In una lunga nuova cover story per
la rivista GQ,
Timothée Chalamet rivela che Tom Cruise gli ha inviato un’e-mail nella
quale Cruise offriva un elenco di tutti gli istruttori di
acrobazie, istruttori di motociclette e altro ancora con cui
Chalamet poteva mettersi in contatto per esercitarsi per futuri
ruoli action.
“Fondamentalmente ha detto che
nella Vecchia Hollywood avrei ricevuto un allenamento di danza e di
combattimento, e che oggi nessuno mi terrà a quello standard.
Quindi dipende da me”, ha ricordato Chalamet. “L’e-mail
era davvero come un grido di guerra.”
Chalamet è un grande fan di Tom Cruise, e ha ammesso di aver visto
Top: Gun Maverick otto volte nei cinema mentre era a
Budapest per le riprese di Dune: Parte
Due tra l’estate e l’autunno del 2022. L’attore ha
persino affittato un cinema per portare l’intero cast e la troupe
di Dune per vedere il blockbuster di Cruise.
“‘Top Gun’ è stato per me una
grande ispirazione l’estate scorsa, quando stavamo realizzando
‘Dune'”, ha detto Chalamet. “Alcuni membri della troupe si
sono fatti grasse risate all’idea di andarci, ma ho pensato che
fosse uno dei film più belli che abbia mai visto.”
Sebbene Chalamet non abbia
confermato se sia entrato o meno in contatto con gli istruttori di
acrobazie consigliati da Cruise, il regista Denis
Villeneuve ha sicuramente visto un cambiamento nel suo
protagonista dalla “Parte Uno” alla “Parte Due”.
“Dal punto di vista
dell’azione”, ha detto Villeneuve, “ho sentito che era
molto più allenato rispetto alla prima parte e pronto per le
sequenze di combattimento. Sono rimasto colpito dal suo livello di
disciplina per la “Parte Seconda”. Sai, quando sei il protagonista
di un film, il modo in cui ti avvicini al tuo lavoro e la tua
disciplina avrà necessariamente un effetto a catena sul resto del
film e della troupe. Era il primo sul set, sempre pronto. E sono
rimasto molto contento e impressionato da come Timothée abbia
davvero abbracciato quella disciplina e sia diventato, per me, un
vero attore protagonista di questo film”.
Fede Álvarez è
stato incaricato di dirigere un nuovo film del franchise di
Alien, che dovrebbe uscire il prossimo anno che si
intitolerà, almeno per ora, Alien: Romulus, che ha scritto
insieme a Rodo Sayagues.
Il franchise è fermo dal 2017,
quando Ridley Scott
diresse Alien: Covenant che, come
Prometheus (2012). Il risultato non soddisfacente
al botteghino di quest’ultimo ha posto fine alla corsa di
Scott, e ora Alien: Romulus sarà il
primo film del franchise uscito da quando la Disney ha acquisito la
Fox.
Parlando con Guillermo del
Toro al DGA Latino Summit 2023 (intorno alle 18:35),
Álvarez ha confermato che il suo “director’s cut” di
Alien:
Romulus è finito e che recentemente “ha
dovuto affrontare il momento incredibilmente teso di mostrare il
lavoro a Ridley Scott”, che è uno dei produttori
principali del sequel e il “padre” del franchise.
“Volevo che lo vedesse prima di
chiunque altro”, ha detto Álvarez. “E tutti mi hanno fatto
capire che Ridley è davvero un duro. È davvero duro, soprattutto se
quello che vede ha qualcosa a che fare con i suoi film. È stato
davvero duro con “Blade Runner [2049]”, che pensavo fosse un
capolavoro, e ha avuto dei problemi perché è davvero difficile per
lui guardare cose che hanno a che fare con il suo lavoro. Gli ho
chiesto del nuovo “Top Gun” e lui ha risposto “meh”. Io ho risposto
“Di cosa stai parlando?” E lui ha risposto “Quello di mio fratello
era originale e questo è come eh”. Quindi ho pensato: ‘Non c’è modo
di vincere questa partita.’”
Álvarez era “terrorizzato” all’idea
di incontrare Ridley Scott di
persona dopo che il regista aveva visto Alien: Romulus per la
prima volta, ma sapeva che doveva essere lì di persona per
ascoltare i pensieri di Scott. “Anche se non me lo avesse
chiesto, sarei andato lì, mi sarei seduto a un tavolo, lo avrei
guardato e avrei ascoltato quello che aveva da dire”, ha detto
il regista. “Anche se avesse detto: ‘Hai distrutto la mia
eredità’, volevo essere di fronte a lui e vederlo negli occhi. Non
volevo ricevere un’e-mail con scritto “Ridley dice…”
“E poi è entrato nella stanza e
ha detto: ‘Fede, cosa posso dire? È fottutamente fantastico”,
ha continuato Álvarez parlando della reazione di Scott al film.
“Per me è stato come… La mia famiglia sa che è stato uno dei
momenti più belli della mia vita avere un maestro come lui, che
ammiravo così tanto, guardare un film che avevo fatto ma
soprattutto qualcosa del genere… e parlarmi per un’ora di cosa gli
piaceva. Uno dei migliori complimenti che mi ha fatto è stato: “Il
dialogo è fantastico”. Sei tu lo sceneggiatore?’ Sì!”
20th Century Studios e Disney
devono ancora rivelare molti dettagli sulla trama di
Alien:
Romulus, a parte il fatto che sarà incentrato su
“un gruppo di giovani di un mondo lontano, che si ritrovano a
confrontarsi con la forma di vita più terrificante del mondo”.Cailee Spaeny, che vedremo in
Priscilla di Sofia Coppola, guida
il cast insieme a David Jonsson (“Industry”),
Archie Renaux (“Shadow and Bone”), Isabela
Merced (“Rosaline”), Spike Fearn (“The
Batman”) e Aileen Wu (“Away From Home”).
Per entrare al meglio nella
Spooky season, le settimane che precedono Halloween, cosa
guardare di meglio se non un film dell’orrore! Netflix ha aggiunto per l’occasione
nuovi contenuti ad hoc: oltre alla miniserie La caduta della Casa degli
Usher vi è anche Il convegno. La
pellicola svedese, diretta da Patrik Eklund e
tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Mats
Strandberg, riprende alcuni degli elementi classici degli
horror slasher: un gruppo di persone in mezzo al bosco, un
assassino psicopatico che cerca di ammazzare più persone possibili,
un clima vagamente di suspense. Nel cast ritroviamo principalmente
figure note nel solo panorama nazionale: Adam
Lundgren è nei panni di Jonas, mentre Katia Winter (The boys) interpreta Lina.
Il convegno: la riunione
che diventa massacro
Il film ha per protagonista un
gruppo di impiegati pubblici intento a trascorrere alcuni giorni in
una struttura nei boschi, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto
tra colleghi e migliorare la loro produttività. In particolare, il
posto dove alloggiano si trova nella cittadina dove il team
dovrebbe far costruire un enorme centro commerciale. Durante la
prima parte de Il
convegno emergono però le prime discordanze sulla
creazione dell’opera ed all’interno dello stesso gruppo: per
ottenere il terreno necessario alla costruzione, è stata
espropriata una fattoria ed il proprietario si è suicidato poco
dopo, delle firme sono state falsificate e molti dei cittadini
locali si oppongono al centro commerciale.
Le cose però peggiorano
drasticamente quando un misterioso killer si inizia ad aggirare
nella struttura: i primi ad essere colpiti sono i soggetti dello
staff del posto. Pian piano però anche gli ospiti verranno presi
come bersaglio dall’assassino travestito. Con il sopraggiungere
della notte, ha inizio la corsa per la sopravvivenza.
Il genere dell’orrore risulta
talvolta essere molto settoriale: o si ama o si odia. Chi è amante
dell’horror adora il sentimento di continua tensione ed adrenalina
che si percepisce guardandone uno. Un film come Il
convegno non può di conseguenza essere apprezzato dai
veri cultori di questo genere cinematografico.
Pur essendo presenti alcuni degli
elementi tipici delle pellicole horror, come una certa musica di
tensione e tanto sangue, non trasmette allo spettatore la suspense
e il terrore tipico di un film del genere. La trama risulta inoltre
essere piuttosto banale, a tratti anche involontariamente ironica.
Anche lo stesso travestimento del killer, che avrebbe lo scopo di
creare una sorta di inquietudine sinistra, non ottiene l’effetto di
spaventare il pubblico. L’unico reale fattore che resta di un
horror è la presenza di tante uccisioni, ma non splatter quanto si
potrebbe pensare.
Anche lo stesso svolgimento delle
vicende sembra essere a tratti poco credibile: il killer, un
normale essere umano, viene colpito più volte alla testa con
molteplici armi da alcuni impiegati e membri dello staff. Per
quanto la maschera possa agire da scudo, è improbabile che un
essere umano sia ancora vivo ed abbastanza in forma da poter
continuare indisturbato ad inseguire le sue vittime. Il punto
focale degli slasher, horror come Il
convegno, è proprio l’inseguimento delle persone da
parte del maniaco omicida, ma è giusto dover mantenere una certa
logica nello svolgimento delle vicende: la pellicola rischierebbe
di perdere credibilità agli occhi del pubblico.
Un fattore interessante del film è
tuttavia l’alternarsi di musica di suspense e di brani di musica
classica: tra queste si ritrovano anche pezzi di musica da
balletto, come delle tracce della Coppelia. Il risultato è un
effetto talvolta straniante rispetto alle immagini che però ben
racconta quanto avviene.
Courtesy of Netflix / Robert Eldrim
Un clima tossico di lavoro
Il clima all’interno del gruppo di
lavoro de Il convegno si percepisce
essere da subito molto teso: nonostante il capo e Jonas cerchino di
comportarsi in maniera entusiasta, ottengono ben poco riscontro da
parte degli altri.
Emergono da subito anche dei
dissensi riguardo alla possibilità stessa di realizzare il centro
commerciale: secondo alcuni, avrà un impatto negativo
sull’ambiente, secondo altri potrebbe non dare i risultati sperati
come riscontro economico. Il primo elemento attorno al quale si
creano le prime tensioni è la presenza della firma di Lina, una
delle dipendenti, su dei documenti che negavano alcun risarcimento
al proprietario del terreno su cui verrà costruito il centro
commerciale. La firma era stata falsificata, ma Jonas fa
gaslighting nei confronti di Lina: le fa dubitare della sua stessa
memoria, facendole credere che per via dello stress non ricordi
come sono effettivamente andate le cose.
Durante il film, viene allora
mostrata la reale natura di Jonas: un arrogante lupo senza scrupoli
che si interessa solo della propria vita e dei propri obbiettivi.
Anche nelle situazioni di maggiore pericolo, non esiterà ad
abbandonare i propri colleghi per salvare sé stesso.
Come Jonas, in realtà è
l’organizzazione stessa che si occupa della costruzione di
quest’opera a non avere scrupoli: si impongono nella costruzione
nonostante l’opposizione della gente del posto e strappando ogni
avere ad un semplice fattore. Questo sembra essere il motivo per
cui pagano con la vita. Ad ogni modo queste tematiche non vengono
approfondite, restano in secondo piano e il film non trova una
propria identità.
Netflix ha
pubblicato nuove foto che mostrano la Nazione del Fuoco nella
prossima serie live-action Avatar:
The Last Airbender. Pubblicato su Twitter,
Netflix
ha condiviso nuove foto che presentano ai fan le versioni
live-action del Signore del Fuoco Ozai, del Generale Iroh, della
Principessa Azula, del Comandante Zhao e del Principe Zuko,
interpretati rispettivamente da Daniel Dae
Kim , Paul Sun-Hyung Lee , Elizabeth
Yu , Ken Leung e Dallas
Liu.
Avatar: The Last Airbender ha avuto un adattamento su
Nickelodeon nel 2005. Creata da Michael Dante DiMartino e Bryan
Konietzko, la serie animata di tre stagioni segue Aang, l’ultimo
sopravvissuto della sua nazione che ha la capacità di piegare i
quattro elementi: acqua, terra, fuoco. e aria. Volendo portare la
pace nel mondo, Aang e i suoi amici devono sconfiggere la Nazione
del Fuoco, guidata da un sovrano determinato a conquistare tutto ai
suoi occhi.
Nel 2018, Netflix ha
annunciato che avrebbe realizzato un remake live-action
“reinventato” di Avatar:
The Last Airbender. DiMartino e Konietzko sono
entrambi produttori esecutivi e showrunner della serie. “Ambientato
in un mondo asiatico devastato dalla guerra, dove alcune persone
possono ‘piegare’ uno dei quattro elementi classici: acqua, terra,
fuoco o aria”, si legge nella sinossi ufficiale. “Aang (Gordon
Cormier) è l’”Avatar”, l’unico capace di piegare tutti gli
elementi, ed è destinato a portare la pace nel mondo dalla Nazione
del Fuoco. Con i suoi nuovi compagni Katara (Kiawentiio) e
Sokka ( Ian Ousley), Aang si propone di dominare gli elementi
mentre viene inseguito dal principe in esilio della Nazione del
Fuoco Zuko (Daniel Dae Kim), che cerca di riconquistare il suo
onore catturando l’Avatar.
Netflix
ha in programma di rilasciare ulteriori dettagli su
Avatar: The Last Airbender durante la Geeked
Week, che si terrà dal 6 al 12 novembre 2023. Avatar: The
Last Airbender uscirà su Netflix nel 2024.
Robert De Niro è
uno dei migliori attori che la storia del cinema possa avere.
Carismatico e versatile, ha conquistato tante diverse generazioni
di spettatori nel corso dei suoi quasi 50 anni di carriera. Capace
di interpretare qualsiasi ruolo, forte del sodalizio con Martin Scorsese e dell’amicizia con
Joe Pesci, De Niro ha davvero conquistato il mondo
con le sue interpretazioni.
Ecco dieci cose che, forse, non sapevate di Robert De
Niro.
2. Ha diretto e prodotto
alcuni film. Nel corso della sua carriera De Niro ha anche
ricoperto in due occasioni il ruolo di regista. Egli ha infatti
compiuto il passaggio dietro la macchina da presa per
Bronx, nel 1993, e per The Good Shepherd – L’ombra del
potere, nel 2006. In entrambi i film egli ha anche partecipato
come attore. Negli anni, inoltre, De Niro è stato anche produttore
di diversi film, in maggior parte quelli da lui anche interpretati.
Ha però prodotto anche le serie NYC 22 (2012), About a
Boy (2014-2015) e When They See Us (2019).
3. Ha vinto due
Oscar. De Niro è uno degli attori più premiati di sempre
nel mondo del cinema. In particolare, egli vanta ben sette
nomination come attore ai premi Oscar. È infatti stato candidato
come protagonista di Taxi Driver, Il cacciatore, Risvegli
e Cape Fear, vincendo il premio per il suo ruolo in
Toro scatenato. È poi stato candidato come non
protagonista per Il padrino – Parte II e Il lato
positivo, vincendo per il primo. Nel 2020 è invece stato
candidato come produttore del miglior film The
Irishman.
Robert De Niro e Leonardo DiCaprio in una scena di Killers
Of The Flower Moon
Robert De Niro ha origini italiane
4. Ha origini
italiane. Robert Anthony De Niro Jr. è nato nel Greenwich
Village, a New York, da Robert De Niro Sr. e
Virginia Admiral. De Niro ha origini italiane da
parte del padre: i bisnonni di Robert, infatti, sono emigrati da
Ferrazzano nel 1980. Il bisnonno si chiamava Giovanni Di
Niro, che venne cambiato in De Niro per una pronuncia
migliore. Dalla parte della nonna, invece, ha origini irlandesi.
Sua madre, Virginia, è stata una poetessa ed una pittrice di
origini inglesi. Robert è cresciuto con la madre (i genitori
divorziarono quando aveva appena due anni) nel quartiere di Little
Italy.
Robert De Niro e il padre pittore
5. Ha dedicato un
documentario al padre. De Niro ha raccontato la vita del
padre nel documentario Remembering the Artist Robert De Niro,
Sr. Il progetto, realizzato da Perri
Peltz e Geeta Gandbhir, è stato
presentato in anteprima europea al Maxxi di Roma nel 2014. Questo
film è un viaggio nel percorso artistico del pittore De Niro Sr.,
del suo successo e decadimento a metà del Novecento, ma che
racconta anche del rapporto tra padre e figlio, dei suoi conflitti
interiori e di quello con l’omosessualità e la sua morte a 71
anni.
Robert De Niro in Toro
scatenato
6. Ha preso molto peso per
il ruolo. In Toro Scatenato De Niro interpreta il
pugile Jake LaMotta. Il film, sceneggiato da
Paul Schrader e diretto da Martin Scorsese, si
basa sul libro di memorie di LaMotta, Raging Bull: My
Story. Per questo ruolo l’attore non solo si è allenato come
pugile, ma ha anche guadagnato circa 30 chili per le scene che
vedono LaMotta ormai ingrassato e invecchiato. Per l’epoca questo
fu un record senza precedenti, che dimostrò la grande dedizione di
De Niro verso i suoi personaggi.
Robert De Niro in una scena di Taxi Driver
Robert De Niro in Taxi
Driver
7. Si è preparato al ruolo
lavorando come tassista. In Taxi Driver, uno dei
più celebri film di De Niro, l’attore interpreta ilproblematico
Travis Bickle, reduce del vietnam ora tassista notturno.
Considerato uno dei più rappresentativi e disturbanti personaggi
della storia del cinema moderno, questo ha richiesto all’attore una
grande preparazione psicologica. Egli, tra le altre cose, si
preparò lavorando realmente come tassista, al fine di comprendere
meglio quell’ambiente e le bizzarre persone che vi si possono
incontrare.
Robert De Niro in Il
Padrino
8. Ha imparato a parlare in
dialetto. Per dare un’interpretazione più convincente del
suo personaggio, De Niro si è allenato a parlare il dialetto
siciliano per ben quattro mesi. Grazie a questo film e alla sua
straordinaria performance, ha ottenuto l’Oscar al miglior attore
non protagonista. Il fatto curioso è che lui e Marlon Brando
hanno ottenuto un Oscar avendo interpretato lo stesso personaggio,
facendo di questo il primo caso in assoluto nella storia del
premio.
Robert De Niro, Tiffany Chen e i suoi figli
9. Ha sette figli.
De Niro vanta ad oggi ben sei figli avuti da quattro donne diverse.
I primi due figli, Drena e
Raphael, li ha avuti dall’attrice Diahnne
Abbott, con quale è stato sposato dal 1976 al 1988. Nel
1995, invece, dalla fidanzata dell’epoca Toukie
Smith ha avuto, tramite madre surrogata, i gemelli
Julian Henry e Aaron Kedrick. Nel
1997 ha invece sposato l’attrice Grace Hightower,
da cui ha avuto Elliot e Helen
Grace, quest’ultima avuta sempre tramite madre surrogata.
Nel 2018 De Niro e la moglie hanno annunciato la separazione. Nel
maggio 2023, dalla relazione con Tiffany Chen,
nasce Gia Virginia.
Robert De Niro: età, altezza e patrimonio dell’attore
10. Robert De Niro è nato
il 17 agosto del 1943 a New York, Stati Uniti. L’attore è
alto complessivamente 1.75 metri. Ad oggi, il patrimonio di De Niro
è stimato intorno ai 500 milioni di dollari, cifra che fa di lui
uno degli attori più ricchi in circolazione.
Noto per i film Prison
Escape (2008) e L’alba del pianeta
dellescimmie (2011), il regista
Rupert Wyatt ha nel 2019 portato al cinema il film
Captive State, con il quale sembra aver
proposto una combinazione dei suoi due precedenti lungometraggi. In
questa sua nuova e, ad oggi, ultima pellicola, il regista ha
infatti usato l’espediente fantascientifico per raccontare i
pericoli che corrono oggigiorno le libertà civili e il ruolo del
dissenso all’interno di una società autoritaria. Tra invasione
(grossomodo quella che avviene da parte delle scimmie nei confronti
degli umani nel film del 2011) e ribellioni (similmente a quella
mostrata nel film del 2008), si sviluppa così un’opera dai forti
rimandi politici.
Ancora una volta, dunque, la
fantascienza diventa l’occasione per raccontare il presente,
proponendo in questo caso una generica situazione di dittatura e di
quanti vi sono coinvolti. Per promuoverlo, è poi partita una
campagna di comunicazione web e social come fosse gestita dalla
dittatura aliena presente nel film. Sono dunque stati diffusi
comunicati destinati ai cittadini “Collaboratori” affinché
denuncino ogni attività dei cittadini “Dissidenti”. L’idea del
film, in ogni caso, arriva direttamente dalla mente del regista,
che ha scritto la sceneggiatura insieme alla moglie Erica
Beeny.
Per gli amanti del genere,
Captive State è dunque un titolo interessante da poter
recuperare, che punta sul valore dei suoi colpi di scena, gli
effetti speciali e su interpretazioni di buon livello da parte di
celebri attori. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Captive State
Il film è ambientato a Chicago nel
2015. La città americana, come il resto del pianeta, vive da nove
anni sotto l’occupazione di alieni che si fanno chiamare
“Legislatori” e che lasciano gli umani fare la loro vita mentre nel
sottosuolo sfruttano tutte le risorse naturali della Terra.
Gabriel, un ventenne che ha visto i genitori
uccisi dagli alieni al loro arrivo, e che ha un fratello maggiore
di nome Rafe membro della Resistenza contro
l’oppressore, cerca di trovare i soldi per fuggire dalla città
attraverso il lago Michigan lavorando al mercato nero: così
facendo, entrerà punta ad entrare in contatto con una rinata
cellula della Ribellione.
Questa si fa chiamare La Fenice e il
suo obiettivo è naturalmente quello di affrontare gli invasori
alieni con un piano ben congeniato che permetta di roversciare il
loro regime. Gabriel si ritrova dunque coinvolto nella preparazione
di un nuovo attentato, ma proprio nel corso di tali preparativi
scoprirà verità inattese su suo fratello che metteranno in dubbio
tutte le sue azioni future. Il tutto mentre William
Mulligan, un poliziotto pro-alieni ed ex amico della sua
famiglia, mira a mettersi in contatto con lui per scopi tutt’altro
che chiari, che potrebbero però a loro volta stabilire il futuro
del ragazzo e della salvezza umana.
Il cast di Captive State
Ad interpretare Gabriel vi è
l’attore Ashton Sanders, noto per essere stato uno
dei protagonisti del film premiato agli Oscar Moonlight. Suo fratello
Rafe, invece, è interpretato dall’attore Jonathan
Majors, oggi noto per essere Kang il Conquistatore nel
Marvel Cinematic Universe. Il noto
attore John Goodman
recita invece nel ruolo del Detective William Mulligan.
Colson Baker, anche noto come Machine
Gun Kelly, interpreta Jurgis, amico di Gabriel, mentre
Vera Farmiga
recita nei panni di Jane Doe. Alan Ruck, noto per
essere stato Connor in Succession interpreta
Charles Rittenhouse, mentre David J. Height è il
Maestro delle Ceremonie.
La spiegazione del finale di
Captive State: un sequel ci sarà?
Con il sopraggiungere del finale di
Captive State, viene rivelato che dietro le rivolte
ribelli c’è molto di più di quanto si credesse in precedenza. Il
colpo di scena finale svela che William Mulligan è anche lui un
ribelle sotto copertura e il suo obiettivo è salire di grado per
ottenere l’accesso a una base operativa degli alieni. È però in
grado di ricevere questa promozione solo dopo aver contribuito a
scoprire che i piani dell’alieni erano trapelati alla prostituta
locale – e influente membro della ribellione – Jane
Doe. Tuttavia, mentre intraprende la sua lunga discesa
verso la base aliena, la missione suicida di William termina in una
luce accecante che prende il sopravvento sullo schermo, prima del
buio.
Nel finale Gabriel rimane dunque
completamente solo, ma si accenna alla possibilità di una
ribellione più ampia nei confronti degli alieni. Una conclusione
che dunque lasciava aperta la porta ad un possibile sequel.
Tuttavia, quattro anni dopo l’uscita al cinema di Captive
State, non sono stati comunicati piani per la realizzazione di
un seguito. Ciò può essere con buona probabilità dovuto ai
risultati non particolarmente positivi del film, il quale è stato
accolto in modo non particolarmente positivo dalla critica ed ha
incassato globalmente appena 8 milioni di dollari a fronte di un
budget di 25. Con tali risultati, la realizzazione di
un Captive State 2 sembra quantomai
improbabile.
Il trailer di Captive
State e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Captive State grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play e Apple TV.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di martedì 17 ottobre alle
ore 21:10 sul canale Rai
Movie.
Dal regista Aneesh Chaganty e
dai produttori Natalie Qasabian e Sev
Ohanian (con quest’ultimo che ha scritto la sceneggiatura
insieme a Chaganty), autori del film rivelazione Searching (e,
successivamente, Missing), nel 2020 è
stato realizzato il thriller Run, con il
quale si punta ad offrire una nuova prospettiva su una storia dal
sapore Hitchcockiano, in cui si mettono in scena una paranoia
crescente che culmina con uno sconvolgente colpo di scena. Si
esplorano infatti in questo caso temi universali e riconoscibili
della relazione di una adolescente con sua madre, nonché il caos
onnipresente che si nasconde sotto la superficie della vita
quotidiana.
“Run è una lettera d’amore
all’età d’oro di Hollywood. È un thriller puro, su una madre e
una figlia che scoprono alcune cose l’una dell’altra. Parte tutto
da questo”, precisa Chaganty. La pellicola doveva essere
distribuita nelle sale statunitensi l’8 maggio 2020, ma è stata
posticipata a causa della pandemia di COVID-19 ed è stata infine
distribuita sulla piattaforma Hulu dal 20 novembre 2020, dove è
diventato il film più visto di sepre. In Italia il film è invece
stato distribuito a livello cinematografico a partire dal 10 giugno
2021, passando tuttavia in sordina. Grazie alla sua distribuzione
in streaming e al suo passaggio televisivo, è però ora possibile
riscoprirlo.
Per tutti gli appassionati di
thriller psicologici, dove risulta evidente che qualcosa non è come
sembra, Run è allora un ottimo titolo da recuperare e sui
cui temi riflettere. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori. Si
riporta poi una storia vera a cui il
film fa vagamente riferimento, ma anche
una spiegazione del finale Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Run
Protagonista di questa storia è
Chloe, un’adolescente disabile che vive con sua
madre, Diane. La donna è però così morbosamente
legata a sua figlia da risultare inquietante e invadente. Ha
infatti cresciuto Chloe, bloccata su una sedia a rottele, in totale
isolamento, controllando ogni sua mossa, ogni suo gesto. Ora che
però è cresciuta, la morbosità materna spinge la ragazza a mettere
in discussione il rapporto con il genitore e a indagare in casa,
alla ricerca di qualcosa che possa permetterle di comprendere più a
fondo perché la madre si comporti così. Ciò che troverà, tuttavia,
sarà una verità spaventosa.
Ad interpretare Diane vi è l’attrice
Sarah Paulson,
celebre per le sue molteplici interpretazioni nella serie
antologica American Horror Story.
Nel ruolo di Chloe, invece, vi è Kiera Allen, la
quale usa una sedia a rotelle nella vita reale a causa di un
problema di mobilità degli arti inferiori. Gli autori del film
volevano infatti lanciare un’attrice disabile, affermando che
Hollywood raramente sceglie attori disabili per ruoli disabili e si
sono così imbattuti in lei. Il suo ruolo in questo film ha fatto di
lei la seconda attrice donna su sedia a rotelle a recitare in un
film di suspense, dopo Susan Peters che fece lo
stesso nel 1948 in Il segno del capricorno.
Quella di Run è una storia vera?
Run non è basato su
una precisa vicenda realmente avvenuta, ma è vagamente ispirato ad
alcune situazioni simili di cui si ha reale testimonianza. Tra
questi si può citare quello di Dee Dee Blanchard e
sua figlia Gypsy Rose, la cui storia è stata più
fedelmente rappresentata nella serie Hulu The Act. In
sintesi, sembra che la donna fosse affetta dalla Sindrome di
Munchausen per procura, ovvero in cui un genitore o tutore arreca
danni fisici al minore o ad altra persona incapace per farlo
credere malato e attirare l’attenzione e comprensione su di sé.
Quando Gypsy Rose nacque, sua madre Dee Dee le rivelò infatti di
essere affetta da varie malattie, tra cui la leucemia e la
distrofia muscolare.
Per anni, dunque, Gypsy ha usato una
sedia a rotelle, ha assunto farmaci prescritti ed è stata
sottoposta a interventi chirurgici di cui non aveva bisogno. Per
via di questi presunti malanni, le due avevano anche ricevuto
diverse forme di sostegno da organizzazioni benefiche. Tuttavia,
dopo anni di soprusi, il 12 aprile 2015, Gipsy ha ucciso – con la
complicità di Nicholas Godejohn, un uomo
conosciuto online – sua madre Dee Dee. Lui è statopoi
condannato all’ergastolo, mentre Gypsy Rose si è dichiarata
colpevole di omicidio di secondo grado ed è stata condanna a 10
anni. Nel 2023 viene però annunciata una diminuzione della pena che
la porterà ad essere scarcerata il 28 dicembre di questo stesso
anno.
Run: la spiegazione del finale
Alla luce di questa storia, da cui
il film vagamente trae ispirazione in modo non ufficiale, si può
intuire che nel film Chloe non possiede tutti i malanni di cui sua
madre le riferisce. Ciò diventa chiaro una volta per tutte quando,
dopo un suo tentativo di fuga, Chloe viene rinchiusa nel
seminterrato della loro casa. Qui la ragazza trova una lettera di
accettazione al college, una foto di lei da bambina in piedi sulle
sue gambe, un certificato di morte della vera figlia di Diane, con
il suo stesso nome, scomparsa dopo appena 2 ore di vita, e un
articolo di giornale che parla di una bambina rapita dall’ospedale
quando era ancora in fasce.
Capisce così di essere stata drogata
in tutti quegli anni e che tutte le patologie che era convinta di
avere sono in realtà gli effetti collaterali delle pillole che la
donna le ha fatto ingerire fin da piccola. Diane, dunque, l’ha
rapita e allevata appena nata, spinta dalla sua ossessione di
essere madre a tutti i costi e traumatizzata dalla morte del suo
neonato. Nel finale, la ragazza riesce tuttavia a liberarsi da tale
situazione, facendo rinchiudere Diane in un istituto di correzione.
Non manca però di attuare una propria personale vendetta,
somministrando alla donna pillole di lidocaina per cani, la stessa
che per anni ha dovuto prendere lei.
Il trailer di Run e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Run grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple TV, Now, Tim Vision e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 17 ottobre alle ore 21:20
sul canale Rai 4.
Mentre il mondo ha già cominciato
ad amare e un po’ a temere i giovani protagonisti di Gen
V, arriva dai meandri di internet una teoria che
potrebbe anticipare il modo in cui Marie Moreau (Jaz
Sinclair) si unirà alla squadra di Butcher di The Boys
4.
Marie, lo sappiamo dalla scioccante
entrata in scena nel primo episodio, è una Supe emocinetica con
abilità di livello superiore. Capace di manipolare il sangue, Marie
viene erroneamente identificata come l’assassina di Golden Boy
(Patrick Schwarzenegger), il che, in parte, la
favorisce nella sua ascesa nella Top 10 dei migliori studenti della
Godolkin University. Perseguitata dal suo tragico
passato, Marie è anche una dei pochi Supes di Gen
V che sembra impegnarsi nella lotta al crimine per le
giuste ragioni.
Con Gen
V che replica la storia della prima stagione di
The Boys
con un chiaro parallelo tra Starlight e Marie, non c’è dubbio che
il giovane Supe sia associabile Starlight (Erin
Moriarty), Hughie (Jack Quaid) e gli
altri membri anti-Vought della troupe di Billy Butcher in The
Boys. Anche nei suoi primi episodi, la serie spin-off
ha vantato alcuni cameo divertenti che si collegano al franchise
principale. Con l’intrigante potenziale crossover della serie in
pole position, sembra sempre più probabile che Marie incontrerà il
gruppo di vigilanti di The Boys
4. Curiosamente, entrambi gli show hanno già
anticipato come la squadra di Marie e Butcher potrebbero
incrociarsi in un prossimo futuro.
Hughie e The Boys dovrebbero già sapere di Marie
Concentrandosi su Marie
Moreau, Gen
V ci dice con un brillante e profondo Easter Egg
di The Boys, che la squadra di Butcher dovrebbe
già sapere dell’adolescente Supe. Nella terza stagione di
The Boys, Hughie ruba l’intero file system del Red
River Institute. L’Istituto, viene rivelato, è una casa famiglia di
proprietà sussidiaria della Vought per bambini Supe orfani. Dato
che l’unità USB di Hughie contiene i file di ogni Supe a Red River,
l’equipaggio dovrebbe essere ben consapevole dell’esistenza della
protagonista di Gen
V. In effetti, gli spettatori più attenti hanno notato
che il profilo e l’immagine di Marie appaiono effettivamente sullo
schermo nell’episodio mentre Hughie scorre i file, rendendo la
connessione innegabile.
Anche se Hughie e The
Boys non prestassero molta attenzione al profilo di
Marie – o se in qualche modo non si accorgessero di quanto possano
essere utili i suoi poteri emocinetici in una lotta contro
Homelander e la Vought – allora Gen V è pronta a
correggere quella svista. Nella serie spin-off, Marie fa notizia
quasi immediatamente per aver presumibilmente ucciso il prodigio
dell’università, giustamente chiamato Golden Boy. Mentre
approfondisce il progetto segreto “Woods” della Vought e le altre
cospirazioni che circondano Godolkin, c’è una forte probabilità che
appaia sul radar dei ragazzi di Butcher.
Gen V ha
confermato che Marie è una delle supes potenti del mondo
I poteri di manipolazione
del sangue di Marie Moreau in Gen
V sono tra le abilità più formidabili
nell’universo di The Boys. Spesso Marie usa le sue
abilità per creare proiettili o fruste, ma gli episodi chiave della
serie hanno dimostrato che è capace anche di manipolare il sangue
all’interno del corpo di qualcun altro. I superpoteri di Marie la
rendono la candidata perfetta per combattere qualcuno dotato di
invulnerabilità, come Homelander. È logico che i ragazzi
sfoglino gli archivi del Red River alla ricerca di candidati adatti
all’uccisione di Homelander.
Per la maggior parte del tempo,
Gen
V ha mostrato come Marie manipola il sangue che esiste
al di fuori del suo corpo (o di quello di qualcun altro). Avendo
scoperto le sue abilità quando le è arrivato per la prima volta il
ciclo, Marie si è sempre provocata dei tagli alle mani per avere il
sangue da manipolare, sangue che esce dal suo corpo. Altre volte, è
anche in grado di controllare il sangue che scorre dalla ferita o
dal taglio aperto di qualcun altro. L’episodio 4 di Gen
V, tuttavia, cambia le regole del gioco: rivela che
Marie può manipolare il sangue all’interno del corpo di qualcun
altro e, come dice lei, “far esplodere” una parte del corpo della
sua vittima. Detto questo, Marie potrebbe essere in grado di
controllare il sangue all’interno del corpo di Homelander,
rendendola una dei pochi Supes in grado di uccidere l’onnipotente
leader dei Sette.
Unirsi ai Ragazzi
potrebbe essere il futuro perfetto di Marie Moreau dopo Gen
V
Se Hughie e i
ragazzi sono già a conoscenza dei poteri rari di Marie,
potrebbero già cercarla. Non si sa molto sulla trama di The Boys
4 o su come il finale di Gen
V influenzerà la serie principala. Anche se non
conosciamo il destino di Marie, è chiaro che non ha futuro con la
Vought; ha causato troppi problemi e sa già troppo del ventre
oscuro della compagnia per essere trasformata in un membro dei
Sette facilmente controllabile.
È anche possibile che Marie Moreau
si unisca ai Ragazzi dopo il suo periodo in Gen
V. Se Hughie e gli altri si collegassero al suo
profilo Red River, è anche possibile che un membro dei Boys arrivi
alla fine della serie spin-off per reclutare Marie. Ovviamente i
ragazzi avranno molto da affrontare nella prossima stagione. Per
cominciare, è finalmente giunto il momento di odiare Billy Butcher:
le sue azioni egoistiche e l’uso sfrenato del Composto V stanno
facendo deragliare il gruppo.
La connessione di The Boys con
Marie Moreau potrebbe dare un volto al “benefattore”
Nell’episodio 5 di Gen
V, Shetty (Shelley Conn),
l’antagonista preside della Godolkin University, dice al dottor
Cardosa (Marco Pigossi) che Marie ha un
“benefattore” enigmatico e influente, il che la rende interdetta a
qualsiasi sperimentazione sui Supes. Diversi personaggi di
The Boys potrebbero essere il misterioso
“benefattore” di Marie, dal nuovo CEO della Vought Ashley Barrett
(Colby Minifie) all’ex CEO Stan Edgar
(Giancarlo Esposito) fino al candidato alla
presidenza Robert Singer (Jim Beaver). Anche la
stessa Dean Shetty potrebbe essere la misteriosa benefattrice.
Sebbene il fatto che il benefattore sia qualcuno all’interno della
Vought o della Casa Bianca avrebbe più senso, potrebbe anche
trattarsi di Starlight o Mallory, che vorrebbero portare Marie
dalla loro parte.
I file di Red River di Hughie
possono essere il ponte per portare Marie in The Boys 4
Quando la foto e il nome
di Marie appaiono sullo schermo durante l’esplorazione di Hughie
del database del Red River Institute, siamo di fronte a un cameo
per i fan più attenti. Naturalmente, il momento non è servito
soltanto a preparare l’arrivo di Gen
V molto prima della sua uscita. The
Boys è sempre stata una serie dalla trama intricata,
quindi è difficile immaginare che lo show presentasse Marie in modo
casuale. Nonostante tutti i cameo e i riferimenti di Gen
V alla serie madre, i due racconti rimangono in
gran parte separati. Se si sta cercando un modo per portare Marie
in The Boys
4 sembra chiaro che il passo non sarà poi tanto
difficile.
Dopo avervi rivelato la
storia vera del film, ecco una inedita clip di “Leonardo
DiCaprio nell’atteso Killers
of the Flower Moon, il prossimo film drammatico
di Martin
Scorsese, che debutterà al cinema questo giovedì 19
ottobre 2023, distribuito da 01 Distribution.
Nella clip dal titolo Il prezzo per gli Osage” possiamo ammirare
l’abilità di Ernest Burkhart,
personaggio interpretato dall’attore premio Oscar nel trattare per gli
Osage.
All’inizio del XX
secolo, la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage
che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi.
L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò
l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e
sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere
all’omicidio. Una storia d’amore e tradimenti, delitti e misteri in
un intrigo avvincente per la scoperta della verità.
Killers of the Flower
Moon, il film
Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John Lithgow.
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
Cosa vuol dire
cringe? A cosa serve un meme? E c’è differenza
tra un influencer e un content creator? Basta non
saper rispondere anche solo a una di queste domande per cominciare
a sentirsi poco al passo con i tempi o, come direbbe un ragazzo di
oggi, boomer.
Capirsi tra
generazioni diverse diventa, infatti, sempre più difficile e lo
dimostra bene il divario che esiste tra i giovani della Gen Z e le
persone che li precedono. A cambiare non sono solo gli anni di
nascita, ma anche le attitudini, gli stili di vita, gli interessi
e, soprattutto, il linguaggio.
Boomer
si nasce, la nuova serie audio di Trentino
Film Commission realizzata in collaborazione con
Chora Media, è pensata per tutti i boomer
– e non solo – che vogliono comprendere meglio i ragazzi di oggi e
come vivono sempre di più su internet e sui social media.
Nel corso di
sei puntate, una alla settimana, alcuni giovani
che hanno tra i 14 e i 20 anni fanno da guida all’host
Luca Ferrario, esperto di cinema e comunicazione e
Direttore di Trentino Film Commission, raccontando la loro
quotidianità tra esperienze online e offline.
Si crea così uno
scambio tra generazioni autentico e ironico, che partendo dalla
spiegazione di alcune parole ed espressioni usate dai ragazzi
arriva a svelare come stanno cambiando la nostra società e il
nostro mondo.
In ognuno degli
episodi interviene anche una figura esperta del tema trattato, e
tra le persone coinvolte ci sono Sofia Viscardi, Vincenzo
Marino, Daniele Zinni e Chiara
Maiuri.
Il podcast si
inserisce all’interno di EDUCA IMMAGINE+, un progetto di educazione ai
linguaggi del cinema e dei media rivolto al mondo della scuola e
all’intera comunità, nato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e
Immagini per la Scuola promosso da Ministero dell’Istruzione e del
Merito e il Ministero della Cultura.
La serie audio
uscirà in concomitanza della Giornata Nazionale del Cinema
per la Scuola 2023, in programma il 16, 17 e 18 ottobre
presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo per fornire
un’importante occasione di confronto e formazione sull’educazione
ai media in ambito scolastico.
Boomer si nasce sarà
disponibile su tutte le app free (Spotify, Apple
Podcast, Spreaker, Google Podcasts) dal 17 ottobre, con una
nuova puntata ogni martedì fino al 21 novembre.
Sinossi generale e calendario
degli episodi
Avete mai visto
qualcosa di cringe? Condividete dei meme? Sapete che tra amici è
comune fare delle live? Se domande del genere vi confondono, non vi
preoccupate, questa è la serie che fa per voi: è pensata per
aiutare i cosiddetti boomer a capire meglio la Generazione Z. Sei
puntate, una alla settimana, in cui sono proprio i più giovani a
farci da guida e a parlarci di come la loro quotidianità si
intreccia all’uso di internet e dei social media. In ogni episodio
partiamo da un termine o un’espressione che caratterizza il
linguaggio dei ragazzi per andare a esplorare i temi più diversi,
dai videogiochi agli influencer, passando per l’educazione sessuale
online. Grazie agli interventi di alcune persone tra i 14 e i 20
anni, e al supporto di sei figure “esperte”, questo podcast prova a
raccontare della nostra società, del nostro mondo e di come stanno
cambiando le cose.
Warwick Davis è il volto del franchise di
Willow, iniziato
nel 1988 con il film fantasy di Ron Howard e
proseguito con la
serie sequel di Disney+ nel 2022. La
Disney ha
cancellato la serie televisiva dopo solo una stagione di otto
episodi, e poi ha ritirato lo show dalla piattaforma per misure di
riduzione dei costi. Davis ha ora chiamato in causa la Disney via X
(ex Twitter), chiedendo allo studio di rispondere ai molti fan che
si chiedono perché non possono più guardare la serie in
streaming.
“Incontro quotidianamente
persone adorabili che sono fan di ‘Willow’, e che sono il motivo
per cui è stata realizzata la serie Disney+”, ha scritto su X Warwick Davis. “Per favore dimmi [Walt
Disney Company], cosa devo dire a questi abbonati quando chiedono
perché non possono più guardare la serie? #imbarazzante.”
Willow è stato uno
dei quasi 50 titoli che
Disney+ ha ritirato dalla sua libreria di streaming a maggio.
Altri titoli includevano la serie The Mysterious Benedict
Society e il film The One and Only Ivan.
La CFO della Disney, Christine McCarthy, ha
spiegato che la Disney si aspettava di effettuare una svalutazione
nel trimestre di giugno di 1,5-1,8 miliardi di dollari rimuovendo i
contenuti dalle sue piattaforme di streaming. Svalutando il valore
dei contenuti, la Disney può rimuoverlo dal suo bilancio e ridurre
le tasse.
La serie Willow ha
ricevuto recensioni per lo più positive dalla critica, con la prima
(e unica) stagione che ha ottenuto un punteggio di approvazione
critica dell’83% su Rotten Tomatoes.
Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio sono stati molto
schietti nelle interviste quando hanno parlato della massiccia
revisione subita dalla sceneggiatura di
Killers of the Flower Moon avvenuta durante lo
sviluppo del film. In una nuova intervista con The Irish Times, il regista ha
rivelato che lui e il co-sceneggiatore Eric Roth
avevano lavorato alla sceneggiatura di “Flower Moon” per due anni
interi quando DiCaprio ha contestato l’approccio alla storia.
“Io e [il mio co-sceneggiatore]
Eric Roth abbiamo parlato di raccontare la storia dal punto di
vista degli agenti dell’FBI che venivano a indagare”, ha detto
Scorsese. “Dopo due anni di lavoro sulla sceneggiatura, Leo è
venuto da me e mi ha chiesto: ‘Dov’è il cuore di questa storia?’.
Avevo avuto incontri e cene con gli Osage e ho pensato: ‘Bene, ecco
la storia’. Secondo noi, la storia non veniva necessariamente
dall’esterno, dal Bureau, ma piuttosto dall’interno,
dall’Oklahoma”.
La sceneggiatura di
Killers of the Flower Moon di Scorsese e Roth è
basata sull’omonimo libro di David Grann del 2017,
che
racconta la storia degli albori dell’FBI, quando gli agenti
indagavano su una serie di omicidi nella nazione Osage negli anni
’20. Nella sceneggiatura originale, il film era raccontato dal
punto di vista dell’agente dell’FBI responsabile del caso, Tom
White (Jesse Plemons). In quella versione del
film, DiCaprio doveva interpretare White, finché la storia non ha
cambiato prospettiva e l’attore si è riservato il ruolo, molto più
sgradevole, di Ernest Burkhart, un veterano della prima guerra
mondiale che viene coinvolto nell’avido complotto di suo zio per
derubare la nazione Osage delle sue ricchezze. La lealtà di Ernest
viene messa alla prova dopo aver sposato una donna Osage di nome
Mollie (Lily
Gladstone). Con DiCaprio nel nuovo ruolo principale,
Plemons è stato chiamato per interpretare Tom White.
Quando il team di “Flower Moon” ha
deliberato che la sceneggiatura doveva cambiare prospettiva,
Scorsese ha deciso di incontrare 300 membri della comunità Grey
Horse dell’Oklahoma nella contea di Osage. “Ho sempre detto che
se mai fossi stato coinvolto in qualcosa che avesse a che fare con
gli indigeni, sarebbe stato meglio sapere chi sono le persone o,
almeno, sentirmi a mio agio con loro come esseri umani”, ha
detto Scorsese all’Irish Times. “Ed è quello che è successo.
Quando ho incontrato per la prima volta Chief Standing Bear ero
nervoso. Siamo entrati nel suo ufficio. Abbiamo iniziato a parlare.
Penso che ciò di cui aveva bisogno da me era sapere che non mi
sarei approfittato di lui, che non avrei sensazionalizzato la
storia, in particolare la vittimizzazione degli Osage, e la
violenza della storia.”
“So che un certo numero di
persone nella comunità hanno sottolineato di aver visto il film
‘Silence'”, ha aggiunto Scorsese. “Hanno sentito che c’era
un cuore. Lo dico esitante. Ma sentivano di potersi fidare del
bianco. Ho cercato di fare del mio meglio per raggiungere quella
fiducia: non è stato facile. Ma è stato molto confortevole lavorare
con loro. Dipendevo da loro, ho scritto tutto quello che mi hanno
detto e l’ho inserito nella sceneggiatura.”
Scorsese ha dichiarato alla rivista
Time il mese scorso che mentre scriveva la sceneggiatura originale
di
Killers of the Flower Moon si era reso conto che
“stava facendo un film su tutti i bianchi… Il che significa che
stavo adottando un approccio dall’esterno verso l’interno, e questo
mi preoccupava”.
Killers of the Flower
Moon, il film
Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John Lithgow.
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
Disney+ ha svelato il trailer e annunciato che
A Murder at the End of the World, la
serie FX composta da sette episodi ambientata nel remoto e isolato
compound di un miliardario solitario, arriverà martedì 14 novembre
in esclusiva sulla piattaforma streaming in Italia. La serie
debutterà con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio
ogni settimana.
A Murder at the End of the
World è una serie mystery con al centro della scena un nuovo
tipo di detective: un investigatore dilettante della generazione Z
e un hacker esperto di tecnologia di nome Darby Hart (Emma
Corrin). Darby e altri otto ospiti sono stati invitati da
un miliardario solitario (Clive
Owen) a partecipare a un ritiro in una località remota
e affascinante. Quando uno degli altri ospiti viene trovato morto,
Darby deve usare tutte le sue capacità per dimostrare che si tratta
di un omicidio, contro una marea di interessi contrastanti e prima
che l’assassino faccia una nuova vittima.
L’avvincente serie è interpretata da Emma Corrin, Clive
Owen, Harris Dickinson, Brit Marling,
Alice Braga, Joan Chen, Raúl Esparza, Jermaine Fowler, Ryan J.
Haddad, Pegah Ferydoni, Javed Khan, Louis Cancelmi, Edoardo
Ballerini, Britian Seibert, Christopher Gurr, Kellan Tetlow, Daniel
Olson e Neal Huff.
A Murder at the End of the World è creata e
diretta da Brit Marling e Zal Batmanglij. Marling e Batmanglij sono
anche produttori esecutivi insieme ad Andrea Sperling
(Transparent), Melanie Marnich e Nicki Paluga. La serie in
sette episodi è prodotta da FX Productions ed è stata girata in
Islanda, New Jersey e Utah.
Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
Apple
TV+ ha svelato le prime immagini dell’attesissimo
speciale natalizio Il Natale di Hannah Waddingham,
in arrivo il 22 novembre. Nell’evento musicale l’attrice vincitrice
di un Emmy, Hannah Waddingham, celebrerà le feste accogliendo tante
guest star per una serata stravagante al London Coliseum. Lo
speciale è stato registrato dal vivo alla presenza del pubblico e
presto gli spettatori di tutto il mondo potranno unirsi a lei per
celebrare il suo periodo preferito dell’anno su Apple TV+
guardandola esibirsi nei classici natalizi, accompagnata da una
spettacolare big band.
Il Natale di Hannah
Waddingham è prodotto da Done + Dusted (La Bella e la
Bestia: 30° Anniversario, “A Legendary Christmas with John and
Chrissy”, “La
Sirenetta Live!”, le cerimonie di apertura e chiusura delle
Olimpiadi di Londra), lo stesso team dello speciale di successo di
Apple
TV+Il Natale di Hannah Waddingham. I
produttori esecutivi sono la stessa Waddingham, Katy Mullan, Moira
Ross, Raj Kapoor e Nick Todisco. Lo speciale natalizio è diretto
dal vincitore del premio BAFTA Hamish Hamilton (cerimonie di
apertura e chiusura degli Oscar, dei Grammy, del Super Bowl
halftime show e delle Olimpiadi di Londra).
Apple TV+ offre serie drammatiche e
commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari
innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è
disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo
il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo
servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in
tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e
ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro
servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie
originali Apple sono stati premiati con 380 vittorie e 1.573
nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy
“Ted
Lasso” e lo storico Oscar come Miglior film a “CODA”.
Il capolavoro di Grann del 2017
Killers of the Flower Moon: The
Osage Murders and the Birth of the FBI (pubblicato in
Italia con il titolo Gli assassini della terra rossa), è
una rara gemma letteraria, una storia americana di crimini a sfondo
razzista, che esplora il passato e il presente della nazione.
Ambientata negli anni Venti, nel crepuscolo del Vecchio West, la
storia racconta le razzie perpetrate nella Contea degli Osage e la
nascita di una squadra speciale, creata appositamente per indagare
in merito.
Al centro del libro di Grann c’è la
Nazione Osage, la tribù di nativi americani costretta a spostarsi
verso ovest dall’Ohio e dalle valli del Mississippi, attraverso il
Missouri e il Kansas, per giungere infine, per ordine del governo
americano, nel cosiddetto “territorio indiano” dell’Oklahoma, dove
rimase fino alla fine del 1800. Proprio queste e altre peculiarità
del film hanno attratto l’attore Leonardo
DiCaprio, che è stato promotore egli stesso di un
adattamento per il cinema.
“Questo libro è stato una vera e
propria rivelazione”, dichiara l’attore Leonardo DiCaprio, ricordando anche il
massacro di Tulsa del 1921 (che apre la serie
Watchmen della HBO), un altro orribile episodio di
violenza dei bianchi contro una minoranza, avvenuto in un
territorio poco distante (purtroppo sono trascorsi cento anni prima
che queste ingiustizie fossero rese note). “Mentre il massacro
di Tulsa è stato un palese attacco contro un’intera comunità
afroamericana, la strage degli Osage è stata più machiavellica e si
è protratta per anni; i suoi effetti si ripercuotono anche nel
nostro presente”.
Dopo aver opzionato i diritti del
manoscritto di Grann nel 2016, prima della pubblicazione del libro,
la squadra di Leonardo DiCaprio ha presentato il progetto al
regista Martin Scorsese per realizzare una
potenziale sesta collaborazione con lui, dopo i trionfi di Gangs of New York, The Departed – Il bene e il male e The Wolf of Wall Street. Tuttavia Scorsese in quel
momento era molto impegnato sia con il montaggio di un suo progetto
di lunga gestazione, il film epico e spirituale Silence, che con l’importante produzione di
The Irishman. Quindi ha potuto iniziare a scrivere il
copione di Killers of the Flower Moon,
insieme a Eric Roth, solo nel gennaio 2017.
“Ci è voluto molto tempo per
perfezionare la storia”, ha ammesso Leonardo DiCaprio “per riuscire, insieme a
Eric e Martin, ad acquisire una prospettiva della vicenda degli
Osage per evitare di fare un film esclusivamente sull’indagine
svolta dall’FBI. Nel libro la storia funziona benissimo ma abbiamo
voluto evitare di raccontare l’ennesima storia di un agente FBI
bianco che salva la situazione, perché il rischio di questo cliché
era concreto. David Grann è stato sempre molto chiaro: ‘Se dovete
fare un film su questo argomento, è importante capire il ruolo
degli Osage’”.
Il lavoro è durato anni, e nel
frattempo i protagonisti si sono destreggiati fra altri impegni di
lavoro: DiCaprio ha recitato in C’era una volta… a Hollywood di
Quentin Tarantino; Roth si è immerso nella scrittura dell’epico
film in due parti Dune, diretto da
Denis Villeneuve, mentre Scorsese discuteva la
logistica di The
Irishman.
Alla fine, però, la soluzione è
arrivata direttamente dalle trascrizioni del tribunale e dal
racconto in prima persona di Grann del processo per omicidio degli
Osage, a cui Roth ha dato la forma drammatica nella sceneggiatura.
Alla sbarra c’era Ernest Burkhart, un ambiguo veterano
della Prima Guerra Mondiale che aveva trovato lavoro nei giacimenti
petroliferi di Fairfax, in Oklahoma. Burkhart ha fornito una
testimonianza sulla sua partecipazione a un complotto criminale
ideato da suo zio: un complotto che prevedeva il suo matrimonio con
una donna di una ricca famiglia Osage e il successivo omicidio dei
parenti della moglie, fra cui sorelle, cognato, cugino e persino la
madre, il tutto allo scopo di ereditare le concessioni terriere.
Mollie, sua moglie, sarebbe stata la sua prossima vittima.
“Quello è stato il momento più
emozionante”, racconta DiCaprio.“Dare vita a una vicenda
così complessa, oscura, con personaggi affascinanti, raccontare il
modo in cui queste due persone rimangono insieme, anche dopo il
processo, e si separano solo alla fine. Martin è un maestro nel
conferire umanità a personaggi pieni di conflitti e tutto sommato
incolori. Questo doveva essere il fulcro del film, non l’indagine
condotta da un forestiero che cerca di capire chi abbia commesso i
crimini”.
Cercare la Mollie giusta per il
film Killers of the Flower Moon
Subito dopo aver incontrato Lily Gladstone
su Zoom, Martin ha capito di aver trovato “Mollie”, racconta
DiCaprio. “Lily non solo possiede una
grazia incredibile, ma essendo una nativa americana appartenente ai
Blackfeet, ha portato molto della sua cultura nel film. È molto
raro che Martin, quando sceglie un attore, lo incontri una sola
volta e non faccia neanche un’audizione. Ma negli occhi di Lily,
nella sua anima, ha visto subito Mollie, e ovviamente aveva già
apprezzato le sue interpretazioni precedenti”.
Leonardo DiCaprio spiega che Lily
Gladstone era interessata a esplorare i conflitti interni
di Mollie e a sottolineare il senso di auto distruzione nel suo
rapporto con Ernest. “Ha dato al personaggio spessore e
consapevolezza”, spiega l’attore. “Mollie è scettica nei
confronti di Ernest, lo considera un disonesto, un imbroglione. Lo
provoca dicendo “Il coyote vuole i soldi!” e frasi del genere. Devo
ammettere che Lily è stata una partner professionale aperta e
coraggiosa. Anche se non è di discendenza Osage, si è immersa
completamente in questa cultura. Per me e Martin è stata un faro
nella storia, la nostra musa, in tutta la lavorazione del
film”.
In questo film Leonardo DiCaprio ritrova poi Robert De Niro trent’anni dopo Voglia di
ricominciare. “Il primo film che ho fatto all’inizio della
mia carriera, è stato con De Niro. Interpretava il ruolo
del mio patrigno, un uomo violento non così diverso da Hale. Ed
eccomi di nuovo al fianco di Bob in Killers of the Flower Moon, che
sembra quasi un’evoluzione della stessa dinamica. Abbiamo
analizzato a fondo il loro rapporto, cercando di comprendere i
personaggi e giungere alla loro verità”.
01 Distribution ha
diffuso la featurette incentrata su Ernest Burkhart, il
personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio nell’atteso Killers
of the Flower Moon, il prossimo film drammatico
di Martin
Scorsese, che debutterà al cinema questo giovedì 19
ottobre 2023, distribuito da 01
Distribution.
Il nuovo contributo mette in risalto
il personaggio di Ernest Burkhart interpretato da Leonardo DiCaprio, che viene incaricato da suo
zio di sposare la Mollie Kyle di Lily Gladstone
nel tentativo di corteggiarla per la ricchezza della sua famiglia.
All’inizio del XX
secolo, la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage
che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi.
L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò
l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e
sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere
all’omicidio. Una storia d’amore e tradimenti, delitti e misteri in
un intrigo avvincente per la scoperta della verità.
Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John Lithgow.
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
Uno dei produttori esecutivi della
seconda stagione di
Loki ha confermato che ci è mancato poco che vedessimo
una guerra multiversale in piena regola in quest’ultimo gruppo di
episodi dello show con Tom Hiddleston e conferma
che è stata presa in considerazione una variante di Loki per Colui
che Rimane.
Abbiamo già visto due episodi di
Loki 2 e tutti gli occhi sono puntati sulla serie
per vedere come preparerà il terreno per ciò che verrà nella Saga
del Multiverso. L’aspettativa è che una nuova variante di Kang,
Victor Timely, sarà al centro della scena nel
prossimo episodio, quindi dovremmo almeno scoprire di più su cosa
significa che innumerevoli varianti di Kang potrebbero essere
scatenate in ogni realtà.
Tuttavia, c’è stato un momento in
cui la stagione 2 avrebbe potuto mettere in scena proprio la Guerra
Multiversale. “Eravamo con Tom nel backlot e cercavamo di
capire come continuare la storia per la seconda stagione”, ha
dichiarato il produttore esecutivo Kevin Wright a
Den of Geek. “In una
versione, entriamo in una vera e propria guerra multiversale, ma
anche mentre lo dicevamo, sembrava completamente sbagliato, passare
a qualcosa che non ci siamo ancora guadagnati.”
Supponiamo che la guerra
multiversale verrà messa in scena in Avengers: The Kang
Dynasty, ma Wright ha continuato dicendo che
“Quando abbiamo sviluppato Loki, stavamo cercando di essere il
più circoscritti possibile. Noi, Mike [Waldron] e Kate [Herron], e
tutti quelli coinvolti nella prima stagione volevano costruire il
nostro piccolo angolo del MCU. Se fosse stato bello ed
emozionante, abbiamo pensato che il resto del MCU sarebbe venuto da
noi.”
E questo sembra quello che sta
succedendo ai film prima e dopo Loki. Ant-Man and The Wasp:
Quantumania ha presentato Kang, mentre si dice che l’imminente
Deadpool 3 possa presentare la TVA.
Ci aspettiamo anche che
Loki abbia un ruolo importante in The Kang
Dynasty e Avengers: Secret Wars, con
molti fan che ipotizzano che il dio dell’inganno
alla fine svolgerà un ruolo simile a Molecule Man
in Secret Wars di Jonathan
Hickman e Esad Ribic.
È interessante notare che in realtà
c’è stato un tempo in cui si era considerata l’idea che potesse
essere Loki stesso Colui che Rimane, e che era proprio una variante
di Loki ad aspettare la sue due varianti nella Cittadella alla Fine
dei Tempi. “Durante lo sviluppo, l’idea è sempre stata quella
di Colui che Rimane, che non è Kang nei fumetti, ma per noi sarebbe
sempre stata una versione di lui”, afferma Wright.
“Abbiamo semplicemente pensato che [Colui che Rimane] sarebbe
stato un grande titolo per l’ultimo uomo rimasto nella guerra
multiversale.”
“Nella stanza degli sceneggiatori,
tutte le idee sono sul tavolo, e ci sono state conversazioni su
cosa sarebbe successo se Loki fosse stato davvero Colui che Rimane.
Quelle conversazioni non sono andate molto lontano; non credo che
siano arrivate nemmeno a Tom [Hiddleston] perché anche se c’è
qualcosa di divertente in questa idea, e ci sono aspetti
avvincenti, questa scelta avrebbe fatto sembrare l’universo
piccolo.”
Il terzo episodio di Loki sarà
presentato in anteprima su Disney+ questo giovedì.
Sono in corso a Roma le riprese del
film Taxi
Monamour, quarto lungometraggio di Ciro
De Caro (Spaghetti Story,
Giulia). Prodotto da Simone
Isola e Giuseppe Lepore per
Kimerafilm, in associazione con Michael
Fantauzzi per MFF, in collaborazione con
Rai Cinema, con Adler
Entertainment e con il contributo del Ministero
della Cultura, il film racconta l’incontro tra due donne
all’apparenza diverse ma che in fondo si assomigliano molto. Anna è
in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in
solitudine la sua malattia; Cristi fugge da una guerra che la tiene
lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo
compagno in un viaggio di lavoro e a Cristi di restare al sicuro in
Italia. L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.
Nel ruolo di Anna, in Taxi
Monamour troviamo Rosa
Palasciano che, dopo il successo e la candidatura ai
David di Donatello per
Giulia, torna ad essere diretta da De
Caro e a firmare con lui la sceneggiatura. Ad interpretare Cristi è
invece Yeva Sai, attrice ucraina che sarà tra le
protagoniste della quarta stagione di Mare
fuori.
“Girare questo film mi dà la
possibilità di continuare ad esplorare un linguaggio
cinematografico allo stesso tempo rigoroso e molto libero”,
dichiara De Caro. “È la storia di un incontro casuale ed
intenso e il mio tentativo – prosegue il regista – è
quello di essere un testimone silenzioso e discreto che, osservando
la vita di queste due donne, possa cogliere qualcosa di intimo e
molto vero, in maniera leggera, cruda e priva di giudizio, anche se
con uno sguardo estremamente personale“.
“La sfida diTaxi
Monamour – aggiungono i produttori – è quella
di accompagnare un autore come Ciro De Caro in un contesto
produttivo diverso senza condizionarne lo stile e il linguaggio ma
valorizzandone la capacità di lavorare con attori e costruire con
loro delle storie. Un salto di qualità che il suo talento crediamo
meriti e che abbiamo deciso con entusiasmo di supportare. Rosa
Palasciano e Yeva Sai sono il cuore del film, e siamo
convinti che le loro prove di attrici emozioneranno profondamente
gli spettatori e riveleranno al pubblico due grandi
interpreti”.
Le riprese si stanno svolgendo a
Roma e avranno una durata complessiva di cinque settimane. Taxi
Monamour verrà distribuito in Italia da
Adler Entertainment.
Già in altre sedi, Martin
Scorsese aveva dichiarato di avere grande stima per il
cinema di Ari Aster(Midsommar)
e adesso il regista newyorkese conferma che si è ispirato a lui per
il suo ultimo film.
Uno dei punti di maggiore
discussione legato a Killers
of the Flower Moon è senza dubbio l’estrema
durata del film: quasi tre ore e mezza, superando di gran lunga
Oppenheimer, ad esempio, che già aveva subito
lagne per la sua lunghezza. Scorsese ha recentemente dichiarato
all’Hindustan Times che non vuole
sentire alcuna lamentela su questo aspetto.
“La gente dice che tre ore sono
troppe, ma puoi sederti davanti alla TV e guardare una serie per
cinque ore”, ha detto Scorsese. “Inoltre, ci sono molte
persone che vanno a teatro a guardare piece di 3,5 ore. Ci
sono attori veri sul palco, non ci si può alzare e andare in giro.
Per cui date un po’ di rispetto anche al cinema.”
Parlando con The Irish
Times, Scorsese ha detto di essersi ispirato ai film di
Ari Aster come Midsommar e Beau ha paura per far respirare il ritmo di
Killers of the Flower Moon.
“Mi piace molto lo stile e il
ritmo dei buoni film horror come ‘Midsommar’ o ‘Beau Is Afraid’ di
Ari Aster”, ha detto Scorsese. “Il ritmo di quei film
risale ai film di serie B di Val Lewton, ‘Cat People’ di Jacques
Tourneur o ‘I Walked With a Zombie’. Vanno solo un po’ più
lentamente. Un po’ più tranquillamente”.
“Ero molto preoccupato di
inserire scene che non fossero narrative nella storia, scene che
avevano a che fare con la cultura Osage – lasciando nel film quelle
scene consuetudinarie, come l’assegnazione del nome ai bambini, la
cerimonia funebre e i matrimoni, si può iniziare a capire un po’ di
più sulle persone”, ha aggiunto. “Ero fiducioso che molte
persone si sarebbero lasciate immergere nel mondo del film. Bisogna
correre questi rischi. A questa età, cos’altro posso
fare?”
Killers of the Flower
Moon, il film
Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura
con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A
Star is Born. Leonardo
DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un
potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily
Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e
Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI
incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche
Brendan Fraser e John Lithgow.
Killers
of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga
data Leonardo DiCaprioe
Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio
Oscar
Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone,
Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi,
William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy,
Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è
diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione
di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way
Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.
Al via da ieri in Salento le riprese del film
L’ultima settimana di settembre diretto
da Gianni De Blasi, con
protagonisti Diego Abatantuono e il
giovane Biagio Venditti. Il
lungometraggio, scritto da Pippo
Mezzapesa, Antonella W. Gaeta,
e Gianni De Blasi, racconta la
storia di Pietro Rinaldi (Diego Abatantuono), un anziano scrittore
in declino, vedovo e stanco della vita, che progetta di suicidarsi
nel giorno del suo compleanno.
Ma a sconvolgere i suoi piani arriva la morte
tragica e improvvisa della figlia (Roberta Mattei) e del genero: adesso Pietro
dovrà occuparsi del nipote adolescente Mattia (Biagio Venditti),
ormai orfano. Nonno e nipote, che si sono sempre ignorati, si
ritrovano così a vivere una dolorosa quanto indesiderata
convivenza. Un viaggio che i due faranno insieme si rivelerà di
fondamentale importanza per nonno e nipote, con clamorosi colpi di
scena e avvenimenti che cambieranno per sempre i destini dei due
protagonisti.
Il lungometraggio L’ultima settimana di settembre è
prodotto da Attilio De Razza e
Nicola Picone per Tramp Limited con la collaborazione della
societàPasso Uno e con il supporto
logistico di Apulia Film Commission
e Regione Puglia. Il film sarà
distribuito da Medusa Filmnel
2024.
Ecco un nuovo spot tv per The
Marvels, il prossimo film MCU in arrivo l’8
novembre e che vede protagoniste tre eroine che promettono
scintille: Captain Marvel di Brie
Larson, Ms. Marvel di Iman Vellani e
Monica Rambeau di Teyonah
Parris. Ecco lo spot diffuso in occasione della Gara
3 delle finali WNBA.
Today, we’re going Higher, Further, Faster
in Game 3 of the WNBA Finals on @ABC at
3pm/ET.
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci saranno
anche Iman Vellani(Ms.
Marvel, che vedremo
anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo
modifiche, arriverà in sala il 8 novembre
2023.
Arriva in prima tv su Sky
DAMPYR (recensione),
il film tratto dall’omonimo fumetto di culto pubblicato da Sergio
Bonelli Editore, da sabato 21 ottobre alle 21.15 su Sky
Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Halloween), in
streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà
disponibile on demand anche in 4K.
Prodotto in Italia ma girato
interamente in lingua inglese, DAMPYR è
diretto da Riccardo Chemello e vede nel cast
Wade Briggs, Frida Gustavsson,
Stuart Martin, Sebastian Croft,
David Morrissey e Luke Roberts.
Il film è una coproduzione Eagle Pictures, Sergio Bonelli Editore,
con il suo braccio produttivo Bonelli Entertainment, e Brandon Box
ed è basato sui primi 2 albi degli oltre 300 di cui è finora
composta la serie a fumetti creata nel 2000 da
Mauro Boselli e Maurizio Colombo.
La sceneggiatura è di Mauro Boselli,
Giovanni Masi, Alberto Ostini e
Mauro Uzzeo.
La trama di DAMPYR
Balcani. Primi anni ’90. Harlan
è un giovane uomo, perseguitato continuamente da terribili incubi,
che sbarca il lunario fingendosi un Dampyr (nella mitologia slava,
una creatura metà uomo e metà vampiro). Insieme a Yuri, suo
“agente” e fidato amico, Harlan inganna la povera gente dei
villaggi della regione, fingendo di liberarli da terribili
maledizioni, e facendo leva su superstizioni antiche e mai sopite.
Quando un gruppo di soldati, che si batte contro inquietanti
creature assetate di sangue, chiede il suo aiuto, Harlan scoprirà
con stupore di essere davvero un Dampyr. Chiamato ad affrontare un
terribile “Maestro della Notte”, Harlan dovrà imparare a gestire
inaspettati poteri (il suo sangue infatti è letale per i vampiri) e
sarà costretto a fare i conti con se stesso e il suo misterioso
passato. Lo accompagneranno in questo oscuro viaggio una vampira
rinnegata e un soldato in cerca di vendetta.
Il film fa parte anche della
programmazione del canale SKY CINEMA HALLOWEEN (canale
303)che, per celebrare la festa più spaventosa
dell’anno, si accenderà dal 21 al 31 ottobre, con oltre 70 titoli
“da paura” che spaziano nei generi: avventure a tinte dark, titoli
per tutta la famiglia e horror. Tra i titoli proposti anche le
prime tv
BUSSANO ALLA PORTA e HALLOWEEN
ENDS, capitolo conclusivo di uno dei franchise horror più
famosi della storia del cinema.
Rai Fiction ha
diffuso le prime immagini de La Storia di
Francesca Archibugi in anteprima alla Festa del
Cinema di Roma la serie tratta dal capolavoro di
Elsa Morante.
Roma, quartiere San Lorenzo. Alla
vigilia della Seconda guerra mondiale, Ida Ramundo, maestra
elementare rimasta vedova con un figlio adolescente di nome Nino,
decide di tenere nascoste le proprie origini ebraiche per paura
della deportazione. Dopo l’ingresso dell’Italia in guerra, un
giorno, rientrando a casa, viene violentata da un soldato
dell’esercito tedesco, un ragazzino ubriaco.
Si apre così “La
Storia”, la serie tv firmata da Francesca
Archibugi e tratta dall’omonimo romanzo di Elsa
Morante, edito da Giulio Einaudi Editore,
di cui sono ora disponibili le prime immagini. I primi due episodi
della serie, interpretata da
Jasmine Trinca,
Elio Germano, Asia Argento,
Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga e con Valerio Mastandrea, saranno presentati in
anteprima mondialevenerdì 20
ottobre alla Festa del
Cinema di Roma. “La Storia” – alla
cui sceneggiatura hanno lavorato Giulia Calenda, Ilaria
Macchia, Francesco Piccolo e Francesca
Archibugi – è una coproduzione tra
Picomedia e la società francese Thalie
Images in collaborazione con Rai
Fiction.
La trama di La Storia
Dopo lo sgomento, l’angoscia e la
vergogna, Ida scopre di essere incinta. Mentre Nino trascorre
l’estate al campeggio degli Avanguardisti, Ida partorisce in
segreto un bambino prematuro, piccolo e quieto, con gli stessi
occhioni azzurri del padre, quel soldato ragazzino tedesco già
morto in Africa. Quando Nino torna a casa e scopre il fratellino,
lo accetta di slancio e se ne innamora. Lo soprannominerà Useppe.
La piccola famiglia viene stravolta dagli eventi della guerra:
prima Nino, fascista convinto, decide di partire per il fronte
contro il parere di Ida, lasciandola sola con Useppe; poi, nel
bombardamento di San Lorenzo del luglio 1943, la loro casa viene
distrutta, Ida perde tutto ed è costretta a sfollare a Pietralata.
Da quel momento, ogni giorno diventerà una lotta per la propria
sopravvivenza e per quella del suo bambino. Intanto, Useppe cresce
aspettando il ritorno di suo fratello, al quale è legato da un
amore inossidabile, mentre una vitalità a tratti disperata spinge
Nino verso la lotta armata nella Resistenza, verso l’amore, verso i
compagni. Nino è pieno di desideri:vuole più soldi, più
affari, più avventura. Dopo la guerra si darà al contrabbando,
prima di sigarette e poi in quello delle armi. Vuole una vita
migliore per sé, per Ida e per Useppe.
L’episodio della scorsa settimana
di Gen
V si è concluso con un teaser per la puntata di
questo venerdì, dal titolo “Jumanji”, e conteneva un rapido sguardo
a Jensen Ackles nei panni di Solider
Boy.
Ora, Prime
Video ha confermato che il misantropo super soldato
tornerà effettivamente in azione nel sesto episodio dello spin-off
di The
Boys con un nuovo promo.
Nel finale della stagione 3 di
The
Boys, Soldier Boy viene finalmente sconfitto dagli
sforzi combinati di più personaggi dopo che la Queel Maeve lo ha
scaraventato attraverso una finestra prima che potesse diventare
una supernova. Soldier Boy è sopravvissuto allo scontro, ma è stato
rimesso sotto ghiaccio dalla Vought.
Sappiamo che Gen
V si svolge poco dopo questi eventi (vediamo gli
studenti visitare le rovine della Vought Tower nella premiere della
serie), ma ciò non significa necessariamente che Soldier
Boy sia stato già scongelato.
Sono accaduti degli strani
avvenimenti alla Godolkin University, con gli studenti che hanno
avuto vuoti di memoria (grazie, Kate) e allucinazioni, quindi
diremmo che è molto probabile che Soldier Boy appaia in un
flashback o come parte di una di questi Super -apparizioni
indotte.
Ambientato nel mondo diabolico di
The
Boys, Gen
V espande l’universo della Godolkin University,
il prestigioso college per soli supereroi dove gli studenti si
esercitano per diventare una nuova generazione di eroi,
preferibilmente con sponsorizzazioni lucrative. Non tutti, però,
scelgono la strada della corruzione. Oltre al classico caos
universitario, oltre alla ricerca della propria identità e alle
feste, questi ragazzi si troveranno ad affrontare situazioni
letteralmente esplosive. Mentre si contendono popolarità e buoni
voti, è chiaro che la posta in gioco è molto più alta quando sono
coinvolti dei super poteri. Quando il gruppo di giovani dai poteri
soprannaturali scopre che qualcosa di più grande e sinistro sta
succedendo a scuola, saranno messi alla prova: sceglieranno di
diventare gli eroi o i cattivi delle loro storie?
Il cast della serie include Jaz
Sinclair, Chance Perdomo, Lizze Broadway, Shelley Conn, Maddie
Phillips, London Thor, Derek Luh, Asa Germann, Patrick
Schwarzenegger, Sean Patrick Thomas e Marco Pigossi. In Gen
V vedremo anche Clancy Brown e Jason Ritter nel ruolo di guest
star, oltre alla partecipazione straordinaria di Jessie T. Usher,
Colby Minifie, Claudia Doumit e P.J. Byrne negli stessi ruoli che
interpretano in The Boys.
Michele Fazekas e Tara Butters sono
showrunner ed executive producer della serie. Eric Kripke, Seth
Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H. Moritz, Ori Marmur,
Pavun Shetty, Ken Levin, Jason Netter, Garth Ennis, Darick
Robertson, Craig Rosenberg, Nelson Cragg, Zak Schwartz, Erica Rosbe
e Michaela Starr sono executive producer anche dello spinoff della
serie. Nel ruolo di co-executive producer troviamo Brant
Englestein, Sarah Carbiener, Lisa Kussner, Gabriel Garcia, Aisha
Porter-Christie, Judalina Neira e Loreli Alanís. La serie è
prodotta da Sony Pictures Television e Amazon Studios, in
collaborazione con Kripke Enterprises, Point Grey Pictures e
Original Film.
Sam Neill ha rivelato a marzo che era in cura
per un cancro del sangue al terzo stadio. In una nuova intervista
con Australia Story, l’attore ha rivelato di essere in remissione
da 12 mesi grazie all’aiuto di un raro farmaco antitumorale che
richiede infusioni ogni due settimane. L’unico problema è che
questo farmaco antitumorale smetterà di funzionare, stando a quello
che i medici hanno riferito a Neill. “So di averlo capito, ma
non mi interessa davvero”, ha detto Neill alla rivista
riguardo al suo cancro al sangue. “È fuori dal mio controllo.
Se non puoi controllarlo, non ti ci scontri.”
Inizialmente Neill è stato
sottoposto a chemioterapia per tre mesi, ma il trattamento non ha
avuto successo. È stato allora che il medico di Neill propose di
trattare il suo cancro con un raro farmaco antitumorale. Neill ha
detto che la reazione del suo corpo alle infusioni bisettimanali è
stata “molto deprimente… ma mi tiene in vita”. Per quanto
riguarda la notizia del medico secondo cui questo trattamento non
funzionerà per sempre, Neill ha aggiunto: “Sono
preparato”. L’attore ha detto che “non ha neanche
lontanamente paura” di morire, ma il pensiero di ritirarsi
dalla recitazione “mi riempie di orrore“.
La dottoressa Orly
Lavee, l’ematologo dell’attore, ha dichiarato a Australia
Story che “potremmo dover pensare a un’opzione di terza
linea” una volta che l’attuale trattamento di Neill smetterà
di funzionare. “È una situazione difficile con cui avere a che
fare, giorno dopo giorno, ma siamo consapevoli che succederà
qualcosa.”
Neill ha rivelato per la prima volta
la sua malattia in un’intervista con il Guardian, a marzo. L’attore
ha raccontato di essersi accorto che aveva le ghiandole gonfie
durante la promozione di Jurassic
World – Il dominio nel 2022 e presto gli è stato
diagnosticato un linfoma angioimmunoblastico a cellule T.
“Non ho paura di morire, ma mi
darebbe fastidio”, ha detto Neill nell’intervista. “Perché
mi piacerebbe davvero un altro decennio o due, sai? Abbiamo
costruito tutte queste belle terrazze, abbiamo questi ulivi e
cipressi. Voglio essere qui per vedere tutto maturare. E ho i miei
adorabili nipotini. Voglio vederli diventare grandi. Per quanto
riguarda il morire in sé? Non me ne potrebbe importare di
meno.”
Neill ha ripreso il ruolo di Alan
Grant in Jurassic
World – Il dominio, che lo scorso anno ha incassato
oltre 1 miliardo di dollari al botteghino mondiale. L’attore è
stato affiancato dai co-protagonisti originali di Jurassic
Park,Jeff Goldblum e
Laura Dern.
Il reboot del DCU è
stato segretamente preannunciato da sette scene post-credits
dell’universo sprecate e lasciate in sospeso nel corso degli anni.
Il DCEU, che aveva l’obiettivo di consolidarsi
come universo cinematografico in costante espansione e di impostare
almeno una trama futura in ogni singolo capitolo, ha tuttavia
mostrato vari problemi creativi e logistici, che hanno impedito al
DCEU di raggiungere il suo pieno potenziale. I
continui cambi di programma hanno infine fatto sì che il franchise
abbandonasse molti set-up e camei, che ora il reboot del DCU si
lascerà per sempre alle spalle.
Un paio di sequel sono riusciti
comunque a tenere fede ad alcune scene post-credits del DCEU. La scena post-credits di Aquaman, ad esempio, ha
anticipato il ritorno di Black Manta in
Aquaman e il
Regno Perduto, mentre la scena post-credits di
Suicide
Squad ha preparato il ritorno di
Christopher Smith nella sua serie spinoff,
Peacemaker. Il resto delle scene
post-credits del DCEU sono state o filmati extra comici o
set-up abbandonati per film e serie tv che non sono mai diventati
realtà, il che, col senno di poi, ha fatto presagire la fine del
DCEU anni prima che il reboot del DCU di James Gunn e
Peter Safran fosse annunciato
ufficialmente.
Le scene post-credits “sprecate”
hanno sabotato per anni l’impostazione futura del DCEU
Almeno sette scene post-credits del
DCEU sono andate sprecate, anticipando eventi
o personaggi che non abbiamo più visto. In primo luogo, la scena
mid-credits di Suicide Squad, con il
Bruce Wayne di Ben Affleck e
l’Amanda Waller di Viola Davis, ha fatto presagire l’eventuale
scontro di Batman con la Task Force
X originale. Tuttavia, Suicide Squad
di James
Gunn ha fatto un soft-reboot del suo predecessore del
2016 prima che si potesse prendere in considerazione un crossover
con Batman. L’anno successivo, la scena
post-credits di Justice League
ha annunciato la creazione di una Injustice League
con l’apparizione del Deathstroke di Joe Manganiello e del Lex
Luthor di Jesse Eisenberg, ma l’accoglienza controversa
ricevuta dal film ha eliminato tutti i piani per un sequel. Allo
stesso modo, Wonder Woman
1984 aveva fatto presagire una storyline futura con
l’Asteria di Lynda Carter, ma
l’accoglienza negativa del film ha reso improbabile un sequel.
L’attesissimo ritorno di Henry Cavill nei panni di Superman è avvenuto
nella scena post-credits di Black
Adam e l’attore si è persino spinto a promuovere sui
social media le future apparizioni di Superman nel
DCEU. Sfortunatamente, anche Black Adam non ha avuto successo e il
franchise ha fatto dei cambiamenti drastici, abbandonando tutti i
piani per Superman e il suo crossover con il
Black Adam di
Dwayne Johnson. Questo è avvenuto pochi anni dopo il
cameo di Superman senza testa in
Shazam e la corsa di Superman con
Flash in Justice League, che promettevano entrambi
futuri team-up di Superman che non sono mai arrivati. La Justice League di Zack Snyder ha corretto la
maggior parte dei difetti di Justice League, ma ha anche presentato una
scena post-credits andata sprecata, con Martian
Manhunter e Bruce Wayne.
Per quanto deludenti siano state
queste scene post-credits sprecate del DCEU, non sono paragonabili a quelle di
Shazam.
Shazam! e Shazam: Furia
degli Dei hanno battuto questo infausto record dei
cinecomics, con ben due scene post-credits
consecutive che non hanno dato frutti. In primo luogo, la scena
post-credits di
Shazam! ha annunciato il team-up di Mister
Mind con Thaddeus Sivana. Quattro anni
dopo, la scena post-credits di Shazam: Furia
degli Dei ha rivisitato i due cattivi e ha ribadito
l’idea che un team-up sarebbe arrivato. Tuttavia, è probabile che
il reboot del DCU
impedisca a questo progetto di concretizzarsi. E se
Shazam non si unirà alla Justice
Society nel DCU, anche
la seconda scena post-credits di Shazam: Fury
of the Gods non sarà servita a nulla.
Perché gli errori
post-credits del DCEU possono migliorare l’Universo DC
I set-up sprecati del
DCEU nelle scene post-credits abbandonate
possono sì essere considerati una delusione, ma potrebbero anche
servire come lezioni preziose per il DCU. Il
DCEU si è affrettato a promettere molteplici e
ambiziose trame per i titoli futuri prima che il suo universo
cinematografico fosse completamente stabilito. Poiché il successo
del franchise non era garantito, i cambiamenti di direzione
lasciavano facilmente in sospeso quelle promesse. Il DCU può
evitare questo problema stabilendo contemporaneamente piani solidi
per ogni singolo capitolo e per la trama generale del franchise.
Con il futuro prossimo del DCU già
delineato, le scene post-credits possono anticipare le prossime
trame che verranno garantite prima o poi.
L’approccio episodico del DCU è
fondamentale. Mentre è improbabile che titoli come
Creature Commandos e
Swamp Thing facciano da sfondo a
film come Superman:
Legacy e
The Brave and the Bold, le rispettive scene
post-credits potrebbero essere collegate a futuri sequel o titoli
correlati che usciranno più avanti nello stesso capitolo o in
quello successivo. Le scene post-credits interamente ideate dai
singoli registi potrebbero appartenere al passato, dato che
James Gunn e Peter Safran ora
supervisioneranno la continuity a breve e lungo termine del
DCU.
In breve, una struttura chiara è la differenza fondamentale tra le
promesse abbandonate del DCEU e l’approccio rivisitato del DCU
all’universo cinematografico dei supereroi.
Lily Gladstone è
attiva tra cinema e televisione già da un decennio, ma è sempre
rimasta lontana da quei progetti di portata tale da permetterle di
ottenere grande popolarità. Proprio quando stava per decidere di
abbandonare la recitazione, è però arrivata la chiamata di Martin Scorsese, che donandole un ruolo da
protagonista nel suo nuovo film l’ha ora resa una delle interpreti
più popolari e apprezzate del momento. Gladstone ha infatti
dimostrato grandi capacità attoriali, tenendo testa a leggende di
quest’arte. Da qui, si apre dinanzi a lei un futuro particolarmente
promettente.
Ecco 10 cose che non sai
su Lily Gladstone.
Lily Gladstone: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in noti
film. Il primo film per il cinema a cui l’attrice ha preso
parte è Jimmy P. (2012), con protagonista Benicio del
Toro. Successivamente recita in Winter in the
Blood (2013), Subterranea (2015), Certain
Women (2016), con Michelle
Williams, Buster’s Mal Heart (2016), con
RamiMalek, e Walking Out (2017). Nel 2019
ottiene un ruolo in First Cow (2019), mentre negli anni
successivi recita in film come Freeland (2020), Two
Eyes (2020), The Unknown Country (2022), Quantum
Cowboys (2022), The Last Manhunt (2023) e Fancy
Dance (2023). Nello stesso 2023 si consacra grazie al film
Killers of the Flower
Moon, diretto da Martin Scorsese
e con protagonisti anche Leonardo
DiCaprio e Robert De
Niro.
2. Ha preso parte anche in
alcune serie TV. Oltre che per il cinema, l’attrice ha
avuto modo di recitare anche in alcune serie TV. Tra queste vi sono
Room 104 (2017-2020), dove compare in due episodi come
operatrice del 911, Billions (2019-2023), serie
interpretata da Paul Giamatti,
dove Gladstone ha interpretato Roxane in 6 episodi, e Reservoir
Dogs (2022-2023), dove ha recitato in due episodi nel ruolo di
Hokti. Prossimamente la si vedrà nella miniserie Under the
Bridge.
3. Ha partecipato alla
scrittura di un film. Oltre ad aver lavorato come attrice,
Gladstone ha partecipato anche alla scrittura di un film. Si tratta
di The Unknown Country, incentrato su una giovane donna in
lutto che riceve un inaspettato invito a intraprendere un viaggio
solitario attraverso il Midwest americano verso il confine tra
Texas e Messico. Ad interpretare Tana, la protagonista, vi è
proprio la Gladstone, che ha dunque potuto scrivere il personaggio
ritagliandoselo addosso e facendo sì che risultasse adatto al suo
modo di recitare.
Leonardo DiCaprio e Lily Gladstone in una
scena di Killers Of The Flower Moon
Lily Gladstone in Killers of
the Flower Moon
4. È stata scelta dopo un
incontro su Zoom. Un giorno Lily Gladstone stava
registrandosi a un corso di analisi dei dati quando una notifica di
Gmail la avvisò di una richiesta per un incontro Zoom con
Martin Scorsese. Poiché ciò avveniva durante il
culmine della pandemia COVID-19, Gladstone stava valutando la
possibilità di cambiare carriera a causa di un periodo di carenza
di opportunità come attrice. In seguito alla videochiamata,
tuttavia, Leonardo DiCaprio disse che “non c’è stato bisogno di
alcuna lettura. Marty sapeva istintivamente che Lily era quella
giusta. C’era una sincerità nei suoi occhi che poteva vedeva anche
attraverso lo schermo di un computer“.
5. Il film è stato
riscritto per renderla protagonista. Dopo una prima fase
di riprese, Scorsese capì di non star raccontando la storia dal
punto di vista giusto e decise di riscrivere buona parte del film
per far sì che il personaggio interpretato da Gladstone, la nativa
Mollie Burkhart, fosse molto più centrale e ad essere raccontato
fosse il suo punto di vista e quello della sua gente. L’attrice si
è detta entusiasta di questo cambiamento, perché permetteva di dare
voce agli effettivi protagonisti e vittime di questa storia.
Lily Gladstone e Leonardo
DiCaprio
6. Ha stregato
l’attore. Dopo aver recitato con Gladstone in Killers
of the Flower Moon, l’attore Leonardo
DiCaprio si è detto totalmente stregato dalla bravura
dell’attrice. “Lily è assolutamente sorprendente in questo
film” ha dichiarato durante un’intervista con Vogue,
“porta su di sé l’intero film e la sua storia”. A sua
volta, l’attrice si è detta grande fan del collega sin da quando lo
ha visto recitare in Voglia di ricominciare. Nel film,
DiCaprio e Gladstone interpretano i veri coniugi Ernest e Mollie
Burkhart, una coppia interrazziale vissuta nella riserva di Osage
nell’Oklahoma degli anni ’20, in un momento di tumultuosi
cambiamenti.
Lily Gladstone in una scena di Fancy Dance
Lily Gladstone in Fancy
Dance
7. Ha girato il film
durante le pause di un altro progetto. Nel film drammatico
Fancy Dance Gladstone interpreta Jax, chiamata ad
occuparsi di sua nipote Roki dopo che la madre nonché sua sorella
scompare misteriosamente. Il film fa parte del progetto che ha
l’obiettivo di far emergere film scritti o diretti da nativi
americani e l’attrice vi ha preso parte con grande orgoglio. Per
girare le sue scene, ha dovuto però far sì che queste coincidessero
con le pause dal set di Killers of the Flower Moon, su cui
era impegnata nello stesso periodo.
Lily Gladstone è su Instagram
8. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da 47 mila
persone e dove attualmente si possono ritrovare circa 400 post.
Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da
attrice, inerenti il dietro le quinte dei suoi progetti o
promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità,
momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e immagini relative
al suo attivismo nei confronti dei diritti dei più deboli e delle
minoranze. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte
le sue novità.
Lily Gladstone ha un partner?
9. È molto
riservata. Solo da poco divenuta una celebrità con gli
occhi di tutta l’industria cinematografica e non solo puntati su di
lei, Gladstone ha già dimostrato di non volersi esporre troppo e di
mantenere un certo riserbo sulla propria vita privata. Pertanto,
non è noto se l’attrice abbia o meno un partner attualmente.
Lily Gladstone: età, altezza e
origini dell’attrice
10. Lily Gladstone è nata
il 2 agosto 1986 a
Kalispell, Montana, Stati Uniti.L’attrice è alta circa 1,70 metri.
Nativa americana, Gladstone discende dalle tribù dei Nasi
Forati e dei Piedi Neri.
Sedici anni dopo l’uscita
di Stardust, Matthew
Vaughnsta ancora riflettendo sull’idea
che aveva ideato per lo sviluppo di un potenziale sequel del film.
Sebbene i risultati al botteghino dell’adattamento originale
abbiano convinto lo studio che lavorare su un secondo film sarebbe
stata una cattiva idea, il regista era entusiasta di esplorare
altre avventure ambientate in un’epoca diversa da quella vista sul
grande schermo. Durante un’intervista
con Maggie Lovitt di Collider
all’edizione del New York
Comic-Condi quest’anno, il regista ha
parlato delle idee che aveva già messo in atto per la creazione di
un sequel di Stardust.
Era un tale concetto
che avevo realizzato. In conclusione, hai detto che sei un
grande fan, è la morte di Tristan e Yvaine, e lui butta via la
collana, la collana arriva nella Londra degli anni ’60. Quindi
ci sono questi personaggi pazzi che corrono per la Londra degli
anni ’60 ma si adattano perché era un periodo
pazzesco.
Matthew
Vaughn ha anche rivelato che lui ela
Paramount Picturesavevano opinioni
opposte su come il film avrebbe dovuto essere venduto. Secondo
il regista, lo studio voleva qualcosa di simile al franchise
del Signore
degli Anelli:
“Ascolta, Stardust , ancora
una volta è stato un momento dolce-amaro per me, perché quando la
Paramount lo pubblicò continuarono a cercare di farlo sembrare come
Il Signore degli Anelli e Direi “questo non è il
Signore degli Anelli” e poi “che
cos’è?” e io ho detto di aver fato “La storia fantastica” e
loro dicevano “La
storia fantastica si è schiantata“. E io ho
pensato “sì, è fallito perché è stato commercializzato
male e poi è diventato uno dei DVD più grandi di tutti i tempi,
quindi facciamolo e abbracciamolo“.
Fortunatamente per
Vaughn, Stardustincassò 137 milioni di dollari al botteghino mondiale e,
anche se non fu un successo finanziario per lo studio, il progetto
divenne il film con il maggior incasso della carriera del regista
fino a quel momento: “Non mi hanno ascoltati. Quindi poi in
Inghilterra, sono andati a fare quello che vuoi, e l’abbiamo
chiamata la favola che non si comporta bene. Ed è stato il mio film
di maggior incasso in quel momento. Quindi l’economia che devo
capire, ci sono ora nuove persone alla Paramount, ma la storia era
divertente.”
Perché non è stato realizzato un
sequel di Stardust
L’adattamento
cinematograficodi
Stardust è stato rilasciato
in un periodo in cui i blockbuster fantasy non avevano abbastanza
successo da garantire la produzione di un sequel. Titoli
come Eragonpresentavano
effetti visivi elaborati e budget elevati, solo per ricevere
un’accoglienza deludente al botteghino al momento della
presentazione. E mentre precedenti
rapporti avevano già affermato che Vaughn aveva
pensato a modi per espandere la mitologia
di Stardust, aveva
anche detto che non voleva trasformare il film in un franchise solo
per il gusto di farlo. Anche se Neil
Gaimanè un nome familiare nel presente,
un nuovo progetto basato
su Stardust non è
attualmente in lavorazione.
Deadpool 3 dovrebbe essere al
cinema il prossimo 3 maggio 2024, ma la lunga interruzione delle
riprese causata dagli scioperi WGA e SAG-AFTRA (ancora in corso)
potrebbe aver messo a repentaglio quella data d’uscita.
Parlando con The Wrap della sua
prossima serie limitata Netflix, All the Light We Cannot See, Shawn
Levy, regista di Deadpool 3, ha rivelato che
hanno girato e montato metà del film e sono pronti a riprendere la
produzione non appena lo sciopero degli attori sarà concluso, ma
con i ritardi accumulati sarà complicato rispettare quella data
d’uscita.
“Vorrei saperlo. Non so nemmeno
se abbiamo ufficialmente [una data di uscita],” ha detto
quando gli è stato chiesto un aggiornamento sullo stato del film.
“So che saremmo dovuti uscire il 3 maggio. Certamente, lo
sciopero degli attori e la lunga pausa nella produzione hanno messo
quella data a rischio. Abbiamo girato metà del film. Ho montato
metà del film. Non vediamo l’ora di tornare al lavoro e far uscire
questo film entro l’anno prossimo.”
Al regista è stato anche chiesto di commentare le voci/speculazioni
secondo cui Taylor Swift apparirà nel film nei panni di
Dazzler, voci che recentemente si sono intensificate quando la
megastar del pop è stata avvistata alla partita dei Kansas City
Chiefs contro i New York Jets con Levy, Ryan Reynolds
(Wade Wilson) e Hugh
Jackman (Wolverine).
“Sono sicuramente rumorosi”, ha
detto Levy parlando dei fan di Swift che sperano di vedere la
cantante interpretare il personaggio mutante, senza confermare né
negare il suo coinvolgimento. “Non commento. Si tratta di
qualcosa che riguarda Taylor, i Marvel Studios e il film in
generale. Dovrete aspettare per scoprirlo.”
Finora, l’unico cameo confermato è
Elektra di Jennifer
Garner, ma questo potrebbe sicuramente portare ad
altre apparizioni del genere. Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter),
Brianna Hildebrand (Negasonic Teenage Warhead) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi
arrivati Emma Corrin (The Crown), che si ritiene
interpreterà Cassandra Nova, e Matthew Macfadyen (Succession).
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i
film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato
da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
Nel film saranno poi presenti anche
personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come
Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera
che anche altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck. L’attrice Jennifer Garner
sarà presente nel film con il ruolo di Elektra, che riprende dunque
a quasi vent’anni di distanza dal film a lei dedicato.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto. Il presidente
dei Marvel Studios, Kevin Feige, aveva precedentemente
assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i
primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con
tale classificazione matura.
La Universal Pictures
Italia ha diffuso il trailer del nuovo thriller
soprannatura Night
Swim, il nuovo film dai produttori di M3GANAtomic
Monster e Blumhouse, i produttori di M3GAN.
Tratto dall’acclamato
cortometraggio del 2014 di Rod Blackhurst e Bryce
McGuire, il film Night
Swim vede come protagonista Wyatt Russell (The
Falcon and the Winter Soldier) nei panni di Ray Waller, un
ex giocatore di baseball della Major League costretto al ritiro
anticipato a causa di una malattia degenerativa, che si trasferisce
in una nuova casa insieme alla premurosa moglie Eve (la candidata
all’Oscar Kerry Condon, Gli
spiriti dell’isola), alla figlia adolescente Izzy
(Amélie Hoeferle, dal nuovo film dell’autunno
Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente)
e al figlio Elliot (Gavin Warren, Fear the
Walking Dead).
Sperando segretamente, contro ogni
previsione, di tornare a giocare a livello professionistico, Ray
convince Eve che la splendente piscina nel giardino sul retro della
nuova casa sarà un vero spasso per i bambini e una buona terapia
fisica per lui. Ma un oscuro segreto nel passato della casa
scatenerà una forza maligna che trascinerà la famiglia negli abissi
di un terrore profondissimo.
Night Swim è
scritto e diretto da Bryce McGuire (autore del
prossimo film in uscita Baghead) ed è prodotto da James
Wan, regista di
Saw,
Insidious e
The Conjuring, e da Jason
Blum, produttore di
Halloween, The Black
Phone e L’uomo invisibile. Il film vede come
produttori esecutivi Michael Clear e Judson Scott della Wan’s
Atomic Monster e Ryan Turek della Blum’s Blumhouse.