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Joker: Folie à Deux: Steve Coogan rivela qual è il suo ruolo nel film

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C’è grande attesa per Joker: Folie à Deux, il sequel del film del 2019, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga protagonisti. Da quando il mese scorso è stato diffuso il primo teaser trailer, una delle sorprese più grandi è però stata anche l’apparizione dell’attore e regista britannico Steve Coogan.

Conosciuto nel Regno Unito per aver interpretato l’icona della commedia Alan Partridge, tra i suoi film e film televisivi ricordiamo Hot Fuzz, Tropic Thunder, Minions, il franchise di Una notte al museo, Philomena e Stanlio & Ollio. Intervenendo ieri sera ai BAFTA TV Awards, a Coogan è stato chiesto da Deadline cosa potesse rivelare sul suo ruolo di Joker: Folie à Deux.

“Posso dirvi di più? Sì, faccio parte del progetto“, ha esordito. “Ho una scena molto interessante con Joaquin Phoenix. Interpreto una specie di giornalista della CNN che lo intervista nella sua cella. Oltre a questo, non lo so. Non l’ho visto. Sono all’oscuro come tutti gli altri”.

Steve Coogan non ha dunque fornito maggiori dettagli, né sappiamo quanto estesa questa intervista possa essere nel corso del film. Presumibilmente, potrebbe però essere incentrata su quanto compiuto dal protagonista nel precedente lungometraggio, anche se ci sono teorie secondo cui ogni cosa avvenuta non sia altro che una fantasia di Fleck. Per poterne sapere di più, non resta che attendere l’uscita del film.

https://twitter.com/DEADLINE/status/1789727016536650048?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1789727016536650048%7Ctwgr%5Ed84fc022f27f405731e033697f10057eed29d0df%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Fbatman%2Fjoker%2Fjoker-folie-deux-star-steve-coogan-reveals-who-hes-playing-in-todd-phillips-upcoming-dc-sequel-a210943

Joker: Folie à Deux, quello che sappiamo sul film

Joker: Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix nel ruolo del cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno della Sophie di Zazie Beetz  insieme ai nuovi arrivati ​​Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel cast c’è anche Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.

Rumors recenti hanno anche suggerito che la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente dal suo punto di vista.

Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.

Il sequel di Joker sarà conosciuto come un progetto Elseworlds, secondo il co-presidente dei DC Studios James Gunn. I film con questa denominazione sono al di fuori della continuità principale del DCU. Altri progetti Elseworlds includono The Batman – Parte II e la serie The Penguin. L’uscita in sala del sequel è attualmente fissata al 4 ottobre 2024.

Be Water annuncia l’ingresso di nuovi soci, tra cui Alessandro Borghi

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Be Water, società di produzione e distribuzione di contenuti artistici, culturali e giornalistici, nasce nel 2021 con l’intento di creare un racconto contemporaneo e multiforme sui grandi temi ed eventi del nostro tempo e su ciò che riguarda il futuro di tutti noi. Producendo contenuti nei quali l’arte, l’informazione e la creatività si fondono in un flusso costante di progetti come podcast, film, documentari, live show e inchieste giornalistiche l’intenzione è quella di sollecitare nuove occasioni di riflessione su questioni strutturali del nostro presente come ad esempio la sostenibilità, l’inclusione, la tecnologia, lo scenario geopolitico in continua evoluzione e il mondo della finanza.

A Guido Brera, Filippo Sugar, Barbara Salabè, Mario Calabresi, Mattia Guerra e Saverio Costanzo, soci di Be Water già precedentemente annunciati, si uniscono ora Stefano Bises, Alessandro Borghi, Claudio Erba, Riccardo Haupt e Cecilia Sala.

Guido Brera, socio fondatore di maggioranza di Be Water insieme a Filippo Sugar, racconta così l’ingresso dei nuovi soci:

“Sono convinto che il cambio paradigmatico della percezione di vero o falso, di bene e male, di origine e storia, di povertà e ricchezza, chieda nuove forme di racconto capaci di proporre una visione sia olistica dei contenuti, sia contemporanea dei linguaggi, della durata e della tecnologia. Con Be Water vogliamo costruire una media company moderna, in grado di catalizzare idee, temi, provenienze, ed esperienze diverse eppure affini.

Per fare questo negli ultimi due mesi Be Water ha aperto le proprie porte a talenti desiderosi di investire in un sistema di connessioni ideali, partecipativo e polifonico, dando vita così a una compagine azionaria compatta ed eclettica unica nel nostro panorama: Barbara Salabè, tra i manager più capaci e completi nella costruzione di squadre e progetti pioneristici nel mondo dei media; Mario Calabresi, giornalista straordinario, nostro primo compagno di viaggio e co-fondatore di Chora, oggi CEO di Be Content, la società che raggruppa le attività Chora e Will (podcast, digital media e journalism), affiancato dal COO, Riccardo Haupt, che con il team di Will ha costruito una comunità di oltre 2 milioni di giovani tra i 18 e 35 anni; Mattia Guerra, AD della nostra società di produzione e distribuzione Be Water Film, brillante produttore cinematografico e televisivo, già creatore della linea produttiva di Lucky Red; Filippo Sugar, Presidente e CEO di Sugarmusic tra i più importanti editori musicali in Europa che ha contribuito a definire la cultura musicale italiana nel mondo spaziando da Andrea Bocelli, Ennio Morricone, Nino Rota e Paolo Conte fino a Madame e Sangiovanni; Saverio Costanzo, regista riconosciuto e acclamato dalla scena internazionale; Alessandro Borghi, attore tra i più talentuosi e amati del cinema europeo; Stefano Bises, sceneggiatore di importanti serie televisive dell’ultimo decennio; Cecilia Sala, autorevole firma del giornalismo indipendente d’inchiesta e di guerra e infine Claudio Erba, fondatore di Docebo, tra le più grandi piattaforme di e-learning al mondo e recentemente quotata al Nasdaq.”

“Quando penso a Be Water – dichiara Barbara Salabè, Executive Chairman di Be Water – mi viene in mente una girandola, in cui ogni parte fa girare l’altra. Forse perché la nostra squadra gli somiglia: i piedi ben piantati a terra e i pensieri senza briglie. Noi di Be Water vogliamo costruire assieme ai nostri ascoltatori, spettatori e consumatori una comunità nella quale potersi riconoscere attraverso tre parole: audio, video, live.

Chora e Will, quindi podcast, video e brevi formati giornalistici, creano IP contemporanei, rilevanti e immaginifici, con una loro autonomia produttiva e di pubblico. Sono loro la sorgente, la fucina, il sensore delle domande, delle aspirazioni.

Il compito di Be Water Film sarà anche quello di trasformare le storie frutto delle inchieste in veri e propri prodotti di finzione, cioè sviluppare, produrre e distribuire film e serie in linea con la nostra missione narrativa, che naviga nel solco della realtà fattuale. Anche l’immenso bacino di storie e personaggi del mondo musicale di Sugar sarà di ulteriore ispirazione per le nostre produzioni.

A seguire con Be Water Live porteremo sulla scena i temi e i personaggi più popolari per farli incontrare con il loro pubblico.

  • Unire in un unico volano mercati, talenti, personaggi e pubblico, ne sono certa, permetterà a Be Water di superare gli ostacoli di un mercato oggi molto segmentato e parcellizzato con una particolare attenzione a un mondo giovanile, così affamato di risposte alle loro inquietudini.
  • “Be Water è il luogo dove creare contenuti informativi, formativi e di intrattenimento, nei formati più diversi, che siano liberi e indipendenti.” Stefano Bises
  • “Be Water è un luogo di pensiero libero e creazione, di relazioni e di idee che prendono forma.
  • È un luogo in cui mi sento al sicuro.” Alessandro Borghi
  • “La missione di Be Water è di creare storie autentiche e profonde capaci di trovare ascolto e attenzione in un mondo di rumore.” Mario Calabresi
  • “Be Water è la squadra con cui fare un’avventura.” Saverio Costanzo
  • “Be Water è un ecosistema con un incredibile impatto sociale, con il potenziale di espandersi oltre i segmenti in cui ha già avuto successo.” Claudio Erba
  • “Be Water è uno spazio libero dove il talento può esprimere la creatività attraverso tutti i media. Vogliamo parlare alle persone utilizzando un linguaggio innovativo, creando un tratto distintivo nell’industria dell’audiovisivo.” Mattia Guerra
  • “In un panorama mediatico sempre più conservatore e statico, Be Water rappresenta una sfida allo status quo che mira a cambiare le regole del gioco del settore dei media in Italia.” Riccardo Haupt
  • “Be Water sono i ragazzi e le ragazze, ancora troppo poche, con cui fare un viaggio.” Cecilia Sala
  • “Be Water è un luogo libero e indipendente dove far nascere idee, proteggerle mentre crescono e poi liberarle in forme nuove e diverse per farle viaggiare in Italia e nel mondo.” Filippo Sugar

L’età dell’Ira: il teen drama con la star di Elite Manu Rios, in esclusiva su RaiPlay

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Sarà disponibile da venerdì 17 maggio, in esclusiva su RaiPlay, L’età dell’Ira, la miniserie in quattro episodi scritta da Juanma Ruiz Cordoba e Lucia Carballal, con la regia di Jesús Rodrigo, e tratta dal romanzo omonimo di Nando Lopez del 2011, “La edad de la ira”. Questo coinvolgente teen drama coniuga sapiententemente elementi thriller con quelli del racconto di formazione, mischiando la ricostruzione di un delitto con il difficile percorso di presa di coscienza e di accettazione della propria omosessualità da parte del protagonista, Marcos, interpretato dalla star internazionale della serie “Elite”, Manu Rios.

L’età dell’ira narra la storia di Marcos, un adolescente dalla vita apparentemente normale che frequenta un liceo nella Madrid dei nostri giorni. Quando Marcos viene accusato dell’omicidio del padre, la notizia cade come una doccia fredda sulla vita dei suoi compagni di classe che cominciano a interrogarsi su cosa ci sia dietro il delitto. Inizialmente presentato come il ragazzo perfetto, bello, intelligente e popolare, con il procedere degli eventi scopriamo che Marcos vive un’esistenza soffocante e piena di frustrazioni a causa delle vessazioni subite in casa, per mano di un padre violento e prevaricatore. Violenze che giungono al culmine quando l’uomo si rende conto che il figlio è omosessuale.

Asfissiato dalla figura paterna, che cerca in ogni modo di adeguare il figlio ad un modello di rettitudine e perfezione, provato dall’improvvisa e dolorosa scomparsa della madre, Marcos, come sottolinea il titolo della serie, attraversa un percorso di rabbia e frustrazione che lo conduce, di impeto, a cercare di risolvere i suoi problemi in maniera furiosa, inizialmente portandolo ad offese verbali e fisiche nei confronti delle persone omosessuali, poi cercando  situazioni sempre più promiscue. Il ragazzo, come molti adolescenti, vive un tumultuoso e complesso viaggio alla scoperta di sé stesso. Solo Álvaro (Eloy Azorín), il suo insegnante di letteratura, lo aiuterà ad accettarsi e a intraprendere la strada della consapevolezza.

Ognuno dei quattro episodi de L’età dell’ira narra il fatto, e gli eventi precedenti ad esso, dal punto di vista di ciascuno dei quattro protagonisti: prima Sandra (Amaia Aberasturi), compagna di classe che ha una cotta per Marcos; poi Ignacio (Carlos Alcaide), fratello maggiore di Marcos e figlio prediletto dal padre; segue Raúl (Daniel Ibáñez), il “nerd” del gruppo per cui Marcos scopre di avere un’attrazione; infine riviviamo la storia con gli occhi di Marcos stesso scoprendo, con un colpo di scena, la verità sull’omicidio del padre. La serie ritrae l’adolescenza utilizzando il thriller per affrontare le complessità sociali che riguardano i giovani delle nuove generazioni. Le tematiche affrontate, infatti, sono molto attuali e connesse alla sensibilità della “Gen. Z”: la scoperta della propria identità e delle preferenze sessuali, l’omofobia, il bullismo, il contrasto generazionale sono alcuni degli argomenti più discussi dell’ultimo decennio, così come l’attenzione che i ragazzi chiedono alla scuola e alla famiglia mentre attraversano la loro “età dell’ira”.

Shonda Rhimes spiega perché per la terza stagione di “Bridgerton” ci è voluto così tanto e se la “Queen Charlotte” potrebbe tornare

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In una recente intervista con Variety Shonda Rhimes ha spiegato perché la terza stagione di Bridgerton è durata così a lungo e se la Queen Charlotte potrebbe tornare

Ma finalmente, con la prima parte della terza stagione che debutterà il 16 maggio, i numerosi fan dello show potranno assistere agli eventi narrati nel romanzo di Julia Quinn “Romancing Mister Bridgerton“, ovvero la storia d’amore tra Penelope Featherington (Nicola Coughlan) e Colin Bridgerton (Luke Newton).

La terza stagione di Bridgerton – realizzata dai produttori esecutivi Shonda Rhimes e Betsy Beers e dal nuovo showrunner Jess Brownell (che ha preso il posto di Chris Van Dusen) – rappresenta la prima deviazione dello show dall’ordine dei libri: Il terzo romanzo di Quinn è “An Offer From a Gentleman”, incentrato su Benedict Bridgerton. Durante un’intervista per la copertina di Variety Power of Women, la Rhimes ha dichiarato che, a causa della rivelazione nel finale della prima stagione che Penelope è, in realtà, la scrittrice dietro il foglio dello scandalo di Lady Whistledown, la serie ha dovuto accelerare la cronologia della storia.

Era molto chiaro che se avessimo rivelato che Penelope era Lady Whistledown alla fine della prima stagione, avremmo avuto solo una stagione in cui questo poteva funzionare come segreto che portava con sé – e poi abbiamo visto Eloise scoprirlo“, a commentato a Variety Shonda Rhimes a proposito della sorella di Colin, interpretata da Claudia Jessie, che ha appreso del tradimento della sua migliore amica nel finale della seconda stagione.

Penelope, soprattutto nell’interpretazione vincente della Coughlan, ha “colpito nel segno”, secondo Shonda Rhimes. “Si fa il tifo per lei a prescindere da tutto, attraverso tutte le sue tristi umiliazioni – e credo che si voglia che trovi la felicità, che trovi l’amore”, dice. “Quello che mi piace è anche il fatto che non stiamo introducendo nessuno di nuovo – in ogni stagione abbiamo dovuto introdurre il Duca, abbiamo introdotto Kate. In questa stagione non c’è un nuovo pretendente. Sono due persone che conosciamo da sempre e per le quali abbiamo fatto il tifo fin dall’inizio“.

Cosa ha detto invece su Bridgerton Betsy Beers

Parlando di Penelope, Beers dice: “Ovviamente tutti i personaggi sono fantastici, ma io ho amato questo personaggio. E mi piace sempre il rapporto tra Penelope ed Eloise. Ci sono molti strati in questa stagione, con personaggi che credo non si siano mai approfonditi prima“.

Né Beers né Rhimes sono in grado di ricordare se il doppio sciopero abbia ritardato la terza stagione di “Bridgerton” – “La cosa strana è che credo che entrambi abbiamo un’amnesia da sciopero“, dice Beers – ma ciò che è indiscutibilmente vero è che questa terza puntata è stata un lungo viaggio. La produzione di “Bridgerton” è così complessa che ci vuole un po’ di tempo per realizzarla.

Ci sono molti personaggi, ci sono molte complicazioni ed è una storia molto complessa da intrecciare“, dice Beers. “La scrittura e la meticolosità del processo richiedono ovviamente tempo. E ogni singolo aspetto di uno spettacolo in questo periodo richiede più tempo“.

Continua: “È un sacco di costumi, è un sacco di imparare a ballare, è un sacco di intrecci tra vecchio e nuovo. È un gigantesco puzzle militare”.

Per la Rhimes, la metodologia di Netflix contribuisce al ritardo. “Vogliono scrivere tutto, e poi vogliono girare tutto, il che è – è molto controintuitivo rispetto al modo in cui ho imparato a fare televisione”.

Ma si sta adattando. “Ora penso che sia proprio così”, dice Rhimes. “Stiamo davvero lavorando sull’idea che se questo è il campo in cui viviamo, allora come possiamo rendere il campo più veloce? E quindi stiamo pensando a cose come set e lotti permanenti e cose del genere che ci aiutino davvero a velocizzare il processo”.

In merito a Queen Charlotte

Shonda Rhimes ha scritto il prequel di “Queen Charlotte” – che ha debuttato su Netflix nel maggio del 2023 – e alcuni elementi della sua narrazione originale potrebbero informare anche lo svolgimento di “Bridgerton”. La “Queen Charlotte” presentava la prima storia queer del franchise, con la storia d’amore degli assistenti reali Brimsley (che in “Bridgerton” si occupa ancora della sua regina) e Reynolds (che non sta con Re Giorgio).

Ne parliamo spesso”, dice la Rhimes a proposito dell’inserimento di quella storia nella linea temporale di “Bridgerton”. “E per un po’ me la sono tenuta molto stretta, e non sapevo necessariamente di volerla riproporre in una stagione di “Bridgerton”. Ma ora abbiamo parlato di come sarebbe se ne vedessimo un po’ nel presente di “Bridgerton”, con Brimsley e Reynolds, e di cosa significherebbe“.

Ma, aggiunge, “credo che questo ci privi della possibilità di raccontare la storia nel modo in cui dovrebbe essere raccontata“. Il che, ovviamente, significa che la Rhimes sta parlando di una continuazione di “Queen Charlotte“. A questo proposito, però, non è ancora sicura. “Ho dei sentori su quale potrebbe essere un’altra storia, ma non lo so nemmeno io”, dice la Rhimes. “Voglio solo che sia davvero buona se dobbiamo raccontarla“.

The Cleaning Lady rinnovato per la quarta stagione da Fox

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The Cleaning Lady rinnovato per la quarta stagione da Fox

La notizia arriva prima del finale di due ore della terza stagione di The Cleaning Lady, che andrà in onda il 21 maggio alle 20.00. La serie The Cleaning Lady crime drama ha come protagonista Élodie Yung nel ruolo di Thony De La Rosa, un ex chirurgo cambogiano-filippino che lavora come addetta alle pulizie a Las Vegas. Dopo aver assistito a un omicidio, a Thony viene offerto un lavoro sia come addetto alle pulizie che come medico all’interno di un’organizzazione criminale.

Nel cast anche Martha Millan, Eva De Dominici, Kate Del Castillo, Santiago Cabrera, Sebastien e Valentino LaSalle, Sean Lew e Faith Bryant. Adan Canto, che interpretava il gangster Arman Morales, è morto all’età di 42 anni a gennaio dopo una crisi di cancro all’appendice.

Secondo alcune fonti, Miranda Kwok e Jeannine Renshaw, produttrici esecutive e showrunner di “The Cleaning Lady“, non continueranno a ricoprire questi ruoli per la quarta stagione. Kwok rimarrà come consulente esecutivo della serie e la nuova leadership sarà annunciata nelle prossime settimane.

The Cleaning Lady è la prima serie drammatica ambientata nel Sud-Est asiatico e la prima con un protagonista di origine cambogiana. La terza stagione della serie sta ottenendo una media di 3,6 milioni di spettatori multipiattaforma, con un aumento del 131% rispetto a Live + Same Day, secondo Fox.

Basata sulla serie originale argentina, The Cleaning Lady è prodotta da Warner Bros. Television e FOX Entertainment. Kwok, che ha sviluppato la serie, è showrunner e produttore esecutivo della terza stagione insieme a Renshaw. Rose Marie Vega e Paola Suarez sono anche produttrici esecutive, mentre Shay Mitchell e David Dean Portelli sono consulenti esecutivi.  Deadline ha riportato per primo il rinnovo e la nuova leadership.

The Strangers: Capitolo 1, il regista svela i piani per l’intera trilogia

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Il film The Strangers del 2008 sta ricevendo un reboot unico nel suo genere. Il regista Renny Harlin ha infatti decido di dar vita a una nuova versione di The Strangers per Lionsgate, questa volta sotto forma di un’intera trilogia. The Strangers: Capitolo 1 arriverà nelle sale italiane il 10 luglio, ma questo primo film non è solo l’inizio della saga, ma servirà come primo atto di quello che è essenzialmente un film molto più lungo.

Prima del debutto di The Strangers: Capitolo 1, il regista Renny Harlin ha infatti parlato con ComicBook di come questo nuovo inizio del franchise segni l’inizio della storia della sua trilogia. “Sì, direi proprio di sì”, ha detto Harlin parlando di questo nuovo film come primo atto di una storia più ampia. “Naturalmente li abbiamo girati uno dietro l’altro e mescolati, come si fa sempre nei film.

Ma abbiamo dovuto tenere presente che si tratta di un unico arco narrativo. È un film di 4/5 ore e il primo film è un primo atto. Crea i personaggi, il terrore, gli assassini e il nostro personaggio principale, che sopravviverà al primo film, ma poi partirà per i due successivi”. Il secondo e il terzo film della trilogia Strangers di Harlin non hanno ancora una data di uscita, ma il regista ritiene che il secondo capitolo potrebbe arrivare sul grande schermo già in autunno.

Se si fosse trattato di un remake o di un sequel, non l’avrei fatto a questo punto della mia vita”, ha dichiarato Harlin a Variety. “Ho un grande rispetto per il film originale e sono in qualche modo intimidito dalla sua qualità. Fare semplicemente un sequel o un remake non mi attirava, ma questa era un’opportunità tale da avere quattro ore e mezza di studio di un caso di vittime di un crimine violento e di chi lo commette, e di cosa li fa scattare e come influisce su una persona che vive questa situazione”.

Quello che c’è da sapere su The Stranger: Capitolo 1

Con The Strangers: Capitolo 1, del regista Renny Harlin (Cliffhanger – L’ultima sfida, 58 minuti per morire – Die Harder), arriva una nuova trilogia del terrore. Nel primo capitolo, Madelaine Petsch interpreta una giovane donna che inizia una nuova vita con il suo fidanzato. Improvvisamente, durante una sosta dal viaggio in una remota casa vacanze nei boschi, i due diventano preda di una misteriosa banda di sconosciuti mascherati che attaccano senza preavviso o motivo. Ciò che inizia come una lotta per rimanere in vita, diventa il viaggio di una donna nel coraggio e nell’astuzia in questa serie horror che unisce tre film avvincenti.

When Calls the Heart rinnovato per la 12° stagione da Hallmark, la produzione inizierà a luglio

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Cari fan di When Calls the Heart, è tempo di festeggiare. Hallmark Channel ha rinnovato la sua serie originale più longeva, When Calls the Heart, per una dodicesima stagione. La stagione sarà composta da 12 episodi e la produzione inizierà a luglio. Quando chiama il cuore (When Calls the Heart) è tutt’ora in onda con l’undicesima stagione.

Sono felicissima che ‘When Calls the Heart’ torni per una dodicesima stagione“, afferma la star e produttrice esecutiva Erin Krakow. “I nostri fantastici scrittori, il cast e la troupe non potrebbero essere più entusiasti di iniziare le riprese della prossima stagione! Siamo orgogliosi di raccontare storie che scaldano i cuori nelle case di tutto il mondo e siamo molto grati ad Hallmark per essere i campioni di questa positività. Avere il sostegno degli Hearties negli ultimi dieci anni è stata una vera e propria testimonianza di ciò che questo show rappresenta: comunità e amore. Non vediamo l’ora che i nostri fan vedano cosa ha in serbo Hope Valley!“.

L’undicesima stagione è attualmente in onda su Hallmark Channel ed è diventata il programma via cavo di intrattenimento più visto ogni settimana per quattro settimane consecutive tra le donne di età superiore ai 18 anni. Secondo Nielsen, la stagione 11 ha raggiunto 4,7 milioni di spettatori totali non duplicati e una media di 2,1 milioni di famiglie, 2,5 milioni di spettatori totali e 1,8 milioni di donne dai 18 anni in su.

When Calls the Heart continua a superare le nostre aspettative e il numero di fan e spettatori continua a crescere ogni anno“, afferma l’EVP della programmazione Lisa Hamilton Daly. “Dare vita alla dodicesima stagione è un’enorme pietra miliare ed è una vera e propria testimonianza del duro lavoro e della dedizione del cast e della troupe negli ultimi dieci anni. Non vediamo l’ora che arrivi il prossimo capitolo di Hope Valley, pieno di personaggi e storie emozionanti!“.

A febbraio, Variety ha parlato con la Hamilton Daly della prossima programmazione, compresa la possibilità di espandere l’universo di “When Calls the Heart“. (Il loro spinoff, “When Hope Calls“, è passato a Great American Family e non va in onda dal 2021).

Discutiamo sempre di come espandere la nostra IP. È una conversazione costante, ma per questo sta andando ancora molto bene. È difficile pensare a chi togliere“, aveva detto all’epoca. “Erin è davvero centrale per lo show, come molti membri del cast. È possibile che, se la serie dovesse giungere a una conclusione, potremmo pensare a cosa fare, ma a questo punto abbiamo intenzione di andare avanti“.

Erin Krakow: tutto quello che c’è da sapere sulla protagonista di When Calls the Heart

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Senza Elizabeth Thornton, non ci sarebbe semplicemente When Calls the Heart! La trama del suo personaggio rende lo show essenzialmente quello che è, ed è probabilmente il motivo per cui siamo così affezionati alla serie originale di Hallmark. Ci piace guardare come Elizabeth affronta i suoi problemi di vita e come affronta con umiltà le sue piccole e grandi vittorie a Hope Valley… è davvero fonte di ispirazione! Ma è anche importante notare che Elizabeth è diventata un personaggio fisso grazie a un’attrice di grande talento: Erin Krakow!

Se vi piacciono i film di Hallmark e in generale i film di buon umore, è probabile che conosciate già il lavoro di Erin. Ma quanto sapete della star? C’è molto da scoprire sulla sua vita personale e sulla sua carriera professionale, e noi abbiamo molti dettagli. Continuate a leggere per sapere tutto quello che c’è da sapere su Erin Krakow!

In quali altri film ha recitato Erin Krakow?

Al di fuori di Hope Valley, Erin Krakow ha recitato in molti altri film e spettacoli Hallmark. Erin è la protagonista del nuovo film, It Was Always You, e ha recitato in altri film Hallmark come The Wedding Cottage, Finding Father Christmas, Sense, Sensibility and Snowmen e molto altro ancora! Oltre al canale Hallmark, è apparsa anche in alcuni film di Lifetime e in alcune serie televisive amate dai fan, come Army Wives.

Se volete saperne di più sui progetti precedenti o futuri di Erin, seguitela su Instagram! Erin condivide costantemente immagini dei suoi film passati e aggiornamenti sui suoi prossimi progetti.

Da dove viene Erin Krakow?

Erin Krakown è nata a Philadelphia, in Pennsylvania, nel 1984, ma questo non fa di lei una ragazza di Philadelphia! È cresciuta nel sud della Florida, dove ha frequentato le scuole superiori. Curiosità: ha frequentato la Alexander W. Dreyfoos School of the Arts, una scuola superiore pubblica che si concentra su un curriculum ricco di arte. Ha poi proseguito la sua passione alla Juilliard School di New York. Oggi Erin si trova in California tra un film e l’altro.

Erin Krakow è sposata?

Al momento non ci sono notizie ufficiali sulla vita sentimentale di Erin Krakow! Erin mantiene questa parte della sua vita relativamente privata, quindi finché non rilascia una dichiarazione o non “lancia” una persona importante su Instagram, non c’è nulla di concreto da sapere.

The Witcher: Freya Allan spiega perché è contenta che la serie finisca con la quinta stagione

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Freya Allan è attualmente apprezzata per il suo ruolo di spicco nel film Il Regno del Pianeta delle Scimmie. Tuttavia, in molti conoscevano già l’attrice soprattutto per il suo ruolo in The Witcher. La serie di Netflix ha però come noto dovuto rinunciare al protagonista Henry Cavill alla fine della terza stagione e, dopo il fallimento di Blood Origin, le prossime due stagioni saranno girate in parallelo, per concludersi con un quinto e ultimo gruppo di episodi (i piani per un altro spin-off, The Rats, sono stati cancellati).

Parlando con Inverse, la Allan – il cui ruolo di Ciri l’ha resa famosa prima di essere scritturata nell’ultimo film della saga di Il pianeta delle scimmie – ha ora rivelato di essere pronta a lasciare il Continente. “The Witcher ha sicuramente significato molto per me, solo in termini di scuola di recitazione e mi ha fornito un certo livello di fiducia”, ha detto l’attrice. “Si imparano anche tante abilità casuali. Ho già fatto un sacco di stunt, so andare a cavallo”.

Ma ero così stanca mentalmente. All’inizio la sfida era pensare di doverne fare altre due“, dice Allan a proposito dei suoi sentimenti dopo la terza stagione. “Sarà la fine di un capitolo enorme, per il quale sono eccitata e pronta. Ma credo che quando ci arriverò davvero, sarò scioccata da quanto mi colpirà in positivo”. Sebbene lo spin-off non vada più avanti, Allan si dice entusiasta di esplorare la trama dei Rats, che ora è stata incorporata nella serie principale di The Witcher.

Cosa aspettarsi dalle prossime stagioni di The Witcher?

È la trama che desideravo e che mi ha entusiasmato di più fin dall’inizio della serie”, spiega l’attrice. “Ciri è ovviamente cambiata nel corso di tutta la serie, ma in questa vediamo davvero una Ciri diversa. Alla fine dell’ultima stagione ne ha passate così tante che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E penso che finisca per cercare di risiedere in quest’altra versione di se stessa, e… entra in una zona di “sarò brutale perché sono stufa che il mondo sia brutale con me””.

Per quanto riguarda Liam Hemsworth, che riprende il ruolo lasciato da Cavill, la Allan dice: “È un così dolce ragazzo, così normale e così disposto a legare. E mi dispiace per lui perché ha avuto così tanto peso e pressione sulle spalle, entrando in un cast già formato e dovendo assumere il ruolo di uno dei protagonisti, sostituendo qualcun altro che ha già fatto tre stagioni”. “Per tutti noi è stato importante farlo sentire davvero parte della famiglia”.

Stefano Sollima alla regia dell’action-thriller Sugar Bandits con Will Smith

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Come riportato da Deadline, alla vigilia del mercato di Cannes, Westbrook Studios e AGC Studios hanno affidato al regista italiano Stefano Sollima – noto per aver diretto Senza rimorso, Soldado e la serie di successo Gomorra – il compito di dirigere l’action-thriller a grande budget dal titolo Sugar Bandits.

Basato sulla sceneggiatura e sul romanzo Devils In Exile di Chuck Hogan (già autore di The Town, portato poi al cinema da Ben Affleck), il film vedrà il premio Oscar Will Smith interpretare un ex soldato delle forze speciali che dirige una squadra di vigilantes d’élite impegnata a eliminare il traffico di droga a Boston. Il casting per gli altri personaggi del film è ancora in corso.

Smith e Jon Mone produrranno Sugar Bandits attraverso i Westbrook Studios con la supervisione di Ryan Shimazaki; Stuart Ford produrrà per gli AGC Studios, che sta finanziando interamente il film, e Richard Abate (13 Hours) produrrà per la 3 Arts Entertainment. I soci produttori di Sollima, Gina Gardini, saranno produttori esecutivi e Ludovico Purgatori sarà co-produttore.

Gli altri lavori di Stefano Sollima

Stefano Sollima è noto per aver esplorato le complesse dinamiche tra la legge e l’ordine e la malavita in diversi progetti cinematografici e televisivi. Di recente, ha co-scritto, prodotto e diretto la serie italiana in quattro parti di Netflix, Il Mostro, basata sul serial killer noto come Il Mostro di Firenze.

Il suo ultimo film, co-scritto, prodotto e diretto, è l’italiano Adagio, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno scorso. In precedenza, ha diretto il film di Amazon Senza rimorso con Michael B. Jordan e Soldado, il sequel di Sicario con Benicio Del Toro, Josh Brolin, Catherine Keener e Isabela Moner. È stato regista dell’acclamata serie drammatica poliziesca italiana Gomorra e della miniserie sul traffico di droga di Amazon ZeroZeroZero con Gabriel Byrne, Dane DeHaan e Andrea Riseborough.

Dove vedremo prossimamente Will Smith?

Sugar Bandits va dunque ad aggiungersi ai prossimi progetti di Smith, il cui ultimo film importante – e il primo dopo il suo famigerato schiaffo agli Oscar – è stato “Emancipation” di Antoine Fuqua, venduto ad Apple TV+ a Cannes per un accordo record di mercato di 120 milioni di dollari, ma che non ha avuto un impatto significativo al momento della sua distribuzione.

Prossimamente Smith sarà anche nel quarto film, ancora senza titolo ufficiale, “Bad Boys 4“, di cui sono recentemente terminate le riprese, insieme a Io sono leggenda 2″ sequel del celebre film di zombie, che sarà interpretato anche da Michael B. Jordan e vedrà Smith riprendere il suo ruolo dall’originale del 2007 (ma utilizzare la scena finale alternativa nel DVD in cui il suo personaggio sopravvive).

Megalopolis: il film ottiene una distribuzione europea!

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Megalopolis: il film ottiene una distribuzione europea!

Megalopolis di Francis Ford Coppola, che fino a qualche settimana fa era del tutto sprovvisto di una distribuzione, è ora stato venduto a importanti acquirenti indipendenti nei cinque principali territori europei. Come riportato da Deadline, in vista dell’attesa anteprima mondiale al Festival di Cannes di questa settimana, il film è infatti stato venduto a Constantin Film per la Germania e tutti i territori di lingua tedesca, comprese Svizzera e Austria; a Tripictures per la Spagna; a Entertainment Film Distributors Limited per il Regno Unito e a Eagle Pictures per l’Italia.

Al momento non è noto quando il film verrà distribuito in Italia, ma intanto debutterà giovedì 16 maggio al Festival di Cannes e se i riscontri dovessero essere positivi e Megalopolis dovesse portarsi a casa qualche premio, è possibile che si voglia sfruttare il successo derivato dal festival per far uscire il film in sala nel preve periodo. Non resta dunque che attendere maggiori informazioni a riguardo, potendo intanto gioire del fatto che il film arriverà in sala!

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Di cosa parla Megalopolis?

L’idea di Megalopolis è stata ispirata dalla seconda Congiura di Catilina. Tuttavia, il film sarà caratterizzato da un’ambientazione futuristica e sarà incentrato su un ambizioso architetto che cova l’idea innovativa di ricostruire New York City come un’utopia all’indomani di un disastro naturale che ha rovinato le infrastrutture della città. Il pubblico può aspettarsi immagini straordinarie poiché si dice che il film sia girato utilizzando una tecnologia rivoluzionaria che impiega nuove tecniche simili a quelle utilizzate per The Mandalorian.

Coppolla, che scrive e dirige il film, ha riunito un emozionante cast costellato di star per quello che potrebbe essere il suo canto del cigno. Oltre a Adam Driver, nel cast compaiono anche Forest WhitakerNathalie Emmanuel, Jon Voight, Laurence Fishburne, Aubrey Plaza, Talia Shire, Shia LaBeouf, Jason Schwartzman, Grace Vanderwaal, Kathryn Hunter e James Remar. Ad oggi non si hanno però notizie sulla data di uscita del film, che potrebbe però arrivare in sala nel corso del 2024.

George Miller disposto a dirigere Thor 5: “Lavorerei con Chris Hemsworth su qualsiasi cosa”

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Dopo aver diretto due film Thor di fila, il regista Taika Waititi ha dichiarato di aver chiuso con il franchise, aprendo la porta a un altro regista se i Marvel Studios e Kevin Feige vorranno realizzare un altro film Thor. Come sappiamo, sembrano essere in corso delle conversazioni riguardo Thor 5, che dovrebbe concludere l’avventura da solista del personaggio. Ad oggi, però, non c’è nulla di certo e non si sa neanche chi potrebbe dirigere tale progetto. Dato questo ruolo vacante, c’è chi si è chiesto se non potrebbe essere George Miller ad assumere tale compito.

Al regista, attualmente impegnato nella promozione di Furiosa: A Mad Max Saga – nel quale ha diretto proprio Chris Hemsworth – è stato dunque chiesto se prenderebbe in considerazione la possibilità di riunirsi con l’attore in Thor 5. Senza pensarci troppo, il regista ha dichiarato a Comicbook.com che: “Lavorerei con Chris su qualsiasi cosa. Lo farei davvero. È un attore meraviglioso. Ha una gamma completa di tutte le abilità“, ha detto Miller. “Voglio dire, devi essere atletico, fisicamente”.

Ma devi essere anche atletico dal punto di vista emotivo e intellettuale per affrontare questi ruoli molto complessi, in ultima analisi, qualsiasi ruolo. Quindi, sono stato molto fortunato con tutto il mio cast e in particolare nel modo in cui Anya e Chris si sono abbinati. Soprattutto verso la fine del mese”.

A meno di sorprese in Deadpool & Wolverine, la prossima apparizione di Thor è molto probabilmente in Avengers 5 e/o Avengers: Secret Wars. Dato che i Marvel Studios chiuderanno la Saga del Multiverso nei prossimi anni, dare il via alla prossima fase di film con un film di Thor in solitaria sarebbe un’opzione alquanto sicura, specialmente così da offrire al personaggio una degna conclusione dopo il deludente quarto film.

George Miller dirige Furiosa: A Mad Max Saga

In Furiosa: A Mad Max Saga, Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi ufficiale recita: mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.

Taylor-Joy ha rivelato che il film è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

X-Men ’97: lo showrunner spiega l’assenza di Deadpool e assegna un intrigante “compito a casa” per il finale

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Il finale della prima stagione di X-Men ’97, “La tolleranza è estinzione – Parte 3”, arriverà su Disney+ mercoledì e l’ex showrunner Beau DeMayo ha condiviso un ultimo “compito a casa” per i fan. Come si può vedere qui sotto, ha suggerito di rintracciare l’episodio di X-Men: The Animated Series intitolato “The Final Decision” (stagione 1, episodio 13).

In questo episodio, Magneto rapisce il senatore Kelly per scatenare una guerra tra umani e mutanti. Le Sentinelle attaccano, salvando il politico e lasciando agli X-Men il compito di salvare un Magneto gravemente ferito.

Anche Bolivar Trask e il Maestro Muffa entrano in gioco nell’episodio: gli X-Men e Magneto lavorano per distruggere quest’ultimo e riprendersi Kelly da Trask (che ha intenzione di sostituire la sua mente con un robot). L’incidente fa cambiare idea a Kelly sui mutanti e l’episodio si conclude con Mister Sinister che assiste al fidanzamento di Scott Summers e Jean Grey. Potrebbe essere il momento in cui il cattivo ha scambiato Jean con il suo clone?

C’è dunque molta eccitazione intorno al finale di X-Men ’97, compresa la possibilità che Gambit venga in qualche modo resuscitato dopo la sua morte su Genosha. La teoria più diffusa al momento è che la versione morta fosse un altro clone, e che Gambit sia nelle grinfie di Sinister, il che sarebbe un grande cliffhanger.

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A DeMayo è stato anche chiesto perché Deadpool non è apparso in X-Men ’97, ed egli ha confermato che il personaggio era “off-limits” per la serie. Non ha spiegato il motivo, anche se il debutto di Wade Wilson nel MCU in Deadpool & Wolverine quest’estate potrebbe essere la causa più probabile.

Certo, non è questo l’unico mutante che i fan vorrebbero vedere di più nella serie, e DeMayo si è affrettato a ricordare a un altro fan che si chiedeva dove fosse Sabretooth, che nella prima stagione c’era spazio solo per alcuni di loro, lasciando dunque intendere che con una prossima stagione potrebbero esserci ulteriori ingressi.

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Cosa c’è da sapere su X-Men ’97?

La nuovissima serie X-Men ’97, composta da 10 episodi, è arrivata in streaming a partire dal 20 marzo. La serie rivisita l’epoca iconica degli anni ‘90, con il gruppo di mutanti che usa i propri poteri straordinari per proteggere un mondo che li odia e li teme, vengono messi alla prova come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro pericoloso e inaspettato.

Il cast delle voci nella versione originale include Ray Chase (Ciclope), Jennifer Hale (Jean Grey), Alison Sealy-Smith (Tempesta), Cal Dodd (Wolverine), JP Karliak nel ruolo di Morph, Lenore Zann nel ruolo di Rogue, George Buza nel ruolo di Bestia, AJ LoCascio (Gambit), Holly Chou (Jubilee), Isaac Robinson-Smith (Alfiere), Matthew Waterson (Magneto) e Adrian Hough (Nightcrawler).

Il Regno del Pianeta delle Scimmie in origine aveva un finale molto più cupo

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Il Regno del Pianeta delle Scimmie (qui la recensione) è ora nelle sale, il che significa che alcuni dettagli chiave della trama hanno iniziato a essere diffusi online. In una nuova intervista rilasciata a THR, la star Freya Allan ha infatti parlato del finale e di come la conclusione originariamente ideata avrebbe offerto al film un tono molto più cupo.

Seguono spoiler.

Durante la battaglia culminante di Il Regno del Pianeta delle Scimmie, Mae prende la fatidica decisione di aprire le paratoie e distruggere la tecnologia umana su cui il malvagio Proximus stava cercando di mettere le mani, uccidendo centinaia di scimmie nel processo.

Non è quello che vuole fare”, ha spiegato Allan. “Ma è così, oppure Proximus ha tutte queste armi e l’umanità è fottuta. Ne ha passate tante, ha perso tutte le persone a cui teneva, e questa è stata una parte importante di come ho giustificato tutto quello che ha fatto“, dice Allan. “Quindi non può buttare via tutto all’ultimo minuto per colpa di questa scimmia [Noa]. In quel momento, so che Mae spera che lui stia bene. Ma cos’altro potrebbe fare? Non è facile, ma è questo il punto”.

Più tardi, Mae si reca al villaggio del Clan dell’Aquila di Noa, dove apprende che il suo amico scimmiesco è sopravvissuto, ma la ragazza non ha intenzione di correre rischi. L’attrice offre infatti l’agghiacciante rivelazione per cui nel finale originale Mae tiene una pistola dietro la schiena nel caso in cui Noa voglia vendicarsi delle scimmie morte nell’alluvione. Sembra una misura precauzionale, ma Allan rivela che le implicazioni della scena erano originariamente molto più sinistre: Mae è andata lì apposta per uccidere Noa.

Nella scena che ho girato, Mae stava andando lì per ucciderlo perché lui la spaventa. La sua intelligenza la spaventa. Mae non vuole ucciderlo, ma sente di doverlo fare. In origine, si vede lei che punta la pistola contro Noa, ma lui le dà le spalle. E allora si pensa: “Oh mio Dio, sta per sparargli?”. Mae piange mentre lo fa. E poi non lo fa. Nel momento in cui lui fa il nome di Raka, lei abbassa la pistola“, ricorda Allan.

Ma poi, nel montaggio finale, volevano che fosse più discreto, e onestamente preferisco di gran lunga quello che hanno fatto. È molto più intelligente e ti permette di pensare di più. Così diventa un addio molto emozionante, con un destino tragico e persistente”. Supponendo che ci sarà un altro film sulle scimmie, questo significa che Noa e Mae si troveranno su fronti opposti del conflitto? Non resta che attendere per scoprire come evolverà questa vicenda.

LEGGI ANCHE:  Il regno del pianeta delle scimmie ha una scena post-credits? Ecco la risposta (leggermente) spoilerosa

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Tutto quello che sappiamo su Il Regno del Pianeta delle Scimmie

La sinossi ufficiale di Il Regno del Pianeta delle Scimmie (Kingdom of the Planet of the Apes) riporta: “Alcuni gruppi di scimmie non hanno mai sentito parlare di Cesare, mentre altri hanno distorto il suo insegnamento per costruire imperi fiorenti. In questo scenario, un leader delle scimmie inizia a schiavizzare altri gruppi per trovare la tecnologia umana, mentre un’altra scimmia, che ha visto il suo clan essere preso in ostaggio, intraprende un viaggio per trovare la libertà. Una giovane donna umana, intanto, diventa la chiave per la ricerca di quest’ultimo, anche se ha dei piani tutti suoi.”

Il regista Wes Ball dà nuova vita all’epico franchise ambientato diverse generazioni dopo il regno di Cesare, in cui le scimmie sono la specie dominante che vive in armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli umani.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie è diretto da Wes Ball (trilogia di Maze Runner) ed è interpretato da Owen Teague (It), Freya Allan (The Witcher), Kevin Durand (Locke & Key), Peter Macon (Shameless) e William H. Macy (Fargo). La sceneggiatura è di Josh Friedman (La guerra dei mondi), Rick Jaffa & Amanda Silver (Avatar: La Via dell’Acqua) e Patrick Aison (Prey), basata sui personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver. Il film è prodotto da Wes Ball, Joe Hartwick Jr. (Maze Runner), Rick Jaffa, Amanda Silver e Jason Reed (Mulan), mentre Peter Chernin (trilogia de Il Pianeta delle Scimmie) e Jenno Topping (Le Mans ’66 – La grande sfida) sono i produttori esecutivi. Il film è atteso in sala l’8 maggio.

Chris Hemsworth sui registi che hanno criticato il MCU: “Anche loro hanno avuto film che non hanno funzionato”

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Negli ultimi due anni, diversi importanti registi – tra cui Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Francis Ford Coppola – hanno espresso un’opinione negativa sui film tratti dai fumetti (in particolare, sul modo in cui la produzione dei Marvel Studios domina il mercato) e alla star di Thor, Chris Hemsworth,  è stato recentemente chiesto di dire la sua in merito.

Hemsworth, attualmente impegnato nella promozione di Furiosa: A Mad Max Saga, ha dunque risposto così al The UK Times: “Anche quei ragazzi hanno avuto dei film che non hanno funzionato – tutti li abbiamo avuti. Quando hanno parlato di ciò che non andava nei supereroi, ho pensato: fico, dillo ai miliardi di persone che li guardano. Avevano tutti torto?”.

A dire il vero, la maggior parte delle critiche sembra derivare dalla percezione che i film tratti dai fumetti (e i grandi blockbuster degli studios in generale) possano contribuire a cancellare completamente dal panorama cinematografico i film più piccoli, indipendenti e d’autore, ma anche la qualità complessiva dei film è stata oggetto di critiche.

Recentemente, lo stesso Hemsworth ha ammesso che la sua ultima uscita nei panni di Thor con Thor: Love and Thunder non ha funzionato appieno, addossandosi la maggior parte della colpa. “Mi sono fatto prendere dall’improvvisazione e dalla stravaganza, e sono diventato la parodia di me stesso”, ha detto l’attore australiano. “Non sono riuscito a stare con i piedi per terra”.

Furiosa: A Mad Max Saga, quello che sappiamo sul film con Chris Hemsworth

In Furiosa: A Mad Max Saga, Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi ufficiale recita: mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.

Taylor-Joy ha rivelato che il film è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

The Last of Us – stagione 2: le foto del set mostrano Bella Ramsey e Isabela Merced nei panni di Ellie e Dina

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Dobbiamo procedere con cautela per paura di fare spoiler, ma chi ha giocato a The Last of Us Part II sarà probabilmente in grado di capire in quale parte della stagione si svolge questa sequenza. Arrivano dal set della seconda stagione di The Last of Us le foto che ci offrono un primo sguardo a Ellie (Bella Ramsey) e Dina (Isabela Merced).

Come potete vedere qui sotto, Ellie e Dina sono a cavallo e fuori dall’edificio della Weston’s Pharmacy. Sebbene alcuni fan abbiano sostenuto che Bella Ramsey sembra ancora troppo giovane, la ragazza ha 20 anni e sono passati quasi due anni dalla fine delle riprese della prima stagione. Questi episodi le offriranno una sfida importante, che siamo certi l’ex allieva di Game of Thrones saprà affrontare grazie al lavoro svolto finora nel ruolo di Ellie.

Dina, il nuovo interesse romantico di Ellie, è stata descritta come “uno spirito libero la cui devozione per Ellie sarà messa alla prova dalla brutalità del mondo in cui vivono”.  “Dina è calda, brillante, selvaggia, divertente, morale, pericolosa e immediatamente amabile“, hanno dichiarato Craig Mazin e Neil Druckmann, co-creatori, scrittori, produttori esecutivi e registi di The Last of Us, in una dichiarazione congiunta quando Merced è stata scritturata. “Si può cercare all’infinito un attore che incarni senza sforzo tutte queste cose, oppure si può trovare subito Isabela Merced. Non potremmo essere più orgogliosi di averla nella nostra famiglia“.

 

Cosa sappiamo sulla seconda stagione di The Last of Us

Non è chiaro se The Last of Us – stagione 2 sarà diviso in due stagioni per rendere giustizia alla storia. Sono stati aggiunti al cast una serie di personaggi importanti, tra cui Kaitlyn Dever nel ruolo di Abby, Young Mazino nel ruolo di Jesse, Danny Ramirez nel ruolo di Manny, Ariela Barer nel ruolo di Mel, Tati Gabrielle nel ruolo di Nora e Spencer Lord nel ruolo di Owen.

In The Last of Us, dopo che una pandemia globale distrugge la civiltà, un sopravvissuto incallito si prende cura di una ragazzina di 14 anni che potrebbe essere l’ultima speranza dell’umanità.

La prima stagione ha visto Pedro Pascal (The Mandalorian) e Bella Ramsey (Game of Thrones) nei panni di Joel ed Ellie. Gabriel Luna (True Detective) è il fratello minore di Joel ed ex soldato, Tommy; Merle Dandridge (The Flight Attendant) è la leader della resistenza Marlene; Anna Torv (Fringe) è Tess, una contrabbandiera e una sopravvissuta incallita.

The Last of Us è scritto e prodotto da Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann, autore dei videogiochi The Last of Us e Uncharted. La seconda stagione è prevista per la fine del 2024/inizio 2025.

Neri Marcorè presenta Zamora al BFF42: “Un film italiano dai sentimenti internazionali”

Non solo Barbara Ronchi e Greta Scarano, ma anche Neri Marcorè arriva al 42° Bellaria Film Festival, in qualità però non solo di attore ma anche di regista. Nella quarta giornata del festival Marcorè presenta infatti al pubblico il suo debutto dietro la macchina da presa, Zamora, già uscito in sala il 4 aprile. È l’occasione per Marcorè per raccontare qualcosa in più su questo suo progetto – liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto da Roberto Perrone – che ha per protagonista il trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi), impiegato come contabile in una piccola fabbrica di Vigevano che si vede costretto a trasferirsi nella caotica Milano.

Qui inizia a lavorare al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento, per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio.

Nel film il calcio è ovviamente un pretesto per parlare di una situazione di inadeguatezza, di solitudine, ma anche di come ognuno è artefice delle proprie fortune e non è con intenti vendicativi o bellici che si possono raggiungere i risultati che ci si è prefissati. – spiega Marcorè, iniziando a parlare di ZamoraQuello che si semina si raccoglie. Se uno si nutre di buoni sentimenti, di generosità d’animo e di amore, il concetto di felicità è qualcosa che gli può appartenere con maggiore facilità. È questo che Walter deve imparare nel corso del film”.

Fare delle cose per vendicarsi o per dimostrare agli altri qualcosa che poi non ti dà gioia è sterile, non porta alla restituzione di quello che si è perso. Nel film Walter comprende quindi che giocare la partita decisiva non è importante per i motivi per cui era nata quella volontà ma semplicemente perché farlo per sé stessi significa prendere consapevolezza di essere dotati di quella forza che permette di aiutare gli altri. È questo il messaggio principale del film”.

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Neri Marcorè, Alberto Paradossi e Giulia Gonella sul set di Zamora. © Foto di Fabrizio De Blasio

Un film di sentimenti universali

In Zamora si ritraggono diverse sfumature dell’italianità, dalle persone che si riuniscono davanti alla televisione per seguire i programmi di Mike Bongiorno, alla passione per il calcio e ai conflitti tra provenienze geografiche diverse. Tuttavia, Marcorè afferma che: “Penso che sia un film non solo molto italiano, ma anche molto francese in quanto ad atmosfere. Italiano lo è se facciamo riferimento ai grandi registi degli anni Sessanta, che sono stati quelli su cui mi sono formato. Però ritengo che questa storia molto italiana possa parlare anche ad un pubblico internazionale, perché internazionali sono i sentimenti di cui parla, così come il linguaggio che si porta avanti.

“Forse in Francia o altrove non c’era Mike Bongiorno, – aggiunge Marcorè – ma ci sarà sicuramente stato qualcuno che motivava la gente che non aveva il televisore a prendere la sedia e spostarsi nella casa dei vicini che invece l’avevano, o ancora il discorso dello spostarsi dalla provincia alla grande metropoli per avere maggiori occasioni lavorative, sono tutti aspetti che pur se molto caratteristici a loro modo si ripresentano un po’ in tutte le culture e per questo immagino che in molti potrebbero riconoscersi in queste situazioni”.

La colonna sonora di Zamora, da Nada a Umberto Bindi

Per costruire l’atmosfera di cui parla, Marcorè ha fatto ricorso a grandi classici della canzone italiana: “Per le musiche del film, ci tenevo che ci fosse un legame filologico. Nei cinque brani che si possono ascoltare in Zamora ho trovato una corrispondenza perfetta per sottolineare alcuni passaggi del film. Sembra quasi che siano stati scritti apposta invece di far parte del repertorio di quasi sessant’anni fa! Hanno tutti un’attinenza con quello che accade in scena, da “Ma che freddo fa” con “cos’è la vita senza l’amore” fino a “Il freddo dell’anima”, in riferimento al protagonista di cui all’inizio non sappiamo molto ma che scopriremo essere appunto un animo freddo.

“C’è poi “Arrivederci” di Umberto Bindi che suggella il passaggio di malinconia e sconfitta che il protagonista vive. Infine “Il mondo” di Jimmy Fontana, che è una canzone di speranza, di ripartenza, che ci ricorda che il mondo va comunque avanti, tra amori già finiti e nuovi amori da vivere, facendo tesoro degli errori del passato. Poi ci sono Gianni Morandi, Giorgio Gaber… sì, l’aspetto musicale in questo film è davvero prezioso”, afferma Neri Marcorè.

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Neri Marcorè e Alberto Paradossi sul set di Zamora. © Foto di Fabrizio De Blasio

Lezioni di regia

Neri Marcorè, che nella sua carriera da attore ha lavorato con numerosi importanti registi e autori del cinema italiano, afferma infine che: “Da tutti i registi con cui ho lavorato ho imparato qualcosa. Anche quando l’esperienza non è stata positiva, in quel caso impari a non rifare quegli errori. Non posso non citare Pupi Avanti, che è stato la mia fortuna quando mi scelse come protagonista di Il cuore altrove. Non tanto il suo modo di fare cinema, perché ognuno ha il suo linguaggio, ma certamente il suo modo di stare sul set, di curare la recitazione e ogni altro aspetto. Questo mi ha sicuramente influenzato molto”.

Quello che mi interessava anche fare con questo film era il non mettermi al centro. – spiega poi Marcorè – Non volevo interpretare il protagonista, ma in un certo senso ho voluto fare quello che Avati fece con me quando mi scelse come tale per il film che citavo, ovvero scegliere un attore che non fosse molto conosciuto e ho trovato in Alberto Paradossi la persona giusta. È quasi un passaggio di testimone e spero che lui potrà ora avere le fortune che a mio tempo ebbi io”.

E poi, – conclude Marcorè – volevo anche andare un po’ contro lo stereotipo per cui il pubblico va al cinema solo per vedere certi attori. Per colpa di questo stereotipo si reiterano una serie di situazioni che poi vengono però smentite dai risultati. Volevo quindi mostrare dei volti meno noti, che meno li vediamo spalmati sullo schermo più ci permettono di credere ai personaggi che stiamo vedendo”. Infine, alla domanda se possiamo aspettarci altri film da lui diretti, non ha dubbi: “Direi proprio di sì“.

Film di gangster: i migliori titoli da vedere assolutamente

Film di gangster: i migliori titoli da vedere assolutamente

I film di gangster fanno parte di quel particolare genere cinematografico che tratta di criminalità organizzata e, più precisamente, di malavitosi di umili origini che nel tempo si fanno strada in un contesto sempre ricco di insidie e pericoli. Questa tipologia di film, nati già intorno agli anni Trenta, ha sempre conosciuto un certo successo tra il grande pubblico. Il merito è di personaggi memorabili e ricchi di sfumature, storie indimenticabili e atmosfere cupe al passo con l’evoluzione degli Stati Uniti. Senza ovviamente dimenticare le innumerevoli sequenze di grande violenza, tra eccessi e realismo, entrate nella storia del cinema.

La stagione migliore dei gangster americani è però quella che vede registi come Martin ScorseseBrian De Palma realizzare alcuni dei principali capolavori di questo genere. Nel tempo il gangster movie si è però rinnovato così come è cambiata la figura stessa del gangster. Negli anni Novanta Quentin Tarantino offre ad esempio una nuova visione di questo genere, tra postmodernismo e iperrealismo. I film di gangster rimangono dunque ancora oggi un genere apprezzatissimo sia dal pubblico che dalla critica, che spesso si intreccia con storie di mafia e storie vere. Di seguito, ecco i migliori film di gangster da vedere assolutamente.

I migliori film di gangster americani da vedere

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Nel corso della storia sono stati realizzati numerosi film di gangster, ma ce ne sono alcuni più di altri affermatisi come autentici capolavori, che hanno stabilito una volta per tutte le regole di tale genere. Qui di seguito, si propongono venti tra i migliori film di gangster americani da vedere assolutamente. Titoli che coprono un arco temporale che va dagli anni Sessanta sino ad oggi, ognuno con le proprie caratteristiche e i propri elementi di pregio.

  • Gangster Story di Arthur Penn (1967). Clyde Barrow, un piccolo truffatore, cerca di rubare una macchina ed incappa nella figlia del proprietario, un’insoddisfatta ragazza di provincia, Bonnie Parker. La loro carriera criminale si evolve rapidamente, da piccoli furti ad una rapina in banca, ma le tensioni tra la coppia e gli altri membri del loro gruppo, possono però portare seri problemi.
  • Il padrino di Francis Ford Coppola (1972). Il primo capitolo della celeberrima e imperdibile trilogia, parla della famiglia criminale italo-americana di Don Vito Corleone. Il figlio di questi, Michael, si unisce con riluttanza agli affari di famiglia, ritrova coinvolto in un inevitabile serie di violenza e tradimenti. Capolavoro del genere, il film è interpretato da attori del calibro di Marlon Brando, Al Pacino, James Caan e Robert Duvall.
  • Mean Streets di Martin Scorsese (1973).Charlie Cappa, un ragazzo di Little Italy, deve farsi strada nell’ambiente violento che lo circonda, ma non riesce a fare a meno della compagnia di Johnny Boy, un giovane scapestrato e senza scrupoli. Questo è stato il primo grande gangster movie diretto da Scorsese, che ha poi realizzato nel corso della propria carriera numerosi film dedicati a questi personaggi e le loro storie.
  • Scarface di Brian De Palma (1984). Dopo aver ottenuto la sua Green Card in cambio dell’omicidio di un ufficiale del governo cubano, Tony Montana diventa uno dei più grandi signori della droga di Miami, in controllo di quasi tutto il traffico di cocaina che passa per la città. Spietato, uccide chiunque gli metta i bastoni tra le ruote. Ma il suo declino sarà inevitabile, a causa della pressione della polizia in aumento, le guerre con i cartelli di droga colombiani e la propria paranoia.
  • C’era una volta in America di Sergio Leone (1984). Nel 1968, l’anziano David Aaronson ritorna a New York, dove aveva fatto carriera negli anni Venti e Trenta nelle organizzazioni criminali della città. La maggior parte dei suoi amici, tra cui il partner Max, sono morti da tempo. Ma per David, il suo passato ha lasciato qualcosa di aperto. I flashback raccontano la storia dell’uomo a partire dalla sua infanzia in povera famiglia del Lower East Side di New York, fino la sua ascesa. Una storia di violenza, tradimenti, e rimorsi.
  • Gli intoccabili di Brian De Palma (1987). Dopo aver costruito un impero di contrabbando di alcol, il leggendario boss Al Capone governa Chicago con un pugno di ferro. L’agente Eliot Ness cerca di rovesciare Al Capone, ma anche i suoi migliori sforzi falliscono a causa della corruzione diffusa tra la polizia. Ma Ness è determinato a vincere, e recluta un gruppo di poliziotti d’elite che non vengono toccati da corruzione o paura.
  • Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese (1990). L’ascesa e il declino di un giovane uomo che passa la propria vita nelle organizzazioni malavitose. Conduce una vita lussuosa, ma sembra essere ignaro dell’orrore e dolore che provoca e ben presto dovrà scontrarsi con tutta la violenza del mondo di cui è diventato un protagonista.
  • Le Iene di Quentin Tarantino (1992). A seguito di una rapina andata male, i membri di una banda iniziano a sospettare l’uno dell’altro perchè sembra che qualcuno abbia parlato più del dovuto. Esordio col botto per Quentin Tarantino, che dà qui vita ad un’opera tanto particolare quanto complessa, dove la figura del gangster viene continuamente stravolta.
  • Pulp Fiction di Quentin Tarantino (1994). Vincent Vega e Jules Winnifield sono due killer dalle inclinazioni filosofiche. Una storia fatta di fili intrecciati. Ci sono il gangster Marsellus Wallace e la moglie attrice Mia, c’è il boxer in difficoltà Winston Wolfe, e un paio di rapinatori nevrotici, Ringo “Zucchino” e Yolanda “Coniglietta”.
  • Carlito’s Way di Brian De Palma (1994). Appena uscito di prigione, Carlito Brigante è deciso a laciare la vita criminale, ma verrà presto risucchiato nella malavita di New York. Rientrerà in contatto con la ballerina Gain, la sua ragazza, e finirà per rimanere imbrogiato nei loschi affari dell’amico Dave Kleinfeld, che è anche il suo avvocato. Quando Carlito e Kleinfeld entrano in conflitto con il gangster Benny Blanco, le cose si fanno pericolose.
  • Casinò di Martin Scorsese (1995). Sam Rothstein, l’allibratore preferito del boss di Kansas City, viene nominato direttore di un Casinò a Las Vegas. Lì si innamora di una prostituta dalla quale ha una figlia e s’infatua a tal punto della donna da depositare a suo nome 25.000 dollari.
  • Donnie Brasco di Mike Newell (1997). Negli anni Settanta Joe Pistone, agente dell’FBI, decide di chiedere l’aiuto di un vecchio amico criminale, Lefty Ruggiero, per infiltrarsi in una cosca mafiosa col nome di Donnie Brasco. Il film riunisce due grandi attori quali Al Pacino, veterano di questo genere di film, e Johnny Depp.
  • Blow di Ted Demme (2001). La vera storia di George Jung che diventa, negli anni Settanta, il punto di riferimento negli USA per il traffico della cocaina colombiana per conto di Pablo Escobar. L’inarrestabile ascesa lo porta ad avere tanti soldi ma altrettanti nemici.
  • Era mio padre di Sam Mendes (2002). Durante la Depressione, un criminale accompagnato dal figlio più grande cerca vendetta dopo che la famiglia è stata uccisa. Il film, candidato a 6 Oscar, è interpretato da due giganti del cinema come Paul Newman e Tom Hanks.
  • Gangs of New York di Martin Scorsese (2003). Amsterdam Vallon è un giovane immigrato irlandese appena uscito di prigione. Una volta uscito, decide di vendicare l’omicidio di suo padre, e si mette in cerca dell’assassino, un potente gangster alla guida di un gruppo anti-immigrazione di nome William Cutting. La vendetta può essere ottenuta solamente infiltrandosi nella cerchia di Cutting, e comincia il proprio viaggio e la propria lotta per la sopravvivenza, e per trovare un posto per gli irlandesi nella società di New York del 1860.
  • The Departed di Martin Scorsese (2006). Il poliziotto di Boston Billy Costigan si infiltra nell’organizzazione criminale di Frank Costello. Mentre lavora per conquistare la fiducia del boss, un gangster di nome Colin Sullivan si infiltra nella polizia. Quando entrambe le organizzazioni scoprono di avere delle talpe tra di loro, Billy e Colin dovranno aiutarsi a vicenda per salvarsi. Protagonisti del film un cast davvero d’eccezione: Jack NicholsonLeonardo DiCaprioMatt Damon,  Mark Wahlberg, Alec BaldwinVera Farmiga Martin Sheen.
  • American Gangster di Ridley Scott (2007). Frank Lucas si guadagna da vivere come autista di uno dei gangster più famosi di Harlem. Dopo la morte del proprio boss, Frank usa la propria ingenuità e senso degli affari per diventare uno dei boss criminali più potenti della città. Nel frattempo, il poliziotto veterano Richie Roberts si accorge che qualcosa sta cambiando nella struttura delle organizzazioni criminali della città, ed è deciso a portare il gangster di fronte alla giustizia.
  • La promessa dell’assassino di David Cronenberg (2007). Una ostetrica indaga sulla pista tracciata da un diario di una giovane madre russa morta per complicazioni legate al parto. Un autista della criminalità russa, Nikolai, la aiuterà nelle indagini. L’uomo, il cui obiettivo era diventare un membro importante del clan, si troverà ben presto ad essere tradito da questo, ricercando dunque vendetta.
  • Nemico Pubblico di Michael Mann (2009). Nell’America piegata dalla Grande Depressione, un uomo fuori dal comune riesce ad attirarsi il favore e l’attenzione dell’opinione pubblica: John Dillinger, qualificato dalle autorità statunitensi come Nemico Pubblico Numero Uno. Johnny Depp interpreta Dillinger, in un film che rfilette tanto sulla figura del gangster quanto sull’operato delle istituzioni statunitensi.
  • Gangster Squad di Ruben Fleischer (2013). Los Angeles 1949, la città è nelle mani del crimine. Il boss mafioso Mickey Cohen è diventato la figura più potente del mondo della malavita californiana ed intende espandere il proprio impero. Ad interpretare questo spietato personaggio vi è il due volte premio Oscar Sean Penn.

Film di gangster italiani

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Anche l’Italia ha i suoi gangster. Talvolta questi si confondono con la mafia, ma il più delle volte sono invece organizzazioni criminali autonome, composte da pochi uomini che agiscono senza scrupoli unicamente per il proprio tornaconto. Tra storie vere e altre inventate, ecco alcuni dei migliori film di gangster italiani.

  • La leggenda di Al, John e Jack di Massimo Venier (2002). New York, 1959. Un noto esponente della malavita organizzata commissiona a tre gangster l’eliminazione di un certo Frankie. Questi sono però tipi decisamente curiosi e, come se non bastasse, uno di loro, perde la memoria in seguito ad un avvenimento traumatico. I due colleghi di avventure, John e Jack, tentano di salvare l’amico smemorato, che punta a porsi in rocambolesche circostanze senza senso minimo del pericolo.
  • Romanzo criminale di Michele Placido (2005). La storia della Banda della Magliana e del suo dominio incontrastato a Roma, sullo sfondo degli anni Ottanta in Italia, tra stragi, mafia, tangenti, strategia del terrore e consumismo. Venticinque anni trascorsi tra loschi affari, commercio di droga, violenza, con il commissario Scialoia ad indagare sulle tracce degli spietati criminali con l’intento di fermarli.
  • Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido (2010). Rinchiuso in carcere scontando una condanna all’ergastolo per i crimini commessi, il vecchio Renato Vallanzasca rinvaga i ricordi di una giovinezza trascorsa come capo di un’associazione criminale conosciuta come la Banda della Comasina, la quale imperversò negli anni Settanta a Milano tra rapine, sequestri, omicidi ed evasioni.
  • Anime Nere di Francesco Munzi (2014). La storia di tre fratelli calabresi, figli di un pastore dell’Aspromonte, legati in vario modo alla malavita. Luigi, il più piccolo dei tre, è un trafficante internazionale di droga. Rocco vive a Milano, sposato con una bambina, ed è imprenditore grazie al denaro sporco. Il terzo fratello si illude ancora di poter vivere con i frutti della terra, mentre il figlio, solamente ventenne, è già nel giro mafioso.
  • Suburra di Stefano Sollima (2015). Nell’antica Roma, la Suburra era il quartiere dove il potere e la criminalità segretamente si incontravano. Dopo oltre duemila anni, quel luogo esiste ancora. Perché oggi, forse più di allora, Roma è la città del potere: quello dei grandi palazzi della politica, delle stanze affrescate del Vaticano e quello, infine, della strada, dove la criminalità continua da sempre a cercare la via più diretta per imporre a tutti la propria legge.

Film di gangster su Netflix

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Su Netflix si possono ritrovare diversi film originali dedicati ai gangster. Da titoli italiani a quelli più classici di produzione statunitense. Non mancano però soprattutto lungometraggi meno noti ma interessanti da scoprire per entrare in contatto con nuovi modi di raccontare i gangster. Ecco allora alcuni dei migliori film di gangster su Netflix.

  • Ferry di Cecilia Verheyden (2021). Prima di dar vita ad un impero della droga, Ferry Bouman torna nella sua città natale dove una vendetta farà vacillare la sua lealtà e un amore cambierà tutto. Gangster movie tra tradizione e modernità, questo film distribuito da Netflix offre tutto quello che si può desiderare da questo genere di racconto.
  • How I Became a Gangster di Maciej Kawulski (2020). Un ambizioso gangster si fa strada poco alla volta nei ranghi della malavita di Varsavia cercando di diventare famoso, e alla fine riesce a fare il colpo grosso. Film di produzione polacca, è questo un inedito gangster movie su personaggi apparentemente simili ma distanti dal canone statunitense.
  • The Irishman di Martin Scorsese (2019). La storia di Frank Sheeran, veterano di guerra e camionista, divenuto un sicario al soldo della malavita di Filadelfia e assoldato per uccidere il popolare sindacalista Jimmy Hoffa. Interpretato da Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino, il film di Scorsese è un’opera crepuscolare sul mondo della mafia, epico e malinconico, dove i personaggi sono tutti destinati a scontrarsi con la morte.
  • Lo spietato di Renato De Maria (2019). Santo Russo, giovane dal duro carattere, cresce nella Milano da bere degli anni Ottanta divenendo uno dei più ambiziosi criminali della ‘ndrangeta, che gestisce il malaffare in città. Ad interpretare il protagonista vi è Riccardo Scamarcio, magnificamente calato nei panni del gangster.
  • The Outsider di Martin Zandvliet (2018). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, un prigioniero di guerra statunitense rimane in Giappone e viene introdotto ai rituali per diventare membro di un’organizzazione criminale locale. In questo atipico film di gangster, Jared Leto interpreta il protagonista, che si ritroverà a dover sopravvivere in un territorio straniero e ostile.

Film di gangster recenti

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Come dimostrano i numerosi film di gangster usciti in anni recenti, è questo un genere che continua a vantare un certo fascino e l’attenzione di ampie fasce di pubblico. La figura del gangster è evoluta nel corso del tempo, dimostrando di poter avere ancora molto da dire sulla nostra società. Ecco di seguito i migliori film di gangster recenti.

  • I molti santi del New Jersey di Alan Taylor (2021). Il giovane Anthony Soprano si aggira per le strade di Newark proprio mentre le bande rivali iniziano a sfidare la famiglia criminale DiMeo. Lo zio Dickie Moltisanti, coinvolto nei tumulti dell’epoca, ha una grande influenza sul nipote e lo introdurrà ad un mondo pericoloso. La pellicola, prequel della celebre serie televisiva I Soprano (1999-2007), utilizza le rivolte di Newark del 1967 come sfondo per narrare le tensioni tra la comunità italoamericana e quella afroamericana.
  • Capone di Josh Trank (2020). Gli ultimi giorni del famigerato criminale Al Capone che, ormai vecchio e in vittima della demenza senile, rivive il proprio passato attraverso ricordi violenti, confusi e tormentati. A dare volto a Capone, vi è il camaleontico attore Tom Hardy.
  • The Gentlemen di Guy Ritchie (2019). Mickey Pearson è un espatriato americano che si è arricchito costruendo un impero basato sullo spaccio di marijuana a Londra. Ben presto, si ritrova coinvolto in una guerra contro chi vuole impadronirsi del suo dominio.
  • La fratellanza di Ric Roman Waugh (2017). Un padre di famiglia e uomo d’affari di successo uccide il suo migliore amico in un incidente d’auto. Condannato al carcere, viene inviato in un carcere di massima sicurezza, dove intraprende la strada della violenza, divenendo un criminale spietato.
  • The Infiltrator di Brad Furman (2016). Robert Mazur, agente dell’FBI, vive per cinque anni sotto copertura durante la guerra al Cartello di Medellin negli anni Ottanta. L’operazione ha lo scopo di catturare i vertici del traffico di droga tra Sudamerica e Stati Uniti.
  • La legge della notte di Ben Affleck (2016) Durante il proibizionismo americano il veterano della Prima Guerra Mondiale Joe Coughlin, figlio del capo della polizia di Boston, rifiuta il genitore e decide di dedicare la propria vita al contrabbando di alcol.
  • Black Mass – L’ultimo gangster di Scott Cooper (2015). Il dramma narra la storia vera di un’alleanza che diventa incontrollabile. Boston, anni 70, l’agente FBI John Connolly convince il gangster irlandese James Bulger a collaborare con il dipartimento per eliminare un nemico comune: la mafia italiana. Ad interpretare il pericoloso Bulger, vi è Johnny Depp, nuovamente alle prese con un gangster realmente esistito.
  • Legend di Brian Helgeland (2015). I gemelli Kray sono due famigerati gangster, artefici di un vasto impero criminale nella Londra degli anni 60. Il loro legame viene però minato dalla gelosia per una donna e dalle violente lotte di potere che si scatenano all’interno dell’organizzazione. In un crescendo di follia e atrocità, le vicende dei due fratelli lasciano emergere i controversi eventi storici che ne permisero l’ascesa.

I 10 migliori film di gangster degli ultimi 10 anni, in ordine di importanza

Il fascino dello stile di vita dei fuorilegge ha sempre incuriosito il pubblico. Si tratta di storie divertenti che contengono sesso, violenza e storie di moralità ricche di temi, che contengono le conseguenze dell’attività criminale e al tempo stesso forniscono una visione della condizione umana. Registi come Brian De Palma e Martin Scorsese hanno preso questo genere e lo hanno portato ai massimi livelli, dando ai gangster movie una casa nel cuore della gente.

Un gangster movie perfetto ha personaggi avvincenti con motivazioni complesse, una trama ben ritmata e piena di tensione, dialoghi autentici e una rappresentazione vivida dell’ambientazione e dell’epoca, che offre al pubblico una nuova prospettiva sulla storia e sul funzionamento del mondo. Negli ultimi dieci anni, i film di gangster hanno conosciuto una sorta di rinascita e, sebbene la maggior parte di essi sia piuttosto buona, solo pochi sono degni di essere accostati ai grandi film di tutti i tempi.

  • The Drop (2014) – Nell’ultimo ruolo di James Gandolfini, l’attore interpreta Marv, il proprietario di un bar che funge da luogo di consegna per le transazioni illegali di denaro da parte di mafiosi e criminali locali. Ma quando il bar viene rapinato, il barista Bob (Tom Hardy) si trova coinvolto in una rete di cospirazione. Gli aggressori costringono Bob a confrontarsi con il suo passato e lo tengono sulle spine mentre cerca di prendere le decisioni migliori per proteggere se stesso e la sua famiglia. La narrazione fa eccellere questo film, riempiendolo di colpi di scena meticolosi dal momento in cui il bar viene derubato a quando il pubblico viene a conoscenza di identità segrete e dei motivi di personaggi innocui. Mantenendo un ritmo lento che permette di svelare gradualmente i segreti e di far emergere i conflitti, The Drop aggiunge profondità e suspense alla storia, aiutando gli spettatori a rimanere coinvolti fino al finale.
  • The Infiltrator (2016): The Infiltrator è basato sull’autobiografia di Robert Mazur ed è interpretato da Bryan Cranston nel ruolo di Mazur, un agente speciale della Dogana degli Stati Uniti. Ambientato negli anni ’80, quando la guerra alla droga stava raggiungendo il suo apice, il film vede Mazur andare sotto copertura come riciclatore di denaro per infiltrarsi nella rete di narcotraffico del signore della droga colombiano Pablo Escobar. L’interpretazione di Cranston è il fulcro del film, che ritrae Mazur con avvincente autenticità, mentre rimane moralmente combattuto dalle azioni che deve intraprendere. Circondato dall’atmosfera di suspense del mondo del narcotraffico, L’infiltrato tiene lo spettatore sul filo del rasoio e lo immerge nelle possibilità che potrebbero accadere. Cranston crea empatia con questo personaggio, creando un rapporto diverso con lo spettatore che altri film di gangster non hanno.
  • La furia di un uomo – Wrath of Man (2021): Basato sul film francese Cash Truck del 2004, La furia di un uomo – Wrath of Man vede Jason Statham nei panni di H, una misteriosa e abile guardia giurata assunta da una società di camion blindati di Los Angeles. Il background di H è avvolto nella segretezza, mentre si dimostra un formidabile protettore delle spedizioni di denaro della società. Alla fine, si trova coinvolto in un gioco mortale di vendetta e scopre la verità dietro una rapina che ha causato la morte di suo figlio. L’ira dell’uomo affronta la vendetta con intenso gusto, mettendo in mostra lo stile caratteristico di Guy Ritchie di una violenza grintosa e veloce. Tuttavia, per alcuni spettatori in cerca di sviluppo dei personaggi, il film potrebbe risultare insufficiente, in quanto i personaggi secondari sono poco sviluppati e le motivazioni di H non sono del tutto approfondite. Tuttavia, questa sembra più che altro una scelta creativa, e le emozioni sono tante anche altrove, alla ricerca di una narrazione più profonda e dell’esplorazione dei personaggi attraverso le coreografie dei combattimenti e la rabbia di H.
  • Legend (2015) – Questo affascinante film di gangster vede Tom Hardy nel doppio ruolo dei gemelli Ronald e Reginald Kray, famigerati gangster dell’East End londinese negli anni ’50 e ’60. Il film mostra il loro impero criminale e il modo in cui controllavano i locali notturni, le bische e il racket delle estorsioni, mentre si intrattenevano con celebrità e politici. Legend mantiene il fascino oscuro di uno stereotipato film sulla criminalità organizzata, approfondendo al contempo le complesse relazioni dei fratelli Kray e l’impatto che le loro attività criminali ebbero su coloro che li circondavano. Offrendo un ritratto elegante della malavita londinese, Legend è sostenuto dall’interpretazione di Hardy, che deve possedere personalità e motivazioni contrastanti.
  • The Outfit (2022) – Ambientato nel mondo del crimine organizzato, The Outfit segue un esperto sarto (Mark Rylance) che gestisce un negozio di abiti su misura a Chicago. Quando Leonard si trova invischiato in una situazione pericolosa che coinvolge una donna misteriosa e un gangster violento, deve usare tutte le sue abilità di astuzia per navigare nell’infido mondo sotterraneo e proteggere se stesso e la sua attività. The Outfit esplora i temi della lealtà, del tradimento e della sopravvivenza, mentre il protagonista si trova invischiato in un gioco mortale di gatto e topo in cui nulla è ciò che sembra. Con un’atmosfera intensa, The Outfit è un’avvincente rivisitazione di un genere classico che si eleva dove altri cadono. La trama permette inevitabilmente al pubblico di immedesimarsi nel personaggio di Rylance perché si trova in una situazione che sarebbe potuta capitare a chiunque nel posto sbagliato al momento sbagliato.
  • The Gangster, The Cop, The Devil (2019) – Il thriller d’azione sudcoreano “Il gangster, il poliziotto, il diavolo” è un’improbabile collaborazione tra un gangster incallito e un determinato detective della polizia che si uniscono per rintracciare un feroce serial killer che prende di mira i membri di una gang. Quando un gangster sopravvive al suo aggressore, forma un’alleanza scomoda per cercare vendetta, che porta all’esplorazione dei confini sfumati tra bene e male, mentre il trio affronta i propri demoni mentre insegue il nemico comune. Il mix perfetto di azione, crimine e dramma fa di The Gangster, The Cop, The Devil uno dei film di gangster più interessanti degli ultimi tempi. L’improbabile alleanza crea una dinamica avvincente, portando avanti la narrazione con una tensione e un intrigo che non mancheranno di appassionare gli amanti del genere. Grazie al ritmo serrato e alle sequenze veloci di Won-Tae Lee, The Gangster, The Cop, The Devil diventerà rapidamente uno dei film preferiti dagli spettatori.
  • 1981: Indagine a New York (A Most Violent Year) – Ambientato a New York durante l’inverno del 1981, A Most Violent Year segue Abel Morales (Oscar Isaac), un immigrato determinato che cerca di far crescere la sua attività di vendita di gasolio per riscaldamento e allo stesso tempo di navigare nell’ambiente sempre più violento e corrotto della città. Abel deve affrontare le minacce di concorrenti rivali, violenti dirottamenti e un procuratore distrettuale aggressivo, e deve affrontare scelte difficili per proteggere la sua famiglia e la sua attività. I dilemmi morali di Abel sono la punta dell’iceberg. A Most Violent Year offre un ritratto sfumato della città, catturando il degrado urbano e il fascino del sogno americano. Con una trama avvincente, personaggi complessi, una regia attenta e le migliori interpretazioni di Isaac e Jessica Chastain, A Most Violent Year è un’esperienza cinematografica emozionante che alza la posta in gioco a ogni atto.
  • Sicario (2015) – Sicario segue l’agente dell’FBI Kate Macer (Emily Blunt), che viene reclutata da una task force governativa guidata da un misterioso agente. Man mano che viene coinvolta nelle operazioni della task force, si trova in conflitto morale ed etico con se stessa per il lavoro che deve svolgere. Il film offre un ritratto teso della brutalità del traffico di droga e di quanto gli individui e i governi siano disposti a fare per combatterlo. Avvincente e ricco di spunti di riflessione, Sicario ritrae le lotte di potere all’interno dei cartelli che operano lungo il confine tra Stati Uniti e Messico attraverso una narrazione toccante, una fotografia sorprendente e il miglior lavoro della carriera di Emily Blunt. Approfondendo i meccanismi interni di queste organizzazioni e descrivendo le loro tattiche di lotta per le dispute territoriali, Sicario racconta una storia avvincente che mostra le complessità dell’attuale guerra alla droga.
  • Black Mass (2015) – Basato sul libro di Dick Lehr e Gerard O’Neill, Black Mass vede protagonista Johnny Depp nel ruolo del famigerato gangster di Boston James “Whitey” Bulger. Il film racconta la sua ascesa al potere come leader della Winter Hill Gang e le sue alleanze con l’FBI come informatore. Nel corso del film, il pubblico assiste al regno di terrore di Bulger su South Boston negli anni ’70 e ’80, osservando come il suo impero criminale si intrecci con le forze dell’ordine. La trasformazione di Depp nel famigerato gangster è ipnotica e cattura sia il suo carisma che la sua spietata brutalità. I personaggi di supporto, interpretati da Benedict Cumberbatch e Joel Edgerton, aggiungono profondità alla complessa rete di relazioni e tradimenti che sono così pertinenti alla storia. Confondendo efficacemente i confini tra forze dell’ordine e criminalità, Black Mass è un’esperienza avvincente e impegnativa al tempo stesso.
  • The Irishman (2019) – Attraversando diversi decenni, The Irishman segue la vita di Frank Sheeran (Robert De Niro), un camionista che diventa un sicario per la famiglia criminale dei Bufalino. Il film mostra il coinvolgimento di Sheeran nel crimine organizzato e la sua stretta relazione con il leader sindacale Jimmy Hoffa (Al Pacino), offrendo una nuova prospettiva su eventi storici chiave come la scomparsa di Hoffa. Meditazione sulla moralità e sullo scorrere del tempo, The Irishman si eleva grazie alla regia del re del genere poliziesco, Martin Scorsese, e alle interpretazioni stellari del suo cast, tra cui l’atteso ritorno di Joe Pesci. Come potente esplorazione della malavita e riflessione sulle scelte che le persone fanno e che condizionano il resto della loro vita, The Irishman è una vera e propria epopea cinematografica che continuerà a essere uno dei film di gangster più ricordati.




The Good Doctor: il finale di serie è ancora più straziante di quanto volessimo

The Good Doctor non ha mai avuto paura di mostrare momenti davvero strazianti. Non passa episodio senza che i pazienti del St. Bonaventure Hospital debbano affrontare alcune delle più strazianti situazioni di vita o di morte. Ma come molti drammi medici (tra cui E.R. e Grey’s Anatomy), la serie ha anche una storia di medici che si trovano in situazioni di pericolo di vita. The Good Doctor, che ha debuttato sulla ABC nel 2017, è ora alla sua settima e ultima stagione. Sebbene gli spettatori abbiano capito fin da subito che nessun personaggio principale sarebbe stato completamente al riparo dalle catastrofi, molti spettatori speravano che l’ultima stagione avrebbe offerto più momenti di guarigione.

Ora che il dottor Shaun Murphy (Freddie Highmore) e Lea (Paige Spara) hanno il loro bambino, il dottor Aaron Glassman (Richard Schiff) si è ripreso dalla sua malattia cerebrale e la dottoressa Morgan Reznick (Fiona Gubelmann) e il dottor Alex Park (Will Yun Lee) si sono riuniti, sembrava che i personaggi potessero finalmente avere un po’ di pace. Tuttavia, ora che The Good Doctor è giunto all’ottavo episodio della stagione, è diventato chiaro che gli sceneggiatori non hanno intenzione di terminare la serie senza invocare qualche grave tragedia lungo il percorso.

Chiunque abbia visto le prime sei stagioni della serie sapeva che il cuore spezzato era il nome del gioco per tutti i personaggi. Il dottor Neil Melendez (Nicholas Gonzalez) ha subito una morte scioccante dopo essere stato gravemente ferito in un terremoto alla fine della terza stagione. Un altro dei membri del St. Bonaventure è morto in modo devastante quando l’infermiera Deena Petringa (Karin Konoval) ha contratto il COVID-19 nella quarta stagione. Questa perdita è stata particolarmente dura per i personaggi dello show e per il pubblico, poiché la pandemia ha colpito ancora molto da vicino per molti. Non tutte le situazioni calamitose si sono concluse con la morte, come l’accoltellamento della dottoressa Audrey Lim (Christina Chang) nella quinta stagione. Ma questi eventi allarmanti hanno rafforzato nel pubblico la convinzione che nessuno dei loro personaggi preferiti sarebbe stato al riparo dalla sfortuna.

Una morte non necessaria nell’ultima stagione di The Good Doctor

Dopo tutte le tragedie che si sono susseguite nel corso degli anni nella serie, ci si aspettava che forse la stagione 7 avrebbe offerto un po’ di respiro ai suoi personaggi principali. Invece di lasciare che i dottori vivessero in pace, gli sceneggiatori hanno deciso di uccidere un personaggio principale a soli cinque episodi dalla fine della serie. Il dottor Asher Wolke (Noah Galvin) è stato uno dei personaggi preferiti dai fan fin dalla quarta stagione, cresciuto come ebreo ortodosso ma allontanatosi dalla sua comunità e dalla sua religione quando ha capito di essere gay. Ha instaurato una delle relazioni più dolci della serie quando ha iniziato a frequentare l’infermiere Jerome Martel (Giacomo Baessato) nella quinta stagione.

Nell’episodio 5 dell’ultima stagione, mentre cercava di aiutare uno dei suoi pazienti, Asher ha stretto amicizia con un rabbino, che gli ha permesso di ricollegarsi alla sua fede ebraica. Mentre accompagnava il rabbino alla sua sinagoga, Asher ha affrontato due uomini che stavano compiendo atti di vandalismo nell’edificio e ha proclamato con orgoglio la sua ebraicità (e ha anche ammesso di essere gay). Mentre Asher si allontanava trionfante, è stato brutalmente aggredito dagli uomini ed è morto tra le braccia del rabbino. Il colpo di scena più triste e straziante è stato che Jerome era seduto in un ristorante ad aspettare Asher per potergli chiedere di sposarlo.

È stato scioccante vedere un personaggio amato ucciso così vicino al finale dello show. Molti spettatori hanno sostenuto che Asher avrebbe potuto essere sconfitto e sopravvivere (il che avrebbe potuto comunque fornire allo show un sacco di drammi e trame da esplorare). Invece, lo show è caduto in un tropo televisivo comune, chiamato Bury Your Gays, in cui ai personaggi LGBTQ+ viene negato il lieto fine, di solito con la loro morte. In un periodo in cui l’odio per le persone LGBTQ e l’antisemitismo sono in aumento, la morte di Asher è stata allarmante. The Good Doctor ha avuto l’opportunità di offrire a un personaggio gay ed ebreo una relazione sana e un lieto fine, ma ha deciso di ucciderlo per motivi drammatici.

The Good Doctor sembra avere in serbo altri colpi al cuore

Con il pubblico ancora provato dalla morte di Asher, è stato sorprendente apprendere che per questi personaggi ci saranno ancora più difficoltà. L’ultimo episodio in onda il 14 maggio riporterà in scena l’amato personaggio della dottoressa Claire Browne (Antonia Thomas). Claire ha lasciato lo show dopo la quarta stagione, ma è ricomparsa nella quinta stagione per due episodi. Tuttavia, invece di essere una felice riunione, uno sneak peek di quell’episodio rivela che a Claire verrà diagnosticato un cancro al seno. Questo sembra solo un altro duro attacco da parte degli sceneggiatori. Invece di riportare Claire come amica di Shaun e di aggiornare gli spettatori sui risultati ottenuti nella sua carriera da quando ha lasciato la St. Bonaventure, sarà solo un altro personaggio il cui benessere è definito da una tragedia.

Oltre ai problemi di salute, i telespettatori hanno notato anche i molti elementi di disagio che si sono verificati nella stagione 7. Nell’episodio 7, il dottor Glassman, un tempo strenuo e rispettoso delle regole, decide di trattare in modo non etico una sua ex paziente (una giovane donna tossicodipendente che gli ricorda la figlia morta, Maddie). Shaun e Lea devono affrontare la preoccupazione che anche loro figlio, Steve, possa essere affetto da autismo. Sebbene ci siano stati alcuni momenti di spensieratezza (l’amicizia tra il dottor Jordan Allen e il dottor Jared Kulu, il fidanzamento tra Morgan e Park, ecc.), nell’ultima stagione della serie i personaggi hanno affrontato soprattutto una serie di eventi traumatici.

Ovviamente, The Good Doctor non è una commedia e non è mai stata una serie particolarmente allegra. Ma c’è sempre stata una corrente di speranza che ha attraversato l’intera serie. Fin dal primo episodio e per tutto il suo percorso di medico, Shaun ha affrontato innumerevoli battaglie e ne è uscito vincitore grazie alle sue capacità che derivano in parte dalla sua neurodivergenza. Gli spettatori non hanno mai dubitato che Shaun e i suoi collaboratori sarebbero stati in grado di salvare la situazione. L’ultima stagione della serie avrebbe dovuto essere uno sguardo trionfale su quanto i personaggi hanno fatto e su quanto sono cresciuti. Invece, il pubblico trattiene il fiato in attesa di vedere quali altre tragedie si abbatteranno su questi personaggi prima che le loro storie si concludano definitivamente. Speriamo che gli ultimi due episodi della serie offrano molta più gioia (e molto meno dolore).

The Good Doctor in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Demon Slayer, spiegazioni: Chi sono gli Hashira?

Demon Slayer, spiegazioni: Chi sono gli Hashira?

Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba è andato in onda per la prima volta nel 2019, ma ha brillato davvero durante la pandemia di Covid, quando il mondo intero è stato costretto a rimanere confinato nelle proprie case. Con una perdita esponenziale di vite e mezzi di sostentamento, molte persone guardavano al giovane Tanjiro Kamado, che era anche alla ricerca di una cura per la sua sorellina, Nezuko, proprio come tutti coloro che aspettavano un vaccino per combattere l’imperversare della pandemia. Tanjiro e i suoi amici e mentori, gli Hashira, si ergevano come fari di speranza, ispirando tutti coloro che guardavano l’anime a non arrendersi mai.

Sebbene il mondo abbia sconfitto la pandemia più di una volta, il viaggio di Tanjiro sta diventando sempre più insidioso. Tuttavia, con l’aiuto degli Hashira del Corpo degli Ammazzademoni, potrebbe imparare abbastanza per farcela. Spesso considerati i più forti dell’intera milizia dei Demon Slayer, gli Hashira svolgono un ruolo cruciale nella trama dell’anime. Non solo possiedono le mosse e le tecniche più appariscenti, ma sono anche una fonte di ispirazione e di conoscenza. Chi sono gli Hashira? Come sono nati? Cerchiamo di rispondere ad alcune di queste domande nelle prossime sezioni.

Che cosa sono le Hashira?

demon slayer hashira

Il termine Hashira si traduce direttamente in “pilastri” in giapponese. Il termine Cacciatrice di Demoni si riferisce alle Cacciatrici di Demoni di grado più elevato del Corpo delle Cacciatrici di Demoni. Sono anche tra i più forti e spesso i più esperti tra tutti gli uccisori di demoni e spesso guidano le unità in battaglia contro i demoni assetati di sangue. Sono secondi solo al capo del Corpo delle Cacciatrici di Demoni, Kagaya Ubuyashiki, la cui famiglia ha ricoperto la carica e mantenuto l’organizzazione per secoli.

A ogni Hashira viene assegnato un territorio da pattugliare, in genere per conoscere meglio i demoni che vi abitano e affinare la propria abilità di spadaccino. Inoltre, vengono inviati in missione solo se il personale di grado inferiore non è in grado di portarle a termine.

Tutti gli Hashira sono maestri di diversi stili di respirazione, alcuni dei quali sono stati addirittura inventati. Il carattere giapponese (o kanji) di Hashira è composto da nove tratti (柱), e si dice che questo sia il motivo per cui ci sono nove Hashira all’inizio della serie. La scritta “Distruttore di demoni” è incisa in giapponese (惡鬼滅殺) sulle armi di ogni Hashira.

L’origine di Hashira

La prima generazione di Hashira, nota anche come Generazione d’Oro, nacque durante l’Era Sengoku. Dopo un millennio di moderati successi contro i demoni di Muzan, un talentuoso uccisore di demoni di nome Yoriichi Tsugikuni si unì al corpo quando un demone uccise sua moglie. Era il più forte uccisore di demoni e un praticante della tecnica del Respiro del Sole, che riuscì a sfiorare l’uccisione del Re Demone. Yoriichi è nato con il marchio dell’uccisore di demoni, che assomiglia a una voglia e si attiva solo in determinate circostanze. Aveva il potere di condividere il marchio con pochi eletti, noti come Hashira.

Una volta attivato, il marchio fornisce all’utilizzatore forza, resistenza, agilità, velocità e una maggiore capacità di respirazione. Uno dei requisiti per risvegliare il marchio è la capacità di sopportare circostanze che mettono a repentaglio la vita, in particolare una frequenza cardiaca superiore a 200 battiti al minuto (BPM) e una temperatura corporea superiore a 39 gradi Celsius (102,2 gradi Fahrenheit), che sono spesso considerate letali. Tuttavia, l’attivazione del marchio comporta un rischio proprio: la durata di vita di una persona si riduce a soli 25 anni circa.

La maggior parte dell’attuale generazione di Hashira ha attivato i propri marchi di Uccisore di Demoni, con le sole eccezioni dell’Hashira del Fuoco Kyojuro Rengoku, dell’Hashira del Suono Tengen Uzui e dell’Hashira degli Insetti Shinobu Kocho.

Yoriichi Tsugikini è stato anche il progenitore delle tecniche di respirazione, trasmettendo le conoscenze alla prima generazione di Hashira, che avrebbe sviluppato e padroneggiato le proprie tecniche di respirazione.

Come si diventa Hashira in Demon Slayer?

Come si diventa Hashira in Demon Slayer

Finora nella serie sono noti solo due metodi per raggiungere il grado di Hashira, ed entrambi sono estremamente pericolosi e difficili. Il Corpo degli Ammazzademoni può essere suddiviso in dieci gradi in base al livello di potenza: Mizunoto, Mizunoe, Kanoto, Kanoe, Tsuchinoto, Tsuchinoe, Hinoto, Hinoe, Kinoto e Kinoe. La prima via può essere tentata solo dopo aver raggiunto il grado di Kinoe, dimostrando la propria abilità nell’uccidere i demoni uccidendo almeno 50 demoni o riuscendo in qualche modo a uccidere un membro dei Dodici Kizuki.

Il secondo approccio richiede di diventare Tsuguko (apprendista) di un Hashira, il che richiede un talento straordinario. Si può fare domanda per diventare Tsuguko ed essere messi alla prova dagli Hashira selezionati, oppure essere scrutati dagli stessi Hashira, se li ritengono degni. Uno Tsuguko può prendere il posto di un Hashira solo se l’Hashira in questione muore o si ritira. Un Hashira può scegliere di ritirarsi quando vuole.

Il lavoro necessario per ottenere ognuna di queste vie richiede circa cinque anni di allenamento, anche se ai più dotati potrebbero bastare due o tre anni. Finora ci sono state due eccezioni di questo tipo, l’Hashira di Foschia Muichiro Tokito e l’Hashira di Pietra Gyomei Himejima, che sono riusciti a diventare Hashira in pochi mesi grazie alla loro pura eccellenza.

Chi sono gli Hashira di oggi?

Ora che conoscete la storia, è il momento di guardare alla generazione attuale. Ecco tutti gli Hashira che abbiamo incontrato finora nell’anime Demon Slayer. Se non siete ancora al corrente della serie, vi consigliamo di fare degli spoiler.

Hashira dell’acqua Giyu Tomioka

Giyu Tomioka è il primo Hashira che Tanjiro incontra e che viene presentato agli spettatori nella prima stagione dell’anime Demon Slayer. Giyu si è allenato con il precedente Hashira dell’Acqua Sakonji Urokodaki e ha imparato la tecnica della Respirazione dell’Acqua. Il suo stile di Respirazione d’Acqua consiste in 11 forme, ognuna progressivamente più letale della precedente.

Love Hashira Mitsuri Kanroji

Alla disperata ricerca di un marito che fosse più forte di lei, Mitsuri decise di unirsi al Corpo delle Cacciatrici di Demoni. Tuttavia, considerando la sua incredibile prestanza fisica, non fu un compito facile. Completò con successo l’addestramento sotto la Fiamma Hashira Kyojuro Rengoku. Sviluppò il proprio stile di respirazione, la tecnica del Respiro dell’Amore, sulla base del Respiro della Fiamma di Rengoku.

Serpent Hashira Obanai Iguro

Prima di diventare il Serpente Hashira, Obanai Iguro era un tragico adolescente a cui la famiglia aveva tagliato la bocca da un orecchio all’altro per farlo assomigliare a un serpente come parte di un sacrificio rituale a un demone. Obanai è parzialmente cieco, ma grazie al suo stile di respirazione serpentesca e al suo serpente domestico Kaburamaru, riesce a compensare questa mancanza ed è quasi inarrestabile.

Sound Hashira Tengen Uzui

Tanjiro, Nezuko, Zenitsu e Inosuke hanno lavorato con Tengen nell’arco del Distretto dei divertimenti. Era alla disperata ricerca di salvare le sue mogli, tenute prigioniere. Tengen è uno dei personaggi più forti della serie e le sue abilità sono ineguagliabili. Purtroppo è stato costretto a ritirarsi dopo aver rischiato di morire contro Daki e Gyutaro.

Wind Hashira Sanemi Shinazugawa

Pur apparendo spavaldo e impulsivo, Sanemi Shinazugawa è il più abile utilizzatore dello stile del vento della sua generazione. È anche uno degli spadaccini più influenti e abili dell’intera milizia dei Demon Slayer. Il suo stile di Respirazione del Vento è spesso paragonato al primo Hashira del Vento, che apparteneva all’Età d’Oro del corpo dei Demon Slayer.

Stone Hashira Gyomei Himejima

Gyomei Himejima è il gigante gentile del corpo dei Demon Slayer, ma è altrettanto spietato in battaglia. È anche il più anziano dell’attuale generazione di Hashira, nonostante abbia attivato il suo marchio di Cacciatore di Demoni. Gyomei viene spesso definito l’Hashira più forte, nonostante sia completamente cieco dalla nascita, e si è guadagnato il rispetto dei suoi compagni grazie alla sua immensa forza e alla sua abilità nell’usare la tecnica del Respiro di Pietra.

Mist Hashira Muichiro Tokito

Muichiro Tokito è probabilmente secondo solo a Gyomei in termini di forza grezza. È uno dei pochissimi individui che appartengono alla linea di sangue Tsugikuni ed è stato uno dei più veloci a salire al grado di Hashira. Nonostante sia uno degli Hashira più giovani, la tecnica di respirazione della nebbia di Muichiro lo rende facilmente una forza con cui fare i conti.

Insect Hashira Shinobu Kocho

Sebbene fisicamente non sia la più forte, Shinobu Kocho è la più veloce tra tutte le Hashira. Il suo atteggiamento dolce spesso nasconde il suo carattere irascibile e l’intenso odio per i demoni. I suoi attacchi consistono in una serie di pugnalate che infliggono punture velenose ai suoi avversari, rese più forti dalla sua tecnica di respirazione degli insetti.

Flame Hashira Kyojuro Rengoku

Primo Hashira a recitare in un film e primo a guidare la squadra di Tanjiro, Flame Hashira Rengoku è forse il più ispirato tra tutti gli Hashira. Nonostante la sua tragica infanzia, ha mantenuto il suo atteggiamento allegro e il suo volto sorridente fino alla fine e ha tenuto testa a un Tre di rango superiore, Akaza, senza attivare il suo marchio di uccisore di demoni.

Flower Hashira Kanae Kocho

Sorella maggiore di Insect Hashira Shinobu Kocho, Flower Hashira Kanae era nota per il suo atteggiamento dolce. Nonostante fosse una cacciatrice di demoni, sognava un mondo in cui demoni e umani coesistessero pacificamente. La sua morte per mano di Doma, di rango superiore 2, ha spinto Shinobu a giurare vendetta contro tutti i mostri mai esistiti.

Gli Hashira portano le loro insegne sulle mani, poiché sono un gruppo distinto di uccisori di demoni. Questi simboli sono legati allo stile di respirazione che praticano e rappresentano. Tanjiro, Nezuko e i loro amici lavoreranno a stretto contatto con gli Hashira nella quarta stagione di Demon Slayer.

Demon Slayer, guida ai personaggi: chi si unisce a Tanjiro in Hashira Training Arc

Demon Slayer stagione 4 è una parte fondamentale della serie, la cui uscita è prevista per il 12 maggio 2024. L’arco dell’Addestramento degli Hashira approfondisce l’intenso addestramento degli Hashira e del resto del Corpo dei Demoni, preparandoli alla battaglia finale contro Muzan.

Questa stagione copre i capitoli 128-136 del manga, mentre il film copre già i capitoli 128 e 129, oltre ad alcune scene aggiunte nell’anime. Ciò significa che l’anime potrebbe andare oltre il capitolo 136, fino all’arco della Battaglia Finale, ecco cosa c’è da sapere sul cast principale di Demon Slayer: L’arco dell’addestramento di Hashira.

Tanjiro Kamado

Tanjiro Kamado

“Per dissipare i rimpianti di coloro che sono stati uccisi, per impedire che appaiano altre vittime, brandirò senza sosta la mia lama contro i Demoni, e questo è un dato di fatto”. – Tanjiro

Tanjiro Kamado, incarnazione della resilienza e della gentilezza, è in missione per restituire alla sorella minore (Nezuko) la sua umanità. Il suo cammino è costellato da numerose sfide, ma attraverso queste prove stringe legami indissolubili con i suoi compagni, Zenitsu e Inosuke. Sono stati i primi a unirsi a lui in questo viaggio, formando un gruppo affiatato che ispira un senso di compagnia. L’incrollabile determinazione di Tanjiro nel salvare sua sorella da una maledizione e nello sconfiggere il signore di tutti i demoni, Muzan, è davvero stimolante. Tanjiro è stato il primo spadaccino a brandire una lama nera dopo secoli, un fatto che solleva molte domande intriganti.

Chi è Tanjiro? Perché è lui a possedere la Lama Nera e qual è il suo legame con il respiro del Sole? Questi misteri, anche se parzialmente svelati, promettono una comprensione più profonda, probabilmente in questa stagione. Le allusioni al ballo con il padre in sogno e il potenziale legame con il respiro del Sole non fanno che aumentare l’enigma che circonda Tanjiro e la sua famiglia, e lo stesso vale per la sorella: perché è stata in grado di conquistare il Sole?

Nezuko Kamado

Nezuko Kamado

Nezuko Kamado, la sorella minore del nostro protagonista, Tanjiro, è una figura centrale dell’Arco di addestramento. Come Tanjiro, è una sopravvissuta al massacro della loro famiglia, ma ha la maledizione di essere un demone, che la fa soffrire di più. Tuttavia, persevera, proteggendo il fratello in modo unico e crescendo maggiormente attraverso la sofferenza. Il suo viaggio è segnato dalla lotta per riconquistare la sua umanità di demone e dalla sua capacità di conquistare il Sole, che la rende l’unico obiettivo dell’antagonista principale, Muzan. La sua trasformazione e la sua resilienza sono aspetti fondamentali dell’Arco di addestramento.

Zenitsu

Zenitsu

Zenitsu, uno dei due studenti dell’ex Hashira del Tuono, Jigoro Kuwajima, è un personaggio che subisce una crescita significativa nell’Arco dell’addestramento. La sua paura e il suo fastidio iniziali sono in netto contrasto con il suo coraggio e la sua affidabilità successivi. Si fa avanti per proteggere Nezuko insieme a Inosuke quando Tanjiro non può farlo, a testimonianza della sua crescita. Il contributo di Zenitsu a molte battaglie, come quella di Daki e Gyutaro, è fondamentale per l’arco del Distretto dei divertimenti, a testimonianza degli insegnamenti del suo mentore, Jigoro Kuwajima.

Inosuke

Inosuke Hashibira Demon Slayer

Inosuke è il combattente più flessibile di tutti i Demon Slayer, non solo il combattente più flessibile ma anche il pensatore più flessibile della squadra. A volte riesce a tenere insieme il gruppo con la sua comicità poco ortodossa, che a prima vista può risultare strana, ma che a pensarci bene è la più onesta del gruppo, il che credo sia dovuto al fatto che non fa molto parte della civiltà umana. Come Zenitsu, Insouke ha avuto un ruolo fondamentale nella battaglia di Tanjiro e Nezuko. Fa squadra con Zenitsu per tenere occupata una delle lune superiori a Daki. Inosuke è il libero pensatore della squadra e, a sua volta, è il più rumoroso del gruppo, nel bene e nel male.

Genya Shinazugawa

Genya Shinazugawa

Genya Shinazugawa è stato accennato quando Tanjiro ha affrontato le prime prove per diventare un cacciatore di demoni nella prima stagione. Ma ha avuto un ruolo considerevole nell’arco del Villaggio degli Spadaccini. Grazie alla capacità di consumare i demoni e di ottenere la loro capacità di resistenza e di guarigione, è stato in grado di aiutare Tanjiro nella sua battaglia contro Hantengu e le sue sei emozioni: Rabbia (Sekido), piacere (Karaku), dolore (Aizetsu), gioia (Urogi), odio (Zohakuten) e risentimento (Urami).

Nel corso dell’arco, vediamo Genya in difficoltà fisica e mentale a causa di suo fratello, Sanemi Shinazugawa, e del loro passato, accennato durante l’arco del Villaggio degli Spadaccini; la loro storia verrà ampliata un po’ di più durante l’arco del Traning di Hashira, concentrandosi sul passato tra Genya e il suo Sanemi e spiegando perché Sanemi mostra così tanto disprezzo verso Genya.

Durante l’arco di addestramento degli Hashira, approfondiremo la conoscenza degli Hashira e del loro regime di addestramento con il resto degli uccisori di demoni. Questo include gli Hashira dell’Amore, Mitsuri, Hashira dell’Acqua, Giyu, Hashira del Serpente, Obanai, Hashira del Suono, Tengen, Hashira del Vento, Sanemi, Hashira della Nebbia, Muichiro, Hashira degli Insetti, Shinobu e Hashira della Pietra Gyomei.

Demon Slayer in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Gaia Girace: 10 cose che non sai sull’attrice

Gaia Girace: 10 cose che non sai sull’attrice

Negli ultimi anni, sono poche purtroppo le serie tv italiane che sono riuscite a distinguersi dalla massa e a lasciare il segno. Una di queste è senza dubbio L’Amica Geniale, divenuta un vero e proprio fenomeno mediatico. Grazie a questa serie abbiamo potuto conoscere alcuni dei talenti italiani emergenti della recitazione come Gaia Girace, piccola grande interprete di una delle due protagoniste.

Scopriamo quindi tutto quello che c’è da sapere su Gaia Girace e la sua promettente carriera.

Gaia Girace: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in note serie TV. Poco dopo aver iniziato a frequentare la scuola di recitazione, nel 2018 ha sostenuto il suo primo provino per il ruolo della protagonista Lila Cerullo nella serie televisiva L’amica geniale. L’attrice ha dunque iniziato così la sua carriera, recitando in questa serie dal 2018 al 2022 per un totale di 22 episodi. In seguito ha recitato nella miniserie francese Diane de Poitieres (2022), mentre nel 2023 è una delle protagoniste della serie The Good Mothers, dove recita accanto a Micaela Ramazzotti e Valentina Bellè.

2Ha preso parte ad altri importanti progetti. Oltre ad aver recitato in serie televisive, però, la Girace si è distinta anche per aver partecipato ai cortometraggi I santi (2021) e A Future Together (2021), quest’ultimo diretto dal celebre regista tedesco Wim Wenders. Nel 2023 è invece protagonista del suo primo film, Girasoll, dove interpreta Lucia, una giovane rinchiusa nel manicomio di Aversa, che svilupperà una forte amicizia con una delle infermiere.

Gaia Girace in L’amica Geniale

3. Era determinata ad ottenere il ruolo. Riguardo al suo provino per la serie, la Girace ha dichiarato: “Anche se quello era il mio primo provino, fare l’attrice era il mio sogno: ci tenevo tantissimo, volevo essere scelta […] Ho letto il primo libro dopo essere stata presa. La scrittura della Ferrante mi ha dato emozioni fortissime per l’originalità della storia, per lo stile, la cura dei dettagli. In una parola: magia”. Il desiderio di ottenere quel ruolo si è dunque concretizzato, dando alla Girace l’occasione di portare avanti una carriera da attrice.

Gaia-Girace-Margherita-Mazzucco

4. La seconda stagione è stata molto difficile per lei. Le riprese della seconda stagione de L’Amica Geniale sono state piuttosto dure per l’attrice. A sconvolgere gli equilibri creatisi, c’è infatti stato l’ingresso di una nuova regista, Alice Rohrwacher – sorella di Alba Rohrwacher, voce narrante della serie – che ha sostituito a fasi alterne Saverio Costanzo dietro la macchina da presa. Inizialmente pare che Gaia non riuscisse ad adattarsi bene al cambio di regia e stile. Alla fine, però, ha saputo allinearsi con la regista e trovare insieme a lei il modo di proseguire il racconto del suo personaggio.

Gaia Girace e Margherita Mazzucco

5. Sono diventate grandi amiche. Passando tante ore insieme sul set di L’amica geniale, come spesso accade, le piccole Lenù e Lila sono diventate grandi amiche anche nella vita reale. Le attrici Gaia Girace e Margherita Mazzucco si sono infatti conosciute sul set e tra loro pare sia stato un colpo di fulmine da cui si è poi consolidata un’autentica amicizia. Eppure il loro incontro è stato puramente casuale. Mentre Gaia, decisa a ottenere una parte nella serie, è stata subito scelta per interpretare Lila, Margherita, invece, si è presentata al penultimo giorno di casting ed è stata chiamata circa un mese più tardi.

Gaia Girace in The Good Mothers

6. Ha interpretato un personaggio importante nella serie. In The Good Mothers, serie adattamento dell’omonimo romanzo di Alex Perry e basato su fatti realmente accaduti, l’attrice interpreta Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo, testimone di giustizia e vittima della ‘ndrangheta. Un personaggio delicato da interpretare quello di Denise, ancor di più perché ispirato ad una persona realmente esistente. La Girace tuttavia non ha avuto modo di incontrare tale persona, dovendosi dunque basare per la propria interpretazione unicamente su articoli e interviste.

Gaia Girace è Caterina de Medici

7. Ha interpretato la celebre nobildonna. Un’altro ruolo per cui la Girace si è distinta è quello di Caterina de Medici, da lei interpretata nella miniserie francese Diane de Poitiers, dedicata all’omonima una donna vissuta nel XVI secolo, che fu l’amante ufficiale del re Enrico II di Francia. In mezzo ad un cast composto prevalentemente da attori francesi, l’attrice ha dunque avuto modo di interpretare un personaggio italiano, cimentandosi con una nuova prova attoriale particolarmente importante.

Gaia-Girace-The-Good-Mothers

Gaia Girace ha un fidanzato?

8. È single. Come da lei dichiarato in alcune interviste, l’attrice è attualmente single. Ad ogni modo, è questo un aspetto della propria vita che la Girace intende comprensibilmente mantenere il più privato possibile, dunque anche quando avrà una relazione di questo tipo, non ci saranno messaggi particolari che lo renderanno noto.

Gaia Girace è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 210 mila persone e dove attualmente si possono ritrovare circa 80 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

 

 

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Gaia Girace: età e altezza

10. Gaia Girace è nata a Vico Equense, Campania, il 21 ottobre 2003. L’attrice è alta complessivamente 1,70 metri.

Fonti: IMDb, Instagram

Margherita Giusti racconta il suo The Meatsellers al BBF42: “L’animazione mi ha salvata”

La formazione come animatrice, la fondazione del collettivo Muta Animations durante il periodo della pandemia, lo sviluppo del documentario animato The Meatsellers e l’incontro con Luca Guadagnino, la partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia e infine il David di Donatello per il Miglior cortometraggio. È questo il percorso artistico compiuto fino ad oggi da Margherita Giusti, classe 1991, che ospite al Bellaria Film Festival svela i sogni, le speranze e le paure vissute in questi anni tanto intensi che l’hanno però ora portata ad essere guardata come una delle nuove voci dell’animazione italiana.

Il suo The Meatsellers è la storia vera di Selinna Ajamikoko, una ragazza nigeriana che sogna di diventare una macellaia come sua madre. Per esaudire il proprio desiderio si imbarca in un lungo viaggio verso l’Italia, pieno di atrocità e bestialità. Si costruisce così una storia raccontata tramite il colore, il sangue, il corpo e i tagli. Un viaggio animato che accompagna la voce di Selinna e guida gli spettatori in quella ricerca di identità che caratterizza l’essere umano.

Mi sono diplomata al Centro Sperimentale insieme a due colleghe, Elisabetta Bosco e Viola Mancini, realizzando un breve documentario animato. – racconta Margherita Giusti Una volta completati gli studi volevo realizzare delle pillole di animazione incentrate su storie di donne che si emancipano tramite il lavoro. È così che ho conosciuto Selinna Ajamikoko, sulla cui esperienza ho poi concepito The Meatsellers. Inizialmente il progetto doveva coinvolgere anche altre donne, ma Selinna è emersa come un personaggio troppo forte, che meritava uno spazio maggiore“.

A quel punto mi occorreva trovare una produzione e ho deciso di mandare quello che avevo a Luca Guadagnino, che aveva già visto il mio film di diploma. Io volevo solo una consulenza, chiedergli come avrebbe agito. Lui però ha apprezzato molto il progetto e si è offerto di produrlo con la sua Frenesy Film Company. In pochi pensano all’animazione in questa maniera. Luca è stato un vero coach. A quel punto ho potuto iniziare a lavorare sull’animazione insieme alle mie colleghe del collettivo Muta Animation”.

Il collettivo Muta Animations

Muta Animation nasce perché io, Elisabetta Bosco e Vera Mancini, abbiamo fatto il nostro film di diploma insieme e volevamo continuare a lavorare come gruppo. – racconta Margherita Giusti – Quando siamo partire purtroppo è scoppiato il covid e ognuna era a casa propria. Facevamo una call una volta ogni tot giorni e piano piano abbiamo deciso il nome, poi il logo e così via. Ognuna di noi è specializzata in cose diverse. Quest’anno però abbiamo chiamato anche Elisa Bonandin, che ha fatto sempre con noi un altro corto di diploma, e siamo sempre state tutte insieme“.

Non siamo tutte registe, abbiamo ruoli diversi rispetto all’animazione, ma in qualche modo funzioniamo, anche se poi alla fine non siamo nulla ancora, quattro freelancer insieme”. Aggiunge però che: “C’è il sogno di aprire uno studio, solo che è un po’ complicato, perché per sopravvivere ognuna di noi attualmente lavora anche ad altro. Però è piaciuto molto avere a disposizione un team per The Meatseller. Con Muta c’è la possibilità di sviluppare dei progetti che diano lavoro anche ad altre persone. Questo per me resta il sogno. Poi vedremo, speriamo“.

L’animazione in Italia

Impossibile non chiedere alla giovane animatrice un suo parere sullo stato dell’animazione in Italia, ancora troppo spesso trattata come un prodotto esclusivamente per un pubblico di bambini. “In Italia abbiamo maestranze bravissime, ma che lavorano all’estero per grandi Studi come Disney e purtroppo qui non sono riconosciute. In Italia non esiste un sistema produttivo che funzioni veramente per l’animazione e credo per questo di essere stata molto fortunata“.

La regista aggiunge però anche che: “Credo comunque che ci sia una maggiore apertura nei confronti dell’animazione. Il fatto che Luca Guadagnino volesse produrre un’opera d’animazione è indicativo, e anche Zerocalcare con la sua serie ha aiutato. Secondo me la richiesta del pubblico è forte, perché arriva da fuori. Anche il mondo del fumetto ha avuto un’esplosione negli ultimi dieci anni. Piano piano arriveremo, ma il problema è prima di tutto economico. L’animazione costa troppo per il nostro cinema“.

Io tendenzialmente faccio 2D. Mi è piaciuto molto lavorare sulla carta, è una cosa che vorrei continuare a fare. Ma se mi sposto sul lungometraggio è difficile che il pubblico sia disposto a seguire il tipo di sperimentazione adoperato per The Meatsellers. Ad ogni modo, è pieno di donne nell’animazione, soprattutto quella 2D. Forse perché è un mondo più chiuso e sereno rispetto ai set normali“. Margherita Giusti racconta poi che: “Ho fatto 6 anni come aiuto regista e sono stata davvero male. Ero molto giovane, intorno ai 20 anni. L’animazione mi ha salvata”.

Certo, è un ambiente competitivo, ma più sano rispetto al set. Io principalmente ho fatto fiction e quelli sono set dove non si riesce a imparare reciprocamente. Nell’animazione invece ti senti sicura perché è un ambiente protetto. In realtà è un peccato che le donne non si sentano troppo sicure sul set, ma credo che anche questa cosa stia cambiando. Il punto è ch spesso le ragazze sul set non hanno punti di riferimento“.

Guardando al futuro

Quando le viene chiesto di cosa la aspetta ora nell’immediato futuro, Margherita Giusti racconta: “Ora Luca vuole che non mi sieda sugli allori ma continui a lavorare. Svilupperemo un lungometraggio insieme. Il problema è che, appunto, si tratta di animazione, quindi ci vorrà molto tempo. Una storia però c’è già, non posso dire molto ma non sarà un altro documentario. Sicuramente sara in 2D, è la tecnica a cui sono legata e che non ho intenzione di abbandonare“.

Wind River: la spiegazione del finale, chi ha ucciso Natalie?

Wind River: la spiegazione del finale, chi ha ucciso Natalie?

Taylor Sheridan potrebbe essere conosciuto soprattutto per Yellowstone, ma si è fatto un nome con le sue brillanti sceneggiature di Sicario e Hell or High Water, e ha dimostrato di essere un regista con il suo debutto alla regia nel 2017, Wind River. Come molti progetti di Sheridan, Wind River mescolava l’attualità politica con un elemento di mistero neo-noir, in modo da essere allo stesso tempo molto divertente e sorprendentemente riflessivo. Sebbene il mistero che Sheridan presenta in Wind River sia un mistero, le sue motivazioni più serie per il film sono evidenti dalle statistiche sui crimini reali che incorpora alla fine.

Di cosa parla Wind River di Taylor Sheridan?

Wind River è un giallo ambientato nella riserva indiana Wind River del Wyoming. Dopo che il corpo dell’adolescente indigena Natalie Hanson (Kelsey Asbille) viene ritrovato congelato in mezzo alla natura selvaggia, l’FBI invia l’agente Jane Banner (Elizabeth Olsen) per scoprire il colpevole della sua morte. L’unico problema è che l’area della riserva è enorme e solo pochi agenti delle forze dell’ordine sono in grado di pattugliarla. Sarebbe quasi impossibile per un’estranea come Jane fare una ricerca adeguata da sola, quindi decide di lavorare con l’agente locale del Servizio Pesca e Fauna Selvatica Cory Lambert (Jeremy Renner). Lambert è un esperto segugio e ha vissuto nella riserva per tutta la vita; tuttavia, le motivazioni che lo spingono a seguire il caso sono più personali di quanto Jane non creda inizialmente.

Lambert è un amico intimo del padre di Natalie, Martin (Gil Birmingham), e promette all’uomo in lutto che troverà giustizia per l’omicidio della figlia. Sebbene l’empatia di Lambert nei confronti di Martin sia in qualche modo intrinseca, gli viene anche ricordata una tragedia simile nella sua vita. Anche la figlia di Lambert è stata uccisa solo pochi anni prima; forse, aiutare Jane a risolvere l’omicidio di Natalie gli permetterà di superare il dolore che prova per aver deluso sua figlia. Lambert e Jane sono vigili nella loro ricerca, ma il giovane agente dell’FBI comincia a rendersi conto che i problemi della riserva sono più complessi di alcuni omicidi irrisolti; si tratta di una crisi che minaccia la vita di innumerevoli donne indigene la cui morte non è mai stata indagata adeguatamente dalle autorità legali.

Durante la ricerca di indizi su Natalie, Lambert e Jane scoprono il cadavere in decomposizione del fidanzato più anziano di Natalie, Matt (Jon Bernthal). Matt lavorava come guardia di sicurezza presso un sito di trivellazione locale e, sebbene fosse molto più vecchio di Natalie, non sembra essere responsabile del suo omicidio. Tuttavia, questo non impedisce a Lambert e Jane di recarsi dall’ex datore di lavoro di Matt per cercare ulteriori indizi. Questo li porta a un confronto con gli amici di Matt, tra cui il suo inquietante collega Pete Mickens (James Jordan). Quando i colleghi di Matt chiariscono che non hanno intenzione di andare giù senza combattere, Jane e Lambert devono difendersi usando la forza letale.

Natalie riceve giustizia in Wind River?

wind river elizabeth olsen

Mentre lo stallo tra Lambert, Jane e i colleghi di Matt è il culmine dell’azione di Wind River, Sheridan utilizza una sequenza di flashback per rivelare i dettagli della morte di Natalie. Dopo una discussione con Matt, Natalie era tornata nella sua roulotte. Questo purtroppo ha attirato l’attenzione degli altri colleghi di Matt, tra cui Pete. Ubriachi e pronti alla violenza, Pete e gli altri trivellatori hanno violentato Natalie prima di picchiare Matt a morte. Natalie era riuscita a fuggire, ma non era in grado di farlo per molto tempo. Natalie ha tentato di attraversare la gelida natura selvaggia da sola, finendo per morire congelata prima che le autorità potessero trovarla.

Lambert, Jane e il capo tribù locale Ben Shoyo (Graham Greene) guidano le loro forze in uno scontro a fuoco con i colleghi di Matt, compreso il suo capo Curtis (Hugh Dillon). L’ingaggio non è privo di conseguenze: Shoyo e molti dei suoi uomini vengono uccisi. Tuttavia, Lambert riesce a salvare Jane all’ultimo minuto, eliminando senza pietà i restanti scagnozzi di Curtis. Pete rimane l’unico sopravvissuto del gruppo e, da codardo qual è, tenta di fuggire nella natura. Intuendo un’opportunità, Lambert lo segue per fare un po’ di giustizia di frontiera.

Lambert segue Pete nella natura selvaggia e lo costringe a sopravvivere nello stesso modo in cui è sopravvissuta Natalie: in mezzo al freddo e con solo abiti leggeri per proteggersi. Lambert osserva che questo è il modo in cui Natalie e sua figlia sono state uccise e che Pete non possiede la stessa forza d’animo che avevano loro. Pete fa un tentativo di contrattare per la propria vita, ma non è interessato a Lambert. Anche se Lambert è soddisfatto che la morte di Natalie sia stata risolta, questo non rende la situazione meno cupa. Il film è chiuso da una struggente scena finale in cui Lambert e Martin piangono insieme. Entrambi gli uomini possono aver trovato giustizia alla fine, ma vivranno il resto della loro vita senza i figli a cui tenevano di più.

Wind River è basato su una storia vera?

Wind River basato su una storia vera

Sheridan utilizza questo momento per accennare ad alcuni dei temi più importanti del film. Sebbene la storia di Wind River sia originale, è ispirata a una crisi reale che non ha ricevuto l’attenzione necessaria. In una scheda del titolo viene rivelato che le donne native americane scomparse sono l’unico gruppo demografico che non viene registrato nei registri ufficiali. Il numero di donne native americane scomparse non è noto, ma la crisi è diventata particolarmente pericolosa nei siti delle riserve come quella del Wyoming, che sono poco protetti dalla polizia e dagli ufficiali della difesa federale.

Wind River è uno dei film più cupi di Sheridan, ma anche uno dei suoi più importanti. Il film ha dimostrato che, oltre a creare un mistero avvincente, Sheridan poteva usare il suo potere di narratore per sensibilizzare su una crisi in corso che colpiva in modo sproporzionato una popolazione selezionata. A volte può non essere facile da guardare, ma Wind River è una visione assolutamente indispensabile sia per i fan di Sheridan che per i detrattori.

Wind River è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Rick Moranis ha rifiutato la partecipazione a Ghostbusters – Minaccia glaciale

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Ghostbusters – Minaccia Glaciale doveva inizialmente contenere un cameo dell’attore Rick Moranis, ma la star ha rifiutato la possibilità di apparire nel film.

Parlando con ScreenRant, l’attore Ernie Hudson – che riprende il ruolo di Winston Zeddemore nel film – ha rivelato che i responsabili del film non sono riusciti a convincere Rick Moranis a tornare nel film come Louis Tully, che aveva interpretato nei primi due film.

Non so perché. Non ho avuto una conversazione personale“, ha detto Hudson. “Ho parlato con Ivan Reitman prima della transizione, che so aver passato molto tempo a cercare di convincere Rick. So che gli altri ragazzi gli hanno parlato e non sono sicuro del perché, lui ha semplicemente detto di no“.

Ernie Hudson ha anche aggiunto che sa che a Moranis sono stati offerti più soldi per apparire rispetto a lui, e che se gli fosse stato chiesto di aiutare a reclutarlo, lo avrebbe fatto.

So che gli hanno offerto più soldi di quelli che hanno offerto a me. E se avessi pensato che andare a casa sua avrebbe fatto la differenza, ci sarei andato“, ha detto Hudson. “Perché mi piacerebbe vederlo. E non solo in Ghostbusters, ma penso solo che sia un talento incredibile . . . Mi piacerebbe rivederlo se ci fosse un modo possibile, sapete?“.

Rick Moranis si è ritirato dalla recitazione nel 1997 per poter dedicare più tempo alla crescita dei suoi due figli da vedovo. Non è più apparso in un film live-action dal 1997, Honey, We Shrunk Ourselves, anche se ha firmato per apparire nel prossimo film della Disney, Shrunk, al fianco di Josh Gad.

Ghostbusters: Minaccia Glaciale, la trama e il cast del film

In Ghostbusters: Minaccia Glaciale, la famiglia Spengler torna dove tutto è iniziato, l’iconica caserma dei pompieri di New York, e si unisce agli Acchiappafantasmi originali che hanno sviluppato un laboratorio di ricerca top-secret per portare la lotta ai fantasmi a un livello superiore. Quando la scoperta di un antico artefatto scatenerà una forza malvagia, i vecchi e nuovi Ghostbusters dovranno unire le forze per proteggere la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale.

Il nuovo film, seguito di Ghostbusters: Legacy e diretto da Gil Kenan, anche autrice della sceneggiatura insieme a Jason Reitman, è il quinto film della saga e vede molti dei membri superstiti del cast originale (tra cui Bill Murray, Ernie Hudson, Dan Aykroyd e Annie Potts) riunirsi con il cast presentato dal precedente film (Finn Wolfhard, Mckenna Grace, Carrie Coon, Paul Rudd e Logan Kim). A loro si uniscono i nuovi arrivati  Kumail Nanjiani Patton Oswalt. sarà al cinema dall’11 aprile distribuito da Eagle Pictures.

Grendel: Jeff Bridges e Dave Bautista nel cast del nuovo adattamento di Beowulf

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Jeff Bridges e Dave Bautista sono stati scritturati per Grendel, un nuovo adattamento live-action di Beowulf prodotto dalla Jim Henson Company.

Secondo The Hollywood Reporter, Jeff Bridges interpreterà il mostro protagonista in Grendel, che sarà presentato al mercato cinematografico al Festival di Cannes questo mese, mentre Dave Bautista  interpreterà Beowful.

La Creature Shop di Jim Henson si occuperà della realizzazione delle creature pratiche e del design di Grendel, mentre la regia è affidata a Robert D. Krzykowski. Grendel è basato sull’omonimo romanzo del 1971 di John Gardner.

Chi altro reciterà in Grendel insieme a Jeff Bridges e Dave Bautista?

Oltre a Jeff Bridges e Dave Bautista, Grendel è interpretato da Bryan Cranston (Breaking Bad) nel ruolo di Re Hrothgar, Sam Elliott (A Star Is Born) nel ruolo del Drago, Thomasin McKenzie (Last Night in Soho) nel ruolo della Regina Wealhtheow e Aidan Turner (Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate) nel ruolo di Unferth.

Il film racconta “la storia del leggendario mostro al centro del poema epico Beowulf che si fa avanti per raccontare la sua versione di questa storia avvincente”, secondo la descrizione di The Hollywood Reporter.

Krzykowski ha scritto anche la sceneggiatura di Grendel ed è produttore insieme a Brian Henson e Vince Raisa per The Jim Henson Company, Jay Glazer, Dennis Berardi e Jon D. Wagner. Bridges, John Sayles, Tamara Birkemoe e Joe Jenckes della Ashland Hill Media Finance sono tutti produttori esecutivi.

Grendel rappresenta tutto ciò che amo del cinema. Il folle capolavoro di John Gardner affronta in modo intelligente ciò che significa essere umani attraverso l’occhio selvaggio di un mostro“, ha dichiarato Krzykowski. “È un onore lavorare con un gruppo così straordinario di narratori, che cercano tutti di portare al pubblico qualcosa di meraviglioso e inaspettato“. Grendel sarà il secondo film di Krzykowski dopo L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot del 2018, interpretato anche da Elliott e Turner.

And Just Like That: la serie sequel di Sex and the City inizia la produzione della terza stagione

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È ufficialmente iniziata la produzione della terza stagione di And Just Like That, sequel dell’iconica serie Sex and the City, con il ritorno di Sarah Jessica Parker nei panni di Carrie Bradshaw. Max ha comunicato la notizia attraverso la sua pagina ufficiale X (ex Twitter), condividendo una foto del set con Jessica Parker mentre entra nella nuova stagione.

La terza stagione di And Just Like That segnerà, naturalmente, la continuazione della storia di Carrie, Charlotte York Goldenblatt (Kristin Davis) e Miranda Hobbes (interpretata da Cynthia Nixon) mentre affrontano la vita dei loro 50 anni. Potete vedere l’immagine del set qui sotto:

Chi fa parte del cast di And Just Like That Stagione 3?

Oltre ai tre protagonisti principali, gli altri membri del cast di And Just Like That che dovrebbero tornare per la terza stagione sono Evan Handler nel ruolo di Harry Goldenblatt, Mario Cantone nel ruolo di Anthony Marentino, David Eigenberg nel ruolo di Steve Brady, Cathy Ang nel ruolo di Lily Goldenblatt, Sarita Choudhury nel ruolo di Seema Patel, Sebastiano Pigazzi nel ruolo di Giuseppe, Nicole Ari Parker nel ruolo di Lisa Todd Wexley e John Corbett nel ruolo di Aidan Shaw.

È stato confermato che l’attrice Rosie O’Donnell, vincitrice di un Emmy, si unirà al cast della terza stagione interpretando un personaggio di nome Mary. Purtroppo, in precedenza era stato riferito che Sara Ramirez e Karen Pittman non sarebbero tornate per la prossima stagione. Le star interpretavano rispettivamente Che Diaz e Nya Wallace. La serie è scritta, diretta e prodotta esecutivamente da Michael Patrick King.

Il nuovo capitolo dell’innovativa serie HBO segue Carrie, Miranda e Charlotte mentre affrontano il viaggio dalla complicata realtà della vita e dell’amicizia dei loro 30 anni alla realtà ancora più complicata della vita e dell’amicizia dei loro 50 anni”, si legge nella sinossi di And Just Like That. Le prime due stagioni di And Just Like That sono disponibili in streaming su Max e NOW. Non è ancora stata fissata una data di uscita per la terza stagione.

Grace Caroline Currey protagonista del remake di The Breed di Wes Craven

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Il regista di Nightmare – Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm Street), L’ultima casa a sinistra e Scream, Wes Craven, è stato responsabile di alcuni dei film, dei personaggi e dei momenti più iconici del cinema dell’orrore, ma è stato anche l’artefice di una serie di fallimenti, uno dei quali sta per essere rifatto.

Wes Craven non ha diretto The Breed del 2006, ma è stato produttore del film e ha reclutato il suo assistente alla regia di Nightmare – Dal profondo della notte Nick Mastandrea, per dirigerlo. Il film è incentrato su due fratelli e i loro amici che si recano in una baita su un’isola ereditata dallo zio recentemente scomparso per trascorrere un weekend di relax. Il gruppo viene assediato da cani geneticamente potenziati, allevati per uccidere attraverso una struttura di addestramento abbandonata sull’isola.

The Breed non è stato accolto bene (per usare un eufemismo), ottenendo un punteggio del 27% dalla critica su Rotten Tomatoes. Ora, Variety riporta che i fratelli Nathan e Griff Furst sono pronti a dirigere un remake, con l’attrice di Fall e Shazam! Fury of the Gods Grace Caroline Currey nel ruolo principale.

Il progetto viene descritto come una “rivisitazione non convenzionale del classico cult di Wes Craven”, incentrato sul personaggio di Currey, Violet, “un’icona ribelle e cazzuta in missione per cercare cani abbandonati su un’isola remota, che porta a un completo terrore adrenalinico“.

I Furst produrranno insieme attraverso la loro società, la Curmudgeon Films. Il film sarà co-prodotto e finanziato dalla Daro Film Distribution, che ne detiene anche i diritti internazionali.

Recentemente la Currey ha interpretato la protagonista del thriller d’avventura della Lionsgate, Fall, diretto da Scott Mann, che segue due temerari scalatori, Becky (Currey) e Hunter (Virginia Gardner), che decidono di scalare la torre televisiva B67 – e rimangono bloccati proprio in cima. Ha interpretato anche Mary Marvel/Mary Bromfield nel sequel del supereroe Shazam! Fury of the Gods, ma è improbabile che riprenda il ruolo dopo l’avvento del nuovo DCU.

Shawn Levy rivela perché ha accettato Deadpool & Wolverine e perchè ha rinunciato a The Wolverine del 2013

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Shawn Levy ha una lista impressionante di crediti a suo nome, tra cui Una notte al museo, Free Guy e Stranger Things. Deadpool & Wolverine sarà il suo film più grande, ma non è la prima volta che un progetto della Marvel finisce nel mirino del regista.

Shawn Levy ha lavorato con Hugh Jackman in Real Steel e con Ryan Reynolds in Free Guy e The Adam Project, il che significa che era già buon amico di entrambi gli attori. Tuttavia, prima che Ryan Reynolds gli proponesse di dirigere l’allora Deadpool 3, Levy aveva già rifiutato la possibilità di occuparsi di The Wolverine del 2013!

Sul set di The Adam Project, Ryan mi chiese se avrei preso in considerazione l’idea di fare Deadpool 3“, racconta a Empire Online. “E ricordo che mi disse: ‘So che mi dirai di no, ma ho intenzione di provare a convincerti’. E la mia risposta è stata: ‘Non ho intenzione di dire di no, stai scherzando? È un sì duro e immediato, signore!”“.

Quando stavamo girando Real Steel, Hugh stava cercando di fare The Wolverine e mi ha chiesto se volevo farlo“, aggiunge Levy. “E io, come un idiota, ho risposto: ‘No’. Perché all’epoca pensavo: ‘Beh, è la quinta volta che interpreti il personaggio, sto facendo film originali eccetera’. E me ne sono pentito profondamente per anni“. “E così, quando si è ripresentata l’occasione, grazie a Dio ero abbastanza vecchio e saggio da cogliere al volo l’opportunità“.

Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

Lucasfilm: un dirigente svela perché George Lucas ha definito OBI-WAN KENOBI “una delle sue cose preferite” dell’era Disney

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Da quando ha venduto la Lucasfilm alla Disney per l’enorme cifra di 4 miliardi di dollari, George Lucas ha lasciato che la Casa del Topo facesse ciò che voleva di Star Wars. Certo, ha visitato il set di The Mandalorian e ha espresso alcune considerazioni sui sequel, ma non è stato coinvolto creativamente.

Negli ultimi anni la Disney è tornata a molte delle sue più grandi creazioni, sia con un “Baby Yoda“, sia con Ahsoka Tano di The Clone Wars, sia colmando le lacune tra La vendetta dei Sith e Una nuova speranza arruolando Ewan McGregor per l’Obi-Wan Kenobi di Disney+.

Durante un’intervista con il podcast Full of Sith, Pablo Hidalgo – un dirigente della Lucasfilm incaricato di mantenere il canone del franchise – ha confermato che Lucas era un grande fan di quest’ultima serie.

All’inizio c’è stata una conversazione con George [Lucas] su quali fossero i suoi pensieri e se, onestamente, fosse d’accordo o meno con l’intero concetto, e lui era favorevole al cento per cento“, ha spiegato. “E ho sentito dire che è una delle cose che preferisce di Star Wars“. Per quanto riguarda il motivo per cui Lucas ha apprezzato così tanto Obi-Wan Kenobi, Hidalgo ha aggiunto: “Perché riconosce molto di quello che ha fatto nei prequel, fondamentalmente portato avanti e celebrato in un modo che sono sicuro lo ha sorpreso“.

Con altri 10 anni di distanza tra la battaglia di Obi-Wan con Darth Vader e la morte dello Jedi sulla Morte Nera, molti fan di Star Wars sono ottimisti sulla possibilità di realizzare una seconda stagione che colmi ulteriori lacune e magari rivisiti la rivalità del Maestro Jedi con Maul.

A marzo, McGregor ha confermato di essere ancora in attesa di una chiamata. “La verità è che ho parlato per anni di dovermi coprire per fare la stagione di Obi-Wan, ho dovuto mentire su questo e non sto mentendo su questo ora”, ha detto. “Non lo so. Non c’è stata nessuna telefonata da parte della Lucasfilm o della Disney che mi abbia detto: ‘Facciamone un’altra‘”.

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