicano
e Kone sono stati gli incaricati a raccogliere l’eredità
di questi due genitori incredibili, sono loro i tre interpreti che
ci trascinano nella storia. Claudia Marsicano ha
dichiarato: “Per me è stato molto naturale. È stato surreale
perché è la mia prima esperienza. Ci siamo trovati subito in
sintonia, c’è stata subito una chimica.”Dario
Aita conferma: “Nella mia esperienza di set, non mi
sono stupito di trovare colleghi con i quali sono riuscito a
trovare un’affinità profondissima. Sono persone e colleghi
eccezionali. Siamo tutti più o meno coetanei e il fatto che Claudia
si sia presa cura di me sul set mi emoziona ancora e devo
ringraziarla.” Il terzo gemello, Livio Kone,
ha condiviso anche un certo nervosismo prima di cominciare:
“Prima di iniziare le riprese ero molto agitato, perché è il
mio primo ruolo da protagonista. Conoscere il resto del cast prima
mi ha aiutato molto e così sul set sono andato con un altro
approccio. Sapevo che avevo accanto persone fantastiche. Mi sentivo
molto coccolato da loro”.
Noi, diretto da Luca Ribuoli,
remake italiano di This is Us, arriva su Raiuno in
prima serata a partire dal domenica 6 marzo.
L’arrivo in sala, nel 1975, del film
Lo squalo, ha segnato
un vero e proprio momento di svolta nella storia del cinema. Non
solo ha consacrato il regista Steven Spielberg e ha introdotto il
concetto di blockbuster, ma ha anche dimostrato la straordinaria
forza di questi spaventosi pesci predatori. Da quel momento, sono
stati innumerevoli i film a loro dedicati, a partire dai sequel di
Lo squalo e fino a titoli come Open Water, Paradise Beach – Dentro
l’incubo e Shark – Il primo squalo. Uno dei più
recenti titoli di questo filone è però 47 metri –
Uncaged, diretto nel 2019 da Johannes
Roberts.
Noto regista di film horror, Roberts
ha con questo film dato vita ad un sequel del suo 47
metri, uscito nel 2017 e dove si proponeva già uno scontro tra
uomo e squalo a basse profondità. Uno scenario particolarmente
spaventoso, dove lo spazio aperto dell’oceano diventa un campo di
battaglia dove è pressocché impossibile nascondersi. Con questo
47 metri – Uncaged tutto ciò viene riproposto, con una
nuova storia, nuovi attori e nuove possibilità di terrore. Il film,
infatti, è indipendente rispetto al primo titolo, avendo in comune
con esso soltanto la struttura di base. Come il precedente,
inoltre, anche questo si è affermato come un grande successo.
Accolto in modo molto positivo dai
fan di questa tipologia di film, 47 metri – Uncaged è il
titolo giusto se si vogliono vivere brividi legati all’oceano, ai
suoi spazi aperti e alle pericolose creature che li abitano. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si ritroverà anche un
parago dedicato al finale, con SPOILER del film.
Si elencheranno poi anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
47 metri – Uncaged: la trama del film
Protagoniste di quest sequel sono
quattro ragazze adolescenti,
Mia, Sasha,
Alexa e Nicole, le quali decidono
di fare immersioni subacquee tra le rovine di una città Maya
sommersa al largo delle coste dello Yucatan, in Messico.
Sfortunatamente per loro, però, l’escursione si trasforma
rapidamente da un’esperienza divertente in una terrificante. Mentre
perlustrano le caverne sommerse, infatti, si rendono conto di non
essere sole in quei luoghi apparentemente abbandonati. Nuotando più
a fondo nel claustrofobico labirinto di caverne, entrano nel
territorio occupato dalle più letali specie di squali dell’oceano.
Ritornare in superficie sane e salve, sarà una sfida al limite
dell’impossibile.
47 metri – Uncaged: il cast del film
Per questo sequel il regista scelse
di dar vita ad una vicenda completamente nuova, non ricorrendo
dunque a nessuno dei membri del cast del precedente film.
Protagoniste sono invece le attrici Sophie
Nélisse, celebre per il film Storia di una ladraa di
libri, qui nei panni di Mia e Corinne Foxx in
quelli di Sasha. Alexa e Nicole sono invece interpretate da
Brianne Tju e Sistine Stallone.
Quest’ultima, qui al suo debutto cinematografico, è una delle
figlie del celebre attori Sylvester
Stallone. In una scena che la vede protagonista di
un’azione al rallenty, l’attrice omaggia infatti un’azione simile
compiuta dal padre nel film Cliffhanger – L’ultima
sfida.
Nel film è poi presente l’attore
John Corbett, celebre per serie come Sex and
the City e Parenthood, nei panni di Grant, il padre
di Mia. L’attrice Brec Bassinger è Catherine,
mentre Davi Santos è Ben, il fidanzato di Alexa.
L’attore KhylinRhambo, celebre
per il ruolo di Mason Hewitt in Teen Wolf, ricopre il
ruolo di Carl, assistente di Greg. In vista delle riprese del film,
gli attori e le attrici principali si sono sottoposti ad alcuni
addestramenti per imparare a praticare nuoto subaqueo, comprendendo
meglio cosa voglia dire rimanere bloccati in fondo all’oceano con
poco tempo a disposizione prima di dover tornare in superficie.
47 metri – Uncaged: chi
muore nel finale del film? [SPOILER]
Per chi non avesse ancora visto il
film e voglia preservarsi la sorpresa di chi vive o muore nel
finale del film, si consiglia di saltare questo paragrafo. Chi
invece non può aspettare per conoscere le sorti dei protagonisti,
troverà qui tutte le informazioni. Una volta che si entra nel vivo
della narrazione, con le quattro ragazze più altri personaggi
bloccati in fondo all’oceano, il primo a venire divorato da uno
squalo è Ben. Il secondo a perire è Carl, il quale aveva
involontariamente attirato uno squalo con la musica.
Successivamente è Nicole a finire tra le fauci degli squali,
ricadendo in acqua dopo aver perso la presa sulla parete di roccia
che stava cercando di scalare.
In seguito, tocca a Grant, il padre
di Mia. L’uomo, che guida le ragazze sopravvissute verso un’uscita
dalle grotte, viene a quel punto sbranato da uno squalo. Rimaste
sole, Mia, Sasha e Alexa cercano a quel punto di escogitare un
altro piano. Vengono però interrotte da un nuovo attacco e nel
tentativo di difendersi Alexa si sfila la propria bombola di
ossigendo, finendo però con l’annegare. Ormai al finale, Mia e
Sasha riescono a tornare in superficie e a raggiungere una barca.
Prima di poter riuscire a salire su questa, si troveranno però a
scontrarsi un ultima volta con due squali, uscendone ferite ma
vive. A differenza di tanti altri film simili, nessuno squalo viene
qui ucciso.
47 metri – Uncaged: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire
di 47 metri – Uncaged grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 2 marzo alle ore
21:20 sul canale Rai 4.