Universal Pictures
ha diffuso il terzo trailer ufficiale di Pets
2 – Vita Da Animali, l’atteso sequel del film
d’animazione di successo Pets
– Vita Da Animali.
Pets 2 – Vita Da
Animali vedrà il ritorno dello scrittore Brian
Lynch (Minions) è sarà diretto nuovamente
da Chris Renaud (Cattivissimo Me series,
Lorax).
Pets 2 – Vita Da Animali, la
trama
Il film seguirà il blockbuster estivo sulle vite che i nostri
animali domestici conducono dopo
che andiamo al lavoro o a scuola ogni giorno. Il fondatore e CEO di
Illumination Chris
Meladandri e il suo collaboratore di lunga data Janet Healy
produrranno il seguito della
commedia che ha avuto la migliore apertura di sempre per un film
originale, animato o
meno.
In occasione di Venezia
74 abbiamo avuto il piacere di intervistare l’attore
Eduardo Scarpetta, nel cast
di Capri
Revolution, il film di Mario Martone
al cinema dal 20 Dicembre.
Capri Revolution, il film
Siamo nel 1914, l’Italia sta per
entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato
sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella
vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità,
che si incarna in una ragazza, una capraia il cui nome è Lucia
(Marianna Fontana). Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune
guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat) e il giovane medico
del paese (Antonio Folletto).
E narra di un’isola unica al mondo,
la montagna dolomitica precipitata nelle acque del Mediterraneo che
all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque
sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come
i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione.
David Harbour ha diffuso su Instagram un
motion poster di Hellboy, in cui il suo diavolo
rosso è protagonista assoluto.
In arrivo il 12 aprile 2019,
Hellboy di Neil Marshall vede
David Harbor nei panni di Hellboy, Ian
McShane nei panni di Trevor Bruttenholm, Milla
Jovovich nei panni di Nimue, Sasha Lane
nei panni di Alice Monaghan, Penelope Mitchell nei
panni di Ganeida e Daniel Dae Kim nei panni di Ben
Daimio.
In attesa di poter vedere un
trailer, ecco la nostra traduzione della descrizione delle scene
riportata da CS.net:
“Ci avevano avvertiti che
qualcosa si stava avvicinando…” dice una voce femminile.
Il filmato di Hellboy, di due
minuti, si apre con un’inquadratura in un appartamento di Londra,
poi si sposta in un paesaggio fantastico, una caverna con un grande
lago. Due piccole figure camminano sulla superficie
rocciosa.
“Se mai ci sarà una fine a
questa guerra… Sarà per merito tuo e per la tua forte mano destra”
dice il Professor Broom, interpretato da Ian McShane, in voice
over.
Lo stesso Hellboy viene
introdotto sullo schermo mentre esce da un veicolo corazzato di
fronte a un museo, dove viene immediatamente sparato dalla
SWAT. “HEY! Sono dalla tua parte!” urla Hellboy. “Scusa”
dice il poliziotto. “Colpa mia” replica Hellboy,
mentre parte una versione di
“Mony Mony” di Billy Idol. Si sente ancora la voce del Professor
Broom… “Siamo la linea nella sabbia. Combattiamo contro le
forze dell’oscurità”
Hellboy, Alice e Ben entrano in
un sudicio negozio di fish and chips per raggiungere il quartier
generale del BPRD. “È questo?” chiede
Hellboy. “Ti aspettavi un cartello con su scritto Quartier
Generale?” replica Ben.
Seguono una serie di
inquadrature al ritmo della canzone degli Idol, con tanti mostri!
C’è una scazzottata con una gigantesca creatura grande due volte
Hellboy, una casa con delle gambe in una foresta innevata, un
panorama infernale con una creatura scheletrica e alata in
volo.
“Perché mi hai fatto
un’arma?” chiede Hellboy a Broom. “Volevo solo aiutarti a
renderti il migliore”.
Vediamo Alice che guarda con
dolcezza Hellboy: tra i due c’è qualcosa. C’è una sequenza in cui
Hellboy tira fuori dalla custodia la sua grossa pistola e la
mostra ad Alice. “Alcuni padri danno ai loro bambini dei
LEGO” le dice Hellboy, che poi vediamo fare un buco nella
testa di un mostro con quell’arma. “Stiamo salvando il mondo
per caso?” chiede Alice.
Un uomo altezzoso in un
ristorante chiede Hellboy se la sua mano destra del destino è
in grado di fare qualcosa di speciale. “Distrugge le cose molto
bene” ribatte lui.
Compare il cartello “SAVE THE
WORLD FOR THE HELL OF IT”. Il Professor Broom dice: “Sei la
migliore speranza per l’umanità“. “Credevo che avremmo dovuto
combattere i mostri, non collaborare con loro” dice Ben, con il
volto coperto da cicatrici. “Chi hai chiamato mostro, amico?
Ti sei guardato nello specchio, sfregiato?” risponde
Hellboy.
Poi vediamo la Regina di Sangue
e il suo servo mostruoso mentre aprono un vortice, mentre
interviene Hellboy. “Scusate… ho interrotto
qualcosa?”. “Al contrario, sei giusto in tempo” risponde la
Regina.
Il trailer si conclude con
Hellboy che che mette in mostra le sue lunghe corna e la spada
fiammeggiante.
Ischia Film
Festival, inizia la marcia di avvicinamento all’edizione
del 2019, la numero diciassette, per il terzo anno sotto la
direzione artistica congiunta di Michelangelo
Messina e Boris Sollazzo, un sodalizio
che ha visto crescere il festival vertiginosamente. Oltre il 50% di
pubblico in più ha affollato il Castello Aragonese, sui cui palchi
si sono avvicendati ospiti eccezionali, italiani e internazionali.
John Turturro, Peter Greenaway, Gabriele Salvatores, Carlo
Verdone, Gabriele Muccino, Valeria Golino, Walter Veltroni, Concita
De Gregorio. La lista sarebbe lunghissima e si arricchirà
ulteriormente nei prossimi mesi. Ma il primo pensiero quest’anno il
festival lo vuole dedicare a chi non c’è più.
Dal 29 giugno al 6 luglio 2019,
l’Ischia Film Festival omaggerà il Maestro Bernardo
Bertolucci, terribile perdita per il cinema, italiano e
mondiale. Sarà l’occasione per mantenere viva la sua memoria,
attraverso le sue opere più significative e le testimonianze di chi
ha diviso il set con lui.
Intanto Cineasti, filmmaker,
produzioni e distribuzioni possono iscrivere le loro opere ai
cinque concorsi dell’Ischia Film Festival: lungometraggi,
documentari, cortometraggi, Location Negata, Scenari
Campani. Le iscrizioni sono già attive sulla piattaforma
specializzata FilmFreeway (https://filmfreeway.com/IschiaFilmFestival)
e sarà possibile presentare le opere fino al 15 marzo, con una
proroga al 31 marzo per casi che verranno considerati singolarmente
dal comitato di selezione.
L’Ischia Film Festival 2019
sarà l’edizione della sfida, quella di confermare quanto
fatto e andare oltre, un salto di qualità ulteriore per fare di
questo evento un punto di riferimento internazionale, un fiore
all’occhiello per la cultura italiana in una delle location più
belle e suggestive del mondo.
L’appuntamento è quindi a Ischia dal
29 giugno al 6 luglio 2018, Castello Aragonese. Nel frattempo, buon
Natale, buon anno nuovo e, naturalmente, buon cinema a tutti.
Dal 2007, Bumblebee,
l’autobot giallo che diventa una fiammante Camaro,
è stato il Transformers preferito dal grande
pubblico che ha seguito il franchise al cinema. Complice l’alchimia
con il giovane Sam Witwicky e il fatto che i
suoi circuiti del linguaggio fossero danneggiati, costringendolo a
parlare con le frasi delle canzoni dalla sua autoradio, l’Autobot
ha sempre destato grande simpatia trai fan del franchise. Non è
stata quindi una sorpresa, quando è stato annunciato che sarebbe
stato lui il protagonista del primo spin-off “a basso budget” dei
Transformers,
scelta obbligata dopo il tonfo de L’Ultimo
Cavaliere e tentativo di far ripartire il franchise
con una nuova marcia.
La trama di Bumblebee
L’intento è stato perseguito
rimpicciolendo la scala del film stesso e tornando indietro nel
tempo, negli anni ’80. Seguiamo Charlie, una
ragazzina che sta per compiere 18 anni e che, a seguito della morte
del padre, si sente smarrita, nonostante una madre apprensiva e un
patrigno pieno di buona volontà. La nostra protagonista si troverà
a incrociare il suo cammino con quello di un maggiolino giallo, che
si rivelerà essere proprio lui, Bumblebee.
L’Autobot è arrivato sulla Terra in avanscoperta:
Optimus Prime gli ha dato il compito di trovare
una base sicura contro i Decepticon. Alle sue
calcagna, due robot dello schieramento avversario, che faranno
squadra con l’esercito e daranno ai due protagonisti del filo da
torcere.
La voce di Bumblebee
Messa da parte l’azione frenetica e
la regia di Michael
Bay, che qui compare in veste di produttore, il film è
diretto da Travis Knight e si fonda sull’amicizia
tra la protagonista, interpretata da Hailee Steinfeld, e il robot, che, in
italiano, nel prologo, ha la voce del campione di volley
Ivan Zaytsev (qui la nostra
intervista). Un’amicizia tra un alieno e una ragazzina
e una storia ambientata nel 1987; l’effetto nostalgia è dietro
l’angolo e la produzione si cura di omaggiare tutti i capisaldi del
cinema per ragazzi degli anni ’80, da Navigator e
Corto Circuito, passando, ovviamente, per E.T.
L’Extraterrestre, del quale Knight cita
filologicamente la scena dell’esplorazione della casa di Charlie da
parte del goffo robot.
I protagonisti di Bumblebee
L’attenzione ritorna ai personaggi,
ai protagonisti di carne e ossa ma anche ai robot, a
Bumblebee, che riesce a far emergere la sua
personalità, e questo a scapito dell’azione, il che, dati gli
eccessi dei capitoli precedenti, non può che giovare alla forza
della storia. Si avverte quindi l’esigenza di tornare a raccontare,
e meno l’impulso a mostrare soltanto la grandiosità degli effetti
visivi, elemento caratteristico dell’intera saga.
Una storia di amicizia
Charlie non sarà certo il Sam di
Shia LaBeouf, e la battaglia per salvare il
Mondo è senza dubbio più epica rispetto a quella per salvarsi la
pelle, ma Bumblebee riporta il muscolo cardiaco,
caldo e irrorato di sangue, nel petto del franchise. Ovviamente
l’effetto nostalgia è sempre dietro l’angolo e sembra essere
utilizzato con grande intelligenza da Knight, ma una volta
identificato e aggirato, il film si rivela un’avventura comica,
condita con un pizzico di azione e una sincera storia di
amicizia.
Il Consiglio direttivo del
Locarno Film Festival ha ratificato nella sua
seduta odierna la proposta della Direttrice artistica Lili
Hinstin di composizione del Comitato di selezione che
l’accompagnerà nella concezione e nella preparazione del programma
della 72esima edizione del Festival.
Lili Hinstin, Direttrice artistica
del Locarno Film Festival: “Il Comitato di selezione che
sceglierà i film per la 72esima edizione del Festival
rispecchia la sua immagine e storia: giovane, libero e audace. Le
nostre scelte disegneranno una definizione del contemporaneo di cui
il Festival è sempre stato il testimone e il difensore”.
Lili Hinstin sarà accompagnata da
una squadra giovane con forte profilo internazionale, attenta alle
nuove generazioni e allo stesso tempo ai nuovi percorsi del cinema
d’autore e ai territori da esplorare; tratto distintivo che
traspare già dai nomi scelti per la selezione dei lungometraggi:
Mathilde Henrot, programmatrice francese del
Festival di Sarajevo e cofondatrice del sito Festival Scope Pro;
Nicholas Elliott, corrispondente da New York dei
Cahiers du Cinéma, nel Comitato di programmazione del Flaherty Film
Seminar, Julian Ross, programmatore
dell’International Film Festival Rotterdam e ricercatore
all’Università di Westminster, specializzato in cinema giapponese e
filippino, Daniela Persico, critica
cinematografica e programmatrice italiana, già vicina al Locarno
Film Festival in altri ambiti artistici dal 2013 e il francese
Antoine Thirion, fondatore della rivista online
Independencia, membro del Comitato di selezione del Cinéma du Réel
e del FID di Marsiglia.
Ecco i nomi di chi invece
affiancherà la nuova direzione artistica nella selezione dei
cortometraggi: Charlotte Corchète, ricercatrice
all’École des Hautes Études en Science Sociales di Parigi, che ha
lavorato anche per la Collection FILM del Centre Pompidou e ha
fatto parte del Comitato di selezione del Festival Entrevues di
Belfort; Tizian Büchi, regista e programmatore in
diversi festival cinematografici svizzeri, dedicherà un attento
sguardo sul cinema germanofono ed elvetico. A completare la squadra
altri due profili già noti a Locarno: l’inglese Liz
Harkman, da oltre quindici anni impegnata nell’industria
cinematografica britannica in cui ha ricoperto ruoli in istituzioni
nazionali come il British Film Institute e l’UK Film Council e il
regista e produttore di Belgrado Stefan Ivančić,
le cui opere hanno ricevuto numerosi premi nazionali e
internazionali e sono state selezionate e sostenute dal Festival di
Cannes (selezione Cinéfondation), CNC, Visions Sud Est o
Eurimages.
La 72a edizione del Locarno
Film Festival si terrà dal 7 al 17 agosto 2019.
Annapurna Pictures ha diffuso il
primo trailer ufficiale di Where’d You Go,
Bernadette, il nuovo lavoro di Richard
Linklater tratto dal romanzo omonimo di Maria Sempleche e
che vede protagonista il premio oscar Cate
Blanchett.
Linklater ha rivisto la
sceneggiatura originariamente scritta da Michael H. Weber e Scott
Neustadter (The Spectacular Now, The Disaster Artist) ed è
qui alla sua seconda collaborazione con la casa di produzione dopo
Everybody Wants Some.
Di seguito trovate il trailer.
Where’d You Go, Bernadette – il trailer
La sinossi: Where’d You Go,
Bernadette è la storia di una donna e architetto affetta da
agorafobia che all’improvviso scompare, e lascia alla figlia Bee di
quindici un’unica scelta: mettersi in viaggio e indagare sulla sua
scomparsa.
Nel cast anche Emma
Nelson, Billy
Crudup, Kristen Wiig, Judy
Greer, James Urbaniak e Troian
Bellisario. L’uscita nelle sale è fissata al 22 Marzo
2019.
01 Distribution ha
diffuso il primo trailer di Il Primo
Re, il nuovo film di
Matteo Rovere (Veloce come il
vento) con protagonista Alessandro
Borghi, che quest’anno abbiamo visto al cinema nei panni
di Stefano Cucchi in Sulla Mia
Pelle.
Il primo Re: il trailer
Di seguito la prima trama de
Il
Primo Re: Due
fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e
ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue
nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia
ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare
leggenda.Il cast
completo diIl Primo
Revede: Alessandro
Borghi, Alessio Lapice, Fabrizio Rongione, Massimiliano Rossi,
Tania Garribba, Michael Schermi, Max Malatesta, Vincenzo Pirrotta,
Vincenzo Crea, Lorenzo Gleijeses, Gabriel Montesi, Antonio Orlando,
Florenzo Mattu, Martinus Tocchi.
Dopo il successo con Non
essere cattivo, Alessandro Borghi ha
continuato a lavorare in prodotti accolti con calore da pubblico e
critica, come Suburra, film di
Stefano Sollima, per poi tornare al titolo e al
personaggio nell’omonima serie tv prodotta da Netflix e per la
quale si aspetta una seconda stagione. Lo abbiamo visto in un
piccolo ruolo in The Place di Paolo
Genovese e al fianco di Giovanna
Mezzogiorno in Napoli Velata di
Ferzan Ozpetek. Ma soprattutto è stato
Stefano Cucchi in Sulla mia
pelle, pre Netflix, presentato a Venezia 75.
Contrariamente a quanto detto nei
giorni scorsi, sembra che il trailer ufficiale di
Spider-Man: Far From Home non arriverà entro la
fine della settimana (dunque prima della pausa natalizia). A
suggerirlo è un insider che ha twittato la “triste” notizia nelle
ultime ore.
Resta improbabile, ma siamo pronti a
ricrederci, che il footage del film con Tom
Holland venga rilasciato tra Natale e l’inizio dell’anno
nuovo. D’altronde l’abbuffata di novità tra Captain Marvel
e Avengers:
Endgame potrebbe esser stata sufficiente da placare
gli animi dei fan.
After hearing from multiple sources – No
trailer for Spider-Man: Far From Home this week either. Not online
anyway.
Spider-Man: Far From
Homeè stato diretto ancora una volta
da Jon Watts ed uscirà nelle sale
il 5 luglio 2019.
Confermati nel cast del film il
protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di Michelle.
Secondo IMDb, nel cast sono presenti
anche Jake Gyllenhaal, Michael Keaton, Samuel L.
Jackson e Cobie Smulders.
Le riprese del film sono durate
circa tre mesi, e nella maggior parte delle foto circolate in rete
abbiamo visto Peter Parker alle prese con Michelle
(Zendaya). Naturalmente il film vedrà tornare
anche Flash Thompson (Tony Revolori) e Ned
Leeds (Jacob Batalon), gli altri compagni di
scuola di Peter. Ma cosa conosciamo realmente della trama e quali
teorie circolano intorno al nuovo titolo dei Marvel Studios?
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron Spider.
vista in Avengers: Infinity War. Questa nuova
tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli occhiali al posto
delle orbite bianche, come da tradizione, questo perché è ovvio che
il personaggio abbia bisogno di una nuova maschera dopo che la sua
precedente è andata distrutta su Titano, durante il confronto con
Thanos e prima della sua disintegrazione.
Aquaman sta ber
sbarcare nelle sale americane (mentre da noi arriverà il 1 Gennaio
2019), ma ha già raccolto i pareri mediamente positivi della
critica e numeri da capogiro nel weekend d’apertura in Cina.
Per ingannare l’attesa, ecco di
seguito un fantastico video dal backstage che racconta la
realizzazione del film e qualche anticipazione su ciò che vedremo
sul grande schermo.
L’inizio della corsa
di Aquaman non poteva essere più
positiva: grazie ai 93.6 milioni di dollari incassati nel
weekend d’apertura al box office cinese, il film
di James Wan diventa il miglior debutto
della storia per quanto riguarda il mercato asiatico e il migliore
di sempre per quanto riguarda i cinecomic DC.
Superato di gran
lunga Ready Player One (che lo scorso
anno ne aveva
registrati 61.6), Aquaman è anche
il quinto miglior opening per un film di supereroi e il quarto per
un titolo americano quest’anno.
Per intenderci, Wonder
Woman aveva toccato quota 90.4, Man of
Steel 63.4, Batman v Superman: Dawn of
Justice 95.7 e Justice
League 106 nella prima settimana di
programmazione.
Il
filmè stato diretto da James
Wan (Insidious, L’evocazione The Conjuring,
Fast and Furious 7) e vede protagonista Jason
Momoa. Con lui ci sarà Amber
Heard nei panni di Mera, Yahya
Abdul-Mateen II, Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Ludi
Lin e Willem Dafoe. Il
cinecomic arriverà al cinema il 21 Dicembre
2018.
Aquaman è il re dei Sette Mari.
Questo sovrano riluttante di Atlantide, bloccato tra il mondo della
superficie, costantemente violento contro la vita nel mare e gli
Atlantidei che sono in procinto di rivoltarsi, deve occuparsi di
proteggere il mondo intero.
Come annunciato nelle scorse
settimane, Scarlet Witch e
Visione saranno protagonisti di una serie spin-off
ambientata nel MCU e destinata al servizio
streaming di Disney + in
arrivo nel 2019. Non abbiamo altri dettagli sul progetto,
sulla trama e sull’ambientazione, ma è del tutto ipotizzabile un
ritorno in azione dei due personaggi dopo gli eventi
di Avengers: Infinity
War o Avengers:
Endgame.
Ma cosa vorremmo vedere nella serie? Ecco alcuni spunti:
1Agatha Harkness
Finora i poteri di Wanda non hanno subito
grandi cambiamenti nel corso del MCU, dunque è chiaro che dovrà
raggiungere il livello successivo, e per farlo avrà bisogno di un
mentore: nei fumetti corrisponde al nome di Agatha
Harkness.
Personaggio quasi “evanescente”, non ha
bisogno di incarnarsi in una figura reale, trattandosi di un
fantasma che aiuta Scarlet Witch a risolvere i
suoi problemi e dandole dei preziosi consigli.
E
anche in forma di spettro, Agatha è in grado di lanciare
incantesimi, dunque sarebbe interessante vedere questa amicizia e
rapporto svilupparsi nello show televisivo.
Sono diversi anni ormai che le
serie televisive hanno raggiunto un livello qualitativo pari a
quello del grande cinema se non a volte superiore, e per questa
ragione sono molte le star del grande schermo che trovano ruoli più
interessanti nei tv show piuttosto che nei film. In particolare le
serie offrono ruoli da protagoniste anche alle donne, liberandole
dallo stereotipo di mogli o fidanzate. Big Little Lies, prodotto dalla cable
americana HBO, è forse uno degli esempi più lampanti di questa
tendenza, annoverando un cast stellare e fra i
protagonisti tre attrici come
Reese Witherspoon, Laura Dern e Nicole Kidman.
L’idea di produrre questa miniserie
di 7 episodi (miniserie perché a oggi non è prevista una seconda
stagione) è venuta proprio a Reese Whiterspoon che dopo avere letto
l’omonimo romanzo di Liane Moriarty ne ha acquistati i diritti per
lo schermo. Originariamente la produzione aveva pensato di farne un
film, ma i personaggi femminili erano così ben delineati che due
ore non sarebbero state sufficienti per metterli in luce.
Big Little Lies, storie di vita
La trama su cui si basa
Big Little Lies si svolge a Monterey e inizia con
un omicidio avvenuto in una scuola. La vittima tuttavia rimane
ignota allo spettatore e i giorni precedenti al crimine
vengono così ricostruiti con dei flashback. Madeline Martha
Mackenzie (Reese
Whitherspoon), Celeste Wright (Nicole
Kidman), Jane Chapman (Shailene
Woodley) e Renata Klein (Laura
Dern) sono 4 amiche con i figli che vanno nella stessa
scuola. Ognuno di loro vive relazioni sentimentali e rapporto coi
figli in modo differente e la loro amicizia è a volte intrisa di
una malsana invidia. Sulla base del loro rapporto poco limpido lo
spettatore viene a conoscenza del mondo che lo circonda, un mondo
viziato dall’appartenenza a una certa classe sociale.
Big Little Lies come poche altre serie riesce
a dipingere uno spaccato di società dove le donne sono protagoniste
assolute in un mondo complesso in cui carriere, relazioni
sentimentali, amicizie, rapporti con i figli sono difficili da
gestire sempre al meglio. Le quattro amiche rappresentano infatti
spaccati di esistenze molto diverse fra loro, mascherati dal dover
apparire sempre perfette. Madeline deve piacere sempre a tutti,
deve essere quella che aiuta le persone in difficoltà, ma il
rapporto che ha coi suoi figli, soprattutto con Abigail, la più
adulta, non è semplice.
Ha poi un marito, Ed (Adam
Scott) spesso infantile nei suoi comportamenti, e un
ex-marito, Nathan (James Carlson), che si è
costruito un’altra vita con una donna molto più giovane (Bonnie,
Zoe Kravitz). Celeste vive apparentemente
un’esistenza perfetta, aa una bella casa, due figli che sembrano
due angeli e un marito, Perry (Alexander
Skarsgård) che la ama follemente e anche violentemente.
Renata, madre di Amabella, invece, è fredda, rigida, frustrata da
un matrimonio con Gordon, piatto e senza emozioni. Cerca sempre di
dimostrarsi una leader, fino al momento in cui si rende conto che
la situazione in pugno lei non ce l’ha mai. Jane e il piccolo Ziggy
rappresentano infine gli “alieni” di questa comunità, forse proprio
per questo i più innocenti, ancora avulsi dai meccanismi malati di
questo microcosmo.
Nella serie sono quindi le donne a
costruire la storia, a compiere le azioni, mentre gli uomini sono
più basic, agiscono di risposta, subiscono le conseguenze.
“Accade regolarmente, ed è uno stereotipo dei nostri tempi, che
una donna potente debba essere fredda. Una donna potente non ama i
figli, non è dolce, non ha amici. Come dicevo prima, noi viviamo in
un mondo che si fonda sugli stereotipi”, ha dichiarato in
un’intervista Laura Dern. “Lo stesso è
accaduto a Hillary Clinton durante le elezioni, perché se sei una
donna di potere, e sei intelligente, si dà per scontato che tu sia
la stessa anche tra le mura di casa. Nella serie tutti i personaggi
femminili sono presentati come degli stereotipi ma lentamente,
quando lo spettatore conosce i personaggi, scopre che c’è molto di
più oltre a l’immagine che vediamo”.
Se infatti quella che viviamo è una
società fondata sull’immagine, sui video, sui selfie, sui social
network, sulla bellezza di facciata, in
Big Little Lies questa punta dell’iceberg viene
lentamente e inesorabilmente demolita per scavare in profondità,
per mostrare le differenze fra l’apparire all’esterno e ciò che
realmente accade fra le mura di casa, dove la realtà viene a galla.
E’ un continuo confronto fra esterno e interno, forma e sostanza.
La violenza domestica a cui è sottoposta Celeste vittima del
comportamento del marito Perry e la loro presenza in pubblico dove
sono la coppia più invidiata, la sunshine family, ne è un
esempio.
“Big Little Lies è un romanzo
sul bullismo in tutte le sue forme, da quello nel cortile della
scuola, a quello subdolo che può avvenire all’entrata in classe coi
genitori presenti, alla violenza che avviene in casa dietro una
porta chiusa” racconta la scrittrice Liane
Moriarty, “E quando ho parlato per la prima volta con
Nicole Kidman che voleva interpretare il ruolo di Celeste, le ho
detto quanto fosse importante per me che il suo personaggio non
dovesse solo subire degli abusi ma anche rispondere, reagire. Non
volevo che fosse passiva, una bella vittima e basta. Volevo
mostrare la confusione in relazioni di quel tipo e come quando
inizi a reagire e a diventare tu stesso violento ti senti di
diventare un complice della violenza stessa. Questo giustifica come
sia possibile essere ancora innamorato di chi abusa di te anche se
si ha la consapevolezza che un rapporto simile debba, a ragione,
finire. Quando stavo scrivendo il libro ho approfondito molto il
“ciclo degli abusi” la violenza seguita da umilianti scuse. Credo
che David E.Kelley, autore della serie, abbia fatto un lavoro
incredibile tradurlo per lo schermo. E’ possibile infatti vedere
sul volto di Nicole tutte le emozioni che si possono vivere in
queste situazioni”.
Non bisogna però dimenticare che
alla base della serie c’è un omicidio, un evento ricostruito in
flashback, rivelato solo all’ultimo episodio. Lo spettatore arriva
con un climax drammatico a quel momento, conoscendo le vite dei
protagonisti, creandosi un’idea di chi potrebbe essere l’assassino
e la vittima. Sono i segreti e le bugie a fornire gli indizi, la
possibilità di assistere al backstage della messinscena, gli
interrogatori a chi queste persone le conosce anche
superficialmente.
Qualche critico a paragonato
Big Little Lies a Desperate
Housewives o a
Pretty Little Liars, tuttavia rispetto alle altre due
serie ha un cinismo reale, concreto, che si allontana da un mondo
un po’ grottesco e da fiaba dark delle “casalinghe disperate” così
come la sua rappresentazione adulta sia solo in parte simile a PLL,
molto più teen nel suo modo di comunicare.
In conclusione Big Little Lies è un affresco attuale e
durissimo di una società senza mezze misure, in cui la perfezione
nasconde mali assoluti. In più sono le donne, le protagoniste, in
assoluto, a prendere le decisioni finali a lottare (anche contro se
stesse) per cercare di migliorarsi e di migliorare ciò che le
circonda. Sembra banale ma il mondo in cui viviamo è fatto di
dettagli e solo valorizzandoli si può comprendere come per
risolvere i problemi sia necessario prima di tutto trovare delle
soluzioni. Talvolta anche estreme.
Attenzione: l’articolo contiene spoiler
su Bumblebee
La sempre più diffusa tendenza di
inserire delle piccole scene dopo i titoli di coda sembra aver
contagiato non soltanto i Marvel Studios, ma anche altri
franchise di successo come quelli di Transformers,
che tra due giorni tornerà in sala con Bumblebee,
primo spin-off dedicato al celebre maggiolino giallo.
Di seguito trovate la descrizione
della scena (ma se non avete ancora visto il film, vi conviene
fermarvi qui):
Le immagini sembrano confermare che
il camion che viaggia insieme a Bumblebee
sul Golden Gate Bridge è proprio Optimus Prime, il
personaggio noto ai fan della saga: diversi Autobot stanno
arrivando sulla Terra, presumibilmente per preparare il terreno per
lo scontro che avverrà nel sequel o direttamente in
Transformers (il film del 2007).
Nel frattempo vi ricordiamo che il
nuovo capitolo del franchise, Bumblebee,
uscirà nelle nostre sale il 20 dicembre. Protagonista del film
è Hailee Steinfeld. Nel cast
anche John Cena, Jorge Lendeborg Jr., Abby
Quinn, Rachel Crow, Ricardo Hoyos, Gracie
Dzienny e Jason Drucker. La
sceneggiatura del film è firmata da Christina
Hodson.
Nella versione italiana, il
campione di pallavolo Ivan
Zaytsevdoppierà il transformer del titolo.
Ecco la prima sinossi del film:
“Durante il 1987, Bumblebee
trova rifugio in una discarica in una piccola cittadina di mare
della California. Charlie (Hailee Steinfeld), in procinto di
compiere 18 anni e mentre cerca di trovare il suo posto nel mondo,
scopre Bumblebee, scarico, ammaccato e spezzato. Quando Charlie gli
restituisce la vita, impara immediatamente che non si tratta di un
ordinario maggiolino giallo WV.”
Ivan Zaytsev
presta la voce a Bumblebee: l’intervista
Da mesi si rincorrono sul web e tra
i forum di appassionati decine, o forse centinaia, di teorie sugli
esiti di Avengers: Endgame, il capitolo che
chiuderà il sipario sulla Fase 3 del MCU e porrà le basi per il
futuro dell’universo cinematografico Marvel. Ma tra le tante domande dei
fa, una sembra aver catturato l’attenzione: chi morirà alla fine
del film?
Secondo una di queste ipotesi, la
risposta la fornirebbe nientemeno che Avengers: Age of
Ultron, seconda avventura collettiva dei Vendicatori
uscita nelle sale nel 2015: il cinecomi cdiretto da Joss
Whedon avrebbe infatti predetto la morte di Steve
Rogers e Tony Stark nella scena in cui i
due eroi scoprono la fuga di Ultron; successivamente Tony ricorda
ai colleghi l’esistenza di un “esercito alieno ostile” che è giunto
sulla Terra attraverso il canale creatosi nel primo film degli
Avengers.
Riferendosi a questo evento, Tony lo
chiama “fine del gioco” (in originale, “endgame“)
e si domanda come fare per impedirlo. Subito dopo Steve gli
risponde semplicemente “insieme” e quando Tony,
rassegnato, confessa che perderanno, Cap ribadisce che anche in
quel caso, lo faranno insieme.
Avengers:
Endgame arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà
diretto da Anthony e Joe Russo e porterà
a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic
Universe.
Dogman
di Matteo Garrone è ufficialmente fuori dalla
corsa per il Miglior Film Straniero che verrà assegnato il prossimo
22 Gennaio durante la cerimonia degli Oscar 2019
(91° edizione degli Academy Awards).
Questi invece i titoli che
gareggeranno per la cinquina finale nella categoria Miglior Film
Straniero, tra cui Roma
di Alfonso Cuaron, Leone d’Oro a Venezia 75.
Dopo Gomorra e Reality (entrambi
vincitori del Grand Prix) e Il Racconto dei
Racconti, Matteo
Garrone torna in Concorso al 71°
Festival Di Cannes con il suo nuovo film, Dogman.
In una periferia sospesa tra
metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere
quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide
le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di
toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo
rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza
l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a
riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta
dall’esito inaspettato.
“Dogman è
un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera
accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire
i fatti come si dice che siano avvenuti. Ho iniziato
a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo
l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei
cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista
del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di
me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il
personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di
riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver
liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse
persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi
indifferente“. – Matteo Garrone
Il licenziamento di James
Gunn dalla regia di Guardiani della
Galassia Vol. 3 ha lasciato aperta la posizione di
rilievo nella realizzazione del film, e da allora non sono arrivati
più aggiornamenti in merito. Sappiamo tuttavia che prima che fosse
annunciato il suo allontanamento produzione, Gunn
aveva completato la sceneggiatura,
quindi la domanda, fino a oggi, è stata proprio quella relativa
allo script: la Disney userà o meno lo script realizzato dal
regista e sceneggiatore?
Nelle ultime ore è comparso su
twitter il commento di Peter Sciretta di Slash
Film, secondo il quale diverse persone, tra quelle che hanno avuto
la fortuna di leggere il lavoro del regista, sarebbero scoppiate in
lacrime commosse dalle parole sulle pagine.
If I had somehow talked to two separate
people, who somehow read James Gunn’s Guardians 3 script, and both
told me that it made them cry, I probably wouldn’t be able to say
any more.
Soltanto ieri vi avevamo riportato
le parole di Karen Gillan in
merito alla questione, con l’attrice che aveva spiegato che
“Anche se il nostro regista non sarà più con noi, siamo
entusiasti all’idea di continuare la storia dei Guardiani della
Galassia per i nostri fan. Questa è la cosa più importante. Non ho
dettagli su quando uscirà nelle sale ma posso dirvi che esiste una
sceneggiatura.“
Tempo fa Sean
Gunn, fratello di James che nel franchise interpreta
Kraglin e fornisce anche la mmo-cap di Rocket Raccoon, aveva
parlato dello stato della produzione di Guardiani
della Galassia Vol. 3. confermando che lo studio
avrebbe voluto usare la sceneggiatura firmata dal fratello:
“Non conosco i dettagli precisi
relativi a Guardiani 3. So che la Disney vuole ancora fare il film.
So anche che hanno tutte le intenzioni di utilizzare la
sceneggiatura che ha scritto mio fratello. Ovviamente, quella è
stata una situazione molto spiacevole per tutti, soprattutto per
lui, ma per esempio anche per me, passo sei mesi a preparare un
film, e adesso sono in sospeso.”
La situazione sembra quindi non
evolversi particolarmente per James Gunn, dal
momento che seppure verrà utilizzata la sceneggiatura, il regista
non tornerà (quasi sicuramente) alla regia del film. Intanto le
dichiarazioni di Gunn fanno pensare che la squadra realizzativa del
film rimarrà generalmente invariato, con la sola sostituzione del
regista. Aspetteremo novità in merito. Tuttavia quest’ultima
informazione dovrebbe assicurare al pubblico il
ritorno di Dave Bautista nei
panni di Drax, dal momento che l’attore aveva dichiarato che non
avrebbe ripreso il ruolo se non fosse stata utilizzata la
sceneggiatura firmata da James Gunn.
Guardiani della Galassia
Vol. 3 è al momento sospeso dalla produzione presso i
Marvel Studios.
È online il nuovo trailer
internazionale di Glass, ultimo lavoro
firmato da M. Night Shyamalan che
chiuderà la trilogia formata
da Unbreakable e Split.
Il film del regista di Philadelphia vedrà
tornare Bruce Willis, Samuel L.
Jackson e James McAvoy nei
panni dei personaggi che hanno già interpretato per Night,
rispettivamente, David Dunn, Elijah Price/L’Uomo di Vetro e
Crumb/La Bestia/L’Orda.
Dunn (Bruce Willis) sta dando
la caccia alla Bestia, controparte sovrumana di Crumb (James
McAvoy), scontrandosi con lui in maniera sempre più aspra. Intanto
Price (Samuel L. Jackson) emerge dall’ombra, nascondendo dei
segreti che si riveleranno pericolosi per entrambi.
Interpretato da
Samuel L. Jackson,
James McAvoy,
Bruce Willis e dall’attrice vincitrice del Golden
Globe
Sarah Paulson, Glass porta
avanti le vicende narrate in Unbreakable – Il
Predestinato (2000) eSplit (2016),
entrambi scritti e diretti dallo stesso Shyamalan. Glass
vede David Dunn all’inseguimento dell’identità sovrumana di Kevin
Wendell Crumb, ovvero la Bestia, in un susseguirsi di incontri
sempre più pericolosi. Elijah Price, noto anche con lo pseudonimo
de “l’Uomo di Vetro”, emergerà dall’ombra in possesso di segreti
decisivi per entrambi gli uomini.
Star Trek: Discovery 2 è la seconda attesa stagione
della serie tv Star
Trek: Discovery creata da Bryan Fuller e Alex
Kurtzman per il network americano della CBS, in Italia trasmessa
da Netflix. Un nuovo episodio sarà disponibile
ogni lunedì. La prima stagione era composta da
15 episodi in totale, sarà divisa in due capitoli.
I primi otto episodi saranno rilasciati tra lunedì 25 Settembre e
Lunedì 6 Novembre. La stagione riprenderà poi con il secondo
capitolo a gennaio 2018.
Star
Trek: Discovery seguirà le avventure della Flotta
Stellare alla scoperta di nuovi mondi e nuove forme di vita,
durante le quali il capitano dovrà imparare che prima di poter
comprendere il mondo degli alieni è necessario capire se stessi.
Start Trek, uno degli show più iconici del mondo
televisivo mondiale, torna 50 anni dopo la première di
Star Trek: Discovery. Nella serie vedremo una
nuova navicella, nuovi personaggi e missioni, ritrovando però gli
stessi valori e la stessa speranza per il futuro che ha ispirato
una generazione intera di sognatori.
Star
Trek: Discovery è prodotta da CBS Television Studios in associazione
con Secret Hideout di Alex Kurtzman, Living Dead Guy Production di
Bryan Fuller e Roddenberry Entertainment. Alex Kurtzman, Bryan
Fuller, Heather Kadin, Gretchen J. Berg & Aaron Harberts, Akiva
Goldsman, Rod Roddenberry e Trever Roth sono i produttori
esecutivi.
Intervistato in occasione
dell’uscita di Bumblebee,
il regista Travis Knight (Kubo
e la Spada Magica) ha parlato del film – primo spin-off
ufficiale del franchise di Transformers – e della
possibilità che ne vengano realizzati altri in futuro:
“È difficile da dire. Penso che
aspettino di vedere come reagiranno le persone a Bumblebee prima di
pensare a nuovi capitoli. Se queste persone metteranno mano ai loro
portafogli per un film sui Transformers, allora otterranno questo
tipo di film“.
Il tono, l’ambientazione e le
caratteristiche di Bumblebee segnano un netto cambiamento rispetto
alla saga lanciata da Michael Bay nel 2007 e
proseguita con ben quattro sequel, e non è detto che il pubblico
sia “pronto” per un’esperienza sicuramente diversa, forse più
intima e meno spaccona. Soltanto il box office saprà darci una
risposta.
Nel frattempo vi ricordiamo che il
nuovo capitolo del franchise, Bumblebee, uscirà
nelle nostre sale il 20 dicembre. Protagonista del film
è Hailee Steinfeld. Nel cast
anche John Cena, Jorge Lendeborg Jr., Abby
Quinn, Rachel Crow, Ricardo Hoyos, Gracie
Dzienny e Jason Drucker. La
sceneggiatura del film è firmata da Christina
Hodson.
Nella versione italiana, il
campione di pallavolo Ivan
Zaytsevdoppierà il transformer del titolo.
“Durante il 1987, Bumblebee
trova rifugio in una discarica in una piccola cittadina di mare
della California. Charlie (Hailee Steinfeld), in procinto di
compiere 18 anni e mentre cerca di trovare il suo posto nel mondo,
scopre Bumblebee, scarico, ammaccato e spezzato. Quando Charlie gli
restituisce la vita, impara immediatamente che non si tratta di un
ordinario maggiolino giallo WV.”
Bohemian
Rhapsody è inarrestabile al box office
italiano e batte le nuove uscite, seguito da Il
Grinch e Macchine Mortali. Ancora una volta
Bohemian Rhapsody batte tutti e regge
saldamente in testa alla classifica incassando 2 milioni di euro
alla sua terza settimana di programmazione. Così il biopic sui
Queen arriva alla bellezza di 15,2 milioni di euro e diventa il
secondo maggiore incasso dell’anno.
Il Grinch conferma la seconda
posizione con altri 791.000 euro e giunge a quota 4,5 milioni di
euro. Macchine Mortali apre in terza
posizione con 747.000 euro incassati in 455 sale a disposizione e
registra una discreta media per sala pari a 1600 euro. Un piccolo favore debutta al quarto
posto con 730.000 euro, mentre Il Testimone invisibile debutta con
658.000 euro in 425 sale. Se Son Rose precipita in sesta
posizione con altri 483.000 euro con cui arriva a 3,8 milioni
complessivi.
Il ritorno di Mary
Poppins al cinema era stato scongiurato da P. L. Travers,
autrice dei romanzi che parlano della tata magica, che, dopo essere
rimasta delusa dal primo adattamento di Walt Disney con
Julie Andrews, lasciò a testamento che mai e poi
mai nessuno avrebbe ritentato l’operazione. Gli eredi della
scrittirce però hanno trovato il modo di aggirare la questione
legale, visto che a distanza di 54 anni, Il ritorno di Mary
Poppins è un film, al cinema dal 20 dicembre, sempre
prodotto dalla Casa di Topolino.
Il musical, diretto da Rob
Marshall, si annuncia come un sequel, in cui Mary Poppins
torna dopo 20 anni a casa Banks, in viale dei Ciliegi 17. I coniugi
Banks non ci sono più, ma nella grande casa, vedovo con tre figli,
c’è ancora Michael, che ora lavora in banca. Jane invece vive da
sola e fa la sindacalista, cercando come può di aiutare il
fratello. Non c’è più Bert, lo spazzacamino, ma c’è Jake, uno dei
tanti lampionai della Londra. L’avventura prevederà canzoni, magie,
viaggi dentro a oggetti inanimati, una cugina bizzarra e una
“sfida” contro la banca che, invece dei risparmi di Michael, vorrà
portare via ai Banks la loro casa.
Il ritorno di Mary Poppins a casa
Banks
Passo dopo passo, ci si rende conto
che Il ritorno di Mary Poppins non è un vero e
proprio sequel, quanto più un omaggio/remake in cui tutte le
situazioni del classico “ibrido” con Julie Andrews
vengono ricalcate e predisposte in modo tale da raccontare più o
meno la stessa storia che ci aveva già raccontato Robert
Stevenson nel 1964. Jane e Michael esercitano le stesse
professioni, rispettivamente, della madre e del padre; al posto
dell’eccentrico zio Albert che prende il tè sul soffitto c’è la
cugina Topsy, che sul soffitto… ci cammina! C’è la banca, il numero
dei lampionai che si sostituiscono agli spazzacamini; il viaggio
nel vaso decorato al posto del viaggio nel disegno; la signora dei
palloncini al posto di quella dei piccioni. Ogni elemento nel film
di Rob Marshall richiama all’originale, senza però
riuscire mai a rievocarne la magia.
Quello che di diverso ha questo
secondo appuntamento a viale dei Ciliegi è l’atmosfera. Londra è in
piena crisi economica, la magia che Mary aveva regalato alla prima
avventura fa fatica a trovare spazio di fronte alla disgregazione
della famiglia, e il realismo rischia ogni volta di avere la meglio
e così, nonostante i vivaci costumi di Colleen
Atwood e l’allegria delle canzoni, l’atmosfera è sempre un
pizzico più cupa.
Emily Blunt è la
nuova Mary Poppins
Con tutte queste premesse, era
davvero difficile per Emily Blunt, “praticamente
perfetta sotto ogni aspetto”, riuscire a eguagliare la Andrews, e
sebbene l’idea dei produttori non era sicuramente quella di indurre
al paragone, è difficile sfuggire alla tentazione di giustapporre
ogni momento di questo film alle sequenze all’originale. Ragione
per cui, sarebbe stato meglio, forse, allontanarsi di più dal film
che conquistò 5 premi Oscar, e avventurarsi nell’inesplorato.
E, nonostante sia l’eroina del
titolo, colei che dicendo sì a questo film ha abbracciato l’eredità
più pesante, sembra quasi che non sia lei l’eroina della storia: i
piccoli Bakns sono perfettamente in grado di badare a se stessi e
l’eroe d’azione vero e proprio è il Jake di Lin-Manuel Miranda,
unico tra tutti che sembra davvero a proprio agio sul palcoscenico
che Marshall porta in sala.
Le uniche emozioni autentiche de
Il ritorno di Mary Poppins sono quelle regalate
dall’apparizione di Mary, in cielo, con i piadi “in prima”, dal
ritorno a viale dei Ciliegi 17, dalla vista sotto barba e trucco,
dell’occhio vispo di Dick Van Dike, che con un
cameo di pochi minuti restituisce brio al finale del film. Tutte
emozioni profonde e magiche che hanno soprattutto il gusto della
malinconia.
Il capitano della nazionale
italiana di volley maschile, Ivan Zaytsev, ha
prestato la voce, per un ruolo “compresso”, a Bumblebee,
il protagonista del nuovo film (omonimo) della saga dei
Transformers, dal 20 dicembre in sala.
Di seguito, ecco cosa ci ha
raccontato lo sportivo sulla sua esperienza di doppiatore, di
spettatore dei Transformers e di volto di uno sport, la pallavolo,
che sta diventando sempre più amato e praticato in tutta
Italia:
A dirigere il film
c’è Travis Knight, già regista
di Kubo
e la Spada Magica per
la Laika. Protagonista del film
è Hailee Steinfeld. Nel cast anche
John Cena, Jorge Lendeborg Jr., Abby
Quinn, Rachel Crow, Ricardo Hoyos, Gracie
Dzienny e Jason Drucker. La
sceneggiatura del film è firmata da Christina
Hodson.
Ecco la prima sinossi del
film: “Durante il 1987, Bumblebee trova rifugio in una
discarica in una piccola cittadina di mare della California.
Charlie (Hailee Steinfeld), in procinto di compiere 18 anni e
mentre cerca di trovare il suo posto nel mondo, scopre Bumblebee,
scarico, ammaccato e spezzato. Quando Charlie gli restituisce la
vita, impara immediatamente che non si tratta di un ordinario
maggiolino giallo WV.”
Jeff Bridges,
vincitore di Premio Oscar e Golden Globes, riceverà il
Cecil B. deMille Award alla 76° edizione del
premio assegnato dalla stampa estera al cinema americano, i
Golden Globe 2019. La cerimonia, che sarà
presentata da Sandra Oh e Andy
Samberg, andrà in onda in diretta su NBC alle 17:00 PT
(2.00 ora italiana) del 6 gennaio 2019.
“La Hollywood Foreign Press
Association è lieta di conferire il premio Cecil B. deMille 2019 a
Jeff Bridges. La brillante mole di lavoro di Bridges in diversi
generi ha catturato i cuori e le menti del pubblico di tutto il
mondo per più di sei decenni – ha dichiarato il presidente
HFPA Meher Tatna– Non vediamo l’ora di
festeggiare ‘Il Drugo’, la sua notevole carriera e i suoi risultati
filantropici ai Golden Globe Awards”.
Scelto dal Consiglio di
amministrazione HFPA, il Premio Cecil B. deMille
viene assegnato ogni anno a un individuo di talento che ha avuto un
impatto duraturo sul mondo dello spettacolo. Il premio dell’anno
scorso è stato assegnato a Oprah Winfrey. Tra i
destinatari precedenti ci sono George Clooney, Robert De
Niro, Audrey Hepburn, Harrison Ford, Jodie Foster, Sophia Loren,
Sidney Poitier, Martin Scorsese, Steven Spielberg,
Meryl Streep, Barbra Streisand, Denzel Washington, Robin
Williams e altri.
Charlotte Rampling,
attrice nominata agli Oscar, la cui carriera vanta oltre 100 film,
sarà onorata con l’Orso d’Oro alla carriera al prossimo
Festival di Berlino 2019. Il festival proporrà
anche una selezione del film dell’attrice, per renderle omaggio e
il premio le sarà assegnato il 14 febbraio, nella serata dedicata
alla proiezione di Il portiere di Notte, di
Liliana Cavani.
“Sono molto felice che l’omaggio
di quest’anno sia dedicato alla sublime Charlotte Rampling –
ha dichiarato Dieter Kosslick, direttore della
Berlinale – lei è un’icona per il cinema non convenzionale e
eccitante.” L’attrice ha vito l’Orso d’Argento alla Berlinale
del 2015 per 45 anni, ruolo che le ha anche regalato la nomination
agli Oscar. Nel 2006 ha partecipato alla Giuria del festival.
La 69° edizione del Festival di
Berlino si svolgerà da 7 al 17 febbraio 2019.
Eagle Pictures ha annunciato
l’arrivo al cinema a partire dal 21 febbraio dell’action
thrillerUn uomo tranquillo, di Hans Petter
Moland con protagonista Liam Neeson.
Garanzia internazionale di titoli
di successo come L’uomo sul treno e sinonimo di ruoli action e
adrenalinici, Liam Neeson torna sul grande schermo
nel ruolo di Nels Coxman, un uomo semplice, fiero di essere un
diligente cittadino della sua sfavillante città nel Colorado dove
ha vinto il premio dell’anno per il suo impegno nel suo lavoro di
spazzaneve.
Improvvisamente, la sua vita viene
sconvolta quando il figlio viene ucciso da un potente boss della
droga locale soprannominato il Vichingo (Tom Bateman). Alimentato
dal bisogno di vendetta e armato con artiglieria pesante, questo
improbabile eroe si propone di smantellare il cartello con estrema
precisione, nel tentativo di arrivare al vertice della catena che
ha ucciso suo figlio.
Un uomo tranquillo, il film
Girato tra le montagne del Canada e
della Columbia, UN UOMO TRANQUILLO è mix di tensione,
adrenalina, azione e colpi di scena che fanno da sfondo
all’ennesima prova d’attore di Neeson nel suo genere prediletto,
affiancato da un cast composto da Emmy Rossum, Laura Dern,
Tom Bateman e Julia Jones.
È passato ufficialmente un anno
dall’uscita di Star Wars: Gli Ultimi
Jedi. Quello che era, a tutti gl effetti, il film più
atteso della saga, l’ultimo recitato da Carrie
Fisher, è diventato poi il film più controverso
dell’intero franchise. Il pubblico lo ha amato e
odiato, ma è comunque stato uno dei più discussi e “chiacchierati”
dell’anno e sembra che al regista, Rian Johnson,
sia stata questa la cosa che ha fatto più piacere.
In un tweet sul social network, in
occasione del primo anniversario dell’uscita in sala degli
Ultimi Jedi, Johnson ha condiviso i suoi pensieri
e i suoi ringraziamenti a tutti quei fan che hanno espresso il loro
parere sul film: “Desidero ringraziare tutti i fantastici,
appassionati, di talento, creativi e motivati che hanno supportato
l’ammirazione di tutti i fan di Star
Wars per l’anno scorso. Ascoltare e incontrare così tanti di
voi è stata l’esperienza di una vita.”
Want to thank all the amazing passionate
thoughtful kind creative talented supportive argumentative
opinionated respectful open-hearted inspiring AMAZING Star Wars
fans for the past year. Getting to hear from & meet so many of you
has been the experience of a lifetime. ❤️
Ci sono pochissimi blockbuster che
hanno suscitato la stessa reazione di Star Wars: Gli Ultimi
Jedi. Alcune persone hanno adorato il film perché è andato
in direzioni imprevedibili e ha decostruito i luoghi comuni di un
film di Star Wars. Alcuni lo
hanno invece odiato perché alcune trame hanno portato a vicoli
ciechi e non è riuscito a fornire le risposte che erano state
richieste dagli enigmi posti da Il Risveglio della
Forza.
Tra gli “odi et amo” però,
tutti hanno apprezzato la battaglia di Rey e Kylo Ren con la
Guardia Pretoriana.
Per sapere come si evolveranno i
semi sparsi da Johnson, dobbiamo aspettare il lavoro che sta
facendo in questo momento Abrams, impegnato sul set insieme al cast
di Episodio IX. Questo
vuol dire che dovremmo aspettare un altro anno, fino al 20
dicembre 2019.
Nel cast del film
tornano Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Oscar
Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Kelly Marie Tran, Joonas
Suotamo e Billie Lourd. Si uniranno al
cast di Star Wars: Episodio IX Matt Smith, Naomi
Ackie e Richard E. Grant, insieme ai
veterani del franchise Mark Hamill, Anthony
Daniels e Billy Dee Williams, che
riprenderà il ruolo di Lando Calrissian.
Il commento di Amy
Adams sul destino del suo personaggio, Lois
Lane, nell’universo cinematografico DC aveva lasciato
intendere che l’attrice fosse ad un passo dall’abbandonare per
sempre i panni della giornalista. Tuttavia in una recente
intervista con Den of Geek, la Adams sembra aver fatto chiarezza in
merito spiegando che non c’è ancora nulla di ufficiale:
“Sapete cosa è buffo? Che in
realtà non lo so e non ho ancora avuto alcuna conversazione
ufficiale con nessuno degli studios. Ho detto questa cosa parlando
con Nicole Kidman, ma forse avrei dovuto fare più
attenzione!“.
Nelle scorse settimane si è parlato
di un possibile addio
di Henry Cavill e Ben
Affleck, rumor mai confermati ufficialmente, dunque è
possibile che gli studios stiano ancora cercando di capire come
muoversi in futuro. Futuro prossimo che vede l’uscita in sala
di Aquaman, Shazam! e Wonder
Woman 1984.
Rivedremo presto la Adams
in Vice – L’uomo nell’ombra al fianco
di Christian Bale, film che ha già
conquistato ben cinque nomination ai Golden Globes. Diretto
da Adam McKay, racconterà la storia
di Dick Cheney, il vice-presidente più
potente della storia americana, considerato da molti il “vero
numero uno” della Casa Bianca durante l’amministrazione
di George W. Bush.
Nel 2019 l’attrice sarà anche
protagonista di The Woman in the
Window, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo
di A.J.Finn diretto da Joe Wright. La pellicola segue il
personaggio della dottoressa Anna Fox mentre trascorre le sue
giornate nella sua casa di di New York bevendo troppo vino,
guardando vecchi film e spiando i suoi vicini. Sulle orme del
classico di Alfred Hitchcock “La
finestra sul cortile“, Anna assiste ad una scena che coinvolge
la famiglia Russell, gruppo di persone apparentemente perfetto che
vive dall’altra parte della strada.
Vi ricordiamo che l’ultima fatica
di Zack Snyder, Justice
League, è disponibile dal 21
Marzo nei formati DVD, Blu-ray,
Blu-ray 3D e in 4k Ultra HD, distribuito
da Warner Bros. Entertainment Italia.
Diretto da Zack
Snyder, il film presenta una invidiabile lineup di
SuperEroi DC: Ben Affleck nei panni di
Batman, Henry Cavill come
Superman, Gal Gadot nel ruolo
dell’irresistibile Wonder Woman, Ezra
Miller come The Flash, Jason
Momoa nei panni di Aquaman e Ray
Fisher come Cyborg.
I Contenuti
Speciali delle edizioni Blu-ray permetteranno ai
fan di scoprire tutti i segreti della Justice League, conoscere
meglio i nuovi membri, il loro lavoro di squadra e la tecnologia
che dà loro una marcia in più. L’edizione 4k Ultra HD del fim
contiene anche il disco Blu-ray, oltre ad una scena inedita non
presente nel film al cinema.
Orson Welles è una
delle persone più influenti e rilevanti del ventesimo secolo.
Parlare al presente indicativo è importante, perché tutto quello
che stato detto, pensato, dato al cinema non è mai morto e forse
mai come adesso assume ancora più rilevanza.
I film di Welles, sia da regista che
da attore, sono tra i più grandi e innovativi mai realizzati.
Orson Welles frequentava presidenti, era promotore
di campagne di politica progressista e ha avuto come amanti le
donne più belle del mondo. Si è tanto parlato di lui, eppure uno
degli aspetti della sua vita non è mai stato rivelato: amava
disegnare e dipingere, essendosi formato come artista, da bambino.
Poi la sua carriera ha preso un’altra direzione. Ha continuato
però, per tutta la sua vita, a dipingere e disegnare il suo cinema
e il suo teatro. Con la sua morte, Welles ha lasciato in eredità
centinaia di progetti mai realizzati, di schizzi, scenografie e
illustrazioni. Un’eredità in gran parte mai resa pubblica.
Per la prima volta, la figlia di
Welles, Beatrice, ha concesso l’accesso a questo
tesoro a Mark Cousins, regista e sceneggiatore
nordirlandese, reso famoso dai suoi lavori quali The Story of
Film: An Odyssey, A Story of Children and Film, I Am Belfast e
Stockholm My Love.
Lo Sguardo di Orson
Welles è la finestra sul questo aspetto del mondo
dell’artista americano: opere presentate con nuove scansioni
digitali e animazione appositamente realizzate, a cura di
Danny Carr, intervallate da clip dei film di
Welles, registrazioni di programmi radiofonici ed interviste
televisive, nonché degli incontri con Beatrice Welles. L’originale
colonna sonora di Matt Regan dà al film emozione ed espressività,
aiutando a raccontare la storia dietro le immagini.
Raccontato in tre atti centrali –
Pawn, Knighte King – con l’epilogo
Jester, il film di Cousins guarda alla politica di Welles,
alla sua ammirazione per le gente comune e le persone oneste, alle
sue storie d’amore, al fascino di Welles per il potere e la
corruzione, all’analisi delle immagini sul divertimento e la beffa.
Lo sguardo di Orson Welles è un viaggio nella mente di un genio,
che attraversa i luoghi chiave della sua vita, girato con due
camere palmari, una piccola videocamera HD e una videocamera in
4K.
Un film che è un incontro con
l’immaginazione di un grande artista, il ritratto di un grande
uomo, una vera e propria lettera al genio. Pensato per il cinema e
per la televisione, questo film-saggio è al cinema dal 16
al 19 dicembre grazie a I Wonder Pictures. Di seguito, il
resoconto dell’incontro con Cousin, che con queste parole ha
raccontato il suo film e la sua esperienza.
Nel film c’è un paragone tra
Charles Foster Kane e Donald Trump. Come pensa che Orson Welles
avrebbe reagito, politicamente?
Abbiamo bisogno di Orson Welles.
Perché Donald Trump non pericolo in sé, ma lo è su
ampia scala. E Orson Welles non era minimalista, lui comprendeva
l’ampia scala, molti sei suoi personaggi sono epici, ne capiva le
caratteristiche , comprendeva il narcisismo, l’ego, il senso di
lealtà. Avremmo un bisogno urgente di Welles. Una delle cose che
vengono dette nel mio film è che l’idea del socialismo è anormale,
e quello che lui fece per la giustizia sociale, contro il razzismo,
eccetera. Welles farebbe fuori Trump in uno schiocco di dita. La
persona forse più vicina a lui è Michael Moore che racconta storie
epiche. Ma avremmo davvero bisogno di Welles. Ti prego torna tra
noi. Ne abbiamo davvero bisogno ora più che mai. Welles è una forma
di immaginazione degli anni ’20 e degli ’30, il periodo di
Mussolini.
Welles era straordinariamente
intelligente nel capire la reazione del pubblico e diciamo che la
stessa cosa la fa Trump per capire come manipolarlo.
Io penso che Orson avesse un
pubblico sin dai primi anni, perché è diventato famoso da giovane.
Già dalla tenera età aveva incontrato persone che facevano parte
dei diversi tipi di media ed arte, imparando poi a capire la
concezione dei media, come la radio. Basti pensare a La guerra dei
mondi e facendo programmi radio settimana dopo settimana. Così
facendo era in grado di percepire la risposta del pubblico e la
reazione verso i suoi programmi in maniera molto rapida. Il
responso era immediato e costante.
Lui era costantemente
“dentro” il suo pubblico, lo conosceva molto bene.
Era un grande artista americano.
Sicuramente si identificava con gli europei e con diverse culture,
come quella italiana. Ma era la quintessenza dell’arte americana ed
era costante interessato al pubblico. Voleva il responso del
capitalismo.
Cosa pensa dei progetti che
non ha realizzato.Per esempio, The Other Side of
the Wind. Lei pensa che sia un bene che i suoi progetti vengano
realizzati ora o che è meglio che rimangano dove
stanno?
Non ho ancora visto other side of
the wind e aspetto di vederlo sul grande schermo. Sono molti I
progetti che non sono stati realizzati. In molti hanno pensato che
i suoi fossero stati sabotati, che avesse problemi con i film o che
ci fossero problemi di froidiana natura. Io non penso a niente di
tutto questo. Ho passato molto tempo nell’archivio del Michigan
dove ho visto molti dei suoi scritti ed era amico di molte persone.
Ho parlato con sua figlia quasi tutti i giorni e nessuno ha mai
pensato che avesse avuto problemi nel terminare i suoi progetti.
Era solo un’artista sperimentale nel sistema industriale. Riguardo
la tua domanda specifica, sono molto contento che abbiano
realizzato the other side of the wind perché lui aveva l’occhio
lungo, c’erano dettagli, scritti, non è solo un lavoro di puro
montaggio. Il restauro di don quixote non ebbe successo.
Qual era la relazione tra
Welles e le sue mogli. Ha avuto cinque donne. Cosa pensa dei
diversi tipi di donna che Welles ha frequentato?
Con quale tipo di donna Welles non
ha avuto rapporti? Non bionde, prostitute o vicine di casa. Ma
Dolores Del Rio, Rita Hayword, Janet Leight. Donne latino americane
di ammirazione intellettuale. Rita parlava tre lingue, era molto
brillante ed intelligente. Paola Mori era la sua confidente. Io
penso che lui abbia rotto le donne emozionalmente, ma le amava
intensamente e viceversa.
Da un punto di vista
artistico, qual è il movimento che ha influenzato maggiormente
Welles tra pittura? Vedendo il suo film, sempre l’espressionismo
tedesco, sicuramente all’inizio. La parte interessante del suo film
è che si vede un Welles inedito.
Welles amava molto dipingere. È
stato educato all’arte. Se dovessi scegliere una parola che potesse
descrivere il suo movimento artistico, direi barocco. Se vedere il
Tintoretto, La scuola di San Rocco, la crocifissione è wellesiana.
Welles passò molto tempo a Venezia e questa è stata la sua primaria
influenza. Secondariamente, di sicuro è stato l’espressionismo.
Welles era amante dei film di John Ford e del suo classicismo, che
per il Welles non è presente. Welles raccontava il mondo da un
punto di vista barocco. All’opposto del minimalismo,
dell’impressionismo e del realismo convenzionale. Barocco e
neoralismo è ciò che lo ha affascinato ed era interessato a questo
processo di messa in opera. Era anche molto amico di Pablo Picasso
e soprattutto del primo cubismo.
C’è qualcosa della
realizzazione di F for Fake che l’ha aiutata nel realizzare questo
film?
Beh, diciamo che il mio film è
esattamente l’opposto, perch io racconta una passione sincera e F
for fake parla del fake. Penso che non avrei mai potuto realizzare
un film del genere. Penso che Welles fosse talmente grande da
realizzare un film del genere che un grande lavoro sul post
modernismo. È riguardo un paradiso perduto arte drammatica e
modernismo. Pieno di contraddizioni.
Era un artista visuale. Come
pensa che potrebbe reagire circa la tecnologia moderna, specie
riguardo i suoi film?
Lo amerebbe, ne sono sicuro. Il
sistema dice che hai bisogno di centinaia di persone per realizzare
un film e che tu non stia realizzando un film industriale, non
realizzato ufficialmente. Avrebbe amato la tecnologia.
Lei pensa che fosse migliore
come attore o come regista?
Come regista direi. Adoro molto
l’estremetismo delle sue performance, ma, non voglio generalizzare,
il cinema ha avuto attori minimalisti come Greta Garbo, James
Stewart, persone che identificassero l’idea di cinema. Come attore,
Welles faceva performance meno minimaliste. Come regista aveva il
senso dello spazio in mano, del tempo, e del contrasto soprattutto
tra giovani e vecchi.
Per decine di decadi Quarto
Potere è stato considerato come uno dei migliori film della storia
del cinema. Recentemente, è stato superato da Vertigo. Cosa ne
pensa di questo?
Diciamo che non ne sono sorpreso.
Quarto potere è un film difficile, anche da comprendere, è
confondibile come un film meccanico. Per me diventa migliore come
invecchia. Quando lo vidi da giovane, notai una tecnologia
brillante per l’epoca, ora posso vedere una tristezza elegiaca. La
maggior parte dei film di Welles trasmettono l’evoluzione
dell’essere umano, la tristezza palpabile, la perdita e la
disperazione e malinconia.
La figlia di Welles, con ho parlato
tutti i giorni, era preoccupata che Orson Welles potrebbe essere
dimenticato. Ho visto quarto potere in un festival qualche anno fa
sul grande schermo e ho subito realizzato che mi scosso come non
aveva mai fatto prima.
C’è qualche oggetto di
Welles che le ha fatto dire “wow”? Magari dei quadri, il punto di
vista impressionista…
Beh, in particolare il suo stivale.
L’ho comprato su internet. Non sono cattolico ma questo è il mio
oggetto sacro.
Ci sono così tanti libri su
Welles ma nessun film.
Questa è una lettera d’amore che ne
pensa della sua risposta circa il suo film/lettera. No voice over.
Coinvolge molto di più, modo di raccontare soggettivo e
coinvolgente. Lettera ad un padre molto, non il mio, ma lo è
cinematograficamente parlando.
L’uscita in sala dell’adattamento
cinematografico del classico della letteratura per ragazzi,
Scary Stories to Tell in the Dark ha
una data d’uscita. Il progetto, scritto e prodotto da
Guillermo Del Toro, arriverà nelle sale USA il
9 agosto 2019. Il film, diretto da André
Øvredal, vedrà protagonista Zoe
Coletti.
Guillermo del Toro
è reduce dal grande
successo di The Shape of Water, che ha
conquistato il premio Oscar per il Miglior Film e la Migliore Regia
(oltre a Scenografia e Colonna Sonora Originale) e per questo
progetto, una volta completamente nelle sue mani, ricoprirà il
ruolo di produttore.
La prima stesura dell’adattamento
seguiva le vicende di un gruppo di giovani alle prese con i loro
peggiori incubi ed era stata firmata da Marcus
Dunstan e Patrick
Melton (Saw – L’Enigmista).
Guillermo del Toro produrrà Scary Stories to Tell in the
Dark insieme a Jason Brown e Sean
Daniel della The Sean Daniel Company e
a Elizabeth Grave della 1212 Entertainment.
Le storie raccontate in
Scary Stories to Tell in the
Darksi ispirano al folklore
americano e sono state pubblicate per la prima volta nel 1981. Il
cast di Scary Stories to Tell in the
Darkcomprende anche Austin
Abrams (Brad’s Status, Tragedy Girls), Gabriel
Rush (Moonrise Kingdom, The Grand Budapest
Hotel), Michael Garza (Wayward
Pines, The Hunger Games), Austin Zajur (Fist
Fight, Kidding), Dean Norris (Breaking
Bad), Gil Bellows
(Patriot, Jett), Lorraine
Toussaint (Into The
Badlands, Selma, Orange
Is The New Black) e Natalie Ganzhorn (Make it
Pop, Wet Bum).
Willem Dafoe è uno
degli attori più prolifici della storia del cinema. Conosciuto per
la sua versatilità e per il suo inconfondibile viso, lotta per far
sì che i film indipendenti possano godere di una più ampia
distribuzione.
Dafoe ha lavorato con registi del
calibro di Martin Scorsese, David Lynch, Oliver Stone,
Kathryn Bigelow e Wes Anderson, dando
vita a tanti diversi personaggi a cui, l’attore americano, è
riuscito a dare profondità.
Willem Dafoe: moglie
Willem Dafoe è sposato da diversi
anni con una regista romana, Giada Colagrande. I
due, che non hanno figli, hanno 20 anni di differenza e si sono
sposati il 25 marzo del 2005, circa un anno dopo essersi
conosciuti. Giada e Willem si sono incontrati a Roma all’inizio del
2004, sembra dopo la proiezione di un cortometraggio di Giada
(alcuni dicono dopo la premere de Le avventure acquatiche di
Steve Zissou).
Da quel momento i due hanno iniziato
a scoprire di avere gli stessi interessi e di completarsi a
vicenda. La loro vita è davvero molto privata e si sa ben poco di
loro, tranne il fatto che si sono sposati con una cerimonia molto
intima, giusto qualche persona.
Entrambi collaborano ai propri
progetti e, dal 2005 in poi, Dafoe ha partecipato a quasi tutti
quelli realizzati dalla moglie. È comparso nei suoi film Before
it Had a Name (2005), Una donna – A Woman (2010),
Bob Wilson’s Life & Death of Marina Abramovic (2012) e
Padre (2016), mentre la moglie è apparsa nel film Pasolini (2014) di Abel Ferrara.
Willem Dafoe: Joker
Dafoe sarebbe potuto essere
Joker. Dafoe è uno degli attori più apprezzati dell’industria
cinematografica e lo era anche alla fine degli anni ’80. Qualche
mese fa, l’attore ha dichiarato che avrebbe potuto interpretare il
Joker nel Batman di Tim Burton del 1989.
Alla fine è stato Jack
Nicholson a passare alla storia, ma Dafoe era stata una
delle scelte. In origine, Tim Burton ed i suoi collaboratori
avevano ristretto la cerchia intorno ai vari attori che avrebbe
potuto interpretare il Joker: la rosa includeva Tim Curry,
James Woods e John Lithgow.
Per diversi motivi, di lavoro o
personali, nessuno di loro ha dato disponibilità. Dafoe venne
contattato dallo sceneggiatore del film Sam Hamm:
tuttavia, non gli venne mai formulata un’offerta definitiva, andata
poi a Nicholson. Per Hamm e per un nutrito gruppo di fan, Dafoe
sarebbe stato fisicamente perfetto per il ruolo e non è escluso che
possa prenderne parte in futuro.
Willem Dafoe: Pasolini
Nel 2014 venne presentato alla
Mostra del Cinema di Venezia il film Pasolini, di Abel
Ferrara. Più che un lungometraggio, il film è una sfida: quella di
raccontare le ultime ore di vita di Pier Paolo
Pasolini senza cadere nella retorica e senza creare
polemiche sterili.
Vedere Dafoe nei panni del regista e
poeta italiano è abbastanza sconvolgente: una somiglianza fisica
pazzesca, per non parlare delle sua capacità di dare vita a un
personaggio tutt’altro che semplice. Il lavoro di Dafoe non si è
basato sull’imitazione: piuttosto, l’attore ha cercato di incarnare
le sue azioni e riflessioni degli ultimi momenti della sua vita,
dei sentimenti da lui provati, delle mille idee che aveva in
mente.
Insieme a Dafoe, nel film appaiono
anche Riccardo Scamarcio nei panni di
Ninetto Davoli e il vero Davoli nei panni di
Eduardo de Filippo.
Willem Dafoe: Spider-Man
Uscito nel 2002, Willem Dafoe prese
parte un anno prima alle riprese di Spider-Man,
il primo film della trilogia di Sam Raimi. Dopo
qualche controversia e cambi tra registi e sceneggiatori, per il
ruolo del villain venne scelto il Goblin, l’alter
ego di Norman Osborn, il padre del migliore amico di
Spider-Man.
Ingaggiato nel novembre del 2000,
Dafoe venne scelto dopo il rifiuto di Nicolas Cage, Jim
Carrey e John Malkovich alla parte. Per
poter dare un maggior realismo al personaggio, Dafoe si impose con
la produzione, rifiutando determinatamente di farsi sostituire
dagli stuntman durante le scene più pericolose, perché non sarebbe
stato naturale.
Recentemente, l’attore ha ammesso
che il personaggio del Goblin ha aiutato la sua carriera: abituato
a far parte di un certo tipo di film indipendenti, che non hanno
ampia distribuzione, un film popolare e dall’ottima fattura aiuta a
dimostrare al mondo che si è ancora presenti nell’industria
cinematografica.
Willem Dafoe: filmografia
Willem Dafoe è un
attore molto prolifico: in quasi 40 anni di carriera, ha girato
circa due film l’anno, tra corti e lungometraggi blockbuster,
autoriali e indipendenti. Il suo primissimo ruolo, dopo essere
stato licenziato da Michael Cimino in I
cancelli del cielo, risale a The Loveless (1982)
di Kathryn
Bigelow e Monty Montgomery.
Nella sua filmografia si annoverano
film come Miriam si sveglia a mezzanotte (1983),
Vivere e morire a Los Angeles (1985), Platoon
(1986) di Oliver Stone, Nato il quattro luglio
(1989), Cuore Selvaggio (1990) di David Lynch, Lo spacciatore (1992) di
Paul Schrader, Così lontano così
vicino (1993), Il paziente inglese (1996) ed eXistenZ (1999)
di David Cronenberg. Gli anni Duemila sono
costellati da titoli come American Psycho (2000), Spider-Man (2002), C’era
una volta in Messico (2003), Le avventure acquatiche di
Steve Zissou (2004), The Aviator (2004), Inside
Man (2006), Antichrist (2009), My Son, My Son,
What Have Ye Done (2009). E, ancora, Nynphomaniac –
Vol. 1 e
2 (2013), La spia – A Most Wanted Man (2014),
Grand Budapest Hotel (2014), Colpa delle stelle (2014), The Great Wall (2016), Assassinio sull’Orient Express (2017), Aquaman (2018) e Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità (2017).