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Avengers: Infinity War, l’iconica scena di Doctor Strange ricreata in stile fumetto

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L’iconica e stravagante scena di Doctor Strange in Avengers: Infinity War è stata trasformata in un classico fumetto Marvel grazie ad una nuova fan art. Lo Stephen Strange di Benedict Cumberbatch si è unito per la prima volta al MCU in Doctor Strange del 2016, un’introduzione visivamente impressionante alle arti mistiche. Il personaggio è stato generalmente ben accolto dal pubblico e da allora Cumberbatch è apparso in altri tre film del MCU. Prossimamente lo vedremo sia in Spider-Man 3 sia in Doctor Strange in the Multiverse of Madness

Il consenso generale riservato a Doctor Strange era dovuto al fatto che si trattava di una solida storia di origine. Tuttavia, non è stato fino ad Avengers: Infinity War del 2018 che il personaggio è diventato un vero MVP all’interno del MCU, poiché ha dimostrato di essere una parte vitale delle numerose scene di battaglia del film. Tra Doctor Strange e Infinity War, le abilità magiche di Stephen sono migliorate notevolmente, e ciò è stato particolarmente evidente all’interno del cinecomic dei fratelli Russo. Le mosse di Doctor Strange hanno creato alcune immagini sorprendenti che sono rimaste impresse nelle mente degli spettatori per molto tempo, come la scena in cui ha creato più versioni di se stesso.

Quel particolare momento è stato ricreato come un classico fumetto Marvel dall’artista John Black. Utilizzando la rappresentazione originale del fumetto di Doctor Strange, Black ha visualizzato la scena dalle molte braccia del personaggio in modo colorato. Il momento sembra che possa tranquillamente adattarsi alle pagine di un fumetto.

Le infinite possibilità “visive” di Doctor Strange

Il fatto che la fan art sia così bella è anche una testimonianza di quanto possano essere fantastiche le immagini con protagonista Doctor Strange. Il film di Scott Derrickson è stato particolarmente elogiato per i suoi effetti speciali e le immagini stravaganti che erano un perfetto omaggio ai lavori originali di Steve Ditko. Le scene di battaglia di Infinity War hanno alzato la posta in gioco con quelle immagini, e si spera che Multiverse of Madness continuerà a fare lo stesso. Con un personaggio potente come Doctor Strange, le possibilità sono infinite.

Annunciato ufficialmente questa estate al Comic-Con di San Diego, Doctor Strange 2 vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

Secondo Collider, la produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro mani con il regista.

Il primo film su Doctor Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al confronto con Dormammu. Nel film c’erano anche Benedict Wong, Tilda Swinton Chiwetel EjioforRachel McAdams non tornerà nei panni di Christine Palmer. Abbiamo rivisto Strange in Infinity War e in EndgameDoctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.

Glenn Close sull’Oscar a Gwyneth Paltrow: “Non ha senso”

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In occasione della promozione del suo nuovo film, Elegia americana, Glenn Close ha ricordato l’Oscar vinto da Gwyneth Paltrow nel 1999 come migliore attrice protagonista per Shakespeare in Love. Diretto da Ron Howard, Elegia americana è disponibile da ieri su Netflix e, nonostante le critiche feroci da parte della stampa a stelle e strisce, sarà quasi sicuramente uno dei grandi protagonisti della prossima stagione dei premi, almeno per quanto riguarda le due protagoniste della pellicola (oltre a Glenn Close, nel film recita anche Amy Adams).

Glenn Close è universalmente riconosciuta come una delle più grandi attrici viventi, eppure, nonostante le sette candidature, non ha mai vinto un Oscar. Alla 71esima edizione degli Academy Awards, Gwyneth Paltrow venne nominata come migliore attrice protagonista per Shakespeare in Love insieme a Fernanda Montenegro (Central do Brasil), Cate Blanchett (Elizabeth), Meryl Streep (La voce dell’amore) ed Emily Watson (Hilary and Jackie). Quell’anno fu proprio Shakespeare in Love a dominare la cerimonia di premiazione, portandosi a casa ben sett statuette, incluse quella a miglior film.

Sono in molti a sostenere che l’Oscar alla Paltrow sia stata una vera e propria ingiustizia e che il trionfo di Shakespeare in Love sia stato soltanto frutto dell’enorme lavoro di campaigning messo in atto dalla Miramax Films. A quanto pare, però, non sono solo i fan a pensarla così, ma anche Glenn Close, che questa settimana è stata intervistata dal programma Popcorn with Peter Travers di ABC News, proprio in occasione della promozione di Elegia americana

Un estratto da quell’intervista ha iniziato a fare il giro del web nelle ultime ore. Nel breve filmato, diffuso online via Twitter, si è parlato di Oscar e di possibili candidature, e Glenn Close ha commentato la vittoria della statuetta da parte della collega Gwyneth Paltrow, vittoria che “non ha alcun senso” secondo l’attrice di Attrazione fatale e Le relazione pericolose. Close ha inoltre specificato che quell’anno l’Oscar sarebbe dovuto andare “all’incredibile” Fernanda Montenegro per il suo ruolo in Central do Brasil. 

Il controverso trionfo di Shakespeare in Love agli Oscar

Il lavoro di Montenegro in Central do Brasil venne lodato da molti all’epoca. Anche la sua nomination entrò nella storia: ad oggi, infatti, rimane l’unica interprete brasiliana ad essere stata candidata come migliore attrice protagonista. Il trionfo di Shakespeare in Love agli Oscar del 1999 è sempre stato accompagnato da numerose controversie, a causa del coinvolgimento di Harvey Weinstein nel film. Durante la cerimonia di premiazione, la vittoria della pellicola di John Madden nella categoria miglior film è stata una sorpresa per molti, dal momento che il favorito era considerato Salvate il Soldato Ryan di Steven Spielberg (senza considerazione che tra i candidati c’era anche La sottile linea rossa di Terrence Malick). Ad oggi, la vittoria di Shakespeare in Love come miglior film rimane una delle più controverse della storia dell’Academy.

Big Sky 1×03: promo e trama dall’episodio

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Big Sky 1×03: promo e trama dall’episodio

Il network americano ABC dopo le anticipazioni ha diffuso promo e trama di Big Sky 1×03, il terzo episodio dell’annunciata nuova serie tv Big Sky in arrivo questo autunno.

In Big Sky 1×03 che si intitolerà “The Big Rick” sempre alla ricerca delle ragazze scomparse, Cassie si insospettisce maggiormente nei confronti di Legarski dopo una minacciosa conversazione tra i due. Nel frattempo, Grace riesce a fare progressi nella ricerca della libertà delle ragazze. Merilee supplica Legarski di aprirsi emotivamente prima che sia troppo tardi, e Helen finalmente affronta Ronald sul suo comportamento sempre più strano in un nuovissimo episodio di “Big Sky” che debutterà il 1 dicembre su ABC

In Big Sky 1×03 protagonisti sono Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt, Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell, Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane, Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan, Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy, con John Carroll Lynch è Rick Legarski e Ryan Phillippe è Cody Hoyt.

Le guest star sono Brooke Smith nei panni di Merilee Legarski, Gage Marsh nei panni di Justin Hoyt, Jeffrey Joseph nei panni di Joseph Dewell e Gabriel Jacob-Cross nei panni di Kai Dewell.

Big Sky 1×03

Big Sky è la nuova serie tv creata da David E. Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di CJ Box, “Big Sky” è prodotto da David E. Kelley, Ross Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th Television. 20th Television fa parte dei Disney Television Studios, insieme a ABC Signature e Touchstone Television.

La serie racconta degli investigatori privati ​​Cassie Dewell e Cody Hoyt uniscono le forze con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny Hoyt, per cercare due sorelle che sono state rapite da un camionista su una remota autostrada nel Montana. Ma quando scoprono che queste non sono le uniche ragazze scomparse nella zona, devono correre contro il tempo per fermare l’assassino prima che un’altra donna venga rapita. Big Sky vede protagonisti Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt, Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell, Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane, Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan, Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy, Valerie Mahaffey come Helen Pergman con John Carroll Lynch come Rick Legarski e Ryan Phillippe come Cody Hoyt.

The New Mutants: sistemato un errore presente nei titoli di coda

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The New Mutants: sistemato un errore presente nei titoli di coda

Con l’uscita in home video di The New Mutants, è stato finalmente corretto un errore nei titoli di coda del film in riferimento ad uno dei creatori del team di supereroi, ossia Bob McLeod. Diretto da Josh Boone, The New Mutants segue un gruppo di adolescenti mutanti i cui poteri in fase di sviluppo sono più una maledizione che una benedizione. Originariamente previsto per aprile del 2018, The New Mutants ha subito più di due anni di ritardi, prima di arrivare finalmente nelle sale lo scorso agosto, nel bel mezzo di una pandemia globale.

The New Mutants è stato un flop al botteghino, con un incasso mondiale di soli 45,8 milioni di dollari, anche se non sorprende date le circostanze in cui è stato distribuito. Ora, grazie all’uscita in home video, coloro che non sono stati in grado di vedere il cinecomic di Boone nei cinema (soprattutto a causa dell’emergenza sanitaria), avranno finalmente la possibilità di vedere l’ultimo film dell’era degli X-Men sotto l’egida della 20th Century Fox.

Una persona che di sicuro non è rimasta indifferente a The New Mutants è l’artista Bob McLeod, che ha co-creato il team di supereroi insieme a Chris Claremont nel 1982. Quando The New Mutants è uscito nelle sale, McLeod ha criticato una serie di modifiche apportate ai personaggi, incluso il controverso casting del supereroe afro-brasiliano Sunspot (che nei fumetti ha la pelle scura, ma nel film è stato interpretato dall’attore brasiliano dalla pelle chiara Henry Zaga). Inoltre, nel mirino delle lamentele di McLeod, sono finiti anche i titoli di coda del film, in cui il suo nome è stato scritto male, ossia “Bob Macleod”. In merito alla questione, McLeod aveva dichiarato sui social: “Negli ultimi tre anni non si sono neanche disturbati a controllare l’esatta ortografia del mio nome. Si tratta di una cosa non potrà essere risolta. Resterà nel film per sempre.”

Anche se adesso è troppo tardi per un cambio di casting o di design in merito ai personaggi di The New Mutants, lo stesso non si può dire per il cambio del cognome di McLeod, dal momento che la Disney, attraverso una soluzione abbastanza economica, è riuscita a sistemare il problema del “nome sbagliato”. Come riportato da Bleeding Cool, infatti, nell’edizione home video di The New Mutants, il nome di McLeod è ora scritto in maniera corretta nei titoli di coda, dove è stato ringraziato insieme a Chris Claremont e a Bill Sienkiewicz.

L’omaggio di The New Mutants a Bill Sienkiewicz

Sebbene non fosse uno dei creatori originali dei Nuovi Mutanti (ha co-creato il personaggio di Illyana Rasputin, ossia Magik), l’arte di Sienkiewicz ha avuto un’influenza importnate sul film. Sienkiewicz è noto per essere l’artista dietro l’arco narrativo di Demon Bear da cui The New Mutants ha tratto ispirazione, oltre ad aver creato ad hoc un poster promozionale del film. Parlando con Screen Rant, Boone ha spiegato: “Sapevo solo che l’arte di Bill Sienkiewicz era incredibile. Sembrava diversa da qualsiasi cosa avessi mai visto in un fumetto quando ero bambino negli anni ’80. Molto più vicina all’arte di Vertigo, molto più vicina all’arte oscura della DC che stava uscendo in quel momento. Volevamo solo dare vita alla sua opera d’arte. Ecco da dove è nata l’idea.” 

The New Mutants è un thriller con sfumature horror, originale e ambientato in un ospedale isolato dove un gruppo di giovani mutanti è rinchiuso per cure psichiatriche. Quando iniziano ad avere luogo degli strani episodi, le loro nuove abilità mutanti e la loro amicizia saranno messe alla prova, mentre cercano di fuggire. Diretto da Josh Boone e scritto da Boone e Knate Lee, il film vede nel cast la presenza di Maisie WilliamsAnya Taylor-Joy, Charlie Heaton, Alice Braga, Blu Hunt Henry Zaga.

Unbreakable compie 20 anni: il ricordo di M. Night Shyamalan

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Unbreakable compie 20 anni: il ricordo di M. Night Shyamalan

M. Night Shyamalan ha condiviso un’immagine dal backstage di Unbreakable – Il predestinato per festeggiare il 20° anniversario dell’uscita del film, arrivato per la prima volta nelle sale nel 2000. Shyamalan ha raggiunto il successo internazionale grazie a The Sixth Sense – Il sesto senso, in cui ha diretto per la prima volta Bruce Willis, che sarebbe poi tornato a lavorare con il regista proprio in Unbreakable

Il film non raggiunse il medesimo successo de Il sesto senso; tuttavia, nel corso degli anni è stato ampiamente rivalutato e da molti considerato una sorta di precursore del genere supereroistico che sarebbe poi esploso circa 10 anni più tardi. Nel 2019, con l’uscita del sequel/crossover Glass, Shyamalan ha portato a compimento una vera e propria trilogia che include, oltre ad Unbreakable, anche Split del 2016: nella scena post-credits di quest’ultimo, infatti, abbiamo ritrovato il David Dunn di Willis, che in Glass si sarebbe poi riunito con il Kevin Wendell Crumb di James McAvoy protagonsita di Split e con l’Elijah Price di Samuel L. Jackson, partner di David in Unbreakable

Ora, M. Night Shyamalan ha voluto celebrare il 20 ° anniversario dell’uscita di Unbreakable – Il predestinato (22 novembre 2000) con una foto condivisa attraverso il suo account Twitter ufficiale. L’immagine mostra un giovane Shyamalan sul set del film con le sue due figlie. La didascalia rivela che la figlia maggiore è ora una musicista, mentre la figlia minore ha appena finito di dirigere due episodi della seconda stagione della serie Apple TV+ Servant, prodotta e diretta proprio da Shyamalan. 

Old, il prossimo film di M. Night Shyamalan

Il post non serve solo come promemoria della lunga carriera di M. Night Shyamalan, ma è anche una sorta di annuncio del debutto di sua figlia, Ishana Night Shyamalan, come regista di serie tv. Ishana è stata anche regista di seconda unità nel film di prossima uscita di Shyamalan, l’attesissimo Old, adattamento della graphic novel francese “Sandcastle” di Pierre Oscar Levy e Frederik Peeters.

Il cast del film annovera Gael Garcia Bernal, Eliza Scanlen, Thomasin McKenzie, Aaron Pierre, Alex Wolff, Vicky Krieps, Abbey Lee, Nikki Amuka-Bird, Ken Leung, Rufus Sewell, Embeth Davidtz e Emun Elliott. Shyamalan sarà ancora una volta produttore, sceneggiatore e regista del film. I dettagli della trama sono segreti, ma sembra che possiamo aspettarci una storia interconnessa con i suoi film precedenti. L’uscita è al momento fissata per il 23 giugno 2021.

Riverdale 5: ecco i poster ufficiali

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Riverdale 5: ecco i poster ufficiali

Il network americano The CW ha diffuso i primi poster ufficiali di Riverdale 5, l’attesissima quinta stagione della serie Riverdale creata da Roberto Aguirre-Sacasa

Riverdale 5

Riverdale 5 è la quinta stagione della serie tv Riverdale sviluppata dal direttore creativo di Archie Comics, Roberto Aguirre-Sacasa per il network americana The CW.

In Riverdale 5 protagonisti sono i personaggi Archibald “Archie” Andrews (stagione 1-in corso), interpretato da K. J. Apa. Giovane studente di Riverdale che cerca di seguire la sua passione musicale senza deludere il padre allo stesso tempo. Elizabeth “Betty” Cooper (stagione 1-in corso), interpretata da Lili Reinhart.  Veronica Lodge (stagione 1-in corso), interpretata da Camila Mendes. Sofisticata e audace ragazza appena trasferitasi da New York con la madre dopo che uno scandalo finanziario ha travolto la sua famiglia. Jughead Jones (stagione 1-in corso), interpretato da Cole Sprouse. Migliore amico di Archie, intelligente e che indossa sempre un cappello grigio. Hermione Lodge (stagione 1-in corso), interpretata da Marisol Nichols. Madre di Veronica, con la quale si è appena trasferita in città dopo l’arresto del marito Hiram Lodge, al centro di uno scandalo finanziario. Cheryl Blossom (stagione 1-in corso), interpretata da Madelaine Petsch. Sorella gemella di Jason, è una ragazza ricca e manipolatrice, tra le più popolari della città. Josie McCoy (stagione 1-in corso), interpretata da Ashleigh Murray. Una delle studenti della città, nonché cantante del gruppo Josie and the Pussycats. Figlia del sindaco. Alice Cooper (stagione 1-in corso), interpretata da Mädchen Amick. Madre di Betty ed editrice del giornale locale della città. Hiram Lodge (stagione 2-in corso), interpretato da Mark Consuelos.

Star Wars: perché Anakin e Luke non possono essere considerati Maestri Jedi

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Il canone di Star Wars ha finalmente rivelato ciò che rende un Maestro Jedi tale e, sorprendentemente, né Anakin né Luke Skywalker sembrerebbero avere le qualità necessarie. Nella tradizione, l’Ordine Jedi è governato dal Codice Jedi e, sebbene i suoi precetti siano famosi, la verità è che il Codice è un documento molto più ampio che disciplina ogni aspetto della condotta Jedi, fornendo una struttura all’Ordine nel suo insieme.

Il Codice Jedi è una specie di “documento vivente”, su cui ogni generazione di Jedi lascia il segno. Senza dubbio il Maestro Yoda, l’anziano e venerato Gran Maestro Jedi, ha avuto un enorme impatto nel plasmarlo nel corso dei suoi 900 anni. All’epoca della trilogia prequel, il Codice Jedi aveva stabilito sei ranghi di Jedi, che andavano dall’Iniziato al Gran Maestro. Tutti questi ranghi sono esposti in “The Star Wars Book” della Lucasfilm, di recente pubblicazione, con contributi di Pablo Hidalgo, Dan Zehr e Cole Horton: sorprendentemente, sembra che né Anakin Skywalker né suo figlio Luke si siano mai qualificati per il grado di Maestro Jedi.

Secondo “The Star Wars Book”, un Maestro Jedi è un Cavaliere che ha preso e addestrato un Padawan al Cavalierato. È ragionevole presumere che i Padawan chiamino il loro mentore “Maestro” in parte come segno di rispetto, in parte come espressione di fiducia per il fatto che saranno guidati fino al punto in cui avranno completato le Prove Jedi. Questa rivelazione ha implicazioni significative per la tradizione di Star Wars, perché significa che né Anakin né Luke dovrebbero essere giustamente considerati Maestri, dal momento che i loro Padawan non sono mai diventati Cavalieri.

Anakin e il passaggio al lato oscuro in Star Wars

In effetti, questo aggiunge un ulteriore tassello alla storia di Anakin Skywalker e al suo passaggio al lato oscuro, raccontato in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith. Una delle cause del conflitto tra Anakin e il Consiglio Jedi era se Anakin fosse qualificato o meno per essere considerato un Maestro: il Consiglio, infatti, credeva di non avere il controllo delle sue emozioni ed era vulnerabile all’influenza di Palpatine. Per Anakin, tuttavia, la riluttanza del Consiglio gli avrebbe ricordato il fatto che il suo Padawan, Ahsoka, lasciò l’Ordine Jedi, essendo stato deluso dal Consiglio. Queste vecchie ferite sarebbero state riaperte dalla sua breve riconciliazione con Ahsoka appena prima dell’Assedio di Mandalore, come raccontato nella settima stagione di Star Wars: The Clone Wars. I membri del Consiglio Jedi avevano ragione, ma hanno sottovalutato l’esplosione di emozione che covava nell’animo di Anakin.

Nel frattempo, non è noto se Luke Skywalker si sia mai considerato un Maestro Jedi, ma certamente ha permesso ad altri di chiamarlo così. Secondo il libro “The Rise of Kylo Ren” di Charles Soule, Ben Solo era il primo apprendista di Luke e nessuno dei suoi successivi studenti era diventato un cavaliere prima che Palpatine distruggesse il tempio Jedi di Luke. Quindi, secondo il Codice Jedi, anche Luke Skywalker non può essere considerato un Maestro. Stranamente, sua sorella Leia ha più pretese di essere un Maestro Jedi di Luke o Anakin, perché ha addestrato Rey per un anno prima degli eventi di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, con Rey che è diventato davvero un cavaliere Jedi.

Brittany Murphy, chi è? curiosità sull’attrice di Ragazze Interrotte

La storia di Hollywood è piena di star del cinema e della televisione che hanno lasciato questo mondo troppo presto. Entrare a far parte del mondo dello spettacolo non è sempre facile e a volte, fama e ricchezza, posso arrivare a distruggerti. Tra disordini alimentari, depressione e dipendenza da alcol, droghe e farmaci vari, troppe star nel corso degli anni sono cadute in una spirale senza risalita. Oggi vi parliamo di una delle attrici più promettenti che Hollywood abbia mai ospitato, Brittany Murphy, strappata alla vita a soli trentadue anni.

Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere su Brittany Murphy, ripercorrendo la sua purtroppo breve ma intensa carriera.

Brittany Murphy film e serie tv: gli inizi della sua carriera

Nata il 10 novembre del 1977 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti, Brittany Anne Bertolotti è figlia dell’irlandese Sharon Murphy e dell’italo-americano Angelo Bertolotti. I coniugi divorziano quando Brittany ha solo due anni e la piccola viene affidata alle cure della madre. Solo successivamente, la ragazza decide di cambiare il suo nome da Brittany Anne Bertolotti a Brittany Anne Murphy.

Dopo aver cambiato città diverse volte, Brittany e la madre si stabiliscono a Burbank, in California, dove la ragazza può finalmente dedicarsi alla sua passione per la recitazione e il canto. La sua carriera nel mondo dello spettacolo, infatti, comincia molto presto. Grazie a una sua entusiasmante esibizione all’età di nove anni nel musical Les Misérables, a soli tredici anni, Brittany ha già un manager che la rappresenta e cura la sua immagine.

Il suo primo vero ingaggio nel mondo dello spettacolo risale al 1991 quando Brittany ottiene una parte nella serie tv per ragazzi Un Professore Alle Elementari. Grazie a quel primo ruolo televisivo, Brittany continua la sua scalata e, negli stessi anni partecipa alle serie Kids Incorporated (1992), Parker Lewis (1992), Famiglia Cercasi (1993), Frasier (1994), Sister Sister (1994-1995), Crescere che Fatica! (1995), Marshal (1995), SeaQuest (1995), Murder One (1995) e Nash Bridges (1996).

Contemporaneamente, Brittany Murphy comincia anche a muovere i primi passi sul grande schermo. Negli anni novanta la vediamo in moltissimi film poi diventati cult di genere come Ragazze a Beverly Hills (Clueless, 1995), Falling Sky (1998), L’angelo del Male (1998), Bella da Morire (1999) e Ragazze Interrotte (1999).

Brittany Murphy in Ragazze Interrotte: un cult anni ’90

Nel 1999, l’uscita del film Ragazze Interrotte fece un bel po’ di rumore. Adattamento del diario di Susanna Kaysen, La Ragazza Interrotta, il film affronta il tema dei disturbi mentali da un inedito punto di vista.

Figlia dell’economista Carl Kaysen, professore del MIT e primo consigliere del presidente Kennedy, Susanna nel 1967 viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico a causa della sua depressione. Durante il suo soggiorno, apprende invece di essere affetta da disturbo borderline della personalità, una condizione medico psichiatrica che influenza il comportamento di una persona.

Tra le caratteristiche di questa patologia ci sono paura del rifiuto e dell’abbandono, instabilità nelle relazioni interpersonali e instabilità anche nella percezione di sé e del proprio comportamento. Le persone affette da questo disturbo presentano anche repentini cambi d’umore con conseguenti scatti d’ira seguiti da un terribile stato depressivo. In aggiunta, inoltre, a questi comportamenti si possono manifestare autolesionismo, manie suicide, disordini sessuali e abuso di sostanze. [fonte: Wiki]

Segnata profondamente dalla sua permanenza in clinica, durata diciannove mesi, Susanna decide successivamente di mettere nero su bianco la sua esperienza nell’autobiografia pubblicata nel 1993. Il libro ha poi ispirato il film, diretto da James Mangold, con Winona Ryder, Angelina Jolie, Brittany Murphy, Elisabeth Moss, Woopi Goldberg e Vanessa Redgrave.

Ragazze Interrotte, trama e personaggi

E’ il 1967 quando Susanna Kaysen (Winona Ryder), viene ricoverata nel reparto psichiatrico del Claymoore Hospital. Da tutti definita come una ragazza normale e con la passione per la scrittura, Susanna nasconde invece molto bene i suoi problemi. Molto debole e insicura, nonché costantemente in conflitto con i suoi genitori, una sera la ragazza decide di buttar giù un flacone intero di aspirine con della vodka. Salvata per un pelo da suo padre e sua madre, Susanna finisce al Claymoore.

Durante la sua permanenza scopre di soffrire di disturbo borderline della personalità, malattia spesso definita come ereditaria. Nonostante la ragazza continui la sua terapia e tenga aggiornati i suoi genitori, capisce presto di dover affrontare il suo percorso di guarigione da sola. I suoi infatti rifiutano di essere associati ad una malattia mentale, informazione che trascinerebbe il nome di famiglia nel fango.

In ospedale quindi, sola e abbandonata dai genitori, Susanna non può far altro che interagire con le sue compagne di viaggio. C’è Lisa (Angelina Jolie), una sociopatica dal carattere dominante, Georgina (Clea DuVall), bugiarda patologica, Daisy (Brittany Murphy), ricca e viziata, Janet (Angela Bettis) che soffre di anoressia e Polly (Elisabeth Moss) ustionatasi durante l’infanzia.

Nonostante le ragazze siano tutte affette da disturbi differenti e abbiano personalità assai diverse tra loro, riescono a trovare il modo per comunicare, affrontando insieme quella difficile avventura.

Nel film Brittany Murphy interpreta Daisy Randone, una ragazza ricca, infantile e assai viziata, vittima purtroppo degli abusi del padre. A causa dei traumi relativi al suo passato e presente, Daisy soffre di autolesionismo, disturbo ossessivo compulsivo, bulimia e relativa dipendenza da lassativi e valium. Completamente succube del padre e non in grado di affrontare il mondo, Daisy finirà per togliersi la vita.

Brittany Murphy in 8 Mile: film sulla vita di Eminem

Grazie al successo di Ragazze Interrotte e non solo, la carriera di Brittany Murphy sembra andare a gonfie vele. Negli anni successivi la vediamo in tantissimi film tra i quali ricordiamo Trixie (2000), Cherry Falls – Il Paese del Male (2000), I Marciapiedi di New York (2001), Il Sogno di Una Estate (2001), Don’t Say a Word (2001), I Ragazzi della Mia Vita (2002), Spun (2002) e infine 8 Mile (2002).

Quest’ultimo film – che i trentenni di oggi ricorderanno con nostalgia -, diretto da Curtis Hanson, è ispirato alla vera storia di Eminem, famoso rapper e cantante statunitense. Con 8 Mile, Eminem racconta della sua lunga e impervia scalata al successo, dal bassifondi di Detroit fino alla vetta delle classifiche mondiali.

La storia inizia nel 1995 a Detroit e più specificamente sulla 8 Mile Road, la strada più malfamata della città e che divide in un certo senso il quartiere bianco da quello nero. Jimmy Smith Jr. (Eminem), detto B-Rabbit, ha una grande passione per l‘hip hop e, nonostante sia uno dei pochi ragazzi bianchi in un quartiere nero, cerca in tutti i modi di sfondare nel mondo della musica. Ma la vita per Jimmy non è affatto facile.

Con una sorellina piccola, un avviso di sfratto e una madre alcolizzata – interpretata da Kim Basinger – innamorata di un uomo violento, il ragazzo cerca di restare a galla e di usare il suo talento per uscire dal ghetto. Jimmy quindi si iscrive a una sfida di freestyle per tentare di superare il suo imbarazzo, affrontando i suoi sfidanti e il suo pubblico ostile.

Nel film Brittany Murphy interpreta Alex, una ragazza che Jimmy incontra nella fabbrica dove lavora e che diventerà successivamente la sua fidanzata.

Brittany Murphy e Eminem: una breve storia d’amore

Grazie ai mesi passati a lavorare insieme al film 8 Mile, Brittany Murphy e Eminem, nel 2002, cominciano a frequentarsi e tra loro nasce una bellissima storia breve ma intensa. Nato in maniera assai spontanea, il loro amore è durato quanto un battito d’ali eppure per entrambi, quel periodo passato insieme è stato indimenticabile.

Nonostante la loro storia non abbia funzionato, i due sono rimasti comunque in buoni rapporto e il loro affetto reciproco non è mai svanito. Anche dopo la morte improvvisa di Brittany, Marshall (vero nome di Eminem), non sembrava darsi pace. In un’intervista rilasciata un anno dopo la scomparsa della Murphy, il rapper ha ricordato la sua ex con molto affetto, puntando il dito verso quel sistema hollywoodiano malato che finisce con lo ‘schiacciare’ i più deboli.

“E’ folle che non ci sia più perchè, un tempo, ervamo molto vicini e lei era davvero una bella persona. E’ folle quando vedi tutto quello che accade, non solo a lei, ma in generale a Hollywood con le persone che lavorano in campo musicale, con gli attori…con le persone famose. Le persone famose che muoiono di overdose sono sempre di più […] quando sei famoso, i dottori ti baciano il c**o perchè amano la celebrità. [Basta una telefonata] Ci sono dottori pronti a darti qualunque cosa solo perché sei quello che sei”. [fonte: MTV]

Brittany Murphy in Sin City

Dopo il successo di 8 Mile, la carriera di Brittany continua e negli anni duemila la vediamo spesso sul grande schermo. Sono di questo periodo i film Oggi Sposi…Niente Sesso (2003) – con Ashton KutcherLe Ragazze dei Quartieri Alti (2003), Tutte le Ex del Mio Ragazzo (2004), Sin City (2005), Neverwas – La Favola Che Non C’è (2005), Fuga dal Matrimonio (2006), Amori e Altri Disastri (2006), The Dead Girl (2006), The Ramen Girl (2008), Deadline (2009) e Across The Hall (2009).

Tra tutti questi titoli, quello che spicca per importanza è senza dubbio Sin City, film scritto e diretto da Robert Rodriguez, Frank Miller e Quentin Tarantino. Tratto dall’omonimo fumetto di Miller, il film è diviso in tre episodi ognuno dei quali è dedicato a una delle tre storie originali dell’opera. La trilogia è composta da Un Duro Addio, Quel Bastardo Giallo e Un’Abbuffata di Morte. Inoltre, all’inizio e alla fine del film, si fa riferimento a un quarto raconto di Miller, dal titolo Il Cliente Ha Sempre Ragione.

Il film si svolge nell’oscura e violenta Sin City e segue le storie di alcuni dei suoi personaggi più corrotti e depravati. Il poliziotto John Hartigan (Bruce Willis) da otto anni ormai insegue il terribile killer e pedofilo Roark Junior (Nick Stahl) che continua a mietere vittime. Una delle ultime a cadere nella sua rete è la piccola Nancy Callahan, rapita da Roark. Nonostante le sue indagini siano ostacolate dal collega Bob (Michael Madsen) e dagli scagnozzi di Roark, Hartigan farà di tutto per proteggere la ragazzina e riportarla a casa.

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Durante la sua missione di salvataggio, Hartigan si addentra sempre di più nel mondo corrotto di Sin City, facendo la conoscenza di alcuni discutibili personaggi, legati loro malgrado a Roark. Tra questi c’è Nancy (Jessica Alba), sorvegliata speciale della famiglia Roark, la cui vita s’intreccerà con quella di Hartigan. Ancora, tra gli abitanti di Sin City c’è Marv (Mickey Rourke), un uomo pericoloso e sfigurato, accusato di aver ucciso la prostituta Goldie (Jamie King), vittima invece del killer cannibale Kevin Roarl (Elijah Wood).

Dall’altro capo della città c’è invece Dwight (Clive Owen) che, per difendere l’onore della sua ragazza Shellie (Brittany Murphy), finirà col farsi un letale nemico. L’uomo che continua a insidiare Shellie è Jackie Boy (Benicio del Toro), un ex poliziotto corrotto, pericoloso e in contatto con i peggiori criminali della città. Ad avere un ruolo fondamentale in questa faida è Gail (Rosario Dawson), a capo delle Girls of Old Town, un gruppo di prostitute che si autogestiscono e hanno il controllo sulla città.

Nel film Sin City, Brittany Murphy interpreta Shelley, una cameriera del bar Kadie’s, nonché fidanzata occasionale di Dwight McCarthy. Dopo la sua burrascosa relazione con Jackie Boy, violento e pericoloso, la ragazza cerca conforto tra le braccia di Dwight, finendo però con lo scatenare una guerra tra i peggiori criminali di Sin City. [fonte: Fandom]

Brittany Murphy, una morte inaspettata

La carriera di Brittany procede spedita, tra film, serie tv e doppiaggio eppure qualcosa del suo comportamento comincia a destare preoccupazioni. Nel corso degli anni, per via soprattutto del suo lavoro, l’attrice affronta tantissime trasformazione fisiche, cambiando il suo aspetto per entrare nella parte. Tuttavia, i fan e i media, cominciano a notare nella ragazza un’enorme e improvvisa perdita di peso che alcune voci attribuiscono a disordini alimentari e a una possibile dipendenza dalla cocaina.

Le accuse dei media vengono però smentite dall’attrice che nega di soffrire di dipendenza da droghe o di disturbi alimentari. Quel periodo per lei è molto felice; la sua carriera infatti va a gonfie vele e nella sua vita pare ci sia un nuovo amore. Nel 2007, Brittany Murphy sorprende tutti e sposa la sceneggiatore Simon Monjack. Ma la sua felicità non è destinata a durare.

Il 20 dicembre del 2009, Brittany Murphy viene trovata senza vita nella vasca da bagno della sua casa di Los Angeles. Nonostante l’intervento tempestivo dei paramedici che provano più volte a rianimarla, l’attrice viene portata al Cedars-Sinai Mediacl Center dove viene dichiarata morta per arresto cardiaco. Data la giovane età della Murphy (32 anni) e la presenza di vomito accanto al suo corpo senza vita, la polizia di Los Angeles avvia un’inchiesta per morte sospetta. Viene quindi eseguita pochi giorni più tardi un’autopsia e un esame tossicologico che portano alla luce una serie di problemi. Le cause del decesso infatti pare siano state molteplici; Brittany era affetta da una grave polmonite, non curata, aggravata da una forte anemia e da un’intossicazione da farmaci.

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Il mistero però si infittisce quando, cinque mesi dopo la morte di Brittany, anche suo marito Simon Monjack viene ritrovato senza vita della stessa casa. Le indagini della polizia quindi cominciano ad andare in direzioni diverse. C’è chi prende in considerazione che i due coniugi facessero uso di sostanze stupefacenti mentre i genitori di Brittany spingono le indagini della polizia verso un sospetto avvelenamento.

Su entrambi i corpi di Brittany e Simon, sono predenti altissimi livelli di metalli pesanti e sui capelli della ragazza vengono addirittura ritrovate tracce di veleno. Inoltre, dalle autopsie sono state rinvenute anche tracce di spore di una particolare muffa tossica di cui Simon si era lamentato con il costruttore della casa.

Ma se per i genitori di Brittany si tratta di omicidio, queste teorie e le prove scientifiche recuperate non portano da nessuna parte. Ancora oggi infatti la morte di Brittany Murphy e di suo marito sono avvolte nel mistero.

Fonte: Wiki, IMDB, MTV, Fandom

Spider-Man: per Scott Derrickson tutti i film fanno parte del MCU

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Scott Derrickson, regista di Doctor Strange, afferma che tutti i film di Spider-Man realizzati fino ad oggi fanno parte del MCU. L’Universo Cinematografico Marvel è stato lanciato nel 2008 ed è diventato il più grande franchise dell’ultimo decennio. La popolarità dei film Marvel è legata allo sforzo dei Marvel Studios di raccontare un’ampia storia attraverso più film. Nonostante gli errori di continuity e i buchi di trama, il MCU è riuscito a mantenere abbastanza solida la propria linea narrativa e a determinare con chiarezza le proprietà che fanno parte dell’universo condiviso.

Le cose potrebbero iniziare a cambiare con l’avvio della Fase 4 del MCU, dal momento che la Disney è ora proprietaria dei franchise di X-Men e dei Fantastici Quattro, oltre al fatto che condivide i diritti sul personaggio di Spider-Man insieme alla Sony. Sappiamo che la Fase 4 inizierà ad esplorare le infinite possibilità del Multiverso, qualcosa che era già stato anticipato in Doctor Strange del 2016. Tuttavia, soltanto con l’arrivo del sequel Doctor Strange in the Multiverse of Madness e di altri titoli della Fase 4, il Multiverso verrà completamente esplorato e ciò ha naturalmente suscitato tutta una serie di speculazioni su ciò che accadrà in futuro.

Una delle teorie più accreditate è quella secondo cui il MCU userà il Multiverso per connettere in maniera retroattiva i vecchi franchise Marvel con l’universo condiviso. Ad esempio, Sony ha realizzato cinque film live action di Spider-Man (oltre a Venom e ad altri spin-off in arrivo) che non fanno tecnicamente parte del MCU… o almeno così pensavamo! Scott Derrickson, regista del primo Doctor Strange, ha affermato in maniera alquanto scherzosa in un recente scambio di battute via Twitter, che tutti i film di Spider-Man sono, di fatto, collegati al MCU.

La dichiarazione di Derrickson è avvenuta in risposta a Duncan Jones, regista di Moon, che ha usato una GIF di Spider-Man: Un Nuovo Universo per descrivere la sua personalità. Tuttavia, il tweet originale richiedeva l’utilizzo di una GIF del MCU e ciò ha portato i fan a sottolineare l’errore da parte di Jones. Dal momento però che Un Nuovo Universo coinvolge proprio il Multiverso, Jones ha chiesto “aiuto” a Derrickson, il quale ha dato per “buona” la scelta della sua GIF, sottolineando appunto che tutti i film dedicati all’Uomo Ragno realizzati fino ad oggi fanno parte del MCU.

Annunciato ufficialmente questa estate al Comic-Con di San Diego, Doctor Strange 2 vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

Secondo Collider, la produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro mani con il regista.

Il primo film su Doctor Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al confronto con Dormammu. Nel film c’erano anche Benedict Wong, Tilda Swinton Chiwetel EjioforRachel McAdams non tornerà nei panni di Christine Palmer. Abbiamo rivisto Strange in Infinity War e in EndgameDoctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.

Chaos Walking: il trailer con Tom Holland e Daisy Ridley

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Chaos Walking: il trailer con Tom Holland e Daisy Ridley

Ecco Tom Holland e Daisy Ridley nel trailer di Chaos Walking, adattamento del primo libro della trilogia scritta da Patrick Ness, rivolta a un pubblico Young Adult. Le due giovani star sono i protagonisti del film e si confrontano con Mads Mikkelsen, nei panni del villain.

Chaos Walking sarà basato sul primo romanzo di una trilogia scritta da Patrick Ness ambientata in un mondo in cui non ci sono donne e le persone possono ascoltare e vedere i pensieri degli altri in una sorta di streaming continuo, chiamato Noise (rumore). La sceneggiatura sarà firmata nientemeno che da Charlie Kaufman. Alla regia Doug Liman (Edge Of Tomorrow).

Un primo tentativo di adattare il romanzo di Ness per il grande schermo risale al 2013 e prevedeva addirittura la regia nientemeno che di Robert Zemeckis, il quale avrebbe voluto concentrarsi sul primo volume della trilogia, The Knife of Never Letting Go, affidando la sceneggiatura a Charlie Kaufman, mentre ora pare che Chaos Walking porterà firma dello script di Jamie Linden (Money Monster). Alla produzione sono chiamati Doug Davison e Ali Shearmur, mentre Zemeckis dovrebbe comunque rimanere a bordo del progetto anch’esso come produttore.

Baby Boss 2 – Affari di Famiglia: trailer ufficiale italiano

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Baby Boss 2 – Affari di Famiglia: trailer ufficiale italiano

Baby Boss 2 – Affari di Famiglia, nel sequel della commedia campione d’incassi di DreamWorks Animation nominata agli Oscar, i fratelli Templeton – Tim (James Marsden, noto per il franchise di X-Men) e il suo fratello minore Baby Boss Ted (Alec Baldwin) – sono diventati adulti e si sono allontanati. Tim è un papà e marito pantofolaio a tempo pieno. Ted è un CEO di fondi speculativi. Ma un nuovo baby boss dall’approccio innovativo e dall’atteggiamento positivo li riunirà e sarà d’ispirazione per un nuovo affare di famiglia.

In Baby Boss 2 – Affari di Famiglia Tim e sua moglie, Carol (Eva Longoria), la vera capofamiglia, vivono nella periferia con la loro super-intelligente figlia Tabitha (Ariana Greenblatt, Avengers: Infinity War) e l’adorabile nuova bambina Tina (Amy Sedaris, BoJack Horseman – Netflix). Tabhita, che è la migliore della sua classe al Centro Acorn per Bambini Dotati, idolatra suo zio Ted and vorrebbe diventare come lui, ma Tim, ancora in contatto con la sua iperattiva immaginazione giovanile, è preoccupato che lei si stia impegnando troppo a discapito di un’infanzia normale.

Quando la piccola Tina rivela di essere (SORPRESA!) un agente segreto tra i migliori della BabyCorp in missione per scoprire gli oscuri segreti della scuola di Tabhita e del suo misterioso fondatore Dr. Edwin Armstrong (Jeff Goldblum), i fratelli Templeton si trovano riuniti nei modi più inaspettati e sono portati a rivalutare il significato di famiglia e a scoprire cosa conta veramente. Lisa Kudrow e Jimmy Kimmel riprenderanno i loro ruoli come genitori di Ted e Tim. Ereditando il successo del primo film, che ha guadagnato più di 500 milioni di dollari nel Mondo, Boss Baby 2 – Affari di Famiglia è diretto nuovamente da Tom McGrath e prodotto da Jeff Hermann (Kung Fu Panda 3).

Oscar 2021: Notturno di Gianfranco Rosi rappresenterà l’Italia

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Oscar 2021: Notturno di Gianfranco Rosi rappresenterà l’Italia

La Commissione di selezione per il film italiano da designare agli Oscar®, istituita dall’ANICA lo scorso luglio su incarico dell’ “Academy of Motion Picture Arts and Sciences”, riunita davanti a un notaio e composta da Nicola Borrelli, Simone Gattoni, Paolo Genovese, Carlo Poggioli, Cristina Priarone, Gloria Satta, Baba Richerme ha votato “ Notturno” di Gianfranco Rosi quale film che rappresenterà l’Italia alla 93ma edizione degli Academy Awards nella selezione per la categoria “International Feature Film Award”.

Notturno” concorrerà per la shortlist che includerà i dieci film internazionali selezionati dall’Academy e che sarà resa nota il 9 febbraio 2021. L’annuncio delle nomination (la cinquina dei film nominati per concorrere al premio) è previsto per il 15 marzo 2021 mentre la cerimonia di consegna degli Oscar® si terrà a Los Angeles il 25 aprile 2021.

ARFestival: «Quel che non è riuscito a fermare la pandemia, lo sta fermando Palaexpo!»

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A seguito delle decisioni di Palaexpo, l’ARFestival, all’indomani di una edizione 2020 all’insegna del #Qualcosaltro, ha diffuso il seguente comunicato stampa:

“Senza bisogno di andare a scomodare l’immenso patrimonio italiano di Maestri riconosciuti in tutto il mondo come Pratt, Mattotti, Pazienza, Crepax, Manara, Giardino, Toppi e tanti altri, in un momento – di questo già complicato 2020 – in cui anche i grandi media nazionali diventano megafono del linguaggio del Fumetto contemporaneo e dei suoi protagonisti (Josephine Yole Signorelli in arte Fumettibrutti sulla copertina di 7 del Corriere della Sera sulle tematiche di parità di genere e transessualità, Zerocalcare «ultimo intellettuale» sulla copertina de L’Espresso, Zuzu già autrice della sigla de L’Assedio di Daria Bignardi ora testimonial di Gucci su Grazia), è proprio di questo mese l’azione con cui il Ministero per i Beni e le Attività Culturali – attraverso la sua Direzione Generale Creatività Contemporanea – riconosce e INCLUDE formalmente il Fumetto tra le discipline di cui già si occupa (arte contemporanea, architettura, fotografia, videoarte e arti applicate, moda, design) siglando quella che è de facto la prima Convenzione quadro dello Stato italiano con un intero settore professionale, rappresentato ufficialmente dall’Associazione di categoria RIFF – Rete Italiana Festival di Fumetto di cui lo stesso ARF! è socio fondatore insieme a Comicon di Napoli, Etna Comics di Catania, Lucca Comics & Games e Treviso Comic Book Festival, cioè un settore che ogni anno in Italia è capace di coinvolgere oltre un milione di presenze, con un indotto economico e una ricaduta sui territori di oltre 300 milioni di euro.

Eppure, paradossalmente, martedì 17 novembre abbiamo ricevuto unilateralmente, come ennesima comunicazione “a fatto compiuto” (cioè senza alcuna volontà di dialogo o confronto), la notizia che l’Azienda Speciale Palaexpo – ente pubblico di Roma Capitale in giunta Raggi a meno di 6 mesi dalle prossime elezioni amministrative, che dipende dall’Assessorato alla Crescita Culturale guidato da Luca Bergamo* – dal 2021 esclude il nostro Festival da tutte le attività del Mattatoio (ex MACRO Testaccio), mettendoci alla porta da quella che è stata la nostra casa sin dal 2016, cioè da prima che subentrasse il nuovo CdA.

*[questioni che avevamo già esternato allo stesso Luca Bergamo lo scorso 14 ottobre 2019, quando Palaexpo ci tolse La Pelanda e noi chiedemmo semplicemente una convocazione – mai concessa – per l’istituzione di un possibile tavolo di lavoro in cui confrontarsi su formazione, didattica e arti visive, cioè quelle “nuove linee di indirizzo” del Mattatoio in cui una manifestazione come ARF! rientrerebbe pienamente].

L’Azienda Speciale Palaexpo, nella persona del suo Presidente Cesare Maria Pietroiusti, ci comunica via mail – nero su bianco – che non rientriamo più nella loro «visione del contemporaneo» (cioè l’esatto contrario di quanto sta sostenendo la DG Creatività Contemporanea del MiBACT) con tutta una serie di burocratismi degni del miglior conte Mascetti in Amici miei, che quantomeno denota una buona conoscenza di Mario Monicelli.

E questo, nonostante ARF! nelle sue 4 edizioni al Mattatoio [1] abbia prodotto una serie di mostre straordinarie come quelle dedicate a Hugo Pratt, Andrea Pazienza, Milo Manara, Gipi, Zerocalcare, Guido Crepax, Jordi Bernet, Danijel Zezelj, Attilio Micheluzzi, il Mickey Mouse della Glénat o la celebrazione dei 70 anni di Tex + [2] abbia offerto indimenticabili Lectio Magistralis con la presenza di ospiti di massimo prestigio quali Altan, Tanino Liberatore, Josè Muñoz, Angelo Stano, Riccardo Mannelli o Paolo Eleuteri Serpieri + [3] abbia espresso vere opportunità di lavoro (oltre 10.000 portfolio ricevuti in 5 anni dagli autori esordienti per più di 1.000 colloqui professionali fissati con le case editrici) così come [4] vera cultura di pace e rispetto dei diritti umani al fianco di partner solidali come Emergency, Cesvi, Dynamo Camp, Amnesty International e UNHCR + [5] abbia accolto un pubblico di oltre 60.000 visitatori totali da tutta Italia, compresa [6] una coloratissima moltitudine di bambini nella propria Area Kids a ingresso gratuito, che ogni anno offre 18 laboratori creativi con le docenze delle migliori firme del panorama nazionale, costantemente SOLD OUT a ogni edizione!

>>> Senza nemmeno considerare i 66.309 euro donati all’INMI Lazzaro Spallanzani proprio in questi ultimi 6 mesi grazie al libro a fumetti COme Vite Distanti (vincitore del Premio Boscarato 2020), realizzato da ARF! durante l’emergenza sanitaria Covid-19, che ne ha fatto (cit:) «la più grande raccolta fondi mai realizzata dal Fumetto italiano» attraverso l’unione, il talento e la generosità dei suoi protagonisti: gli autori, i partner e i lettori <<<

Ma tutto questo a Palaexpo e al suo artista/presidente Pietroiusti (ora “coordinatore del tavolo di programmazione”) non interessa!

Non rientriamo nel loro «cambiamento di paradigma» all’interno di «una specifica visione curatoriale» che ora dipende da «un complesso meccanismo decisionale» che comprende per l’appunto questa «visione strategica di analisi qualitativa» (?) che prenderà forma e si incentrerà su «una complessa e articolata sequenza di eventi» che siano «coerenti con la proposta culturale del nuovo Mattatoio».

Una visione, insomma, che al di là della propria astratta arbitrarietà (nella gestione di un bene pubblico della città, non di una galleria privata) rimane chiara soltanto a se stessa, alla propria voce autoreferenziale.”

In coda al comunicato, la direzione di Arf Festival indice una conferenza stampa per giovedì 26 novembre alle 12.00, la prima delle controffensive del nostro Festival”, si annuncia. Queste conferenze “basate su una verità oggettiva (scripta manent alla mano, nero su bianco), sui risultati concreti raggiunti in questi anni e – perché no? – anche sull’ironia, un’arma che ci contraddistingue da sempre: sì, perché saranno anche un paio di momenti in cui strapperemo un sorriso che – insieme a tutti i giornalisti che si accrediteranno – ci condurranno alle future mosse di una fiera manifestazione indipendente che in sole 5 edizioni ha posizionato il proprio brand tra le eccellenze italiane del settore.

MCU: i 10 migliori momenti frutto dell’improvvisazione

MCU: i 10 migliori momenti frutto dell’improvvisazione

Con un universo cinematografico grande quanto il MCU, sarebbe facile presumere che tutti i film si attengano rigorosamente ad una sceneggiatura e che non ci sia spazio per alcun tipo di “sorpresa”. Tuttavia, anche nel MCU gli attori hanno avuto spesso l’opportunità di offrire il loro contributo ed improvvisare/cambiare delle scene che stavano girando. Da piccoli e semplici cambiamenti estetici ad importanti dialoghi totalmente improvvisati, gli attori che sono apparsi nel MCU si sono concessi davvero di tutto. Screen Rant ha raccolto i 10 migliori momenti improvvisati – quindi non presenti in sceneggiatura – del MCU:

Un curioso Nick Fury

In base a ciò che sappiamo grazie a Spider-Man: Far From Home, allo stato attuale la super-spia Nick Fury si trova intrappolata nello spazio insieme agli alieni. Ma quando ha incontrato per la prima volta Carol Danvers in Captain Marvel (2019), non aveva idea che gli alieni fossero reali. Fury lo ha imparato a proprie spese quando uno degli Skrull ha impersonato Coulson e lo ha attaccato.

Più tardi, Fury assisterà all’autopsia dello Skrull, e non riuscirà a mettere da parte la sua curiosità. Dà infatti un’occhiata alle… parti intime dello Skrull! Samuel L. Jackson ha improvvisato la “sbirciatina” di Fury sotto il lenzuolo che copriva il cadavere, e ai creatori è piaciuto talmente tanto che alla fine hanno deciso di tenere quel momento nel film.

Tony Stark è Iron Man

A differenza dei fumetti, dove Iron Man nasconde la sua vera identità e finge di essere la guardia del corpo di Tony Stark, nel MCU il miliardario filantropo non mantiene segreta la sua attività di supereroe. In effetti, confessa di essere Iron Man già nel finale del primo film.

Gran parte dei dialoghi in Iron Man (2008) sono stati improvvisati, ma uno dei momenti più importanti è stato quando Robert Downey Jr. ha esclamato: “Io sono Iron Man”. La battuta è stata un’idea dello stesso Downey Jr. ed è rimasta con Tony Stark fino a Avengers: Endgame (2019), dal momento che ha detto la stessa identica cosa pochi istanti prima di schioccare le dita e sconfiggere Thanos una volta per tutte.

La morte di Spider-Man

In Avengers: Infinity War (2018) abbiamo visto morire molti personaggi, ma la morte di Spider-Man è stato uno dei momenti più tragici, che ha fatto piangere più di uno spettatore. Ma quello che il pubblico potrebbe non sapere è che Tom Holland e Robert Downey Jr. hanno improvvisato la scena e i dialoghi.

Sapevano solo che Spider-Man sarebbe morto: tutto il resto dipendeva da loro. La battuta divenuta ormai iconica di Holland: “Non voglio andare!”, è stata frutto dell’improvvisazione del giovane attore.

L’amicizia tra Iron Man e Spider-Man

Peter Parker e Tony Stark hanno costruito una delle amicizie più iconiche del MCU, soprattutto perché Tony era una sorta di figura paterna per Peter. Oltre alla scena della morte di Spider-Man, ci sono stati anche altri momenti improvvisati dai due attori. Uno di questi è quando Peter chiede un abbraccio in macchina e Tony risponde: “Non è un abbraccio. Ti stavo solo aprendo la porta.”

È stato Robert Downey Jr. ad improvvisare la battuta. Ed è stato sempre l’attore ad esortare Tom Holland a farsi da parte quando il giovane co-protagonista ha dimenticato di fare spazio per Downey Jr. mentre parlano nella camera di Peter. Downey Jr. va a sedersi, Holland si dimentica di spostarsi e Downey Jr. salva la situazione dicendo: “Mi siederò qui, quindi muovi la gamba”.

Il mistero di Gamora

A proposito di battute iconiche, Drax ha alcune delle battute più divertenti nei film dei Guardiani della Galassia. Ma la sua battuta migliore, di gran lunga, è arrivata in Avengers: Infinity War, e non era nemmeno prevista dalla sceneggiatura!

Quando Star-Lord chiede “Dov’è Gamora?” e Iron Man risponde con un confuso “Chi è Gamora?”, la reazione di Drax li coglie entrambi di sorpresa: “E io ne ho una ancora migliore. Perché è Gamora?”. “Perché”, davvero… questa è la domanda.

Un’insolita amicizia

Occhio di Falco e Quicksilver hanno una relazione di amore-odio in Avengers: Age of Ultron (2015). All’inizio, Quicksilver è contro i Vendicatori e si prende gioco di Occhio di Falco. Ma alla fine, salva gli salva la vita sacrificando la sua. Prima che ciò accadesse, tuttavia, Quicksilver ha fatto impazzire Occhio di Falco.

E Jeremy Renner lo ha dimostrato considerando la possibilità di sbarazzarsi di Quicksilver nel seguente monologo improvvisato: “Nessuno lo saprebbe. Nessuno. L’ultima volta che l’ho visto, Ultron era seduto su di lui. Sì, ci mancherà. Quel piccolo bastardo veloce, mi manca già”. Se qualcuno può dar vita ad un’amicizia con una bugia, quello è senza dubbio Occhio di Falco.

È molto tempo che non ci si vede

Quando Thor e Captain America si riuniscono in Avengers: Infinity War, non si vedono in realtà da alcuni anni. Si incontrano a Wakanda, dove Thor riappare dal nulla e si unisce alla battaglia contro le forze di Thanos.

Il dialogo tra Thor e Captain America è stato improvvisato, ma potrebbe benissimo avvenire tra due amici che si sono persi di vista per un po’: Steve Rogers chiede a Thor se ha un nuovo taglio di capelli e il Dio del Tuono fa notare che il capitano ha copiato la sua barba.

Tony Stark ama il suo Shawarma

Quasi tutti i film del MCU hanno una o più scene post-credit. Ma raramente abbiamo visto i Vendicatori al centro di una scena in cui erano impegnati a… mangiare. La famosa scena dello Shawarma era basata su una battuta improvvisata da Robert Downey Jr.

Dopo che Iron Man ha lanciato la bomba nello spazio e ha perso i sensi, afferma che gli piacerebbe mangiare dello Shawarma quando si sveglia. Ciò ha portato alla scena post-credit che è stata girata più tardi rispetto al resto di The Avengers (2012).

Quasi tutto Thor: Ragnarok

Thor: Ragnarok (2017) è uno dei film più divertenti del MCU, forse perché quasi tutto, circa l’80% del film, è stato improvvisato dagli attori. Uno di questi esempi è la scena “Chiedi aiuto” tra Thor e Loki, una strategia intelligente su come confondere e sconfiggere i loro nemici.

Loki non è molto contento, ma alla fine Thor riesce a farcela. E c’è anche Jeff Goldblum, aka il malvagio Gran Maestro, che ha improvvisato la maggior parte dei suoi dialoghi.

Le scene che non sono finite nei film

Infine, ci sono due scene improvvisate che non sono entrate nei film, ma entrambe sono esilaranti e includono dei baci. In Avengers: Age of Ultron (2015), Chris Evans voleva provare a dare un bacio, ma considerando che Tony Stark e Steve Rogers discutono per la maggior parte del film, la scena è finita nei bloopers.

E in Avengers: Endgame, Stark bacia Peter Parker sulla guancia una volta che si sono riuniti invece di abbracciarlo. È stato un momento da papà per Stark ma, ancora una volta, i creatori hanno deciso per una diversa interpretazione della scena.

Anya Taylor-Joy: “Non sono abbastanza bella per essere una star”

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Anya Taylor-Joy: “Non sono abbastanza bella per essere una star”

È un periodo decisamente proficuo per Anya Taylor-Joy, l’attrice e modella americana di origini argentine che si è fatta conoscere al grande pubblico grazie a film quali The Witch di Robert Eggers e Split di M. Night Shyamalan. Quest’anno l’abbiamo vista in Emma di Autumn de Wilde e anche in The New Mutants di Josh Boone, mentre più di recente è stata protagonista de La regina degli scacchi, acclamata miniserie Netflix da poco “eletta” la più vista del popolare servizio di streaming.

In una recente intervista con The Sun, l’attrice si è lasciata andare ad una serie di dichiarazioni alquanto particolari circa il suo aspetto fisico. Dotata di una bellezza magnetica e certamente fuori dal comune, Anya Taylor-Joy ha ammesso di nutrire dei forti dubbi sulla sua immagine. “Non mi sono mai considerata bella e credo che non mi considererò mai tale”, ha spiegato. “Non credo di essere abbastanza bella da poter recitare. Lo so che può sembrare patetico e il mio ragazzo mi ha già avvertito che la gente penserà di me che sono una stron*a a dire certe cose, ma davvero: ho sempre pensato di avere un aspetto strano.”

L’attrice ha raccontato di non rivedere mai i suoi film e ha anche raccontato di un episodio alquanto spiacevole avvenuto durante la visione del sopracitato Emma, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Jane Austen arrivato quest’anno direttamente in digitale nel nostro Paese: “Non mi piace andare al cinema a vedere i film in cui recito. Devo vederli prima. La cosa bella del farlo da sola è che non sono costretta a vedere la mia faccia sul grande schermo. Quando ho visto Emma ho avuto un vero attacco di panico, perché ho pensato di essere la prima attrice brutta ad aver interpretato quel personaggio, ed era assurdo, perché la prima battuta che Emma dice nel film è proprio: ‘Sono bellissima, intelligente e ricca’.”

Sempre nel corso dell’intervista, Anya Taylor-Joy ha rivelato anche di aver avuto un’infanzia difficile e di essere stata vittima di bullismo, ma ha anche ricordato il fortuito incontro con Sarah Doukas, fondatrice dell’agenzia di moda Storm Model Management, che dopo averla incontrato per caso ad Harrods, a Londra, le offrì un contratto come modella. Alla fine dell’intervista, l’attrice ha anche ammesso che, al di là delle sue convinzione, adesso ha accettato l’immagine che gli altri possono avere di lei: “Mi sono costretta nella vita ad accettare i complimenti”, ha spiegato. “Se oggi qualcuno mi dice che sono bella, lo ringrazio.”

I prossimi progetti di Anya Taylor-Joy

Di recente abbiamo appreso che Anya Taylor-Joy sarà la protagonista del prequel di Mad Max: Fury Road incentrato sul personaggio di Furiosa. Il prequel sarà diretto ancora una volta da George Miller e vedrà l’attrice recitare al fianco di Chris Hemsworth e Yahya Abdul-Mateen II. Tra i suoi prossimi progetti figurano anche Last Night in Soho di Edgar Wright (che arriverà al cinema il prossimo anno) e The Northman, il nuovo horror di Rogert Eggers, con cui tornerà a lavorare dopo The Witch

Justice League Snyder Cut: come cambieranno i poteri di Flash e Cyborg

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Zack Snyder continua a sviscerare dettagli su cosa i fan dovranno aspettarsi dalla Snyder Cut di Justice League, soprattutto su come sarà diverso il suo taglio dalla versione cinematografica di Joss Whedon uscita nelle sale nel 2017. Questa volta, il regista ha fatto luce sia su Flash che su Cyborg, spiegando nel dettaglio come i loro poteri saranno rappresentati nella versione del cinecomic in quattro parti in arrivo il prossimo anno HBO Max.

Parlando del Velocista Scarlatto, Snyder non è d’accordo con la visione di Barry Allen che usa la sua super velocità per trasportare le persone da un posto all’altro (come visto anche nella versione cinematografica di Whedon), perché non crede che sia così che funzionino i suoi poteri. “Non mi piaceva, e non mi piace, che Barry sia in grado di spostare le persone. So che molte persone hanno amato questo aspetto, ma a me semplicemente non piace. Va bene, penso che sia bello quando le persone lo fanno: semplicemente, io non lo farò”, ha rivelato Snyder in uno speciale sul canale YouTube di Vero (via CBM). “Se prendi qualcuno e puoi dire che è protetto dalla Forza della Velocità… questo, sai, dipende dall’interpretazione. Mi sembra che se afferri qualcuno alla stessa velocità con cui si sta muovendo… potresti letteralmente strappargli un braccio. Flash si muove così velocemente che potrebbe letteralmente strappare via la carne dal corpo di qualcuno. Ecco perché deve stare molto attento con gli umani quando si trova nella Forza della Velocità.”

Per quanto riguarda Cyborg, Snyder ha chiarito che Victor Stone – e di riflesso il pubblico – non è ancora del tutto sicuro di come funzionano i suoi poteri in questa fase. “Francamente, non credo che sappiamo ancora quali siano i poteri di Cyborg”, ha ironizzato il regista. “Se guardi a cosa sono capaci di fare queste Scatole Madri, ossia creare e distruggere il mondo… penso che quello che Cyborg è in grado di fare, sia davvero solo la punta dell’iceberg rispetto a ciò che è possibile per lui in futuro.”

Vi ricordiamo che la Snyder Cut di Justice League uscirà nel 2021 sulla piattaforma streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori notizie.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

Gremlins 3: Chris Columbus promette che le creature non verranno ricreate in CGI

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Era da un po’ di tempo che non si avevano aggiornamenti su Gremlins 3, il tanto chiacchierato terzo capitolo della saga fantasy/horror iniziata nel lontano 1984. Sono anni, ormai, che si parla di un possibile terzo film, ma ad oggi nulla è stato ufficializzato. Il primo film, diretto da Joe Dante, incassò all’epoca della sua uscita in sala circa 212 milioni di dollari e generò anche un sequel, uscito diversi anni dopo (Gremlins II – La nuova stirpe, del 1990, diretto sempre da Dante).

Sebbene non ci siano ancora piani concreti per un terzo film di Gremlins, ultimamente ci sono state molte conversazioni sul ritorno del franchise sul grande schermo. Parlando di recente con Collider, Chris Columbus, ideatori del soggetto e autore della sceneggiatura del primo film, ha parlato delle sue idee per un possibile Gremlins 3, che comprende anche l’impiego di animatronics al fine di realizzare le creature del film, esattamente come fu per il film originale.

“Mi piacerebbe farlo. Ho scritto una sceneggiatura, quindi sì… esiste una sceneggiatura per un ipotetico terzo film. In questo momento stiamo risolvendo alcuni problemi relativi ai diritti, quindi stiamo solo cercando di capire quando sarebbe il momento migliore per realizzarlo. Lo farei ancora allo stesso modo, utilizzando pupazzi tangibili, non creati attraverso la CGI. Forse abbiamo avuto… avevamo una scena in stop-motion nel primo Gremlins, ma non credo che userei molta CGI in Gremlins 3.”

I Gremlins originali vennero creati attraverso l’impiego di animatronics ideati dallo stesso Columbus. Nonostante le sfide tecniche che la loro ideazione comportò, il team degli effetti speciali portò a compimento un lavoro meraviglioso, riuscendo a donare personalità ai bizzarri, perfidi ma al tempo stesso adorabili mostriciattoli, aiutando il pubblico ad empatizzare con le creature. Naturalmente, creare delle creature così strane oggi sarebbe molto più facile utilizzando la CGI, ma almeno Columbus non pensa che la computer grafica possa necessariamente offrire un risultato finale migliore.

In effetti, gran parte del fascino dei film originali deriva proprio dal fatto che le creature sono state realizzate attraverso l’impiego di pupazzetti meccanici; in base alle sue dichiarazioni, è palese che Columbus pensi che il fascino dell’epoca debba essere preservato anche per un eventuale terzo film.

Gli Eterni introdurrà il primo supereroe sordo del MCU

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Gli Eterni introdurrà il primo supereroe sordo del MCU

L’attrice Lauren Ridloff ha condiviso di recente il suo entusiasmo nei confronti di Makkari, il personaggio che interpreterà nell’attesissimo Gli Eterni, il cinecomic Marvel in uscita il prossimo anno. Attraverso il personaggio di Makkari, il MCU affronterà per la prima volta il tema della disabilità: si tratta, infatti, del primo supereroe sordo all’interno dell’universo condiviso.

Gli Eterni racconterà del gruppo di esseri immortali del titolo, originariamente creati dai Celestiali. Lavoreranno insieme per proteggere gli umani dai Devianti, le loro controparti malvagie. Oltre al ricco cast e alla quantità enorme di personaggi, Gli Eterni si distinguerà dal resto del MCU anche per un altro interessante particolare: la storia, infatti, coprirà un arco di 7.000 anni, un periodo di tempo decisamente molto più lungo rispetto alla maggior parte dei moderni film di supereroi.

In origine, Gli Eterni sarebbe dovuto arrivare nelle sale proprio questo mese. Tuttavia, la pandemia di Coronavirus ha costretto la Marvel a cambiare drasticamente tutto il calendario delle uscite relativo ai prossimi due anni. Adesso, il film uscirà in sala il 5 novembre 2021. Lauren Ridloff aveva già rivelato che le riprese aggiuntive del film sono già state effettuate. Il suo personaggio, Makkari, è degno di nota per diversi motivi. Il primo è che nei fumetti il personaggio è un uomo: Ridloff interpreterà, dunque, un’entusiasmante versione gender bender dello stesso. Makkari è anche dotato di una straordinaria velocità e sarà il primo supereroe sordo del MCU.

In un’intervista con Scott Davis sul canale YouTube di HeyUGuys (tramite MovieWeb), Lauren Ridloff ha condiviso il suo entusiasmo proprio in merito alla possibilità di interpretare Makkari, in particolare per quanto riguarda la rappresentazione al cinema dei non udenti. Sono più elettrizzata che sopraffatta all’idea che mi sia stata data l’opportunità di rappresentare la comunità dei non udenti. Sono molto entusiasta per questo… il fatto di portare quella trama all’interno del MCU. Penso che ci sia molto spazio per raccontare più storie del genere.”

Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12 febbraio 2021.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.

Star Wars: Kathleen Kennedy sostiene John Boyega dopo le critiche alla saga

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La star della trilogia di sequel di Star Wars, John Boyega, ha dichiarato di aver ricevuto una telefonata dal presidente della Lucasfilms, Kathleen Kennedy, riguardo le sue critiche al trattamento dei personaggi e degli attori di colore da parte dello studio. In passato Boyega, che ha interpretato Finn, l’ex Stormtrooper ribelle, sensibile alla forza, ha criticato il trattamento riservato a Finn all’interno della saga.

Sebbene Boyega, il primo attore di colore a recitare in un ruolo da protagonista nel franchise, fosse assai presente nel materiale promozionale, il suo personaggio non è stato sfruttato a pieno nella trilogia sequel. Nonostante il suo potenziale, l’ultimo capitolo – L’Ascesa di Skywalker – non dedica il tempo necessario ad approfondire l’arco narrativo di Finn. Il suo conflitto personale è stato affrontato principalmente nel primo episodio della trilogia, Il Risveglio della Forza.

Tuttavia, Boyega ha ampliato le sue critiche anche agli archi narrativi inesistenti di altri personaggi, come la Rose Tico di Kelly Marie Tran o il Poe Dameron di Oscar Isaac.  Grazie alla grande visibilità che è in grado di donare ad un attore un franchise come Star Wars, John Boyega ha usato la sua esperienza unica per trasformarsi in uno degli attivisti più “accesi” di Hollywood. Adesso Deadline riporta che in una conversazione con la BBC, Boyega ha spiegato di aver ricevuto supporto da Kathleen Kennedy, attraverso una conversazione “onesta e trasparente” su molte delle denunce che ha fatto contro Lucasfilms e Disney.

John Boyega e la conversazione “onesta e trasparente” con Kathleen Kennedy su Star Wars

Sebbene Boyega sia andato avanti, tiene ancora molto a cuore la possibilità di influenzare il cambiamento all’interno degli studi e nell’industria, basandosi proprio sulla sua esperienza negativa. Boyega ha parlato dell’importanza di una forte rappresentanza, al di là del fan service e della trasparenza che diventa la norma. “Penso che questo tipo di conversazioni… è vero, può sembrare che tu stia cercando soltanto di salvare la tua carriera, ma ora la cosa fantastica è che si tratta di un tipo di conversazione a cui tutto hanno accesso. Ora le persone possono esprimersi al riguardo, sapendo che ogni personaggio che amiamo, specialmente in questi grandi franchise come Marvel e Star Wars, li amiamo per i momenti che vengono loro dati. Li amiamo per quei momenti. Sono momenti eroici che tutti questi produttori decidono per questi personaggi, quindi dobbiamo vederli nei nostri personaggi, che posso essere anche neri e di altre culture.” 

Lucasfilm e il regista J.J. Abrams uniscono ancora una volta le forze per condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia lontana lontana con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.

Il cast del film comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, con Ian McDiarmid Billy Dee Williams.

Lo Squalo: l’ultimo modello impiegato sul set è stato esposto in un museo

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L’unico modello di squalo meccanico sopravvissuto, utilizzato durante la realizzazione del film Lo Squalo, è stato esposto presso il nuovo Academy Museum of Motion Pictures (via Bloody Disgusting). Uscito nel 1975 e diretto – all’epoca – da un giovane e prodigioso regista di nome Steven Spielberg, Lo Squalo è incentrato sulla caccia di un grande squalo bianco mangiatore di uomini che terrorizza l’immaginaria cittadina balneare di Amity Island.

Lo Squalo è diventato uno dei film più popolari nella storia del cinema, non solo perché all’epoca divenne la pellicola con il maggior incasso di sempre, ma anche perché ha stabilito un modello da seguire, tanto in termini di narrativa quanto di estetica, all’interno dell’industria in merito all’uscita dei blockbuster estivi. Inoltre, il film ha permesso a Spielberg di affermarsi come uno dei registi più influenti di Hollywood e ancora oggi, dopo 45 anni, è considerato un cult senza tempo, dal fascino inalterato.

Gran parte di quel fascino risiede soprattutto nella travagliata produzione de Lo Squalo, considerata tra le più disastrose di sempre. Alcuni report hanno sempre sottolineato l’inesperienza di Spielberg e la sfiducia del team produttivo nei suoi confronti, tanto che sul set si iniziò a scherzare con il titolo del film e a chiamarlo ironicamente “Flaws” (ossia, “Difetti”, un gioco di parole con l’originale “Jaws”, ossia “Mascelle”). Inoltre, è ben nota l’insistenza di Spielberg nell’aver voluto usare squali meccanici, cosa che durante le riprese ha anche portato alla distruzione di tre dei modelli impiegati o al loro semplice affondamento nell’oceano.

Adesso, il quarto e ultimo modello di squalo meccanico impiegato durante la realizzazione de Lo Squalo è stato esposto nell’Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles, che verrà inaugurato ad aprile 2021. Dopo essere sopravvissuto per decenni in una discarica di Hollywood, diversi protesisti e artisti degli effetti speciali hanno restaurato il modello in fibra di vetro di “Bruce” (così vennero chiamati i modelli di squalo dalla produzione durante le riprese), ad oggi l’oggetto più grande dell’intera collezione esposta nel museo, che sarà sospeso a mezz’aria. Il modello era così grande da non entrare negli ascensori della struttura: è stato trasportato e fatto passare attraverso le vetrate.

Justice League: il design originale di Steppenwolf ritenuto troppo spaventoso

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Il design originale di Steppenwolf era troppo spaventoso, ecco perché il personaggio è stato tagliato da Justice League. A più di tre anni dall’uscita della versione cinematografica nelle sale, il regista Zack Snyder è pronto a lanciare la sua visione del cinecomic uscita al cinema nel 2017. La Snyder Cut, in arrivo il prossimo anno su HBO Max, ci presenterà finalmente il modo in cui il regista voleva raccontare da un punto di vista anche visivo la storia, drasticamente cambiata dopo che Joss Whedon ha assunto le redini del progetto.

A parte i dettagli narrativi incoerenti tra la Justice League di Snyder e ciò che è arrivato sul grande schermo nel 2017, una delle indicazioni più ovvie dei grandi cambiamenti apportati al film è stata senza dubbio la sua estetica. Snyder si è fatto un nome grazie ai suoi film visivamente sbalorditivi e nel corso degli anni ha dimostrato di sapere come voleva che fossero i suoi progetti. Sfortunatamente, il suo modo di concepire e dirigere un film è molto diverso dall’approccio di Whedon. A parte l’orrenda debacle sui baffi di Superman e il filtro arancione nella battaglia finale, anche il design del villain Steppenwolf è stato oggetto di numerose critiche.

Alla luce della distribuzione dell’ultimo teaser trailer di Justice League in cui abbiamo visto un look rinnovato per Steppenwolf, Zack Snyder ha analizzato il nuovo filmato sul canale YouTube di Vero (via Screen Rant). Il regista ha parlato dell’aspetto significativamente cambiato del cattivo, che risulta essere il suo design originale per il personaggio. Snyder ha detto che è stato cambiato nella versione cinematografica a causa del feedback della Warner Bros., secondo cui era troppo spaventoso.

“Ci sono state molte discussioni e molti tira e molla sul nuovo design e sulla creazione di questo nuovo design. Penso che all’inizio si credeva che fosse un po’ troppo spaventoso, un po’ troppo alieno e un po’ troppo intenso. Personalmente, ho sempre pensato che fosse fantastico e che rappresentasse una vera minaccia. D’altronde, rappresenta una vera minaccia, non solo per la Justice League, ma per l’intero pianeta. Penso che sia fantastico e che la squadra abbia fatto un ottimo lavoro.” 

Vi ricordiamo che la Snyder Cut di Justice League uscirà nel 2021 sulla piattaforma streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori notizie.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

Juliette Roudet, chi è? Curiosità sull’attrice di Profiling

Juliette Roudet, chi è? Curiosità sull’attrice di Profiling

Dopo aver parlato delle nuove generazioni di attori e di alcune serie di successo come Elite e Outer Banks, concentriamoci adesso sulla non-troppo-vecchia guardia. Oggi vi parliamo infatti di Juliette Roudet, attrice francese attiva in tv, al cinema e in teatro sin dal 2003, passata alla ribalta grazie alla serie tv Profiling.

Scopriamo quindi insieme tutto quello che c’è da sapere su Juliette Roudet, curiosità sulla sua vita privata e sulla sua lunga e variegata carriera.

Juliette Roudet biografia: gli inizi della sua carriera

Juliette Roudet, età 39 anni, nata il 14 marzo del 1981 in Francia, comincia la sua formazione professionale non come attrice ma bensì come ballerina. La bella Juliette studia infatti prima al Conservatoire Supérieur de Danse di Parigi per poi completare il suo percorso al Centre National de Danse Contemporaine.

Il suo incredibile talento per la danza, la porta verso alcune collaborazione celebri come quella per le Compagnie l’Esquisse e la Compagnie Fata Morgana. Grazie alla sua istruzione e all’esperienza accumulata nel corso degli anni, nel 1999 Juliette Roudet rappresenta la Francia all’Eurovision Young Dancers. Questo programma tv, molto conosciuto dal pubblico nella sua versione canora, in passato ha avuto anche una sezione dedicata al ballo. Purtroppo però, nel 2018, l’Eurovision Young Dancers è stato cancellato a causa della mancanza di una città ospitante e di un’emittente disposta a mandare in onda la trasmissione.

Archiviata la parentesi Eurovision, Juliette nel 2003 continua il suo percorso di studi e entra al Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique de Paris. Qui, oltre a concentrarsi sulla danza, comincia a studiare anche teatro e recitazione ed ha la possibilità di lavorare con attori, attrici, registi e coreografi famosi come Andrzej Seweryn, Daniel Mesguich, Michel Fau, Dominique Valadié, Muriel Mayette, Lukas Hemleb, Caroline Marcadé e Arpad Schilling.

Juliette Roudet film e serie tv: dal palcoscenico allo schermo

Nonostante si sia concentrata sullo studio della danza per moltissimi anni, grazie alla sua formazione al Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique de Paris, Juliette si avvicina sempre di più al mondo della recitazione. Nel 2003, infatti, debutta sul piccolo schermo nel film Procès de famille (Family Trial), diretto da Alain Tasma. Dopo questa prima esperienza, la collaborazione con Tasma si rinnova l’anno successivo e Juliette prende parte al film À cran deux ans après (2004). Nel 2005 per la Roudet arriva il primo ruolo in una serie tv, Engrenages, e anche il primo ruolo in un film sul grande schermo, dal titolo Au Suivant!.

Tuttavia, la parentesi cinematografico-televisiva viene accantonata momentaneamente da Juliette che dal 2007 al 2016 decide di tornare al suo primo amore, la danza e il palcoscenico. In questi anni partecipa a produzioni di grandi classico come I Giganti della Montagna di Pirandello, Romeo e Giulietta di Shakespeare e molti altri ancora.

Soltanto nel 2009, Julitte Roudet decide di tornare al cinema e lo fa scegliendo il film Bella, La Guerre et le Soldat Rousseau, diretto da Manuel Flèche. L’anno successivo, oltre al film Les Méchantes (2010) di Philippe Monnier, l’attrice francese è impegnata con la miniserie Les Vivants et Les Morts (2010).

Juliette Roudet in Profiling

Solo nel 2013, tuttavia, arriva per Juliette la grande occasione. In quell’anno infatti viene scelta per entrare a far parte del cast di una nuova serie tv Profilage (Profiling), ideata da Fanny Robert e Sophie Lebarbier. Come si evince dal titolo, anche Profiling è una serie crime che racconta dei casi affrontati dalla Polizia parigina e dalla sua criminologa più promettente, Chloé Saint-Laurent.

Ci troviamo nella bellissima e trafficatissima Parigi quando la criminologa Chloé Saint-Laurent (Odile Vuillemin) viene assegnata alla nuova squadra investigativa della polizia criminale, guidata da Matthieu Pérac (Guillaume Cramoisan). A questa divisione sono affidati i casi d’omicidio più cruenti e complessi e Chloé si trova a dover fare i conti con un capo a cui è estremamente difficile rapportarsi.

Mentre Matthieu è assi schematico e metodico nelle sue investigazioni, Chloè tende ad approcciarsi alle indagini in maniera differente. La criminologa riesce, estraniandosi dal gruppo, ad entrare nella testa dell’assassino, riuscendo a interpretare le sue scelte criminali e a volte ad anticipare le sue mosse. Inutile dire che non tutti i suoi colleghi siano proprio entusiasti di questo metodo così poco ortodosso.

Ma se Matthieu non sembra condividere la sua passione per l’attività di profiling, Chloé ha il sostegno di tanti nella squadra. Tra questi c’è il Comandante Thomas Rocher (Philippe Bas), il classico poliziotto pragmatico che odia le chiacchiere e predilige l’azione. Nonostante sia parecchio irascibili e brontolone, l’ispettore è uno dei sostenitori dell’attività di Chloè, rintenuta fondamentale per la risoluzione del casi.

La serie, in onda dal 2009 al 2018, è andata avanti per ben 10 stagioni e 102 episodi, non senza stravolgimenti di cast. Durante la settima stagione, Chloè viene trasferita e la nuova protagonista diventa Adèle Delettre, interpretata da Juliette Roudet, che a sua volta resta fino alla nona stagione.

Juliette Roudet lascia Profiling

Nonostante la popolarità acquisita grazie ai suoi progetti televisivi, cinematografici e teatrali, Juliette Roudet resta una persona molto riservata. Non conosciamo quasi nessun dettaglio della sua vita sentimentale ma sappiamo che la sua decisione di lasciare la serie Profiling è stata molto probabilmente influenzata da due avvenimenti importanti.

Nel 2017, l’attrice ha messo al mondo un figlio, avvenimento che ha necessariamente interferito con le riprese della nona stagione di Profiling, l’ultima che l’avrebbe vista come protagonista. La maternità è un’esperienza impegnativa e probabilmente per la Roudet, la vita frenetica dell’attrice televisiva non si sposava con quella ancor più complessa di madre. Inoltre, nel 2016, Juliette è diventata insegnate di danza al Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique de Paris, la scuola che lei stessa aveva frequentato anni prima.

L’attrice non ha mai veramente spiegato perché abbia deciso di abbandonare la serie ma, il 5 settembre del 2018, ha pubblicato su Instagram un posto, ringraziando i suoi fan dell’affetto dimostratole nel corso degli anni.

“È una scelta difficile perché provo un grande affetto per le persone che scrivono questa serie e per coloro che la ‘costruiscono’ giorno dopo giorno. Ma è una scelta sincera, alimentata dalla sensazione di lasciare questo progetto al momento giusto per me. Dopo queste tre stagioni di totale impegno per il personaggio di Adèle, voglio dedicarmi a nuovi progetti, nuovi ruoli, nuove sfide”.

E in effetti le nuove sfide per Juliette sono arrivate. Nel 2020 l’attrice ha partecipato alla miniserie crime thriller francese Peur Sur Le Lac (Fear of the Lake), di una sola stagione e sei episodi. Creata da Jerome Cornuau , Nicolas Douay , Didier Le Pêcheur, Yann Brione Laurent Burtin, la serie è andata in onda a gennaio di quest’anno sul canale francesce TF1.

Juliette Roudet su Instagram

Per essere sempre aggiornati sulle nuove avventure professionali di Juliette Roudet, vi consigliamo di seguire il suo account Instagram ufficiale.

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom

Logan – The Wolverine: trama, cast e premi del film con Hugh Jackman

Con l’inizio del nuovo millennio i film dedicati ai supereroi dei fumetti, in particolare Marvel e DC Comics, sono diventati una realtà particolarmente solida dell’attuale panorama cinematografico mondiale. Veri e propri dominatori del box office, questi hanno negli anni guadagnato sempre più consenso. Ci sono però alcuni titoli particolarmente più apprezzati di altri, e tra questi figura certamente Logan – The Wolverine. Uscito in sala nel 2017, il film è il terzo capitolo della trilogia spin-off dedicata al più celebre degli X-Men. Diretto da James Mangold, tale lungometraggio è in breve tempo diventato uno dei più apprezzati film di supereroi fino ad oggi realizzati.

A distinguerlo da tutti gli altri vi è un tono particolarmente crepuscolare, un ambientazione post-apocalittica e un personaggio ormai vecchio, pieno di acciacchi e rimorsi. Con questo film si giunge infatti alla conclusione dell’arco narrativo di Wolverine, nuovamente interpretato dall’attore Hugh Jackman. La storia qui raccontata è liberamente ispirata alla serie di fumetti intitolata Vecchio Logan, riprendendone l’ambientazione e l’evoluzione del personaggio. Per dar vita a tutto ciò, il regista e gli sceneggiatori si sono basati in particolar modo sull’immaginario western e noir, permettendo al film di assumere i connotati che oggi lo contraddistinguono.

Arrivato in sala, Logan – The Wolverine confermò ancora una volta il grande interesse degli spettatori nei confronti del personaggio. Allo stesso tempo, particolarmente apprezzate furono le novità introdotte nel film, tra cui il suo stesso tono cupo. Tutto ciò portò il film ad affermarsi come un campione di incassi, guadagnando circa 619 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 100. Per tale titolo questo fu però solo il primo dei traguardi ottenuti, arrivando poco dopo a stabilire anche altri prestigiosi primati e record. Per scoprire quali, come anche altre curiosità legate al film, basterà proseguire nella lettura.

Logan – The Wolverine: la trama del film

La storia del film ha luogo nel 2029, in un mondo dove i mutanti sono sull’orlo dell’estinzione. Da 25 anni, infatti, nessun bambino con poteri speciali è più nati, e i supereroi in circolazione sono ad uno ad uno stati abbattuti da un gruppo criminale anti-mutanti noto come Reavers. Tra i pochi superstiti vi è Logan, il quale però è notevolmente invecchiato da quando il suo fattore rigenerante si è indebolito. Il mutante trascorre ora le sue giornate lavorando come autista, mettendo da parte i soldi guadagnati per potersi prendere cura di un ormai novantenne Charles Xavier, il quale è gravemente affetto da una malattia neurologica degenerativa. L’esistenza di Logan sembra dunque destinata a finire nell’anonimato, ma un inaspettato incontro cambierà le sue sorti.

Tramite l’infermiera Gabriela, infatti, egli si ritrova a doversi prendere cura dell’undicenne Laura Kinney, promettendo di condurla in un luogo considerato sicuro. Nel momento in cui accetta tale missione, però, Logan si ritrova inseguito dai Reavers, che desiderano ucciderlo e prendere con sé la bambina. Fuggito con questa e Xavier, egli si ritroverà testimone della più inaspettata delle scoperte. La piccola Kinney, infatti, è una mutante, dello stesso tipo di Logan. Rappresentando una speranza per il genere, questa va protetta ad ogni costo. La battaglia diventa allora personale, e per lui è ora di tirare nuovamente fuori gli artigli e tornare ad essere il pericoloso Wolverine.

Logan - The Wolverine cast

Logan – The Wolverine: il cast del film

Con questo nuovo film dedicato al personaggio, l’attore Hugh Jackman ha stabilito un importante record. Egli ha infatti non solo interpretato il noto mutante per ben nove volte, ma anche per una durata di tempo maggiore rispetto a chiunque altro. È infatti stato Wolverine per un totale di 16 anni e 228 giorni. Jackman raccontò di aver accettato di vestire nuovamente tali panni solo a condizione che sarebbe stata l’ultima volta e richiedendo personalmente un tono diverso rispetto ai precedenti film. L’attore si impegnò così per dar vita ad un Logan più sofferente e segnato dal tempo, sottoponendosi ad una dieta che gli consentisse di ottenere un aspetto particolarmente emaciato. Per lui questo si è trattato del film dedicato a Wolverine più complesso per il quale si sia dovuto preparare.

Accanto a lui nel film si ritrova anche Patrick Stewart, che riprende nuovamente il personaggio di Charles Xavier. Per poter apparire anche lui più invecchiato di quanto realmente sia, l’attore arrivò a perdere poco più di 10 chili. Vera star del film è la giovanissima Dafne Keen. Presentatasi per il ruolo di Laura, l’attrice chiese al regista di poter improvvisare alcune battute. Dopo che Jackman iniziò a recitare la sua parte, la Keen lo interruppe urlandogli contro in spagnolo. Il regista e l’attore furono colpiti dalla grinta della giovane attrice, decidendo di affidarle il ruolo. Nel film si ritrovano poi anche gli attori Richard E. Grant nei panni del dottor Zander Rice, e Boyd Holbrook in quelli di Donald Pierce. Questi sono i due villain principali del film. Stephen Merchant è invece Calibano.

Logan – The Wolverine: i premi, il trailer e dove vedere il film in streaming

Logan – The Wolverine si affermò da subito come uno dei film più acclamati del suo anno da parte della critica e dell’industria. Ciò lo portò ad essere indicato come un serio contendente durante la stagione dei premi. Dopo essere stato nominato dalla National Board of Review come uno dei dieci migliori film dell’anno, questo arrivò infatti ad ottenere una candidatura al prestigioso premio Oscar nella categoria della miglior sceneggiatura non originale. Questo risultato portò il film ad essere il primo cinecomic ad ottenere tale onore, e anche se poi il premio non venne vinto ciò fu la dimostrazione di come anche i film di supereroi possono essere dotati di grandi e memorabili sceneggiature.

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Logan – The Wolverine è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì 23 novembre alle ore 21:15 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

La Regina degli Scacchi doveva essere l’esordio alla regia di Heath Ledger

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Il co-creatore de La Regina degli Scacchi, Allan Scott, ha ottenuto i diritti del libro e ha iniziato a scrivere una sceneggiatura per la serie Netflix quasi trent’anni fa, e sembra che il suo incontro con Heath Ledger fu un momento fondamentale per il progetto. Scott infatti scelse proprio Ledger come regista per il film, che avrebbe dovuto essere quindi l’esordio alla regia dell’attore e avrebbe dovuto avere Ellen Page nei panni della protagonista.

“[Heath Ledger] ne era appassionato; era un giovane intenso e interessato e fui subito attratto da lui. Abbiamo parlato e parlato del progetto al telefono, e poi alla fine siamo riusciti a incontrarci.” ha dichiarato Scott.

Secondo The Independent, il piano originale prevedeva che l’attore facesse il suo debutto alla regia alla fine del 2008 con The Queen’s Gambit. Sarebbe stato un progetto intrigante e di alto profilo per Heath Ledger dopo la sua interpretazione di Joker ne Il Cavaliere Oscuro. Come sappiamo, purtroppo, le cose sono andate diversamente, visto che Heath Ledger si è spento a gennaio del 2008.

Il film mai realizzato su La Regina degli Scacchi

“Ho scritto bozza dopo bozza e lui ha dato il suo contributo – ha continuato Scott – ci siamo incontrati diverse volte a New York e qui, dove trascorreva molto del suo tempo. Eravamo arrivati ​​al punto in cui avevamo inviato la sceneggiatura a Ellen (Page). Heath era pieno di idee per il resto del cast, principalmente dalla sua lista di amici attori. Avevamo intenzione di fare un film alla fine del 2008.”

Come sappiamo il film non è stato mai realizzato, ma la miniserie sta avendo un successo travolgente su Netflix, dove detiene il primo posto dei titoli più visti da oltre un mese.

Elegia Americana, recensione del film di Ron Howard

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Elegia Americana, recensione del film di Ron Howard

Insieme a Mank, a Il processo dei Chicago 7 e ad altri titoli che arriveranno a breve sulle piattaforme dell’on demand, Elegia Americana di Ron Howard è trai titoli che più di tutti stanno mirando alla stagione dei premi 2021, che, per ragioni “pandemiche”, è stata spostata alla primavera del prossimo anno invece che al tradizionale periodo di fine inverno. Dunque, anche il film di Howard, adattamento dell’omonimo romanzo autobiografico, arriva direttamente nelle nostre case, su Netflix, a partire del 24 novembre.

La storia è raccontata da J.D. Vance, secondogenito di Bev, donna sola e problematica, che cerca di crescere alla bell’e meglio i due figli, con J.D. c’è Lindsay, una ragazza intelligente e concreta, più grande di lui. Ad aiutare Bev con il suo carattere turbolento, la tendenza a fare le scelte sbagliate e i due figli, c’è Mamaw Vance, madre della donna difficile e nonna burbera ma che profonde un solido e testardo impegno nella salvaguardia dei ragazzi dalla sua stessa figlia. La storia ripercorre a ritroso l’adolescenza di J.D., la sua lotta personale per sollevarsi e staccarsi dall’eredità della famiglia, la sua ferma volontà di laurearsi a Yale, uno dei college più prestigiosi d’America, e l’ambizione di diventare avvocato. Tutto nell’arco di una sola giornata in cui è costretto a tornare a casa perché la madre è andata in overdose ed è in ospedale.

L’Elegia Americana che ha fatto flop negli USA

Accompagnato da una scia di critiche negative che arrivano da Oltreoceano, Elegia Americana è un realtà un bel film, una storia di riscatto solida, un racconto che fila dritto senza colpi di scena, un affresco familiare lungo tre generazioni, tutto raccontato dal punto di vista del protagonista e autore del romanzo da cui il film è tratto. Ma allora perché dagli USA si sono levate voci contrarie? Semplicemente perché Ron Howard, e con lui la sceneggiatrice Vanessa Taylor, mette da parte tutto l’aspetto sociale del romanzo originale e si concentra solo su quello intimo e personale, per cui il pubblico europeo è meglio disposto a raccogliere un racconto che si concentra su sentimenti universali e lascia da parte l’analisi sociale di un Paese straniero.

Il titolo stesso del film (e del romanzo) ci dà la chiave di lettura del racconto originale, ovvero Hillbilly Elegy: A Memory of a Family and a Culture in Crisis. Hillbilly è il nomignolo dispregiativo con cui in gergo si indicano le popolazioni originarie degli Appalachi, e Vance è un figlio delle montagne del Kentuchy, che per luogo comune sono considerate il luogo più arretrato di tutti gli Stati Uniti. Ebbene, il romanzo dà molta importanza quindi non solo al riscatto sociale di J.D. ma anche all’aspetto sociologico della sua presenza in un college di prestigio, con il suo retaggio familiare e culturale, aspetto che nel film è stato liquidato semplicemente da una battuta all’inizio della storia.

Due grandi interpreti: Glenn Close e Amy Adams

Hillbilly Elegy Amy AdamsCon buona pace di J.D., interpretato da Gabriel Basso, che è il protagonista e la voce narrante, il film si fonda principalmente sulle interpretazioni di Glenn Close e Amy Adams. Le due grandi attrici sono alle prese con due ruoli duri e difficili, sopra le righe, sono entrambe imbruttite, rese goffe dal personaggio che incarnano, messe alla prova da un ruolo gridato, in cui alzare la voce, picchiare duro, essere sgradevoli è quanto richiesto dalla storia. E nonostante entrambe siano in grado di dare vita a grandi interpretazioni misurate ed eleganti, anche di fronte alla ferocia delle due donne che interpretano, non fanno una piega e consegnano allo spettatore uno spettacolo di altissima qualità artistica.

L’apporto di Ron Howard è come al solito “invisibile”, il regista si mette completamente al servizio della storia, sceglie in molti momenti, soprattutto in alcune delle sequenze di colluttazioni, che sono anche le più dolorose emotivamente, di rimanere vicinissimo ai personaggi, ai loro volti feriti, alla loro sofferenza, risultato di un disagio sociale che però non viene mai davvero raccontato. Ad impreziosire questo lavoro discreto e impeccabile c’è Hans Zimmer, che per una volta mette da parte le sue musiche trionfali e, insieme a David Fleming, accompagna con delicatezza tutta la storia di J.D., la sua tenacia, il suo riscatto, la sua forza di volontà nello staccarsi e guardare avanti per non affogare e per darsi una possibilità.

Elegia Americana racconta gli affetti, la famiglia, nella sua declinazione problematica e turbolenta, ma allo stesso tempo racconta il coraggio di lottare per se stessi, nonostante quella famiglia, la forza che ci vuole a costruirsi una vita tutta nuova per sé, a realizzare un sogno, senza rinnegare se stessi ma lottando per quello in cui si crede.

Grey’s Anatomy 17 dal 24 novembre

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Grey’s Anatomy 17 dal 24 novembre

Il conto alla rovescia per i nuovi episodi di Grey’s Anatomy 17 è cominciato. La serie medical drama più amata e seguita ritorna con l’attesissima 17esima stagione dal 24 novembre alle 21.00 su FOX (Sky, 112) con un doppio episodio che, con un salto temporale, proietterà i medici del Grey Sloan Memorial Hospital nel pieno dell’emergenza sanitaria con la pandemia COVID-19 che ha sconvolto le vite dei chirurghi dell’ospedale.

La premiere della stagione 17 di Grey’s Anatomy, definita da Ellen Pompeo come “una delle nostre migliori stagioni”, riprende un mese dopo l’inizio della pandemia, quando Meredith, Bailey e il resto dei medici si trovano in prima linea in un mondo completamente diverso. La stagione tratterà quindi anche il tema della pandemia dove, insieme alla stretta attualità, troveranno spazio anche le vicende personali dei medici con le loro storie, che avranno il compito di alleggerire una trama resa drammatica dalla volontà di omaggiare gli eroi della lotta al Coronavirus.

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Le storyline principali di Grey’s Anatomy seguiranno DeLuca (Giacomo Gianniotti) con il suo problema di salute mentale, i triangoli amorosi Meredith (Ellen Pompeo)-DeLuca-Hayes (Richard Flood) e Tom (Gregory Andrew Germann)-Teddy (Kim Raver)-Owen (Kevin McKidd), la fresca e coinvolgente storia tra Amelia (Caterina Scorsone) e Link (Chris Carmack) con il loro bambino e Jo (Camilla Luddington), che dovrà affrontare un futuro aperto alle novità dopo l’addio di Alex. Nel cast un nuovo ingresso: l’attrice Mackenzie Marsh (Charmed, Will & Grace) interpreterà sarà Val Ashton, una donna sola ma intelligente, con un buon senso dell’umorismo e che lavora nel settore dell’editoria.

Predator: il regista di 10 Cloverfield Lane per il nuovo film

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Predator: il regista di 10 Cloverfield Lane per il nuovo film

Sarà Dan Trachtenberg, regista di 10 Cloverfield Lane, a dirgere il nuovo capitolo della saga di Predator, la celebre saga horrro/fantascientifica iniziata nel 1987 con l’omonimo film interpretato da Arnold Schwarzenegger. La notizia è stata riportata da Deadline.

Già lo scorso dicembre era stato riferito che Trachtenberg stava sviluppando un film per i 20th Century Studios intitolato Skulls, scritto da Patrick Aison e prodotto dallo storico produttore di franchise di Predator, John Davis. All’epoca si vociferava che Skulls avrebbe seguito la storia di una donna Comanche che si ribellava alle norme e alle tradizioni di genere per diventare una guerriera.

Ora, AVP Galaxy riporta che i due progetti – ossia Skulls e il nuovo film della saga di Predator – sono in realtà la stessa cosa. Apparentemente, “Predator 5 sarà ambientato nel passato (finalmente!). Si concentrerà sui nativi americani prima che i territori fossero presi dai coloni americani, con un cast delle Prime Nazioni”.

Questa non sarà la prima volta che il franchise esplora la cultura dei nativi americani, poiché in passato era già stato fatto dalla serie di fumetti (e dal romanzo) “Predator: Big Game”. È sicuramente una premessa interessante ed eccitante per il franchise cinematografico, soprattutto dopo l’insuccesso del riavvio del 2018, The Predator, diretto da Shane Black

Madison Bailey, chi è? curiosità sull’attrice di Outer Banks

Madison Bailey, chi è? curiosità sull’attrice di Outer Banks

Grazie a piattaforme streaming come Netflix e Amazon Prime Video, negli ultimi tempi sono sempre di più i contenuti disponibili agli utenti. Ogni mese spuntano nuovi film e serie tv, contenuti originali di ogni genere adatti a tutti. La sovrabbondanza di nuovi contenuti, oltre ad arricchire i cataloghi delle piattaforme, permette agli utenti di spaziare tra i generi e scoprire anche nuovi talenti della recitazione. Grazie, ad esempio, alla nuova serie tv targata Netflix dal titolo Outer Banks, molti attori semisconosciuti sono diventati delle piccole celebrità. Tra questi c’è di sicuro la bella e giovanissima Madison Bailey.

Se ancora non avete visto Outer Banks e non sapete di chi stiamo parlando, venite con noi a scoprire tutto quello che c’è da sapere su Madison Bailey e la sua fulminea scalata al successo.

Madison Bailey film e serie tv: gli inizi della sua carriera

Madison Bailey, età 21 anni, nata il 29 gennaio del 1999 a Kernersville, in North Carolina, comincia la sua carriera di attrice relativamente presto. Risale infatti al 2015 – anno in cui Madison aveva solo sedici anni – la sua prima apparizione sul piccolo schermo in un episodio della serie Constantine. Non conosciamo bene tutti i retroscena della sua istruzione ma sappiamo che per Madison la vita non è sempre stata tutta rosa e fiori.

La ragazza infatti soffre di disturbo borderline di personalità, una condizione medico psichiatrica che influenza il comportamento di una persona. Tra le caratteristiche di questa patologia ci sono paura del rifiuto e dell’abbandono, instabilità nelle relazioni interpersonali e instabilità anche nella percezione di sé e del proprio comportamento. Le persone affette da questo disturbo presentano anche repentini cambi d’umore con conseguenti scatti d’ira seguiti da un terribile stato depressivo. In aggiunta, inoltre, a questi comportamenti si possono manifestare autolesionismo, manie suicide, disordini sessuali e abuso di sostanze. [fonte: Wiki]

Nonostante tutto, con il trattamento farmaceutico giusto, il disturbo borderline di personalità è controllabile. La malattia, infatti, negli anni non ha impedito a Madison di vivere una vita normale e di inseguire il suo sogno di diventare un’attrice.

Dopo la sua prima esperienza in tv con Constantine, la Bailey partecipa a tanti altri progetti televisivi e cinematografici. La vediamo, infatti, interpretare piccoli ruoli nelle serie tv Swamp Murders (2015), Murder Chose Me (2017), Mr. Mercedes (2017), Two Roads (2018) e nel film Nightclub Secrets (2018). Tra i progetti più recenti ai quali Madison partecipa, ci sono le serie tv Black Lightning (2018-2019), Creepshow (2019), Council of Dads (2020) e il film Impractical Jokers: The Movie (2020).

Madison Bailey in Black Lightning

Prima di approdare all’acclamatissima serie Outer Banks, Madison Bailey viene scelta per entrare a far parte del cast di Black Lightning, il suo primo progetto televisivo più importante e duraturo. Ideata da Salim Akil per la CW, la serie è basata sul personaggio di Fulmine Nero, uno dei protagonisti dei fumetti della DC Comics.

La serie racconta la storia di Jefferson Pierce (Cress Williams) che, dopo aver usato i suoi superpoteri per proteggere Freeland, ha deciso di ritirarsi per proteggere sé stesso e la sua famiglia. Jefferson finisce quindi a lavorare come preside di una piccolo liceo e a vivere una vita normale e un po’ noiosa.

A turbare la sua quiete e quella dei suoi cari è l’arrivo dei The Hundred in città, una nuova gang di criminali senza scrupolo. Nonostante i numerosi sforzi, le autorità non riescono a fermare i nuovi arrivati che ormai hanno il controllo della città. Per proteggere quindi la sua famiglia e in particolare sua figlia, Jefferson torna a indossare i panni di Black Lightning (Fulmine Nero).

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Nella serie, Madison Bailey interpreta Wendy Hernandez una meta-umana con poteri straordinari che compare a partire dalla seconda stagione di Black Lightning.

Sono gli anni ottanta, Wendy Herdandez si è appena diplomata e sta preparando la sua lettera di ammissione per la scuola di infermiere. Ma mentre la ragazza programma il suo futuro, c’è qualcuno che ha per le degli altri programma. Identificata come meta-umana da Peter Gambi, uno dei ‘cacciatori’ dell’ASA (American Security Agency), Wendy viene rapita e posta in una sorta di capsula d’ibernazione. Durante la sua permanenza nella capsula, il tempo passa, la vita procede e i genitori della ragazza muoiono.

Decenni più tardi, a causa di un incidente con un altro meta-umano intrappolato, Wendy riesce a liberarsi e scappa dalle prigioni dell’ASA. Arrabbiata, disorientata e spaventata, la ragazza cerca di ritracciare i suoi genitori. Quando però si rende conto che tutto attorno a lei è cambiato e che nessuna delle persone che conosce è più in vita, Wendy scatena sulla città i suoi incredibili poteri. La ragazza, come molti meta-umani, è dotata di straordinari poteri che le permettono di controllare l’aria e il vento usandoli come una vera e propria arma, riuscendo anche a creare terribili tempeste e uragani. Riuscirà Jefferson aka Fulmine Nero a fermare la follia distruttiva di Wendy? [fonte: Fandom]

Al momento Black Lightning conta al suo attivo 3 stagioni e 46 episodi. Tuttavia, la serie è stata rinnovata dalla CW per una quarta stagione che verrà trasmessa a partire dall’8 febbraio 2021.

Madison Bailey in Outer Banks

Nel 2019, per Madison Bailey arriva una nuova grande opportunità. L’attrice viene scelta per il cast di una nuova serie, ideata da Josh PateJonas Pate Shannon Burke per Netflix, dal titolo Outer Banks.

La serie è ambientata nella località balneare di Outer Banks, ovvero una lunga striscia di terra e sabbia che si estende lungo tutta la costa del North Carolina. In questa zona la società è spaccata in due e nel tempo si sono andati a creare due blocchi contrapposti. Da un lato abbiamo i Kooks, i ricchi di Outer Banks che vivono una vita fatta di lusso e divertimento; mentre dall’altro lato abbiamo i Pogues, la classe lavoratrice, la parte più povera e disagiata della società.

I protagonisti della serie sono un gruppo di adolescente che abita questa zona quasi di confine, e rappresenta la parte più povera e disagiata della società. Chiamati i Pogues, questi ragazzi vivono ai limiti della legalità e rispondono a John B (Chase Stokes), leader del gruppo. Tra le fila dei Pogues ci sono anche Pope (Jonathan Daviss), JJ (Rudy Pankow) e Kiara (Madison Bailey), detta Kie. Al gruppo, successivamente si unisce anche Sarah Cameron (Madelyn Cline), figlia del ricco imprenditore locale Ward Cameron. Nonostante sia una Kook, il carattere ribelle della ragazza e il suo interesse sentimentale verso John B la avvicinano sempre di più al mondo dei Pogues.

https://youtu.be/8RKdqvKWj7M

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Quando il padre il John B scompare misteriosamente, i ragazzi si mettono sulle sue tracce e cominciano a trovare strani indizi che sembrerebbero portare ad un tesoro nascosto. Il bottino di diversi milioni di dollari, tuttavia, non fa gola solo ai Pogues che si troveranno quindi a dover affrontare una lunga serie di pericolosi attacchi.

Nella serie Madison Bailey interpreta Kiara Carrera, figlia di un famoso ristoratore locale. Nonostante le sue origini la rendano parte una Kooks dalla nascita, la ragazza ha sempre preferito stare con i Pagues e per questo è mal vista dai rampolli di Outer Stokes.

La serie Outer Banks, disponibile su Netflix, è stata rilasciata a febbraio del 2020 e ad oggi conta al suo attivo solo una stagione di 10 episodi. Tuttavia, grazie al successo ottenuto nei primi mesi sulla piattaforma, qualche giorno fa Netflix ha deciso di rinnovare la serie per una seconda stagione che, presumibilmente, andrà in onda nel 2021.

Madison Bailey e Rudy Pankow: un’amicizia nata sul set

La serie Outer Banks è stata un grande successo e gli spettatori, soprattutto quelli più giovani, si sono affezionati ai nuovi personaggi e attori. Grazie a Netflix il pubblico ha conosciuto nuovi talenti della recitazione e gli stessi attori si sono ritrovati tra le mani un’inaspettata popolarità.

Sul set della serie, inoltre, sono nati molti amori e amicizie tra i protagonisti. Oltre all’ormai famosa coppia, sia in tv che nella vita reale, formata da Madelyn Cline e Chase Stokes, ci sono anche altre due persone diventate inseparabili. Grazie ai tanti mesi di lavoro spalla a spalla, anche Madison Bailey e Rudy Pankow pare abbiano stretto un’amicizia davvero speciale.

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Proprio come i loro rispettivi personaggi, Kiara e JJ, i ragazzi passano molto tempo insieme come testimoniano anche i tantissimi scatti che entrambi postano su Instagram. [fonte: Popsugar]

Ma nonostante le teorie romantiche dei loro rispettivi gruppi di fan, tra Madison e Rudy non c’è nulla di romantico, la loro resta una semplice amicizia. Tra l’altro, Madison, dichiaratasi pansessuale, è attualmente impegnata in una relazione con Mariah Linney, una famosa star del basket femminile della North Carolina University.

Madison Bailey Instagram

Per essere sempre aggiornati sulle avventure professionali e sentimentali di Madison Bailey, vi consigliamo di seguire il suo account Instagram e, perché no?, anche quello di Rudy Pankow e degli altri membri del cast di Outer Banks.

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom, Popsugar

Amybeth McNulty, chi è? Curiosità sull’attrice di Chiamatemi Anna

Continua come sempre il nostro viaggio tre le nuove generazioni di attori e attrici. Dopo avervi parlato di Madelyn Cline, Madison Bailey, Aron Piper e molti altri ancora, oggi è la volta di una giovanissima dai capelli rossi. La piccola Amybeth McNulty, protagonista di Chiamatemi Anna, la serie Netflix ispirata al romanzo Anna dai Capelli Rossi, è riuscita a conquistare il cuore degli spettatoti di tutto il mondo.

Se non avete ancora avuto modo di innamorarvi della nuova piccola Anna dai capelli rosssi targata Netflix e della sua giovane interprete, qui troverete tutto quello che c’è da sapere su Amybeth McNulty.

Amybeth McNulty film e serie tv: gli inizi della sua carriera

Amybeth McNulty, età 19 anni, nata il 7 novembre del 2001 a Donegal Town, in Irlanda, è un’attrice di origini miste, con padre irlandese e madre canadese. Grazie ai suoi genitori, Amybeth ha la doppia cittadinanza irlandese e canadese ed ha potuto quindi esplorare a fondo le culture di entrambi i paesi.

Data la sua giovane età, della sua vita privata e della sua istruzione si conosce ancora poco. Da quello che sappiamo, la sua carriera comincia relativamente presto, quando Amybeth ha appena tredici anni. La sua prima esperienza cinematografica risale infatti al 2014 quando prende parte al film A Risky Undertaking, diretto da Ariadne Pleasant.

Negli anni successivi la vediamo anche alle prese con piccoli ruoli in alcune serie tv come Agatha Raison (2014), Clean Break (2015) e The Sparticle Mystery (2015). Il progetto cinematografico più importante al quale partecipa, tuttavia, arriva nel 2016 quando Amybeth viene scelta per un piccolo ruolo nel film Morgan, diretto da Luke Scott, figlio del celebre Ridley Scott.

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Ambientata in in futuro prossimo e sconosciuto, il film racconta la storia di Morgan, uno sorta di sofisticatissimo robot dalle sembianze umane, creato in laboratorio per essere impiegato in campo militare e non solo. Grazie alle modifiche apportare dagli scienziati del progetto, Morgan è dotata di un’intelligenza senza precedenti, di abilità militari e deduttive straordinari e inoltre sembra in grado di comprendere e replicare ogni emozione umana.

Trattata come un semplice robot, un esperimento di laboratorio, Morgan viene tenuta rinchiusa in una cella dove, insieme alla sua età, cresce anche la sua rabbia e la sua voglia di vendetta e libertà. Nel film diverse attrici interpretano il ruolo della protagonista, ovvero, Courtney Caldwell (Morgan a 5 anni), Amybeth McNulty (Morgan a 10 anni) e Anya Taylor-Joy.

Amybeth McNulty in Chiamatemi Anna: la serie evento di Netflix

La prima vera occasione per Amybeth McNulty, tuttavia, arriva nel 2017 quando viene scelta per interpretare il ruolo della protagonista nella nuova serie Netflix dal titolo Chiamatemi Anna. Tratta dal celebre romanzo di formazione Anna dai Capelli Rossi di Lucy Maud Montgomery, la serie racconta delle avventure della piccola Anna e della sua difficile infanzia.

Alla fine del XIX secolo, il 23 marzo nella piccola cittadina di Bolingbroke, nella Nuova Scozia, nasce la piccola Anna Shirley, figlia di Walter e Bertha Sherley, sue insegnanti di scuola superiore. A tre mesi dalla nascita di Anna, i due purtroppo vengono a mancare a causa di una grave malattia infettiva e la piccola si trova improvvisamente sola al mondo. Anna viene quindi affidata alla vicina, la Signora Thomas, e alla sua famiglia. La donna però si rivela essere una madre adottiva completamente inadatta; oltre ad avere un marito violento e alcolizzato che picchia Anna, la donna costringe la ragazzina a occuparsi dei suoi figli.

Un giorno però, mentre il signor Thomas sta picchiando Anna, l’uomo ha un infarto e stramazza al suolo. Distrutta dalla morte del marito e in collera con la bambina, la signora Thomas manda via Anna che, all’età di otto anni, viene affidata alla signora Hammond, moglie e madre di ben otto figli. L’intera famiglia vive in una casa fatiscente in riva a un fiume e cerca di sopravvivere come meglio può. Anche Anna, nel suo piccolo, cerca di aiutare prendendosi cura dei suoi fratellini adottivi.

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Tuttavia, anche la sua permanenza dagli Hammond ha vita breve. Due anni dopo, infatti, a causa della morte del signor Hammdon, Anna è costreta a cambiare nuovamente casa e finisce nell’orfanotrofio di Hopetown. Qui la piccola resta per soli quattro mesi durante i quali cerca in tutti i modi di mantenere un atteggiamento positivo.

Nonostante infatti Anna sia ormai rimasta sola al mondo e nessuno sembri disposto ad accoglierla in famiglia, la piccola fa leva sulla sua incredibile immaginazione per sfuggire alla tristezza che la circonda. Anna è un’anima gentile e sognatrice intrappolata in un modo di pragmatica rassegnazione.

Nella prima stagione della serie, Anna viene affidata dall’orfanotrofio a due anziani fratelli, Marilla (Geraldine James) e Matthew Cuthbert (R.H. Thomson). I due, entrambi senza moglie, marito né figli, gestiscono una fattoria chiamata Green Gables nella città di Avonlea, in Canada ed hanno bisogno di qualcuno che li aiuti per mandare avanti l’attività. Matthew, ormai vecchio e malato di cuore, decide di comune accordo con la sorella di adottare un ragazzo dall’orfanotrofio affinché li aiuti col lavoro nei campi.

Dalla Nuova Scozia, tuttavia, viene inviata la piccola Anna, ormai tredicenne, contenta di aver finalmente trovato una famiglia. Ma Anna non è esattamente ciò che i Cuthbert si aspettano. Nonostante la delusione iniziale, Matthew e Marilla restano colpiti dalla triste storia della ragazzina e decidono di tenerla con loro.

La serie Chiamatemi Anna, disponibile in streaming su Netflix, ad oggi conta al suo attivo ben 3 stagioni e 27 episodi. Nonostante il successo ottenuto dalla serie, proprio pochi giorni dopo l’uscita della terza stagione, Netflix ha annunciato la cancellazione di Chiamatemi Anna.

Amybeth McNulty 2020: i nuovi progetti

Grazie alla sua incredibile interpretazione nella serie Chiamatemi Anna, la popolarità della piccola Amybeth McNulty è cresciuta a dismisura. Dopo la cancellazione della serie, infatti, Amybeth ha subito cominciato a lavorare su due nuovi progetti che ad oggi, a causa della pandemia da Coronavirus, sono fermi in fase di post-produzione.

Il primo dei due film bloccati dalla pandemia è Maternal, diretto da Megan Follow. Il film racconta la storia di Charlie McLoad (Amybeth McNulty), una sedicenne che, in macchina per raggiungere il matrimonio del padre, resta coinvolta in un gravissimo incidente. Durante la corsa in ospedale e i tentativi di rianimazione dei medici, per qualche breve istante, Charlie muore sul tavolo operatorio.

Durante questi secondi cruciali, la ragazza vive un’esperienza di pre-morte e il suo spirito si ricongiunge con quello della defunta madre Claire (Megan Follow). Quest’incontro inaspettato, a metà strada tra lad vita e la morte, renderà la loro imminente separazione ancor più dolorosa. Riuscirà Charlie a tornare indietro verso la vita? Ma soprattutto, riuscirà Claire a dire di nuovo addio alla sua bambina?

Il secondo film in attesa è Black Medicine, scritto e diretto da Colum Eastwood. In questa seconda pellicola, un thriller in piena regola, ci troviamo immersi nel mondo della criminalità organizzata. Bernadette (Orla Brady) è un medico che lavora per il mercato nero, prestando i suoi servigi ai criminali più feroci e violenti. Durante una delle sue operazioni illecite per conto dei suoi loschi capi, Bernadette incontra Áine (Amybeth McNulty), una giovane ragazza in fuga proprio dai suoi datori di lavoro. La donna dovrà quindi decidere se aiutare Áine onorando il suo giuramento medico o rischiare di compromettere la sua posizione all’interno dell’organizzazione criminale.

Amybeth McNulty su Instagram

Nonostante Amybeth sia molto attiva sui social e in particolar modo su Instagram e Twitter, ad oggi sappiamo ancora poco della vita privata dell’attrice. In molti, negli ultimi anni, si sono chiesti se la McNulty avesse o meno una storia segreta con Lucas Jade Zumann, suo collega e interprete del personaggio di Gilbert Blythe nella serie Chiamatemi Anna.

In occasione del mese del Pride 2020, l’attrice ha utilizzato il suo profilo Twitter per fare coming out. La dolce Anna dai capelli rossi – o meglio, biondi! -, ha dichiarato di esser bisessuale, notizia che è stata accolta con grande entusiasmo dai suoi fan che l’hanno supportata e riempita di messaggi incoraggianti sui social.

https://twitter.com/AmybethMcnulty/status/1273331038975135746?s=20

Per restare sempre aggiornati sulle avventure professionali e provate di Amybeth McNulty, vi consigliamo di seguire i suoi account ufficiali Instagram e Twitter.

Fonte: Wiki, IMDB,

Black Widow, teoria: cosa è accaduto davvero a Budapest?

Black Widow, teoria: cosa è accaduto davvero a Budapest?

Con l’uscita di Black Widow, il MCU risolverà finalmente il mistero che circonda la vecchia missione di Natasha Romanoff e Clint Barton a Budapest. Scarlett Johansson è pronta a riprendere il ruolo di Vedova Nera nel primo film in solitaria del personaggio. Ambientato tra gli eventi di Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, Black Widow seguirà Nat in fuga mentre si riunisce con le figure chiave della sua vita prima di diventare un agente dello SHIELD. Dopo quasi un decennio, sembra che il MCU finalmente colmerà gli spazi vuoti riguardo al significato di Budapest, dal momento che i fan più attenti avevano già notato nel trailer scene ambientate proprio in quella location.

Cosa sappiamo su Budapest

Occhio di Falco e Vedova Nera

Il primo riferimento a Budapest nel MCU è arrivato in The Avengers del 2012. Il film è stato il primo team-up dell’universo condiviso, con Iron Man, Hulk, Captain America, Thor, Vedova Nera e Occhio di Falco impegnati a proteggere New York da Loki e dall’esercito Chitauri. Anche se Vedova Nera ha fatto il suo debutto in Iron Man 2, il suo più stretto alleato, Occhio di Falco, è arrivato soltanto nella successiva puntata del franchise, con Thor del 2011. Entrambi i personaggi erano legati da una profonda ed interessante storia nei fumetti. Oltre ad essere un amico intimo, è stato Clint a convincere Nat a diventare un angete dello SHIELD in seguito al suo tragico passato legato alla Stanza Rossa e al programma sovietico Black Widow.

Il mistero su ciò che è realmente accaduto a Nat e Clint a Budapest è stato velatamente approfondito nel corso delle varie apparizioni dei personaggi nel MCU. Dopo anni di domande, è stato confermato che Black Widow fornirà finalmente ai fan le tanto attese risposte in merito alla missione segreta e agli eventi che si sono verificati. Qualunque cosa sia successa in Ungheria, molti fan hanno ipotizzato che debba avere connotazioni negative. Ecco – via Screen Rant – le teorie più popolari su Budapest che potrebbero trovare un riscontro nel cinecomic in arrivo nel 2021.

Vedova Nera e Occhio di Falco hanno combattuto contro Taskmaster a Budapest

Una delle teorie più popolari che circondano gli eventi della città suggerisce che Natasha e Clint fossero a Budapest quando hanno combattuto per la prima volta Taskmaster. Il misterioso cattivo interpreterà il principale antagonista di Black Widow, ma è possibile che abbia avuto scontri con Vedova Nera molto prima di questo film. Dal momento che nel trailer Nat afferma: “Dobbiamo tornare al momento in cui tutto è iniziato”, non può essere una coincidenza che una parte importante del film si svolga nella città ungherese. Con l’impostazione di Budapest, la presenza di Taskmaster potrebbe essere facilmente collegata allo S.H.I.E.L.D., operazione a cui Nat e Clint sono stati inviati ben prima che venissero presentati nel MCU e collegati agli eventi di The Avengers.

La breve apparizione di Taskmaster nei trailer di Black Widow fornisce ulteriori prove a sostegno di questa particolare teoria. Non solo il cattivo sembra avere tutte le carte in regola per affrontare Natasha, ma condivide anche con Occhio di Falco le abilità di tiro con l’arco. Il cattivo dei fumetti è sempre stato noto per la sua memoria fotografica, che gli ha permesso di imitare qualsiasi cosa di cui fosse testimone. Che si tratti di abilità di combattimento o di armi, Taskmaster sarebbe stato in grado di replicare le azioni di Vedova Nera e Occhio di Falco se li avesse incontrati in precedenza. Sebbene questa teoria sia molto plausibile, potrebbe richiedere l’apparizione di Clint, almeno in un flashback, per legare totalmente le questioni in sospeso al mistero di Budapest.

Nick Fury ha inviato Nat e Clint a Budapest per fermare una minaccia in corso

Samuel L. JacksonAnche se la maggior parte dei riferimenti a Budapest provenivano da Natasha o da Clint, non è stato sempre così nel MCU. In Captain Marvel, Nick Fury ha fatto riferimento alla città quando stava chiacchierando con Carol Danvers in un bar. Mentre parlava del suo passato con la CIA, Fury ha detto a Carol di essere stato inviato in varie località durante la Guerra Fredda, tra cui Belgrado, Belfast, Bucarest e Budapest. Questa potrebbe essere stata una connessione intelligente per aggiungere un elemento in più al grande mistero che circonda l’Ungheria nel MCU, ma potrebbe anche aver aggiunto un nuovo livello alla missione segreta di Nat e Clint.

Fury non era un agente dello S.H.I.E.L.D. quando ha partecipato ad un’operazione a Budapest, ma era comunque il direttore quando Nat e Clint sono stati mandati in missione. Era già noto che l’HYDRA aveva orchestrato gran parte delle azioni dei sovietici durante la Guerra Fredda. Se le relazioni con l’ex Unione Sovietica non fossero state all’altezza dei gusti dello S.H.I.E.L.D., l’organizzazione potrebbe aver inviato due dei suoi migliori agenti per contrastare una minaccia. Durante la Guerra Fredda, l’Ungheria era sotto il controllo sovietico. Dal momento che Nat ha un chiaro legame con i sovietici e la Russia, avrebbe potuto tentare di placare una sorta di tensione tra le nazioni. Sebbene sia possibile che abbia qualcosa a che fare con il passato di Fury, c’è anche la possibilità che Nat e Clint siano stati mandati a Budapest per coprire qualcosa che il loro direttore aveva fatto nella città, quindi non riconducibile all’intera organizzazione dello SHIELD .

Natasha ha fatto qualcosa di orribile a Budapest

natasha romanoff civil warC’è un’altra teoria alquanto convincente che suggerisce che Vedova Nera e Occhio di Falco hanno fallito nella loro missione a Budapest, uccidendo persone innocenti. Poco prima che Natasha affermasse che la battaglia di New York era “proprio come quella di Budapest”, Clint è stato visto mentre aiutava cittadini innocenti a scappare da un autobus. Il paragone di Nat è stato evidenziato dal loro confronto con il travolgente esercito di Chitauri, ma potrebbe essere stato un riferimento all’intera catena di eventi, inclusa la protezione dei cittadini ungheresi. Sembrava che Nat e Clint avessero un controllo sui nemici alieni a New York, ma considerando che Occhio di Falco affermava di ricordare Budapest in modo diverso, potrebbe non essere stato il caso della loro missione a Budapest. 

La rivelazione che Nata ha “la nota rossa sul registro” è stata una dichiarazione persistente nel MCU. Durante il suo arco narrativo, il personaggio sembrava sempre dover rimediare a qualcosa. Alexander Pierce ha persino minacciato di rivelare la verità sul periodo di Vedova Nera a Budapest durante una sequenza in Captain America: The Winter Soldier. Qualunque cosa sia accaduto lì, sembra essere stata negativa, insinuando che la verità doveva rimanere nascosta. Una missione fallita che ha portato a vittime innocenti sarebbe sicuramente qualcosa che ha continuato a perseguitare Nat. O forse, la missione di Budapest fa riferimento a quando Clint è stato inviato per uccidere Nata prima che venisse ingaggiata come agente dello S.H.I.E.L.D. Potrebbe aver fatto qualcosa di terribile per conto dei russi prima che Clint la prendesse sotto la sua ala. Questo potrebbe spiegare anche perché Nata ha sentito il bisogno di sacrificarsi per ottenere la Gemma dell’Anima su Vormir in Avengers: Endgame.

Nat e Clint hanno avuto una storia a Budapest

Vedova Nera e Occhio di Falco erano noti per avere una relazione romantica nei fumetti, ma ciò non è mai avvenuto nel MCU. Al contrario, hanno costruito un legame platonico estremamente forte che è durato fino al tragico sacrificio di Nat. Anche con i sentimenti di Nat per Bruce Banner, l’eroina è comunque rimasta impegnata e concentrata nel suo lavoro. Clint, nel frattempo, aveva una moglie e dei figli a cui teneva molto. Nonostante le rispettive trame, non tutti i fan erano convinti, credendo che Vedova Nera e Occhio di Falco potessero aver avuto comunque una relazione romantica in passato.

Se fosse questo il caso, la loro avventura romantica potrebbe essere avvenuta nel periodo della missione di Budapest. Mentre Nat ricordava l’operazione speciale, Clint potrebbe averla collegata a quella fase confusa della loro relazione (da qui il suo commento in The Avengers). Sebbene sia del tutto possibile che Vedova Nera e Occhio di Falco fossero più che semplici amici ad un certo punto, la rivelazione di Black Widow sarebbe un disservizio per l’accumulo di anni relativi al mistero di Budapest. La rivelazione ricadrebbe anche nello stanco tropo che uomini e donne non possono avere un forte legame senza che finiscano necessariamente per innamorarsi.

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