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Fallen: libro, cast e sequel del film con Jeremy Irvine

Fallen film

Grazie al grande successo della saga di Twilight, hanno preso vita sul grande schermo numerose storie d’amore per giovani di carattere fantasy, dove uno dei due amanti si rivelava appartenere ad una sempre diversa specie di creature fantastiche. Tra i titoli più famosi di questo genere vi è Fallen, arrivato sul grande schermo nel 2016 per la regia di Scott Hicks, noto per film come Shine, Sapori e dissapori e Ho cercato il tuo nome. Al centro della storia qui narrata vi è l’amore tra una giovane e problematica adolescente e un misterioso angelo caduto, portatore di terribili verità.

Tale pellicola è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da Lauren Kate nel 2009. Questo è il primo di una serie composta da cinque libri, proseguita con Torment, Passion, Fallen in Love e Rapture. Esistono inoltre altri due romanzi, Angels in the Dark e Unforgiven, identificati come spin-off della serie. Divenuto da subito popolare, il primo di questi libri entrò nei desideri di diversi studios di produzione cinematografica, tra cui la Disney. Ad ottenerne i diritti fu però infine la Lotus Entertainment, che diede il via alla realizzazione del film, girato prevalentemente in Ungaria e nella città di Budapest.

Arrivato infine in sala, il film venne accolto piuttosto malamente dalla critica, riuscendo invece ad affermarsi come un modesto risultato al box office. A fronte di un budget di 40 milioni di dollari, Fallen arrivò infatti a guadagnarne 41 a livello globale. Cifra poi aumentata grazie alle vendite per l’home video. Prima di lanciarsi nella visione del film può certamente essere utile approfondire ulteriori dettagli circa la sua trama e il cast di attori coinvolti. Proseguendo nella lettura sarà qui possibile scoprire tutto ciò, come anche le piattaforme dove è possibile ritrovare il film per una comoda visione casalinga.

Fallen: la trama del film

Protagonista del film è Lucinda “Luce” Price, una diciassettenne accusata di un crimine mai commesso, per il quale è ora costretta a lasciare la sua casa e iscriversi al riformatorio Sword & Cross. La vita nella lugubre struttura sembra essere una condanna troppo crudele per la diciassettenne, presa di mira dalle nuove compagne. La situazione cambia radicalmente grazie all’incontro con il carismatico Daniel Grigiori. Nonostante il giovane sembra nutrire una naturale antipatia per la nuova arrivata, Luce percepisce un legame particolare che la spinge a tentare di avvicinarsi a lui.

Contemporaneamente, tuttavia, la ragazza non riesce a resistere al fascino del misterioso Cam Briel, che sembra essere molto interessato a lei e si mostra estremamente protettivo. Man mano che il tempo passa, i ricordi del passato vengono a galla e Luce inizierà ad intuire che un mistico destino la lega ad un mondo lontano e leggendario. Ben presto, Daniel si rivelerà essere ben altro che un semplice ragazzo, e tale rivelazione porterà Luce a doversi confrontare con verità difficili da sostenere. Una simile consapevolezza la costringerà a scegliere da che parte schierarsi.

Fallen cast

Fallen: il cast del film

Per interpretare i giovani personaggi della storia, gli autori del film intrapresero una lunga ricerca per trovare gli interpreti più idonei ai ruoli, che sapessero apportare a questi ulteriore carisma. È così che ad interpretare Luce è infine stata scelta l’attrice Addison Timlin. Divenuta celebre grazie a film come Quel momento imbarazzante e alla serie Californication, la giovane interprete ha raccontato di essersi preparata al ruolo leggendo il libro da cui è tratto il film, approfondendo così i vari aspetti della personalità di Luce. Accanto a lei, si ritrova poi Juliet Aubrey, la quale interpreta qui il ruolo di Doreen, madre di Luce. Daisy Head è invece Arriane Alter, una giovane del riformatorio che prenderà Luce sotto la propria protezione.

Ad interpretare il tenebroso Daniel Grigori, è invece l’attore Jeremy Irvine. Divenuto celebre come protagonista di War Horse, questi aveva in passato avuto l’occasione di recitare nel ruolo di Peeta Mellark in Hunger Games e in quello di Tobias Eaton in Divergent. Irvine non desiderava infatti diventare famoso per via di ruoli di questo tipo, ma dopo essersi imbattuto nell’angelo Daniel cambiò idea, accettando la parte. Harrison Gilbertson è invece l’attore chiamato a ricoprire il ruolo del protettivo Cameron “Cam” Briel. Lola Kirke è Pennyweather, amica di Luce nel riformatorio, mentre Sianoa Smit-McPhee è Molly Zane, ragazza che invece la infastidirà durante la sua presenza lì.

Fallen: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Nell’acquisire i diritti sul libro Fallen, i produttori si assicurarono di poter avere anche quelli relativi ai successivi romanzi della saga. L’intenzione era infatti quella di dar vita anche a dei sequel, imitando così il modello già realizzato con Twilight. Il modesto risultato economico del film pose però un freno a tale volontà, e ancora oggi il progetto di adattare il secondo dei libri, Torment, sembra bloccato. I produttori del film hanno infine dichiarato nel 2019 di star lavorando ad una sceneggiatura per il sequel, che potrebbe in realtà divenire una serie televisiva. Fan da tutto il mondo hanno richiesto il proseguimento della storia, invocando anche diverse piattaforme, tra cui Netflix, nell’aiutare a concretizzare ciò. Ad oggi non vi sono però notizie ufficiali a riguardo.

In attesa di tale ipotetico sequel, è per ora possibile fruire di Fallen grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 14 dicembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

 
 

Critics Choice Awards 2023, tutte le nomination

Critics Choice Awards 2024

Le nomination ai Critics Choice Awards sono state annunciate, e il film di The Daniels Everything Everywhere All at Once ha guidato la classifica dei film più nominati con ben 14 nomination, incluso il miglior film. Tra i suoi enormi riscontri c’erano quattro menzioni per la recitazione per Michelle Yeoh come migliore attrice, Ke Huy Quan come attore non protagonista e Jamie Lee Curtis e Stephanie Hsu come attrice non protagonista. I Daniels hanno ricevuto doppi riconoscimenti per aver scritto e diretto il film, vero successo al botteghino di A24.

The Fabelmans di Steven Spielberg ha ottenuto 11 nomination, tra cui due candidature come attore non protagonista per Paul Dano e Judd Hirsch. Altri favoriti sono stati Babylon di Damien Chazelle, che ha raccolto 10 cenni, e Gli Spiriti dell’Isola, che ne ha ricevuti nove.

Critics Choice Awards 2023, tutte le nomination:

Best Picture

  • “Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
  • “Babylon” (Paramount Pictures)
  • “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • “Elvis” (Warner Bros.)
  • “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
  • “RRR” (Variance Films)
  • “Tár” (Focus Features)
  • “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)
  • “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)

Best Actor

  • Austin Butler – “Elvis” (Warner Bros.)
  • Tom Cruise – “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)
  • Colin Farrell – “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • Brendan Fraser – “The Whale” (A24)
  • Paul Mescal – “Aftersun” (A24)
  • Bill Nighy – “Living” (Sony Pictures Classics)

Best Actress

  • Cate Blanchett – “Tár” (Focus Features)
  • Viola Davis – “The Woman King” (Sony Pictures)
  • Danielle Deadwyler – “Till” (Orion/United Artists Releasing)
  • Margot Robbie – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • Michelle Williams – “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • Michelle Yeoh – “Everything Everywhere All at Once” (A24)

Best Supporting Actor

  • Paul Dano – “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • Brendan Gleeson – “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • Judd Hirsch – “The Fabelmans” (Searchlight Pictures)
  • Barry Keoghan – “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • Ke Huy Quan – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Brian Tyree Henry – “Causeway” (A24/Apple Original Films)

Best Supporting Actress

  • Angela Bassett – “Black Panther: Wakanda Forever” (Marvel Studios)
  • Jessie Buckley – “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)
  • Kerry Condon – “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • Jamie Lee Curtis – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Stephanie Hsu – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Janelle Monáe – “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)

Best Young Actor/Actress

  • Frankie Corio – “Aftersun” (A24)
  • Jalyn Hall – “Till” (Orion/United Artists Releasing)
  • Gabriel LaBelle – “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • Bella Ramsey – “Catherine Called Birdy” (Amazon Studios)
  • Banks Repeta – “Armageddon Time” (Focus Features)
  • Sadie Sink– “The Whale” (A24)

Best Acting Ensemble

  • “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
  • “The Woman King” (Sony Pictures)
  • “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)

Best Director

  • James Cameron – “Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
  • Damien Chazelle – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • Todd Field – “Tár” (Focus Features)
  • Baz Luhrmann – “Elvis” (Warner Bros.)
  • Daniel Kwan, Daniel Scheinert – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Martin McDonagh – “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • Sarah Polley – “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)
  • Gina Prince-Bythewood – “The Woman King” (Sony Pictures)
  • S.S. Rajamouli – “RRR” (Variance Films)
  • Steven Spielberg – “The Fabelmans” (Universal Pictures)

Best Original Screenplay

  • Charlotte Wells – “Aftersun” (A24)
  • Martin McDonagh – “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • Daniel Kwan, Daniel Scheinert – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Steven Spielberg, Tony Kushner – “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • Todd Field – “Tár” (Focus Features)

Best Adapted Screenplay

  • Rian Johnson – “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
  • Kazuo Ishiguro – “Living” (Sony Pictures Classics)
  • Rebecca Lenkiewicz – “She Said” (Universal Pictures)
  • Samuel D. Hunter – “The Whale” (A24)
  • Sarah Polley – “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)

Best Cinematography

  • Russell Carpenter – “Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
  • Linus Sandgren – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • Roger Deakins – “Empire of Light” (Searchlight Pictures)
  • Janusz Kaminski – “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • Florian Hoffmeister – “Tár” (Focus Features)
  • Claudio Miranda – “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)

Best Production Design 

  • Dylan Cole, Ben Procter, Vanessa Cole – “Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
  • Florencia Martin, Anthony Carlino – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • Hannah Beachler, Lisa K. Sessions – “Black Panther: Wakanda Forever” (Marvel Studios)
  • Catherine Martin, Karen Murphy, Bev Dunn – “Elvis” (Warner Bros.)
  • Jason Kisvarday, Kelsi Ephraim – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Rick Carter, Karen O’Hara – “The Fabelmans” (Universal Pictures)

Best Editing

  • Stephen Rivkin, David Brenner, John Refoua, James Cameron – “Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
  • Tom Cross – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • Matt Villa, Jonathan Redmond – “Elvis” (Warner Bros.)
  • Paul Rogers – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Monika Willi – “Tár” (Focus Features)
  • Eddie Hamilton – “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)

Best Costume Design

  • Mary Zophres – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • Ruth E. Carter – “Black Panther: Wakanda Forever” (Marvel Studios)
  • Catherine Martin – “Elvis” (Warner Bros.)
  • Shirley Kurata – “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • Jenny Eagan – “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
  • Gersha Phillips – “The Woman King” (Sony Pictures)

Best Hair and Makeup

  • “Babylon” (Paramount Pictures)
  • “The Batman” (Warner Bros.)
  • “Black Panther: Wakanda Forever” (Marvel Studios)
  • “Elvis” (Warner Bros.)
  • “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • “The Whale” (A24)

Best Visual Effects

  • “Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
  • “The Batman” (Warner Bros.)
  • “Black Panther: Wakanda Forever” (Marvel Studios)
  • “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • “RRR” (Variance Films)
  • “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)

Best Comedy

  • “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
  • “Bros” (Universal Pictures)
  • “Everything Everywhere All at Once” (A24)
  • “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
  • “Triangle of Sadness” (Neon)
  • “The Unbearable Weight of Massive Talent” (Lionsgate)

Best Animated Feature

  • “Guillermo del Toro’s Pinocchio” (Netflix)
  • “Marcel the Shell with Shoes On” (A24)
  • “Puss in Boots: The Last Wish” (DreamWorks Animation)
  • “Turning Red” (Pixar)
  • “Wendell & Wild” (Netflix)

Best Foreign Language Film

  • “All Quiet on the Western Front” (Netflix)
  • “Argentina, 1985” (Amazon Studios)
  • “Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths” (Netflix)
  • “Close” (A24)
  • “Decision to Leave” (Mubi)
  • “RRR” (Variance Films)

Best Song

  • “Lift Me Up” – “Black Panther: Wakanda Forever” (Marvel Studios)
  • “Ciao Papa” – “Guillermo del Toro’s Pinocchio” (Netflix)
  • “Naatu Naatu” – “RRR” (Variance Films)
  • “Hold My Hand” – “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)
  • “Carolina” – “Where the Crawdads Sing” (Sony Pictures)
  • “New Body Rhumba” – “White Noise” (Netflix)

Best Score

  • Michael Giacchino – “The Batman” (Warner Bros.)
  • Justin Hurwitz – “Babylon” (Paramount Pictures)
  • John Williams – “The Fabelmans” (Universal Pictures)
  • Alexandre Desplat – “Guillermo del Toro’s Pinocchio” (Netflix)
  • Hildur Guðnadóttir – “Tár” (Focus Features)
  • Hildur Guðnadóttir – “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)
 
 

Prime Video annuncia i nomi delle registe della seconda stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere, la serie vista da oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo, successo globale senza precedenti divenuta la serie Original di Prime Video di maggior successo in ogni territorio alla sua prima stagione, ha confermato tre registe per la seconda stagione, attualmente in produzione nel Regno Unito.

Ciascuna delle tre registe – Charlotte Brändström, Sanaa Hamri e Louise Hooper – dirigerà più episodi della seconda stagione. Brändström, che ha già diretto due acclamati episodi della prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere (106/“Udûn” e 107/“L’occhio”), sarà la regista di quattro episodi e ricoprirà anche il ruolo di co-executive producer per la nuova stagione. Hamri e Hooper dirigeranno due episodi ciascuna. Brändström e Hamri hanno inoltre siglato degli overall deal con Amazon Studios.

Louise Hooper is an acclaimed British drama director, known for the 4-part limited thriller Flesh and Blood, starring Imelda Staunton and Stephen Rea; and Cheat, the 4-part drama starring Molly Windsor. Her additional directing credits include the first season finale of Neil Gaiman’s The Sandman, The Witcher, Inside No. 9, and Treason. Hooper began her career directing BBC Arts documentaries, working with David Lynch, Helmut Newton, Arthur Miller, David Attenborough, and Björk, and has also received a BAFTA nomination for directing Our Gay Wedding: The Musical.

Gli otto episodi della prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere sono disponibili in esclusiva su Prime Video in più di 240 Paesi e territori.

Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere, la serie tv

Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere porta per la prima volta sugli schermi le eroiche leggende della mitica Seconda Era della storia della Terra di Mezzo. Questo dramma epico si svolge migliaia di anni prima degli eventi narrati in Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, e porta gli spettatori in un’era lontana in cui furono forgiati grandi poteri, regni ascesero alla gloria e caddero in rovina, improbabili eroi furono messi alla prova, la speranza appesa al più esile dei fili, e il più grande cattivo mai uscito dalla penna di Tolkien minacciò di far sprofondare tutto il mondo nell’oscurità. Partendo da un momento di relativa pace, la serie segue un gruppo di personaggi, alcuni già noti, altri nuovi, mentre si apprestano a fronteggiare il temuto ritorno del male nella Terra di Mezzo. Dalle più oscure profondità delle Montagne Nebbiose, alle maestose foreste della capitale elfica di Lindon, all’isola mozzafiato del regno di Númenor, fino ai luoghi più estremi sulla mappa, questi regni e personaggi costruiranno un’eredità che sopravvivrà ben oltre il loro tempo.

La prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere ha ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100 milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25 milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita, divenendo il più grande debutto nella storia di Prime Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita. Lo show ha inoltre battuto tutti i precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto precedentemente lanciato. Inoltre, Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere è la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America, Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo. Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426 ore nel weekend.

 
 

Kill Bill – Vol. 1: trama, cast e colonna sonora del film

Kill Bill - Vol 1. film Kill Bill 3

Impostosi come uno dei registi più innovativi e importanti degli ultimi 30 anni, Quentin Tarantino vanta nella propria filmografia grandi opere come Pulp Fiction, Bastardi senza gloria e C’era una volta a… Hollywood. Tra i suoi film più amati vi è però Kill Bill – Vol. 1, prima parte di un dittico incentrato sulla disperata ricerca di vendetta della sposa Beatrix Kiddo. Vera e propria summa della poetica di Tarantino, il regista ha fatto confluire in questo tutto il suo amore per il cinema e la cultura popolare. Tra violenza, citazionismo e sequenze ormai entrate nell’immaginario collettivo, prende così forma uno dei film ancora oggi più iconici di Tarantino.

La genesi di questo, come noto, risale al set di Pulp Fiction, dove il regista iniziò a concepire la storia insieme all’attrice Uma Thurman. A quasi dieci anni da quel momento, Kill Bill – Vol. 1 ha infine preso vita. Tarantino ha in seguito descritto la realizzazione di questo primo volume come un omaggio al cinema orientale da lui tanto amato. Si ritrovano infatti le atmosfere dei film di kung-fu, come anche numerosi riferimenti ai film con Bruce Lee e ai capolavori del genere come Cinque dita di violenza. I numerosi combattimenti che avvengono nel film sono infatti costruiti proprio su tale stile, ed hanno permesso l’ulteriore diffusione di un cinema altrimenti poco conosciuto.

Affermatosi da subito come un grandissimo successo, con un incasso mondiale di 180 milioni di dollari, Kill Bill – Vol. 1 ha così contribuito ulteriormente a consolidare la fama di Tarantino, rendendolo uno dei grandi autori della sua generazione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori ed alla sua colonna sonora. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Kill Bill – Vol. 1: la trama del film

Protagonista del film è Beatrix Kiddo, anche nota come La Sposa, letale assassina membro del gruppo Deadly Viper Assassination Squad, capitanata dallo spietato Bill. Stanca di quella vita priva di certezze e punti fissi, Beatrix decide di staccarsi da tutta quella violenza nel momento in cui scopre di essere incinta. Fugge così in Texas, sotto falsa identità, innamorandosi di un giovane e organizzando con lui delle nozze sbrigative. Durante le prove di queste, però, si presenta a sorpresa in chiesa il suo vecchio capo Bill. Ben presto, quel luogo sacro si trasforma in un vero e proprio teatro di morte, da cui nessuno sembra poter uscire vivo. Creduta morta, Beatrix si risveglierà però dopo quattro anni di coma.

Comprende dunque cosa è successo, cosa le è stato fatto e cosa le è stato tolto per sempre. Senza pensarci decide dunque di organizzare una vendetta letale contro i suoi ex colleghi di lavoro, ricercandoli uno ad uno per ucciderli tutti. L’ultimo sulla sua lista è Bill, colpevole di aver organizzato quel tradimento. Per poter riuscire a prevalere contro assassini abili quanto lei, però, Beatrix avrà bisogno di armi speciali. Si recherà allora in Giappone, dal leggendario forgiatore di spade Hattori Hanzo. Questi realizzerà per lei una lama indistruttibile, assolutamente letale, con la quale potrà portare a termine la propria vendetta.

Kill Bill - Vol 1. cast

Kill Bill – Vol. 1: il cast del film

Il ruolo della protagonista, Beatrix Kiddo, è sempre stato unicamente pensato per l’attrice Uma Thurman, dato che il personaggio è stato sviluppato insieme a lei. Pur di averla nel progetto, Tarantino ha infatti atteso che l’attrice terminasse la propria gravidanza, rimandando dunque l’inizio delle riprese. Per poter assumere il ruolo, la Thurman si è poi sottoposta a diversi allenamenti, tanto per il combattimento corpo a corpo quanto nell’utilizzo della spada. Grande rivale di questo primo volume è poi l’assassina O-Ren Ishii. Per darvi vita, Tarantino intendeva assumere un’attrice giapponese, ma dopo aver conosciuto Lucy Liu, decise di modificare il personaggio con origini cinesi. Ciò gli permise di affidare alla Liu la parte.

Ad interpretare lo spietato Bill vi è David Carradine, nonostante questi non appaia mai realmente in questo primo volume. Tale personaggio era stato offerto anche agli attori Jack Nicholson, Kurt Russell e Mickey Rourke, i quali l’avevano però rifiutato. Altri attori presenti sono Vivica A. Fox, nei panni di Vernita Green, nota con il nome da assassina di Testa di Rame. Michael Madsen, attore ricorrente nel cinema di Tarantino, interpreta Budd, altro assassino ora attivo come semplice buttafuori. Daryl Hannah è invece Elle Driver, la più cattiva degli assassini di Bill. Il celebre Hattori Hanzo è interpretato dall’attore giapponese Sonny Chiba, mentre Samuel L. Jackson, attore feticcio di Tarantino, è presente con un cameo nei panni del suonatore di organo in chiesa.

Kill Bill – Vol. 1: la colonna sonora del film

Anche Kill Bill, come ogni film di Tarantino, si avvale di una colonna sonora assai ricercata, piena anch’essa, come il film, di citazioni e riferimenti. Molti delle canzoni presenti sono infatti tratte da altri film, dando vita a legami che arricchiscono questo volume 1 di ulteriori significati. In generale, ogni brano sembra essere la perfetta descrizione di quanto avviene in scena o nell’interiorità dei personaggi. Tra i brani più noti tra quelli presenti si annoverano Bang Bang (My Baby Shot Me Down) di Nancy Sinatra e Don’t Let Me Be Misunderstood dei Santa Esmeralda. Sono poi presenti i brani Ironside, tratto dal film Cinque dita di violenza e The Flower of Carnage, tema principale del film Lady Snowblood.

Sono poi presenti anche omaggi al cinema italiano, come il brano Da uomo a uomo, tratto dall’omonimo film e composto da Ennio Morricone. Il tema portante del film Sette note in nero, eseguito da Vince Tempera, è a sua volta presente in un momento fondamentale del film. Un omaggio a Bruce Lee è inoltre presente con il Green Hornet Theme, canzone della sigla della serie che rese celebre il noto attore di Hong Kong. Ulteriori riferimenti al cinema orientale si ritrovano invece con i brani Battle Without Honor or Humanity, tema princiaple del film Another Battle e The Yagyu Conspiracy, tratto dall’omonimo film giapponese.

Kill Bill – Vol. 1: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Kill Bill – Vol. 1 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play e Now TV. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 14 settembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

 
 

Apple TV+ annuncia un documentario in due parti sulla leggenda del tennis Boris Becker

Apple TV+

Apple TV+ ha annunciato oggi il nuovo documentario in due parti su Boris Becker del regista premio Oscar Alex Gibney (“Taxi to the Dark Side”, “Enron – L’economia della truffa”, “The Armstrong Lie”, “Going Clear – Scientology e la prigione della fede “) e del produttore premio Oscar John Battsek (“Un giorno a settembre”, “Searching for Sugar Man”, “Hillsborough”, “The Rescue – Il salvataggio dei ragazzi”).  La docuserie, ancora senza titolo, si propone di esplorare ogni aspetto dell’uomo che è diventato un fenomeno del tennis dopo aver vinto i campionati di Wimbledon a soli 17 anni, arrivando a vincere 49 titoli in carriera, tra cui sei Grandi Slam e una medaglia d’oro olimpica, nonché la sua vita personale, spesso sotto i riflettori e a volte tumultuosa.

Per oltre tre anni i registi hanno avuto un accesso speciale e unico a Boris Becker, fino alla fine di aprile del 2022, quando è stato condannato a due anni e mezzo di carcere per aver nascosto beni e prestiti allo scopo di evitare di pagare i debiti contratti. La serie presenta interviste intime al campione tedesco, tra cui una conversazione esclusiva realizzata la settimana della sua condanna, insieme ai contributi dei suoi familiari e a quelli di altre stelle del tennis come John McEnroe, Bjorn Borg, Novak Djokovic, Mats Wilander e Michael Stich.

La serie è una coproduzione tra la Ventureland di Battsek e la Jigsaw Productions di Gibney, della Lorton Entertainment, i cui progetti includono anche “Diego Maradona” di Asif Kapadia, nominato ai BAFTA Award, e il recente documentario di Matt Smith “Rooney”, sul grande calciatore inglese Wayne Rooney.

La docuserie si aggiunge alla gamma in espansione di programmi non-fiction con protagonisti i grandi nomi dello sport presenti su Apple TV+, tra cui un documentario recentemente annunciato sulla vita e la carriera rivoluzionaria del sette volte campione del mondo di Formula Uno Sir Lewis Hamilton; il film documentario recentemente annunciato “Underrated”, con la leggenda dell’NBA Stephen Curry; la serie di documentari in quattro parti nominata agli Emmy “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic” Johnson; “The Dynasty”, una nuova serie di documentari sui New England Patriots, realizzata dalla Imagine Documentaries di Brian Grazer e Ron Howard, in associazione con NFL Films; “The Long Game: Bigger Than Basketball” sul fenomeno della pallacanestro Makur Maker; la docuserie “Make or Break”, che porta gli spettatori dietro le quinte alla scoperta dei migliori surfisti del mondo in lotta per il titolo di campione della World Surf League Championship Tour; “Greatness Code”, una serie breve non sceneggiata diretta da Gotham Chopra e coprodotta da Uninterrupted e Religion of Sports, che ha appena debuttato con la seconda stagione.

 
 

Spider-Man: Across The Spider-Verse: ogni variante di Spider-Man vista nel trailer

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Il trailer di Spider-Man: Across the Spider-Verse (Parte I) presenta più varianti di Spider-Man di quanto ci si potesse aspettare! Nel 2018, è stato Spider-Man: Un nuovo universo della Sony a introdurre gli spettatori in un multiverso di varianti del supereroe. L’impatto del film è stato particolarmente significativo per la cura e l’attenzione prestata alla creazione di queste diverse versioni del personaggio, ognuna caratterizzata da un character design assolutamente accurato. La splendida animazione è stata completata da una storia straordinaria e commovente in cui il nuovo Spider-Man Miles Morales ha scoperto il suo posto in questo Spider-Verse.

Ieri, la Sony ha rilasciato un nuovo trailer di Spider-Man: Across the Spider-Verse (Parte I), che continuerà le avventure di Miles. A sorpresa, il trailer suggerisce che questa volta i cattivi sono gli stessi Spider-Men: c’è infatti una scena scioccante in cui Miles combatte contro un vero e proprio esercito di varianti di Spider-Man. Un nuovo Universo e Across the Spider-Verse sono liberamente ispirati all’evento fumettistico del 2015 di Dan Slott, Spider-Verse, che presentava ogni variante di Spider-Man apparsa nei fumetti dell’epoca – e sembra che il regista Joaquim Dos Santos abbia deciso di ripetere quell’impresa sul grande schermo. Ecco, dunque, tutti gli Spider-Man visti nel trailer di Spider-Man: Across the Spider-Verse (Parte I).

1Lo Spider-Man della Future Foundation

L’Uomo Ragno si è poi unito ai Fantastici Quattro nei fumetti, sostituendo il suo amico Torcia Umana dopo che si pensava fosse stato ucciso nella Zona Negativa. Ha indossato una nuova uniforme della squadra, bianca, con un’insegna di ragno in stile digitale. L’Uomo Ragno della Future Foundation sembra essere uno degli antagonisti di Spider-Man: Across the Spider-Verse.

Agisce insieme a molte altre varianti che non sono ancora state identificate, il che significa che Spider-Man: Across the Spider-Verse (Part I) conterrà davvero tante versioni di Spider-man, molte più di quelle che credevamo.

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Scream 6, il primo trailer!

Svelato il trailer di Scream 6, dal 9 marzo al cinema! Dopo gli ultimi omicidi di Ghostface, i quattro sopravvissuti si lasciano alle spalle Woodsboro e iniziano un nuovo capitolo. In Scream 6, Melissa Barrera (“Sam Carpenter”), Jasmin Savoy Brown (“Mindy Meeks-Martin”), Mason Gooding (“Chad Meeks-Martin”), Jenna Ortega (“Tara Carpenter”), Hayden Panettiere (“Kirby Reed”) e Courteney Cox (“Gale Weathers”) tornano a ricoprire i loro ruoli nel franchise insieme a Jack Champion, Henry Czerny, Liana Liberato, Dermot Mulroney, Devyn Nekoda, Tony Revolori, Josh Segarra e Samara Weaving.

Diretto da Matt Bettinelli-Olpin & Tyler Gillett e scritto da James Vanderbilt & Guy Busick e BASATO SUI PERSONAGGI CREATI DA Kevin Williamson, Scream 6 è PRODOTTO DA William Sherak, James Vanderbilt, Paul Neinstein. PRODOTTO ESECUTIVAMENTE DA Kevin Williamson, Gary Barber, Peter Oillataguerre, Chad Villella, Courteney Cox, Ron Lynch, Cathy Konrad, Marianne Maddalena. Protagonisti sono Melissa Barrera, Jasmin Savoy Brown, Jack Champion, Henry Czerny, Mason Gooding, Liana Liberato, Dermot Mulroney, Devyn Nekoda, Jenna Ortega, Tony Revolori, Josh Segarra, Samara Weaving con Hayden Panettiere e Courteney Cox.

 
 

Natale a tutti i costi, la conferenza stampa del nuovo film di Natale con Christian De Sica e Angela Finocchiaro

Natale a tutti i costi film

Oggi è stato presentato in conferenza stampa Natale a tutti i costi, il nuovo film di Natale con Christian De Sica. Il film, un remake della pellicola francese del 2021 Mes tres chers enfants, è opera del regista Giovanni Bognetti che mette su un cast formato da Christian De Sica, Angela Finocchiaro, Dharma Mangia Woods e Claudio Colica. Il film che uscirà anche su Netflix il 19 dicembre ci accompagnerà in questo periodo natalizio portando ancora una volta sul piccolo e grande schermo il re dei cinepanettoni.

Natale a tutti i costi, la trama

Dopo venticinque anni la famiglia perfetta si separa: i figli, Alessandra e Emilio, abbandonano il nido e la provincia. Vanno a vivere in città lasciando i genitori, Carlo e Anna, finalmente soli. I ragazzi nel giro di pochi mesi, presi dalla loro nuova vita, limitano i rapporti con i genitori a qualche breve chiamata, disertano i funerali dei parenti, non si presentano più ai compleanni. , non trascorreranno il Natale insieme alla loro famiglia. In conferenza stampa il tema della famiglia è stato più volte ripreso soprattutto in relazione alle dinamiche dentro e fuori il set che hanno coinvolto i protagonisti.

Non ho provato lo stesso senso di smarrimento che ha provato il mio personaggio, la sindrome del nido vuoto. I miei figli, fortunatamente, mi trovano abbastanza simpatico quindi gli piace passare del tempo insieme a me”, afferma Christian De Sica. Angela Finocchiaro è di un’altra veduta: “Io, invece, sono sempre stata ansiosa e iper protettiva, ma quando i miei figli hanno lasciato casa mi sono sorpresa. Un pensiero che faccio spesso è: se so che loro stanno bene, anche io sto bene”.

Dharma Mangia Woods, dopo La Stranezza, torna sul grande schermo con una commedia natalizia. L’attrice ha raccontato come è stato far parte di questa famiglia: “Entrare in relazione con Angela [Finocchiaro] Christian [De Sica] e Claudio [Colica] è stato molto semplice. Si è creata subito una grande intesa che nasce soprattutto da una grande stima che nutro nei loro confronti. Mi sono affidata a loro ed è stato tutto molto naturale, non percepito lo stacco tra lo stare in scena e non”. Claudio Colica, altro membro della famiglia Della Fava, fa parte del mondo della comicità già da molti anni grazie al successo de Le Coliche: “È stato un sogno, non è stato difficile considerarli genitori. Fuori dal set ci sentivamo come una famiglia. Anche io non ho percepito questo stacco tra realtà e finzione. Quando mi hanno detto che avrei recitato con De Sica ho urlato in mezzo alla strada, ho realizzato un grande sogno. Sono cresciuto con lui”.

Natale a tutti i costi film 2022

Christian De Sica e Angela Finocchiaro ancora insieme

Natale a tutti i costi rappresenta la quinta collaborazione del duo comico. Dopo aver interpretato rispettivamente Babbo Natale e la Befana, si ritrovano come una coppia di coniugi molto affiatati. Nel film Carlo e Anna, arrabbiati e disperati. Decidono quindi di mentire fingendo di aver ereditato sei milioni di euro da una vecchia zia pur di riavere i loro figli. Il piano sembra funzionare e, spinti dalla speranza di poter avere la loro fetta di eredità per realizzare i loro sogni, i figli si ripresentano magicamente, assicurando persino di non potersi perdere il Natale in famiglia.

Angela Finocchiaro ha parlato di questa nuova collaborazione con Christian De Sica: “La nostra coppia ha trovato una maturità dopo averne passate tante negli altri film.  Io sono felicissima non vedo l’ora di farne un altro”. Il film è prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per Colorado Film in associazione con Sony Pictures International Productions in collaborazione con RTI, e vede nel cast anche Iaia Forte, Fioretta Mari, Francesco Marioni, Alessandro Betti.

Christian De Sica, invece, stuzzicato da una domanda parla delle sorti della commedia italiana soprattutto con il politicamente corretto: “Non rinnego i cinepanettoni. Fare una commedia diretta in questo modo da Bognetti è stato entusiasmante. È un regista che ha un grande occhio. Purtroppo, il politicamente corretto per un comico è un problema. Il comico è cattivo e questo di fatto induce a stare attenti a qualsiasi cosa si dica”.

Commedia dai toni cupi

Natale a tutti i costi è un remake di un film francese. Questo ha fatto discutere molto sulle sorti del futuro del cinema: “Per quanto riguarda il cinema italiano è pieno di registi, produttori, attori e attrici di grande talento. Di sceneggiatori invece ce ne sono pochi. È difficile creare cose originali perché è stato tutto già detto. Senza contare che in Francia impiegano 5 mesi per scrivere una sceneggiatura, in Italia abbiamo molto tempo”, Christian De Sica ha continuato poi parlando del suo futuro in altri cinepanettoni: “Sui social tutti mi chiedono quando ritorno a fare di nuovo cinepanettoni. La verità è che non me ne hanno più offerti. Lo farei ma c’è anche un’età per ogni cosa”.

I primi quaranta minuti del film mettono davvero a dura prova lo spettatore che per un momento non sa se sta assistendo a una commedia o un film drammatico. In particolare, questi toni cupi sono portati in scena dalla coppia di figli interpretati da Dharma Mangia Woods e Claudio Colica. Per tutto il film infatti il personaggio di Alessandra non si sente realizzata. Di questo ne parla anche l’attrice: “La società è cambiata e ci sono diverse difficoltà per i giovani. Volevo normalizzare il fatto che a 26 anni è normale avere delle insicurezze e normalizzare una serie di sentimenti che sono considerati negativi”.

Regista e sceneggiatore di Natale a tutti i costi è Giovanni Bognetti che include nella sua commedia queste tinte cupe: “Abbiamo voluto fare una commedia dove i rapporti erano così naturali. Siamo andati in direzione di una commedia raccontando questa famiglia e la loro vita che come ogni altra ha dei momenti più cupi. Del film francese ho preso la struttura, che era la cosa che funzionava meglio. Poi io ho introdotto questi elementi cupi che sono molto nel mio stile”.

 
 

Steven Spielberg: 10 cose che non sai sul regista

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Steven Spielberg è un regista che non ha bisogno di presentazioni. Tra le più importanti personalità di cinema mai esistite, egli ha nel corso della sua carriera dato vita a grandissimi successi di critica e pubblico, coniugando alla perfezione autorialità e cinema popolare. I suoi film riescono infatti a parlare a spettatori di ogni tipo, facendo sognare grazie a storie fantastiche che permettono anche di riflettere sull’essere umano, i suoi valori e le sue virtù. Da molti considerato uno dei maggiori storyteller ancora oggi in attività, Spielberg è da sempre una vera e propria garanzia di qualità.

Ecco 10 cose che non sai di Steven Spielberg.

Steven Spielberg: i suoi film più famosi

1. Ha diretto numerosi celebri film. Spielberg debutta alla regia di un lungometraggio con Duel (1973), seguito poi da Sugarland Express (1974) e Lo squalo (1975), che gli conferisce grande popolarità. Seguono poi opere molto apprezzate come Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), I predatori dell’arca perduta (1981), E.T. – L’extraterrestre (1982), Il colore viola (1985), Hook – Capitan Uncino (1991), Jurassic Park (1993) e Schinderl’s List (1993), che lo consacra definitivamente come uno dei più importanti registi di Hollywood. Negli anni successivi ha poi diretto Salvate il soldato Ryan (1998), A.I. – Intelligenza artificiale (2001), Minority Report (2002), Prova a prendermi (2002), La guerra dei mondi (2005), Lincoln (2012), Il ponte delle spie (2015) e The Post (2017). I suoi ultimi film sono invece Ready Player One (2018), West Side Story (2021) e The Fabelmans (2022).

2. Ha prodotto molti film di successo. Grazie alla sua casa di produzione, la Amblin Entertainment, Spielberg si è occupato anche della produzione non solo dei suoi progetti ma anche dei film di altri registi. Tra i più noti vi sono I Goonies (1985), Ritorno al futuro (1985), Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988), Cape Fear – Il promontorio della paura (1991), Casper (1995), Man in Black (1997), Flags of Our Fathers (2006), Transformers (2007), Super 8 (2011), Jurassic World (2015), First Man – Il primo uomo (2018) e l’atteso Indiana Jones e la ruota del destino (2023).

3. Ha vinto 3 Oscar. Nel corso della sua carriera Spielberg ha ricevuto ben 20 candidature ai premi Oscar. In particolare, è stato nominato otto volte come miglior regista, trionfando nel 1994 per Schindler’s List e nel 1999 per Salvate il soldato Ryan, e undici come produttore del miglior film, vincendo in tale categoria nel 1994 per Schindler’s List. Nel 1987 gli è invece stato conferito il premio alla memoria Irving G. Thalberg, assegnato periodicamente a produttori creativi i cui lavori riflettono delle continue produzioni cinematografiche di alto livello.

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Steven Spielberg e Duel

4. Originariamente era pensato come film per la televisione. Duel rappresenta il vero e proprio debutto di Spielberg alla regia di un lungometraggio. Girato in soli 13 giorni e con mezzi molto scarsi, il film con la sua durata di 74 minuti era pensato per una distribuzione televisiva. Dato il buon successo ottenuto, però, a Spielberg fu chiesto di aggiungere alcune scene così da fargli raggiungere i 90 minuti di durata e poter essere distribuito nelle sale cinematografiche. Qui ottenne un successo ancora maggiore e fece guadagnare a Spielberg una buona notorietà.

Steven Spielberg e Lo squalo

5. Ha girato il film in mare aperto. Nel girare Lo squalo, il film che gli ha conferito un’enorme successo di critica e pubblico, Spielberg si rifiutò di girare in una vasca e preferì invece realizzare le riprese in mare aperto. Ciò comportò però numerose difficoltà, dalle onde che provocavano inquadrature mosse fino alla comparsa di altre barche all’orizzonte. Il problema principale però si verificò con il mancato funzionamento dello squalo meccanico, che costrinse la troupe a lunghe ed estenuanti attese. Per risolvere la situazione si decise di ridurne al minimo le apparizioni, sostituendole con momenti di attesa e suspense che paradossalmente decretarono il successo del film.

Steven Spielberg e il suo nuovo film The Fabelmans

6. È basato sulla sua infanzia. Nel 2021 Spielberg ha annunciato di essersi finalmente deciso a realizzare un film a cui da diverso tempo pensava, basato sulla sua infanzia. Più volte rimandato per la difficoltà di rapportarsi in modo tanto diretto con il proprio vissuto, Spielberg ha poi intitolato il film The Fabelmans, partecipando anche alla sceneggiatura e basandolo in modo più vago sulle proprie esperienze da ragazzo. In esso egli racconta la sua famiglia, il rapporto con i genitori e le sorelle e, naturalmente, anche della sua passione per il cinema.

Steven Spielberg e Superman

7. Avrebbe dovuto dirigere il film. Quando nel 1978 arrivò al cinema Superman, il primo film dedicato al celebre supereroe, Spielberg era stato considerato per dirigere il film. Egli, tuttavia, era in quel momento impegnato su altri progetti che suscitavano maggiormente il suo interesse e così la regia venne infine affidata a Richard Donner. Di recente, però, un incontro tra Spielberg e l’amministratore delegato della Warner Bros. David Zaslav ha spinto in molti a credere che lo studios starebbe cercando di offrire proprio al celebre regista l’opportunità di dirigere un nuovo film su Superman. Nulla a riguardo è però stato ad ora confermato.

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Steven Spielberg: la moglie e i figli

8. Si è sposato due volte. Spielberg è sempre stato molto riservato circa la propria vita privata, ma di lui si sa che è stato sposato dal 1985 al 1989 con l’attrice Amy Irving, alla quale era precedentemente stato legato dal 1976 al 1979. Al momento del loro divorzio, il giudice riconobbe come valido un accordo prematrimoniale scritto su un tovagliolo, stando al quale la Irving ricette una buonuscita di ben 100 milioni di dollari. In seguito, nel 1991 Spielberg ha sposato l’attrice Kate Capshaw, che nel 1984 aveva diretto nel film Indiana Jones e il tempio maledetto.

9. Ha diversi figli. Dal primo matrimonio Spielberg ebbe un figlio, nato nel 1989 e chiamato Max Samuel. In seguito, dalla Capshaw ha avuto tre figli naturali: Sasha, nata nel 1990 e oggi attivta come cantante e attrice, Sawyer, nato nel 1992 e Destry, nato nel 1996. Con la moglie aveva poi già adottato un bambino di nome Theo e una bambina di nome Mikaela. Spielberg ha inoltre come figliastra l’attrice Jessica Capshaw, nata nel 1976 dal precedente matrimonio della moglie.

Steven Spielberg: il suo patrimonio

10. È uno delle più ricche personalità del cinema. Spielberg è ormai attivo da cinquant’anni nell’industria cinematografica e ha raggiunto uno status pressocché unico. Grazie ai numerosi film diretti, prodotti o ad altri suoi coinvolgimenti in tale ambito, egli può oggi vantare un patrimonio di 8 miliardi di dollari. Una cifra che lo rende la seconda celebrità più ricca del mondo, secondo solo al suo vecchio amico George Lucas, che vanta invece una fortuna pari a 10 miliardi.

Fonte: IMDb, CelebrityNetWorth

 
 

Il mistero dei templari – La serie, si torna a cacciare tesori su Disney+

Il mistero dei templari – La serie lisette

Era il 2004 quando Nicolas Cage inaugurava un nuovo franchise con Disney, Il mistero dei templari, una storia d’avventura a metà strada tra Indiana Jones e Tomb Raider, con un potenziale enorme, che ha dato vita a due lungometraggi, entrambi con protagonista Cage, e adesso a una serie tv, disponibile su Disney+ dal 14 dicembre, dal titolo Il mistero dei templari – La serie.

A raccogliere il testimone di Ben Gates, una giovane eroina di nome Jess Morales (Lisette Olivera), in cerca di… green card! Proprio così, la serie Disney+ parte da un presupposto che più realistico non si può, per trasportare all’avventura lo spettatore in una mozzafiato caccia al tesoro, molto classica per sviluppi e svolte, ma anche divertente e di intrattenimento per un pubblico di giovani aspirante cacciatori. E anche in questo caso, come da diverso tempo a questa parte, si sceglie di fare di Il mistero dei templari – La serie una “cosa tra femmine”, visto che di fronte a Jess si erge la spietata villain della storia, Billie Pearce, interpretata da Catherine Zeta-Jones, con un caschetto biondo platino e la ferma intenzione di non lasciarsi sfuggire il tesoro che cerca da una vita.

Abbiamo incontrato le due attrici in occasione della conferenza stampa mondiale di presentazione dello show, momento in cui la semi esordiente Olivera ha raccontato così il suo stato d’animo in merito alla serie e alla produzione: “Onestamente è un onore far parte di questa serie, penso che fin dall’inizio, tutti noi ci siamo entusiasmati tantissimo. Abbiamo lentamente costruito la nostra famiglia su questo set, con un’energia positiva costante, fin dall’inizio. E penso che sarà un’avventura davvero divertente per tutti. Di sicuro ci siamo davvero divertiti a realizzarlo, è la migliore esperienza della mia vita e sono davvero eccitata.”

Veterana del grande schermo e ora nelle vesti di Morticia Addams su Netflix, Catherine Zeta-Jones sta inaugurando una nuova fase delle sua carriera nella serialità, abbracciando un inedito ruolo di villain Disney a tutti gli effetti: “Chi non ama una caccia al tesoro? Penso che questa serie sia una storia indipendente ma anche un grande omaggio a un grande franchise. E penso che questo sia possibile grazie a questa meravigliosa linfa giovane dei nostri protagonisti, a un’ottima sceneggiatura e al fatto che cercare tesori non perde mai il suo fascino, anche dopo 20 anni.” 

“Penso che la chiave per riportare in vita vecchi franchise sia dare loro una nuova vita. Certi film, certe serie TV sono nel nostro subconscio. Quando ho raccontato ai miei ragazzi, che ormai sono grandi, che avrei fatto National Treasure non erano molto entusiasti, ma i film li abbiamo visti quando erano piccoli e li hanno amati, quindi penso che ci sia anche un fattore generazionale. E ora gli stiamo dando una nuova vita. E lo stiamo facendo con gli strumenti che abbiamo oggi, inserendo nel racconto la tecnologia, che oggi è una parte fondamentale della nostra vita. Il mondo è completamente cambiato, ma quello che è rimasto lo stesso è la nostra capacità di divertirci. È un ottovolante. Sono davvero entusiasta di farne parte!”

Il mistero dei templari – La serie è disponibile su Disney+ dal 14 dicembre con i primi due episodi. Oltre a Lisette Olivera e a Catherine Zeta-Jones, la serie è interpretata da Zuri Reed (Flatbush Misdemeanors); Antonio Cipriano (Jagged Little Pill a Broadway); Jordan Rodrigues (Lady Bird); Jake Austin Walker (Rectify); e Lyndon Smith (Parenthood). Inoltre, Harvey Keitel (Pulp Fiction), che ha interpretato Peter Sadusky nel franchise cinematografico de Il mistero dei Templari, si unisce al cast della serie come guest star nello stesso ruolo.

Jerry Bruckheimer, Cormac e Marianne Wibberley, Jonathan Littman e KristieAnne Reed sono gli executive producer della serie insieme a Rick Muirragui, che è anche sceneggiatore. Anche Jon Turteltaub, regista dei film, è executive producer. Mira Nair è regista ed executive producer.

 
 

Anne Rice’s Mayfair Witches: trailer della nuova serie con Alexandra Daddario

Anne Rice's Mayfair Witches

AMC ha diffuso il trailer ufficiale di Anne Rice’s Mayfair Witches, la nuova serie tv soprannaturale creata da Esta SpaldingMichelle Ashford, basata sulla trilogia di romanzi Lives of the Mayfair Witches di Anne Rice. La serie vedrà Alexandra Daddario nei panni della dottoressa Rowan Fielding, un neurochirurgo che scopre di essere l’erede della dinastia Mayfair. La serie debutterà l’8 gennaio 2023 su AMC e AMC+ negli USA.

La trama e il cast di Anne Rice’s Mayfair Witches

In Anne Rice’s Mayfair Witches il neurochirurgo Dr. Rowan Fielding scopre di essere l’erede di una dinastia di potenti streghe perseguitate da uno spirito sinistro. Nel cast della serie oltre Alexandra Daddario a anche Harry Hamlin nei panni di Cortland Mayfair, l’attuale patriarca di Mayfair. Tongayi Chirisa nei panni di Ciprien Grieve, un nuovo personaggio creato da AMC, che è una combinazione di Michael Curry e Aaron Lightner. Jack Huston nei panni di Lasher, un’entità potente e mutevole che è stata legata per secoli alle streghe di Mayfair. Nei ruoli ricorrenti troviamo invece Annabeth Gish nel ruolo di Deirdre Mayfair, Beth Grant nel ruolo di Carlotta Mayfair, Erica Gimpel nel ruolo di Ellie Mayfair e Jen Richards nel ruolo di Jojo.

 
 

Cassandro: prima foto di Gael Garcia Bernal nel film Prime Video

Gael García Bernal Cassandro
GAEL GARCÍA BERNAL in CASSANDRO Foto: Courtesy of Prime Video © AMAZON CONTENT SERVICES LLC

Amazon Studios ha diffuso la prima foto ufficiale di Gael Garcia Bernal in Cassandro, l’annunciato film Prime Original che arriverà nel 2023 su Prime Video in tutto il mondo. 

Il film è scritto da  David Teague, Roger Ross Williams, e Julián Herbert  e Prodotto da Gerardo Gatica, Todd Black, David Bloomfield, Ted Hope, Julie Goldman. Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”. In questo suo percorso, non mette sottosopra solo il mondo machista del wrestling, ma anche la sua vita.

Cassandro film 2023
GAEL GARCÍA BERNAL in CASSANDRO Foto: Courtesy of Prime Video © AMAZON CONTENT SERVICES LLC
 
 

At Midnight: le prime foto del nuovo film Paramount+

At Midnight film 2023
CR Sarah Coulter © Paramount Corporation

Paramount+ ha diffuso le prime immagini di At Midnight e ha annunciato che il film sarà disponibile da venerdì 10 febbraio in esclusiva su Paramount+ negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Australia, in America Latina, in Brasile e in Italia.

Affascinante commedia romantica, At Midnight è incentrata su Alejandro (Diego Boneta, “Il padre della sposa”), un ambizioso direttore d’albergo, e Sophie (Monica Barbaro, “Top Gun: Maverick”), una star del cinema che si muove con scaltrezza nelle dinamiche di Hollywood. Lui è concentrato sull’apertura del suo hotel boutique. Lei cerca di concentrarsi sulle riprese del suo nuovo film di supereroi Super Society 3, nella speranza di ottenere un proprio spinoff, ma scopre che il suo co-protagonista (e fidanzato!) Adam (Anders Holm, “Workaholics”) la tradisce. Il destino colpisce quando le riprese li portano tutti nell’hotel di Alejandro in Messico. Nonostante le loro vite radicalmente diverse, Alejandro e Sophie iniziano a incontrarsi segretamente A mezzanotte

At Midnight è interpretato anche da Casey Thomas Brown (“Father Of The Bride”) nel ruolo di Chris, il talent manager e vecchio amico di Sophie; Catherine Cohen (“Netflix’s Catherine Cohen: The Twist…? She’s Gorgeous”) nel ruolo di Rachel, la fedele migliore amica di Sophie e spirito libero; Fernando Carsa (“Acapulco”) nel ruolo di Tachi, il migliore amico di Alejandro e barista dell’hotel; Whitney Cummings (“Good Mourning”) nel ruolo di Margot, una potente agente di Hollywood che rappresenta sia Sophie che Adam; e Maya Zapata (“Selena’s Secret”) nel ruolo di Aurelia, la direttrice dell’hotel e severo capo di Alejandro.

At Midnight per Paramount+ è prodotto dagli studi internazionali di Paramount e da Fred Berger (“La La Land”), David Bernon (“Hearts Beat Loud”), Brian Kavanaugh-Jones (“Loving”), Eréndira Núñez Larios (“Sundown”), Josh Glick e Diego Boneta attraverso la sua società di produzione Three Amigos. Tra i produttori esecutivi figurano Michel Franco, Gemma Levinson e Cory Crespo. AT MIDNIGHT è diretto da Jonah Feingold (“Dating & New York”) e scritto da Feingold, Maria Hinojos (“Cindy la Regia”) e Giovanni M. Porta. Porta, Hinojos e Natalia Boneta sono co-produttori esecutivi.

 
 

In viaggio con Eugene Levy, la serie Apple Original condotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy

In viaggio con Eugene Levy

Apple TV+ ha annunciato oggi che In viaggio con Eugene Levy, una nuova serie sui viaggi condotta e prodotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy (“Schitt’s Creek”), farà il suo debutto il 24 febbraio. La serie, composta da otto episodi, segue Levy in viaggio verso alcune delle destinazioni più belle e spettacolari del mondo: Costa Rica, Finlandia, Italia, Giappone, Maldive, Portogallo, Sudafrica e Stati Uniti, alla scoperta di hotel straordinari e dei luoghi e le culture che li circondano.

Pur consapevole di non essere il tipico conduttore di programmi itineranti, di non avere solitamente uno spirito avventuroso, né di essere un esperto di viaggi in giro per il mondo, Eugene Levy è convinto che sia finalmente arrivato il momento di allargare i suoi orizzonti. Così prepara la valigia con una certa trepidazione e con la speranza che quest’esperienza possa aprire un capitolo completamente nuovo della sua vita, anche se ciò potrebbe comportare l’affrontare alcune delle sue paure più grandi. Unitevi a lui mentre si allaccia la cintura alla volta di avventure sorprendenti e illuminanti!

In viaggio con Eugene Levy è prodotto per Apple TV+ da Twofour e lo stesso Levy, oltre a essere protagonista, è produttore esecutivo insieme a David Brindley. La serie si aggiunge alla crescente gamma di docuserie acclamate dal pubblico e premiate dalla critica presenti su Apple TV+, tra cui la serie di documentari “The Big Conn”, che racconta la più grande frode previdenziale della storia; il pluripremiato documentario evento “Prehistoric Planet”, con la voce narrante del nominato agli Oscar Sir David Attenborough; “Make or Break”, la docuserie sulla World Surf League; la docuserie sull’home-design nominata agli Emmy “Home”; la docuserie sulla guerra moderna nominata agli Emmy “The Line”; la serie di documentari in quattro parti “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic” Johnson; la docuserie “Watch the Sound with Mark Ronson”, nominata agli Emmy; “Gutsy”, il documentario delle produttrici esecutive e conduttrici Hillary e Chelsea Clinton che è un viaggio intimo alla scoperta di alcune delle donne più straordinarie del mondo.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 299 vittorie e 1.274 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e il vincitore dell’Oscar come Miglior film di quest’anno “CODA“.

 
 

Avatar – La via dell’acqua: recensione del film di James Cameron

Avatar: La via dell'acqua

Rivedere Avatar oggi, a 13 anni dalla sua uscita in sala, suscita ancora quelle emozioni viscerali che solo poche opere cinematografiche hanno la forza di evocare. Quanto da James Cameron ideato e prodotto ha resistito egregiamente al passare del tempo per presentarsi anche allo spettatore odierno come un’esperienza rara, a cui purtroppo si è sempre meno abituati. Il cinema degli ultimi anni è cambiamento profondamente, anche grazie allo stesso Avatar, e nonostante i progressi tecnologici siano stati enormi, i film-evento capaci di lasciare un segno significativo nella settima arte si contano sulle dita di una mano. C’era dunque grande attesa e curiosità nei confronti di Avatar – La via dell’acqua, il primo dei quattro sequel annunciati.

Ora che tale film è finalmente arrivato in sala (l’unico luogo possibile, stavolta più che mai, dove si può goderne per davvero al suo meglio), possiamo dirlo: James Cameron ha mantenuto ogni sua promessa, raggiungendo nuovi impressionanti traguardi artistici. Il ritorno su Pandora, quel meraviglioso e selvaggio mondo dove ogni creatura vive in profonda armonia e connessione con la natura circostante, si configura ancora una volta come un’esperienza cinematografica senza eguali, dove ogni elemento della mitologia ideata da Cameron è recuperato e fatto evolvere in nuove entusiasmanti forme.

Riguardo la trama, senza scendere troppo nei dettagli, basti sapere che Avatar – La via dell’acqua è ambientato più di un decennio dopo gli eventi del primo film e segue le vicende della famiglia Sully, composta da Jake (Sam Worthington), Neytiri (Zoe Saldana) e i loro quattro figli Neteyam, Lo’ak, Tuk e Kiri (Sigourney Weaver), nel loro incontro con nuove popolazioni e nella scoperta di nuovi straordinari habitat di Pandora, ma anche nello scontro con pericolosi nemici provenienti dal passato. Nel tentativo di proteggersi l’un l’altro, come ogni famiglia che si rispetti, i Sully capiranno ben presto di poter fare affidamento unicamente sull’amore che li lega l’un l’altro.

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Una scena subacquea dal fim Avatar – La via dell’acqua.

Avatar – La via dell’acqua e il potere delle immagini

Si può tranquillamente affermare che Avatar – La via dell’acqua sia il sequel più atteso dell’ultimo decennio. Questo perché il primo film rappresentò un significativo passo in avanti nell’uso della CGI e della tecnologia 3D, dando vita a nuovi livelli artistici a cui molti dei blockbuster arrivati sul grande schermo negli anni a venire non hanno potuto non ispirarsi, senza però eguagliare quei risultati. Con questo secondo capitolo Cameron aveva promesso ancora di più, sviluppando tecnologie che rendessero possibile concretizzare le sue ambiziosissime visioni e regalando un’esperienza di visione ancora superiore. In particolare, il regista premio Oscar aveva garantito che si sarebbe assistito alle scene subacquee più realistiche mai realizzate.

Avatar - La via dell'acqua
(L-R): Kiri and Sigourney Weaver as Dr. Grace Augustine in 20th Century Studios’ AVATAR: THE WAY OF WATER. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Le scene del film che comprendono l’elemento dell’acqua e l’esplorazione degli abissi risultano effettivamente qualcosa di mai visto prima, offrendo una cura per i dettagli straordinaria. Il modo in cui la luce filtra attraverso l’acqua, il modo in cui questa bagna i corpi dei personaggi e si agita al loro muoversi è fonte di continuo stupore. Un senso della meraviglia raro che Cameron riesce a far emergere da ogni immagine di questo tipo, spingendo lo spettatore a chiedersi come sia stato possibile realizzare tutto ciò. Difficile non sentirsi letteralmente immersi a propria volta in tale ambiente, avvolti dalle immagini che grazie al 3D, anch’esso portato ad un nuovo livello di magnificenza e di cui Cameron si dimostra maestro indiscusso, acquistano una fluidità e un senso di realtà ancora maggiore.

Ciò che è altrettanto piacevole constatare è come Avatar – La via dell’acqua vada contro la logica di molti blockbuster e non sbatta prepotentemente in faccia allo spettatore ogni cosa possibile e immaginabile, con il rischio di frastornare e confondere, ma offra invece un’esperienza seducente, coinvolgente, che sa dosare i propri elementi e verso la quale si diventa sempre più ben disposti. Le scene d’azione, ad esempio, non risultano mai caotiche ma sempre precise nel mostrare ciò che realmente serve, vantando un dinamismo e soluzioni di messa in scena che propongono con egual peso intrattenimento e bellezza estetica, generando una sana tensione emotiva ed uno stupore che si rinnova scena dopo scena.

Difficile descrivere meglio quanto realizzato da Cameron e dal suo team, in quanto ogni immagine sembra chiedere di essere vissuta in modo diretto e personale. Dalla fotografia di Russell Carpenter, già premio Oscar per Titanic, all’avvolgente lavoro sul sonoro (specialmente relativo alle scene subacquee), Cameron ancora una volta ci ricorda del potere delle immagini e la sua fiducia in esse e nel loro valore comunicativo, concependo forme, colori e composizioni che risvegliano da anni di prodotti pigri o, peggio ancora, standardizzati, davanti ai quali si può facilmente diventare spettatori passivi.

James Cameron e l’arte del perfetto blockbuster

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Jake e Neytiri in una scena di Avatar – La via dell’acqua.

Non c’è dunque più alcun dubbio, se mai poteva essercene stato uno, che Avatar – La via dell’acqua sia il raggiungimento di un nuovo livello dell’esperienza cinematografica in sala. Maggiori interrogativi c’erano invece dal punto di vista narrativo, considerando anche quanto il primo Avatar sia stato sbrigativamente bollato come un “Pocahontas con gli alieni blu”. Quella che era una storia certamente semplice, basata su archetipi da sempre ricorrenti, si legava però in modo particolarmente stretto alla componente tecnologica, la quale se anche rubava la scena consentiva di portare lo spettatore in un territorio incontaminato e di mostrarne tutte le sue meraviglie, proponendosi dunque anche come racconto ecologista in anticipo di alcuni anni rispetto alle tendenze odierne.

In questo sequel, la storia scritta da Cameron insieme a Rick Jaffa e Amanda Silver (autori anche di L’alba del pianeta delle scimmie e Heart of the Sea) si configura sì come maggiormente strutturata, incentrata fortemente sul desiderio di protezione e vendetta, ma ugualmente come un pretesto per raccontare primariamente attraverso le immagini. Cameron si concede lunghe digressioni durante le quali può dar vita a sempre nuove occasioni per mostrare tutta la bellezza degli inediti ambienti di Pandora. Queste “pause narrative”, che potrebbero urtare la pazienza di alcuni, risultano in realtà funzionali a far entrare in connessione con quanto viene mostrato, riflettendo su o anticipando quelli che sono i principali temi del film. Oltre alla cura della natura e allo spiritualismo che lega i personaggi ad essa, subentra qui in modo forte l’elemento della famiglia.

Famiglia declinata in più sfumature, da quella comprendente i legami di sangue fino a quella meno tradizionale, che si trasforma e rinnova continuamente. C’è quindi un fortissimo bisogno da parte di tutti i personaggi di sentirsi accettati e riconosciuti per il proprio valore. Avatar – La via dell’acqua rielabora allora i grandi temi del suo predecessore per parlarci nuovamente di connessioni, dove la collettività deve prevalere sull’ego e dove i legami tra padri, madri e figli sono realmente fonte di speranza per il futuro, di Pandora come del nostro mondo. Cameron rompe il suo silenzio cinematografico durato 13 anni per portare nei cinema di tutto il mondo un film che è il perfetto esempio di tutto ciò che un blockbuster dovrebbe essere, rifuggendo da ogni facile soluzione per offrire sano intrattenimento, suscitare stupore ed emozioni pure e offrire nuove riletture del nostro contemporaneo.

 
 

Spider-Man: Accross the Spider-verse, i concept dei nuovi personaggi, c’è anche la figlia di Peter B. Parker

Spider-Man: Across the Spider-Verse

I produttori Phil Lord e Chris Miller rivelano i concept art per i nuovi personaggi di Spider-Man: Across the Spider-Verse. Sony e Marvel hanno avuto successo con l’uscita di Spider-Man: Into the Spider-Verse, che ha preso il famoso eroe Miles Morales (Shameik Moore) e lo ha inserito nell’animazione per un’avventura super stilizzata. Il trailer di Spider-Man: Across the Spider-Verse ha recentemente svelato personaggi come Spider-Man 2099 (Oscar Isaac) e Spider-Woman (Issa Rae). Oltre ai protagonisti, ci sono diversi cameo sfuggenti che senza dubbio popoleranno il nuovo film ed entusiasmeranno il pubblico.

Dopo l’uscita del trailer, Sony Pictures Entertainment ha tenuto un aftershow per i membri di YouTube Premium con i produttori Lord e Miller, oltre alla voce di Gwen Stacy, Hailee Steinfeld, e ha discusso di cosa accadrà per Spider-Man: Across the Spider-Verse. L’aftershow ha offerto il primo sguardo a tre personaggi unici: Mayday Parker, la figlia neonata di Peter B. Parker (Jake Johnson) e Mary Jane Watson (Zoë Kravitz); Hobie Brown (Daniel Kaluuya), un supereroe britannico noto come Spider-Punk; e Spider-Man India, una variante del personaggio che proviene da Mumbattan, una combinazione di Mumbai e Manhattan.

Guarda i concept di Spider-Man: Accross the Spider-verse

Sinossi: Miles Morales torna nel nuovo capitolo della saga Spider-Verse, vincitrice di un premio Oscar, Spider-Man: Accross the Spider-verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza. Ma quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.

Spider-Man: Accross the Spider-verse arriverà il 2 giugno 2023 al cinema negli USA.

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.

 
 

Maid: recensione della serie Netflix con Margaret Qualley

Maid recensione serie tv netflix
Cr. RICARDO HUBBS/NETFLIX © 2021

Dopo essere stata apprezzata largamente negli Stati Uniti, la serie Netflix Maid ha finalmente ottenuto il successo meritato anche in Italia. Il veterano della TV John Wells (ER, Southland) si è messo al lavoro con un team di produzione di tutto rilievo, che include Molly Smith Metzler e Margot Robbie, per adattare il bestseller Maid: Hard Work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive di Stephanie Land. L’adattamento di un libro di memorie è riuscito a conferire a Maid la credibilità, mai spettacolarizzata, che molti progetti simili non riescono a raggiungere, filtrando la verità di Land attraverso l’interpretazione delicatamente esplosiva della giovane Margaret Qualley.

Maid: la concretezza visiva della storia di Alex

Alex (Qualley), è una giovane madre che decide di lasciare il marito violento Sean (Nick Robinson) nel mezzo della notte. Con solo 18 dollari nel portafoglio, lotterà di giorno in giorno cercando si racimolare abbastanza soldi per un alloggio, cibo e sicurezza per lei e sua figlia. Il suo viaggio la porterà a trovare lavoro come “maid”, presso un’agenzia gestita da Yolanda (Tracy Vilar) e trovarsi a che fare con la madre bipolare Paula (Andie MacDowell, che è la vera madre di Qualley, il che aggiunge un ulteriore livello di realismo) assieme a quella del padre alienato Hank (un efficace Billy Burke). Si incrocerà anche con un’altolocata padrona di casa di nome Regina (un’incredibile Anika Noni Rose), che finisce per essere molto più di una semplice estranea.

L’incredibile successo di Maid, che è rientrato quasi immediatamente tra i titoli in tendenza su Netflix, risiede nel fatto che la serie non ha mai la pretesa di parlare per nessuno, tranne che per la propria protagonista; la storyline è talmente tanto incorporata nella prospettiva personale di Alex che l’esperienza soggettiva oltrepassa la realtà oggettiva, dimostrando che Maid non è alla ricerca di uno studio socio-culturale, bensì mira a dare concretezza visiva ai pensieri di chi avrebbe sempre sperato di trasferire la sua storia in parola scritta. La penna di Alex è sensibile, ma incisiva, fiorente di un’interpretazione superba, che trova l’umanità anche nel più freddo dei giorni, quando la rete di sicurezza sociale e un rifugio tanto anelato sono ormai inafferrabili.

MAID MARGARET QUALLEY
Cr. RICARDO HUBBS/NETFLIX © 2021

Il diario di Alex diviene libro aperto per lo spettatore: è il volto dell’attrice a sancire l’arco narrativo della protagonista, che combatte cercando di mantenere la compostezza di fronte a una pressione psicofisica insopportabile, e convoglia le traversie tramite gesti apparentemente impercettibili, che assumono però valenza simbolica: un labbro che si contrae, sbattere le ciglia, alzare il mento. Alex dovrà imparare un nuovo linguaggio, corporalmente disagevole, per far fronte a una cerchia di individui i cui rapporti sono già da tempo disarticolati: Paula entra ed esce dalla vita di Alex con il caos irresistibile di un tornado, un bipolarismo aggravante e un passato da rivalutare; Robinson interpreta la dualità minacciosa insita nel carattere di Sean, la cui storia dolorosa spiega, ma non scusa, il dolore che lui stesso infligge nel presente.

È il legame madre-figlia – e la tensione – a brillare di più per tutto l’arco narrativo della serie. Qualley e MacDowell sono indubbiamente le migliori partner di scena l’una per l’altra, con la giovane attrice che conferisce alla produzione realismo emotivo e la veterana dello schermo che probabilmente fa il lavoro più impressionante della sua carriera, fluttuando repentinamente attraverso pensieri e stati d’animo, come sfogliando le pagine di un libro.

MAID serie tv 2021Maid: il libro di Alex filtrato dagli occhi di Margaret Qualley

Maid è un avvincente racconto di guarigione e scoperta di sé, come non se ne vedevano da tempo sulla piattaforma. “Non sono davvero sicura di quello che mi è successo“, dice Alex al suo gruppo di terapia. Nonostante abbia frequentato sei scuole superiori durante un’infanzia in cui sua madre nomade è passata da un uomo all’altro, è stata accettata al college ma non ci è andata. Quando sua figlia dorme, scrive del suo nuovo lavoro e di quello che vede nelle case mentre curiosa in giro, il che fornisce una gradita struttura episodica allo show, così come la serie di situazioni abitative e sistemazioni di fortuna che deve costantemente cercare per avere un posto dove dormire la notte, che scandiscono un ritmo narrativo specchio del disinganno routinario di Alex.

È la vivida immaginazione di Alex che cerca di far fronte alla disillusione quotidiana, rifugiandosi in un mondo tutto mentale, ricordo di ciò che non è potuto essere e che è rimasto inspiegato, e prospetto immaginifico di una dimensione di supporto che è sempre mancata nella vita della giovane.

Maid conserva l’elemento più importante della scrittura di Land, ovvero una conoscenza duramente conquistata della nostra fragile rete di sicurezza sociale e dei suoi inghippi, radicata nell’esperienza di prima mano dell’autrice; la sceneggiatura non si dimentica comunque mai di cosa significhi essere una giovane donna, con ambizioni e voglia di riscatto, che ha reso lo studio e l’esperienza acquisita funzionale a un escapismo mentale, per garantirsi un ruolo nel libro della vita. Tutto è stato tolto ad Alex, ma non la sua fantasia creativa, centro propulsivo di un ancoramento al bene e all’affetto che non può dimenticarsi di ritagliare per sé stessa.

In dieci episodi Maid, o meglio il diario di Alex, offre uno sguardo spietato su ciò che significa essere una giovane donna, ritrovatasi improvvisamente in una condizione di povertà dilagante, senza appigli o affetto alcuni su cui fare affidamento. Maid è la storia individuale di un insieme sovrapposto di problemi strutturali, che mostra come la spirale della mobilità verso il basso è solo accelerata da fattori come il genere, la paternità e la salute mentale.

Qualsiasi descrizione di Maid rischia di suonare incessantemente cupa, ma non lo è. Nei momenti di gioia che affiorano, le piccole vittorie, le inaspettate dimostrazioni di sostegno, cementano il vero messaggio di Maid: ognuno di quei piccoli atti di gentilezza è davvero ciò che può far andare avanti Alex. E, realmente, ognuno di noi.

 
 

Ballerina: Norman Reedus si unisce al franchisae di John Wick

Norman Reedus

La star di The Walking Dead Norman Reedus si è unita al franchise di John Wick e farà parte del cast del prossimo film Ballerina. Il franchise è una serie thriller d’azione neo-noir che è iniziata con il primo film, John Wick, nel 2014. Ha come protagonista Keanu Reeves nel ruolo del protagonista, un leggendario sicario in pensione che viene riportato negli inferi criminali.

La quarta puntata della serie, John Wick: Chapter 4, dovrebbe essere presentata in anteprima il 24 marzo 2023. Ad aprile, Lionsgate ha annunciato che ci sarebbe stato un film spin-off nell’universo di John Wick intitolato Ballerina. Il film vedrà Ana de Armas nei panni di Rooney, una ballerina e assassina introdotta per la prima volta in John Wick: Capitolo 3 – Parabellum, quando il ruolo era interpretato da Unity Phelan.

Ora, la Lionsgate ha annunciato che Reedus si è unito ufficialmente al cast di Ballerina. Il suo ruolo non è stato ancora rivelato, ma reciterà nel film insieme agli attori confermati Ian McShane, Lance Reddick e Anjelica Huston. La produttrice del film, Erica Lee, afferma che “Siamo grandi fan di Norman e siamo fiduciosi che i fan saranno entusiasti quanto noi che si unisca all’universo di Wick. Sarà un’aggiunta incredibile a Ballerina”.

Len Wiseman (Underworld ; Lucifer) dirigerà Ballerina, da una sceneggiatura di Shay Hatten (John Wick: Capitolo 3 – ParabellumArmy of the Dead).  John Wick: Chapter 4 uscirà nei cinema il 23 marzo 2023; Ballerina dovrebbe arrivare TBD 2023/2024. Nel cast sono per ora confermati Ana de Armas , Anjelica Huston, Ian McShane, Lance Reddick e Norman Reedus.

 
 

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, una nuova foto mostra Scott e Cassie nel Regno Quantico

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Una nuova immagine di Ant-Man and the Wasp: Quantumania mostra Scott e Cassie Lang bloccati nel Regno Quantico. Nella sua prima apparizione da Avengers: Endgame, il terzo film di Ant-Man vede Scott Lang di Paul Rudd trascinato nel Regno Quantico insieme a Hope van Dyne aka Wasp (Evangeline Lilly), i suoi genitori Hank Pym (Michael Douglas) e Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer) e sua figlia Cassie. Il personaggio è stato precedentemente interpretato da bambina da Abby Ryder Fortson nei precedenti film di Ant-Man, da adolescente da Emma Fuhrmann in Avengers: Endgame, e ora sarà interpretato da Kathryn Newton nota per la sua partecipazione a Big Little Lies.

Ora, l’ultimo sguardo al film è arrivato per gentile concessione di Total Film (tramite GamesRadar). La nuova immagine mostra Scott e Cassie intrappolati nel Regno Quantico mentre guardano minacciosamente in lontananza. Scott indossa il suo costume da Ant-Man, ma Cassie deve ancora ricevere un suo costume speciale. Ciò potrebbe significare che questa immagine è dall’inizio del film.

Guarda la foto di Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania sarà diretto ancora una volta da Peyton Reed, che già aveva diretto i primi due film. Nel cast tornano Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer. In più Kathryn Newton sarà Cassie Lang e Jonathan Majors sarà Kang il Conquistatore. 

 
 

Mercoledì di Netflix infrange un altro record!

Jenna-Ortega-Mercoledì

La serie di successo di Netflix Mercoledì continua a scalare la lista delle serie più viste di tutti i tempi trai prodotti della piattaforma di streaming. Mercoledì è una serie spin-off della famiglia Addams che segue la primogenita della strampalata famiglia mentre viene mandata in un collegio chiamato Nevermore Academy. Qui, deve fare i conti con nuovi poteri psichici e una follia omicida che affligge la scuola e la città vicina. Con quattro episodi diretti da Tim Burton e Jenna Ortega nel ruolo principale, la serie ha rapidamente raccolto un ampio seguito e un forte numero di streaming.

Dopo la settimana dal 5 all’11 dicembre, ComicBook.com ha riferito che Mercoledì ha aggiunto altri 269 milioni di ore di streaming. Ciò pone la serie, al momento della stesura di questo articolo, a ben 1,022 miliardi di ore di streaming dall’uscita, conquistando il secondo posto nella lista delle serie TV in lingua inglese di Netflix più viste di tutti i tempi e scalzando Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story. L’unica serie che rimane imbattuta in vetta, al momento, è la stagione 4 di Stranger Things.

 
 

The Witcher 2: recensione della serie Netflix con Henry Cavill

The Witcher 2 recensione serie tv netflix
Crediti Jay Maidment

Gli elfi, i mostri e i bardi di The Witcher sono tornati! D’altronde, c’è ancora molto da narrare per immagini della Saga di Geralt di Rivia, la raccolta di romanzi e racconti dell’autore polacco Andrzej Sapkowski. Non senza differenze dalla prima stagione, The Witcher 2 riprende i personaggi già noti e li organizza in un nuovo capitolo, più ordinato e, sicuramente, più sentimentale.

The Witcher 2: dove eravamo rimasti

Il primo degli otto episodi di The Witcher 2 si apre al termine della battaglia di Sodden, proprio dove si era conclusa la prima stagione (ecco un breve video-riassunto degli episodi precedenti). Nilfgard ha perso il combattimento, ma la guerra è ancora in corso. Lo strigo Geralt di Rivia (Henry Cavill) è convinto che la maga Yennefer di Vengerberg (Anya Chalotra) sia morta sacrificandosi in battaglia. Nonostante lo sconforto per la perdita dell’amica – e amata – Yennefer, Geralt decide di portare la principessa Cirilla (Freya Allan) a Kaer Morhen, luogo in cui è cresciuto e ha imparato ad essere un witcher, un cacciatore di mostri. Lì tutti gli strighi passano l’inverno, riposandosi e preparandosi ad una nuova stagione di combattimenti. Ciri si trova a dover vivere con Vesemir (Kim Bodnia), lo strigo più anziano ed esperto, e un gruppo di witcher scorbutici.

Geralt ha il compito di proteggere Cirilla: la addestra in modo che sappia difendersi, non senza difficoltà. La giovane principessa possiede un potere indomabile e sconosciuto, che può mettere in pericolo lei stessa e l’intero mondo esterno. Nel frattempo re elfi e umani, mostri e demoni si fanno la guerra per la supremazia del continente. In tutto ciò, Ciri sembra essere la chiave, difficilmente interpretabile, per l’ordine.

The Witcher 2 Henry Cavill
Foto di Susie Allnut

Storie destinate ad incrociarsi

Rispetto alla prima stagione, The Witcher 2 è più ordinato. Nonostante la moltitudine di luoghi e personaggi mostrati, questa volta lo schema d’azione dei personaggi è più chiaro allo spettatore. C’è linearità nella narrazione: le vicende di ogni protagonista, o gruppo, sono incastrate in un montaggio alternato che abilmente porta tutte le linee a congiungersi in diversi momenti. Geralt e Ciri, Yennefer, Ranuncolo, sono soli e si rincontrano, per poi dividersi nuovamente, in un gioco che tiene in sospeso lo spettatore. Ogni personaggio ha solo una parte di informazioni necessaria a comprendere l’intero corso degli eventi e, solo grazie ai momenti di ricongiungimento è possibile dare senso a cosa accade.

Senza dubbio c’è un ordine maggiore, per buona parte della serie, ma, in ogni caso, non mancano i momenti di caos totale, eccessivo e demotivante per chi guarda. L’attenzione richiesta nella serie è a tratti impossibile. È necessario fare un grande sforzo per dare senso a eventi che, né per chi è sulla scena, né per la storia stessa, sembrano avere una logica razionale. Specialmente negli ultimi episodi, regna la confusione. Va bene il fiato sospeso, ma il cliffhanger estremo, senza chiudere mai un capitolo aperto, è spaesante.

La vera magia è nei luoghi di The Witcher

Un mondo magico perfettamente ricreato. Non si può dire nulla delle ambientazioni di The Witcher, incantano tutti, non solo gli amanti del genere fantasy. Boschi imbiancati dalla neve e dominati da piante umanizzate, castelli adornati da drappeggi e coperte in velluto, laboratori magici pieni di utensili scintillanti. L’utilizzo del CGI è magistrale, complice anche il budget più alto rispetto alla prima stagione.

The Witcher non vuole sembrare reale, ma preferisce dare vita ad un mondo tanto immaginario quanto assurdo, mai troppo vivido e, proprio per questo motivo, da sogno. Spesso la confusione che regna nella serie rimanda alla dimensione onirica: i sogni dei personaggi sono una parte essenziale nell’universo magico di The Witcher. Un sogno può essere premonitore e può scatenare forze e poteri non controllabili razionalmente.

The Witcher 2
Foto di Jay Maidment

Un mondo variegato

Il lungo sogno che è The Witcher comporta scenari e personaggi paradisiaci ma anche attimi da incubo. Sia i luoghi che i protagonisti creano varietà: ci sono scene che esaltano la bellezza, la purezza e la pace, avverse a sequenze in cui dominano l’orrido, il terrore, la rabbia. In pochi istanti, lo scenario può cambiare e spesso è lo stesso soggetto a mutare.

I volti che adornano The Witcher sono qualcosa di incantevole. La scelta di includere così tanti tratti somatici, colori, fisicità va apprezzata. Buona parte del valore dei personaggi di The Witcher è data dal loro aspetto. Forse l’apparenza vale più della recitazione, che risulta spesso enfatizzata, o dei dialoghi, mai troppo rivelatori e banalmente ironici e volgari. Il fisico imponente di Geralt, i capelli sinuosi e bionissimi di Ciri, tratti tipicamente nordici, si mescolano a quelli di personaggi dai colori più mediterranei, africani o asiatici, esaltati dagli abiti e dalle acconciature. Alla bellezza dei re e dei nobili, in una tipica visione del mondo medievale, vengono contrapposte le brutture e le deformità dei poveri e dei sudditi. In tutto ciò, c’è un ulteriore livello di orrido: quello dei mostri e degli stregoni che, per quanto sporchi e mal messi, risultano sempre affascinanti.

The Witcher 2 fa più attenzione all’interiorità e ai sentimenti

Non mancano nuovi personaggi in The Witcher 2, ma sicuramente la seconda stagione dà modo di esplorare in profondità i volti già noti del capitolo uno. Geralt è diventato molto più emotivo: la bontà prende il sopravvento sull’atteggiamento scorbutico iniziale. Per l’intera stagione è una figura paterna e protettiva per Ciri e mostra apertamente l’amore nei confronti di Yennefer. Anche la strega è vulnerabile, meno arroccata ed egoista. Il bardo Ranuncolo resta il volto gioioso e solare della prima stagione, l’amico fidato.

The Witcher 2 è disponibile su Netflix

In conclusione, The Witcher 2 è non solo il conseguimento, ma anche il miglioramento di una prima stagione un po’ deludente. Sicuramente sarà apprezzata da chi ha amato il primo capitolo, o comunque da chi è fan del genere fantasy. Le migliorie sono notevoli e vanno riconosciute, ma non sono sufficienti a rendere The Witcher un capolavoro della serialità.

Intanto è già prevista per il 2022 una nuova miniserie Netflix legata alla saga: The Witcher – Blood Origin.

 
 

Patty Jenkins rompe il silenzio su Wonder Woman 3: “Non me ne sono mai andata”

Cleopatra Wonder Woman Wonder Woman 1984

Patty Jenkins ha rotto il silenzio sulla notizia che ha riportato il suo allontanamento dalla Warner Bros. e dal sequel di Wonder Woman 1984 del 2020. “Non me ne sono mai andata”, ha condiviso Jenkins in un post su Twitter. “Ero aperta a prendere in considerazione qualsiasi cosa mi venisse richiesta. Avevo capito che non c’era niente che potessi fare per andare avanti in questo momento. La DC è ovviamente sepolta nei cambiamenti che devono apportare, quindi capisco che queste decisioni siano difficili in questo momento.”

La dichiarazione di Jenkins arriva quasi una settimana dopo la prima notizia che la leadership della Warner Bros. aveva rifiutato il suo trattamento per un terzo film di Wonder Woman, che ha scatenato un torrente di speculazioni su ciò che le notizie potrebbero indicare sul futuro della DC. Ha anche suscitato titoli che suggerivano che Jenkins avesse respinto gli sforzi per rimodellare il film necessario per adattarlo ai piani nascenti per i DC Studios dei capi appena nominati James Gunn e Peter Safran.

Nella sua dichiarazione, Jenkins ha affermato che la storia è “semplicemente falsa”: “Non sono una che parla di questioni di carriera privata, ma non permetterò che le inesattezze continuino”. Circa un’ora dopo che Jenkins ha pubblicato la sua dichiarazione, Gunn l’ha supportata su Twitter, rispondendo: “Posso attestare che tutte le interazioni di Peter e le mie interazioni con te sono state solo piacevoli e professionali”.

Nella sua dichiarazione, Jenkins ha anche affermato che mentre rimane attiva nello sviluppo del film Star Wars, Rogue Squadron, aveva inizialmente abbandonato il progetto dopo aver realizzato che lavorare al film avrebbe ritardato un terzo film di Wonder Woman.

“Quando l’ho fatto, la Lucasfilm mi ha chiesto di prendere in considerazione l’idea di tornare a [Rogue Squadron] dopo [Wonder Woman 3], cosa che sono stata onorata di fare, quindi ho accettato”, ha scritto Patty Jenkins. “Hanno fatto un nuovo accordo con me. In effetti, ci sto ancora lavorando e da allora quel progetto è stato in attivo sviluppo. Non so se accadrà o meno. Non lo faremo mai finché il processo di sviluppo non sarà completato, ma non vedo l’ora che arrivi il suo potenziale”.

Lucasfilm e Jenkins hanno annunciato Rogue Squadron nel dicembre 2020; all’epoca, doveva essere il primo lungometraggio Star Wars della Lucasfilm dopo Star Wars: L’ascesa di Skywalker del 2019, ed era stato programmato per uscire in sala nel 2023. Ma la Disney ha ufficialmente ritirato il film dal suo programma in Settembre.

Il tono di speranza di Patty Jenkins su Rogue Squadron, tuttavia, è in contrasto con il resto della sua dichiarazione, che si legge come un addio al franchise di Wonder Woman. “Non voglio che quello che è stato un bellissimo viaggio con WW finisca con una nota negativa”, ha scritto Jenkins. “Ho adorato e sono stata così onorata di essere la persona che ha avuto modo di realizzare questi ultimi due film di Wonder Woman. È un personaggio incredibile”.

Insieme ai fan del film e alla sua troupe cinematografica, Jenkins ha reso omaggio all’attrice Lynda Carter, che ha interpretato il supereroe in TV alla fine degli anni ’70 e ha avuto un cameo in Wonder Woman 1984, e alla sua star, Gal Gadot: “Dove comincio anche io? Gal è il regalo più grande che ho ricevuto in tutto questo viaggio. Una cara amica, ispirazione e sorella.”

LEGGI TUTTA LA DICHIARAZIONE DI PATTY JENKINS

 
 

Bridgerton 2: recensione della serie Netflix

Bridgerton 2 recensione serie netflix
Cr. Liam Daniel/Netflix © 2022

Dopo un’uscita natalizia con una prima stagione travolgente, Bridgerton 2 si accinge a sbarcare su Netflix il 25 marzo, all’inizio della Primavera, dello sbocciare dei fiori, della nascita di nuovi amori, proprio quando inizia la nuova stagione in quel di Londra, quella in cui donne e uomini della piccola e media nobiltà britannica, durante questa Utopica era della reggenza, partecipano a balli e feste per cercare il compagno o la compagna ideale.

La trama di Bridgerton 2

Se nella prima stagione era stata Daphne Bridgerton a dover cercare marito, missione poi brillantemente portata a termine con un felice matrimonio con il Duca Simon Bassett, nel secondo ciclo è Anthony Bridgerton, primogenito della famiglia molto in vista nell’alta società, a decidere di trovare la donna giusta che possa diventare la sua viscontessa. Data l’importanza del suo titolo e la pesante responsabilità che sente, dovendo occuparsi di una madre e sei fratelli e sorelle più piccoli, Anthony decide che cercherà di conquistare qualunque dama la Regina nominerà “diamante della stagione”. La scelta della sovrana ricade sulla dolce e graziosa Edwina Sharma, che quindi diventa immediatamente l’obiettivo di Anthony. Ma la giovane ha una custode particolarmente attenta, sua sorella maggiore Kate. Per lei la felicità della sorellina è una priorità, e farà di tutto per scoraggiare i pretendenti che non le sembrano adatti. Tra lei e Anthony nascerà da subito un rapporto conflittuale, di grande competizione, che li metterà alla prova fino a farli riconoscere nell’altro. Su tutto e tutti però aleggia Lady Whistledown, impenitente commentatrice della stagione romantica della nobiltà inglese.

Anthony e Daphne: due pesi e due misure

Pur partendo dallo stesso punto di partenza e giungendo allo stesso punto d’arrivo, Chris Van Dusen, creatore di Bridgerton e in forze a Shonda Rhimes e a Shondaland, riesce a costruire una storia che ha i suoi tratti caratteristici e i suoi ostacoli, messi davanti ai protagonisti. E proprio qui c’è la prima criticità, che non è per forza un difetto ma vale la pena di essere sottolineata: l’ostacolo di Daphne, nella prima stagione, era non conoscenza di come nascessero i bambini, un impedimento che non le forniva gli strumenti per affrontare il problema. In questo caso, la costrizione di Anthony è autoimposta, proprio come lo era per il Duca, la sua è una questione di responsabilità e convinzioni, non di “ignoranza”, e questa disparità di trattamento se da una parte è ingiusta nei confronti di Daphne, è effettivamente plausibile, considerati i ruoli che avevano gli uomini e le donne, anche in una società utopica come quella di Bridgerton.

L’omaggio a Jane Austen

Per quanto riguarda invece le ispirazioni di questa seconda stagione, Jane Austen e il suo Orgoglio e Pregiudizio sono dietro l’angolo a ogni piè sospinto e questo tipo di suggestione non solo diventa citazione e omaggio, come nella scena in cui il visconte cade in acqua e ne esce completamente zuppo in camicia bianca, ma è anche lo stile di corteggiamento della coppia principale, le caratteristiche dei due coinvolti, i concetti che vengono espressi nei momenti delle dichiarazioni. Austen è cucita dentro i risvolti di Bridgerton 2 con cura e precisione, un regalo a chi ama la scrittrice e gli adattamenti dei suoi romanzi.

La relazione principale però non esaurisce i discorsi e i racconti intorno ai personaggi, che vengono più o meno approfonditi e che trovano il loro spazio, in preparazione delle prossime stagioni che vedranno protagonisti gli altri rampolli della famiglia Bridgerton. Interessante però il percorso che sembra stia prendendo il personaggio di Eloise, che quest’anno viene presentata in società, ma che sembra non volerne proprio sapere di seguire le orme della sorella e il cammino che è stato previsto per lei.

Un cambiamento di linguaggio rispetto alla prima stagione

Proprio per la natura austeniana dei due protagonisti principali, lo stile della scrittura e della regia si trasforma, rispetto alla prima stagione, che invece era molto più diretta ed esplicita. In Bridgerton 2 il corteggiamento diventa una gara, una danza, un percorso davvero spinoso che mantiene altissima la tensione della narrazione, fino alla liberazione nel finale. Certo, non si può parlare di colpo di scena, dal momento che l’esito della vicenda è scontato, ma è interessante che si siano fatti degli sforzi, anche con un prodotto che ormai ha un audience garantito, per arricchire lo stile del racconto e offrire al pubblico una storia emozionante e romantica.

 
 

Di4ri: recensione della nuova serie Netflix

Di4ri recensione

In un panorama cinematografico e televisivo saturo, in cui la scelta di “cosa guardare stasera” diventa sempre più difficile, con Di4ri Netflix propone la prima serie italiana per ragazzi, affidando la regia a Alessandro Celli (Mondocane) e andando a riempire un vuoto e quindi ad accontentare una fetta di pubblico, quello dei ragazzi sulla soglia della pubertà, che fino a questo momento non poteva ancora dirsi rappresentato.

Di4ri è una serie corale

In Di4ri, seguiamo le avventure di Pietro (Andrea Arru), Livia (Flavia Leone), Isabel (Sofia Nicolini), Daniele (Biagio Venditti), Monica (Federica Franzellitti), Giulio (Liam Nicolosi), Mirko (Pietro Sparvoli) e Arianna (Francesca La Cava), i ragazzi della 2°D della scuola media di Marina Piccola, giovani protagonisti di drammi, amicizie, confessioni, difficoltà, compiti e sfide sul campo di basket che si consumano nei corridoi della scuola, tra sospiri e incomprensioni, in quegli anni formativi fondamentali per i giovani adulti che questi ragazzi diventeranno.

La serie, prodotta da Stand By Me e che debutta il 18 maggio in Italia e dal 26 luglio in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo, è divisa in 15 episodi che rappresentano, come da titolo, il diario personale di ognuno dei protagonisti. In ogni puntata si assume infatti il punto di vista di uno dei ragazzi, cosa che crea non solo un racconto realmente corale, ma che evita la figura superiore del narratore, dal momento che con sguardo in macchina e battute e domande rivolte agli spettatori stessi, sono proprio i protagonisti a raccontarsi e a spiegarsi, trovando la loro voce personale tra le vicende, più o meno importanti, che accadono loro.

I temi toccati dalla serie sono molteplici, dalla scoperta della propria sessualità, alle ricadute che una separazione può avere su un figlio, passando per le troppe pressioni da parte della famiglia, ma anche la dislessia, l’ansia di crescere, la solitudine, le prime mestruazioni e l’accettazione di sé.

di4riLa cura con cui Di4ri è realizzato indica una grande attenzione al racconto, alle location, alla ricercatezza con cui si mettono in scena le situazioni e a come si sviluppano gli eventi,.

La forza del singolo è nel gruppo

Quello in cui la serie eccelle è la rappresentazione di come, a quell’età, la cosa più importante per ogni ragazzo sia l’amicizia, e come proprio attraverso questo legame ognuno dei protagonisti trova la forza per risolvere la sua difficoltà, per riconoscerla e per poter così progredire. In questo modo, i vari protagonisti, nel corso dell’intera stagione, arrivano ad essere un gruppo e tutti si scoprono in debito con quell’entità sociale che li ha aiutati, sorretti, protetti e riconosciuti in quanto se stessi.

Di4ri si avvale anche della partecipazione di Fortunato Cerlino, nel ruolo del collaboratore scolastico Paolo, una figura marginale per le vicende, ma comunque di riferimento per i nostri giovani protagonisti. Paolo è infatti un riassunto di tutti gli aspetti positivi che un adulto possiede agli occhi di un ragazzino: è saggio e dà consiglio, è sempre disposto ad ascoltare i suoi ragazzi e qualche volta si fa aiutare da loro, allo stesso tempo è loro amico e complice, senza mai perdere quel ruolo di autorevolezza che gli permette di essere un riferimento e una guida. La serie si impreziosisce anche del cameo di Larissa Iapichino, campionessa juniores di salto in lungo, e di Tancredi, che presta il suo nuovo singolo, “Isole”, alla sigla della serie e che compare in due episodi.

 
 

Quando Dio imparò a scrivere: recensione del film Netflix

Quando Dio imparò a scrivere recensione

Il regista Oriol Paulo porta su Netflix un film angosciante e vorticoso. Quando Dio imparò a scrivere è la storia anni Ottanta di una malattia mentale più presunta che assodata. Con un cast tutto spagnolo – Bárbara LennieEduard FernándezLoreto MauleónJavier BeltránPablo Derqui – nel thriller si parla di schizofrenia, manicomi, psichiatri corrotti e malasanità.

La trama di Quando Dio imparò a scrivere

quando dio imparò a scrivere

Negli anni Ottanta, Alice (Bárbara Lennie) dice di essere una detective. Con l’intento di risolvere un caso di presunto omicidio, corrompe il marito e la sanità per farsi ricoverare all’interno di un ospedale psichiatrico. Spacciandosi per una donna schizofrenica capace di avvelenare il marito, Alice inizia a indagare tra gli archivi dell’ospedale, portando a galla diversi casi di malasanità. Non appena i suoi sospetti sembrano concretizzarsi, la diagnosi da lei inventata le si ritorce contro. Come chi grida ‘al lupo, al lupo’, Alice prima si è spacciata per pazza e ora non viene creduta più da nessuno. La donna finisce così in un vortice all’interno del quale è impossibile comprendere dove si trovi la verità.

Gli anni Ottanta e gli ospedali psichiatrici

Sicuramente il regista di Quando Dio imparò a scrivere ha bene in mente il cult che più di ogni altro ha denunciato la gestione della sanità: Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest) di Miloš Forman. Il setting temporale, e di conseguenza le strutture, sono molto simili. Il film del 2022 è ambientano nel 1979, mentre quello di Forman è del 1975Alice è un po’ come McMurphy (Jack Nicholson ), un paziente difficilmente domabile che entra nella struttura e frantuma l’equilibrio esile con cui viene domata – o sedata – la follia. Entrambi interpretano un individuo pressoché sano di mente che, una volta finito in un ospedale psichiatrico, non viene curato ma finisce per impazzire. Il centro del discorso è lo stesso per entrambi i film e il citazionismo di Paulo è parecchio spinto.

Anche se il paragone a livello narrativo e recitativo non regge, è piacevole cogliere i riferimenti e le assonanze tra le due opere. In realtà, gli anni Ottanta non emergono troppo nelle immagini di Quando Dio imparò a scrivere e, anche le ambientazioni sono abbastanza edulcorate. Mancano nel film i classici stanzoni degli ospedali psichiatrici, le camicie di forza, i pazienti malmessi e tutti quegli aspetti inquietanti ma apprezzati dagli amanti del genere.

Indagini ai limiti della follia

Quando Dio imparò a scrivere aggiunge al discorso sulla sanità mentale la questione thriller e investigativa. Inizialmente, c’è ‘solo’ un caso di omicidio da risolvere ma, più ci si addentra nella storia, più gli aspetti indagabili aumentano. Dal direttore dell’ospedale psichiatrico, alquanto sospetto, ad altre morti non dichiarate, il centro medico ben presto si trasforma in un teatro degli orrori. Il luogo è ideale per l’Alice detective, ma non per l’Alice paziente. Tra le rappresentazioni, contorte anche a livello fotografico, i flashback, le anticipazioni e le molteplici linee narrative, Quando Dio imparò a scrivere risulta un film troppo arzigogolato che crea una matassa più grande minuto dopo minuto.

In conclusione, il film è adatto a chi, in questo periodo dell’anno, cerca un prodotto Netflix diverso dalla classica commedia natalizia spensierata. Nonostante ciò, il film non arriva alle vette di coinvolgimento che, scegliendo un tema simile, si era sicuramente preposto.

 
 

Danni collaterali: trama, cast e curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Danni collaterali film

Regista di acclamati thriller come Il fuggitivo e Reazione a catena, Andrew Davis firma nel 2002 un nuovo esplosivo film dal titolo Danni collaterali. Protagonista di questo è un temerario vigile del fuoco in cerca di vendetta contro un gruppo di terroristi colombiani. Si tratta di un opera perfettamente inserita nel contesto post 11 settembre 2001, data che tanto sconvolse il mondo e gli Stati Uniti in particolare. La minaccia rappresentata dal terrorismo divenne in breve uno dei temi maggiormente ricorrenti del cinema americano, dando però sempre la speranza di una vittoria del bene.

Proprio a causa dell’evento dell’11 settembre, il film subì forti ritardi e modifiche. Originariamente, infatti, i terroristi del film avrebbero dovuto essere arabi, ma ciò venne cambiato in favore della Colombia, località meno utilizzata al cinema. Curiosamente, inoltre, tale film era stato realizzato prima del traumatico attentato, e la sua data di uscita originale era fissata all’ottobre del 2001. Dopo l’attacco alle Torri Gemelle, i produttori decisero però di spostare all’anno dopo la distribuzione in sala, in attesa di un momento di maggior quiete. Nonostante ciò, il film arrivò a guadagnare solo 78 milioni di dollari a fronte di un budget di 85.

Con il tempo, Danni collaterali è però riuscito ad ottenere l’attenzione di numerosi spettatori, affermando come un godibile film d’azione e di intrattenimento. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Danni collaterali: la trama del film

Protagonista del film è Gordon Brewer, esperto vigile del fuoco di Los Angeles e amorevole padre di famiglia. La sua tranquillità viene bruscamente spezzata da un improvviso attentato terroristico, nel quale rimangono coinvolti la moglie e il figlio. Loro sono i “danni collaterali” di un attacco indirizzato a individui delle forze dell’ordine. L’evento viene ricollegato ad un gruppo di criminali colombiani guidati dal misterioso El Lobo, che si è posto come obiettivo quello di rompere i rapporti tra gli Stati Uniti e la Colombia. A causa dei nuovi contrasti tra i due paesi, il terrorista non verrà neanche ricercato, e pertanto lo stesso Gordon decide di mettersi sulle sue tracce in cerca di vendetta.

Per lui ha così inizio un pericoloso viaggio nella giungla colombiana, durante il quale conoscerà corruzione, narcotraffico e incomprensibili strategie governative. Ben presto, però, Gordon si troverà a fronteggiare aspetti inaspettati di quella complessa storia, incontrando nuovi alleati e nemici. Ad un passo da El Lobo, egli dovrà riuscire a fermarlo una volta per tutte prima che questi possa dar vita ad un nuovo attacco. Come la sua famiglia, molte altre persone rischiano di perdere la vita senza avere colpe, e la possibilità di fermare tutto ciò sarà riposta solo nella forza di volontà di Brewer.

Danni collaterali cast

Danni collaterali: il cast del film

A dar volto e corpo al vendicativo Gordon Brewer vi è l’attore Arnold Schwarzenegger, in uno dei suoi ultimi film prima di essere eletto Governatore della California. Per prendere parte al film, egli si è come suo solito dedicato ad un periodo di costante addestramento fisico, così da risultare in ottima forma per interpretare personalmente anche le scene più complesse del film. Egli si avvalse inoltre di alcune consulenze di veri militari, dai quali poter apprendere le principali tecniche di battaglia. Accanto a lui, nei panni dello spietato criminale noto come El Lobo, vi è l’attore Cliff Curtis, celebre per titoli come Blow e Colombiana. Di origini neozelandesi, questi si dedicò molto ad approfondire la psicologia del suo personaggio, così da poterlo rendere il più credibile possibile.

L’attrice italiana Francesca Neri interpreta invece Selena Perrini, compagna del criminale colombiano e poi alleata del protagonista. Grazie a questo film, la Neri ha avuto modo di ottenere ulteriore popolarità anche all’estero. Elias Koteas è invece Peter Brandt, capo della base CIA in Colombia, mentre John Leguizamo, celebre caratterista, dà vita a Felix Ramirez, manager della distribuzione di cocaina. Altri attori presenti nel film sono Lindsay Frost, nei panni della moglie di Gordon, e Raymond Cruz, collega del protagonista. Nei panni del figlio adottato da Selena vi è un giovanissimo Tyler Perry, attore poi divenuto noto grazie alla serie Teen Wolf. Infine, si ritrovano l’attrice Jane Lynch, nota per la serie Glee, nei panni dell’agente Russo, e John Turturro in quelli di Sean Armstrong, un meccanico canadese.

Danni collaterali: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Danni collaterali è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così questo a disposizione per un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno martedì 13 dicembre alle ore 23:55 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

 
 

L’insulto: trama, cast e curiosità sul film

L'insulto film

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2017, L’insulto (qui la recensione) è attualmente l’ultimo lungometraggio realizzato dal regista libanese Ziad Doueiri. Da lui anche scritto insieme a Joelle Touma, il film è un potente dramma giudiziario dove i due uomini che si contrappongono diventano rappresentanti dei due schiaramenti diversi della guerra civile che da tempo dilania il Libano. Il film riflette dunque non solo sulla storia ma anche sull’attuale situazione del paese, con uno spaccamento della società sempre più drammatico e violento.

L’idea per questo racconto nasce a partire da un’esperienza reale vissuta dal regista, in cui un semplice diverbio stava per dar vita ad una lite culturalmente e storicamente molto più profonda del previsto. In particolare, in L’insulto, si fanno poi riferimenti ad eventi come il massacro di Damour e al Settembre nero della guerra civile in Giordania. In generale, lo scontro tra libanesi e palestinesi rimane l’elemento su cui il film maggiormente si concentra, dimostrando come questo possa trovare ogni pretesto per riportare alla luce vecchi traumi.

Candidato anche al premio Oscar come miglior film straniero, L’insulto è però anche un film profondamente umano e ricco di speranza, mostrando come alternativa al conflitto sia sempre il perdono. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

L’insulto: la trama del film

Protagonisti del film sono Tony Hanna, cristiano libanese, e Yasser Abdallah Salameh, rifuggiato palestinese. Quest’ultimo, capo cantiere, si trova con la sua squadra ad eseguire una serie di lavori sotto la casa di Tony. Un tubo di scarico dell’acqua illegale di quest’ultimo riversa continuamente sugli operai, spingendo Yasser ad offrirsi per sistemarlo. Tony si rifiuta, ma l’uomo dedice ugualmente di riparare il tubo. Quando Tony lo scopre, rompe immediatamente quanto fatto dal capo cantiere, ricevendo da quest’ultimo l’insulto di “cane”. Riconoscendo in Yasser un rifugiato palestinese per via del suo accento, e fermamente convinto che tutti quelli come lui dovrebbero essere cacciati, Tony decide di non far passare impunita la cosa.

Inizialmente egli chiede delle scuse ufficiali dal capo cantiere, ma quando neanche queste possono sopperire all’odio vigente tra libanesi e palestinesi, i due si vedono costretti a ricorrere ad un tribunale. Questo nonostante la moglie incinta di Tony, Shirine, cerchi continuamente di farlo desistere. La semplice questione privata tra i due si trasforma ben presto in un conflitto di proporzioni incredibili, diventando a poco a poco un caso nazionale, un regolamento di conti tra culture e religioni diverse con colpi di scena inaspettati. Al processo, oltre agli avvocati e ai familiari, si schierano con loro due fazioni opposte di un paese che riscopre in quell’occasione ferite mai curate e rivelazioni scioccanti, facendo riaffiorare così un passato che è sempre presente.

L'insulto cast

L’insulto: il cast del film

Ad interpretare il personaggio del libanese Tony Hanna vi è l’attore Adel Karam. Nel corso della sua carriera questi ha recitato principalmente in televisione, spaziando dalla commedia al dramma. Al cinema ha invece recitato nei film Caramel, E ora dove andiamo? e One Day I’ll Leave. La moglie di Tony, Shirine, è invece interpretata da Rita Hayek, ad oggi nota a livello internazionale proprio grazie a questo ruolo. Kamel El Basha è invece l’interprete di Yasser. Per la sua struggente e intensa interpretazione egli ha poi vinto la Coppa Volpi come miglior attore a Venezia. Nei ruoli degli avvocati che rappresentano i due uomini vi sono invece Camille Salameh per Wajdi Wehbe e Diamand Bou Abboud per Nadine Wehbe. Rifaat Torbey interpreta infine Samir Geagea, guerrigliero e politico libanese.

L’insulto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. L’insulto è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 13 dicembre alle ore 21:15 sul canale Rai 5.

Fonte: IMDb

 
 

Yado: trama, cast e curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Yado film

Nel corso degli anni Ottanta l’attore Arnold Schwarzenegger si è consacrato a livello mondiale grazie a film come Conan il barbaro, Conan il distruttore e Terminator. Dopo questi titoli, egli recitò in Yado, pellicola di genere fantasy d’avventura diretta nel 1985 da Richard Fleischer (già regista del secondo Conan). Il titolo inglese del film, in realtà, è Red Sonja e si riferisce all’omonima eroina ideata da Roy Thomas e Barry Windsor, i quali per costruire il personaggio si rifecero a loro volta al romanzo The Shadow of the Vulture, pubblicato nel 1934 e scritto da Robert E. Howard.

Howard è meglio noto per essere stato lo scrittore che ideò il personaggio di Conan, da cui poi sono stati tratti i due film poc’anzi citati. Dando vita a Yado, dunque, si cercò di portare al cinema una specie di sequel spirituale di quei titoli. L’ambientazione, infatti, è la stessa, ovvero quell’era hyboriana in cui sono ambientati i racconti di genere sword and sorcery scritti da Howard. Per la versione italiana, però, si cercò di puntare tutto sulla presenza nel film di Schwarzenegger, e ciò portò al cambio di titolo, il quale si riferisce al personaggio interpretato dall’attore austriaco (anche se in lingua originale il personaggio è chiamato Lord Kalidor).

La volontà di sfruttare nuovamente un genere in quegli anni molto popolare non portò però ai risultati sperati. Yado venne infatti duramente criticato e si affermò come un cocente flop al box office. Ad oggi, rimane comunque uno scult anni Ottanta che gli appassionati del genere continuano a riscoprire e apprezzare, nonostante i suoi difetti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al remake. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Yado: il riassunto della trama

La storia del film ha inizio con la malvagia regina Gedren intenta a conquistare ogni regno possibile. La sovrana, in particolare, aspira ad ottenere un antico e potentissimo talismano, che deve necessariamente essere custodito nelle viscere della terra altrimenti altererebbe l’equilibrio di quest’ultima distruggendo ogni cosa. Per impossessarsene, Gedren invia i suoi guerrieri a massacrare il gruppo di donne che lo custodivano. La sacerdotessa capo, prima di morire, assegna dunque alla sorella di Red Sonja il compito di riportare la pace sul mondo. La guerriera intraprende così un viaggio, seguita dal valoroso Yado, per fermare Gedren una volta per tutte.

Yado: il cast del film

Per il ruolo della protagonista, la guerriera Red Sonja, si era inizialmente pensato all’attrice Sandahl Bergman, già comparsa in Conan il barbaro nei panni di Valeria. L’attrice, però, non volendo interpretare nuovamente un ruolo da eroina, preferì assumere i panni della regina Gedren. Ad ottenere il ruolo della protagonista, dopo oltre un anno di ricerche, fu infine la modella danese Brigitte Nielsen, all’epoca ventunenne. Questa venne notata dal produttore Dino De Laurentiis su una rivista di moda e fu giudicata adatta alla parte per via dei suoi tratti androgini. Per lei, recitare in Yado rappresentò il suo debutto cinematografico.

Come anticipato, nel ruolo del guerriero Yado vi è invece Arnold Schwarzenegger. Egli, inizialmente, firmò per il film unicamente per fare un favore a De Laurentiis, convinto inoltre di comparire per poco più che un cameo. Schwarzenegger finì però con il rimanere sul set per quattro settimane e il suo personaggio venne espanso a co-protagonista. In seguito a ciò, egli decise di interrompere il suo contratto con il produttore. Ancora oggi, Schwarzenegger considera questo come il peggior film della sua carriera. Nel film vi sono poi anche Ernie Reyes, Jr. nel ruolo del principe bambino Tarn e il suo fedele scudiero Falkon, interpretato da Paul L. Smith.

Yado cast

Yado: il remake, il trailer e dove vedere il film completo in streaming e in TV

Da anni ormai si cerca di riportare al cinema il personaggio di Red Sonja. Nel 2008 sembrava che la cosa dovesse concretizzarsi con un film diretto da Robert Rodriguez e con Rose McGowan nei panni della guerriera. Il progetto tuttavia naufragò dopo poco. Si dovette a quel punto attendere il 2017 per un nuovo tentativo di realizzare il film, alla regia del quale era stato confermato il regista Bryan Singer, celebre per i film sugli X-Men. Singer venne però rimosso dal progetto in seguito alle accuse di molestie sessuali nei suoi confronti. Al suo posto, nel 2019, è stata assunta Joey Soloway, ideatrice della serie Transparent. Nel maggio del 2021, infine, è stato confermato che il film è ancora in fase di sviluppo e che ad interpretare la protagonista vi sarà Hannah John-Kamen, attrice vista nella serie Killjoys e nel film Ant-Man and the Wasp.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Yado è infatti disponibile nei cataloghi di Chili, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 13 dicembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

 
 

Troll, recensione del film di Roar Uthaug

Troll film Netflix

Troll è un monster disaster movie norvegese nato dalla mente del regista Roar Uthaug e attualmente disponibile su Netflix. Analogamente a King Kong, Godzilla e al T-Rex di Jurassic Park (pellicole accuratamente citate nel corso della narrazione), Troll ha come protagonista una creatura folkloristica che prende vita e libera la sua forza bruta in un’area popolata, con risultati volutamente catastrofici. Il film è interpretato da un ensemble di alcuni dei più importanti attori norvegesi, tra cui Ine Marie Wilmann, Kim Falck, Mads Sjøgård Pettersen, e c’è anche un breve cameo del candidato ai Golden Globe Billy Campbell (The Killing).

La trama di Troll

Qualcosa sul monte Dovre in Norvegia si sta svegliando: dalle sue profondità più oscure è pronta a riemergere una creatura gigantesca, che vi è rimasta intrappolata per migliaia di anni. Distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino, uno spaventoso troll si avvicina rapidamente alla capitale della Norvegia, dove gli abitanti lotteranno per fermare qualcosa che pensavano potesse esistere solo nel folklore norvegese. Protagonista del film è la paleontologa Nora Tidemann (Wilman) che, da bambina, discuteva di folklore magico con suo padre mentre si dedicavano all’arrampicata: ora è un’accademica di successo e passa le sue giornate a scavare e studiare resti fossili, soprattutto di dinosauri.

Dopo che la misteriosa creatura è emersa dalla montagna di Dovre, il governo del Paese convoca Nora lontano dal suo attuale progetto in corso. Nella struttura governativa sotterranea top-secret, Nora fa la conoscenza del Primo Ministro norvegese (Anneke von der Lippe) e del suo principale consigliere, Andreas (Falck). Nora e Andreas si recano dunque sul monte per indagare ulteriormente sulla gigantesca creatura con l’aiuto del soldato Kris (Mads Sjøgård Pettersen). All’inizio, il gruppo non è sicuro del tipo di creatura che sta cercando. Provoca caos e distruzione ovunque vada, lascia orme giganti e i suoni che emette sono ultraterreni: una coppia di anziani si è salvata per un pelo dopo che l’essere gigantesco ha letteralmente calpestato la loro casa. Alla fine, Nora si rende conto che c’è solo una persona a cui può chiedere aiuto: l’eccentrico padre Tobias (Gard B. Eidsvold). I due si erano precedentemente allontanati a causa della convinzione di Tobias che i troll fossero reali e non solo mistici prodotti della mitologia norrena.

Un'immagine di Troll

Un conflitto poco chiaro

Troll unisce i tropi del disaster movie alla Roland Emmerich con lo stile dei vecchi film kaiju giapponesi, stabilendo le coordinate della sua narrazione in Norvegia. In patria, il regista Roar Uthaug ha realizzato uno slasher movie, un film natalizio per bambini e un thriller storico, ma è probabilmente più conosciuto per The Wave, un disaster movie su larga scala, e per il reboot di Tomb Raider con Alicia Vikander. In generale, si è cimentato in diversi tentativi di intrattenimento in stile hollywoodiano, in patria e all’estero. Troll, come The Wave, sembra la versione ridotta del Godzilla di Emmerich del 1998, riadattata per la fruizione immediata da piattaforma che, oggigiorno, è la scelta prediletta per la visione di un film.

La mancanza di un obiettivo chiaro nella “caccia al troll” inficia irrimediabilmente lo slancio drammatico di Troll. È difficile essere coinvolti nel conflitto che ci propone, che vorrebbe allo stesso tempo porsi su più livelli e analizzare i contrasti tra uomo e creatura, forze dell’ordine e cittadini, contesto urbano e selvaggio. La verità è che nessun personaggio sembra avere un’opinione su cosa sia meglio fare in questa situazione, o anche solo su quali siano le opzioni. Uccidere il troll, cercare di “fare amicizia” o studiarlo: questo è il dilemma. Peccato che qualsiasi scelta sia per il troll indifferente, dato che la creatura si comporterà alla stessa maniera indipendentemente dal trattamento riservatogli, mantenendo salda la sua appartenenza al regno delle favole divenute per un attimo realtà.

Troll: un B-Movie senza pretese

Anche presentando una storia volutamente prevedibile, Troll non cerca in alcun modo di sorprendere lo spettatore con intuizioni originali, che rimangono semplicemente accennate. Ad esempio, veniamo a conoscenza di un lato “umano” del Troll, nella sequenza in cui salva una bambina da morte certa, eppure non riusciamo a scoprirne nulla di più. Ci viene mostrata una fossa comune piena di scheletri dei Troll, addirittura il teschio del Re dei Troll, ma non ci viene spiegato molto su questo clan e le sue dinamiche. Ancora più deludente è il fatto che la stessa figura di Tobias – il personaggio più esperto, quello che inizialmente deduce che la “creatura misteriosa” sia proprio un Troll, viene approfondito pochissimo.

In ogni caso, non è difficile comprendere il clamore generato da Troll su Netflix: gli effetti speciali discreti sono abbastanza credibili da riuscire a catturare l’attenzione dello spettatore e il mostro ha un’impressionante potenza distruttiva che viene rappresentata come se i troll fossero animali irritanti piuttosto che cattivi dispettosi. Roar Uthaug non è un regista che sembra destinato a epopee più grandiose, e questa è sicuramente una delle sue migliori qualità: realizza consapevolmente film di serie B senza illusioni di grandezza da serie A.

 
 

Spider-Man: Across The Spider-Verse, il trailer

Miles Morales e Gwen Stacy ritornano nel trailer di Spider-Man: Accross the Spider-verse, l’attesissimo film di animazione Sony Pictures e secondo capitolo della pellicola premiata con il premio Oscar® Spider-Man: Un nuovo universo. Il film è diretto da Joaquim Dos Santos (La leggenda di Korra), Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Star Wars: Clone Wars, Spider-Man: Un nuovo universo) e sarà solo al cinema dal 1 giugno, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Sinossi: Miles Morales torna nel nuovo capitolo della saga Spider-Verse, vincitrice di un premio Oscar®, Spider-Man: Accross the Spider-verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza. Ma quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.

Spider-Man: Accross the Spider-verse arriverà il 2 giugno 2023 al cinema negli USA.

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.