Anatomia di una caduta di Justine
Triet si è aggiudicato il David di Donatello come Miglior
Film Internazionale. Il riconoscimento sarà assegnato venerdì 3
maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in
prima serata su Rai 1, dagli studi di Cinecittà e trasmessa per la
prima volta in 4K, con la conduzione di Carlo
Conti e Alessia Marcuzzi.
Già vincitore della Palma d’Oro a
Cannes e dell’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale,
Anatomia di una caduta è un thriller
psicologico che scava nei segreti di una famiglia e mette al centro
un ritratto di donna provocatorio e fuori dagli schemi. Sandra,
interpretata da una straordinaria Sandra Hüller, è
una scrittrice che vive con il marito Samuel (Swann
Arlaud) e il figlio non vedente Daniel (Milo
Machado Graner) in un remoto chalet di montagna sulle Alpi
francesi. Quando Samuel muore in circostanze misteriose, Sandra
viene accusata di omicidio e il processo mette a nudo la relazione
tumultuosa che aveva con il marito, nonché la sua personalità
ambigua. Le cose si complicano quando anche il giovane figlio
arriva al banco dei testimoni.
Nella cinquina dei candidati al
Premio David come Miglior Film Internazionale, accanto ad
Anatomia di una caduta c’erano As Bestas di Rodrigo
Sorogoyen, Kuolleet Lehdet(Foglie al
vento) di Aki Kaurismaki, Killers of the Flower Moon di Martin
Scorsese, Oppenheimer di Christopher
Nolan. Teodora Film ringrazia i giurati dell’Accademia del
Cinema Italiano e la Presidente Piera Detassis per il
riconoscimento prestigioso, che conferma una volta di più il valore
del film di Justine Triet, divenuto anche in
Italia uno dei casi cinematografici della stagione.
Marco
Müller è il nuovo Direttore Artistico della 70° edizione
del
Taormina Film Fest, che si svolgerà quest’anno dal 12
al 19 luglio a Taormina. Lo annuncia il commissario
straordinario della Fondazione Taormina Arte Sicilia,
Sergio Bonomo che con entusiasmo dichiara:
“l’apporto professionale del maestro Müller sarà volano di successi
per il prestigioso evento cinematografico”. Promosso e
organizzato dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia
con il sostegno dell’Assessorato del Turismo dello Sport e
dello Spettacolo della Regione Siciliana, della
Sicilia Film Commission, del Comune di
Taormina e del MiC,Ministero
della Cultura – Direzione Generale cinema e audiovisivo,
il Taormina Film Fest si articolerà fra anteprime nazionali e
internazionali, masterclass, retrospettive e incontri con ospiti di
prestigio dal 12 al 19 luglio 2024.
“Esprimo
soddisfazione e plauso per la nomina di Marco Müller a Direttore
Artistico del Festival del Cinema di Taormina”- commenta
Elvira Amata, Assessore Regionale del Turismo,
dello Sport e dello Spettacolo – “Sono certa che il suo alto
profilo internazionale contribuirà a rafforzare significativamente
le aspettative e la qualità delle scelte da destinare ai contenuti
del Festival che resta, da sempre, un appuntamento fortemente
atteso. Auguro buon lavoro a Marco Müller e alla Fondazione
Taormina Arte Sicilia con il forte auspicio di un’ottima riuscita
del Festival.”
E il Sindaco di
Taormina Cateno De Luca sottolinea: “Il Taormina
Film Fest rappresenta un appuntamento di grande rilievo che
conferisce lustro alla nostra splendida città e ne valorizza il
prestigio culturale. Una tradizione che va avanti da 70 anni e che
ha regalato a Taormina pagine di storia del cinema indimenticabili.
Auspico che il Taormina Film Fest possa essere sempre all’altezza
della sua storia e del brand Taormina. Al maestro Müller, per la
cui nomina non posso che compiacermi, auguro un’eccellente gestione
del Festival, certo che saprà regalarci una prestigiosa
settantesima edizione”.
Produttore,
studioso, docente di cinema e da più di 40 anni fabbricante di
festival, Marco Müller ha guidato fra gli altri la
Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, i festival di Locarno e
Rotterdam, la Mostra di Venezia, il Festival del Cinema di Roma. È
attualmente direttore del Centro di Ricerche sull’Arte
Cinematografica all’Università di Shanghai e Professore emerito
presso l’Accademia del Cinema di Shanghai; in Cina ha creato e
diretto i festival di Pingyao e Macao. Ha scritto e curato più di
una ventina di volumi monografici sul cinema internazionale. I film
che ha prodotto hanno vinto premi alla Mostra di Venezia, ai
Festival
di Cannes, Berlino e Sundance, oltre a un Oscar per il miglior
film straniero.
Nel suo impegno al
Taormina Film Fest, Müller sta lavorando con il contributo di un
prestigioso comitato di selezione, composto da Sandra
Hebron, Enrico Magrelli, Carmelo Marabello, Édouard
Waintrop, a cui si aggiungerà Joumane
Chahine come consulente per le relazioni
internazionali.
“Felice di lavorare
in Sicilia per ritrovare le mie radici – sono nato e cresciuto a
Roma, ma il mio unico quarto di sangue italiano è palermitano”
sottolinea MarcoMüller.
“Ringrazio tutte le persone, nelle istituzioni e fra gli amici del
cinema, che hanno costruito per me questa opportunità di
sperimentare a Taormina il pensiero in movimento di come si può
ancora fabbricare un festival popolareutile. Approfittando
dello straordinario Teatro Antico – che è sempre stato per me fonte
di gelosia quando programmavo la Piazza Grande di Locarno – e del
circuito di sale che stiamo ridefinendo. Purché ci sia la volontà
di capire cosa vuol dire voler davvero “restare al Sud”, ci
sono tentativi di rinnovamento che hanno un senso
preciso.”
IL COMITATO
DI SELEZIONE
Sandra
Hebron ha ricoperto ruoli chiave in vari settori del
cinema, tra cui il finanziamento, lo sviluppo, la formazione e
l’esposizione, specializzandosi nei festival dal 1997. È stata
Direttore Artistico del BFI London Film Festival dal 2003 al 2011 e
successivamente ha lavorato come consulente per diversi festival
internazionali. Attualmente è responsabile delle Screen Arts presso
la National Film and Television School del Regno Unito, dove
gestisce anche un master in studi cinematografici, programmazione e
curatela.
Enrico
Magrelli, giornalista, scrittore e critico
cinematografico, autore di programmi radiofonici e televisivi,
storico conduttore di “Hollywood Party” su Radio Rai3. Per oltre 20
anni ha collaborato con la Mostra del Cinema di Venezia, in veste
di direttore della Settimana della Critica e di membro del Comitato
di selezione. È stato conservatore della Cineteca Nazionale e
consulente della direzione del Bif&st di Bari. Ha scritto o
curato pubblicazioni dedicate alle maggiori personalità del cinema
italiano e internazionale.
Carmelo
Marabello è professore ordinario di Film and Media Studies
all’Università Iuav di Venezia e preside della Venice International
University. Negli anni Ottanta ha curato le retrospettive e gli
eventi speciali del Taormina Film Fest, negli anni Novanta è
stato programming director dello stesso festival con Enrico Ghezzi.
Curatore e autore di Fuori Orario per Rai3 sino ai primi anni 2000,
dopo aver contribuito alla nascita di Rai Cinema si è dedicato alla
ricerca e all’insegnamento universitario in Italia, Svizzera e
Stati Uniti.
Édouard
Waintrop, scrittore, critico cinematografico (per 26 anni
sulle pagine cinema di Libération). È stato Direttore Artistico del
Festival Internazionale del cinema di Friburgo dal 2007 al 2010,
direttore della Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes
dal 2011 al 2018 e nel 2021 primo direttore del Red Sea
International Film Festival a Gedda, in Arabia Saudita. Fra le
molte altre sue esperienze professionali, va ricordata la direzione
delle due sale di cinema della Fondazione Grütli a Ginevra.
Che gli imprevedibili intrecci a cui
le relazioni danno vita siano un suo grande interesse Luca Guadagnino ce lo ricorda sin
dalla prima immagine di Challengers:
un’inquadratura dall’alto di un campo da tennis con le sue linee di
demarcazione che si intersecano tra loro. Sulla volontà di indagare
come le relazioni ci cambiano e cambiano i nostri percorsi di vita
si concentra dunque anche questo suo nuovo lungometraggio, che
arriva a due anni da Bones and
All, con cui Guadagnino ha vinto il Leone
d’argento alla regia alla Mostra del Cinema di
Venezia.
Era quella un’opera a suo modo
incentrata sulla
natura famelica dell’amore, dove i personaggi erano posseduti
da istinti primordiali difficili da dominare. Anche questo suo
Challengers, scritto da Justin
Kuritzkes, si muove a partire da simili considerazioni,
esplorando tale argomento non attraverso il cannibalismo bensì il
tennis, metafora qui del potere e delle dinamiche tra persone che
si appoggiano, forse fin troppo, l’una all’altra. Un po’ come fa
Luca Guadagnino, che si appoggia forse un po’ troppo ad una serie
di manierismi ma riuscendo a costruire oltre questi un racconto con
il suo innegabile mordente.
La trama di
Challengers: game, set, match
Tashi Duncan
(Zendaya)
è un’ex prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della
natura che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Ecco
allora che la sua strategia per la redenzione del marito
Art Donaldson (Mike
Faist), fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte,
prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare
sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh
O’Connor), un tempo migliore amico di Art ed ex
fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si
scontrano e la tensione sale, Tashi si ritroverà a doversi chiedere
quale è il prezzo della vittoria.
I “Challenger” sono eventi di
livello inferiore nel mondo dei tornei di tennis professionistici.
Gli “sfidanti” del titolo sono invece Art e Patrick, amici/nemici
nel campo di gioco e nel cuore di Tashi, la cui intera porzione
delle loro vite narrata nel film è una continua partita verso la
conquista del primo premio. Ed è proprio così che Kuritzkes prima e
Luca Guadagnino poi costruiscono il film, come fosse una vera e
propria partita di tennis. Il racconto dei tre protagonisti si
snoda nell’arco di 13 anni, dal 2006 al 2019, con lo spettatore che
viene portato avanti e indietro nel corso di questo tempo proprio
come fosse una pallina da tennis che passa da una parte all’altra
del campo.
Questi salti temporali vengono però
costruiti affinché siano strettamente correlati alla partita che si
gioca nel presente, quasi orientando ciò che viene narrato in base
a chi dei due sfidanti è in vantaggio o svantaggio. Ecco allora che
questo dinamismo giova evidentemente al ritmo e all’atmosfera
generale del racconto, sempre tesi al massimo, quasi a voler
portare lo spettatore a rimanere senza fiato. Tra corse, urla,
colpi di racchetta, sudore che scorre a fiumi, Guadagnino si
riconferma un regista “carnale”, con un’attenzione al corpo che
suscita sempre un certo fascino, che si apprezzi o meno il suo
cinema.
Un modo di raccontare la loro
storia, questo, che di certo la rende più attraente e coinvolgente
di quanto sarebbe potuta risultare se privata di tale struttura.
Perché, alla sua base, il racconto che Challengers
offre non possiede degli elementi poi tanto distintivi o originali
e può capitare in più momenti di avvertire un certo disinteresse
nei confronti delle vicende dei protagonisti. Se a ciò si riesce a
porre rimedio, è però grazie a questa struttura. Certo, una volta
che questo meccanismo si svela nel suo funzionamento, perde anche
un po’ del suo fascino e per certi versi rende anche più
prevedibili determinate evoluzioni del racconto.
Josh O’Connor è Patrick in CHALLENGERS.
A lungo andare e in particolare
nella seconda metà del film, questa struttura sembra farsi troppo
ripetitiva, finendo con l’inficiare proprio su quel ritmo che tanto
accuratamente si era costruito. Ciò avviene anche nonostante la
colonna sonora di Trent Reznor e Atticus
Ross (The
Social Network, Soul)
cerchi di dimostrare il contrario, intromettendosi quasi con
prepotenza nelle inquadrature, come a volerci ricordare che anche
una “semplice” discussione sentimentale può avere la natura feroce
e competitiva di una partita di tennis. D’altronde viene più volte
ribadito che i tre protagonisti – o meglio, Tashi, e per riflesso
anche Art e Patrick – non sanno o non possono vivere
d’altro.
Ma forse è proprio questa loro
ossessione che ad un certo punto sembra porre lo spettatore dinanzi
ad un quesito: “Mi seguirai fino all’ultima battuta?”. C’è
chi accetterà il gioco, chi forse no e si estranierà dal resto del
film. D’altronde, anche per via della struttura poc’anzi accennata,
Challengers gioca continuamente
con un’arma a doppio taglio. Talvolta mettendo a segno i propri
colpi, talvolta rimanendone ferito esso stesso. Difficilmente
lascia indifferenti, ma non sempre per i motivi che ci si aspettava
o ci si augurava.
Un film di eccessi dove la sincerità è oscurata
Il principale problema di cui soffre
Challengers, però, è l’abuso di quei manierismi di
cui si accennava in apertura e che se anche rendono il film
esteticamente gradevole all’occhio, poco o nulla aggiungono al
cuore. Come già avvenuto in Chiamami
col tuo nome, Luca Guadagnino non si risparmia nel dar
vita ad una serie di eccessi – tra virtuosismi di vario genere con
la macchina da presa, pov assurdi e uno smodato uso del rallenty –
ma così facendo manca di dedicare spazio a territori più autentici
e audaci. Ne consegue che le forti passioni provate dai
protagonisti appaiono gridate ma non sentite. D’altronde, tutti e
tre non fanno che mentire tanto agli altri quanto a sé stessi
riguardo ciò che davvero desiderano.
Eppure la storia di questi tre
giovani riesce in un modo o nell’altro a lasciare qualcosa al
termine della visione. Sarà per le riflessioni che tutto sommato
Challengers spinge a fare su di sé e le proprie
amicizie, o sarà perché il modo in cui le relazioni cambiano nel
tempo è un argomento dotato sempre di un certo fascino. Di certo
anche l’interpretazione dei tre interpreti principali aiuta nello
sviluppo di un certo legame, con O’Connor e Faist che spiccano però
rispetto a Zendaya. Peccato solo che il loro racconto non
sia stato affrontato con maggior sincerità. Bisogna pertanto
scavare un po’ per trovare il cuore di questo film e non è detto
che tutti siano disposti ad intraprendere questa ricerca.
Il ritorno di Michael Douglas alla serialità televisiva dopo
il successo di The Kominsky Method su Netflix
arriva grazie ad Apple
TV+. Il ruolo è uno di quelli iconici per il pubblico
americano, ovvero uno dei padri fondatori Benjamin
Franklin. Ispirata dal libro di Stacy
SchiffA Great Improvisation: Franklin, France and the
Birth of America, la miniserie racconta degli otto anni spesi
dallo statista in terra transalpina al fine di convincere il suo
governo ad appoggiare gli Stati Uniti nella Guerra d’Indipendenza
dall’Inghilterra.
Benjamin Franklin, la trama
Iniziare questo articolo
ricordando il precedente lavoro del grande attore premio Oscar nel
1987 per Wall Street era sorprendentemente
necessario: il successo di The Kominsky Method deve infatti aver spinto
sia Douglas che gli scrittori dello show a puntare con addirittura
troppa convinzione sui toni leggeri della commedia. In questo caso
ovviamente commedia di costume. Specialmente nelle prime puntate lo
show infatti soffre di un prematuro stridore tra il tono della
narrazione, tra la frivolezza dei personaggi e la drammaticità
dello scopo. Il fatto che sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico
si sta combattendo una guerra che per molti versi ha deciso la
forma geopolitica Occidentale nei secoli a venire rimane un evento
storico costantemente citato ma mai significativamente vissuto dai
personaggi.
Uno stratega senza
profondità emotiva
Lo stesso
Benjamin Franklin risulta uno stratega di
raffinata intelligenza ma di profondità emotiva in alcuni momenti
fin troppo nascosta dalle facezie e dall’ironia retorica che
ostante in praticamente ogni scena in cui compare. Questo non
significa che la miniserie non riservi allo spettatore momenti di
ottima fattura, anche perché quasi sempre in scena c’è quel grande
mattatore che risponde al nome di Michael Douglas. Rimane comunque un piacere
gustare l’attore divertirsi e divertire il pubblico sfoggiando
quell’eleganza guascona e seducente che lo hanno reso uno dei
grandi della Hollywood contemporanea. Gli sceneggiatori delle varie
puntate hanno comunque fatto uno un lavoro certosino nel tirar
fuori dal cappello dialoghi raffinati e doppi sensi che potessero
calzare a pennello sia alla star che al ruolo. Sotto questo punto
di vista Benjamin Franklin si conferma un piacere
piuttosto efficace, anche quando la narrazione e il ritmo in
particolar modo nelle prime puntate non siano dei maggiormente
incisivi.
Per entrare nel vivo la
miniserie ci mette un po’, forse addirittura troppo, ma grazie alla
bellezza delle ambientazioni e alla bravura del cast di certo non
ci si annoia. Anche perché attori del calibro di Eddie
Marsan (al quale è andato il ruolo di quel John Adams
straordinariamente interpretato da Paul Giamatti
nella famosa miniserie HBO), Ludivine Sagnier e il
“rampollo” Noah Jupe stanno al gioco con adesione
e precisione.
Un tono leggero e affabulatore
Sarà che il recentissimo
e poderoso
Manhunt ha settato dei paramentri davvero altri
riguardo gli eventi più importanti e drammatici della storia
americana raccontata attraverso la serialità, ma da
Benjamin Franklin ci aspettavamo un prodotto
capace di penetrare con maggiore efficacia nella sfera emotiva
dello spettatore. Per quanto sapientemente orchestrato a livello di
messa in scena, lo show rimane piuttosto in superficie, fattore
dovuto alla scelta di puntare principalmente su un tono leggero e
affabulatore. Una decisione che certamente non affonda Franklin ma
neppure lo rende un qualcosa di memorabile, e questo nonostante un
Michael Douglas in piena forma.
Certo, quando si accosta
questo nome alla politica americana non può che tornare alla mente
un capolavoro di commedia romantica quale era Il presidente
– Una storia d’amore. E forse proprio dal film diretto da
Rob Reiner e sceneggiato da Aaron
Sorkin Franklin avrebbe dovuto prendere ispirazione.
Perché in quel caso dietro le spoglie della commedia sofisticata
venivano invece sviluppati dei discorsi estremamente precisi
sull’America e sulla sua politica, interna e internazionale. Un
approfondimento che alla miniserie di Apple TV+ manca del tutto o
quasi.
Dissacrante e originale nella sua
messa in scena, il film del 2017 Tonya (qui la recensione), diretto da
Craig Gillespie ripercorre uno dei più clamorosi
scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti. La storia è
infatti basata sulla pattinatrice su ghiaccio Tonya
Harding, divenuta leggendaria tanto per i suoi meriti
artistici quanto per i burrascosi eventi che la videro coinvolta e
la portarono ad avere non pochi problemi con la giustizia. A darle
volto è l’attrice Margot
Robbie, divenuta dopo The Wolf of Wall
Street una delle più apprezzate e richieste interpreti di
Hollywood.
Girato in stile mockumentary, con
tanto di finte interviste e rottura della quarta parete, il film
riporta i reali eventi attraverso una chiave di lettura inedita.
Tutto si basa infatti sull’inaffidabilità dei personaggi
protagonisti e del loro racconto. Attraverso di questi, infatti, si
ottengono più punti di vista sull’evento principale, portando ad un
ritratto della Harding che in parte la dipinge come la vera vittima
dell’accaduto. La sceneggiatura del film è stata scritta da
Steven Rogers, il quale ha avuto l’intuizione dopo
aver visto un documentario sul pattinaggio su ghiaccio dove si
menzionava la Harding.
Dopo essere stato presentato in
anteprima al Toronto Film Festival, Tonyaè
diventato uno dei titoli di maggior successo della stagione,
guadagnando consensi dalla critica e dall’industria. Ma
qual è la vera storia di Tonya Harding e quanto il film è
fedele rispetto a quanto realmente accaduto? Naturalmente, alcune
modifiche sono state apportate per rendere più cinematografico il
racconto, ma gli eventi significativi messi in scena dal regista,
come si vedrà, sono profondamente fedeli a quanto avvenuto e
proprio per questo ancor più capaci di genere stupore.
Tonya Harding: la vera storia della pattinatrice
La vita di Tonya non è mai stata
semplice. Sin da quando era bambina, come da lei affermato, sua
madre LaVona abusò fisicamente psicologicamente di
lei. La dipendenza dall’alcol della donna la rendeva infatti una
persona particolarmente instabile e incline alla violenza. Una
volta adolescente, Tonya iniziò ad allenarsi come pattinatrice sul
ghiaccio, anche su volontà di sua madre. Crescendo, però, la
Harding sviluppò un fisico apparentemente non idoneo a quella
disciplina, caratterizzandosi come robusta e poco elegante.
Nonostante ciò, grazie anche alla sua potenza muscolare, Tonya
iniziò ad ottenere dei primi significativi successi.
Vinse infatti la competizione Skate
America, nell’ottobre 1989, ed è stata considerata una forte
contendente ai Campionati di pattinaggio di figura degli Stati
Uniti del febbraio 1990. Fu però il 1991 il suo anno migliore,
quando ai campionati nazionali statunitensi eseguì il suo primo
triplo axel, un salto ancora oggi proibitivo per molte altete,
vincendo il titolo grazie al 6.0 ottenuto nel punteggio tecnico. Fu
la seconda donna, dopo la giapponese Midori Itō, a eseguire un
triplo axel in una competizione ufficiale. Dopo quell’anno, però,
Tonya non fu più in grado di replicare i successi ottenuti e la sua
carriera iniziò ben presto a conoscere un inesorabile declino.
In quello stesso periodo iniziò ad
affermarsi sempre di più la personalità di NancyKerrigan. Questa proveniva da una famiglia onesta
e laboriosa ed era stata ben accolta dalla comunità dei pattinatori
e dal mondo dello sport in generale. Aveva accordi di
sponsorizzazione, era una donna popolare e benvoluta e stava
guadagnando sempre più successi. Feroci rivali sul circuito di
pattinaggio artistico, Harding e Kerrigan facevano anche parte
della stessa squadra, vale a dire, la squadra di pattinaggio di
figura degli Stati Uniti che si stava preparando a competere alle
Olimpiadi invernali del 1994. Il 6 gennaio 1994, dopo un
allenamento in una pista di Detroit, la Kerrigan è stato colpita
sopra il ginocchio destro con un bastone telescopico.
Successivamente è emerso che
l’attacco è stato effettuato da un uomo di nome Shane
Stant, che era stato assunto da Shawn
Eckhardt, l’autoproclamata guardia del corpo di Tonya e di
suo marito Jeff Gillooly. La gamba della Kerrigan
non si ruppe, ma la pattinatrice fu costretta a ritirarsi dai
Campionati Nazionali, vinti poi da Tonya. La Kerrigan si era però
completamente ripresa quando le Olimpiadi si sono svolte, e in
quell’occasione ha vinto la medaglia d’argento, mentre Harding è
riuscita ad arrivare solo ottava. Nel mentre, Tonya era sempre
oggetto di intense speculazioni sui media. Gillooly, Eckhardt e
Stant erano già stati accusati dell’accaduto e la Harding si trovò
a dover ammettere di essere stata a conoscenza del loro piano.
Gillooly, Eckhardt e Stant hanno
poi scontato una pena in prigione, mentre Tonya ha invece ricevuto
tre anni di libertà vigilata, 500 ore di servizio alla comunità ed
è stata multata di 160.000 dollari. È stata anche costretta a
ritirarsi da tutte le competizioni in sospeso e a dimettersi dalla
World Figure Skating Association degli Stati Uniti. Nel corso
dell’anno, l’USFSA ha condotto le proprie indagini, privato Harding
del suo titolo di campionato del 1994 e impedendole a vita di
competere come pattinatrice o allenatrice. Con la sua carriera da
pattinatrice finita, Tonya si è in seguito cimentata nella boxe,
nell’automobilismo e infine a comparire nel cast di alcuni popolari
programmi televisivi.
Tonya Harding: le differenze tra la sua storia e il film
Come affermato anche dallo stesso
sceneggiatore, il film Tonya
non è basato sugli effettivi eventi svoltisi nel 1994. Esso è
piuttosto il frutto di una serie di interviste con le vere persone
coinvolte, da Tonya al marito Jeff. Queste hanno fatto emergere una
serie di punti di vista diversi e spesso contraddittori tra loro.
Unendo tutto ciò, Rogers diede vita ad un ritratto variegato, che
porta alla luce nuovi aspetti della storia. Nonostante ciò, è vero
il difficile rapporto tra Tonya e sua madre, come anche è vero il
curioso fatto che LaVona si presentò ad un intervista con un
pappagallo sulla propria spalla, proprio come si può vedere nel
film. Il personaggio della madre, tuttavia, è quello più
liberamente ispirato alla realtà.
La vera LaVona rifiutò infatti di
incontrare gli autori del film, che quindi dovettero basarsi
unicamente sul racconto altrui e su altri tipi di testimonianze per
dar vita al personaggio. Per quanto riguarda l’attività di
pattinatrice, il film è fedele nel raccontare del triplo axel
eseguito da Tonya, come anche il fatto che era solita ottenere
punteggi bassi per via del suo aspetto poco canonico. Fedele, anche
se raccontato da punti di vista che si contraddicono tra loro, è
infine il racconto dell’aggressione alla Kerrogan e ciò che ne
seguì. Tonya descrive dunque nel dettaglio la violenza che
la Harding ha subito e anche se non è possibile perdonare il suo
comportamento nei confronti della rivale, il film sollevo la
domanda sul perché nessuno sia mai intervenuto per aiutare Tonya ad
uscire dalla brutta situazione in cui si stava cacciando.
Arriva in prima TV esclusiva lo Sky
OriginalMaggie Moore(s) – un omicidio di
troppocon Jon Hamm e Tina Fey
protagonisti, in onda domenica 14 aprile alle
21:15 su Sky Cinema Uno, in
streaming solo su
NOWe disponibile on demand. Su Sky
il film sarà disponibile on demand anche in
4K.
Jordan Sanders (Jon
Hamm), il capo della polizia di una tranquilla
cittadina dell’Arizona, si trova alle prese con un bizzarro duplice
omicidio: due donne, che non hanno alcun legame tra loro, vengono
trovate assassinate. Solo una cosa le lega: entrambe si chiamano
Maggie Moore. Il caso si complica ulteriormente quando Jordan viene
aiutato nelle indagini dalla vicina di casa di una delle donne
uccise, Rita (Tina Fey), che è anche una testimone
chiave.
Maggie Moore(s) – un omicidio di tropp in esclusiva
domenica 14 aprile alle 21:15 su Sky Cinema Uno,
in streaming solo su NOW e disponibile on demand.
Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in
4K per i clienti Sky Q o Sky Glass con pacchetto Sky
Cinema e con servizio opzione Sky HD/Sky Ultra HD attivo.
I Wonder Pictures e Unipol
Biografilm Collection, hanno diffuso il trailer italiano
ufficiale del film The Animal
Kingdom, ricco di scene inedite finora mai diffuse.
In un futuro prossimo, la razza
umana è travolta da un’ondata di misteriose mutazioni che
trasformano le persone in ibridi animali. Émile, sedici anni,
vorrebbe solo una tipica vita da liceale, ma d’un tratto il suo
corpo inizia a manifestare i primi sintomi della metamorfosi. In un
mondo che guarda alle cosiddette “creature” con odio e diffidenza,
solo abbracciando la propria vera natura il ragazzo potrà scoprire
ciò di cui è davvero capace.
Sono le premesse di The Animal
Kingdom, il nuovo sorprendente film di Thomas
Cailley, un’avventura travolgente e mozzafiato tra
inseguimenti, creature fantastiche e spettacolari effetti speciali,
nei cinema italiani dal 13 giugno con I Wonder Pictures e
Unipol Biografilm Collection.
Nel trailer è già possibile
apprezzare le interpretazioni della giovane promessa Paul
Kircher (Winter Boy), che interpreta Èmile, di Romain
Duris (I tre moschettieri – D’Artagnan) nella parte di
suo padre e di Adèle Exarchopoulos (La vita di Adele)
in quelli di una poliziotta che indaga sulla fuga di alcune
creature, oltre agli straordinari effetti visivi curati tra da
MPC (The Last Duel, Percy Jackson e gli dei
dell’Olimpo, House of the Dragon) e Mac
Guff (Valerian e la città dei mille pianeti,
Cattivissimo Me, Lupin).
Da segnalare anche la coinvolgente
ed emozionante colonna sonora del film, curata da Andrea
Laszlo De Simone, cantautore, polistrumentista e produttore
discografico torinese.
In un futuro prossimo,
misteriose mutazioni trasformano gli esseri umani in ibridi
animali. Émile ha solo sedici anni e vorrebbe una vita normale: la
scuola, le serate con gli amici, i primi amori. Ma d’un tratto si
trova a fare i conti con alcuni inaspettati cambiamenti…
Tra azione e metamorfosi degne
della saga degli X-Men, The Animal
Kingdom mette in scena con sorprendenti effetti
visivi un’avventura emozionante e spettacolare, una storia sulla
libertà e su tutto ciò che possiamo essere in grado di fare se
abbracciamo la nostra vera natura.
Presentato in anteprima mondiale al
76° Festival
di Cannes, scelto per la sezione Crazies del Torino Film
Festival 2023 e vincitore di 5 premi César, tra cui Miglior Colonna
Sonora per Andrea Laszlo De Simone e Migliori effetti speciali,
The Animal
Kingdomdi Thomas Cailley arriverà
finalmente nei cinema italiani dal 13 giugno distribuito da I
Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm
Collection.
Apple Original
Films ha annunciato oggi di aver acquisito i diritti di
Bread & Roses, il documentario candidato al L’Œil
d’or allo scorso Festival
di Cannes che mostra la potente resistenza delle donne afghane
contro i talebani. Il film è prodotto da
Jennifer Lawrence e Justine Ciarrocchi di Excellent
Cadaver (“Causeway“),
insieme alla produttrice esecutiva, attivista per i diritti umani,
vincitrice del Premio Nobel per la Pace, Malala Yousafzai
(“Joyland”) di Extracurricular e alla famosa regista Sahra Mani (“A
Thousand Girls Like Me”). Dopo il celebre debutto al Festival di
Cannes 2023, “Bread & Roses” farà il suo debutto su Apple TV+
il 21 giugno.
«La chiusura delle scuole femminili in Afghanistan non è solo
una questione di interesse femminista, piuttosto è una questione di
sicurezza internazionale. I Talebani sono consapevoli che i figli
di madri istruite sono difficili da indottrinare e sono meno
suscettibili all’idea di diventare i loro futuri soldati», ha
dichiarato la regista e produttrice Sahra Mani. «Garantire che le
scuole femminili rimangano aperte in Afghanistan è fondamentale per
la salvaguardia e la sicurezza del mondo intero».
Bread & Roses
offre una potente riflessione sull’impatto in termini di diritti e
mezzi di sussistenza delle donne dopo la caduta di Kabul per mano
dei Talebani nel 2021. Il film segue la vita di tre donne, mentre,
in tempo reale, lottano per recuperare la loro autonomia. Mani
cattura lo spirito e la resilienza delle donne afghane attraverso
una rappresentazione cruda della loro straziante condizione.
Bread & Roses, presentato dalla Fondazione Eyan
in associazione con Extracurricular, è prodotto da
Jennifer Lawrence e Justine Ciarrocchi con Sahra Mani,
insieme ai produttori esecutivi Malala Yousafzai e Farhad Khosravi.
Sahra Mani dirige il film.
Daniel Radcliffe ha confessato al podcast
Happy Sad Confused di aver provato vera
paura nei confronti di Alan Rickman e della sua interrpetazione
di
Severus Piton, l’insegnante di pozioni di Hogwarts. “Ero
così intimidito da Alan Rickman. Come si fa a non essere intimoriti
da quella voce?“, ha detto Radcliffe. “Anche sentendo
quella voce ti dimentichi quanto fosse bassa finché non ti
riecheggia dentro. Ero così intimidito da lui per i primi tre film.
Ero terrorizzato da lui e pensavo: ‘Questo tizio mi
odia’“.
A Daniel Radcliffe è poi stata mostrata
un’intervista che non aveva mai visto dove Rickman parla di lui e
del resto delle giovani star di Harry Potter. In essa, la star più anziana
rifletteva sull’“enorme orgoglio” che provava per il
successo di Radcliffe a Broadway all’epoca e sulla pressione che i
giovani attori dovevano affrontare fin da piccoli. “Anche se io
lo facevo per sette settimane, loro lo facevano per 52
settimane”, ha detto Rickman a proposito degli attori bambini
nei film di Harry Potter. “Questa è stata la loro vita
dai 12 ai 22 anni.
“E a volte la guardavi da bordo
campo e lanciavi qualche ancora di salvezza perché c’era così poco
tempo per quello. È solo negli ultimi anni che sono riuscito a
sedermi in un bar con Daniel a New York. Lui era a teatro e io a un
altro. È stato un enorme orgoglio andare a vederlo nel musical How
to Succeed in Business Without Really Trying. Come osa ballare così
bene come i ballerini di Broadway? Ci ha lavorato molto.”.
Daniel Radcliffe si è particolarmente commosso
nel vedere quest’intervista e ha ricordato l’attore raccontando
che: “Ha interrotto una vacanza in Canada per venire a vedermi
in Equus. Ha visto ogni lavoro teatrale che ho fatto quando era
vivo“, ha detto Radcliffe. “Dopo mi portava fuori e ne
parlavamo“. È stato uno dei primi a dire, ‘Dovresti
concentrarti sul voice coaching e indagare su tutti questi
aspetti’. Sono così fortunato. Sentirglielo dire è davvero
adorabile. Grazie per avermi mostrato il video.”
Da anni i fan delle
Tartarughe Ninja chiedono a gran voce una versione
più grintosa di questi amati personaggi dei fumetti e ora – come
riportato da THR – la Paramount Pictures
sembra pronta ad accontentare le loro richieste. Durante il panel
del CinemaCon, è infatti stato annunciato che un nuovo film in
live-action e vietato ai minori è in fase di sviluppo. Il progetto
sarà basato sul recente best-seller della IDW, The Last
Ronin. Tyler Burton Smith,
co-sceneggiatore dell’imminente film d’azione distopica Boy
Kills World e del reboot di Child’s Play del 2019, si
occuperà della sceneggiatura.
L’ex capo della DC Film
Walter Hamada produrrà il film attraverso la sua
casa di produzione 18hz, come parte del suo accordo pluriennale con
lo studio. The Last Ronin è una storia in stile
Il ritorno del cavaliere oscuro che immagina un futuro
in cui un membro del temibile quarteto è l’ultima Tartaruga vivente
e si propone di vendicare la morte dei suoi fratelli e del Maestro
Splinter abbattendo il nipote di Shredder e i discendenti
autoritari del Clan del Piede. Il primo numero si conclude con la
grande rivelazione che dietro la bandana nera si cela in realtà
Michaelangelo.
Le Tartarughe Ninja di nuovo al cinema
Questa notizia segue il successo del
recente film d’animazione Tartarughe Ninja: Caos Mutante, di cui
è stato annunciato un sequel. Certo, non è chiaro se il film
presenterà solo una delle Tartarughe Ninja o tutte e quattro, ma di
certo questo nuovo film live action avrà il compito di riportare
questi iconici personaggi sul grande schermo così come i non
particolarmente apprezzati Tartarughe
Ninja e Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra non erano riusciti
a fare.
La Disney ha presentato in anteprima
13 minuti ricchi di azione di Il
Regno del Pianeta delle Scimmie al CinemaCon,
suscitando ulteriore entusiasmo per questo nuovo capitolo del
franchise di fantascienza. Il filmato – come riportato da Comicbook.com – inizia seguendo
un uccello che vola sopra un mondo completamente verde. Le scimmie
corrono libere, dondolandosi sui resti cresciuti di quello che una
volta era un edificio di metallo, ma questa città è ora tutta
alberi e fiumi. Un trio si imbatte in un nido di uova di uccello e
la scimmia più anziana inculca loro la legge e le lezioni,
ricordando che devono lasciare un uovo e non possono prenderli
tutti, perché è la legge.
“Li cresceremo insieme come
siamo stati cresciuti noi“, dice una delle scimmie. Arrivano a
questo punto a un varco tra le strutture e Noa, l’apparente leader
del gruppo, utilizza un pezzo di metallo per avanzare e agganciarsi
all’altra struttura. Arrampicandosi in cima, trova altre quattro
uova in un nido appollaiato sopra la struttura. Mentre le
raggiunge, un uccello arriva in volo e lo colpisce con gli artigli.
Noa cade e il cemento si sgretola, continua a cadere e non riesce
ad aggrapparsi a nulla. Alla fine scivola dal bordo e afferra un
pezzo della struttura sospesa. I suoi amici sono terrorizzati, ma
il sollievo li coglie quando scoprono che è sopravvissuto.
Il logo della Fox appare a quel
punto sullo schermo e le scene iniziano a svolgersi più
rapidamente. Il padre di Noa lo aspetta al villaggio. “Ci sono
pericoli oltre il nostro villaggio“, dice una scimmia. Un re
dichiara: “Che giornata meravigliosa“, davanti ai suoi
seguaci. Inizia a quel punto il caos: il villaggio di Noa sembra
essere incendiato dalle scimmie a cavallo che lo stanno razziando.
Noa cerca di raggiungere il padre per salvarlo, ma un nemico, una
scimmia molto più grande, arriva prima. Noa combatte contro il
gorilla, ma non ha successo e perde i sensi. Si risveglia sotto la
cenere in una scena grigia ma soleggiata.
Noa inciampa tra le macerie e trova
un avvoltoio che sta beccando a terra, per poi avvicinarsi e
scoprire il padre caduto. Un’espressione facciale estremamente
curata in fase di post produzione cattura il peso del momento
mentre Noa si rannicchia accanto al cadavere. Pochi istanti dopo,
lo si vede seppellire il padre. “Padre, li troverò, li
riporterò a casa“, dice alla tomba. Un uccello gli cinguetta e
vola, guidandolo. Noa sce a cavallo e dà un’ultima occhiata al suo
villaggio distrutto prima di andarsene. Un vasto orizzonte
ricoperto di vegetazione conclude il filmato.
Tutto quello che sappiamo su
Il Regno del Pianeta delle Scimmie
La sinossi ufficiale di
Il Regno del Pianeta delle Scimmie (Kingdom of the Planet of
theApes) riporta:
“Alcuni gruppi di scimmie non hanno mai sentito parlare di
Cesare, mentre altri hanno distorto il suo insegnamento per
costruire imperi fiorenti.In questo scenario, un leader
delle scimmie inizia a schiavizzare altri gruppi per trovare la
tecnologia umana, mentre un’altra scimmia, che ha visto il suo clan
essere preso in ostaggio, intraprende un viaggio per trovare la
libertà. Una giovane donna umana, intanto, diventa la chiave per la
ricerca di quest’ultimo, anche se ha dei piani tutti
suoi.”
Il regista Wes Ball dà nuova vita
all’epico franchise ambientato diverse generazioni dopo il regno di
Cesare, in cui le scimmie sono la specie dominante che vive in
armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un
nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una
giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a
mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare
scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli
umani.
Il Regno del Pianeta delle Scimmie è diretto da Wes
Ball (trilogia di Maze Runner) ed è interpretato da
Owen Teague (It), Freya
Allan (The
Witcher), Kevin Durand (Locke &
Key), Peter Macon (Shameless) e William H. Macy
(Fargo). La sceneggiatura è di Josh Friedman (La
guerra dei mondi), Rick Jaffa & Amanda Silver (Avatar: La
Via dell’Acqua) e Patrick Aison (Prey), basata sui
personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver. Il film è prodotto
da Wes Ball, Joe Hartwick Jr. (Maze Runner), Rick Jaffa,
Amanda Silver e Jason Reed (Mulan), mentre Peter Chernin
(trilogia de Il Pianeta delle Scimmie) e Jenno
Topping (Le Mans ’66 – La grande sfida) sono i produttori
esecutivi. Il film è atteso in sala il 10
maggio.
All’inizio di quest’anno, la Disney
ha annunciato a sorpresa un sequel del film d’animazione del
2016, Oceania,
che uscirà il 27 novembre. Questo Oceania
2 era stato inizialmente commissionato come serie
televisiva per Disney+, ma è stato poi rielaborato in
un lungometraggio dopo che i dirigenti erano rimasti impressionati
dalle riprese. Dopo alcune
prime immagini rilasciate nelle scorse settimane, la Disney ha
ora condiviso – durante il CinemaCon – un primo sguardo alle scene
che hanno entusiasmato i creativi del Magic Kingdom. A presentare
tale filmato è arrivato sul palco
Dwayne Johnson, che riprenderà
per Oceania
2 il suo ruolo di doppiatore del semidio Maui.
Nel filmato, stando alla descrizione
di ComicBook.com, Vaiana torna
sulla sua isola natale, Montunui, e viene accolta con un caloroso
benvenuto. La protagonista canta: “Finalmente siamo tornati a
ciò che sono destinata a essere“, mentre naviga verso il
villaggio. Anche il villaggio canta mentre costruisce e si espande.
Vaiana è il soggetto della canzone, definita una “leggenda
vivente e amica di un semidio!“. Ai bambini vengono mostrate
foto di lei incise su stoffa. Infine, il padre di Vaiana la
accoglie in mare e la porta a riva. La clip ha offerto dunque anche
un assaggio di una nuova canzone, con il sequel che in generale
sarà caratterizzato da melodie completamente nuove.
Lin-Manuel Miranda,
autore di “How Far I’ll Go“, “You’re Welcome” e
altri brani di Oceania, non riprenderà infatti il suo
ruolo. Abigail Barlow ed Emily
Bear, il duo dietro The Unofficial Bridgerton Musical, stanno scrivendo nuove
canzoni con Opetaia Foa’i e Mark
Mancina, che hanno lavorato al primo film. Johnson ha
invece poi dichiarato che: “Interpretare il personaggio di Maui
è stata una delle esperienze che più mi hanno cambiato la
vita“, ha detto. “È la mia cultura… ma anche il
personaggio di Maui è stato ispirato da mio nonno, l’Alto Capo
Peter Maivia“. L’attore promette infine una “nuova
indimenticabile avventura“.
Cosa sappiamo su Oceania 2?
Oceania
2, l’epico musical animato dei Walt Disney Animation
Studios, porta il pubblico in un nuovo viaggio con Vaiana, Maui e
un nuovo equipaggio di improbabili marinai. Dopo aver ricevuto
un’inaspettata chiamata dai suoi antenati, Vaiana deve viaggiare
verso i mari lontani dell’Oceania e in acque pericolose e lontane
per un’avventura diversa da qualsiasi altra che abbia mai
affrontato. Diretto da Dave Derrick Jr. con le
musiche dei vincitori del Grammy Abigail Barlow ed
Emily Bear, del candidato al Grammy
Opetaia Foa’i e del tre volte vincitore del Grammy
Mark Mancina (Lin-Manuel Miranda
non tornerà nel ruolo), Oceania
2 uscirà nelle sale il 27 novembre 2024.
Gli attori Auli’i
Cravalho e Dwayne
Johnson riprenderanno i loro ruoli da doppiatori
rispettivamente per Vaiana e Maui. Sappiamo però che inizialmente
la Disney aveva previsto di continuare la storia di
Oceania come
serie in streaming su Disney+. Tuttavia, quando il progetto ha
iniziato a prendere forma e la popolarità dell’originale è
aumentata, la Disney ha deciso di trasformare la serie in un
lungometraggio per le sale cinematografiche. È dunque stato
annunciato che Oceania
2 arriverà nelle sale il 27 novembre,
rispettando la tradizione di distribuire ogni anno un film
d’animazione nel giorno del Ringraziamento.
Il regista premio Oscar di
Moonlight,Barry
Jenkins è pronto a portare in sala il suo nuovo film, il
prequel del film Disney “live-action” Il Re
Leone, incentrato sulle origini di Mufasa. Mufasa:
Il Re Leone arriverà infatti nelle sale a dicembre e
sfoggerà la stessa tecnologia CGI del film di Jon Favreau del 2019. Il film, stando a quanto
ad oggi rivelato, mostrerà come Mufasa sia diventato il re che
tutti conosciamo e anche come il suo rapporto con Scar sia
diventato così complicato.
Durante la presentazione della
Disney di giovedì al CinemaCon 2024 di Las Vegas, Jenkins è salito
sul palco per mostrare un primo filmato di Mufasa:
Il Re Leone. Oltre a presentare una versione più
giovane del leone protagonista, questo sguardo al film prequel ha
mostrato anche le versioni più giovani di personaggi di supporto
come Rafiki, Zazu, Timon e Pumbaa. Anche se il filmato non è ancora
stato pubblicato online, ComicBook.com ha riportato una
descrizione completa del filmato mostrato.
Questo inizia “dalla parte oltre
la luce, dove un leone è nato senza una goccia di nobiltà nel
sangue“, dice il narratore. Mufasa è un cucciolo spensierato
che cresce fino a diventare un leone più grande che si sia visto in
natura. Sullo schermo scorrono numerosi animali e versioni più
giovani di personaggi familiari, il tutto accompagnato dai classici
numeri musicali de Il Re Leone. Questi personaggi
“classici” appariranno dunque in Mufasa, ma non è chiaro come le
loro storie si legheranno a quella del re.
Rafiki e Zazu hanno più senso, visto
che hanno lavorato per Mufasa nel film originale. Il coinvolgimento
di Timon e Pumbaa è invece un mistero molto più
grande. Mufasa:
Il Re Leone conterrà poi canzoni inedite per il
franchise, oltre a nuovi interpreti vocali per i personaggi
principali. Aaron Pierre sarà la voce di Mufasa,
mentre Kelvin Harrison Jr. presterà la sua voce al
cattivo Scar. Ad oggi disponiamo solo di
un’immagine del film, per cui non resta che attendere la
pubblicazione online di questo trailer.
Mufasa:
Il Re Leone sarà diretto da Barry
Jenkins, regista premio Oscar di Moonlight, da
una sceneggiatura di Jeff Nathanson. Aaron
Pierre darà la voce a Mufasa nel nuovo film, mentre
Kelvin Harrison Jr. doppierà Scar, che
presumibilmente sarà ancora una volta il cattivo del film. Non si
sa molto del film, se non che si tratta della storia delle origini
del padre di Simba. James Earl Jones, voce
originale del Mufasa adulto, ha deciso di non tornare per il
film.
“Sono cresciuto con questi
personaggi, significano molto per me“, ha spiegato Jenkins in
un’intervista dello scorso anno. “I re non nascono tali. Devono
diventare ciò che sono attraverso una serie di eventi con i quali
molte persone possono immedesimarsi. Quindi, da questo punto di
vista, si adatta molto bene a tutto il resto che ho fatto. Quindi
non sento alcuna pressione, voglio solo fare un buon
lavoro“.
“Penso che vedrete una
tonnellata di volti familiari“, ha poi anticipato
Barry Jenkins in un’intervista del 2022. “È un
prequel, ma di nuovo, è un prequel nel senso che questi sono tutti
gli stessi personaggi, ma vi stiamo raccontando come sono arrivati
a essere quello che sono. Quindi stiamo letteralmente andando a
ritroso. Stiamo tornando indietro nel tempo con molti di questi
personaggi. Siamo anche nel presente, ma torniamo indietro per
raccontare chi erano questi personaggi“.
“Aspettatevi dei numeri
musicali“, ha aggiunto il regista. “Numeri musicali
davvero meravigliosi, direi“. Mufasa:
Il Re Leone arriverà nelle sale il 20 dicembre di
quest’anno.
Il premio Oscar per La La
Land,Damien Chazelle, sembra aver
trovato il primo film che dirigerà per la Paramount Pictures da
quando ha firmato un accordo globale con lo studio. I dettagli
sulla trama sono vaghi, ma le fonti riferiscono a
Deadline che Chazelle dirigerà un film senza titolo per la
Paramount, basato su una sceneggiatura originale da lui scritta.
Anche se non è stato confermato, gli addetti ai lavori dicono che
il film sarà ambientato in una prigione.
Chazelle produrrà insieme alla sua
partner Olivia Hamilton attraverso il loro marchio
Wild Chickens. Non si sa quando il film entrerà in produzione, dal
momento che non ci sono altri talenti legati al progetto, ma le
fonti dicono che Chazelle e i dirigenti della Paramount si daranno
presto da fare per incontrare personalità di prima grandezza per un
progetto che sicuramente attirerà una lunga lista di
pretendenti.
Damien Chazelle ha firmato il suo
accordo globale con la Paramount alla fine del 2022 dopo aver
lavorato con lo studio per il suo ultimo film, Babylon
dello scorso anno, e mentre lui e Hamilton stanno producendo una
serie di film presso lo studio, come Heart of the Beast –
che ha appena aggiunto David Ayer come regista –
questo è il primo film che Chazelle dirigerà dopo aver firmato
l’accordo.
Damien Chazelle e i suoi film
Chazelle è diventato il tipo di
scrittore e regista che, quando si viene a sapere che ha una nuova
sceneggiatura sul mercato, vede i migliori talenti fare pressione
per ottenere un incontro. Inoltre, ha dimostrato di essere in grado
di dirigere qualsiasi tipo di film, che si tratti di un musical
moderno come La La
Land, candidato a 14 premi Oscar, di un’emozionante
biografia sul primo allunaggio come Il primo uomo o di un dramma avvincente come Whiplash,
che gli è valso una nomination all’Oscar per la sceneggiatura non
originale. Ha il talento per gestire qualsiasi genere, e se il suo
prossimo film fosse confermato come un dramma ambientato in una
prigione, sicuramente anche stavolta saprà entusiasmerà i fan
offrendo qualcosa di inaspettato.
Il venerabile franchise di
Alien ha quasi 10 film all’attivo e, in qualche modo, ogni
volta che il petto di un membro dell’equipaggio spaziale si apre e
una piccola creatura orribile striscia fuori, siamo ancora
terrorizzati. È quanto accaduto anche giovedì al CinemaCon, la
convention annuale dei proprietari di sale cinematografiche a Las
Vegas che ha avuto modo di vedere un’anteprima del film Alien:
Romulus. Diretto da Fede Álvarez (La
casa, Man in the
Dark), il film segue un gruppo di esploratori solari che
si imbattono in una stazione spaziale abbandonata. Naturalmente,
non sono soli a bordo.
Alien: Romulus, la descrizione dei nuovi filmati
Durante la presentazione al
CinemaCon, Alvarez e il produttore (nonché padre della
saga) RidleyScott hanno inviato un messaggio e introdotto
uno sguardo speciale su Alien:
Romulus. Il filmato inizia con due ragazze che
scoprono un corpo. Un altro uomo si guarda intorno alla nave, che
si illumina di luci rosse, mentre dei campioni incapsulati iniziano
a muoversi.
Un pezzo di tecnologia mostra che
c’è una luce che può vedere attraverso le parti del corpo,
mostrando legamenti e ossa. L’uomo di cui sopra ha un pulsante sul
collo, che viene premuto, facendolo bloccare e fissare il soffitto
mentre i suoi occhi si rovesciano all’indietro e si riavvia. Nel
frattempo, gli alieni si schiudono davanti a lui e cadono
nell’acqua ai suoi piedi. Il resto dell’equipaggio nota qualcosa
che sta nuotando, ma non se ne accorge, finché uno di loro non
viene sbalzato via.
La creatura salta fuori e cerca di
attacarglisi al viso, ma viene lanciata contro il vetro. Un’altra
salta da un Andy congelato (David Jonsson) sul
volto di un altro, conficcandogli le zampe nella bocca e negli
occhi. L’equipaggio cerca di chiudersi le porte alle spalle per
fuggire, ma uno degli alieni riesce a passare, spingendoli a
colpirlo di nuovo contro il vetro, che si rompe e li fa entrare
tutti.
Alla fine, uno dei membri
dell’equipaggio viene colpito in faccia da uno dei facehugger. In
un altro filmato, un personaggio non si sente bene e si stringe il
petto. Viene utilizzato il dispositivo per vedere attraverso il
corpo, mostrando l’alieno che cerca di uscire dalle sue costole. I
personaggi crollano, schiumano dalla bocca, hanno delle convulsioni
e danno accidentalmente un calcio alla nave prima che l’alieno esca
dal loro petto. È un momento cruento e viscerale. La nave continua
a fluttuare finché non si schianta contro una più grande.
Infine, la presentazione mostra un
trailer pieno di caos, Xenomorfi adulti e terrore. Ad oggi è stato
rilasciato pubblicamente solo un
teaser trailer che non mostra molto ma anticipa grandi orrori.
Orrori che sembrano essere presenti nei nuovi filmati e nel trailer
esteso, dove si vede la squadra di umani alle prese con le tensioni
che aumentano, i corpi che si accumulano, le ossa che si rompono e
il sangue che inizia a sgorgare.
Alien: Romulus, tutto quello che
sappiamo sul film
Il film è interpretato da
Cailee Spaeny (Priscilla),
David Jonsson (Agatha Christie’s Murder is
Easy), Archie Renaux (Tenebre e
ossa), Isabela Merced (The Last of Us), Spike Fearn
(Aftersun) e Aileen Wu. Alien:
Romulus è diretto da Fede Alvarez (La
casa, Man in the Dark) da una sceneggiatura scritta dallo
stesso Alvarez insieme al suo frequente collaboratore Rodo Sayagues
(L’uomo nel buio – Man in the Dark), basata sui personaggi
creati da Dan O’Bannon e Ronald Shusett.
Nel film, stando alla sinossi ad
oggi riportata, un gruppo di giovani coloni spaziali, mentre
rovista nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata, si
ritrova faccia a faccia con la forma di vita più terrificante
dell’universo. Dovranno allora cercare di sopravvivere e impedire
che quel male possa diffondersi. Il film è atteso in sala a partire
dal 16 agosto.
Il film è prodotto da Ridley Scott (Napoleon),
che ha diretto l’originale Alien
e ha prodotto e diretto i nuovi film della saga, Prometheus
e Alien:
Covenant, Michael Pruss (Lo strangolatore di
Boston) e Walter Hill (Alien); mentre Fede Alvarez,
Elizabeth Cantillon (Charlie’s Angels), Brent O’Connor
(Bullet Train) e Tom Moran (Unstoppable – Fuori
controllo) sono i produttori esecutivi.
Durante una chiacchierata con
Variety sul red carpet dei Gotham Awards dello scorso anno, la
Spaeny aveva rivelato che Romulus si svolge tra gli eventi
dell’Alien
originale di Ridley Scott e il sequel di James Cameron, Aliens – Scontro finale. “Dovrebbe inserirsi tra
il primo e il secondo film“, ha detto Spaeny. “Hanno
portato lo stesso team di ‘Aliens’, il film di James Cameron. Le
stesse persone che hanno costruito quegli xenomorfi sono venute a
costruire i nostri. Quindi vedere il progetto originale con le
persone originali che hanno lavorato a questi film per più di 45
anni e che hanno fatto parte della loro vita è stato davvero
incredibile“. Sappiamo ora che il nuovo capitolo si svolge
prima di entrambi questi film.
A produrre il film c’è naturalmente
anche la Scott Free, la società del regista originale di Alien,
Ridley Scott,
che è produttore esecutivo. Con il titolo Alien:
Romulus, non è dunque ancora stato rivelato molto riguardo
all’ambientazione, alla collocazione temporale o alla trama del
film. Ad aprile, Álvarez aveva rilasciato un’immagine dietro le
quinte di un facehugger che stringe il ciak del film a bordo di una
stazione spaziale. La presenza del facehugger conferma che il film
si svolgerà dopo gli eventi di Prometheus
e Alien:
Covenant, che hanno rappresentato le origini degli
Xenomorfi così come li si conosce.
Nel MCU il rapporto tra
Tony Stark e Peter Parker ha un po’ sostituito quella che,
nei fumetti e al cinema, è la dinamica padre-figlio instaurata dal
giovane supereroe con lo zio Ben. Allo stesso modo, in Avengers:
Endgame, Peter si confronta con la morte del suo
mentore ed è chiamato ad affrontare il futuro senza una figura
chiave per il suo percorso di realizzazione personale. Ma quali
sono stati i momenti più belli dei due personaggi del
Marvel Cinematic
Universe?
Tony recluta Peter per la Civil
War
Quando Tony decide di
reclutare Peter nel team Iron Man per la battaglia di
Captain America: Civil War, i due si ritrovano nella
camera del ragazzo e parlano delle ragioni per cui si sceglie di
essere un supereroe.
“Perché lo fai? Devo saperlo.
Qual è il tuo obiettivo? Cosa ti tira fuori da quel letto alle due
del mattino?“, chiede Stark. “Quando puoi fare le cose che
io posso fare, ma non lo fai, e poi accadono cose brutte, succede
per causa tua“. Lo sguardo di Tony è prezioso e ci dice tutto
quello che dobbiamo sapere sulla loro relazione.
Il nuovo costume
Il
primo incontro tra
Spider-Man
e
Tony Stark
avviene quando l’eroe del Queens indossa ancora un costume
fatto in casa che mette sostanzialmente insieme degli indumenti
rossi e blu. Per questo il leader dei Vendicatori decide di
aggiornare l’uniforme con nuove tecnologie, paracadute, lenti per
gli occhi regolabili e un’intelligenza artificiale di nome
Karen.
L’abbraccio mancato
Spider-Man:
Homecoming riprende subito dopo gli eventi della
Guerra Civile con Happy Hogan che riporta a casa Peter Parker. Ad
accompagnarlo c’è anche
Tony Stark, ma il ragazzo si sporge verso il
Vendicatore per un abbraccio, capisce che si trattava di un
malinteso e che Tony voleva semplicemente aprire la portiera
dell’auto. erroneamente che si tratti di un abbraccio.
“Non siamo ancora a quel
punto”, gli spiega Stark. E la cosa più bella e commovente è
che qualche film più avanti i due avranno modo di recuperare…
Essere un eroe anche senza il
costume
In Homecoming
Peter tradisce gli ordini di Tony Stark e interviene negli affari
dell’Avvoltoio, scatenando l’ira dell’eroe. In cambio, come
punizione, Stark chiede indietro il costume di Spider-Man. “Non
capisci, non sono niente senza questo!“, ma “Se non sei
niente senza quel costume, allora non dovresti averlo“, tuona
il personaggio prima di andare via.
Si tratta di un momento importante
nello sviluppo della loro relazione padre-figlio, e sugli
insegnamenti che Stark può dare al suo pupillo.
Tony accoglie Peter nei
Vendicatori
Durante il corso di
Spider-Man: Homecoming Peter non segue gli ordini di
Tony e si mette alla caccia dei villain che stanno minando la
sicurezza della sua città, tuttavia la delusione iniziale cede il
passo al perdono e alla comprensione, con il Vendicatore che
accoglie finalmente il giovane eroe nel team.
Senza il costume Peter riesce a
battere Avvoltoio consegnandolo alla giustizia, un’impresa che vale
l’ingresso nel gruppo più ambito di protettori. Il ragazzo però
rifiuta e Tony finge che si sia trattato di un test…
Viaggio nello spazio
In Infinity
War, dopo l’arrivo dell’esercito di
Thanos a New York per cercare la gemma del tempo, Peter Parker
salta giù dal suo scuolabus e si dirige verso il Sanctum Sanctorum
per unirsi al combattimento. Tony vuole che rimanga fuori dal
conflitto e gli ordina di tornare a casa da zia May mentre lui e
Doctor Strange si imbarcano sulla Q-Ship
diretti verso lo spazio. Non sa però che Peter si è aggrappato alla
nave e riesce a sopravvivere grazie all’Iron Spider donatagli da
Iron Man in volo.
“Non voglio morire…”
La devastante morte di
Peter Parker in Infinity
War ha lasciato in lacrime i fan. E se il film è ricco
di momenti spensierati, quel “I do not wanna go”
pronunciato da Tom
Holland fra le braccia di Robert Downey
Jr. rappresenta l’altro lato di un racconto ben più
maturo delle aspettative.
Ciò che rende così incredibile la
scena è il fatto che l’attore abbia improvvisato l’intera battuta.
I
fratelli Russo volevano che fosse o emozionante e gli avevano
dato un solo consiglio: “Pensa che sei un ragazzo e non vuoi
morire“. Così Tom
Holland ha preso questo suggerimento alla
lettera e il gioco è fatto…
La foto di Peter
Quando
Scott Lang esce dal
Regno Quantico in Avengers:
Endgame e si confronta con la realtà, capisce che
esiste un modo per tornare indietro nel tempo e sistemare ogni
cosa. Propone l’idea ai
Vendicatori che a loro volta presentano il piano a Tony
Stark.
Inizialmente l’eroe non vuole
essere coinvolto e non crede nella possibilità di riuscita,
tuttavia rivedere la foto incorniciata di lui insieme a Peter
Parker lo mette di fronte ad una scelta che non può e non deve
rifiutare.
L’abbraccio in Endgame
I fan hanno aspettato un
anno intero per vedere cosa era successo a tutti i personaggi
polverizzati alla fine di Infinity
War, e finalmente Avengers:
Endgame li ha riportati in vita sani e salvi per
l’epica battaglia del terzo atto contro Thanos.
È qui che Peter si avvicina a Iron
Man dicendo: “Non crederà a quello che è accaduto. Si ricorda
quando eravamo nello spazio? E sono diventato polvere? Devo essere
svenuto, perché mi sono svegliato e lei non c’era. Ma il Doctor Strange era lì, giusto? Era come, ‘Sono
passati cinque anni. Dai, hanno bisogno di noi!“
La morte di Tony
Decidendo di non raccontare
le origini di Spidey, il MCU non ha mai incluso la morte
dello zio Ben e la dinamica padre-figlio tra i
personaggi. Tuttavia in Endgame abbiamo avuto un momento molto
simile con la figura di Tony Stark.
Questo accade quando l’eroe afferra
e indossa il guanto dell’infinito sacrificandosi per salvare il
mondo. La scena è straziante e ricorda molto il lutto di Peter dopo
l’assassinio dello zio.
Thunderbolts*,
l’ultimo film corale del Marvel Cinematic Universe, ha
appena ricevuto un interessante aggiornamento. Giovedì, durante il
panel dei Marvel Studios al CinemaCon, Kevin Feige ha confermato che il titolo
ufficiale del film è Thunderbolts*.
L’asterisco è stato aggiunto per la prima volta al titolo in un
video sul set fatto dalla star Florence Pugh il mese scorso, poi condiviso
ufficialmente dai Marvel Studios. Secondo Feige, il
motivo di questa leggera modifica del titolo sarà spiegato una
volta che il film sarà uscito nel mondo il prossimo anno.
Questa conferma contribuire
naturalmente ad alimentare le speculazioni sul fatto che la squadra
del film potrebbe davvero cambiare il proprio nome in Dark Avengers
o qualche altra variante. “Sì, noterete l’asterisco su Thunderbolts*“, ha spiegato Feige.
“Questo è il titolo ufficiale dei Thunderbolts* e non ne parleremo più fino
all’uscita del film“, ha affermato il capo dei Marvel Studios.
Durante il panel dei Marvel Studios al
D23 2022, il presidente dei Marvel
StudiosKevin
Feige ha svelato il cast del prossimo film
Thunderbolts,
che sarà una squadra composta principalmente da supercriminali e
antieroi. Comprende la Contessa Valentina Allegra de
Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), Red
Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah Jon-Kamen), US Agent
(Wyatt
Russell), Taskmaster (Olga
Kurylenko), Yelena Belova/Black Widow (Florence
Pugh) e Il Soldato d’Inverno (Sebastian
Stan). Secondo quanto appreso la contessa Valentina
Allegra de Fontaine metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Thunderbolts*
è attualmente previsto nelle sale il 2 maggio
2025. Harrison Ford – ammesso che sia presente –
sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross. Il film sarà diretto da Jake
Schreier, la cui storia come regista non è estremamente ampia,
avendo lavorato solo a Robot & Frank del 2012,
Paper Towns del 2015 e alla versione filmata del
2021 di Chance the Rapper’s Magnificent Coloring World Tour.
Tra le tante cose che ci
mancheranno di Tony Stark, scomparso alla fine di
Avengers:
Endgame, ci sono sicuramente i simpatici soprannomi
che il personaggio era solito dare ai suoi “colleghi” supereroi (e
non solo).
Ma quali sono i migliori e quelli che ricorderemo tra qualche
anno?
Manchurian Candidate
Per Bucky Barnes il soprannome
scelto è di stampo politico, ovvero “Manchurian
Candidate“, che trae ispirazione dal titolo del romanzo
omonimo di Richard Condon pubblicato nel 1959. Nel libro si parla
infatti dei lavaggi del cervello ad opera del governo americano per
la creazione di potenti serial killer.
Legolas
In
The Avengers, Iron Man aiuta Occhio di Falco a raggiungere in
volo la cima del grattacielo dal quale terrà sotto controllo la
situazione, e quale miglior soprannome di
“Legolas” poteva scegliere per rivolgersi al
collega Vendicatore? Legolas, ovviamente, è l’elfo arciere
interpretato da Orlando Bloom nella trilogia de Il Signore degli anelli e in quella de
Lo Hobbit.
Build-A-Bear
Quando Tony incontra per la prima
volta Rocket Raccoon in Avengers:
Endgame una volta atterrato sulla Terra mette in pausa
il suo discorso emozionante e serio rivolgendosi al procione
dicendo “Onestamente, fino a questo esatto momento pensavo che
fossi un Build-A-Bear.” Un peluche, insomma.
Underoos
Tony Stark ha sempre avuto un legame speciale con Peter Parker,
fin da quando il ragazzo viene reclutato nel suo team per la
Civil
War, ed è proprio durante la battaglia a Berlino che Iron Man
chiama Spider-Man “Underoos“. La Underoos, per chi
non lo sapesse, ovviamente, era un brand di abbigliamento degli
anni ’70 che permetteva ai bambini di vestirsi come i loro
supereroi preferiti.
Capsicle
Nel primo capitolo sugli
Avengers il miliardario, filantropo e genio della
tecnologia Tony Stark incontra il vecchio, onorevole soldato della
seconda guerra mondiale
Steve Rogers, e questo rapporto non sembra partire con il piede
giusto. Sarà forse per il soprannome dato da Tony a Cap,
“Capsicle“, riferendosi ai 70 anni trascorsi in
congelamento. Tradotto “popsicle” significa infatti “ghiacciolo”,
dunque il gioco di parole funziona ad un livello doppio.
Rock of Ages
Rock of
Ages è il titolo di un musical di successo di Broadway
ambientato nell’epoca hair metal degli anni ’80 e nel quale tutti i
membri del cast sfoggiano pettinature lunghe, lisce e ridicole.
Questo è il motivo per cui Tony Stark chiama così Loki in The Avengers del
2012. Forse un modo per allentare la tensione mentre il Dio
dell’Inganno pianificava il suo attacco a New York con i Chitauri,
e forse anche un riferimento al teatro che l’eroe avrebbe potuto
frequentare vivendo nella grande mela.
Squidward
All’inizio di Avengers:
Infinity War seguiamo l’attacco a New York
dell’esercito di Thanos a cui si oppongono Tony Stark, Doctor Strange, Wong e Spider-Man. Qui gli
eroi fanno la conoscenza di Ebony Maw, uno dei più
fidati servitori del titano pazzo, che a causa del suo viso
miserabile e del suo naso gigante si merita l’appellativo di
“Squidward” (Squiddi Quincy Tentacolo), in
riferimento al personaggio della serie
SpongeBob.
Flash Gordon
Il primo incontro tra Tony
Stark e Peter Quill avviene sul pianeta Titano, dove parte degli
Avengers e i
Guardiani della Galassia combatteranno la loro
battaglia per sfilare il guanto dell’infinito dalla mano di Thanos.
È qui poi che Stark apostrofa simpaticamente Quill come
“Flash Gordon“, con l’eroe che risponde spiegando
che accetta il soprannome come un complimento.
Point Break e Lebowski
Sono ben due i soprannomi
attribuiti a Thor: il primo risale ai temi di The
Avengers, quando chiamò il Dio del Tuono “Point
Break“, alludendo alla somiglianza fra lui ed il
personaggio di Bodhi interpretato da Patrick Swayze nel film di Kathryn Bigelow; il
secondo, più divertente, è “Lebowski“, come
riferimento alla nuova forma fisica di Thor dopo il salto temporale
di cinque anni in Avengers: Endgame. Tony lo chiama così e
successivamente il personaggio continua a giocare con l’omaggio
alla pellicola dei fratelli Coen indossando gli stessi occhiali da
sole e il cardigan del Drugo.
Come rivelato dal finale di
Transformers: Il risveglio, la squadra dei G.
I. Joe e i Transformers si stanno
riunendo per un nuovo film presso la Paramount. L’idea si basa su
una trama che i marchi della Hasbro hanno sviluppato nei loro
fumetti pubblicati dalla Marvel negli anni Ottanta e ripresa
ora anche dal film arrivato in sala nel 2023, dove l’eroe
interpretato da Anthony Ramos scopre di essere
invitato a unirsi all’organizzazione governativa segreta che ha
scoperto cos’è successo in Perù, è a conoscenza della presenza dei
robot ed è disposta a pagare le cure per Kris: il G. I. Joe.
Come riportato da Deadline, per ora non sappiamo
altro su questo nuovo progetto, se non che Steven Spielberg ne sarà il produttore
esecutivo. Non c’è invece ancora un regista, nonostante l’idea sia
stata lanciata dal regista Steven Caple Jr. in
Transformers: Il risveglio. Caple Jr. aveva però
dichiarato di essere in trattative per un altro film sui
Transformers dopo il successo di
Transformers: Il risveglio, che ha guadagnato quasi
439 milioni di dollari in tutto il mondo. Potrebbe dunque essere
sempre lui ad occuparsi della regia di questo crossover che sta già
entusiasmando i fan di entrambi i franchise.
Cosa c’è da sapere sul crossover
tra Transformers e G. I. Joe
I due franchise Hasbro si sono
incrociati per la prima volta nel 1987 con G. I. Joe e
i Transformers, una serie limitata di quattro numeri
pubblicata da Marvel Comics. La serie vedeva Autobot come
Optimus Prime e Bumblebee collaborare con la squadra G.I. Joe – tra
cui Hawk, Roadblock e Snake-Eyes – per combattere Cobra e i malvagi
Decepticon.
Nel 2003, Image Comics ha pubblicato
la serie in sei numeri G. I. Joe vs. The
Transformers, mentre Devil’s Due Publishing ha
pubblicato i sequel nel 2004, 2006 e 2007. IDW ha pubblicato una
serie in stile retrò, intitolata Transformers vs. G. I.
Joe, tra il 2014 e il 2016. L’anno scorso, la
Skybound di Robert Kirkman ha invece lanciato l’Energon Universe,
un universo a fumetti condiviso di Transformers e G.I. Joe che
comprende nuove serie in corso e limitate.
A febbraio, il produttore
Lorenzo di Bonaventura aveva dichiarato a
ComicBook che “manterremo la promessa che abbiamo fatto“,
riferendosi alla scena che anticipava un crossover tra i
Transformers e i G.I. Joe. “Ne abbiamo parlato fin dall’inizio
del franchise perché i fan ci hanno chiesto: “Dai, quando farete un
crossover?””, ha detto di Bonaventura. “La verità è che ci
sono così tanti grandi personaggi dei Transformers che non ci
sembrava il caso di affrettarci ad inserire anche i G. I. Joe. Si
vuole ricercare un modo organico per farlo, altrimenti sembra solo
un esercizio cinico“.
Uno degli astri nascenti più
impegnati di Hollywood ha appena aggiunto un altro ruolo importante
al suo programma.
Variety riporta infatti che Glen Powell sarà
il protagonista del reboot di The Running
Man per la Paramount Pictures. Edgar
Wright (Baby
Driver – Il genio della fuga, Ultima
notte a Soho) dirigerà e produrrà insieme alla sua partner
di produzione Nira Park e a Simon
Kinberg. Il film è basato sull’omonimo romanzo di
Stephen King che l’autore pubblicò per la prima
volta con lo pseudonimo di Richard Bachman.
The Running Man è stato reso famoso dal film del
1987 con Arnold Schwarzenegger, anche se King si
dichiaro non pienamente soddisfatto dell’adattamento.
Il romanzo offre un racconto
futuristico di genere thriller ambientato in un’America distopica
nell’anno 2025. La storia è incentrata su Ben Richards, un uomo
disperato che partecipa a un violento reality show chiamato The
Running Man per vincere abbastanza denaro per guarire la figlia
gravemente malata. L’obiettivo del reality, tuttavia, è
sopravvivere a numerosi cacciatori inviati ad uccidere i
partecipanti. Non resta ora che attendere maggiori notizie su
questo progetto come anche quali altri attori si uniranno
a Glen Powell nel cast.
In quali film ha recitato di recente Glen Powell?
Recentemente Powell ha recitato
accanto a Sydney Sweeney nella commedia romantica della
Sony di grandissimo successo Tutti
tranne te (qui
la recensione), che ha incassato oltre 200 milioni di dollari
in tutto il mondo. È poi protagonista della commedia d’azione – già
vista alla Mostra del Cinema di Venezia – Hit
Man (qui
la recensione) del regista candidato all’Oscar Richard
Linklater, di cui è anche co-sceneggiatore e
co-produttore. Il film, che sta già raccogliendo consensi,
debutterà nelle sale il 30 maggio 2024 e sarà distribuito su
Netflix il 7 giugno.
Powell sarà anche protagonista
dell’atteso film d’azione della Universal
Twisters, diretto da Lee Isaac
Chung, nuovo capitolo del film Twister, campione
d’incassi nel 1996. L’uscita del nuovo film, che vede protagonista
anche Daisy Edgar-Jones, è prevista per il 19 luglio
2024. Ricordiamo anche che Glen Powell ha avuto un
ruolo di rilievo nel film Top Gun: Maverick e che potrebbe riprendere
tale ruolo anche
nell’annunciato Top Gun 3.
La Paramount Pictures ha presentato
il primo trailer de Il
Gladiatore II sul palco del Colosseo del Caesars
Palace, un hotel di Las Vegas che reimmagina l’Antica Roma in tutto
il suo decadente splendore. Stando a quanto mostrato – e a quanto
riportato da Variety – il regista Ridley Scott sembra offrire una versione più
cruenta di quell’epoca lontana, che vede Paul
Mescal entrare nell’arena nei panni di un nobile che
ha rinunciato ai suoi privilegi e si ritrova in una lotta tra la
vita e la morte per il divertimento del popolo romano.
Il
Gladiatore II riprende dunque l’epicità e le sequenze
d’azione sconvolgenti del primo film, mostrando Mescal affrontare
un rinoceronte in carica, un’orda di feroci babbuini e anche
Pedro Pascal. Ci sono anche bombardamenti
navali, intrighi politici in abbondanza e una coppia di diabolici
imperatori che sembrano ancora più folli dello squilibrato monarca
di Joaquin Phoenix del primo film. Il
co-imperatore Geta e il co-imperatore Caracalla, interpretati
rispettivamente da Fred Hechinger e Joseph Quinn, vengono anche mostrati con della
pittura facciale mentre osservano con soddisfazione l’intero
spettacolo dei gladiatori dai loro palchi imperiali.
A manipolare tutto è l’oscuro
operatore di Denzel Washington. Sembra che sia lui a tirare
le fila, con l’intenzione di usare Mescal come strumento
contundente per controllare un impero che è andato seriamente fuori
controllo. “Roma deve cadere“, dice a un certo punto del
filmato. “Devo solo darle una spinta“. “È forse ancora
più straordinario del primo“, ha detto Scott in un video
messaggio. “È valsa la pena di aspettare“. Non resta a
questo che attendere ora che tale trailer venga svelato
pubblicamente, così da poter avere idee più precise su quanto
aspettarsi dal film.
Paul Mescal interpreterà Lucius Verus, il
figlio del personaggio di Connie Nielsen (interpretato da Spencer Treat
Clark nel film originale), ne Il
Gladiatore II. La Nielsen riprenderà anche il ruolo di
Lucilla.
“[Lucius] è stato nelle terre
selvagge per, vediamo, l’ultima volta l’abbiamo visto quando aveva
12 anni“, ha detto Ridley Scott in precedenza a Rotten
Tomatoes a proposito del personaggio di Mescal. “Ora sono
passati circa 12 o 15 anni. È stato nella natura selvaggia e ha
perso i contatti con sua madre. Sua madre ha perso i contatti con
lui, non sa dove sia. Pensa che possa essere morto“.
La produzione del film è iniziata
nel giugno 2023, ma è stata sospesa circa un mese dopo a causa
dello sciopero della Screen Actors Guild-American Federation of
Television and Radio Artists (SAG-AFTRA). Le riprese sono riprese
nel dicembre 2024 e la produzione è terminata ufficialmente il 17
gennaio 2024. Ridley Scott produce Il
Gladiatore II insieme a Michael Pruss, Douglas Wick,
Lucy Fisher e David Franzoni. Il film arriverà nelle sale
statunitensi il 22 novembre 2024, distribuito da
Paramount Pictures.
Al CinemaCon in corso a Las Vegas,
evento dedicato agli esercenti, la Disney ha mostrato non solo
alcuni
filmati di Deadpool & Wolverine e
di Captain America: Brave New World, ma anche
ben 35 minuti del nuovo film Pixar, Inside
Out 2. Il sequel del film del 2015 riporta gli
spettatori nella mente dell’ormai adolescente Riley
(Kensington Tallman) mentre le sue emozioni
cercano di tenere il passo con i suoi nuovi sentimenti. Quanto
mostrato – come riportato da Variety – è stato scandito
dall’umorismo di Amy Poehler e Lewis
Black, oltre che dall’interpretazione di Maya Hawke, che ruba la scena dando voce
all'”antagonista” Ansia, che si impossessa dell’anima della giovane
adolescente Riley attraverso i sentimenti di Gioia, Rabbia,
Tristezza e Paura.
Il filmato inizia con Riley, ormai
adolescente, che torna a giocare a hockey su ghiaccio e reintroduce
le emozioni del primo film: Gioia (Amy
Poehler) Tristezza (Phyllis Smith) e
Rabbia (Lewis Black) insieme a Paura (Tony
Hale, che sostituisce Bill Hader del
primo film) e Disgusto (Liza Lapira, che
sostituisce Mindy Kaling). Riley è diventata
gentile e con i suoi amici è tra i giocatori invitati al campo di
hockey. Quella notte, uno strano rumore – un allarme etichettato
come pubertà – suona, svegliando le emozioni mentre una squadra di
costruttori si presenta e riconfigura il quartier generale e la
console delle emozioni per “gli altri”.
Riley è sempre più fuori di sé
quando il quartier generale si affolla di nuove emozioni come Ansia
(Maya
Hawke), Invidia (Ayo
Edebiri), Noia (Adèle
Exarchopoulos), Imbarazzo (Paul Walter
Hauser) e Nostalgia (June Squibb).
Guidati dalla rubacuori Ansia, si scatena il caos quando le
emozioni si contendono il controllo di Riley. I cinque originali
sono intrappolati in un barattolo come “emozioni soppresse”. Lì
incontrano un’esilarante collezione di personaggi animati in 2D,
tra cui la Negazione, che suscita grandi risate.
Molte lodi sono però state rivolte
anche ad Invidia, personaggio doppiato da Ayo Edebiri, che è in combutta con Ansia per
la guida di Riley. La Poehler, che dà voce alla protagonista Joy,
ha introdotto il filmato dicendo: “Ho interpretato molti
personaggi gioiosi nel corso degli anni, ma nessuno è stato così
speciale per me come Joy. Non c’è stato nemmeno un millisecondo di
pausa quando mi hanno chiesto di tornare“. Il sequel, ha
aggiunto, “cattura la bellezza e l’ilarità di ogni emozione che
tutti noi viviamo quotidianamente“. Il film “vi farà
ridere e piangere e tutto quello che c’è in mezzo“.
La trama di Inside Out 2
Il film Disney e Pixar Inside
Out 2 torna nella mente dell’adolescente Riley proprio
quando il quartier generale viene improvvisamente demolito per far
posto a qualcosa di completamente inaspettato: nuove Emozioni!
Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, che a detta di tutti
gestiscono da tempo un’attività di successo, non sanno come
comportarsi quando arriva Ansia. E sembra che non sia sola.
Kelsey Mann dirige il film, la cui uscita
internazionale è prevista per il 12 giugno e
quella nazionale per il 14 giugno.
Come riportato da Deadline, durante la sessione
conclusiva del CinemaCon, la Disney ha mostrato alcuni filmati del
film
Captain America: Brave New World, con Anthony Mackie che riprende gli eventi della
serie Disney+ del 2021 The Falcon and the Winter Soldier. In quella serie,
Sam Wilson prende il controllo dello scudo lasciato dal “defunto”
Steve Rogers (Chris
Evans). Il capo dei Marvel Studios Kevin Feige ha definito il film
“un thriller politico con i piedi per terra” sul palco del
Caesars Palace al Colosseo prima di presentare Mackie.
L’attore ha poi raccontato come ha
iniziato a recitare in questi film 10 anni fa e ha apprezzato il
fatto di essere ora “protagonista del mio film Marvel“. Mackie ha poi
introdotto il filmato. Nella clip, il Presidente degli Stati Uniti
interpretato da Harrison Ford vuole che Sam Wilson
ricostruisca gli Avengers. L’ex generale Ross è
infatti rimasto impressionato da ciò che l’eroe ha fatto in
Messico. Tuttavia, Wilson si chiede cosa accadrebbe se non fossero
d’accordo su come gestire la nuova squadra. Nella scena successiva,
Ford sta facendo una presentazione a una stanza piena di
autorità.
Tuttavia, un paio di persone tra il
pubblico diventano possedute – la Isaiah Bradley di Carl Lumbly e
un generale – e si rivoltano contro la folla, in particolare contro
il personaggio di Ford. Come in Air Force One, il
Presidente fa il duro e dà un pugno in faccia al militare. Termina
così il filmato, che introduce dunque questo nuovo compito e onere
per Wilson, ma anche qualcosa in più sulla minaccia che vedremo nel
film. Si può ipotizzare che dietro queste “possessioni” ci sia il
Leader di Tim Blake Nelson, anche se è tutto
ancora da confermare.
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New Worldriprenderà da dove si
è conclusa la serie Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New World è indicato come uno
dei titoli più importanti della Fase 5.
A più di un anno dall’annuncio che
Amazon MGM Studios e BBC stavano
sviluppando un’altra stagione di The
Night Manager, Deadline rivela che il thriller
spionistico guidato da Tom Hiddleston ha finalmente ricevuto un
ordine ufficiale per due stagioni. La produzione della seconda
stagione di The
Night Manager dovrebbe iniziare nel corso
dell’anno.
“Siamo entusiasti di portare
altre stagioni di The Night Manager ai nostri clienti
Prime Video“, ha dichiarato Vernon Sanders,
capo di Amazon, in un comunicato. “La combinazione di un
materiale di partenza formidabile, del meraviglioso team di The Ink
Factory, di un grande scrittore come David Farr, di un regista
pluripremiato come Georgi Banks-Davies e di un cast di talento
rendono la serie davvero un pacchetto completo“.
Chi è coinvolto nelle prossime
stagioni di The Night Manager?
Basate sui personaggi dell’omonimo
romanzo di John le Carré, le prossime puntate di The
Night Manager saranno ancora una volta scritte da
David Farr, mentre Stephen Garrett e Georgi Banks-Davies saranno
rispettivamente showrunner e regista. Anche Hugh Laurie tornerà come produttore esecutivo
insieme a Tom Hiddleston. Tuttavia, al momento non è
chiaro se
Laurie riprenderà il suo ruolo di Richard Roper. Ulteriori
dettagli sulla trama e sui personaggi non sono ancora stati resi
noti, ma secondo quanto riferito la seconda stagione si svolgerà
otto anni dopo il finale della prima.
La
prima stagione, andata in onda su BBC One e AMC, ha avuto come
protagonisti Olivia Colman, Elizabeth Debicki, Tobias
Menzies, David Harewood e Tom Hollander. Per la loro
interpretazione nel primo episodio, Hiddleston, Colman e
Laurie hanno ricevuto un Golden Globe rispettivamente come
miglior attore, attrice non protagonista e miglior attore non
protagonista.
Dopo anni di campagne da parte dei
fan che chiedevano alla Warner Bros. #ReleaseTheSnyderCut, il sogno
è diventato realtà nel 2021, quando il debutto della
Zack Snyder’s Justice League di Zack
Snyder in anteprima su HBO Max.
Sebbene ci si aspettasse che il
regista si limitasse a rifinire il suo director’s cut, Zack
Snyder ha invece girato nuove scene e ha gettato le basi
per i sequel di cui avremmo saputo in seguito in forma di
storyboard (le idee includevano Superman che cade
sotto il controllo di Darkseid e Bruce
Wayne che ha un figlio con Lois Lane).
Anche prima della nascita dei DC
Studios, le probabilità che questi seguiti si realizzassero
sembravano scarse. Ora sembra del tutto escluso, anche se ci sono
molti fan di Zack Snyder che sperano che possa
concludere la storia come fumetto o film d’animazione.
Sarebbe comunque un modo per
mettere a tacere il movimento #RestoreTheSnyderVerse! Parlando
nell’ultimo numero di Empire Magazine, a Zack
Snyder è stato chiesto se concluderebbe la sua trilogia
della giustizia in animazione.
“Sì,
assolutamente“, ha risposto. “Sarebbe
divertente. Sarebbe bello“. Onestamente, visti i
bassi costi di produzione delle offerte direct-to-DVD della Warner
Bros. Animation, non sappiamo perché non sia già successo.
Zack Snyder ha anche esperienza in questo campo,
avendo supervisionato il tie-in di Watchmen, Tales of the
Black Freighter.
In un’altra parte della
conversazione, a Zack Snyder è stato chiesto se è
ancora sorpreso dalle polemiche che hanno circondato la sua
decisione di far uccidere Batman e Superman in film come L’uomo
d’acciaio e Batman v Superman: Dawn of Justice. Non è un
segreto che egli ritenga che i supereroi debbano porre fine alle
vite dei loro nemici, e il regista ha ribadito questo concetto
durante l’intervista.
“L’unica ragione per
cui non sono sorpreso è che alcune persone si sono fatte fare il
lavaggio del cervello da un mucchio di materiale che non è coerente
con il vero canone“, ha dichiarato. “E va
bene così. Stanno facendo il loro viaggio“. Qual è il
vero canone? Non ne abbiamo assolutamente idea.
“Non credo che
succederà qualcosa subito“, ha detto Snyder nel 2020
quando gli è stato chiesto di concludere l’arco del DCEU iniziato
con Man of Steel. “Ma
io e Jim [Lee] parliamo abbastanza spesso. E abbiamo parlato molto
della possibilità di fare un libro o un fumetto in futuro, per
concludere il tutto“.
“Non abbiamo ancora
deciso nulla, ma se è una cosa interessante per il fandom, possono
sempre chiederlo a Jim“. Per il momento, lo
Snyderverse rimane in un limbo ed è improbabile che venga concluso
a meno che non cambi qualcosa di drastico alla Warner Bros. e ai DC
Studios.
Shawn Levy, regista
di Deadpool &
Wolverine, ha mostrato un filmato di 9 minuti
dell’attesissimo film Marvel al CinemaCon di giovedì. In
questo – stando alla descrizione riportata da Deadline – Deadpool è diventato
un venditore di auto usate e mentre è all’interno di una di esse e
offende una famiglia che sta valutando l’acquisto. Viene dunque
spiegato che il mercenario ha abbandonato tale ruolo per dedicarsi
ad una vita pacifica. Successivamente è stata mostrata la scena
della sua festa di compleanno, con i suoi amici che gli fanno una
sorpresa ed il protagonista, spaventato, esclama:
“Cinque anni fa, vi avrei ucciso per questo!”
Mentre Colosso
guarda una puntata di The Great British Bake-Off, Wade
esclama “la cocaina è l’unica cosa che è off-limits, ha detto
Kevin Feige [presidente dei Marvel Studios]… conoscono tutti gli
slang!”. Nel corso di tale scena viene anche rivelato che
Vanessa e Wade Wilson si sono lasciati dopo che
quest’ultima è stata riportata in vita dal protagonista nella
post-credit di Deadpool 2. Arriva poi la TVA e compare
l’agente Paradox che spiega: “Siamo un’organizzazione
incaricata di difendere la Sacra Linea Temporale, tu sei stato
scelto per uno scopo superiore, uno che potrebbe salvare l’intera
Sacra Linea Temporale“.
Wade Wilson risponde: “Sacra
Linea Temporale… sto andando alla Marvel? Questo significa che ci
saranno tantissimi cameo gratuiti?”. Si passa poi ai monitor
della TVA, dove al protagonista vengono mostrati anche tanti
riferimenti ai vecchi film della Fox, con Wade che è incredulo
dinanzi all’immagine di Captain America. Viene quindi mostra una
scena di Thor che piange sul corpo di Deadpool, con l’agente
Paradox che esclama “questo succederà in un futuro
distante” e Wade risponde: “Fottiti Fox, sto andando a
Disneyland!”
La scena si sposta quindi dal sarto
della TVA, che realizza il nuovo costume di Deadpool e gli dona due
Katane interamente in adamantio. Entra a quel punto in scena
Wolverine, presente insieme a Deadpool in una scena in auto, dove
quest’ultimo esclama: “Perché i tuoi amici ti lasciano andare
via da casa vestito da giocatore deiLos Angeles Rams”
[squadra di Football americano con le divise gialle e blu], con
Logan che risponde: “Stai zitto“. Prima della
proiezione di questo filmato, il capo dei Marvel Studios Kevin
Feige si è meravigliato di quanto sia divertente fare
un film vietato ai minori con la parola “F**k”.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da
parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano
svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
La figura dell’agente segreto al
cinema ha sempre avuto il suo fascino e il suo successo. Oltre al
più noto James
Bond, negli anni si sono così susseguiti una serie di
personaggi appartenenti al mondo dello spionaggio e dei servizi
segreti. Tra i più apprezzati film recenti a riguardo si annovera
Kingsman – Il cerchio d’oro (qui la recensione), diretto da
Matthew Vaughn nel 2017 e sequel di Kingsman – Secret
Service. Protagonisti di questo sono proprio i Kingsman,
un gruppo di agenti che incarnano modi e principi del moderno
cavaliere, intervenendo in situazioni di grave crisi a livello
globale.
La storia è liberamente tratta dalla
miniserie a fumetti dal titolo The Secret Service,
pubblicata tra il 2012 e il 2013 da Mark Millar,
con le illustrazioni del noto Dave Gibbons,
celebre per il suo lavoro su Watchmen. La volontà di
trarre un film dalla serie di Millar nacque proprio da una
conversazione che questi ebbe con il regista Vaughn. I due
desideravano infatti realizzare un film di spionaggio che andasse
in contrasto con la seriosità troppo spesso riscontrabile in tali
opere. Con Kingsman, invece, l’intenzione era quella di
dar vita ad un’opera trasgressiva e divertente.
Con gli attori del primo film
tornati nei rispettivi ruoli, e nuovi interpreti ad interpretare
nuovi personaggi, Kingsman
– Il cerchio d’oro si è affermato a sua volta come un
grande successo. A fronte di un budget di circa 104 milioni di
dollari, il film è riuscito ad incassarne globalmente 410. Tale
risultato ha spinto la Fox a porre in lavorazione un terzo
capitolo, atteso prossimamente in sala. Prima di questo, però, i
Kingsman torneranno al cinema con un prequel che permetterà di
esplorare ulteriormente tale mondo narrativo. Nell’attesa di ciò,
proseguendo nella lettura sarà possibile scoprire le principali
curiosità legate a tale secondo capitolo.
Un anno dopo aver salvato il mondo,
sventando il piano di Richmond Valentine, Eggsy
Unwin è ora a tutti gli effetti un membro dell’agenzia
Kingsman con il nome in codice di Galahad. Anche
la sua vita sentimentale gode di un momento particolarmente felice,
essendo egli impegnato in una relazione con Tilde,
principessa di Svezia, conosciuta in seguito ad un salvataggio. La
tranquillità del giovane viene però bruscamente interrotta
dall’attentato di Charlie Hesketh, ex candidato
per l’agenzia rimasto gravemente menomato. Questi, in cerca di
vendetta, riesce ad intrufolarsi nei server dei Kingsman, rubando
preziosi informazioni. Queste vengono da lui poi rivendute alla
perfida Poppy Adams.
Questa è la leader del più grande
cartello di droga al mondo, chiamato “Il Cerchio d’Oro”. Per
assicurarsi di non avere intralci da parte loro, la donna fa
lanciare diversi missili sul quartier generale, distruggendo ogni
cosa ed uccidendo anche diversi agenti. Sopravvissuto
all’esplosione, Eggsy riesce a fuggire insieme a
Merlino e i due attivano il protocollo di
emergenza noto come “Doomsday”. Per salvare nuovamente il mondo, i
Kingsman avranno bisogno stavolta di alleati, e troveranno questi
nella loro controparte americana: gli Statesman. Con gli agenti
Champagne, Whiskey,
Tequila e Ginger potranno
organizzarsi per sferrare un attacco di risposta alla malvagia
narcotrafficante.
Il cast del film
Per dar vita al sequel, i produttori
si sono avvalsi del ritorno degli interpreti che hanno decretato il
successo del primo film. Il primo tra questi è Taron
Edgerton, divenuta una vera e propria star, che
riprende qui il ruolo di Eggsy. Ancora una volta, l’attore si è
sottoposto ad un allenamento fisico di mesi per poter interpretare
personalmente le scene più complesse del film. Accanto a lui,
Colin Firth
riprende il ruolo dell’agente Hart, mentre Mark
Strong è Merlino, il quale ha qui un ruolo
particolarmente più ampio rispetto al precedente film. Nel film fa
poi la sua comparsa la premio Oscar Julianne
Moore nel ruolo della villain Poppy Adams. L’attrice
ha raccontato di aver lavorato molto per costruire il carattere del
personaggio, e di essersi basata in particolare sul Lex Luthor
presente nel film Superman del 1978.
Nel film sono poi presenti una serie
di nuovi interpreti, che vanno a dar vita a personaggi che solo ora
entrano a far parte della storia. Il primo di questi è Champagne,
capo degli Statesman, interpretato dal premio Oscar Jeff
Bridges. Accanto a lui, nei panni dei suoi agenti
migliori, vi sono Channing
Tatum interprete di Tequila, la premio Oscar Halle
Berry nel ruolo di Ginger e Pedro
Pascal, ora noto per la serie The Mandaloriannei panni di
Whiskey. Nel film è poi presente anche Michael
Gambon, celebre per il ruolo di Albus Silente nella
saga di Harry Potter, che interpreta qui Artù, capo dei
Kingsman. Infine, si annovera anche un cameo del cantante
Elton John, il quale compare nei panni di sé
stesso.
Dato il grande successo al box
office anche di questo sequel, la Fox si è dichiarata interessata a
proseguire le vicende dell’ormai celebre e apprezzata agenzia dei
Kingsman. Attualmente è dunque in lavorazione un terzo capitolo,
che porterà così a compimento la trilogia di film principali. Prima
di questo, però, nel 2021 è arrivato al cinema il film The King’s Man – Le
origini. Questo è il primo prequel della saga, ed è
ambientato durante la Seconda guerra mondiale, andando a narrare la
nascita dell’organizzazione del titolo. Protagonista del film è
l’attore Ralph
Fiennes.
Il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
In attesa di vedere gli sviluppi
della saga, per gli appassionati è possibile fruire di
Kingsman – Il cerchio d’oro grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV, Prime Videoe Disney+ Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 11 aprile alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
Il genere dei teen drama,
ovvero quei
film per ragazzi incentrati su profondi sconvolgimenti
dell’animo, si affermano quasi sempre come grandi successi,
riuscendo ad andare ad intercettare un preciso pubblico a cui
troppo spesso non si dedicano le giuste attenzioni. Film come la
serie di After, Colpa
delle stelle,Noi siamo infinito o il recente Fabbricante
di lacrime ne sono un esempio. Un altro titolo di questo
genere affermatosi come un buon successo, principalmente per merito
della presenza di due noti attori protagonisti, è Time Is
Up (qui
la recensione), realizzato nel 2021 dalla regista Elisa Amoruso, già
autrice del documentario Chiara
Ferragni: Unposted e del film Maledetta
primavera.
“Time Is up è un film che nasce
da una riflessione sul tempo e da come le circostanze di un evento
possano modificare le vite di due personaggi che si incontrano e
sono destinati a stare insieme.”, ha raccontato Amoruso.
“Nel film ci sono diversi piani di realtà, per via della
memoria di Vivien che viene ricostruita attraverso immagini brevi,
colori attenuati, suoni lontani, che si mescolano nella confusione
di un ricordo sospeso, quasi tra sogno e realtà. Time Is Up
rappresenta la sfida di rivisitare il genere teen con delle note
diverse, cercando di ricostruire tutti gli aspetti di un percorso
che attraverso l’amore porta alla ricerca della propria
identità.”
Per tutti gli appassionati del
genere, si tratta dunque di un titolo da non perdere, che offre sì
grandi emozioni ma anche profonde riflessioni su chi si è e chi si
diventa quando ci si trova a confrontarsi in modo tanto stretto,
come avviene con una relazione sentimentale, con altro all’infuori
di sé. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a Times Is
Up. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori, alla
colonna sonora e al sequel.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Protagonisti del film sono gli
adolescenti Vivien e Roy. Lei è
un’ottima studentessa, che eccelle in ogni materia, in particolare
nella fisica, ma che proprio per via della sua estrema dedizione
allo studio non vive a pieno la sua vita, convinta che la felicità
sia rimandabile a un prossimo futuro. Lui, invece, è un giovane
problematico, che si porta dietro il peso di un trauma vissuto
durante l’infanzia, con il quale non riesce a fare i conti e che
torna puntualmente a tormentarlo. Nonostante queste personalità
opposte, un incidente comune li porterà a riflettere sulla loro
vita e ad avvicinarsi, fino ad innamorarsi perdutamente l’uno
dell’altra.
Ad interpretare Vivien e Roy vi sono
gli attori Bella Thorne e la popstar Benjamin
Mascolo, i quali al tempo delle riprese erano una
coppia anche nella vita reale. Lei, classe 1997, è
conosciuta principalmente per aver interpretato Cece Jones nella
serie Disney Channel A tutto ritmo e Paige Townsen nella
serie teen drama Famous in Love, ma vista anche nel film
Il
sole a mezzanotte. Mascolo, invece, è divenuto noto in
quanto membro del duo musicale Benji e Fede. Accanto a loro, nel
film, recitano gli attori Sebastiano Pigazzi nel
ruolo di Steve e Nikolay Moss in quelli
dell’allenatore di nuoto Dylan.
La colonna sonora e il libro tratto
dal film
Dopo aver realizzato insieme il
video di Finché le stelle non brillano, primo singolo da
solista di Benjamin Mascolo, quest’ultimo e Bella Thorne cantano
insieme per la prima volta in una canzone dal titolo Up
in flames, che è stata inserita come brano portate
all’interno di Time Is
Up, e dove Mascolo canta per la prima volta in
inglese. Il brano è stato prodotto da Noah Conrad
(producer di note personalità della muscia come
BTS, LANY, Niall
Horan e Billie Eilish). Dal film è poi
stato tratto anche un romanzo omonimo con il sottotitolo
L’amore cambia tutto, pubblicato dalla casa editrice
Sperling & Kupfer.
Time Is Up 2: il
sequel del film
Nel 2022, un anno dopo il primo
film, è stato realizzato un sequel intitolato semplicemente
Time Is Up 2. In questo, con Thorne e Mascolo di
nuovo nei rispettivi ruoli, si raccontano ulteriori sviluppi nella
storia d’amore tra Vivien e Roy, con i due in vacanza in Sicilia,
terra natìa di lui, dove però si dovranno confrontare con una
vecchia fiamma del ragazzo. Inoltre, Roy riceve un’offerta di
lavoro che costringerà Anna a scegliere cosa fare del suo futuro. I
fan si sono poi chiesti se ci sarà anche un Time Is Up
3, ma con la fine della relazione tra i due attori il
progetto si è fatto meno probabile e lo stesso Mascolo in
un’intervista ha dichiarato che Time Is
Up è: “Una parentesi del passato”.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Time Is
Up grazie alla sua presenza su une delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti
disponibile nel catalogo di Prime Video. Per vederlo, basterà un
abbonamento generale alla piattaforma e ricercando il titolo i avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 11 aprile alle ore 21:20
sul canale Rai 2.
Ci è stato detto di aspettarci
qualcosa dal regista di SupermanJames
Gunn durante il panel della Warner Bros. al
CinemaCon, il che ha portato a speculare sul fatto che potremmo
finalmente dare una prima occhiata al nuovo Uomo d’Acciaio.
Purtroppo dovremo aspettare ancora
un po’ per vedere David Corenswet nei panni del leggendario eroe
della DC Comics, ma James
Gunn ha inviato un video messaggio dal set per i
presenti.
Il logo completo di
Superman è apparso sullo schermo alla fine della
clip. Abbiamo anche quello che sembra essere un logo del
merchandising, chiaramente creato prima che il film eliminasse
“Legacy” dal suo titolo.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto
come una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio
2025.
Quando Joss Whedon
ha deciso di rigirare la quasi totalità di Justice
League, ha dovuto affrontare molte sfide (tra cui
l’allontanamento di un cast che ha avuto per lo più solo cose
negative da dire su di lui). L’ostacolo più grande, tuttavia, si è
rivelato essere i baffi di Henry Cavill.
L’attore britannico stava girando
Mission: Impossible – Fallout e la Paramount Pictures non era
disposta a rischiare di interrompere la produzione permettendo a
Henry Cavill di radersi i baffi. Ciò ha
significato le queste scene aggiuntive per il film DC avrebbero
dovuto essere girate con Henry Cavill vestito da Superman… con i
baffi.
Invece di utilizzare i VFX per dare
all’Uomo d’Acciaio una barba – cosa che esiste già nei fumetti –
gli è stata rifatta una mascella in CGI che è stata oggetto di
scherno dal 2017. Il povero Henry Cavill aveva un aspetto ridicolo ed era
impossibile non essere distratti dalla strana bocca di Superman o
dal ghigno da Joker mentre chiacchierava con Lois Lane.
Apparso ieri sera al CinemaCon per
parlare del suo ruolo nel prossimo remake di Highlander,
l’ex Uomo d’Acciaio ha deciso di sdrammatizzare la sua esperienza
in Justice League facendo riferimento a
“un paio di baffi controversi che hanno quasi rovinato la
mia carriera“.
Il film sembrava aver spento il suo
interesse a interpretare nuovamente Clark Kent (non è
stato nemmeno coinvolto nell’uscita della Snyder
Cut), finché The Rock non lo ha convinto
a tornare in Black
Adam. Il piano prevedeva che Henry Cavill fosse protagonista di un’uscita
da solista per Supes, solo che i DC Studios gli
hanno tolto il tappeto da sotto i piedi quando è stata presa la
decisione di riavviare il DCEU come
DCU.
“Non so quanto Henry fosse
presente in Justice League“, ha dichiarato il regista di
Mission: Impossible“, ha dichiarato
Christopher McQuarrie in merito alla controversia.
“Non ho mai visto il film, ma posso dirvi quanto sarebbe
costato a Mission: Impossible aggiungere digitalmente i baffi di
Henry Cavill“.
“Abbiamo detto: ‘Ecco cosa
faremo: dateci i 3 milioni di dollari e chiuderemo, così Henry
Cavill avrà il tempo di farsi ricrescere i baffi e noi chiuderemo
il nostro film’“.
“Qualcuno della
Paramount Pictures ha detto: ‘Cosa sta succedendo? Di cosa state
parlando? Hanno detto: ‘Non c’è modo di farlo'”, ha
ricordato il regista. “Ci siamo detti: “Ok”. Era il piano
migliore che potessimo escogitare“.