Home Blog Pagina 225

Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story, trailer della serie in arrivo su Disney+

0

Disney+ ha svelato il trailer di Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story. La docuserie in quattro episodi racconta l’epico passato e il futuro incerto di una delle band più riconoscibili al mondo e del suo front-man Jon Bon Jovi. Un’odissea di 40 anni di storia del rock and roll sull’orlo del precipizio, con un infortunio alle corde vocali che minaccia di far precipitare tutto. Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story debutta il 26 aprile solo su Disney+ in Italia.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

La serie segue la band dal febbraio del 2022 e il suo viaggio in tempo reale, con le sue fasi alterne, mentre i suoi componenti cercano di programmare il loro futuro. Per quanto sia emozionante la storia di un talento unico nella storia della musica, è ancora più raro che una leggenda come Jon Bon Jovi lasci entrare il mondo esterno nei suoi momenti più vulnerabili, mentre li sta ancora vivendo.

40 anni di video personali, demo inedite, testi originali e foto mai viste prima che raccontano il viaggio dai club di Jersey Shore ai più grandi palchi del mondo. La serie rivive i trionfi e le battute d’arresto, i più grandi successi, le più grandi delusioni e i momenti di tensione più conosciuti.

Gotham Chopra (Kobe Bryant’s MuseMan in the ArenaTom vs. Time), pluripremiato agli Emmy Award, è regista e produttore esecutivo di Thank you, Goodnight: The Bon Jovi Story. Anche Giselle Parets e Ameeth Sankaran per ROS sono produttori esecutivi. La serie è prodotta e montata da Alex Trudeau Viriato, che ha avuto un ruolo critico e creativo nella realizzazione.

Doc – Nelle tue mani 3: clip dal finale di stagione!

0
Doc – Nelle tue mani 3: clip dal finale di stagione!

Dopo le anticipazioni vi svegliamo le clip dal finale di Doc – Nelle tue mani 3, la terza stagione della serie tv DOC – Nelle tue mani che andranno in onda questa sera giovedì 07 Marzo, in prima serata su Rai 1. Il quindicesimo e sedicesimo e gran finale di stagione, che si intitolano rispettivamente “Quello che si deve fare” e “Liberi”.

DOC – Nelle tue mani è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC – Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor Andrea Fanti (Luca Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o quasi) ritenevano perduti per sempre.

DOC – Nelle tue mani, la serie

DOC – Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction

Nel cast di DOC – Nelle tue mani Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti, Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio, Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4), Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo Oleotto (ep. 11-16).

Le riprese della serie si sono svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location ospedaliera il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.

Ghostbusters: Minaccia Glaciale, prima clip svela “il drago delle fogne”

0

Sono iniziate le prevendite di Ghostbusters: Minaccia glaciale e, per celebrare l’annuncio, Sony Pictures ha condiviso la prima clip ufficiale del prossimo sequel di Ghostbusters: Legacy.

La scena trova tre degli eroi ritornati del film precedente – Gary Grooberson (Paul Rudd), la figlia del defunto Egon Callie Spengler (Carrie Coon), insieme a sua figlia Phoebe (McKenna Grace) – che corrono per le strade di New York nel rinnovato ECTO- 1 mentre tentano di catturare un nuovo fantasma conosciuto come il Drago delle Fogne.

Contro le rigide istruzioni di sua madre, Phoebe informa i suoi compagni di squadra che ha “un fantasma da catturare” e usa la sedia laterale del veicolo per mirare meglio al drago con il suo zaino protonico, mentre Podcast (Logan Kim) tiene d’occhio sull’azione tramite drone.

 

Ghostbusters: Minaccia glaciale è scritto da Jason Reitman e Gil Kenan ed è basato sul film del 1984 di Ivan Reitman Ghostbusters, scritto da Dan Aykroyd e Harold Ramis. Nel cast oltre Paul Rudd (Ant-Man and the Wasp: Quantumania), Carrie Coon (Boston Strangler), Finn Wolfhard (Stranger Things), Mckenna Grace (Ghostbusters: Legacy) ci sono anche Kumail Nanjiani (Eternals), Patton Oswalt (Eternals), Celeste O’Connor (Ghostbusters: Legacy), Logan Kim (The Walking Dead: Dead City), Dan Aykroyd (Ghostbusters), Ernie Hudson (Ghostbusters) e Annie Potts (Ghostbusters).

Ghostbusters: Minaccia glaciale sarà solo al cinema dall’11 aprile prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

La trama di Ghostbusters: Minaccia Glaciale

In Ghostbusters: Minaccia Glaciale, la famiglia Spengler torna dove tutto è iniziato, l’iconica caserma dei pompieri di New York, e si unisce agli Acchiappafantasmi originali che hanno sviluppato un laboratorio di ricerca top-secret per portare la lotta ai fantasmi a un livello superiore. Quando la scoperta di un antico artefatto scatenerà una forza malvagia, i vecchi e nuovi Ghostbusters dovranno unire le forze per proteggere la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale.

Thomas Vinterberg dirigerà l’adattamento seriale di I fratelli Cuordileone

0

Lo studio indipendente Media Res ha ingaggiato il regista premio Oscar Thomas Vinterberg (Un altro giro) per guidare un adattamento televisivo dell’amato romanzo fantasy per bambini di Astrid Lindgren, I fratelli Cuordileone.

Il regista danese dirigerà la serie per famiglie, che scriverà insieme al drammaturgo del Tony e dell’Olivier Award Simon Stephens (Il curioso incidente del cane nella notte). Entrambi fungeranno da produttori esecutivi, insieme a Michael Ellenberg, Lars Blomgren e Lindsey Springer di Media Res, oltre a The Astrid Lindgren Company. Lo sviluppo del progetto inizia questo mese.

I fratelli Cuordileone, del famoso autore svedese di classici per bambini come Pippi Calzelunghe, Emil di Lönneberga e Karlsson-on-the-Roof, è un racconto di formazione, immerso in un’epica storia di avventure fantasy. Il romanzo racconta la storia di due fratelli – Karl e Jonathan Lion – mentre lasciano il mondo naturale e si imbarcano nell’avventura di una vita nella mitica terra di Nangiyala. La saga di Lindgren esplora i temi classici dell’amore e della perdita, della paura e del coraggio, della tirannia e della ribellione, mentre i fratelli devono maturare rapidamente per eludere, scoprire e sconfiggere le forze oscure e mistiche che minacciano di terrorizzare la brava gente della Wild Rose Valley.

Questo progetto segna il ritorno di Thomas Vinterberg alla regia, dopo il grande successo di Un Altro giro che lo ha portato fino agli Oscar.

Il problema dei 3 corpi: trailer finale della nuova serie Netflix

0

In vista della premiere mondiale che si terrà domani, venerdì 8 marzo al SXSW Festival di Austin, Netflix ha rilasciato il trailer finale de Il problema dei 3 corpi, la nuova serie di David Benioff, D.B. Weiss (Game of Thrones) e Alexander Woo (True Blood), tratta dall’omonima trilogia di fantascienza dell’acclamato autore cinese Liu Cixin.

La serie Il problema dei 3 corpi, di cui da oggi sono disponibili anche il poster e le nuove foto, debutterà solo su Netflix a partire dal 21 marzo 2024.

La trama di Il problema dei 3 corpi

La fatidica decisione di una giovane donna nella Cina degli anni ’60 riecheggia nello spazio e nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri. Quando le leggi della natura si sgretolano inspiegabilmente davanti ai loro occhi, alcuni geniali scienziati, parte di un gruppo molto affiatato, uniscono le forze con una detective imperterrita per affrontare la più grande minaccia nella storia dell’umanità.

La serie Il problema dei 3 corpi è interpretata da (in ordine alfabetico): Jovan Adepo, John Bradley, Rosalind Chao, Liam Cunningham, Eiza González, Jess Hong, Marlo Kelly, Alex Sharp, Sea Shimooka, Zine Tseng, Saamer Usmani, Benedict Wong e Jonathan Pryce.

David Benioff, D.B. Weiss (Game of Thrones) e Alexander Woo (The Terror: Infamy, True Blood) sono co-creators, executive producer e autori della serie. Bernadette Caulfield (Game of Thrones, The X-Files) è Executive Producer. Rian Johnson (Knives Out, Star Wars: Episode VIII – The Last Jedi), Ram Bergman e Nena Rodrigue sono Executive Producers per T-Street. Lin Qi, il defunto ex presidente di Yoozoo Group, e Zhao Jilong, amministratore delegato del detentore dei diritti, The Three-Body Universe, sono produttori esecutivi, insieme a Xiaosong Gao e Lauren Ma.

La Plan B Entertainment di Brad Pitt, Jeremy Kleiner e Dede Gardner sono Executive Producers. Rosamund Pike e Robie Uniacke sono Executive Producers per Primitive Streak.  Derek Tsang e Andrew Stanton si occuperanno della regia e della produzione esecutiva. Tra gli altri registi figurano Jeremy Podeswa e Minkie Spiro.

Inside Out 2: trailer per il film Pixar

0
Inside Out 2: trailer per il film Pixar

Sono ora disponibili il nuovo trailer, il poster e le immagini del film Disney e Pixar Inside Out 2, nelle sale italiane dal 19 giugno, che dà il benvenuto a nuove Emozioni nella mente di Riley, ora adolescente. A Gioia (voce originale di Amy Poehler), Rabbia (voce originale di Lewis Black), Tristezza (voce originale di Phyllis Smith), Paura (voce originale di Tony Hale) e Disgusto (voce originale di Liza Lapira), si aggiunge un gruppo di Emozioni perfettamente adatto all’età dell’adolescenza.

  • Maya Hawke presta la propria voce, nella versione originale del film, ad Ansia, la già annunciata nuova arrivata destinata a stravolgere tutto nel quartier generale e non solo. Una carica di energia frenetica, Ansia si assicura con entusiasmo che Riley sia preparata per ogni possibile insuccesso.
  • Invidia, voce originale di Ayo Edebiri, sarà anche piccola ma sa bene cosa vuole. È perennemente gelosa di tutto ciò che hanno gli altri e non ha paura di disperarsi per questo.
  • A Ennui, voce originale di Adèle Exarchopoulos, non importa nulla. Annoiata e apatica, solita alzare gli occhi al cielo, Ennui aggiunge la perfetta dose di indifferenza adolescenziale alla personalità di Riley, quando ne ha voglia.
  • A Imbarazzo, voce originale di Paul Walter Hauser, piace stare in disparte, il che non è facile per questo tipo robusto dalla carnagione rosa acceso.

Le nuove immagini di Inside Out 2

Nella versione originale del film, inoltre, Kensington Tallman presta la propria voce a Riley Andersen, che sta per iniziare il liceo. Lilimar è la voce di Valentina “Val” Ortiz, una giocatrice di hockey del liceo che tutti, inclusa Riley e i suoi amici, ammirano. Diane Lane e Kyle MacLachlan tornano a dare la voce alla mamma e al papà di Riley. Sumayyah Nuriddin-Green e Grace Lu prestano le proprie voci alle migliori amiche di Riley, mentre Yvette Nicole Brown è la voce della Coach Roberts, che dirige un campo estivo di hockey. Il cast di voci originali include anche Sarayu Blue, Flea, Ron Funches, Dave Goelz, James Austin Johnson, Bobby Moynihan, Frank Oz, Paula Pell, Paula Poundstone, John Ratzenberger, Kendall Coyne Schofield, June Squibb, Kirk Thatcher e Yong Yea.

Inside Out 2, la trama

Il film Disney e Pixar Inside Out 2 torna nella mente dell’adolescente Riley proprio quando il quartier generale viene improvvisamente demolito per far posto a qualcosa di completamente inaspettato: nuove Emozioni! Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, che a detta di tutti gestiscono da tempo un’attività di successo, non sanno come comportarsi quando arriva Ansia. E sembra che non sia sola.

Inside Out 2 è diretto da Kelsey Mann e prodotto da Mark Nielsen, con una colonna sonora di Andrea Datzman.

Laura Dern di nuovo con Noah Baumbach per il suo prossimo film Netflix

0

Laura Dern, Billy Crudup e Riley Keough si uniranno a George Clooney e Adam Sandler in un nuovo film senza titolo di Netflix diretto da Noah Baumbach. Baumbach ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Emily Mortimer e produrrà con Amy Pascal e David Heyman.

Ricordiamo che nell’ambito del suo accordo esclusivo con Netflix, Baumbach ha già realizzato The Meyerowitz Stories, in cui ha recitato anche Sandler, nonché il film candidato agli Oscar Storia di un matrimonio, con Adam Driver e Scarlett Johansson per il quale proprio Laura Dern ha vinto la sua statuetta.

Successivamente, sempre per Netflix, Baumbach ha realizzato White Noise, adattato dal romanzo di Don DeLillo e interpretato da Drive e Greta Gerwig. Ad oggi, questo è dunque l’ultimo lungometraggio realizzato come regista da Baumbach, che sempre però dunque pronto a tornare alla regia di un nuovo lungometraggio di cui però, ad oggi, oltre ai due attori protagonisti, non sono state fornite altre informazioni. Netflix non ha infatti rilasciato commenti a riguardo per ora, ma Scott Stuber, capo della società, aveva precedentemente descritto il prossimo film di Baumbach come una “divertente ed emozionante storia di adulti che arrivano all’età adulta“.

Karate Kid: Ming-Na Wen si unisce al cast del film

0
Karate Kid: Ming-Na Wen si unisce al cast del film

Ming-Na Wen si è unita al cast del nuovo film della Sony Karate Kid. I membri del cast precedentemente annunciati includono l’attore di American Born Chinese Ben Wang nel ruolo principale, oltre a Jackie Chan e Ralph Macchio, che riprenderanno i loro personaggi dei precedenti capitoli della serie. Nel cast ci saranno anche Joshua Jackson e Sadie Stanley.

Al momento la trama di The Karate Kid è ancora nascosta. Voci precedenti indicavano che la storia si concentrerà su un adolescente cinese-americano che cresce attraverso l’arte del karate, con l’aiuto di un maestro. Analogamente al riavvio di The Karate Kid del 2010, il film Karate Kid del 2024 non sarà un remake esatto del film originale del 1984, ma piuttosto prenderà in prestito la struttura generale della trama e i temi.

Macchio riprenderà il ruolo di Daniel LaRusso, che ha interpretato nella trilogia cinematografica originale di Karate Kid iniziata nel 1984 e ripreso nella serie Cobra Kai di Netflix, che ha da poco annunciato la sua sesta e ultima stagione. Chan tornerà nel ruolo di Mr. Han, un maestro di kung fu ispirato al personaggio del Maestro Miyagi, che ha allenato Dre Parker di Jaden Smith nel film remake del 2010.

Ming-Na Wen interpreta Fennec Shand nella serie Disney+ The Book of Boba Fett, uno spin-off di The Mandalorian, ed è stata recentemente vista nella seconda stagione di Hacks della HBO. È stata premiata come Leggenda Disney nel 2019 per il suo lavoro in numerosi progetti Disney, tra cui Mulan, Marvel’s Agents of Shield e The Joy Luck Club. Ming-Na Wen ha ricevuto una stella sulla Hollywood Walk of Fame nel maggio 2023.

Greta: la spiegazione del finale del film

Greta: la spiegazione del finale del film

Quali effetti può davvero provocare un lutto nella mente umana? È nel tentativo di rispondere a questa domanda che il regista Neil Jordan ha realizzato il film del 2018 Greta, scrivendolo anche insieme a Ray Wright. Regista di film come La moglie del soldato (per cui ha vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale) e Intervista col vampiro, Jordan ha applicato tale tema e tale ricerca ad un thriller psicologico ispirato ad alcuni titoli simili degli anni Ottanta, mirando dunque a ricostruire quella loro atmosfera di pericolo e continua degenerazione.

La sceneggiatura del film inizialmente si intitolava The Widow, ovvero La vedova, sottolineando i temi del film della perdita, della solitudine e dell’isolamento. Queste sono emozioni facilmente riconoscibili che tutti hanno vissuto tutti in una certa misura, ma nelle mani di Jordan sono diventate un grottesco ritratto di ciò che può accadere quando la gentilezza soddisfa il puro bisogno narcisistico. Greta è dunque un thriller che si svela lentamente, che offre indizi ma senza preparare mai abbastanza lo spettatore a ciò che seguirà, risultando imprevedibile e ricco di colpi di scena fino alla fine.

Oltre a ciò, Greta è un film arricchito dalle interpretazioni di note attrici, tra cui Isabelle Huppert, stella del cinema francese ma di fama internazionale. Per gli amanti del genere, dunque, si tratta di un titolo assolutamente da recuperare. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Greta

Il film narra la storia della giovane Frances, che, provata dalla morte della madre e con un lavoro poco stimolante, si rende conto che la vita a New York non è quella che sognava. Caduta in una profonda solitudine e in difficoltà economiche, un giorno la ragazza trova una borsa su un sedile della metropolitana e, invece di rubarla, decide di rintracciare la proprietaria. La borsetta appartiene a Greta, una ricca vedova solitaria che trascorre le sue giornate suonando il piano nella sua stravagante casa di Brooklyn. Tra le due donne si instaura sin da subito un forte legame e in breve tempo la loro conoscenza si trasforma in un’amicizia morbosa, che avrà per Frances dei risvolti alquanto pericolosi e inquietanti.

Ad interpretare il ruolo di Greta Hideg vi è l’attrice francese candidata all’Oscar Isabelle Huppert. L’interprete, tra le più premiate della storia del cinema, è nota in particolare per film come, giusto per citarne alcuni, La pianista, Il buio nella mente, Segreti di famiglia e Elle. Accanto a lei, nel ruolo della giovane Frances vi è invece Chloë Grace Moretz, divenuta celebre per aver interpretato Hit-Girl nei film Kick-Ass e Kick-Ass 2. Recitano poi nel film anche Maika Monroe, nota per il film It Follows, nel ruolo di Erica Penn, Colm Feore (oggi noto come Reginald Hargreeves nella serie The Umbrella Academy) in quelli di Chris McCullen e Stephen Reah nei panni di Brian Cody.

Greta-cast

Greta è una storia vera? Ecco la spiegazione del finale del film

[SEGUONO SPOILER]

Contrariamente ad alcune teorie emerse su Internet, Greta non è basato su alcuna storia vera, benché prenda spunto da alcuni casi di rapimenti. Questo poiché, da un certo punto in poi, il film acquista sempre più i connotati del thriller psicologico a partire dal momento in cui Greta rapisce Frances. Ciò viene spiegato con la follia della donna, disturbata dal suicidio della figlia avvenuto anni prima e in cerca ora di una sua sostituta a cui poter fare da madre. Frances, che ha perso la genitrice da poco, risulta essere la preda perfetta per lei. Dopo averla rapita la conduce dunque in una villa isolata, dove inizia ad impartirle lezioni di pianoforte ed in generale vari insegnamenti materni.

La scomparsa della giovane non passa però inosservata e ben presto sia il padre che la coinquilina ed amica Erica inizieranno a cercarla. Sarà proprio quest’ultima a trovarla, facendo credere a Greta di aver abboccato al sua solita trappola della borsetta lassciata in metro. Giunta a casa della psicopatica, Erica riesce così a liberare l’amica, avendo temporaneamente a drogato Greta. Prima di lasciare l’abitazione, le due ragazze rinchiudono la donna in un baule usando una piccola riproduzione in metallo della Torre Eiffel per serrare il baule. Le ragazze lasciano poi la casa della pericolosa squilibrata per recarsi dalla polizia.

L’ultima immagine del film, tuttavia, ci mostra il chiavistello del baule che inizia a muoversi per via dei colpi che la donna sferra, lasciando ipotizzare che Greta riuscirà a liberarsi per tornare all’attacco nei confronti di Frances. A riguardo il regista ha affermato che si tratta del finale perfetto per raccontare l’inarrestabile follia che può caratterizzare persone apparentemente normali. Un finale dunque ambiguo, a cui non necessariamente deve far seguito un sequel che porti avanti il racconto, lasciando piuttosto all’immaginazione dello spettatore cosa può avvenire ma facendo ben presente quanto la determinazione possa essere difficile da arrestare.

Il trailer di Greta e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente, Greta non è attualmente disponibile su nessuna delle piattaforme streaming ad oggi attive in Italia. Poiché il film è però presente nel palinsesto televisivo di giovedì 7 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 2, sarà possibile vederlo per un periodo limitato di tempo anche sulla piattaforma gratuita Rai Play. Basterà accedere ad essa, cercare il titolo e farne ripartire la riproduzione.

Fonte: IMDb

Margaret Qualley interpreterà Amanda Knox in una miniserie Hulu

0
Margaret Qualley interpreterà Amanda Knox in una miniserie Hulu

L’attrice Margaret Qualley, ora al cinema con il film Drive-Away Dolls (qui la recensione) è stata scritturata per interpretare Amanda Knox in una miniserie da otto episodi da un ora, ancora senza titolo, che è stata ordinata a Hulu, come ha appreso Variety. Nella descrizione ufficiale si legge che la serie è “basata sulla vera storia di come la Knox è stata ingiustamente condannata per l’omicidio della sua compagna di stanza Meredith Kercher e sulla sua odissea di 16 anni per ottenere la libertà“.

KJ Steinberg (“This Is Us“, “Mistresses“, “Gossip Girl“) è sceneggiatore e produttore esecutivo della serie. Qualley sarà anche produttrice esecutiva oltre che protagonista. Warren Littlefield, Lisa Harrison, Ann Johnson e Graham Littlefield della Littlefield Company saranno anche produttori esecutivi insieme a Monica Lewinsky e a Knox e Chris Robinson della Knox Robinson Productions. Lo studio è la 20th Television.

Margaret Qualley torna in TV per interpretare Amanda Knox

Questa sarà la seconda serie limitata basata su una persona reale di cui Qualley sarà protagonista. In precedenza ha recitato nella serie NetflixMaid, basata sull’omonimo libro di memorie di Stephanie Land. Il suo lavoro in quella serie è valso a Qualley una nomination ai Golden Globe e agli Emmy. In precedenza aveva ottenuto una nomination agli Emmy come miglior attrice non protagonista in una serie limitata per aver interpretato Ann Reinking in “Fosse/Verdon” di FX. Qualley è nota anche per i suoi ruoli in show come “The Leftovers” e per film come “C’era una volta a… Hollywood” e “The Nice Guys“.

La storia della Knox è già stata oggetto di numerosi progetti cinematografici. Oltre a diversi servizi speciali e documentari, Lifetime ha trasmesso il film originale “Amanda Knox: Murder on Trial in Italy” nel 2011. Nel 2021 è uscito il film “La ragazza di Stillwater” con Matt Damon, Abigail Breslin e Camille Cottin, che si ritiene sia stato ispirato dalla storia della Knox. Questa miniserie con Margaret Qualley, pronta dunque a tornare sul piccolo schermo, sarà però il primo progetto di fiction esplicitamente dedicato alla Knox ad averla dunque compre principale protagonista.

James Gunn su Grant Gustin, star di The Flash: “Mi piacerebbe lavorare con lui”

0

Grant Gustin ha interpretato a lungo l’uomo più veloce dell’Arrowverse nella serie The Flash, che ha raggiunto la sua naturale conclusione con una nona stagione uscita l’anno scorso. Da allora l’attore si è dedicato ad altri progetti e recentemente ha debuttato a Broadway in Water For Elephants. Durante un recente ingaggio, a Gustin è stato chiesto se avrebbe interpretato nuovamente Barry Allen se gli studi DC avessero chiamato, e lui ha risposto: “Sì, se James Gunn mi chiedesse di interpretare The Flash, lo farei di nuovo. Mi fido di James Gunn“.

I piani per il personaggio nel nuovo DCU al momento non sono però chiari. Nonostante le controversie su Ezra Miller, la Warner Bros. Discovery e James Gunn hanno dato il loro pieno appoggio all’attore e al film The Flash uscito nel giugno dello scorso anno. Il regista, ora al lavoro su Superman, si è persino spinto a dichiararlo “uno dei più grandi film di supereroi mai realizzati“. Proprio a seguito delle parole di Gustin, a Gunn è però ora stato chiesto da un fan su Threads di scritturare l’attore come Flash ufficiale del DCU, altrimenti – a detta dell’utente – il suo talento andrebbe sprecato.

Gunn ha però risposto che: “Grant è un ragazzo di incredibile talento, che si esibisce ora a Broadway, credo, e non va assolutamente sprecato solo perché non è attualmente in un progetto DC“. “Ma ovviamente mi piacerebbe lavorare con lui prima o poi“, ha concluso. Nessuna certezza dunque, ma le parole del regista lasciano aperta la porta alla possibilità che in futuro Gustin possa entrare a far parte del DC Universe, che sia per riprendere il ruolo di Flash o per interpretare un nuovo personaggio.

James Gunn dirige Superman

Superman racconta la storia del viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

Superman avrà come protagonisti anche Rachel Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a Isabela Merced nel ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister Terrific, Nathan Fillion in quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in quello di Metamorpho.

Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy Olsen. Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi The Authority e María Gabriela de Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo film su Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora stato confermato. Il film uscirà in sala l’11 luglio 2025.

LEGGI ANCHE:

Memory: recensione del film di Michel Franco con Jessica Chastain e Peter Saarsgard #Venezia80

Memory è il titolo del lungometraggio che Michel Franco presenta in Concorso a Venezia 80. Il regista messicano sviluppa la storia dei personaggi il modo semplice e agli occhi dello spettatore colpisce la chimica tra Jessica Chastain e Peter Saarsgard che regalano performance degne di nota.

In Memory il filo conduttore è il titolo stesso, la memoria, che il regista descrive in modi differenti. La scelta di parlare di un argomento così delicato in tutte le sue sfaccettature deriva da una paura recondita, la perdita della memoria, che è proprio quello che succede a uno dei due personaggi. L’altro fil rouge è invece l’opposto, la memoria persistente della nostra mente che non ci fa dimenticare nulla.

Memory, la trama

Sylvia (Jessica Chastain) è un’assistente sociale che conduce una vita semplice e strutturata: sua figlia, il suo lavoro, le sue riunioni degli Alcolisti Anonimi. Tutto questo viene messo a nudo quando Saul (Peter Sarsgaard) la segue a casa dopo la loro riunione di liceo. Il loro incontro a sorpresa avrà un impatto profondo su entrambi, aprendo la porta del passato. Basta veramente poco a Michel Franco per instaurare diversi dubbi allo spettatore lungo la visione, come se anche chi guarda si deve soffermare sul problema della memoria. Sylvia convive con un trauma passato, un abuso domestico, di cui solo alla fine si scopre il colpevole. La sua vita, fin da bambina, è stata piena di bugie. Non le sue, quelle che la madre ha cercato di propinarle e così crescendo il loro rapporto si è spento del tutto.

Nessun confronto, nessun litigio: una madre e una figlia che non si parlano più. Michel Franco racconta questa storia al femminile dove i legami tra genitori e figli sono in prima linea. Parallelamente, infatti, alla storia di assenza c’è quella della forte presenza di Sylvie nella vita della figlia per la quale il personaggio di Jessica Chastain ha smesso di bere, festeggiando nella premessa di Memory il tredicesimo anniversario della sua sobrietà. La routine quotidiana che si è prefissata, il suo controllo maniacale per la pulizia e per le porte – sempre chiuse – lasciano metaforicamente in questo caso, la porta aperta verso il suo personaggio ancora con qualcosa di irrisolto.

La memoria

In Memory però Michel Franco usa diverse espedienti narrativi per mandarci fuori strada. Vengono menzionati personaggi e fatti che ci lasciano intendere il contrario di quello oche sta accadendo. Una narrazione quasi distorta degli avvenimenti che mette la vittima Sylvie in posizione di essere considerata la “carnefice”. Il suo passato da alcolista è causato da un ex fidanzato del liceo al quale Sylvie collega il personaggio di Saul, scambiandolo per uno degli amici che la stuprava da ragazza.

In realtà, Sylvie salta alle conclusioni troppo presto complice un mancato controllo della situazione. Saul soffre di demenza, ricorda tutto quello che è successo in passato, ma inizia a faticare con i fatti più recenti. Ed è proprio la sua demenza che darà il via al loro rapporto. Saul segue Sylvie dopo una festa e lei inizialmente terrorizzata ha collegato la sua presenza a un inseguimento.

La memoria, una cosa stranissima, perdura nel tempo incessante quasi come a voler batterne il ritmo soprattutto quando bisogna affrontare un dolore atroce, poi però sa anche sparire in un attimo. Superato il fraintendimento, Saul entra pian piano nella vita di Sylvie e ha inizio anche la loro storia d’amore, nonostante alcune opposizioni. Sylvie cerca di aprirsi, anche se alcuni atteggiamenti rimangono ambigui, è il confronto sul finale con la madre che toglie allo spettatore tutti i dubbi.

A causa dei commenti della madre pensiamo che sia una bugiarda patologica, è colpa sua se è stata abusata sessualmente da tutta la vita. “Sei una fallita”, le dice la madre. Una madre che ha tenuto tutto nascosto che sapeva quando e in che modo avvenivano gli abusi sotto il suo tetto e non ha mai cercato di difendere la figlia e la sorella minore. Saul, nel contesto di Memory, è l’Aiutante perché grazie a lui Sylvie scopre cosa c’è dietro quella porta che si lascia sempre alle spalle. Allo stesso modo, Saul grazie all’amore scopre di riuscire sempre a trovare la strada, anche se aiutato allo stesso tempo anche lui dalla mano invisibile di qualcuno.

Fallout: trailer della nuova serie post-apocalittica

0
Fallout: trailer della nuova serie post-apocalittica

Prime Video oggi ha aperto le porte del Vault con il trailer ufficiale della nuova serie post-apocalittica Fallout, basata sul popolarissimo franchise di videogiochi retro-futuristici.

Il trailer, che rispecchia fedelmente la complessità dell’universo espansivo del videogioco e il suo tipico umorismo dark, vede Lucy (Ella Purnell), abitante del Vault, lottare per adattarsi al mondo distorto e pericoloso della terra devastata dalle radiazioni e offre allo spettatore un primo sguardo ai personaggi di Moldaver (Sarita Choudhury) e Ma June (Dale Dickey). Tutti gli otto episodi saranno disponibili in esclusiva su Prime Video dall’11 aprile, un giorno prima rispetto a quanto precedentemente annunciato.

Jonathan Nolan ha diretto i primi tre episodi della serie di Kilter Films. Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner figurano come executive producers, autori e co-showrunners. La serie è prodotta dalla Kilter Films e vede Jonathan Nolan e Lisa Joy come executive producers. Tra gli executive producers, anche Athena Wickham di Kilter Films, insieme a Todd Howard per Bethesda Game Studios e James Altman per Bethesda Softworks. Tra i protagonisti della serie troviamo Ella Purnell (Yellowjackets), Aaron Moten (Emancipation – Oltre la libertà) e Walton Goggins (The Hateful Eight). Amazon MGM Studios e Kilter Films producono in associazione con Bethesda Game Studios e Bethesda Softworks.

Il cast della serie include, inoltre, Moisés Arias (Il re di Staten Island), Kyle MacLachlan (Twin Peaks), Sarita Choudhury (Homeland), Michael Emerson (Person of Interest), Leslie Uggams (Deadpool), Frances Turner (The Boys), Dave Register (Heightened), Zach Cherry (Scissione), Johnny Pemberton (Ant-Man), Rodrigo Luzzi (Dead Ringers – Inseparabili), Annabel O’Hagan (Law & Order: Unità Vittime Speciali) e Xelia Mendes-Jones (La ruota del tempo). La serie sarà disponibile in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori in tutto il mondo.

Fallout, la serie tv

Basata su uno dei più grandi franchise di videogiochi di tutti i tempi, Fallout è la storia di chi ha e chi non ha in un mondo in cui non è rimasto quasi più nulla. 200 anni dopo l’apocalisse, i tranquilli abitanti dei lussuosi rifugi antiatomici sono costretti a tornare nell’infernale paesaggio contaminato dalle radiazioni che i loro antenati si sono lasciati alle spalle e con stupore scoprono che ad attenderli c’è un universo incredibilmente complesso, allegramente bizzarro e estremamente violento.

Ella Purnell è Lucy, un’ottimista abitante del Vault con uno spirito tutto americano. La sua natura pacifica e idealista viene messa a dura prova quando è costretta a uscire in superficie per salvare suo padre. Troviamo poi Aaron Moten nel ruolo di Maximus, un giovane soldato che ottiene il grado di scudiero nel gruppo armato chiamato Confraternita d’Acciaio. Farà di tutto per portare avanti l’obiettivo della Confraternita di ripristinare legge e ordine nella terra desolata. Walton Goggins interpreta Ghoul, un cacciatore di taglie di dubbia moralità che custodisce dentro di sé 200 anni di storia del mondo post-nucleare.

Jonathan Nolan e Lisa Joy sono executive producer per Kilter Films. Nolan ha diretto i primi tre episodi. Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner sono executive producer, autori e co-showrunner. Il cast della serie include Ella Purnell (Yellowjackets), Walton Goggins (The Hateful Eight), Aaron Moten (Emancipation – Oltre la libertà). Athena Wickham di Kilter Films è anche executive producer insieme a Todd Howard per Bethesda Game Studios e James Altman per Bethesda Softworks.

Amazon e Kilter Films producono in associazione con Bethesda Game Studios e Bethesda Softworks. Il cast include anche Moisés Arias (Il re di Staten Island), Kyle MacLachlan (Twin Peaks), Sarita Choudhury (Homeland), Michael Emerson (Person of Interest), Leslie Uggams (Deadpool), Frances Turner (The Boys), Dave Register (Heightened), Zach Cherry (Scissione), Johnny Pemberton (Ant-Man), Rodrigo Luzzi (Dead Ringers – Inseparabili), Annabel O’Hagan (Law & Order: Unità Vittime Speciali) e Xelia Mendes-Jones (La Ruota del Tempo). La serie sarà disponibile in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori in tutto il mondo.

Léa Seydoux ritiene difficile essere una donna a Hollywood: “Perdi la tua libertà”

0

Léa Seydoux è una delle attrici di punta del suo paese d’origine, la Francia, ma nel tempo è passata con successo anche a Hollywood in franchise come James Bond (“Spectre” e “No Time To Die“) e “Dune” (dove ricopre il ruolo di Lady Margot Fenring). Ma la Seydoux ha recentemente dichiarato ad Harper’s Bazaar U.K. che trova molto più facile essere un’attrice in Europa che non in America.”L’industria americana, la trovo dura nei confronti delle donne“, ha detto la Seydoux. “Per le donne è difficile invecchiare. Non voglio avere paura di non essere desiderabile o di perdere il mio contratto. In America è una questione economica, e quando diventa una questione di soldi si perde la libertà”.

Non mi sento a mio agio con il fatto che si debbano spuntare tutte le caselle. Essere una donna sullo schermo è più facile in Europa“. “Ho più libertà perché sono un’attrice europea, il che mi si addice“, ha continuato la Seydoux. “Non cerco di essere popolare, cerco solo di divertirmi. In America devi conformarti. Ma non voglio adattarmi al sistema, voglio che il sistema si adatti a me!“. Léa Seydoux ha anche aggiunto che “è difficile per una persona che non è totalmente americana essere protagonista di un film di Hollywood” e che lei “prende quello che trova” in termini di ruoli nei grandi film dello studio.

L’attrice non rigetta però del tutto il suo lavoro negli Stati Uniti e aveva comunque dichiarato a IndieWire nel 2022 che uno dei motivi per cui le è piaciuto venire a Hollywood a fare film è perché “sento che in America le persone hanno più immaginazione“. “Mi sono stati offerti film molto, molto lontani da quello che ho fatto e ho pensato: “Oh. Interessante”. Mi piace sentire che posso adattarmi. Per me, questo è molto esotico“, ha aggiunto all’epoca. “Faccio i film che vorrei vedere. È l’unico modo che scelgo“. Attualmente, Léa Seydoux è al cinema con Dune – Parte Due (qui la nostra recensione).

Timothée Chalamet punta al “Musical Cinematic Universe” con il suo Bob Dylan e l’Elvis di Austin Butler

0

In una recente intervista con NME, durante la promozione di Dune – Parte Due (qui la nostra recensione), Timothée Chalamet ha dichiarato di volere che l’Elvis Presley di Austin Butler (visto in Elvis) appaia nel prossimo film di James Mangold su Bob Dylan, A Complete Unknown, dove Chalamet sarà chiamato ad interpretare proprio il celebre cantautore premio Nobel. “Non vedo l’ora che arrivi quel film“, ha detto Butler a proposito del progetto su Dylan. “Vorrei essere sul set tutti i giorni per vedere la magia che accade“.

Vorrei che ci fossi anche tu!“. Ha risposto Chalamet. “C’è un personaggio di Elvis nel biopic su Johnny Cash [Quando l’amore brucia l’anima, con Joaquin Phoenix]. È davvero breve, molto breve, ma desideravo che potessimo creare un Musical Cinematic Universe“. “Ho scrutato il cervello di Austin senza sosta, ma mi sento – lasciamo che il mio film esca prima di essere così fortunato da essere incluso con Austin, ha fatto un lavoro così fenomenale“, ha poi detto Chalamet, quando gli è stato chiesto se lui e Butler hanno avuto conversazioni l’uno con l’altro sull’interpretazione di leggende della musica.

Ma mi sento orgoglioso anche di questo, perché sono due artisti che – non posso parlare dal punto di vista di Elvis, ma nel profondo della tradizione Bob Dylan aveva un enorme rispetto per Elvis e la Sun Records“. Chissà se un progetto di questo tipo potrebbe effettivamente prendere vita in futuro, considerando anche il successo riscontrato dai film Bohemian Rhapsody (Queen), Rocketman (Elton John) e Bob Marley – One Love (Bob Marley). Per ora, Chalamet e Butler possono essere visti mentre condividono la scena in Dune – Parte Due, attualmente in sala.

Timothée Chalamet sarà Bob Dylan in A Complete Unknown

Il biopic su Bob Dylan, intitolato A Complete Unknown, sarà diretto da James Mangold. Avrà come protagonista Timothée Chalamet nel ruolo della stella del folk e vedrà anche la partecipazione di Elle Fanning nel ruolo dell’artista e interesse amoroso di Dylan, Sylvie Russo. Edward Norton interpreterà invece il ruolo del musicista Pete Seeger. A Complete Unknown si concentrerà sui giorni di maggiore trasformazione della carriera di Dylan. Seguendo il giovane cantante folk e la sua chitarra per le strade e i palcoscenici di New York nel 1965, quando Dylan sostituì la sua acustica con un’elettrica e portò un nuovo sound nel settore.

Anche la storia d’amore tra Dylan e Russo sarà collegata al film, dato che i due erano apparentemente inseparabili durante questo periodo della loro vita e si servivano l’un l’altro come muse. Possiamo aspettarci che una buona parte del film si concentri sulla creazione e sull’uscita del quinto album di Dylan, Bringing It All Back Home, perché è stato allora è salito davvero alla ribalta con il brano classico “Like a Rolling Stone“.

Road to Oscar 2024: il Miglior Film

Road to Oscar 2024: il Miglior Film

Leggende della storia del cinema, autori alla loro opera prima, interpreti ambiziosi, film ad alto budget, campioni di incassi, bizzarre esternazioni di cinema europeo, l’orrore della Storia e del quotidiano, l’umanità perduta che si stringe e si aiuta. I dieci titoli nominati agli Oscar 2024 nella categoria più ambita, quella di Miglior Film, rappresentano raramente così bene lo stato dell’industria e della contemporaneità.

Anche se la stagione dei premi di quest’anno, che si concluderà la notte tra il 10 e l’11 marzo 2024, sembra indicare una rotta di navigazione che punta dritta al cuore dell’esplosione atomica di Oppenheimer, la Road to Oscar 2024 al Miglior Film è estremamente interessante ricca da raccontare, e quindi ecco di seguito i dieci titoli di categoria.

I nominati per il Miglior Film agli Oscar 2024

American Fiction

American Fiction recensioneArrivato in Italia direttamente su Prime Video lo scorso 27 febbraio, American Fiction è uno di quei film di cui Oltreoceano si parla già dallo scorso autunno. Adattamento di Cancellazione, di Percival Everett (che torna in Italia dal 15 marzo dopo essere andato fuori catalogo da anni), il film è un’opera prima dello sceneggiatore Cord Jefferson e si avvale di uno degli attori più sottostimati di Hollywood che, grazie alla sua interpretazione del protagonista Monk, ha finalmente entrato nel cono di luce della ribalta e ha ottenuto la sua prima nomination agli Oscar: Jeffrey Wright.

Il film è forse l’outsider di categoria, dal momento che pur avendo ricevuto 5 nomination (attore protagonista, non protagonista, film, colonna sonora e sceneggiatura adattata), è una sorta di meta storia sul valore del racconto e della rappresentazione nella società statunitense contemporanea. Partendo da un presupposto geniale e splendidamente portato sullo schermo, American Fiction annacqua la sua propulsione iniziale e si adegua su toni della commedia degli equivoci, banalizzando poi il brillante incipit. Nonostante questo, il film è comunque arricchito dalle performance nominate e da una scrittura, anch’essa nominata, briosa e intelligente. Le speranze di portare a casa un premio sono quasi nulle, ma per questo titolo sembra già importante essere in compagnia dei contendenti di categoria.

Anatomia di una caduta

ultime novità di ottobre anatomia di una caduta Efa 2023A ragione il colpo di fulmine di Hollywood per il cinema europeo di quest’anno, Anatomia di una caduta ha cominciato la sua marcia trionfale al Festival di Cannes 2023, dove ha conquistato la Palma d’Oro e ha stregato tutti, tranne i francesi, a quanto pare, che come film scelto per concorrere nella cinquina del miglior film internazionale hanno scelto The Taste of Things di Trần Anh Hùng. Non sono quindi finiti nella cinquina dove fa capolino l’Italia con Io Capitano di Matteo Garrone, ma il film di Justine Triet ha fatto comunque una gran bella figura con le sue cinque nomination. Oltre che per il Miglior Film, concorre infatti per la migliore sceneggiatura (premio che ha virtualmente già in tasca a questi Oscar 2024 e che replicherebbe il successo dei Golden Globes), per il montaggio, per la regia (Triet è l’unica donna in cinquina) e per la Migliore Attrice protagonista, la splendida Sandra Huller.

Saggio antropologico, thriller procedurale, indagine sulle relazioni di coppia, sulla verità e la menzogna, che oscilla tra il dramma e l’ironia, Anatomia di una caduta è sicuramente uno dei migliori film dell’anno, che dovrà “accontentarsi” del premio alla sceneggiatura e forse potrà insidiare il riconoscimento al montaggio di Oppenheimer per come Triet ha costruito il ritmo della sua storia in maniera sapiente e raffinata. Sicuramente la presenza del film francese in categoria è un segnale e una conferma importante: il cinema che arriva all’Academy non è più soltanto fatto di grandi opere ad alto budget, ma il cinema indipendente e europeo arriva sempre con maggiore frequenza a questi livelli di Hollywood. E questo permette agli Oscar di fotografare meglio il nostro tempo.

Barbie

Barbie-Margot-Robbie-Ryan-Gosling-Greta-GerwigA proposito di fotografie del nostro tempo, la commedia che ha sbaragliato la concorrenza al box office della scorsa stagione arriva al Dolby Theatre con ben otto candidature ma con poche speranze di vittoria se non nella categoria dedicata alla migliore canzone originale, in cui concorre con due titoli, I’m just Ken e What I was Made For?. Il film è stato suo malgrado la pietra dello scandalo all’indomani dell’annuncio delle nomination, dal momento che né Margot RobbieGreta Gerwig hanno ricevuto le nomination agli Oscar 2024 sperate (per la Migliore Attrice protagonista e per la regia), nonostante il fatto che entrambe siano nominate per il Miglior Film (Robbie è anche produttrice) e per la Migliore Sceneggiatura adattata che Gerwig ha firmato insieme a Noah Baumbach.

Ebbene, la satira politica contro il patriarcato in un mondo di perfezione di plastica che ha fatto battere il cuore a milioni di spettatori e ha animato dibattiti e infervorato le conversazioni della critica e del pubblico si è sgonfiata, arrivando ad assumere le giuste dimensioni di fenomeno di costume, enorme successo al box office e commedia brillante che soprattutto nella prima parte spara i suoi colpi migliori. Molto difficile che riesca a battere la concorrenza del suo “nemico” naturale, Oppenheimer, che invece sembra avviato come un proiettile verso il gradino più alto di Hollywood.

The Holdovers – lezioni di vita

The Holdovers lezioni di vita recensioneSe c’è una cosa che Alexander Payne sa fare è raccontare la delicatezza dell’animo umano anche nelle situazioni più ruvide. E così il suo The Holdovers è un film destinato a rimanere sul fondo del cuore, a riscaldare e fare compagnia, a far sperare che esiste a questo mondo un posto per tutti. Il film arriva al Dolby Theatre con cinque nomination e molto probabilmente porterà a casa il premio a Da’Vine Joy Randolph per la migliore attrice non protagonista agli Oscar 2024. L’interpretazione di Randolph è effettivamente il collante tra le varie esistenze che vengono messe alla prova nella storia e, come una madre e sorella, riesce a dare calore a questa insolita famiglia di fortuna che rappresenta il cuore pulsante della storia.

Il percorso di The Holdovers è cominciato al Telluride Film Festival 2023, dove ha da subito sciolto il cuore degli spettatori e ha continuato a raccogliere consensi sia in sala, dove ha performato bene, anche da noi, quando è arrivato a metà gennaio 2024, sia nel corso della stagione dei premi, che ha affrontato da grande protagonista, grazie soprattutto alla citata Randolph e a Paul Giamatti, vero e proprio sfidante di Cillian Murphy per il premio al migliore attore protagonista. È davvero difficile prevedere se il film di Payne riuscirà a spuntarla in qualche altra categoria, ma è certo che è il feel good movie che contribuisce a rendere vario e completo il panorama cinematografico di questo stellare anno di cinema.

Killers of the Flower Moon

Gli anni 20 killers-of-the-flower-moon TOP 10
Cortesia di 01 Distribution & RaiCinema

Siede comodamente nell’Olimpo del cinema e della sua Storia, tuttavia questo non lo rende pigro. Martin Scorsese è tornato alla regia dopo il denso e significativo The Irishman e si è avventurato lì dove non era ancora mai stato: il western. Ma in quanto maestro del gangster movie, Scorsese decide di girare un film ibrido che per ambientazione abbraccia le storie della fondazione americana e per sviluppo e trama è invece un vero e proprio mob-movie con tanto di Robert De Niro che riesce a guadagnare l’ennesima nomination agli Oscar.

Se dovessimo parlare esclusivamente in termini di grandezza di visione e di bellezza cinematografica, Killers of the Flower Moon è il film che avrebbe portato a casa qualsiasi statuetta. Questo non accadrà. Le sue dieci nomination sono comunque un’attestazione di stima e merito da parte dell’Academy, che in fin dei conti però potrebbe assegnare al film di Scorsese soltanto un premio, quello a Lily Gladstone per la sua interpretazione di Mollie Kyle, se Emma Stone glielo concedesse. Con o senza premi, il film dimostra ancora una volta che Scorsese è uno dei più grandi registi viventi, capace di guizzi di creatività che menti più fresche e giovani si sognano, con uno stile sontuoso e solido, sempre alla ricerca di territori nuovi da scoprire e raccontare, senza mai giocare in difesa, senza mai risparmiarsi.

Maestro

Maestro Bradley Cooper
Cr. Jason McDonald/Netflix © 2023.

Quando arrivò in rete il primo trailer di A Star is Born, nel giugno del 2018, uno dei primi cartelli del breve video recitava “dal regista Bradley Cooper”. Non senza un pizzico di presunzione, Cooper dava per assodato di poter essere già riconosciuto come un regista, o forse è quello che hanno pensato bene di fare coloro che erano addetti alla promozione del film. Fatto sta che il film uscito ha reso onore all’attore/regista, dal momento che il film con Lady Gaga è più che dignitoso. Ma il sentiero era stato tracciato e ora Bradley Cooper è a tutti gli effetti un autore. Che si sforza tanto di fare bella figura con i grandi di Hollywood. E questo sforzo si vede.

Maestro, il biopic dedicato al grande Leonard Bernstein, è il frutto di uno sforzo enorme di Bradley Cooper che scrive, dirige, produce e recita e cerca in tutti i modi di farsi prendere sul serio dai suoi colleghi del mondo del cinema. Purtroppo questa sua infantile ambizione a farsi bello agli occhi dei grandi offusca quello che poteva essere davvero un’esperimento interessante, dal momento che la vita di Bernstein, artistica e personale, è stata davvero intrigante. Cooper non riesce ad approfondire nessuna delle due, sacrificando al suo ego pure la straordinaria Carey Mulligan, che nel film interpreta sua moglie e che brilla, nonostante tutto. Il film ha raccolto molte nomination in questa stagione dei premi, comprese sette candidature agli Oscar 2024. Potrebbe riuscire a conquistare la statuetta per il miglior trucco, per… un naso.

Oppenheimer

cillian-murphy-oppenheimer-2-1È il film dell’anno. L’incursione di Christopher Nolan nel biopic è sicuramente il titolo che ha destato maggiore interesse e meraviglia in questa stagione dei premi, e le sue 13 nomination agli Oscar confermano che è stato il preferito anche dall’Academy. Il film che racconta la vita di J. Robert Oppenheimer, l’uomo che ha inventato la bomba atomica, è esso stesso un ordigno, o meglio è così che Nolan lo ha costruito. Da sempre appassionato di meccanismi mentali, temporali e spaziali, il regista di Memento ha de-costruito ancora una volta la linearità del tempo, raccontando i piani sovrapposti dell’esistenza del suo protagonista, dall’euforia della scoperta alla atterrita consapevolezza di aver creato un meccanismo di morte.

Nella sua visione globale e totalizzante, Nolan potrebbe davvero aver realizzato un film che parla alla contemporaneità, raccontando l’uomo che deve fare i conti con le proprie ambizioni e con le conseguenze delle proprie azioni. Oppenheimer è effettivamente il film che potrebbe portare a casa il massimo riconoscimento agli Oscar 2024, quello con maggiori possibilità di vincere, così come il suo regista e probabilmente i suoi attori. In caso le cose dovessero andare così, sarebbe un trionfo annunciato ma non certo immeritato.

Past Lives

Past Lives recensione filmCome American Fiction, anche Past Lives è un’opera prima che ha stregato il pubblico statunitense e che ha fatto lo stesso nell’istante in cui è arrivato in Italia. Presentato in pompa magna al Sundance dello scorso anno, è arrivato nelle sale del nostro Paese il 14 febbraio, un perfetto film di San Valentino, volendo banalizzare, ma anche una riflessione delicata e toccante sulle distanze, il cercarsi e il rincorrersi. Celine Song si destreggia con eleganza e intuizione tra una sceneggiatura toccante e solida e una regia piena di idee e molto raffinata.

Dei dieci titoli di categoria, è forse il film che è arrivato a questa nomination con maggiore sorpresa, sebbene le sue speranze di portare a casa un premio siano riposte maggiormente nella categoria per la migliore sceneggiatura originale. È infatti probabile che il segreto di questo film, tanto amato persino da Guillermo Del Toro che lo ha citato tra i suoi preferiti di quest’anno, risieda proprio nella sapienza riversata nella scrittura: ogni scelta e azione è equilibrata, ogni significato reso denso dai silenzi e dagli sguardi. Past Lives è un inizio promettente che mette Song sotto i riflettori e ci fa aspettare con ansia la sua prossima storia per il grande schermo.

Povere Creature!

Povere Creature! filmDopo le 10 candidature agli Oscar per La Favorita, Yorgos Lanthimos conferma la sua storia d’amore con l’Academy e sale a 11 nomination per Povere Creature! Il film ha conquistato il mondo al suo esordio, quando a settembre del 2023 ha conquistato il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia. Sulla scena pubblica si è comportando altrettanto bene, riscontrando anche un grande successo di pubblico. Si dice che il film racconti la stessa storia di Barbie, ma con il sesso. Nel film Bella Baxter è proprio come una delle bambole Mattel che però fa anche esperienza della carne e annichilisce i suoi creatori, tutti uomini, uccide il patriarcato e trova la sua via di donna libera. Non una lettura sbagliata, ma incompleta per il percorso che compie il personaggio di Emma Stone nella mente di Lanthimos (e di Alasdair Gray, autore dell’omonimo romanzo da cui il film è tratto).

Ridurre il percorso di Bella a una mera esplorazione del suo corpo e della sua sessualità sarebbe come banalizzare il percorso esplorativo che compie la donna. Il principio che guida le sue azioni è la curiosità: la sua mente acuta da esploratrice la spinge a portare avanti una ricerca completa e totale dell’esperienza e del sapere umano, a partire dal primo territorio di scoperta di cui ognuno di noi dispone, ovvero il proprio corpo. E così prosegue, intercettando nel suo percorso la filosofia, le relazioni, il viaggio, il piacere altrui e, alla fine, persino il male incarnato dal marito della sua vita precedente. Lanthimos arricchisce questo percorso dritto e chiaro con una messa in scena caratteristica, di costumi distintivi e della costruzione di un mondo senza tempo che accoglie Bella, ovvero Emma Stone, il cuore pulsante del film, e, insieme a Lily Gladstone, è senza dubbio la favorita alla statuetta per la migliore interpretazione femminile.

La Zona di Interesse

Oscar la zona d'interesse jonatan glazerSi tratta forse del film più importante arrivato al Dolby Theatre quest’anno. Con cinque nomination, tra cui quella di Migliore film internazionale, Migliore regia, Migliore sceneggiatura e Miglior sonoro, La Zona di Interesse potrebbe essere uno dei maggiori vincitori della notte del 10 marzo. Se nella categoria principale ha davvero poche speranze, il film di Glazer ha buone probabilità di portare a casa il premio al Migliore film internazionale e ha discrete chance anche per la sceneggiatura e per il sonoro, vero cuore del film, un’opera d’arte a se stante di composizione di piani e umori in un film in cui il non visto è evocato perfettamente dai rumori che arrivano da fuori campo, da oltre il muro.

Il film racconta la quotidianità del male, la sua banalità, il modo in cui una famiglia di una SS vive la sua prossimità a un campo di sterminio come se fosse un luogo come un altro. Il problema di sterminare gli ebrei diventa una necessità per fare carriera, i fumi dei forni uno scomodo inconveniente, i residui di cenere nell’adiacente fiume un fastidio da evitare, la ricerca di metodi più efficaci di sterminio un modo diretto verso una promozione sicura, l’angolino di paradiso addossato al muro di cemento che nasconde l’orrore un privilegio da custodire. Con un punto di vista particolare e sperimentale, Jonathan Glazer conferma il suo occhio indagatore sul mondo e purtroppo anche su una contemporaneità che ha perso la memoria del passato e sembra sempre più propensa a continuare a discriminare e innalzare muri.

Chi vincerà l’Oscar 2024 al Miglior Film?

Oppenheimer Cillian MurphyLa corsa all’Oscar 2024 per il Miglior Film non sarà una gara particolarmente avvincente, semplicemente perché Oppenheimer di Christopher Nolan è il film che non sembra avere rivali. Dai Golden Globes ai PGA, passando per i BAFTA, il biopic sul padre della bomba atomica ha fatto un percorso pulito e l’appuntamento al Dolby Theatre lo vedrà probabilmente trionfare. Trai film che potrebbero avere delle possibilità di ostacolare la sua scalata a Hollywood ci potrebbe essere forse La Zona di Interesse, oppure un colpo di coda di Povere Creature!.

Non dovremo aspettare ancora molto per avere l’esito delle votazioni dell’Academy. L’appuntamento è con Jimmy Kimmel, al Dolby Theatre la notte tra il 10 e l’11 marzo 2024, in Italia in diretta su RaiUno.

Sean Gunn rompe il silenzio sull’interpretare Maxwell Lord nel DCU

0

Sean Gunn, che nell’MCU ha fornito i movimenti per Rocket e ha interpretato Kraglin, è ora pronto a seguire suo fratello James Gunn e debuttare nel DC Universe. Qui egli ha in realtà già ben tre ruoli, in quanto è la voce di Weasel e GI Robot in Creature Commandos, ma il ruolo più importante sarà quello di Maxwell Lord, anche se l’attore sembra non poter ancora effettivamente confermare che si tratti di questo personaggio. “L’altro che hai menzionato – che non sono sicuro di poter ancora tecnicamente menzionare pubblicamente, anche se ovviamente la voce è uscita – tutto ciò che posso dire è che quel personaggio è un po’ più radicato nell’essere“, ha detto Gunn in una chiacchierata con ScreenRant.

Molto più radicato, ovviamente, come essere umano. Quindi è un personaggio che affronterò in modo più tradizionale“. Gunn ha parlato anche degli altri due ruoli che sta interpretando nel DCU, affermando di essere “ben attrezzato” per destreggiarsi tra più personaggi in qualsiasi momento. “E persino io, che sono un attore molto caratterista, ho fatto tanti tipi di cose diverse e strane. Quindi, oltre ai tre personaggi che hai citato, ho tre diversi film indipendenti che sto facendo, a partire dalla prossima settimana e nel corso dei prossimi mesi. Quindi ci sono un sacco di personaggi che sto cercando di gestire, tutti“, ha aggiunto Gunn.

Ha poi fatto un paragone tra Weasel e GI Robot, dicendo che il primo è quasi tutto recitato fisicamente, mentre il secondo dipende molto dalla sua voce. “Ma per la DC in particolare, una delle cose che rende tutto più facile è che i personaggi di Creature Commandos sono animati, ma anche se fossero in live action, come abbiamo visto con Weasel, c’è ancora la CGI, sarebbero personaggi in CGI“, ha continuato. “Anche GI Robot è ovviamente un robot. Weasel, sì, grugnisce e cose del genere, ma si tratta soprattutto di movimenti. GI è quasi completamente incentrato sulla voce. Quindi sono un po’ diversi l’uno dall’altro. E si trovano in una zona molto lontana dello spettro dei personaggi dell’universo“.

Sean Gunn sarà in Creature Commandos

La serie animata Creature Commandos, composta da 7 episodi, sarà trasmessa in streaming su Max e avrà come protagonisti David Harbour  nel ruolo di Eric Frankenstein/Mostro di Frankenstein, Indira Varma nel ruolo della Sposa, Zoe Chao nel ruolo della Dott.ssa Nina Mazursky, Alan Tudyk nel ruolo del Dottor Phosphorus, Sean Gunn nel ruolo di Weasel  e Frank Grillo nel ruolo di Rick Flag Senior. Steve Agee riprenderà il suo ruolo in Peacemaker, John Economos. È prevista anche la partecipazione di Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller. Recentemente James Gunn ha rivelato di considerare La sposa di Indira Varma come il personaggio principale della serie. Ha anche aggiunto che non sta dirigendo alcun episodio, ma ha diretto le sessioni di registrazione di ciascun attore.

Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, anticipati nuovi dettagli sul film

0

Ancora non sappiamo quando verrà distribuito in sala Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, inizialmente previsto per questo aprile ma poi rinviato a data da destinarsi per permettere ulteriori lavori sul film. Tuttavia, gli account dei social media di Spider-Man: Across the Spider-Verse (qui la recensione) hanno iniziato a stuzzicare i fan riguardo la trama di questo atteso terzo film. L’account del film ha infatti twittato “Miles Morales contro Miles G. Morales” con entrambi i loro loghi uno accanto all’altro. Come i fan ricorderanno, la variante “malvagia” di Morale ha fatto la sua comparsa nel finale del film, anticipando dunque un suo ruolo più esteso nel prossimo capitolo.

Con questo post, dunque, i fan sono portati a pensare che Spider-Man: Beyond the Spider-Verse esplorerà il conflitto tra queste due varianti molto diverse di Miles Morales. Alla fine dell’ultimo film era abbastanza chiaro che non si poteva ragionare con il giovane Prowler. Quindi, l’unico modo per tornare a casa e salvare tutto da La Macchia è una grande battaglia. Dal punto di vista tematico, questo è perfetto per i film dello Spider-Verse. Ognuno di essi affronta infatti il tema dell’identità a modo suo. Il Multiverso attira molta attenzione, ma in realtà questi film sono storie di Miles Morales che si ritaglia la propria identità in mezzo a un mare di persone simili a lui.

In effetti, Spider-Man: Across the Spider-Verse insiste ancora di più su questi temi, evidenziando il tema dell'”evento canonico“. Non c’è spazio per le variazioni tra gli Spider-Man, perché gli elementi costitutivi di come nascono devono essere preservati così come sono. Miles Morales si oppone a tutto questo, tendando di trovare un alternativa al verificarsi di certi eventi.  Ora, con il destino del multiverso in gioco, Miles dovrà sconfiggere una versione di sé stesso che ha trovato un modo diverso di portare avanti il mantello. Ciò che rende il nostro eroe l'”Ultimate Spider-Man” potrebbe essere proprio la sua capacità di colorare fuori dalle righe. Ne sapremo di più quando Spider-Man: Beyond the Spider-Verse arriverà nelle sale.

Cosa sappiamo di Spider-Man: Beyond the Spider-Verse?

Il film che precede Spider-Man: Beyond the Spider-Verse, Spider-Man: Across the Spider-Verse, è uscito all’inizio di quest’anno. È stato diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson. Il film presenta le voci di Shameik Moore nel ruolo di Miles Morales, Hailee Steinfeld nel ruolo di Gwen Stacy, Jake Johnson nel ruolo di Peter B. Parker, Issa Rae nel ruolo di Spider-Woman, Daniel Kaluuya nel ruolo di Spider-Punk, Karan Soni nel ruolo di Spider-Man India, Oscar Isaac nel ruolo di Spider-Man 2099, Jason Schwartzman nel ruolo di The Spot, Brian Tyree Henry nel ruolo di Jefferson Davis, Luna Lauren Velez nel ruolo di Rio Morales, Greta Lee nel ruolo di Lyla, Andy Samberg nel ruolo di Scarlet Spider e altri ancora.

Spider-Man: Across the Spider-Verse è stato prodotto da Phil Lord, Chris Miller, Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg con Alonzo Ruvalcaba. Aditya Sood, e il regista del primo film, Peter Ramsey, alla produzione esecutiva. Il film non ha ancora una data di uscita. L’uscita era inizialmente prevista per il 29 marzo 2024, ma è stata tolta dal calendario.

Tótem – Il mio sole, recensione del film di Lila Avilés

Tótem – Il mio sole, recensione del film di Lila Avilés

Tótem – Il mio sole, dal 7 marzo nelle sale italiane con Officine Ubu, è la nuova pellicola della regista messicana Lila Avilés, una storia febbrile e sorprendente in cui l’universo dell’infanzia, della famiglia, del femminile e del soprannaturale convivono in modo magistrale. Pur possedendo sempre uno sguardo e una personalità molto specifici, riecheggia una tradizione a cui appartengono voci così diverse e ambivalenti come quelle della peruviana Claudia Llosa e delle argentine Lucrecia Martel e Lucía Puenzo, costruendosi a partire da e attraverso questi quattro vortici concomitanti che si avvicinano e si respingono costantemente.

Tótem – Il mio sole, la trama: vita e morte attraverso gli occhi di Sol

Tótem – Il mio sole racconta una giornata nella vita di Sol (Naíma Sentíes) e della sua famiglia allargata di cugini, zie, zii e amici nella cornice della casa (e dello studio) del nonno, dove si festeggia il compleanno del padre, che vive lì. Il giovanissimo Tona (Mateo García Elizondo) è in pessime condizioni fisiche, vittima di quello che sembra essere un cancro fulminante, ed è chiaro che non gli resta molto da vivere, che quello che si sta preparando è più un addio che altro. Fa fatica ad alzarsi dal letto, non vuole farsi vedere così (nemmeno dalla figlia), ma la sua presenza/assenza assorbe e mette in ombra tutto ciò che c’è al di fuori della stanza buia dove viene accudito da Cruz (Teresita Sánchez), una donna gentile che lo assiste.

Tuttavia l’azione si svolge, per la maggior parte, fuori dalla stanza, mentre i parenti di Tona preparano la festa in questione – cucinando, bruciando cose, affrontando problemi personali, ricevendo aiuti inaspettati e insoliti e continuando a lavorare. In uno stile di caos e cacofonia da famiglia allargata, ciò che accade in quella casa assume un tono di comicità assurda e a volte persino nonsense, con situazioni nervose ed esilaranti, ma sempre oscurate dalla tacita evidenza della morte.

Il sole in una stanza

Sol, nel frattempo, andrà per la sua strada, rimanendo un’ansiosa osservatrice della situazione. Non le è permesso vedere il padre, la madre è al lavoro, gli zii sono persi nel loro universo e lei vaga da sola per la casa rovistando negli stivali, ponendosi domande esistenziali al cellulare, toccando (e rompendo) cose, facendosi compagnia con gli insetti, i molluschi e le altre piccole creature che circolano per la casa. Quando la festa inizierà, sarà l’unica a non voler partecipare; oppure lo farà, ma a modo suo.

Tótem – Il mio sole è un complicato arazzo di personaggi ed emozioni contrastanti, un ritratto duro ma a tratti umoristico di una famiglia che affronta a modo suo una situazione difficile e angosciante. Utilizzando una cornice chiusa per dare la sensazione di oppressione e confinamento di questa situazione, Avilés riesce a far interagire una dozzina di personaggi senza abusare di tagli di montaggio o spiegazioni arzigogolate: sono tutti situati a distanze diverse sullo stesso piano, tutti parte della stessa esperienza.

Seguendo le vicissitudini della bambina protagonista (Naíma Sentiés), Avilés pone la macchina da presa all’altezza della piccola, come se contemplasse il mondo spettrale che la circonda con un certo distacco e smarrimento, come hanno fatto recentemente Céline Sciamma e Laura Wandel. Rituali, purificazioni, feste, travestimenti grotteschi, terapie quantistiche, talismani e semi di tamarindo si susseguono attorno al singolare ritratto di una famiglia in cui anche animali e insetti hanno un’importanza simbolica fondamentale.

Totem - Il mio Sole Lila Avilés

La verità di una figlia

Lo sguardo di Sol – o “Solecito“, come lo chiamano le zie – esprime tutto. In mezzo al caos familiare, alla paura, al nervosismo, all’impotenza e persino a una festa imminente, gli occhi della bambina rivelano la gigantesca tristezza che circonda e ingloba tutto. A sette anni sembra sapere di più, negare di meno e supporre in maniera più convinta che a suo padre, Tona, resta poco tempo da vivere e che non c’è motivo di festeggiare, per quanto dietro ai festeggiamenti del suo compleanno ci siano delle buonissime intenzioni. Vuole solo vedere suo padre, stare con lui, abbracciarlo, parlare degli animaletti che ama e dei quadri che lui realizza; approfittare di quelli che intuisce essere pochi momenti condivisi tra loro, quei minuti rubati al tempo che rimarranno impressi nella sua memoria per il resto della vita.

Sebbene lo sguardo di Sol in Tótem – Il mio sole sia anche quello della regista, Avilés non giudica gli atteggiamenti degli altri personaggi: ognuno affronta o meno la situazione con le risorse che ha o che gli mancano. E se Sol può provare distanza e persino una certa incomprensione nei confronti di ciò che vede intorno a sé, la cinepresa sa che alla fine sono tutti lì con lo stesso obiettivo e scopo: abbracciare Tona, festeggiarlo, sostenerlo, stare con lui e ringraziarlo per le esperienze che hanno condiviso. È questa nobiltà e generosità di spirito che nutre questo sorprendende film. Si affronta la morte come si può, non sempre come si vuole: Avilés lo capisce e lo trasmette perfettamente.

Barbie: Greta Gerwig non esclude un possibile sequel

0
Barbie: Greta Gerwig non esclude un possibile sequel

La regista di Barbie, Greta Gerwig, è tornata a parlare della possibilità di un sequel. Come riportato da Variety, urante la presentazione di Women of the Year di Time, la regista ha infatti dichiarato che: “Se trovo la risacca, allora lo facciamo. Se non trovo una risacca, non c’è più niente da fare“. Una risposta che lascia dunque poco all’interpretazione, ma la Warner Bros. Discovery sarà sicuramente molto motivata a trovare una storia che spinga a un secondo film. “È qualcosa che ho amato moltissimo fare“, ha aggiunto. “E ho amato così tanto il mondo che abbiamo costruito e tutti gli attori e l’idea di poter stare di nuovo con quel gruppo di persone è molto eccitante“.

La mia stella polare è ‘Cosa amo profondamente? Cosa mi interessa davvero? Qual è la storia che c’è sotto questa storia?“. Gerwig si è chiesta ad alta voce. “E penso che con ‘Barbie’, la storia che c’era sotto era che io amavo Barbie. Ricordo che andavo da Toys R Us e guardavo le Barbie e mi piacevano i loro capelli. Mi piaceva tutto di loro e mia madre non era convinta. E trovo che sia questa la storia, questa la storia generazionale… Cerco sempre di trovare questi risvolti“. Per il momento, tuttavia, non sembrano esserci piani per un sequel e con Gerwig impegnata sui film di Le Cronache di Narnia, potrebbe eventualmente volerci un po’ prima di pensare ad un ritorno a Barbieland.

Chi c’era nel film di Barbie?

Barbie è stato diretto da Greta Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando così il film di maggior incasso del 2023. Il film è interpretato da Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell, Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.

Furiosa: Chris Hemsworth condivide una nuova foto del suo personaggio

0

In attesa di poter vedere Furiosa: A Mad Max Saga, film prequel di Mad Max: Fury Road che esplora le origini del personaggio Furiosa (interpretato nel titolo del 2015 da Charlize Theron), Chris Hemsworth ha condiviso un’altra immagine del suo personaggio villain, dove lo si può ritrovare seduto su una moto chopper custom dall’aspetto folle, nel bel mezzo del deserto, con un lungo e fluente mantello bianco drappeggiato sulle spalle da vero e proprio signore della guerra. “Puoi correre ma non puoi nasconderti”, scrive Hemsworth nel post, che si può vedere qui di seguito.

Furiosa, quello che sappiamo sul film

In Furiosa Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi ufficiale recita: mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.

Taylor-Joy ha rivelato che il film è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

Bambi: Sarah Polley lascia la regia del film

0
Bambi: Sarah Polley lascia la regia del film

L’adattamento live-action di Bambi della Disney avrebbe perso la sua regista. The Wrap riporta infatti che la premio Oscar Sarah Polley non dirigerà più la nuova versione del film, anche se i motivi non sono stati chiariti. La notizia arriva sulla scia delle dimissioni del presidente dei Walt Disney Motion Picture Studios Sean Bailey, annunciate alla fine del mese scorso. Secondo il rapporto, Bailey è stato il principale responsabile degli sforzi della Disney per realizzare adattamenti in live-action di vari classici. Tuttavia, la partenza di Bailey mette in discussione lo stato di alcuni progetti live-action che erano in cantiere, tra cui Bambi.

Lo scorso giugno era stato riferito che la Polley, vincitrice della sceneggiatura di Women Talking, era in trattative per dirigere Bambi, mentre il film stesso era stato annunciato come in fase di sviluppo all’inizio del 2020. Come noto, questo remake in live action dovrebbe aggiornare la storia per renderla più facilmente comprensibile dai bambini, riportando così la storia del giovane cervo colpito da una tragedia che conta tra i suoi amici del bosco il coniglio Thumper e una puzzola di nome Flower. Il film animato della Disney, uscito nel 1942, è stato tratto dal romanzo di Felix Salten del 1923.

Il remake della Disney Bambi è ancora in fase di sviluppo

Annunciata a gennaio 2020, la nuova versione di Bambi attualmente non ha una data di uscita. Ora che la Polley sembra dunque fuori dal progetto, non è noto se e di quanto il film potrà subire ritardi. Lindsey Anderson Beer era stata incaricata di scrivere il remake, ma ha dovuto poi lasciare il ruolo per via di altri impegni. Dovrebbe però rimanere accreditata come sceneggiatrice, insieme ai nuovi arrivati Geneva Robertson-Dworet, Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster. Questo remake, inoltre, dovrebbe esser concepito come un musical con canzoni di Kacey Musgraves. Chris Weitz, Paul Weitz e Andrew Miano sono i produttori.

In viaggio con Eugene Levy: la seconda stagione dall’8 Marzo su Apple TV+

0

In viaggio con Eugene Levy, la seconda stagione della serie di viaggi condotta e prodotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy, torna domani, 8 marzo, su Apple TV+.

Dopo aver affrontato alcune delle sue paure più grandi nel corso della prima stagione, Eugene Levy esce ancora una volta dalla sua zona di comfort. Questa volta si imbarca in un viaggio “imperdibile” per ogni giramondo che si rispetti: un grande tour dell’Europa. La seconda stagione in sette parti segue Levy nel suo viaggio dal nord al sud del continente. Lungo il percorso, si imbatte in splendide gemme locali nascoste, scopre il suo albero genealogico e cerca di ampliare il suo palato sperimentando le specialità del posto.
Unitevi a lui nel viaggio di una vita che non sapeva di dover fare.

Gli episodi di In viaggio con Eugene Levy 2

Episodio 1 – Svezia: Midsommar – Festa di mezza estate (uscita 8 marzo) 
Eugene dà il via alla sua epica avventura con una celebrazione festosa, si esercita a chiamare le alci e scende in kayak uno dei fiumi più lunghi del Paese.

Episodio 2 – Scozia: Il Paese di mia madre (uscita 8 marzo)
Il passato incontra il presente: Eugene esplora la sua emozionante storia familiare a Glasgow e vive come un reale nello splendido castello di Candacraig.

Episodio 3 – Francia: I segreti di Saint-Tropez (uscita15 marzo)
Eugene ha un assaggio di glamour con Joan Collins, amplia il suo palato con le ostriche e si cimenta nell’arte dell’apicoltura in Provenza.

Episodio 4 – Germania: Health Resort (uscita 22 marzo)
Fuori dai sentieri battuti, a Sylt, Eugene esplora un mondo di benessere, con tanto di bagni di fieno e digiuno al rifugio olistico Lanserhof.

Episodio 5 – Italia: La Dolce Vita (uscita 29 marzo)
Eugene approfondisce la conoscenza del suo paese europeo preferito da visitare. In programma: la caccia al tartufo, la raccolta del vino e le giostre.

Episodio 6 – Grecia: Island-Hopping nell’Egeo (uscita: 5 aprile) 
Sulla piccola isola di Milos, Eugene riflette sul valore della famiglia quando fa amicizia con una coppia padre-figlio che vive il proprio sogno.

Episodio 7 – Spagna: Avventure in Andalusia (uscita: 12 aprile)
Il viaggio di Eugene si conclude in Spagna, dove incontra l’icona del calcio Héctor Bellerín e si gode l’epica sfida tra Real Betis e Sevilla FC.

Captain America: Jeff Wadlow ha proposto un film con Will Smith o Dwayne Johnson

0

La carriera del regista Jeff Wadlow ha fortemente risentito dell’insuccesso di Kick-Ass 2, ma prima di quel momento era un nome molto quotato all’interno di Hollywood, coinvolto in molti progetti di alto profilo, tra cui X-Force e Masters of the Universe, ma nessuno di essi è stato realizzato. Oltre questi, a quanto pare, c’era anche la volontà da parte del regista di realizzare un film su Captain America per i Marvel Studios. Durante una recente intervista con Alex Zane, condividendo la sua speranza di fare prima o poi un altro film di supereroi, il regista ha rivelato quanto sarebbe stata diversa la sua interpretazione di Steve Rogers.

Assolutamente. Ucciderei – ucciderei – per fare un grande film di supereroi“, ha dichiatato Wadlow. “Ci sono andato molto vicino in alcuni casi. Dopo l’uscita di Iron Man nel 2008, ho chiamato il mio manager e gli ho detto: “Devi farmi entrare alla Marvel. Non so cosa faranno in seguito, ma quel film ha cambiato le carte in tavola, voglio entrare e propormi‘”. “All’epoca pensavo che non avrebbero mai fatto un film su Capitan America nemmeno tra un milione di anni. Così ho proposto un film su Capitan America… Inutile dire che credo che la mia proposta fosse troppo lontana dalle loro intenzioni“.

Parte della mia tesi era che Capitan America non doveva essere un bianco biondo. È un’idea ariana“, ha aggiunto. “Capitan America dovrebbe assomigliare a Will Smith o a un wrestler di nome The Rock“. Alla fine avevano progetti diversi, ma al 100% avrei ucciso per fare un grande film di supereroi“. Come noto, i Marvel Studios avevano già altri piani per Captain America, poi arrivato al cinema nel 2011 con il biondo Chris Evans come protagonista. Il resto, come si suol dire, è storia.

Primadonna debutta su SKY in occasione della Giornata internazionale della donna

0

In occasione della Giornata internazionale della donna arriva in prima TV su Sky Primadonna, il film vincitore del concorso Panorama Italia ad Alice nella Città 2022, opera prima della giovane regista Marta Savina.

La pellicola racconta una storia di coraggio ed emancipazione e, nonostante sia ambientata negli anni Sessanta del secolo scorso, tocca temi ancora del tutto attuali, come la privazione della libertà femminile e il diritto all’autodeterminazione. In una Sicilia arcaica e legata alle tradizioni, che la regista ha vissuto in prima persona, prendono vita personaggi profondamente legati al territorio selvaggio e impervio dei Monti Nebrodi, dove i paesi conservano ancora un sapore fuori dal tempo, e proprio questa dimensione di “atemporalità” infonde al film la forza di parlare al pubblico contemporaneo.

Nel cast, oltre a Claudia Gusmano nei panni di Lia, la protagonista, troviamo Fabrizio Ferracane, Francesco Colella, Manuela Ventura e Thony. Il film, prodotto da Virginia Valsecchi, Medset Film, Moreno Zani e Malcom Pagani, è una coproduzione Capri Entertainment e Medset Film in associazione con Tenderstories e in collaborazione con Rai Cinema, Vision Distribution e Sky.

La trama di Primadonna

Sicilia, anni Sessanta. Lia ha 21 anni, va a lavorare la terra con il padre, anche se lei è “femmina” e dovrebbe stare a casa a prendersi cura delle faccende domestiche con la madre. Lia è bella, caparbia e riservata, ma sa il fatto suo. Il suo sguardo fiero e sfuggente attira le attenzioni del giovane Lorenzo Musicò, figlio del boss del paese. Quando lo rifiuta, l’ira di Lorenzo non tarda a scatenarsi e il ragazzo si prende con la forza quello che reputa di sua proprietà. Ma Lia fa ciò che nessuno si aspetterebbe mai: rifiuta il matrimonio riparatore e trascina Lorenzo, e i suoi complici, in tribunale.

Superman: James Gunn rivela specifiche ispirazioni per il film

0
Superman: James Gunn rivela specifiche ispirazioni per il film

Alla fine dello scorso gennaio, i DC Studios hanno presentato il loro programma del nuovo DCU, intitolato “Chapter 1: Gods and Monsters“. Da allora James Gunn ha tenuto aggiornati i fan sulle sue piattaforme di social media, ma gli scioperi della WGA dello scorso anno hanno sicuramente rallentato lo slancio del DCU. I fan sono ansiosi di ricevere nuovi aggiornamenti e il San Diego Comic-Con di quest’anno si configura di certo come l’occasione giusta per condividere novità sui progetti in arrivo, sui casting, su progetti futuri ancora da sviluppare e magari qualche dettagli su Superman, le cui riprese sono finalmente iniziate.

Tutto ciò è possibile che si verifichi al SDCC, anche se Gunn ha ora fatto sapere che non prenderà parte all’evento, motivando la cosa semplicemente con un “starò girando“, lasciando dunque intendere che anche per il periodo del SDCC sono previste delle riprese a cui in quanto regista non può sottrarsi. Tuttavia, Gunn ha anche risposto a chi gli chiedeva quali sono le sue fonti di ispirazione per il film su Superman – oltre ai film diretti tra gli anni Settanta e Ottanta da Richard Donner – condividendo il seguente post sui suoi social network:

Gunn non ha offerto ulteriori spiegazioni per queste immagini ma, al di là dei fumetti da cui sono tratte, sembrano anticipare un Superman malinconico, molto riflessivo su quello che è il suo ruolo, ma anche un Superman attento agli altri e legato ai propri cari. Sembra dunque che Gunn stia traendo maggiormente ispirazione dalle prime versioni del personaggio, non considerando dunque quanto fatto negli ultimi anni (e negli ultimi film) con esso.

Cosa sappiamo sul nuovo Superman?

Superman racconta la storia del viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

Superman avrà come protagonisti anche Rachel Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a Isabela Merced nel ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister Terrific, Nathan Fillion in quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in quello di Metamorpho.

Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi The Authority e María Gabriela de Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo film su Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora stato confermato.

Red: recensione del nuovo film Pixar di Domee Shi

Red: recensione del nuovo film Pixar di Domee Shi

In ognuno di noi c’è una creatura selvaggia, proprio come il regista Spike Jonze ha dimostrato con il suo bellissimo film del 2009 Nel paese delle creature selvagge. In quell’occasione, il piccolo protagonista Max si trovava a confrontarsi con delle mostruose incarnazioni delle sue emozioni, le quali gli apparivano tanto più indomabili e incomprensibili quanto più in lui si verificava quel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Nel nuovo film della Pixar, intitolato Red e diretto dalla regista Domee Shi (già celebre per il cortometraggio Bao, premiato con l’Oscar), si affronta proprio questa stesso argomento. La differenza è che la creatura selvaggia della ragazzina protagonista, Mei, non è esterna a lei, bensì ne è un tutt’uno.

Il titolo originale del film, Turning Red (letteralmente “diventare rossi”), descrive meglio il processo di trasformazione con cui la giovane Mei deve confrontarsi. Appena tredicenne, la protagonista vede infatti la propria quotidianità completamente stravolta quando un’antica benedizione (ora considerata maledizione) di famiglia la colpisce. Questa prevede infatti che per ogni emozione forte provata, la ragazza si trasformi in un gigantesco e adorabile panda rosso. Una creatura che presenta però anche numerosi lati spiacevoli, che rendono la vita di Mei un inferno. Sbarazzarsi di questo problema diventa dunque per lei un imperativo, specialmente considerando l’imminente concerto della sua boy band preferita, a cui insieme alle sue amiche non vuole assolutamente mancare.

Rosso come la pubertà, rosso come l’emozione

Come per il succitato film di Jonze, anche nel caso di Red la “creatura selvaggia” è naturalmente una metafora. La regista ha affermato di aver scelto il panda rosso poiché è questo un colore che si sposa perfettamente con il periodo della pubertà, caratterizzata da emozioni come l’imbarazzo, la rabbia e l’amore. Il rosso è dunque il colore di cui improvvisamente si tinge la vita di Mei, spaventata dal cambiare del suo corpo e dalle emozioni sempre più forti che non sa riconoscere o gestire. Il racconto è dunque interamente basato sui tentativi della protagonista di relazionarsi con la sua nuova situazione e con quanti le sono intorno e cercano di aiutarla.

Come avveniva già nel precedente film Pixar Luca, nel quale a sua volta si ritrova tanto una trasformazione quanto la fotografia di un momento di passaggio da un’età ad un’altra, anche in Red ci si imbatte dunque nelle situazioni tipiche dell’ingresso nell’adolescenza. Dalle prime cotte per i ragazzi agli scontri con i compagni di classe, dal fortissimo legame con le amiche del cuore alle incomprensioni con i propri genitori. In particolar modo la madre, Ming Lee (che ha in originale la voce di Sandra Oh) è quantomai centrale nel film. La regista considera infatti Red anche un racconto sul rapporto madre-figlia. La Shi si concentra sull’offrire il punto di vista di entrambe, portando lo spettatore ora a mettersi nei panni di una ora in quelli dell’altra.

Così facendo, al di là della metafora resa progressivamente forse fin troppo didascalica, Red si concentra sulla forza delle relazioni tra i suoi personaggi, dando a queste il potere di essere davvero salvifiche. La Pixar, come noto, è sempre stata lodata per la grande capacità di far sciogliere il cuore gli spettatori con titoli come Wall-E, Up o i più recenti Coco e Onward – Oltre la magia. Proprio quest’ultimo titolo nasce dall’esigenza del regista di rapportarsi con la scomparsa del padre quando egli era solo un bambino. Similmente, Red è per ammissione della Shi basato su sue vere esperienze personali. Purtroppo, ciò non impedisce al film di risultare piuttosto freddo proprio a livello emotivo.

Red recensione
Mei e sua madre Ming Lee in un’immagine del film Red

Red: la recensione del film

Risulta complesso stabilire se la freddezza lasciata da Red sia causata dalla difficoltà per una certa tipologia di spettatore a immedesimarsi nella protagonista o da mancanze narrative del film. È anche vero che, maschi o femmine che sia, tutti hanno attraversato le stesse trasformazioni che Mei sperimenta e dunque tutti dovrebbero provare un certo trasporto verso un racconto di queste. Ciò purtroppo avviene raramente, con la conseguenza di rendere incostante l’attenzione nei confronti di quanto si sta guardando. La fortuna di Red è però quella di essere un film della Pixar e dunque estremamente curato sotto ogni aspetto visivo. I colori, i personaggi, le scenografie, ogni cosa è come sempre fonte di grande stupore per la grandissima quantità di dettagli, più o meno visibili ad un primo sguardo.

Particolarità in più che Red vanta è delle tecniche di animazione sensibilmente differenti rispetto a quelle tipiche della Pixar. Il film presenta infatti un gusto orientaleggiante, che in più occasioni ricorda l’ultimo film realizzato dal giapponese Studio Ghibli, ovvero Earwig e la Strega. Da questo punto di vista, la presenza della regista e delle sue inclinazioni stilistiche sono certamente un elemento che permette al film di distinguersi. Come un po’ era avvenuto per Encanto, il 60° classico della Disney, ci si trova dunque di fronte ad un film che sa come stupire l’occhio, ma un po’ meno il cuore. L’elemento che senza dubbio più di ogni altro riesce a scaldare quest’ultimo è però proprio il panda rosso, così ben realizzato da poter far avvertire allo spettatore tutta la sua coccolosità, rendendolo davvero irresistibile.

Drive-Away Dolls: recensione del film di Ethan Coen

Drive-Away Dolls: recensione del film di Ethan Coen

Quando si ha a che fare con un duo di registi dallo stile fortemente distintivo, si può essere portati a chiedersi se certe loro caratteristiche siano proprie di entrambi o se siano da attribuire all’uno o all’altro. Per quanto riguarda i fratelli Joel e Ethan Coen, sappiamo che entrambi condividono il gusto per il grottesco, per l’umorismo nero, per i personaggi sopra le righe ma anche per la profonda drammaticità di certe situazioni. Quando hanno annunciato una pausa nella loro collaborazione, è però inevitabilmente sorta la curiosità di scoprire in che modo la rispettive personalità si sarebbero manifestate negli annunciati progetti in solitaria. Con Drive-Away Dolls, diretto da Ethan, abbiamo ora una prima risposta.

Primo lavoro da regista per il Coen più giovane, che lo ha anche scritto a quattro mani insieme alla moglie Tricia Cooke, questo si presenta come un compendio delle cifre stilistiche per cui i due fratelli sono conosciuti, con una però forte prevalenza di umorismo grottesco se non talvolta anche demenziale. Con Drive-Away Dolls siamo infatti dalle parti di Burn After Reading o di Ave, Cesare!, con un tono dunque leggero e scanzonato che accompagna un buddy movie che è anche road movie e che, tra elementi di assurdità e nonsense per cui si chiede allo spettatore di stare al gioco, arriva a svelarsi come un’opera più che godibile.

Drive-Away Dolls Geraldine Viswanatha Margaret Qualley
Geraldine Viswanatha e Margaret Qualley in una scena di Drive-Away Dolls.

La trama di Drive-Away Dolls

Protagoniste di questa folle pellicola sono Jamie (Margaret Qualley), una ragazza del Texas, lesbica e dallo spirito estremamente libero, da poco tornata single a seguito dell’ennesimo tradimento; e la sua timida e rigida amica Marian (Geraldine Viswanathan), che ha invece un disperato bisogno di ritrovare la felicità e, secondo Jamie, anche finire a letto con una donna. In cerca di un nuovo inizio, le due si avventurano in un improvvisato viaggio con un auto a noleggio verso Tallahassee, ma le cose precipitano rapidamente quando scoprono che nel portabagagli c’è una valigetta dal contenuto estremamente importante e che un gruppo di ambigui personaggi sono alle loro calcagna per cercare di recuperarla.

Ethan Coen è un regista divertito che diverte

Come si accennava, gli elementi propri del cinema dei Coen ci sono tutti: personaggi sopra le righe – su cui spicca la personalità larger than life di Jamie -, una catena di imprevisti ed equivoci e anche quella comicità spesso illogica che però proprio per questo diverte. Ethan Coen ambienta inoltre il film nel 1999 e vi fa così confluire volentieri anche tutta un’altra serie di caratteristiche proprie di un certo cinema di quel decennio, tra elementi queer, pulp e da film indie. Impossibile non riconoscere certi omaggi al cinema di Quentin Tarantino, da precise inquadrature alla scrittura di certi personaggi, come anche alla celebre valigetta di Pulp Fiction. Coen dunque si sbizzarrisce e si diverte, adottando anche soluzioni estetiche ardite con cui omaggia l’estetica dei B-Movies e riuscendo a trasmettere il proprio entusiasmo.

Drive-Away Dolls si svela quindi come compendio di un’epoca e del suo cinema, collocando tutto ciò in un racconto volutamente esile, privo di particolari sovrastrutture ma che prendendo a piene mani da certi stereotipi si concentra sul lavorare all’interno di essi per ricavarne qualcosa di nuovo. Jamie e Marian non sono infatti altro che una strana coppia, l’estroversa casinara e l’introversa amante della lettura, ma per entrambe nel corso del racconto si sviluppano situazioni che permettono una loro non banale evoluzione. La bravura e la generosità di Qualley e Viswanathan permette inoltre di far sì che gli angoli dei rispettivi stereotipi vengano smussati, restituendo due personaggi a cui ci si affeziona subito.

Drive-Away Dolls Geraldine Viswanatha Margaret Qualley Beanie Feldstein
Geraldine Viswanatha, Margaret Qualley e Beanie Feldstein in una scena di Drive-Away Dolls.

Le irresistibili protagoniste di Drive-Away Dolls

Se Drive-Away Dolls è il film divertente e riuscito che è, il merito va dunque anche alle due protagoniste. Margaret Qualley, che già negli ultimi anni si è fatta notare tra C’era una volta a… Hollywood e la miniserie Maid, si confronta stavolta con un personaggio difficile, continuamente sopra le righe ma da lei caratterizzato nella misura in cui non risulta né fastidioso né irrealistico. Geraldine Viswanathan, vista invece in Giù le mani dalle nostre figlie e nella serie Miracle Workers, è al contrario chiamata a lavorare in sottrazione, in opposizione alla strabordante fisicità della sua co-protagonista, riuscendo ad evitare il rischio di venirne oscurata infondendo tanta umanità e fragilità nella rigidità di Marian.

E mentre attorno a loro si alternano cameo di Pedro Pascal e Matt Damon, la nevrotica ex di Jamie (interpretata da una sempre magnifica Beanie Feldstein), l’esilarante pedinamento di due loschi ceffi, sequenze psichedeliche in cui fa capolino Miley Cyrus e sesso saffico a gogo, si arricchisce sempre di più il rapporto che le lega e che conferisce una nota di dolcezza e sensualità a tutte le assurdità e il nonsense che Drive-Away Dolls offre. Probabilmente un racconto di questo tipo potrebbe non essere da tutti ben accetto, ma come già visto succedere nella filmografia dei Coen, si chiede qui di sospendere la propria reticenza o incredulità, abbandonandosi ad un viaggio coinvolgente proprio per svincolato da ogni regola.

Sofia Boutella sulle recensioni negative di Rebel Moon: “Mi hanno davvero ferito”

0

Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco (qui la recensione), la prima parte di un film in due parti diretto da Zack Snyder, ha avuto un incredibile successo su Netflix, ottenendo 23,9 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni di uscita e diventando il nono miglior film della piattaforma per il 2023. Un grande risultato, considerando che è stato rilasciato verso la fine dell’anno. Tuttavia, la critica non è stata clemente: il film ha infatti ottenuto un indice di gradimento del 21% sul sito aggregatore Rotten Tomatoes. Il punteggio delle recensioni del film è stato in media di 3,2 su 5.

Un risultato che sembra aver avuto un impatto negativo sull’attrice protagonista, Sofia Boutella, la quale durante un’intervista con Vulture ha dichiarato che: “Ho sempre pensato di essere perfettamente in grado di incassare questi colpi, ma poi ho letto le critiche che si sono abbattute su Rebel Moon e mi hanno davvero ferito“. Ha poi aggiunto: “E sarò onesta al riguardo. Mi sento come se lo stessi sostenendo per tutti coloro che tenevano così tanto a questo progetto, ed è questo che mi ha colpito. Non il mio aspetto. Semmai sono stata abbastanza fortunata e la gente ha apprezzato il mio lavoro, ma il film è stato criticato”.

Mi ha colpito molto per tutti coloro che hanno messo tanto cuore, lacrime e sudore in questo progetto. È difficile vedere qualcosa che viene demolito a tal punto. Sono orgogliosa di averne fatto parte e se non ci sarà più Rebel Moon, sarà una parte molto importante della mia vita che difenderò per sempre“. La seconda parte, Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, arriverà su Netflix il 19 aprile e il futuro della saga potrebbe essere deciso dall’accoglienza di questo seguito. In estate arriveranno però anche le Director’s cut vietate ai minori, che potrebbero ottenere maggiori consensi. Ad ora, dunque, il futuro di Rebel Moon è abbastanza protetto.

Leggi anche:

La trama di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco con Sofia Boutella

La sinossi del film recita: dopo essersi schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.

Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che le truppe nemiche arrivino ad annientarli.

Star Wars: in corso il casting per due apprendisti Jedi e un villain

0

Da quando la prima stagione di Ahsoka si è conclusa, lo scorso ottobre, è calato il silenzio sul fronte di Star Wars, che ormai dal 2019 non bazzica il grande schermo. Tuttavia, come noto, la Lucasfilm ha all’orizzonte diversi progetti cinematografici e televisivi che espanderanno ulteriormente il franchise, e ora abbiamo alcuni aggiornamenti intriganti da parte dell’affidabile insider Daniel Richtman proprio sul più misterioso e atteso tra questi: il decimo capitolo ad oggi noto come Star Wars: New Jedi Order.

Questo, come noto, questo vedrà Daisy Ridley riprendere il suo ruolo di Rey Skywalker, con un racconto che, stando a quanto fino ad oggi riportato, dovrebbe svolgersi 15 anni dopo gli eventi di L’ascesa di Skywalker e narrare dei tentativi di Rey di addestrare una nuova generazione di Jedi. Ora, secondo Richtman, la Disney e la regista Sharmeen Obaid-Chinoy starebbero attualmente effettuando il casting per tre ruoli principali: due apprendisti Jedi di Rey e un villain senza nome.

Secondo quanto riferito, il film sarà girato nel Regno Unito alla fine di quest’anno e non dovrebbe essere il primo film di una nuova trilogia, come si era detto in precedenza, ma una storia a sé stante. I dettagli specifici della trama non sono ancora stati resi noti, ma l’intenzione è quello di portare il film in sala nel 2026 è decisivo che la produzione si svolga a cavallo tra il 2024 e il 2025. Per cui, in vista di quel momento verranno certamente rilasciate maggiori informazioni che permetteranno di fare ulteriore chiarezza su questo progetto.

Cosa sappiamo su Star Wars: New Jedi Order?

L’anno scorso, Daisy Ridley ha condiviso un aggiornamento rivelando che Lucasfilm le ha parlato solo di un nuovo film dedicato a Rey, con la porta aperta eventualmente per altre storie ambientate in questo periodo della storia di Star Wars.

“Conosco la trama di un film. Questo non vuol dire che sia solo quella, ma è quello che mi è stato detto. E immagino che sarà il prossimo film, credo. Voglio dire, ancora una volta, non so, dopo gli scioperi e tutto il resto, quanto velocemente tutto ricomincerà. Ma sì, per ora conosco la storia di un film e credo che la gente sarà molto eccitata”.

Gli unici dettagli confermati su questo progetto di Star Wars, ancora senza titolo, sono che sarà diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e sarà ambientato 15 anni dopo gli ultimi eventi della Saga degli Skywalker. Ci riuniremo a Rey e seguiremo la storia della ricostruzione del Nuovo Ordine Jedi e dei poteri che si ergono per abbatterlo. Il ritorno di Rey ci porterà il più lontano possibile dalla Saga degli Skywalker nel “canone” e si spera che possa rispondere a molte delle domande persistenti che avevamo dopo aver visto la trilogia sequel.

Tuttavia, visto quanto è stata divisiva, è molto probabile che si discosti da quanto visto in quel film per affermare Rey come donna a sé stante (quindi, potremmo finire per dire addio a Rey “Skywalker”).