In un nuovo post sui social del
regista di Superman,James Gunn, ha mostrato l’orribile
Mr. Handsome, che fungeva da schiavo di
Lex Luthor nel suo universo tasca. Il personaggio
ha incuriosito i fan, e alcuni che ipotizzano che possa essere un
marziano bianco, ad esempio.
In un post con diverse nuove foto
del dietro le quinte, Gunn ha spiegato: “Lex ha creato Mr.
Handsome in una capsula di Petri quando aveva 12 anni: stava
cercando di creare un essere umano. Non è venuto fuori un granché,
ma potrebbe essere l’unico al mondo per cui Lex prova un vero
sentimento, come dimostra la foto sulla sua scrivania.”
Questa spiegazione della sua origine
si collega bene alla creazione di Ultraman da parte di Luthor, un
clone di Superman privo di cervello che controllava tramite una
serie di istruzioni al computer. Entrambe le creature, pur con
esiti diversi, dimostrano la capacità di Luthor di perseguire i
propri scopi, anche quelli eticamente più discutibili.
Non è chiaro se la serie sia ormai
finita nel dimenticatoio, soprattutto perché i Marvel Studios prevedono di
pubblicare solo una serie TV all’anno. Jeremy Renner, tuttavia,
sembra fiducioso che la seconda stagione prima o poi si farà.
“Sono sempre felice di essere in
quel mondo, amico”, ha detto a Empire Online. “Adoro tutti
quei ragazzi, adoro il personaggio. Sono sicuro che alla fine
faremo la seconda stagione e faremo altre cose. E sono felice di
farlo. Il mio corpo si sta preparando per qualcosa del genere. Non
so se qualcuno voglia vedermi in calzamaglia, ma il mio corpo starà
benissimo in calzamaglia.”
Non sappiamo come si evolveranno le
cose, ma da come si era conclusa la prima stagione, ci aspettiamo
che un eventuale secondo ciclo coinvolge Clint in qualità di
mentore per la giovane Kate Bishop (Hailee
Steinfeld). La serie potrebbe intrecciarsi con le
vicende di Daredevil: Rinascita o addirittura con quelle di
Spider-Man: Brand New Day. Staremo
a vedere cosa accadrà.
Dopo la recente
vittoria alla 55esima edizione del Giffoni Film Festival nella
sezione Generator +18, Europictures è lieta di diffondere il
trailer italiano Kneecap,
nei cinema italiani dal 28 agosto.
Ispirato alle
origini dell’omonimo trio rap di Belfast (tra i primi a cantare in
gaelico irlandese), Kneecap è un comedy
biopic scritto e diretto da Rich Peppiatt (One
Rogue Reporter). Protagonisti sono i membri stessi della band
Naoise Ó Cairealláin “Móglaí Bap”, Liam Óg
Ó Hannaidh “Mo Chara” e JJ Ó Dochartaigh “Dj
Provaí”, alle prese con la loro controversa ascesa al
successo nel panorama musicale, segnata da una convinta
rivendicazione della lingua irlandese. Nel cast anche
Michael Fassbender nel ruolo di Arlo, il
misterioso padre di Naoise, patriota irlandese che ha finto la sua
morte per sfuggire alle autorità britanniche.
Kneecap è un’avventura psichedelica alla
scoperta di come un trio di giovani di Belfast è diventato
l’improbabile figura di riferimento di un movimento per i diritti
civili nella salvaguardia della propria lingua madre. Kneecap
non è quindi solo un gruppo rap, ma un fenomeno culturale: bannato
dalla televisione di stato RTÉ e disprezzato pubblicamente dal
partito conservatore DUP, il trio ha costruito la sua notorietà
attraverso un atteggiamento sul palco che sembra appartenere più
alla scena punk rock che rap e una produzione musicale sicuramente
spinosa per tematiche e linguaggio, ma innovativa per la poetica
fusione di irlandese e inglese, fusione che ha ispirato un’intera
generazione di giovani nella riscoperta delle proprie radici
linguistiche. Negli ultimi mesi i Kneecap hanno
fatto inoltre parlare di sé per le loro posizioni pro-Palestina
dichiarate apertamente duranti alcuni eventi musicali, tra cui il
Coachella (in cui hanno invitato il pubblico a unirsi al coro “Free
Palestine” e per cui l’organizzazione dei loro concerti in USA ha
interrotto la collaborazione) e un concerto a Londra dello scorso
novembre in cui Mo Chara ha esposto una bandiera di Hezbollah ed è
stato accusato di terrorismo. In seguito all’indagine in corso
diversi politici tra cui il primo ministro inglese avevano chiesto
che la band non si esibisse al recente festival di Glastonbury: la
BBC, broadcaster ufficiale del festival, ha deciso di oscurare la
loro performance nella trasmissione in diretta ma alla fine il trio
ha suonato davanti a un pubblico immenso dove sbandieravano diverse
bandiere palestinesi. Recentemente, si è aggiunta la notizia che
l’Ungheria ha negato l’accesso nel Paese al gruppo rap irlandese,
che avrebbe dovuto esibirsi allo Sziget Festival di Budapest: la
motivazione è “incitamento all’odio antisemita”. Il divieto di
ingresso sul territorio magiaro sarà valido per tre anni in quanto
il gruppo è considerato una “grave minaccia alla sicurezza
nazionale”, ha affermato il governo di Viktor Orbán.
Il regista
Rich Peppiatt afferma che fin dall’inizio del
progetto la lingua e il suo rapporto con l’identità sono stati
aspetti fondamentali per la storia che voleva raccontare:
“Essendo un grande fan dell’hip-hop della vecchia scuola, per
me il rapporto dei Kneecap con la lingua riecheggiava la
controversia che un tempo i rapper afroamericani creavano
reinventando la lingua inglese per riflettere la loro realtà
sociale urbana e oppressa”. Colpito dall’energia allo stato
puro e dall’autenticità della band, Peppiatt ha
visto nella passione del trio nei confronti della causa della
lingua irlandese un’occasione unica: “Mo Chara, Móglaí Bap e DJ
Provaí incarnavano una visione di Belfast e dell’Irlanda moderna
sorprendentemente diversa da quella che tutti noi chiamiamo casa.
Il film doveva essere audace, crudo e implacabile come la musica
dei Kneecap”.
Nella Belfast
post-conflitto, emerge il turbolento trio rap KNEECAP, che getta le
basi per la rinascita della lingua irlandese contro
l’establishment. Liam Óg e Naoise, autoproclamatisi “feccia di
bassa lega”, insieme all’insegnante JJ, diventano un simbolo
politico e la voce di sfida della gioventù irlandese
inquieta.
Mentre lottano
per lasciare un segno nel mondo e le pressioni familiari e
relazionali minacciano di staccare la spina ai loro sogni, il trio
intreccia una narrazione che trascende la musica. Una favola vera
sull’impulso intrinseco dell’uomo all’identità, sul fascino delle
droghe e sulla passione per la vita, KNEECAP è una corsa
emozionante che pulsa di ritmi hip-hop.
Kneecap arriva al cinema dal 28 agosto
con Europictures.
Si apre mercoledì 30 luglio l’ottava edizione del
Saturnia Film Festival, l’appuntamento cinematografico
itinerante, promosso dall’associazione
culturale ARADIA PRODUCTIONS con la
presidenza di Antonella Santarelli e la
direzione artistica del regista Alessandro
Grande, che ogni estate porta il grande cinema nel
cuore della Maremma toscana. Fino al 3 agosto, alcuni tra i borghi
tra i più suggestivi della regione (Manciano, Saturnia, Rocchette
di Fazio, Montemerano, e le Terme di Saturnia) si trasformeranno in
luoghi di visione e incontro, con le proiezioni dei film in
concorso, masterclass e incontri con ospiti di rilievo. Il
Saturnia Film Festival si conferma anche quest’anno come una delle
realtà più originali nel panorama festivaliero italiano, capace di
coniugare scoperta del territorio e attenzione alle voci emergenti
del cinema.
Ad aprire il
festival, mercoledì30 luglio a
Manciano, sarà la nuova sezione
“Sguardi di donne”, realizzata in collaborazione con le
associazioni Olympia de Gouges e Mujeres nel Cinema, con le
proiezioni dei cortometraggi selezionati. La serata prenderà il via
alle ore 19.00 in Piazza della Rampa, con una degustazione di
prodotti del territorio, accompagnata da un concerto realizzato in
collaborazione con lo Street Music Festival.
Giovedì 31
luglio il festival si sposterà
a Saturnia, dove l’incontro
con Lillo Petrolo, artista poliedrico
amatissimo dal pubblico (ore 21.00, Piazza Vittorio Veneto) darà il
via alla serata, che proseguirà poi con le proiezioni dei primi
titoli in concorso. Ospite della serata il
regista Christian
Filippi conIl mio
compleanno, opera prima già acclamata per il suo
sguardo autentico su una generazione fragile e in cerca di
voce.
Venerdì 1°
agosto sarà la volta di Rocchette di
Fazio, con una serata che, oltre alle proiezioni dei corti
in concorso, vedrà protagonista il regista Stefano
Lorenzi con il
suo Afrodite, una storia
d’amore intensa e coraggiosa con due straordinarie protagoniste
come Ambra Angiolini e Giulia Michelini, che
incontrerà il pubblico del festival nella serata di sabato 2.
Il festival
proseguirà sabato 2
agosto a Montemerano, con una
serata ricca di ospiti tra cui Maurizio
Lombardi, con il suo
cortometraggio Marcello, Francesco
Costabile
con Familia (entrambi con
Francesco Gheghi protagonista), e Giulia Michelini.
Sabato 2 agosto prende il
via la seconda edizione del Saturnia Pitch, piattaforma
professionale che mette in contatto giovani registi e sceneggiatori
con le principali realtà produttive italiane. Durante due giornate
alle Terme di Saturnia, gli autori selezionati parteciperanno a
sessioni di pitch, incontri individuali con produttori ed editor, e
masterclass su sceneggiatura, produzione e distribuzione
cinematografica. Saranno presenti dispàrte, Indaco
Film, Indigo Film, Gaumont, Mompracem, Wildside, Vivo Film, Tramp
Limited, oltre a Medusa
Film che interverrà con una Masterclass
sulla distribuzione per gli autori selezionati.
La giornata
conclusiva, domenica 3 agosto, si svolgerà
nello scenario unico delle Terme di Saturnia. In programma le
proiezioni degli ultimi titoli del concorso cortometraggi, tra
cui La buona
condotta di Francesco
Gheghi, attore tra i più amati e acclamati della sua
generazione, che presenterà il film.
A seguire, nel corso della cerimonia
di premiazione, saranno consegnati i premi
al Miglior Film, assegnato dal pubblico alla
pellicola che avrà ottenuto il maggior numero di voti espressi dopo
la proiezione, e i premi al Miglior Cortometraggio
Italiano, Miglior Cortometraggio Internazionale e Miglior
Cortometraggio d’Animazione, assegnati dalla giuria
composta Paolo
Orlando (Presidente), Selene
Caramazza, Manuela
Rima, Mario
Mazzetti e Teresa Pasquini.
Nell’ambito del concorso corti, sarà inoltre assegnato
il Premio Enel Andrea Camilleri alla Miglior
Sceneggiatura in occasione del centenario della
nascita del grande autore, onorando il suo legame con l’Amiata e
l’importanza della sceneggiatura. Ospitato alle Terme di Saturnia,
un luogo connesso al Monte Amiata e alle sue acque, il premio mira
a diventare un evento culturale fisso, promosso anche dal Premio
principale del Saturnia Film Festival, un’opera d’arte di Arnaldo
Mazzanti raffigurante la Ninfa, simbolo della nascita delle acque
di Saturnia. La collaborazione con Enel non solo valorizza il
talento autoriale, ma promuove il patrimonio culturale e naturale
della Maremma Toscana, in particolare il legame tra le acque di
Saturnia e il Monte Amiata, inclusa la sua energia geotermica.
Questo premio è un progetto che intreccia cultura, valorizzazione
territoriale, eccellenza artistica e sostenibilità, nel segno di
Camilleri e delle unicità della Maremma Toscana.
Inoltre per tutta la durata del
festival il Polo Culturale Le Clarisse di Grosseto e il Polo
Culturale Pietro Aldi di Saturnia ospiteranno i film della
sezione Art Short School, diretta da David
Pompili, con i video degli studenti dell’Istituto Gandhi di
Narni.
Nel 2008, la morte di una stilista
in un appartamento di Barcellona avrebbe rivelato uno dei crimini
più atroci e inquietanti della recente storia spagnola. L’autore?
Una donna che si nascondeva dietro falsi nomi, inventava identità e
aveva una straordinaria capacità di manipolare gli altri. Questa è
la storia di María Ángeles Molina, conosciuta
semplicemente come Angi, protagonista di
Angi: Crimini e Bugie, una docu-serie disponibile
su Netflix.
In due episodi, il regista Carlos Agulló si
addentra in un caso che ha sconvolto il Paese: l’omicidio di
Ana Páez, una donna che Molina non solo ha ucciso,
ma ha anche sfruttato per sostenere una frode che prevedeva false
identità, polizze sulla vita e una serie di bugie tanto complesse
quanto crudeli.
L’omicidio di Ana
Páez
Ana era una stilista di 35 anni che
credeva di aver trovato in Angi un’amica, una mentore e una figura
di fiducia. Le due si conoscevano da circa 10 anni, dopo essersi
incontrate la prima volta quando lavoravano nella stessa azienda, e
il loro legame si era rafforzato nel tempo. Molina si presentava
come un’imprenditrice di successo, colta e generosa, e non esitava
mai a ricoprire Ana di elogi. Quello che Ana non sapeva era che
Angi aveva un piano per rubarle l’identità e, in seguito, la
vita.
Il 19 febbraio 2008, Ana fu trovata
morta in un appartamento in affitto a Barcellona. Era nuda, con un
sacchetto di plastica in testa sigillato con del nastro adesivo.
Inizialmente la scena suggeriva un crimine sessuale, ma le prove
indicavano qualcosa di molto più calcolato. Poco prima
dell’omicidio, le riprese delle telecamere di sorveglianza
mostravano Angi entrare in una banca indossando una parrucca e
prelevare 600 euro dal conto di Ana.
Poi guidò una Porsche fino a
Saragozza, dove ritirò le ceneri del padre, morto l’anno prima.
Secondo il tribunale, questo faceva parte di un alibi attentamente
costruito. Una volta tornata nell’appartamento, Molina drogò Ana
con una sostanza non identificata prima di soffocarla.
Inscenare un crimine mai
accaduto
Angi tentò di insabbiare l’omicidio
inscenando una violenza sessuale. Per farlo, pagò due uomini in un
bordello maschile di Barcellona per dei campioni di sperma, che poi
depose sulla scena del crimine. Ma gli investigatori smontarono
rapidamente la falsa narrazione. Le prove puntavano costantemente
ad Angi, che, interrogata, fornì diverse versioni contrastanti
degli eventi.
A un certo punto, affermò di aver
comprato un orologio da El Corte Inglés al momento dell’omicidio.
In seguito, affermò di essersi fermata a comprare uno yogurt. In
una delle dichiarazioni più bizzarre del caso, pronunciata con
inquietante freddezza, disse alla corte: “Senza yogurt o latte
condensato, non sono niente”. La frase sbalordì sia la famiglia
della vittima che i magistrati.
La frode
L’omicidio faceva parte di un più
ampio schema di frode finanziaria. Prima della morte di Ana, Molina
aveva richiesto diversi prestiti e polizze assicurative sulla vita
a nome di Ana utilizzando documenti falsi. Alcune delle polizze
avevano importi di rimborso significativi. Il piano era chiaro:
eliminare Ana, assumere la sua identità e riscuotere il denaro.
Molina ha utilizzato anche
l’identità di un’altra donna, Susana B. Avrebbe acquisito i dati
personali di Susana dopo che Susana aveva lasciato una copia dei
suoi documenti in una copisteria. Molina ha utilizzato le
informazioni per aprire conti bancari ed effettuare transazioni
fraudolente.
La polizia ha trovato prove
cruciali, tra cui i documenti di Ana nascosti dietro il serbatoio
dell’acqua nel bagno di Molina e una bottiglia sigillata di
cloroformio, a ulteriore dimostrazione della premeditazione.
Il processo
Nel 2012, il tribunale ha concluso
che “la quantità e la rilevanza delle prove, ampiamente
accreditate”, non lasciavano dubbi sull’autore. Molina è stata
condannata a 22 anni di carcere: 18 per omicidio e 4 per
falsificazione di documenti. L’omicidio di Ana Páez ha portato le
autorità a riaprire un caso precedente: la morte del marito di
Molina, Juan Antonio Álvarez Litben, avvenuta nel 1996. L’uomo
d’affari 45enne era morto improvvisamente in circostanze
inspiegabili. La ripresa delle indagini ha sollevato seri sospetti
sul coinvolgimento di Molina, soprattutto perché lei ne ha
ereditato i beni. Ma senza prove concrete, il caso rimane
irrisolto.
Nel corso degli anni, Molina si è
creata molteplici identità. Ha affermato di essere una psicologa,
un avvocato, una paziente oncologica in cura, una madre di figli
inesistenti e una vittima di abusi. Ha persino finto gravidanze e
ha usato i social media per rafforzare le sue elaborate invenzioni.
Era un’attrice a tempo pieno nella sua rete di bugie.
Agulló ha affermato che ricercare il
materiale per Angi è stato come navigare in una “galleria degli
specchi“. “Abbiamo esaminato oltre 2.000 pagine di
documenti legali, rapporti e fascicoli familiari. Abbiamo condotto
più di 60 interviste con agenti di polizia in pensione, detective e
persone vicine a entrambi i casi“, ha affermato. “È stata
un’indagine sfaccettata, proprio come le molteplici identità di
Angi”.
Più che raccontare un crimine,
Angi: Crimini e Bugie rivela come una donna sia
riuscita a manipolare sistemi, amici e familiari per sostenere una
vita di bugie. Una storia tanto incredibile quanto vera.
Il 2025 ha già visto l’uscita di
alcuni titoli horror di grande impatto che hanno impressionato
sia la critica che il pubblico. Tra questi spicca I
peccatori di Ryan Coogler, uscito nell’aprile di
quest’anno. Il film ha ottenuto un buon successo al botteghino e
ottime recensioni, con un punteggio del 97% su Rotten Tomatoes.
Un altro film horror molto
apprezzato quest’anno è stato Bring Her
Back. A differenza di Sinners, il film non ha
ottenuto il successo che avrebbe potuto al botteghino, ma è
comunque riuscito a ottenere un punteggio dell’89% su
Tomatometer.
Tra coloro che hanno apprezzato
Bring Her Back c’è ancora la nostra Agnese
Albertini, e nella
sua recensione ha scritto: “Bring Her Back conferma il talento e la maturità dei
fratelli Philippou, capaci di reinventarsi senza tradire le radici
del loro cinema. Se Talk to Me era un horror folgorante
sull’adolescenza e l’identità, qui ci troviamo davanti a un’opera
più adulta, che affronta con lucidità e coraggio il lato più oscuro
della genitorialità e della perdita. Meno spettacolare, ma più
doloroso. E forse, proprio per questo, ancora più
efficace.”
Nonostante questi titoli
inizialmente forti, l’anno dell’horror è ancora lungo. In autunno
promette alcune uscite interessanti, tra cui The Black Phone
2. Ora, un film horror molto atteso ha fatto un debutto
impressionante su Rotten Tomatoes.
Weapons debutta con un ambito 100% sul Tomatometer
È più alto del precedente film di Cregger
Weapons
ha ottenuto finora un ottimo punteggio su Rotten Tomatoes. Il film
horror è il seguito di Barbarian del regista Zach Cregger.
Il film del 2022 è stato accolto incredibilmente bene, ottenendo un
Tomatometer del 92% e incassando 45,3 milioni di dollari con un
budget stimato di 4,5 milioni di dollari.
Questa volta, Cregger si addentra
nel mondo dell’horror psicologico con Weapons. La trama
segue la storia di una piccola città in cui, una notte alle 2:17
del mattino, tutti i membri di una classe di una scuola
elementare scompaiono tranne uno. Questo lascia la comunità a
chiedersi cosa abbia causato la scomparsa e a dare la colpa a
tutti.
Weapons vede un cast di
protagonisti che include Julia Garner, Josh Brolin,
Benedict Wong, Alden Ehrenreich, Austin Abrams e Toby
Huss. L’uscita è prevista per l’8 agosto.
Ora, Weapons ha ottenuto il
suo primo punteggio su Rotten Tomatoes. Il
film ha debuttato con un punteggio perfetto del 100%. Questo dato è
soggetto a modifiche, poiché al momento della stesura di questo
articolo sono state pubblicate solo 11 recensioni. Allo stesso
modo, il film non ha ancora un Popcornmeter del pubblico, poiché
non è ancora uscito nelle sale.
In pochi anni, Julia
Garner è diventata uno dei volti più riconoscibili e
apprezzati del panorama cinematografico e televisivo
internazionale. Grazie al suo talento magnetico e a interpretazioni
intense e versatili, ha conquistato pubblico e critica, ricevendo
prestigiosi riconoscimenti, tra cui tre Emmy Awards. Da Ozark a Inventing Anna, passando per il ruolo di Silver Surfer
nel nuovo film I Fantastici
Quattro: Gli Inizi, Garner si conferma un’attrice in
costante ascesa, pronta a lasciare il segno in ogni genere a cui si
avvicina.
I film e i programmi TV di Julia Garner
1. Ha preso parte a noti
film. L’attrice debutta sul grande schermo in La
fuga diMartha (2011), per poi recitare in
Electrick Children (2012), Noi siamo infinito (2012), Not Fade Away
(2012), We Are What We Are (2013), The Last
Exorcism – Liberaci dal male (2013), Sin City – Una donna per cui uccidere (2014),
Grandma (2015), The Assistant (2019), The
Royal Hotel (2023) e Apartment 7A (2024). Nel 2025 è
al cinema con tre film: Wolf Man,I Fantastici
Quattro: Gli Inizi (con
Pedro Pascal e Vanessa Kirby) e Weapons.
2. Ha recitato in celebri
serie TV. L’attrice si è fatta notare in particolare sul
piccolo schermo, dove ha recitato in serie come The
Americans (2015–2018), The Get Down (2016–17) e
Ozark (2017–2022), che le ha conferito grande
popolarità. Ha poi preso parte a Maniac (2018),
con Emma
Stone, Waco (2018), Dirty John
(2018–19), Modern Love (2019) e Inventing Anna (2022).
Julia Garner in Sin City – Una donna per cui
uccidere
3. Ha avuto un ruolo di
rilievo nel film. Nel film Sin City – Una donna per cui uccidere, Julia Garner
interpreta Marcie, una spogliarellista che incrocia il cammino di
personaggi come Dwight e Johnny. È stato il suo primo ruolo
importante su grande schermo, segnando il debutto nel cinema
mainstream. Fu la prima esperienza di recitazione davanti a uno
schermo verde per Garner, in un contesto stilizzato e visivamente
moderno. Nonostante il ruolo non fosse centrale, l’interpretazione
fu lodata per la sua naturalezza, e le permise di distinguersi come
attrice emergente nel cinema indipendente.
Julia Garner in Ozark
Julia Garner in Ozark
4. Ha studiato un preciso
dialetto. Nel ruolo di Ruth Langmore in Ozark ha ottenuto il successo internazionale. Il ruolo
è quello di una giovane delinquente texana dalla parola facile e
mente acuta, capace di mescolare violenza silenziosa ed emozioni
complesse. In alcune interviste l’attrice ha raccontato di aver
studiato il dialetto del Missouri per rendere credibile l’accento
rurale di Ruth. Gli spettatori e la critica hanno poi elogiato la
sua capacità di umanizzare e rendere così realistica una criminale
intelligente, fragile e crudele al tempo stesso.
Julia Garner è Shalla-Bal/Silver
Surfer in I Fantastici Quattro: Gli Inizi
5. Ha letto fumetti e
praticato surf. Julia Garner è stata scelta per
interpretare la versione femminile dello Silver
Surfer,
Shalla-Bal, in I Fantastici
Quattro: Gli Inizi. Per prepararsi al ruolo, l’attrice
ha affermato di aver voluto mantenere un approccio psicologico
realistico, studiando in particolare il background di Shalla-Bal
nei fumetti What If? e Earth X. L’attrice ha
inoltre preso lezioni di surf per calarsi ulteriormente nei panni
del personaggio. Alla fine, Garner ha descritto il ruolo come
“misterioso, silenzioso, tragico”, elementi che ha cercato di
riportare nella sua interpretazione.
6. Si è cimentata con la
motion capture. Per prepararsi al ruolo di Silver Surfer
nel nuovo film Marvel, Julia Garner ha anche
effettuato un intenso lavoro con la tecnologia motion capture. Si è
così trovata a doversi cimentare con la speciale tuta che mappa i
suoi movimenti, dovendo dunque immaginare il contesto intorno a lei
ma assente sul set, immaginare la fisicità del personaggio e
muovendosi di conseguenza con convinzione pur se priva riferimenti
concreti.
Julia Garner interpreterà
Madonna
7. Sarà l’iconica cantante
al cinema. Julia Garner è stata annunciata come interprete
di Madonna nel biopic recentemente annunciato.
L’attrice ha descritto il provino come una sfida molto impegnativa:
oltre alla recitazione ha dovuto dimostrare abilità di canto e
danza direttamente a Madonna, lavorando con il suo coreografo.
Garner si è preparata pensando “che farebbe Madonna?”,
mostrando determinazione, innamoramento per la pop star e desiderio
di essere fedele alla sua energia. Nonostante il progetto abbia
subito ritardi e riscritture,
l’attrice ha confermato che il ruolo è ancora ufficialmente
suo.
8. Ha vinto importanti
riconoscimenti. Julia Garner ha vinto ben tre
Primetime Emmy Awards come migliore attrice non
protagonista per Ozark (stagioni 2, 3 e 4). Ha inoltre
ottenuto una candidatura ai Golden Globe e ai
Critics’ Choice Awards, e un Screen Actors
Guild Award per la performance corale in Ozark.
L’interpretazione di Ruth Langmore è dunque universalmente
riconosciuta come la sua consacrazione, anche grazie a numerose
candidature ai premi televisivi internazionali (Emmy, SAG, Critics’
Choice).
Julia Garner e Mark Foster
9. È sposata con un noto
musicista. Julia Garner è sposata con il musicista
Mark Foster, frontman dei Foster the People. I due
si sono incontrati al Sundance Film Festival e si sono fidanzati
durante un viaggio in camper al Parco Nazionale di Yellowstone.
Garner ha raccontato che, intuendo l’incertezza dei tempi, hanno
deciso di sposarsi a dicembre 2019 presso il City Hall di New York,
su impulso dei suoi “Spidey senses”. Si descrivono come una coppia
riservata ma affiatata, che condivide passione per l’arte, la
musica e l’avventura all’aria aperta.
L’età e l’altezza di Julia Garner
10. Julia Garner è nata
il1° febbraio 1994 a Riverdale,
New York. La sua altezza è di circa 1,60
metri.
Il film Odissea
è stato coinvolto in una nuova polemica, con il progetto di
Christopher Nolan finito sotto accusa per una
location controversa. Adattamento dell’omonimo poema epico di
Omero, il seguito di Nolan al film acclamato dalla critica Oppenheimer
(2023) è entrato in produzione all’inizio di quest’anno.
Il film, come noto, vanta un
cast stellare, con Matt
Damon nel ruolo di Ulisse, un guerriero che
intraprende un arduo viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di
Troia. Damon è affiancato da Tom
Holland, Charlize Theron, Zendaya e Anne Hathaway, tra gli altri, e, a un
anno dall’uscita nelle sale, è diventato uno dei titoli più attesi
del 2026.
Ora, però, secondo The Times, Odissea è
finito sotto accusa per le riprese effettuate vicino alla contesa
città sahariana occidentale di Dakhla. L’area è sotto
l’occupazione marocchina dagli anni ’70 e gli organizzatori del
Sahara International Film Festival (FiSahara) hanno criticato Nolan
per il messaggio che le riprese in quel luogo trasmettono. In una
dichiarazione, scrivono:
“In primo luogo, si tratta di
una città occupata e militarizzata, la cui popolazione indigena
saharawi è soggetta a una brutale repressione da parte delle forze
di occupazione marocchine”.
La decisione di Nolan di girare
nella regione ha portato ad accuse secondo cui lui e i protagonisti
del film starebbero “mascherando il colonialismo”. La direttrice
del FiSahara, María Carrión, ha spiegato più dettagliatamente
perché ritiene problematico che Nolan stia girando lì:
“Girando parte di
The
Odyssey in un territorio occupato definito ‘buco nero
dell’informazione’ da Reporter senza frontiere, Nolan e il suo
team, forse inconsapevolmente e involontariamente, stanno
contribuendo alla repressione del popolo saharawi da parte del
Marocco e agli sforzi del regime marocchino per normalizzare la
sua occupazione del Sahara occidentale.
Siamo certi che se comprendessero
appieno le implicazioni di girare un film di così alto profilo in
un territorio i cui popoli indigeni non possono realizzare film
sulle loro storie sotto occupazione, Nolan e il suo team sarebbero
inorriditi”.
La spiegazione delle controverse
riprese del film Odissea nella città del Sahara
occidentale
La regione ha una storia complicata
L’ONU ha classificato il Sahara
occidentale come “territorio non autonomo” ed è comunemente
considerato l’ultimo stato coloniale dell’Africa che non ha ancora
ottenuto l’indipendenza. L’Africa, ovviamente, ha una lunga storia
di dominio coloniale, anche da parte di paesi come Gran Bretagna,
Francia, Portogallo e Spagna.
Ulteriori informazioni fornite da
The Guardian sottolineano che in passato il Sahara occidentale
era sotto il controllo della Spagna, ma il Marocco ha annesso il
territorio nel 1976 dopo il ritiro della Spagna. Gran parte di
ciò che sta realmente accadendo nella regione rimane ufficialmente
non documentato, poiché l’Ufficio dell’Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) non è stato in grado di
recarsi nella regione negli ultimi 10 anni.
Secondo The Guardian, tuttavia,
l’OHCHR ha “continuato a ricevere denunce relative a violazioni
dei diritti umani, tra cui intimidazioni, sorveglianza e
discriminazione nei confronti di individui sahrawi, in
particolare quando si battono per l’autodeterminazione”. Reporter
senza frontiere ha denunciato che i giornalisti sahrawi sono
sottoposti a “tortura, arresti, abusi fisici, persecuzioni”, oltre
a lunghe pene detentive.
La decisione di Nolan di girare
il film nel Sahara occidentale, vicino alla città di Dakhla, sembra
essere interpretata da alcuni come una normalizzazione o una forma
di sostegno indiretto alla presunta oppressione coloniale.
Nonostante queste accuse, secondo
The Telegraph, la rivendicazione del Marocco sul territorio
è stata sostenuta da Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Spagna e
Portogallo. Tuttavia, la decisione di Nolan di girare il film
nel Sahara occidentale, vicino alla città di Dakhla, sembra essere
interpretata da alcuni come una normalizzazione o una forma di
sostegno indiretto alla presunta oppressione coloniale.
Rilasciato oggi
il teaser trailer di PETRA – TERZA STAGIONE, due
nuove storie targate Sky Original con
Paola Cortellesi protagonista,
in arrivo a ottobre in esclusiva su
Sky Cinema e in streaming solo su
NOW.
Paola Cortellesi torna a vestire i panni
di Petra Delicato, l’ispettrice dal carattere diretto, brillante e
fuori dagli schemi, affiancata dal solido e fidato Antonio Monte,
interpretato da Andrea Pennacchi. Dietro la
macchina da presa, il tocco inconfondibile di Maria Sole
Tognazzi.
Le due nuove
storie di questa terza stagione, prodotte da Sky
Studios e Cattleya – parte di
ITV Studios – in collaborazione con
BETA FILM e il Ministero della
Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo – Opera
realizzata con il contributo del Fondo per lo sviluppo degli
investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, sono scritte da
Giulia Calenda, Furio Andreotti,
Ilaria Macchia con la collaborazione alle
sceneggiature di Paola Cortellesi e basate sulle
opere di Alicia Giménez-Bartlett – Il silenzio
dei chiostri e Gli onori di casa – entrambe
edite in Italia da Sellerio.
Le riprese si
sono svolte a Genova e dintorni con il supporto di Genova Liguria
Film Commission.
Cosa succede in Petra – Stagione 3
In questa terza
stagione ritroviamo una Petra Delicato inedita, immersa in una
situazione familiare in cui difficilmente avremmo potuto
immaginarla. Le novità della sua vita privata però non le
impediscono certo di dedicarsi al suo lavoro come Ispettrice di
Polizia a Genova. Prima un omicidio con furto di reliquia
all’interno di un Convento, poi l’assassinio di un importante
imprenditore in odore di mafia, porteranno Petra e il suo
inseparabile viceispettore Antonio Monte a mettersi alla prova
ancora una volta. Tra nuovi incontri, trasferte professionali e
vecchie conoscenze, Petra si ritroverà a interrogarsi sul suo
futuro e su quale potrebbe essere la prossima tappa della sua
personalissima ricerca della felicità.
Bring Her Back è
un’angosciante esplorazione del dolore che culmina in un rituale
straziante che coinvolge Laura, una madre in lutto, e i suoi figli
adottivi/vittime rituali, Piper e Oliver. Bring Her Back è
il degno successore spirituale di Talk To
Me dei registi Danny e Michael Philippou, entrambi film che
esplorano i modi in cui le persone possono diventare mostri se
hanno la possibilità di oltrepassare i confini della vita e della
morte. Bring Her Back è incentrato su Andy e Piper, due
adolescenti che vengono accolti da una madre adottiva di nome Laura
insieme al loro nuovo “fratello”, Oliver.
Nonostante il suo aspetto
innocente, Laura è in realtà molto più pericolosa di quanto sembri
inizialmente, poiché ha scoperto un rituale che sacrifica la vita
dei bambini affidati alle sue cure per avere la possibilità di
riportare in vita la figlia defunta. L’acclamato Bring Her
Back è una potente riflessione su quanto il dolore possa
spingere una persona. Anche se il film lascia in sospeso il destino
di alcuni personaggi, l’ultima scena, straziante e mozzafiato,
chiarisce il significato del film.
Come Piper fugge da Laura nel
finale di Bring Her Back
Piper riesce a malapena a
sfuggire a Laura ed evitare di essere sacrificata per resuscitare
Cathy
Il finale cupo di Bring Her
Back vede Piper sfuggire a Laura prima che lei possa completare
il rituale per resuscitare sua figlia, preparando il terreno per i
momenti finali inquietanti del film. Dopo aver capito che Laura
l’ha manipolata per metterla contro Andy (e aver scoperto il
cadavere di suo fratello), Piper cerca di sfuggire alla sua nuova
madre adottiva. Tuttavia, viene trascinata in piscina da Laura, che
cerca di affogarla. Mentre lotta per scappare, Piper implora Laura
di risparmiarla e la chiama persino “mamma”. Questo singolo gesto
scuote Laura nel profondo, permettendo a Piper di sfuggire alla sua
presa. Fuggendo sulla strada e fermando un passante per chiedere
aiuto, Piper riesce ad allertare le autorità e a distruggere
l’immagine di Laura come madre innocente e addolorata.
Il finale non conferma cosa
succederà a Piper dopo gli eventi del film, anche se probabilmente
verrà mandata in un’altra casa famiglia. L’ultima scena di Piper la
vede notare un aereo che passa, ricordando come Andy le aveva detto
una volta che gli aerei trasportano le anime dei defunti
nell’aldilà. È un finale cupo per Piper, ma almeno esce dal film
con la vita.
Come Oliver si libera dalla
possessione
Piper che salva se stessa
sembra anche risparmiare a Oliver un destino oscuro
Un’altra vittima di Laura nel piano
per resuscitare sua figlia è Oliver, un ragazzino rapito con il
pretesto di un’adozione. Oliver è una parte importante del rituale
di resurrezione, poiché funge da contenitore vivente per l’anima di
Cathy mentre è posseduto da una forza demoniaca. Il rituale lascia
Oliver in uno stato simile al trance, disposto a mangiare qualsiasi
cosa, dalle mosche ai coltelli e al legno. Una volta che Laura
riesce a uccidere Piper nello stesso modo in cui è morta Cathy,
Oliver può mangiare pezzi del corpo di Cathy e sputarli su Piper,
completando così il trasferimento dell’anima.
Qualsiasi tentativo di allontanare
Oliver dalla proprietà di Laura provoca un dolore intenso, oltre a
momenti fugaci in cui il vero bambino riesce a emergere.
Fortunatamente per Piper e Oliver, la prima riesce a sfuggire alla
presa di Laura e a scappare. Di conseguenza, il rituale viene
interrotto e la forza demoniaca sembra lasciare andare Oliver. I
suoi ultimi momenti nel film sono quelli in cui viene trovato dalle
autorità e rivela loro il suo vero nome, suggerendo che può
essere riportato a casa e può iniziare a riprendersi dal trauma
che Laura gli ha fatto subire.
Cosa succede a Laura dopo il
fallimento del rituale
Laura è ritratta come un
personaggio davvero tragico in Bring Her Back, anche se
commette atti atroci contro persone innocenti. La sua unica
motivazione è la resurrezione di sua figlia, che i nastri che ha
trovato suggeriscono essere effettivamente possibile. Tuttavia,
dopo aver ucciso sia Andy che la sua ex collega Wendy, Laura decide
che è ora di mettere in atto il suo piano. Quando fallisce, sembra
che Laura non abbia più nulla nella vita e sembra averlo accettato.
L’ultima scena del film mostra Laura che culla il cadavere della
figlia nella piscina, in attesa che la polizia arrivi per
arrestarla.
Date le azioni di Laura (che vanno
dalla morte di Andy e Wendy al rapimento di Oliver e al quasi
annegamento di Piper), è probabile che dovrà affrontare una vita in
prigione. In particolare, questa non sembra una punizione più
brutale per lei della vita fuori. Laura è ritratta come una figura
molto materna, i cui tentativi di legare con Piper sembrano in
qualche modo sinceri. Laura sembra persino sconvolta dalla
necessità di uccidere Andy, ammettendo a Piper e Wendy che ciò che
sta facendo è terribile ma necessario.
Senza Cathy nella sua vita, Laura
sembra non avere nulla. Non le importa del mondo che la circonda o
del suo posto in esso, se questo significa non poter stare con sua
figlia. Questa è la tragedia centrale di Bring Her Back,
poiché in tutto il film ci sono suggerimenti che Laura, se
riuscisse ad accettare il suo dolore e a superarlo, potrebbe essere
una buona tutrice per Andy e Piper. A volte ci sono empatia,
comprensione e amore sincero, ma nulla di tutto ciò può superare
il suo dolore, spingendola a diventare un mostro alla ricerca
di sua figlia.
Qual è il segreto di Andy in
Bring Her Back?
Andy trascorre gran parte di
Bring Her Back facendo tutto il possibile per sostenere
Piper, anche a costo di frustrare sua sorella. La sua grave miopia
non la rende completamente cieca, ma le impedisce di prendere
alcune decisioni importanti nella sua vita. Verso la fine di
Bring Her Back, Andy cerca di avvicinarsi a Piper, che è
stata progressivamente allontanata da lui dalle macchinazioni di
Laura, e le rivela che uno dei motivi per cui è così determinato ad
aiutarla è che, quando lei era molto piccola e adorata dal padre,
Andy, geloso, l’aveva picchiata.
La confessione straziante di
Andy verso la fine del film ridefinisce completamente il
personaggio.
Questo spiega in gran parte perché
Andy è così determinato a vegliare su Piper, poiché si capisce che
si sente in colpa (a torto o a ragione) per la sua condizione
attuale. Inoltre, aggiunge un tocco ancora più triste alla sua
morte per mano di Laura, poiché questa consapevolezza lascia Piper
sola al mondo. Andy è un personaggio avvincente già prima di questa
rivelazione, ma la confessione straziante di Andy alla fine del
film ridefinisce completamente il personaggio.
Il vero significato di Bring
Her Back
Proprio come
il loro film precedente, Talk to Me, Bring Her
Back dei Philippou è radicato nell’esplorazione del
dolore. Mentre quel film era interamente incentrato
sull’esperienza di essere giovani e confrontarsi con il dolore
persistente che rimane dopo una tragica perdita, Bring Her
Back divide l’attenzione tra adolescenti che fanno del loro
meglio per superare il dolore insieme all’adulto che non riesce a
sfuggire al proprio. Il dolore può unire le persone, come si vede
in una serata di fantasticherie dopo che Andy e Piper hanno
seppellito il padre. Laura è al massimo del suo fascino in questa
sequenza, un potenziale nuovo perno nella loro vita.
Come riportato da
Screen Rant, Danny e Michael Philippou hanno suggerito che
Talk to Me e Bring Her Back sono ambientati nello
stesso universo.
Tuttavia, non potrà mai sfuggire al
dolore per la perdita della figlia, anche se mente spudoratamente e
dice che sta bene. Laura è disposta a tutto pur di riportarla
indietro, anche a costo di sacrificare altri bambini come
Oliver e Piper per la sua missione. Le misure che una persona è
disposta a prendere per rompere l’ordine naturale e ricongiungersi
con i propri cari possono trasformare persone buone in mostri,
riprendendo i temi di Talk To Me e Bring Her Back.
Bring Her Back è una storia straziante sulla perdita
e su ciò che può fare a una persona.
Apple
TV+ ha svelato le prime immagini di Down
Cemetery Road, l’attesissimo
nuovo thriller con protagonista e produttrice esecutiva
Emma Thompson (“Ragione e sentimento”),
vincitrice di un Oscar, un BAFTA, un Golden Globe e un Emmy,
insieme a Ruth Wilson (“Luther”), vincitrice di un
Golden Globe e di due Olivier Award. La serie farà il suo debutto
su Apple TV+ il 29 ottobre con i primi due episodi
degli otto totali, seguiti da nuovi episodi ogni mercoledì fino al 10 dicembre.
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Cortesia di AppeTV+
Cortesia di AppeTV+
Cortesia di AppeTV+
La trama di Down Cemetery
Road
Quando una casa esplode in un
tranquillo sobborgo di Oxford e una ragazza scompare, la vicina
Sarah Tucker (Wilson), ossessionata dall’idea di trovarla, chiede
aiuto all’investigatrice privata Zoë Boehm (Thompson). Zoë e Sarah
si ritrovano improvvisamente coinvolte in una complessa
cospirazione nella quale scoprono che persone credute morte da
tempo sono ancora in vita, mentre i vivi stanno rapidamente
raggiungendo i morti.
Prodotta da 60Forty Films, Down Cemetery Road è
scritta da Morwenna Banks (“Slow Horses”), che è anche produttrice
esecutiva insieme a Jamie Laurenson, Hakan Kousetta e Tom Nash di
60Forty Films, Thompson e l’autore di “Down Cemetery Road” Mick
Herron. Natalie Bailey (“Bay of Fires”) è la regista principale
della serie.
La serie si aggiunge al celebre spy drama vincitore di un Emmy
“Slow Horses” di Apple TV+, recentemente rinnovato
per una settima stagione, con la quinta stagione in arrivo il
prossimo 24 settembre. “Slow Horses”, di cui Banks è anche autrice,
è basato sulla serie di libri “Slough House” di Herron e vede come
protagonista il vincitore dell’Oscar® Sir Gary Oldman.
La serie fantascientifica di
Vince Gilligan per Apple
TV+Pluribus ottiene un trailer
sottilmente sinistro con una star di Better Call Saul,
mentre il mistero dello show cresce. Mentre Breaking Bad è
considerata una delle migliori serie TV poliziesche di tutti i
tempi, Pluribus è un thriller fantascientifico che segue
Carol, la persona più infelice del mondo incaricata di salvare la
Terra dalla felicità.
Ora Apple TV+ ha
pubblicato un nuovo teaser di Pluribus, che vede la star di
Better Call Saul Rhea Seehorn, che interpreta Carol,
osservare un telefono fisso che squilla. Il testo la esorta a
chiamare prima di fornire un numero di telefono: (202) 808-3981.
Non è chiaro se Carol decida di rispondere al telefono prima della
fine del teaser. Guardalo qui sotto:
Cosa rivela il nuovo teaser di
Pluribus sulla serie fantascientifica
L’ultimo teaser esorta Carol a
chiamare il numero che appare nel video, ma l’ex membro del cast di
Better
Call Saul non è sicura se rispondere al telefono che
squilla. Chiamando il numero nella vita reale, tuttavia, Carol
riceve un messaggio da qualcuno all’altro capo del filo. La
trascrizione della chiamata recita:
Ciao Carol. Siamo così felici
che tu abbia chiamato. Non vediamo l’ora che ti unisca a noi.
Digita 0 e ti ricontatteremo tramite SMS.
Componendo il numero 0 si riceve un
messaggio di testo indirizzato a Carol, che dice che lei “[ha]
potere decisionale”. Rispondendo “SÌ” ci si iscrive per
ricevere aggiornamenti sullo show, con il mittente che dice
“vogliamo solo renderti felice”. Anche se questo non offre
molte informazioni sulla serie TV di fantascienza, riflette il
dilemma della felicità accennato nella descrizione dello show.
Sebbene ci sia ancora molto mistero
su cosa tratti effettivamente la serie, sembra che
un’organizzazione stia cercando di entrare in contatto con Carol,
forse per reclutarla per qualcosa. Data la falsa cordialità
dall’altra parte del telefono, sembra che potrebbero essere
coinvolti in qualunque cosa stia combattendo Carol. Il significato
rimane poco chiaro.
Il Marvel Cinematic Universe sta
per presentare un nuovo Iron Fist, dato che è stato scelto un altro
attore per interpretare l’eroe nella serie. Anche se non ci sono
altri film Marvel in programma per il 2025, la serie ha ancora
diverse serie TV in uscita per il resto dell’anno.
Dopo l’uscita di I Fantastici
Quattro: Gli Inizi, l’MCU tornerà nel mondo dell’animazione
con Eyes of
Wakanda, che debutterà il 1° agosto su Disney+. Uno dei personaggi inclusi in
Eyes of Wakanda è un nuovo Iron Fist, con la serie che
fungerà da prequel.
Sebbene i dettagli sul nuovo Iron
Fist siano ancora limitati, l’attore è stato finalmente rivelato.
Jona
Xiao ha rivelato sulla sua pagina Instagram ufficiale che
darà la voce al personaggio in Eyes of Wakanda. Ecco
il suo annuncio completo:
Nel suo video, Xiao ha dichiarato:
“Sono entusiasta di rivelare che interpreterò la prima Iron
Fist femminile dell’MCU! Non perdetevi ‘Eyes of Wakanda’ della
Marvel, in uscita su Disney+ il 1° agosto!”Eyes
of Wakanda sarà composto da quattro episodi ed è stato
sviluppato dal regista di Black Panther e Black Panther:
Wakanda Forever, Ryan Coogler.
Cosa significa per il MCU il
casting di Jona Xiao nel ruolo di Iron Fist
Al momento della pubblicazione di
questo articolo, non è noto il nome del personaggio interpretato da
Xiao. Non è chiaro se la serie creerà un nuovo Iron Fist o
se utilizzerà un personaggio dei fumetti. Il fatto che Eyes of
Wakanda presenti una versione femminile dell’eroe dimostra che
l’Iron Fist dell’MCU viene onorato dopo che le serie
Marvel-Netflix sono diventate canoniche per il
franchise.
Sebbene il personaggio di Xiao sia
cronologicamente la prima Iron Fist donna, non sarà la prima
volta che i fan vedranno una donna esercitare quel potere
nell’MCU. Colleen Wing è diventata la successiva utilizzatrice
durante la seconda stagione di Iron Fist. Essendo Eyes of
Wakanda un prequel, non contraddirà nulla di ciò che riguarda
Danny Rand dell’MCU o Colleen, per quel che conta.
L’adattamento di Prime Video di God of War ha scelto quale era della storia di
Kratos verrà rappresentata. I videogiochi God of War sono
famosi per essere divisi in due ere principali: il periodo di
Kratos nella mitologia greca antica e quello nella mitologia
norrena. L’adattamento di Prime Video di God of War avrebbe dovuto
scegliere su quale era concentrarsi, e la decisione è già stata
presa.
Durante un’intervista con
IGN, il showrunner e produttore esecutivo di God of
War Ronald D. Moore ha confermato che l’adattamento di Prime
Video si concentrerà sul periodo di Kratos nella mitologia norrena,
non in quella greca.
È stato proprio quando ho
iniziato a guardarlo, ho iniziato a guardare i filmati insieme, e
c’è così tanto materiale, e i personaggi mi hanno davvero colpito.
Mi ha colpito la storia di Kratos e suo figlio, che intraprendono
questo viaggio epico in un mondo finemente dettagliato e davvero
interessante, con molti combattimenti e mostri interessanti lungo
il percorso.
Ma continuavo a tornare a questa
storia di padre e figlio, era emozionante e diversa, non avevo mai
visto niente di simile prima e non avevo aspettative perché, come
hai detto tu, non sono un giocatore. Conoscevo il titolo, ma non
sapevo davvero di cosa trattasse la storia, quindi non sapevo cosa
mi aspettassi, e ne sono rimasto affascinato. E così ho detto: sì,
mi piacerebbe farlo. Penso che sia davvero interessante.
Il tono della serie cerca di
emulare quello del gioco, ovvero un viaggio epico, una storia
commovente di due uomini che intraprendono questa avventura per
onorare la memoria della moglie di Atreus, la madre di Kratos.
Quindi c’è un cuore emotivo, ma c’è anche il senso della storia di
Kratos, il mistero del suo passato, ciò che rappresenta, le
emozioni che sta vivendo. Quindi c’è un peso, ma non così grande da
impedire di godersi il viaggio, e ci sono spettacolarità e molte
cose che accadono in questo mondo.
Beh, ancora una volta, vogliamo
onorare il gioco e ciò che hanno creato per il viaggio di Atreus.
Ecco un giovane che non conosce molto bene suo padre, che
intraprende questa missione e lungo il percorso imparano a
conoscersi.
Moore ha sottolineato che il
rapporto di Kratos con suo figlio Atreo è stato il motivo
principale di questa decisione. Dato che Atreo non era ancora
nato quando sono stati realizzati i giochi ambientati nell’antica
Grecia, la serie Prime Video God of War è principalmente un
adattamento di God of War 2018. Ciò significa che Kratos
e Atreo intraprenderanno un viaggio dalla loro casa a Jötunheim per
spargere le ceneri di Faye.
Vale anche la pena notare che
l’interpretazione di Moore di God of War non ignorerà
completamente i giochi greci. Come ha detto Moore, la serie
God of War si concentrerà su Atreus che scopre di più su
suo padre e sul suo oscuro passato, il che significa che i giochi
greci saranno presenti in qualche forma. Resta da vedere se si
tratterà di flashback o di rivelazioni verbali.
Cosa significa concentrarsi
sull’era norrena di God of War per l’adattamento televisivo di
Prime Video
L’era norrena è più attuale e
popolare, ma ci sono molti aspetti dell’era greca che la serie non
potrà includere
Sebbene saltare i primi tre giochi
di God of War e i loro spin-off possa essere una decisione
controversa, ha senso. God of War 2018 e God of War:
Ragnarök sono stati grandi successi recenti e hanno un seguito
più ampio rispetto ai giochi precedenti. La serie incorporerà
in qualche modo anche i giochi precedenti, quindi Moore sembra aver
trovato il meglio di entrambi i mondi.
Detto questo, la serie
God of War perderà comunque alcuni momenti importanti
dell’era greca dei giochi, iniziando con l’era norrena. Da
Kratos che combatte i Titani a quando strappa la testa a Helios,
iniziare con l’era norrena significa che la serie di Prime Video
non potrà rappresentare questi momenti in tutti i loro dettagli.
C’è la possibilità che vengano mostrati in immagini flashback, ma
potrebbero anche essere solo citati.
God of War
di Prime Video ha anche intrapreso una nuova sfida. Con God of
War 2018, i giocatori conoscevano bene Kratos e sapevano quanto
fosse terribile nell’era greca. Il gioco ha sfruttato questa
eredità per costruire una storia di redenzione davvero avvincente.
La serie God of War dovrà rappresentare la
redenzione di Kratos a un pubblico che non lo conosce bene, il che
è un punto di partenza più difficile.
Il boss di AmazonVernon Sanders ha dato un aggiornamento
incoraggiante sulle prospettive di un rinnovo della seconda
stagione di L’estate dei
segreti perduti.
Secondo Variety, Sanders ha discusso di come il
finale della prima stagione contenesse un grande riferimento al
secondo libro della serie, prima di rivelare che la seconda
stagione è attualmente in fase di scrittura. Ha confermato che non
è stato ancora annunciato ufficialmente alcun rinnovo, ma che è
entusiasta per il futuro del drama di Julie Plec e Carina
Adly Mackenzie.
Sì, c’è stata una piccola
anticipazione. Stiamo lavorando con gli sceneggiatori di “We Were
Liars” alla seconda stagione. Non abbiamo ancora annunciato il
rinnovo, ma siamo entusiasti dei risultati che abbiamo visto in
quella serie, così come di ‘Motorheads’ e
“Overcompensating”.
Ogni serie ha un pubblico di fan
davvero appassionato e siamo molto soddisfatti dei tassi di
completamento di “Motorheads” e “Overcompensating”, quindi
discuteremo con tutti e tre. Tutte e tre le serie stanno lavorando
alla seconda stagione e speriamo di poter annunciare presto il
rinnovo di alcune, se non di tutte.
Sono state confermate le date di
debutto autunnali 2025 per Chicago
Fire, Chicago
P.D. e Chicago
Med sulla NBC, rivelando quando tornerà il franchise
One Chicago. Tutti e tre gli show dell’universo
condiviso torneranno questo autunno con nuovi episodi. Tutti e tre
gli show sono ambientati nel più ampio universo di Dick Wolf, che
include Law & Order e FBI.
Ora, la NBC conferma che tutte e
tre le serie dell’universo One Chicagotorneranno sulla
NBC nella serata di mercoledì 1 ottobre. La stagione 11 di
Chicago Med inizierà alle 20:00, la stagione
14 di Chicago Fire alle 21:00 e la stagione 13 di
Chicago P.D. alle 22:00. Tutte e tre le serie
promettono un ritorno spettacolare.
Cosa significa la data di
ritorno dell’universo One Chicago per tutte e tre le serie
I prossimi episodi dell’universo
One Chicago promettono di continuare molte
storie importanti delle stagioni precedenti. Chicago Med – stagione 11, ad esempio, continuerà a
seguire gli elementi irrisolti della vita quotidiana dei suoi
personaggi principali. Tra questi, la gravidanza di Hannah e la
vita personale di Daniel potrebbero assumere un ruolo più
importante. Anche altri personaggi, come Lenox e Frost, potrebbero
ottenere maggiore attenzione.
Lo stesso si può dire per la
stagione 14 di Chicago Fire, che senza dubbio
manterrà Severide come punto di riferimento principale per il
resto della caserma 51. Tuttavia, Daniel Kyri e Jake Lockett non
torneranno dopo la fine della stagione 13, lasciando un vuoto nella
squadra che dovrà essere colmato all’inizio della stagione.
Infine, la stagione 13 di Chicago P.D. continuerà a vedere Hank
Voight alla guida della sua squadra nelle ore buone e in quelle
cattive, con la possibilità di un ruolo più importante per i
nuovi arrivati come l’agente Kiana Cook. La trama esatta dei
prossimi episodi della serie, tuttavia, rimane ancora sconosciuta
al momento della stesura di questo articolo. Tutte e tre le serie
promettono però drammi ad alta tensione e dilemmi con cui tutti i
personaggi dovranno confrontarsi.
È stato pubblicato il trailer di
Eternity.
Il film, prodotto dalla A24, è descritto come una
commedia fantasy. È ambientato nell’aldilà, dove le anime appena
formate hanno una settimana di tempo per decidere dove trascorrere
l’eternità. Questo mette in una situazione difficile Joan, uno
spirito che deve scegliere tra il suo compagno di lunga data e il
suo primo amore.
Joan è interpretata da
Elizabeth Olsen, già vista in
WandaVision.
I suoi due potenziali compagni sono Callum Turner
e Miles Teller, con un cast di supporto
che include Da’Vine Joy Randolph, Betty Buckley, John Early e Jeff
Sanca. Il film è diretto da David Freyne e l’uscita è prevista
per questo autunno.
Ora, A24 ha rivelato
il primo trailer completo di Eternity. Il film inizia con
Larry, interpretato da Teller, su un treno diretto nell’aldilà,
dove si trova di fronte a un ragazzino in abito elegante. Larry
incontra Anna, la sua “coordinatrice dell’aldilà”, che
gli spiega che deve usare il tempo a sua disposizione nel
“bivio” per scegliere un luogo dove trascorrere
l’eternità.
Da lì, Larry incontra Joan, sua
moglie nel mondo reale. Le cose si complicano notevolmente, però,
quando compare il primo marito defunto di Joan. Questo porta tutti
e tre i personaggi ad affrontare un intenso dramma interpersonale,
pur continuando a farsi qualche risata lungo il percorso.
Cosa significa per
Eternity
Il film sembra sia comico che
commovente
Uno degli elementi chiave del
trailer di Eternity è che offre uno sguardo più da vicino
all’uso della commedia nel film. In una scena, Joan cerca di
confortare i suoi amanti dicendo “non è una competizione”,
al che Anna, interpretata da Randolph, risponde “tesoro, è
sicuramente una competizione al 100%”.
Per quanto riguarda questa
competizione, il trailer mostra la rivalità tra i due ex mariti.
Mentre tutti ammirano le parole romantiche del primo marito di
Joan, Larry si difende dicendo “So essere romantico!”
Sebbene ci siano sicuramente
momenti di comicità e leggerezza, Eternity sembra anche
trasmettere un sentimento sincero. Nonostante l’aspetto comico
della situazione, Joan è sinceramente combattuta su quale decisione
prendere, sollevando domande sull’amore e sul matrimonio.
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi (qui
la recensione) è finalmente al cinema e sta generando molti
dibattiti in particolare per la sua
scena post-credits che anticipa il collegamento
con Avengers:
Doomsday. Ci sono ancora ovviamente molti misteri
legati a questa scena, ma Vanessa
Kirby ha ora finalmente sciolto il principale di
questo, ovvero chi c’è sotto il costume di Dottor Destino. Il volto
del personaggio non viene infatti mai mostrato, il che ha lasciato
molti a chiedersi chi interpretasse effettivamente il personaggio
in quel momento.
In una nuova intervista con Variety, a Kirby è stato dunque
chiesto se fosse Robert Downey Jr. a interpretare Doom in quel
momento. “Sì! Robert non è mai stato assente dal set. È sempre
lì“, ha affermato l’attrice. “È il nostro leader. Lo
chiamiamo il nostro Padrino. Si è preso cura di noi. È una gioia
lavorare con i Russo e con lui, perché hanno una collaborazione
così profonda da così tanto tempo. Ed è stato fantastico essere
incinta e lavorare su “Avengers”.
“Mi sono sentita così ispirata e
sollevata dal fatto che si siano presi così cura di me. È stato un
viaggio davvero bellissimo. Robert sta facendo un lavoro
incredibile. Sono così emozionata”, ha concluso
l’attrice. Downey Jr. e Kirby stanno ora attualmente girando
Avengers: Doomsday, insieme ai
colleghi attori di I Fantastici Quattro: Gli
Inizi, ovvero Pedro Pascal, Joseph Quinn ed Ebon Moss-Bachrach. Tutti e cinque questi
attori torneranno nei panni dei rispettivi personaggi anche in
Avengers:
Secret Wars del 2027.
Sebbene fosse possibile sin da
subito che Robert Downey Jr. interpretasse
Dottor Destino nella scena post-crediti di I Fantastici
Quattro: Gli Inizi, è ancora più avvincente sapere che in
quel momento era proprio lui a interpretare il personaggio,
nonostante il suo volto non sia mai stato mostrato. Questo permette
di mantenere un grande mistero che verrà sciolto probabilmente solo
con l’arrivo del film nel 2026. Come noto ai fan, sotto la maschera
Destino ha il volto sfigurato, per cui sarà interessante scoprire
in che modo verrà reso questo aspetto.
Eddie Murphy ha condiviso alcune novità sul
nuovo film di Shrek e ha fornito anche dettagli su
uno spin-off dedicato a Ciuchino che sarebbe
attualmente in fase di realizzazione. Durante la promozione del suo
nuovo film, The Pickup, Murphy ha infatti innanzitutto
rivelato che sta ancora lavorando al doppiaggio di Shrek
5, la cui uscita è prevista per il 23 dicembre
2026. “Siamo ancora in sala di registrazione e,
letteralmente, stiamo ancora lavorando a Shrek”, ha detto
l’attore a ScreenRant.
Per quanto riguarda il film spin-off
con protagonista il suo personaggio Ciuchino, Murphy ha detto che
inizieranno a lavorarci a settembre, aggiungendo: “Stiamo
realizzando un film su Ciuchino, che uscirà tra tre anni, ma siamo
già a circa due anni di lavoro su Shrek 5. Siamo ancora in cabina
di registrazione e a settembre inizieremo a lavorare su
Ciuchino“. Murphy ha poi chiarito che il progetto su Ciuchino
è un film “simile a quello dedicato al Gatto con gli
stivali”.
“Ciuchino avrà un film tutto
suo, con una piccola storia che vede protagonisti sua moglie drago
e i suoi figli, metà drago e metà ciuchini”, ha continuato.
“Hanno scritto una storia divertente. Lo faremo, a partire da
settembre“. Non resta dunque che attendere ulteriori novità su
questo ulteriore progetto appartenente al franchise
di Shrek. Un franchise particolarmente
redditizio, portato avanti negli ultimi anni solo da Il
gatto con gli stivali ma ora apparentemente pronto a
riportare sul grande schermo anche i grandi protagonisti dei primi
film.
Cosa sappiamo di Shrek
5 con Eddie Murphy
Shrek 5 è
ufficialmente in fase di sviluppo presso DreamWorks Animation e
rappresenta il ritorno di uno dei franchise animati più amati di
sempre, a distanza di oltre un decennio dall’ultimo capitolo
(Shrek
e vissero felici e contenti, uscito nel 2010). La
lavorazione del quinto film è stata per anni oggetto di rumor,
speculazioni e tentativi di reboot, ma solo nel 2023 è arrivata la
conferma ufficiale: il progetto non sarà un remake, ma un vero e
proprio sequel che continuerà la storia originale. A dirigere il
film ci sarà Walt Dohrn, che aveva già lavorato ai
precedenti capitoli come sceneggiatore e doppiatore.
Una delle notizie più importanti
riguarda il ritorno del cast vocale originale: Mike
Myers (Shrek), Eddie Murphy (Ciuchino) e Cameron Diaz (Fiona) sono tutti confermati.
Zendaya entrerà invece a far parte del cast
nel ruolo della figlia di Shrek e Fiona. Per quanto riguarda
la trama, non sono stati ancora diffusi dettagli ufficiali, ma
secondo alcune indiscrezioni il nuovo film potrebbe esplorare il
tema della famiglia allargata e del passare del tempo, con Shrek
ormai padre di figli grandi che affronta nuove responsabilità.
Shrek, come noto, è
basato sul libro illustrato del 1990 dello scrittore e fumettista
William Steig. La serie è iniziata con il
film del 2001, che ha presentato agli spettatori Shrek, un orco
che intraprende una missione per salvare la principessa
Fiona (Diaz). Il successo del primo film ha aperto
la strada a sequel come Shrek 2 (2004), Shrek terzo (2007) e Shrek
e vissero felici e contenti (2010). La serie comprende
anche lo spin-off Il gatto con gli stivali (2011) e il suo sequel,
Il gatto con gli stivali 2: L’ultimo desiderio (2022),
che è stato nominato agli Oscar.
Dopo il successo internazionale di
Talk to Me, i fratelli
australiani Danny e Michael Philippou tornano al
cinema con un film più intimo e cupo, che conferma la loro volontà
di esplorare l’orrore attraverso l’elaborazione del dolore. Con
Bring Her Back – Torna
da me, i registi abbandonano la dimensione
adolescenziale per raccontare una storia di perdita, fragilità e
legami spezzati, dove il vero terrore nasce dalla disperazione di
chi non riesce a lasciar andare. Un racconto disturbante e tragico,
guidato da un’intensa interpretazione di Sally
Hawkins, che arriva dal 30 luglio nelle sale italiane con
Eagle
Pictures.
Una madre spezzata e due fratelli
in cerca di un posto nel mondo
Protagonista del film è Laura (Sally Hawkins), una
psicologa ed ex assistente sociale che accoglie nella propria casa
due fratelli da poco rimasti orfani: Andy (Billy
Barratt), adolescente problematico e con un passato di
aggressività, e Piper (Sora Wong), una ragazzina
ipovedente con una forte dipendenza affettiva dal fratello
maggiore. In quella casa vive già Oliver, un
bambino muto e introverso con evidenti segni di disagio. Ma
soprattutto, vi aleggia il ricordo della figlia di Laura, Cathy,
morta in un tragico incidente e mai davvero dimenticata.
L’ambiente, che dovrebbe offrire accoglienza e protezione, si
trasforma lentamente in un luogo di tensione e
sospetto. Andy intuisce che qualcosa non va: nei
comportamenti eccentrici di Laura, nei silenzi che circondano
Oliver, nelle piccole dissonanze quotidiane. E mentre cerca di
proteggere Piper e guadagnarsi il diritto di starle accanto, scopre
che Laura è ossessionata da un rituale oscuro che potrebbe essere
la chiave per riportare indietro la figlia perduta.
Il trauma come motore dell’orrore
Bring Her Back si
inserisce nel filone dell’horror contemporaneo che utilizza il
genere per esplorare tematiche emotive profonde. Se in
Talk to
Me l’elemento soprannaturale serviva a raccontare la
necessità di connettersi con una madre scomparsa, qui la
prospettiva si rovescia: è una figura materna a rifiutarsi di
accettare la perdita, alimentando il dolore fino a renderlo
pericoloso.
Come già il “capitolo” precedente,
con cui sembra dialogare contiuamente, il secondo film dei
Philippou affronta in modo diretto una delle nevrosi del presente:
l’incapacità di comunicare. Nessuno, all’interno
di questa storia, riesce davvero a parlarsi. Andy confessa le sue
colpe solo in una nota vocale; Piper si muove nel mondo attraverso
luci e contorni sfocati; Oliver resta chiuso in un silenzio
impenetrabile. E Laura, pur essendo una terapeuta, è la prima a
negare la realtà. L’assenza di contatto diventa così un disturbo
che si manifesta fisicamente, contaminando ogni rapporto.
Pur essendo ambientato in
Australia, Bring Her Back evita qualsiasi riferimento iconico al
territorio. Non ci sono paesaggi aperti, non c’è natura, non c’è
respiro. Tutto si svolge in spazi chiusi: la casa, l’ospedale, i
corridoi. Un universo claustrofobico in cui ogni
tentativo di creare un legame finisce per collassare: l’isolamento,
più che geografico, è esistenziale.
I
Philippou sfruttano una regia sobria ma precisa, affidandosi più
all’atmosfera che agli shock visivi. La tensione è sottile,
strisciante, spesso affidata a silenzi e sguardi fuori campo. Per
questo, i momenti più disturbanti non sono quelli in cui l’orrore
si manifesta apertamente, ma quelli in cui emerge
l’impossibilità di trovare conforto, vicinanza,
empatia.
Sally Hawkins al centro di un dolore che diventa pericolo
La
vera forza del film risiede nella performance diSally Hawkins, inedita nel ruolo di una donna
capace di rassicurare e inquietare allo stesso tempo. Il suo
personaggio non è scritto come una villain, ma come una madre che
si è persa nel proprio dolore: è proprio questa umanità ferita,
trattenuta e spesso distorta, a renderla tanto efficace. Laura non
è mossa dalla malvagità, ma dall’ossessione, e Hawkins riesce a
rendere credibile questa deriva psicologica con un’intensità rara.
Anche il cast giovanile attorno a lei funziona: Sora
Wong colpisce per la naturalezza e la delicatezza con cui
incarna Piper, mentre Billy Barratt restituisce
con efficacia il disagio e la fragilità di Andy, ragazzo ancora
troppo giovane per sostenere il peso di un ruolo da adulto.
Chi si aspetta un horror ricco di colpi di scena o di effetti
visivi potrebbe restare sorpreso. Bring Her Back sceglie una strada
diversa: lavora sull’inquietudine, sulla malinconia, sull’empatia.
I momenti di tensione pura sono pochi, ma ben gestiti, e quando il
film decide di affondare il colpo, lo fa con precisione chirurgica.
Non mancano alcune forzature narrative, soprattutto nella seconda
parte, e il ritmo potrebbe risultare lento per chi cerca
un’esperienza più adrenalinica. Tuttavia, trova la sua forza nella
coerenza tonale e nella capacità di restare ancorato al dolore
reale da cui nasce. Non a caso, i Philippou hanno dichiarato di
aver concepito lo script dopo due lutti personali,
e il risultato ne riflette tutta l’autenticità.
Bring Her Back conferma
il talento e la maturità del duo di registi australiani, capaci di
reinventarsi senza tradire le radici del loro cinema. Se
Talk to Me era un horror
folgorante sull’adolescenza e l’identità, qui ci troviamo davanti a
un’opera più adulta, che affronta con lucidità e coraggio
il lato più oscuro della genitorialità e della
perdita. Meno spettacolare, ma più doloroso. E forse,
proprio per questo, ancora più efficace.
Matthew Lawrence,
che era solo un ragazzino quando recitò al fianco di Robin Williams nella commedia campione
d’incassi del 1993 Mrs. Doubtfire, ha dichiarato a Entertainment Weekly al
Comic-Con di essere interessato a riportare in vita la voce del
defunto Williams utilizzando l’intelligenza artificiale. “Mi
piacerebbe molto – ovviamente con il rispetto e l’approvazione
della sua famiglia – fare qualcosa di davvero speciale con la sua
voce, perché so che per una generazione quella voce è semplicemente
iconica”, ha detto Lawrence.
“Non è solo perché lo conoscevo
e ho lavorato con lui e quindi è nella mia testa – è nella testa di
tutti. E sarebbe davvero fantastico”. Lawrence ha raccontato
di aver recentemente visto un vecchio spot televisivo con la voce
di Williams, che gli ha fatto venire l’idea di trovare un modo per
riportare in vita la voce dell’iconico comico. “È un po’ come
uno spot molto contemporaneo, moderno, quasi una sorta di
anticipazione di ciò che sta accadendo, in cui ha fatto questa voce
fuori campo computerizzata”, ha detto Lawrence.
“E mi è sempre rimasto impresso.
Poi, quando è mancato, con l’avvento dell’intelligenza artificiale,
ho pensato: ‘Cavolo, lui deve essere la voce dell’intelligenza
artificiale, deve essere la voce di qualcosa’. Quindi sì, mi
piacerebbe farlo”. Lawrence ha aggiunto che le possibilità
sono infinite quando si tratta di riportare in vita la voce di
Williams con l’intelligenza artificiale, compreso il fatto che
Williams ti dia indicazioni stradali sul tuo telefono. L’attore ha
detto: “Sarebbe Robin! Sarebbe fantastico. Ve lo
garantisco”.
Questo tipo di idee sono ormai del
tutto una possibilità grazie ai recenti sviluppi delle intelligenze
artificiali. Negli scorsi anni abbiamo già visto sul grande schermo
(e non solo) volti e voci di attori scomparsi da tempo, riportati
“in vita” proprio grazie all’AI. La voce di Robin
Williams è particolarmente iconica ed ha
indubbiamente cresciuto intere generazioni di spettatori.
Naturalmente, ci sono questioni etiche da valutare attentamente
prima di dar vita ad un’operazione di questo tipo. Per adesso, per
riascoltare la voce dell’attore è sufficiente riguardare i suoi
bellissimi film.
La candidata all’Oscar
Monica Barbaro sarà ufficialmente la protagonista
di Artificial
di Luca Guadagnino per Amazon MGM Studios.
Barbaro, il cui casting era stato annunciato in precedenza, ma il
cui accordo è ora concluso, si unisce ai già annunciati
Andrew Garfield, Yura Borisov,
Jason Schwartzman, Cooper
Hoffman e Cooper Koch. Ike
Barinholtz è ancora in trattativa per unirsi al cast.
I dettagli della trama di Artificial,
descritto come una “commedia drammatica ambientata nel mondo
dell’intelligenza artificiale”, sono ancora segreti. Tuttavia,
le prime indiscrezioni suggeriscono che sarà incentrato
sull’azienda OpenAI e sul tumultuoso periodo del 2023, quando il
suo CEO Sam Altman fu licenziato e riassunto in pochi giorni. Si
dice che Garfield interpreterà Altman con Borisov, star di
“Anora”, nei panni di Iya Stuskever, co-fondatore
di OpenAI che ha guidato il movimento per sbarazzarsi di
Altman.
Simon Rich ha
scritto la sceneggiatura e produrrà il film insieme a David
Heyman e Jeffrey Clifford di Heyday
Films, oltre a Jennifer Fox.
All’inizio di quest’anno, Barbaro ha
ottenuto una nomination all’Oscar per la sua interpretazione della
leggendaria cantante folk e attivista Joan Baez in A
Complete Unknown, che ha fatto seguito al suo ruolo di
successo come pilota di caccia Phoenix in Top Gun: Maverick. Prossimamente
reciterà in “Crime 101” di Amazon MGM al fianco di Chris Hemsworth, Mark Ruffalo e
Barry Keoghan, e farà il suo debutto teatrale in
una ripresa di “Les Liaisons Dangereuses” di
Pierre Choderlos de Laclos al National Theatre di Londra. Barbaro è
rappresentata da UTA, Range Media Partners, Narrative e Meyer &
Downs.
Artificial
segna anche l’ultima collaborazione tra Guadagnino e Amazon MGM
dopo “After the Hunt“. Il film, con
Julia Roberts, Garfield e Ayo
Edebiri, debutterà alla Mostra del Cinema di Venezia prima
dell’uscita nelle sale il 10 ottobre. La collaborazione di
Guadagnino con lo studio include anche
“Challengers” del 2024, “Bones and
All” del 2022 e “Suspiria” del 2018.
Netflix ha svelato un’anteprima della sua prossima
miniserie Orgoglio e Pregiudizio e ha rivelato il
cast di supporto, mentre la produzione inizia nel Regno Unito.
Si uniscono all’adattamento di Jane
Austen Rufus Sewell (“The Diplomat”) nel ruolo di
Mr. Bennet, Freya Mavor (“Industry”) in quello di
Jane Bennet, Jamie Demetriou (“Stath Lets Flats”)
in quello di Mr. Collins, Daryl McCormack (“Wake
Up Dead Man: A Knives Out Mystery”) in quello di Mr. Bingley,
Louis Partridge (“House of Guinness”) in quello di
Mr. Wickham, Rhea Norwood (“Heartstopper”) in
quello di Lydia Bennet, Siena Kelly (“Black
Mirror”) in quello di Caroline Bingley e Fiona
Shaw (“Killing Eve”) in quello di Lady Catherine de Bourg.
Hopey Parish e Hollie Avery fanno
il loro debutto rispettivamente nei ruoli di Mary Bennet e Kitty
Bennet.
Tra gli altri nuovi membri del cast
figurano Anjana Vasan (“We Are Lady Parts”),
Sebastian Armesto (“Gangs of London”),
Rosie Cavaliero (“KAOS”), Saffron
Coomber (“Three Little Birds and Die Zweiflers”),
James Dryden (“Deadpool”), Justin
Edwards (“The Thick Of It”), James
Northcote (“The Last Kingdom”), Eloise
Webb (“La regina degli scacchi”) e Isabella
Sermon (“Jurassic World: Il regno distrutto”).
La prima immagine di Orgoglio e Pregiudizio di
Netflix
Credits LUDOVIC ROBERT – Netflix
Si uniscono ai membri del cast già
annunciati Emma Corrin (“Nosferatu”), Jack
Lowden (“Slow Horses”) e Olivia Colman (“The
Crown”), che interpretano rispettivamente Elizabeth Bennet, Mr.
Darcy e Mrs. Bennet in Orgoglio e pregiudizio.
La miniserie in sei parti promette
un fedele adattamento dell’immortale romanzo di Austen del 1813,
diretto da Euros Lyn, regista di Heartstopper, e
sceneggiato da Dolly Alderton.
“Una volta ogni generazione, un
gruppo di persone ha la possibilità di raccontare questa
meravigliosa storia e mi sento molto fortunata di poterne far
parte”, ha dichiarato Alderton in una nota. “Orgoglio e
pregiudizio di Jane Austen è il modello per la commedia romantica:
è stato un piacere approfondirne le pagine per trovare modi
familiari e innovativi di dare vita a questo amato libro”.
In una conferenza stampa prima
dell’uscita di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi (qui
la recensione) il capo della Marvel StudiosKevin Feige ha confermato ciò che era stato a
lungo ipotizzato: il regista di Thunderbolts*, Jake
Schreier, è alla guida del reboot di
X-Men dell’MCU. Ora, in una nuova intervista con
The Playlist, Schreier ha detto ai fan dei film tratti dai
fumetti di non aspettarsi un nuovo film degli X-Men simile alla precedente serie con Hugh Jackman.
“Sì, penso che sia giusto
dirlo”, ha detto Schreier quando gli è stato chiesto se
l’approccio della Marvel agli X-Men sarà “riconoscibilmente
diverso da quello precedente”, aggiungendo scherzosamente:
“C’è quel mirino rosso da qualche parte, lo sai”. “Ma
poter esplorare tutte le idee insite in quel ricco materiale di
partenza, ma anche su una scala adeguata al materiale stesso, è
un’opportunità molto rara e fortunata”, ha continuato
Schreier. “È molto eccitante”.
Il regista ha detto all’inizio
dell’intervista: “Quello che posso dire è che si tratta di un
materiale intrinsecamente interessante e complesso… L’idea centrale
di ciò che sono gli ‘X-Men’ implica complessità. È un’opportunità
incredibile con personaggi super interessanti e molti conflitti
interni. Questi personaggi sono alle prese con la loro identità e
il loro posto nel mondo: è un materiale intrinsecamente
interessante e complesso”.
Feige ha poi lasciato trapelare alla
stampa che l’approccio dell’MCU agli X-Men sarà molto diverso dalla
precedente versione cinematografica del team di supereroi,
affermando che Schreier “realizzerà un reboot incentrato sui
giovani. Ciò potrebbe riflettersi nel casting dei mutanti e si
percepirà sicuramente nel tono e nella prospettiva del film”.
Resta dunque da vedere come saranno introdotti i nuovi eroi degli
X-Men nell’MCU. Di certo, prima di quel momento sarà possibile
rivedere sul grande schermo molti degli interpreti degli X-Men
della Fox.
Jackman ha interpretato il suo amato
Wolverine in Deadpool &
Wolverine dell’estate scorsa e insieme ai suoi
co-protagonisti originali Patrick Stewart (Charles Xavier), Ian McKellen (Magneto), James Marsden (Ciclope), Kelsey
Grammer (Bestia), Alan Cumming (Nightcrawler) e Rebecca
Romijn (Mystique) appariranno tutti nel film
Avengers: Doomsday in uscita a
dicembre del prossimo anno.
Secondo quanto riferito, il casting
ufficiale dovrebbe iniziare molto presto (se non è già iniziato) e
personaggi del calibro di Harris Dickinson,
Margaret Qualley,
Elle Fanning e Julia Butters
sarebbero nel mirino dello studio (secondo quanto riferito, erano
in lizza per interpretare Cyclope, Rogue e Kitty Pryde, ma non
sappiamo se sia ancora così), insieme alla star di Alien: RomulusDavid
Jonsson e Trinity Bliss, che potrebbero
essere in lizza per interpretare Jubilee. Altri nomi che sono
emersi nelle voci di corridoio includono Hunter Schafer (Mystica), Ayo Edebiri (Tempesta) e Javier Bardem (Mr. Sinister).
Riguardo al progetto Kevin Feige ha dichiarato di avere un “piano
decennale” per la saga dei mutanti. “Penso che lo vedrete
continuare nei nostri prossimi film con alcuni personaggi degli
X-Men che potreste riconoscere. Subito dopo, l’intera storia di
Secret Wars ci condurrà davvero in una nuova era dei mutanti Ancora
una volta, è uno di quei sogni che diventano realtà. Finalmente
abbiamo di nuovo gli X-Men“.
Julia Garner ha in
precedenza ottenuto il ruolo da protagonista nel film biografico su
Madonna. Sul progetto ci sono state notizie
contrastanti e poco promettenti di recente, ma ora la star di
I Fantastici Quattro: Gli
Inizi, film in cui interpreta Shalla-Bal/Silver
Surfer, ha ora fornito alcuni dettagli sul processo di audizione.
Come riportato da Deadline, in una nuova
intervista, Garner afferma infatti che è ancora pronta a
interpretare Madonna nel film biografico che la cantante dovrebbe
dirigere personalmente.
“Dovrebbe ancora essere in
programma”, ha detto Julia Garner nel podcast SmartLess
quando il conduttore Sean Hayes le ha ricordato
che avrebbe dovuto interpretare Madonna in un progetto. L’attrice
ha detto di essere “una grande fan di Madonna” e di essere
“cresciuta ascoltando” la pop star, aggiungendo: “È
successo così. Sapevo che stavano lavorando a un progetto, che
stavano girando un film su di lei, e allora sono andata al
provino”.
“Volevo solo vedere se ero in
grado di farlo, perché non ero una ballerina professionista e dovevo imparare a
ballare, poi ballare davanti a lei e convincerla che sapevo
ballare, in sostanza, e cantare. E cantare con lei!”, ha
ricordato del processo di audizione. Per prepararsi all’audizione,
Garner dice di essersi detta: “Ok, cosa farebbe Madonna?
Convincerti che merita di essere in questa stanza, e io l’ho fatto.
Ero tipo: ‘Puoi prendere o lasciare, ma se lasci, se me ne vado,
allora è colpa tua’”. Garner ha infine detto che il progetto è
ancora in fase di lavorazione e ha aggiunto che “tutto ciò che
è grande… richiede molto tempo”.
A che punto è il biopic su Madonna con Julia Garner?
Nel gennaio 2023 è stato riferito
che il film della Universal Pictures era stato cancellato. Madonna
avrebbe dovuto dirigere il film sulla sua vita e la sua carriera,
scrivendo la sceneggiatura con Diablo Cody ed
Erin Cressida Wilson. Dopo che il film è stato
sospeso, nel luglio 2024 Madonna ha poi rivelato che era tornata a
lavorare alla sceneggiatura del suo film biografico. All’inizio di
quest’anno, invece, Deadline ha riportato in esclusiva che Madonna
aveva stretto una partnership con Netflix per raccontare la sua storia in una serie TV
sviluppata insieme a Shawn Levy. Al momento non si hanno maggiori
dettagli sullo stato del progetto.
James Cameron ha rivelato alla rivista
Empire di aver parlato con la
Disney della possibilità di espandere il franchise del suo film
campione d’incassi Avatar nel
mondo dell’animazione. “Ho detto: ‘Sentite, vorrei realizzare
una serie antologica animata che sia essenzialmente ambientata in
quel mondo, ma con storie che non ci si aspetterebbe da quel
mondo’”, ha dichiarato il vincitore dell’Oscar.
“Potrebbe anche esserci un
lungometraggio animato, che potrebbe essere destinato allo
streaming o alle sale cinematografiche”. Cameron ha affermato
che il suo progetto è simile a quello di “The Animatrix”,
l’acclamata serie antologica animata del 2003 che raccontava vari
retroscena della trilogia cinematografica Matrix. Ha
definito quel progetto “un ottimo esempio di come possiamo
aggiungere consistenza e dettagli barocchi al mondo di
Avatar”.
Le storie animate potrebbero fornire
“retroscena sui personaggi e dettagli tangenziali che sono
accaduti fuori campo nei film”, ha aggiunto il regista.
“Chi è atterrato per primo su Pandora? La prima spedizione. Si
può andare ovunque si voglia… Non abbiamo ancora fatto molto al
riguardo. Stiamo ancora raccogliendo le nostre storie e cose del
genere, e devo trovare i registi e gli animatori, che vogliono
farlo”.
Avatar: Fuoco e
Cenere è il prossimo capitolo della saga
Con Avatar: Fuoco
e Cenere, James Cameron riporta il pubblico su Pandora
in una nuova avventura coinvolgente con Jake Sully
(Sam
Worthington), marine diventato leader dei Na’vi, la
guerriera Na’vi Neytiri (Zoe
Saldaña) e la famiglia Sully. Il film, con
sceneggiatura di Cameron, Rick Jaffa e
Amanda Silver e soggetto di Cameron, Jaffa,
Silver, Josh Friedman e Shane
Salerno, vede anche la partecipazione di Sigourney Weaver, Stephen
Lang, Oona Chaplin, Cliff
Curtis, Britain Dalton, Trinity
Bliss, Jack Champion, Bailey
Bass e Kate Winslet.
Si dice che il film rappresenterà
un’evoluzione importante della storia avviata con Avatar
(2009) e proseguita con
Avatar – La via dell’acqua (2022), espandendo
ulteriormente l’universo narrativo di Pandora e introducendo nuove
aree geografiche e culture Na’vi, con toni più cupi rispetto ai
precedenti capitoli. Cameron ha dichiarato inoltre che questo terzo
episodio segnerà un punto di svolta tematico per l’intera saga. Uno
degli aspetti più attesi riguarda l’introduzione del Popolo della
Cenere, una tribù Na’vi legata all’elemento del fuoco.
A differenza delle popolazioni Na’vi
viste finora, questi sono caratterizzati da una visione più
aggressiva e conflittuale del mondo, portando per la prima volta un
punto di vista Na’vi antagonistico. Questo consentirà alla saga di
esplorare dinamiche interne al mondo indigeno di Pandora,
complicando la tradizionale dicotomia tra Na’vi pacifici e umani
colonizzatori. Leader di questo popolo è la
temuta Varang, interpretata
da Oona Chaplin e di cui negli scorsi
giorni era state diffuse alcune
immagini ufficiali.
Cameron ha anche anticipato che
Avatar: Fuoco e
Cenereconterrà un importante sviluppo narrativo
che ricollegherà alcuni eventi ai futuri capitoli già in
lavorazione. La tecnologia continuerà a giocare un ruolo centrale:
Cameron ha promesso nuove innovazioni visive, in particolare nella
resa degli ambienti vulcanici e nelle sequenze incentrate sul
fuoco. Questo terzo film si preannuncia dunque come un capitolo
chiave per l’espansione tematica, politica e visiva dell’universo
di Avatar.
Avatar: Fuoco e
Cenere sarà al cinema il 19 dicembre
2025.
Dopo gli sconvolgenti eventi che
hanno appena caratterizzato la serie drammatica in costume della
HBO, la quarta stagione di The
Gilded Ageha appena ricevuto un
importante aggiornamento. In vista della quarta stagione, la serie
creata da Julian Fellowes ha ampliato il suo cast sulla scia del
successo ottenuto e del notevole aumento di attenzione da parte del
pubblico dopo la conclusione della seconda stagione di The Gilded
Age.
Tale aumento si è consolidato
durante la terza stagione, con la serie drammatica candidata agli
Emmy che ha registrato ascolti record di settimana in settimana. A
ciò si sono aggiunti grandi colpi di scena che hanno lasciato il
pubblico senza fiato.
Sulla scia della morte scioccante
di un personaggio nell’ultimo episodio, HBO ha annunciato
che The Gilded Age è stata ufficialmente
rinnovata dalla rete. La notizia arriva anche a poche settimane
dal finale della terza stagione, previsto per il 10 agosto.
Francesca Orsi, vicepresidente esecutivo di HBO Programming, ha
commentato il successo di critica e l’aumento significativo degli
ascolti in una dichiarazione sul rinnovo:
Non potremmo essere più
orgogliosi degli innegabili livelli di audience raggiunti da The
Gilded Age in questa stagione. Trasportandoci nella New York del
1880, Julian Fellowes e il cast e la troupe di grande talento hanno
creato un’esperienza di intrattenimento imperdibile, settimana dopo
settimana, e siamo lieti di continuare a esplorare le grandi
ambizioni di questi personaggi in quella che promette di essere una
quarta stagione emozionante.
Anche Erin Underhill, presidente
della Universal Television, che co-produce la serie con HBO e Neamo
Film and Television, ha celebrato il continuo successo e il rinnovo
di The Gilded Age con la seguente
dichiarazione:
Grazie a Julian e al cast e alla
troupe di straordinario talento, ogni stagione di The Gilded Age
offre storie ricche di dramma e storia, interpretazioni stellari e
un valore produttivo straordinario. Ogni momento trascorso in
questo mondo e con questi personaggi non fa che aumentare il nostro
amore per la serie, e siamo molto felici che i nostri partner della
HBO e il pubblico di tutto il mondo ne chiedano ancora.
Cosa significa questo per The
Gilded Age
The Gilded Age ha invertito
la tendenza generale di molte commedie e drammi. Mentre la maggior
parte delle serie televisive stabilisce il proprio pubblico di
riferimento nelle prime fasi, per poi registrare un calo e un
aumento modesto, la serie di successo della HBO ha continuato a
rafforzarsi. Ha vinto un Emmy, è stata nominata per altri sei e ha
aumentato significativamente il proprio pubblico nella terza
stagione.
Lo show ha registrato un aumento
per cinque settimane consecutive. Il quinto episodio ha
raggiunto quattro milioni di spettatori nei primi tre giorni,
grazie anche all’aumento delle visualizzazioni su HBO Max. The
Gilded Age, nel complesso, ha registrato un aumento del 20%.
Questo risultato arriva dopo un importante cambiamento nel
cast di The Gilded Age, con la morte inaspettata
di John Adams nell’episodio 6.CorrelatiLa tragica morte
nell’episodio 6 della terza stagione di The Gilded Age difesa dal
regista e dai produttori esecutivi: “Le cose scioccanti sono vere
nella vita”Esclusiva: la scioccante morte nell’episodio 6 della
terza stagione di The Gilded Age è stata difesa dalla regista
Deborah Kampmeier e dai produttori esecutivi della serie.
Questo dato è in linea con una
tendenza simile a quella della terza stagione di The White
Lotus, che ha registrato il suo pubblico più vasto fino ad
oggi. Tuttavia, quella commedia drammatica ambientata in un resort,
con un accenno di omicidio, ha registrato una crescita
relativamente costante. The Gilded Age, invece, sta
finalmente diventando la grande serie originale HBO che ha sempre
avuto il potenziale per essere.
Hellboy: The Golden
Army è il secondo capitolo della saga cinematografica
diretta da Guillermo del Toro, uscito nel 2008,
quattro anni dopo il
primo film. Se il precedente capitolo aveva introdotto il
pubblico al personaggio ideato da Mike Mignola per
la Dark Horse Comics, questo sequel amplia
l’universo narrativo e visivo in modo significativo, fondendo il
folklore europeo con il fantasy epico e con lo stile distintivo del
regista. Del Toro, già premiato per la sua immaginazione gotica e
mitologica, eleva qui l’impianto visivo e tematico, spingendo
Hellboy oltre i limiti del genere supereroistico classico per
avvicinarlo a un tono da fiaba oscura.
Il film si colloca in una linea
narrativa autonoma rispetto ai fumetti originali, ma trae
ispirazione da diversi elementi presenti nell’opera di Mignola, in
particolare dalla miniserie The Right Hand of Doom e da
frammenti sparsi dell’universo di Hellboy. Del Toro e Mignola
collaborarono per definire il tono e i personaggi, ma il film si
prende molte libertà nel costruire una nuova mitologia.
L’introduzione dell’armata d’oro, delle creature fantastiche e del
mondo nascosto parallelo all’umanità consente infatti al regista
messicano di esplorare i suoi temi ricorrenti: l’emarginazione, il
destino, il conflitto tra umano e mostruoso.
Hellboy: The Golden
Army riprende così i personaggi del primo film, ma li
evolve: la relazione tra Hellboy e Liz, il ruolo di Abe Sapien, e
la minaccia rappresentata dal principe Nuada si inseriscono in una
trama più ampia e profonda, che pone il protagonista di fronte a
interrogativi morali e personali sempre più complessi. Una delle
chiavi più affascinanti della pellicola è la profezia che pende su
Hellboy e il suo destino legato all’Apocalisse. Nel resto
dell’articolo esploreremo proprio questo: il significato del finale
del film, il ruolo della profezia e come questi elementi
ridefiniscono il personaggio e il suo rapporto con l’umanità.
La trama di Hellboy:
The Golden Army
Questo sequel si apre sulla rottura
di un’antica tregua fra la razza umana e l’invisibile regno
fantastico. l’Inferno sta ora per scatenarsi ancora una volta sulla
Terra per volontà del Principe Nuada, un leader
spietato in cerca di vendetta per la sua stirpe e pronto a
risvegliare un indomito esercito di creature noto come Golden Army.
Per impedire i suoi piani di conquista, l’indomabile
Hellboy si trova dunque a dover indagare sulla
vicenda, alternandosi tra la superfice terrestre e un ricco
sottobosco di creature fantastiche di ogni tipo. Aiutato nella sua
missione dalla pirocinetica fidanzata Liz, dal
mutante acquatico Abe e dal mistico
protoplasmatico JohannKrauss, si
troverà ben presto a dover scegliere fra la vita che conosce e
l’ignoto destino che lo attende.
La spiegazione del finale del
film
Nel terzo atto
di Hellboy: The Golden Army, la tensione
raggiunge il suo culmine quando il principe Nuada rintraccia sua
sorella Nuala al quartier generale del B.P.R.D., sfruttando il
legame magico che li unisce. Dopo averla trovata, Nuada combatte
contro Hellboy e lo ferisce gravemente con una lancia incantata,
lasciando nel suo petto una scheggia letale che non può essere
rimossa facilmente. Con Nuala in ostaggio e il destino dell’umanità
in bilico, Liz, Abe e Johann Krauss decidono di portare Hellboy nel
luogo in cui si trova l’Armata d’Oro, in Irlanda del Nord, sperando
di trovare un modo per salvargli la vita.
Guidati da un goblin fabbro, il
gruppo incontra l’Angelo della Morte, che rivela a
Liz il prezzo da pagare per salvare Hellboy: se continuerà a
vivere, condurrà un giorno alla fine dell’umanità. Nonostante
l’avvertimento, Liz implora di salvargli la vita e rivela
finalmente a Hellboy di essere incinta. Questa rivelazione lo
risveglia, gli dona la forza di andare avanti, con l’Angelo della
Morte che rimuove la scheggia. Giunti al santuario dell’Armata
d’Oro, Nuada viene sfidato da Hellboy, che in quanto principe
infernale ha diritto al comando dell’esercito. Dopo un duello
intenso, Hellboy vince ma risparmia la vita al suo avversario.
L’Angelo della Morte in Hellboy: The Golden Army
Tuttavia, Nuada tenta un’ultima
volta di ucciderlo, costringendo Nuala a togliersi la vita per
fermarlo. I due fratelli sono infatti legati indissolubilmente e
ciò che accade ad uno si ripercuote anche sull’altro.
Morendo, Nuada ribadisce la profezia: un giorno Hellboy dovrà
scegliere tra l’umanità e il mondo magico. Il finale si sviluppa
così proprio attorno a questa profezia. L’intera storia è
attraversata dal conflitto tra due mondi: quello umano, razionale e
moderno, e quello magico, antico e dimenticato. Hellboy si trova al
centro di questo scontro, come creatura nata dall’inferno ma
cresciuta tra gli uomini.
La decisione di risparmiare Nuada
dimostra però che Hellboy vuole essere più umano che demone, ma le
parole del principe morente suggeriscono che questa pace è solo
temporanea. Il gesto di Liz, che alla fine scioglie la corona con
il fuoco per disattivare definitivamente l’Armata d’Oro,
rappresenta un rifiuto simbolico del potere assoluto e del destino
preordinato. È un atto d’amore e di fiducia verso Hellboy, che
nonostante le sue origini oscure è diventato una figura capace di
scegliere il bene. Il finale, con i protagonisti che si dimettono
dal B.P.R.D. per vivere una vita diversa e più libera, apre a nuove
possibilità.
Liz che rivela a Red di aspettare
due gemelli e anche se questa dovrebbe essere una notizia felice, è
un po’ inquietante considerando il suo destino finale. Tuttavia,
nonostante Hellboy: The Golden Army sia stato
accolto positivamente da critica e pubblico, il terzo capitolo
della trilogia di del Toro non è mai stato realizzato a causa di
una combinazione di fattori produttivi ed economici. Il film, pur
avendo incassato decentemente, non raggiunse i risultati sperati
dalla Universal per giustificare un sequel ad alto budget. Inoltre,
i diritti del personaggio tornarono alla casa editrice Dark Horse,
complicando ulteriormente lo sviluppo. Così, l’esito della profezia
non ha potuto trovare compimento sul grande schermo.
Dopo l’entusiasmante presentazione
al
Festival Internazionale del Film d’Animazione di Annecy il mese
scorso, Eyes
of Wakanda della Marvel Animation sarà disponibile
per i fan su Disney+ prima del previsto.
Come abbiamo riportato la scorsa settimana, la nuovissima serie,
composta da quattro episodi,
debutterà il 1° agosto. L’annuncio ufficiale è accompagnato da
un nuovo trailer mozzafiato e da una serie di poster dei
personaggi, uno dei quali ci presenta il primo Iron
Fist dell’MCU.
In precedenza, Finn
Jones ha interpretato Danny Rand
alias Iron Fist nella serie TV Iron
Fist di Netflix, ma questa è la prima volta che vediamo un
protettore di K’un-Lun nella Sacra Linea Temporale, ovvero
Terra-616. La nuova serie d’azione e avventura, prodotta in
collaborazione con Zinzi Coogler, Sev
Ohanian e Kalia King di Proximity Media,
segue le avventure dei coraggiosi guerrieri wakandiani nel corso
della storia. In questa avventura intorno al mondo, gli eroi devono
compiere missioni pericolose per recuperare manufatti in vibranio
dai nemici del Wakanda. Sono gli Hatut Zaraze, e questa è la loro
storia.
Con le voci di Winnie
Harlow, Cress Williams, Patricia
Belcher, Larry Herron, Adam
Gold, Lynn Whitfield, Jacques
Colimon, Jona Xiao, Isaac Robinson-Smith, Gary Anthony Williams,
Zeke Alton, Steve Toussaint e Anika Noni
Rose, Eyes
of Wakanda è diretto dal regista/produttore esecutivo
Todd Harris. Il regista, produttore e storyboard artist ha lavorato
ad alcune delle più grandi saghe cinematografiche del mondo, da
John Wick al MCU.
In un’intervista Todd
Harris ha dichiarato: “Il mio obiettivo per l’intera
serie era fare ciò che un film ha difficoltà a fare, ovvero rendere
il mondo più grande. È una nazione con più codici postali. Si
trattava principalmente di espandere lo sfondo del mondo che Ryan
era riuscito a creare, con un po’ più di tempo e qualche
opportunità in più al bar.Queste cose esistono da così
tanto tempo, e stanno davvero diffondendo la mitologia di
Wakanda”, ha continuato.
Il regista ha poi rivelato che il
primo episodio ruota attorno a Noni, un ex membro
delle Dora Milaje di Wakanda e una potenziale
nuova candidata per gli Hatut Zaraze. Il personaggio è descritto
come “una versione James
Bond di una Dora che semplicemente non segue la linea della
compagnia“, e nel 1260 a.C., ha il compito di sconfiggere il
Leone, un ex wakandiano che ha rubato la tecnologia della loro
nazione e si è trasformato in un signore della guerra. Ora, deve
essere fermato prima che possa conquistare Creta, in Grecia.
“Abbiamo sempre saputo di aver
bisogno di un evento scatenante“, ha detto Harris. “Mi
sono ispirato ad Apocalypse Now. E se il Wakanda si trasformasse
nel loro Colonnello? Questo, combinato con un Thulsa Doom, un
Atlantideo di Conan proveniente da una civiltà molto più antica,
che ha creato un impero partendo dal mondo esistente.”
“Quindi, con questi due temi in gioco, questo è il tipo di
evento che porterebbe il Wakanda in una situazione in cui è
necessario investire risorse legittime“, ha aggiunto.
Repo Men è un film
del 2010 diretto da Miguel Sapochnik che
si colloca nel filone della
fantascienza distopica con venature action e thriller.
Ambientato in un futuro prossimo, il film racconta una società in
cui gli organi artificiali possono essere acquistati a credito, ma
vengono brutalmente riacquisiti da agenti specializzati quando il
pagamento non viene onorato. Il protagonista, interpretato da
Jude Law, è uno di questi “repo men”, ma si
troverà dall’altra parte del sistema quando sarà lui stesso
costretto a vivere con un organo impiantato e incapace di pagarlo.
Questo cambio di prospettiva offre al film un’interessante
riflessione morale su giustizia, empatia e disumanizzazione del
capitalismo.
Il film esplora così con toni crudi
e cinici temi come il debito, il libero arbitrio, la biopolitica e
la perdita d’identità in un mondo governato da logiche di mercato
estreme. In questo senso, Repo Men si inserisce in
una tradizione di film sci-fi che criticano le derive del sistema
economico e sanitario, richiamando titoli come Blade Runner, Minority Report e Gattaca per l’ambientazione futuristica e le
implicazioni etiche, ma anche Brazil e RoboCop per la satira sociale. La pellicola,
adattamento del romanzo The Repossession Mambo di
Eric Garcia, unisce azione e dramma esistenziale,
proponendo un racconto visivamente cupo e stilizzato.
Nonostante un’accoglienza critica
altalenante, Repo Men è rimasto nel tempo oggetto
di discussione soprattutto per il suo finale sorprendente e
ambiguo, che ribalta molte delle aspettative dello spettatore e
rimescola i significati dell’intera vicenda (come si addice ad un
racconto che affronta il lato oscuro della tecnologia). Nel resto
dell’articolo esploreremo dunque proprio questo: cosa succede
esattamente nel terzo atto del film, quale verità si nasconde
dietro le ultime scene e come tutto ciò si collega ai temi centrali
della narrazione.
In un futuro non troppo lontano, gli
esseri umani hanno prolungato e migliorato le loro vite attraverso
il trapianto di organi artificiali estremamente sofisticati, creati
dalla multinazionale The Union. C’è solo un problema: i ricambi
hanno un prezzo altissimo e per i clienti insolventi arriva un repo
man, un recuperatore, che si riprende i costosi organi senza
preoccuparsi della sopravvivenza della persona. Tra la squadra di
recuperatori c’è Remy (Jude
Law), uno dei migliori nel suo settore, sebbene
proprio a causa del suo lavoro stia vivendo una crisi
matrimoniale.
A un certo punto però è lo stesso
Remy ad avere bisogno di un trapianto di cuore, a seguito di un
incidente durante un’operazione di recupero organi andata male.
Dopo essersi svegliato dal coma, Remy scopre infatti di avere un
nuovo cuore e quindi un enorme debito con la società per cui
lavora. Da quel momento non riesce più a fare il suo lavoro come
prima, con il risultato che rimane indietro con il pagamento delle
rate e il rischio che qualche suo collega arrivi per riprendersi
ciò che lo mantiene in vita. L’unica soluzione possibile sembra
essere la fuga, ma questa non potrà durare in eterno.
La spiegazione del finale
Una volta compresa la vita
dall’altra parte, dunque, Remy non è più così entusiasta all’idea
di continuare a fare il repo man. Il suo collega Jake (Forest
Whitaker) non riesce a comprendere questo modo di
pensare, il che causa attriti tra i vecchi amici. Jake raggiunge il
limite quando sorprende Remy mentre aiuta la giovane
Beth (Alice
Braga) a procurarsi un nuovo artiforg. Gli ex
soci a questo punto si affrontano e Jake finisce per mettere Remy
al tappeto. Una volta ripresosi, Remy e Beth decidono di fuggire.
Riescono a entrare nell’Unione per cancellare tutti i debiti di
Beth, in modo che lei possa rimanere libera dai debiti. Jake e il
suo capo Frank (Liev
Schreiber) inizialmente cercano di catturare Remy e
Beth.
Jude Law e Alice Braga in Repo Men
Tuttavia, Jake finisce per
schierarsi con il suo vecchio amico, uccide Frank e fugge su
un’isola con lui e Beth, o almeno così sembra. Nel finale, Remy sta
parlando con Jake su una spiaggia, quando improvvisamente Jake
scompare. All’improvviso, l’immagine inizia a distorcersi e passa a
Jake a casa sua. Si scopre che nel precedente scontro tra Jake e
Remy, questo era in realtà stato ferito alla testa, riportando una
grave lesione cerebrale. Tutto quello che è successo da quel punto
in poi è solo un sogno elettronico creato dall’ennesimo organo
artificiale, che provvede a innestare una realtà fittizia nella
mente dei pazienti con gravi danni neurologici, in modo che possano
passare il resto dei loro giorni in un’illusione di felicità.
Cosa accade a Beth?
Remy incontra Beth dopo aver
ricevuto il suo cuore artificiale. Quindi, quando scopre che lei ha
una serie di organi artificiali nel suo corpo, è più che disposto
ad aiutarla a sfuggire alle autorità. Beth ha un debito crescente
per ogni organo artificiale nel suo corpo. Mentre inizia a
innamorarsi di lei, Remy è determinato a proteggerla dai
recuperatori. Tuttavia, durante la sconvolgente rivelazione del
film, Beth viene trovata priva di sensi nella stanza accanto a
Remy. Mentre i medici portano via Remy, Jake giura di proteggere
Beth. Tuttavia, dato che lei ha accumulato un debito piuttosto
consistente, è lecito supporre che i repo men alla fine verranno a
cercarla e riscuotere ciò che devono.
Il vero significato del finale di
Repo Men
Repo Men offre quindi un commento
molto cupo sulla tecnologia. Come molte nuove tecnologie, gli
artiforg sono un’idea brillante, finché qualcuno non ne trae
profitto a discapito di altri. Nel mondo di Repo
Men, The Union si preoccupa più della sua tecnologia che
delle vite perse rimuovendola. Già in passato, le persone hanno
ucciso in nome della tecnologia e se la società arrivasse a una
situazione simile a quella proposta dal film, in cui una tecnologia
dominante regna sulle persone, potrebbero verificarsi gravi
conseguenze in un futuro non troppo lontano. Allo stesso tempo, il
film mette in guardia sui pericoli (già esistenti)
dell’inaccessibilità alla sanità e al diritto di tutti di essere
curati indipendentemente dalle loro disponibilità economiche.