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Fede Alvarez sui supereroi: “Non mi piacciono. Mi opprimono”

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Già regista di discreti successi come il remake de La Casa e Man in the Dark, Fede Alvarez sta ora presentando in giro per il mondo Quello che non uccide, pellicola tratta dal quarto romanzo della saga ‘Millennium’, il primo della serie scritto dallo scrittore e giornalista svedese David Lagercrantz (edito in Italia da Marsilio Editori), che ha raccolto il testimone di Stieg Larsson – autore dei primi tre romanzi.

Durante la tappa romana, nell’ambito della Festa del Cinema 2018, il regista ha commentato l’ipotesi di considerare la sua Lizbeth Salander, interpretata da Claire Foy, come una specie di supereroe. Ma la sua risposta è stata inaspettata:

“È introdotta come se fosse il classico supereroe, anche se non era intenzionale, non mi piacciono i supereroi, mi opprimono, trovo il loro immaginario profondamente opprimente. So che dovrebbero ispirarti, a partire da ciò che dicono…come quando vedi Captain America sullo schermo…ma riesco solo a pensare che non sarò mai come lui. E’ così. Mi deprime non poter essere così. Capisco che Hollywood sia una macchina incredibile capace di raggiungere persone in tutto il mondo, ma penso anche che siamo arrivati a due livello di saturazione.

Nel caso del film la introduciamo come se fosse un supereroe, e poi inizia a dubitare e far dubitare il pubblico. Mi piace prendere un personaggio e distruggerlo, le tiro addosso ogni sorta di impedimento per raccontare la loro verità. Ed è ciò con cui riesco a identificarmi meglio. Perché penso che, forse, ho qualche chance di essere come loro.”

Quello che non uccide: trailer e poster italiani per il film con Claire Foy

Quello che non uccide arriverà in sala il 31 ottobre.

Wonder Woman 1984: anche Patty Jenkins commenta il cambio di data d’uscita

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La decisione della Warner Bros di posticipare di diversi mesi l’uscita di Wonder Woman 1984 ha riconfigurato il calendario autunnale completamente differente per il 2019. Gli altri titoli in uscita si stanno adesso tutti spostando in prossimità della data che era “appartenuta” al film di Patty Jenkins, giustamente considerato l’avversario da battere al box office.

L’annuncio è stato fatto da Gal Gadot via Twitter, e adesso, attraverso lo stesso canale social, anche la regista Jenkins commenta piena di entusiasmo lo spostamento dell’uscita in sala del sequel targato WB/DC Comics. Patty ha spiegato che non vede l’ora di far vedere a tutto il mondo il lavoro che sta portando avanti con la sua troupe e il suo bellissimo cast.

Con la produzione ancora in corso, questo ritardo garantirà a Patty Jenkins e alla sua squadra tanto tempo in più per lavorare al film, con più spazio per riprese aggiuntive e post-produzione. Per quanto riguarda le prossime uscite DC al cinema, sono in programma Shazam!, già girato, e Birds of Prey con Margot Robbie e Joker con Joaquin Phoenix.

Wonder Woman 1984: ecco come tornerà Steve Trevor?

Il film vedrà ancora come protagonista Gal Gadot opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la sceneggiatura è stata curata da Goeff Johns e Patty Jenkins.

Wonder Woman 1984 arriverà al cinema il 5 giugno del 2020.

Avengers 4: sarà presentato un nuovo eroe, oltre a Captain Marvel?

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Continuano le teorie e le speculazioni su Avengers 4 e ieri sera, una foto trapelata dal set del film, potrebbe aver confermato un’idea a lungo immaginata dai fan. L’immagine in questione vede Gwyneth Paltrow indossare una specie di armatura, un costume molto simile a quelli indossati da Ant-Man e Wasp.

Sembra molto probabile, quindi, che ci sarà un bel po’ d’azione anche per Pepper Potts che si trova, secondo le teorie, di fronte a un bivio. Da una parte c’è chi pensa che potrebbe trattarsi di una tuta per il viaggio nel tempo attraverso i vortici temporali nel Regno Quantico. Magari Pepper potrebbe finalmente prendere parte attiva nella lotta contro i cattivi, come accaduto in Iron Man 3. L’altra teoria sembra invece più attendibile e vedrebbe la compagna di Iron Man trasformarsi in Rescue, un nuovo eroe al femminile che andrebbe ad affiancare Captain Marvel nella lista di new entry nel film dei Fratelli Russo.

Se questo dovesse essere vero, l’immagine vista ieri sarebbe il primissimo sguardo alla Mark 1616, l’armatura di Potts, molto diversa per spirito e funzionalità, a quella di Iron Man, che si adatta alle doti che Pepper assume dopo l’impianto del Reattore Arc. A sostegno di questa teoria, ecco una foto in cui compare una miniatura di quella che sembra esattamente Rescue!

Potete vedere il personaggio in foto, in basso a destra.

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Terminator 6 sostituisce Wonder Woman 1984 nello slot d’uscita

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Terminator 6 sostituisce Wonder Woman 1984 nello slot d’uscita

La Paramount Pictures ha spostato l’uscita di Terminator 6 nello slot appena lasciato libero da Wonder Woman 1984. Così adesso il film che vede tornare Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger nei ruoli di Sarah Connor e del T-800 arriverà all’inizio di novembre 2019. Il film era previsto inizialmente per il luglio 2019, ma con lo spostamento del film con Gal Gadot e Chris Pine, diretto da Patty Jenkins, a giugno del 2020, si è liberato uno slot molto propizio alla fine dell’autunno.

Terminator 6 arriverà in sala il 15 novembre 2019, e questa data d’uscita lo pone in concorrenza con il reboot di Charlie’s Angels, al momento in fase di produzione.

Terminator 6: Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger di nuovo insieme

Il film “fingerà” che Terminator 3, 4 e 5 non siano mai esistiti e continuerà la storia da Terminator 2: Il Giorno del Giudizio.

Nel cast del film tornano Arnold Schwarzenegger e Linda Hamilton. Completano il cast Mackenzie Davis, Diego Boneta Gabriel Luna.

Alla regia di Terminator 6 è stato confermato Tim Miller. Il film sarà un sequel del secondo capitolo e vedrà Linda Hamilton tornare nei panni dell’eroica Sarah Connor.

Joker teoria: chi ha ucciso Thomas e Martha Wayne?

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Joker teoria: chi ha ucciso Thomas e Martha Wayne?

La Warner Bros ha scelto Dante Pereira-Olson per interpretare un Bruce Wayne, e Douglas Hodge come nuovo Alfred Pennyworth cinematografico, attori che si uniscono al cast di Joker, il film attualmente in fase di riprese con Joaquin Phoenix nel ruolo del titolo e diretto da Todd Phillips.

Dopo il parziale fallimento dell’ultima incarnazione di Joker da parte di Jared Leto in Suicide Squad, la WB ha scelto di fare spazio a un progetto più originale, che racconterà l’origine del Clown Principe del Cirmine e non dubitiamo che il film sarà una ventata d’aria fresca nel panorama degli odierni cinecomic e che forse potrebbe operare delle scelte molto particolari. A sostegno di queste “scelte particolari” sta prendendo piede una teoria, in rete, che vorrebbe Phillips omaggiare Tim Burton e il suo racconto cinematografico di Batman.

Sappiamo che nel film ci saranno Martha e Thomas Wayne, e sappiamo ora che anche il piccolo Bruce e Alfred saranno presenti (anche se non possiamo immaginare in che modo saranno inseriti nella storia). Insomma, gli elementi del mondo di Batman ci saranno, ma si avanza l’ipotesi che l’omaggio a Burton sarà far ammazzare i genitori di Bruce da Arthur Fleck, così come il regista aveva fatto uccidere i Wayne da Jack Napier/Joker e non da un criminale qualsiasi come nei fumetti.

Se questa teoria dovesse essere confermata, potrebbe rappresentare un ottimo gancio per il lancio di un nuovo corso degli eventi, alla Warner Bros/DC Comics, in cui un universo condiviso potrebbe essere ripensato e ricostruito dalle fondamenta.

Joker: Joaquin Phoenix a confronto con Romero, Nicholson, Ledger e Leto

Joker arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come ufficializzato nelle ultime ore dalla Warner Bros e sarà diretto da Todd Phillips (Una notte da leoni).

Il film sarà ambientato nel 1980, e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Ufficiali nel cast del film Joaquin Phoenix, Zazie Beetz, Robert De Niro, Frances Conroy, Marc Maron.

The Crown 3: Emerald Fennell sarà Camilla Parker Bowles

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The Crown 3: Emerald Fennell sarà Camilla Parker Bowles

Cresce il cast dei protagonisti di The Crown 3,l’annunciata terza stagione di The Crown, la serie tv targata Netflix. Ebbene oggi grazie a apprendiamo che Emerald Fennell è entrata a far parte del cast.  L’attrice sarà Camilla Shand divenuta poi Camilla Parker Bowles.

La notizia arriva dopo avervi rivelato qualche settimana fa la prima foto ufficiale di Olivia Colman nella terza stagione.

The Crown 3

The Crown 3 è la terza stagione della serie televisiva anglo-americana The Crown creata e scritta da Peter Morgan per Netflix. La serie è incentrata sulla vita di Elisabetta II del Regno Unito e sulla famiglia reale britannica. Morgan ha pianificato sei stagioni da dieci episodi ciascuno per coprire tutta la vita della regina Elisabetta, con l’intenzione di cambiare il cast principale ogni due stagioni. Claire Foy interpreta la protagonista nei primi anni del suo regno, affiancata da Matt Smith nei panni del principe Filippo e Vanessa Kirby nel ruolo della principessa Margaret. Olivia Colman interpreterà la regina nella terza e nella quarta stagione.

La serie è girata agli Elstree Studios nell’Hertfordshire, oltre che in varie location nel Regno Unito.

Ti presento Sofia: anteprima gratuita con Cinefilos.it, cerca la tua città!

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Uscirà il 31 ottobre 2018, distribuito da Medusa, Ti presento Sofia, la nuova commedia diretta da Guido Chiesa con Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti.

Cinefilos.it offre la possibilità a pochi fortunati di vedere il film gratis, in anteprima, in diverse città d’Italia, domenica mattina, 28 ottobre 2018! Ci sono a disposizione tanti inviti gratuiti validi per l’ingresso di 2 persone, per ognuna delle città.

CERCA LA TUA CITTA’ E PRENOTA IL TUO BIGLIETTO

Il trailer di Ti Presento Sofia

La trama del film: Gabriele, ex rocker e ora negoziante di strumenti musicali, divorziato, è un papà premuroso e concentrato esclusivamente su Sofia, la figlia di 10 anni. Quando gli amici gli presentano delle possibili nuove compagne lui parla della figlia, azzerando ogni chance. Un giorno però nella sua vita ricompare Mara, che vede da 10 anni e che è diventata un’importante fotografa. Lui se ne innamora ma c’è un grosso ostacolo da superare: lei non vuol sentire neanche parlare di bambini. Gabriele decide quindi di nasconderle la presenza di Sofia. L’impresa però non sarà per niente facile.

Leggi la recensione di Ti Presento Sofia

Avengers 4: la Marvel stuzzica i fan sul trailer in arrivo

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Avengers 4: la Marvel stuzzica i fan sul trailer in arrivo

La pagina ufficiale della Marvel ha condiviso un criptico video in cui compare Visione/Paul Bettany, “seduto a pensare” con la didascalia “Aspettando il trailer di Avengers 4. Si tratta sicuramente di un video teaser che ci promette in un modo sadico che il trailer del nuovo attesissimo film Marvel è pronto e che potrebbe arrivare tra pochissimo.

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

#RomaFF13: Sigourney Weaver incontra il pubblico

#RomaFF13: Sigourney Weaver incontra il pubblico

Nel programma degli Incontri Ravvicinati, la Festa del Cinema ospiterà la grande attrice newyorkese Sigourney Weaver (ore 18.30 Sala Petrassi. Grazie a una miscela di talento e doti attoriali che l’hanno resa una delle interpreti più versatili del cinema contemporaneo, Weaver ha affrontato ruoli e generi profondamente diversi, dalla fantascienza al thriller, dalla commedia al cinema di impegno civile. Straordinaria la lista dei registi che l’hanno scelta come protagonista dei loro film, da Ridley Scott a Ivan Reitman, da Mike Nichols ad Ang Lee, da Roman Polanski a David Fincher e James Cameron. Memorabili le sue interpretazioni nella saghe di “Alien” e di “Ghostbusters”, in Gorilla nella nebbia e Una donna in carriera (che le sono valsi il Golden Globe), ne La morte e la fanciulla fino ad Avatar, film di maggior incasso della storia del cinema.

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#RomaFF13: Stan & Ollie e Viggo Mortensen nella selezione ufficiale

Il programma della Selezione Ufficiale della Festa del cinema di Roma, nella giornata di mercoledì 24 ottobre, ospiterà altri tre film.

Steve Coogan e John C. Reilly sono i protagonisti di Stan & Ollie, il nuovo film di Jon S. Baird che verrà presentato in Sala Petrassi alle ore 20.30. Stan Laurel e Oliver Hardy, alias Stanlio e Ollio, i due comici più amati al mondo, partono per una tournée teatrale nell’Inghilterra del 1953. Finita l’epoca d’oro che li ha visti re della comicità, vanno incontro a un futuro incerto. Il pubblico delle esibizioni è tristemente esiguo, ma i due sanno ancora divertirsi insieme, l’incanto della loro arte continua a risplendere nelle risate degli spettatori, e così rinasce il legame con schiere di fan adoranti. Il tour si rivela un successo, ma Laurel e Hardy non riescono a staccarsi dall’ombra dei loro personaggi, e fantasmi da tempo sepolti, uniti alla delicata salute di Oliver, minacciano il loro sodalizio. I due, vicini al loro canto del cigno, riscopriranno l’importanza della loro amicizia.

Green Book di Peter Farrelly sarà invece proiettato in Sala Sinopoli alle ore 22. Sullo sfondo della New York degli anni ’60, Tony Lip (Viggo Mortensen) è un ex rinomato buttafuori che finisce a fare l’autista di Don Shirley, giovane pianista afro-americano. Lip deve accompagnare il pianista prodigio in un lungo tour nel profondo sud degli Stati Uniti. Dopo alcune prime difficoltà, il viaggio nelle regioni razziste degli Stati Uniti porta i due a stringere una forte e straordinaria amicizia.

L’ultimo film della Selezione Ufficiale presentato nella giornata sarà Hermanos di Pablo Gonzaléz. La proiezione, che si terrà in Teatro Studio Gianni Borgna Sala Siae alle ore 21.30, sarà preceduta da uno dei corti finalisti di “Cuori al buio”. Il protagonista di Hermanos è Federico Fierro che, dopo aver scontato una pena di sette anni per complicità in una rapina finita male, torna nella sua città natale in cerca di redenzione, dove il tempo sembra essersi fermato: sua madre gli vuole ancora bene, suo padre continua a non fidarsi di lui, il fratello Ramiro è sempre coinvolto in affari loschi. Federico cerca di tornare a una vita normale trovando lavoro in una miniera, ma presto resta invischiato in una questione di debiti tra Ramiro e uno spietato criminale locale. Mentre lottano contro il tempo per pagare i debiti a tutti i costi e salvare se stessi e la loro famiglia dal destino crudele che li perseguita, i due fratelli finiscono in una spirale di violenza e caos.

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Stanlio e Ollio, recensione del film con John C. Reilly e Steve Coogan

#RomaFF13: Quello che non uccide con Claire Foy all’Auditorium

La tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ospita il ritorno sul grande schermo di Lisbeth Salander, figura di culto e personaggio principale dell’acclamata serie di libri “Millennium” creata da Stieg Larsson: domani, mercoledì 24 ottobre alle ore 19.30 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, si terrà l’anteprima mondiale di The Girl in the Spider’s Web (Millennium: Quello che non uccide) di Fede Álvarez, primo adattamento del recente bestseller mondiale scritto da David Lagercrantz. La vincitrice del Golden Globe, Claire Foy, protagonista della serie The Crown, interpreterà l’iconica hacker sotto la direzione del regista che ha firmato il thriller Man in the Dark: nel cast, nel ruolo del giornalista Mikael Blomkvist, l’attore svedese Sverrir Gudnason (Borg McEnroe), e nei panni di Camilla, la sorella di Lisbeth scomparsa da tempo, l’attrice olandese Sylvia Hoeks (Blade Runner 2049).

Quello che non uccide: trailer e poster italiani per il film con Claire Foy

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Millennium – Quello che non uccide, recensione del film con Claire Foy

Justice League: Zack Snyder mostra due artwork disegnati da lui

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Justice League: Zack Snyder mostra due artwork disegnati da lui

La versione di Justice League firmata da Zack Snyder sarebbe stata molto diversa, se solo il regista fosse riuscito a finire il film, tuttavia sembra che almeno per ora non la vedremo mai. Snyder sembra non aver rinunciato ancora a parlare del film che fu costretto ad abbandonare, e così periodicamente condivide segreti e dettagli di quello che sarebbe dovuto essere il film.

Su VERO, nelle ultime ore, ha condiviso due artwork dal film, che raffigurano Batman e Flash, personaggi che nel film portano avanti una linea comica molto riuscita e che intrecciano un rapporto allievo/mentore che, per la lettura dei personaggi in questo universo cinematografico (nato morto) poteva anche avere un senso. Il Batman “anziano” di Ben Affleck poteva essere una buona ispirazione per il giovane Ezra Miller/Flash, soprattutto data la sua completa solitudine e la sua ferma volontà di farsi degli amici.

Zack Snyder voleva uccidere Batman in uno dei sequel di Justice League

Inoltre la cupezza dell’uno in contrapposizione con l’allegria e l’iperattività dell’altro creavano un piacevole scambio di toni, nel film. Ecco cosa ha pubblicato Snyder:

Con l’allontanamento di Zack Snyder, il franchise ha perso l’identità che si stava costruendo, una identità non molto gradita dalla maggioranza dei fan ma che manteneva comunque una coerenza nella rappresentazione cinematografica dei personaggi. Adesso gli eroi DC al cinema hanno preso strade complicate e non sappiamo se mai si riuscirà a vederli di nuovo insieme sul grande schermo, magari con un esito migliore.

Imagine Dragons: il videoclip di “Zero” per Ralph Spacca Internet

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Dopo il secondo trailer ufficiale arriva il video clip ufficiale di “Zero” la canzone degli Imagine Dragons che sarà la colonna sonora di Ralph Spacca Internet.

Gli Imagine Dragons, non sono nuovi al cinema, infatti era loro la canzone che ha accompagnato tutta la campagna marketing di Mission: Impossible – Fallout. Invece per Ralph Spacca Internet hanno composto un intero prezzo dedicato al nuovo film d’animazione della Disney.

Il video clip è disponibile all’ascolto ad un mese circa dal debutto dell’intera colonna sonora.

Ralph Spaccatutto è arrivato nelle sale americane il 2 novembre 2012, registrando l’incasso d’apertura più alto di sempre per un film di Walt Disney Animation Studios, all’epoca della sua uscita.

LEGGI ANCHE Ralph spacca internet: perché Leia non è tra le Principesse Disney

Diretto da Rich Moore e Phil Johnston e prodotto da Clark Spencer, il nuovo lungometraggio d’animazione Disney Ralph Spacca Internet arriverà nelle sale italiane il 1° gennaio 2019 e vedrà la partecipazione di Fabio Rovazzi con uno speciale cameo nella versione italiana del film. Grande fan della saga di Star Wars, Rovazzi interpreterà tre stormtrooper e la sua voce è già presente nel nuovo trailer.

Ralph Spacca Internet, la trama

In Ralph Spacca Internet il pubblico lascerà la sala giochi di Litwak per avventurarsi nel grande, inesplorato ed elettrizzante mondo di Internet, che potrebbe anche non resistere al tocco non proprio leggero di Ralph. Insieme alla sua compagna di avventure Vanellope von Schweetz, Ralph dovrà rischiare tutto viaggiando per il World Wide Web alla ricerca di un pezzo di ricambio necessario a salvare “Sugar Rush”, il videogioco di Vanellope. Finiti in una situazione fuori dalla loro portata, Ralph e Vanellope dovranno fare affidamento sui cittadini di Internet per trovare la giusta direzione.

Avengers 4: il nuovo aspetto di un personaggio da una foto dal set

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Instagram diventa la fonte dell’ennesimo spoiler riguardante Avengers 4, e stavolta la foto “incriminata” svelerebbe il nuovo look di un personaggio noto del MCU e il suo costume. Come potete vedere nell’immagine qui sotto, Gwyneth Paltrow – interprete di Pepper Potts dal primo Iron Man – indossa l’uniforme di Rescue.

Questa versione del personaggio è stata vista nella serie animata Iron Man Armored Adventures, e i colori sembrerebbero corrispondere perfettamente.

Vi ricordiamo che ad un certo punto dei fumetti Pepper indossa l’armatura Mark 1616, molto diversa da quella di Tony Stark, progettata specificatamente per le abilità acquisite dalla donna dopo l’impianto del Reattore Arc.

Che ne pensate?

 

 

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MCU: il modo migliore per prepararsi all’arrivo di Avengers 4

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Fonte

They Shall Not Grow Old: recensione del doc di Peter Jackson

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They Shall Not Grow Old: recensione del doc di Peter Jackson

“Volevo attraversare le nebbie del tempo e portare questi uomini da noi, così da fargli riacquistare la loro umanità”. È questa la prima dichiarazione ufficiale che Peter Jackson ha rilasciato, commentando il suo ultimo film, They Shall Not Grow Old, un documentario realizzato per la BBC.

Presentato in anteprima al London Film Festival e portato anche alla Festa del Cinema di Roma 2018, il film è stato realizzato utilizzando materiale dall’archivio dell’Imperial War Museum, video d’epoca restaurati, colorati, rimontati, addirittura convertiti in 3D, insomma “rivitalizzati” secondo lo scopo artistico dello stesso Jackson, che ha dato così vita a un film in cui le immagini d’archivio si sovrappongono le voci fuori campo dei veterani, interrogati su quella che fu la terribile esperienza della guerra. Il risultato è un racconto realistico, ovviamente, molto emozionante, viscerale, grazie soprattutto alla testimonianza che i soldati ancora in vita hanno regalato al progetto, ma anche alla capacità di Peter Jackson di raccontare per immagini, scegliendo e selezionando quelle più adatte a raccontare la sua storia, ma soprattutto la Storia.

Sembra sicuramente insolito per un regista con il curriculum di Peter Jackson cimentarsi in un film documentario, genere che dovrebbe essere l’opposto di quella epopea fantasy che, con Il Signore degli anelli prima e con Lo Hobbit dopo, ha contribuito a far rinascere sul grande schermo. They Shall Not Grow Old è invece proprio il  tipo di documentario che ci si potrebbe aspettare da lui. Mettendo da parte per un attimo il contenitore, il genere in senso stretto, il film è l’espressione massima di ciò che Jackson ha raccontato nel cinema di finzione: il racconto eroico dell’uomo di fronte all’orrore della guerra.

Inoltre, il materiale scelto da Jackson è crudo, violento, non risparmia nessuna bruttura, nessuna ferita, permettendo così al regista di attingere anche alla sua prima produzione, più squisitamente splatter. La violenza delle immagini reali sembra essere la bandiera antimilitarista sotto la quale si protegge Peter Jackson, un tentativo di (far) ricordare quello che è stato e di allontanare ancora per un po’ il ripetersi di quello stesso orrore. They Shall Not Grow Old è un commosso ricordo, una precisa testimonianza, che conferma anche come la perizia tecnologica, nel cinema, si possa mettere a servizio dell’intenzione artistica: colorare e dare dimensione (con il 3D) a immagini d’archivio in bianco e nero restituisce vita, volto e identità a quelle persone che hanno fatto la Storia, ma il cui nome non sarà mai scritto nei libri di scuola.

Il trailer di They Shall Not Grow Old

https://www.youtube.com/watch?v=EHYRfukHToc

#RomaFF13: Manuel Agnelli e gli Afterhours festeggiano i trent’anni della band

Trent’anni in un concerto. La voce profonda di Manuel Agnelli accompagna l’arrivo degli Afterhours sul palco del Forum di Assago, filmati “in segreto” dal regista Giorgio Testi durante lo storico live del 10 aprile 2018. Una festa, oserebbe dire, per festeggiare i primi trent’anni di carriera di una band che ha radicalmente scosso le radici della musica alternativa italiana portando nel paese della canzone popolare qualcosa di nuovo e mai sentito.

Le immagini riprese da Testi sono confluite nel docu-film Noi siamo Afterhours, presentato in anteprima assoluta alla Festa del Cinema di Roma, e che alterna le fasi più emozionanti della serata ai ricordi di Agnelli sugli esordi – quando il gruppo si esibiva ancora in inglese – passando per le tournée internazionali in America e i cambi di formazione fino alla line up attuale.

Tutto nasce con un errore: quello di Manuel all’inizio del concerto quando ha preso la nota sbagliata“, confessa il regista, “Ed è stato un po’ la nostra benedizione. Penso davvero che ciò che abbiamo fatto con questo documentario sia assolutamente inedito nel panorama italiano, soprattutto nella scena rock“. La struttura di Noi siamo Afterhours è infatti stramba, per come è stato pensato e realizzato, e a spiegarlo è lo stesso Agnelli: “Di solito quando decidi di girare qualcosa del genere hai a disposizione tre date da cui selezionare le scene migliori. Qui invece si trattava di un solo concerto, e poteva andare tutto storto. Ma è proprio questo che ha contraddistinto il film: la magia di quella sera al Forum. Con più giorni forse sarebbe stato impossibile riprodurre quell’effetto.

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Abbiamo iniziato a parlare del progetto circa un anno prima dell’evento, partendo dell’aspetto scenografico, quindi dalla disposizione del palco all’uso degli effetti visivi, e poi siamo entrati più dettagliatamente nel discorso registico“, spiega Testi, “Sapevamo però di avere tra le mani un’occasione irripetibile. Non era soltanto un concept film come quello realizzato per Hai paura del buio? nel 2014, ma anche un modo per raccontare trent’anni di storia della band attraverso spezzoni e parentesi più poetiche. A questo ho aggiunto un elemento che mi affascina da sempre, ovvero i momenti precedenti allo spettacolo, quando gli artisti escono da se stessi e si trasformano in altro; nel mentre però pensano e ripensano, c’è della roba che gli frulla in testa, un’incertezza…a questo serviva la voce di Manuel come narratore, in quanto leader degli Afterhours“.

Tanta preparazione non ha impedito al “caso” di intervenire sul concerto, come dichiarato da Agnelli in conferenza stampa: “È stato casuale trovarsi ed è casuale ciò che ne è uscito, nonostante il nostro estenuante lavoro di prove. Ma immaginate quanto sarebbe stato inutile tutto questo se il caso non fosse intervenuto positivamente. Non decidi tu, è il concerto a farlo, e se rimani nella media non rischi. Se ti lasci andare però rischi il disastro ma se hai abbastanza fortuna riesci a raggiungere un certo livello emotivo. Ed è ciò che ci è successo quella sera grazie alla magia, al suono, al pubblico“.

noi siamo afterhours

La cura maniacale per i dettagli, dal missaggio sonoro alla valorizzazione degli strumenti, in un solo giorno di riprese è risultata una sfida non indifferente per la band, che un po’ corrisponde perfettamente all’atteggiamento degli Afterhours nei confronti della musica: mai statico e sempre sul limite del pericolo. Al video sono state poi aggiunte delle battute in voiceover di Manuel Agnelli che si manifestano in vari modi, in forma di pensiero rispetto al concerto, alla storia degli Afterhours, ai vari volti del gruppo.

Il film fotografa benissimo il nostro momento storico, perché è un punto di arrivo e di ripartenza, ed esprime la pausa di riflessione che ci siamo presi per non ripeterci e per capire che cosa vogliamo diventare“, continua Agnelli. “Non abbiamo più nulla da dimostrare a noi stessi, ma siamo coscienti e consapevoli di cosa ci serve per andare avanti“. E su ciò che rende la band così unica, il frontman dichiara che Siamo persone molto diverse, e diversi sono i motivi per cui facciamo ciò che facciamo. Io ho bisogno di esprimere ciò che non riesco ad esprimere tutti i giorni, nella vita quotidiana, cose scure o violente, e di certo non vado in giro a tirare testate alla gente. Eppure lo vorrei. D’altronde è qualcosa che appartiene a tutte noi come esseri umani, il non riuscire ad esprimere le cose che ci teniamo dentro. Sul palco invece mi sento libero di farlo, e questo lavoro mi ha aiutato a crescere e a superare e capire certi momenti.

Benedetti da una nuova popolarità, gli Afterhours sono pronti per le prossime sfide. “Siamo cambiati, come persone, ed è cambiato il significato del nostro fare musica”, chiude Agnelli. “All’inizio volevamo solo essere disturbanti e scatenare reazioni… finivano sempre con l’essere negative. Poi abbiamo deciso, o meglio, è successo che abbiamo cercato un nuovo modo di rapportarci con il pubblico. E finalmente da qualche anno l’abbiamo trovato, modo più empatico, accettando di essere diventati diversamente disturbanti. L’energia ci arriva dai ragazzi giovani, e la soddisfazione più grande è continuare ad avere un senso per qualcuno. Non siamo memoria ma presente, che trasmette emozioni a persone che adesso sono la realtà“.

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#Romaff13, George Tillman Jr.: “Una sola voce può essere l’inizio del cambiamento”

Il regista George Tillman Jr. è arrivato a Roma per presentare alla Festa del Cinema il film The Hate U Give, tratto dall’omonimo romanzo di Angie Thomas che narra la storia di Starr, una ragazza Afro americana che assiste alla morte del suo amico Khail per mano della polizia. 

Quando ha scoperto questo romanzo e cosa l’ha colpita di questa storia?

A gennaio 2016 stavo lavorando alla serie tv Luke Cage per la Marvel e la Disney e fui molto fortunato perché il libro non era stato ancora pubblicato e io l’ho letto in anteprima. Appena l’ho iniziato a leggere ho capito che ero realmente connesso alla storia e mi ci sono subito ritrovato. Per prima cosa ho parlato al telefono con la scrittrice Angie Thomas e una delle cose che più mi hanno colpito era questa idea di identificazione che c’era alla base. Nella cultura afroamericana cec questo modo di comportarsi che si chiama “code switching”, che in poche parole significa che sei un afroamericano quando sei nella tua comunità ma quando vai nel mondo dei bianchi cambi quello che sei. Diventi qualcun altro solo per far sentire meglio le altre persone e questa è una cosa che tutti gli afroamericani affrontano ogni giorno anche se va bene essere se stessi. Ero molto legato alla storia personale di Starr: sentivio che l’idea della police brutality fosse una storia importante ma è la storia di Starr che cerca la sua voce rimanendo se stessa e non compromettendosi, che mi ha veramente colpito.

Non pensa che il problema alla base sia che la popolazione americana detiene il 40% delle armi nel mondo?

Certamente e infatti questa è un altra parte della storia della Thomas che mi ha colpito molto: c’è un enorme problema relativo al controllo delle armi. Ma perché la razza è un problema così grande? Io penso che sia possibile ricollegarlo al capitalismo e di conseguenza ai primi schiavi: quando gli schiavi cercavano di scappare c’erano le pattuglie che li prendevano e li riportavano nelle loro terre. Le forze di polizia in America sono un evoluzione delle pattuglie degli schiavi e una cosa dopo l’altra è normale che la razza sia così rilevante in questo discorso. La frase più importante che viene detta nel film secondo me è “Il colore della nostra pelle è la nostra arma”: tutto è riconducibili alla schiavitú, alle proprietà, al commercio… quindi riconducibile al controllo delle droghe nella comunità, dei lavori, delle prigioni e infine di nuovo al capitalismo. È tutto un enorme cerchio e chi è che ne paga le conseguenze? Il controllo delle armi è sicuramente un grande problema ed è per questo che ho voluto venisse rappresentato nel film.

All’inizio del film Starr viene istruita e le vengono detti quali sono i suoi diritti: non sarebbe giusto che ogni ragazzino, bianco o nero, ricevesse una lista dei diritti di cittadino?

C’è una grande divisione al momento nel paese di genitori che fanno discorsi ai propri figli. Il “discorso” che viene fatto ai bambini bianchi o privilegiati riguarda le api e i fiori, al fatto che vanno usati i preservativi e che bisogna essere rispettosi e rispettare l’altro quando si parla di sesso. Invece in altre comunità, che siano afroamericane o di ceto sociale più basso, bisogna affrontare il problema della violenza da parte della polizia, quindi il “discorso” è molto importante perché concerne la loro vita di tutti i giorni e il loro modo di sopravvivere. In alcune parti dell’America certe persone non hanno mai sentito questo tipo di “discorso” ed è per questo che il film inizia partendo dalla strada di questa comunità come tante fino a che non si avvicina ed entra nella finestra di questa famiglia. È una situazione di tutti i giorni. Quindi c’è una grande divisione su gente totalmente ignara di questa realtà perché la loro vita privilegiata gli ha permesso di mai doversi preoccupare di come comportarsi di fronte alla polizia. Penso che tutti i genitori però dovrebbero insegnare queste cose o almeno a rispettare gli altri, ascoltare, aiutare e far notare che il problema esiste.

Partendo dal libro, quale è il messaggio che voleva comunicare da regista?

C’è una scena alla fine che è stata una mia interpretazione rispetto a cosa c’è nel libro e il suo significato è che queste cose non devono continuare ad accadere e il saper usare la propria voce, sia da piccoli che da adulti, è molto importante. Lottare per le cose in cui si crede anche se bisogna superare grandi ostacoli è il messaggio che volevo far trasparire come regista e anche che una sola voce può influenzarne tante altre o far pensare a cose a cui ancora non si era pensato.

Alla Festa del Cinema è stato presentato il film di Barry Jenkins un film che affronta la stessa tematica e lui aveva un idea abbastanza precisa che nonostante tutto l’odio, abbiamo tanta bellezza, dignità e forza per superarlo. Dal punto di vista del suo film, crede che queste cose possano bastare a superare queste tragedie?

Si è questa è una cosa molto importante per me parlando di Starr e la famiglia Carter. Ricordo anche quando, negli anni 70, mio padre venne licenziato e circa nello stesso momento un giovane uomo venne ucciso non lontano da casa nostra. Lui ci disse che siccome era stato licenziato sarebbe stato un Natale più duro e ricordo perfettamente che nonostante questo è tutto quello che stava succedendo nella nostra comunità, la mia famiglia restò concentrata, felice, unita, gioiosa: c’erano risate e c’erano anche lacrime. La vita in famiglia era piena di alti e bassi, non solo nella nostra ma anche la vita dei nostri vicini, ma trovavamo sempre un motivo di gioia. Quello che volevo fare con la famiglia Carter era proprio questo: mostrare checnonostante fossero tempi duri, trovavano comunque il modo di essere uniti, felici, ridere e pregare insieme. E penso che questo sentimento sia universale: si trova sempre qualcosa di buono per andare avanti e questo è di grande ispirazione per me.

C’è in progetto di mostrare questo film nelle scuole, ai più giovani, visto che insegna quanto la parola possa essere potente se usata in modo corretto?

Si, quella è una lezione molto importante. Voglio veramente che i ragazzi vedano questo film perché per prima cosa i social media hanno un impatto molto grande nella loro vita: ad esempio in una scena Starr mette su Tumblr delle foto di altre persone uccise dalla polizia e la sua amica non ne è felice perché non vuole effettivamente vedere queste cose e questo le fa capire che è solo il primo passo nell’usare la propria voce. Ma una delle cose che facciamo con i più giovani è dirgli di dover usare la loro voce per poi censurare, magari dicendo “forse non lo dovevi dire” o “non lo hai detto nel modo giusto”. Questa era una cosa che volevo affrontare nel film: far capire che sei hai qualcosa da dire bisogna dirla, senza avere paura. Non volevo fare un film young adult, anche perché ho oltre quarant’anni: volevo fare un film per tutti perché so che i ragazzi sono molto sofisticati, sono svegli, si informano e sentono puzza di cavolate non appena le vedono. Per questo volevo un film che avesse un vero impatto su di loro. 

Avere Trump a capo del paese, cosa comporta per questo tipo di battaglia?

Riguardo a Trump, stanno per arrivare le elezioni di mezzo mandato quindi spero che ci sarà un cambiamento. Ho voluto fare questo film perché penso che gli USA siano molto divisi in termini di razza e classi più che mai e penso che Starr e gli altri giovani nel film possano raccontare bene cosa sta succedendo nel paese in questo momento. 

Parlando del titolo del film, non c’è il rischio che le nuove generazioni siano già compromesse? Lei è fiducioso?

Amo molto l’idea del titolo, The Hate U Give, che proviene da “Thug Life” (The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody), una cosa che si inventò Tupac ad inizio anni 90, dopo un confronto con un poliziotto ad Atlanta. Si tratta della gerarchia di potere e del fatto che tutto l’odio che si riceve da piccoli, dalla comunità, dalla mancanza di lavoro, dalla violenza della polizia… tutto torna indietro, perché i giovani sono svegli, stanno attenti e captano tutto. Quindi come si potrebbe cambiare? Cosa succederebbe se la gerarchia di potere desse amore invece che odio? Tornerebbe indietro amore. Per questo ho voluto fare il film, per farci questa domanda: come ricominciamo tutto da capo? Come facciamo a cambiare? Per prima cosa si deve fare una cosa molto semplice: iniziare a a trattarci tra di noi in modo migliore. 

#RomaFF13: Treno di Parole, Silvio Soldini presenta il film sul poeta Raffaello Baldini

È stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Riflessi, il documentario Treno di Parole, documentario diretto da Silvio Soldini e dedicato alla figura di Raffaello Baldini, poeta romagnolo apprezzato dalla critica ma sconosciuto ai più. Il documentario si avvale del contributo dell’attore Ivano Marescotti, che per anni ha recitato in teatro le poesie di Baldini.

“Abbiamo lavorato tantissimo a questo progetto. – dichiara Martina Biondi, che insieme al regista ha sviluppato l’idea del film – Volevo esportare Baldini dalla sua zona d’origine, nel quale era confinato per via dell’uso del dialetto. Nessuno lo conosceva, e lo scopo era proprio quello di far entrare quanta più gente possibile in contatto con le sue opere. Ho scelto di affidarlo a Silvio perché anche lui è dotato di un linguaggio poetico.”  

Il film attinge ad una grande varietà di materiale lasciato dal poeta: le registrazioni delle poesie lette dalla sua stessa voce, i filmini in 8mm da lui girati negli anni ’60 e ’70, fotografie, appunti e interviste radiofoniche e televisive. Attraverso questi elementi Soldini restituisce lo sguardo del poeta, da cui emergono i grandi temi umani, dalla solitudine all’amore, dalla morte al perdono.

“Baldini è un autore in grado di avere ancora molta presa sui giovani. – esclama Soldini – Mi sembra ci sia un vero e proprio seguito. La sua è una poesia della realtà, dai temi profondi, universali e attuali.”

In questo film, gli autori cercano di capire l’uomo Baldini anche attraverso i racconti di chi lo ha conosciuto. Prende a tal proposito la parola Ivano Marescotti, che fu amico stretto di Baldini e dal quale riuscì a farsi comporre quattro testi teatrali. “La mia identità di attore si divide tra il cinema e il teatro, ma in entrambi la figura di Baldini è per me fondamentale. Dalla lettura delle sue poesie e dei suoi monologhi teatrali ho appreso molto per la mia formazione di attore.”

“Le sue poesie sono storie, molto cinematografiche per di più. – continua Marescotti – Aveva una grande capacità di comunicare non solo tramite l’uso del dialetto, ma anche tramite delle immagini molto efficaci e d’impatto. In ogni sua poesia c’è del tragico, ma per noi romagnoli la tragedia è sempre accompagnata da un velata comicità.”

Soldini conclude con una propria riflessione sul film, sottolineando l’importanza della diffusione delle opere di Baldini. “Mi preoccupava l’idea di fare un film su qualcuno che non c’è più. Per i miei precedenti documentari ero abituato a seguire attivamente le persone su cui si basava il film. La mia fortuna per questo progetto è stata quella di aver trovato dell’ottimo materiale da cui poter partire. Questo film vuol fare rivivere la realtà di un poeta attraverso il suo sguardo sul mondo. Credo che la cosa più bella che questo film offre sia proprio la possibilità di essere presi per mano dallo stesso Baldini, che ci racconta del suo mondo, dei i suoi personaggi, e delle sue storie.”

Martin Scorsese racconta la sua passione per il cinema #RomaFF13

Martin Scorsese racconta la sua passione per il cinema #RomaFF13

Uno degli eventi più attesi della Festa del Cinema di Roma ha avuto luogo nella giornata del 22 ottobre. Dopo essere stato ospite durante la prima edizione della Festa, nel 2006, il regista premio Oscar Martin Scorsese è tornato per un incontro ravvicinato con il pubblico e per ricevere il premio alla carriera. Per questo speciale incontro, il regista newyorkese ha selezionato nove film italiani, quelli che più lo hanno ispirato prima di diventare regista. Attraverso la visione di ben precise scene di questi, Scorsese ha come sempre dimostrato un profondo amore per il cinema, ripercorrendo allo stesso tempo la sua lunga carriera.

Al suo ingresso, Scorsese viene accolto da una standing ovation dell’intera Sala Sinopoli, dove si trovavano tra gli altri il regista Giuseppe Tornatore, e i suoi collaboratori Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. A riempire la sala anche numerosissimi ragazzi e studenti universitari, a dimostrazione dell’influenza che questo gigante della storia del cinema riesce ad avere anche sulle nuove generazioni.

Dal momento in cui Scorsese prende il microfono per dare inizio all’incontro, questo si trasforma ben presto in una vera e propria lezione di cinema. I film italiani da lui scelti sono compresi in un periodo di tempo che va dal 1952 al 1962, e sono i titoli che più di altri hanno avuto un impatto e un’influenza nella sua formazione, prima che Scorsese iniziasse a sua volta ad essere un regista. Dalla lista sono rimasti fuori la maggior parte dei film del neorealismo, considerati dal regista newyorkese non dei film ma realtà.

Il primo film che Scorsese presenta è Accattone di Pier Paolo Pasolini. “Vidi questo film per la prima volta durante il New York Film Festival, nel 1963, e fu un’esperienza fortissima per me. – dichiara il regista – Io sono cresciuto in quartiere difficile, e questo è stato il primo film in cui sono riuscito ad identificarmi con i protagonisti. All’epoca non avevo idea di chi fosse Pasolini, però capivo quei personaggi, e più di tutto mi colpi la santità del film. Trovo meraviglioso il finale, dove si accostano personaggi popolari e infimi ad una spiritualità più alta. Accattone è un pappone, ma Pasolini lo fa morire in mezzo a due ladri, con uno dei due che si fa il segno della croce al contrario. Ho appreso moltissimo dalla combinazione che Pasolini fa di questi elementi, e anche dall’uso che fa della musica. Egli usa una composizioni sacre, usa Bach, per descrivere i suoi personaggi, e questa è una cosa che ho riportato in Casinò. Tutto ciò per me implica che le persone di strada, attraverso la propria sofferenza, sono più vicine a Cristo di quanto non lo siano coloro che stanno più in alto.”

Si passa poi a parlare di un altro dei grandi registi della storia del cinema italiano, Roberto Rossellini, con il suo film per la televisione dal titolo La presa del potere da parte di Luigi XIV. “Arrivato ad un certo punto della sua carriera Rossellini ha avuto la percezione che l’arte fosse troppo rivolta verso sé stessa, verso l’interno. Egli voleva farne altro, usando il valore del mezzo per realizzare film didattici, per insegnare. Di questo film in particolare sono stregato dalla composizione. C’è una grande ispirazione pittorica, da Velázquez a Caravaggio. Egli riduceva tutto all’essenziale, come aveva fatto in Paisà, e questo stile mi ha spinto verso nuove riflessioni sulla natura del cinema, decidendo poi di riutilizzarlo in film come Toro Scatenato, ma anche nei miei più recenti.”

È poi la volta di Umberto D. di Vittorio De Sica. “Questo film è l’apice del neorealismo, dopo non sarà più lo stesso. La cosa interessante di questo film è che non è affatto sentimentale. Certo, la musica ha un crescendo emotivo, ma il film parla sempre e solo di un uomo anziano che ha bisogno di mangiare. È così sinceramente umano che è impossibile non riconoscersi in questa umanità.”

Il posto, di Ermanno Olmi, è un film veramente speciale. – continua Scorsese – Questo film, insieme a I fidanzati, ha questo suo stile “sottomesso”, economico, scarno, che è un po’ lo stile documentaristico alla John Cassavetes, ed è per questo che lo sento così vicino a me. Ammiro il modo in cui Olmi ci parla della progressione dell’industrializzazione e della conseguente perdita di umanità.”

“Il primo film di Michelangelo Antonioni che vidi fu L’avventura. – dichiara il regista – Dovetti imparare come leggerlo. L’ho guardato ripetutamente, studiando il suo ritmo e l’utilizzo dello spazio. Questa sua narrazione ottenuta attraverso lo spazio, la composizione, la luce, l’oscurità, sembra per certi aspetti analitica. Ma uno dei finali più belli in assoluto è quello de L’eclisse. In questo film c’è un passaggio dove prima vediamo Monica Vitti camminare per strada, poi si allarga all’intero paesaggio, e lì la composizione è utilizzata come narrazione, facendoci capire l’alienazione, la mancanza di spirito, la mancanza d’animo. Antonioni ha ridefinito il linguaggio cinematografico. Egli prende i canoni della narrazione e dei personaggi e se ne libera, proprio come avviene a Lea Massari in L’avventura. Un po’ come fa Alfred Hitchcock in Psycho con Janet Leigh, ma almeno che fine fa lei lo sappiamo.”

Scorsese passa poi a presentare tre film ambientati in Sicilia, che era la terra dei suoi nonni prima che questi emigrassero a New York in cerca di fortuna. Il primo di questi film è Divorzio all’italiana di Pietro Germi. “Quando preparavo Quei bravi ragazzi, ho studiato questo film per prepararmi. Adoro come i movimenti della macchina da presa riescano a generare un umorismo genuino. Ogni volta che lo guardo mi colpisce poi particolarmente il bianco e il nero, e l’uso che si fa di questo.”

Il secondo dei film ambientati in Sicilia è invece Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, di cui viene  mostrata la scena della madre che piange il figlio morto. “La madre che vediamo non è una madre, è la madre. Quando vidi questo film per la prima volta, e questa scena in particolare, mi cambiò la vita. Rosi ti mostra i fatti, eppure i fatti non sono la verità, e le radici della corruzione vanno sempre più in profondità. I miei nonni si trasferirono a New York nel 1910, e mi sono sempre chiesto perché non si fidassero delle istituzioni. Vedendo questo film ho realmente capito tante cose della mia famiglia.”

Per il terzo film sulla Sicilia Scorsese non poteva che aver scelto Il Gattopardo, di Luchino Visconti. “Le opere di Visconti hanno avuto una grande influenza sul mio film L’età dell’innocenza. Quello che mi interessa qui è l’aspetto antropologico, l’antropologia di quella vita. Egli raccontava le cose dal minimo dettaglio al macrocosmo. L’opera di Visconti sembra combinare l’impegno politico con il melodramma più sfrenato. Ma ciò che più mi emoziona dei suoi film è il passaggio del tempo, il modo in cui il principe Salina capisce che i vecchi valori lasceranno il posto a qualcosa di nuovo che però non porterà a nessun cambiamento, e che quindi è arrivato per lui il momento di andarsene, fondamentalmente di morire.”

L’ultimo film italiano presentato da Scorsese è Le notti di Cabiria, di Federico Fellini. “Il finale di questo film è sublime. Una vera e propria rinascita spirituale. Ho sempre ammirato Fellini, con tutte le sue particolarità che lui sapeva far funzionare. Ho avuto il piacere di incontrarlo più volte, e verso gli anni novanta stavamo anche lavorando al progetto di un documentario insieme, purtroppo però lui scomparse poco dopo e la cosa non si fece più. Ad ogni modo, il suo modo di raccontare i personaggi e di catturarne l’essenza è inarrivabile.”

L’incontro si chiude poi con il conferimento a Martin Scorsese del premio alla carriera, consegnatogli come da lui richiesto da Paolo Taviani. Quest’ultimo ringrazia Scorsese per il suo omaggio al cinema italiano, e per l’amore che ha saputo trasmettere agli altri riguardo questi film. Scorsese appare visibilmente commosso, e dopo aver tenuto tra le sue mani il premio, prende un’ultima volta il microfono, per ringraziare l’Italia per i suoi capolavori cinematografici, senza i quali lui oggi non sarebbe quello che è. Dimostrando un’umiltà di cui solo i grandi sono capaci, Martin Scorsese ottiene in cambio il calore di un pubblico che da tempo vede in lui uno dei più grandi maestri della storia del cinema mondiale.

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MCU: 10 personaggi che meriterebbero più spazio sul grande schermo

Mentre la Fase 3 del MCU si avvia alla sua conclusione con Avengers 4, è lecito pensare al futuro del franchise e alle direzioni che prenderà la linea editoriale dei Marvel Studios.

Come dichiarato da Kevin Feige, i fan dovranno aspettarsi qualche sorpresa e inediti cambi di rotta nella Fase 4, il che non esclude che possano tornare volti noti dell’universo cinematografico già apparsi sullo schermo.

Tuttavia ci sono alcuni personaggi che meriterebbero senza dubbio più spazio, proprio per approfondire la loro storia al cinema o in tv. Se volete scoprire quali sono, leggete qui sotto:

Loki

Se contiamo anche la breve apparizione nel prologo di Avengers: Infinity War, finora Loki ha collezionato ben cinque presenze nel MCU, tuttavia non sembra abbastanza (almeno per i fan). Merito di Tom Hiddleston e della sua interpretazione magistrale di uno dei villani più complessi e intriganti che l’universo condiviso abbia mai avuto.

A quanto pare le preghiere saranno esaudite, dal momento che la Disney dovrebbe annunciare a breve la produzione di una serie (da trasmettere sul proprio servizio streaming) interamente dedicata al Dio dell’Inganno. Nel caso venisse confermata sarà interessante capire come il personaggio cambia se non associato a qualche supereroe…

Rocket Racoon

Rocket è uno dei membri più amati dei Guardiani della Galassia, e nonostante il carattere burbero è riuscito a guadagnarsi un posto speciale nel cuore dei fan. Introdotto come un cacciatore di taglie senza capacità di compassione, trova in Groot un amico e si apre all’affetto dei suoi compagni di squadra; nel secondo capitolo dei Guardiani lo vediamo infatti crescere e svilupparsi, pur mantenendo questa maschera un po’ aggressiva che lo contraddistingue.

La speranza è che gli venga dedicato più spazio all’interno del MCU (magari una serie presule dove scoprire il suo passato e gli eventi precedenti al primo film), accontentando così il desiderio degli appassionati.

Scarlet Witch

Da quando l’abbiamo incontrata in Avengers: Age of Ultron (dove ha visto morire suo fratello gemello Pietro alla fine della battaglia di Sokovia) Wanda Maximoff aka Scarlet Witch è cresciuta esponenzialmente fino ad Avengers: Infinity War, tuttavia la sensazione è che il personaggio non sia ancora sfruttato al massimo delle sue potenzialità.

Con l’acquisizione dei diritti sugli X-Men da parte della Disney i Marvel Studios potrebbero ampliare la descrizione dell’eroina associandole le qualità che la rendono una dei mutanti più pericolosi sulla Terra. Da qui si aprirebbe un ventaglio di possibilità narrative riferite ai fumetti che eleverebbero Scarlet Witch in una posizione di rilievo nel MCU.

E se è vero che è stata ridotta in cenere in Infinity War, non è detto che non possa tornare in futuro in una serie standalone (come si vocifera da qualche mese).

Avvoltoio

marvel fase 4

L’ingresso di Adrian Toomes nel MCU tramite Spider-Man: Homecoming è stato uno dei più riusciti della storia del franchise, e gran parte del merito va riconosciuto all’interpretazione magistrale di Michael Keaton. Non soltanto ci ha consegnato un classico villan sfaccettato, ma l’attore è stato capace di rendere umane e comprensibili le motivazioni del personaggio. Potevamo persino provare empatia per lui, senza dimenticare i crimini che aveva commesso.

Ovviamente Avvoltoio rientra tra quegli antagonisti che vorremmo rivedere sullo schermo, e quanto pare succederà prima del previsto grazie al sequel di Homecoming, Spider-Man: Far From Home.

Visione

Introdotto in Avengers: Age of Ultron, Visione è un personaggio dalle mille possibilità che dovrebbero essere sfruttate al meglio nel MCU, tuttavia non è chiaro quale sarà il suo destino nel futuro del franchise visto che risulta tra gli eroi caduti alla fine di Infinity War. Rimaniamo comunque fiduciosi e speriamo possa tornare al fianco dei suoi colleghi Vendicatori.

Occhio di Falco

Membro fondatore e imprenscindibile degli Avengers, Occhio di Falco ha combattuto fianco a fianco con Vedova Nera per anni ma del suo passato non sappiamo granché. Che sia arrivato il momento per dedicargli uno spazio nel MCU che non si limiti ad una semplice e fugace apparizione?

I Marvel Studios hanno deciso di escluderlo (speriamo ragionevolmente) da Avengers: Infinity War, e la sua mancanza si è fatta sentire, ma sappiamo che Clint si trova agli arresti domiciliari proprio come Scott Lang in seguito alla firma degli accordi di Sokovia. Atteso in Avengers 4, Occhio di Falco otterrà l’attenzione che merita?

Valchiria

L’inedita Valchiria di Tessa Thompson ha debuttato nel MCU soltanto di recente in Thor: Ragnarok e sul personaggio gravitano ancora molti misteri. Da dove viene? Qual è il suo passato? Cosa ha da offrire all’universo Marvel? Ogni possibile storyline è stata accantonata da Infinity War, nel quale non vi è stata traccia della guerriera asgardiana, ma se dovesse tornare in azione già da Avengers 4 sarebbe cosa assai gradita…sicuramente per noi!

Nebula

Nebula è un personaggio affascinante per svariati motivi, uno dei quali riguarda la storia della sua infanzia e il rapporto complicato con la sorella Gamora e il padre adottivo Thanos. Aspetti del suo carattere sono stati affrontati ed esplorati nel corso del franchise sui Guardiani della Galassia e brevemente anche in Avengers: Infinity War, dove l’abbiamo vista unirsi ai Vendicatori nella lotta contro il Titano Pazzo.

La sensazione è che Nebula abbia ancora talmente tanta rabbia irrisolta nei confronti di Thanos da meritare più spazio sullo schermo, a partire da Avengers 4

Peggy Carter

Hayley Hatwell Peggy Carter Avengers: Infinity War

Peggy Carter ha fatto il suo debutto ufficiale nel MCU in Captain America: Il Primo Vendicatore, apparendo più tardi anche in Captain America: The Winter Soldier, Avengers: Age of Ultron e Ant-Man e nelle serie televisive Agent Carter e Agents of SHIELD. Praticamente una veterana.

E il bello è che nonostante tutte questi minuti sullo schermo, i fan chiedono a gran voce altri momenti di Hayley Atwell nei panni del co-fondatore dello S.H.I.E.L.D., pure se piccoli come cameo e flashback in altri film dei Marvel Studios.

Lady Sif

Sopravvissuta alla strage di Thor: Ragnarok per mano di Hela, Lady Sif è dispersa in un luogo ignoto che non è Asgard, e i fan desiderano di rivederla in azione nel prossimo futuro del MCU sempre interpretata da Jaimie Alexander.

Il personaggio è comparso per la prima volta in Thor del 2011 e poi in Thor: Dark World del 2013, sfoderando tutte le qualità di un’incredibile guerriera e combattendo al fianco di Thor, Fandral, Hogun e Volstagg.

Leggi anche, MCU: il modo migliore per prepararsi all’arrivo di Avengers 4

Il Grande Lebowski reunion: Bridges, Goodman e Buscemi insieme per i 20 anni del film

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Il cast de Il Grande Lebowski si è riunito per una foto in occasione del 20° anniversario del film. La pellicola è stata diretta dai Fratelli Coen ed è uscita nel 1998. Il personaggio più riconoscibile del film è Drugo, interpretato da Jeff Bridges, mentre in ruoli altrettanto importanti comparivano John Goodman, Julianne Moore e Steve Buscemi.

Il Grande Lebowski racconta di Jeffrey Lebowski, che viene aggredito da due criminali che lo hanno scambiato, a causa di una scomoda omonimia, per un milionario. Durante l’aggressione, i due urinano anche su un tappeto di Jeffrey. Per ottenere un risarcimento per questo tappeto, il Drugo accetta di aiutare il milionario, consegnando un riscatto per liberare la Signore Lebowski, rapita proprio dai malviventi. Per aiutarlo nel suo viaggio, Drugo recluta i suoi due compagni di bowling, Walter Sobchak (Goodman) e Donny Kerabatsos (Buscemi).

Sul suo account Twitter, Bridges ha pubblicato una foto in cui compare al fianco dei suoi colleghi di set, per il film dei Coen, Goodman e Buscemi, in occasione della reunion e della celebrazione del 20° anniversario del film. Con loro, in foto, anche Harry Smith della NBC.

Nel cast del film comparivano anche Philip Seymour Hoffman e David Huddleston, che purtroppo sono morti, negli anni a seguire.

Mentre un sequel tanto richiesto de Il Grande Lebowski non è mai stato realizzato, l’attore John Turturro sta lavorando a uno spin-off intitolato Going Places, incentrato sul suo personaggio Jesus Quintana, il pittoresco avversario di Lebowski e dei suoi amici a bowling.

Anche se il film è uscito da 20 anni, Il Grande Lebowski ha ancora un grande impatto sulla cultura pop. Il film è tornato nelle sale in più di un’occasione ed è stato anche l’ispirazione per un bar in Arizona e un ristorante in Iowa.

Wonder Woman 1984: posticipata l’uscita del film con Gal Gadot

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È Gal Gadot in persona ad annunciare che l’uscita di Wonder Woman 1984 è stata posticipata fino al 2020. Warner Bros. e DC Films hanno messo a segno un ottimo colpo al box office nel 2017, con l’uscita primaverile di Wonder Woman. La stella di Gal Gadot è esplosa grazie al film, e con lei anche la reputazione, già buona, della regista Patty Jenkins ha ricevuto una notevole spinta nel panorama hollywoodiano.

L’annuncio del sequel è stato quindi scontato, mentre la produzione del film è attualmente in corso, visto che il film era previsto per la fine del 2019. Si tratta di uno slot forte per affluenza di pubblico, ma circondato, come c’è da aspettarsi, da tanti altri titoli, e quindi molta concorrenza. Così, anche grazie all’ottima performance al box office durante la stagione calda, la WB ha deciso di spostare il film.

Gal Gadot ha annunciato che Wonder Woman 1984 uscirà al cinema il 5 giugno del 2020, invece che il 1° novembre 2019. Con questo spostamento, il film DC evita la concorrenza al box office di Sonic, Terminator 6, e di Frozen 2, con una possibilità in più di arrivare a eguagliare quell’incasso di 820 milioni che ha sorpreso la stessa produzione.

LEGGI ANCHE: Wonder Woman 1984: Minerva diventa “violenta” sul set – foto

Con la produzione ancora in corso, questo ritardo garantirà a Patty Jenkins e alla sua squadra tanto tempo in più per lavorare al film, con più spazio per riprese aggiuntive e post-produzione. Per quanto riguarda le prossime uscite DC al cinema, sono in programma Shazam!, già girato, e Birds of Prey con Margot Robbie e Joker con Joaquin Phoenix.

Wonder Woman 1984: ecco come tornerà Steve Trevor?

Il film vedrà ancora come protagonista Gal Gadot opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la sceneggiatura è stata curata da Goeff Johns e Patty Jenkins.

Wonder Woman 1984 arriverà al cinema il 5 giugno del 2020.

Fonte

Mark Hamill paragona Luke a un drogato: ecco cosa ha ucciso il Jedi

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Mark Hamill ha confermato che è stata la Forza ha uccidere Luke Skywalker alla fine di Star Wars: Gli Ultimi Jedi. Quando Rey incontra per la prima volta il vecchio Maestro Jedi su Ahch-To, Luke era ormai lontano da quella eroica leggenda di cui la ragazza aveva tanto sentito parlare. Dopo aver fallito nell’educazione di Ben Solo, Luke divenne un recluso, scegliendo di allontanarsi dal conflitto e di vivere i suoi ultimi giorni in isolamento sull’isola. Tuttavia, come abbiamo visto nel film di Rian Johnson, l’ultima lezione di Yoda lo ha poi incoraggiato ad aprirsi nuovamente alla Forza, preparando la strada per quello che è stato il suo epico e sacrificale gesto contro Kylo Ren su Crait.

Gli Ultimi Jedi ha introdotto l’idea della proiezione astrale attraverso la Forza nei film di Star Wars, ed è così che Luke si è trasportato attraverso la galassia, da Anch-To a Crait, per aiutare la Resistenza. Come stabilito all’inizio del film, ci vuole una notevole quantità di energia per farlo, e questo può potenzialmente uccidere la persona che sta usando la Forza in quel momento. Quasi un anno dopo l’uscita di Episodio VIII, Hamill ha soppesato l’ironico destino di Luke. Su Twitter, Mark Hamill ha condiviso delle tavel del fumetto che raffigurano la morte di Luke, paragonando il Jedi a un tossicodipendente.

La forza ha ucciso Luke. Dovete essere a conoscenza dell’ironia del suo fato. Quasi come un drogato che ha preso a calci la sua abitudine freddo-tacchino, è rimasto pulito per decenni, solo per riutilizzare solo una volta e poi, tragicamente, overdose.

Luke Skywalker

LEGGI ANCHE: Star Wars: cosa ha fatto Darth Vader tra Episodio III e IV?

Per la maggior parte degli spettatori (specialmente dopo la prima conversazione “via Forza/Skype” tra Kylo Ren e Rey), è stato chiaro cosa stava accadendo nel momento in cui Luke è morto, nel film. Secondo il parere di tutti, Skywalker sapeva che la sua straordinaria impresa gli sarebbe costata la vita, il che non ha fatto che aumentare la potente emozione di quel momento. Ma mentre è vero che la Forza ha ucciso Luke fisicamente, per il vecchio Jedi abbracciare di nuovo quell’abitudine in realtà gli ha dato la vita eterna.

Diventare un tutt’uno con la Forza permetterà a Luke di ritornare come un fantasma di Forza nell’episodio IX, mentre se si fosse attenuto al suo piano originale, avrebbe vissuto miseramente il resto dei suoi giorni su Ahch-To, cessando semplicemente di esistere con una morte “comune”. Ciò che ha ucciso Luke lo ha anche reso più forte, più potente di quanto potesse immaginare Kylo Ren.

Fonte: Mark Hamill

Cinema gratis Under 26 alla Festa del Cinema

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Nell’ambito dell’iniziativa LA REGIONE LAZIO TI PORTA AL CINEMA realizzata in collaborazione con ANEC Lazio, è prevista una promozione speciale che consente a tutti gli under 26 che acquisteranno un biglietto della Festa del Cinema di andare gratis al Cinema !

Acquistando un biglietto della Festa (18 – 28 ottobre 2018) i ragazzi tra 18 e i 26 anni riceveranno direttamente in biglietteria un coupon omaggio da utilizzare per l’ingresso gratuito in uno dei cinema aderenti all’iniziativa MERCOLEDÌ AL CINEMA da utilizzare in un mercoledì a scelta dal 24 ottobre al 19 dicembre 2018 (esclusi i festivi, le proiezioni in 3D, le prime e gli eventi speciali).

Per usufruire del biglietto gratuito gli under 26 dovranno presentare alla cassa del cinema il coupon omaggio unitamente al biglietto d’ingresso della Festa.

#RomaFF13: Thierry Frémaux e gli Afterhours all’Auditorium

Appuntamenti imperdibili della sesta giornata di Festa del Cinema di Roma 2018 sono Noi siamo Afterhours, docufilm sulla band italiana, e Thierry Frémaux, il direttore artistico del Festival di Cannes, che sarà insolito ospite di un Incontro ravvicinato con il pubblico.

Alle ore 22 si terrà Noi siamo Afterhours, docufilm in cui il regista Giorgio Testi, prendendo spunto dal concerto sold out al Forum di Assago del 10 aprile scorso, racconta i trent’anni di storia della band guidata da Manuel Agnelli, dagli esordi in inglese alle tournée internazionali, dai cambi di formazione fino alla line up attuale. Le immagini del concerto si alternano a quelle del passato in un racconto affidato all’io narrante di Manuel Agnelli che conduce lo spettatore in un viaggio intimo attraverso la musica di una band entrata nella storia del rock italiano. Alla proiezione per il pubblico sarà presente la band che, a seguire, sarà protagonista di un breve showcase elettroacustico.

Thierry Frémaux

Thierry Frémaux, dal 1997 Direttore Generale dell’Istituto Lumière di Lione, dal 2001 ai vertici del Festival di Cannes prima come Direttore Artistico e poi come Delegato Generale, sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato che si terrà in Teatro Studio Gianni Borgna Sala Siae alle ore 17.30.

In qualità di organizzatore di una delle più prestigiose rassegne cinematografiche, Frémaux ha saputo coniugare le due anime del cinema, quella commerciale e quella artistica. Una vita passata a visionare più di mille film all’anno, a cercare e selezionare opere in giro per il mondo, a convincere attori, registi e artisti a far parte delle giurie. Di questa vita ha raccontato nell’autobiografia “Sélection officielle”, pubblicata nel 2017 in Francia dall’editore Grasset: seicento pagine di ricordi e aneddoti su imprevisti, conversazioni e soluzioni diplomatiche per le situazioni più complicate.

Di recente, Frémaux ha fatto parlare di sé per le scelte rigorose e, in alcuni casi controcorrente, attuate in occasione dell’ultima edizione della kermesse. L’incontro tra Frémaux e il pubblico della Festa del Cinema sarà l’occasione per discutere l’attuale significato dei festival cinematografici e la loro possibile evoluzione.

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#RomaFF13: Martin Scorsese sul tappeto rosso dell’Auditorium

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#RomaFF13: Martin Scorsese sul tappeto rosso dell’Auditorium

Il regista newyorkese Martin Scorsese ha colmato di fan l’Auditorium. Fiumi di fan si sono riversati ai lati del tappeto rosso che nella serata del quinto giorno di rassegna ha visto sfilare il regista premio Oscar, ospite d’onore e vincitore del Premio alla Carriera.

Ecco le foto (di Aurora Leone) in cui Scorsese posa al fianco di Monda e Delli Colli.

Box Office ITA: A Star Is Born sempre in testa

Box Office ITA: A Star Is Born sempre in testa

A Star Is Born regge saldamente in testa al box office italiano, seguito da Venom e Pupazzi senza gloria.

box officeDopo un ottimo esordio la scorsa settimana, A Star Is Born regge saldamente in testa al box office italiano con 1,2 milioni di euro incassati in un numero di sale quasi equivalente al debutto. Così il film di e con Bradley Cooper arriva a quota 3,6 milioni di euro.

Seconda posizione invariata, con Venom che raccoglie altri 728.000 euro con cui giunge a ben 7,5 milioni.

Il terzo gradino del podio è occupato dalla new entry Pupazzi senza gloria, che apre con 612.000 euro incassati in 221 sale a disposizione.

Seguono le novità Soldado (603.000 euro) e Piccoli Brividi 2: I fantasmi di Halloween (597.000 euro).

Johnny English colpisce ancora precipita al sesto posto con altri 543.000 euro per un totale di 1,6 milioni alla sua seconda settimana di programmazione.

Il Verdetto – The Children Act debutta con 482.000 euro incassati in 143 sale disponibili, mentre Zanna Bianca totalizza 1 milione con altri 417.000 euro.

L’italiano Nessuno come noi esordisce con soli 276.000 euro incassati in 255 sale, mentre Gli Incredibili 2 chiude la top10 con altri 264.000 euro con cui giunge a 11,4 milioni complessivi.

Guillermo del Toro dirige Pinocchio per Netflix

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Guillermo del Toro debutta alla regia del suo primo lungometraggio di animazione con Pinocchio, un film originale Netflix, un progetto che ha cuore da tutta la vita. Sarà un musical realizzato in stop motion, di cui il regista Premio Oscar firmerà anche la sceneggiatura e la produzione.

La personale versione di Guillermo del Toro della celebre favola di “Pinocchio” sarà il suo primo film dopo il successo di “La forma dell’acqua”, vincitore di quattro premi Oscar agli ultimi Academy Awards, tra cui Miglior Regia e Miglior Film.

Del Toro inaugura un nuovo modo di raccontare la fiaba classica di “Pinocchio”, ambientata in Italia negli anni Trenta. Il progetto segna un momento chiave nella già consolidata relazione tra Netflix e il celebre regista, che proprio per Netflix aveva creato la trilogia di DreamWorks “Tales of Arcadia”, con il primo capitolo “Trollhunters”, vincitore di diversi premi Emmy, il secondo “3Below”, che debutterà il 21 dicembre 2018, e il terzo capitolo “Wizards” previsto nel 2019. Del Toro è anche il creatore della prossima serie Netflix “Guillermo del Toro Presents 10 After Midnight”, che arriverà prossimamente sulla piattaforma.

Scary Stories to Tell in the Dark: si arricchisce il cast del film prodotto da Guillermo del Toro

“Pinocchio” è una produzione di Guillermo del Toro, The Jim Henson Company (“The Dark Crystal: Age of Resistance”) e ShadowMachine (“Bojack Horseman”, “The Shivering Truth”), che ospiterà la produzione animata in stop motion. Insieme a del Toro, il film verrà prodotto da Lisa Henson, Alex Bulkley di ShadowMachine, Corey Campodonico e Gary Ungar di Exile Entertainment. Blanca Lista sarà co-produttrice. Patrick McHale (“Over The Garden Wall”, “Adventure Time”) ne scriverà la sceneggiatura insieme a del Toro. Mark Gustafson (“Fantastic Mr. Fox”) si occuperà della regia insieme a del Toro, mentre Guy Davis sarà co-production designer, partendo dall’originale concezione dell’illustratore Gris Grimly del personaggio di Pinocchio. I pupazzi del film saranno realizzati da Mackinnon e Saunders (“La sposa cadavere”). L’inizio della produzione “Pinocchio” è previsto questo autunno.

Guillermo del Toro ha così commentato: «Nessuna forma d’arte ha influenzato la mia vita e il mio lavoro quanto l’animazione e nessun personaggio ha avuto un legame profondo con me quanto Pinocchio. Nella nostra storia, Pinocchio è un’anima innocente con un padre indifferente che si perde in un mondo che non può comprendere. Il nostro protagonista si imbarca in un viaggio straordinario che lo condurrà ad una profonda comprensione di suo padre e del mondo reale. Ho da sempre voluto realizzare questo film. Sono estremamente grato a Netflix e al suo eccezionale team per questa opportunità unica nel suo genere, che mi permetterà di presentare la mia personale versione di questo strano burattino al pubblico di tutto il mondo».

Melissa Cobb, Netflix Kids and Family Vice President, ha aggiunto: «Durante tutta la sua illustre carriera, Guillermo ha dimostrato la sua maestria nell’inspirare le persone attraverso i suoi magici mondi pieni di personaggi indimenticabili, dai mostri di Pan’s Labyrinth alla bestia acquatica di “La forma dell’acqua”. Siamo incredibilmente entusiasti di approfondire ulteriormente la nostra relazione con Guillermo e siamo certi che la sua personale visione artistica profondamente toccante porterà in vita una nuova versione di Pinocchio, che sarà accolta dal pubblico di tutto il mondo».

The Shape of Water: il film di Guillermo del Toro immaginato da sette illustratori italiani

Boy Erased: la recensione del film di Joel Edgerton

Boy Erased: la recensione del film di Joel Edgerton

Boy Erased è l’altra faccia di The Miseducation of Cameron Post, più composta ma soprattutto meno rassicurante del film di Desiree Akhavan che racconta con sentimento nostalgico e partecipazione la storia di un non-tanto-tradizionale coming of age di una ragazza gay spedita in un centro di “riconversione”. Quello di Joel Edgerton (qui alla sua seconda regia) invece prende in esame lo stesso tema ma da una prospettiva diversa, denunciando senza appello il sistema che partorisce lo scenario di cui si parla: ad oggi, negli Stati Uniti, 700.000 adulti hanno subito un trattamento terapeutico che dovrebbe guarirli dalla loro omosessualità, e circa la metà di questi sono adolescenti; i metodi descritti dai testimoni sono crudeli e spesso violenti, e vanno da sedute di elettroshock a giochi di controllo mentale volti a convincere i “pazienti” LGBT che i loro orientamenti sono scelte dettate da relazioni disfunzionali con le famiglie.

Boy Erased, il film

Edgerton tiene le statistiche in una mano, e il memoir di Garrard Conley (Boy Erased: A Memoir, pubblicato negli Stati Uniti nel 2016 e tradotto in italiano con Boy Erased. Vite cancellate) nell’altra, realizzando un film che per linguaggio, messa in scena e toni sembra destinato ad un pubblico adulto (diversamente dai teenagers di Cameron Post). O almeno vorrebbe fornirli gli strumenti per debellare questo pericolosissimo “virus” di ignoranza e incomunicabilità che esiste ancora fra genitori e figli, fra società e individui, fra istituzioni religiose e comunità civile.

Lo fa partendo dal’assunto che certe terapie forzate siano solo un’altra forma di persecuzione, non molto distante da quello che il regime nazista eseguì nei campi di concentramento, e in controtendenza rispetto ai tempi. Anni di progresso non hanno affatto scalfito la definizione stessa del termine, con cui si intende l’insieme delle azioni di forza e di atti ostili dirette a eliminare un gruppo etnico o sociale inferiore. È proprio ciò che accade al protagonista di Boy Erased e alla protagonista di The Miseducation of Cameron Post; a cambiare, nel film di Edgerton rispetto a quello della Akhavan, sono la natura distaccata della messa in scena (suggerendo così un insopportabile senso di oppressione), la palette di colori fredda scelta dal direttore della fotografia Eduard Grau (che conferisce alle immagini un’idea di memoria che si vuole dimenticare), infine le prove degli attori sempre misurate entro certi livelli di livore, che in fondo testimoniano la stessa voglia di ribellione “educata” e mai rabbiosa dell’autore del romanzo da cui il film è tratto.

Il trailer

The Little Drummer Girl: recensione della serie con Michael Shannon #RomaFF13

Il regista sudcoreano Park Chan-Wook firma la regia della sua prima serie tv, The Little Drummer Girl, ispirata all’omonimo romanzo di John Le Carré. I primi due episodi sono stati presentati alla Festa del Cinema di Roma, gettando le basi per quella che potrebbe presto diventare una delle serie più in voga del momento.

The Little Drummer Girl è ambientata verso la fine degli anni ’70. Charlie (Florence Pugh) è una giovane attrice inglese intenta a trascorrere le vacanze in Grecia. Qui viene turbata dall’incontro con un misterioso sconosciuto, Becker (Alexander Skarsgard). Questi coinvolge la ragazza in un complicato intrigo internazionale orchestrato dalla spia Kurtz (Michael Shannon).

Risulta complesso inquadrare una spy-story come questa solamente dai primi due episodi. Si può però certamente individuare in questi delle ottime premesse che non fanno che aumentare le aspettative nei confronti della serie. Il regista di Old Boy sfoggia qui tutto il suo gusto estetico, regalando allo spettatore un incipit che contiene in sé spettacolarità visiva e gli elementi fondamentali per permettere un rapido inquadramento del contesto in cui ci troviamo. Curando minuziosamente l’aspetto formale, e facendolo intrecciare con la complessa trama a base di spionaggio, inganni e retroscena.

A convincere prima di tutto è infatti la messa in scena del regista, che riesce perfettamente a ricostruire la classica atmosfera da anni ’70 attraverso l’uso di giochi cromatici sia per le scenografie che per i costumi. Il tutto è sottolineato da una calda fotografia che sembra richiamare la qualità dell’immagine data dalla pellicola cinematografica. Successivamente quando con il procedere dell’episodio si fanno sempre più protagonisti i personaggi e la storia, sono questi a rubare l’attenzione dello spettatore.

Il primo episodio di The Little Drummer Girl ci presenta i tre personaggi principali, tra cui spicca un sempre impeccabile Michael Shannon. Ognuno di loro è dotato di buona caratterizzazione, che li differenzia l’uno dall’altro e che proprio per questo potrebbe in futuro dar vita ad interessanti conflitti. All’interno del primo episodio viene quindi costruita l’intera premessa della serie, e a partire dal secondo si mettono in moto la serie di eventi che porteranno i personaggi sempre più nel profondo di una pericolosa ricerca.

Per mestiere le spie mentono e sono il più riservate possibile, e altrettanto sembra promettere questa serie. Risulta infatti difficile prevedere l’evoluzione della storia proposta, a meno che non si sia letto il romanzo di Le Carré. Si ha spesso la sensazione che qualcosa ci venga nascosto, che gli autori della serie si divertano a privarci di alcuni elementi fondamentali, oppure insinuando il dubbio che ciò che ci è stato presentato non sia esattamente come sembra essere. Anche in questo gioco con lo spettatore sta il pregio di una serie che promette grandi risvolti.

The Little Drummer Girl, la recensione

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