Il film thailandese del 2018 The Pool diretto da Ping Lumpraploeng, rappresenta un’interessante incursione del cinema nazionale nel genere del survival thriller, un filone non particolarmente frequentato nella cinematografia del Paese. A differenza della tradizionale produzione thailandese, spesso legata al dramma, all’horror o al cinema d’azione, questo lungometraggio si distingue per la sua capacità di raccontare una vicenda semplice e claustrofobica in uno scenario ridotto all’osso: una piscina abbandonata. Il film, pur con un budget contenuto, riesce a mantenere alta la tensione, dimostrando la volontà di sperimentare con il genere e di proporre un racconto universale, capace di parlare anche al pubblico internazionale.
Ciò che rende The Pool particolarmente curioso è il suo minimalismo: due soli protagonisti, un unico ambiente e un alligatore come minaccia letale. L’abilità del regista sta nel trasformare una situazione apparentemente banale – un uomo e la sua fidanzata intrappolati sul fondo di una piscina svuotata – in un incubo adrenalinico. Questa scelta lo avvicina a opere come Buried – Sepolto (2010) con Ryan Reynolds, incentrato su un uomo sepolto vivo, o 127 ore (2010) di Danny Boyle, dove la sopravvivenza è legata alla resistenza psicologica e alla determinazione del protagonista.
A tutto ciò, tuttavia, il film thailandese ci aggiunge un tocco esotico e una critica sottile al disinteresse umano verso il pericolo imminente. Nel corso dell’articolo ci soffermeremo a spiegare il finale di The Pool, chiarendo come la conclusione del film si colleghi ai suoi temi portanti: l’istinto di sopravvivenza, la solitudine e le conseguenze delle scelte impulsive. Analizzeremo i colpi di scena che caratterizzano il terzo atto e il significato simbolico della battaglia contro l’alligatore, che va oltre la mera lotta fisica. Un finale che, come vedremo, completa un viaggio drammatico capace di catturare e sorprendere lo spettatore fino all’ultimo istante.

La trama di The Pool
Protagonisti del film sono Day (Theeradej Wongpuapan) e la sua fidanzata Koi (Ratnamon Ratchiratham). Lui è un art director frustrato che deve seguire le riprese di uno spot pubblicitario ambientato in una piscina. Terminate le riprese, a Day viene dato l’incarico di pulire e svuotare la vasca, ma prima decide di rilassarsi su un materassino gonfiabile in acqua. Tuttavia, egli si addormenta e al suo risveglio si accorge che la piscina si è in parte svuotata e che l’abbassamento del livello dell’acqua rende difficilissimo raggiungere il bordo per uscirne.
Quando arriva la sua fidanzata, ignara dell’accaduto, si tuffa per raggiungerlo ma sbatte la testa candendo nella piscina priva di sensi. Ora i due sono bloccati là dentro e a peggiorare la situazione già complicata, Day si accorge di essere rimasto senza la sua insulina. A quel punto non resta altro che chiamare i soccorsi, ma l’unico che li sentirà è un feroce coccodrillo che si trova ora è nella piscina insieme a loro. Day e Koi dovranno dunque trovare un modo di salvarsi sfuggendo al predatore, pur sapendo di non avere vie chiare di fuga.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di The Pool la tensione raggiunge l’apice mentre Day, ormai stremato fisicamente e psicologicamente, affronta l’alligatore che ha trasformato la piscina nel suo territorio di caccia. La situazione diventa sempre più disperata: Koi, la fidanzata incinta, è gravemente ferita e incosciente, mentre l’animale si mostra sempre più aggressivo. Day tenta ripetutamente di sfuggire alla trappola mortale, provando ad arrampicarsi sulle pareti scivolose della piscina o a usare ciò che ha a disposizione – una catena, un tubo – per contrastare l’animale e proteggere la compagna. Le speranze sembrano spegnersi quando l’alligatore riesce a colpire Day, ferendolo gravemente, e le ultime risorse dell’uomo paiono esaurirsi.

Tuttavia, in un estremo atto di coraggio e determinazione, Day riesce a sfruttare un momento di distrazione dell’alligatore per tendergli un’ultima trappola. Con un ingegnoso espediente, riesce a intrappolare la bestia, uccidendola con un bastone di ferro. Poi riesce a uscire dalla piscina quando Lucky, il cane rimasto per tutto il tempo a bordo piscina, si tuffa per andare dal suo padrone ma, essendo legato al guinzaglio, rimane impiccato. In quell’orrore, il ragazzo riesce però a trovare occasione di salvezza, aaggrappandosi all’animale senza vita e a estrarre poi Koi. La ragazza appare senza vita ma dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione si riprende e i due si abbracciano.
La conclusione del film riflette dunque i temi principali che lo attraversano: l’istinto di sopravvivenza e la capacità dell’essere umano di lottare contro ogni probabilità pur di proteggere chi ama. La piscina, simbolo inizialmente di svago e rilassamento, si trasforma in una prigione letale, metafora di come circostanze apparentemente innocue possano celare pericoli insospettabili. L’alligatore stesso diventa incarnazione delle paure più profonde e della natura imprevedibile del destino, contro cui l’uomo può opporre solo la propria intelligenza e resilienza.
Oltre alla superficie del survival thriller, The Pool può essere letto come un’allegoria della solitudine e dell’abbandono. La piscina svuotata rappresenta il vuoto esistenziale in cui può trovarsi l’individuo quando privato del sostegno altrui. Day, costretto a cavarsela da solo contro un pericolo insormontabile, incarna la lotta contro i propri demoni interiori e le conseguenze delle proprie scelte sconsiderate. Il finale suggerisce che la vera vittoria non risiede solo nella sopravvivenza fisica, ma nella capacità di riconoscere le proprie responsabilità e superare le proprie fragilità interiori.