Nato e cresciuto a Genova, il regista Enrico Casarosa si trasferì giovanissimo a New York, arrivando ben presto a lavorare come storyboard artist per film come Cars – Motori ruggenti, Ratatouillle e Up. Entrando a far parte della Pixar, egli è riuscito a portare in essa anche un po’ d’Italia, che assume ora definitivamente una forma con il primo lungometraggio d’animazione diretto da Casarosa. Si tratta di Luca, ventiquattresimo film del celebre studios e loro primo interamente ambientato nel Bel Paese, in particolare nel paesino di Portorosso, ispirato a quello di Vernazza. Affondando le mani nelle tradizioni italiane, dalla cucina alla bellezza dei luoghi, dai modi di fare al cinema, il regista confeziona una fiaba sospesa tra realtà e leggenda.
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La storia è infatti ispirata ad una serie di leggende e racconti folkloristici italiani che narrano di mostri marini nei mari che bagnano le coste del Paese. In Luca tali miti sono realtà, con il protagonista che è davvero un giovane mostro marino, impegnato in una vita subacquea lontana dai pericoli. L’incontro con Alberto, un’altra giovane creatura dei mari che è però solita vivere in superficie, sconvolgerà l’esistenza del mite Luca. Piano piano, i due ragazzi si avventureranno fuori dalle acque, assumendo la forma di due normalissimi ragazzi e dandosi alla pazza gioia nel paesino di Portorosso, in provincia di Genova. Ma creature come loro non sono ben viste lì e mantenere il segreto sulla loro identità si farà sempre più difficile.
Un’ode all’amicizia, all’estate, alla diversità
Nel dar vita a Luca, Casarosa attinge a sue esperienze da ragazzo, di quando trascorreva le estati in compagnia del suo migliore amico, mentre cercava allo stesso tempo di conoscere meglio anche sé stesso. Il nuovo film Pixar concentra in sé tutti questi elementi, dalla spensieratezza delle amicizie estive al comprendere i cambiamenti che si agitano nel corpo e nella mente di un adolescente. Luca e Alberto stringono un legame innocente, da cui si sviluppa una curiosità reciproca per ciò che c’è al di là del mondo da loro conosciuto. Guidati da questa, i due ragazzi arrivano ad imbattersi in un contesto estremamente colorato e caratteristico.
Un ambiente popolato da anziani che giocano a carte, abiti stesi ad asciugare al sole e dal rombo della mitica vespa rossa fiammante. Casarosa, che ambienta il suo film a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ha dunque modo dar vita a quell’immaginario culturale dell’Italia conosciuto e riconoscibile in tutto il mondo. Non è allora una sorpresa che tra le fonti di ispirazione ci sia il regista Federico Fellini, l’euforia dei suoi film e quel gusto per la dolce vita che non stanca mai. Ponendo a confronto i due protagonisti con questo mondo, Casarosa va però non solo a raccontare lo stile di vita italiano, bensì anche qualcosa di più sottile.
Venendo da un contesto diverso, Luca e Alberto non possono che sentirsi estranei a quanto ora li circonda, e per quanto desiderino farvi parte si ritrovano frenati da una certa paura per l’ignoto. Il loro essere in realtà dei mostri marini, inizialmente presentato come l’elemento che porterà certamente a dei guai, si svela ben presto anche per il suo significato più profondo, ovvero quello di raccontare il diverso. Diversità è oggi un concetto particolarmente esteso e inclusivo, e se anche quella a cui si fa riferimento nel film è la sensazione di sentirsi strani per via di proprie insicurezze, nei mostri marini di Luca si può liberamente rivedere ciò che si desidera.

Luca: la recensione del film
Tutto ciò permette di far acquisire al lungometraggio un respiro particolarmente ampio, che da un contesto particolare va a raccontare qualcosa di universale, in cui tutti possono riconoscersi e immedesimarsi. Si tratta naturalmente di un prodotto dove l’immaginazione e i sentimenti del regista si sposano con quella cura per i dettagli per cui la Pixar è celebre. Qualora la storia non fosse stata all’altezza delle aspettative, Luca sarebbe ugualmente rimasto un film estremamente bello da vedere, per la sua varietà, per i colori, per tutti quegli elementi che, anche se agli italiani ben noti, permettono ugualmente di lasciarsi andare ad esclamazioni di stupore.
La bellezza del film Luca, infatti, sta nel suo svelarsi lentamente, nel suo crescere in parallelo al Luca personaggio. Più quest’ultimo si apre al nuovo mondo, più il film mette in mostra il suo cuore. Naturalmente, quando ciò avviene, l’emozione diventa sempre più incontenibile. Nel momento in cui il film tira le fila del discorso, proprio come i pescatori del racconto tirano a sé la rete da pesca, si rimane catturati da quanto appena visto. Da certe immagini memorabili alla grandezza del puro racconto, fino a giungere ad uno dei finali più belli e struggenti di sempre per la Pixar. Un finale che si apre al mondo, portando lo spettatore con sé.


Se la sacra linea temporale è l’unica nel Multiverso, come possono esserci state versioni così profondamente diverse di Loki? Sappiamo che le linee temporali ramificate vengono create quando qualcuno intraprende un percorso che non avrebbe dovuto seguire. Tuttavia, deve essere successo qualcosa di veramente importante che giustifichi tutte le grottesche versioni del Dio dell’Inganno che vediamo nelle proiezioni condivise da Mobius.
Abbiamo appreso nella premiere che la TVA ha la capacità di “potare” le linee temporali, ma questo secondo episodio approfondisce davvero quali sono le conseguenze di tale azione. Quando una linea temporale viene “potata” dalla TVA, tutto e tutti al suo interno vengono cancellati dall’esistenza. Ciò significa che sia la Variante che ogni altro essere vengono cancellati in modo che la cosiddetta sacra linea temporale possa rimanere intatta.
Siamo davvero certi che ci si possa fidare del giudice Renslayer? Potrebbe nascondere intenti molto più nefasti di quanto sembri a prima vista. Tuttavia, è altrettanto probabile che sia solo una pedina inconsapevole dei Custodi del Tempo. Sicuramente ne sa di più sul trio rispetto a Mobius, che rivela di non averli mai incontrati: il giudice, infatti, afferma che hanno un interesse personale nei confronti di qualunque cosa stia facendo la Variante di Loki mentre gironzola a spasso nel tempo.
Nel secondo episodio, apprendiamo che Miss Minutes sembra essere più di una semplice mascotte e, in effetti, è dotata di un certo livello di sensibilità. Senza speculare troppo, cosa accadrebbe se Miss Minutes fosse un altro lato oscuro della TVA che verrà concretizzato nei prossimi episodi?
La grande rivelazione di questo episodio è che Sophia Di Martino pare interpreti Lady Loki. La TVA ha dichiarato esplicitamente che la Variante che stanno inseguendo è un Loki, e il copricapo che il personaggio indossa nei momenti finale lascia pochi dubbi! Tuttavia, non sembra che le piaccia essere chiamata “Loki” e il Dio dell’Inganno del MCU ha già sottolineato quanto siano impressionanti i suoi “incantesimi”.

I fan dei fumetti conoscono bene le origini di Loki. Tuttavia, anche loro potrebbero non sapere che la sua storia risale alla Golden Age. In realtà, il Dio dell’Inganno è apparso per la prima volta in “Venus #6”, uscito nell’agosto 1949. Si tratta di una serie pubblicata da Timely Comics, precursore della Marvel, scritta dal leggendario Stan Lee.
Loki ha debuttato ufficialmente nell’Universo Marvel non molto tempo dopo il suo inizio. Reimmaginato adesso come più il truffatore che era nella mitologia norrena, ha debuttato in “Journey Into Mystery #85”, uscito nell’ottobre 1962.
Loki si distingue dalla versione mitologica del personaggio per il suo passato tragico. Come raccontato nei film, Loki non è il vero figlio di Odino o il fratello di Thor. È infatti figlio dei loro nemici giurati, i Giganti di Ghiaccio.
Come ha fatto nel primo film degli Avengers, Loki è responsabile della formazione dei Vendicatori nei fumetti. Le circostanze erano però molto diverse. In “Avengers #1” del 1963, sempre di Stan Lee e Jack Kirby, Loki usa Hulk come esca distruttiva per suo fratello.
Una cosa che il MCU non ha ancora fatto con Loki, ma che potrebbe in futuro, è usare i suoi scagnozzi. Uno dei suoi servi più famosi e potenti è Uomo Assorbente. Carl “Crusher” Creel ottiene i suoi poteri per assumere la forma e la sostanza di qualsiasi materiale con cui entra in contatto.
La maggior parte delle trame di Loki nei fumetti, come nei film, sono incentrate sul suo desiderio di governare Asgard o Midgard, o anche entrambi. Nella serie “Loki: Agent Of Asgard”, finalmente realizza il suo desiderio. Non è esattamente ciò che i fan dei fumetti o anche lo stesso Loki si sarebbero aspettati, poiché il cattivo della serie si rivela essere una versione precedente di sé stesso proveniente dal futuro.
Nei fumetti, Loki si è macchiato di moltissimi atti malvagi, inclusi quelli presenti nella trama di “Acts Of Vengence” dei primi anni ’90. In questo epico crossover a fumetti, Loki ha manipolato alcuni cattivi come l’atroce Dottor Destino e Teschio Rosso per lanciare un attacco su larga scala ai Vendicatori e ai Fantastici Quattro.
Loki ha il potere di creare illusioni e nella serie “Mighty Avengers” del 2009, ne ha realizzata una delle sue più iconiche. Loki si finge Scarlet Witch e inganna i Vendicatori nell’attaccare Chthon, Signore del Caos e creatore della Magia del caos, la radice dei poteri di Wanda.

