C’è grande attesa per Joker:
Folie à Deux, il sequel del film del
2019, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga protagonisti. Da quando il mese
scorso è stato diffuso il primo teaser trailer, una delle sorprese
più grandi è però stata anche l’apparizione dell’attore e regista
britannico Steve Coogan.
Conosciuto nel Regno Unito per aver
interpretato l’icona della commedia Alan Partridge, tra i suoi film
e film televisivi ricordiamo Hot Fuzz, Tropic
Thunder, Minions, il franchise di
Una notte al museo,Philomena e
Stanlio & Ollio. Intervenendo ieri sera ai BAFTA TV
Awards, a Coogan è stato chiesto da Deadline cosa potesse rivelare
sul suo ruolo di Joker:
Folie à Deux.
“Posso dirvi di più? Sì, faccio
parte del progetto“, ha esordito. “Ho una scena molto
interessante con Joaquin Phoenix. Interpreto una specie di
giornalista della CNN che lo intervista nella sua cella. Oltre a
questo, non lo so. Non l’ho visto. Sono all’oscuro come tutti gli
altri”.
Steve Coogan non ha
dunque fornito maggiori dettagli, né sappiamo quanto estesa questa
intervista possa essere nel corso del film. Presumibilmente,
potrebbe però essere incentrata su quanto compiuto dal protagonista
nel precedente lungometraggio, anche se ci sono teorie secondo cui
ogni cosa avvenuta non sia altro che una fantasia di Fleck. Per
poterne sapere di più, non resta che attendere l’uscita del
film.
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix nel ruolo del cattivo DC
Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno della Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è anche Lady Gaga che darà vita a
Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad
Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi
musicali”.
Rumors recenti hanno anche suggerito che la versione di
Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto
originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente
dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna
sonora.
Il sequel di Joker
sarà conosciuto come un progetto Elseworlds,
secondo il co-presidente dei DC Studios James Gunn. I film con questa denominazione
sono al di fuori della continuità principale del DCU. Altri progetti
Elseworlds includono The
Batman – Parte II e la serie ThePenguin.
L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata al 4
ottobre 2024.
Be
Water, società di produzione e distribuzione di contenuti
artistici, culturali e giornalistici, nasce nel 2021 con l’intento
di creare un racconto contemporaneo e multiforme sui grandi
temi ed eventi del nostro tempo e su ciò che riguarda il futuro di
tutti noi. Producendo contenuti nei quali l’arte,
l’informazione e la creatività si fondono in un flusso costante di
progetti come podcast, film, documentari, live show e inchieste
giornalistiche l’intenzione è quella di sollecitare nuove occasioni
di riflessione su questioni strutturali del nostro presente come ad
esempio la sostenibilità,
l’inclusione, la tecnologia, lo
scenario geopolitico in continua evoluzione e il
mondo della finanza.
A Guido Brera,
Filippo Sugar, Barbara Salabè, Mario Calabresi, Mattia
Guerra e Saverio Costanzo, soci di Be
Water già precedentemente annunciati, si uniscono ora
Stefano Bises,
Alessandro Borghi, Claudio Erba, Riccardo Haupt e
Cecilia Sala.
Guido
Brera, socio fondatore di maggioranza di Be Water insieme
a Filippo Sugar, racconta così l’ingresso dei
nuovi soci:
“Sono convinto che il
cambio paradigmatico della percezione di vero o falso, di bene e
male, di origine e storia, di povertà e ricchezza, chieda nuove
forme di racconto capaci di proporre una visione sia olistica dei
contenuti, sia contemporanea dei linguaggi, della durata e della
tecnologia. Con Be Water vogliamo costruire una media company
moderna, in grado di catalizzare idee, temi, provenienze, ed
esperienze diverse eppure affini.
Per fare questo negli
ultimi due mesi Be Water ha aperto le proprie porte a
talenti desiderosi di investire in un sistema di connessioni
ideali, partecipativo e polifonico, dando vita così a una compagine
azionaria compatta ed eclettica unica nel nostro panorama: Barbara
Salabè, tra i manager più capaci e completi nella
costruzione di squadre e progetti pioneristici nel mondo dei media;
Mario Calabresi, giornalista straordinario, nostro
primo compagno di viaggio e co-fondatore di Chora, oggi CEO di Be
Content, la società che raggruppa le attività Chora e Will
(podcast, digital media e journalism), affiancato dal COO,
Riccardo Haupt, che con il team di Will ha
costruito una comunità di oltre 2 milioni di giovani tra i 18
e 35 anni; Mattia Guerra, AD della nostra società
di produzione e distribuzione Be Water Film, brillante produttore
cinematografico e televisivo, già creatore della linea produttiva
di Lucky Red; Filippo Sugar, Presidente e CEO
di Sugarmusic tra i più importanti editori musicali in Europa che
ha contribuito a definire la cultura musicale italiana nel mondo
spaziando da Andrea Bocelli, Ennio Morricone, Nino Rota e Paolo
Conte fino a Madame e Sangiovanni; Saverio
Costanzo, regista riconosciuto e acclamato dalla scena
internazionale; Alessandro Borghi, attore tra i più talentuosi
e amati del cinema europeo; Stefano Bises,
sceneggiatore di importanti serie televisive dell’ultimo decennio;
Cecilia Sala, autorevole firma del giornalismo
indipendente d’inchiesta e di guerra e infine Claudio
Erba, fondatore di Docebo, tra le più grandi piattaforme
di e-learning al mondo e recentemente quotata al Nasdaq.”
“Quando penso a Be
Water – dichiara Barbara Salabè,
Executive Chairman di Be Water – mi viene in mente una girandola,
in cui ogni parte fa girare l’altra. Forse perché la nostra squadra
gli somiglia: i piedi ben piantati a terra e i pensieri senza
briglie. Noi di Be Water vogliamo costruire assieme ai nostri
ascoltatori, spettatori e consumatori una comunità nella quale
potersi riconoscere attraverso tre parole: audio, video,
live.
Chora e Will, quindi podcast,
video e brevi formati giornalistici, creano IP contemporanei,
rilevanti e immaginifici, con una loro autonomia produttiva e di
pubblico. Sono loro la sorgente, la fucina, il sensore delle
domande, delle aspirazioni.
Il compito di
Be Water Film sarà anche quello di trasformare le
storie frutto delle inchieste in veri e propri prodotti di
finzione, cioè sviluppare, produrre e distribuire film e serie in
linea con la nostra missione narrativa, che naviga nel solco della
realtà fattuale. Anche l’immenso bacino di storie e personaggi del
mondo musicale di Sugar sarà di ulteriore ispirazione per le nostre
produzioni.
A seguire con
Be Water Live porteremo sulla scena i temi e i
personaggi più popolari per farli incontrare con il loro
pubblico.
Unire in un unico
volano mercati, talenti, personaggi e pubblico, ne sono certa,
permetterà a Be Water di superare gli ostacoli di un mercato oggi
molto segmentato e parcellizzato con una particolare attenzione a
un mondo giovanile, così affamato di risposte alle loro
inquietudini.
“Be Water è il luogo
dove creare contenuti informativi, formativi e di intrattenimento,
nei formati più diversi, che siano liberi e
indipendenti.” Stefano Bises
“Be Water è un luogo
di pensiero libero e creazione, di relazioni e di idee che prendono
forma.
“La missione di Be
Water è di creare storie autentiche e profonde capaci di trovare
ascolto e attenzione in un mondo di rumore.” Mario
Calabresi
“Be Water è la
squadra con cui fare
un’avventura.”Saverio
Costanzo
“Be Water è un
ecosistema con un incredibile impatto sociale, con il potenziale di
espandersi oltre i segmenti in cui ha già
avuto successo.”Claudio Erba
“Be Water è uno
spazio libero dove il talento può esprimere la creatività
attraverso tutti i media. Vogliamo parlare alle persone utilizzando
un linguaggio innovativo, creando un tratto distintivo
nell’industria dell’audiovisivo.”Mattia
Guerra
“In un panorama
mediatico sempre più conservatore e statico, Be Water rappresenta
una sfida allo status quo che mira a cambiare le regole del gioco
del settore dei media in Italia.”Riccardo
Haupt
“Be Water sono i
ragazzi e le ragazze, ancora troppo poche, con cui fare un
viaggio.” Cecilia Sala
“Be Water è un luogo
libero e indipendente dove far nascere idee, proteggerle mentre
crescono e poi liberarle in forme nuove e diverse per farle
viaggiare in Italia e nel mondo.”Filippo
Sugar
Sarà disponibile da venerdì
17 maggio, in esclusiva su
RaiPlay,L’età
dell’Ira, la miniserie in quattro episodi
scritta da Juanma Ruiz Cordoba e Lucia Carballal, con la regia di
Jesús Rodrigo, e tratta dal romanzo omonimo di Nando Lopez del
2011, “La edad de la ira”. Questo coinvolgente teen drama
coniuga sapiententemente elementi thriller con quelli del racconto
di formazione, mischiando la ricostruzione di un delitto con il
difficile percorso di presa di coscienza e di accettazione della
propria omosessualità da parte del protagonista, Marcos,
interpretato dalla star internazionale della serie “Elite”,
Manu Rios.
L’età dell’ira
narra la storia di Marcos, un adolescente dalla vita apparentemente
normale che frequenta un liceo nella Madrid dei nostri giorni.
Quando Marcos viene accusato dell’omicidio del padre, la notizia
cade come una doccia fredda sulla vita dei suoi compagni di classe
che cominciano a interrogarsi su cosa ci sia dietro il delitto.
Inizialmente presentato come il ragazzo perfetto, bello,
intelligente e popolare, con il procedere degli eventi scopriamo
che Marcos vive un’esistenza soffocante e piena di frustrazioni a
causa delle vessazioni subite in casa, per mano di un padre
violento e prevaricatore. Violenze che giungono al culmine quando
l’uomo si rende conto che il figlio è omosessuale.
Asfissiato dalla figura paterna,
che cerca in ogni modo di adeguare il figlio ad un modello di
rettitudine e perfezione, provato dall’improvvisa e dolorosa
scomparsa della madre, Marcos, come sottolinea il titolo della
serie, attraversa un percorso di rabbia e frustrazione che lo
conduce, di impeto, a cercare di risolvere i suoi problemi in
maniera furiosa, inizialmente portandolo ad offese verbali e
fisiche nei confronti delle persone omosessuali, poi cercando
situazioni sempre più promiscue. Il ragazzo, come molti
adolescenti, vive un tumultuoso e complesso viaggio alla scoperta
di sé stesso. Solo Álvaro (Eloy Azorín), il suo
insegnante di letteratura, lo aiuterà ad accettarsi e a
intraprendere la strada della consapevolezza.
Ognuno dei quattro episodi de
L’età dell’ira narra il fatto, e gli eventi
precedenti ad esso, dal punto di vista di ciascuno dei quattro
protagonisti: prima Sandra (Amaia Aberasturi),
compagna di classe che ha una cotta per Marcos; poi Ignacio
(Carlos Alcaide), fratello maggiore di Marcos e figlio
prediletto dal padre; segue Raúl (Daniel Ibáñez),
il “nerd” del gruppo per cui Marcos scopre di avere un’attrazione;
infine riviviamo la storia con gli occhi di Marcos stesso
scoprendo, con un colpo di scena, la verità sull’omicidio del
padre. La serie ritrae l’adolescenza utilizzando il thriller per
affrontare le complessità sociali che riguardano i giovani delle
nuove generazioni. Le tematiche affrontate, infatti, sono molto
attuali e connesse alla sensibilità della “Gen. Z”: la scoperta
della propria identità e delle preferenze sessuali, l’omofobia, il
bullismo, il contrasto generazionale sono alcuni degli argomenti
più discussi dell’ultimo decennio, così come l’attenzione che i
ragazzi chiedono alla scuola e alla famiglia mentre attraversano la
loro “età dell’ira”.
In una recente intervista con
VarietyShonda
Rhimes ha spiegato perché la terza stagione di
Bridgerton è
durata così a lungo e se la Queen Charlotte
potrebbe tornare
Ma finalmente, con la prima parte
della terza stagione che debutterà il 16 maggio, i numerosi fan
dello show potranno assistere agli eventi narrati nel romanzo di
Julia Quinn “Romancing Mister Bridgerton“,
ovvero la storia d’amore tra Penelope Featherington (Nicola
Coughlan) e Colin Bridgerton (Luke Newton).
La
terza stagione di Bridgerton –
realizzata dai produttori esecutivi
Shonda Rhimes e Betsy Beers e dal nuovo showrunner
Jess Brownell (che ha preso il posto di Chris Van Dusen) –
rappresenta la prima deviazione dello show dall’ordine dei libri:
Il terzo romanzo di Quinn è “An Offer From a Gentleman”, incentrato
su Benedict Bridgerton. Durante un’intervista per la copertina di
Variety Power of Women, la Rhimes ha dichiarato che, a causa della
rivelazione nel finale della prima stagione che Penelope è, in
realtà, la scrittrice dietro il foglio dello scandalo di Lady
Whistledown, la serie ha dovuto accelerare la cronologia della
storia.
“Era molto chiaro che se
avessimo rivelato che Penelope era Lady Whistledown alla fine della
prima stagione, avremmo avuto solo una stagione in cui questo
poteva funzionare come segreto che portava con sé – e poi abbiamo
visto Eloise scoprirlo“, a commentato a Variety
Shonda Rhimes a proposito della sorella di Colin,
interpretata da Claudia Jessie, che ha appreso del tradimento della
sua migliore amica nel finale della seconda stagione.
Penelope, soprattutto
nell’interpretazione vincente della Coughlan, ha “colpito nel
segno”, secondo
Shonda Rhimes. “Si fa il tifo per lei a
prescindere da tutto, attraverso tutte le sue tristi umiliazioni –
e credo che si voglia che trovi la felicità, che trovi l’amore”,
dice. “Quello che mi piace è anche il fatto che non stiamo
introducendo nessuno di nuovo – in ogni stagione abbiamo dovuto
introdurre il Duca, abbiamo introdotto Kate. In questa stagione non
c’è un nuovo pretendente. Sono due persone che conosciamo da sempre
e per le quali abbiamo fatto il tifo fin dall’inizio“.
Cosa ha detto invece su
Bridgerton Betsy Beers
Parlando di Penelope, Beers dice:
“Ovviamente tutti i personaggi sono fantastici, ma io ho amato
questo personaggio. E mi piace sempre il rapporto tra Penelope ed
Eloise. Ci sono molti strati in questa stagione, con personaggi che
credo non si siano mai approfonditi prima“.
Né Beers né Rhimes sono in grado di
ricordare se il doppio sciopero abbia ritardato la terza stagione
di “Bridgerton”
– “La cosa strana è che credo che entrambi abbiamo un’amnesia
da sciopero“, dice Beers – ma ciò che è indiscutibilmente vero
è che questa terza puntata è stata un lungo viaggio. La produzione
di “Bridgerton”
è così complessa che ci vuole un po’ di tempo per realizzarla.
“Ci sono molti personaggi, ci
sono molte complicazioni ed è una storia molto complessa da
intrecciare“, dice Beers. “La scrittura e la meticolosità
del processo richiedono ovviamente tempo. E ogni singolo aspetto di
uno spettacolo in questo periodo richiede più tempo“.
Continua: “È un sacco di costumi, è
un sacco di imparare a ballare, è un sacco di intrecci tra vecchio
e nuovo. È un gigantesco puzzle militare”.
Per la Rhimes, la metodologia di
Netflix contribuisce al ritardo. “Vogliono scrivere
tutto, e poi vogliono girare tutto, il che è – è molto
controintuitivo rispetto al modo in cui ho imparato a fare
televisione”.
Ma si sta adattando. “Ora penso che
sia proprio così”, dice Rhimes. “Stiamo davvero lavorando sull’idea
che se questo è il campo in cui viviamo, allora come possiamo
rendere il campo più veloce? E quindi stiamo pensando a cose come
set e lotti permanenti e cose del genere che ci aiutino davvero a
velocizzare il processo”.
In merito a Queen Charlotte
Shonda Rhimes ha scritto il prequel di “Queen
Charlotte” – che ha debuttato su Netflix nel maggio
del 2023 – e alcuni elementi della sua narrazione originale
potrebbero informare anche lo svolgimento di “Bridgerton”. La
“Queen
Charlotte” presentava la prima storia queer del
franchise, con la storia d’amore degli assistenti reali Brimsley
(che in “Bridgerton” si occupa ancora della sua regina) e Reynolds
(che non sta con Re Giorgio).
“Ne parliamo spesso”, dice
la Rhimes a proposito dell’inserimento di quella storia nella linea
temporale di “Bridgerton”. “E per un po’ me la sono tenuta
molto stretta, e non sapevo necessariamente di volerla riproporre
in una stagione di “Bridgerton”. Ma ora abbiamo parlato di come
sarebbe se ne vedessimo un po’ nel presente di “Bridgerton”, con
Brimsley e Reynolds, e di cosa significherebbe“.
Ma, aggiunge, “credo che questo
ci privi della possibilità di raccontare la storia nel modo in cui
dovrebbe essere raccontata“. Il che, ovviamente, significa che
la Rhimes sta parlando di una continuazione di “Queen
Charlotte“. A questo proposito, però, non è ancora
sicura. “Ho dei sentori su quale potrebbe essere un’altra storia,
ma non lo so nemmeno io”, dice la Rhimes. “Voglio solo che sia
davvero buona se dobbiamo raccontarla“.
La notizia arriva prima del finale
di due ore della terza stagione di The Cleaning
Lady, che andrà in onda il 21 maggio alle 20.00. La
serieThe Cleaning Lady crime drama ha come protagonista
Élodie Yung nel ruolo di Thony De La Rosa, un ex
chirurgo cambogiano-filippino che lavora come addetta alle pulizie
a Las Vegas. Dopo aver assistito a un omicidio, a Thony viene
offerto un lavoro sia come addetto alle pulizie che come medico
all’interno di un’organizzazione criminale.
Nel cast anche Martha
Millan, Eva De Dominici, Kate Del Castillo, Santiago Cabrera,
Sebastien e Valentino LaSalle, Sean Lew e Faith Bryant.
Adan Canto, che interpretava il gangster Arman Morales, è morto
all’età di 42 anni a gennaio dopo una crisi di cancro
all’appendice.
Secondo alcune fonti,
Miranda Kwok e Jeannine Renshaw, produttrici
esecutive e showrunner di “The Cleaning Lady“, non
continueranno a ricoprire questi ruoli per la quarta stagione. Kwok
rimarrà come consulente esecutivo della serie e la nuova leadership
sarà annunciata nelle prossime settimane.
The Cleaning Lady
è la prima serie drammatica ambientata nel Sud-Est asiatico e la
prima con un protagonista di origine cambogiana. La terza stagione
della serie sta ottenendo una media di 3,6 milioni di spettatori
multipiattaforma, con un aumento del 131% rispetto a Live + Same
Day, secondo Fox.
Basata sulla serie originale
argentina, The Cleaning Lady è prodotta da Warner
Bros. Television e FOX Entertainment. Kwok, che ha sviluppato la
serie, è showrunner e produttore esecutivo della terza stagione
insieme a Renshaw. Rose Marie Vega e Paola Suarez sono anche
produttrici esecutive, mentre Shay Mitchell e David Dean Portelli
sono consulenti esecutivi. Deadline ha riportato per primo il
rinnovo e la nuova leadership.
Il film The Strangers del 2008 sta ricevendo un reboot
unico nel suo genere. Il regista Renny Harlin ha
infatti decido di dar vita a una nuova versione di The
Strangers per Lionsgate, questa volta sotto forma di
un’intera trilogia.
The Strangers: Capitolo 1 arriverà nelle sale italiane
il 10 luglio, ma questo primo film non è solo l’inizio della saga,
ma servirà come primo atto di quello che è essenzialmente un film
molto più lungo.
Prima del debutto di
The Strangers: Capitolo 1, il regista Renny Harlin ha
infatti parlato con ComicBook di come questo nuovo inizio del
franchise segni l’inizio della storia della sua trilogia. “Sì,
direi proprio di sì”, ha detto Harlin parlando di questo nuovo
film come primo atto di una storia più ampia. “Naturalmente li
abbiamo girati uno dietro l’altro e mescolati, come si fa sempre
nei film.
“Ma abbiamo dovuto tenere
presente che si tratta di un unico arco narrativo. È un film di 4/5
ore e il primo film è un primo atto. Crea i personaggi, il terrore,
gli assassini e il nostro personaggio principale, che sopravviverà
al primo film, ma poi partirà per i due successivi”. Il
secondo e il terzo film della trilogia Strangers di Harlin non
hanno ancora una data di uscita, ma il regista ritiene che il
secondo capitolo potrebbe arrivare sul grande schermo già in
autunno.
“Se si fosse trattato di un
remake o di un sequel, non l’avrei fatto a questo punto della mia
vita”, ha dichiarato Harlin a Variety. “Ho un grande
rispetto per il film originale e sono in qualche modo intimidito
dalla sua qualità. Fare semplicemente un sequel o un remake non mi
attirava, ma questa era un’opportunità tale da avere quattro ore e
mezza di studio di un caso di vittime di un crimine violento e di
chi lo commette, e di cosa li fa scattare e come influisce su una
persona che vive questa situazione”.
Quello che c’è da sapere su The Stranger: Capitolo
1
Con
The Strangers: Capitolo 1, del regista Renny
Harlin (Cliffhanger
– L’ultima sfida, 58 minuti per morire – Die Harder), arriva una nuova
trilogia del terrore. Nel primo capitolo, Madelaine
Petsch interpreta una giovane donna che inizia una nuova
vita con il suo fidanzato. Improvvisamente, durante una sosta dal
viaggio in una remota casa vacanze nei boschi, i due diventano
preda di una misteriosa banda di sconosciuti mascherati che
attaccano senza preavviso o motivo. Ciò che inizia come una lotta
per rimanere in vita, diventa il viaggio di una donna nel coraggio
e nell’astuzia in questa serie horror che unisce tre film
avvincenti.
Cari fan di When Calls the Heart, è
tempo di festeggiare. Hallmark Channel ha
rinnovato la sua serie originale più longeva, When
Calls the Heart, per una dodicesima stagione. La stagione
sarà composta da 12 episodi e la produzione inizierà a luglio.
Quando chiama il cuore (When Calls the Heart) è
tutt’ora in onda con l’undicesima
stagione.
“Sono felicissima che ‘When
Calls the Heart’ torni per una dodicesima stagione“, afferma
la star e produttrice esecutiva
Erin Krakow. “I nostri fantastici scrittori, il cast e la
troupe non potrebbero essere più entusiasti di iniziare le riprese
della prossima stagione! Siamo orgogliosi di raccontare storie che
scaldano i cuori nelle case di tutto il mondo e siamo molto grati
ad Hallmark per essere i campioni di questa positività. Avere il
sostegno degli Hearties negli ultimi dieci anni è stata una vera e
propria testimonianza di ciò che questo show rappresenta: comunità
e amore. Non vediamo l’ora che i nostri fan vedano cosa ha in serbo
Hope Valley!“.
L’undicesima
stagione è attualmente in onda su Hallmark Channel ed è
diventata il programma via cavo di intrattenimento più visto ogni
settimana per quattro settimane consecutive tra le donne di età
superiore ai 18 anni. Secondo Nielsen, la stagione 11 ha raggiunto
4,7 milioni di spettatori totali non duplicati e una media di 2,1
milioni di famiglie, 2,5 milioni di spettatori totali e 1,8 milioni
di donne dai 18 anni in su.
“When Calls the Heart continua
a superare le nostre aspettative e il numero di fan e spettatori
continua a crescere ogni anno“, afferma l’EVP della
programmazione Lisa Hamilton Daly. “Dare vita alla dodicesima
stagione è un’enorme pietra miliare ed è una vera e propria
testimonianza del duro lavoro e della dedizione del cast e della
troupe negli ultimi dieci anni. Non vediamo l’ora che arrivi il
prossimo capitolo di Hope Valley, pieno di personaggi e storie
emozionanti!“.
A febbraio, Variety ha parlato con
la Hamilton Daly della prossima programmazione,
compresa la possibilità di espandere l’universo di “When
Calls the Heart“. (Il loro spinoff, “When Hope
Calls“, è passato a Great American Family e non va in onda
dal 2021).
“Discutiamo sempre di come
espandere la nostra IP. È una conversazione costante, ma per questo
sta andando ancora molto bene. È difficile pensare a chi
togliere“, aveva detto all’epoca. “Erin è davvero centrale
per lo show, come molti membri del cast. È possibile che, se la
serie dovesse giungere a una conclusione, potremmo pensare a cosa
fare, ma a questo punto abbiamo intenzione di andare
avanti“.
Senza Elizabeth
Thornton, non ci sarebbe semplicemente
When Calls the Heart! La trama del suo personaggio
rende lo show essenzialmente quello che è, ed è probabilmente il
motivo per cui siamo così affezionati alla serie originale di
Hallmark. Ci piace guardare come Elizabeth affronta i suoi problemi
di vita e come affronta con umiltà le sue piccole e grandi vittorie
a Hope Valley… è davvero fonte di ispirazione! Ma è anche
importante notare che Elizabeth è diventata un personaggio fisso
grazie a un’attrice di grande talento: Erin
Krakow!
Se vi piacciono i film di Hallmark
e in generale i film di buon umore, è probabile che conosciate già
il lavoro di Erin. Ma quanto sapete della star? C’è molto da
scoprire sulla sua vita personale e sulla sua carriera
professionale, e noi abbiamo molti dettagli. Continuate a leggere
per sapere tutto quello che c’è da sapere su Erin
Krakow!
In quali altri film ha recitato
Erin Krakow?
Al di fuori di Hope Valley,
Erin Krakow ha recitato in molti altri film e spettacoli
Hallmark. Erin è la protagonista del nuovo film, It Was Always
You, e ha recitato in altri film Hallmark come The Wedding
Cottage, Finding Father Christmas, Sense, Sensibilityand
Snowmen e molto altro ancora! Oltre al canale Hallmark, è
apparsa anche in alcuni film di Lifetime e in alcune serie
televisive amate dai fan, come Army Wives.
Se volete saperne di più sui
progetti precedenti o futuri di Erin, seguitela su Instagram! Erin
condivide costantemente immagini dei suoi film passati e
aggiornamenti sui suoi prossimi progetti.
Da dove viene Erin Krakow?
Erin Krakown è
nata a Philadelphia, in Pennsylvania, nel 1984, ma questo non fa di
lei una ragazza di Philadelphia! È cresciuta nel sud della Florida,
dove ha frequentato le scuole superiori. Curiosità: ha frequentato
la Alexander W. Dreyfoos School of the Arts, una scuola superiore
pubblica che si concentra su un curriculum ricco di arte. Ha poi
proseguito la sua passione alla Juilliard School di New York. Oggi
Erin si trova in California tra un film e l’altro.
Erin Krakow è sposata?
Al momento non ci sono notizie
ufficiali sulla vita sentimentale di Erin Krakow!
Erin mantiene questa parte della sua vita relativamente privata,
quindi finché non rilascia una dichiarazione o non “lancia” una
persona importante su Instagram, non c’è nulla di concreto da
sapere.
Freya Allan è
attualmente apprezzata per il suo ruolo di spicco nel film Il Regno del Pianeta delle Scimmie. Tuttavia,
in molti conoscevano già l’attrice soprattutto per il suo ruolo in
The
Witcher. La serie di Netflix ha però come noto dovuto rinunciare al
protagonista Henry Cavill alla fine della terza stagione e,
dopo il fallimento di Blood Origin, le prossime due stagioni saranno girate
in parallelo, per concludersi con un quinto e ultimo gruppo di
episodi (i piani per un altro spin-off, The Rats, sono
stati cancellati).
Parlando con Inverse, la Allan – il cui ruolo
di Ciri l’ha resa famosa prima di essere scritturata nell’ultimo
film della saga di Il pianeta delle scimmie – ha ora
rivelato di essere pronta a lasciare il Continente. “The
Witcher ha sicuramente significato molto per me, solo in
termini di scuola di recitazione e mi ha fornito un certo livello
di fiducia”, ha detto l’attrice. “Si imparano anche tante
abilità casuali. Ho già fatto un sacco di stunt, so andare a
cavallo”.
“Ma ero così stanca mentalmente.
All’inizio la sfida era pensare di doverne fare altre due“,
dice Allan a proposito dei suoi sentimenti dopo la terza stagione.
“Sarà la fine di un capitolo enorme, per il quale sono eccitata
e pronta. Ma credo che quando ci arriverò davvero, sarò scioccata
da quanto mi colpirà in positivo”. Sebbene lo spin-off non
vada più avanti, Allan si dice entusiasta di esplorare la trama dei
Rats, che ora è stata incorporata nella serie principale di
The
Witcher.
Cosa aspettarsi dalle prossime
stagioni di The Witcher?
“È la trama che desideravo e che
mi ha entusiasmato di più fin dall’inizio della serie”, spiega
l’attrice. “Ciri è ovviamente cambiata nel corso di tutta la
serie, ma in questa vediamo davvero una Ciri diversa. Alla fine
dell’ultima stagione ne ha passate così tante che è stata la goccia
che ha fatto traboccare il vaso. E penso che finisca per cercare di
risiedere in quest’altra versione di se stessa, e… entra in una
zona di “sarò brutale perché sono stufa che il mondo sia brutale
con me””.
Per quanto riguarda Liam Hemsworth, che riprende il ruolo lasciato
da Cavill, la Allan dice: “È un così dolce ragazzo, così
normale e così disposto a legare. E mi dispiace per lui perché ha
avuto così tanto peso e pressione sulle spalle, entrando in un cast
già formato e dovendo assumere il ruolo di uno dei protagonisti,
sostituendo qualcun altro che ha già fatto tre stagioni”.
“Per tutti noi è stato importante farlo sentire davvero parte
della famiglia”.
Come riportato da Deadline, alla vigilia del
mercato di Cannes, Westbrook Studios e AGC Studios hanno affidato
al regista italiano Stefano Sollima – noto
per aver diretto Senza
rimorso, Soldado e
la serie di successo Gomorra – il compito di dirigere
l’action-thriller a grande budget dal titolo Sugar
Bandits.
Basato sulla sceneggiatura e sul
romanzo Devils In Exile di Chuck Hogan
(già autore di The Town, portato poi al cinema da
Ben Affleck), il film vedrà il premio Oscar
Will Smith interpretare un ex soldato delle
forze speciali che dirige una squadra di vigilantes d’élite
impegnata a eliminare il traffico di droga a Boston. Il casting per
gli altri personaggi del film è ancora in corso.
Smith e Jon Mone produrranno Sugar
Bandits attraverso i Westbrook Studios con la supervisione di Ryan
Shimazaki; Stuart Ford produrrà per gli AGC Studios, che sta
finanziando interamente il film, e Richard Abate (13 Hours)
produrrà per la 3 Arts Entertainment. I soci produttori di Sollima,
Gina Gardini, saranno produttori esecutivi e Ludovico Purgatori
sarà co-produttore.
Gli altri lavori di Stefano Sollima
Stefano Sollima è
noto per aver esplorato le complesse dinamiche tra la legge e
l’ordine e la malavita in diversi progetti cinematografici e
televisivi. Di recente, ha co-scritto, prodotto e diretto la serie
italiana in quattro parti di Netflix, Il Mostro, basata sul serial killer
noto come Il Mostro di Firenze.
Il suo ultimo film, co-scritto,
prodotto e diretto, è l’italiano Adagio,
presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno
scorso. In precedenza, ha diretto il film di Amazon Senza
rimorso con Michael B. Jordan e Soldado, il
sequel di Sicario con
Benicio Del Toro, Josh Brolin, Catherine Keener
e Isabela Moner. È stato regista dell’acclamata
serie drammatica poliziesca italiana Gomorra e della
miniserie sul traffico di droga di Amazon ZeroZeroZero con
Gabriel Byrne, Dane DeHaan e Andrea Riseborough.
Dove vedremo prossimamente Will Smith?
Sugar Bandits va
dunque ad aggiungersi ai prossimi progetti di Smith, il cui ultimo
film importante – e il primo dopo il suo famigerato schiaffo agli
Oscar – è stato “Emancipation”
di Antoine Fuqua, venduto ad Apple TV+ a Cannes
per un accordo record di mercato di 120 milioni di dollari, ma che
non ha avuto un impatto significativo al momento della sua
distribuzione.
Prossimamente Smith sarà anche nel
quarto film, ancora senza titolo ufficiale, “Bad Boys
4“, di cui sono recentemente terminate le riprese, insieme
a “Io sono
leggenda 2″ sequel del celebre film di zombie, che sarà
interpretato anche da Michael B. Jordan e vedrà Smith riprendere il
suo ruolo dall’originale del 2007 (ma utilizzare la scena finale
alternativa nel DVD in cui il suo personaggio sopravvive).
Megalopolisdi
Francis Ford Coppola, che fino a qualche settimana
fa era
del tutto sprovvisto di una distribuzione, è ora stato venduto
a importanti acquirenti indipendenti nei cinque principali
territori europei. Come riportato da Deadline, in vista dell’attesa
anteprima mondiale al Festival
di Cannes di questa settimana, il film è infatti stato venduto
a Constantin Film per la Germania
e tutti i territori di lingua tedesca, comprese
Svizzera e Austria; a
Tripictures per la Spagna; a
Entertainment Film Distributors Limited per il
Regno Unito e a Eagle Pictures
per l’Italia.
Al momento non è noto quando il film
verrà distribuito in Italia, ma intanto debutterà giovedì 16 maggio
al Festival di Cannes e se i riscontri dovessero essere positivi e
Megalopolisdovesse
portarsi a casa qualche premio, è possibile che si voglia sfruttare
il successo derivato dal festival per far uscire il film in sala
nel preve periodo. Non resta dunque che attendere maggiori
informazioni a riguardo, potendo intanto gioire del fatto che il
film arriverà in sala!
L’idea di Megalopolisè
stata ispirata dalla seconda Congiura di Catilina. Tuttavia, il
film sarà caratterizzato da un’ambientazione futuristica e sarà
incentrato su un ambizioso architetto che cova l’idea innovativa di
ricostruire New York City come un’utopia all’indomani di un
disastro naturale che ha rovinato le infrastrutture della città. Il
pubblico può aspettarsi immagini straordinarie poiché si dice che
il film sia girato utilizzando una tecnologia rivoluzionaria che
impiega nuove tecniche simili a quelle utilizzate
per The Mandalorian.
Coppolla, che scrive e dirige il
film, ha riunito un emozionante cast costellato di star per quello
che potrebbe essere il suo canto del cigno. Oltre
a Adam
Driver, nel cast compaiono anche Forest
Whitaker, Nathalie
Emmanuel, Jon Voight, Laurence
Fishburne, Aubrey Plaza, Talia Shire, Shia
LaBeouf, Jason Schwartzman, Grace Vanderwaal, Kathryn
Hunter e James Remar. Ad oggi
non si hanno però notizie sulla data di uscita del film, che
potrebbe però arrivare in sala nel corso del 2024.
Dopo aver diretto due film
Thor di fila, il regista Taika Waititi ha dichiarato di aver chiuso con
il franchise, aprendo la porta a un altro regista se i Marvel Studios e Kevin Feige
vorranno realizzare un altro film Thor. Come sappiamo, sembrano
essere in corso delle conversazioni riguardo Thor
5, che dovrebbe concludere l’avventura da solista del
personaggio. Ad oggi, però, non c’è nulla di certo e non si sa
neanche chi potrebbe dirigere tale progetto. Dato questo ruolo
vacante, c’è chi si è chiesto se non potrebbe essere George
Miller ad assumere tale compito.
Al regista, attualmente impegnato
nella promozione di Furiosa: A Mad Max
Saga – nel quale ha diretto
proprio Chris Hemsworth – è
stato dunque chiesto se prenderebbe in considerazione la
possibilità di riunirsi con l’attore in Thor 5.
Senza pensarci troppo, il regista ha dichiarato a Comicbook.com che:
“Lavorerei con Chris su qualsiasi cosa. Lo farei davvero. È un
attore meraviglioso. Ha una gamma completa di tutte le
abilità“, ha detto Miller. “Voglio dire, devi essere
atletico, fisicamente”.
“Ma devi essere anche atletico
dal punto di vista emotivo e intellettuale per affrontare questi
ruoli molto complessi, in ultima analisi, qualsiasi ruolo. Quindi,
sono stato molto fortunato con tutto il mio cast e in particolare
nel modo in cui Anya e Chris si sono abbinati. Soprattutto verso la
fine del mese”.
A meno di sorprese in Deadpool & Wolverine, la prossima apparizione
di Thor è molto probabilmente in Avengers 5 e/o
Avengers: Secret Wars. Dato che i
Marvel Studios chiuderanno la Saga
del Multiverso nei prossimi anni, dare il via alla prossima fase di
film con un film di Thor in solitaria sarebbe un’opzione alquanto
sicura, specialmente così da offrire al personaggio una degna
conclusione dopo il deludente quarto film.
George Miller dirige Furiosa: A Mad Max Saga
In Furiosa: A Mad
Max Saga,Anya Taylor-Joy
assume il ruolo che è stato di Charlize Theron
in Mad Max: Fury Road. La
sinossi ufficiale recita: mentre
il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo
Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di
Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus.
Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella
presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il
predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere
insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
Taylor-Joy ha rivelato che il film
è molto diverso da Fury
Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si
svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come
un racconto più “epico, che si svolgesu un
piùlungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a
conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni
e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner
Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è
scritto, diretto e prodotto da George
Miller insieme al suo partner di produzione di lunga
data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film
ci sarà anche Chris Hemsworth nel
ruolo del villain. Furiosa
debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.
Il finale della prima stagione di
X-Men
’97, “La tolleranza è estinzione – Parte 3”,
arriverà su Disney+ mercoledì e l’ex showrunner
Beau DeMayo ha condiviso un ultimo “compito a
casa” per i fan. Come si può vedere qui sotto, ha suggerito di
rintracciare l’episodio di X-Men: The Animated Series
intitolato “The Final Decision” (stagione 1, episodio
13).
In questo episodio, Magneto rapisce
il senatore Kelly per scatenare una guerra tra umani e mutanti. Le
Sentinelle attaccano, salvando il politico e lasciando agli X-Men
il compito di salvare un Magneto gravemente ferito.
Anche Bolivar Trask e il Maestro
Muffa entrano in gioco nell’episodio: gli X-Men e Magneto lavorano
per distruggere quest’ultimo e riprendersi Kelly da Trask (che ha
intenzione di sostituire la sua mente con un robot). L’incidente fa
cambiare idea a Kelly sui mutanti e l’episodio si conclude con
Mister Sinister che assiste al fidanzamento di Scott Summers e Jean
Grey. Potrebbe essere il momento in cui il cattivo ha scambiato
Jean con il suo clone?
C’è dunque molta eccitazione intorno
al finale di X-Men
’97, compresa la possibilità che Gambit venga in
qualche modo resuscitato dopo la sua morte su Genosha. La teoria
più diffusa al momento è che la versione morta fosse un altro
clone, e che Gambit sia nelle grinfie di Sinister, il che sarebbe
un grande cliffhanger.
A DeMayo è stato anche chiesto
perché Deadpool non è apparso in X-Men
’97, ed egli ha confermato che il personaggio era
“off-limits” per la serie. Non ha spiegato il motivo, anche se il
debutto di Wade Wilson nel MCU in Deadpool & Wolverine quest’estate
potrebbe essere la causa più probabile.
Certo, non è questo l’unico mutante
che i fan vorrebbero vedere di più nella serie, e DeMayo si è
affrettato a ricordare a un altro fan che si chiedeva dove fosse
Sabretooth, che nella prima stagione c’era spazio solo per alcuni
di loro, lasciando dunque intendere che con una prossima stagione
potrebbero esserci ulteriori ingressi.
La nuovissima serie X-Men
’97, composta da 10 episodi, è arrivata in streaming a
partire dal 20 marzo. La serie rivisita l’epoca iconica degli anni
‘90, con il gruppo di mutanti che usa i propri poteri straordinari
per proteggere un mondo che li odia e li teme, vengono messi alla
prova come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro
pericoloso e inaspettato.
Il cast delle voci nella versione
originale include Ray Chase (Ciclope),
Jennifer Hale (Jean Grey), Alison
Sealy-Smith (Tempesta), Cal Dodd
(Wolverine), JP Karliak nel ruolo di Morph,
Lenore Zann nel ruolo di Rogue, George
Buza nel ruolo di Bestia, AJ LoCascio
(Gambit), Holly Chou (Jubilee), Isaac
Robinson-Smith (Alfiere), Matthew
Waterson (Magneto) e Adrian Hough
(Nightcrawler).
Il Regno del Pianeta delle Scimmie (qui la recensione) è ora nelle
sale, il che significa che alcuni dettagli chiave della trama hanno
iniziato a essere diffusi online. In una nuova intervista
rilasciata a THR, la star Freya
Allan ha infatti parlato del finale e di come la
conclusione originariamente ideata avrebbe offerto al film un tono
molto più cupo.
Seguono spoiler.
Durante la battaglia culminante di
Il Regno del Pianeta delle Scimmie, Mae prende la
fatidica decisione di aprire le paratoie e distruggere la
tecnologia umana su cui il malvagio Proximus stava cercando di
mettere le mani, uccidendo centinaia di scimmie nel processo.
“Non è quello che vuole
fare”, ha spiegato Allan. “Ma è così, oppure Proximus ha
tutte queste armi e l’umanità è fottuta. Ne ha passate tante, ha
perso tutte le persone a cui teneva, e questa è stata una parte
importante di come ho giustificato tutto quello che ha fatto“,
dice Allan. “Quindi non può buttare via tutto all’ultimo minuto
per colpa di questa scimmia [Noa]. In quel momento, so che Mae
spera che lui stia bene. Ma cos’altro potrebbe fare? Non è facile,
ma è questo il punto”.
Più tardi, Mae si reca al villaggio
del Clan dell’Aquila di Noa, dove apprende che il suo amico
scimmiesco è sopravvissuto, ma la ragazza non ha intenzione di
correre rischi. L’attrice offre infatti l’agghiacciante rivelazione
per cui nel finale originale Mae tiene una pistola dietro la
schiena nel caso in cui Noa voglia vendicarsi delle scimmie morte
nell’alluvione. Sembra una misura precauzionale, ma Allan rivela
che le implicazioni della scena erano originariamente molto più
sinistre: Mae è andata lì apposta per uccidere Noa.
“Nella scena che ho girato, Mae
stava andando lì per ucciderlo perché lui la spaventa. La sua
intelligenza la spaventa. Mae non vuole ucciderlo, ma sente di
doverlo fare. In origine, si vede lei che punta la pistola contro
Noa, ma lui le dà le spalle. E allora si pensa: “Oh mio Dio, sta
per sparargli?”. Mae piange mentre lo fa. E poi non lo fa. Nel
momento in cui lui fa il nome di Raka, lei abbassa la
pistola“, ricorda Allan.
“Ma poi, nel montaggio finale,
volevano che fosse più discreto, e onestamente preferisco di gran
lunga quello che hanno fatto. È molto più intelligente e ti
permette di pensare di più. Così diventa un addio molto
emozionante, con un destino tragico e persistente”. Supponendo
che ci sarà un altro film sulle scimmie, questo significa che Noa e
Mae si troveranno su fronti opposti del conflitto? Non resta che
attendere per scoprire come evolverà questa vicenda.
Tutto quello che sappiamo su
Il Regno del Pianeta delle Scimmie
La sinossi ufficiale di
Il Regno del Pianeta delle Scimmie (Kingdom of the Planet of
theApes) riporta:
“Alcuni gruppi di scimmie non hanno mai sentito parlare di
Cesare, mentre altri hanno distorto il suo insegnamento per
costruire imperi fiorenti.In questo scenario, un leader
delle scimmie inizia a schiavizzare altri gruppi per trovare la
tecnologia umana, mentre un’altra scimmia, che ha visto il suo clan
essere preso in ostaggio, intraprende un viaggio per trovare la
libertà. Una giovane donna umana, intanto, diventa la chiave per la
ricerca di quest’ultimo, anche se ha dei piani tutti
suoi.”
Il regista Wes Ball dà nuova vita
all’epico franchise ambientato diverse generazioni dopo il regno di
Cesare, in cui le scimmie sono la specie dominante che vive in
armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un
nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una
giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a
mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare
scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli
umani.
Il Regno del Pianeta delle Scimmie è diretto da Wes
Ball (trilogia di Maze Runner) ed è interpretato da
Owen Teague (It), Freya
Allan (The
Witcher), Kevin Durand (Locke &
Key), Peter Macon (Shameless) e William H. Macy
(Fargo). La sceneggiatura è di Josh Friedman (La
guerra dei mondi), Rick Jaffa & Amanda Silver (Avatar: La
Via dell’Acqua) e Patrick Aison (Prey), basata sui
personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver. Il film è prodotto
da Wes Ball, Joe Hartwick Jr. (Maze Runner), Rick Jaffa,
Amanda Silver e Jason Reed (Mulan), mentre Peter Chernin
(trilogia de Il Pianeta delle Scimmie) e Jenno
Topping (Le Mans ’66 – La grande sfida) sono i produttori
esecutivi. Il film è atteso in sala
l’8 maggio.
Negli ultimi due anni, diversi
importanti registi – tra cui Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Francis Ford
Coppola – hanno espresso un’opinione negativa sui film
tratti dai fumetti (in particolare, sul modo in cui la produzione
dei Marvel Studios domina il mercato) e alla star
di Thor,Chris Hemsworth, è stato recentemente
chiesto di dire la sua in merito.
Hemsworth, attualmente impegnato
nella promozione di Furiosa: A Mad
Max Saga, ha dunque risposto così al The UK Times: “Anche quei
ragazzi hanno avuto dei film che non hanno funzionato – tutti li
abbiamo avuti. Quando hanno parlato di ciò che non andava nei
supereroi, ho pensato: fico, dillo ai miliardi di persone che li
guardano. Avevano tutti torto?”.
A dire il vero, la maggior parte
delle critiche sembra derivare dalla percezione che i film tratti
dai fumetti (e i grandi blockbuster degli studios in generale)
possano contribuire a cancellare completamente dal panorama
cinematografico i film più piccoli, indipendenti e d’autore, ma
anche la qualità complessiva dei film è stata oggetto di
critiche.
Recentemente, lo stesso Hemsworth ha
ammesso che la sua ultima uscita nei panni di Thor
con Thor:
Love and Thunder non ha funzionato appieno, addossandosi
la maggior parte della colpa. “Mi sono fatto prendere
dall’improvvisazione e dalla stravaganza, e sono diventato la
parodia di me stesso”, ha detto l’attore australiano. “Non
sono riuscito a stare con i piedi per terra”.
Furiosa: A Mad Max
Saga, quello che sappiamo sul film con Chris
Hemsworth
In Furiosa: A Mad
Max Saga,Anya Taylor-Joy
assume il ruolo che è stato di Charlize Theron
in Mad Max: Fury Road. La
sinossi ufficiale recita: mentre
il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo
Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di
Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus.
Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella
presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il
predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere
insieme i mezzi per trovare la strada di casa.
Taylor-Joy ha rivelato che il film
è molto diverso da Fury
Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si
svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come
un racconto più “epico, che si svolgesu un
piùlungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a
conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni
e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner
Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è
scritto, diretto e prodotto da George
Miller insieme al suo partner di produzione di lunga
data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film
ci sarà anche Chris Hemsworth nel
ruolo del villain. Furiosa
debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.
Dobbiamo procedere con cautela per
paura di fare spoiler, ma chi ha giocato a The Last of Us Part II sarà
probabilmente in grado di capire in quale parte della stagione si
svolge questa sequenza. Arrivano dal set della seconda stagione di
The
Last of Us le foto che ci offrono un primo sguardo a
Ellie (Bella
Ramsey) e Dina (Isabela
Merced).
Come potete vedere qui sotto, Ellie
e Dina sono a cavallo e fuori dall’edificio della Weston’s
Pharmacy. Sebbene alcuni fan abbiano sostenuto che
Bella Ramsey sembra ancora troppo giovane, la ragazza
ha 20 anni e sono passati quasi due anni dalla fine delle riprese
della prima stagione. Questi episodi le offriranno una sfida
importante, che siamo certi l’ex allieva di Game of Thrones saprà
affrontare grazie al lavoro svolto finora nel ruolo di Ellie.
Dina, il nuovo interesse romantico
di Ellie, è stata descritta come “uno spirito libero la cui
devozione per Ellie sarà messa alla prova dalla brutalità del mondo
in cui vivono”. “Dina è calda, brillante, selvaggia,
divertente, morale, pericolosa e immediatamente amabile“,
hanno dichiarato Craig Mazin e Neil Druckmann, co-creatori,
scrittori, produttori esecutivi e registi di The
Last of Us, in una dichiarazione congiunta quando
Merced è stata scritturata. “Si può cercare all’infinito un
attore che incarni senza sforzo tutte queste cose, oppure si può
trovare subito Isabela Merced. Non potremmo essere più orgogliosi
di averla nella nostra famiglia“.
Non è chiaro se The
Last of Us – stagione 2 sarà
diviso in due stagioni per rendere giustizia alla storia. Sono
stati aggiunti al cast una serie di personaggi importanti, tra cui
Kaitlyn Dever nel ruolo di Abby, Young
Mazino nel ruolo di Jesse, Danny Ramirez
nel ruolo di Manny, Ariela Barer nel ruolo di Mel,
Tati Gabrielle nel ruolo di Nora e Spencer Lord nel ruolo di
Owen.
In The
Last of Us, dopo che una pandemia globale distrugge la
civiltà, un sopravvissuto incallito si prende cura di una ragazzina
di 14 anni che potrebbe essere l’ultima speranza dell’umanità.
La prima stagione ha visto Pedro Pascal (The Mandalorian) e
Bella Ramsey (Game of Thrones) nei panni di Joel
ed Ellie. Gabriel Luna (True Detective) è il
fratello minore di Joel ed ex soldato, Tommy; Merle
Dandridge (The Flight Attendant) è la leader della
resistenza Marlene; Anna Torv (Fringe) è Tess, una contrabbandiera
e una sopravvissuta incallita.
The
Last of Us è scritto e prodotto da Craig Mazin
(Chernobyl) e Neil Druckmann, autore dei videogiochi The Last of Us
e Uncharted. La seconda stagione è prevista per la
fine del 2024/inizio 2025.
Non solo Barbara Ronchi e Greta Scarano, ma anche
Neri Marcorè arriva al 42° Bellaria Film Festival, in qualità però
non solo di attore ma anche di regista. Nella quarta giornata del
festival Marcorè presenta infatti al pubblico il suo debutto dietro
la macchina da presa, Zamora,
già uscito in sala il 4 aprile. È l’occasione per Marcorè per
raccontare qualcosa in più su questo suo progetto – liberamente
tratto dall’omonimo romanzo scritto da Roberto
Perrone – che ha per protagonista il trentenne Walter
Vismara (Alberto
Paradossi), impiegato come contabile in una piccola
fabbrica di Vigevano che si vede costretto a trasferirsi nella
caotica Milano.
Qui inizia a lavorare al servizio
di un imprenditore moderno e brillante, il
cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Andrebbe tutto
bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football,
secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi
dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter,
che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere
solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel
momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare
agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del
primo maggio.
“Nel film
il calcio è ovviamente un pretesto per parlare di una situazione di
inadeguatezza, di solitudine, ma anche di come ognuno è artefice
delle proprie fortune e non è con intenti vendicativi o bellici che
si possono raggiungere i risultati che ci si è prefissati. –
spiega Marcorè, iniziando a parlare di Zamora
– Quello che si semina si raccoglie. Se uno si nutre di buoni
sentimenti, di generosità d’animo e di amore, il concetto di
felicità è qualcosa che gli può appartenere con maggiore facilità.
È questo che Walter deve imparare nel corso del
film”.
“Fare delle cose per vendicarsi
o per dimostrare agli altri qualcosa che poi non ti dà gioia è
sterile, non porta alla restituzione di quello che si è perso. Nel
film Walter comprende quindi che giocare la partita decisiva non è
importante per i motivi per cui era nata quella volontà ma
semplicemente perché farlo per sé stessi significa prendere
consapevolezza di essere dotati di quella forza che permette di
aiutare gli altri. È questo il messaggio principale del
film”.
In Zamora si
ritraggono diverse sfumature dell’italianità, dalle persone che si
riuniscono davanti alla televisione per seguire i programmi di Mike
Bongiorno, alla passione per il calcio e ai conflitti tra
provenienze geografiche diverse. Tuttavia, Marcorè afferma che:
“Penso che sia un film non solo molto italiano, ma anche molto
francese in quanto ad atmosfere. Italiano lo è se facciamo
riferimento ai grandi registi degli anni Sessanta, che sono stati
quelli su cui mi sono formato. Però ritengo che questa storia molto
italiana possa parlare anche ad un pubblico internazionale, perché
internazionali sono i sentimenti di cui parla, così come il
linguaggio che si porta avanti.
“Forse in Francia o altrove non
c’era Mike Bongiorno, – aggiunge Marcorè – ma ci sarà
sicuramente stato qualcuno che motivava la gente che non aveva il
televisore a prendere la sedia e spostarsi nella casa dei vicini
che invece l’avevano, o ancora il discorso dello spostarsi dalla
provincia alla grande metropoli per avere maggiori occasioni
lavorative, sono tutti aspetti che pur se molto caratteristici a
loro modo si ripresentano un po’ in tutte le culture e per questo
immagino che in molti potrebbero riconoscersi in queste
situazioni”.
La colonna sonora di Zamora, da Nada a Umberto
Bindi
Per costruire l’atmosfera di cui
parla, Marcorè ha fatto ricorso a grandi classici della canzone
italiana: “Per le musiche del film, ci tenevo che ci fosse un
legame filologico. Nei cinque brani che si possono ascoltare in
Zamora ho trovato una corrispondenza perfetta per sottolineare
alcuni passaggi del film. Sembra quasi che siano stati scritti
apposta invece di far parte del repertorio di quasi sessant’anni
fa! Hanno tutti un’attinenza con quello che accade in scena, da “Ma
che freddo fa” con “cos’è la vita senza l’amore” fino a “Il freddo
dell’anima”, in riferimento al protagonista di cui all’inizio non
sappiamo molto ma che scopriremo essere appunto un animo
freddo.
“C’è poi “Arrivederci” di
Umberto Bindi che suggella il passaggio di malinconia e sconfitta
che il protagonista vive. Infine “Il mondo” di Jimmy Fontana, che è
una canzone di speranza, di ripartenza, che ci ricorda che il mondo
va comunque avanti, tra amori già finiti e nuovi amori da vivere,
facendo tesoro degli errori del passato. Poi ci sono Gianni
Morandi, Giorgio Gaber… sì, l’aspetto musicale in questo film è
davvero prezioso”, afferma
Neri Marcorè.
Neri Marcorè, che nella sua carriera da attore ha
lavorato con numerosi importanti registi e autori del cinema
italiano, afferma infine che: “Da tutti i registi con cui ho
lavorato ho imparato qualcosa. Anche quando l’esperienza non è
stata positiva, in quel caso impari a non rifare quegli errori. Non
posso non citare Pupi Avanti, che è stato la mia fortuna quando mi
scelse come protagonista di Il cuore altrove. Non tanto il suo modo
di fare cinema, perché ognuno ha il suo linguaggio, ma certamente
il suo modo di stare sul set, di curare la recitazione e ogni altro
aspetto. Questo mi ha sicuramente influenzato molto”.
“Quello che mi interessava anche
fare con questo film era il non mettermi al centro. – spiega
poi Marcorè – Non volevo interpretare il protagonista, ma in un
certo senso ho voluto fare quello che Avati fece con me quando mi
scelse come tale per il film che citavo, ovvero scegliere un attore
che non fosse molto conosciuto e ho trovato in Alberto Paradossi la
persona giusta. È quasi un passaggio di testimone e spero che lui
potrà ora avere le fortune che a mio tempo ebbi io”.
“E poi, – conclude Marcorè
– volevo anche andare un po’ contro lo stereotipo per cui il
pubblico va al cinema solo per vedere certi attori. Per colpa di
questo stereotipo si reiterano una serie di situazioni che poi
vengono però smentite dai risultati. Volevo quindi mostrare dei
volti meno noti, che meno li vediamo spalmati sullo schermo più ci
permettono di credere ai personaggi che stiamo vedendo”.
Infine, alla domanda se possiamo aspettarci altri film da lui
diretti, non ha dubbi: “Direi proprio di sì“.
I film di gangster
fanno parte di quel particolare genere cinematografico che tratta
di criminalità organizzata e,
più precisamente, di malavitosi di umili origini che nel tempo si
fanno strada in un contesto sempre ricco di insidie e pericoli.
Questa tipologia di film, nati già intorno agli anni Trenta, ha
sempre conosciuto un certo successo tra il grande pubblico.
Il merito è di personaggi memorabili e ricchi di sfumature, storie
indimenticabili e atmosfere cupe al passo con l’evoluzione degli
Stati Uniti. Senza ovviamente dimenticare le innumerevoli sequenze
di grande violenza, tra eccessi e realismo, entrate nella storia
del cinema.
La stagione migliore dei
gangster americani è però quella che vede registi
come Martin Scorsese o BrianDe Palma realizzare alcuni dei principali
capolavori di questo genere. Nel tempo il gangster
movie si è però rinnovato così come è cambiata la figura
stessa del gangster. Negli anni Novanta QuentinTarantino offre ad esempio una nuova visione di
questo genere, tra postmodernismo e iperrealismo. I film di
gangster rimangono dunque ancora oggi un genere apprezzatissimo sia
dal pubblico che dalla critica, che spesso si intreccia con storie
di mafia e storie vere. Di seguito, ecco i migliori film di
gangster da vedere assolutamente.
I migliori film di gangster
americani da vedere
Nel corso della storia sono stati
realizzati numerosi film di gangster, ma ce ne sono alcuni più di
altri affermatisi come autentici capolavori, che hanno stabilito
una volta per tutte le regole di tale genere. Qui di seguito, si
propongono venti tra i migliori film di gangster
americani da vedere assolutamente. Titoli che coprono un
arco temporale che va dagli anni Sessanta sino ad oggi, ognuno con
le proprie caratteristiche e i propri elementi di pregio.
Gangster Story di
Arthur Penn (1967). Clyde Barrow, un piccolo
truffatore, cerca di rubare una macchina ed incappa nella figlia
del proprietario, un’insoddisfatta ragazza di provincia, Bonnie
Parker. La loro carriera criminale si evolve rapidamente, da
piccoli furti ad una rapina in banca, ma le tensioni tra la coppia
e gli altri membri del loro gruppo, possono però portare seri
problemi.
Il padrino di
Francis Ford Coppola (1972). Il primo capitolo
della celeberrima e imperdibile trilogia, parla della famiglia
criminale italo-americana di Don Vito Corleone. Il figlio di
questi, Michael, si unisce con riluttanza agli affari di famiglia,
ritrova coinvolto in un inevitabile serie di violenza e tradimenti.
Capolavoro del genere, il film è interpretato da attori del calibro
di Marlon Brando,
Al Pacino,
James Caan e Robert Duvall.
Mean Streets di
Martin Scorsese (1973).Charlie Cappa, un ragazzo
di Little Italy, deve farsi strada nell’ambiente violento che lo
circonda, ma non riesce a fare a meno della compagnia di Johnny
Boy, un giovane scapestrato e senza scrupoli. Questo è stato il
primo grande gangster movie diretto da Scorsese, che ha poi
realizzato nel corso della propria carriera numerosi film dedicati
a questi personaggi e le loro storie.
Scarface di
Brian De Palma (1984). Dopo aver ottenuto la sua
Green Card in cambio dell’omicidio di un ufficiale del governo
cubano, Tony Montana diventa uno dei più grandi signori della droga
di Miami, in controllo di quasi tutto il traffico di cocaina che
passa per la città. Spietato, uccide chiunque gli metta i bastoni
tra le ruote. Ma il suo declino sarà inevitabile, a causa della
pressione della polizia in aumento, le guerre con i cartelli di
droga colombiani e la propria paranoia.
C’era una volta in
America di Sergio Leone (1984). Nel
1968, l’anziano David Aaronson ritorna a New York, dove aveva fatto
carriera negli anni Venti e Trenta nelle organizzazioni criminali
della città. La maggior parte dei suoi amici, tra cui il partner
Max, sono morti da tempo. Ma per David, il suo passato ha lasciato
qualcosa di aperto. I flashback raccontano la storia dell’uomo a
partire dalla sua infanzia in povera famiglia del Lower East Side
di New York, fino la sua ascesa. Una storia di violenza,
tradimenti, e rimorsi.
Gli intoccabili
di Brian De Palma (1987). Dopo aver costruito un
impero di contrabbando di alcol, il leggendario boss Al Capone
governa Chicago con un pugno di ferro. L’agente Eliot Ness cerca di
rovesciare Al Capone, ma anche i suoi migliori sforzi falliscono a
causa della corruzione diffusa tra la polizia. Ma Ness è
determinato a vincere, e recluta un gruppo di poliziotti d’elite
che non vengono toccati da corruzione o paura.
Quei bravi
ragazzi di Martin Scorsese (1990).
L’ascesa e il declino di un giovane uomo che passa la propria vita
nelle organizzazioni malavitose. Conduce una vita lussuosa, ma
sembra essere ignaro dell’orrore e dolore che provoca e ben presto
dovrà scontrarsi con tutta la violenza del mondo di cui è diventato
un protagonista.
Le Iene di
Quentin Tarantino (1992). A seguito di una rapina
andata male, i membri di una banda iniziano a sospettare l’uno
dell’altro perchè sembra che qualcuno abbia parlato più del dovuto.
Esordio col botto per Quentin Tarantino, che dà qui vita ad
un’opera tanto particolare quanto complessa, dove la figura del
gangster viene continuamente stravolta.
Pulp Fiction di
Quentin Tarantino
(1994). Vincent Vega e Jules Winnifield sono due killer dalle
inclinazioni filosofiche. Una storia fatta di fili intrecciati. Ci
sono il gangster Marsellus Wallace e la moglie attrice Mia, c’è il
boxer in difficoltà Winston Wolfe, e un paio di rapinatori
nevrotici, Ringo “Zucchino” e Yolanda “Coniglietta”.
Carlito’s Way di
Brian De Palma (1994). Appena uscito di prigione,
Carlito Brigante è deciso a laciare la vita criminale, ma verrà
presto risucchiato nella malavita di New York. Rientrerà in
contatto con la ballerina Gain, la sua ragazza, e finirà per
rimanere imbrogiato nei loschi affari dell’amico Dave Kleinfeld,
che è anche il suo avvocato. Quando Carlito e Kleinfeld entrano in
conflitto con il gangster Benny Blanco, le cose si fanno
pericolose.
Casinò di
Martin Scorsese (1995). Sam Rothstein,
l’allibratore preferito del boss di Kansas City, viene nominato
direttore di un Casinò a Las Vegas. Lì si innamora di una
prostituta dalla quale ha una figlia e s’infatua a tal punto della
donna da depositare a suo nome 25.000 dollari.
Donnie Brasco di Mike Newell (1997).
Negli anni Settanta Joe Pistone, agente dell’FBI,
decide di chiedere l’aiuto di un vecchio amico criminale, Lefty
Ruggiero, per infiltrarsi in una cosca mafiosa col nome di Donnie
Brasco. Il film riunisce due grandi attori quali Al Pacino,
veterano di questo genere di film, e Johnny
Depp.
Blow di Ted
Demme (2001). La vera storia di George Jung che diventa,
negli anni Settanta, il punto di riferimento negli USA per il
traffico della cocaina colombiana per conto di Pablo Escobar.
L’inarrestabile ascesa lo porta ad avere tanti soldi ma altrettanti
nemici.
Era mio padre di
Sam Mendes (2002). Durante la Depressione, un
criminale accompagnato dal figlio più grande cerca vendetta dopo
che la famiglia è stata uccisa. Il film, candidato a 6 Oscar, è
interpretato da due giganti del cinema come Paul Newman e
Tom Hanks.
Gangs of New York
di Martin Scorsese (2003). Amsterdam Vallon è un
giovane immigrato irlandese appena uscito di prigione. Una volta
uscito, decide di vendicare l’omicidio di suo padre, e si mette in
cerca dell’assassino, un potente gangster alla guida di un gruppo
anti-immigrazione di nome William Cutting. La vendetta può essere
ottenuta solamente infiltrandosi nella cerchia di Cutting, e
comincia il proprio viaggio e la propria lotta per la
sopravvivenza, e per trovare un posto per gli irlandesi nella
società di New York del 1860.
The Departed di
Martin
Scorsese (2006). Il poliziotto di Boston Billy
Costigan si infiltra nell’organizzazione criminale di Frank
Costello. Mentre lavora per conquistare la fiducia del boss, un
gangster di nome Colin Sullivan si infiltra nella polizia. Quando
entrambe le organizzazioni scoprono di avere delle talpe tra di
loro, Billy e Colin dovranno aiutarsi a vicenda per salvarsi.
Protagonisti del film un cast davvero d’eccezione: Jack
Nicholson, Leonardo
DiCaprio, Matt
Damon, Mark
Wahlberg, Alec
Baldwin, Vera
Farmiga e Martin
Sheen.
American Gangster
di Ridley Scott
(2007). Frank Lucas si guadagna da vivere come autista di uno dei
gangster più famosi di Harlem. Dopo la morte del proprio boss,
Frank usa la propria ingenuità e senso degli affari per diventare
uno dei boss criminali più potenti della città. Nel frattempo, il
poliziotto veterano Richie Roberts si accorge che qualcosa sta
cambiando nella struttura delle organizzazioni criminali della
città, ed è deciso a portare il gangster di fronte alla
giustizia.
La promessa
dell’assassino di David Cronenberg
(2007). Una ostetrica indaga sulla pista tracciata da un diario di
una giovane madre russa morta per complicazioni legate al parto. Un
autista della criminalità russa, Nikolai, la aiuterà nelle
indagini. L’uomo, il cui obiettivo era diventare un membro
importante del clan, si troverà ben presto ad essere tradito da
questo, ricercando dunque vendetta.
Nemico Pubblico di
Michael Mann (2009). Nell’America piegata dalla
Grande Depressione, un uomo fuori dal comune riesce ad attirarsi il
favore e l’attenzione dell’opinione pubblica: John Dillinger,
qualificato dalle autorità statunitensi come Nemico Pubblico Numero
Uno. Johnny Depp
interpreta Dillinger, in un film che rfilette tanto sulla figura
del gangster quanto sull’operato delle istituzioni
statunitensi.
Gangster
Squad di Ruben Fleischer (2013).
Los Angeles 1949, la città è nelle mani del crimine. Il boss
mafioso Mickey Cohen è diventato la figura più potente del mondo
della malavita californiana ed intende espandere il proprio impero.
Ad interpretare questo spietato personaggio vi è il due volte
premio Oscar Sean Penn.
Film di gangster italiani
Anche l’Italia ha i suoi gangster.
Talvolta questi si confondono con la mafia, ma il più delle volte
sono invece organizzazioni criminali autonome, composte da pochi
uomini che agiscono senza scrupoli unicamente per il proprio
tornaconto. Tra storie vere e altre inventate, ecco alcuni dei
migliori film di gangster italiani.
La leggenda di Al, John e
Jack di Massimo Venier (2002). New York,
1959. Un noto esponente della malavita organizzata commissiona a
tre gangster l’eliminazione di un certo Frankie. Questi sono però
tipi decisamente curiosi e, come se non bastasse, uno di loro,
perde la memoria in seguito ad un avvenimento traumatico. I due
colleghi di avventure, John e Jack, tentano di
salvare l’amico smemorato, che punta a porsi in rocambolesche
circostanze senza senso minimo del pericolo.
Romanzo
criminale di Michele Placido
(2005). La storia della Banda della Magliana e del suo dominio
incontrastato a Roma, sullo sfondo degli anni Ottanta in Italia,
tra stragi, mafia, tangenti, strategia del terrore e consumismo.
Venticinque anni trascorsi tra loschi affari, commercio di droga,
violenza, con il commissario Scialoia ad indagare sulle tracce degli spietati criminali con l’intento di
fermarli.
Vallanzasca – Gli angeli del
male di Michele Placido (2010).
Rinchiuso in carcere scontando una condanna all’ergastolo per i
crimini commessi, il vecchio Renato Vallanzasca rinvaga i ricordi
di una giovinezza trascorsa come capo di un’associazione criminale
conosciuta come la Banda della Comasina, la quale imperversò negli
anni Settanta a Milano tra rapine, sequestri, omicidi ed
evasioni.
Anime Nere di
Francesco Munzi (2014). La storia di tre fratelli
calabresi, figli di un pastore dell’Aspromonte, legati in vario
modo alla malavita. Luigi, il più piccolo dei tre, è un trafficante
internazionale di droga. Rocco vive a Milano, sposato con una
bambina, ed è imprenditore grazie al denaro sporco. Il terzo
fratello si illude ancora di poter vivere con
i frutti della terra, mentre il figlio, solamente ventenne, è già
nel giro mafioso.
Suburra
di Stefano Sollima (2015). Nell’antica Roma,
la Suburra era il quartiere dove il potere e la criminalità
segretamente si incontravano. Dopo oltre duemila anni, quel luogo
esiste ancora. Perché oggi, forse più di allora, Roma è la città
del potere: quello dei grandi palazzi della politica, delle stanze
affrescate del Vaticano e quello, infine,
della strada, dove la criminalità continua da sempre a cercare la
via più diretta per imporre a tutti la propria legge.
Film di gangster su Netflix
Su Netflix si possono ritrovare diversi film
originali dedicati ai gangster. Da titoli italiani a quelli più
classici di produzione statunitense. Non mancano però soprattutto
lungometraggi meno noti ma interessanti da scoprire per entrare in
contatto con nuovi modi di raccontare i gangster. Ecco allora
alcuni dei migliori film di gangster su
Netflix.
Ferry di
Cecilia
Verheyden(2021). Prima di dar vita ad un impero
della droga, Ferry Bouman torna nella sua città natale dove una
vendetta farà vacillare la sua lealtà e un amore cambierà tutto.
Gangster movie tra tradizione e modernità, questo film
distribuito da Netflix offre tutto quello che si può desiderare da
questo genere di racconto.
How I Became a
Gangster di Maciej Kawulski
(2020). Un ambizioso gangster si fa strada poco alla volta nei
ranghi della malavita di Varsavia cercando di diventare famoso, e
alla fine riesce a fare il colpo grosso. Film di produzione
polacca, è questo un inedito gangster movie su personaggi
apparentemente simili ma distanti dal canone statunitense.
The Irishman di Martin Scorsese (2019). La storia di
Frank Sheeran, veterano di guerra e camionista, divenuto un sicario
al soldo della malavita di Filadelfia e assoldato per uccidere il
popolare sindacalista Jimmy Hoffa. Interpretato da Robert
De Niro, Joe Pesci e Al
Pacino, il film di Scorsese è un’opera crepuscolare sul
mondo della mafia, epico e malinconico, dove i personaggi sono
tutti destinati a scontrarsi con la morte.
Lo spietato di
Renato De Maria (2019). Santo Russo, giovane dal
duro carattere, cresce nella Milano da bere degli anni Ottanta
divenendo uno dei più ambiziosi criminali della ‘ndrangeta, che
gestisce il malaffare in città. Ad interpretare il protagonista vi
è Riccardo
Scamarcio, magnificamente calato nei panni del
gangster.
The Outsider di
Martin
Zandvliet(2018). Dopo la Seconda Guerra
Mondiale, un prigioniero di guerra statunitense rimane in Giappone
e viene introdotto ai rituali per diventare membro di
un’organizzazione criminale locale. In questo atipico film di
gangster, Jared Leto
interpreta il protagonista, che si ritroverà a dover sopravvivere
in un territorio straniero e ostile.
Film di gangster recenti
Come dimostrano i numerosi film di
gangster usciti in anni recenti, è questo un genere che continua a
vantare un certo fascino e l’attenzione di ampie fasce di pubblico.
La figura del gangster è evoluta nel corso del tempo, dimostrando
di poter avere ancora molto da dire sulla nostra società. Ecco di
seguito i migliori film di gangster recenti.
I molti santi del New
Jersey di Alan Taylor (2021). Il
giovane Anthony Soprano si aggira per le strade di Newark proprio
mentre le bande rivali iniziano a sfidare la famiglia criminale
DiMeo. Lo zio Dickie Moltisanti, coinvolto nei tumulti dell’epoca,
ha una grande influenza sul nipote e lo introdurrà ad un mondo
pericoloso. La pellicola, prequel della celebre serie televisiva
I Soprano (1999-2007), utilizza le rivolte di Newark del
1967 come sfondo per narrare le tensioni tra la comunità
italoamericana e quella afroamericana.
Capone di
Josh Trank (2020). Gli ultimi giorni del
famigerato criminale Al Capone che, ormai vecchio e in vittima
della demenza senile, rivive il proprio passato attraverso ricordi
violenti, confusi e tormentati. A dare volto a Capone, vi è il
camaleontico attore TomHardy.
The Gentlemen di Guy Ritchie (2019).
Mickey Pearson è un espatriato americano che si è arricchito
costruendo un impero basato sullo spaccio di marijuana a Londra.
Ben presto, si ritrova coinvolto in una guerra contro chi vuole
impadronirsi del suo dominio.
La fratellanza di Ric Roman
Waugh (2017). Un padre di famiglia e uomo d’affari di
successo uccide il suo migliore amico in un incidente d’auto.
Condannato al carcere, viene inviato in un carcere di massima
sicurezza, dove intraprende la strada della violenza, divenendo un
criminale spietato.
The Infiltrator di Brad Furman
(2016). Robert Mazur, agente dell’FBI, vive per cinque anni sotto
copertura durante la guerra al Cartello di Medellin negli anni
Ottanta. L’operazione ha lo scopo di catturare i vertici del
traffico di droga tra Sudamerica e Stati Uniti.
La legge della notte di
Ben Affleck
(2016) Durante il proibizionismo americano il veterano della Prima
Guerra Mondiale Joe Coughlin, figlio del capo della polizia di
Boston, rifiuta il genitore e decide di dedicare la propria vita al
contrabbando di alcol.
Black Mass – L’ultimo
gangster di Scott Cooper (2015). Il
dramma narra la storia vera di un’alleanza che diventa
incontrollabile. Boston, anni 70, l’agente FBI John Connolly
convince il gangster irlandese James Bulger a collaborare con il
dipartimento per eliminare un nemico comune: la mafia italiana. Ad
interpretare il pericoloso Bulger, vi è Johnny
Depp, nuovamente alle prese con un gangster realmente
esistito.
Legend di Brian
Helgeland (2015). I gemelli Kray sono due famigerati
gangster, artefici di un vasto impero criminale nella Londra degli
anni 60. Il loro legame viene però minato dalla gelosia per una
donna e dalle violente lotte di potere che si scatenano all’interno
dell’organizzazione. In un crescendo di follia e atrocità, le
vicende dei due fratelli lasciano emergere i
controversi eventi storici che ne permisero l’ascesa.
I 10 migliori film di gangster
degli ultimi 10 anni, in ordine di importanza
Il fascino dello stile di vita dei
fuorilegge ha sempre incuriosito il pubblico. Si tratta di storie
divertenti che contengono sesso, violenza e storie di moralità
ricche di temi, che contengono le conseguenze dell’attività
criminale e al tempo stesso forniscono una visione della condizione
umana. Registi come Brian De Palma e Martin
Scorsese hanno preso questo genere e lo hanno portato ai
massimi livelli, dando ai gangster movie una casa nel cuore della
gente.
Un gangster movie
perfetto ha personaggi avvincenti con motivazioni
complesse, una trama ben ritmata e piena di tensione, dialoghi
autentici e una rappresentazione vivida dell’ambientazione e
dell’epoca, che offre al pubblico una nuova prospettiva sulla
storia e sul funzionamento del mondo. Negli ultimi dieci
anni, i film di gangster hanno conosciuto una sorta di
rinascita e, sebbene la maggior parte di essi sia
piuttosto buona, solo pochi sono degni di essere accostati ai
grandi film di tutti i tempi.
The Drop (2014) – Nell’ultimo ruolo di
James Gandolfini, l’attore interpreta Marv, il
proprietario di un bar che funge da luogo di consegna per le
transazioni illegali di denaro da parte di mafiosi e criminali
locali. Ma quando il bar viene rapinato, il barista Bob (Tom
Hardy) si trova coinvolto in una rete di cospirazione.
Gli aggressori costringono Bob a confrontarsi con il suo passato e
lo tengono sulle spine mentre cerca di prendere le decisioni
migliori per proteggere se stesso e la sua famiglia. La narrazione
fa eccellere questo film, riempiendolo di colpi di scena meticolosi
dal momento in cui il bar viene derubato a quando il pubblico viene
a conoscenza di identità segrete e dei motivi di personaggi
innocui. Mantenendo un ritmo lento che permette di svelare
gradualmente i segreti e di far emergere i conflitti, The Drop
aggiunge profondità e suspense alla storia, aiutando gli spettatori
a rimanere coinvolti fino al finale.
The Infiltrator (2016): The Infiltrator è
basato sull’autobiografia di Robert Mazur ed è interpretato da
Bryan Cranston nel ruolo di Mazur, un agente
speciale della Dogana degli Stati Uniti. Ambientato negli anni ’80,
quando la guerra alla droga stava raggiungendo il suo apice, il
film vede Mazur andare sotto copertura come riciclatore di denaro
per infiltrarsi nella rete di narcotraffico del signore della droga
colombiano Pablo Escobar. L’interpretazione di Cranston è il fulcro
del film, che ritrae Mazur con avvincente autenticità, mentre
rimane moralmente combattuto dalle azioni che deve intraprendere.
Circondato dall’atmosfera di suspense del mondo del narcotraffico,
L’infiltrato tiene lo spettatore sul filo del rasoio e lo immerge
nelle possibilità che potrebbero accadere. Cranston crea empatia
con questo personaggio, creando un rapporto diverso con lo
spettatore che altri film di gangster non hanno.
La furia di un uomo – Wrath of Man (2021): Basato sul film
francese Cash Truck del 2004,
La furia di un uomo – Wrath of Man vede
Jason Statham nei panni di H, una misteriosa e abile
guardia giurata assunta da una società di camion blindati di Los
Angeles. Il background di H è avvolto nella segretezza, mentre si
dimostra un formidabile protettore delle spedizioni di denaro della
società. Alla fine, si trova coinvolto in un gioco mortale di
vendetta e scopre la verità dietro una rapina che ha causato la
morte di suo figlio. L’ira dell’uomo affronta la vendetta con
intenso gusto, mettendo in mostra lo stile caratteristico di Guy
Ritchie di una violenza grintosa e veloce. Tuttavia, per alcuni
spettatori in cerca di sviluppo dei personaggi, il
film potrebbe risultare insufficiente, in quanto i personaggi
secondari sono poco sviluppati e le motivazioni di H non sono del
tutto approfondite. Tuttavia, questa sembra più che altro una
scelta creativa, e le emozioni sono tante anche altrove, alla
ricerca di una narrazione più profonda e dell’esplorazione dei
personaggi attraverso le coreografie dei combattimenti e la rabbia
di H.
Legend (2015) –
Questo affascinante film di gangster vede Tom
Hardy nel doppio ruolo dei gemelli Ronald e Reginald Kray,
famigerati gangster dell’East End londinese negli anni ’50 e ’60.
Il film mostra il loro impero criminale e il modo in cui
controllavano i locali notturni, le bische e il racket delle
estorsioni, mentre si intrattenevano con celebrità e politici.
Legend mantiene il fascino oscuro di uno stereotipato film sulla
criminalità organizzata, approfondendo al contempo le complesse
relazioni dei fratelli Kray e l’impatto che le loro attività
criminali ebbero su coloro che li circondavano. Offrendo un
ritratto elegante della malavita londinese, Legend è sostenuto
dall’interpretazione di Hardy, che deve possedere personalità e
motivazioni contrastanti.
The Outfit (2022)
– Ambientato nel mondo del crimine organizzato, The
Outfit segue un esperto sarto (Mark
Rylance) che gestisce un negozio di abiti su misura a
Chicago. Quando Leonard si trova invischiato in una situazione
pericolosa che coinvolge una donna misteriosa e un gangster
violento, deve usare tutte le sue abilità di astuzia per navigare
nell’infido mondo sotterraneo e proteggere se stesso e la sua
attività. The Outfit esplora i temi della lealtà, del tradimento e
della sopravvivenza, mentre il protagonista si trova invischiato in
un gioco mortale di gatto e topo in cui nulla è ciò che sembra. Con
un’atmosfera intensa, The Outfit è un’avvincente
rivisitazione di un genere classico che si eleva dove altri cadono.
La trama permette inevitabilmente al pubblico di immedesimarsi nel
personaggio di Rylance perché si trova in una situazione che
sarebbe potuta capitare a chiunque nel posto sbagliato al momento
sbagliato.
The Gangster, The Cop, The Devil (2019) – Il
thriller d’azione sudcoreano “Il gangster, il poliziotto, il
diavolo” è un’improbabile collaborazione tra un gangster incallito
e un determinato detective della polizia che si uniscono per
rintracciare un feroce serial killer che prende di mira i membri di
una gang. Quando un gangster sopravvive al suo aggressore, forma
un’alleanza scomoda per cercare vendetta, che porta
all’esplorazione dei confini sfumati tra bene e male, mentre il
trio affronta i propri demoni mentre insegue il nemico comune. Il
mix perfetto di azione, crimine e dramma fa di The Gangster, The
Cop, The Devil uno dei film di gangster più interessanti degli
ultimi tempi. L’improbabile alleanza crea una dinamica avvincente,
portando avanti la narrazione con una tensione e un intrigo che non
mancheranno di appassionare gli amanti del genere. Grazie al ritmo
serrato e alle sequenze veloci di Won-Tae Lee, The Gangster, The
Cop, The Devil diventerà rapidamente uno dei film preferiti dagli
spettatori.
1981: Indagine a New York
(A Most Violent Year) – Ambientato a New York durante
l’inverno del 1981,
A Most Violent Year segue Abel Morales (Oscar
Isaac), un immigrato determinato che cerca di far
crescere la sua attività di vendita di gasolio per riscaldamento e
allo stesso tempo di navigare nell’ambiente sempre più violento e
corrotto della città. Abel deve affrontare le minacce di
concorrenti rivali, violenti dirottamenti e un procuratore
distrettuale aggressivo, e deve affrontare scelte difficili per
proteggere la sua famiglia e la sua attività. I dilemmi morali di
Abel sono la punta dell’iceberg.
A Most Violent Year offre un ritratto sfumato della città,
catturando il degrado urbano e il fascino del sogno americano. Con
una trama avvincente, personaggi complessi, una regia attenta e le
migliori interpretazioni di
Isaac e
Jessica Chastain, A Most Violent Year è un’esperienza
cinematografica emozionante che alza la posta in gioco a ogni
atto.
Sicario (2015) –
Sicario segue l’agente dell’FBI Kate Macer (Emily
Blunt), che viene reclutata da una task force
governativa guidata da un misterioso agente. Man mano che viene
coinvolta nelle operazioni della task force, si trova in conflitto
morale ed etico con se stessa per il lavoro che deve svolgere. Il
film offre un ritratto teso della brutalità del traffico di droga e
di quanto gli individui e i governi siano disposti a fare per
combatterlo. Avvincente e ricco di spunti di riflessione, Sicario
ritrae le lotte di potere all’interno dei cartelli che operano
lungo il confine tra Stati Uniti e Messico attraverso una
narrazione toccante, una fotografia sorprendente e il miglior
lavoro della carriera di
Emily Blunt. Approfondendo i meccanismi interni di
queste organizzazioni e descrivendo le loro tattiche di lotta per
le dispute territoriali, Sicario racconta una storia avvincente che
mostra le complessità dell’attuale guerra alla droga.
Black Mass (2015)
– Basato sul libro di Dick Lehr e Gerard O’Neill, Black
Mass vede protagonista Johnny Depp nel ruolo del famigerato gangster
di Boston James “Whitey” Bulger. Il film racconta la sua ascesa al
potere come leader della Winter Hill Gang e le sue alleanze con
l’FBI come informatore. Nel corso del film, il pubblico assiste al
regno di terrore di Bulger su South Boston negli anni ’70 e ’80,
osservando come il suo impero criminale si intrecci con le forze
dell’ordine. La trasformazione di Depp nel famigerato gangster è
ipnotica e cattura sia il suo carisma che la sua spietata
brutalità. I personaggi di supporto, interpretati da
Benedict Cumberbatch e Joel Edgerton, aggiungono
profondità alla complessa rete di relazioni e tradimenti che sono
così pertinenti alla storia. Confondendo efficacemente i confini
tra forze dell’ordine e criminalità, Black Mass è
un’esperienza avvincente e impegnativa al tempo
stesso.
The
Irishman (2019) – Attraversando diversi decenni,
The Irishman segue la vita di Frank Sheeran
(Robert De Niro), un camionista che diventa un sicario per la
famiglia criminale dei Bufalino. Il film mostra il coinvolgimento
di Sheeran nel crimine organizzato e la sua stretta relazione con
il leader sindacale Jimmy Hoffa (Al Pacino), offrendo una nuova
prospettiva su eventi storici chiave come la scomparsa di Hoffa.
Meditazione sulla moralità e sullo scorrere del tempo, The
Irishman si eleva grazie alla regia del re del genere
poliziesco, Martin Scorsese, e alle interpretazioni stellari del
suo cast, tra cui l’atteso ritorno di Joe Pesci. Come potente
esplorazione della malavita e riflessione sulle scelte che le
persone fanno e che condizionano il resto della loro vita,
The Irishman è
una vera e propria epopea cinematografica che continuerà a
essere uno dei film di gangster più ricordati.
The
Good Doctor non ha mai avuto paura di mostrare momenti
davvero strazianti. Non passa episodio senza che i pazienti del St.
Bonaventure Hospital debbano affrontare alcune delle più strazianti
situazioni di vita o di morte. Ma come molti drammi medici (tra cui
E.R. e Grey’s
Anatomy), la serie ha anche una storia di medici che
si trovano in situazioni di pericolo di vita. The
Good Doctor, che ha debuttato sulla ABC nel 2017, è
ora alla sua
settima e ultima stagione. Sebbene gli spettatori abbiano
capito fin da subito che nessun personaggio principale sarebbe
stato completamente al riparo dalle catastrofi, molti spettatori
speravano che l’ultima stagione avrebbe offerto più momenti di
guarigione.
Ora che il dottor Shaun Murphy
(Freddie
Highmore) e Lea (Paige
Spara) hanno il loro bambino, il dottor Aaron Glassman
(Richard Schiff) si è ripreso dalla sua malattia
cerebrale e la dottoressa Morgan Reznick (Fiona
Gubelmann) e il dottor Alex Park (Will Yun
Lee) si sono riuniti, sembrava che i personaggi potessero
finalmente avere un po’ di pace. Tuttavia, ora che The
Good Doctor è giunto all’ottavo episodio della
stagione, è diventato chiaro che gli sceneggiatori non
hanno intenzione di terminare la serie senza invocare qualche grave
tragedia lungo il percorso.
Chiunque abbia visto le prime sei
stagioni della serie sapeva che il cuore spezzato era il nome del
gioco per tutti i personaggi. Il dottor Neil Melendez
(Nicholas Gonzalez) ha subito una morte scioccante
dopo essere stato gravemente ferito in un terremoto alla fine della
terza stagione. Un altro dei membri del St. Bonaventure è morto in
modo devastante quando l’infermiera Deena Petringa (Karin
Konoval) ha contratto il COVID-19 nella quarta
stagione. Questa perdita è stata particolarmente dura per
i personaggi dello show e per il pubblico, poiché la pandemia ha
colpito ancora molto da vicino per molti. Non tutte le situazioni
calamitose si sono concluse con la morte, come l’accoltellamento
della dottoressa Audrey Lim (Christina Chang)
nella quinta stagione. Ma questi eventi allarmanti hanno rafforzato
nel pubblico la convinzione che nessuno dei loro personaggi
preferiti sarebbe stato al riparo dalla sfortuna.
Una morte non necessaria
nell’ultima stagione di The Good Doctor
Dopo tutte le tragedie che si sono
susseguite nel corso degli anni nella serie, ci si aspettava che
forse la stagione 7 avrebbe offerto un po’ di
respiro ai suoi personaggi principali. Invece di lasciare che i
dottori vivessero in pace, gli sceneggiatori hanno deciso di
uccidere un personaggio principale a soli cinque episodi dalla fine
della serie. Il dottor Asher Wolke (Noah Galvin) è
stato uno dei personaggi preferiti dai fan fin dalla quarta
stagione, cresciuto come ebreo ortodosso ma allontanatosi dalla sua
comunità e dalla sua religione quando ha capito di essere gay. Ha
instaurato una delle relazioni più dolci della serie quando ha
iniziato a frequentare l’infermiere Jerome Martel (Giacomo
Baessato) nella quinta stagione.
Nell’episodio 5 dell’ultima
stagione, mentre cercava di aiutare uno dei suoi pazienti,
Asher ha stretto amicizia con un rabbino, che gli ha permesso di
ricollegarsi alla sua fede ebraica. Mentre accompagnava il rabbino
alla sua sinagoga, Asher ha affrontato due uomini che stavano
compiendo atti di vandalismo nell’edificio e ha proclamato con
orgoglio la sua ebraicità (e ha anche ammesso di essere gay).
Mentre Asher si allontanava trionfante, è stato brutalmente
aggredito dagli uomini ed è morto tra le braccia del rabbino.
Il colpo di scena più triste e straziante è stato
che Jerome era seduto in un ristorante ad aspettare Asher per
potergli chiedere di sposarlo.
È stato scioccante vedere
un personaggio amato ucciso così vicino al finale dello
show. Molti spettatori hanno sostenuto che Asher avrebbe
potuto essere sconfitto e sopravvivere (il che avrebbe potuto
comunque fornire allo show un sacco di drammi e trame da
esplorare). Invece, lo show è caduto in un tropo televisivo comune,
chiamato Bury Your Gays, in cui ai personaggi LGBTQ+ viene negato
il lieto fine, di solito con la loro morte. In un periodo in cui
l’odio per le persone LGBTQ e l’antisemitismo sono in aumento, la
morte di Asher è stata allarmante. The Good Doctor ha avuto
l’opportunità di offrire a un personaggio gay ed ebreo una
relazione sana e un lieto fine, ma ha deciso di ucciderlo per
motivi drammatici.
The Good Doctor sembra avere in
serbo altri colpi al cuore
Con il pubblico ancora provato
dalla morte di Asher, è stato sorprendente apprendere che per
questi personaggi ci saranno ancora più difficoltà. L’ultimo
episodio in onda il 14 maggio riporterà in scena l’amato
personaggio della dottoressa Claire Browne (Antonia Thomas). Claire
ha lasciato lo show dopo la quarta stagione, ma è ricomparsa nella
quinta stagione per due episodi. Tuttavia, invece di essere una
felice riunione, uno sneak peek di quell’episodio rivela che a
Claire verrà diagnosticato un cancro al seno. Questo sembra solo un
altro duro attacco da parte degli sceneggiatori. Invece di
riportare Claire come amica di Shaun e di aggiornare gli spettatori
sui risultati ottenuti nella sua carriera da quando ha lasciato la
St. Bonaventure, sarà solo un altro personaggio il cui benessere è
definito da una tragedia.
Oltre ai problemi di salute, i
telespettatori hanno notato anche i molti elementi di disagio che
si sono verificati nella stagione 7. Nell’episodio 7, il dottor
Glassman, un tempo strenuo e rispettoso delle regole, decide di
trattare in modo non etico una sua ex paziente (una giovane donna
tossicodipendente che gli ricorda la figlia morta, Maddie). Shaun e
Lea devono affrontare la preoccupazione che anche loro figlio,
Steve, possa essere affetto da autismo. Sebbene ci siano stati
alcuni momenti di spensieratezza (l’amicizia tra il dottor Jordan
Allen e il dottor Jared Kulu, il fidanzamento tra Morgan e Park,
ecc.), nell’ultima stagione della serie i personaggi hanno
affrontato soprattutto una serie di eventi traumatici.
Ovviamente, The Good
Doctor non è una commedia e non è mai stata una serie
particolarmente allegra. Ma c’è sempre stata una corrente di
speranza che ha attraversato l’intera serie. Fin dal primo
episodio e per tutto il suo percorso di medico, Shaun ha
affrontato innumerevoli battaglie e ne è uscito vincitore grazie
alle sue capacità che derivano in parte dalla sua
neurodivergenza. Gli spettatori non hanno mai dubitato che
Shaun e i suoi collaboratori sarebbero stati in grado di salvare la
situazione. L’ultima stagione della serie avrebbe dovuto
essere uno sguardo trionfale su quanto i personaggi hanno
fatto e su quanto sono cresciuti. Invece, il pubblico trattiene il
fiato in attesa di vedere quali altre tragedie si abbatteranno su
questi personaggi prima che le loro storie si concludano
definitivamente. Speriamo che gli ultimi due episodi della serie
offrano molta più gioia (e molto meno dolore).
The Good Doctor in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Demon Slayer: Kimetsu no
Yaiba è andato in onda per la prima volta nel 2019, ma ha
brillato davvero durante la pandemia di Covid, quando il mondo
intero è stato costretto a rimanere confinato nelle proprie case.
Con una perdita esponenziale di vite e mezzi di sostentamento,
molte persone guardavano al giovane Tanjiro
Kamado, che era anche alla ricerca di una cura per la sua
sorellina, Nezuko, proprio come tutti coloro che
aspettavano un vaccino per combattere l’imperversare della
pandemia. Tanjiro e i suoi amici e mentori, gli Hashira, si
ergevano come fari di speranza, ispirando tutti coloro che
guardavano l’anime a non arrendersi mai.
Sebbene il mondo abbia sconfitto la
pandemia più di una volta, il viaggio di Tanjiro sta diventando
sempre più insidioso. Tuttavia, con l’aiuto degli Hashira
del Corpo degli Ammazzademoni, potrebbe imparare
abbastanza per farcela. Spesso considerati i più forti dell’intera
milizia dei Demon Slayer, gli Hashira
svolgono un ruolo cruciale nella trama dell’anime. Non
solo possiedono le mosse e le tecniche più appariscenti, ma sono
anche una fonte di ispirazione e di conoscenza. Chi sono gli
Hashira? Come sono nati? Cerchiamo di rispondere ad alcune di
queste domande nelle prossime sezioni.
Che cosa sono le Hashira?
Il termine Hashira si traduce
direttamente in “pilastri” in giapponese. Il termine Cacciatrice di
Demoni si riferisce alle Cacciatrici di Demoni di grado più elevato
del Corpo delle Cacciatrici di Demoni. Sono anche tra i più forti e
spesso i più esperti tra tutti gli uccisori di demoni e spesso
guidano le unità in battaglia contro i demoni assetati di sangue.
Sono secondi solo al capo del Corpo delle Cacciatrici di Demoni,
Kagaya Ubuyashiki, la cui famiglia ha ricoperto la carica e
mantenuto l’organizzazione per secoli.
A ogni Hashira viene assegnato un
territorio da pattugliare, in genere per conoscere meglio i demoni
che vi abitano e affinare la propria abilità di spadaccino.
Inoltre, vengono inviati in missione solo se il personale di grado
inferiore non è in grado di portarle a termine.
Tutti gli Hashira sono maestri di
diversi stili di respirazione, alcuni dei quali sono stati
addirittura inventati. Il carattere giapponese (o kanji) di Hashira
è composto da nove tratti (柱), e si dice che questo sia il motivo
per cui ci sono nove Hashira all’inizio della serie. La scritta
“Distruttore di demoni” è incisa in giapponese (惡鬼滅殺) sulle armi di
ogni Hashira.
L’origine di Hashira
La prima generazione di Hashira,
nota anche come Generazione d’Oro, nacque durante l’Era Sengoku.
Dopo un millennio di moderati successi contro i demoni di Muzan, un
talentuoso uccisore di demoni di nome Yoriichi Tsugikuni si unì al
corpo quando un demone uccise sua moglie. Era il più forte uccisore
di demoni e un praticante della tecnica del Respiro del Sole, che
riuscì a sfiorare l’uccisione del Re Demone. Yoriichi è nato con il
marchio dell’uccisore di demoni, che assomiglia a una voglia e si
attiva solo in determinate circostanze. Aveva il potere di
condividere il marchio con pochi eletti, noti come Hashira.
Una volta attivato, il marchio
fornisce all’utilizzatore forza, resistenza, agilità, velocità e
una maggiore capacità di respirazione. Uno dei requisiti per
risvegliare il marchio è la capacità di sopportare circostanze che
mettono a repentaglio la vita, in particolare una frequenza
cardiaca superiore a 200 battiti al minuto (BPM) e una temperatura
corporea superiore a 39 gradi Celsius (102,2 gradi Fahrenheit), che
sono spesso considerate letali. Tuttavia, l’attivazione del marchio
comporta un rischio proprio: la durata di vita di una persona si
riduce a soli 25 anni circa.
La maggior parte dell’attuale
generazione di Hashira ha attivato i propri marchi di Uccisore di
Demoni, con le sole eccezioni dell’Hashira del Fuoco Kyojuro
Rengoku, dell’Hashira del Suono Tengen Uzui e dell’Hashira degli
Insetti Shinobu Kocho.
Yoriichi Tsugikini è stato anche il
progenitore delle tecniche di respirazione, trasmettendo le
conoscenze alla prima generazione di Hashira, che avrebbe
sviluppato e padroneggiato le proprie tecniche di respirazione.
Come si diventa Hashira in Demon
Slayer?
Finora nella serie sono noti solo
due metodi per raggiungere il grado di Hashira, ed entrambi sono
estremamente pericolosi e difficili. Il Corpo degli Ammazzademoni
può essere suddiviso in dieci gradi in base al livello di potenza:
Mizunoto, Mizunoe, Kanoto, Kanoe, Tsuchinoto, Tsuchinoe, Hinoto,
Hinoe, Kinoto e Kinoe. La prima via può essere tentata solo dopo
aver raggiunto il grado di Kinoe, dimostrando la propria abilità
nell’uccidere i demoni uccidendo almeno 50 demoni o riuscendo in
qualche modo a uccidere un membro dei Dodici Kizuki.
Il secondo approccio richiede di
diventare Tsuguko (apprendista) di un Hashira, il che richiede un
talento straordinario. Si può fare domanda per diventare Tsuguko ed
essere messi alla prova dagli Hashira selezionati, oppure essere
scrutati dagli stessi Hashira, se li ritengono degni. Uno Tsuguko
può prendere il posto di un Hashira solo se l’Hashira in questione
muore o si ritira. Un Hashira può scegliere di ritirarsi quando
vuole.
Il lavoro necessario per ottenere
ognuna di queste vie richiede circa cinque anni di allenamento,
anche se ai più dotati potrebbero bastare due o tre anni. Finora ci
sono state due eccezioni di questo tipo, l’Hashira di Foschia
Muichiro Tokito e l’Hashira di Pietra Gyomei Himejima, che sono
riusciti a diventare Hashira in pochi mesi grazie alla loro pura
eccellenza.
Chi sono gli Hashira di oggi?
Ora che conoscete la storia, è il
momento di guardare alla generazione attuale. Ecco tutti gli
Hashira che abbiamo incontrato finora nell’anime Demon Slayer. Se
non siete ancora al corrente della serie, vi consigliamo di fare
degli spoiler.
Hashira dell’acqua Giyu
Tomioka
Giyu Tomioka è il primo Hashira che
Tanjiro incontra e che viene presentato agli spettatori nella prima
stagione dell’anime Demon Slayer. Giyu si è allenato con il
precedente Hashira dell’Acqua Sakonji Urokodaki e ha imparato la
tecnica della Respirazione dell’Acqua. Il suo stile di Respirazione
d’Acqua consiste in 11 forme, ognuna progressivamente più letale
della precedente.
Love Hashira Mitsuri Kanroji
Alla disperata ricerca di un marito
che fosse più forte di lei, Mitsuri decise di unirsi al Corpo delle
Cacciatrici di Demoni. Tuttavia, considerando la sua incredibile
prestanza fisica, non fu un compito facile. Completò con successo
l’addestramento sotto la Fiamma Hashira Kyojuro Rengoku. Sviluppò
il proprio stile di respirazione, la tecnica del Respiro
dell’Amore, sulla base del Respiro della Fiamma di Rengoku.
Serpent Hashira Obanai Iguro
Prima di diventare il Serpente
Hashira, Obanai Iguro era un tragico adolescente a cui la famiglia
aveva tagliato la bocca da un orecchio all’altro per farlo
assomigliare a un serpente come parte di un sacrificio rituale a un
demone. Obanai è parzialmente cieco, ma grazie al suo stile di
respirazione serpentesca e al suo serpente domestico Kaburamaru,
riesce a compensare questa mancanza ed è quasi inarrestabile.
Sound Hashira Tengen Uzui
Tanjiro, Nezuko, Zenitsu e Inosuke
hanno lavorato con Tengen nell’arco del Distretto dei divertimenti.
Era alla disperata ricerca di salvare le sue mogli, tenute
prigioniere. Tengen è uno dei
personaggi più forti della serie e le sue abilità sono
ineguagliabili. Purtroppo è stato costretto a ritirarsi dopo aver
rischiato di morire contro Daki e Gyutaro.
Wind Hashira Sanemi
Shinazugawa
Pur apparendo spavaldo e impulsivo,
Sanemi Shinazugawa è il più abile utilizzatore dello stile del
vento della sua generazione. È anche uno degli spadaccini più
influenti e abili dell’intera milizia dei Demon Slayer. Il suo
stile di Respirazione del Vento è spesso paragonato al primo
Hashira del Vento, che apparteneva all’Età d’Oro del corpo dei
Demon Slayer.
Stone Hashira Gyomei Himejima
Gyomei Himejima è il gigante
gentile del corpo dei Demon Slayer, ma è altrettanto spietato in
battaglia. È anche il più anziano dell’attuale generazione di
Hashira, nonostante abbia attivato il suo marchio di Cacciatore di
Demoni. Gyomei viene spesso definito l’Hashira più forte,
nonostante sia completamente cieco dalla nascita, e si è guadagnato
il rispetto dei suoi compagni grazie alla sua immensa forza e alla
sua abilità nell’usare la tecnica del Respiro di Pietra.
Mist Hashira Muichiro Tokito
Muichiro Tokito è probabilmente
secondo solo a Gyomei in termini di forza grezza. È uno dei
pochissimi individui che appartengono alla linea di sangue
Tsugikuni ed è stato uno dei più veloci a salire al grado di
Hashira. Nonostante sia uno degli Hashira più giovani, la tecnica
di respirazione della nebbia di Muichiro lo rende facilmente una
forza con cui fare i conti.
Insect Hashira Shinobu Kocho
Sebbene fisicamente non sia la più
forte, Shinobu Kocho è la più veloce tra tutte le Hashira. Il suo
atteggiamento dolce spesso nasconde il suo carattere irascibile e
l’intenso odio per i demoni. I suoi attacchi consistono in una
serie di pugnalate che infliggono punture velenose ai suoi
avversari, rese più forti dalla sua tecnica di respirazione degli
insetti.
Flame Hashira Kyojuro Rengoku
Primo Hashira a recitare in un film
e primo a guidare la squadra di Tanjiro, Flame Hashira Rengoku è
forse il più ispirato tra tutti gli Hashira. Nonostante la sua
tragica infanzia, ha mantenuto il suo atteggiamento allegro e il
suo volto sorridente fino alla fine e ha tenuto testa a un Tre di
rango superiore, Akaza, senza attivare il suo marchio di uccisore
di demoni.
Flower Hashira Kanae Kocho
Sorella maggiore di Insect Hashira
Shinobu Kocho, Flower Hashira Kanae era nota per il suo
atteggiamento dolce. Nonostante fosse una cacciatrice di demoni,
sognava un mondo in cui demoni e umani coesistessero pacificamente.
La sua morte per mano di Doma, di rango superiore 2, ha spinto
Shinobu a giurare vendetta contro tutti i mostri mai esistiti.
Gli Hashira portano le loro insegne
sulle mani, poiché sono un gruppo distinto di uccisori di demoni.
Questi simboli sono legati allo stile di respirazione che praticano
e rappresentano. Tanjiro, Nezuko e i loro amici lavoreranno a
stretto contatto con gli Hashira nella quarta stagione di Demon
Slayer.
Demon Slayerstagione 4 è una parte fondamentale della
serie, la cui uscita è prevista per il 12 maggio 2024. L’arco
dell’Addestramento degli Hashira approfondisce l’intenso addestramento
degli
Hashira e del resto del Corpo dei Demoni, preparandoli alla
battaglia finale contro Muzan.
Questa stagione copre i capitoli
128-136 del manga, mentre il film copre già i capitoli 128 e 129,
oltre ad alcune scene aggiunte nell’anime. Ciò significa che
l’anime potrebbe andare oltre il capitolo 136, fino all’arco della
Battaglia Finale, ecco cosa c’è da sapere sul cast
principale di Demon Slayer: L’arco dell’addestramento di
Hashira.
Tanjiro Kamado
“Per dissipare i rimpianti di
coloro che sono stati uccisi, per impedire che appaiano altre
vittime, brandirò senza sosta la mia lama contro i Demoni, e questo
è un dato di fatto”. – Tanjiro
Tanjiro Kamado, incarnazione della
resilienza e della gentilezza, è in missione per restituire alla
sorella minore (Nezuko) la sua umanità. Il suo cammino è costellato
da numerose sfide, ma attraverso queste prove stringe legami
indissolubili con i suoi compagni, Zenitsu e Inosuke. Sono stati i
primi a unirsi a lui in questo viaggio, formando un gruppo
affiatato che ispira un senso di compagnia. L’incrollabile
determinazione di Tanjiro nel salvare sua sorella da una
maledizione e nello sconfiggere il signore di tutti i demoni,
Muzan, è davvero stimolante. Tanjiro è stato il primo spadaccino a
brandire una lama nera dopo secoli, un fatto che solleva molte
domande intriganti.
Chi è Tanjiro? Perché è lui a
possedere la Lama Nera e qual è il suo legame con il respiro del
Sole? Questi misteri, anche se parzialmente svelati, promettono una
comprensione più profonda, probabilmente in questa stagione. Le
allusioni al ballo con il padre in sogno e il potenziale legame con
il respiro del Sole non fanno che aumentare l’enigma che circonda
Tanjiro e la sua famiglia, e lo stesso vale per la sorella: perché
è stata in grado di conquistare il Sole?
Nezuko Kamado
Nezuko Kamado, la sorella minore
del nostro protagonista, Tanjiro, è una figura centrale dell’Arco
di addestramento. Come Tanjiro, è una sopravvissuta al massacro
della loro famiglia, ma ha la maledizione di essere un demone, che
la fa soffrire di più. Tuttavia, persevera, proteggendo il fratello
in modo unico e crescendo maggiormente attraverso la sofferenza. Il
suo viaggio è segnato dalla lotta per riconquistare la sua umanità
di demone e dalla sua capacità di conquistare il Sole, che la rende
l’unico obiettivo dell’antagonista principale, Muzan. La sua
trasformazione e la sua resilienza sono aspetti fondamentali
dell’Arco di addestramento.
Zenitsu
Zenitsu, uno dei due studenti
dell’ex Hashira del Tuono, Jigoro Kuwajima, è un personaggio che
subisce una crescita significativa nell’Arco dell’addestramento. La
sua paura e il suo fastidio iniziali sono in netto contrasto con il
suo coraggio e la sua affidabilità successivi. Si fa avanti per
proteggere Nezuko insieme a Inosuke quando Tanjiro non può farlo, a
testimonianza della sua crescita. Il contributo di Zenitsu a molte
battaglie, come quella di Daki e Gyutaro, è fondamentale per l’arco
del Distretto dei divertimenti, a testimonianza degli insegnamenti
del suo mentore, Jigoro Kuwajima.
Inosuke
Inosuke è il combattente più
flessibile di tutti i Demon Slayer, non solo il combattente più
flessibile ma anche il pensatore più flessibile della squadra. A
volte riesce a tenere insieme il gruppo con la sua comicità poco
ortodossa, che a prima vista può risultare strana, ma che a
pensarci bene è la più onesta del gruppo, il che credo sia dovuto
al fatto che non fa molto parte della civiltà umana. Come Zenitsu,
Insouke ha avuto un ruolo fondamentale nella battaglia di Tanjiro e
Nezuko. Fa squadra con Zenitsu per tenere occupata una delle lune
superiori a Daki. Inosuke è il libero pensatore della squadra e, a
sua volta, è il più rumoroso del gruppo, nel bene e nel male.
Genya Shinazugawa
Genya Shinazugawa è stato accennato
quando Tanjiro ha affrontato le prime prove per diventare un
cacciatore di demoni nella prima stagione. Ma ha avuto un ruolo
considerevole nell’arco del Villaggio degli Spadaccini. Grazie alla
capacità di consumare i demoni e di ottenere la loro capacità di
resistenza e di guarigione, è stato in grado di aiutare Tanjiro
nella sua battaglia contro Hantengu e le sue sei emozioni: Rabbia
(Sekido), piacere (Karaku), dolore (Aizetsu), gioia (Urogi), odio
(Zohakuten) e risentimento (Urami).
Nel corso dell’arco, vediamo Genya
in difficoltà fisica e mentale a causa di suo fratello, Sanemi
Shinazugawa, e del loro passato, accennato durante l’arco del
Villaggio degli Spadaccini; la loro storia verrà ampliata un po’ di
più durante l’arco del Traning di Hashira, concentrandosi sul
passato tra Genya e il suo Sanemi e spiegando perché Sanemi mostra
così tanto disprezzo verso Genya.
Durante l’arco di
addestramento degli Hashira, approfondiremo la conoscenza
degli Hashira e del loro regime di addestramento con il resto degli
uccisori di demoni. Questo include gli Hashira dell’Amore, Mitsuri,
Hashira dell’Acqua, Giyu, Hashira del Serpente, Obanai, Hashira del
Suono, Tengen, Hashira del Vento, Sanemi, Hashira della Nebbia,
Muichiro, Hashira degli Insetti, Shinobu e Hashira della Pietra
Gyomei.
Demon Slayer in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Negli ultimi anni, sono poche
purtroppo le serie tv italiane che sono riuscite a distinguersi
dalla massa e a lasciare il segno. Una di queste è senza dubbio
L’Amica
Geniale, divenuta un vero e proprio fenomeno
mediatico. Grazie a questa serie abbiamo potuto conoscere alcuni
dei talenti italiani emergenti della recitazione come Gaia
Girace, piccola grande interprete di una delle due
protagoniste.
Scopriamo quindi tutto quello che
c’è da sapere su Gaia Girace e la sua promettente
carriera.
Gaia Girace: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in note
serie TV. Poco dopo aver iniziato a frequentare la scuola
di recitazione, nel 2018 ha sostenuto il suo primo provino per il
ruolo della protagonista Lila Cerullo nella serie televisiva
L’amica geniale.
L’attrice ha dunque iniziato così la sua carriera, recitando in
questa serie dal 2018 al 2022 per un totale di 22 episodi. In
seguito ha recitato nella miniserie francese Diane de
Poitieres (2022), mentre nel 2023 è una delle protagoniste
della serie The Good Mothers, dove
recita accanto a Micaela Ramazzotti e
Valentina Bellè.
2. Ha
preso parte ad altri importanti progetti. Oltre ad
aver recitato in serie televisive, però, la Girace si è distinta
anche per aver partecipato ai cortometraggi I
santi (2021) e A Future
Together (2021), quest’ultimo diretto dal celebre regista
tedesco Wim
Wenders. Nel 2023 è invece protagonista del suo primo
film, Girasoll, dove interpreta Lucia, una giovane
rinchiusa nel manicomio di Aversa, che svilupperà una forte
amicizia con una delle infermiere.
Gaia Girace in L’amica
Geniale
3. Era determinata ad
ottenere il ruolo. Riguardo al suo provino per la serie,
la Girace ha dichiarato: “Anche se quello era il mio primo
provino, fare l’attrice era il mio sogno: ci tenevo tantissimo,
volevo essere scelta […] Ho letto il primo libro dopo essere stata
presa. La scrittura della Ferrante mi ha dato emozioni fortissime
per l’originalità della storia, per lo stile, la cura dei dettagli.
In una parola: magia”. Il desiderio di ottenere quel ruolo si
è dunque concretizzato, dando alla Girace l’occasione di portare
avanti una carriera da attrice.
4. La seconda stagione è
stata molto difficile per lei. Le riprese della
seconda stagione de L’Amica Geniale sono
state piuttosto dure per l’attrice. A sconvolgere gli equilibri
creatisi, c’è infatti stato l’ingresso di una nuova regista,
Alice Rohrwacher – sorella di Alba
Rohrwacher, voce narrante della serie – che ha
sostituito a fasi alterne Saverio Costanzo dietro
la macchina da presa. Inizialmente pare che Gaia non riuscisse ad
adattarsi bene al cambio di regia e stile. Alla fine, però, ha
saputo allinearsi con la regista e trovare insieme a lei il modo di
proseguire il racconto del suo personaggio.
Gaia Girace e Margherita
Mazzucco
5. Sono diventate grandi
amiche. Passando tante ore insieme sul set di L’amica
geniale, come spesso accade, le piccole Lenù e Lila sono
diventate grandi amiche anche nella vita reale. Le attrici Gaia
Girace e Margherita Mazzucco si sono infatti
conosciute sul set e tra loro pare sia stato un colpo di fulmine da
cui si è poi consolidata un’autentica amicizia. Eppure il loro
incontro è stato puramente casuale. Mentre Gaia, decisa a ottenere
una parte nella serie, è stata subito scelta per interpretare Lila,
Margherita, invece, si è presentata al penultimo giorno di casting
ed è stata chiamata circa un mese più tardi.
Gaia Girace in The Good Mothers
6. Ha interpretato un
personaggio importante nella serie. In The Good Mothers, serie adattamento dell’omonimo
romanzo di Alex Perry e basato su fatti realmente accaduti,
l’attrice interpreta Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo,
testimone di giustizia e vittima della ‘ndrangheta. Un personaggio
delicato da interpretare quello di Denise, ancor di più perché
ispirato ad una persona realmente esistente. La Girace tuttavia non
ha avuto modo di incontrare tale persona, dovendosi dunque basare
per la propria interpretazione unicamente su articoli e
interviste.
Gaia Girace è Caterina de Medici
7. Ha interpretato la
celebre nobildonna. Un’altro ruolo per cui la Girace si è
distinta è quello di Caterina de Medici, da lei interpretata nella
miniserie francese Diane de Poitiers, dedicata all’omonima
una donna vissuta nel XVI secolo, che fu l’amante ufficiale del re
Enrico II di Francia. In mezzo ad un cast composto prevalentemente
da attori francesi, l’attrice ha dunque avuto modo di interpretare
un personaggio italiano, cimentandosi con una nuova prova attoriale
particolarmente importante.
Gaia Girace ha un fidanzato?
8. È single. Come
da lei dichiarato in alcune interviste, l’attrice è attualmente
single. Ad ogni modo, è questo un aspetto della propria vita che la
Girace intende comprensibilmente mantenere il più privato
possibile, dunque anche quando avrà una relazione di questo tipo,
non ci saranno messaggi particolari che lo renderanno noto.
Gaia Girace è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 210
mila persone e dove attualmente si possono ritrovare circa 80 post.
Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da
attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti
o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità,
momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni
ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le
sue novità.
La formazione come animatrice, la
fondazione del collettivo Muta Animations durante
il periodo della pandemia, lo sviluppo del documentario animato
The Meatsellers e l’incontro con Luca Guadagnino, la partecipazione
alla Mostra del Cinema di Venezia e infine il
David di Donatello per il Miglior cortometraggio. È questo il
percorso artistico compiuto fino ad oggi da Margherita
Giusti, classe 1991, che ospite al Bellaria Film
Festival svela i sogni, le speranze e le paure vissute in
questi anni tanto intensi che l’hanno però ora portata ad essere
guardata come una delle nuove voci dell’animazione italiana.
Il suo The
Meatsellers è la storia vera di Selinna
Ajamikoko, una ragazza nigeriana che sogna di diventare
una macellaia come sua madre. Per esaudire il proprio desiderio si
imbarca in un lungo viaggio verso l’Italia, pieno di atrocità e
bestialità. Si costruisce così una storia raccontata tramite il
colore, il sangue, il corpo e i tagli. Un viaggio animato che
accompagna la voce di Selinna e guida gli spettatori in quella
ricerca di identità che caratterizza l’essere umano.
“Mi sono diplomata al Centro
Sperimentale insieme a due colleghe, Elisabetta
Bosco e Viola Mancini, realizzando un
breve documentario animato. – racconta Margherita
Giusti–Una volta completati gli studi
volevo realizzare delle pillole di animazione incentrate su storie
di donne che si emancipano tramite il lavoro. È così che ho
conosciuto Selinna Ajamikoko, sulla cui esperienza
ho poi concepito The Meatsellers. Inizialmente il progetto doveva
coinvolgere anche altre donne, ma Selinna è emersa come un
personaggio troppo forte, che meritava uno spazio
maggiore“.
“A quel punto mi occorreva
trovare una produzione e ho deciso di mandare quello che avevo a
Luca Guadagnino, che aveva già visto il mio film
di diploma. Io volevo solo una consulenza, chiedergli come avrebbe
agito. Lui però ha apprezzato molto il progetto e si è offerto di
produrlo con la sua Frenesy Film Company. In pochi pensano
all’animazione in questa maniera. Luca è stato un vero coach. A
quel punto ho potuto iniziare a lavorare sull’animazione insieme
alle mie colleghe del collettivo Muta
Animation”.
Il collettivo Muta Animations
“Muta
Animationnasce perché io, Elisabetta Bosco e
Vera Mancini, abbiamo fatto il nostro film di diploma insieme e
volevamo continuare a lavorare come gruppo. – racconta
Margherita Giusti – Quando siamo partire purtroppo è scoppiato
il covid e ognuna era a casa propria. Facevamo una call una volta
ogni tot giorni e piano piano abbiamo deciso il nome, poi il logo e
così via. Ognuna di noi è specializzata in cose diverse. Quest’anno
però abbiamo chiamato anche Elisa Bonandin, che ha
fatto sempre con noi un altro corto di diploma, e siamo sempre
state tutte insieme“.
“Non siamo tutte registe,
abbiamo ruoli diversi rispetto all’animazione, ma in qualche modo
funzioniamo, anche se poi alla fine non siamo nulla ancora, quattro
freelancer insieme”. Aggiunge però che: “C’è il sogno di
aprire uno studio, solo che è un po’ complicato, perché per
sopravvivere ognuna di noi attualmente lavora anche ad altro. Però
è piaciuto molto avere a disposizione un team per The Meatseller.
Con Muta c’è la possibilità di sviluppare dei progetti che diano
lavoro anche ad altre persone. Questo per me resta il sogno. Poi
vedremo, speriamo“.
L’animazione in Italia
Impossibile non chiedere
alla giovane animatrice un suo parere sullo stato dell’animazione
in Italia, ancora troppo spesso trattata come un prodotto
esclusivamente per un pubblico di bambini. “In Italia abbiamo
maestranze bravissime, ma che lavorano all’estero per grandi Studi
come Disney e purtroppo qui non sono riconosciute.
In Italia non esiste un sistema produttivo che funzioni veramente
per l’animazione e credo per questo di essere stata molto
fortunata“.
La regista aggiunge però
anche che: “Credo comunque che ci sia una maggiore apertura nei
confronti dell’animazione. Il fatto che Luca Guadagnino volesse
produrre un’opera d’animazione è indicativo, e anche
Zerocalcare con la sua serie ha aiutato.
Secondo me la richiesta del pubblico è forte, perché arriva da
fuori. Anche il mondo del fumetto ha avuto un’esplosione negli
ultimi dieci anni. Piano piano arriveremo, ma il problema è prima
di tutto economico. L’animazione costa troppo per il nostro
cinema“.
“Io tendenzialmente
faccio 2D. Mi è piaciuto molto lavorare sulla carta, è una cosa che
vorrei continuare a fare. Ma se mi sposto sul lungometraggio è
difficile che il pubblico sia disposto a seguire il tipo di
sperimentazione adoperato per The Meatsellers. Ad ogni modo, è
pieno di donne nell’animazione, soprattutto quella 2D. Forse perché
è un mondo più chiuso e sereno rispetto ai set normali“.
Margherita Giusti racconta poi che: “Ho fatto 6 anni come aiuto
regista e sono stata davvero male. Ero molto giovane, intorno ai 20
anni. L’animazione mi ha salvata”.
“Certo, è un ambiente
competitivo, ma più sano rispetto al set. Io principalmente ho
fatto fiction e quelli sono set dove non si riesce a imparare
reciprocamente. Nell’animazione invece ti senti sicura perché è un
ambiente protetto. In realtà è un peccato che le donne non si
sentano troppo sicure sul set, ma credo che anche questa cosa stia
cambiando. Il punto è ch spesso le ragazze sul set non hanno punti
di riferimento“.
Guardando al futuro
Quando le viene chiesto
di cosa la aspetta ora nell’immediato futuro, Margherita Giusti
racconta: “Ora Luca vuole che non mi sieda sugli allori ma
continui a lavorare. Svilupperemo un lungometraggio insieme. Il
problema è che, appunto, si tratta di animazione, quindi ci vorrà
molto tempo. Una storia però c’è già, non posso dire molto ma non
sarà un altro documentario. Sicuramente sara in 2D, è la tecnica a
cui sono legata e che non ho intenzione di abbandonare“.
Taylor Sheridan
potrebbe essere conosciuto soprattutto per Yellowstone,
ma si è fatto un nome con le sue brillanti sceneggiature di
Sicario e
Hell or High Water, e ha dimostrato di essere un
regista con il suo debutto alla regia nel 2017,
Wind River. Come molti progetti di
Sheridan, Wind River mescolava l’attualità politica con
un elemento di mistero neo-noir, in modo da essere allo stesso
tempo molto divertente e sorprendentemente riflessivo. Sebbene il
mistero che Sheridan presenta in Wind River sia un
mistero, le sue motivazioni più serie per il film sono evidenti
dalle statistiche sui crimini reali che incorpora alla fine.
Di cosa parla Wind River di Taylor
Sheridan?
Wind River è un
giallo ambientato nella riserva indiana Wind River del Wyoming.
Dopo che il corpo dell’adolescente indigena Natalie Hanson
(Kelsey Asbille) viene ritrovato congelato in
mezzo alla natura selvaggia, l’FBI
invia l’agente Jane Banner (Elizabeth
Olsen) per scoprire il colpevole della sua morte.
L’unico problema è che l’area della riserva è enorme e solo pochi
agenti delle forze dell’ordine sono in grado di pattugliarla.
Sarebbe quasi impossibile per un’estranea come Jane fare una
ricerca adeguata da sola, quindi decide di lavorare con l’agente
locale del Servizio Pesca e Fauna Selvatica Cory Lambert (Jeremy
Renner). Lambert è un esperto segugio e ha vissuto
nella riserva per tutta la vita; tuttavia, le motivazioni che lo
spingono a seguire il caso sono più personali di quanto Jane non
creda inizialmente.
Lambert è un amico intimo del padre
di Natalie, Martin (Gil Birmingham), e promette
all’uomo in lutto che troverà giustizia per l’omicidio della
figlia. Sebbene l’empatia di Lambert nei confronti di Martin sia in
qualche modo intrinseca, gli viene anche ricordata una tragedia
simile nella sua vita. Anche la figlia di Lambert è stata uccisa
solo pochi anni prima; forse, aiutare Jane a risolvere l’omicidio
di Natalie gli permetterà di superare il dolore che prova per aver
deluso sua figlia. Lambert e Jane sono vigili nella loro ricerca,
ma il giovane agente dell’FBI comincia a rendersi conto che i
problemi della riserva sono più complessi di alcuni omicidi
irrisolti; si tratta di una crisi che minaccia la vita di
innumerevoli donne indigene la cui morte non è mai stata indagata
adeguatamente dalle autorità legali.
Durante la ricerca di indizi su
Natalie, Lambert e Jane scoprono il cadavere in decomposizione del
fidanzato più anziano di Natalie, Matt (Jon
Bernthal). Matt lavorava come guardia di sicurezza
presso un sito di trivellazione locale e, sebbene fosse molto più
vecchio di Natalie, non sembra essere responsabile del suo
omicidio. Tuttavia, questo non impedisce a Lambert e Jane di
recarsi dall’ex datore di lavoro di Matt per cercare ulteriori
indizi. Questo li porta a un confronto con gli amici di Matt, tra
cui il suo inquietante collega Pete Mickens (James
Jordan). Quando i colleghi di Matt chiariscono che non
hanno intenzione di andare giù senza combattere, Jane e Lambert
devono difendersi usando la forza letale.
Natalie riceve giustizia in Wind
River?
Mentre lo stallo tra Lambert, Jane
e i colleghi di Matt è il culmine dell’azione di
Wind River, Sheridan utilizza una sequenza di
flashback per rivelare i dettagli della morte di Natalie. Dopo una
discussione con Matt, Natalie era tornata nella sua roulotte.
Questo purtroppo ha attirato l’attenzione degli altri colleghi di
Matt, tra cui Pete. Ubriachi e pronti alla violenza, Pete e
gli altri trivellatori hanno violentato Natalie prima di picchiare
Matt a morte. Natalie era riuscita a fuggire, ma non era
in grado di farlo per molto tempo. Natalie ha tentato di
attraversare la gelida natura selvaggia da sola, finendo per morire
congelata prima che le autorità potessero trovarla.
Lambert, Jane e il capo tribù
locale Ben Shoyo (Graham Greene) guidano le loro
forze in uno scontro a fuoco con i colleghi di Matt, compreso il
suo capo Curtis (Hugh Dillon). L’ingaggio non è
privo di conseguenze: Shoyo e molti dei suoi uomini vengono uccisi.
Tuttavia, Lambert riesce a salvare Jane all’ultimo minuto,
eliminando senza pietà i restanti scagnozzi di Curtis. Pete rimane
l’unico sopravvissuto del gruppo e, da codardo qual è, tenta di
fuggire nella natura. Intuendo un’opportunità, Lambert lo segue per
fare un po’ di giustizia di frontiera.
Lambert segue Pete nella natura
selvaggia e lo costringe a sopravvivere nello stesso modo in cui è
sopravvissuta Natalie: in mezzo al freddo e con solo abiti leggeri
per proteggersi. Lambert osserva che questo è il modo in cui
Natalie e sua figlia sono state uccise e che Pete non possiede la
stessa forza d’animo che avevano loro. Pete fa un tentativo di
contrattare per la propria vita, ma non è interessato a Lambert.
Anche se Lambert è soddisfatto che la morte di Natalie sia stata
risolta, questo non rende la situazione meno cupa. Il film è chiuso
da una struggente scena finale in cui Lambert e Martin piangono
insieme. Entrambi gli uomini possono aver trovato giustizia
alla fine, ma vivranno il resto della loro vita senza i
figli a cui tenevano di più.
Wind River è basato su una storia
vera?
Sheridan utilizza questo momento
per accennare ad alcuni dei temi più importanti del film. Sebbene
la storia di Wind River sia originale, è
ispirata a una crisi reale che non ha ricevuto l’attenzione
necessaria. In una scheda del titolo viene rivelato che le
donne native americane scomparse sono l’unico gruppo demografico
che non viene registrato nei registri ufficiali. Il numero di donne
native americane scomparse non è noto, ma la crisi è diventata
particolarmente pericolosa nei siti delle riserve come quella del
Wyoming, che sono poco protetti dalla polizia e dagli ufficiali
della difesa federale.
Wind River è uno
dei film più cupi di Sheridan, ma anche uno dei suoi più
importanti. Il film ha dimostrato che, oltre a creare un mistero
avvincente, Sheridan poteva usare il suo potere di narratore per
sensibilizzare su una crisi in corso che colpiva in modo
sproporzionato una popolazione selezionata. A volte può non essere
facile da guardare, ma Wind River è una visione assolutamente
indispensabile sia per i fan di Sheridan che per i detrattori.
Wind River è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
Ghostbusters
– Minaccia Glaciale doveva inizialmente contenere un
cameo dell’attore Rick Moranis, ma la star ha
rifiutato la possibilità di apparire nel film.
Parlando con ScreenRant, l’attore
Ernie Hudson – che riprende il ruolo di Winston
Zeddemore nel film – ha rivelato che i responsabili del film non
sono riusciti a convincere Rick Moranis a tornare
nel film come Louis Tully, che aveva interpretato nei
primi due film.
“Non so perché. Non ho avuto
una conversazione personale“, ha detto Hudson. “Ho parlato
con Ivan Reitman prima della transizione, che so aver passato molto
tempo a cercare di convincere Rick. So che gli altri ragazzi gli
hanno parlato e non sono sicuro del perché, lui ha semplicemente
detto di no“.
Ernie Hudson ha
anche aggiunto che sa che a Moranis sono stati
offerti più soldi per apparire rispetto a lui, e che se gli fosse
stato chiesto di aiutare a reclutarlo, lo avrebbe fatto.
“So che gli hanno offerto più
soldi di quelli che hanno offerto a me. E se avessi pensato che
andare a casa sua avrebbe fatto la differenza, ci sarei
andato“, ha detto Hudson. “Perché mi piacerebbe vederlo. E
non solo in Ghostbusters, ma penso solo che sia un talento
incredibile . . . Mi piacerebbe rivederlo se ci fosse un modo
possibile, sapete?“.
Rick
Moranis si è ritirato dalla recitazione nel 1997 per
poter dedicare più tempo alla crescita dei suoi due figli da
vedovo. Non è più apparso in un film live-action dal 1997,
Honey, We Shrunk Ourselves, anche se ha firmato
per apparire nel prossimo film della Disney,
Shrunk, al fianco di Josh
Gad.
Ghostbusters: Minaccia Glaciale,
la trama e il cast del film
In Ghostbusters:
Minaccia Glaciale, la famiglia Spengler torna dove
tutto è iniziato, l’iconica caserma dei pompieri di New York, e si
unisce agli Acchiappafantasmi originali che hanno sviluppato un
laboratorio di ricerca top-secret per portare la lotta ai fantasmi
a un livello superiore. Quando la scoperta di un antico artefatto
scatenerà una forza malvagia, i vecchi e nuovi Ghostbusters
dovranno unire le forze per proteggere la loro casa e salvare il
mondo da una seconda era glaciale.
Il nuovo film, seguito di
Ghostbusters:
Legacye
diretto da Gil Kenan, anche autrice della
sceneggiatura insieme a Jason Reitman, è il quinto
film della saga e vede molti dei membri superstiti del cast
originale (tra cui Bill Murray, Ernie Hudson,
Dan Aykroyd e Annie Potts)
riunirsi con il cast presentato dal precedente film (Finn
Wolfhard, Mckenna Grace,
Carrie Coon, Paul Rudd e Logan Kim). A
loro si uniscono i nuovi arrivati Kumail
Nanjiani e Patton Oswalt. sarà
al cinema dall’11 aprile distribuito da
Eagle Pictures.
Jeff Bridges e
Dave Bautista sono stati scritturati per
Grendel, un nuovo adattamento live-action di
Beowulf prodotto dalla Jim Henson Company.
Secondo The Hollywood Reporter,
Jeff Bridges interpreterà il mostro protagonista
in Grendel, che sarà presentato al mercato cinematografico
al Festival
di Cannes questo mese, mentre
Dave Bautista interpreterà Beowful.
La Creature Shop di Jim
Henson si occuperà della realizzazione delle creature
pratiche e del design di Grendel, mentre la regia
è affidata a Robert D. Krzykowski.
Grendel è basato sull’omonimo romanzo del 1971 di
John Gardner.
Chi altro reciterà in Grendel
insieme a Jeff Bridges e Dave Bautista?
Oltre a
Jeff Bridges e
Dave Bautista, Grendel è interpretato
da Bryan Cranston (Breaking Bad) nel
ruolo di Re Hrothgar, Sam Elliott (A Star Is Born) nel
ruolo del Drago, Thomasin McKenzie (Last Night in
Soho) nel ruolo della Regina Wealhtheow e Aidan
Turner (Lo Hobbit: La battaglia delle cinque
armate) nel ruolo di Unferth.
Il film racconta “la storia del
leggendario mostro al centro del poema epico Beowulf che si fa
avanti per raccontare la sua versione di questa storia avvincente”,
secondo la descrizione di The Hollywood Reporter.
Krzykowski ha scritto anche la
sceneggiatura di Grendel ed è produttore insieme a
Brian Henson e Vince Raisa per The Jim Henson Company, Jay
Glazer, Dennis Berardi e Jon D. Wagner. Bridges, John Sayles,
Tamara Birkemoe e Joe Jenckes della Ashland Hill Media
Finance sono tutti produttori esecutivi.
“Grendel rappresenta tutto ciò
che amo del cinema. Il folle capolavoro di John Gardner affronta in
modo intelligente ciò che significa essere umani attraverso
l’occhio selvaggio di un mostro“, ha dichiarato Krzykowski.
“È un onore lavorare con un gruppo così straordinario di
narratori, che cercano tutti di portare al pubblico qualcosa di
meraviglioso e inaspettato“. Grendel sarà il
secondo film di Krzykowski dopo
L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot
del 2018, interpretato anche da Elliott e Turner.
È ufficialmente iniziata la
produzione della terza stagione di And
Just Like That, sequel dell’iconica serie Sex andthe City, con il
ritorno di Sarah Jessica Parker nei panni di Carrie
Bradshaw. Max ha comunicato la notizia attraverso
la sua pagina ufficiale X (ex Twitter), condividendo una foto del
set con Jessica Parker mentre entra nella nuova stagione.
La terza stagione
di And
Just Like That segnerà, naturalmente, la continuazione
della storia di Carrie, Charlotte York Goldenblatt (Kristin
Davis) e Miranda Hobbes (interpretata da Cynthia
Nixon) mentre affrontano la vita dei loro 50 anni. Potete
vedere l’immagine del set qui sotto:
Chi fa parte del cast di And Just
Like That Stagione 3?
Oltre ai tre protagonisti
principali, gli altri membri del cast di And
Just Like That che dovrebbero tornare per la terza
stagione sono Evan Handler nel ruolo di Harry
Goldenblatt, Mario Cantone nel ruolo di Anthony
Marentino, David Eigenberg nel ruolo di Steve
Brady, Cathy Ang nel ruolo di Lily Goldenblatt,
Sarita Choudhury nel ruolo di Seema Patel,
Sebastiano Pigazzi nel ruolo di Giuseppe,
Nicole Ari Parker nel ruolo di Lisa Todd Wexley e
John Corbett nel ruolo di Aidan Shaw.
È stato confermato che l’attrice
Rosie O’Donnell, vincitrice di un Emmy, si unirà
al cast della terza stagione interpretando un personaggio di nome
Mary. Purtroppo, in precedenza era stato riferito che Sara Ramirez
e Karen Pittman non sarebbero tornate per la prossima stagione. Le
star interpretavano rispettivamente Che Diaz e Nya Wallace. La
serie è scritta, diretta e prodotta esecutivamente da Michael
Patrick King.
“Il nuovo capitolo
dell’innovativa serie HBO segue Carrie, Miranda e Charlotte mentre
affrontano il viaggio dalla complicata realtà della vita e
dell’amicizia dei loro 30 anni alla realtà ancora più complicata
della vita e dell’amicizia dei loro 50 anni”, si legge nella
sinossi di And
Just Like That. Le prime due stagioni di And
Just Like That sono disponibili in streaming su
Max e NOW. Non è ancora stata fissata una data di uscita per la
terza stagione.
Il regista di
Nightmare – Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm
Street),
L’ultima casa a sinistra e Scream, Wes
Craven, è stato responsabile di alcuni dei film, dei
personaggi e dei momenti più iconici del cinema dell’orrore, ma è
stato anche l’artefice di una serie di fallimenti, uno dei quali
sta per essere rifatto.
Wes Craven non ha diretto The Breed del
2006, ma è stato produttore del film e ha reclutato il suo
assistente alla regia di
Nightmare – Dal profondo della notte Nick
Mastandrea, per dirigerlo. Il film è incentrato su due fratelli e i
loro amici che si recano in una baita su un’isola ereditata dallo
zio recentemente scomparso per trascorrere un weekend di relax. Il
gruppo viene assediato da cani geneticamente potenziati, allevati
per uccidere attraverso una struttura di addestramento abbandonata
sull’isola.
The Breed non è
stato accolto bene (per usare un eufemismo), ottenendo un punteggio
del 27% dalla critica su Rotten Tomatoes. Ora,
Variety riporta che i fratelli Nathan e
Griff Furst sono pronti a dirigere un remake, con
l’attrice di Fall e Shazam! Fury of the
Gods Grace Caroline Currey nel ruolo principale.
Il progetto viene descritto come
una “rivisitazione non convenzionale del classico cult di Wes
Craven”, incentrato sul personaggio di Currey, Violet,
“un’icona ribelle e cazzuta in missione per cercare cani
abbandonati su un’isola remota, che porta a un completo terrore
adrenalinico“.
I Furst produrranno insieme
attraverso la loro società, la Curmudgeon Films. Il film sarà
co-prodotto e finanziato dalla Daro Film
Distribution, che ne detiene anche i diritti
internazionali.
Recentemente la Currey ha
interpretato la protagonista del thriller d’avventura della
Lionsgate, Fall,
diretto da Scott Mann, che segue due temerari scalatori, Becky
(Currey) e Hunter (Virginia Gardner), che decidono
di scalare la torre televisiva B67 – e rimangono bloccati proprio
in cima. Ha interpretato anche Mary Marvel/Mary Bromfield nel
sequel del supereroe Shazam! Fury
of the Gods, ma è improbabile che riprenda il ruolo
dopo l’avvento del nuovo DCU.
“Sul set di The Adam Project,
Ryan mi chiese se avrei preso in considerazione l’idea di fare
Deadpool 3“, racconta a Empire Online. “E
ricordo che mi disse: ‘So che mi dirai di no, ma ho intenzione di
provare a convincerti’. E la mia risposta è stata: ‘Non ho
intenzione di dire di no, stai scherzando? È un sì duro e
immediato, signore!”“.
“Quando stavamo girando Real
Steel, Hugh stava cercando di fare The Wolverine e mi ha chiesto se
volevo farlo“, aggiunge Levy. “E io, come
un idiota, ho risposto: ‘No’. Perché all’epoca pensavo: ‘Beh, è la
quinta volta che interpreti il personaggio, sto facendo film
originali eccetera’. E me ne sono pentito profondamente per
anni“. “E così, quando si è ripresentata l’occasione,
grazie a Dio ero abbastanza vecchio e saggio da cogliere al volo
l’opportunità“.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free
Guy e
The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso
progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Da quando ha venduto la Lucasfilm
alla Disney per l’enorme cifra di 4 miliardi di dollari,
George Lucas ha lasciato che la Casa del
Topo facesse ciò che voleva di Star
Wars. Certo, ha visitato il set di The
Mandalorian e ha espresso alcune considerazioni sui
sequel, ma non è stato coinvolto creativamente.
Negli ultimi anni la Disney è
tornata a molte delle sue più grandi creazioni, sia con un
“Baby Yoda“, sia con Ahsoka Tano di The Clone
Wars, sia colmando le lacune tra La vendetta dei
Sith e Una nuova speranza arruolando Ewan McGregor per l’Obi-Wan
Kenobi di Disney+.
Durante un’intervista con il
podcast Full of Sith, Pablo Hidalgo – un dirigente della Lucasfilm
incaricato di mantenere il canone del franchise – ha confermato che
Lucas era un grande fan di quest’ultima serie.
“All’inizio c’è stata una
conversazione con George [Lucas] su quali fossero i suoi pensieri e
se, onestamente, fosse d’accordo o meno con l’intero concetto, e
lui era favorevole al cento per cento“, ha spiegato. “E ho
sentito dire che è una delle cose che preferisce di Star
Wars“. Per quanto riguarda il motivo per cui Lucas ha
apprezzato così tanto Obi-Wan
Kenobi, Hidalgo ha aggiunto: “Perché riconosce
molto di quello che ha fatto nei prequel, fondamentalmente portato
avanti e celebrato in un modo che sono sicuro lo ha
sorpreso“.
Con altri 10 anni di distanza tra
la battaglia di Obi-Wan con Darth Vader e la
morte dello Jedi sulla Morte Nera, molti fan di Star
Wars sono ottimisti sulla possibilità di
realizzare una seconda stagione che colmi ulteriori lacune e magari
rivisiti la rivalità del Maestro Jedi con
Maul.
A marzo, McGregor ha confermato
di essere ancora in attesa di una chiamata. “La verità è
che ho parlato per anni di dovermi coprire per fare la stagione di
Obi-Wan, ho dovuto mentire su questo e non sto mentendo su questo
ora”, ha detto. “Non lo so. Non c’è stata nessuna telefonata da
parte della Lucasfilm o della Disney che mi abbia detto:
‘Facciamone un’altra‘”.