Julia Ormond,
l’attrice inglese meglio conosciuta per i suoi ruoli in film degli
anni ’90 come Vento di passioni, Il primo cavalier” e Il senso di
Smilla per la neve, ha fatto causa aHarvey
Weinsteinper aggressione
sessuale. Ormond ha inoltre citato in giudizio
CAA, The Walt Disney Company e
Miramax. Sebbene Weinstein sia stato nominato
imputato in numerose cause legali per violenza sessuale da quando
gli articoli pubblicati nel 2017 sul New York Times e sul New
Yorker hanno scoperto
i suoi presunti modellidi cattiva condotta nei
confronti di dozzine di donne nel settore dell’intrattenimento, è
raro che i partner commerciali che hanno tratto profitto dal lavoro
di Weinstein siano stati imputato per aver presumibilmente
consentito il suo comportamento.
In una causa intentata
mercoledì mattina alla Corte Suprema di New York, come appreso da
daVariety, Ormond ha sostenuto
che Weinstein l’ha aggredita sessualmente nel 1995 dopo una cena di
lavoro, quando l’ha convinta a fargli un massaggio, le è salito
sopra, si è masturbato e l’ha costretta a fargli del sesso
orale.Dopo la presunta aggressione, Ormond ha
informato i suoi agenti Bryan
Lourd e Kevin Huvanedi cosa era successo con Weinstein, secondo la causa, in cui
si afferma che gli agenti della CAA l’hanno avvertita nel parlare
apertamente e non l’hanno protetta. (Lourd e Huvane, che oggi sono
co-presidenti della CAA, non sono nominati come imputati, ma sono
spesso menzionati nella causa di Ormond come suoi rappresentanti
all’epoca.)
Julia Ormond ha
citato in giudizio la CAA per negligenza e violazione del dovere
fiduciario.Miramax, la società che Weinstein ha
co-fondato con suo fratello Bob, e The Walt Disney Company, che
possedeva Miramax negli anni ’90, sono state citate in giudizio per
negligenza nella supervisione e nella conservazione. (Numerosi
ex dirigenti della Miramax e della Disney sono citati nella causa,
tra cui Michael Eisner, che all’epoca era
amministratore delegato della Disney, e Jeffrey
Katzenberg, che era presidente della Disney, sebbene non
siano imputati. I dirigenti della Disney menzionati nella causa non
lavoro più in azienda.)
“Gli uomini della CAA che
rappresentavano Ormond sapevano di Weinstein. Lo stesso hanno
fatto i datori di lavoro di Weinstein alla Miramax e alla Disney”,
si legge nella causa. “Sfacciatamente, nessuna di queste
importanti aziende ha avvertito Ormond che Weinstein aveva una
storia di aggressioni alle donne perché era troppo importante,
troppo potente e faceva loro troppi soldi.”Weinstein, CAA, Disney e Miramax non hanno risposto
immediatamente alla richiesta di commento
di Variety .
01 Distribution e Leone Film Group
hanno diffuso il trailer The
Beekper, il nuovo film diretto da David
Ayer (Suicide
Squade Fury) con Jason Statham protagonista! Nel film The
Beekper la spietata vendetta di un uomo si trasforma
in una minaccia nazionale quando emerge il suo passato come membro
di una potente organizzazione segreta chiamata i “Beekepers”.
Protagonisti nel film oltre a Jason Statham, anche Emmy
Raver-Lampman,
Josh Hutcherson, Bobby Naderi, Minnie Driver, con Phylicia
Rashad e
Jeremy Irons.
Amazon MGM Studios presenta una
presentazione Miramax Una produzione Miramax / Cedar Park / Punch
Palace Productions Diretto da: David Ayer, Scritto da: Kurt Wimmer.
Prodotto da Bill Block, Jason Statham, David Ayer, Chris Long,
p.g.a., Kurt Wimmer. Produttori esecutivi: Andrew Golov, Thom
Zadra, Mark Birmingham Colonna sonora composta da: David Sardy e
Jared Michael Fry
C’era anche La moglie di
Tchaikovskydi
Kirill Serebrennikov nell’edizione 2022 del
Festival di Cannes, quella che ha visto assegnare la
Palma d’Oro a
Ruben Ostlund con
Ttriangle of sadness. Il lavoro con cui il regista
russo torna nelle sale italiane dal 5 ottobre non indaga la vita
del più famoso compositore russo utilizzando lui stesso come punto
focale – come aveva fatto L’altra faccia dell’amore di Ken
Russell, con Richard Chamberlain e Glenda Jackson, del 1970. Adotta
invece il punto di vista della moglie, Antonina Miljukova, preda di
un’ossessione d’amore che vuole imporre sé stessa. Ossessione,
seppur religiosa, era d’altronde anche quella del protagonista di
Parola di Dio, film diretto da
Serebrennicov nel 2016.
La storia di Antonina
Miljukova
Russia, 1893. Il grande compositore
russo Pyotr Tchaikovsky, Odin Lund Biron, è morto.
Sua moglie, Antonina Miljukova, Alyona Mikhailova,
si reca alla veglia funebre. La sua mente ritorna agli inizi della
loro storia, vent’anni prima, quando, giovane aspirante musicista,
aveva conosciuto il già noto Tchaicovsky, uomo schivo e scostante,
e se ne era innamorata a prima vista. I due si erano poi sposati.
Lui per convenienza, per coprire con un matrimonio di facciata la
sua omosessualità e mettere a tacere i pettegolezzi in un paese
tradizionalista e bigotto. Lei, preda di una infatuazione che si
sarebbe presto trasformata in ossessione, ma anche desiderosa di
sottrarsi al giogo materno e migliorare la sua condizione sociale.
La relazione sarebbe stata sempre turbolenta, l’unione sfortunata.
Antonina non avrebbe mai accettato l’omosessualità del marito,
decisa a imporgli il suo amore, in virtù della sua posizione di
moglie legittima, ma Tchaikovsky e tutto il suo entourage
l’avrebbero sempre considerata solo una minaccia per l’integrità
fisica e psicologica del musicista.
Viaggio psicologico in un rapporto
tormentato
La moglie di
Tchaikovsky è un viaggio nel profondo di una mente di
donna, di un rapporto complesso e problematico. Un registro che
mescola il realismo con l’elemento onirico e surreale è la chiave
scelta per rendere lo scivolamento della protagonista verso
l’ossessione e la follia – Antonina muore in manicomio nel 1917. Il
regista è molto abile nel costruire l’universo psichico di una
donna intelligente e ambiziosa – ma anche fragile – che non si
accontenta del posto riservato alle donne nella società del suo
tempo. Questo è ciò che Serebrennikov sa fare meglio. Diverse le
scene che colpiscono lo spettatore, non solo per l’intensità delle
interpretazioni, ma anche per la costruzione scenica, il senso
dello spazio. Le mani della protagonista, affusolate e nervose,
spesso inquadrate, ne rispecchiano l’ossessione febbrile.
Serebrennicov sa far emergere le pulsioni frustrate che la
protagonista tiene a freno, ma che poi lascia libere. Un plauso va
certo all’interprete Alyona Mikhailova, intensa e
convincente, e a Odin Lund Biron, Tchaicovsky –
attore americano che ha preso parte alla serie tv Interns. L’eros e
le pulsioni contrastanti e insopprimibili di entrambi i
protagonisti, sono il perno del film, l’elemento attorno al quale
ruota anche il conflitto insanabile tra i due.
Il cast de La moglie di
Tchaicovsky
Anche il resto del cast offre buone
prove: dalla sorella di Antonina, interpretata da Ekaterina
Ermishina, ai fratelli di Tchaicovsky, Modest,
Filipp Avdeev, e Sasha, Varvara
Shmykova, fino all’avvocato Shlykov, amante di Antonina,
interpretato da Vladimir Mishukov. Gli interpreti
sanno stare al fianco dei protagonisti, arricchendo la
pellicola.
La componente visiva
Il lavoro si distingue per la sua
forte componente visiva e per un’estetica ben delineata. L’elemento
onirico, infatti, ben si accorda con le atmosfere fumose della
Mosca ottocentesca e di San Pietroburgo. La pioggia è spesso
presente, il grigio plumbeo è dominante, i colori sono spenti,
desaturati. Su questi, spicca il rosso dell’abito di Antonina. La
fotografia è curata da Vladislav Opeliants.
La condizione femminile ne La moglie di Tchaicovsky
Una serie di altre questioni ruotano
attorno all’approfondimento psicologico dei personaggi principali.
Insieme, compongono un mosaico ricco, senza mai offuscare il fulcro
del film. Una scrittura efficace, curata dallo stesso regista,
rende La moglie di Tchaicovsky un’opera
coesa. Il ritmo è forse a tratti lento, ma nonostante superi le due
ore di durata, il lavoro riesce a tenere, nell’insieme, lo
spettatore attento. Tra i temi che arricchiscono il film,
rendendolo accessibile a diverse letture, la condizione femminile.
La protagonista de La moglie di
Tchaicovsky è una donna determinata, che non si
accontenta di essere relegata a un ruolo di secondo piano. Se non
si può parlare di femminismo – anche perchè Antonina non lotta per
la collettività delle donne, ma per sé – certo è evidente un
desiderio di affermare la propria libertà e il proprio valore. La
condizione di sudditanza rispetto all’uomo nella società
ottocentesca russa è evidente e sottolineata dal regista. Antonina
si prende, poi, la sua rivincita, usando a sua volta un uomo,
l’avvocato Shlykov. Lo degnerà della stessa scarsa considerazione
che lei riceve dal marito.
La questione sociale e i diritti
civili
La moglie di
Tchaicovsky è anche una critica alla “madre Russia”,
da parte di uno dei suoi figli, che oggi vive all’estero e di cui è
nota la posizione contraria al conflitto russo-ucraino.
Serebrennikov non manca di sottolineare la fame e l’indigenza nella
Russia dell’Ottocento. Poveri e mendicanti all’entrata di una
chiesa sono spesso l’ogetto dello sguardo del regista. La
protagonista avrebbe forse rischiato di essere una di loro, se non
avesse sposato Tchaikovsky. Anche nella sua famiglia, pur di nobili
origini, regna la miseria. La questione sociale sta dunque a cuore
al regista, che sembra sottolineare come il paese sia da un lato
patria di grandi geni, come Tchaicovsky, ma non sappia prendersi
cura dei suoi figli più bisognosi. Così come non è in grado di
accettare l’omosessualità del compositore, spinto a un matrimonio
di facciata in un paese preda di una religiosità bigotta, lo si
percepisce chiaramente nel film. Tema, quello delle discriminazioni
e perfino del contrasto all’omosessualità, che è purtroppo ancora
attuale in Russia.
Regista premio Oscar,
Clint Eastwood ha nel corso dei
decenni dato non solo prova di grande prolificità ma anche di
versatilità. In particolare, però, la sua carriera si è edificata
sui generi del western e del poliziesco, da lui poi rielaborati in
più modi nel corso degli anni. Dopo aver diretto Lo straniero senza
nome, appartenente al primo dei due generi, nel 1977 ha
invece realizzato L’uomo nel mirino, che
si configura come una fusione di entrambi. Si tratta infatti di un
film con le caratteristiche del poliziesco, con complotti e misteri
da risolvere, collocato però in terre desolate e con sparatorie
tipiche del western.
Scritto da Dennis
Shryack e Michal Butler, il film sembrò
da subito perfetto per Eastwood, che conosceva profondamente quel
tipo di storie e personaggi. Il suo ingresso nel progetto permise
infatti di fargli acquisire una serie di caratteristiche ulteriori,
che hanno poi fatto la fortuna del film. Notoriamente celere nelle
riprese e rispettoso del budget concesso, Eastwood riuscì a gestire
tutto ciò dando vita a sequenze d’azione di grande impatto, come
anche ad un curioso record. L’uomo nel mirino è infatti
entrato nel Guinnes dei primati come il film in cui vengono sparate
il maggior numero di cartucce, attestate intorno alle 10 mila.
Costato 5 milioni e mezzo di
dollari, e girato nel deserto tra l’Arizona e il Nevada, il film è
ancora oggi uno dei titoli più apprezzati della filmografia del
reigsta e attore, vera e propria garanzia sin dai suoi primi lavori
dietro la macchina da presa. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
L’uomo nel mirino: la
trama del film
Protagonista del film è il detective
Ben Shockley, dal carattere burbero e dipendente
dall’alcol. L’uomo, da sempre piuttosto sprovveduto nel suo lavoro,
si ritrova coinvolto in una missione inaspettata e apparentemente
semplice. Il suo capo, il commissario Blakelock
gli affida infatti la custodia della giovane Gus
Mally, la quale da Phoenix deve essere portata a Las Vegas
per fare da testimone ad un delicato processo. Inizialmente
riluttante all’idea di dover viaggiare, Ben si ritrova costretto ad
accettare l’incarico, nella speranza che questo si risolva nel
minor tempo possibile. Durante il viaggio, però, Ben scopre che Gus
è in realtà una prostituta tanto intelligente quanto
aggressiva.
Quello a cui lei dovrà testimoniare,
inoltre, non è un processo qualunque, bensì quello contro un
potente gangster della zona. Sono dunque in pochi ad avere
interesse affinché la ragazza arrivi sana e salva a Las Vegas e ben
presto lei e Ben si ritroveranno inseguiti dalla mafia. Per loro ha
così inizio una vera e propria fuga con il disperato tentativo di
rimanere vivi. Nel richiedere rinforzi, inoltre, Ben capirà di come
anche quelli che sembravano essere dalla sua parte sono invece
pedine di un gioco di potere molto più grande e pericoloso.
Arrivare sani e salvi al tribunale, allora, sarà il loro unico modo
per ottenere giustizia.
L’uomo nel mirino: il cast del film
Per quanto L’uomo nel
mirino sembri essere un film perfettamente nelle corde di
Eastwood, questo era inizialmente stato scritto per gli attori
Marlon Brando e
Barbra Streisand, che avrebbero dovuto
interpretare i due protagonisti. Tuttavia, Brando finì con il
tirarsi fuori dal progetto, venendo sostituito con l’attore
Steve McQueen.
Questi però non riusciva ad andare d’accordo con la Straisand ed
entrambi finirono con il rinunciare alla rispettiva parte. Fu a
quel punto che Clint Eastwood
venne scelto per il ruolo di Ben Shockley. Desiderando ricoprire
anche il ruolo di regista, questi firmò così il suo primo
poliziesco. Negli anni sarebbero poi stati seguiti anche da
Debito di sangue, La recluta e Coraggio… fatti
ammazzare.
Accanto a lui, nel ruolo della
testimone Gus Mally vi è l’attrice Sandra Locke.
Questa ed Eastwood erano inoltre in una relazione sentimentale già
da due anni, e questo era il loro secondo di sei film insieme. Nei
panni del commissario Blakelock, si ritrova l’attore
William Prince, principalmente noto per i suoi
ruoli televisivi in diverse soap opera. L’attore Pat
Hingle, celebre per aver interpretato il commissario Jim
Gordon nella serie di film di Batman tra il 1989 e il 1997,
interpreta qui Maynard Josephson, vecchio amico di Ben e l’unico di
cui il protagonista potrà fidarsi. Sono poi presenti
BillMcKinney, noto collaboratore
di Eastwood, nei panni di Constable, Michael
Cavanaugh in quelli del procuratore Feyderspiel e
Carole Cook in quelli di una cameriera.
L’uomo nel mirino: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. L’uomo nel
mirino è infatti disponibile nei cataloghi di
Google Play, Apple iTunes e Prime Video. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 4 ottobre alle ore
21:00 sul canale Iris.
Negli anni ’50, una ancora molto
giovane Oriana Fallaci si reca a Hollywood per
incontrare Marilyn Monroe. Non riuscendo però ad
ottenere un’intervista con la celebre diva, la giornalista inizia
allora ad esplorare il mondo variegato del cinema americano, fatto
di stelle nascenti e divi indiscussi. Come sottolinea nel suo libro
I sette peccati di Hollywood, diventare attori era il
sogno di molti. Alcuni venivano scoperti per caso e, come accadde
ad esempio Kim Novak, venivano poi ingaggiati per
ruoli anche importanti. Altri invece dovevano faticare molto per
arrivare a ottenere una qualunque parte. Questa, in fondo, non è
mai stata una carriera facile, eppure molti abiscono a essere delle
star. Ma come scriveva Fallaci, ci sono attori che hanno
lavorato duramente (e continuano a farlo) per essere chi
sono ora, ce ne sono altri che invece hanno avuto la
fortuna di essere notati da qualcuno che poi li ha
lanciati, decretandone il successo. Attualmente, ci sono
diversi attori e attrici di fama mondiale che hanno avuto la loro
occasione davvero solo per puro caso o semplice fortuna. Ma quali
sono?
Sarah Michelle Gellar
Quando pensiamo a Sarah Michelle Gellar, la prima cosa che ci
viene in mente è: Buffy. La biondissima Gellar, diventata molto
famosa nel ruolo dell’ammazzavampiri, fu scoperta quando era
davvero molto piccola, tanto che iniziò a recitare all’età di
quattro anni (un inizio simile a quello di Judy
Garland, potremmo quasi dire). Secondo quanto riporta il
New York Times, si trovava a cena con la sua famiglia
quando un agente le si avvicinò e incoraggiò loro a scritturarla.
Passò davvero poco tempo quando la chiamarono per comunicarle che
avrebbe recitato in un film dal titolo Invasione della
privacy. Prima di ottenre il ruolo da protagonista nell’oramai
famosa serie
Buffy l’ammazzavapiri, Gellar recitò anche in alcuni spot
pubblicitari.
Mel Gibson
Nel cuore di Mel Gibson c’è sempre stata la recitazione,
sin da quando era molto giovane. Quando aveva solo 12 anni, dopo un
trasferimento con la sua famiglia in Australia, l’attore si
iscrisse subito al National Institute of Dramatic Art di Sydney,
prendendo parte a diversi spettacoli teatrali. L’occasione della
vita però gli arrivò solo a 20 anni, quando accompagnò un amico a
fare un’audizione per una parte. Il film per cui stavano facendo i
casting era proprio Mad Max, una delle pellicole che inizialmente
contribuì a renderlo noto. Ciò che catturò l’attenzione del team
casting fu il suo viso, che aveva alcuni lividi a causa di una
rissa avvenuta nei giorni precedenti: dopo avergli scattato alcune
foto gli chiesero di ritornare lì una volta guarito. Il provino
andò molto bene e alla fine Gibson ottenne il ruolo da attore
protagonista.
Ellen Pompeo
Ellen Pompeo è una vera star nel mondo delle
serie tv, grazie principalmente al suo ruolo di Meredith Grey nella
fortunata serie di Shonda Rhimes, Grey’s
Anatomy. Tra l’altro, rispetto ad altri attori, almeno nel
campo della serialità l’attrice ha potuto contare sul suo
personaggio per lunghi anni. Ma come fu scoperta? Prima di
cavalcare l’onda della recitazione, Pompeo era una barista che,
come in alcune migliori comedy, sognava proprio di diventare
un’attrice. Il problema, però, e che non sapeva come introdursi nel
settore, fino a quando un agente un giorno non l’avvicinò e iniziò
a metterla in contatto con diversi casting. Quando si dice: a volte
è questione di fortuna!
Rosario Dawson
Protagonista dell’attuale serie di
successo, Ahsoka,Rosario Dawson è un’altra attrice che ad
Hollywood non può lamentare di avere una carriera poco proficua o
insoddisfacente. Tutto cominciò quando aveva quindici anni ed era
una semplice cittadina di New York. Un bel giorno, da quanto
riporta Biography, fu notata proprio dal regista Larry
Clark quando era fuori dalla porta di casa sua, il quale le disse
che sarebbe stata perfetta per un ruolo nel suo prossimo film. Fu
perciò scritturata per Kids e da lì decollò, fino ad
arrivare ora a ricoprire ruoli molto importanti.
Danny Trejo
Un volto duro appartenente al mondo
del cinema è quello di Danny Trejo. L’attore, di origini
messicane ma nato a Echo Park, nei pressi di Los Angeles, non può
vantare una vita rosea e semplice. Trejo in passato è stato più
volte in prigione a causa di droga e criminalità e, dopo questa
serie di accadimenti, secondo quanto riporta Today, decise
di diventare uno sponsor di tossicodipendenti in difficoltà. Alla
fine, venne chiamato da uno di loro affinché lo aiutasse a non
ricadere nella droga mentre era su un set di un film di Hollywood.
Fu allora che gli chiesero se voleva fare una comparsa
interpretando proprio un detenuto. Trejo accettò e iniziò così la
sua carriera da attore. Fra i suoi ruoli più importanti ricordiamo
Machete e Dal tramonto all’alba.
Jennifer Lawrence
Una delle stelle sempre più
promettenti del nostro cinema contemporaneo è senza ombra di dubbio
Jennifer Lawrence, vista di recente in
Fidanzata in affitto, commedia irreverente dai toni
comici. L’attrice ha spiccato il volo grazie soprattutto a
Hunger Games, franchise nel quale ha vestito i panni
dell’audace Katniss Everdeen. Nonostante il suo enorme successo,
secondo quanto riporta MTV, Lawrence ha intrapreso questa
carriera davvero per caso. Era in vacanza a New York quando
incontrò casualmente un talent scout, che le si avvicinò per
chiederle il numero di telefono mentre era a Union Square in
compagnia della madre. Iniziò come modella, fino a quando non fu
scritturata per spot pubblicitari e ruoli televisivi.
Harrison Ford
Harrison Ford è, prima di ogni cosa, l’Indiana
Jones e l’Han Solo di tutti. Un viso scultoreo
riconoscibile e una carriera invidiabile, che però l’attore ha
faticato a ottenere. Ford voleva entrare nel mondo del cinema e
riusciva a ottenere anche piccoli ruoli, che però non gli
permettevano di decollare come lui desiderava, soprattutto perché a
livello economico non era in grado di mantenere moglie e figli.
Così, decise di iniziare a lavorare come carpentiere a Hollywood,
nella speranza che alla fine avrebbe ottenuto una parte più
importante. Dopo qualche anno, la fortuna girò dalla sua parte
poiché ad un certo punto trovò sostegno nel direttore del casting
Fred Roos, che lo assunse per lavori di falegnameria il più spesso
possibile, nel tentativo di collocarlo con le persone giuste che
potessero notarlo. E così, nel 1976, l’attore arrivò per caso su un
set dove c’era George Lucas che stava effettuando il casting per un
ruolo in Star
Wars. Ford aveva già lavorato con il regista per
American Graffiti e Lucas non voleva riutilizzare quegli
attori per il suo nuovo film, così decise di assumerlo solo per
leggere le battute dei provini. Ma alla fine, incoraggiato da Fred
Roos, si convinse che era l’uomo giusto per interpretare Han Solo.
Il resto, come ben sappiamo, è storia.
Shelley Duvall
Pensando a Shelley
Duvall non possiamo fare a meno di avvertire un brivido
lungo la schiena. Questo perché, fra le altre cose, l’attrice ci fa
tornare alla mente il personaggio di Wendy Torrance nel cult
Shining. Sicuramente ad aiutarla a ottenere ruoli
importanti fu il suo aspetto molto particolare e caratteristico,
che difficilmente si può dimenticare. Ma come divenne famosa?
Secondo quanto riporta Biography, quando era giovane, l’attrice
andò a un party di findanzamento dove fortuna volle che venisse
notata da una coppia di location scout, i quali lavoravano per
Robert Altman. Questi, attratto dal suo look, decise di ingaggiarla
per un ruolo da protagonista in Anche gli uccelli
uccidono.
Johnny Depp
Capitan Jack Sparrow… o dovremmo
dire Johnny Depp: l’attuale divo di Hollywood ha
avuto (e continua ad avere) una carriera davvero stellare nel mondo
del cinema. Affascinante, a volte misterioso, dallo sguardo
seducente: Depp si è costruito nel tempo dei ruoli che, oltre a
cucirsi perfettamente addosso a lui, hanno contribuito a renderlo
una delle star contemporanee più famose a livello internazionale.
La sua carriera come attore, però, non era davvero programmata.
Trasferitosi a Los Angeles, Depp sognava di essere un musicista,
tanto che ad un certo punto ebbe proprio una band con la quale
lavorò per diverso tempo. Quando però si resero conto che nessuno
voleva firmare con loro alcun contratto discografico, il gruppo
decise di sciogliersi. Ma a
Depp i soldi continuavano comunque a servigli per pagarsi
l’affitto: subentrò così
Nicolas Cage, all’epoca suo amico, il quale gli suggerì di
provare con la recitazione, dicendogli che lo avrebbe messo in
contatto con il suo agente. Il primo ruolo in un film fu
Nightmare – Dal profondo della notte, con la regia di Wes
Craven. Fino a quando l’incontro con
Tim Burton non gli cambiò radicalmente la vita.
Charlize Theron
Charlize Theron è una vera e propria diva del
cinema internazionale e di Hollywood, ma l’opportunità arrivò anche
a lei proprio quando non se lo aspettava. Aveva 18 anni quando
decise che si voleva buttare nella recitazione. Si trasferì dunque
a Los Angeles e, dopo essere riuscita a trovare qualche lavoro come
modella, si accorse che le sue finanze nonostante tutto erano
scarse e neppure la situazione in cui si trovava era idilliaca.
Secondo quanto riporta Vogue, mentre cercava di incassare un
assegno da un lavoro a New York, la ragazza scoprì che la banca non
era in grado di processare assegni fuori dallo Stato e finì per
supplicare il cassiere di aiutarla. Ad accorrere in suo aiuto fu
però un uomo di nome John Crosby, il quale alla fine le offrì,
uscita dalla banca, il suo biglietto da visita. L’uomo altri non
era l’agente di alcuni clienti famosi, e si propose di
rappresentare anche lei. Da allora, la sua carriera, iniziò
ufficialmente.
Dopo essere stato accolto con enorme
successo allo scorso Sundance Film Festival sbarca su NetflixFair Play,
esordio al cinema della regista Chloe Domont
(Billions, Ballers per
la TV). Al centro della vicenda si trovano Emily e Luke, una coppia
che per continuare a lavorare in un ambiente altamente competitivo
come quello della finanza newyorkese deve mantenere segreta la
propria relazione. Ma cosa succede quando gli equilibri tra uomo e
donna vengono alterati da un’improvvisa promozione? Destinato a far
discutere per il ritratto fortemente veritiero che il film offre
delle difficoltà di una relazione nel mondo contemporaneo, Fair
Play ci è stato raccontato proprio dalla regista con il massimo
della sincerità possibile.
Da dove nasce la voglia di
raccontare la vicenda di Emily e Luke?
Sono stata per anni alla ricerca di
una storia che mi colpisse veramente, tutto quello che scrivevo non
arrivava in profondità o non al momento giusto. Così ho iniziato a
lavorare per la televisione, girando episodi di svariate serie. Ma
intanto la vita andava avanti, ho iniziato a vivere esperienze che
sono diventate nutrimento per questo film. Quando la mia carriera
ha cominciato a decollare, troppo spesso l’ho vissuta come una
sconfitta invece che un successo a causa della relazione che stavo
vivendo. Frequentavo un uomo che mi adorava per la mia ambizione,
per il mio talento ma allo stesso tempo c’era questo sentimento
silenzioso che lo faceva sentire inferiore. Così ho cominciato a
placare il mio entusiasmo per le opportunità che mi si
aprivano,rendendomi conto sulla mia pelle di quanto queste
dinamiche di potere fossero ancora potenti in una relazione tra
uomo e donna apparentemente sana. Si tratta di un problema di cui è
molto difficile parlare, entrambi i membri di una coppia spesso non
vogliono prendere coscienza di cosa sta succedendo. Io non volevo
ammetterlo, pensavo fosse colpa mia, riflettesse le mie scelte
sentimentali sbagliate. Allo stesso un uomo non riesce ad ammettere
di avere questo tipo di sentimenti. Ho sentito la necessità di
scrivere una storia su questo, e non limitarmi nell’essere aperta e
coraggiosa.
Il suo film riesce ad essere
imparziale, mostra senza giudicare. Come ha raggiunto questo
equilibrio?
Non mi interessa raccontare storie e
personaggi che posseggono una visione precisa, dove tutto è bianco
o nero e ci sono eroi integerrimi. Emily decisamente non è
un’eroina ma un semplice essere umano, può essere incasinata e
cattiva. Ma ancora più importante per me era non giudicare la
figura di Luke, per me rappresenta quella generazione incastrata
nel mezzo, cresciuta in una società con un’idea tradizionale di
mascolinità. Questo non lo rende un uomo cattivo, questi sentimenti
non sono colpa sua, volevo rendere esplicito il dolore di questo
sforzo che fa per sopprimere la sua frustrazione. Luke vive una
dualità, vuole supportare Emily ma sente che sarebbe dovuto
arrivare per primo.
Fair Play. Alden Ehrenreich come Luke e Phoebe Dynevor come Emily
in Fair Play. Cr. Sergej Radovic / Courtesy of Netflix
Come è riuscita a sviluppare
l’atmosfera sempre più soffocante in cui si dipana la crisi di
coppia tra i due?
Abbiamo ricostruito la casa e gli
uffici in studio perché volevo avere la libertà di cercare le
angolazioni che volevo, non essere limitata da ambienti veri. Fair
Play in pratica è interamente ambientato in questi due luoghi,
volevo costruire un senso progressivo di claustrofobia, costruire
questa bola tossica da cui Emily e Luke non possono fuggire. Per
quanto riguarda il loro appartamento, andando avanti nelle riprese
abbiamo iniziato a stringere i muri ogni scena del 10%, un qualcosa
che il pubblico non nota ma subisce a livello inconscio. Per
l’ufficio invece ho pensato a un acquario senza barriere, pieno di
riflessi dove specchiarsi ma nessun posto dove nasconderti.
La scelta di Phoebe Dynevor
e Alden Ehrenreich come
protagonisti ha pagato. Come è arrivata a loro?
Il personaggio di Emily è una stella
nascente della finanza, stavo cercando un’attrice nella stessa
situazione, mi hanno fatto il nome di Phoebe così ho guardato
Bridgerton. L’ho trovata incredibilmente
magnetica, forte ma allo stesso tempo versatile. Vi ho visto una
forza e una fierezza che speravo avrebbe scatenato nel ruolo di
Emily, e così è successo. Sono una fan di Alden da quando l’ho
visto in Hail, Caesar! dei fratelli Coen, sono stata felicissima
quando mi ha detto di essere interessato alla sceneggiatura. È un
attore che può addentrarsi dentro i luoghi più oscuri del proprio
ruolo pur partendo da una condizione del tutto diversa, perché
avevo bisogno che Luke all’inizio fosse un uomo amabile e
socievole. Sapevo di dovermi appoggiare su un attore sicuro di sé
per interpretare una psicologia così problematica, ed Alden essendo
avendo un background teatrale ha costruito pezzo per pezzo la
figura di Luke.
C’è un genere in cui le
piacerebbe catalogare il suo film?
Ho sentito dire ad alcuni spettatori
di averlo vissuto come un thriller, altri addirittura un horror. Ho
sentito il pubblico iniziare a ridere soltanto per esternare
l’ansia e il disagio provati. L’ho percepita come la prova che
avevo colpito nel segno. Immaginavo che le donne avrebbero
abbracciato Fair Play, non mi aspettavo invece di vedere così tanti
uomini parlarne e rimanerne colpiti. Il mio non è tanto un film
sull’emancipazione della donna quanto sulla fragilità dell’uomo.
Penso sia difficile affrancare un’etichetta a Fair Play, io sapevo
di voler raccontare i problemi che il senso di inferiorità maschile
può causare in una relazione, certamente volevo esporre il lato
drammatico di questo disequilibrio nel rapporto di coppia.
New York ha una parte
fondamentale in Fair Play. Sarebbe stato lo stesso film se lo
avesse ambientato altrove?
Ho vissuto a New York per otto anni,
vi ho studiato. È la città migliore quando ti senti sul tetto del
mondo, continua a infonderti energia. Allo stesso tempo diventa il
posto peggiore quando invece inizi a sentire la pressione, lo
stress. È come un animale che può annusare la tua paura, la tua
debolezza, e ti attacca per sbranarti. È come un istinto di
conservazione che New York possiede: ci sono troppe persone qui, i
deboli devono essere eliminati. Volevo mostrare la metropoli come
un altro nemico di Luke ed Emily, ho adoperato soprattutto il
sonoro per costruire questo senso di avversione: i suoni della
metropolitana sono ad esempio quasi dolorosi, ti assalgono.
Apple
TV+ ha presentato il trailer di The
Buccaneers, la nuova serie composta da otto episodi e
ispirata all’omonimo romanzo incompiuto della scrittrice premio
Pulitzer Edith Wharton e dalla creatrice
Katherine Jakeways.
Il trailer è accompagnato dalla hit
“all-american bitch” di Olivia Rodrigo e dal nuovo
singolo di Miya Folick “What We Wanna”. The
Buccaneers è una dramedy musicale che fonde l’aristocrazia
inglese del 1870 con una colonna sonora moderna prodotta da Stella
Mozgawa (membro della band Warpaint) e ricca di canzoni delle
migliori interpreti femminili di oggi, tra cui Taylor Swift,
boygenius, Maggie Rogers, Bikini Kill, Yeah Yeah Yeahs, Angel
Olsen, Brandi Carlile e altre ancora, oltre a musiche originali di
Folick, Lucius, Alison Mosshart, Warpaint, Gracie Abrams, Sharon
Van Etten, Bully, Danielle Ponder e altre ancora, nonché delle
AVAWAVES, compositrici della serie.
https://youtu.be/tl1AceOhFYs?si=kpJQiuhNH3vzn706
The Buccaneers: quando
esce in streaming
The Buccaneers in streaming farà il
suo debutto su Apple
TV+ il prossimo 8 novembre con i primi tre episodi,
seguiti da nuovi episodi settimanali ogni mercoledì, fino al 13
dicembre.
La trama della serie tv
The Buccaneers
Ragazze con i soldi, uomini con il
potere. Nuovo denaro, vecchi segreti. Un gruppo di giovani ragazze
americane amanti del divertimento fa esplodere la
Londra strizzata nel corsetto degli anni ’70
dell’Ottocento, dando il via a uno scontro culturale
anglo-americano con la conservatrice Inghilterra attraversata da
un’aria nuova che guarda con disprezzo a secoli di tradizione.
Inviate dall’America per assicurarsi mariti e
titoli, queste giovani donne puntano molto più in
alto, e dire “lo voglio” è solo l’inizio…
The Buccaneers è
interpretato da Kristine Frøseth, nel ruolo di Nan
St. George, Alisha Boe nel ruolo di Conchita
Closson, la candidata al Critics Choice Award Josie
Totah nel ruolo di Mabel Elmsworth, Aubri
Ibrag nel ruolo di Lizzy Elmsworth, Imogen
Waterhouse nel ruolo di Jinny St. George e Mia
Threapleton nel ruolo di Honoria Marable; accanto a loro
completano il cast Josh Dylan nel ruolo di Lord Richard Marable,
Guy Remmers nel ruolo di Theo, Duca di Tintagel, Matthew Broome nel
ruolo di Guy Thwarte e Barney Fishwick nel ruolo di Lord James
Seadown.
Guidata da un team creativo tutto
al femminile, The Buccaneers è scritta dalla
creatrice della serie Katherine Jakeways e diretta dalla vincitrice
del BAFTA Award Susanna White, che ricoprono anche il ruolo di
produttrici esecutive, insieme alla candidata al BAFTA Award Beth
Willis. La serie è prodotta per Apple
TV+ da The Forge Entertainment.
Quanto ci vuole per fare
pace con se stessi, per riscoprirsi uomini e donne diversi, per
trovare il buono nel mondo che ci circonda? Più o meno quanto serve
per percorrere – a piedi – gli 800 chilometri che dividono
Kingsbridge nel Devon dalla lontana Berwick-upon-Twed. Questi gli
estremi dell’incredibile “pellegrinaggio” affrontato da Jim
Broadbent in L’imprevedibile viaggio di
Harold Fry di Hettie Macdonald, che
BiM Distribuzione
porta al cinema a partire dal 5 ottobre. Un’adattamento del
bestseller di Rachel Joyce, qui anche sceneggiatrice, nel quale
troviamo anche la Penelope Wilton di
Downton Abbey.
Chi è Harold Fry, la sua
storia
Harold Fry (Jim
Broadbent) è un normale cittadino britannico, un uomo
qualunque che ha sempre vissuto senza prendere iniziative e oggi
passa le sue giornate nella casa al 13 Fossebridge Road di
Kingsbridge, South Hams, Devon. Con lui la moglie, Maureen
(Penelope Wilton), casalinga silenziosa dedita
alle pulizie e alle parole crociate. Una routine consolidata la
loro, fino a che un giorno arriva una lettera di Queenie Hennessy
(Linda Bassett), una vecchia amica e collega di Harold, molto
malata, che dall’hospice nel quale è ricoverata scrive per dirgli
addio. È il passato che ritorna e Harold stavolta decide di agire,
e di andarla a trovare attraversando a piedi l’Inghilterra,
convinto che il suo gesto la terrà in vita.
La trilogia di Harold Fry di
Rachel Joyce
Trent’anni fa, sulla Rai
(era Tunnel, di Serena Dandini), Vittorio Gassman
conquistava le folle leggendo gli ingredienti dei frollini o
l’etichetta di un capo delicato, analogamente qualsiasi testo o
personaggio si affidi a un Premio Oscar come Jim Broadbent (per
altro scelto per leggere l’audiolibro, in occasione dell’uscita del
romanzo) non può che acquisire un notevole valore aggiunto.
Figurarsi, poi, nel caso del protagonista della trilogia letteraria
firmata dalla sceneggiatrice – in passato atrice, drammaturga
radiofonica ed eletta come esordiente dell’anno nel dicembre 2012 –
e che a “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” ha poi fatto
seguire “The love song of Miss Queenie Hennessy” e
“Maureen Fry and the angel of the North“.
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Né
Forrest Gump, né David Lynch
Un romanzo – il primo, in
questo caso – che ha subito conquistato la regista di Normal
People, anche per le “enormi potenzialità di narrazione visiva” che
il racconto implicava, visto il road movie attraverso l’Inghilterra
che fa da cornice all’esplorazione del personaggio e del suo mondo.
E che ha fatto pensare a molti al Forrest Gump di Tom Hanks
o all’Alvin Straight di Richard Farnsworth in Una storia
vera di David Lynch. Due riferimenti citati anche dalla
comunicazione ufficiale che rischiano di portare fuori strada…
Presentata come
“celebrazione della vita”, come “ritratto dell’amore universale”,
l’Odissea dell’anziano inglese interpretato da Broadbent è sì un
“viaggio tenero e miracoloso”, ma molto più tormentato e dolente
dell’Inno alla gioia che ci si potrebbe aspettare. Dall’inizio alla
fine, ché l’elaborazione del senso di colpa e dei limiti della
fede, e quanto spesso se ne faccia una stampella cui appoggiarsi a
prescindere, sono la vera spina dorsale di una storia che piano
sprigiona una forza di coinvolgimento capace di lasciare un senso
di speranza e di ottimismo che il percorso non avrebbe lasciato
intuire (per quanto, sì, prevedere).
In
fuga dalla solitudine
La morte è onnipresente,
ma soprattutto il rifiuto di vivere, di accettare le conseguenze di
alcune scelte e di farne un’occasione di crescita. La solitudine è
il sentimento dominante, nella vita coniugale passata a nascondersi
dietro le tende di casa o nella rinuncia a superare la perdita di
persone care, ma anche nel bisogno di tanti di seguire il santone
di turno in quello che un pellegrinaggio non è (e forse per una
volta la scelta della distribuzione italilana di cambiare il titolo
originale non risulta incomprensibile).
Intorno a Harold Fry
ruotano molte figure, meno coraggiose o meno disperate di lui (a
parte il favoloso cagnolino che lo accompagna), ma sono i propri
fantasmi a muoverlo, e a ossessionarlo. Il poetico tentativo di
rimediare a un errore che lo spinge ad affrontare il suo folle
progetto è meno forte, narrativamente, dei pochi momenti in cui
l’impulsività prende il sopravvento. E meno confortante delle
riflessioni finali di quella che a tratti prende la forma di una
sorta di compilation motivazionale. Con la tanto decantata morale
di come le cose possano cambiare e rivelare bellezza anche dove non
ce lo si aspetta, se si impara a chiedere aiuto e ad offrirne,
sembra infatti di intravedere la presa di coscienza di una
sconfitta, di quanto sia ancora lungo il percorso che ci divide dal
superamento delle nostre debolezze e delusioni. Un nuovo viaggio, o
la prosecuzione di quello appena iniziato, stavolta però da fare
insieme, grazie all’epifania che la sofferenza per le scelte del
marito ispira alla povera Maureen.
Ecco l’intervista a
Kristine Kujath Thorp, protagonista di Sick of Myself (qui
la recensione), dal 5 ottobre al cinema distribuito da Wanted
Cinema e diretto da Kristoffer
Borgli.
Dopo l’anteprima mondiale nella
sezione Un Certain Regard all’ultimo festival
di Cannes, SICK OF MYSELF, an unromantic comedy,
propone al pubblico italiano una commedia sentimentale particolare,
con un concept elegante ed estremo allo stesso tempo. Un film
atipico e originale che ha destato interesse di pubblico e critica,
completamente girato in 35 mm. La talentuosa protagonista,
Kristine Kujath Thorp – nota per film e serie tv come
Fanny (2018), Ninja Baby (2021), The North Sea
(2021) The Promised Land (2023) – interpreta il
personaggio di Signe, un’anonima cameriera che non esita a
utilizzare un mezzo molto pericoloso per farsi notare dal
mondo.
Sick of
myself è una anti-storia d’amore, tossica e disfunzionale,
un’illuminante parabola contemporanea permeata di temi senza tempo
quali il narcisismo e l’invidia. “Volevo realizzare una storia
spiacevole nel modo più bello possibile”, racconta il
regista, “il tutto si è fortunatamente tradotto in un
bellissimo ritratto di cose terribili”.
Sick of myself, la
trama
Signe e Thomas
vivono una relazione malsana, in costante competizione tra loro. Il
tutto si incrina ancora di più quando Thomas inizia ad affermarsi
come artista contemporaneo. In tutta risposta, Signe si lancia in
un disperato tentativo di attirare l’attenzione su di sé, anche a
costo della sua salute.
Dopo diversi rimandi e a
distanza di due anni dal primo ciclo, la seconda stagione
di Loki, disponibile su
Disney+ con un episodio a settimana dal 6 ottobre, ha diverse
criticità da affrontare. Come il Dio dell’Inganno
che si trova a dover fronteggiare una situazione molto complicata
(che a breve esamineremo), la serie ideata da Michael Waldron deve gestire innanzitutto
l’irrompere del Multiverso nel MCU, poi deve gestire quella che è
stata una grande batosta per Kevin Feige e i
Marvel Studios, ovvero le turbolente questioni
personali che hanno travolto
Jonathan Majors, che doveva essere il villain della
serie e della Fase 5 del MCU e il cui destino, per quanto
per ora immutato, è in bilico.
Oltre allo scossone
diegetico (il multiverso) e a quello extra dietetico (i guai legali
di Majors), la seconda stagione di Loki deve fare
i conti anche con una serie di prodotti ambientati nel MCU che, sebbene non si considerino
propriamente dei flop, sono stati dei progetti diversamente di
successo, per così dire. Compito di
Tom Hiddleston, che torna nel ruolo che ormai incarna
da oltre 11 anni, è quello di far ri-affezionare il pubblico al
Marvel Cinematic Universe.
Loki seconda stagione, dove
eravamo rimasti?
Dopo gli eventi della
prima stagione, che hanno portato all’apertura del Multiverso,
Loki
collabora con Mobius, B-15 e altri agenti della TVA nel combattere
una battaglia “per l’anima della TVA”; nel mentre, tutti insieme
viaggiano attraverso il multiverso in cerca di Sylvie, Ravonna e
Miss Minutes.
La trama della seconda
stagione di Loki sintetizza bene quello che la storia
effettivamente promette (almeno stando ai primi quattro episodi
visti in anteprima) e cioè una continua ricerca in movimento
attraverso i piani temporali, tra viaggi nel tempo e realtà
alternative in cui il nostro affezionato fratello di Thor cerca da
una parte di porre rimedio a ciò che ha contribuito a causare,
dall’altra non può fare a meno di continuare a cercare quella
variante che, forse per la prima volta in tutta la sua lunga vita,
lo ha fatto sentire compreso: Sylvie (Sophia
Di Martino). E Hiddleston come al solito ce la mette
tutta e riesce sempre a generare simpatia, con le espressioni che
il pubblico conosce così bene.
Questo secondo ciclo
conferma anche la sua grande alchimia con il Mobius di
Owen Wilson: i due danno vita quasi a una buddy
comedy, se non fosse che per tutto il tempo la minaccia
dell’implosione degli universi su se stessi regala alla serie un
tono molto serio e riesce a consegnare allo spettatore una
sensazione di urgenza e pericolo incombente. Alla luce di questo
mood, ancora più preziosa è l’introduzione di un
personaggio nuovo, Ouroboros (chiamato affettuosamente O.B.),
interpretato dal neo premio Oscar Ke Huy Quan. Con il suo tono di voce così
familiare e il suo spirito di eterno ragazzo, Quan regala alla
seconda stagione di Loki un tocco di leggerezza
che il protagonista sembra aver perso.
C’è da ammettere che, nonostante la
natura ormai incerta del suo futuro nel MCU
Jonathan Majors si conferma un interprete istrionico,
divertito dal personaggio che interpreta e dal contesto in cui è
calato. Non si può non sottolineare la lungimiranza di Feige che,
in un periodo di caccia alle streghe, ha scelto di tutelare il suo
attore (chiaramente anche per ragioni commerciali) almeno fino a
che questo non sia ufficialmente condannato. Ovviamente, pur
schierandoci sempre dalla parte delle vittime, speriamo che
l’attore possa avere la possibilità, se dichiarato innocente, di
continuare a esplorare un personaggio così ricco come la versione
cinematografica di Kang il Conquistatore.
Un “episodio di mezzo” nel viaggio
attraverso il Multiverso
Quello che è il maggior
punto di interesse della serie, che sarà formata da sei episodi, è
però anche il suo più grande difetto. Mai come in questo caso, una
serie Marvel/Disney ha avuto il sapore di
“episodio di mezzo”, un ponte tra un film e l’altro, tra
una grande storia e quella successiva. In questo caso, Loki
stagione 2 sembra assumersi il compito di collegare il
finale di And-Man and the Wasp: Quantumania, con
l’inizio di
Avengers: la Dinastia di Kang. Un compito complesso e
forse anche estremamente utile, ma che sacrifica l’unità del
prodotto, nel quale
Tom Hiddleston si conferma l’elemento di maggior
valore.
“Un’estate fa, la storia di noi
due//Era un po’ come una favola//Ma l’estate va//E porta via con
sé//Anche il meglio delle favole”, cantava Franco
Califano nel 1992. Ed è proprio da una stessa estate ma
del 1990 che parte la nuova serie tv di Sky, Un’estate fa. Una stagione ricca
di mistero ma anche di tristezza, che segna la fine della favola
della giovinezza e della spensieratezza per abbracciare, per
sempre, l’età adulta. Uno stacco che nella serie tv diretta da
Davide Marengo e Marta Savina prende vita dalla scelta della
colonna sonora, accuratissima nel primo episodio, e dalla scelta
dei colori che trasmettono allo spettatore gli stati d’animo dei
protagonisti. Un’estate fa è la nuova serie thriller di Sky dal
respiro internazionale, sarà trasmessa dal 6 ottobre in esclusiva
su Sky e in streaming solo su
NOW.
Un’estate fa, la
trama
Le immagini di Italia ’90 alla TV,
il campeggio con gli amici, gli amori estivi, i falò in spiaggia. E
ancora le cabine telefoniche, le infinite partite a carte, le sfide
a calciobalilla… All’improvviso però, una ragazza scompare. E nulla
sarà più come prima, anche a distanza di trent’anni da quella
indimenticabile estate. La favola cantata da Califano si interrompe
e il mistero che avvolge la vicenda intercorre in due linee
temporali diversi e con gli occhi di un cast corale supportato da
Lino Guanciale e Filippo Scotti (uno nella versione adulta di
Elio e l’altro nella versione giovane). Presente e passato si
intrecciano mentre la vita di Elio prende una
piega inaspettata. Dopo gli eventi del 1990 la sua vita si tinge di
azzurro, di toni freddi, dei toni della giurisprudenza –
professione che ha scelto per seguire le orme del padre.
La vita perfetta apparentemente
macchiata da un solo crimine: la scomparsa di
Arianna. Ci troviamo nel presente quando viene
ritrovata in un’auto dentro il lago, il corpo di una giovane donna
che scopriamo subito essere quello della ragazza scomparsa anni
prima. I colori caldi di quell’estate ritornano preponderanti
quando sovrastato dagli ultimi eventi Elio ha un incidente d’auto,
perde i sensi e al suo risveglio viene catapultato in quell’estate
del 1990. Una prova attoriale non da poco anche per Filippo Scotti che si ritrova negli anni ’90
ma con la mente di un adulto, il cinquantenne Elio interpretato da
Guanciale. Ritornando a quell’estate, tutto cambia
nella sua mente e ancora in stato confusionale rivede i suoi amici
di nuovo giovani, di nuovo uniti. E poi vede lei, Arianna ancora
viva. Non fa neanche in tempo a parlarle che la sua mente viene
catapultata nel presente.
Un viaggio nel passato
Elio è il
principale sospettato dell’omicidio di Arianna perché in quella
estate del 1990 viene trovato in stato confusionale subito dopo la
scomparsa della ragazza e interrogato dalla polizia ammette di non
avere più nessun ricordo di cosa è successo. L’espediente narrativo
alla Twin Peaks che ha dato il via agli eventi della serie
di David Lynch è di ispirazione a Un’estate fa
dove il mistero ruota intorno alla morte della ragazza. Quindi: chi
ha ucciso Arianna? Sappiamo solo, dal primo episodio, che il
personaggio di Lino Guanciale è sospettato dall’ispettore
interpretato da Paolo Pierobon. Ma sappiamo anche che sarà
proprio Elio, grazie ai suoi continui viaggi temporale, a cercare
il colpevole che quell’estate ha messo fine alla vita di Arianna e
alla sua giovinezza. Quello che diventa un continuo viaggio nel
passato si trasforma anche in un tentativo di salvarla, non
ripercorrendo gli stessi passi di quell’estate maledetta.
Ad aiutare Elio, nel passato ma
soprattutto nel presente, il personaggio di
Costanza, interpretato nella versione adulta da
Claudia Pandolfi e in quella giovane da
Martina Gatti. Nel primo episodio vediamo subito
che le attenzioni di Costanza per Elio vanno oltre una semplice
amicizia ma anche lei dopo gli avvenimenti misteriosi legati alla
morte di Arianna metterà una pietra sopra al passato. Nel presente
però scopriamo varie sfaccettature del suo personaggio. Costanza è
cambiata, non ha più lo stesso sguardo spensierato di un tempo e se
Elio è diventato l’uomo perfetto, l’uomo di legge, lei ha
abbandonato del tutto quel mondo mantenendo però la stessa
vitalità. Darà una mano a Elio nel presente cercando in tutti i
modi di scagionarlo dalle accuse.
Una tavolozza di colori
La scelta registica di contrapporre
due palette di colori per presente e passato
rispecchia lo stato d’animo dei personaggi sia da adulti ma anche
da ragazzi, le scene nel campeggio sono aperte e colorate. Il
giallo del sole, l’arancione della sabbia, il rosso degli omini del
calcio balilla. Tutto prende vita nel campeggio. Quando però la
prospettiva si ribalta nel presente siamo immersi nei colori
freddi: la casa dove vive Elio, minimalista e anonima, lo studio
legale dove lavora, austero e perfetto. Solo durante le
conversazioni con Costanza questi colori sembrano mischiarsi
portando quindi Elio in una posizione di mezzo. La stessa posizione
nella quale si trova e dalla quale non sembra poter fuggire.
In un futuro distopico e violento è
ambientato Nowhere: si tratta di un film spagnolo,
diretto da Albert Pintó e distribuito da Netflix. La
sceneggiatura, scritta da Ernest Riera,
Miguel Ruz, Indiana Lista,
Seanne Winslow and Teresa
Rosendoy, è tratta da un racconto di Indiana Lista.
Nowhere si concentra principalmente sulla figura
della protagonista Mia, affiancata dal compagno Nico; quindi, il
cast effettivo è formato da soli due attori. Anna Castillo, attrice spagnola, interpreta
Mia mentre Tamar Novas (The sea inside) è nei
panni di Nico: si tratta in entrambi i casi di figure conosciute
prevalentemente a livello nazionale spagnolo, ma pluripremiati ai
festival cinematografici spagnoli come i premi Goya.
Nowhere: la lotta per la
sopravvivenza
In una Spagna futura la crisi
alimentare porta il governo a prendere delle decisioni
eccessivamente drastiche: eliminare tutta la popolazione non
produttiva, quindi donne incinta e bambini. Per paura di subire
nuovamente la violenza del regime, Mia, incinta, e Nico decidono di
scappare in Irlanda, dove i problemi di scarsità di viveri vengono
gestiti in maniera ben diversa. Tutti i profughi clandestini
vengono ammassati in dei container: dopo che Nico e Mia vengono
divisi, il container viene freddamente ispezionato dalla polizia
spagnola. Tutti i passeggeri clandestini vengono uccisi, tranne Mia
che riesce a nascondersi. Ha inizio così il viaggio della donna
verso l’Irlanda, che sarà nient’altro che facile: Mia dovrà più
volte lottare per la sua sopravvivenza e della sua bambina. Saranno
Nico, con delle sporadiche telefonate, e la piccola Noa appena nata
a darle la forza di andare a vanti e cercare di sopravvivere.
Un distopico poco convincente
Nowhere basa la
propria trama su un presupposto di per sé molto assurdo, perfino
per un futuro distopico: l’uccisione di donne incinta e bambini. Lo
scopo principale di ogni essere vivente, uomo compreso, è la
preservazione della propria specie; difatti le donne ed i bambini
vengono sempre preservate in situazioni di emergenza proprio per
questo motivo (facendo un esempio cinematografico, pensate a
Titanic: le donne ed i bambini hanno precedenza sulle
scialuppe). Di conseguenza, uccidere queste categorie di persone
per risparmiare viveri e far sopravvivere la comunità sembra essere
un controsenso. Un qualunque lettore potrebbe controbattere con un
semplice “sì ma è solo un film”: è vero,
Nowhere è un solo un film, una pellicola che
presenta una realtà distopica, ma non per questo dovrebbe essere
poco convincente per il pubblico. Il film deve convincere i propri
spettatori della nuova realtà che crea, farli immedesimare.
Nowhere risulta
essere anche esageratamente straziante: la pellicola racconta
praticamente una sola interminabile serie di sfortunatissimi eventi
di Mia. Per ogni volta che la protagonista riesce con un fortissimo
istinto di sopravvivenza e straordinaria determinazione a superare
tutte le avversità, un nuovo terribile problema le si presenta di
fronte, appendendo nuovamente la sua vita ad un filo. Questo
susseguirsi di alti e bassi crea una tensione ed una suspense
continua e quasi estenuante. Considerando che la pellicola narra
solamente la lotta per la sopravvivenza della protagonista, sarebbe
stata un ottima scelta abbreviare, anche se di poco, il film: in
questo modo sarebbe magari risultato al pubblico meno pesante.
Mia è costretta a fare cose
terribili per la propria sopravvivenza: alcune di queste scene
possono risultare alquanto forti. Un esempio è il momento in cui la
protagonista, nella disperazione per la mancanza di cibo, ingerisce
la sua stessa placenta. Altri momenti rappresentati in maniera più
esplicita sono il parto della donna e il lungo taglio che si
inferisce la donna accidentalmente.
I profughi del futuro
L’elemento realmente interessante di
Nowhere è la tematica dell’immigrazione. Pur
essendo affrontata solamente all’inizio del film, e lasciata di
conseguenza in secondo piano, questo tema può incentivare negli
spettatori una riflessione riguardo la tematica. L’immigrazione è
un fenomeno atemporale, che si ritrova nel presente quanto si
ritroverà nel futuro. Come cittadini di un paese di frontiera,
Nowhere può aiutare tutti noi italiani a vedere ed
a riflettere su ciò che significa essere profughi. In questo
momento storico si ritrovano anche altre pellicole che
rappresentano in maniera anche più chiara la tematica: un esempio
lampante è
Io Capitano, presentato al festival del cinema di
Venezia e vincitore del leone d’argento alla regia e del premio
Mastroianni. Ciononostante, può essere importante sottolineare
questo elemento anche qui, dove non è rappresentato in maniera meno
concreta e realistica.
Paramount+
presenta il trailer ufficiale dell’attesissima serie
Compagni di Viaggio (FELLOW
TRAVELERS),l’epica storia d’amore e thriller politico guidata
da Matt Bomer (The Normal Heart, The
Boys in the Band) e Jonathan Bailey (Bridgerton). Creata dal candidato all’Oscar
Ron Nyswaner (Philadelphia, HOMELAND), la
serie in otto episodi debutterà in Italia il 28 ottobre, subito
dopo gli Stati Uniti e il Canada, oltre che nel Regno Unito, in
Australia, America Latina, Corea del Sud, Italia, Germania,
Svizzera e Austria.
Compagni di
Viaggio è interpretato anche da Jelani
Alladin (The Walking Dead World Beyond), Allison Williams (Get Out, Girls) e
Noah J. Ricketts (American Gods). Bomer e
Nyswaner sono produttori esecutivi insieme a Robbie Rogers
(All
American, My Policeman) e Dee Johnson. Daniel Minahan
(Halston, American Crime Story: Versace) produce e dirige
i primi due episodi COMPAGNI DI VIAGGIO è co-prodotto da Fremantle
e SHOWTIME.
La trama di Compagni di Viaggio
Creata da Nyswaner, la serie è
basata sul romanzo di Thomas Mallon. Bomer interpreta il
carismatico Hawkins Fuller, che mantiene una carriera politica
dietro le quinte, finanziariamente gratificante. Hawkins evita le
relazioni sentimentali, finché non incontra Tim Laughlin (Bailey),
un giovane pieno di idealismo e fede religiosa. I due iniziano una
storia d’amore proprio mentre Joseph McCarthy e Roy Cohn dichiarano
guerra ai “sovversivi e ai deviati sessuali”, dando inizio a uno
dei periodi più bui della storia americana del XX secolo.
Nel corso di quattro decenni,
seguiamo i cinque personaggi principali – Hawk, Tim, Marcus
(Alladin), Lucy (Williams) e Frankie (Ricketts) – mentre incrociano
le loro strade tra le proteste per la guerra del Vietnam degli anni
’60, l’edonismo alimentato dalle droghe degli anni ’70 e la crisi
dell’AIDS degli anni ’80, affrontando i propri ostacoli interiori e
quelli del mondo circostante.
Todd Phillips ha rivelato la nuova foto sulla
sua pagina Instagram,
insieme alla didascalia: “Oct. 4. Grazie per tutti i messaggi.
Quattro anni fa abbiamo fatto un bel giro. Ci sono un sacco di bei
ricordi. E c’è dell’altro.” La foto mostra Joaquin Phoenix in piedi sotto la pioggia
tra quattro ombrelli, ciascuno di un colore diverso, con gli occhi
chiusi e la testa inclinata verso l’alto. Mentre Joaquin Phoenix si trova in mezzo a loro, ha
un’espressione pacifica. Di seguito il post:
Il sequel di Joker non si svolgerà nel DCU principale, ma sarà conosciuto come un
progetto “Elseworlds”, insieme ai film The
Batman di Matt Reeves, al film di
Superman di J.J. Abrams e
Constantine 2 (se il progetto dovesse andare
avanti).
Joker: Folie à Deux, il film
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
Il capo dello Studio
Ghibli, Toshio Suzuki, ha parlato del rientro
dall’annunciato ritiro di
Hayao Miyazaki dopo che è stato recentemente
confermato che Il ragazzo e l’airone non
sarà, dopotutto, l’ultimo film dell’acclamato
regista. Parlando con la pubblicazione francese Liberation,
Suzuki ha ammesso di non pensare che Miyazaki smetterà mai di
lavorare dal momento che fare film “lo delizia”.
Suzuki ha inoltre confermato che
Miyazaki ha già iniziato a sviluppare il suo prossimo film
d’animazione. “Pensa al prossimo progetto ogni giorno e
non riesco a fermarlo, anzi, ci ho rinunciato“, ha
detto. “Non cerco più di dissuaderlo, anche se dovesse
fare un film fallito. Nella vita è solo il lavoro che lo
diverte”.
Ha continuato: “Stavamo
parlando di nuovo proprio ora e mi ha detto qualcosa di
incredibile. “A proposito, di cosa parlava il mio ultimo
film?” Non riesco a ricordare.” E poi ha iniziato a
parlare di un nuovo progetto, quindi non lo fermerò. Finché
lavorerà, non potrò andare in pensione. Ha 82 anni e penso che
andrà avanti fino ai 90. Io andrò con lui”.
Quando arriverà Il ragazzo e l’airone
nelle sale americane?
Dopo la sua corsa nelle sale in
Giappone partita nel luglio del 2023, Il
ragazzo e l’airone (The Boy and the
Heron)(originariamente
intitolato How Do You Live) farà finalmente il suo debutto nelle
sale italiane il 01 gennaio 2024. Durata 125 minuti.
Distribuito da Lucky Red..
Prima di questo, il film è stato recentemente presentato in
anteprima internazionale al Toronto International Film Festival del
2023, dove ha ricevuto recensioni positive dalla critica. Sarà
inoltre presente alla Festa del Cinema di Roma e Alice nella città
questo ottobre.
Il film, prodotto dal leggendario
Studio Ghibli e distribuito in Italia da Lucky Red,
racconta la storia di Mahito, un ragazzo di 12 anni che, spinto dal
desiderio di rivedere sua madre, si avventura in un regno abitato
dai vivi e dai morti. Un luogo fantastico dove la morte finisce e
la vita trova un nuovo inizio. Una storia sul mistero della vita e
la creazione, in omaggio all’amicizia, direttamente dalla mente del
maestro Hayao Miyazaki.
Patrick Stewart ha condiviso pensieri schietti su
Star Trek: Nemesis del 2002 nel suo nuovo libro di
memorie, “Making It So” (via Insider). Il film, il quarto e
ultimo lungometraggio di Star Trek con
protagonista il cast di The Next Generation, è uno
dei capitoli meno memorabili del franchise, e della carriera di
Stewart nei panni del Capitano Jean-Luc Picard, almeno secondo
l’attore stesso.
“‘Nemesis’, uscito nel 2002, era
particolarmente debole”, scrive Stewart. “Non avevo una
sola scena emozionante da interpretare, e l’attore che interpretava
il cattivo del film, Shinzon, era un giovane londinese strano e
solitario. Il suo nome era
Tom Hardy.
Hardy non era un nome familiare
all’epoca di Star Trek: Nemesis, e Stewart aveva
predetto che il suo co-protagonista non lo sarebbe mai diventato a
causa di quanto fosse stato isolato dal resto del cast durante la
realizzazione del film.
“Tom non si era impegnato con
nessuno di noi a livello sociale”, scrive Stewart. “Non
diceva mai ‘Buongiorno’, non diceva mai ‘Buonanotte’ e trascorreva
le ore in cui non era necessario sul set, nella sua roulotte, con
la sua ragazza… Non era affatto ostile: era semplicemente difficile
stabilire un rapporto con lui.”
“La sera in cui Tom ha terminato
le sue riprese, se ne è andato senza cerimonie o accortezze,
semplicemente uscendo dalla porta”, aggiunge Stewart.
“Quando si è concluso, ho detto tranquillamente a Brent
[Spiner] e Jonathan [Frakes], ‘Ed ecco qualcuno di cui penso non
sentiremo mai più parlare.’ Non mi fa altro che piacere che Tom
abbia dimostrato che mi sbagliavo così tanto.”
Star Trek: Nemesis
è stato il terzo lungometraggio di Tom Hardy che ha continuato ad avere ruoli
secondari in film come “Layer Cake” e “Marie Antionette” prima che
il suo profilo aumentasse significativamente con progetti come
“Bronson” e “Inception”.
Gael Garcia Bernal presiederà la giuria del
Concorso Progressive Cinema, la sezione competitiva della
Festa del Cinema di Roma. Lo annuncia la
Direttrice Artistica Paola Malanga, con Gian Luca Farinelli,
Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e Francesca Via,
Direttrice Generale.
L’attore,
regista e produttore, acclamato da pubblico e critica grazie alle
sue interpretazioni per registi come Alejandro G. Iñárritu,
Alfonso Cuarón, Pablo Larraín, Pedro Almòdovar e
Walter Salles, sarà affiancato dalla regista
britannica Sarah Gavron, dal regista,
sceneggiatore e poeta finlandese Mikko Myllylahti,
dall’attore e regista francese Melvil Poupaud e
dall’attrice e regista italiana Jasmine
Trinca.
La giuria
assegnerà ai film del Concorso Progressive Cinema i seguenti
riconoscimenti: Miglior Film, Gran Premio della Giuria, Miglior
regia, Miglior sceneggiatura, Premio “Monica Vitti” alla Miglior
attrice, Premio “Vittorio Gassman” al Miglior attore e il Premio
speciale della Giuria, a scelta fra le categorie fotografia,
montaggio e colonna sonora originale.
I film che
partecipano al Concorso Progressive Cinema sono: Un
Amor di Isabel
Coixet, Ashil (Achilles) di Farhad
Delaram, Avant que les flammes ne s’eteignent
(After the Fire) di Mehdi Fikri, Black
Box di Asli Özge, C’è ancora domani di
Paola Cortellesi, Comme un fils (Like A Son)
di Nicolas Boukhrief, En dag kommer allt det här bli
ditt (One Day All This Will Be
Yours)di Andreas Öhman, La Erección de
Toribio Bardelli (The Erection of Toribio Bardelli) di
Adrián Saba, Fremont di Babak
Jalali, Holiday di Edoardo
Gabbriellini, Hypnosen (The Hypnosis) di
Ernst De Geer, Mi fanno male i capelli di
Roberta Torre, The Monk and the Gun di Pawo Choyning
Dorji, Pedágio (Toll) di Carolina
Markowicz, Peluri – Kuolema on elävien ongelma
(La morte è un problema dei vivi) di Teemu
Nikki, Un Silence (A Silence) di Joachim
Lafosse, Sweet Sue di Leo Leigh, Urotcite na
blaga (Blaga’s Lessons) di Stephan Komandarev.
Particolare
attenzione sarà data ai giovani autori con il Premio Miglior Opera
Prima BNL BNP Paribas: una giuria presieduta dal cineasta Paolo
Virzì, con la produttrice e distributrice francese Adeline Fontan
Tessaur e la drammaturga e sceneggiatrice Abi Morgan, assegnerà il
riconoscimento a un lungometraggio di finzione in programma nelle
sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle e Grand Public.
I film che
concorrono al Premio Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas
sono: Ashil (Achilles) di Farhad
Delaram, Avant que les flammes ne s’eteignent
(After the Fire) di Mehdi Fikri, C’è ancora
domani di Paola Cortellesi, Cottontail di
Patrick Dickinson, Dall’alto di una fredda torre di
Francesco Frangipane, Gonzo Girl di Patricia
Arquette Hypnosen (The Hypnosis) di Ernst De
Geer, Mother, Couch di Niclas
Larsson, Palazzina Laf di Michele
Riondino, Sweet Sue di Leo Leigh, Troppo
azzurro di Filippo Barbagallo, Volare di
Margherita Buy.
La Festa del
Cinema ospiterà inoltre il Premio “Ugo Tognazzi” alla Miglior
commedia che sarà assegnato da una giuria presieduta
dall’attrice francese Philippine Leroy-Beaulieu e composta dal
regista e sceneggiatore italiano Alessandro Aronadio e la
sceneggiatrice italiana Lisa Nur Sultan. L’opera vincitrice sarà
scelta fra i titoli in programma nelle sezioni Concorso Progressive
Cinema, Freestyle e Grand Public. I film che concorrono al Premio
“Ugo Tognazzi” alla Miglior commedia sono: C’è ancora
domani di Paola Cortellesi, En dag kommer allt det
här bli ditt (One Day All This Will Be
Yours)di Andreas Öhman, La Erección de
Toribio Bardelli (The Erection of Toribio Bardelli) di
Adrián Saba, Et la fête continue! di Robert
Guédiguian, Hypnosen (The Hypnosis) di Ernst
De Geer, Jules di Mark Turtletaub, Peluri –
Kuolema on elävien ongelma (La morte è un problema dei
vivi) di Teemu Nikki, The Monk and the Gun
di Pawo Choyning Dorji, Mother, Couch di Niclas
Larsson, The Persian Version di Maryam
Keshavarz, Second Tour di Albert
Dupontel, Sweet Sue di Leo Leigh, Troppo
azzurro di Filippo Barbagallo, Volare di
Margherita Buy.
Prime Video ha
svelato oggi le prime immagini e clip di Elf
Me, il nuovo film diretto
da YouNuts! che vede protagonista
Lillo
Petrolo con Anna
Foglietta, Claudio
Santamaria e Federico
Ielapi. Nel cast anche Giorgio
Pasotti e Caterina
Guzzanti. Gabriele Mainetti, Giovanni
Gualdoni, Leonardo Ortolani, Marcello
Cavalli firmano soggetto e sceneggiatura, quest’
ultima scritta anche da Tommaso Renzoni.
Elf Me,
co-prodotto da Lucky Red, Goon Films e Amazon Studios, affiancati
da alcuni dei migliori professionisti del settore che hanno
contribuito a realizzare un film di grande impatto
visivo, sarà il film di Natale disponibile in esclusiva su
Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo dal 24 novembre 2023.
https://www.youtube.com/watch?v=HACYjJDpcPs
https://www.youtube.com/watch?v=TvFKPTRpl7M
Lillo Petrolo è Trip, un elfo costruttore
anticonvenzionale al servizio di Babbo Natale. I giocattoli a cui
dà vita con la magia sono infatti molto particolari e, a volte, un
po’ fuori controllo. Un pasticcio più grande del solito lo porta a
conoscere Elia (Federico Ielapi), un ragazzino
perseguitato dai bulli della scuola e con una madre giocattolaia
(Anna
Foglietta) i cui affari non vanno per niente bene.
L’incontro con Trip cambia le loro vite e grazie a lui il business
di giocattoli ha finalmente una svolta positiva. Ma
proprio quando le cose sembrano andare per il verso giusto
arriva un imprenditore senza scrupoli (Claudio
Santamaria) a metter loro i bastoni tra le ruote.
Secondo un recente rapporto
del Wall
Street Journal, Netflixsta
pianificando di aumentare il prezzo del suo servizio senza
pubblicità pochi mesi dopo la fine dello sciopero
SAG-AFTRAa Hollywood.Il nuovo rapporto del WSJ rileva che Netflix
ha discusso di aumentare i suoi prezzi in “diversi mercati a
livello globale”, ma che l’aumento probabilmente inizieranno ad
arrivare solo negli Stati Uniti e in Canada. Al momento, non esiste
un numero concreto di quanto aumenterà il prezzo o quando avrà
effetto il salto di prezzo, quindi non è chiaro quando Netflix potrebbe cercare di implementare i suoi nuovi
prezzi.
La mossa segnalata arriva solo
pochi mesi dopo che la società ha iniziato una dura lotta nella
condivisione delle password.All’inizio di
quest’anno, la piattaforma ha iniziato a chiedere agli
utenti di impostare una posizione familiare sui propri dispositivi
e ha aggiunto un sovrapprezzo per cloro che avevano l’esigenza di
inserire una seconda posizione.
La condivisione delle
password, così come il previsto aumento dei prezzi, arriva mentre
Netflix e altre società di streaming iniziano a cercare modelli di
sviluppo più redditizie. Il rapporto del WSJ rileva inoltre che
altre società di streaming hanno iniziato a cercare di nuovi
livelli di prezzo che includano programmi più esclusivi, come gli
sport, nella loro politica aziendale.Anche
Warner Bros. Discovery lo ha già fatto,
annunciando di recente che Maxaggiungerà sport dal vivo alla sua piattaforma di streaming,
mentre Peacock e Paramount+
ospitano già partite di calcio dal vivo.
Si avvicina la Awards
Season, il periodo a cavallo tra un anno solare e l’altro
in cui Hollywood (e non solo) celebra se stessa attraverso una
serie di riconoscimenti prestigiosi alle eccellenze del mondo del
cinema e della tv. Per orientarci in questa prossima stagione dei
premi, Variety ha pubblicato il
calendario con tutte le scadenze relative a nomination, votazioni e
premiazioni, che, come ogni anno, culmineranno con la Notte degli
Oscar 2024. Ecco di seguito il il calendario della prossima
Awards Season:
Ottobre
Oct. 2
– Final submission deadline for Documentary Feature Film and
International Feature Film categories for Academy Awards / Golden
Globes submissions website opens
Oct. 4
– SAG Awards submissions open
Oct. 16
– Final submission deadline for Animated Short Film, Documentary
Short Film and Live Action Short Film categories for Academy
Awards
Oct. 24
– Gotham Awards nominations announced / Student Academy Awards
Novembre
Nov. 1
– Final submission deadline for music (original score) and music
(original song) categories for the Academy Awards
Nov. 4
– Grammy Awards nominations announced
Nov. 6
– Golden Globes submission deadline
Nov. 8
– Country Music Awards
Nov. 13
– Critics Choice submissions close for TV categories
Nov. 14
– Critics Choice Nominating Committees begin deliberations for
TV
Nov. 15
– Final submission deadline for animated feature and general entry
categories for Academy Awards
Nov. 20
– Golden Globes TV ballots sent.
Nov. 27
– 33rd Annual Gotham Awards / Golden Globes
deadline for TV ballots at 5:00 pm PST
Nov. 28
– Golden Globes nomination ballots for films sent to members
Dicembre
Dec. 1
– Critics Choice sends out film nomination ballots to branch
members; Nominating Committees render recommendations for TV
Dec. 3
– Kennedy Center Honors
Dec. 5
– Critics Choice TV nominations announced at 9:00 am PST
Dec. 6
– National Board of Review / ICG Publicists Awards TV nominations /
Golden Globes ballots for film due at 5:00 pm PST
Dec. 8
– Critics Choice deadline for returning film nomination
ballots.
Dec. 11
– Golden Globe Awards nominations announced
Dec. 12
– Producers Guild of America Awards (PGA) nominations announced –
documentary
Dec. 13
– Critics Choice Film nominations announced at 9:00 am PST.
Dec. 15
– Producers Guild of America (PGA) nominations announced – sports,
childrens and short form / Golden Globes final ballots sent to
voters
Dec.
15-17 – Children & Family Emmys
Dec.
18-21 – Preliminary shortlist voting for the Academy Awards (
Jan. 5
– Critics Choice final ballots go out to both film and TV branch
members
Jan.
6-7 – Creative Arts Emmy Awards
Jan. 7
– 81st Annual Golden Globes
Jan. 9
– Academy’s Governors Awards (rescheduled from Nov. 18) / Cinema
Audio Society nominations
Jan. 10
– SAG Awards nominations announced / ICG Publicists Awards film
nominations announced
Jan.
11-16 – Oscar nominations voting begins for eligible members.
Jan. 11
– American Society of Cinematographers nominations announced /
National Board of Review gala
Jan. 12
– Productions Guild of America Awards nominations (theatrical,
animated and TV series) announced / AFI Awards / Critics Choice
deadline for returning ballots for film & TV
Il
primo trailer ufficiale
di Silent Nightè ufficialmente stato
diffuso, con un’anteprima del nuovo film di John
Woo e della sua prima uscita nelle sale americane a
distanza di 20 anni.Silent Night
vede protagonisti Joel
Kinnaman (The Suicide Squad), Scott
Mescudi (MaXXXine), Harold
Torres (Run Coyote Run)
e Catalina Sandino
Moreno (Ballerina). La pellicola a
sorpresa sembra non presentare praticamente alcun
dialogo.
Di cosa parla Silent Night?
“Dal leggendario regista John
Woo e dal produttore di John Wick arriva la cruenta storia di
vendetta di un padre tormentato (Joel Kinnaman) che vede il suo
giovane figlio morire quando viene coinvolto nel fuoco incrociato
di una banda alla vigilia di Natale”, si legge nella sinossi
ufficiale di Silent Night. “Mentre si sta riprendendo da una
ferita che gli costa la voce, Kinnaman fa della vendetta la
missione della sua vita e si imbarca in un regime di addestramento
punitivo per vendicare la morte di suo figlio“,
continua. “Ricco dello stile distintivo di Woo, Silent
Night ridefinisce il genere d’azione con una narrazione viscerale
da brivido.”
Woo ha diretto
Silent Night da una sceneggiatura di Robert
Archer Lynn. Woo è anche produttore del film insieme a
Christian Mercuri, Lori Tilkin deFelice, Basil Iwanyk ed
Erica Lee.Silent Night
debutterà nelle sale americane il 1 dicembre 2023. In Italia al
momento non ha una data di uscita.
Idris Elba ha
rivelato nel podcast “Changes With Annie Macmanus” che è andato in terapia
nell’ultimo anno dopo aver sviluppato “abitudini malsane” come
attore professionista. Elba è così “un maniaco del lavoro” che in
alcune circostanze si è sentito meglio a lavorare che a passare del
tempo con la sua famiglia.
“Sono stato in terapia l’ultimo…
circa un anno ormai. È molto, vero?” Ha detto l’Elba.
“Nella mia terapia ho pensato molto al cambiamento… Non è perché
non mi piaccio o qualcosa del genere. È solo perché ho sviluppato
alcune abitudini malsane. E lavoro in un settore in cui sono
ricompensato per quelle abitudini malsane. Sono un assoluto maniaco
del lavoro. E questo non è eccezionale per la vita, in
generale.”
“Non c’è niente di estremo che
vada bene, tutto ha bisogno di equilibrio. Sono enormemente
ricompensato per essere un maniaco del lavoro”, ha continuato,
notando come i suoi lavori di recitazione lo allontanano per mesi e
lo incoraggiano a ripetere quel ciclo.
Quando non recita, Idris Elba è
spesso concentrato sul suo secondo lavoro come DJ. Ha anche uno
studio musicale a casa sua, il che gli facilita l’essere sempre
all’opera. “Il mio studio a casa, adoro stare lì”, ha detto
Elba. “Aprirò quel laptop e dirò: ‘Non so cosa fare oggi’, e il
risultato sarà questo o quello. E ne sono euforico e anche molto
rilassato.”
“Potrei lavorare 10 giorni su un
film, con sequenze subacquee, trattenendo il respiro per sei
minuti, e poi tornare e sedermi [in studio] e [sentirmi rilassato],
più che stare seduto sul divano con la famiglia – il che è brutto,
vero.” ?” Ha aggiunto. “Questa è la parte in cui devo
normalizzare ciò che mi rende rilassato, non può essere tutto
lavoro.”
Idris Elba ha
recentemente recitato nella serie thriller di Apple Hijack, ora disponibile per lo streaming su
Apple
TV+.
A24 ha diffuso un nuovo trailer per Priscilla,
il film di Sofia Coppola presentato nel Concorso
Veneziano quest’anno. Protagonisti del film sono Jacob
Elordi nei panni di Elvis e Cailee Spaeny
nei panni della protagonista, quest’ultima ha vinto la Coppa Volpi
a Venezia 80 per la migliore interpretazione femminile,
riconoscimento che la mette in prima linea per la corsa agli Oscar
2024.
Nel cast del film figurano
anche Raine Monroe Boland, Emily Mitchell, Dagmara
Domińczyk, Jorja Cadence, Rodrigo Fernandez-Stoll e
Luke Humphrey. Priscilla è
prodotto da Lorenzo Mieli,
Coppola e Youree Henley. Gli EP
sono Roman Coppola, Chris Hatcher, Fred Roos e
Presley.
Priscilla
arriverà nei cinema USA il 3 novembre distribuito da A24, mentre la
distribuzione worldwide è stata affidata a MUBI.
Barbie (recensione),
il film campione d’incassi e fenomeno globale, arriva a casa vostra
in DVD, Blu-Ray, 4K Ultra HD+ Blu-Ray e Steelbook 4K Ultra HD a
partire da giovedì 19 ottobre. Dalla sceneggiatrice/regista
candidata all’Oscar Greta
Gerwig (“Piccole donne“, “Lady
Bird“), Barbie è
interpretato dagli attori candidati all’Oscar Margot Robbie (“Bombshell – La voce dello
scandalo “, “Tonya“) e Ryan Gosling (“La La Land“, “Half
Nelson“) nei panni di Barbie e Ken. ‘Barbie è
diretto da Greta
Gerwig che ha curato la sceneggiatura del film insieme
al candidato all’Oscar Noah Baumbach (“Storia di
un matrimonio”, “Il calamaro e la balena”). Il film è basato su
Barbie di Mattel.
All’interno dell’edizione Blu-ray
del film i numerosi contenuti speciali vi porteranno alla scoperta
di Barbie
Land tra dietro le quinte, immagini inedite e imperdibili
interviste ai protagonisti. Barbie ha
sbancato il botteghino, guadagnando più di 1,43 miliardi di dollari
in tutto il mondo diventando il film di maggior incasso nei 100
anni di storia della Warner Bros. Il film ha inoltre registrato il
maggior incasso per un film diretto da una regista ed è la più
grande uscita cinematografica del 2023 ad oggi. Barbie in
streaming è già disponibile per l’acquisto e il noleggio Premium su
Apple TV app, Prime Video, Youtube, Rakuten TV, Timvision,
Microsoft Film & TV e a noleggio su Sky Primafila e Mediaset
Infinity.
Dalla sceneggiatrice / regista
candidata all’Oscar Greta Gerwig (“Piccole donne”, “Lady Bird”)
arriva Barbie
con protagonisti i candidati all’Oscar
Margot Robbie (“Bombshell – La voce dello scandalo”,
“Tonya”) e
Ryan Gosling (“La La Land”, “Half Nelson”) nei panni
di Barbie e Ken.
Insieme a loro nel cast anche
America Ferrera (“End of Watch – Tolleranza
zero”, i film “Dragon Trainer”), Kate McKinnon (“Bombshell – La voce dello
scandalo”, “Yesterday”), Issa Rae (“The Photograph
– Gli scatti di mia madre”, “Insecure”), Rhea
Perlman (“Nei miei sogni”, “Matilda 6 Mitica”) e Will Ferrell (i film “Anchorman”, “Ricky Bobby
– La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno”). Fanno parte
del cast del film anche Michael Cera (“Scott
Pilgrim vs. the World”, “Juno”), Ariana Greenblatt
(“Avengers: Infinity War”, “65 – Fuga
dalla Terra”), Ana Cruz Kayne (“Piccole donne”),
Emma Mackey (“Emily”, la serie TV “Sex Education”),
Hari Nef (“Assassination Nation”, “Transparent”),
Alexandra Shipp (i film “X-Men” ),
Kingsley Ben-Adir (“Quella notte a Miami”, “Peaky
Blinders”), Simu Liu (“Shang-Chi e la leggenda
dei dieci anelli”), Ncuti Gatwa (“Sex
Education”), Scott Evans (la serie TV “Grace e Frankie”),
Jamie Demetriou (“Crudelia”), Connor Swindells
(“Sex Education”, “Emma.”), Sharon Rooney
(“Dumbo”, “Jerk”), Nicola Coughlan (“Bridgerton”, “Derry Girls”), Ritu Arya (“The Umbrella Academy”), la cantautrice
vincitrice del Grammy Dua Lipa e il premio Oscar
Helen Mirren (“The Queen – La Regina”).
Barbie
è diretto da Greta Gerwig che ha curato la sceneggiatura del film
insieme al candidato all’Oscar Noah Baumbach (“Storia di un
matrimonio”, “Il calamaro e la balena”). Basato su ‘Barbie’ di
Mattel. I produttori del film sono il candidato all’Oscar, David
Heyman (“Storia di un matrimonio”, “Gravity”), Margot Robbie, Tom
Ackerley e Robbie Brenner con Gerwig, Baumbach, Ynon Kreiz, Richard
Dickson, Michael Sharp, Josey McNamara, Courtenay Valenti, Toby
Emmerich e Cate Adams nel ruolo di Produttori Esecutivi.
Il team creativo che ha lavorato
dietro la macchina da presa con Greta Gerwig è composto dal
direttore della fotografia candidato all’Oscar®, Rodrigo Prieto
(“The
Irishman”, “Silence”, “I segreti di Brokeback Mountain”), la
scenografa sei volte nominata all’Oscar®, Sarah Greenwood
(“La bella e la bestia”, “Anna Karenina”),
il montatore Nick Houy (“Piccole donne”, “Lady Bird”), la
costumista premio Oscar®, Jacqueline Durran (“Piccole donne”, “Anna
Karenina”), il supervisore agli effetti visivi Glen Pratt
(“Paddington 2”, “La bella e la bestia”), il supervisore musicale
George Drakoulias (“Rumore Bianco”, “Storia di un matrimonio”) con
le musiche dei vincitori del Premio Oscar® Mark Ronson e Andrew
Wyatt (“A Star Is Born”).
Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Heyday Films, una produzione LuckyChap Entertainment,
una produzione NB/GG Pictures, una produzione Mattel: “Barbie”. Il
film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane da
Warner Bros. Pictures.
Il DC Extended
Universe potrebbe essere giunto al termine, ma gli
ultimi giorni del franchise hanno causato enormi divisioni e creato
diversi problemi per la nascita del nuovo universo, il
DC
Universe. Comen noto, la Warner Bros. ha dato il via al DCEU con
l’uscita di Man of Steel nel 2013 e
ha rapidamente spinto il suo franchise di supereroi adattando le
storie di alcuni dei personaggi più popolari della DC Comics in
live-action. La fusione del 2022 tra Warner Bros. e Discovery Inc.
ha però portato a un lungo periodo di agitazione, con la
sostituzione della DC Films con i DC
Studios, con il regista James Gunn e il
produttore Peter Safran assunti come co-CEO. Sia
Gunn che Safran, che già in passato hanno realizzato film di
supereroi di grande qualità, hanno immediatamente messo in atto un
piano di reboot del DCEU, permettendo di superare gli errori del
passato con nuove storie. Con la conclusione di questo franchise,
ci sono però delle crude verità su cui è bene riflettere.
Aquaman 2 è un film
insolito per chiudere il DCEU
Il DCEU si concluderà ufficialmente
il 20 dicembre 2023, con l’uscita di Aquaman e il Regno
Perduto. Mentre Aquaman del 2018 è stato un grande successo,
incassando oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, le previsioni
non sono altrettanto buone per il sequel, nonostante il ritorno
della maggior parte del cast principale. C’è stata confusione sul
perché Aquaman e il Regno Perduto sia l’ultimo film del
DCEU prima del reboot, con molti che considerano
ancora The Flash come una migliore chiusura narrativa prima
dell’Universo DC, considerando il modo in cui riflette sul concetto
di Multiverso.
Blue Beetle è stato
introdotto nel DCEU nel momento sbagliato
Xolo Maridueña riprenderà il ruolo
di Jaime Reyes da Blue Beetle del 2023
nell’Universo DC, ma nonostante sia stato accolto positivamente, il
suo debutto nel DCEU è stato comunque piuttosto sfortunato al
botteghino a causa della sua data di uscita. Blue Beetle è infatti uscito dopo diversi progetti DC
deludenti e potrebbe essere stato difficile per il pubblico
entusiasmarsi per una storia in un universo condiviso di prossima
chiusura. Se Blue Beetle fosse uscito un paio di anni prima o se
avesse aspettato di debuttare come parte ufficiale del nuovo
Universo DC, quasi sicuramente sarebbe andato meglio.
La maggior parte dei film finali
del DCEU è stata deludente
L’affluenza deludente di Blue Beetle è stata un sintomo di un problema più
grande con le recenti uscite del DCEU. La pandemia COVID-19 ha
avuto un impatto sulla performance di Wonder Woman 1984 e di Suicide Squad dello stesso Gunn, ma i suoi successori
non sono andati meglio e hanno agito come il chiodo finale nella
bara del DCEU. Black Adam e Shazam! Fury of the Gods nel 2022 e The Flash nel 2023 sono stati accolti da reazioni
miste a negative e hanno incassato collettivamente solo 797,4
milioni di dollari – una cifra che molti film di supereroi solisti
hanno superato da soli.
The Flash non ha resettato
il DCEU
Nel periodo precedente all’uscita di
The Flash, si era detto che il film avrebbe dovuto
resettare il DCEU, utilizzando la trama di
Flashpoint della DC Comics come
ispirazione, regalando apparentemente all’Universo DC il punto di
partenza perfetto. Tuttavia, questo non si è realizzato. Il reset
del franchise DC di The Flash, che coinvolge il Bruce Wayne di George Clooney, non aveva senso, la linea
temporale e la trama erano confuse e gli effetti visivi e la
qualità della sceneggiatura del film non gli hanno giovato. Con
The Flash, i DC Studios hanno avuto l’occasione
perfetta per gettare le basi per un importante rimescolamento del
franchise live-action, ma hanno completamente sbagliato, generando
ulteriore confusione.
Le questioni in sospeso nel DCEU
non verranno mai risolte
Il DCEU ha lasciato molte domande
senza risposta in quasi tutti i progetti e, con la fine del
franchise, queste questioni in sospeso non saranno mai risolte.
Parte della magia di un franchise condiviso è che ogni progetto può
preparare qualcosa per il futuro, ma i piani in costante
cambiamento e le linee temporali confuse del DCEU significano che
sono state impostate troppe trame. Gli spettatori non sapranno mai
cosa è successo a Robin, in cosa sarebbero culminate le visioni di
Knightmare di Bruce Wayne, cosa è successo quando
Superman ha incontrato Black Adam o se Shazam si è unito alla Justice Society.
Il nuovo DCU deve fare di più
Il reboot del DCEU sembra il modo
più semplice per evitare che gli errori del passato si riversino
nel nuovo Universo DC, visto che la storia potrebbe ripetersi
quando David Corenswet darà vita a una versione
diversa di Clark Kent in Superman: Legacy. Tuttavia, dopo un lungo periodo in
cui la DC ha pubblicato progetti deludenti, il futuro non
richiederà solo di concentrarsi su un reboot, ma anche di cercare
di ricostruire la fiducia del pubblico nel franchise. Molti sono
diventati apatici nei confronti del DCEU, come dimostra l’affluenza
a Blue Beetle, The Flash e Shazam! Fury of the Gods, quindi Gunn e Safran devono
cercare di costruire una solida base per riaccendere il desiderio
nel nuovo franchise.
Il DCEU ha cercato troppo di essere
il MCU
Forse uno degli elementi chiave che
ha portato alla caduta del DCEU è stato il fatto che la Warner
Bros. era in costante competizione con il Marvel Cinematic Universe. A partire da
Iron Man del 2008, il MCU comprende oggi più di
quaranta progetti tra film, serie e animazione. In un solo
decennio, la DC ha realizzato 14 film (tra cui Aquaman e il Regno Perduto) e una
serie televisiva, impallidendo al confronto. L’eccessiva rapidità
con cui sono state realizzate le storie crossover ha fatto sì che i
singoli personaggi non abbiano mai avuto lo sviluppo di cui avevano
bisogno, come ha dimostrato Blue
Beetle del 2023, che è stato accolto più positivamente grazie
alla sua netta separazione dal mondo più ampio del DCEU.
La Warner Bros. ha perso molte
brillanti opportunità nel DCEU
Oltre a lasciare molte questioni in
sospeso e a produrre diverse puntate deludenti, il DCEU ha anche
perso diverse occasioni perfette per rafforzarsi. Ad esempio, il
Superman di Henry Cavill è stato sprecato, nonostante
molti chiedessero un sequel diretto de L’uomo d’acciaio del 2013, e il Batman di
Ben Affleck non ha mai avuto lo sviluppo che
meritava, perdendo un progetto solista di cui c’era bisogno. Forse
il franchise sarebbe stato più popolare se Zack Snyder fosse stato in grado di completare
la trama prevista per la Justice League, ma anche questo non si può
sapere con certezza. Troppe storie e momenti di sviluppo sono
sfuggiti alla rete, portando ai progetti scadenti che sono stati
realizzati di recente.
Il ritorno dei personaggi del DCU
ha creato confusione
Nonostante il reboot del
DCEU nel nuovo Universo DC, Gunn
e Safran hanno confermato che diversi personaggi del
DCEU torneranno nel DCU. Sebbene sia sicuramente fantastico vedere il
ritorno del Peacemaker di John Cena, dell’Amanda Waller di Viola Davis, del Blue Beetle di Xolo Maridueña e di altri personaggi, il fatto
che alcuni attori continueranno a interpretare i loro ruoli mentre
altri verranno riconvertiti ha creato confusione tra il pubblico
della DC. Gunn ha sottolineato che i primi progetti dell’Universo
DC segneranno un nuovo canone, suggerendo che l’intero DCEU sarà
dimenticato, quindi gli attori interpreteranno nuove versioni degli
stessi personaggi, ma questo potrebbe essere difficile da
comprendere per i fan della DC.
I personaggi più popolari del DCEU
sono stati sprecati
È inoltre evidente che il DCEU ha
sprecato alcune delle proprietà più popolari della DC Comics. Il
Superman di Henry Cavill è stato insignificante nel DCEU,
mentre il Batman di Ben Affleck è stato poco sviluppato e non ha
mai avuto il suo film da solista. La Wonder Woman di Gal Gadot è stata uno dei progetti più
popolari del DCEU, ma i suoi camei in Shazam! Fury of the Gods e The Flash sono stati deludenti. Mentre il
DC
Extended Universe ha trattato i suoi personaggi più importanti
in modo deludente, il nuovo DC
Universe si spera che renda loro giustizia.
Sony
Picturesha diffuso un nuovo video
di Napoleon,
il prossimo film storico di Ridley Scott. Il video anticipa l’autentica e
appassionata interpretazione da protagonista di Joaquin
Phoenix, mentre la candidata all’Oscar Vanessa Kirby parla di com’è stato recitare
con l’attore
Beau Is Afraid. Napoleonuscirà nelle
sale è previsto per il 23 novembre.
Napoleon: il cast del film
con Joaquin Phoenix
Accanto a Phoenix, Napoleon
vede Vanessa Kirby
nei panni dell’imperatrice Joséphine, Tahar Rahim
nei panni di Paul Barras, Ben Miles nei panni di
Caulaincourt, Ludivine Sagnier nei panni di
Theresa Cabarrus, Matthew Needham nei panni di
Lucien Bonaparte, Youssef Kerkour nei panni del
maresciallo Davout, Phil Cornwell nei panni di
Sanson ‘The Bourreau, Edouard Philipponnat nei
panni dello zar Alessandro, Paul Rhys nei panni di
Talleyrand, John Hollingworth nei panni del
maresciallo Ney, Gavin Spokes nei panni di Moulins
e Mark Bonnar nei panni di Jean-Andoche Junot.
Ridley Scott dirige da una sceneggiatura di
David Scarpa. Il film è una produzione congiunta
tra la produzione di Apple Studios e Scott Free Productions.
Ridley Scott e
Joaquin Phoenix
producono insieme a Kevin Walsh e Mark Huffam
mentre Michael Pruss e Aidan Elliott sono i
produttori esecutivi. Napoleon racconta l’epica ascesa e
caduta dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, interpretato
dal premio Oscar Joaquin Phoenix
e diretto dal leggendario regista Ridley Scott. Il film ripercorre
l’inarrestabile scalata al potere di Bonaparte attraverso la
burrascosa relazione con il suo unico vero amore, Giuseppina,
mostrando le visionarie strategie politiche e militari del grande
condottiero in alcune delle scene di battaglia più realistiche e
spettacolari mai realizzate.
Napoleonracconta
l’epica ascesa e caduta dell’imperatore francese Napoleone
Bonaparte, interpretato dal premio Oscar® Joaquin
Phoenix e diretto dal leggendario regista Ridley Scott. Il film
ripercorre l’inarrestabile scalata al potere di Bonaparte
attraverso la burrascosa relazione con il suo unico vero amore,
Giuseppina, mostrando le visionarie strategie politiche e militari
del grande condottiero in alcune delle scene di battaglia più
realistiche e spettacolari mai realizzate.
A distanza di sette anni
dall’ultima notizia
a riguardo, Variety informa che è in
lavorazione un adattamento del famoso romanzo di formazione di
Paolo Coelho, L’Alchimista. Legendary
Entertainment ha acquisito i diritti cinematografici, televisivi e
accessori dell’acclamato libro e guiderà lo sviluppo di un
adattamento cinematografico insieme a TriStar
Pictures e Palmstar di Sony.
Jack Thorne
scriverà il film. Lo sceneggiatore ha firmato Enola Holmes di Netflix, The Swimmers e The Aeronauts. Recentemente
ha anche sviluppato l’adattamento in serie di His Dark Materials. In teatro, è noto per aver
scritto “Harry Potter e la maledizione dell’erede” e “The
Motive and the Cue”. Ha vinto numerosi BAFTA e un Olivier e
Tony Award.
Secondo la descrizione ufficiale,
L’Alchimista racconta la storia di Santiago,
“un giovane che desidera viaggiare alla ricerca di un tesoro.
La storia dei tesori che Santiago trova lungo la strada ci insegna,
come solo poche storie sanno fare, la saggezza essenziale di
ascoltare il nostro cuore, imparare a leggere i presagi disseminati
lungo il percorso della vita e, soprattutto, seguire i nostri
sogni”.
Il libro è stato originariamente
pubblicato nel 1988 in portoghese. È diventato un bestseller
internazionale ed è il libro di un autore vivente più tradotto al
mondo. Questo non è il primo tentativo di adattare il libro per lo
schermo. Ci sono stati vari tentativi nel corso degli anni, il più
recente con i Westbrook Studios di Will Smith e
Jada Pinkett Smith in veste di produttori.
La trilogia Millennium
dello scrittore StiegLarsson era
già stata adattata nella sua interezza in Svezia con protagonista
l’attrice Noomi Rapace. La trama,
una complessa rete di intrighi, tradimenti e sospetti, si
dimostrava però perfetta per un autore statunitense particolarmente
incline a narrazioni di questo tipo. Si tratta di David
Fincher, celebre per film come Zodiac e The Social Network. Nel
2011 egli assume così il ruolo di regista di quello che verrà
intitolato Millennium – Uomini che
odiano ledonne (in originale
chiamato The Girl with the DragonTatoo), ad oggi
tra i più appassionanti e apprezzati thriller del regista.
Particolarmente crudo e violento,
Fincher decide di non risparmiare nulla allo spettatore,
introducendolo in un contesto quantomai controverso. Ciò si evince
già dai memorabili titoli di testa, una lunga sequenza di due
minuti e mezzo dove il corpo umano dei protagonisti si ibrida
all’elemento tecnologico, liquido e quanto mai invasivo. Allo
stesso modo, nel film, si alternano una serie di personaggi
corrotti nel profondo, che tentano di violentarsi l’un l’altro in
una lotta alla supremazia. Oltre ad essere uno scontro di genere,
il film diventa anche un complesso gioco tra la realtà dei fatti e
la loro apparenza, con i segreti del passato a fare da linea di
demarcazione tra le due cose.
Affermatosi come un grandissimo
successo, con oltre 200 milioni al box office mondiale,
Millennium – Uomini che odiano le donne si è affermato
come uno dei migliori film del suo anno, riconfermando il talento
di Fincher e tutta la sua potenza espressiva. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Millennium – Uomini
che odiano le donne
Protagonista del film è
Mikael Blomkvist, direttore della rivista
“Millennium” ora caduto in disgrazia dopo aver perso una causa
contro un potente uomo d’affari, non avendo avuto prove a
sufficienza per incriminarlo. Nel tentativo di ripulire il proprio
onore, accetta ora di eseguire l’incarico assegnatogli dal ricco
magnate Henrik Vanger. Il giornalista deve
indagare sulla misteriosa morte della nipote
Harriett, avvenuta ormai decenni prima. Alla
ricerca partecipa anche la giovane hacker Lisbeth
Salander, ragazza tanto talentuosa quanto emarginata e
problematica, continuamente costretta a relazionarsi con il tutore
Nils Bjurman, il quale non manca di abusare del
suo potere su di lei.
Mentre cercano di risolvere i propri
problemi personali, Mikael e Lisbeth si trovano a scavare sempre
più nel passato della ricca famiglia Vanger. Più vanno avanti con
le ricerche, però, più emergono torbidi segreti, scandali e
passioni legate a terribili omicidi avvenuti negli anni Trenta e
Quaranta, folli personaggi che contribuiscono a far emergere tutto
il marcio che c’è dietro la perfetta facciata di una ricca famiglia
alto-borghese della fredda Svezia. Ormai del tutto compromessi, i
due si trovano a dover risolvere quanto prima la complessa vicenda,
evitando di venirne inglobati e massacrati.
Millennium – Uomini che odiano
le donne: il cast del film
Ad interpretare il giornalista
Mikael Blomkvist vi è l’attore Daniel Craig, noto per
essere l’attuale James
Bond. Questi si disse da subito interessato alla parte, essendo
rimasto stregato dalla tensione presente nel film. Ad ostacolare la
sua partecipazione al film vi erano però le riprese del nuovo film
di 007 Skyfall. Poiché Fincher insistette per avere Craig,
gli studios di produzione si accordarono sul calendario per
permettergli di recitare in entrambi i film. Per
Millennium, l’attore si trovò inoltre a dover acquisire
diverso peso e a sfoggiare un accento il più neutro possibile, per
risultare credibile nei panni del giornalista svedese.
Accanto a lui, nei panni del ricco
Henrik Vanger si ritrova l’attore premio Oscar
ChristopherPlummer, il quale
decise di aggiungere una certa ironia al suo personaggio. Il ruolo
più complesso per cui trovare un’attrice fu ovviamente quello di
Lisbeth Salander. Fincher considerò numerosissime note attrici,
decidendo infine di affidare la parte a Rooney Mara, che aveva
già avuto un piccolo ruolo nel suo The Social Network. Per
l’attrice, assumere i panni della problematica hacker fu
particolarmente complesso.
Si sottopose ad una trasformazione
fisica, dimagrendo e tingendosi i capelli. Affrontò poi ore di
trucco per applicare i tatuaggi e le ferite che il personaggio
presenta. L’attrice, inoltre, decise di applicare realmente su di
sé i numerosi piercing di Lisbeth, al fine di potersi calare meglio
nel personaggio. Nel film sono poi presenti gli attori
Robin Wright, partner
lavorativa e sentimentale di Blomkivst e Yorick van
Wageningen in quelli di Nils Bjurman, il tutore di
Lisbeth. Joely Richardson è Harriet Vanger, mentre
Stellan Skarsgård è
Martin Vanger.
Il sequel di Millennium –
Uomini che odiano le donne, il trailer e dove vedere il film
in streaming e in TV
A distanza di anni, nel 2018, è
stato realizzato un sequel dal titolo Millennium – Quello che
non uccide (il cui titolo originale è The
Girl in the Spider’s Web). A dirigerlo vi è Fede
Alvarez, mentre il ruolo di Lisbeth Salander è qui stato
affidato a Claire Foy.
Rooney Mara, a riguardo, si è detta profondamente rammaricata di
non aver potuto tornare ad interpretare il personaggio. Questo
nuovo film, ad ogni modo, e basato sul quarto romanzo della serie
Millennium, nonché il primo non scritto da Larsson, il
quale era prematuramente scomparso nel 2004. Da questo progetto,
per il regista, era importante far emergere una certa originalità
rispetto ai precedenti titoli cinematografici. Il racconto si dota
dunque di molta più azione e intrecci narrativi.
In attesa di vedere tale sequel, è
possibile fruire di Millennium – Uomini che odiano le
donne grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è
infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di martedì 3 ottobre alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Sin dal suo esordio nel 1983, il
regista e produttore francese Luc Besson si è
affermato come un cineasta di difficile catalogazione. Nel corso
della sua filmografia ha infatti realizzato film di genere sempre
diverso, affrontando tanto il thriller d’azione con Léon
quanto la fantascienza con Lucy. Uno dei suoi ultimi film,
uscito in sala nel 2017, è Valerian e la città dei
mille pianeti (qui la recensione), interamente
ambientato nello spazio, tra mondi impossibili e creature a dir
poco fantasiose. Si tratta di un vero blockbuster di produzione
francese ma che, come tipico di Besson, è in grado di parlare ad un
pubblico quanto mai ampio e variegato.
Il film è basato sul fumetto
Valérian, anche noto come Valérian e Laureline
agenti spazio-temporali. Questo è opera dello scrittore
Pierre Christin e dell’illustratore
Jean-Claude Mézières, ed è apparso per la prima
volta sulla rivista Pilote nel 1967, andando avanti fino
al 2010. Appassionato di questo sin da bambino, Besson non aveva in
mente di realizzarne addirittura una trasposizione cinematografica,
ma con il tempo il richiamo verso questa divenne sempre più
irresistibile. Annunciato per la prima volta nel 2012, ci vollero
cinque anni per completare il progetto, reso complesso in primo
luogo per via dei numerosi effetti speciali richiesti.
Con un budget dichiarato di 180
milioni di dollari, Valerian e la città dei mille pianeti
è divenuto il film più costoso nella storia della cinematografia
francese. Pur con un riscontro al box office non particolarmente
entusiasmante, questo non ha mancato di suscitare un certo
entusiasmo negli appassionati del genere e dei grandi blockbuster.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e al potenziale
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Valerian e la città dei mille pianeti
Ambientato nel lontano 28° secolo,
il film ha per protagonisti Valérian e
Laureline, inviati speciali
per il Governo dei Territori Umani con il compito di mantenere
l’ordine nell’Universo. Sotto la direzione del loro
comandante Arün Filitt, i due si imbarcano in
un’ardua missione verso la città intergalattica di Alpha. Si tratta
di una metropoli dove migliaia di specie diverse, provenienti da
tutto l’universo, sono approdate durante i secoli per condividere
sapere, intelligenza e cultura. Ma al centro di questa sembra ora
formarsi una forza oscura, che espandendosi minaccia la pace della
Città dei Mille Pianeti. I due agenti saranno così chiamati a
risolvere il mistero, compiendo viaggi incredibili e incontrando
alleati e nemici imprevedibili.
Valerian e la città dei mille pianeti: il cast del
film
Dopo aver inizialmente valutato
l’idea di girare il film in lingua inglese, Besson ha infine optato
per l’inglese così da poter rendere commercialmente più esportabile
il progetto. Si è così affidato a interpreti statunitensi,
scegliendo due giovani per la parte dei protagonisti. Questi sono
rispettivamente DaneDeHaan nei panni di Valerian e Cara Delevingne
in quelli di Laureline. La loro scelta è dovuta al fatto che,
nell’immaginario di Besson, in futuro i piloti spaziali potranno
essere giovanissimi. Al fine di poter prendere parte alle numerose
complesse sequenze del film, la Delevingne si è inoltre sottoposta
ad un rigoroso allenamento, così da ottenere la forma fisica più
adeguata.
Nel film sono poi presenti i
candidati all’Oscar Clive Owen nei
panni del comandante Filitt e
Ethan Hawke in quelli di Jolly, il protettore di
Bubble. Quest’ultima è un’attraente mutaforma che nel film è
interpretata dalla cantante e attrice Rihanna.
Nell’immaginare il personaggio, Besson aveva proprio lei come unica
scelta possibile. Per sua fortuna questa accettò entusiasta, dando
vita ad una delle scene più belle del film. Si ritrovano poi anche
le voci degli attori John Goodman ed
Elizabeth
Debicki. Il primo interpreta il pirata Igon Siruss,
mentre la seconda è l’imperatrice Haban. Infine, Rutger
Hauer, celebre per il film Blade Runner, è il
Presidente della Federazione Umana.
Alcune curiosità su Valerian e
la città dei mille pianeti, il sequel, il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Con Valerian e la città dei
mille pianeti Besson si è spinto verso livelli particolarmente
ambiziosi. Si tratta infatti del suo film con più effetti speciali,
attestati intorno ai 2,734. Molti di questi sono naturalmente
dedicati alla rappresentazione delle oltre duecento specie aliene
presenti nel film. Lo stesso Besson ha scritto un libro di oltre
seicento pagine dove cataloga tutte queste, così da permettere agli
attori di sapere con quale specie si stanno relazionando. Tutta
questa esplosione di effetti, trucchi e creature ha generato un
certo entusiasmo nel pubblico. Pur non rivelandosi un grande
successo economico, Besson si è dichiarato disponibile a realizzare
un sequel proprio per l’ottima risposta dei fan. Attualmente non vi
sono però notizie in merito.
In attesa di poter sapere qualcosa
su questo, è possibile fruire di Valerian e la città
dei mille pianeti grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Google Play, Apple iTunes,Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 3 ottobre alle ore 21:10
sul canale Rai Movie.
Love Is in the Air ha
debuttato direttamente nella Top 10 dei film più visti su
Netflix in molti paesi, compresi gli Stati
Uniti, unendosi dunque all’elenco delle migliori commedie
romantiche di Netflix e dimostrando il continuo successo di cui
gode tale genere. Questo perché le storie proposte da questi film
sono sempre capaci di emozionare e regalare una visione
spensierata, grazie alla quale potersi riappacificare con il mondo.
Love Is in the Air non fa eccezione, anche per merito
appunto delle bellissime location che sfoggia.
Queste sono lo sfondo perfetto per
la vicenda d’amore che si svolge in primo piano e che viene
influenzata proprio dagli ambienti naturali, i quali non fanno che
rappresentare il contraltare ideale alla frenetica vita di città.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad
esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori, passando poi all’elenco delle
location dove è stato girato il film.
La trama e il cast di Love Is in the Air
Protagonista del film è Dana
Randall, una dedicata pilota della compagnia aerea non a
scopo di lucro Fullerton Airways, che opera nella pittoresca area
del Far North Queensland, in Australia. Insieme al padre
Jeff e alla migliore amica Nikki
che fa la meccanica, lavora per fornire un servizio aereo
essenziale per le comunità isolane. Quando però
William, un rappresentante finanziario di Londra,
arriva sul posto per controllare le finanze dell’organizzazione, le
cose per Dana sembrano mettersi male. La donna lo accoglie infatti
sapendo che la sua azienda conta molto sui sussidi della ditta di
lui.
Un rapporto negativo di William,
dunque, potrebbe mettere a rischio il futuro della sua compagnia
aerea. Sfortunatamente per lei, l’uomo è lì proprio per questo, per
verificare i problemi finanziari della compagnia e trovare anche
solo un piccolo pretesto per farla chiudere. Tuttavia, dopo aver
passato un po’ di tempo con Dana e la comunità dell’isola, William
si sente sempre meno sicuro di voler portare a termine il suo
compito. Tra lui e Dana inizia inoltre a nascere un sentimento di
amore sincero, ma i motivi della sua visita non tarderanno a
complicare le cose tra loro.
Ad interpretare Dana, protagonista
femminile del film, vi è Delta Goodrem, nota
cantautrice nonché una delle artiste australiane di maggior
successo con più di 10 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.
Love Is in the Air è per lei il suo secondo film, dopo
Hating Alison Ashley del 2005. L’attore
JoshuaSasse, noto per aver
recitato nella serie Galavant e nel film Sognando Parigi,
ricopre invece il ruolo di William. Accanto a loro si ritrovano poi
Roy Billing nel ruolo di Jeff, padre di Dana, e
Steph Tisdell in quelli di Nikki, la migliore
amica della protagonista. Simon Brook McLachlan è
invece il barista Heath.
Le location di Love Is in the
Air: ecco dove è stato girato il film
Love Is in the Air è stato
girato interamente in Australia, principalmente nel
Queensland. Le scene all’aeroporto, ad esempio,
sono state girate all’aeroporto di Whitsunday (nel film chiamato
Aeroporto di Fullerton). Si tratta di un aeroporto privato che
vanta un moderno hangar e, proprio come mostrato in Love Is in
the Air, una zona residenziale per i proprietari di piccoli
aerei. Nel film si sottolinea come tutto sia vicino a questo luogo,
ad esempio il bar di Heath, il luogo in cui Nikki, Jeff e Dana si
ritrovano, esiste nella realtà sotto il nome di The Hangar
Cafe and Bar, ed è effettivamente a pochi metri dalla
pista.
Il vero nome della città di
Fullerton può invece essere visto subito dopo che Dana ha accolto
William nella sua macchina. Si tratta di Airlie
Beach, a ovest dell’aeroporto di Whitsunday. Incastonata
nella Pioneer Bay, Airlie Beach offre il punto di
arrivo perfetto per i visitatori delle Isole Whitsunday, che
vantano una natura selvaggia sia a terra che in mare, data la loro
vicinanza alla Grande Barriera Corallina. Durante le loro numerose
visite a comunità remote, Dana e William vedono invece dall’alto
una bellissima spiaggia di sabbia bianca.
Anche se nel film non è specificato
quale essa sia, si tratta di una delle spiagge considerate tra le
più belle del mondo. Si tratta della Whitehaven
Beach, situata sull’isola più grande dell’arcipelago, che
si estende per oltre sette chilometri ed è raggiungibile in barca o
sorvegliata tramite elicotteri e piccoli voli aerei (tramite il
sito ufficiale del Queensland). Le Isole Whitsunday, dunque,
offrono lo sfondo perfetto per la commedia romantica australiana,
mettendo in mostra la straordinaria bellezza naturale
dell’arcipelago e spiegando allo stesso tempo benissimo perché
William dovrebbe essere indotto a restare in quei luoghi.
Il trailer di Love Is in the
Air e come vedere il film in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Love Is in the Air unicamente grazie
alla sua presenza nel catalogo di Netflix, dove
attualmente è al 4° posto della Top 10 dei
film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità
e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti
gli altri prodotti presenti nella piattaforma.