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Buffy l’Ammazzavampiri: una serie sequel con Sarah Michelle Gellar potrebbe diventare realtà

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Variety ha appreso da alcune fonti che una serie sequel dell’amata serie Buffy l’ammazzavampiri starebbe per essere ordinata da Hulu. Le fonti affermano che Sarah Michelle Gellar è attualmente in trattative finali per interpretare ancora una volta l’iconico personaggio del titolo nel progetto ancora senza titolo, anche se stando a quanto riportato il progetto sarebbe incentrato su una nuova Cacciatrice e la Gellar apparirebbe in un ruolo ricorrente piuttosto che alla guida della serie.

Nora Zuckerman e Lila Zuckerman sono impegnate a scrivere, dirigere e produrre, mentre Chloé Zhao si occuperà della regia e della produzione esecutiva con il suo marchio di produzione Book of Shadows. Gellar sarà anche produttore esecutivo insieme a Gail Berman. Fran Kuzui e Kaz Kuzui saranno invece i produttori esecutivi di Suite B, mentre Dolly Parton sarà la produttrice esecutiva di Sandollar. La 20th Television e la Searchlight Television produrranno a loro volta. Berman, Kuzui e Parton sono stati tutti produttori esecutivi della serie originale di Buffy l’ammazzavampiri.

Come si può notare, nel team creativo dello show è assente Joss Whedon, che ha creato la serie originale e ne ha supervisionato le sette stagioni. Nel 2021, però, Whedon è stato accusato di aver creato un ambiente di lavoro tossico sia in Buffy l’ammazzavampiri che nella serie spinoff Angel da quasi una dozzina di persone associate allo show. Anche l’attrice di Buffy l’ammazzavampiri e Angel, Charisma Carpenter, si è espressa contro Whedon, mentre altri membri del cast come Amber Benson e Michelle Trachtenberg hanno appoggiato le sue accuse. L’assenza di Whedon, ad ogni modo, non influirà sulla realizzazione di questa serie sequel.

Il successo di Buffy l’ammazzavampiri

Buffy l’ammazzavampiri è nato come film con Kristy Swanson nel ruolo principale. Whedon ha scritto il film con Fran Kuzui alla regia uscito nel 1992 ma che ha ottenuto uno scarso successo. Cinque anni dopo, la versione della serie con la Gellar ha debuttato su The WB e lì è andato in onda per le prime cinque stagioni, prima di trasmettere le ultime due stagioni su UPN. Il cast comprendeva anche Nicholas Brendon, Alyson Hannigan, Charisma Carpenter, Anthony Stewart Head, David Boreanaz, Seth Green e James Marsters. Al momento non è noto chi tra loro potrebbe tornare nella nuova serie.

Buffy l’ammazzavampiri ha dimostrato di essere un grande successo di culto e di essere molto influente fin dal suo debutto. La serie è accreditata per aver contribuito a rendere popolari gli archi narrativi continui in televisione, costruendo allo stesso tempo uno show attorno a una forte protagonista femminile. È infatti spesso citata come una delle migliori serie televisive di tutti i tempi.

Whedon ha precedentemente scritto una serie di fumetti con la Dark Horse che hanno continuato la storia della serie, anche se nessun nuovo progetto è mai arrivato sullo schermo. Recentemente, nel 2018, è stato riportato che Monica Owusu-Breen stava lavorando a un reboot della serie con Whedon a bordo come produttore esecutivo. Alla fine, quella versione del progetto non è però mai andata avanti. Non resta ora che attendere l’ufficialità di questo ordine da parte di Hulu, cosa che i fan della serie si augurano già fortemente.

Avengers: Endgame, la spiegazione del finale del film Marvel

Avengers: Endgame, la spiegazione del finale del film Marvel

Dopo Avengers: Infinity War (qui la spiegazione del suo finale), Avengers: Endgame (qui la nostra recensione) chiude nel modo migliore la Saga dell’Infinito, un’epopea durata undici anni e ventidue film e inaugurata nel 2008 da Iron Man. Il film vede i Vendicatori apprendere che il loro fallimento è inarrestabile e irreversibile all’inizio del film, portando il pubblico avanti di cinque anni con un salto temporale. Gli eroi sopravvissuti si sono tutti ritirati, hanno continuato una ricerca apparentemente senza speranza o hanno imboccato una strada più oscura.

Ma una volta che Scott Lang, alias Ant-Man (Paul Rudd), riesce a tornare dal regno quantico, ha la possibilità di suggerire a Tony Stark, alias Iron Man (Robert Downey Jr.), e a tutti gli altri l’utilizzo del viaggio nel tempo per sistemare le cose. I Vendicatori compiono dunque questa delicatissima operazione, rubando le Pietre dell’Infinito dai film passati del MCU con la speranza di utilizzarle nel loro presente per riportare indietro coloro che hanno perso.

La situazione si complica però grazie alla rete di memoria di Nebula (Karen Gillan) che avverte Thanos (Josh Brolin) che il suo piano per il futuro è stato minato, e pone le basi per un finale epico. C’è molto da discutere quando si parla del finale di Avengers: Endgame, tra cui il ritorno delle vittime dello schiocco, la morte di Iron Man, la nuova direzione di Thor, la nuova vita di Capitan America e molto altro ancora. In questo approfondimento, esploriamo tutto ciò!

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Thanos in Avengers Endgame
Thanos in Avengers Endgame © Marvel Studios

 

 

La spiegazione del finale di Avengers: Endgame: come le vittime di Infinity War tornano a combattere contro Thanos

I Vendicatori hanno infine successo nelle loro missioni per acquisire le sei Pietre dell’Infinito e, dopo qualche discussione, Bruce Banner, alias Hulk (Mark Ruffalo), si offre volontario per indossare il guanto di ferro e riportare in vita l’altra metà della popolazione dell’universo. Capiamo che c’è riuscito quando la moglie di Occhio di Falco (Jeremy Renner) lo chiama al telefono, ma subito il quartier generale dei Vendicatori viene attaccato dal Thanos dal 2014, che ha a sua volta viaggiato nel tempo. Il quartier generale dei Vendicatori viene quindi completamente raso al suolo, con Hulk gravemente ferito dagli effetti dello schiocco.

Iron Man, Capitan America (Chris Evans) e Thor (Chris Hemsworth) sono gli unici in grado di tentare di sconfiggere Thanos. Ma ancora una volta non riescono ad eliminarlo. Anche senza le Gemme, il villain risulta troppo potente per i tre supereroi, che ad uno ad uno cadono ai suoi piedi. Solo Captain America ha la forza sul momento di rialzarsi come unico superstite di fronte a Thanos e all’enorme esercito che ha messo insieme. Ma proprio quando sembra che ogni speranza sia perduta e che Thanos vincerà di nuovo, iniziano ad aprirsi dei portali provenienti da tutta la galassia.

Il Dottor Strange (Benedict Cumberbatch) e molti altri stregoni – tra cui Wong (Benedict Wong) – sono responsabili del trasporto di tutto il Wakanda, degli Asgardiani rimasti, degli altri eroi vivi del MCU e delle vittime di ogni dove ora tornate in questo luogo per unirsi alla lotta. Tutti ricordano di essere stati eliminati dalle gesta di Thanos, ma non hanno idea di cosa sia successo nei cinque anni successivi e sono ora solo concentrati a fare la loro parte per proteggere ancora una volta l’universo.

Avengers: Endgame
Una scena del film Avengers: Endgame

Tony Stark si sacrifica per sconfiggere Thanos

Anche con tutta la forza del MCU alle spalle, il destino dell’universo si riduce a una sequenza chiave. Il guanto di Iron Man con le sei Pietre dell’Infinito è in palio e Thanos combatte contro diversi eroi per impossessarsene. Carol Danvers, alias Capitan Marvel (Brie Larson), interviene per sferrare colpi decisivi e sta per sopraffare il Titano Pazzo, ma lui estrae la Pietra del Potere e la usa per colpirla. È in questo momento che Iron Man vede la finestra di opportunità e l’unica possibilità di vincere questa guerra e completare il piano di Doctor Strange.

Si butta di nuovo nella lotta e usa l’armatura nanotecnologica per trasferire le Pietre dell’Infinito nella sua tuta durante la colluttazione con Thanos. Quest’ultimo non se ne accorge e liberatosi di Iron Man schiocca nuovamente le dita, ripetendo la sua frase “Io sono ineluttabile”. Con suo orrore, però, si accorge che nulla accade e solo allora nota che il guanto è privo delle gemme, ora in possesso di Tony, che gli risponde “E Io sono Iron Man” schioccando le dita. Invece di massacrare a caso metà dell’universo, ora sono Thanos e la sua armata a essere polverizzati.

A Thanos non resta dunque che guardare il suo esercito svanire, sedersi e attendere a sua volta la propria fine. Tuttavia, Tony è solo un normale essere umano e non è affatto potente come Hulk o Thanos, che sono sopravvissuti a stento ai loro schiocchi. L’intero lato destro di Tony viene immediatamente carbonizzato, lasciandogli solo pochi istanti di vita con Pepper Potts (Gwyneth Paltrow), James Rhodes alias War Machine (Don Cheadle) e Peter Parker alias Spider-Man (Tom Holland) prima di morire, sapendo però di aver salvato l’universo.

Robert Downey Jr. è Iron Man in Avengers: Endgame © Marvel Studios

 

Il funerale di Tony Stark riunisce il MCU

L’addio al personaggio più importante del MCU ha lasciato i fan con il cuore spezzato, ma è anche usato in modo eccellente in Avengers: Endgame per unire il resto dell’universo e onorare l’uomo che ha dato inizio a tutto. Un funerale intimo che si tiene nella casa isolata di Stark costituisce l’enorme scena d’insieme che molte star del MCU avevano precedentemente annunciato di aver girato. Quasi tutti i personaggi che hanno un qualche significato per Stark o per il MCU sono presenti per il suo addio, ma anche per riflettere e mostrare quanto sia diventato grande l’universo da quando il pubblico ha sentito per la prima volta “Io sono Iron Man” riecheggiare nelle sale cinematografiche.

La scena si svolge come un’unica inquadratura continua che attraversa tutti i diversi personaggi che si sono riuniti. Pepper, Rhodey, la figlia di Tony e Happy Hogan (Jon Favreau) si dirigono tutti verso il lago dopo aver visto un messaggio preregistrato da Tony nel caso in cui si fosse verificato questo evento. All’esterno si uniscono a loro i restanti membri originali dei Vendicatori: Captain America, Thor, Hulk e Occhio di Falco. Compaiono anche i nuovi alleati e conoscenti di Tony, come Peter Parker, Doctor Strange e Ant-Man, oltre ai Guardiani della Galassia.

Coloro che hanno altri legami personali con lui, come Harley Keener (Ty Simpkins), Maria Hill (Cobie Smulders) e, naturalmente, Nick Fury (Samuel L. Jackson) piangono la sua perdita, insieme a molti altri. Sono tutti qui per dire addio a Tony Stark, che è in gran parte responsabile della presenza di molti di loro grazie al successo di Iron Man nel 2008. Si tratta dunque di un momento estremamente importante, che se da una parte ci fa dire addio al personaggio più iconico e amato, dall’altro ci mostra anche la sua eredità, ciò che sulla base del suo successo i Marvel Studios hanno potuto costruire.

Robert Downey Jr. è Iron Man in Avengers: Endgame © Marvel Studios

Restituire le gemme dell’infinito

 

Torniamo per un attimo al secondo atto di Endgame, che vede protagonisti i viaggi nel tempo e i Vendicatori che cercano di recuperare le gemme dell’infinito prima di Thanos in alcuni momenti chiave del MCU: Iron Man, Captain America e Ant-Man sono a New York nel 2012, e poi nel 1970 per le gemme del tempo e della mente; Hulk riceve la gemma del Tempo dall’Antico nel 2012; Occhio di Falco ottiene la gemma dell’anima grazie al sacrificio di Vedova Nera su Vormir; Thor e Rocket Raccoon prendono l’etere (e il Mjolnir) da Jane Foster su Asgard nel 2013; infine Nebula e War Machine acquisiscono la gemma dello spazio su Morag nel 2014.

Bruce Banner inoltre impara dall’Antico che le gemme potrebbero essere usate senza sconvolgere la realtà stessa fintanto che ognuna di esse verrà restituita in seguito al suo tempo rispettivo. E con Thanos fuori dai giochi, l’impresa è a portata di mano. Dopo i funerali di Tony Stark, Bruce e Rocket ricostruiscono la macchina del tempo che Thanos e Nebula hanno distrutto, Steve si offre volontario per portare indietro nel tempo le gemme, così come il Mjolnir. Il piano prevede che lo faccia e che ritorni cinque secondi dopo nel presente, ma poi manca la finestra… di proposito.

Steve Rogers ottiene il suo ballo (e la sua vita) con Peggy Carter nel passato

Dopo aver trascorso l’ultimo decennio come uomo fuori dal tempo, Capitan America ne approfitta per regalarsi la vita che non ha mai avuto. Invece di tornare indietro per unirsi ai Vendicatori, decide infatti di rimanere nel passato per poter avere il tanto atteso ballo con Peggy Carter (Hayley Atwell). Questo singolo momento non è però la fine del loro tempo insieme, perché lui rimane con Peggy e invecchiano insieme. Abbiamo già visto in Captain America: Civil War che Peggy è morta a causa dell’età avanzata, ma Steve ha comunque potuto vivere una vita piena insieme a lei, conoscendo per la prima volta un’esistenza al di fuori della guerra.

Chris Evans e Hayley Atwell in Avengers: Endgame Robert Downey Jr. è Iron Man in Avengers: Endgame © Marvel Studios

 

Cosa succede al resto dei personaggi alla fine di Avengers: Endgame

Il finale di Avengers: Endgame segna un nuovo inizio per Thor, che lascia la leadership di Asgard e si unisce ai Guardiani della Galassia. Sul momento il gruppo non ha una missione chiara, ma Star-Lord (Chris Pratt) ha un obiettivo preciso: rintracciare la Gamora di una timeline alternativa finita in quella principale del MCU. Questa dinamica viene esplorata in Guardiani della Galassia Vol. 3, ma prima Thor lascerà il gruppo e tornerà in solitaria con Thor: Love and Thunder. Lassciando il trono, inoltre, Thor nomina Valchiria (Tessa Thompson) come nuova sovrana.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, per lo più si limitano a fare da rapidi segnali di chiusura a questa storia, in modo da impostare il proprio futuro. Bruce Banner è ancora ferito e nella sua forma di Professor Hulk, mentre Occhio di Falco e Wanda (Elizabeth Olsen) fanno un’ultima chiacchierata sull’aver perso persone a loro care prima che lui torni alla sua fattoria per riunirsi alla sua famiglia. Una rapida inquadratura del Wakanda ci mostra Black Panther (Chadwick Boseman), Shuri (Letitia Wright) e Ramonda (Angela Bassett) mentre osservano la loro fiorente e avanzata nazione.

Peter torna a scuola distrutto dalle emozioni, ma finalmente rivede l’amico Ned Leeds (Jacob Batalon). Scott siede nella sua veranda con Hope van Dyne alias Wasp (Evangeline Lilly) e l’ormai adolescente Cassie Lang (Emma Furhmann). Infine, apprendiamo che Sam Wilson alias Falcon (Anthony Mackie) viene scelto da un anziano Steve Rogers come nuovo Captain America. Un’eredità pesante, che ribadisce però quel passaggio di consegne che l’intero Avengers: Endgame ha messo in atto per portarci dalla Saga dell’Infinito alla Saga del Multiverso.

LEGGI ANCHE: Avengers: Endgame, tutti i cameo che vi siete persi

Drive Angry: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film con Nicolas Cage

Negli ultimi anni sempre più impegnato a partecipare a film quanto mai folli o ricchi di elementi surreali, l’attore Nicolas Cage ha saputo reinventarsi ottenendo il rispetto e le attenzioni di una nuova generazione di spettatori. Tra i titoli più celebri di questo filone vi sono Io, Dio e Bin Laden, Mom and Dad, Mandy e Il colore venuto dallo spazio. Prima di questi è però venuto, nel 2011, Drive Angry (qui la recensione), film d’azione con elementi soprannaturali e dalle atmosfere decisamente dark. A dirigerlo vi è Patrick Lussier, già noto per opere come Dracula’s Legacy – Il fascino del male e San Valentino di sangue 3D.

Al centro di questo nuovo progetto vi è un epico scontro tra Bene e Male, con l’intromissione di forze ultraterrene provenienti dall’inferno. Una storia particolarmente ambiziosa che ha visto Lussier tornare a collaborare con lo sceneggiatore Todd Farmer. Insieme i due hanno tratto ispirazione da varie opere concernenti l’inferno, tra cui anche Ghost Rider, di cui proprio Cage era stato l’interprete al cinema. Presentato in anteprima al San Diego Comic-Con, Drive Angry non ha mancato di affascinare gli amanti di questo genere di film soprannaturali, pur non affermandosi però in un particolare successo economico.

A fronte di un budget di circa 50 milioni di dollari, il film è infatti arrivato ad incassarne appena 41 a livello globale. Una cifra poi cresciuta grazie al mercato home video. Si tratta ancora oggi di un brillante esempio di opera capace di mischiare al suo interno generi diversi per un risultato entusiasmante sotto più punti di vista. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Drive Angry trama
Nicolas Cage e David Morse in Drive Angry.

La trama del film

Protagonista del film è il criminale John Milton, il quale riesce a sfuggire dalla sua prigionia all’Inferno per uno scopo ben preciso: uccidere il capo di una terribile setta satanica, Jonah King. Questi è infatti responsabile della morte della figlia di Milton e del rapimento della sua nipotina. Il fuggiasco non ha molto tempo a disposizione, deve infatti ritrovare la piccola prima che venga utilizzata per i macabri sacrifici della setta. Milton si mette così alla guida per giungere quanto prima nel luogo in cui si terrà la cerimonia. Un guasto alla vettura lo costringe però a fermarsi, ed è in questa occasione che incontrerà la cameriera Piper, pronta a diventare sua alleata.

Diretti a tutta velocità verso un carcere della Louisiana, i due avranno poco tempo per studiare un piano di attacco, in quella che si preannuncia essere una folle corsa contro il tempo, dettata per lo più dall’improvvisazione. Per Milton, che ha rubato una preziosa arma di Satana, i guai non sono però che appena cominciati. A frenare il suo desiderio di vendetta arriverà infatti una misteriosa figura nota come Il Contabile. Questi, inviato sulla terra dal Diavolo in persona, ha infatti il compito di catturare il fuggiasco e riportarlo all’inferno. Ma Milton è guidato dalla pura follia e non si fermerà dinanzi a nulla senza prima aver ottenuto ciò che cerca.

Il cast del film

Il personaggio di John Milton, che trae ispirazione dal celebre autore del poema Paradise Lost, era inizialmente stato pensato come un uomo di circa 70 anni. In seguito all’interessamento di Nicolas Cage, però, si decise di riscrivere il personaggio affinché si adattasse meglio all’attore. Cage, infatti, desiderava a tutti i costi interpretare il personaggio per una scena in particolare, ovvero quella in cui gli sparano agli occhi. Tale azione era inizialmente presente anche nel film L’ultimo dei Templari, ma venne tagliata generando il malcontento dell’attore. Cage, tuttavia, desiderava portare il suo personaggio all’estremo. Egli propose infatti di potersi rasare la testa e applicarsi un enorme tatuaggio su questa. I produttori, tuttavia, lo convinsero a non farlo.

Ad interpretare la cameriera Piper vi è invece l’attrice Amber Heard. Questa raccontò di essere rimasta particolarmente affascinata dal personaggio per via della possibilità di dar vita ad una grande quantità di dialoghi comprendenti imprecazioni e parolacce varie. Per questo ruolo si era proposta anche l’attrice Brie Larson, non riuscendo però ad ottenerlo. Lo sceneggiatore Todd Farmer compare brevemente nei panni del fidanzato di lei, Frank. L’attore William Fichtner, noto per film come La tempesta perfetta, Il cavaliere oscuro e la serie Prison Break, interpreta Il Contabile. Billy Burke, celebre per essere stato il padre di Bella Swan nella saga di Twilight, è invece il satanista Jonah King. David Morse, infine, interpreta Webster, vecchio amico di Milton.

Drive Angry cast
William Fichtner in Drive Angry. © 2010 Summit Entertainment, LLC. All rights reserved.

Il finale di Drive Angry

Nel finale del film, Il Contabile scopre che Milton sta cercando di salvare la sua nipotina dall’essere sacrificata e decide quindi di aiutarlo, perché se c’è una cosa che odia più delle anime fuggitive sono le anime innocenti sacrificate da pazzi. Alla fine di una sconvolgente battaglia contro King e i suoi uomini in cui partecipano anche Il contabile e Piper, King viene ucciso dalla Godkiller e Milton, dopo aver affidato la nipote a Piper e Webster, torna all’Inferno con Il contabile con la promessa di ricevere un trattamento migliore per gli atti di eroismo. Milton tuttavia afferma di trovarsi scomodo lì e che quando sarà stufo scapperà di nuovo. Il contabile ammette divertito che non vede l’ora che succeda di nuovo per tornare ad inseguirlo.

Il trailer di Drive Angry e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Drive Angry grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim Vision, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 3 febbraio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

A Lonely Place to Die: dalle location al finale, tutte le curiosità sul film

La montagna è notoriamente un ambiente tanto affascinante quanto pericoloso, che mette a dura prova la tempra umana e porta, per chi riesce a raggiungere la vetta, a provare un profondo senso di libertà. Film come Cliffhanger – L’ultima sfida, Everest e Corvo rosso non avrai il mio scalpo sono solo alcuni esempi a riguardo. Ad essi si può aggiungere il film del 2011 A Lonely Place to Die, dove ai pericoli della montagna si aggiungo anche quelli rappresentati dalla criminalità umana.

Il film è diretto da Julian Gilbey, noto per il suo lavoro sui film thriller Rollin’ With The Nines e Summit Fever. Con quest’opera egli ha dunque dato vita ad un nuovo esempio di questo genere, coniugando suspence, azione e crime movie. Probabilmente poco noto rispetto ad altri film simili, A Lonely Place to Die offre dunque diversi gradi di intrattenimento, senza mai dimenticare di fare della montagna la sua vera protagonista, ambiente tanto ostile quanto suggestivo.

Per gli appassionati di film ad alta quota e ad alta tensione, si tratta dunque di un titolo da non perdere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative ad A Lonely Place to Die. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alle location e alla descrizione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

A Lonely Place to Die cast

La trama e il cast di A Lonely Place to Die

Protagonisti del film sono un gruppo di cinque alpinisti, gli esperti Alison e Rob, la coppia sposata Alex e Jenny e il più giovane Ed. Impegnati in escursioni e scalate nelle Highlands, i cinque si imbattono in una ragazzina, letteralmente sepolta viva, nel profondo della foresta. Liberata dal suo luogo di prigionia la terrorizzata ragazzina, che non parla inglese e di cui scoprono solo il nome, Anna, la portano in salvo con loro, diventando così inevitabile preda degli spietati rapitori, disposti ad uccidere senza alcuna esitazione per recuperarla e poter ottenere i milioni di euro del riscatto.

Ad interpretare Alison vi è l’attrice Melissa George, nota per la sua partecipazione a serie come Home and Away, Alias e la più recente The Mosquito Coast. Nel ruolo di Rob vi è Alec Newman, mentre i coniugi Alex e Jenny sono interpretati da Garry Sweeney e Kate Magowan. Ed Speelers, noto per il film Eragon e le serie Downton Abbey e Star Trek: Picard, interpreta Ed. Nel ruolo della giovane Anna vi è Holly Boyd, mentre suo padre Mr. Rakovic è interpretato da Matthew Zajac.

Nel ruolo dei due criminali che inseguono i cinque alpinisti vi sono Sean Harris nel ruolo di Mr. Kidd e Stephen McCole in quello di Mr. Mcrae. Karel Roden ricopre il ruolo di Darko, un collaboratore di Rakovic, mentre Eamonn Walker è Andy, un mercenario ingaggiato da Rakovic. Paul Anderson, infine, ricopre il ruolo di Chris, un altro mercenario ingaggiato da Rakovic. Per quanto riguarda le location, il film è stato girato in varie località della Scozia, tra cui Glen Coe, Glen Etive, Strathconon, Dingwall e Corrieshalloch Gorge.

A Lonely Place to Die location

La spiegazione del finale del film

Nel corso del film, dunque, i rapitori di Anna iniziano ad inseguire i cinque alpinisti riuscendo ad uccidere alcuni di loro. Non essendo però ancora riuscito a ricatturare Anna, Mr. Kidd tenta di bluffare durante la trattativa con Darko, ricordando un precedente rapimento in cui aveva ucciso un ragazzino a Parigi quando i suoi genitori avevano cercato di non pagare. Prima che Alison, Ed e Anna possano essere trasportati a Inverness dalla polizia, vengono rintracciati da Mcrae, che uccide gli agenti prima di inseguirli in città, dove si sta svolgendo la festa di Beltane.

Mentre gli alpinisti sopravvissuti fuggono, Chris spara a Ed scambiandolo per uno dei rapitori e viene a sua volta colpito da Mr. Mcrae, ma riesce a informare Darko che i rapitori non hanno più Anna prima di morire. Dopo aver ucciso Ed, Mr. Mcrae insegue Alison e Anna in una casa del posto, che prende fuoco mentre lui e Alison lottano. La lotta si conclude con Alison che lo uccide spingendolo fuori dalla finestra. Riesce poi a salvare Anna dall’edificio in fiamme prima di essere soccorsa dai vigili del fuoco.

Viene quindi trasportata in ospedale in ambulanza, mentre Anna rimane al suo fianco. Mr. Kidd sta invece per fuggire con i soldi del riscatto, ma viene catturato da Andy e portato davanti a Mr. Rakovic, un criminale di guerra serbo che è il capo di Darko e il padre di Anna. Rakovic lo fa torturare e seppellire vivo nel bosco per aver osato rapire la figlia. Andy riceve invece l’intero compenso per i suoi servizi e l’auto, mentre Rakovic afferma di essere in debito con lui.

Il trailer di A Lonely Place to Die e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di lunedì 3 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Diva Futura: intervista al cast del film

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Diva Futura: intervista al cast del film

Pietro Castellitto, Denise Capezza, Tesa Litvan e Lidija Kordić sono i protagonisti di Diva Futura (qui la nostra recensione), il film di Giulia Louise Steigerwalt, presentato in Concorso a Venezia 81 e al cinema dal 6 febbraio con PiperFilm.

Diva Futura è prodotto da Matteo Rovere, è una produzione Groenlandia e PiperFilm con Rai Cinema in collaborazione con Netflix e uscirà nelle sale il 6 febbraio, distribuito da PiperFilm.

Il film è scritto da Giulia Louise Steigerwalt, la fotografia è a cura di Vladan Radovic, il montaggio di Gianni Vezzosi, la scenografia di Cristina Del Zotto, le musiche originali di Michele Braga, i costumi di Andrea Cavalletto, il trucco di Alessandra Vita, le acconciature di Donatella Borghesi, il casting di Sara Casani.

La trama di Diva Futura

Italia, anni ’80/’90. Riccardo Schicchi, con la sua agenzia Diva Futura, rivoluziona la cultura di massa trasformando l’utopia hippie dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale nel mondo del porno ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. Viene coniata l’espressione “pornostar”, segnando l’inizio di una nuova era.

L’impatto mediatico è travolgente fino a portare all’elezione in Parlamento di Ilona Staller, detta “Cicciolina”, alla nascita del Partito dell’Amore e alla candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma. È attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle, che viene raccontata l’avventura di questa grande “famiglia”, dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni fino a perdere il controllo sull’industria stessa della pornografia. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti.

Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025, ecco le 15 opere selezionate

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Sono 15 le opere che concorrono al Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025 per il miglior film documentario. Lo annuncia Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello in accordo con il Consiglio Direttivo composto da Nicola Borrelli, Francesca Cima, Edoardo De Angelis, Giuliana Fantoni, Francesco Giambrone, Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi Lonigro, Mario Lorini, Francesco Ranieri Martinotti, Alessandro Usai.

La commissione per i documentari composta da Marco Bertozzi, Maria Bonsanti, Carlotta Cristiani, Irene Dionisio, Alberto Fasulo, Ilaria Fraioli, Pinangelo Marino e Alessandro Zanon ha selezionato i quindici titoli dai 153 documentari iscritti in concorso: una scelta che propone ritratti e autoritratti di grandi personalità della società civile e politica, come la senatrice Liliana Segre e Enrico Berlinguer, e dell’arte, come la grande icona teatrale Eleonora Duse e la regista Antonietta De Lillo, uno sguardo ravvicinato sull’attualità internazionale più stringente, con film ambientati in Libano, Ucraina, in Gambia, tra la working class di Belfast, ma anche ricordi personalissimi di genitori perduti, come la mamma di Virginia Eleuteri Serpieri e il papà di Costanza Quatriglio, il giornalista Giuseppe Quatriglio, e ancora sguardi nuovi sull’Italia del presente, nei racconti di un gruppo di mamme in attesa, un negozio palermitano punto d’incontro della scena LGBTQI, un ragazzo moldavo della periferia romana, una giovane siciliana nella sua terra sfregiata dalle antenne militari americane e infine le realtà inaspettate spalancate dal digitale. Tra le 15 opere selezionate, 9 sono dirette da registe. «Il grande numero di titoli iscritti testimonia una ricchezza espressiva capace di abbracciare “imprese” diverse, in un cinema che nasce e si nutre indistintamente dell’indipendenza di sguardi autoriali, di importanti strategie imprenditoriali, di politiche culturali dei festival e dei principali broadcaster», scrive la commissione selezionatrice. «Per questo ci ha guidato un’idea molteplice di rappresentanza: da un lato l’importanza di valutare la qualità dei singoli film, dall’altro la necessità di offrire piena luce alla vasta articolazione del documentario italiano».

I film selezionati per concorrere al Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2025 per il miglior film documentario sono:

– A MAN FELL di Giovanni C. Lorusso: A Sabra, in Libano, dove nel 1982 sono stati uccisi più di 3000 cittadini palestinesi e sciiti libanesi, sorge il Gaza Hospital, ex ospedale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina diventato poi simbolo della sopravvivenza dei palestinesi, che tuttora vi trovano rifugio. Lì vive l’undicenne Arafat, che passa il tempo tra le rovine degli undici piani dell’edificio. Insieme al suo amico Muhammad pensa a come esplorare i sotterranei proibiti.

– AMOR di Virginia Eleuteri Serpieri: Spinta dal ricordo doloroso di sua madre Teresa, l’autrice attraversa Roma alla guida della sua automobile. “Molto tempo è passato dal giorno in cui si è suicidata nel fiume Tevere, ma sento che è ancora qui, nella mia città e che mi sta aspettando. Roma con la sua storia, il mito, l’incanto e le sue acque, mi accompagna sulla via della cura e della riconciliazione”.

– IL CASSETTO SEGRETO di Costanza Quatriglio: La Sicilia, il mondo, una casa, una biblioteca. Un viaggio sentimentale e avventuroso in un Novecento ormai sconosciuto, attraverso bobine 8mm, fotografie, registrazioni sonore, documenti di un archivio unico, quello del giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio, che ha dedicato la propria vita al racconto della Storia dalla prospettiva di una Sicilia universale di artisti, poeti e intellettuali.

– DUSE – THE GREATEST di Sonia Bergamasco: A cent’anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, un’investigazione sull’attrice che ha cambiato il mestiere dell’attore per sempre ispirando Lee Strasberg, storico direttore dell’Actors Studio, e generazioni di attori. Come può una donna di cui rimangono unicamente un film muto e qualche foto e ritratto, essere ancora così influente? La Divina oltre il mito.

– LILIANA di Ruggero Gabbai: Un documentario che ripercorre la testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre legata all’arresto, alla deportazione e allo struggente addio al padre, mettendo in luce gli aspetti meno conosciuti della senatrice anche attraverso le voci di figli e nipoti, personaggi pubblici come Ferruccio De Bortoli, Fabio Fazio, Enrico Mentana, e i carabinieri della sua scorta.

– LIRICA UCRAINA di Francesca Mannocchi: La giornalista Francesca Mannocchi continua il percorso che l’ha portata a raccontare diverse zone di conflitto, tra cui l’Ucraina. Il documentario parte dalle strade di Bucha, città martire in cui la reporter entra solo due giorni dopo la liberazione dalle truppe occupanti russe. “Lirica Ucraina” è un’immersione nelle sofferenze e verità indicibili, nel sapore acido della vendetta e nella fatica del perdono che l’uomo vive durante un conflitto.

– L’OCCHIO DELLA GALLINA di Antonietta De Lillo: Autoritratto cinematografico della regista Antonietta De Lillo, relegata ai margini dell’industria cinematografica dopo un contenzioso giudiziario legato alla distribuzione del suo film di maggior successo, che avrebbe potuto consacrarla al grande pubblico. La storia della vita pubblica e privata della protagonista attraverso interviste, ricostruzioni e archivi personali, cinematografici e televisivi.

– PRIMA DELLA FINE. GLI ULTIMI GIORNI DI BERLINGUER di Samuele Rossi: L’improvviso malore che colpì Enrico Berlinguer al comizio di Padova, il 7 giugno 1984, la morte quattro giorni dopo e il funerale del 13 giugno, con un corteo di oltre un milione di persone: un documentario costruito attraverso il solo utilizzo di materiale di archivio, un’accurata ricostruzione narrativa dei giorni che sconvolsero l’Italia e il funerale politico più imponente della storia repubblicana.

– QUIR di Nicola Bellucci: A Palermo c’è un negozio diverso da tutti gli altri che si chiama Quir, un luogo d’amore che sfida ogni convenzione. I proprietari sono Massimo e Gino, insieme da quarantadue anni, forse la coppia queer più longeva d’Italia. Il loro piccolo negozio di pelletteria è diventato un importante punto d’incontro della scena LGBTQI locale – qui si accoglie, si confessa e si cura – che lotta per i propri diritti in una Sicilia ancora roccaforte della cultura patriarcale.

– REAL di Adele Tulli: La nostra concezione comune di realtà era fatta di relazioni corporee, di esperienze che si svolgevano in spazi fisici, concreti. Oggi l’accelerazione digitale sta trasformando il nostro pianeta, le nostre società e noi stessi: i dispositivi digitali sono le porte di accesso a una nuova realtà. “Real” è un viaggio immersivo che utilizza le stesse lenti di accesso ai nuovi territori digitali: visori, webcam, smartphone, camere di sorveglianza, restituendo la trasformazione dell’esperienza umana nell’era digitale.

– TEMPO D’ATTESA di Claudia Brignone: Nel parco del Bosco di Capodimonte, a Napoli, si incontra un gruppo di donne in gravidanza insieme a Teresa, un’ostetrica esperta che le ascolta. Sedute in cerchio, le loro voci si intrecciano, i dubbi si fanno eco, e le paure trovano spazio per trasformarsi in forza condivisa. Il film segue le donne nei momenti collettivi, ma anche nella loro intimità, riflettendo sul diventare madre e sul bisogno di fare comunità.

– THE FLATS di Alessandra Celesia: Belfast, New Lodge. Nel suo appartamento in un quartiere cattolico e working class, Joe rievoca i traumi di gioventù vissuti durante gli anni ‘80, segnati dal conflitto nordirlandese. Insieme a lui, Jolene, Sean, Angie, che condividono questo processo collettivo di rivisitazione delle storie di violenza che hanno plasmato le loro vite.

– THE STRONG MAN OF BURENG di Mauro Bucci: Essa, ex soldato delle Nazioni Unite, è fuggito dal Gambia per raggiungere l’Europa, dove è riuscito ad avviare un’attività che sostenga la sua famiglia. Nel suo villaggio natale, Bureng, è celebrato come un eroe. Durante una visita a casa, il suo destino cambia: la diffusione del coronavirus impedisce il ritorno di Essa in Europa e il rinnovo del suo permesso di soggiorno, gettandolo in una delle crisi più gravi della sua vita.

– TINERET di Nicolò Ballante: Andrei, un ragazzo moldavo, vive nella periferia di Roma insieme alla madre e alla sorella di 16 anni, a cui fa da padre. Le sue giornate sono scandite dalle corse con l’auto, il lavoro come stalliere e le serate con gli amici. Sogna di diventare un artista musicale, anche se i problemi economici lo spingono in un’altra direzione.

– VALENTINA E I MUOSTRI di Francesca Scalisi: Valentina sferruzza piccole rose, mentre il padre si occupa di piante che non producono frutti in un villaggio rurale siciliano sfigurato dai “MUOStri”, ovvero i MUOS, imponenti antenne militari americane. Un giorno, Valentina prenderà in mano la sua vita, usando la sua capacità di creare bellezza per cambiare il suo destino e quello delle persone che la circondano.

La Giuria dell’Accademia voterà una prima volta per individuare la cinquina di candidati al premio e, successivamente, decreterà il vincitore del David per il miglior film documentario che dal 2021 è stato intitolato alla memoria di Cecilia Mangini, instancabile indagatrice del reale e indimenticata pioniera e outsider del cinema italiano.

La Commissione ha così motivato la selezione 2025:

«A complemento della nostra scelta ecco alcune considerazioni. Siamo rimasti stupiti dalle varietà delle forme e dalla rilevanza dei temi presentati, alcuni dei quali legati al tempo presente, altri agli orizzonti della memoria. Una stupefacente immersione nel nostro Paese, grazie al racconto di personaggi, luoghi, storie, immagini e biografie del cinema stesso. Ma anche uno sguardo sulla vastità del mondo, in un ricco e trafficato incrocio tra narrazioni locali ed esperienze internazionali. La discussione è stata ricca, approfondita. Abbiamo cercato di lavorare rispettando idee documentarie molteplici, la vastità di un cinema che amiamo e che dietro la parola “documentario” esprime una ricchezza incredibile di forme espressive. Dunque reiterate attenzioni ai film iscritti, visioni successive, in un dialogo tra i membri della commissione sempre costruttivo, nel costante tentativo di allargare i nostri sguardi e nella volontà di ascolto e di comprensione della posizione degli altri. Il grande numero di titoli iscritti alla selezione testimonia una ricchezza espressiva capace di abbracciare “imprese” diverse, in un cinema che nasce e si nutre indistintamente dell’indipendenza di sguardi autoriali, di importanti strategie imprenditoriali, di politiche culturali dei festival e dei principali broadcaster. Per questo ci ha guidato un’idea molteplice di rappresentanza: da un lato l’importanza di valutare la qualità dei singoli film; dall’altro, la necessità di offrire piena luce alla vasta articolazione del documentario italiano. In questo senso, non abbiamo mai pensato ai quindici film selezionati come alla elencazione di semplici titoli, quanto, piuttosto, a una composizione plurale, in un mosaico capace di far brillare singoli tasselli ma nella costruzione di un mosaico comune. Per questo l’ascolto di ogni commissario è stato fondamentale, arricchente, inclusivo, ben al di là del semplice calcolo numerico. Laddove l’attenzione allo stupore e alle motivazioni altrui ha portato in dote una molteplicità di sguardi abbiamo potuto apprezzare anche la forte crescita della presenza di autrici.

Il sentimento delle tante ore passate insieme a visionare e riflettere ci sta accompagnando ancora. Un’onda in cui le domande innescate dalle opere in concorso – come trovare la giusta distanza nel rapporto con l’altro? Dove si attesta il limite nel lavoro con attori sociali? Sempre virtuosi i rapporti alla frontiera tra documentario e finzione? Come avvicinarsi eticamente a tragedie epocali, guerre, genocidi?… – ci confermano come il lavoro di scomposizione e ricomposizione del mondo compiuto dal documentario è quanto di più fervido sia accaduto nell’arte italiana degli ultimi anni.

Speriamo di aver fatto un buon lavoro.

Grazie ancora per la fiducia accordataci dai David. Ora buona visione, a tutte, a tutti».

Amiche alle Cicladi: recensione del film francese con Laure Calamy

Amiche alle Cicladi è una commedia tutta al femminile dove due ex amiche finalmente si ritrovano a vivere la vacanza che desiderano da sempre. Questo film del regista Marc Fitoussi è un road movie nelle isole greche, quelle del titolo, fatto di momenti divertenti ma anche profondi dove si affrontano le difficoltà della vita.  

Cosa racconta Amiche alle Cicladi

Magalie e Blandine sono due adolescenti di Parigi che sognano ad occhi aperti un viaggio in Grecia e visitare il famoso e spettacolare monastero di Chozoviótissa sull’isola di Amorgós. Questa passione nasce per merito di un film, Le Grand Bleu di Luc Besson, un cult ai tempi e uno dei maggiori successi al botteghino francese nel 1988. Come succede sempre in quell’età purtroppo, dopo un litigio che verrà rivelato durante il racconto, rompono la loro amicizia e non si lasciano in malo modo.

Passano gli anni e arriviamo ai nostri giorni ritroviamo Blandine, l’attrice Olivia Côte, adulta che sta affrontando un divorzio che sinceramente non voleva. Nella sua vita, oltre il lavoro in una clinica come tecnico alla radiologia, gli rimane solo il figlio Benjamin che stufo di vedere sua madre triste gli organizza un’appuntamento. Il ragazzo su Facebook infatti contatta Magalie, Laure Calamy, che organizza una serata tra le due dove finalmente si chiariscono dopo anni di silenzio. L’ex amica però si rivela agli occhi dell’altra una grande delusione, una giornalista musicale freelance disoccupata e perennemente al verde tanto che pagherà per entrambe la cena. Qualche tempo dopo però Blandine si ritrova, ancora per merito del giovane, a partire per il suo tanto desiderato viaggio nell’arcipelago delle Cicladi non con Benjamin ma con Magalie.

Amiche alle Cicladi
Amiche alle Cicladi ©Chloe Kritharas

La vacanza in Grecia non sarà priva di ostacoli, molti dei quali legati alla collisione delle diverse personalità delle due protagoniste che saranno costrette ad affrontare le ragioni del loro brusco allontanamento. Infatti per colpa di Magalie, che ha sbagliato per scherzo a comprare i biglietti per il traghetto per Amorgós, si ritrovano a Keros, un’isoletta sperduta dove devono stare qualche giorno per aspettare una nave per aver un passaggio per la località prescelta da Blandine. In queste giornate tra mare, vecchi archeologi e un gruppo di bei surfisti le protagoniste si avvicinano ancora di più. L’equilibrio cambia quando le due donne si fermano a Mykonos e Magalie ritrova Bijou, un’inedita Kristin Scott Thomas con lunghi capelli silver e che vive lì con il suo amante artista Dimitris, l’attore Panos Koronis.

L’ amicizia tra donne

Il regista e sceneggiatore Marc Fitoussi costruisce i suoi personaggi con piccoli dettagli che continuano ad avere rilevanza per tutto la durata di Amiche alle Cicladi. La meticolosa Blandine tiene un diario e un album di ritagli con i ricordi invece Magalie ha con se sempre un iPod pieno di successi disco che lei usa in ogni incontro sociale o occasione di una una festa con la sua musica. Questo inizialmente infastidisce Blandine ma poi evoca in lei la loro adolescenza insieme. Nel film questo viene mostrato durante una bellissima scena, dove da adulte ballano ma in cui le due protagoniste si vedono le sé più giovani ma nella stessa ambientazione. Le due donne si sono allontanate e sono cambiate, ma hanno ancora un legame tangibile nel profondo soprattutto del loro cuore.

Amiche alle Cicladi
Amiche alle Cicladi ©memento

La trama si infittisce e complica nella seconda parte con l’introduzione di Bijou, una creatrice di gioielli hippie che quasi ruba la scena ed è interpretata da una bravissima e divertente Kristin Scott Thomas. Questo terzo personaggio principale femminile diventa amica anche della più impostata Blandine che finalmente inizia a sciogliersi e godersi la vita e finalmente a capire la sua amica Magalie che non ha mai smesso d’essere se stessa.

Una commedia tipicamente francese

Questo lungometraggio di Marc Fitoussi utilizza le atmosfere da Mamma Mia! e le location di Le Grand Bleu per portare sullo schermo una commedia tutta al femminile. Olivia Côte e Laure Calamy, sono perfette per i ruoli anche se l’attrice diventata famosa con la serie Chiami il mio agente! spicca di più ma è anche merito della sua Magalie che è sempre l’anima in tutti i sensi del racconto. Per concludere Amiche alle Cicladi è un viaggio rilassante, un insolito road movie pensato per le donne di un’età simile alle protagoniste che potrebbero avere voglia di concedersi un viaggio sulle isole greche senza dover effettivamente prendere un volo.

Tornando a Est, la clip “Il Commissario Corrado Cattani”

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Tornando a Est, la clip “Il Commissario Corrado Cattani”

Ecco una clip esclusiva di Tornando a Est, il nuovo road-movie sequel del fortunato Est – Dittatura Last Minute. Il film arriverà nei cinema italiani dal 13 febbraio 2025 distribuito da Plaion Pictures.

Squadra che vince non si cambia: anche Tornando a Est è scritto e diretto da Antonio Pisu che torna a dirigere il trio originale – Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini nei panni di Rice, Pago e Bibi. Tra le nuove aggiunte al cast figurano invece Cesare Bocci, Zahcary Baharov, Alexandra Vale. Il film è prodotto da Stradedellest Produzioni – i cui soci fondatori Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi sono gli autori e protagonisti della storia originale – con Rai Cinema, in associazione con Victoria Cinema di Modena e Davide Pedrazzini e con il sostegno della Emilia Romagna Film Commission.

Tornando a Est è ancora una volta un road-movie basato su una storia vera, fra risate, nostalgia e colpi di scena: si svolge 2 anni dopo gli eventi del primo film, nel 1991, quando il muro di Berlino è ormai crollato ma le tensioni internazionali continuano ad esistere. I tre amici di Cesena intraprenderanno un nuovo viaggio ricco di incontri, questa volta in Bulgaria, dove per una serie di strane circostanze verranno scambiate per spie internazionali e si troveranno ad affrontare più di un pericolo con la ingenuità e spensieratezza della loro età. Tornando a Est sarà nei cinema italiani dal 13 febbraio 2025 distribuito da Plaion Pictures.

La trama di Tornando a Est

1991. Due anni dopo la loro avventura in Romania, i giovani Pago, Rice e Bibi sono tornati alle loro tranquille e monotone vite. Quando Bibi si decide a incontrare Yuliya, una ragazza bulgara con cui ha una corrispondenza da mesi, il gruppo di amici intraprende un nuovo viaggio, stavolta con destinazione Sofia. Yuliya però nasconde un segreto che getta i tre italiani al centro di un intrigo internazionale, finendo nel mirino della criminalità balcanica e dei servizi segreti italiani.

Due emisferi: la storia vera dietro il film Netflix

Due emisferi: la storia vera dietro il film Netflix

Due emisferi è una storia commovente che racconta i tentativi di una madre di assicurare la vita migliore possibile a suo figlio, nato con una patologia che ne complica l’esistenza. Il figlio maggiore di Bárbara Anderson, Lucca, è infatti nato con una paralisi cerebrale infantile, un disturbo dello sviluppo cerebrale che presto inizia a minacciare la qualità della sua vita. Di conseguenza, quando la madre sente parlare di un trattamento sperimentale in India che promette grandi miglioramenti, decide di far accedere il figlio a questa terapia. Così, nonostante le complicazioni di un viaggio internazionale tanto impegnativo, Bárbara si assume il compito di rendere il Citotrone, apparentemente miracoloso, parte del futuro di suo figlio.

LEGGI ANCHE: Due Emisferi, la spiegazione del finale: Lucca riceve le cure di cui ha bisogno?

Diretto da Mariana Chenillo, questo film spagnolo si addentra quindi nella vita di un ragazzino disabile la cui famiglia lo sostiene nella buona e nella cattiva sorte. Un’attenzione particolare è rivolta a sua madre, Bárbara, che è disposta a muovere l’inferno e l’acqua alta per ottenere per suo figlio tutte le opportunità che merita. I temi commoventi della storia, come l’amore familiare, le complicazioni della disabilità cronica e la tenacia della madre, hanno risuonato con il pubblico abbastanza da far diventare Due emisferi il film più visto del momento su Netflix, ma anche suscitare l’interesse per Lucca e per la sua storia vera oltre il film.

Due emisferi è basato sul libro autobiografico di Bárbara Anderson

Il film è un adattamento del libro di Bárbara Anderson I due emisferi di Lucca. Il romanzo spagnolo, pubblicato nel 2019, è la prima incursione della giornalista nella scrittura e rappresenta un resoconto autobiografico della sua esperienza di madre di un bambino disabile. Da quando Lucca è nato e gli è stata diagnosticata una paralisi cerebrale, sua madre si è tenuta diligentemente al corrente delle novità e degli aggiornamenti in campo sanitario per poter cercare alternative che rendessero la vita più facile a suo figlio. Per questo motivo, poco dopo essere entrata in scena, la madre è venuta a conoscenza di Cytotron, un dispositivo a risonanza magnetica che potrebbe potenzialmente aiutare Lucca.

Due emisferi – Immagine dal set

Grazie a un contatto ad Harvard, Anderson è riuscita a contattare il dottor Rajah Kumar, l’inventore del Citotrone. Da lì, lei, suo marito Andres e i loro figli, Lucca e Bruno, hanno deciso di intraprendere un viaggio in India nel 2017 per provare il trattamento sperimentale. Il viaggio è stato finanziariamente impegnativo e ha comportato una serie di complicazioni. Ciononostante, gli Anderson non hanno lasciato che nulla li dissuadesse dal percorso che avevano scelto. Durante questo periodo, la giornalista ha tenuto un diario dettagliato del viaggio, annotando ogni progresso medico nella vita di suo figlio. Queste annotazioni l’hanno aiutata a scrivere il suo romanzo d’esordio e a condividere la storia della sua famiglia con il mondo.

Il trattamento iniziale con Citotrone, durato 28 giorni, ha finito per fare miracoli per Lucca, che è stata una delle prime persone al mondo a testare il dispositivo per quanto riguarda la rigenerazione dei neuroni e la riparazione dei danni neurologici. In effetti, il trattamento lo ha aiutato a sviluppare la capacità di parlare e le sue prime parole sono state il nome dell’inventore, Kumar. Il film di Mariana Chenillo, con la sceneggiatura di Javier Peñalosa, racchiude la meraviglia di questo primo viaggio in India intrapreso dalla famiglia Anderson. Mette in luce le sfumature mediche della storia di Lucca e allo stesso tempo fa luce sulle dinamiche familiari emotivamente crude che hanno reso possibile questo incredibile trattamento per il giovane ragazzo.

Per questo, nonostante l’occasionale allontanamento dalla realtà, Due emisferi rimane una versione autentica e accurata della vera storia della famiglia Anderson. In una conversazione con Netflix, la Anderson ha parlato della sua esperienza con il film. Ha detto: “Guardare se stessi in un film è molto difficile da spiegare; ho pianto quando ho visto che eravamo di nuovo noi. Ascoltando le voci di Bárbara Mori e Juan Pablo Medina, con il mio timbro o con le frasi di Andrés, mio marito, ho visto che eravamo altre persone e il mio corpo si è bloccato. Come si dice spesso che la realtà supera la finzione, questa volta la finzione ha catapultato la nostra vita a un altro livello”.

Due Emisferi
Hernán Mendoza è Dr. Ibarra, Bárbara Mori è Bárbara, Julian Aguilar Tello è Lucca, Paloma Alvamar è Nayelli in Due emisferi. Cr. Maria Medina / Netflix ©2025

Il Citotrone è un dispositivo reale che può essere usato nel trattamento del cancro

Sebbene l’attenzione centrale di Due emisferi rimanga indubbiamente sulla famiglia Anderson e sulla sua storia, il film porta alla luce anche l’influenza reale del Citotrone, una macchina innovativa, ideata dal dottor Rajah Vijay Kumar, uno scienziato di Banglore. Kumar ha iniziato le sue ricerche per la creazione della macchina già nel 1987 e ha prodotto il primo prototipo nel 1999. Il medico ha sempre voluto che la macchina fosse utilizzata per il trattamento del cancro. Il suo utilizzo commerciale è iniziato nel 2006 come strumento per l’ingegneria dei tessuti. Nel 2012, il Citotrone è stato approvato per l’uso clinico con il marchio CE (Conformité Européenne).

Inoltre, il trattamento di Lucca Anderson ha avuto un ruolo cruciale nel portare la tecnologia rivoluzionaria in Messico. Dopo il suo caso, l’Hospital Infantil de México Federico Gómez, un centro sanitario infantile di Città del Messico, ha potuto acquistare una delle macchine. Secondo quanto riferito, Barabara Anderson ha dato un notevole contributo alla realizzazione di questa realtà. Oggi il Citotrone continua a essere uno strumento efficace per la diagnosi dei tumori e per il trattamento di tumori e tessuti. Nel 2017, per la sua invenzione innovativa Kumar è stato riconosciuto come uno dei dieci migliori scienziati dell’India.

Lucca Anderson continua a vivere la sua vita al meglio

Dopo il primo trattamento con Citotrone nel 2017, Lucca Anderson si è sottoposto al trattamento altre tre volte durante i suoi viaggi in India. Di conseguenza, è oggi libero dall’epilessia da cinque anni e ha mosso i primi passi per camminare e parlare. Attualmente frequenta la scuola elementare insieme al fratello minore Bruno. Continua a vivere nuove avventure con la sua famiglia, sia che si tratti di festeggiare piccoli traguardi, come compleanni e festività, sia che si tratti di nuove esperienze emozionanti. Recentemente, ha ad esempio vissuto l’esperienza di sfilare sul tappeto rosso con la sua famiglia per la prima del film Due emisferi.

Daredevil: Rinascita, primo sguardo alla doppia D del logo!

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Daredevil: Rinascita, primo sguardo alla doppia D del logo!

Mentre si avvicina sempre più l’uscita di Daredevil: Rinascita, dal 4 marzo 2025 su Disney+, abbiamo la possibilità di dare uno sguardo al materiale promozionale della serie con Charlie Cox e Vincent D’Onofrio e non possiamo fare a meno di notare una somiglianza grafica con la sigla della serie Netflix originale.

In occasione della diffusione di poster e immagini, abbiamo avuto anche la possibilità di vedere per la prima volta quello che dovrebbe essere il celebre logo con la doppia D che vedremo, probabilmente, sulla tuta rossa dell’Uomo senza paura. Eccolo di seguito:

Il cast di Daredevil: Rinascita

Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.

La serie Daredevil: Rinascita vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.

Gli episodi sono diretti da Justin Benson e Aaron Moorhead, Michael Cuesta, Jeffrey Nachmanoff e David Boyd; e i produttori esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron Moorhead.

Daredevil: Rinascita debutta su Disney+ il 4 marzo 2025.

Volevo nascondermi: la nuova giovinezza del film di Giorgio Diritti

Arrivato in sala in un momento e un anno decisamente particolare, era il 19 agosto del 2020, Volevo Nascondermi è un film di Giorgio Diritti che racconta la parabola turbolenta, umana e artistica, di Antonio Ligabue, impersonato da un geniale Elio Germano.

Il film è stato presentato al Festival di Berlino 2020, dove ha vinto il premio per la migliore interpretazione maschile, e ha trionfato ai David di Donatello 2021, con 7 premi su 15 candidature. Disponibile per molto tempo su Sky Cinema e in streaming su NOW, adesso, l’approdo di Volevo Nascondermi su Netflix, gli sta facedno vivere una seconda giovinezza, data la capillare diffusione della piattaforma della N rossa in tutti il territorio italiano.

Il film è balzato in Top 10 dei film più visti e per questo vi proponiamo una serie di curiosità sul progetto, sui suoi realizzatori e sul suo eccentrico soggetto: il pittore Antonio Ligabue.

I Premi vinti da Volevo Nascondermi

Il trionfo di Volevo Nascondermi ai David ha visto il film portarsi a casa molti premi, come abbiamo detto, e diversi nelle categorie principali. Il film ha vinto nelle categorie Miglior Film, Miglior Regia, Migliore attore protagoniste, oltre ai premi per la fotografia, il suono, l’acconciatore e la scenografia.

Ai prestigiosi David e ovviamente all’Orso d’Argento per il migliore attore conquistato a Berlino da Elio Germano, si aggiungono il Nastro dell’anno ai Nastri d’argento 2020, i premi per Miglior fotografia e Migliori costumi agli European Film Awards e le tre candidature ai Ciak d’oro.

La trama di Volevo nascondermi

La trama di Volevo nascondermi si concentra sulla vita del celebre artista Antonio Ligabue, grande pittore naif emiliano. Una delle figure più rilevanti dell’arte contemporanea, in Italia e all’estero, che neanche a dirlo ha avuto una vita complicata, affetto da sempre da problemi di salute, era rachitico, e che nella pace assoluta delle banchine del fiume Po dipingeva leoni, tigri, gorilla e giaguari.

Il film è una biografia classica che percorre tutta la sua vita. Nella prima fase dell’infanzia, particolarmente complessa, Antonio Ligabue trova nella pittura una forma di riscatto. Attraverso di essa riesce a catapultarsi in un universo tutto suo. Dato in affidamento a una coppia dalla madre in Svizzera, Toni ebbe rapporti contrastati con la sua famiglia di adozione, tanto che venne espulso dal Paese perché aggredì sua madre. Si trasferisce così in Italia, dove si ritrova solo, affamato e al freddo.

L’incontro con Renato Marino Mazzacurati cambia la sua vita: Antonio comincia a dipingere sistematicamente, dedicando la sua vita all’arte, unico modo per riuscire a emergere dalla sua condizione di reietto affermando un’identità che faticava a trovare.

Così che “El Tudesc”, nomignolo non troppo affettuoso che gli era stato dato, si costruì un mondo su misura, e in quell’ambiente sereno tutto sembrava possibile.

Il cast di Volevo nascondermi

Protagonista assoluto di Volevo Nascondermi è come detto Elio Germano, in una delle sue interpretazioni più complicate e riuscite. Trasformato nel corpo e nello spirito, Germano consegna allo schermo una performance intensa e sopra le righe, apprezzata in tutta Europa. Non è la prima volta che l’attore si cimenta con un grande artista, visto che era già stato Giacomo Leopardi per Mario Martone.

Condividono il set con lui altri bravissimi interpreti: Pietro Traldi è Renato Marino Mazzacurati, Fabrizio Careddu nel ruolo di Ivo, Orietta Notari è la madre di Mazzacurati, Andrea Gherpeli è Andrea Mozzali. Leonardo Carrozzo e Oliver Ewy interpretano rispettivamente Ligabue da bambino e da giovane.

Volevo nascondermi su Netflix

Presentato a febbraio 2020 a Berlino, il film ha dovuto affrontare l’ormai nota chiusura delle sale dell’anno della Pandemia di Covid-19. La sua distribuzione è stata complessa, e il film è arrivato in sala il 19 agosto di quell’anno, per poi essere disponibile per diverso tempo su Sky Cinema e NOW. Adesso è visibile in abbonamento su Netflix.

Captain America: Brave New World, il produttore svela maggiori dettagli sul ruolo di Sam Wilson

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Non lo abbiamo ancora visto in azione in Captain America: Brave New World, dove entrerà in possesso della sua eredità a piano titolo, ma sappiamo che il Sam Wilson di Anthony Mackie tornerà in azione anche in Avengers: Doomsday.

Dopo aver impugnato per la prima volta lo scudo in The Falcon and The Winter Soldier, Sam Wilson è pronto per offrire al pubblico una nuova versione di Cap e ora dovrebbe toccare a lui guidare una nuova squadra di eroi più potenti della Terra in battaglia contro il Dottor Destino e qualsiasi altra minaccia si presenti per minacciare il Multiverso.

Secondo il produttore veterano dell’MCU Nate Moore, il viaggio di Sam in Captain America: Brave New World porterà direttamente a ciò che vedremo dall’eroe in Avengers: Doomsday l’anno prossimo.

“Non è un segreto che stiamo iniziando a costruire Avengers 5 e penso che non ci sia mai stato un film di Avengers in cui non ci fosse un Capitan America al centro”, spiega, “quindi si tratta di Sam Wilson che mostra al mondo che merita il mantello e perché è Capitan America ma non Steve Rogers”. “E penso che prenderà le competenze di questo film e scoprirà come può essere utile mentre gli Avengers combattono una nuova minaccia”, ha aggiunto Moore.

È stato precedentemente confermato che non ci sarà una squadra ufficiale degli Avengers all’inizio di Captain America: Brave New World, anche se sappiamo che il presidente “Thunderbolt” Ross desidera che Sam formi una nuova squadra. Speriamo che una scena post-credits prepari il terreno per questo aspetto!

Resta da vedere per quanto tempo Mackie manterrà lo scudo. Un altro film da solista per lui dipenderà dal successo di Captain America: Brave New World e circolano voci secondo cui Chris Evans riprenderà il ruolo in Avengers: Doomsday. Lui lo ha negato e il suo successore afferma di essere stato tenuto all’oscuro di questi piani di ritorno.

Avengers: Doomsday film 2026Quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreterà la cattiva Diamondback, mentre Giancarlo Esposito sarà Sidewinder. Harrison Ford, invece, assume qui il ruolo di Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che a quanto rivelato dal primo trailer si trasformerà ad un certo punto nel Hulk Rosso. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America.

Elliot Page si unisce al cast di The Odyssey, rumors parlano anche di Mia Goth

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Il regista della trilogia del Cavaliere Oscuro, Christopher Nolan, ha messo insieme uno dei cast più impressionanti che abbiamo visto da un po’ di tempo per il suo imminente adattamento di The Odyssey, e Elliot Page (The Umbrella Academy) è l’ultimo attore ad unirsi al cast.

Page, che in precedenza aveva lavorato con Nolan in Inception, si unisce a Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie e John Leguizamo.

Elliot Page torna a essere diretto da Nolan

Inoltre, lo scooper Daniel Richtman, che ha dato la notizia del casting di Page prima che le trattative venissero confermate, ha riferito che anche Mia Goth (Infinity Pool, MaXXXine) ha firmato per un ruolo non rivelato.

In realtà non conosciamo l’identità di nessuno dei personaggi che ciascuno attore interpreterà, ma si dice che Damon e Holland saranno i protagonisti, il che suggerirebbe che il primo interpreterà Odisseo e la star di Spider-Man suo figlio, Telemaco.

“Il prossimo film di Christopher Nolan, The Odyssey, è un’action epico mitologico girato in tutto il mondo utilizzando la nuovissima tecnologia cinematografica IMAX”, ha annunciato lo studio in un messaggio pubblicato su X. “Il film porta per la prima volta la saga fondamentale di Omero sugli schermi cinematografici IMAX e uscirà nei cinema di tutto il mondo il 17 luglio 2026” ha affermato la Universal Pictures in una dichiarazione quando è stato annunciato il progetto.

Quello che sappiamo su The Odyssey

L’antico poema epico di Omero racconta la storia di Odisseo, re di Itaca, e del suo pericoloso viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia, esplorando temi di eroismo, lealtà, astuzia e la lotta contro la volontà divina. Il racconto include episodi iconici come l’incontro con il ciclope Polifemo, le Sirene e la strega-dea Circe, avventure che culminano con il suo ricongiungimento con la moglie Penelope.

Sebbene questo sarebbe l’adattamento più ad alto budget del questo testo fino ad oggi, il poema è stato precedentemente adattato nel film del 1954 Ulisse, diretto da Mario Camerini e interpretato da Kirk Douglas, così come nella miniserie del 1997 L’Odissea, diretta da Andrei Konchalovsky e interpretata da Armand Assante. Gli ultimi libri dell’Odissea sono stati anche la fonte principale per The Return, di Uberto Pasolini, che è uscito in Italia all’inizio del 2025 e che vede protagonisti Ralph Fiennes nei panni di Ulisse e Juliette Binoche in quelli di Penelope.

I dettagli sulla trama del film di Christopher Nolan sono ad ora stati tenuti nascosti e non è confermato quanto il regista sarà fedele all’opera di Omero. Considerando i suoi precedenti, c’è da aspettarsi che apporti una svolta inaspettata alla storia che già presenta tutti i marchi di fabbrica del suo cinema, in particolare la non linearità della narrazione. Le riprese di Odyssey dovrebbero iniziare il mese prossimo e sarà il secondo film di Nolan per la Universal, dopo Oppenheimer.

Come annunciato in precedenza, l’ultimo film di Christopher Nolan avrà come protagonisti Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson,Charlize Theron, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page e Jon Bernthal. L’uscita è prevista per il luglio 2026.

Let Me Eat Your Pancreas (Kimi no Suizō wo Tabetai): il 3, 4 e 5 febbraio al cinema

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Adler Entertainment in collaborazione con Dynit annuncia che Let Me Eat Your Pancreas arriverà nelle sale solo il 3, 4 e 5 febbraio. Il lungometraggio è il primo titolo dell’etichetta I Love Japan, che riunirà le produzioni del Sol Levante ancora inedite sui grandi schermi italiani o in occasioni di importanti anniversari. Anime e live action popolarissimi in Giappone arriveranno anche in Italia: tutti i fan e gli appassionati del cinema nipponico potranno vedere le grandi storie che negli ultimi anni hanno stregato il pubblico giapponese, conquistando il box office e il cuore degli spettatori.

Si parte con una trilogia live action incentrata su storie di passione, amicizia e profondi sentimenti e con il ritorno in sala dei film di animazione tratti da un celeberrimo manga: dopo Let Me Eat Your Pancreas usciranno Your Eyes Tell (7-9 aprile) e April Come She Will (28-30 aprile), mentre il 10, 11 e 12 febbraio arriveranno in sala in una speciale maratona L’Attacco dei Giganti – il film. Parte 1 – L’Arco e la Freccia Cremisi e Parte 2 – Le Ali della Libertà. Chi andrà a vedere questi titoli al cinema avrà la possibilità di vincere un soggiorno studio a Tokyo per immergersi nella cultura del Sol Levante imparandone la lingua e respirandone l’atmosfera. EF (https://www.ef-italia.it) mette infatti in palio due viaggi-studio in Giappone per chi acquisterà il biglietto per uno dei film di I Love Japan. I due concorsi saranno validi dal 3 febbraio fino al 31 maggio nelle sale aderenti all’iniziativa. Per maggiori informazioni e per consultare il regolamento si può andare all’indirizzo http://www.concorsoilovejapan.it e unici.concorsoilovejapan.it.

Let Me Eat Your Pancreas è una struggente storia d’amore e di amicizia ispirata alla pluri-premiata light novel di Yoru Sumino che ha stregato milioni di lettori in tutto il mondo ed è stata inserita dalla prestigiosa rivista di critica letteraria “Da Vinci” al 2° posto nella classifica dei migliori romanzi pubblicati in Giappone nel 2015. Il film ha riscosso un notevole successo in patria e all’estero, incassando oltre 39 milioni di dollari e ricevendo, tra le altre, la nomination per il miglior film dell’anno al 41° Japan Academy Award e al 60° Blue Ribbon Awards. Inoltre l’omonimo manga Voglio Mangiare Il Tuo Pancreas, disegnato da Kirihara Idumi, ha ottenuto un rating di gradimento del 93% tra gli utenti di Google. Prodotto da Toho Pictures e diretto da Sho Tsukikawa, vede nel cast le giovani star in grande ascesa Minami Hamabe (pluripremiata per questa sua interpretazione) e Takumi Kitamura, e anche il leggendario attore e doppiatore Shun Oguri, uno dei più amati tra i fan del cinema e dell’animazione del Sol Levante.

Due ragazzi, due diverse personalità e un segreto ad unirli: Sakura Yamauchi e Haruki Shiga sono compagni di classe, ma non sono mai stati in confidenza. Lei è popolare, allegra e piena di vita, mentre lui è un ragazzo timido e impacciato. Un giorno, per caso, Takumi trova il diario della ragazza e fa una terribile scoperta: Sakura ha una malattia al pancreas e non le resta molto tempo. Per aiutare la compagna malata a esaudire i suoi ultimi desideri Haruki si lascia coinvolgere in una serie di capricci e avventure, passando da un’iniziale distacco a una profonda amicizia e lasciandosi travolgere dallo spirito gioioso di Sakura.

La trama di Let Me Eat Your Pancreas (Kimi no Suizō wo Tabetai)

Uno studente delle superiori ritrova per caso il diario di una sua compagna di classe, Sakura Yamauchi. Ma quel diario custodisce un segreto, Sakura soffre di una gravissima malattia pancreatica. I suoi giorni sono contati, ma la ragazza ha deciso di affrontare la tragedia con leggerezza e allegria, e il suo compagno, custode del segreto, decide così di trascorrere sempre più tempo con lei… Nonostante i due abbiano personalità agli antipodi, quel tremendo segreto li avvicinerà sempre più.

Dopo il primo appuntamento con Let Me Eat Your Pancreas, nei prossimi mesi completeranno la trilogia di live action dal Sol Levante Your Eyes Tell (7-9 aprile) e April Come She Will (28-30 aprile), tutti al cinema con l’etichetta I Love Japan di Adler Entertainment in collaborazione con Dynit.

Brie Larson ammette che Carol Danvers le ha cambiato la vita, ma non vuole commentare le critiche

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Brie Larson aveva già vinto un Premio Oscar prima di essere scelta per interpretare Carol Danvers nel Marvel Cinematic Universe e l’annuncio che avrebbe interpretato l’eroina è stato inizialmente accolto con positività dai fan.

Tuttavia, la situazione è cambiata quando sui social media sono circolati vari frammenti audio di interviste passate (con il suggerimento che il personaggio dovesse “odiare” gli uomini). Anche il fatto che Larson non sorridesse abbastanza nei trailer di Captain Marvel è diventato un problema per alcuni e il bombardamento di recensioni che ne è seguito ha portato Rotten Tomatoes a cambiare il modo in cui venivano generati i suoi punteggi del pubblico.

Captain Marvel ha comunque incassato oltre 1 miliardo di dollari al botteghino mondiale, ma The Marvels è stato un flop alla fine del 2023, ponendo probabilmente fine a qualsiasi futura avventura da solista per Larson come personaggio.

Mentre si prevede che apparirà in Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, sembra che il suo periodo come Carol stia volgendo al termine. L’attrice non ha affrontato la questione in un’intervista con The Telegraph, ma ha riflettuto sull’impatto che ha avuto interpretare Captain Marvel per la prima volta nel 2019.

“Ero consapevole che interpretare Carol mi avrebbe resa una persona più pubblica di quanto non fossi prima”, ha detto al sito. “Ma pensavo che ciò che il film stava dicendo fosse più importante della mia paura, e pensavo anche di fidarmi di me stessa per sapere come gestire la mia vita”.

“È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita. Per molti dei personaggi che interpreto, dico ‘grazie, arrivederci’ una volta che è finito”, ha aggiunto Larson. “Non sento il bisogno di riportarli a casa. Con Captain Marvel, la maggior parte delle cose che ho imparato da lei, la sua capacità di agire, il suo senso di sé, le conservo. È stato fantastico che potesse essere questa esperienza anche per gli altri”.

Brie Larson si rifiuta di commentare le critiche al personaggio di Carol Danvers

Quando l’intervistatrice le ha chiesto di dire la sua sul perché alcuni uomini si sentissero minacciati dal suo casting, il report afferma che “la temperatura nella stanza è precipitata”. Ecco un estratto dal pezzo:

“‘Non lo so’, dice senza espressione. ‘Io… non ci faccio caso’. Le chiedo se non prestare attenzione sia il suo modo di gestire la misoginia. Passano alcuni secondi di gelido silenzio prima che risponda. “Quello che vorrei che tu capissi è che continuando questa conversazione, mi stai mettendo in relazione con qualcosa che non ha nulla a che fare con me”.

“Sembra una cosa sorprendente da dire. Ci riprovo chiedendole se crede che l’industria cinematografica continui a etichettare le attrici al punto che una supereroina possa, per un certo tipo di spettatore, sembrare ancora un’aberrazione. “Non credo che ci sia un modo per rispondere a questa domanda”, risponde Larson, “senza che diventi un problema per me”. Il suo addetto stampa interviene per chiedermi di passare alla domanda successiva”.

Probabilmente Brie Larson era preoccupata che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata usata per alimentare ulteriore odio online nei suoi confronti, quindi è abbastanza facile capire perché non volesse dare una risposta articolata.

I Marvel Studios non hanno sfruttato appieno Carol nell’MCU; ambientare la sua storia di origine nel passato la teneva separata dall’MCU odierno e il suo ruolo in Avengers: Endgame era minimo. The Marvels, nel frattempo, avrebbe dovuto essere un capitolo importante nella Multiverse Saga, ma non ha mai funzionato del tutto.

Avengers: Doomsday dovrebbe uscire a maggio 2026, mentre Avengers: Secret Wars dovrebbe arrivare a maggio 2027.

Marvel Zombies: riascolteremo una voce conosciuta della Marvel Animation

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Nella stagione 1 di What If…?, abbiamo visitato una realtà abitata da “Marvel Zombies“. L’episodio si è concluso con Spider-Man, Black Panther e Ant-Man (beh, almeno la sua testa) che tornavano a Wakanda a bordo di un Quinjet… ignari del fatto che un Thanos zombificato li stava aspettando con il Guanto dell’Infinito in mano.

Finora, siamo stati all’oscuro se i prossimi quattro episodi di Marvel Zombies affronteranno quel cliffhanger in modo significativo (una foto ufficiale del Titano Pazzo ha suggerito che potrebbe succedere). Ma durante la promozione della serie d’animazione Il Vostro Amichevole Spider-Man di quartiere su Disney+, il responsabile di TV, Streaming e Animazione dei Marvel Studios, Brad Winderbaum, ha rivelato: “Hudson è stata la nostra voce animata per Spider-Man nell’MCU finora. In What If…?, in Il Vostro Amichevole Spider-Man di quartiere, e interpreta Spider-Man anche in Marvel Zombies, serie che uscirà quest’anno per Halloween”.

Resta da vedere quanto di Spider-Man vedremo in Marvel Zombies. Sfortunatamente, non è escluso che l’arrampicamuri, T’Challa, e Scott Lang vengano immediatamente uccisi da Thanos, ovviamente.

Quello che sappiamo di Marvel Zombies

Hudson Thames doppia Spider-Man e si unisce a un cast che include Elizabeth Olsen (Scarlet Witch), Awkwafina (Katy), David Harbour (Red Guardian), Simu Liu (Shang-Chi), Randall Park (Jimmy Woo), Florence Pugh (Yelena Belova), Hailee Steinfeld (Hawkeye), Dominique Thorne (Ironheart), Iman Vellani (Ms. Marvel) e Todd Williams in un ruolo misterioso.

Bryan Andrews dirige Marvel Zombies da una sceneggiatura di Zeb Wells. I produttori esecutivi includono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Dana Vasquez-Eberhardt, Wells e Andrews. Danielle Costa e Carrie Wassenaar sono i produttori.

Marvel Zombies debutta il 3 ottobre 2025. Puoi ascoltare di più da Winderbaum nel player qui sotto.

Horizon Line – Brivido ad alta quota: dal cast al finale, tutto quello che c’è da sapere

Una delle più diffuse paure dell’essere umano è quella di volare. L’essere costretto per un certo numero di ore all’interno di un velivolo che si libra nell’aria a svariate migliaia di metri dal suolo non è certo la cosa più entusiasmante del mondo, specialmente quando poi si sentono casi di incidenti o scampati disastri. Film come Cast Away, Flight, Non-Stop, Sully o il recente La società della neve – alcuni dei quali basati su storie vere – affrontano sotto aspetti diversi questo argomento e a loro nel 2020 si è unito anche Horizon Line – Brivido ad alta quota.

Il cinema si è infatti in più occasioni interessato a questi racconti e alle forti emozioni che suscitano. Il film diretto da si inserisce dunque in un lungo elenco di titoli di questo genere che puntano a costruire uno stato di tensione capace di tenere gli spettatori con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Probabilmente non il genere di film adatto a chi soffre di questa paura, ma senza dubbio opere in grado di intrattenere e lasciare quel certo brivido.

Anche il film di Marcimain fa tutto ciò, oltre a fare della sua situazione di pericolo un’allegoria del difficile rapporto esistente tra i protagonisti. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Horizon Line – Brivido ad alta quota. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla descrizione del suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Horizon Line - Brivido ad alta quota cast Allison Williams

La trama e il cast di Horizon Line – Brivido ad alta quota

Protagonisti del film sono Jackson e Sara, una ex coppia di fidanzati che si imbarca casualmente sullo stesso volo privato per i Caraibi per partecipare a un matrimonio su una delle isole. Il piccolo aereo è pilotato da un amico di Sara, Wyman, che le chiede di sedere come copilota, mentre Jackson dorme nella cabina principale. Durante il volo, però, Wyman ha un attacco di cuore e muore improvvisamente, lasciando il comando a Sara.

Ignara di come si piloti un aereo, la ragazza rischia inizialmente di mandare il velivolo in caduta libera. La coppia si rende poi conto che l’autopilota è danneggiato e dovranno quindi cercare di guidare loro stessi il piccolo aereo. Come se non bastasse, il volo sembra diretto verso una tempesta. I due si troveranno così a dover dare il meglio delle loro capacità per cercare di superare la perturbazione e raggiungere la terra sani e salvi.

Ad interpretare Sara vi è l’attrice Allison Williams, celebre per aver recitato nella serie Girls e in seguito nei film Scappa – Get Out e M3GAN. Accanto a lei, nel ruolo dell’ex compagno Jackson vi è invece l’attore Alexander Dreymon, noto per aver interpretato Uhtred di Bebbanburg nella serie televisiva The Last Kingdom. I due attori, conosciutisi sul set di questo film, sono poi diventati una coppia nella realtà. Nel ruolo del pilota Wyman, invece, vi è l’attore Keith David.

Horizon Line - Brivido ad alta quota finale

Il film è tratto da una storia vera?

La risposta è no, il film non è direttamente basato su una precisa storia vera, anche se ci sono stati casi di voli in cui un malore del pilota ha richiesto l’intervento di uno dei passeggeri. Una vicenda simile è capitata anche all’attore Rowan Atkinson (l’interprete di Mr. Bean), quando nel 2001 in Kenya rischiò la vita mentre stava volando su un aereo privato insieme alla sua famiglia, a causa di uno svenimento del pilota. Fu proprio Atkinson a prendere i comandi del velivo fino a quando il pilota non si riprese.

Come finisce il film? Ecco la descrizione del finale

Nel momento in cui l’aereo sta esaurendo il carburante, Sara e Jackson individuano un’isoletta e tentano di far planare l’aereo in avaria su di essa. L’aereo però si schianta in mare e si capovolge. Fortunatamente, entrambi riescono a salvarsi e a nuotare verso l’isola. Quando vi arrivano, scoprono però che si tratta solo di un banco di sabbia che scomparirà presto con l’alzarsi della marea. Quando ciò avviene e i due rimangono a galla.

Jackson, sentendo che sta per morire, offre a Sara il suo giubbotto di salvataggio, ma lei lo rifiuta, dicendogli che sono una squadra. È a quel punto che Jackson professa il suo amore per Sara, dicendosi dispiaciuto per come sono andate le cose tra di loro. Quando la fine sembra ormai essere arrivata e i due si sono riappacificati, proprio in quel momento arriva un peschereccio che ha sentito la loro trasmissione radio e li salva.

Il trailer di Horizon Line – Brivido ad alta quota e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Horizon Line – Brivido ad alta quota grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim VisionInfinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 1 febbraio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Kiss of the Dragon: la spiegazione del finale del film

Kiss of the Dragon: la spiegazione del finale del film

Kiss of the Dragon  è il film d’azione franco-americano del 2001 diretto da Chris Nahon – qui al suo esordio alla regia – e scritto e prodotto dal regista francese Luc Besson (autore di film come Nikita, Lucy o il recente Dogman) e interpretato da un cast internazionale. Il film racconta di un agente dei servizi segreti cinesi che viene inviato a Parigi per arrestare un boss della mafia cinese, ma che viene incastrato per l’omicidio e si rivolge a una prostituta per dimostrare la sua innocenza.

A caratterizzare questo adrenalinico thriller vi sono una serie di sequenze basate su combattimenti di arti marziali particolarmente stupefacenti. Li ha infatti voluto adottare un approccio realistico alle scene di combattimento, rinunciando alla CGI e al wire work che erano stati resi popolari da film come Charlie’s Angels e MatrixCiò ha dunque portato a dover concepire tali combattimenti in modo alternativo, che non prevedesse l’uso di facilitazioni ma ponesse il cast e la troupe nella condizione di dover trovare il miglior modo possibile per metterli in scena e riprenderli.

Visivamente, il film vanta dunque ancora oggi un fascino particolarmente forte, che non manca di entusiasmare i fan di questo genere e lasciarli a bocca aperta per la spettacolarità di tali sequenze. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Kiss of the Dragon. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Kiss of the Dragon cast

La trama e il cast di Kiss of the Dragon

Protagonista del film è Liu Jiuan, un brillante agente dei servizi segreti del governo cinese che lascia la  sua città quando gli viene affidata un’importante missione a Parigi. Qui deve affiancare Jean-Pierre Richard, un altro poliziotto, in una grossa indagine su una serie di traffici di droga. Il nuovo partner, tuttavia, si rivela corrotto e lo incastra, mettendolo in fuga. Liu ha però con sé un nastro che proverebbe la sua innocenza e, soprattutto, la colpevolezza di Richard. Per far arrivare la cassetta nelle mani giuste, l’uomo cerca aiuto in un suo vecchio parente che nella capitale francese ha un ristorante.

È così che si nasconde nel locale per un breve periodo, poi finalmente trova la persona a cui consegnare le prove che possono scagionarlo. Sul più bello, però, i seguaci del poliziotto corrotto irrompono e aprono il fuoco, uccidendo l’uomo di fiducia di Liu. Rimasto ferito e senza il nastro, l’agente cinese sembra non avere più assi nella manica. Ma l’incontro con Jessica, una prostituta, stravolgerà completamente i suoi piani. Per lui, sarà l’inizio di una corsa contro il tempo per cercare di rimanere vivo e smascherare i reali responsabili del traffico di droga.

Ad interpretare Liu Jiuan vi è l’attore Jet Li, mentre l’attrice Bridget Fonda interpreta Jessica. L’attore francese, Tchéky Karyo interpreta invece Jean-Pierre Richard. Completano il cast Laurence Ashley nel ruolo di Aja, Max Ryan in quello di Lupo, Burt Kwouk in quello di zio Tai e John Forgeham in quello di Max. Isabelle Duhauvelle ricopre invece il ruolo di Isabel Kamen. Nel film recita poi anche Cyril Raffaelli, stuntman e artista marziale. Per la scena del suo combattimento con Li, il regista ha dovuto rallentarla in quanto i due si stavano muovendo troppo velocemente per la telecamera.

Kiss of the Dragon trama

La spiegazione del finale del film

Nel corso del film, Liu scopre che Jessica era la seconda prostituta dell’hotel durante la notte dell’omicidio di Mr. Big. Capisce che lei può provare la sua innocenza, ma lei si rifiuta di andare senza aver recuperato la figlia Isabel. Liu decide allora che il nastro sarebbe la prova migliore e manda Jessica nell’ufficio di Richard per rubarlo. Dopo averlo ottenuto, si dirigono verso un orfanotrofio dove è tenuta Isabel. Tuttavia, Richard anticipa questa mossa e tende un’imboscata all’orfanotrofio. Durante la fuga, Jessica viene colpita al petto. Liu riesce a portarla in tempo all’ospedale e parte per la stazione di polizia, con l’obiettivo di recuperare la figlia.

Liu arriva alla stazione di polizia dove Richard tiene in ostaggio Isabel e si fa strada tra un’altra orda di poliziotti. Dopo essere riuscito a sconfiggere gli scagnozzi personali di Richard, Liu entra nel suo ufficio e lo trova che tiene Isabel sotto tiro. Anche se Liu è disarmato, dice a Richard che se ucciderà Isabel, avrà tutto il tempo necessario per ucciderlo. Richard tenta di uccidere Liu, ma riesce solo a sparargli alla spalla. Tuttavia, la ferita da proiettile non impedisce a Liu di disarmare Richard e di conficcargli un ago da agopuntura nella nuca, in un punto proibito noto come “bacio del drago”.

Questo stimola tutto il sangue del corpo a viaggiare verso il cervello per causare una dolorosa morte per aneurisma cerebrale. Richard, come previsto, soffre e muore per il “bacio del drago” proprio mentre Liu recupera Isabel e torna con lei da sua madre. Liu torna così da Jessica, in ospedale, la sveglia e, alla domanda sconsolata di lei che chiede dove si trovi la sua piccola, egli le guida lo sguardo sino a incontrare quello della piccola, assorta in un profondo sonno, a pochi metri da lei.

Il trailer di Kiss of the Dragon e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Kiss of the Dragon grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 1 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Rapito: la storia vera dietro il film di Marco Bellocchio

Rapito: la storia vera dietro il film di Marco Bellocchio

Il caso Mortara – riscoperto a partire dagli anni Novanta del Novecento e recentemente portato al cinema da Marco Bellocchio con il film Rapito (qui la nostra recensione) – è stata una celebre causa italiana che ha catturato l’attenzione di gran parte dell’Europa e del Nord America negli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento. Riguardava il sequestro da parte dello Stato Pontificio di un bambino di sei anni di nome Edgardo Mortara alla sua famiglia ebrea di Bologna, sulla base della testimonianza di una ex domestica che aveva amministrato un battesimo d’emergenza al bambino quando si era ammalato da neonato.

Mortara crebbe dunque come cattolico sotto la protezione di Papa Pio IX, che rifiutò le disperate suppliche dei genitori per il suo ritorno. Tale vicenda,  Alla fine Mortara – crescendo in questo nuovo contesto – divenne sacerdote, ma l’indignazione interna e internazionale contro le azioni dello Stato Pontificio contribuì alla sua caduta durante l’unificazione dell’Italia. È infatti proprio in questo vivace contesto, dove tutto si apprestava a cambiare per sempre, che si svolge la storia di Edgardo Mortara. Un contesto da Bellocchio riproposto fedelmente in tutta la sua caoticità.

Un film che inizialmente avrebbe dovuto dirigere Steven Spielberg, basandosi sul libro scritto da David Kertzer, Prigioniero del Papa Re. Spielberg, però, decise infine di abbandonare il progetto ed è a quel punto che Marco Bellocchio decise di girare lui un film sulla vicenda. Basandosi liberamente sul libro Il caso Mortara di Daniele Scalise, ha così dato vita al lungometraggio, interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala e Leonardo Maltese, con anche Filippo Timi e Fabrizio Gifuni.

LEGGI ANCHE: Marco Bellocchio su come il suo “Rapito” sia diverso dal film che aveva in mente Steven Spielberg

Barbara Ronchi in Rapito
Barbara Ronchi in Rapito. Foto di Anna Camerlingo, cortesia di 01 Distribution

La vera storia dietro il film Rapito

Il territorio italiano al momento del caso Mortara vedeva vecchi governi composti da ducati, granducati, regni borbonici e sabaudi, presidi austriaci e Stato Pontificio, i quali stavano però per svanire dalla penisola italiana nel confronto con i discendenti dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese. In questo contesto, papa Pio IX regnava su un territorio che si estendeva da Roma verso nord, attraversando il Granducato di Toscana fino a Bologna. Proprio in quest’ultima città ha inizio la vicenda che portò poi al formarsi del caso Mortara.

Alla fine del 1857, l’inquisitore di Bologna, padre Pier Feletti, venne a sapere che Anna Morisi, che aveva lavorato in casa Mortara per sei anni, aveva battezzato segretamente Edgardo quando aveva pensato che stesse per morire da piccolo. La Suprema Sacra Congregazione dell’Inquisizione Romana e Universale ritenne dunque che tale atto rendesse irrevocabilmente il bambino cattolico e, poiché la legge dello Stato Pontificio vietava di allevare cristiani da membri di altre fedi, ordinò che fosse tolto alla famiglia e allevato dalla Chiesa.

La polizia si recò dunque a casa Mortara nella tarda serata del 23 giugno 1858 e prese in custodia Edgardo la sera successiva. Dopo che al padre del bambino fu permesso di visitarlo durante i mesi di agosto e settembre del 1858, emersero due racconti nettamente diversi: uno raccontava di un bambino che voleva tornare alla sua famiglia e alla fede dei suoi antenati, mentre l’altro descriveva un bambino che aveva imparato perfettamente il catechismo e voleva che anche i suoi genitori diventassero cattolici. A quel punto, le proteste internazionali montarono, ma il Papa Pio IX non si scompose.

Paolo Pierobon in Rapito
Paolo Pierobon in Rapito. Foto di Anna Camerlingo, cortesia di 01 Distribution

Il Papa, anzi, si assunse personalmente la responsabilità del sequestro e difese l’operato del Sant’Uffizio. La famiglia Mortara, sconvolta, si appellò alla comunità ebraica di Roma, ma la notizia si diffuse rapidamente di ghetto in ghetto, raggiungendo anche quelli più emancipati del Regno di Sardegna. Mentre la comunità romana rimase in silenzio, come d’abitudine, per non compromettere equilibri e privilegi, altrove gli ebrei insorsero. In Piemonte, unico Stato dove la comunità israelitica godeva di fondamentali diritti costituzionali, vi furono proteste pubbliche.

La vicenda raggiunse ben presto risonanza internazionale e fu sfruttata da tutti i governi, da Cavour a Bismarck fino a Napoleone III in Francia, per gettare discredito sulla Chiesa cattolica e su Pio IX. Nonostante ciò, niente riuscì a far cambiare idea al Papa Re che si dichiarò indifferente a tutti gli appelli Dopo la fine del governo pontificio a Bologna nel 1859, Feletti fu processato per il suo ruolo nel rapimento di Mortara, ma fu assolto quando il tribunale decise che non aveva agito di sua iniziativa.

Nel novembre del 1867 Edgardo assunse poi i voti semplici e acquisì il nome di Pio Maria, in omaggio al suo padre adottivo, Pio IX. Il 20 settembre 1870 le truppe italiane fecero infine il loro ingresso a Roma, ponendo fine all’esistenza dello Stato Pontificio. Un mese dopo, il padre biologico lo invitò a raggiungerlo a Firenze, ma lui rifiutò. Temeva che gli venisse imposto il ritorno in famiglia, così la sera del 22 ottobre lasciò la città in abiti civili, dirigendosi al monastero di Novacella, vicino a Bressanone, dove visse sotto falso nome, studiando teologia ed ebraico. Fu lì che nel 1871 pronunciò i voti solenni.

Leonardo Maltese in Rapito
Foto di Anna Camerlingo, cortesia di 01 Distribution

L’anno seguente si trasferì a Poitiers, in Francia, e nel 1873 fu ordinato sacerdote. Nei successivi trent’anni Edgardo si dedicò alla predicazione e alla raccolta di fondi per il suo ordine. Mantenne anche un rapporto epistolare saltuario con i genitori, cercando di persuaderli alla conversione. Nel 1906 si ritirò nel monastero di Bouhay, nei pressi di Liegi, in Belgio dedicando il resto della vita allo studio e alla preghiera. Morì infine nel 1940 all’età di 88 anni senza essersi mai ricongiunto con la sua famiglia naturale, pur avendone seguito le sorti nel corso del tempo.

Il trailer di Rapito e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Rapito grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunesTim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 1 febbraio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Paradise: recensione della serie con Sterling K. Brown

Paradise: recensione della serie con Sterling K. Brown

Provare a definire questo nuovo prodotto seriale targato Hulu (disponibile su Disney+) potrebbe risultare piuttosto complesso. Non perché Paradise non possa essere fin troppo facilmente incasellato nel genere del thriller distopico, tutt’altro: il fatto è che fin dall’episodio pilota la serie creata da Dan Fogelman (This Is Us) sembra essere stata concepita appositamente per fuorviare lo spettatore, per farlo adattare psicologicamente a un determinato genere per poi catapultarlo dentro un altro, diverso ma non antitetico al precedente.

Altro motivo per cui non è affatto semplice inquadrare la serie consiste nel fatto che, dietro il gioco di specchi architettato dalla messa in scena e dalla trama, si tratta fondamentalmente di un dramma umano, di un cosiddetto “character study” in alcuni episodi davvero potente.

La trama di Paradise

Passiamo alla trama principale di Paradise: l’agente segreto Xavier Collins (Sterling K. Brown) è da anni addetto alla sicurezza del Presidente degli Stati Uniti Cal Bradford (James Marsden), anche dopo che è tornato alla vita privata. Il rapporto tra i due, all’inizio consolidato attraverso una sincera amicizia, si è incrinato a causa di una tragedia passata. Quando però Collins trova il suo datore di lavoro nella sua camera da letto con la testa fracassata, il senso del dovere spinge l’uomo a iniziare un’indagine privata e molto pericolosa per scoprire l’assassino di Bradford. La tranquilla cittadina in cui l’ex Presidente si è ritirato nasconde numerosi e sconvolgenti misteri…

Mette davvero molta carne in pentola Paradise, probabilmente troppa, dal momento che non riesce a gestire allo stesso livello di intensità emotiva tutti i personaggi in scena. Il meccanismo narrativo che Fogelman ha già adoperato con sapienza in This Is Us è quello di raccontare la backstory dei diversi protagonisti adoperando numerosi flashback che raccontano come sono arrivati al momento in cui la trama principale comincia. Se tale sviluppo ad incastri funziona indubbiamente per dare ritmo ai vari episodi, bisogna commentare che non tutte le vicende personali dei personaggi sono emotivamente sullo stesso livello.

Un buon cast guidato da Sterling K. Brown

Quella sviluppata in maniera maggiormente convenzionale è senza dubbio la storia dell’antagonista principale, Samantha, figura in chiaroscuro a cui neppure un’attrice solitamente efficace come Julianne Nicholson riesce a conferire il necessario spessore. Miglior sorte tocca al protagonista assoluto Xavier Collins, anche se in fin dei conti non si discosta troppo dal classico uomo e padre di famiglia diviso tra attaccamento alla famiglia e fervente senso del dovere.

In maniera piuttosto paradossale il personaggio che conquista maggiormente nei primi episodi è il braccio destro di Xavier, Billy, interpretato con evidente competenza da quel Jon Beavers che si era già messo in luce in Horizon: An American Saga di Kevin Costner. Se lo show contribuisse ad affermare definitivamente l’attore all’interno dell’establishment hollywoodiano non potremmo che esserne contenti, dal momento che soprattutto la presenza scenica di Beavers appare indiscutibile. Altra nota di merito va a James Marsden nel ruolo di un Presidente bradford travagliato, sbruffone, “uomo del popolo” ma mai populista. Per contrappasso, il suo ruolo sopra le righe rende ancora più efficace l’interpretazione robusta e trattenuta di Sterling K. Brown, attore di ormai sicuro affidamento.

Una serie che ha bisogno di tempo

Va concesso tempo a Paradise per affermarsi con pienezza nella mente dello spettatore. Vanno superati alcuni momenti in cui la verosimiglianza scricchiola di fronte all’enormità della storia raccontata. Quando lo show si assesta e procede dritto verso quello che vuole veramente raccontare, ecco che il livello di tensione e l’adesione emotiva nei confronti di personaggi e situazioni prende quota. E possiamo garantirvi che il settimo episodio sarà capace di spaventarvi, di farvi preoccupare seriamente di fronte a quello che potrebbe essere il futuro – anche prossimo, ahinoi – del nostro pianeta. Non abbiamo ancora visto l’ottavo e ultimo capitolo dello show, e francamente non abbiamo poi così tanta fretta di tornare ad esperire quel livello di angoscia…

X-Men: Kelsey Grammer tornerà nel ruolo di Bestia in AVENGERS: Doomsday e Secret Wars

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I prossimi film sugli Avengers si sono evoluti in modo significativo da quando sono stati annunciati per la prima volta: Kang è fuori, Doctor Doom è dentro e i Marvel Studios hanno incaricato i fratelli Russo di concludere la saga del Multiverso con Doomsday e Secret Wars. Le prospettive sono aperte per gli X-Men.

Tra la scena post-credits di The Marvels e Deadpool e Wolverine, è ovvio che i mutanti, e più specificamente, Terra-10005, saranno un fattore in questi progetti. Infatti, la teoria prevalente è che un’incursione tra Terra-10005 e Terra-616 ci darà una tanto attesa battaglia tra Avengers e X-Men in live-action con i mutanti dell’ex franchise Fox che si scontreranno testa a testa con gli eroi più potenti della Terra.

The Marvels si è concluso con una grande sorpresa a metà dei titoli di coda quando la star di X-Men: Conflitto Finale Kelsey Grammer ha ripreso il suo ruolo di Henry “Hank” McCoy per il debutto dell’eroe nell’MCU.

Con Photon intrappolato in un universo parallelo che gli X-Men chiamano casa (che, di nuovo, dobbiamo credere sia Terra-10005), il palcoscenico è pronto per quei personaggi che alla fine si faranno strada verso Terra-616, un mondo che attualmente ha solo una manciata di mutanti.

Ora, un nuovo rumor ribadisce i precedenti resoconti secondo cui Kelsey Grammer tornerà come Bestia sia in Doomsday che in Secret Wars. È incredibilmente emozionante immaginarlo al fianco degli Avengers del MCU come alleato, in particolare perché la versione a fumetti di Bestia ha una storia leggendaria con il team di supereroi.

Parlando dell’introduzione degli X-Men nell’MCU la scorsa estate, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha detto: “Penso che vedrete che continuerà nei nostri prossimi film con alcuni attori degli X-Men che potreste riconoscere”.

“Subito dopo, l’intera storia di Secret Wars ci porta davvero in una nuova era di mutanti e degli X-Men. Di nuovo, [è] uno di quei sogni che si avvera. Finalmente abbiamo di nuovo gli X-Men”, ha anticipato.

Bestia è apparso in ogni film degli X-Men, con Nicholas Hoult che ha preso il posto di Grammer nella serie prequel. Il personaggio non ha mai raggiunto il suo pieno potenziale sullo schermo, quindi speriamo che i Russo cambino le cose.

Quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

Agents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter fanno parte del canone MCU?

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Quando Agents of S.H.I.E.L.D. è stato lanciato su Disney+, avrebbe dovuto far parte dell’MCU. Dopo un inizio difficile, lo spin-off di The Avengers ha trovato il suo equilibrio nella seconda metà della stagione 1 e ha raggiunto il suo livello più alto in occasione del collegamento con Captain America: The Winter Soldier.

Tuttavia, con il passare del tempo, la serie si è allontanata sempre di più da quella che da allora è stata soprannominata la Sacred Timeline. Negli ultimi anni, abbiamo appreso che il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige non voleva che nessuno di quegli show televisivi Marvel venisse realizzato; erano opera dell’ex presidente della Marvel Entertainment Ike Perlmutter.

Quindi, quando si è presentata l’opportunità, Feige ha convinto il CEO della Disney Bob Iger a consentire ai Marvel Studios di supervisionare tutto producendo show televisivi MCU per Disney+.

wonder womanAgents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter non sono parte del canone… per ora!

Lo stato canonico sia di Agents of S.H.I.E.L.D. che di Agent Carter è stato oggetto di accesi dibattiti per anni. Molti sostengono che siano chiaramente parte dell’MCU, un argomento che ha un po’ più peso ora che la “Defenders Saga” sembra essere stata inserita nella Sacred Timeline.

Parlando con Screen Rant, al responsabile TV, Streaming e Animazione dei Marvel Studios, Brad Winderbaum, è stato chiesto a che punto sono le cose con entrambi gli show. “Beh, te lo dico e te lo dico così. È emozionante per me pensare a come far quadrare quegli show della ABC con il canone”, ha confermato. “Per me, se mi conosci e conosci il modo in cui funziona il mio cervello, è un territorio divertente da immaginare”.

Leggendo tra le righe, sembra che gli show al momento non siano tecnicamente canonici, ma Winderbaum è impaziente di inserirli nell’MCU quando si presenterà l’opportunità di farlo.

Sebbene non sarebbe saggio fare affidamento su un revival per nessuno dei due show, Hayley Atwell tornerà come Peggy Carter in Avengers: Doomsday. Se gli Agents of S.H.I.E.L.D. torneranno insieme a Coulson, allora la Multiverse Saga è sicuramente il posto giusto per farlo.

Due Emisferi, la spiegazione del finale: Lucca riceve le cure di cui ha bisogno?

Basato sul libro “The Two Hemispheres of Lucca” di Barbara Anderson, Due Emisferi è un potente dramma messicano che fa un ottimo lavoro nell’adattare il materiale originale, offrendo uno sguardo risoluto sulla crescita di un bambino con paralisi cerebrale, insieme alla lotta dei genitori del protagonista, Lucca, alla ricerca di una potenziale cura per aiutare ad alleviare la sua condizione.

Questa ricerca è il fulcro della narrazione di Due Emisferi, con Barbara che parte con la sua famiglia in India, dove una nuova procedura sperimentale pionieristica potrebbe vedere Lucca iniziare a formare più connessioni cerebrali rispetto a prima. Questo, a sua volta, gli consentirebbe di evolversi oltre il suo stato attuale, rendendolo in grado di formare parole, mangiare, bere e persino ridere. Tutti questi passaggi della vita che i bambini compiono organicamente hanno molto più peso e significato nel film.

Lucca inizia a regredire?

Dopo che Barbara viene licenziata dal suo lavoro, quella notte Lucca finisce per avere una crisi. Questa volta dura solo 25 secondi, ma è un avvertimento per ciò che potrebbe accadere se i suoi trattamenti venissero interrotti. Le sue crisi sono diminuite del 70% da quando si è sottoposto ai trattamenti in India, ma significa anche che se continuano, potrebbero vanificare tutto il lavoro svolto finora con la sperimentazione Cytotron.

Andres convince Barbara a lasciare che Lucca sbocci e sia se stesso. Vuole che si arrenda e permetta a Lucca di avere ciò che è meglio per lui. È ovviamente difficile per Barbara farlo, dato che ha trascorso così tanto tempo a cercare di dargli la migliore vita possibile. Barbara si è sempre incolpata per non aver spinto di più durante il travaglio, e quindi sta quasi cercando di riempire quel senso di colpa nella sua vita con queste cure.

Due emisferi – Immagine dal set

Perché Barbara si sente così in colpa?

Barbara aveva un lavoro molto difficile, che l’ha portata ad avere un arresto respiratorio. È stata salvata per miracolo e i dottori dell’epoca hanno tirato fuori suo figlio e hanno fatto del loro meglio per lui. Avrebbero potuto morire entrambi in quel momento, ma grazie a una sorta di miracolo o intervento divino, sono sopravvissuti entrambi. Dato che questo è uno dei motivi principali per cui Barbara è rimasta indietro, sentirlo è sufficiente a farle apprezzare di nuovo la vita.

In seguito Barbara telefona a John, uno degli uomini che ha preso parte ai processi di Kumar, e scopre che i piani per la clinica di Baltimora erano tutti una bugia. Jaramillo è un completo imbroglione e non aveva alcuna intenzione di aprire una clinica. In realtà ha pagato per un’e-mail con il dominio di John Hopkins per aiutare a vendere la bugia, ma nessuno oltre a lui lo conosce.

Barbara fa ulteriori ricerche e scopre che Jaramillo ha truffato numerose persone in passato, tra cui John e persino il dottor Kumar, cercando di prendersi il merito di essere l’inventore del Cytotron quando in realtà, questo è ovviamente completamente falso.

Cosa fa Barbara al riguardo?

Barbara è una donna posseduta, determinata a far cadere l’uomo. Jaramillo sa chiaramente come muoversi nel sistema legale e Barbara gli invia un’e-mail con le sue scoperte. Questo fa gesto fa da traino e con l’aiuto del Segretario della Salute, organizza un incontro per discutere delle sperimentazioni del Cytotron.

Barbara si presenta con Lucca ma ci sono brutte notizie. Si scopre che vogliono solo approvare l’uso della macchina per scopi oncologici. Non ne consentono l’uso a scopi neurologici e decidono invece di concentrarsi sui trattamenti contro il cancro. “Per il bene della maggioranza piuttosto che dei singoli casi”.

Los Dos Hemisferios de Lucca (L to R) Hernán Mendoza as Dr. Ibarra, Bárbara Mori as Bárbara, Julian Aguilar Tello as Lucca, Paloma Alvamar as Nayelli in Los Dos Hemisferios de Lucca. Cr. Maria Medina / Netflix ©2025

Quindi, sebbene questa sia una piccola vittoria, ovviamente non lo è per Barbara… finché non riceve una chiamata dal dottor Kumar, che le dice che è sempre la benvenuta e che il costo del Cytotron per lei in India è pari a zero. Ha fatto molto per aiutare e di conseguenza, dopotutto, c’è una cura per lei e Lucca. Barbara aveva deciso prima di questo di godersi il processo di crescita di Lucca e ottiene la sua ricompensa proprio alla fine, quando Lucca pronuncia il suo nome “Mamma”.

In che modo si conclude Due Emisferi?

Mentre scorrono i titoli di coda, apprendiamo che Lucca e la sua famiglia hanno fatto altri 3 viaggi in India e attualmente Lucca sta finendo la scuola elementare ed è nella stessa classe di suo fratello Bruno. Lucca non soffre di epilessia da 5 anni e ha anche iniziato a camminare e parlare.

Ad agosto 2021, Barbara, Andres e gli investitori hanno acquistato 2 macchine Cycotron e hanno aperto la prima clinica fuori dall’India. Quindi alla fine, Lucca riesce a ottenere il suo trattamento e i sacrifici fatti dalla famiglia si concretizzano nel miglior modo possibile, infondendo speranza anche a molti altri.

Due Emisferi è disponibile su Netflix.

Nicole Kidman: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Nicole Kidman: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Nicole Kidman è una delle attrici più amate del mondo del cinema. La sua carriera è costellata di capolavori e di interpretazioni divine. Amante dell’arte sin da piccola, ha cominciato a recitare sin da giovanissima, senza immaginare che avrebbe interpretato, successivamente, innumerevoli magnifici ruoli, ottenendo consensi da ogni dove e riaffermandosi continuamente come una delle grandi interpreti della sua generazione.

Ecco 10 che forse non sai di Nicole Kidman.

I film e i programmi TV di Nicole Kidman

I film da giovane di Nicole Kidman

1. Ha recitato in numerosi celebri film. L’attrice ha debuttata sul grande schermo nel 1983 con il film Natale nel bosco. In seguito ha ottenuto sempre maggiore popolarità grazie a titoli come Ore 10: calma piatta (1989), Giorni di tuono (1990), Billy Bathgate – A scuola di gangster (1991), Cuori ribelli (1992), Da morire (1995), Batman Forever (1995), Ritratto di signora (1996), The Peacemaker (1997) e Eyes Wide Shut (1999). Negli anni 2000 partecipa invece a film come The Others (2001), Moulin Rouge! (2001), The Hours (2002), Dogville (2003), Ritorno a Cold Mountain (2003), Birth – Io sono Sean (2004), The Interpreter (2005), La bussola d’oro (2007), Australia (2008), Nine (2009), Rabbit Hole (2010), The Paperboy (2011), Tresspass (2011), Stoker (2012), Grace di Monaco (2014), Queen of the Desert (2013).

I film di oggi di Nicole Kidman

Il segreto dei suoi occhi (2015), L’inganno (2017), Il sacrificio del cervo sacro (2017), Boy Erased – Vite cancellate (2018), Aquaman (2018), Bombshell – La voce dello scandalo (2019) e The Prom (2020). In seguito recita in Being the Ricardos (2021), The Northman (2022), Aquaman e il regno perduto (2023), A Family Affair (2024) e Babygirl (2024), dove recita accanto a Harris Dickinson.

A Family Affair Nicole Kidman Joey King Zac Efron
Nicole Kidman è Brooke Harwood, Zac Efron è Chris Cole e Joey King è Zara Ford in A Family Affair. Cr. Tina Rowden / Netflix © 2023

2. È nota anche per alcune serie televisive. Negli ultimi anni la Kidman ha in particolare avuto modo di recitare in diverse serie TV di grande successo. La prima di queste è stata Top of the Lake – Il mistero del lago (2017), mentre dal 2017 al 2019 ha interpretato Celeste Wright nell’acclamata e pluripremiata Big Little Lies – Piccole grandi bugie. Grazie a questa ha vinto un Emmy Awards come miglior attrice in una miniserie o film TV. Più di recente ha interpretato il personaggio di Grace Fraser nella serie thriller The Undoing – Le verità non dette. Nel 2021, invece, è Masha Dmitrichenko nella miniserie Amazon Nove perfetti sconosciuti. Ha poi recitato nelle serie Lioness (2023-in corso), Expats (2024) e The Perfect Couple (2024).

Nicole Kidman e gli Oscar

3. Ha vinto un Oscar. Ad oggi la Kidman vanta ben cinque nomination all’Oscar, ricevute come Miglior attrice nel 2002 per Moulin Rouge!, nel 2003 per The Hours e nel 2011 Rabbit Hole. In occasione della seconda di queste tre, l’attrice ha poi effettivamente vinto l’ambita statuetta grazie alla sua struggente interpretazione della poetessa Virginia Woolf. Nel 2017, infine, la Kidman è stata candidata per la prima volta nella categoria “Miglior attrice non protagonista” per il film Lion – La strada verso casa. Ha doppiato la nomination nel 2022 con Being the Ricardos. 

Nicole Kidman in Babygirl

4. Lavorare a Babygirl è stata un’esperienza “completamente nuova”. Parlando di Babygirl, l’attrice ha dichiarato: “Ho fatto molti film a sfondo sessuale, ma questo è diverso. Affrontare questo argomento con la donna che ha scritto la sceneggiatura, che lo sta dirigendo e che è lei stessa una grande attrice ci ha permesso di diventare una cosa sola in un modo strano, che non avevo mai avuto con un regista prima. Quando si lavora con una donna su questo argomento, si può condividere tutto l’uno con l’altra”.

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Babygirl film 2024
Nicole Kidman e Harris Dickinson in Babygirl

5. Ha vinto la Coppa Volpi a Venezia. Per la sua interpretazione in Babygirl, Nicole Kidman ha vinto la Coppa Volpi per la migliore attrice al Festival di Venezia del 2024. La Kidman era appena arrivata a Venezia e si stava recando alla cerimonia di chiusura quando è stata informata del decesso della madre. L’attrice ha dovuto dunque lasciare immediatamente l’Italia e non ha ricevuto il premio di persona, che la regista Halina Reijn ha a quel punto ritirato in sua vece.

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Nicole Kidman in Eyes Wide Shut

 

6. Fu un set molto intenso. Per esagerare la sfiducia tra i personaggi interpretati da Tom Cruise e Nicole Kidman in Eyes Wide Shut, il regista Stanley Kubrick decise di dirigere ogni attore separatamente e vietò loro di condividere le rispettive note. Ciò portò spesso Cruise e Kidman a confrontarsi con risvolti inaspettati l’uno dell’altro. Per i due attori, anche per via di ciò, quella fu un’esperienza unica, particolarmente intensa, che li portò a dare completa fiducia a Kubrick. Secondo alcuni, il rapporto che Cruise e la Kidman svilupparono per interpretare i rispettivi personaggi, fu talmente tanto morboso da essere poi divenuto uno dei motivi del loro divorzio.

A Nicoke Kidman ha una malattia?

7. Le è stata erroneamente attribuita una particolare sindrome. Recentemente in rete all’attrice è stata attribuita la sindrome di Morris, nota anche come insensibilità agli androgeni completa. Si tratta di una malattia genetica rara che colpisce principalmente gli individui di sesso femminile. i soggetti che la possiedono hanno caratteri somatici femminili, ma sono geneticamente maschi (con cromosoma XY). Tale sindrome è stata attribuita anche a Kidman, ma non vi sono prove a riguardo e in ogni caso si tratta di dettagli che non devono riguardare nessuno.

Nicole Kidman e Tom Cruise

8. È stata sposata con Tom Cruise. Nel novembre del 1989, l’attrice affianca il già affermato attore Tom Cruise in Giorni di tuono. Sul set i due si innamorano, per poi sposarsi il 24 dicembre 1990 con una cerimonia a Telluride, in Colorado, con rito scientologico. I due attori hanno poi nuovamente recitato insieme in Cuori ribelli Eyes Wide Shut. Il 9 agosto 2001 annunciano però la separazione, senza rivelare i motivi dietro questa. Ad oggi, però, pare che il principale ostacolo alla loro relazione fosse la convinta adesione di Cruise alla Chiesa di Scientology.

Tom Cruise e Nicole Kidman in Eyes Wide Shut
Tom Cruise e Nicole Kidman in Eyes Wide Shut. © 1999 – Warner Bros. All rights reserved.

Nicole Kidman e il nuovo marito Keith Urban

9. Attualmente è sposata con un cantautore country. Nel 2005 l’attrice conosce il cantautore Keith Urban e da quel momento i due non si sono più lasciati, sposandosi a Sidney l’anno successivo. Verso la fine dello stesso anno, il marito entra in una clinica per la disintossicazione da cocaina: in passato aveva firmato un contratto prematrimoniale nel quale vi era scritto che Keith avrebbe perso qualsiasi diritto sui beni di Nicole se avesse praticato l’abuso di droghe o di alcol. I due hanno poi coronato il sogno di realizzare una famiglia,

I figli di Nicole Kidman

Per la Kidman diventare madre è stato un percorso difficile. Recentemente ha raccontato che durante il matrimonio con Cruise ha perso due figli, uno nei primi periodi del matrimonio, perso per una gravidanza extrauterina, l’altro nel 2001, quindi verso gli ultimi mesi di unione, a causa di un aborto spontaneo. Con Cruise ha dunque poi adottato due bambini, Isabella Jane (nata nel 1992) e Connor Anthony (nato nel 1995). Con Keith Urban ha poi le figlie Sunday Rose nel 2008 e Faith Margaret nel 2010.

L’età e l’altezza di Nicole Kidman

10. Nicole Kidman è nata il 20 giugno del 1967 a Honolulu, Hawaii, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1,80 metri.

Fonti: IMDb, biography, thefamouspeople

The Sandman: la serie Netflix di Neil Gaiman si concluderà con la stagione 2

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L’adattamento di Netflix di The Sandman dell’omonima opera di Neil Gaiman si concluderà con l’imminente seconda stagione, come riportato da Variety. La prima stagione ha debuttato nell’agosto del 2022 e non è stata rinnovata da Netflix fino al novembre dello stesso anno. All’epoca, lo streamer esitava anche a definirla una seconda stagione, scegliendo invece di dire che si trattava di “una continuazione del mondo di ‘The Sandman” e non si impegnava a definire il numero di episodi. Sempre Variety ha confermato che la seconda stagione doveva essere l’ultima prima delle riprese.

La serie di ‘The Sandman’ è sempre stata incentrata esclusivamente sulla storia di Dream, e nel 2022, quando abbiamo esaminato il materiale rimanente di Sogno dai fumetti, sapevamo di avere abbastanza storia solo per un’altra stagione”, ha dichiarato Allan Heinberg, showrunner di The Sandman, in una dichiarazione rilasciata a Variety venerdì. “Siamo estremamente grati a Netflix per aver riunito il team e averci dato il tempo e le risorse per realizzare un adattamento fedele in un modo che speriamo sorprenda e delizi i fedeli lettori dei fumetti e i fan del nostro show”.

Il piano di rilascio della seconda stagione non sarà influenzato dalla cancellazione e gli episodi sono ancora previsti per il 2025. La conferma della conclusione dello show arriva comunque in seguito alle numerose accuse di cattiva condotta sessuale rivolte a Gaiman, creatore dei fumetti DC The Sandman e sviluppatore della serie televisiva. Tuttavia, prima che le accuse venissero mosse per la prima volta a Gaiman in un podcast di Tortoise Media nel luglio 2024, fonti vicine alla serie avevano già rivelato che la costosa serie, prodotta da Warner Bros. Television per Netflix, era intenzionata a concludersi con la seconda stagione quando la produzione era in corso nell’estate del 2023.

LEGGI ANCHE: Neil Gaiman, autore di Sandman accusato di violenza sessuale: l’articolo fiume di Vulture

La rivelazione dei personaggi della seconda stagione, che sono stati scritturati nel maggio del 2024, ha ulteriormente indicato che la serie stava saltando alla fine dei fumetti molto prima di quanto i fan avessero previsto. In seguito alle accuse di cattiva condotta sessuale, Gaiman ha anche abbandonato l’imminente stagione finale dell’adattamento televisivo di Good Omens di Amazon e lo sviluppo di un film basato sul suo The Graveyard Book è stato messo in pausa dalla Disney. Più di recente, Gaiman è stato abbandonato dalla sua casa editrice di fumetti di lunga data, la Dark Horse, e il suo musical su Coraline è stato cancellato.

LEGGI ANCHE: Neil Gaiman risponde alle accuse. Ecco le conseguenze sui suoi progetti per cinema e tv

Cosa vedremo nella stagione 2 di The Sandman?

La seconda stagione di The Sandman segue la trama della “Stagione delle nebbie” dei fumetti di Gaiman, in cui Lucifero (Gwendoline Christie) abdica al controllo dell’Inferno e consegna a Morpheus, alias Sogno (Tom Sturridge), la chiave dei suoi cancelli, facendo sì che molti immortali cerchino di convincere Morpheus a dare loro la chiave.

Per la seconda stagione si aggiungono Esmé Creed-Miles nel ruolo di Delirium, Adrian Lester nel ruolo di Destiny, Barry Sloane nel ruolo del Prodigio, Ruairi O’Connor nel ruolo di Orpheus, Freddie Fox nel ruolo di Loki, Clive Russell nel ruolo di Odino, Laurence O’Fuarain nel ruolo di Thor, Ann Skelly nel ruolo di Nuala, Douglas Booth nel ruolo di Cluracan e Jack Gleeson nel ruolo di Puck, Indya Moore nel ruolo di Wanda e Steve Coogan nel ruolo della voce del cane Barnabas.

Tra i membri del cast della prima stagione che ritornano per la seconda stagione di The Sandman ci sono Patton Oswalt nel ruolo di Matthew il Corvo, Vivienne Acheampong nel ruolo di Lucienne, Gwendoline Christie nel ruolo di Lucifer Morningstar, Jenna Coleman nel ruolo di Johanna Constantine, Ferdinand Kingsley nel ruolo di Hob Gadling, Stephen Fry nel ruolo di Gilbert, Asim Chaudhry nel ruolo di Abel, Sanjeev Bhaskar nel ruolo di Cain, Vanesu Samunyai nel ruolo di Rose Walker e Razane Jammal nel ruolo di Lyta Hall.

The Sandman è stata sviluppata da Neil Gaiman, dallo showrunner Heinberg e da David S. Goyer sulla base degli omonimi fumetti della DC di Gaiman, Sam Keith e Mike Dringenberg. Tutti gli episodi della seconda stagione sono stati diretti da Jamie Childs.

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House Of The Dragon: James Norton sarà Ormund Hightower nella stagione 3

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Secondo quanto appreso da Deadline, James Norton sarà l’interprete di Ormund Hightower nella terza stagione di House of the Dragon della HBO. Ormund Hightower, di cui si è parlato nella seconda stagione ma che non è mai apparso sullo schermo, è il nipote di Otto (Rhys Ifans), cugino di Alicent (Olivia Cooke) e Gwayne (Freddie Fox), e il Signore di Oldtown. Attualmente sta guidando la schiera degli Hightower in una marcia su Approdo del Re per sostenere la sua casata contro Rhaenyra (Emma D’Arcy).

Norton ha interpretato in precedenza il ruolo di Hugo Swan in The Nevers della HBO ed è noto anche per i suoi ruoli in Happy Valley e Grantchester. Per quanto riguarda il cinema, è stato visto di recente in Bob Marley: One Love. Tra gli altri suoi film ricordiamo Joy, Piccole donne e Nowhere Special. Non resta a questo punto che attendere di vederlo in quello che si preannuncia essere un personaggio molto importante della stagione 3 di House of the Dragon.

Cosa aspettarsi dalla terza stagione di House of the Dragon?

Basato su Fire & Blood di George R. R. Martin e ambientato 200 anni prima degli eventi di Game of Thrones, House of the Dragon racconta la storia della Casa Targaryen. Un aspetto positivo del fatto che l’amata serie televisiva tragga la sua storia dalle pagine del romanzo di Martin è che i lettori hanno un’idea della storia che verrà e di come si svilupperà fino alla sua sanguinosa e infuocata conclusione. Anche se il finale della seconda stagione è stato piuttosto insoddisfacente per il pubblico, la stagione ha fornito una solida prefigurazione di ciò che verrà.

Sappiamo infatti che sono in arrivo alcune scene di battaglia piuttosto epiche, con la Danza dei Draghi che porterà le cose in acqua con la Battaglia del Calice. Un’altra importante resa dei conti sarà combattuta principalmente tra il Daemon Targaryen di Matt Smith e suo nipote, il principe Aemond Targaryen (Ewan Mitchell). Con così tanto da aspettare, possiamo solo sperare che siano in arrivo ulteriori risposte per quanto riguarda la tempistica di produzione della terza stagione di House of the Dragon.

Superman: citati in giudizio Warner Bros. e DC Comics per violazioni sul diritto d’autore

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La proprietà del creatore di Superman, Joseph Shuster, ha citato in giudizio la Warner Bros. Discovery e la sua DC Comics, sostenendo che non possiedono i diritti per distribuire il film diretto da James Gunn in una manciata di territori chiave. Come riportato da Deadline, il querelante, Mark Warren Peary, esecutore testamentario, ha depositato oggi la causa presso la Corte Federale del Distretto Sud di New York chiedendo “il risarcimento dei danni e un provvedimento ingiuntivo per le continue violazioni da parte dei convenuti in Canada, Regno Unito, Irlanda e Australia, oltre a un provvedimento dichiarativo che stabilisca i diritti di proprietà della Shuster Estate in tutte le giurisdizioni pertinenti”.

La questione è matura per il giudizio, ha dichiarato, “poiché gli imputati stanno attivamente pianificando un nuovo film su Superman e altre opere derivate per un imminente rilascio a livello mondiale”. La Warner, Peary e il suo team legale di lunga data sono stati in tribunale piuttosto spesso prima di questo caso, più recentemente per quanto riguarda i diritti di terminazione ai sensi della legge sul copyright degli Stati Uniti. Ma la questione della reversibilità automatica dei diritti d’autore all’estero in questo caso si è presentata solo anni dopo, ha detto Marc Toberoff, avvocato della proprietà, e non è mai stata effettivamente discussa.

Ora, invece, lo sarà. “Siamo fondamentalmente in disaccordo con i meriti della causa e difenderemo vigorosamente i nostri diritti”, ha dichiarato un portavoce della WBD. In discussione sono i diritti d’autore esteri sul personaggio e sulla storia originale di Superman, di cui sono coautori Jerome Siegel e Shuster. Sebbene Siegel e Shuster abbiano ceduto i diritti di Superman in tutto il mondo al predecessore della DC nel 1938 “per soli 130 dollari (65 dollari a testa), le leggi sul diritto d’autore dei Paesi di tradizione giuridica britannica – tra cui Canada, Regno Unito, Irlanda e Australia – contengono disposizioni che pongono automaticamente fine a tali cessioni 25 anni dopo la morte dell’autore, conferendo alla Shuster Estate l’interesse indiviso sul diritto d’autore del coautore in tali Paesi”, si legge nella causa.

Shuster è morto nel 1992 e Siegel nel 1996. Per effetto della legge, i diritti d’autore esteri di Shuster sono stati automaticamente trasferiti alla sua proprietà nel 2017 nella maggior parte di questi territori (e nel 2021 in Canada). Tuttavia, gli imputati continuano a sfruttare Superman in queste giurisdizioni senza l’autorizzazione dell’eredità di Shuster – anche in film, serie televisive e merchandising – contravvenendo direttamente alle leggi sul diritto d’autore di questi Paesi, che richiedono il consenso di tutti i proprietari congiunti del copyright”.

L’azione legale richiede un processo con giuria, sostenendo che “gli atti di violazione diretta da parte degli imputati sono stati intenzionali e mirati, in totale disprezzo e indifferenza per i diritti dell’autore”. “Come risultato diretto e prossimo della violazione da parte degli imputati dei diritti d’autore e dei diritti esclusivi dell’opera, la querelante è stata danneggiata per un importo da determinare al processo, comprensivo dei danni effettivi della querelante e dei profitti degli imputati”.

Nel frattempo, la proprietà chiede al tribunale un ordine di cessazione e desistenza “che ingiunga ai Convenuti, ai loro funzionari, agenti, dipendenti e a coloro che agiscono di concerto con loro, in via preliminare durante la pendenza di questa azione e in via permanente in seguito, di: violare, o contribuire o partecipare alla violazione da parte di altri del diritto d’autore dell’Opera o agire di concerto con, aiutare o favorire altri a violare il suddetto diritto d’autore in qualsiasi modo; copiare, duplicare, vendere, concedere in licenza, mostrare, distribuire, preparare opere derivate dall’Opera, o in altro modo utilizzare o sfruttare l’Opera, di cui la Querelante è proprietaria congiunta, senza il previo consenso scritto della Querelante o la licenza a farlo”.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

The Lodgers – Non infrangere le regole: la spiegazione del finale del film horror

Il film horror britannico del 2017 The Lodgers – Non infrangere le regole (qui la nostra recensione), diretto da (regista anche delle serie Alex Rider e The Cuckoo), propone una vicenda apparentemente già vista in altri film, ma che prende tuttavia risvolti inaspettati mano mano che la narrazione procede. L’idea per questa storia è nata quando lo sceneggiatore David Turpin immaginò che i fantasmi si impadronissero della sua casa di notte, una volta che lui era andato a letto. Partendo da qui, ha dunque costruito un racconto che si muove a partire dal concetto di casa infestata per aprirsi però poi a scenari insoliti.

La trama di base presenta ad esempio molte somiglianze con “La caduta della casa degli Usher” di Edgar Allen Poe (opera recentemente portata su Netflix con un’omonima miniserie), ad esempio: tre personaggi principali, una sorella e un fratello, e un giovane uomo; la casa remota e fatiscente simile a un maniero, le relazioni incestuose (che si estendono per generazioni), l’aspetto malato dei fratelli, i suggerimenti di una “maledizione” senza nome e la vita dei fratelli legata alla casa. Tutti elementi che compongono il film rendendolo piuttosto intrigante, insieme anche al fatto che le riprese si sono svolte in una delle case più infestate d’Irlanda: Loftus Hall.

La trama di The Lodgers – Non infrangere le regole

Negli anni finali della Grande Guerra, in una decadente magione immersa nella campagna irlandese, vivono isolati Edward e Rachel, due gemelli appena maggiorenni. La loro esistenza è regolata da severe norme imposte dai genitori: non accogliere estranei, non rimanere svegli oltre la mezzanotte, e restare sempre uniti. Queste regole sono sorvegliate da presenze sovrannaturali che, durante il giorno, si celano sotto le assi del pavimento, emergendo di notte per prendere possesso della casa. Edward, intimorito, rispetta le restrizioni, mentre Rachel, desiderosa di libertà, sente il peso di quella vita oppressiva.

Bill Milner e Charlotte Vega in The Lodgers - Non infrangere le regole
Bill Milner e Charlotte Vega in The Lodgers – Non infrangere le regole

La spiegazione del finale del film

Durante una visita in paese, Rachel incontra Sean, un veterano di guerra con una gamba amputata. Tra loro nasce un’intesa e, poco dopo, il ragazzo la raggiunge presso il lago che circonda la villa. Rachel gli confida allora il macabro destino della sua famiglia: i genitori si sono suicidati nelle acque del lago, come già accaduto alle generazioni precedenti. Convinta di essere condannata allo stesso fato, bacia Sean e pensa di concedersi a lui, ma poi si ritrae incerta. Nel frattempo, Edward deve affrontare l’avvocato Birmingham, incaricato della gestione della proprietà: la villa è sommersa dai debiti e l’unica soluzione è venderla. Spaventato dall’idea di infrangere le regole, Edward uccide l’avvocato e offre il suo corpo agli spiriti.

Nel frattempo, Sean viene aggredito da alcuni nazionalisti irlandesi, che lo accusano di tradimento. Ricoverato, riceve la visita di Rachel, ma la madre di lui, ex domestica della villa, la respinge con ostilità. La ragazza allora rivela alla sorella di Sean il terribile segreto della sua famiglia: generazioni di gemelli incestuosi hanno maledetto per sempre la casa. Tornata alla villa, Rachel scopre dell’omicidio di Birmingham e, furiosa, confessa a Edward di essersi concessa a Sean. Lui, furibondo, la trascina sul letto per possederla con la forza, ma si ferma quando capisce che è ancora vergine. Proprio in quel momento, Sean arriva alla porta e tra i due inizia una violenta colluttazione.

Rachel, bloccata nella sua stanza dagli spiriti, vede a quel punto l’acqua iniziare a filtrare dal pavimento. Durante la lotta, Edward si trafigge accidentalmente con il coltello di Sean, ma riesce comunque a ferire quest’ultimo alla mano. In fin di vita, Edward raggiunge la stanza di Rachel e crolla sul letto. Lei fugge da Sean, ma entrambi si trovano intrappolati dall’acqua che inonda la villa sfidando la gravità. Rachel capisce che l’unica via di fuga è sottomettersi al destino e si immerge. Sean si tuffa per salvarla e i due si ritrovano nel lago, ma prima che possano baciarsi, lui viene trascinato negli abissi dagli spiriti.

Charlotte Vega in The Lodgers - Non infrangere le regole
Charlotte Vega in The Lodgers – Non infrangere le regole. Foto di MMAGUIRE E – © MAG

Rachel, mentre urla silenziosamente, viene quindi accerchiata dalle entità, che cercano di afferrarla. Con un ultimo sforzo, riesce a risalire e a emergere dall’acqua. Tornata alla villa, trova Edward agonizzante, che le chiede se ora potranno restare insieme. Rachel risponde semplicemente che i genitori torneranno presto da lui, poi si allontana lungo la strada principale, avvolta in una lunga tunica blu, seguita da un corvo nero, identico all’uccello immaginario che Edward accudiva. Di fatto, lascia suo fratello a morire e si lascia tutto alle spalle, pronta a ricominciare altrove.

Questo atto rappresenta il suo definitivo rifiuto delle regole imposte dalla famiglia e dagli spiriti che governano la casa. La sua fuga simboleggia la rottura con il ciclo maledetto di incesto e autodistruzione che ha tormentato le generazioni precedenti. Fondamentale è poi il ruolo dell’acqua, simbolo di purificazione: dall’acqua Rachel riemerge e rinasce, segnando così la sua liberazione. L’elemento del corvo che la segue, infine, sottolinea un continuo legame con il passato. Si lascia dunque intendere che il proprio vissuto non può essere completamente cancellato, ma si può scegliere di non esserne schiavi.

Rachel è dunque un personaggio che con le sue azioni dimostra che il libero arbitrio esiste e che solo lei può spezzare la catena che la rende prigioniera. Edward, invece, rimane nella casa, ormai condannato. Il suo desiderio di restare con Rachel dimostra quanto sia ancora intrappolato nel retaggio familiare, incapace di immaginare un’esistenza al di fuori di esso. La promessa di Rachel che “i genitori torneranno” può infine essere letta in due modi: come una bugia per confortarlo o come un’amara constatazione del fatto che lui continuerà a essere vittima della maledizione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di The Lodgers – Non infrangere le regole grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunesTim VisionInfinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 31 gennaio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Tornare a vincere: il film con Ben Affleck è ispirato ad una storia vera?

Tornare a vincere (qui la nostra recensione) di Gavin O’Connor potraà non essere direttamente basato su una storia vera, ma presenta abbastanza parallelismi con la realtà e con altri film sportivi da far pensare che lo sia. Il film vede Ben Affleck nei panni di Jack Cunningham, un’ex stella del basket liceale che da allora ha passato momenti difficili con il crollo del suo matrimonio in seguito alla morte del figlio. Mentre la depressione dovuta ai tragici eventi della sua vita lo spinge all’alcolismo, Jack inizia a riprendersi dopo essere stato reclutato per allenare la squadra di basket del suo vecchio liceo, che si trova in difficoltà.

Il film ha ricevuto un’accoglienza molto positiva, con molti elogi per l’interpretazione di Affleck. Il film stesso segna un importante ritorno per Affleck dopo la sua battaglia pubblica contro l’alcolismo. Anche l’ex moglie di Affleck, Jennifer Garner, avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel mantenere in vita il film durante il suo recupero. Tornare a vincere ha dunque tutto l’aspetto di un film che avrebbe potuto avere una didascalia “Basato su una storia vera” durante i titoli di testa. Tuttavia, il film ha un chiaro fondamento nella realtà grazie ai suoi parallelismi con le vicende persoanli di Affleck contro l’alcolismo e la sua risalita verso il successo.

GUARDA ANCHE: Tornare a vincere: intervista a Ben Affleck

Ben Affleck in Tornare a vincere
Ben Affleck in Tornare a vincere

Tornare a vincere non è basato su una storia vera

A prima vista, Tornare a vincere ha una sorprendente somiglianza con ciò che molti spettatori si aspetterebbero di vedere da un film basato su eventi reali. Il film viene presentato come un edificante dramma sportivo di un allenatore sfortunato che diventa un modello per un gruppo di atleti adolescenti, dando loro la giusta spinta per rimettere in forma la loro squadra in crisi. Si tratta di una premessa comune a molti drammi e commedie sportive, come Il sapore della vittoria, Glory Road e Cool Runnings.

Nonostante queste somiglianze superficiali, che potrebbero indurre alcuni spettatori a credere che Tornare a vincere sia una trasposizione sul grande schermo di eventi reali, non è così, almeno non in senso letterale. Tuttavia, come anticipato, il film presenta comunque delle somiglianze con le battaglie personali del suo protagonista, ed è qui che il nucleo della storia prende davvero forma. Sebbene il film condivida somiglianze riconoscibili con altri film sportivi ispirati a eventi reali, Tornare a vincere racconta una storia completamente propria, che risuona fortemente con la realtà.

Ben Affleck e Brandon Wilson in Tornare a vincere
Ben Affleck e Brandon Wilson in Tornare a vincere

Tornare a vincere si ispira alla vita privata di Ben Affleck

Il punto in cui Tornare a vincere si avvicina maggiormente alla vita reale è l’alcolismo di Jack, che rispecchia la medesima battaglia combattuta da Ben Affleck negli ultimi anni. Il tour promozionale del film ha visto lo stesso Affleck essere molto aperto a questo proposito, descrivendo l’impatto che l’alcolismo ha avuto sia sulla sua carriera che sulla sua vita personale. Affleck si è anche notevolmente ripreso in vista di Tornare a vincere, condividendo persino la commovente storia del compleanno di suo figlio in un’intervista. Tuttavia, il film stesso si discosta notevolmente dalla formula tipica della maggior parte dei drammi sportivi che molti spettatori probabilmente si aspettano di vedere, e si tuffa a capofitto in Jack che tocca il fondo.

Se da un lato si mostra Jack visibilmente migliorato mentre allena la squadra, dall’altro non indora gli effetti che l’alcolismo ha avuto sulla sua vita: Jack rimane in lutto per la perdita del figlio e continua a bere anche quando la squadra comincia ad avere successo in campo. Laddove in altri drammi sportivi Jack avrebbe smesso di bere a freddo, Tornare a vincere è molto più aperto sulla realtà dei danni che le abbuffate di alcol di Jack continuano ad avere sulla sua vita e, infine, sulla sua capacità di allenare la squadra. In questo senso, il film presenta un’analogia molto schietta delle recenti battaglie di Affleck, esplorando al contempo gli effetti dell’alcolismo in senso lato in modo sorprendentemente realistico.

Ben Affleck in Tornare a vincere
Ben Affleck in Tornare a vincere

Come l’ispirazione emotiva di The Way Back ha contribuito al film

Sebbene Tornare a vincere non abbia una base reale, è una storia vera in un senso più esoterico del termine. Per prima cosa, il film è una storia notevolmente più cupa rispetto alla maggior parte dei drammi sportivi, e anche rispetto al lavoro passato di Gavin O’Connor in film come Miracle e Warrior. Per molti versi, Tornare a vincere non si preoccupa tanto di essere un film sulla pallacanestro quanto di essere parte di un esame più ampio della battaglia di Jack contro l’alcolismo, ed è qui che si trova il vero impatto emotivo del film. Oltre alla sua onestà senza compromessi nei confronti dei danni inflitti dall’alcolismo, riesce a essere una “storia vera” in un altro senso, più concettuale.

Tornare a vincere è estremamente diretto nel descrivere i danni che Jack sta infliggendo alla sua vita con l’alcolismo e l’impatto che questo ha sulla sua capacità di allenare la squadra. Mentre altri film sportivi vedono l’allenatore al fianco della sua squadra fino all’ultima partita, questo riconosce senza mezzi termini il punto in cui Jack non può più svolgere efficacemente il suo ruolo di allenatore. A questo proposito, è quindi onesto fino al midollo nel non far tornare Jack a bordo campo giusto in tempo per far vincere il campionato alla squadra, ma nell’estrometterlo del tutto dalla partita quando è chiaro che il suo stesso benessere è a rischio. In definitiva, Tornare a vincere non è un film sulla vittoria in campo, ma sul superamento del tributo emotivo che la perdita e la dipendenza possono comportare.

The Transporter Legacy: dal cast al sequel, tutte le curiosità sul film

Quella di The Transporter è una delle trilogie d’azione più note e apprezzate degli ultimi anni, interamente basata sulle capacità e la presenza dell’attore protagonista Jason Statham. Dopo la sua conclusione, nel 2008, questa si è trasformata in vera e propria saga, dapprima con una sfortunata serie televisiva, e in seguito con un nuovo film. Questo è The Transporter Legacy (qui la recensione), arrivato in sala nel 2015 per la regia di Camille Delamarre, fino a quel momento noto come montatore di Colombiana e Taken 2. A garantire la fedeltà alla trilogia originale vi è naturalmente il regista Luc Besson, nuovamente impegnato in qualità di produttore e sceneggiatore.

Contrariamente a quanto ci si aspettava quando il progetto venne annunciato, questo non ha raccontato le origini del personaggio e di come abbia iniziato a svolgere il suo delicato mestiere. Il film, invece, si configura a tutti gli effetti come un reboot, il quale ignora gli eventi della trilogia come se non fossero mai accaduti. Girato anch’esso in Francia, nella città di Parigi, The Transporter Legacy è stato prodotto con un budget di circa 22 milioni di euro. Pur ricevendo un accoglienza critica non propriamente positiva, il film si è invece affermato come i suoi predecessori come un buon successo economico.

Al box office è infatti arrivato a guadagnare 72 milioni di euro a livello globale, lasciando aperta la possibilità di futuri sequel legati a questa nuova ripartenza della saga. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Ed Skrein e Loan Chabanol in The Transporter Legacy
Ed Skrein e Loan Chabanol in The Transporter Legacy. Foto di Bruno Calvo – © 2015 – EuropaCorp USA

La trama di The Transporter Legacy

Il protagonista è ancora una volta Frank Martin, ex mercenario delle forze speciali e ora abile autista esperto in consegne particolarmente rischiose. Conosciuto come “Il Trasportatore”, egli si occupa di consegnare qualunque pacco gli venga assegnato, senza porsi alcuna domanda sul contenuto, chiedendo in cambio solo generose ricompense. Questo suo lavoro non è ovviamente esente dai pericoli, ma anzi lo porta spesso a dover affrontare missioni particolarmente rischiose. Una di queste gli si presenta nel momento in cui viene contattato da Anna, che gli affida l’incarico di condurla verso una segreta missione.

Guidando tra le strade del Principato di Monaco, Frank cerca inizialmente di seguire la propria politica del non fare domande. La sua disponibilità lo porterà però a trovarsi coinvolto in un’operazione ben più complessa di quello che avrebbe mai immaginato. La donna a bordo della sua auto, infatti, intende uccidere il boss della mafia russa Arkady Karasov, noto per i suoi traffici di esseri umani. Questi ha segnato in modo indelebile l’infanzia di Anna, e dovrà ora pagare per quanto fatto. Frank non avrà altra scelta che aiutarla a compiere ciò che deve, trovandosi minacciato in modi più subdoli del previsto.

Il cast del film

Il personaggio dell’autista Frank Martin è strettamente legato al volto di Statham, che lo ha interpretato nei tre precedenti film. Originariamente, l’attore avrebbe dovuto riprendere la parte anche in questo nuovo capitolo, ma a causa di disaccordi con la produzione egli preferì tirarsi fuori dal progetto. A sostituirlo è allora stato chiamato l’attore Ed Skrein, il quale ha raggiunto una prima notorietà interpretando il personaggio di Daario Naharis nella terza stagione di Il Trono di Spade. Per recitare in The Transporter Legacy, l’attore ha poi rinunciato proprio a tale ruolo, venendo sostituito a partire dalla stagione successiva. Per assumere i panni di Frank Martin, si è però dovuto esercitare nel Krav Maga e nelle arti marziali filippine.

Ad interpretare la femme fatale Anna vi è l’attrice e modella francese Loan Chabanol. Anche lei, come il protagonista, si è dovuta esercitare nel combattimento corpo a corpo, raggiungendo il livello di preparazione richiesto dalle scene che la vedono protagonista. L’attore Ray Stevenson è invece presente nei panni di Frank Martin Sr., il padre del protagonista. Si tratta di un personaggio totalmente inedito, che nella precedente trilogia non veniva mai menzionato. L’attore serbo Radivoje Bukvic, noto per Io vi troverò e Die Hard – Un buongiorno per morire, interpreta infine il criminale russo Arkady Karasov.

The Transporter Legacy cast
Tatiana Pajkovic, Ed Skrein, Wenxia Yu e Loan Chabanol in The Transporter Legacy

Ci sarà un sequel di The Transporter: Legacy?

The Transporter: Legacy è stato progettato per essere il primo capitolo di una nuova trilogia. Luc Besson avrebbe dovuto co-finanziare, distribuire, produrre e scrivere tutti e tre i film. Quando però le trattative con Statham sono fallite ed Ed Skrein è stato chiamato a sostituirlo in un reboot, i piani per questa trilogia hanno dovuto essere rielaborati e si è deciso di attendere l’esito del film al botteghino prima di dare per confermati ulteriori film. Una volta uscito in sala, The Transporter: Legacy si è affermato come un modesto successo al botteghino, incassando in tutto il mondo 72,6 milioni di dollari a fronte di un budget di 22 milioni, con un discreto profitto.

Il film non ha fatto bene come Transporter 3, ma abbastanza da rendere possibile un sequel. Ma nonostante questo successo e nonostante i piani precedenti, Transporter 5 non è mai stato realizzato. Probabilmente perché, nonostante il film abbia fatto soldi, la critica e il pubblico non hanno apprezzato il Frank di Skrein come hanno fatto con la versione di Statham del personaggio e si è dunque ritenuto questo protagonista non adatto a caricarsi sulle proprie spalle l’intero franchise. Per vedere un nuovo film di esso potrebbe essere necessario il ritorno di Statham, il quale si era però allontanato per via di disaccordi sul compenso e ad oggi sembra più interessato a dedicarsi ad altri progetti.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di The Transporter Legacy grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision e Infinity+. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 31 gennaio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

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