Avengers: Doomsday vedrà il Marvel Cinematic Universe affrontare una delle più grandi minacce di tutti i tempi nella forma di Victor von Doom, noto anche come Dottor Destino. Tuttavia, inizialmente l’MCU aveva scelto Kang il Conquistatore come grande antagonista della Saga del Multiverso, fino a quando Jonathan Majors non è stato licenziato dalla Marvel Studios e piani per quello che era Avengers 5 sono cambiati.
Durante una recente AMA su Reddit con Michael Waldron, uno degli sceneggiatori originali di Avengers: The Kang Dynasty prima della rielaborazione di Doomsday, gli è stato chiesto se ci fosse “qualcosa che hai imparato da quelle bozze iniziali della sceneggiatura che ti ha aiutato a scrivere la nuova versione, Avengers: Doomsday?”. Fortunatamente, lo sceneggiatore ha potuto condividere una delle idee che lui e Jeff Loveness avevano sviluppato.
L’ideatore della serie Loki ha dichiarato: “Jeff Loveness e io abbiamo passato un pomeriggio a proporre l’idea dei Giovani Vendicatori che sconfiggevano una versione di Kang ed eravamo così entusiasti”, ma c’era un colpo di scena. Secondo Waldron, gli eroi avrebbero “scoperto che quel particolare Kang aveva con sé un bigliettino che diceva di essere pazienti con lui, perché era il suo primo giorno come Kang”.
Lo sceneggiatore ha concluso la risposta aggiungendo: “E poi erano così delusi. Penso che sarebbe stato il Kang lucertola della fine di Kang Dynasty? Non lo so. Comunque ci siamo divertiti”. Quando si è passati ad Avengers: Doomsday, Stephen McFeely, ex membro dell’MCU, è stato assunto per scrivere la nuova sceneggiatura, dopo aver lavorato alla trilogia di Captain America, nonché ad Avengers: Infinity War e Endgame.
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film Io capitano (qui la recensione) di Matteo Garroneè stato un grande caso cinematografico italiano per l’anno 2023. Dopo la partecipazione a tale evento, dove ha vinto poi il Leone d’argento alla regia, il film ha infatti intrapreso un percorso che lo ha portato in tutto il mondo, arrivando anche ad essere nominato ai Golden Globe e agli Oscar (prima volta in assoluto per Garrone) come Miglior film internazionale. In patria, ha invece ottenuto quindici nomination ai David di Donatello, vincendone poi sette, tra cui Miglior film e Miglior regia.
Un grande successo per un film che mescola dramma sociale e favola, andando a raccontare un controcampo del viaggio che i migranti africani intraprendono per arrivare in Europa. Dopo anni di tentennamenti, Garrone si è infatti deciso con Io capitano a portare sul grande schermo una storia difficile, basata su reali testimonianze e nella quale si affrontano tante problematiche di questi episodi di emigrazione che troppo spesso vengono invece banalizzati o di cui a noi, dall’altra parte del mare, arriva solo il finale. Ma prima di esso c’è tutto un lungo e doloroso viaggio, che è proprio ciò che Garrone va ad esplorare con il suo film.
La trama e il cast di Io capitano
In Io Capitano si racconta il viaggio avventuroso di Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), due giovani cugini che decidono segretamente di lasciare Dakar, capitale del Senegal, per raggiungere l’Europa, con l’obiettivo di poter inseguire il sogno di diventare celebrità nel campo della musica. Lasciandosi alle spalle le proprie famiglie, per i due ha così inizio un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Quando ormai sarà troppo tardi per tornare indietro, i due ragazzi si troveranno a dover proseguire il percorso, scoprendo quanto quel viaggio sia ben diverso da come previsto.
La storia vera dietro il film
Foto di Greta De Lazzaris
“La storia mi è venuta in mente diversi anni fa, quando mi fu raccontato di questo adolescente che da solo aveva guidato un’imbarcazione con circa 250 persone a bordo. – ha raccontato Matteo Garrone – Una volta arrivato a destinazione, travolto dall’emozione di aver portato tutti in salvo ha iniziato a gridare “io capitano, io capitano”. Però mi sentivo in imbarazzo, da borghese, a pensare di raccontare quella storia e i suoi retroscena. Poi, qualche anno dopo, ho incontrato il ragazzo che quel finale lo ha vissuto, il cui nome è Fofanà Amara, e quell’incontro mi ha riavvicinato a quel racconto, motivandomi a riprenderlo in mano”.
La storia di Fofanà Amara è comune a quella di tanti ragazzi come lui in cerca di una vita migliore. Partito da una Guinea sconvolta da scontri politici, Fofanà decide di emigrare verso l’Europa e inizia così ad attraversare il deserto fino a Tripoli, in Libia. Qui gli viene fatto capire che il barcone con duecentocinquanta persone a bordo arriverà in Italia solo se qualcuno si offre di guidarlo e quel qualcuno è lui. Così, a soli quindici anni, Fofanà intraprende questo viaggio di due giorni in mare. Al suo arrivo, viene arrestato e accusato di essere uno scafista, salvo poi essere rilasciato. Oggi vive e lavora in Belgio.
Sulla base di questa testimonianza, Garrone ha aggiunto che: “A quel punto abbiamo deciso di costruire questo film seguendo i canoni del racconto d’avventura e del viaggio dell’eroe.Bisogna infatti sapere che ci sono tanti tipi di immigrazione, quella raccontata in Io capitano è legata al fatto che il 70% della popolazione africana è composta da giovani e questi giovani sono influenzati dalla globalizzazione occidentale, di cui penso sia importante raccontare gli effetti sulle popolazioni.”. Fondamentale però è stato anche il lavoro di ricerca sul campo, necessario affinché si potesse raccontare la verità su ciò che avviene durante questo viaggio verso l’Europa.
“Abbiamo fatto un grosso lavoro di documentazione, durato qualche anno, e poi per cercare di raccontare questa storia ci siamo affidati a chi queste vicende le ha vissute in prima persona. – racconta Garrone – È stato un lavoro assolutamente collettivo, reso possibile grazie a persone come Mamadou Kouassi, che mi hanno raccontato le loro storie al servizio delle quali io ho potuto mettere le mie conoscenze tecniche“. Mamadou Kouassi Pli Adama è un altro dei tanti giovani che hanno vissuto sulla loro pelle “l’esperienza di quel viaggio, delle prigioni libiche, della paura e degli orrori che vengono perpetrati”. “Sono stato venduto come schiavo – ha raccontato – e ho passato mesi e mesi a lavorare in condizioni terribili per comprare la mia libertà”.
Alla fine, è riuscito ad imbarcarsi da Zuwara verso l’Italia, ma lungo la traversata il gommone su cui viaggiava s’è spezzato in due e altre persone sono morte sotto i suoi occhi. Grazie a un peschereccio di Mazara del Vallo è però riuscito a sopravvivere e ad arrivare a terra. Oggi, Mamadou è vicepresidente del Movimento migranti e rifugiati di Caserta e lavora come mediatore interculturale presso il Centro Sociale Ex-Canapificio dove aiuta persone arrivate in Italia come lui, nel riconoscimento dei propri diritti e nella conoscenza degli strumenti sociali e formativi. Con Io capitano ha dunque avuto modo di offrire la propria testimonianza, che purtroppo è comune a quella vissuta quotidianamente di tantissimi altri ragazzi (e non solo).
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di Io capitano grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Rakuten TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 26 marzo alle ore 21:30 sul canale Rai 1.
ScreenRant ha avuto l’opportunità di intervistare alcune delle figure chiave coinvolte nel prossimo reboot di The Toxic Avenger, tra cui le star Peter Dinklage ed Elijah Wood. Sebbene The Toxic Avenger (la recensione) sembri fedele al film originale, Peter Dinklage ha confermato che c’è stata una cosa che non è riuscito a fare con la sua interpretazione del personaggio.
Parlando con ScreenRant, a Peter Dinklage è stato chiesto del processo di riprese di The Toxic Avenger, compreso il processo di doppiaggio della performance di un altro attore nel costume di Toxic Avenger. Nonostante inizialmente fosse preoccupato, Dinklage ha detto che l’attrice all’interno del costume, Luisa Guerreiro, era “incredibile” e che “ha colto tutti i miei manierismi, anche quelli che non sapevo nemmeno di avere”.
Dinklage ha parlato di come hanno sviluppato la doppia performance, dicendo: “Abbiamo provato insieme in una sala prove. In pratica ho recitato l’intero film come se fossi Toxie“. Dinklage dice ”Non ho altro che elogi per“ Guerreiro, perché se avesse girato con il costume ”in Bulgaria in piena estate… [lui] si sarebbe lamentato per tutto il tempo“. Ecco i commenti completi di Dinklage ed Elijah Woods:
Peter Dinklage: Sì, sono sempre pronto per nuove sfide, nuove esperienze, e Macon mi ha detto all’inizio del progetto che non sarei stato io. All’inizio, il mio lato maniaco del controllo ha pensato: “Oh oh. Come? La gente penserà che sono io, e devo assicurarmi che sia infuso con ciò che farei se non fossi io”. Ma Luisa Guerreiro, che ha indossato il costume e ha interpretato il 70% del film nei panni di Toxie, è stata incredibile. Abbiamo provato insieme in una sala prove. Ho praticamente recitato l’intero film come se fossi Toxie, e lei ha colto tutti i miei manierismi, anche quelli di cui non ero nemmeno consapevole, e ora sono davvero consapevole di questi manierismi. [Ridacchia] Ma lei ha davvero tirato fuori tutto questo, e poi quando abbiamo registrato la voce fuori campo per l’intero film, Macon e io l’abbiamo fatto nella sala ADR, mi è sembrato quasi di essere fuori dal mio corpo, e incredibilmente adatto al tono del film, avendolo in un certo senso doppiato, immagino. Ma sembrava davvero reale, ma allo stesso tempo distante. È difficile da spiegare, ma ha fatto un lavoro incredibile, ed era in Bulgaria in piena estate, dove fa molto caldo, e io ho rinunciato al mio controllo. [Ridacchia] E sì, non ho altro che elogi per lei.
Dinklage: Oh sì, più di quanto lo sarei io. Io mi lamenterei tutto il tempo.
Cosa significano i commenti di Peter Dinklage per il reboot di The Toxic Avenger
Quanto costa l’attore in The Toxic Avenger?
I commenti di Peter Dinklage sono interessanti, perché evidenziano come gli spettatori non guardino effettivamente la sua performance per la maggior parte di The Toxic Avenger, nonostante lui sia la star. Secondo Dinklage, Lisa Guerreiro interpreta il personaggio principale per “il 70% del film”, il che significa che lei occuperà la maggior parte del tempo sullo schermo di Toxic Avenger.
È anche interessante notare che Peter Dinklage ha dovuto affrontare il ruolo di Toxic Avenger come se fosse un ruolo di doppiaggio, dato che la maggior parte della sua performance è in voce fuori campo. Fortunatamente, Dinklage non è nuovo a questo tipo di lavoro, avendo già prestato la sua voce in progetti come Wicked, L’era glaciale 4 – Continenti alla deriva, Transformers: Rise of the Beasts, The Angry Birds Movie, Destiny e altri ancora.
Il primo episodio di It: Welcome to Derry presenta più volte la figura della tartaruga — e questo dettaglio ha un significato molto più profondo di quanto sembri. Dopo una lunga attesa, la puntata d’esordio del prequel di IT su HBO Max è finalmente arrivata, e ne è valsa la pena.
Tra la scena iniziale inquietante e il massacro al cinema, è chiaro che It: Welcome to Derry sarà terrificante quanto i film. Oltre agli spaventi, però, uno degli easter egg più interessanti del prequel lascia intendere che la serie offrirà anche nuovi approfondimenti sulla mitologia dell’universo di It.
Le tartarughe compaiono in vari momenti dell’episodio 1, proprio come accadeva nei film. Ma questo non è un semplice dettaglio visivo: è un riferimento diretto ai romanzi di Stephen King e anticipa elementi che avranno importanza nei prossimi episodi della serie.
Le tartarughe nel primo episodio di It: Welcome to Derry
La prima apparizione avviene su un cartello della scuola superiore, che riporta la scritta: “Bert the Turtle says: Duck and Cover”. Si tratta di un riferimento al vero spot educativo del 1951 con protagonista Bert la Tartaruga, usato per insegnare agli studenti come comportarsi in caso di attacco nucleare. Nella serie, la tartaruga è anche il mascotte ufficiale della scuola.
Più avanti, i personaggi Lily e Matty aprono ciascuno una scatola di Cracker Jack. Lily trova un razzo, Matty una tartaruga. I due decidono di scambiarsi i premi, e Lily commenta che le tartarughe portano fortuna. Lei tiene il ciondolo al braccialetto e lo indossa ogni giorno. Non sorprende quindi che, durante il massacro al cinema, Lily sia l’unica sopravvissuta: un dettaglio che difficilmente è casuale.
Il significato delle tartarughe nell’universo di Stephen King – chi è Maturin
Le tartarughe appaiono spesso anche nei due film diretti da Andy Muschietti (It del 2017 e It: Chapter Two), e non è un caso. Questi riferimenti rimandano a Maturin, un personaggio importante del romanzo di Stephen King che, però, non è mai stato mostrato in nessun adattamento cinematografico.
Nel libro, Maturin la Tartaruga è l’eterna nemesi di IT (Pennywise). È una creatura cosmica che esiste fin dall’inizio dei tempi ed è una delle forze che sostengono i Pilastri della Torre Nera, l’asse dell’intero multiverso di Stephen King.
Secondo la mitologia dell’autore, Maturin avrebbe creato il nostro universo durante un mal di stomaco: uscì dal guscio e vomitò il mondo. All’interno di It, Maturin rappresenta la forza del bene, contrapposta al caos incarnato da Pennywise. È lui che, in modo mistico, protegge i bambini che il mostro cerca di divorare e che offre aiuto spirituale al Club dei Perdenti.
Nonostante la sua importanza, Maturin non è mai apparso in nessuno degli adattamenti di It. Doveva comparire in IT – Parte 2, ma la scena venne tagliata durante la produzione. Tuttavia, tutto lascia pensare che la serie televisiva colmerà finalmente questa mancanza, inserendo il personaggio o almeno la sua influenza nel racconto.
Andy Muschietti ha già confermato che It: Welcome to Derry sarà collegata all’universo della Torre Nera, e la ricorrenza delle tartarughe sembra essere un chiaro segnale in quella direzione
Forse uno dei progetti più entusiasmanti dei DC Studios è Lanterns. La serie sarà il primo grande adattamento live-action di Lanterna Verde in oltre un decennio e presenterà al pubblico John Stewart (Aaron Pierre) e Hal Jordan (Kyle Chandler) del DCU. Lanterns è stato un progetto particolarmente interessante, viste le sue influenze da True Detective e il tono più serio rispetto ai precedenti capitoli del DCU come Superman e Peacemaker. Finora è stato rivelato poco sulla serie, ma nuovi dettagli sono arrivati grazie al co-creatore e showrunner Chris Mundy (True Detective, Ozark).
In una nuova intervista con Men’s Health, a Mundy è stato chiesto se Aaron Pierre avesse fatto qualcosa di particolare sul set per consolidare il fatto che lui fosse John Stewart. Mundy ha risposto elogiando la versatilità dell’attore nell’interpretare il suo personaggio in diversi momenti della sua vita, confermando che la serie sarà ambientata in periodi temporali diversi:
“La nostra storia si svolge in un paio di periodi storici diversi e quindi la sfida era che i personaggi fossero coerenti nella loro essenza. John è una persona diversa in uno di questi periodi rispetto all’altro. E credo che la fisicità e il magnetismo che Aaron porta al ruolo abbiano unito tutto questo. Quella formazione teatrale, quel desiderio di essere presente nei minimi dettagli del lavoro e dell’arte, hanno davvero arricchito il personaggio di John sotto tutti gli aspetti. Hanno aggiunto dimensione al lato più fisico del ruolo e alla parte più emotiva e creativa.”
Tenete presente che Mundy sta parlando di mostrare i due protagonisti di Lanterns in momenti diversi delle loro vite, non necessariamente di esplorare l’antica storia del Corpo delle Lanterne Verdi, ad esempio. È un approccio intelligente che sfrutta il formato narrativo lungo della televisione, che consente ai creativi di prendersi il tempo necessario per approfondire i loro personaggi. Per inciso, l’approccio flashback era già stato vociferato nel 2025, quando si era saputo che la serie stava cercando i genitori di Hal Jordan.
Onorare le radici fumettistiche di Lanterna Verde
Nell’intervista a Men’s Health, Mundy ha anche parlato delle influenze dei fumetti sulla serie. Lo showrunner ha confermato che Lanterns non si baserà su una trama di fumetti in particolare (cosa comune per gli adattamenti di fumetti), ma si è concentrato sul rendere John e Hal autentici rispetto a ciò che sono sulla pagina stampata:
“Ognuno ha fatto i compiti sui fumetti in modo più o meno autonomo, e noi [inclusi i co-creatori Lindelof e Tom King] eravamo lì per rispondere a qualsiasi domanda. Ma non stiamo raccontando un capitolo specifico che è già esistito nei fumetti. I nostri personaggi sono fedeli ai fumetti, ma li stiamo inserendo in una nuova storia. Quindi gli attori non hanno dovuto scavare in un periodo specifico dei fumetti. Si trattava più che altro di capire chi è John e chi è Hal.”
Ci sono state alcune preoccupazioni tra i fan su quanto Lanterns abbraccerà la natura fuori dagli schemi del suo materiale originale, dato quanto sembra realistico. I commenti di Mundy sono un buon segno del fatto che la serie aderisca alle sue radici fumettistiche e riecheggiano quanto affermato all’inizio del 2025. In un comunicato stampa per annunciare l’inizio della produzione, Mundy ha affermato che la serie era concreta, ma che abbracciava comunque l’aspetto fantasy dei fumetti:
“Fin dall’inizio, la nostra forza trainante è stata quella di offrire un dramma stratificato, radicato in una narrazione sfumata e in una ricca costruzione del mondo, che bilanciasse tensione e mistero con emozioni oneste e autentiche. L’obiettivo è creare qualcosa che sembri senza tempo e concreto senza sacrificare la magia del materiale originale.”
Come accennato, è passato molto tempo da quando l’universo di Lanterna Verde ha avuto l’opportunità di brillare in un live-action. Fortunatamente, grazie ai talentuosi creativi e al cast dietro la serie, Lanterns sembra prepararsi a diventare un degno e memorabile adattamento di Lanterna Verde.
L’uscita della serie It: Welcome to Derry (qui la nostra recensione) ha spinto molti spettatori a chiedersi se la serie sia tratta da un libro vero e proprio. Per i “Constant Readers” di Stephen King la domanda può sembrare superflua, ma è comunque legittima. La serie, infatti, funge da prequel di It e segue il maggiore Leroy Hanlon, un pilota dell’aeronautica statunitense che si trasferisce con la famiglia a Derry per lavorare a un progetto governativo segreto.
Ben presto, però, l’uomo scopre che nella cittadina c’è qualcosa di profondamente corrotto. I bambini del luogo iniziano a sparire, e Derry si ritrova ancora una volta in balia della presenza maligna che da sempre vive sotto la superficie: Pennywise il Clown. La serie è piena di riferimenti all’universo di King e di rimandi all’opera originale, ma molti si chiedono se sia effettivamente basata su un libro prequel o se si tratti di un’espansione autonoma della storia.
Non esiste un libro intitolato Welcome to Derry, ma la serie nasce da elementi presenti in It
La risposta alla domanda se Welcome to Derry sia tratto da un libro è sì… ma anche no. La serie prende spunto da dettagli e accenni che King aveva solo suggerito nel romanzo originale.
Nel libro It, King inserisce cinque interludi scritti dal bibliotecario e storico locale Mike Hanlon, in cui vengono raccontati eventi del passato di Derry, collegati ai cicli di violenza e scomparsa che coincidono con le manifestazioni di Pennywise nel corso dei secoli.
Tuttavia, non esiste alcun romanzo intitolato Welcome to Derry scritto da King, né un prequel ufficiale come nel caso di Jerusalem’s Lot per ’Salem’s Lot. La serie nasce quindi dal desiderio di espandere quei frammenti di storia accennati da King e mai sviluppati.
Il regista Andy Muschietti, che aveva già diretto i due film di It, ha spiegato a King di voler riempire i vuoti e svelare gli enigmi lasciati volutamente irrisolti nel romanzo. In questo modo, Welcome to Derry costruisce una “storia nascosta”, complementare al libro ma non direttamente tratta da esso.
Un esempio: la storia del Black Spot e di Dick Hallorann
Nel romanzo originale, King menziona brevemente il Black Spot, un locale di Derry frequentato da militari afroamericani durante gli anni della segregazione. Il locale venne incendiato da suprematisti bianchi – probabilmente influenzati da Pennywise – ma Dick Hallorann, il cuoco con la “luccicanza” de Shining, riuscì a salvare alcune persone, tra cui Will Hanlon, padre di Mike.
Questo episodio, solo accennato nel libro, viene ampliato nella serie, che potrà così esplorare il passato militare di Hallorann e il suo legame con Derry. È uno dei molti “filoni narrativi” che It suggeriva ma non approfondiva, e che ora vengono portati sullo schermo.
IT: Welcome to Derry – courtesy of HBO
Una nuova linea temporale: la serie segue i film, non il libro
Un aspetto importante da chiarire è che It: Welcome to Derrynon segue la cronologia del romanzo, ma quella stabilita dai film di Muschietti. Nel libro di King, il Club dei Perdenti affronta Pennywise da bambini nel 1958 e poi di nuovo da adulti nel 1985. I film, invece, aggiornano tutto di trent’anni: la prima parte è ambientata nel 1989, e IT – Parte 2 nel 2016.
La nuova serie, quindi, si colloca prima degli eventi del primo film, durante l’ultimo ciclo di Pennywise precedente a quello dei protagonisti originali. L’azione si svolge nel 1962, in piena Guerra Fredda, due anni prima dell’escalation in Vietnam, nel pieno del movimento per i diritti civili e poco prima dell’assassinio di JFK. Questo contesto storico fornisce un terreno fertile per esplorare le tensioni sociali e razziali dell’epoca, oltre all’orrore soprannaturale che infesta Derry.
Le modifiche al canone di King
Stephen King non ha mai considerato la propria opera come un universo “fisso”: nel corso degli anni ha spesso modificato, ampliato o contraddetto i dettagli delle sue storie. Con l’evoluzione del ciclo della Torre Nera, che collega gran parte del suo multiverso letterario, la coerenza interna è diventata ancora più flessibile.
Muschietti ha quindi piena libertà di reinterpretare la mitologia di It. Nei film, ad esempio, il rituale per sconfiggere Pennywise non deriva più da un racconto himalayano (come nel romanzo), ma dalle tradizioni dei nativi americani di Derry. Welcome to Derry approfondirà ulteriormente questa componente indigena, cercando di trattarla con maggiore rispetto e complessità rispetto a quanto fatto in IT – Parte 2.
Altri cambiamenti, tuttavia, potrebbero creare piccole discrepanze con l’opera originale. Ad esempio, nel primo episodio della serie viene suggerito che Teddy, un personaggio secondario, sia lo zio di Stanley Uris, uno dei futuri membri del Club dei Perdenti. Il destino tragico di Teddy, però, non viene mai menzionato nel romanzo, cosa che in teoria creerebbe un’incongruenza.
Tuttavia, questa dimenticanza si inserisce perfettamente nello spirito di Derry, una città che rimuove o distorce i propri orrori per sopravvivere psicologicamente. È quindi plausibile che Stanley, da adulto, non conosca o non ricordi pienamente la verità sulla propria famiglia. In questo senso, la serie arricchisce anche la sua tragica scelta finale di suicidarsi pur di non affrontare di nuovo Pennywise.
L’importanza dello spirito della storia
Alla fine, ciò che conta davvero non è la perfetta coerenza del canone, ma lo spirito della storia. King stesso ha sempre privilegiato la forza tematica e simbolica delle sue opere rispetto ai dettagli cronologici.
Se It: Welcome to Derry riuscirà a catturare l’orrore viscerale e la corruzione morale che infestano la cittadina, le inevitabili modifiche rispetto al libro saranno secondarie. L’universo di It è sempre stato fluido, mutevole, fatto di paure archetipiche più che di date precise.
La serie rappresenta dunque un’occasione per espandere il mito di Derry, per dare voce alle storie marginali – come quella dei militari neri, dei nativi americani o delle famiglie segnate dal male – e per esplorare ancora più a fondo le radici del terrore che Stephen King aveva solo intravisto nel suo romanzo.
It: Welcome to Derrynon è un adattamento diretto, ma un’espansione creativa del mondo di It: una serie che prende i frammenti lasciati da King e li trasforma in un racconto autonomo, fedele non tanto ai fatti, quanto all’anima inquieta di Derry e al male ciclico che vi abita.
Arriva al cinema in Italia il 18 dicembre con Eagle Pictures Norimberga, il nuovo film scritto e diretto da James Vanderbilt, che adatta per il grande schermo The Nazi and the Psychiatrist di Jack El-Hai. A dare vita ai protagonisti della storia, die premi Oscar: Russell Crowee Rami Malek.
All’indomani della Seconda guerra mondiale, mentre il mondo è ancora sconvolto dagli orrori dell’Olocausto, al tenente colonnello Douglas Kelley (il premio Oscar Rami Malek), psichiatra dell’esercito americano, viene affidato un incarico senza precedenti: valutare la sanità mentale di Hermann Göring (il premio Oscar Russell Crowe), il famigerato ex braccio destro di Hitler, e di altri alti gerarchi nazisti.
RAMI MALEK as Lt. Col. Douglas Kelley in ‘Nuremberg’ Image: Scott Garfield. Courtesy of Sony Pictures Classics
Allo stesso tempo, gli Alleati — guidati dal giudice Robert H. Jackson (Michael Shannon), affrontano l’impresa titanica di istituire un tribunale internazionale, per far sì che il regime nazista risponda dei propri crimini di fronte alla storia. Nel silenzio delle celle, Kelley ingaggia un intenso duello psicologico con Göring, uomo carismatico e manipolatore.
Da quello scontro emerge una domanda che ancora oggi tormenta la coscienza del mondo: stavano eseguendo ordini, erano pazzi… o semplicemente malvagi? Sul palcoscenico della storia si apre così il processo di Norimberga, un evento che ha cambiato per sempre la storia e l’umanità.
È stato confermato che John Williams scriverà la colonna sonora del prossimo film di Steven Spielberg, segnando la 30° collaborazione cinematografica tra il compositore premio Oscar e il leggendario regista. Non si sa quasi nulla della trama del prossimo film, la cui uscita è prevista per il 2026.
Il presidente della Juilliard School, Damian Woetzel, ha confermato la notizia durante un evento, “John Williams – A Composer’s Life: A Night of Stories and Music”, ospitato lunedì presso la rinomata scuola di arti performative. “John Williams, che è a Los Angeles per fare quello che fa, […] sta lavorando con Steven Spielberg al prossimo film. E questo è motivo di gioia”, ha detto Woetzel al pubblico, secondo il giornalista Doug Adams.
La proficua collaborazione tra Williams e Spielberg iniziò con “Sugarland Express” del 1974 e proseguì con grandi successi come “Lo squalo“, “E.T. l’extraterrestre” e “Jurassic Park“, oltre a prestigiosi drammi come “Schindler’s List“, “Salvate il soldato Ryan” e “Lincoln“.
Williams, 93 anni, nel 2022 affermò che si sarebbe ritirato dopo aver terminato la colonna sonora di “Indiana Jones e il Quadrante del Destino“, dichiarando all’Associated Press che “Harrison Ford, che è molto più giovane di me, ha annunciato che sarà il suo ultimo film. Quindi ho pensato: se Harrison ce l’ha fatta, forse posso farcela anch’io“.
Tuttavia, in seguito ha ritrattato questa affermazione, affermando di non escludere la possibilità di tornare per un film che ha suscitato il suo interesse. “Non mi interessano molto i grandi pronunciamenti, affermazioni ferme e concluse, circondate da porte chiuse. Se ne faccio una senza contestualizzarla, allora la ritiro“, ha dichiarato al Times UK alla fine del 2023.
Il film di Spielberg non ha un titolo né una sinossi, ma si dice che sia un’avventura sugli UFO. La Universal Pictures, lo studio che distribuirà il film campione di incassi nelle sale a giugno, ha descritto il progetto come un “nuovo film evento originale”. Josh O’Connor, Emily Blunt, Colman Domingo, Colin Firthed Eve Hewson guideranno il cast, con un altro collaboratore di Spielberg, David Koepp (“Jurassic Park”, “La guerra dei mondi” e “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”), che scriverà la sceneggiatura.
Fackham Hall uscirà il 5 dicembre e il trailer del film, con protagonista Tom Felton di Harry Potter, è stato ufficialmente pubblicato.
La parodia gialla che combina Downton Abbey con Airplane! uscirà tra un paio di mesi. La commedia è diretta da Jim O’Hanlon (noto per Catastrophe) e finalmente ha il suo primo trailer. Sarà ricca di alta società, omicidi e scandali. Lo slogan è semplice: Nati nell’aristocrazia. Cresciuti nell’idiozia.
Felton apparirà nel film nei panni di Archibald, il rivale intrigante di Eric Noone, al fianco di Ben Radcliffe nel ruolo di Noone. Rose Davenport sarà interpretata da Thomasin McKenzie, Damien Lewis è Lord Davenport e apparirà anche Katherine Waterston. Il comico Jummy Carr ha creato e co-sceneggiato la sceneggiatura insieme a Patrick Carr e ai Dawson Brothers.
La sinossi ufficiale:
“Una parodia che incrocia Downton Abbey con Airplane! e Monty Python, Fackham Hall segue l’adorabile borseggiatore Eric Noone mentre ottiene un lavoro in un’esclusiva casa padronale inglese.
Eric scala rapidamente i ranghi e sboccia una storia d’amore proibita con la padrona di casa Rose Davenport. Ma quando si verifica un omicidio inaspettato, Eric viene incastrato, lasciando Rose e il futuro della sua famiglia in una situazione pericolosamente incerta”.
Il film arriva pochi mesi dopo che Downton Abbey ha detto il suo addio definitivo con l’uscita di Downton Abbey: The Grand Finale. Il famoso dramma storico britannico ha riscosso un successo mondiale ed è andato in onda per oltre un decennio.
Il regista O’Hanlon ha parlato del suo amore per i drammi storici grazie ai “meravigliosi valori di produzione, le belle case, i salotti opulenti, le acconciature, i costumi, tutti presenti e corretti in Fackham Hall.”
Felton è noto principalmente per il suo ruolo di Draco Malfoy nell’universo di Harry Potter, che si è concluso nel 2011 con Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2. L’attore è noto anche per The Flash, Ophelia, e reciterà in They Will Kill You al fianco di Patricia Arquette il prossimo anno.
Fackham Hall promette di offrire tutto ciò che i fan amano dei drammi in costume, ma con un umorismo più crudo, che sicuramente non era presente in Downton Abbey. O’Hanlon ha anche rivelato che ci saranno riferimenti speciali all’interno della parodia: “aspettatevi alcune scene piuttosto volgari che coinvolgono una visita del famoso scrittore J.R.R. Tolkien e il nome di uno dei suoi personaggi più famosi”.
Nonostante i fan siano alla disperata ricerca di un sostituto degno di Downton Abbey, questa è sicuramente la soluzione perfetta per chi vuole prendersi una pausa dal dramma e desidera un esilarante giallo.
The Batman – Part II ha ufficialmente una data di uscita, e Colin Farrell, che ha interpretato Oz Cobb (Penguin) nel primo film e nella serie TV spin-off, ha parlato di ciò che i fan possono aspettarsi dal sequel.
In un’intervista con ComicBook, Farrell ha parlato della linea temporale del franchise e di come il nuovo film si svolgerà dopo gli eventi dell’ultimo episodio di The Penguin. The Batman Part II “riprenderà, più o meno, poche settimane dopo la fine della serie”, ha dichiarato Farrell. Offrendo ai fan un assaggio della situazione di Gotham quando rivedranno Bruce Wayne.
The Batman, diretto da Matt Reeves, segue il giovane Bruce Wayne (Robert Pattinson) mentre trova la sua dimensione come Batman e protettore di Gotham City. La miniserie The Penguin della HBO si concentra sul deformato Oz Cobb che scala i ranghi della malavita.
The Batman – Parte II uscirà il 1° ottobre 2027, cinque anni dopo l’uscita del primo film. Il sequel doveva originariamente uscire quest’anno, ma alla fine è stato rinviato. Il primo capitolo è stato molto apprezzato, ricevendo un punteggio dell’85% su Rotten Tomatoes e valendo a Colin Farrell il premio come miglior attore in un film di supereroi ai Critics’ Choice Awards. Ha incassato oltre 772 milioni di dollari al botteghino mondiale.
Farrell ha continuato l’intervista chiarendo se ci sarà una seconda stagione di The Penguin. Ma i fan sono rimasti scioccati nell’apprendere che Oz Cobb avrà un ruolo molto minore in The Batman – Parte II.
Anche la beniamina dei fan Sofia Falcone (interpretata da Cristin Milioti) non avrà un ruolo nel sequel, nonostante sia un personaggio importante in The Penguin, oltre ad essere una Falcone e una delle principali antagoniste di Gotham. Reeves ha confermato che la serie The Batman non fa parte dell’universo DC e che inizialmente aveva immaginato una trilogia per il suo adattamento del popolare supereroe.
Alla fine di The Batman, i fan hanno intravisto uno dei cattivi più famosi del panorama dei supereroi, Joker, interpretato da Barry Keoghan in una scena tagliata che è stata successivamente ricaricata. Purtroppo, non è stato confermato molto su chi sarà il cattivo principale che affronterà Batman nel sequel.
The Batman – Parte 2 vedrà il ritorno di Pattinson nei panni di Wayne/Batman. Anche se non è stato confermato, è probabile che anche Zoë Kravitz, Andy Serkis e Jeffrey Wright riprenderanno i loro ruoli. Keoghan ha detto che riprenderà il ruolo di Joker nel sequel, ma poi ha dichiarato: “Non sono stato contattato e non ho saputo nulla”.
Il film L’esorcista del Papa(qui la recensione) è basato sulla vita e sugli scritti di padre Gabriele Amorth, interpretato nel film da Russell Crowe. Amorth era un sacerdote cattolico italiano che negli anni ’80 ricoprì il ruolo di esorcista nominato dal Papa per il Vaticano. Ha documentato le migliaia di esorcismi che ha eseguito in una serie di libri, tra cui An Exorcist Tells His Storye An Exorcist: More Stories, su cui il film è direttamente basato.
Il film segue Amorth mentre cerca di aiutare una famiglia americana traumatizzata che vive in Spagna, poiché il loro giovane figlio, Henry (Peter DeSouza-Feighoney), è posseduto da un demone malvagio. Nel corso del film accadono molte cose, dai demoni che saltano da un corpo all’altro a una serie di credenze religiose. Se vi siete trovati coinvolti nel caos del finale e avete bisogno di qualche chiarimento sui dettagli, in questo approfondimento c’è tutto quello che è successo nel finale di L’esorcista del Papa.
La trama di L’esorcista del Papa
Julia (Alex Essoe) è una madre single che ha perso il marito solo un anno fa in un incidente stradale in cui è rimasto impalato, sotto gli occhi del loro giovane figlio Henry, che da allora non ha più parlato. Amy (Laurel Marsden) è la sorella adolescente ribelle che preferirebbe morire piuttosto che trasferirsi in Spagna. Si stanno trasferendo a San Sebastian Abbey, un castello abbandonato che è stato lasciato alla famiglia dal defunto marito (appartiene alla sua famiglia da generazioni, i dettagli sono vaghi). Hanno intenzione di rimanere solo il tempo necessario per ristrutturare la casa e venderla.
Facile, no? Non ci vuole molto prima che la famiglia si renda conto che l’Abbazia nasconde più di quanto si aspettassero. Quando un operaio edile rimane ferito in modo inspiegabile, l’intera squadra evacua per paura. Nel frattempo, ci viene presentato padre Gabriele Amorth. Dopo aver eseguito un esorcismo che includeva il sacrificio di animali, viene richiamato dal Vaticano, che mette in discussione i suoi metodi tradizionalisti. È chiaro che Amorth è un uomo di fede orgoglioso e non è disposto a piegare le sue convinzioni o i suoi metodi a nessuno.
Egli sostiene che i suoi metodi sono efficaci sia negli esorcismi autentici che nei casi di psicosi estrema. Il riferimento a un caso passato è doloroso per tutti i presenti nella stanza e preannuncia un importante colpo di scena. Padre Sullivan (Ryan O’Grady), che sembra avere circa 14 anni, è indignato dalla sfida di Amorth e gli ricorda a chi deve rispondere, ma Amorth se ne va infuriato prima di essere congedato, poiché accetterà di essere interrogato solo dal Papa in persona (Franco Nero).
Henry, che è muto da un anno, inizia a dire cose assurde e sessuali a sua madre. L’undicenne ha ora una voce mostruosa, più vecchia (e britannica), e dopo che lui si è graffiato il viso, lei lo porta di corsa all’ospedale, ma i suoi segni vitali dicono che sta bene. Julia chiede aiuto al prete locale, padre Esquibel (Daniel Zovatto). Tuttavia, Esquibel non è il prete che il demone richiede: vuole qualcuno di più importante! Amorth viene quindi incoraggiato dal Papa ad aiutare questa famiglia, e così sale sulla sua piccola Vespa per cercare di aiutare questa famiglia senza speranza.
I traumi del passato sono un demone potente in L’esorcista del Papa
Amorth ottiene più di quanto si aspettasse, poiché il male di questo demone è più profondo e arriva fino al Vaticano. Il demone dentro Henry conosce il nome di Amorth e lo schernisce sui suoi traumi passati. Amorth esplora più a fondo l’Abbazia di San Sebastian e conclude che non si tratta di un caso ordinario. Una metafora piuttosto ovvia a cui il film si attiene è che questi demoni satanici rappresentano i demoni figurativi del passato di una persona. Amorth non riesce a dimenticare una giovane donna di nome Rosaria (Bianca Bardoe).
Rosaria sosteneva di essere posseduta, ma Amorth capì che non era così e la lasciò a prendersi cura di sé stessa, poiché era “solo” malata di mente. Rosaria si è poi suicidata gettandosi da una torre proprio davanti ad Amorth, che ancora non riesce a perdonarsi perché sente di aver deluso una devota parrocchiana. Esquibel si è innamorato di una donna e alla fine ha scelto il suo amore per Dio piuttosto che lei, ma prova ancora il senso di colpa per aver momentaneamente tradito Dio e i voti che aveva fatto.
Anche Henry è tormentato dal passato, incapace di parlare dopo aver visto suo padre impalato. I sacerdoti concludono che i traumi del passato costituiscono un terreno fertile per i demoni e quindi devono affidarsi alla speranza, alla fede e alla preghiera per sconfiggerli. Devono anche imparare il loro nome, poiché è questo che dà loro il potere di distruggerli.
Chi è Asmodeo?
Nelle catacombe dell’abbazia, i sacerdoti cercano di trovare materiale o indizi che possano aiutarli a sconfiggere il demone. Trovano reperti dell’Inquisizione spagnola e scheletri di membri del Vaticano che si sono sacrificati per cercare di contenere il demone malvagio che è fuggito. Si imbattono nello scheletro di fra Alonso de Ojeda, uno dei più famosi esorcisti e che aiutò la regina Isabella durante l’Inquisizione. Dai suoi diari scoprono che un tempo era posseduto da un demone così malvagio che si rinchiuse nei sotterranei dell’Abbazia per proteggere il resto del mondo dalla malvagità implacabile dello spirito.
Padre Esquibel deduce che è per questo che il demone ha chiamato Amorth: voleva un ospite il più potente possibile da possedere. Entrambi i sacerdoti scendono nei sotterranei dell’abbazia dove finalmente scoprono il nome del demone, “Asmodeus”. Hanno una conversazione intensa in cui ammettono i loro passati tormentati, e Amorth insegna a Esquibel le frasi in latino che deve ricordare per sconfiggere il demone.
Come fanno Amorth ed Esquibel a sconfiggere Asmodeo?
Tornati nella stanza di Henry, Amorth dice a Julia che deve chiamare suo figlio, poiché l’amore di una madre aiuterà a sconfiggere tale male. Henry assomiglia sempre più a Satana in persona e, quando ogni speranza sembra perduta, Henry si libera del demone… Psicologia! Il demone sembra essersi diviso in due e sta possedendo sia Amy che Henry allo stesso tempo. Amy si trasforma in un ragno umano e inizia a strisciare sul pavimento e sul soffitto. Il demone poi mette Julia ed Esquibel in una presa soffocante.
Amorth capisce cosa deve fare per salvare il suo nuovo migliore amico e la famiglia terrorizzata, e così si sacrifica. Dice a Esquibel di fuggire con la famiglia. Amorth fa del suo meglio per impedire al demone di impossessarsi del suo corpo, ma la situazione non sembra rosea! Torna nelle catacombe per distruggere se stesso e il demone, ponendo fine al suo regno tirannico per sempre. E poi, dal nulla, la Vergine Maria, nel suo iconico abito bianco e blu, emerge dalla spaventosa pozza d’acqua al centro del terreno.
Proprio quando pensi che sia lì per salvare la situazione, si trasforma rapidamente in uno spirito mostruoso. Esquibel torna per aiutare il suo amico, ma sembra che il demone abbia preso il sopravvento. Ma poi si ricorda le frasi in latino che Gabriele gli ha insegnato in precedenza! Man mano che Asmodeo si indebolisce a causa delle preghiere in latino, si reincarna nelle donne del passato di entrambi i sacerdoti. Rosaria, come una killer maniacale, attacca Amorth, mentre l’ex amore di Esquibel appare nuda e coperta di sangue dalla testa ai piedi. Alla fine i due uomini le sconfiggono e Asmodeo viene finalmente distrutto.
Ci sarà un sequel di L’esorcista del Papa?
I due uomini si recano in Vaticano, dove vengono lodati dal Papa per il loro coraggio. Scopriamo anche che Julia, Amy e Henry sono tornati sani e salvi negli Stati Uniti e che Henry sta molto meglio! Uno dei pochi alleati che Gabriele aveva in Vaticano, il vescovo Lumumba (Cornell John), ha ottenuto una promozione. Lumumba li accompagna in un tour e spiega che l’Abbazia di San Sebastiano è stato uno dei luoghi in cui 200 angeli sono caduti dal cielo e si sono trasformati in demoni, spiegando la nascita di Asmodeo.
Il film termina dunque con un accenno a un possibile sequel e, dato che il sequel è già stato approvato, sembra che in futuro avremo altri episodi di L’esorcista del Papa. I nuovi migliori amici sacerdoti diventeranno una coppia stile Holmes e Watson certificata dal Vaticano? L’intenzione sembra proprio quella, con ogni film che potrebbe raccontare di un caso di esorcismo diverso. Al momento non ci sono indicazioni sui tempi di realizzazione del prossimo film, per cui non resta che attendere novità a riguardo.
The Hunting Party, uscito nel 2007, è un film diretto da Richard Shepard che mescola dramma, guerra e satira politica, offrendo uno sguardo irriverente sul giornalismo di guerra e sulle sue implicazioni etiche. La sceneggiatura, basata su eventi realmente accaduti e sulle esperienze di reporter in zone di conflitto, si ispira liberamente a vicende di giornalisti e soldati durante la guerra in Bosnia, pur con licenze narrative che amplificano il dramma e il tono avventuroso del racconto. Il film esplora così i confini tra verità giornalistica e spettacolarizzazione della guerra.
Il cast principale vede protagonisti Terrence Howard, Richard Gere e Jesse Eisenberg, che interpretano rispettivamente un giornalista veterano, un reporter stanco della routine e un giovane cronista ambizioso. La regia di Shepard conferisce al film un ritmo incalzante, alternando momenti di tensione reale a sequenze quasi comiche, sottolineando la dissonanza tra la gravità degli eventi e l’approccio talvolta sensazionalistico dei media. Il film si colloca quindi a metà tra thriller e satira, offrendo al pubblico riflessioni sulla responsabilità di chi racconta la guerra.
I temi centrali del film riguardano la ricerca della verità, l’eroismo e la codardia, ma anche il conflitto tra morale e ambizione personale. Shepard pone lo spettatore di fronte a dilemmi etici, mostrando come la brama di scoop e la fama possano compromettere giudizio e sicurezza. In questo contesto, il film mescola tensione, umorismo nero e critica sociale, creando un racconto stimolante e provocatorio. Nel resto dell’articolo ci concentreremo sul finale del film, spiegando come si risolve la caccia al criminale di guerra e il destino dei protagonisti.
La trama di The Hunting Party
Il film segue le vicende di alcuni giornalisti americani in missione. Corre l’anno 2000 quando il noto presentatore Franklin Harris (James Brolin), il cameraman Duck (Terrence Howard) e l’aspirante reporter Benjamin Strauss (Jesse Eisenberg) si recano in Bosnia per riprendere la commemorazione del quinto anniversario dalla fine della guerra. Lì incontrano Simon Hunt (Richard Gere), un tempo uno dei più acclamati giornalisti statunitensi, ora ridotto a lavorare per piccole reti televisive, a causa di un incidente avvenuto nel 1994 che gli troncò la carriera.
In seguito all’incidente, Simon viene licenziato, mentre Duck – che era stato il suo cameraman per molto tempo – viene promosso e ottiene un posto di prestigio a New York. Nonostante ciò, il giornalista considera il suo ex collega un grande amico e gli propone di unirsi a lui per accaparrarsi uno scoop di rilevanza internazionale: Simon infatti è sulle tracce di Dragoslav Bogdanovic – meglio conosciuto come La Volpe – il più ricercato criminale della guerra bosniaca, e intende farsi rilasciare un’intervista esclusiva. Duck accetta la proposta, ma non sa che le intenzioni di Simon non si limitano a un semplice reportage.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di The Hunting Party, Simon Hunt, Duck e Benjamin si avventurano nel territorio bosniaco per catturare Dragoslav Bogdanović, noto come “La Volpe”, senza la copertura ufficiale di alcuna organizzazione. Dopo una serie di fraintendimenti e pericoli, i tre vengono catturati dalle guardie della Volpe e portati in un fienile per essere giustiziati. La tensione raggiunge il culmine quando Srđan, il capo delle guardie con un tatuaggio inquietante sulla fronte, sta per infliggere la morte. Tuttavia, all’ultimo momento, una squadra di assassini della CIA, avvertita da Boris, irrompe e libera i giornalisti, anche se Bogdanović riesce a fuggire.
Successivamente, i tre protagonisti decidono di non tornare negli Stati Uniti come ordinato dalla CIA e portano avanti il loro piano. Localizzano la Volpe mentre caccia nei boschi, senza scorta, e lo catturano personalmente. Decidono di consegnarlo simbolicamente ai familiari delle sue vittime nel villaggio di Polje, dove la giustizia popolare prende il sopravvento e la comunità lo lincia. La sequenza finale alterna momenti di tensione e liberazione, con i giornalisti che assistono alla vendetta collettiva, chiudendo il racconto con un gesto estremo di responsabilità morale e coraggio personale.
Il finale del film funziona come compimento dei temi principali, mostrando il conflitto tra giustizia istituzionale e giustizia privata. La Volpe, rappresentante dell’impunità e della crudeltà, sfugge alla legge internazionale e alla polizia, mentre i giornalisti assumono un ruolo attivo, mettendo in discussione le norme etiche della professione e della comunità globale. La decisione di affidare la punizione ai familiari delle vittime mette in luce il limite dell’azione legale e l’urgenza di una risposta immediata e concreta di fronte al male, evidenziando il rischio personale e il senso di responsabilità morale dei protagonisti.
Inoltre, il finale sottolinea l’ipocrisia e l’inefficacia delle istituzioni internazionali. Nonostante la presenza di agenzie come la CIA, le Nazioni Unite e l’UE, il film mostra come gli individui siano spesso costretti ad agire fuori dai protocolli ufficiali per affrontare crimini atroci. L’atto di cattura e consegna della Volpe alla giustizia popolare diventa un commento satirico sulla burocrazia globale e sull’indifferenza delle autorità, rafforzando la tensione tra dovere professionale, etica personale e giustizia reale, che costituiscono il nucleo tematico del film.
Il messaggio finale di The Hunting Party riguarda il coraggio morale e il potere dell’azione individuale di fronte all’ingiustizia. Nonostante il rischio e le conseguenze personali, Simon e i suoi compagni dimostrano che il senso di giustizia e la responsabilità etica possono prevalere dove le istituzioni falliscono. Il film suggerisce che il vero coraggio non è solo fisico ma anche etico: affrontare il male e proteggere chi è impotente, pur sapendo che la giustizia ufficiale potrebbe non arrivare mai, rappresenta un atto di integrità fondamentale in contesti di conflitto e impunità.
La star di TerrifierCatherine Corcoran ha intentato una causa contro la serie di film horror, contenente accuse di abuso e frode finanziaria. Corcoran ha interpretato Dawn nel filmTerrifierdel 2018, la migliore amica di Tara e una delle prime persone uccise da Art the Clown. Il suo personaggio è stato appeso a testa in giù e segato nella sequenza più viscerale e cruenta del primo film.
Ora un articolo di Entertainment Weekly rivela che Corcoran ha intentato una causa presso la corte federale della California domenica 26 ottobre. La causa sostiene che il suo contratto per il primo film Terrifier non è stato rispettato, causandole molestie sessuali e frodi finanziarie.
La causa sostiene che Corcoran aveva concordato con il regista Damien Leone, il produttore Phil Falcone e le società di produzione del film che avrebbe ricevuto l’1% dei profitti di tutti i film Terrifier e del merchandising, anche nei film in cui non appariva. Nonostante l’enorme successo al botteghino di Terrifier sin dal suo primo episodio, Corcoran avrebbe ricevuto solo 8.000 dollari per il suo lavoro fino ad oggi.
L’accordo è stato stipulato dopo che la Corcoran ha accettato di essere pagata il minimo giornaliero di 100 dollari previsto dalla Screen Actors Guild per il suo lavoro, dato il budget ridotto del film. Inoltre, la sua causa sostiene che Leone e Falcone non hanno ottenuto il suo consenso scritto per diverse scene di nudo, nonostante tale consenso fosse parte del suo contratto.
Le accuse di abuso contenute nella causa vanno dalle riprese di Corcoran in edifici “gelidi”, a volte senza bagni, al fatto di essere rimasta dolorosamente intrappolata su un pezzo di compensato mentre le veniva realizzato un calco in silicone per la scena della sua morte, fino al fatto che Leone le abbia “applicato delle protesi con vere feci di ratto” mentre le tappava la bocca con del vero nastro adesivo. Sempre senza il suo consenso sarebbero state scattate anche “numerose fotografie” di lei nuda.
Inoltre, la causa sostiene che alla Corcoran è stato detto che era “obbligata” a girare la scena della sua morte in topless, ma non le è stato offerto il consenso scritto per farlo. La sua sospensione a testa in giù durante la sessione di riprese di 10 ore ha provocato un gonfiore cerebrale e danni al timpano. Sono stati anche venduti prodotti con l’immagine del suo personaggio nudo, cosa che secondo la causa è avvenuta senza il suo consenso scritto.
La causa sostiene che i creativi coinvolti abbiano violato il codice civile della California per la distribuzione di immagini di nudo e sessuali senza aver prima ottenuto il consenso della Corcoran. La membro del cast di Terrifier non ha rivelato l’importo per cui ha intentato la causa. La causa richiede di ottenere un rendiconto dei profitti del franchise prima di quantificarlo.
Oltre alla mancanza di un consenso adeguato per le scene di nudo nel primo film, le affermazioni della Corcoran indicano anche che è stata pagata molto meno del dovuto per il suo lavoro. Terrifier 2 ha incassato 15,8 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di 250.000 dollari, mentre Terrifier 3 ha incassato 90,3 milioni di dollari a fronte di un budget di 2 milioni di dollari. Il prossimo Terrifier 4si aggiungerebbe a questa cifra.
La Corcoran chiede un risarcimento non solo per il denaro che le è dovuto per aver recitato in Terrifier, ma anche per aver girato scene di nudo senza il suo consenso. Anche se non è stata ancora fissata una cifra, è garantito che sarà superiore al suo accordo di profitto dell’1% a causa delle altre violazioni del contratto avvenute durante le riprese.
Il regista Damien Leone con Terrifier 3 ha portato la già sanguinosa saga slasher a nuovi livelli nauseanti, e ora Art the Clown tornerà a seminare il caos in Terrifier 4. Appartendo con l’uscita del cortometraggio di Leone del 2008, The 9th Circle, Art the Clown è diventato una vera e propria icona della cultura pop, e lo slasher che induce coulrofobia ha caratterizzato l’intera filmografia del regista. La serie di film Terrifier non sta reinventando la ruota quando si tratta di sangue e budella, ma è estremamente popolare tra gli appassionati di horror grazie alla sua esecuzione semplice ma efficace che rifugge dall’horror intellettuale degli anni 2010 e 2020.
Terrifier 3 del 2024 non ha deluso quando si è trattato di offrire un numero raccapricciante di uccisioni da incubo, ma ha anche spinto la serie ulteriormente verso la fantasia, dato che la storia di Art il Clown diventa più complessa con ogni sequel successivo. Con le voci su Terrifier 4 che iniziano già a circolare nella comunità horror, il finale sospeso di Terrifier 3 sta praticamente implorando Leone e il resto della sua troupe di resuscitare Art per un’altra serie di omicidi. Anche se il progetto è ancora nelle fasi iniziali, è solo questione di tempo prima che scoppi un altro caos.
Ultime notizie su Terrifier 4
Con le notizie che iniziano lentamente a trapelare sul prossimo capolavoro horror, l’ultima arriva sotto forma di un aggiornamento sulla sceneggiatura da parte di Damien Leone. L’esperto di horror ha condiviso un aggiornamento sulla sceneggiatura di Terrifier 4 sul suo account ufficiale X (precedentemente Twitter) e ha annunciato che il lavoro sulla sceneggiatura è finalmente iniziato. Accompagnato da una foto macchiata di sangue della pagina del titolo della sceneggiatura, Leone ha rivelato che il film avrà un “finale epico, emozionante, crudele, terrificante, commovente e assolutamente soddisfacente.”
Sebbene la prospettiva di conoscere le origini di Art sia eccitante, c’è il rischio di alienare i fan se non sarà adeguatamente esagerato come il resto della serie.
Forse la cosa più emozionante di tutte è che Leone ha rivelato che Terrifier 4 svelerà finalmente le origini di Art il Clown. Il misterioso clown assassino è stato a lungo avvolto nel mistero e ogni sua apparizione ha aggiunto nuovi dettagli alle sue origini chiaramente soprannaturali. Sebbene la prospettiva di conoscere le origini di Art sia eccitante, c’è il rischio di alienare i fan se non sarà adeguatamente esagerata come il resto della serie.
Terrifier 4 è attualmente in fase di sviluppo
Ancor prima che Terrifier 3 arrivasse nelle sale, è stato riferito che Terrifier 4 era stato confermato dal regista e sceneggiatore Damien Leone. La notizia è stata diffusa da diversi fan che hanno assistito alla proiezione del terzo film, i quali hanno pubblicato su X e hanno riferito che Leone ha svelato il segreto. Tuttavia, il regista horror, solitamente loquace, non ha confermato Terrifier 4 fino all’inizio del 2025. Leone ha annunciato nel gennaio 2025 che la sceneggiatura era in fase di lavorazione, ma non è del tutto chiaro se il sequel horror abbia ricevuto il via libera o se sia solo in fase di sviluppo.
Dettagli sul cast di Terrifier 4
Sebbene il cast di Terrifier 3 sia stato il più vivace finora, solo una manciata di attori potrebbe tornare in Terrifier 4. Dato che è sopravvissuta ancora una volta, l’ultima ragazza della serie, Sienna Shaw, dovrà essere presente per sbarazzarsi di Art il Clown.
Ciò significa che Lauren LaVera sarà probabilmente la protagonista del cast di Terrifier 4al fianco di David Howard Thornton nel ruolo del clown diabolico Art. Anche Victoria Heyes, interpretata da Samantha Scaffidi, potrebbe tornare per aiutare Art nella sua vendetta contro Sienna, ma la sua morte alla fine di Terrifier 3 sembrava piuttosto convincente.
Antonella Rose dovrebbe tornare nel ruolo di Gabbie Shaw, poiché ha bisogno di essere salvata da Sienna dall’inferno. L’unico grande punto interrogativo è Elliot Fullam nel ruolo del fratello di Sienna, Jonathan, e anche se il terzo film suggerisce fortemente che sia morto, la serie non è nota per tenere fuori dallo schermo gli orribili omicidi di Art. Inoltre, se il terzo film è indicativo, Terrifier 4 potrebbe presentare una serie di cameo provenienti da vari ambiti, anche se la maggior parte dei cameo di Terrifier 3 provenivano dal mondo dell’horror.
Disney+ ha annunciato che la serie comedy originale premiata agli Emmy® Only Murders in the Building, con Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez, è stata rinnovata per una sesta stagione composta da 10 episodi. La serie, per la prima volta oltreoceano, vedrà l’amato trio di investigatori lasciare New York City per indagare sul nuovo mistero di Londra.
La serie è ora disponibile in esclusiva su Disney+ in Italia e su Hulu negli Stati Uniti, con il finale della quinta stagione che ha debuttato oggi sulla piattaforma streaming.
La quinta stagione vanta un cast stellare, che include il ritorno della pluripremiata Meryl Streep, vincitrice di Oscar® ed Emmy®, e Da’Vine Joy Randolph, Richard Kind, Nathan Lane, Bobby Cannavale, Renée Zellweger, Logan Lerman, Christoph Waltz, Téa Leoni, Keegan-Michael Key, Beanie Feldstein, Dianne Wiest e Jermaine Fowler, Meryl Streep. Oltre alle star Steve Martin, Martin Short,Selena Gomez e Michael Cyril Creighton.
Only Murders in the Building è opera dei co-creatori e sceneggiatori Steve Martin e John Hoffman (Grace and Frankie, Looking). Tra gli executive producer della quinta stagione figurano John Hoffman, Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez, Dan Fogelman, Jess Rosenthal, Ben Smith e JJ Philbin.
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La serie Terrifier di Damien Leone ha raggiunto nuovi livelli in termini di violenza e brutalità in Terrifier 3, ma ha anche lasciato il pubblico con la voglia di vedere ancora di più grazie al suo finale sospeso, sia in senso metaforico che letterale. La serie slasher incentrata sul clown demoniaco di nome Art ha fatto notizia per il suo livello scioccante di violenza e gore, che secondo quanto riferito ha fatto vomitare alcuni spettatori. Tuttavia, la genialità della serie non sta nel suo contenuto inquietante, ma nella tradizione che si è costantemente costruita nel corso di tre film.
Terrifier 3 riprende cinque anni dopo gli eventi di Terrifier 2, in cui Sienna Shaw (Lauren LaVera) ha finalmente ucciso Art il Clown con una spada magica dopo un viaggio letterale all’inferno. Sienna porta ancora i segni del suo incontro sia sul corpo che nella mente e, pochi giorni dopo essere stata dimessa dall’ultima degenza in una struttura psichiatrica, si ritrova di nuovo faccia a faccia con Art. Questa volta, lui è accompagnato dalla Terrifier franchise’s original final girl Victoria Heyes, che ora è posseduta da qualcosa che eguaglia il sadismo di Art, ma ha un potere soprannaturale maggiore.
Il duo malvagio cattura Sienna dopo aver ucciso la zia e lo zio con cui lei vive e minaccia di uccidere anche il suo giovane cugino che la idolatra, a meno che Sienna non accetti di essere corrotta dalla presenza demoniaca che attualmente risiede nel corpo devastato di Vicky. Dopo un astuto inganno da parte di sua cugina Gabbie, Sienna riesce a riprendere la sua spada e riesce a decapitare Vicky e a trafiggere Art, mettendo apparentemente fine a entrambi. Tuttavia, mentre il sangue di Vicky scorre sul terreno, si apre un portale che sembra condurre proprio all’inferno da cui proviene il demone.
Gabbie cade nella fossa, ma riesce ad aggrapparsi al bordo abbastanza a lungo da permettere a Sienna di salvarla, tendendole la spada affinché lei la afferri. Tuttavia, Gabbie finisce per cadere nella fossa, portando con sé la spada, che taglia le mani di Sienna. In seguito, Sienna decide di trovare e salvare Gabbie mentre le sue mani guariscono magicamente. Nella mischia, Art fugge da una finestra e sale su un autobus, ancora vivo nonostante sia stato trafitto e Vicky sia apparentemente morta.
Cosa succede a Gabbie dopo che è caduta dalla scogliera all’inferno
Gabbie probabilmente non è morta
Come rivelato nel corso di una conversazione tra Jonathan e Sienna all’inizio del film, Art il Clown, la Piccola Ragazza Pallida di Terrifier 2 e ora Victoria Heyes non sono più umani. Tutti e tre sono infatti corrotti dai demoni che li hanno usati essenzialmente come una porta per passare dall’inferno letterale alla Terra. Anche se non viene mai detto esplicitamente, l’implicazione è che dopo che Vicky viene decapitata, il demone fugge dal suo corpo e apre il portale per tornare all’inferno. È in questo portale che Gabbie cade, portando con sé la spada di Sienna.
Il destino di Gabbie è rivelato dal voto di Sienna di trovarla; una promessa del genere non avrebbe senso se Gabbie fosse perduta per sempre. Sienna ovviamente sa che è possibile tornare dall’inferno, avendolo già fatto una volta. Alla fine di Terrifier 2, Art uccide Sienna e la manda al Clown Café, che sembra essere il suo angolo personale dell’inferno. Con Terrifier 4 praticamente garantito, dati i Terrifier 3 punteggi record su Rotten Tomatoes e le proiezioni redditizie al botteghino, il prossimo capitolo potrebbe vederla mantenere la promessa fatta a Gabbie.
Jonathan è davvero morto?
La sua presunta morte avviene fuori dallo schermo
Anche il fratello di Sienna, Jonathan, è sopravvissuto (a malapena) al suo primo incontro con Art in Terrifier 2 e, come sua sorella, porta i segni psicologici di quell’esperienza. A differenza di sua sorella, è riuscito almeno in parte a andare avanti con la sua vita, dato che ora frequenta un college nelle vicinanze. Tuttavia, quando Sienna si rende conto che Art è tornato, gli chiede di tornare a casa, sapendo che non è al sicuro fuori. Manda lo zio a prenderlo al college, ma da una sottile alterazione della voce durante la telefonata tra Jonathan e lo zio si deduce che Vicky e Art lo hanno raggiunto per primi.
Mentre Sienna è legata dal duo diabolico, le mostrano una testa rosicchiata dai topi in una gabbia, che all’inizio sostengono essere quella di sua cugina Gabbie. Una volta rivelata la vera Gabbie, Vicky mette gli occhiali di Jonathan sulla testa, sostenendo che in realtà si tratta della sua testa. Anche se è certamente possibile che Jonathan sia stato ucciso fuori campo e che quella sia la sua testa, Vicky ha già mentito una volta sull’identità della testa. È possibile che abbia mentito di nuovo e che Jonathan sia ancora vivo da qualche parte, ma il fatto che Vicky abbia i suoi occhiali non fa ben sperare per la sua longevità, se così fosse.
Perché il demone vuole così tanto Sienna
Sienna rappresenta una vera sfida
Il demone (o i demoni) ha trovato la strada per la Terra attraverso Art, che, come Sienna ha menzionato in Terrifier 3, era un serial killer anche prima che il demone lo corrompesse ulteriormente, e Vicky, una donna completamente distrutta e depravata che era già stata corrotta dal male di Art. Ora che sono sulla Terra, cercano di fare ciò che fanno i demoni: causare dolore, morte, umiliazione e paura. Tormento e tortura, nelle loro forme più pure e infernali. Questo obiettivo è ciò che rende Sienna così interessante per loro e il motivo per cui è riuscita a sopravvivere fino ad ora.
Nel 2025, Lauren LaVera avrà un ruolo ancora sconosciuto in The Life Of Chuck, un adattamento dell’omonimo romanzo breve di Stephen King diretto da Mike Flanagan, al fianco di Tom Hiddleston, Chiwetel Ejiafor e Karen Gillan.
Mentre Art e Vicky sono posseduti dai demoni, c’è qualcosa dentro Sienna che la rende potente contro di loro. Per semplificare, si potrebbe dire che Sienna è posseduta da un angelo se Art è posseduto da un demone. Il personaggio che suo padre (Jason Patric) ha creato per lei da bambina era un “angelo guerriero”, più forte di qualsiasi eroe o cattivo. Sienna ha già affrontato due volte la violenza estrema di Art ed è riuscita a guarire magicamente le ferite alle mani. È diventata il personaggio creato da suo padre, completa di spada magica e poteri.
C’è qualcosa in Sienna che è puro e buono e, soprattutto, potente. I demoni che possiedono Art e Vicky la desiderano ardentemente perché sarebbe la vittoria definitiva per un demone: corrompere il ricettacolo di un angelo. Sienna è una vera sfida per le entità ossessionate dal caos e dal dolore che spingono Art e Vicky nelle loro furie omicide, ma è anche possibile che, possedendo qualcuno con il suo potere, il demone raggiunga nuovi livelli di potere.
Il simbolismo religioso in Terrifier 3 spiegato
Ci sono alcuni simboli decisamente poco sottili sparsi nel film
Il concetto di angeli e demoni che combattono per le anime dei mortali è molto antico, e indipendentemente dalla religione che si esamina, ci sono esempi di entità simili nella maggior parte delle fedi. Terrifier 3 presenta alcuni esempi più evidenti di simbolismo religioso, il più notevole dei quali è la corona di spine che Vicky indossa prima di infilarla a Sienna nel momento culminante del film. È un riferimento diretto alla corona di spine che Gesù Cristo indossò sulla via della sua crocifissione, ed è intesa come una punizione dolorosa, proprio come lo fu per Sienna.
Art completò l’immagine della crocifissione inchiodando lo zio decapitato di Sienna al muro nello stesso modo di una crocifissione tradizionale, e corruppe anche l’angelo che tipicamente siede in cima all’albero di Natale sostituendolo con la testa dello zio. La spada in sé è un simbolo religioso nel contesto giusto. Nel cristianesimo, nell’ebraismo e nell’islam, l’arcangelo Michele è riconosciuto come un angelo guerriero, proprio come Sienna. È famoso per aver portato una spada fiammeggiante ed è tipicamente riconosciuto come il capo delle armate di Dio contro il diavolo stesso.
Come il finale di Terrifier 3 prepara Terrifier 4
C’è una direzione molto chiara per Sienna
Come accennato in precedenza, Sienna giura di salvare sua cugina Gabbie da qualunque luogo sia intrappolata alla fine di Terrifier 3. Con i suoi nuovi poteri curativi, Sienna potrebbe avere gli strumenti necessari non solo per trovare la strada verso l’angolo dell’inferno di Art e Vicky, ma anche per sopravvivere e tornare come ha fatto una volta. Al posto di una scena post-crediti di Terrifier 3, The 9th Circle viene citato attraverso il libro del passeggero dell’autobus alla fine del film, e questo potrebbe essere un indizio su dove Art fosse diretto e dove Sienna debba andare.
The 9th Circle è anche il nome del cortometraggio del 2008 del regista Damien Leone in cui Art the Clown è apparso per la prima volta.
The 9th Circle è un riferimento all’Inferno di Dante, che esplora i diversi livelli dell’Inferno stesso. Ci sono nove “cerchi” dell’Inferno, ciascuno riservato a un diverso tipo di peccatore. Il 9° cerchio si trova nelle profondità dell’Inferno ed è la dimora di Satana stesso. L’immortalità di Art e il suo piacere nel causare dolore potrebbero significare che lui è il diavolo in persona, e Sienna potrebbe dover combattere in diversi luoghi da incubo come il Clown Café per salvare Gabbie. Indipendentemente da come andrà a finire, sembra quasi certo che lei affronterà Art nel prossimo film.
Il vero significato di Terrifier 3
Il tema generale è legato alle cicatrici
Dopo aver scavato tra tutto il sangue, gli arti smembrati e le interiora umane, emerge un tema comune per Terrifier 3. Gabbie è affascinata dalle cicatrici sul viso di Sienna quando arriva per la prima volta, e anche se quelle sono le uniche visibili, Sienna porta senza dubbio delle cicatrici sulla schiena per essere stata frustata con l’arma demenziale di Art, il gatto a nove code, nel climax di Terrifier 2. Ma soprattutto, porta con sé le cicatrici mentali della sua terrificante esperienza di pre-morte.
Sienna deve ancora affrontare gli echi traumatici della violenza che lui le ha inflitto e la sua esperienza infernale al Clown Café; non mangia nemmeno più i cereali perché le ricordano i cereali “Art Crispies”. Sienna porta anche il peso di un enorme senso di colpa, poiché si sente personalmente responsabile per la morte dei suoi amici e dei suoi cari, vittime di Art nella notte di Halloween di cinque anni prima. Che abbia ragione o meno a sentirsi così, è qualcosa che la tormenta da cinque anni, costringendola a entrare e uscire da strutture psichiatriche e a seguire una terapia farmacologica costante.
Oltre a tutto ciò, l’arco emotivo di Sienna riguarda il trauma del dolore che porta con sé ogni giorno. Ha perso sua madre il giorno della strage di Art, ma tutta la sua famiglia ha portato il peso del dolore per la morte di suo padre. Come Sienna racconta a sua zia in Terrifier 3, sua madre era una persona diversa, più dolce, prima che suo padre morisse. L’intero arco narrativo di Sienna in due film è stato il modo in cui ha elaborato il dolore e la perdita, che è un tema universale per l’umanità.
L’attesa è finita! One Piece: verso la rotta maggiore arriverà solo su Netflix il 10 marzo 2026. Disponibili oggi anche le nuove immagini della serie interpretata da Iñaki Godoy, Mackenyu, Taz Skylar, Emily Rudd e Jacob Romero.
L’epica avventura piratesca di Netflix, ONE PIECE, torna con la seconda stagione — portando sfide ancora più agguerrite e missioni tra le più pericolose. Luffy e la sua ciurma salpano verso la straordinaria Grand Line: un leggendario tratto di mare dove meraviglia e pericolo si incontrano a ogni angolo. Nel loro viaggio alla ricerca del più grande tesoro del mondo, visiteranno isole bizzarre e affronteranno nuovi nemici formidabili.
ONE PIECE è una serie live action creata in collaborazione con Shueisha e prodotta da Tomorrow Studios (partner di ITV Studios) e Netflix.
Informazioni su ONE PIECE
L’adattamento live-action di ONE PIECE firmato Netflix è tratto dalla serie manga più venduta di tutti i tempi in Giappone e scritta da Eiichiro Oda, con oltre 100 volumi e 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo. L’epica avventura in alto mare segue Monkey D. Luffy nella sua missione per trovare il leggendario tesoro ONE PIECE e diventare il Re dei Pirati.
Il franchise, amatissimo e intergenerazionale, vanta una fanbase globale vastissima. Al debutto nel 2023, la serie live action Netflix è diventata un vero fenomeno mondiale: ha trascorso otto settimane nella Global Top 10, raggiungendo il primo posto in oltre 75 Paesi e diventando la prima serie Netflix in lingua inglese a debuttare al #1 in Giappone. La serie ha totalizzato quasi 100 milioni di visualizzazioni ed è tra i titoli più scaricati di sempre su Netflix.
ONE PIECE ha ottenuto 11 nomination ai Children’s & Family Emmy Awards, tra cui Outstanding Young Teen Series. L’amato adattamento offre ai fan nuovi modi per rimanere coinvolti tutto l’anno anche fuori dallo schermo, grazie a una nuovissima esperienza immersiva in arrivo alla Netflix House e al merchandising internazionale — da LEGO a Moose Toys e molto altro — acquistabile sul Netflix Shop e presso rivenditori in tutto il mondo.
ONE PIECE tornerà con l’attesissima seconda stagione nel 2026, ed è già stata rinnovata per una terza stagione. La serie è stata creata in collaborazione con Shueisha ed è prodotta da Tomorrow Studios (partner di ITV Studios) e Netflix.
Creata da Harlan Coben e Danny Brocklehurst, la seriePrime VideoLazarus ci presenta lo psichiatra forense Joel “Laz” Lazarus (Sam Claflin), la cui vita è immersa in una complessa rete di morte, oscurità e segreti. Quando scopre il suicidio di suo padre, lo psichiatra Jonathan Lazarus (Bill Nighy), la vita del protagonista viene sconvolta. È anche profondamente turbato dalla morte irrisolta di sua sorella Sutton (Eloise Little), morta quasi 25 anni prima.
Ha inquietanti visioni del suo omicidio da parte di un aggressore sconosciuto. Turbato dalle morti nella sua famiglia, la presa di Laz sulla realtà si allenta ulteriormente quando inizia a “vedere” suo padre defunto, come se fosse ancora vivo. Tormentato dal passato e dal presente, il futuro del protagonista è avvolto nell’incertezza in questa serie thriller psicologica britannica. Se la trama complessa, i personaggi contorti, i temi oscuri e il tono visivo della serie ti hanno colpito, questi programmi, simili a “Lazarus”, ti intratterranno.
Freud (2020)
“Freud” di Netflix segue le avventure del neurologo Sigmund Freud (Robert Finster) in un periodo difficile della sua vita nella Vienna del 1886. Si trova ad affrontare problemi nella sua vita professionale a causa dei suoi esperimenti ritenuti pericolosi e dell’uso dell’ipnosi sulle persone. Per riscattarsi, decide di risolvere una serie di omicidi che sconvolgono l’élite viennese. In questo processo, viene affiancato da una donna di nome Fleur Salomé (Ella Rumpf), che ha la capacità di comunicare con le anime dei defunti, e da un poliziotto veterano di nome Alfred Kiss (Georg Friedrich). Creata da Marvin Kren, Stefan Brunner e Benjamin Hessler, questa serie thriller poliziesca austro-tedesca esplora i temi della suspense e dell’intelligenza. Sulla falsariga di “Lazarus”, esplora le complessità di un protagonista nel campo della salute mentale, affrontando anche il tema della morte e dei suoi effetti. Le storie contengono anche toni visivi cupi e inquietanti.
Baptiste (2019-2021)
Creata da Henry e Jack Williams, “Baptiste” segue la vita del detective Julien Baptiste (Tchéky Karyo). Basata su un personaggio che appare in “The Missing” degli stessi creatori, la serie racconta il viaggio del protagonista lontano dal pensionamento. Grazie alle sue capacità, viene contattato da un vecchio amico per aiutare la polizia olandese a localizzare una prostituta ad Amsterdam. Mentre si districa tra intricati misteri, incontra varie sfide che mettono alla prova sia la sua vita personale che quella professionale. La serie drammatica britannica della BBC, simile a “Lazarus”, racconta la vita di un complicato protagonista maschile che indaga sui crimini. Entrambe le serie presentano commenti sulla salute, concentrandosi in particolare sulla salute mentale degli individui.
The Sinner (2017-2021)
“The Sinner” è una serie drammatica antologica che racconta il viaggio di vari personaggi in quattro stagioni. La prima stagione è incentrata sulla vita di Cora Tannetti (Jessica Biel), il cui ruolo in un omicidio viene indagato dal protagonista, il detective Harry Ambrose (Bill Pullman). La stagione successiva tratta delle indagini sulle azioni di un ragazzino apparentemente coinvolto in un omicidio. La terza stagione riguarda un brutale incidente stradale, mentre l’ultima stagione esplora le azioni di Harry mentre gestisce un caso tragico che coinvolge una famiglia. Creata da Derek Simonds, la serie esplora il concetto di famiglia in modo simile a “Lazarus”. Le serie esplorano la mentalità dei personaggi accusati, che negano il loro coinvolgimento nell’omicidio.
Broadchurch (2013-2017)
“Broadchurch” segue le indagini sull’omicidio di un ragazzino in una pittoresca cittadina balneare. La serie poliziesca britannica creata da Chris Chibnall vede protagonisti due agenti di polizia, Alec Hardy (David Tennant) ed Ellie Miller (Olivia Colman), i cui punti di vista contrastanti sul caso portano alla luce misteri sempre più profondi. Senza risposte a portata di mano e con gli abitanti della città che diventano sempre più sospettosi gli uni degli altri, spetta ai due detective salvare in qualche modo la comunità. Gli elementi dell’indagine, i segreti e i temi oscuri collegano la storia al mondo di “Lazarus” e ai suoi personaggi unici.
The Fall (2013-2016)
Creata da Allan Cubitt, “The Fall” è ambientata a Belfast e si concentra sulle intricate indagini su diversi omicidi. La narrazione è incentrata sulla detective Stella Gibson (Gillian Anderson), un’agente di polizia chiamata ad assistere in un caso di omicidio. Il suo coinvolgimento porta a una caccia senza sosta a un serial killer. Man mano che la protagonista approfondisce le indagini nella serie poliziesca irlandese-britannica, incontra ostacoli e minacce impreviste che potrebbero determinare la sua sopravvivenza. Simile a “Lazarus”, la serie esamina le motivazioni alla base della violenza e il modo in cui questa mette alla prova chi indaga sui crimini, come gli omicidi. Anche gli elementi visivi e i misteri psicologici delle serie le collegano a livello spirituale.
Hannibal (2013-2015)
“Hannibal” della NBC esplora il legame che si sviluppa tra il famoso psichiatra Hannibal Lecter (Mads Mikkelsen) e Will Graham (Hugh Dancy), un giovane profiler dell’FBI. Graham è tormentato dalla sua capacità di entrare in empatia con i serial killer, mentre affronta anche complicazioni nel suo legame con Hannibal. I due uomini intraprendono un viaggio selvaggio e complesso nel regno della violenza e dello spargimento di sangue. Creata da Bryan Fuller, la serie thriller psicologica è basata sulla serie di libri “Red Dragon” di Thomas Harris ed esplora un’amicizia brutale. Le idee di manipolazione psicologica, violenza e morti misteriose collegano la serie a livello tematico al mondo di “Lazarus” e ai suoi personaggi.
Reckoning (2019)
Creata da David Hubbard, “Reckoning” racconta le vite complesse di Leo Doyle (Sam Trammell) e Mike Serrato (Aden Young), che lottano per proteggere le loro famiglie. Per fare il meglio per i loro cari, sono disposti a fare sacrifici, ma trovano difficile reprimere i loro sentimenti più oscuri e violenti. Quando un adolescente viene ucciso nel loro quartiere suburbano, i due intraprendono un percorso che li porta verso la distruzione. Questo thriller psicologico australiano segue anche l’ossessione per un killer enigmatico che rappresenta un pericolo per la comunità. Come “Lazarus”, affronta i temi della famiglia, della violenza e del mistero. Entrambe le serie presentano personaggi che si trovano coinvolti in pericoli più grandi di quanto immaginassero.
Sharp Objects (2018)
“Sharp Objects” della HBO racconta il viaggio di una giornalista di nome Camille Preaker (Amy Adams). Si trova ad affrontare una sfida unica quando le viene assegnato il compito di seguire il caso dell’omicidio di due ragazze adolescenti nella sua piccola città natale. Appena dimessa da una struttura psichiatrica, è costretta a confrontarsi con la madre emotivamente distante e una sorellastra che conosce a malapena, ma che in qualche modo esercita un’influenza unica sulla città. Mentre Camille risiede nella villa vittoriana della sua infanzia, entra in contatto spirituale con le giovani vittime, sulla cui morte sta indagando.
Man mano che il mistero si infittisce, deve sopravvivere alle sfide poste dalla sua stessa mente. Basata sull’omonimo romanzo di Gillian Flynn, la serie thriller psicologica creata da Marti Noxon approfondisce la condizione umana in modo simile a “Lazarus”. Le narrazioni presentano personaggi ossessionati dai casi di omicidio, esplorando al contempo i loro problemi psicologici interiori.
Waking the Dead (2000-2011)
“Waking the Dead” racconta le vicissitudini del detective sovrintendente Peter Boyd (Trevor Eve), che guida un’unità delle forze dell’ordine dedicata al perseguimento di casi irrisolti del passato. Anche la profiler psicologica Grace Foley (Sue Johnston) e l’ispettore Spencer Jordan (Wil Johnson) fanno parte del gruppo e apportano le loro prospettive, cercando di utilizzare nuovi metodi e prodotti tecnologici per risolvere i casi irrisolti a causa dell’indisponibilità di tali tecnologie in passato. Creata da Barbara Machin, la serie poliziesca britannica della BBC One esplora i concetti di intelligenza e suspense. Assomiglia al mondo agghiacciante di “Lazarus” per la sua rappresentazione delle indagini, la natura dei misteriosi omicidi e le motivazioni dei personaggi.
Wire in the Blood (2002-2008)
“Wire in the Blood” segue le vicende dello psicologo clinico Dr. Tony Hill, che lavora come profiler criminale per il dipartimento di polizia della città di Bardfield. I metodi insoliti e inquietanti di Hill e la sua profonda comprensione della mente criminale lo aiutano a stringere una partnership con l’ispettore capo Carol Jordan per dare la caccia a violenti serial killer e risolvere crimini efferati. Scritta da Alan Whiting e altri, questa serie televisiva poliziesca britannica approfondisce gli intrighi della mente umana. Basata sulla serie di romanzi “Tony Hill” e “Carol Jordan” di Val McDermid, è spiritualmente e tematicamente simile a “Lazarus”. Le storie esaminano l’intersezione tra crimine e psicologia, indagando al contempo il concetto di violenza da una prospettiva sfumata.
Diretto da Samanou Acheche Sahlstrøm e Kasper Barfoed, The Assetdi Netflix, originariamente intitolato “Legenden”, racconta la storia di Tea Lind, che collabora con i servizi segreti danesi in un’operazione sotto copertura contro un misterioso signore della droga di nome Miran Shahrani. Assumendo un nuovo nome e una nuova identità, Tea si infiltra nella cerchia sociale della fidanzata di Miran, Ashley, ma le cose non vanno come previsto. In poco tempo, l’agente segreta scopre una dimensione completamente nuova del caso, basata sulla sofferenza silenziosamente sopportata dalla famiglia del suo obiettivo. Man mano che la convinzione di Tea comincia a vacillare, lei non sa più da che parte stare. Questa serie thriller danese sulle spie riprende le convenzioni del genere e le rielabora da una prospettiva profondamente umana. Mentre la partita a scacchi tra Tea e Miran infuria, la sua navigazione attraverso le complesse dinamiche diventa il fulcro della narrazione.
The Asset è un’analisi romanzata del mondo dello spionaggio
“The Asset” è una storia romanzata scritta dal team di sceneggiatori della serie, guidato da Samanou Acheche Sahlstrøm e Adam August. Sahlstrøm, che ha anche co-diretto la serie, ha dichiarato in una conversazione con Netflix di essere stato attratto da questa storia per la sua intricata esplorazione dell’identità e della lealtà. Ha continuato dicendo che il viaggio di Tea traccia fino a che punto una persona può seguire la propria convinzione di giustizia, anche quando la distinzione tra bene e male si confonde. Sahlstrøm ha inoltre rivelato di aver sempre desiderato lavorare a una serie poliziesca come “The Asset”, che pone i personaggi, i loro sviluppi e le relazioni tra loro al centro della narrazione. In una clip mostrata al Copenhagen TV Festival, il regista ha affrontato la narrazione da una prospettiva diversa, inquadrandola come una ricerca dell’identità che essenzialmente affronta chi siamo, cosa desideriamo essere e come gli altri ci vedono.
Sebbene i temi affrontati dai personaggi nella serie abbiano un fondamento nella vita reale, la storia stessa è di natura inventata e utilizza lo stile, la struttura e il tono di un thriller poliziesco per aggiungere ulteriore intrigo a ciò che viene rappresentato. In particolare, il titolo della serie è simile a quello della serie della ABC “The Assets”, anch’essa una narrazione thriller di spionaggio. Tuttavia, a differenza della serie danese, questa serie drammatizza la storia di Aldrich Ames, un ex agente della CIA realmente esistito che è stato condannato per spionaggio. Pertanto, le due serie non sono collegate in alcun modo e la somiglianza dei nomi deriva probabilmente dal significato del termine “asset” nel campo dello spionaggio. Inoltre, “The Asset” è probabilmente una storia contemporanea, che attinge alle ansie del mondo moderno attraverso la lente di un’operazione segreta. In quanto tale, la storia utilizza la sua premessa iniziale come trampolino di lancio per approfondire una serie di altre questioni sociali e familiari.
The Asset è potenzialmente ispirato a casi reali di traffico di droga in Danimarca
Cortesia di @ Netflix
Dato che “The Asset” affronta il crescente traffico di droga nella malavita danese, è possibile che alcuni casi reali abbiano ispirato la trama. Negli ultimi anni, la Danimarca ha registrato un numero considerevole di incidenti legati alla droga e la risposta delle autorità giudiziarie è stata rapida in materia. Secondo il progetto di segnalazione della criminalità organizzata e della corruzione, un’indagine transfrontaliera sostenuta da Eurojust ha rilevato che tra il 2019 e il 2024 le autorità danesi hanno condannato 69 autori di reati all’interno della rete di traffico di droga. Questo numero impressionante riflette molte storie non raccontate su come la polizia abbia arrestato i colpevoli, ed è probabile che “The Asset” sia vagamente ispirato a una combinazione di questi arresti per droga. Tuttavia, l’uso di operazioni sotto copertura come espediente narrativo è probabilmente un’aggiunta creativa degli sceneggiatori, senza antecedenti diretti nella vita reale.
Nel corso della stagione, il PET diventa un elemento di collegamento, non solo supervisionando le eroiche imprese di Tea Lind come agente sotto copertura, ma anche orchestrando molti dei colpi di scena. Il PET, noto anche come Servizio di sicurezza e intelligence danese, è un’agenzia reale in Danimarca che si occupa di sicurezza nazionale. Secondo alcuni studi, alcune unità operative speciali del PET hanno l’autorità di reclutare civili come agenti sotto copertura per infiltrarsi nei gruppi criminali e ottenere informazioni. Secondo quanto riferito, nel 2009 l’unità HUMINT (Human Intelligence) del PET si è infiltrata in una rete di traffico di cocaina che trasportava droga dal Sud America all’Europa. Sebbene questo caso presenti una sorprendente somiglianza con quello descritto in “The Asset”, le analogie sono in gran parte di natura superficiale. È quindi più probabile che la serie abbia sviluppato una propria interpretazione del PET basata su informazioni reali, pur mantenendo un tocco creativo.
Co-diretto da Samanou Acheche Sahlstrøm e Kasper Barfoed, The Asset di Netflix, originariamente intitolato “Legenden”, segue il percorso di Tea Lind da aspirante poliziotta a agente sotto copertura incaricata di smantellare la malavita criminale. Dopo una serie di fallimenti, il Servizio di sicurezza e intelligence danese adotta una nuova tattica per catturare Miran Shahrani, un famigerato trafficante di droga: prendere di mira la sua ragazza, Ashley. Tuttavia, quando Tea indossa una maschera e si avventura nella loro rete familiare, si rende conto che le cose non sono così bianche o nere come si aspettava, portando la storia verso alcuni punti critici. Questo thriller di spionaggio danese affronta le complessità degli abusi familiari e le sfide della lotta per la giustizia. Nel corso della trama, tutti i conflitti narrativi raggiungono il culmine, trasformando lo scontro di prospettive in una battaglia per la sopravvivenza. SPOILER IN ARRIVO.
Cosa succede in The Asset
The Asset inizia con un viaggio in aereo che prende una brutta piega, quando un passeggero confessa di essere un corriere della droga, prima di morire a causa di un’emorragia interna. Questo passeggero si rivela essere un agente segreto di lunga data, il che fa rivedere la sua morte come un messaggio inviato dai criminali. Folke, un capo dei servizi segreti del PET, il servizio di sicurezza e intelligence danese, viene costretto a reclutare un nuovo agente segreto e sceglie Tea Lind per il ruolo. Allieva dell’accademia di polizia, Tea ha un passato di droga e abusi, il che la rende perfetta per il ruolo di smantellare il traffico di droga di Miran Shahrani dall’interno. Tuttavia, invece di affrontare direttamente il criminale, Folke rivolge la sua attenzione alla fidanzata di Miran, Ashley, e Tea assume l’identità di una gioielliera di nome Sarah Linnemann per avvicinarsi a lei. Anche se le due diventano subito amiche, i sospetti di Miran mettono la squadra in difficoltà.
Mettendo a frutto la sua esperienza, Tea capisce che il modo per placare Miran è assecondare i suoi impulsi, e ben presto diventa il suo principale mezzo per trasferire illegalmente il suo denaro in tutto il mondo. Quello che inizia come un semplice falso di documenti relativi a gioielli, tuttavia, prende rapidamente una piega oscura quando Tea si rende conto che lui intende usare la sua ragazza e i suoi figli come corrieri, trasportando gioielli illegali fino in Spagna. Il piano viene però interrotto quando Ashley trova i gioielli nascosti nella sua valigia, scatenando una lite tra i due che rischia di diventare violenta. Allo stesso tempo, Miran deve affrontare le pressioni dei suoi superiori per portare i soldi, e quando le parole non funzionano, sembrano uccidere suo fratello minore, Bambi, per far capire il messaggio. La morte di Bambi cambia per sempre la famiglia, e gli effetti dannosi delle operazioni di Miran sono più evidenti su sua figlia Sofia, i cui cambiamenti di comportamento sono così gravi da richiedere l’intervento dei servizi sociali.
Quando i servizi sociali prendono Sofia in custodia, sia Ashley che Miran rimangono con il cuore spezzato e le vere conseguenze delle sue attività criminali diventano cristalline. Tuttavia, Tea rimane scioccata quando scopre che Folke ha orchestrato l’intera vicenda come tattica di pressione per far parlare Ashley. Allo stesso tempo, la vita di Miran tocca un nuovo minimo quando cede alla rabbia e uccide Monroe, il superiore responsabile della morte di suo fratello. Ashley, ora pienamente consapevole della minaccia che il suo partner rappresenta per la famiglia, riflette sulla possibilità di confessare tutto alla polizia, spingendo Tea a rivelare la sua vera identità. Mentre Ashley parla con la polizia, incriminandosi nel processo, Tea scopre che Folke intende mettere la coppia dietro le sbarre. Le cose precipitano rapidamente quando Ashley rivela la verità anche a Miran, scatenando un ultimo inseguimento al gatto e al topo tra la polizia e il loro obiettivo.
Il finale di The Asset: chi ha sparato a Tea? È viva o morta?
Nei momenti finali della prima stagione di “The Asset”, Tea viene colpita a bruciapelo da un gruppo di aggressori che le tendono un agguato dal nulla. Questo avviene subito dopo una conversazione sul futuro con il suo ex responsabile, Yasin, creando un contorto senso di ironia. Anche se Tea riesce ad anticipare l’attacco e ad avvertire Yasin, ormai è troppo tardi, poiché una raffica di proiettili perfora il finestrino della sua auto. Tuttavia, la prontezza di spirito di Yasin li aiuta a fuggire dalla scena appena in tempo, garantendole quei preziosi istanti che alla fine le salvano la vita. Nella scena successiva, Tea si sveglia in un letto d’ospedale, con Yasin e Folke al suo fianco. Tuttavia, nessuno dei due è in grado di identificare l’aggressore, il che apre la strada a una lista di sospetti troppo ampia. Tuttavia, alcuni indizi dalla scena e dal contesto suggeriscono che il tentativo di omicidio sia stato motivato da ragioni emotive.
Dato che Tea ha appena concluso la missione segreta che ha smantellato l’intera operazione illegale di Miran, è molto probabile che gli assassini appartengano a quella cerchia, sperando di ottenere vendetta. Questa idea è supportata dalle scene precedenti, in cui il padre di Miran incontra Sofia e Ashley con sentimenti contrastanti. Con i suoi legami con la malavita, il patriarca è un probabile sospettato nel tentato omicidio di Tea. Allo stesso tempo, però, la scena ricorda direttamente anche la morte di Bambi, il fratello di Miran, avvenuta proprio davanti a Tea. Anche se non sapremo mai con certezza chi ci sia dietro l’omicidio, è possibile che anche Tea sia considerata un nemico e che si voglia ucciderla prima che la situazione peggiori ulteriormente. Inoltre, i legami di Miran con la mafia significano che l’elenco delle persone pericolose è infinito. Quindi, anche se non c’è una risposta chiara nel finale, è probabile che l’aggressione a Tea sia motivata da ragioni emotive.
Sebbene Tea si risvegli in ospedale, non c’è una conferma chiara sul fatto che si riprenderà dalle ferite. Dato che vediamo un proiettile che le perfora direttamente il collo, c’è un’alta possibilità che una ferita grave le costi la vita. Tuttavia, il fatto che Tea non solo riprenda conoscenza, ma parli anche, indica che il proiettile probabilmente ha mancato tutti i suoi organi vitali. Pertanto, in caso di una guarigione miracolosa, è possibile che Tea stessa diventi colei che rintraccerà i suoi aggressori, anche se ciò significa mettersi nuovamente in pericolo. Inoltre, questo significa anche che il lavoro dei suoi aggressori non è ancora finito e che potrebbe esserci un secondo scontro in arrivo. Tuttavia, Tea è ora un’avversaria più temibile che mai e la sua conoscenza dei meccanismi interni delle reti criminali di Miran la rende la giocatrice più preziosa in gioco.
Miran finirà in prigione? Perché risparmia Tea?
Cortesia di @ Netflix
Quando Miran viene a sapere del tradimento di Ashley, pianifica immediatamente una via di fuga, che prevede di usare la sua ragazza come esca per i poliziotti. Tuttavia, un passo importante in questo senso è vendicarsi dei suoi traditori, e questo lo porta faccia a faccia con Tea, che è sola e disarmata. Lui e Nikki la costringono a salire in macchina e poi guidano nell’oscurità, rispecchiando in modo inquietante le altre due volte in cui lei ha condiviso un viaggio con loro. Mentre le precedenti paure si sono rivelate tutte nella sua testa, questa volta la minaccia è molto reale, poiché Miran le avvolge un sacchetto di plastica intorno alla testa e inizia a soffocarla fino alla morte. Invece di implorare per la sua vita, Tea dedica il suo tempo limitato a salvare Ashley, riferendo a Miran ciò che la polizia intende fare. Dopo aver appreso che Sofia potrebbe non rivedere mai più nessuno dei suoi genitori, Miran è costretto a fare un passo indietro e riflettere sulle sue azioni, prima di decidere infine di consegnarsi alla polizia.
Tuttavia, prima di consegnarsi, Miran telefona alle autorità, dichiarandosi l’unico responsabile. Facendo un ulteriore passo avanti, afferma che Ashley era sua prigioniera e che era stata costretta a compiere una missione pericolosa dopo l’altra, pena il rischio di subire danni. Questo alleggerisce la pressione su Ashley, garantendo a Sofia un futuro relativamente più sereno. Tuttavia, la questione del destino di Tea rimane aperta e Miran riflette se ucciderla o lasciarla andare. Nella scena seguente, la polizia lo arresta sotto gli occhi di Tea, confermando che ha scelto la seconda opzione, probabilmente sia per gratitudine che per interesse personale. Sebbene il suo tentativo di scagionare Ashley sia un misto di realtà e finzione, riassume efficacemente gli abusi che le ha inflitto in tutti questi anni. Pertanto, sebbene la sua libertà sia offuscata dalla perdita della famiglia, ha comunque un effetto catartico.
Tea diventa un’agente del PET?
Nonostante abbia smascherato Miran e salvato la vita di Ashley, Tea non si sente soddisfatta del suo lavoro di agente di polizia, e gran parte di ciò ha a che fare con la fatica psicologica che ha dovuto sopportare. Quello che era iniziato come un semplice stratagemma per guadagnarsi la fiducia di Ashley e ottenere informazioni privilegiate diventa un viaggio di tradimenti e manipolazioni in cui ogni passo rende sempre più sfocata la linea di demarcazione tra giusto e sbagliato. Col passare del tempo, Tea inizia a vedere Ashley come una vera amica che ha bisogno di aiuto, e questo rende ancora più difficile sfruttarla per ottenere informazioni. A tal fine, Tea è sorpresa quando Folke le offre un posto a tempo pieno nella PET, nonostante i numerosi errori che ha commesso nella sua prima missione. Dopo averci riflettuto, Tea rifiuta l’offerta di lavoro, sostenendo di non essere adatta al lavoro richiesto. In particolare, la sua risposta non fa riferimento alle esigenze fisiche e cognitive del lavoro, ma ai dilemmi morali ed etici in cui si trova.
All’inizio della serie, Tea è una delle studentesse dell’accademia più desiderose di ottenere un lavoro nelle forze dell’ordine a causa del suo background particolarmente complicato. Alla fine della stagione, tuttavia, ha sperimentato in prima persona le insidie di questa professione e gli ambienti difficili in cui sono costretti a lavorare i suoi agenti. Pertanto, il suo rifiuto dell’offerta di lavoro è anche un ultimo tentativo di salvare la sua umanità, anche se ciò comporta una compromissione della sua stabilità e del suo reddito. Le cose cambiano con il tentativo di assassinio e, con Tea ora in ospedale, è possibile, se non probabile, che il PET le dedichi tutta la sua attenzione. Sia Folke che Yasin sostengono che, nonostante le sue convinzioni, lei è in realtà ciò di cui l’agenzia ha bisogno e, data la traiettoria narrativa in atto, Tea potrebbe ritrovarsi a immergersi sempre più profondamente nella tana del bianconiglio contro la sua volontà.
Chi ha dato la chiave ad Ashley? Cosa trova nella stanza?
In un colpo di scena a sorpresa nel finale, Ashley, che ora vive con sua figlia in un piccolo appartamento, scopre un giocattolo che non ha comprato. Dopo averlo aperto, scopre una chiave che conduce a una stanza piena zeppa di mazzette di contanti e droga. È evidente che si tratta della scorta nascosta di Miran, e ora Ashley è l’unica ad avervi accesso. Il fatto che sia riuscita a individuare la stanza esatta non fa che rafforzare questa ipotesi, poiché probabilmente richiama i suoi precedenti legami con la malavita. Sebbene non sappiamo chi abbia messo lì la chiave, è probabile che Miran l’abbia nascosta ben prima che le indagini della polizia prendessero il centro della scena. Ciò è coerente con la sua abitudine di nascondere oggetti di valore tra gli effetti personali dei suoi cari, come dimostrano il denaro nascosto nel materasso di Bambi e i diamanti rossi nascosti nella valigia di Ashley. Nascondere la chiave letterale della droga in un giocattolo per bambini è anche simbolicamente significativo, poiché indica il futuro della storia.
Nella scena precedente, Ashley affronta Tea non solo per aver distrutto la famiglia, ma anche per aver privato tutti del loro lusso. Fin dall’inizio della serie, la sua ossessione per i piaceri materiali è stata centrale nel suo personaggio, e il suo attuale stile di vita frugale è destinato a lasciare un’impronta psicologica. Dato l’improvviso e completo accesso a ricchezze e droga inesplorate, un cambiamento potrebbe essere all’ordine del giorno per Ashley, che potrebbe continuare l’attività di famiglia come nuova responsabile. Questa possibilità aggiunge una nuova dimensione al suo conflitto con Tea, che attualmente si trova a metà strada tra l’alleanza e l’inimicizia. Tuttavia, nello scenario in cui Ashley cede alla tentazione della ricchezza illegale, potrebbe trovarsi di nuovo faccia a faccia con il PET e, per estensione, con la sua ex amica.
Il finale di Rosemary’s Baby contribuisce a consolidarne la fama come uno dei migliori film horror di tutti i tempi e lascia lo spettatore con un brivido finale. Basato sul romanzo di Ira Levin, Rosemary’s Baby vede Mia Farrow nei panni dell’aspirante madre Rosemary Woodhouse, che si trasferisce in un vecchio condominio in stile rinascimentale a New York City chiamato Bramford con il marito manipolatore Guy (John Cassavetes). Dopo essere rimasta incinta, Rosemary inizia a sospettare dei suoi vicini e crede che abbiano intenzioni malvagie nei confronti del suo bambino non ancora nato, spingendola a lottare per riprendere il controllo mentre tutti le dicono che è solo frutto della sua immaginazione.
Fino al finale iconico del film horror, Rosemary sembra immaginarsi gli inquietanti avvenimenti al Bramford: le sue teorie sono così inverosimili che sarebbe logico smontarle. È più probabile che sia la sua immaginazione a scatenarsi piuttosto che la verità che il suo condominio sia pieno di satanisti dell’alta società. Poi, le teorie di Rosemary vengono confermate in uno dei finali più agghiaccianti della storia del cinema. Tuttavia, dal canto satanico agli occhi demoniaci allo sguardo inquietante d’amore che Rosemary rivolge al suo bambino, gran parte del finale del film è aperto all’interpretazione.
Cosa succede nel finale di Rosemary’s Baby
Rosemary prende la scioccante decisione di diventare madre del figlio del diavolo
Alla fine di Rosemary’s Baby, i sospetti paranoici della protagonista vengono finalmente confermati quando scopre che la congrega dei suoi vicini sta adorando il suo neonato sotto una croce capovolta, cantando con entusiasmo “Hail Satan!” Quando Rosemary partorisce, viene immobilizzata e sedata dai membri della congrega. Più tardi, riprende conoscenza e le viene detto che il suo bambino è nato morto. Tuttavia, scopre che il suo latte materno è stato conservato, quindi, ancora una volta, sospetta che le abbiano mentito.
Convinta che il suo bambino sia ancora vivo, Rosemary trova un passaggio segreto che conduce all’appartamento dei vicini, lo stesso passaggio che la congrega ha usato per infiltrarsi nella stanza quando lei ha cercato di chiuderli fuori. Rosemary attraversa questo passaggio e trova suo figlio, Adrian, disteso in una culla avvolta nel nero, circondato da entusiasti adoratori di Satana, tra cui Guy, riuniti per festeggiare la sua nascita. Stanno tutti dando una festa perversa.
Guy dice a Rosemary che se crescerà il bambino, sarà ricompensata. Non dovrà diventare un membro ufficiale della setta di adoratori di Satana, dovrà solo essere una madre amorevole per Adrian.
Quando Rosemary guarda dentro la culla, è inorridita da ciò che vede. Guy dice a Rosemary che se crescerà il bambino, sarà ricompensata. Non deve diventare un membro ufficiale della setta che adora Satana, deve solo essere una madre amorevole per Adrian. Inizialmente rifiuta l’offerta e sputa in faccia a suo marito. Tuttavia, quando sente il pianto del neonato, il suo istinto materno prende il sopravvento, cambia idea e decide di prendere con sé il bambino anche sapendo che è l’Anticristo.
Cosa voleva la congrega dal bambino di Rosemary?
Rosemary è stata inconsapevolmente scelta per dare alla luce l’Anticristo
La congrega satanista è così desiderosa di mettere le mani sul bambino di Rosemary perché è la loro divinità malvagia, l’Anticristo. Inizialmente la congrega aveva scelto Terry Gionoffrio, un tossicodipendente in fase di recupero, per portare in grembo l’Anticristo. La storia inedita di Terry è raccontata in modo più approfondito nel prequel di Rosemary’s Baby, Apartment 7A, in streaming su Paramount +. Dopo la sua morte, per mano sua, la congrega ha rivolto la propria attenzione a Rosemary.
Il suo incubo di essere aggredita da una presenza demoniaca era un’esperienza reale in cui era stata ingravidata dal figlio di Satana. La nascita dell’Anticristo ha conseguenze globali per le anime dell’umanità. Nella Bibbia, l’Anticristo è profetizzato per opporsi a Gesù Cristo e prendere il suo posto prima della Seconda Venuta.
Cosa c’è che non va negli occhi del bambino di Rosemary?
Rosemary chiede alla congrega: “Cosa avete fatto ai suoi occhi?” e il leader della setta Roman Castevet (Sidney Blackmer) risponde allegramente: “Ha gli occhi di suo padre”. Il padre non è Guy, ma il diavolo. Adrian ha gli stessi occhi terrificanti descritti nella Bibbia per Satana. Il pubblico non vede il bambino, ma il terrore di Rosemary alla vista dei suoi occhi demoniaci suggerisce che il bambino sia un mostro disumano.
Ciò che gli spettatori vedono nella loro mente quando Rosemary, spaventata, sbircia nella culla è senza dubbio molto più terrificante di qualsiasi cosa i registi potrebbero mostrare.
Nel finale inquietante del film, l’aspetto dell’Anticristo è lasciato all’immaginazione del pubblico. Ciò che gli spettatori vedono nella loro mente quando Rosemary, spaventata, sbircia nella culla è senza dubbio molto più terrificante di qualsiasi cosa i registi potrebbero mostrare. Gli occhi luminosi del demone che inizialmente ha attaccato Rosemary e l’ha ingravidata dell’Anticristo danno un’idea agghiacciante di come potrebbero essere gli occhi del suo bambino.
Perché Guy si è unito alla congrega di Minnie e Roman e cosa ha fatto a Rosemary
La congrega non sarebbe stata in grado di arrivare a Rosemary così facilmente se suo marito Guy non fosse stato segretamente in combutta con loro. Guy era un attore in difficoltà che non riusciva a ottenere il ruolo che lo avrebbe reso una star. Minnie e Roman sono riusciti a convincerlo a unirsi alla loro congrega e a tradire sua moglie promettendogli fama e successo come attore. Non appena lo ha incontrato, Roman ha capito che i maggiori punti deboli di Guy erano la sua vanità e la sua ambizione di diventare una star, quindi ha sfruttato questo aspetto per convincere il marito di Rosemary a unirsi al culto satanico.
Nel primo incontro di Guy con Minnie e Roman, è chiaro che questo è l’approccio di Roman. Adula Guy dicendogli che ha un talento immenso e che avrebbe già dovuto avere la sua grande occasione. Roman alla fine convinse Guy a unirsi alla loro setta e a provocare l’arrivo dell’Anticristo promettendogli la fama e il successo che aveva sempre desiderato. Questa è una delle tre tentazioni che il Diavolo usò per cercare di influenzare Gesù. Dopo aver fallito nel tentare Gesù placando la sua fame e mettendo in discussione l’amore di Dio, Satana tentò Gesù con una scorciatoia verso il potere e la gloria.
Guy è complice della manipolazione e dello sfruttamento di Rosemary da parte della setta. Ogni volta che lei mette in discussione le motivazioni nascoste di Minnie e Roman o le strane miscele che il suo medico la costringe a bere, Guy manipola Rosemary facendogli credere che i suoi sospetti sono infondati. Sapendo benissimo che la paranoia di Rosemary è fondata, Guy la convince che è tutta una sua fissazione.
Rosemary abbraccia la maternità
Quando Rosemary sente piangere il suo bambino, decide di abbracciare il ruolo di madre che ha tanto desiderato, nonostante la natura satanica del figlio. Tutto ciò che Rosemary ha sempre desiderato era diventare madre, e la nascita di Adrian le permette di farlo. È stata ingannata e manipolata per servire il Principe delle Tenebre e preparare la strada alla sua invasione della Terra, ma alla fine ha ottenuto ciò che voleva. Rosemary è così desiderosa di diventare madre e prendersi cura di un bambino che è disposta persino a crescere l’Anticristocon tutto l’amore e le cure che riserverebbe a qualsiasi altro bambino.
Il vero significato del finale di Rosemary’s Baby
Sebbene la sua storia tratti ampiamente temi religiosi e occulti,Rosemary’s Baby riguarda principalmente la difficile battaglia del femminismo. Rosemary vuole prendere in mano la propria vita, ma suo marito e il suo medico non le permettono di prendere alcuna decisione da sola. Quando si taglia i capelli per riconquistare un po’ dell’indipendenza che sente sfuggirle, Guy le dice che “è orribile”.
Quando cede alla congrega e cresce l’Anticristo come suo figlio, è certamente una decisione oscura e inquietante, ma almeno è una decisione che prende da sola.
Quando Rosemary perde la fiducia nel suo medico, Guy non le permette di consultarne un altro. Quando lei si sveglia con dei graffi sul corpo, Guy insinua con nonchalance di averla aggredita mentre dormiva, e questo per nascondere una verità ancora più oscura. Uscito all’inizio del movimento di liberazione delle donne, cinque anni prima della sentenza Roe contro Wade, la trama di Rosemary’s Baby è una metafora estrema del controllo sul corpo delle donne e della lotta delle donne per forgiare la propria identità in una società patriarcale oppressiva. È parte di ciò che lo rende uno dei film horror più influenti di tutti i tempi.
Tutte le decisioni di Rosemary sono prese dagli uomini, compreso suo marito. Come molte donne della sua epoca, Rosemary vuole prendere le proprie decisioni ed è frustrata dalla sua incapacità di farlo. Quando cede alla congrega e cresce l’Anticristo come suo figlio, è certamente una decisione oscura e inquietante, ma almeno è una decisione che prende per se stessa.
Come il finale di Rosemary’s Baby regge il confronto con altri grandi finali horror
Rosemary’s Baby è stato un grande successo quando è uscito nel 1968 e ha contribuito a inaugurare una nuova era di film horror mainstream.Gran parte della sua reputazione deriva dalla potente scena finale, che è ancora considerata uno dei finali più belli del genere. La conclusione della storia lega insieme tutti i fili e porta i temi del film al culmine, risultando allo stesso tempo terrificante e lasciando il pubblico con un pensiero cupo mentre iniziano a scorrere i titoli di coda. È un finale cupo che ha influenzato molti altri film horror successivi.
Rosemary’s Baby e The Omen sono spesso considerati film horror simili, poiché entrambi trattano il tema di un bambino che sarebbe il figlio del diavolo. Il presagio è uscito dopo Rosemary’s Baby e offre un finale altrettanto agghiacciante. Si conclude con il protagonista diplomatico interpretato da Gregory Peck che accetta che suo figlio Damien sia l’anticristo e tenta di ucciderlo, solo per essere ucciso dalla polizia. La scena finale mostra che Damien è stato adottato dall’amico di Peck, il presidente degli Stati Uniti. Come Rosemary’s Baby, i momenti finali suggeriscono conseguenze agghiaccianti.
Anche altri film horror moderni hanno offerto alcuni dei finali più impactanti, pur essendo simili a Rosemary’s Baby.
Anche altri film horror moderni hanno offerto alcuni dei finali più impactanti, pur essendo simili a Rosemary’s Baby. Midsommar è un altro film incentrato su una setta mortale, ma che affronta anche temi come le relazioni tossiche e l’ascesa al potere di una donna. Alla fine, Dani (Florence Pugh) viene incoronata regina della festa di mezza estate, mentre scopre che il suo ragazzo l’ha tradita e che la setta ha ucciso tutti gli altri visitatori. I momenti finali di Midsommar vedono Dani guardare mentre bruciano vivo il suo ragazzo, sorridendo gradualmente e, come Rosemary, accettando questa nuova realtà.
Il finale di Rosemary’s Baby è al pari di tanti altri grandi finali di film horror che dimostrano quanto possa essere efficace concludere il film con un’idea oscura e inquietante. Mentre ci sono film horror che sembrano più trionfanti e ottimisti nei loro momenti finali, altri classici come L’invasione degli ultracorpi, The Wicker Man, The Blair Witch Project e persino film horror più realistici come The Vanishingrimangono impressi nella mente del pubblico con l’idea che il male vince.
Shelby Oaks – Paranormal Paranoids è un film horror tragico che non allenta il tono cupo una volta rivelato il destino di Riley Brennan. Diretto e scritto da Chris Stuckmann, Shelby Oaks – Paranormal Paranoids è un mix di convenzioni e influenze di genere incentrato sulla scomparsa di una giovane investigatrice del paranormale e sugli sforzi di sua sorella per ritrovarla.
La capacità del film di passare da uno stile all’altro è encomiabile, soprattutto perché svela sempre più il mistero e ciò che è realmente accaduto a Riley Brennan. Tuttavia, tra tutti i generi presenti, il film prende alcune pieghe inaspettatamente pesanti, arrivando a un climax brutale che ricorda la storia del genere horror nel suo complesso.
Cosa è successo a Riley Brennan?
Il mistero che circonda Riley Brennan è al centro di Shelby Oaks – Paranormal Paranoids, ma il film prende una piega ancora più oscura dopo che lei viene ritrovata. Riley viene rapidamente identificata da un documentario ambientato nell’universo del film come una persona diventata famosa quando lei e i suoi colleghi del Paranormal Paranoids, un team di investigatori del paranormale su YouTube, sono scomparsi a Shelby Oaks.
Mentre gli altri sono stati uccisi, il destino di Riley è rimasto un mistero fino a quando Wilson Miles si è tolto la vita davanti alla sorella di Riley, Mia. Mia ha seguito le tracce da Miles a Riley, trovandola infine prigioniera nella casa della madre di Wilson, Norma. Si scopre che Norma era al servizio di un’entità demoniaca, che controllava Wilson.
Mentre questa trama si svolge a Shelby Oaks, c’è anche la costante riflessione di Mia sul fatto che Riley fosse apparentemente perseguitata da un amico immaginario demoniaco durante la loro giovinezza. Vedendo di nuovo i segni dell’entità nel presente (tra cui un branco di cani infernali) e ammettendo alla fine di averla vista anche lei una volta, questo collegamento si rivela essere il motivo per cui Riley è stata rapita.
Norma ha tenuto Riley e Wilson nella sua casa simile a una prigione e ha costretto suo figlio a violentare ripetutamente Riley fino alla nascita di un bambino. Anche se le circostanze e le intenzioni della nascita non vengono rivelate, le immagini demoniache e gli oggetti rituali nella stanza di Norma suggeriscono che erano cruciali per i piani del demone per Riley e il bambino.
Dopo aver salvato Riley e il bambino, Mia è inorridita quando Riley cerca di soffocare suo figlio neonato. Questo porta a una lotta in cui Riley viene spinta fuori da una finestra e sbranata a morte dai cani infernali. È un finale brutale per Riley, con poco che possa mitigare la pura brutalità della situazione.
Rimane ambiguo ciò che rendeva Riley speciale per Tario, il che non fa che aumentare il terrore sottinteso suggerendo un certo grado di casualità o di destino sconosciuto alla narrazione. In definitiva, il film non riguarda realmente Riley, che serve principalmente come retroscena e motivazione per l’indagine di Mia.
Perché Mia salva il figlio di Riley
Gli sforzi di Mia per trovare Riley dominano gran parte del film, con l’ovvio costo del suo matrimonio con Robert e, alla fine, della vita di sua sorella. Tuttavia, la sua decisione di salvare il bambino a costo della vita di Riley soddisfa anche un desiderio del personaggio espresso all’inizio del film: avere un figlio suo.
Nonostante i loro sforzi, il documentario all’interno dell’universo del film stabilisce che Mia e Robert hanno cercato di avere un bambino ma non sono riusciti a concepirlo. La tristezza persistente per questo fatto, come dimostra la culla vuota nella loro casa, suggerisce che lo stress coniugale va ben oltre la ricerca di Riley da parte di Mia. Le sue affermazioni sui demoni si rivelano essere l’ultima goccia per Robert.
Sebbene lei possa aver salvato il bambino apparentemente innocente, gli indizi del film sulla forza demoniaca che opera dietro le quinte suggeriscono che questo è esattamente ciò che l’entità voleva fin dall’inizio. Conosciuto come Tario, il demone ha rivelato di aver voluto un bambino mortale e ora si è assicurato un nuovo guardiano che ha sempre desiderato un figlio proprio.
È una svolta cupa per Mia, che conclude il film urlando mentre Tario la abbraccia come sua nuova vassalla. Questo potrebbe portarla a diventare come Norma, una madre corrotta disposta a sacrificare la propria famiglia per obbedire ai comandi del demone. La scomparsa di Norma lascia questo punto volutamente ambiguo, aggiungendo un terrificante velo di mistero alle intenzioni del demone.
Il vero significato di Shelby Oaks – Paranormal Paranoids
Shelby Oaks – Paranormal Paranoids è un film cupo, disposto ad abbracciare una trama tetra e la tragedia dei suoi personaggi principali. Per molti versi, il film si basa sull’eredità di altri film horror come Rosemary’s Baby e The Omen, che vedevano anch’essi entità demoniache prendere di mira dei bambini. In quei film, l’entità demoniaca alla fine trionfa.
C’è una sottile corrente di aspettative sociali e commenti nell’approccio di Stuckmann ai tropi dell’horror. Il circo mediatico che esplode intorno a Riley alla fine si placa, accettandola come un altro caso di persona scomparsa. Lei era importante per il grande pubblico quasi quanto lo era per il demone, entrambi accettando la sua scomparsa con nonchalance.
Simile al sottotesto di Rosemary’s Baby su una giovane donna costretta ad abbracciare una vita domestica che non voleva, filtrata attraverso la lente dell’horror, Shelby Oaks evidenzia come donne come Riley e Mia possano essere utilizzate nei disegni altrui (come madri, mogli, strumenti, serve) senza alcuna preoccupazione per la loro autonomia.
Alla fine, nessuna delle due donne è riuscita a ottenere la propria libertà, sia dalle aspettative di un marito dal cuore spezzato che dalla forza demoniaca che le ha perseguitate per tutta la vita. È un finale cupo per entrambi i personaggi, con la conclusione di Shelby Oaks – Paranormal Paranoids che dà a Tario la vittoria finale.
Il finale di Biancaneve è una modernizzazione appropriata della narrazione originale, coerente con la storia originale ma ampliata in modo intelligente e moderno. Basato sul primo lungometraggio della Disney Animation, Biancaneve (la nostra recensione) riprende la classica fiaba e la aggiorna per il pubblico moderno. Il cast di Snow White vanta star come Rachel Zelger e Gal Gadot, che aggiungono nuovi livelli alle loro interpretazioni fedeli di Biancaneve e della Regina Cattiva.
Tuttavia, mentre gran parte delle linee generali di Biancaneve sono molto simili a Biancaneve e i sette nani, alcuni elementi specifici del terzo atto e del finale del film sono stati modificati e aggiornati in modo intelligente. I nuovi dettagli cambiano una delle morti più importanti della storia, danno a Biancaneve più potere nel climax e creano persino una nuova rivisitazione di un elemento chiave del film originale. Ecco cosa succede nel finale di Biancaneve e in che modo è diverso dal classico film d’animazione originale.
Biancaneve diventa ufficialmente regina nel nuovo finale
Biancaneve viene accolta come una sovrana giusta
Il climax di Biancaneve trasforma la principessa titolare nella regina del suo regno, ampliando in modo significativo la portata del finale. Come nella storia originale, Biancaneve viene umiliata dalla Regina Cattiva. Travestita da strega, la Regina inganna Biancaneve facendogli mangiare una mela avvelenata. Tuttavia, il bacio del vero amore è in grado di riportarla in vita, permettendo a Jonathan di riportarla nel mondo dei vivi. Il film rivela poi come Biancaneve sia tornata nel suo regno e abbia affrontato la Regina per i suoi crimini davanti al pubblico.
Il film si conclude con Biancaneve che trionfa nel riunire il regno e viene posta al comando dopo la morte della Regina Cattiva. Biancaneve termina con una nota inequivocabilmente positiva, con Biancaneve e i nani che festeggiano con il regno in una ripresa del felice numero musicale che ha aperto il film. Biancaneve sembra essere incontrastata nella sua nuova autorità, con il regno che festeggia gioiosamente intorno a lei. Questo si inserisce nei temi e nei toni più dolci del film, concludendo una storia luminosa con un finale adeguatamente dolce.
La morte della Regina Cattiva e cosa le succede in Biancaneve spiegato
La nuova morte della Regina Cattiva è molto diversa dal film originale
L’unica morte sullo schermo nel film è quella della Regina Cattiva interpretata da Gal Gadot, che trascorre gran parte del film cercando di far uccidere Biancaneve. Come nel film originale, la Regina è invidiosa del fatto che Biancaneve sia diventata “la più bella del reame”, un titolo che ha alimentato la vanità della Regina. Quando la Regina Cattiva viene affrontata da Biancaneve e sfidata dai suoi sudditi, va su tutte le furie e rompe lo specchio magico. La distruzione dell’oggetto magico uccide rapidamente la Regina Cattiva. Il suo corpo si trasforma in cenere e la donna si sbriciola rapidamente in mille pezzi.
Sebbene la morte della Regina sia evidente, il finale accenna a un mondo magico più profondo che non si vede nel film.
L’aspetto più misterioso di questo evento è ciò che si trova oltre lo specchio. I frammenti di vetro non cadono semplicemente a terra, ma ricompongono rapidamente lo specchio. Le ceneri vengono trascinate dall’altra parte dello specchio, che Biancaneve (e il pubblico) riescono a intravedere brevemente. In quello spazio c’è un vuoto oscuro, un piano misterioso lontano dal mondo corporeo. Con la stessa rapidità con cui appare, il passaggio si chiude e lo specchio si ripara da solo. Sebbene la morte della Regina sia evidente, il finale suggerisce l’esistenza di un mondo magico più profondo, non visibile nel film.
In che modo il finale di Biancaneve live-action differisce dal film d’animazione
La Biancaneve moderna si basa sul finale del film d’animazione
Biancaneve è simile a Biancaneve e i sette nani nelle linee generali, ma alcuni dettagli, come l’interesse amoroso di Biancaneve e il ruolo di Dopey nella storia, sono stati modificati. I cambiamenti più significativi al finale si hanno nel terzo atto, che continua oltre la fine del film d’animazione originale. In Biancaneve e i sette nani, la Regina Cattiva viene uccisa poco dopo aver sconfitto Biancaneve, cadendo da una scogliera mentre si preparava a tendere un’imboscata ai nani. Il principe che risveglia Biancaneve con un bacio era il finale del film d’animazione.
Il live-action Biancaneve si discosta dal punto del bacio, con la Regina Cattiva che torna trionfante nel suo regno invece di essere inseguita dai nani. Questo prepara il confronto di Biancaneve con lei e il destino inglorioso della Regina Cattiva.
Si tratta di un cambiamento avvincente alla storia, poiché conferisce a Biancaneve il ruolo di protagonista nel climax. Ciò permette al film di valorizzare gli elementi del suo personaggio che sono stati ampliati, come la sua dedizione al suo popolo e la sua empatia per i soldati che la hanno cacciata. Si tratta di un lieto fine simile dal punto di vista funzionale, ma con elementi ampliati.
Cosa significa davvero “la più bella del reame” in Biancaneve
Biancaneve è più di un semplice bel viso nel nuovo film
“La più bella del reame” è un ritornello frequente in Biancaneve e assume due significati nel corso del film. Nel film d’animazione originale, “la più bella” si riferiva solo all’aspetto fisico di una persona. Questo vale anche per Biancaneve, con la Regina Cattiva che viene lodata per la sua bellezza e spinta a una gelosia omicida dalla scoperta che Biancaneve è diventata una donna “più bella”. Tuttavia, c’è un elemento secondario del personaggio che diventa più pronunciato man mano che il film procede e assume un significato diverso per la crescita di Biancaneve.
Una delle lezioni chiave che Biancaneve ha ricevuto dai suoi genitori era la loro convinzione di essere un sovrano “giusto” nei confronti dei propri sudditi. Sotto il loro governo, c’era un senso di comunità, carità ed empatia che è assente nel regno della Regina Cattiva. Biancaneve è in grado di unire il popolo dietro di sé grazie al suo impegno nei confronti di questi valori. Biancaneve è la “più bella” di tutte, quindi i commenti dello Specchio su di lei potrebbero riferirsi non solo alla sua bellezza, ma anche al suo valore come sovrana. Questo dà alla Regina Cattiva un motivo in più per temere la sua ascesa e alimentare il suo odio.
Cosa succede ai nani nel finale di Biancaneve
I nani hanno un lieto fine in Biancaneve
I nani sono personaggi secondari in Biancaneve, che fungono principalmente da personaggi di supporto nella storia di Biancaneve. Tuttavia, c’è una chiara crescita per il gruppo nel suo insieme e per Dopey in particolare. I nani, descritti come creature magiche che vivono nei boschi da secoli, hanno evitato gli esseri umani per molto tempo. Alla fine del film, le loro interazioni con Biancaneve e la compagnia di Jonathan li portano fuori dall’isolamento. Prendono parte al numero musicale finale del film, consolidando il loro posto come membri del regno.
Biancaneve ha affrontato polemiche prima dell’uscita per la rappresentazione dei nani, il che spiega probabilmente perché il film chiarisce che i personaggi sono una razza fantastica a sé stante.
L’arco narrativo di Dopey è quello più legato tematicamente al resto della narrazione, poiché parla per la prima volta a sostegno di Snow e della sua missione di abbattere la Regina per i suoi crimini. Nel finale si scopre che Dopey è stato il narratore fin dall’inizio, raccontando alla folla la storia di Biancaneve che il pubblico ha visto. Questo dà ai nani un lieto fine, permettendo loro di diventare parte della comunità che hanno a lungo evitato a causa dei loro sospetti sugli esseri umani.
Biancaneve prepara un sequel?
Sebbene ci possa essere un seguito a Biancaneve, il film non prepara un cliffhanger naturale o un punto da riprendere in un sequel. La storia di Biancaneve si conclude in modo sostanzialmente conclusivo, con la sconfitta della Regina Cattiva e la riunificazione del suo regno. Biancaneve ottiene anche un lieto fine per la sua storia d’amore e fa in modo che anche i nani entrino a far parte della loro comunità. Il film conclude la storia con una ripresa della canzone “Good Things Grow”, che simboleggia il ritorno alla prosperità del regno. Il film utilizza anche l’immagine della chiusura del libro di fiabe di Biancaneve, simile all’originale.
L’apertura e la chiusura di Biancaneve con la chiusura del suo libro di fiabe è un chiaro riferimento al fatto che Biancaneve e i sette nani iniziava e finiva in modo simile.
Questo non significa che non ci siano alcuni elementi del mondo più ampio che potrebbero essere ampliati per un sequel. Si potrebbe riprendere l’idea di un regno rivale a sud, esplorando le “minacce” che la Regina Cattiva ha usato per giustificare la trappola che ha usato per uccidere il Re. Questo potrebbe costringere Biancaneve a confrontarsi con il modo in cui altri sovrani controllano le loro terre mentre lei stessa è in una posizione di potere. C’è anche l’opportunità di esplorare le regole della magia nel mondo di Biancaneve e cosa succede esattamente dietro lo specchio magico.
Il vero significato del film live-action della Disney Biancaneve
Al centro della storia di Biancaneve c’è l’idea centrale che la “giustizia” significa più della bellezza. L’empatia e l’impegno di Biancaneve verso la “giustizia” come sovrana la rendono capace di unire le persone in un modo che la magia, la bellezza e la volontà della Regina Cattiva non potranno mai eguagliare. Gli sforzi di Biancaneve finiscono per unire l’intero regno, mettendo in evidenza le qualità che rendono un buon sovrano. Quell’empatia, quando condivisa con gli altri, si rivela trasformativa nelle loro vite. I nani diventano più uniti, Cucciolo trova il coraggio di parlare grazie all’incoraggiamento di Biancaneve e la sua influenza trasforma Jonathan in un eroe.
La generosità di spirito e la resilienza di Biancaneve di fronte alle avversità la rendono la protagonista ideale per il film e una versione moderna e appropriata della principessa Disney.
La generosità di spirito e la resilienza di Biancaneve di fronte alle avversità la rendono una protagonista ideale per il film e una versione moderna e appropriata della principessa Disney. Questa gentilezza le conferisce anche un tratto caratteriale migliore rispetto alla crudele e fredda Regina Cattiva. Ciò conferisce una profondità gratificante alla loro animosità e gioca a favore del tema centrale del film. Il vero significato di Biancaneve riguarda l’importanza dell’empatia e del cameratismo come leader.
Ideato nel 2016 da Gianni Canova e Giorgio Gosetti (che oggi lo dirige con Giulio Sangiorgio) e organizzato dal Noir in Festival in collaborazione con Università IULM e Cinecittà News, il Premio Caligari mette in vetrina sei titoli italiani di genere usciti in sala tra novembre 2024 e ottobre 2025. Nel suo albo d’oro compaiono autori ormai affermati come Alessandro Rak, Claudio Giovannesi, Renato De Maria, i Fratelli D’Innocenzo, Paolo Strippoli, Francesco Costabile, Andrea Di Stefano, Brando De Sica: un percorso che ha reso il riconoscimento un riferimento per la produzione mystery/noir italiana, sostenuto in modo speciale da Cinecittà News.
Le proiezioni dei sei finalisti si terranno dall’1 al 5 dicembre a Milano, nella Sala dei 146 di IULM 6 (via Carlo Bo 7). Come di consueto, è prevista la partecipazione dei registi, protagonisti di uno speciale incontro venerdì 5 dicembre. Il film vincitore sarà annunciato durante la serata di premiazione del 5 dicembre alla Cineteca Milano Arlecchino. Nella stessa giornata sarà consegnato un premio speciale al regista Pupi Avati per L’orto americano, tratto dal suo romanzo.
Fuori concorso:L’ORTO AMERICANO di Pupi Avati (premio speciale).
«Il Premio Caligari rinnova l’interesse per il cinema di genere Made in Italy – dichiara Giorgio Gosetti – e lo mette al centro della scena internazionale che del festival è caratteristica. Abbiamo scelto sei titoli-radiografia del noir italiano di oggi, prodotti di un’industria in costante espansione e che sa valorizzare i talenti. Quest’anno poi, con Giulio Sangiorgio abbiamo deciso di attribuire un premio speciale fuori concorso a Pupi Avati per segnalare la sua costante passione per il genere e la particolare vicenda, tra libro e film, da cui è nato L’orto americano.»
La giuria e il voto
Il vincitore sarà scelto da una giuria popolare composta da 70 giovani studenti e appassionati, guidata da professionisti del settore. Dopo la discussione collettiva al termine di ogni proiezione, i giurati depositeranno la scheda con il proprio giudizio in un’urna dedicata. La graduatoria finale decreterà il titolo premiato; il voto di ciascuno dei professionisti che guidano la giuria varrà per tre.
A Lucca si alza il sipario sul community event più grande d’Occidente: da mercoledì 29 ottobre a domenica 2 novembre 2025 la città toscana si trasforma in un’unica, enorme festa della creatività tra fumetti, giochi, manga, cosplay, cinema, serie, musica e videogiochi. Tema 2025: “French Kiss”, omaggio alla Francia e ai valori Liberté, Créativité, Diversité, in dialogo con i cinque valori del festival (Community, Inclusion, Discovery, Respect, Gratitude).
Cerimonia d’apertura al Teatro del Giglio (ore 11)
Sul palco del Teatro del Giglio “Giacomo Puccini” la cerimonia inaugurale accoglie gli ospiti d’onore Rébecca Dautremer (autrice del poster 2025) e il regista Luc Besson, che entrano nella Walk of Fame di Lucca C&G. Intervengono, tra gli altri, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’Ambasciatore di Francia a Roma Martin Briens, il Presidente Regione Toscana Eugenio Giani, il Sindaco di Lucca Mario Pardini, il Direttore Emanuele Vietina e l’AD di Lucca Crea Nicola Lucchesi. In programma l’emissione del francobollo per i 50 anni di Goldrake e la presentazione della medaglia d’argento dei Pokémon realizzata da Poste Italiane.
Rébecca Dautremer: “The Artist is In” alla Limonaia di Palazzo Guinigi
Debutta la mostra-residenza d’artista: Dautremer trasferisce il suo studio reale nel cuore del festival, lavorando dal vivo davanti al pubblico. In esposizione gli originali inediti di “Bise Ruby” (romanzo grafico atteso nel 2026) e i materiali del manifesto “French Kiss 2025”. Un progetto-dichiarazione sul valore umano dell’atto creativo nell’era dei modelli generativi.
Palais de France e grandi mostre
La Fondazione Banca del Monte di Lucca diventa Palais de France. Tra le mostre: L’HEXAGONE (a cura di Luca Raffaelli con Donato Larotonda, in collab. con Huberty & Breyne) con tavole di Moebius, Claire Bretécher, Wolinski, Reiser, Druillet, Baudoin, Florence Cestac; Alfred – Viaggio in Italia e Les enfants? Terribles!
Area Comics: editori, autori e un record di presenze asiatiche
Novità editoriali, indipendente e underground, 90 editori italiani e stranieri, con 10 mangaka giapponesi, 5 autori taiwanesi, 3 dalla Cina e 6 dalla Corea. Dalla Francia, oltre a Dautremer, Edmond Baudoin, Alfred, Jérémie Almanza, David B., Sylvain Repos, Julien Blondel, Shonen, Tony Valente e altri.
Imperdibili day-1:
Maxi Showcase di Kevin Eastman (13:00, Auditorium San Romano) per i 40 anni delle TMNT e mostra monografica a Palazzo Guinigi.
Oscar Grillo in dialogo con Luca Raffaelli (13:00, Sala Tobino).
Guy Delisle (16:00, Auditorium San Romano) tra live drawing, aneddoti e graphic journalism.
Legalità a fumetti con Pietro Grasso e autori (16:00, Sala Tobino).
Mercato e lettori: panel AIE “I fumetti sulle montagne russe” (16:00, Chiesetta dell’Agorà).
Area Movie: masterclass con Luc Besson e Notti Horror
Alle 15:00 masterclass di Luc Besson (Teatro del Giglio); alle 18:00 al Cinema Astra presenta “Dracula – L’amore perduto” con Matilda De Angelis. Nelle Notti Horror: anteprima “The Ugly Stepsister” e talk “Il freak oggi al cinema” a cura di TheGiornaliste.
Musica: French Touch e grandi ritorni
Party di apertura all’eSport Stadium (Palatagliate) con Étienne De Crecy e Venin Carmin, MC Andrea Rock. Max Pezzali (12:00, Auditorium San Francesco) presenta il quinto “Max Forever”; alle 18:30Elio e le Storie Tese in… “Foto” (Rizzoli Lizard). Debutta il Palco di Piazzale Verdi con Living Park (tribute Linkin Park) e Pax Side of the Moon.
Videogiochi: creatività, anteprime e leggende
Ospiti Hideo Kojima (finale Death Stranding World Strand Tour 2), Keiichirō Toyama e John Romero. Nintendo (Piazza Bernardini) con oltre 50 postazioni e preview per Switch 2. Bandai Namco Palace alla Palestra Ducale Maria Luisa; Samsung in Piazza dell’Anfiteatro con ecosistema gaming e prova esclusiva Riot Games 2XKO. MediaWorld Gaming Village con tornei e family-experience, Red Bull Tetris e lo shop con Plaion Replai.
Games & GdR: Carducci e Games Café
Al Padiglione Carducci debutta il TCG “Riftbound” (mondo di League of Legends). Al Games Café torna Lucca RPG Old School. Alle 9:30 partono le Ruolimpiadi (Auditorium del Suffragio). Panel in Sala Ingellis su D&D Scatola Rossa e 50 anni di Games Workshop.
Mostre tematiche:
Forging the Myth (Palazzo Guinigi): 50 anni di Games Workshop, con opere di John Blanche, Iain McCaig, Brian Bolland, Jim Burns, John Sibbick, Paul Bonner, Gary Chalk, Karl Kopinski e oggetti di Ian Livingstone.
LIBROGAME40: Il protagonista sei tu! (Family Palace, Real Collegio), a cura di Mauro Longo e Roberto Irace.
Fantasy & Young Adult
Al padiglione San Martino arrivano Rick Riordan, Cassandra Clare, Holly Black, Glenn Cooper con Audible, Longanesi, Fazi, Il Castoro OFF. Alla Chiesa di Santa Caterina si celebrano le “nozze” simboliche Twilight con l’audiolibro Audible. Cronache di Narnia: incontro con i curatori-traduttori Edoardo Rialti e Stefano Giorgianni (16:45).
Cosplay: 80 eventi e community village
Quartier generale nel Giardino degli Osservanti con parate, contest (Anime Vocal), live show e raduni. Day-1:Raduno e Parata “Mythology” (14:00, Piazza San Michele → Giardino degli Osservanti).
Japan Town (Polo Fiere)
Madrina Akemi Takada (Creamy, Orange Road, Patlabor): inaugurazione mostra e attività dal 29/10 al 1/11 con incontri e firmacopie.
Junior & famiglie: 20 anni di Lucca Junior
Accesso gratuito per under 10 (nati dal 01/01/2016 in poi, accompagnati). In Sala Tobino (29/10, 11:30) presentazione de “La goccia” (Protezione Civile), sessioni Sisma VR, laboratori LEGO® (Orange Team LUG), evento Topolino party #ioleggotopolino (Auditorium San Romano, 11:30) e Il musical dell’Ape Maia (Auditorium San Girolamo).
App ufficiale e Welcome Desk
Torna l’app LuccaCGAssistant (Android/iOS): profili personalizzabili, esperienze su misura, design dinamico nei momenti speciali, notifiche e mappa. Welcome Desk in Baluardo San Regolo, Baluardo Santa Croce, Piazzale Ricasoli (stazione), Via Vincenzo Consani, Polo Fiere; aperti 29/10–2/11 dalle 6:30 alle 18:30 (San Regolo aperto anche mar 28/10 16:00–19:00).
Mescolando cuore, umorismo e un pizzico di magia, il film Disney Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo segna un nuovo capitolo per Jamie Lee Curtis (Tess Coleman) e Lindsay Lohan (Anna Coleman), madre e figlia sullo schermo, mentre la storia della famiglia Coleman entra in una nuova generazione.
Definito “un ritorno al passato ben fatto: spassoso, divertente e pieno di cuore” (Kylie Mar, Complex), il film Disney Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo è il film perfetto da guardare insieme a tutti i componenti della famiglia, che abbiano o meno mai immaginato di scambiarsi i ruoli o di mettersi nei panni di qualcun altro.
Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo
Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan tornano nei loro ruoli in questo sequel esilarante. La figlia di Tess, Anna, ha ora una figlia e una futura figliastra. Mentre affrontano le gioie e le sfide che si presentano quando due famiglie si uniscono, Tess e Anna scoprono che la fortuna potrebbe davvero colpire due volte.
Netflix sta infrangendo la sua regola numero uno per Stranger Things e KPop Demon Hunters, ed ecco perché. Sebbene il servizio di streaming sia da tempo contrario alle distribuzioni cinematografiche su larga scala, una versione karaoke di KPop Demon Hunters è stata distribuita nelle sale cinematografiche USA per due giorni, dal 23 al 24 agosto, diventando il film numero uno al botteghino, e sarà riproposto nelle sale durante il weekend di Halloween.
Inoltre, è stato recentemente rivelato che il finale di due ore di Stranger Things uscirà nelle sale la vigilia di Capodanno, lo stesso giorno in cui l’episodio sarà trasmesso in anteprima su Netflix.
In un’intervista a Variety, l’analista Alicia Reese, vicepresidente della ricerca azionaria presso Wedbush Securities, ha spiegato perché Netflix sta infrangendo la sua regola numero uno distribuendo Stranger Things e KPop Demon Hunters nelle sale cinematografiche. In passato, Netflix distribuiva i film in sale selezionate esclusivamente per poter partecipare alle premiazioni, ma ora il suo obiettivo è quello di raggiungere un pubblico più ampio. Leggi la spiegazione completa di Reese qui sotto:
Per molto tempo, l’interesse principale di Netflix nel portare i propri film nelle sale cinematografiche era quello di ottenere riconoscimenti o di accontentare i talenti. Ora Netflix è più interessata a cercare di massimizzare la propria portata.
Netflix è stata a lungo contraria alle uscite nelle sale cinematografiche. All’inizio di quest’anno, il CEO di Netflix Ted Sarandos ha persino descritto il concetto di uscita nelle sale cinematografiche come un’idea antiquata. Tuttavia, dopo quella dichiarazione, Netflix sembra aver cambiato approccio. Negli ultimi mesi, diversi film Netflix sono stati destinati alla distribuzione nelle sale cinematografiche.
Stranger Things Stagione 5 Foto Credits Netflix
Questa line-up include Frankenstein di Guillermo Del Toro, uscito in distribuzione limitata nelle sale il 17 ottobre, e Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery, la cui uscita nelle sale è prevista per il 26 novembre. Entrambi saranno proiettati nelle sale per un periodo limitato prima di essere trasmessi in streaming su Netflix rispettivamente il 7 novembre e il 12 dicembre.
Anche il film Narnia di Greta Gerwig uscirà nelle sale IMAX per due settimane nel 2026. Inoltre, Netflix sta valutando un’ampia distribuzione nelle sale per Adventures of Cliff Booth di David Fincher, lo spin-off di C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino con Brad Pitt.
Netflix sembra aver abbracciato le uscite nelle sale cinematografiche, riflettendo apparentemente la tardiva consapevolezza che i film proiettati nei cinema hanno spesso un maggiore impatto culturale. Tuttavia, a differenza degli studi tradizionali, Netflix non considera i cinema come una fonte di guadagno. Al contrario, considera le uscite nelle sale come uno strumento di marketing per stimolare il pubblico e, in ultima analisi, riportarlo sulla piattaforma di streaming.
Il regista del prossimo reboot cinematografico The Toxic Avengeranticipa la violenza unica del film. The Toxic Avenger è un remake dell’omonimo film d’azione del 1984, la cui trama è incentrata su un nuovo eroe mostruoso che si trasforma in “The Toxic Avenger” dopo un incidente chimico tossico. The Toxic Avenger è diretto da Macon Blair e vede protagonisti Kevin Bacon, Peter Dinklage, Jacob Tremblay ed Elijah Wood.
In vista dell’uscita del film, Blair anticipa la violenza unica di The Toxic Avenger, accennata nel trailer. In un’intervista con Empire, il regista ha descritto la violenza del film come “violenza tipo Itchy and Scratchy”. Blair ha citato ad esempio:
Abbiamo un tizio che viene infilato con la testa nel motore di un’auto e questa gli schiaccia la testa. Era una gag che mi piaceva molto.
La violenza di The Toxic Avenger lo rende difficile da vendere
La versione del 1984 di The Toxic Avenger nasce dalla tradizione delle commedie horror di serie B. Sebbene fosse uno dei film più popolari della sua casa di produzione, la Troma Entertainment, The Toxic Avenger non ebbe successo al botteghino al momento della sua uscita. Da allora, tuttavia, la sua esilarante rivisitazione della storia delle origini dei supereroi lo ha portato a diventare oggi un classico di culto, dando infine vita al prossimo reboot.
Forse a causa della sua anticonformità, The Toxic Avenger è un po’ difficile da vendere ad alcuni spettatori al di fuori del suo pubblico di culto. Di conseguenza, il film ha trascorso oltre un decennio in fase di sviluppo, dopo essere stato annunciato per la prima volta nel 2010. Lentamente, The Toxic Avenger ha aggiunto i membri del cast e ha iniziato le riprese prima di essere finalmente presentato in anteprima quest’anno al Fantastic Fest. Il film non ha ancora una data di uscita ufficiale. Confrontando la violenza con quella dei Simpson in Itchy and Scratchy, è chiaro che il gore sarà sicuramente esagerato.
Anche se la violenza nel film potrebbe essere controversa, la descrizione di Blair della violenza di “Itchy and Scratchy” e la descrizione delle scene rendono il film ancora più emozionante. Con scene come quella del motore dell’auto, The Toxic Avenger si è guadagnato chiaramente la classificazione R. Anche l’originale ha scioccato gli spettatori con la sua violenza, ma con effetti speciali più potenti, il gore di The Toxic Avenger del 2023 scioccherà sicuramente ancora di più il pubblico.
Stiamo ancora aspettando notizie sul rinnovo di Alien: Pianeta Terra di FX/Hulu per una seconda stagione (anche se la serie è stata piuttosto apprezzata dai fan e dalla critica, i dati indicano che gli ascolti non sono stati particolarmente elevati), ma sembra che lo showrunner Noah Hawley abbia le idee piuttosto chiare su come vorrebbe che la storia procedesse se avesse l’opportunità di continuare la serie.
Il finale della prima stagione si è concluso con Wendy, Hermit e gli altri ibridi – insieme a una coppia di xenomorfi – che hanno preso il controllo del centro di ricerca Prodigy e imprigionato Boy Kavalier, Kirsh, Dame Sylvia, Atom Eins e Morrow. Una vittoria, ma forse di breve durata. “Quel momento in cui si dice ‘Ora comandiamo noi’ è davvero esaltante per il pubblico. E poi la domanda è… beh, è stato esaltante anche quando Dustin Hoffman è corso fuori dalla chiesa e sono saliti sull’autobus in Il laureato.
“Ma cosa succede dopo?”, dice Hawley a Empire. “Le navi Weyland-Yutani stanno arrivando e tutto ciò che hanno sono problemi”. Oltre a concentrarsi sulle immediate conseguenze del colpo di stato ibrido, Hawley spera di poter andare oltre l’isola ed esplorare maggiormente il pianeta governato dalle corporazioni. “Mi interessa esplorare la politica aziendale”, aggiunge.
“Come abbiamo visto, c’è un’irresistibile attrazione gravitazionale verso il monopolio che hanno le aziende e i miliardari. C’è un po’ di Game Of Thrones nel mondo aziendale che trovo interessante. Penso che la storia dell’autonomia di questi bambini continui ad essere il cuore della serie, ma Alien riguarda sempre i livelli di contenimento. L’isola è un livello di contenimento, ma cosa succede quando si supera quel livello?”
“In definitiva, la serie si chiama Alien: Pianeta Terra. So che, dato il canone, non posso far saltare in aria la Terra, ma penso che il contenimento sarà molto difficile da mantenere. Perché è una storia sull’umanità intrappolata tra la natura che cerca di ucciderci e la tecnologia che abbiamo creato e che sembra cercare di ucciderci, che assomiglia molto al mondo in cui vivo”, aggiunge, “e quindi mi sembra che ci sia molto con cui confrontarsi”.
Frankenstein segue la vicenda di Victor Frankenstein (interpretato da Oscar Isaac), un brillante scienziato e chirurgo ossessionato dal desiderio di sconfiggere la morte dopo la perdita della madre, morta di parto mentre dava alla luce il suo fratellino William. Alla fine, Victor riesce a dare vita a una Creatura senziente (interpretata da Jacob Elordi), assemblata con arti e organi prelevati da diversi cadaveri. Tuttavia, subito dopo averla creata, la abbandona e tenta di distruggerla, condannando entrambi a un destino di disperazione e distruzione.
Per la maggior parte, il film si sviluppa in modo simile alle numerose altre versioni della storia viste nel corso degli anni. Tuttavia, in questa rilettura, Victor è rappresentato come un uomo molto più crudele e illuso rispetto al suo corrispettivo letterario, e la sua indifferenza verso chi lo circonda porta alla morte di Elizabeth Lavenza (interpretata da Mia Goth), che in questa versione sviluppa un legame profondo con la Creatura.
Nel romanzo, è la Creatura a uccidere Elizabeth la notte delle sue nozze con Victor. Nel film di del Toro, invece, Frankenstein la uccide accidentalmente, sparandole mentre lei abbraccia la sua creazione.
Con creatore e creatura ormai impazziti per il dolore e accecati dal desiderio di vendetta, la Creatura rintraccia Victor al Polo Nord, dove l’uomo, gravemente ferito, si trova a bordo di una nave dopo aver raccontato la sua storia al capitano Anderson. Nel romanzo, Frankenstein muore prima che la Creatura arrivi, ma nel film i due condividono un ultimo momento insieme: Victor si scusa per le proprie azioni e implora — e ottiene — il perdono dal suo “figlio”.
Invece di scegliere di morire accanto al suo creatore, come avviene nel libro, la Creatura decide di abbracciare la vita, allontanandosi lentamente nell’orizzonte ghiacciato, verso un destino incerto.