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Jesse Eisenberg vorrebbe tornare nei panni di Lex Luthor

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Jesse Eisenberg vorrebbe tornare nei panni di Lex Luthor

L’universo cinematografico DC come era stato impostato da Zack Snyder da Man of Steel in poi potrebbe non esistere più, e il successo ottenuto da Joker dovrebbe confermare la nuova linea editoriale della Warner Bros per quanto riguarda la produzione di cinecomic. Alcuni personaggi continueranno il loro percorso (vedi Aquaman, Wonder Woman e forse Shazam!), altri invece è probabile che saluteranno per sempre il pubblico in attesa di futuri reboot; tra questi c’è anche il Lex Luthor di Jesse Eisenberg, introdotto da Snyder in Batman Vs Superman: Dawn of Justice, villain complesso che meriterebbe un maggiore approfondimento e lasciato in sospeso dopo la scena post credits di Justice League.

L’attore è tornato a parlare di Luthor durante il tour promozionale di Zombieland: Doppio Colpo, dichiarando tutto il suo interesse a calarsi ancora una volta nei panni della nemesi di Superman: “Oh, lo farei al 1000%, certo. Ho adorato interpretarlo…ero il ragazzo più timido del mondo e riuscire a interpretare un personaggio mediocre con sfumature così sgargianti è sempre esaltante. Probabilmente non farò un altro film con la DC, e non so nemmeno se ne faranno mai un altro in cui ci sia Lex…ma sono davvero felice di averlo fatto.”

Lo spero ancora, perché il personaggio è fantastico e in termini di recitazione è il più divertente che abbia avuto l’opportunità di interpretare.

Rivedremo presto l’attore in Zombieland: Doppio Colpo sequel diretto ancora una volta da Ruben Fleischer (Venom) e atteso nelle nostre sale il 14 Novembre. Nel cast tornano gli altri veterani Woody HarrelsonEmma Stone e Abigail Breslin riprendendo i rispettivi ruoli del film originale, insieme a Zoey Deutch e Dan Aykroyd.

La sceneggiatura è stata firmata da Dave Callaham (Godzilla, Wonder Woman 1984) con Paul Wernick e Rhett Reese (Deadpool, Deadpool 2), mentre le riprese si sono svolte nei mesi scorsi a Los Angeles. Per quanto riguarda la trama – ancora avvolta nel mistero – sappiamo che dovrebbe riprendere le sorti dei quattro protagonisti (Columbus, Tallhassee, Witchita e Little Rock) immersi in un mondo dove l’apocalisse zombie si è evoluta.

Fonte: Comicbook

Jurassic World 3: Mamoudou Athie nel cast

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Jurassic World 3: Mamoudou Athie nel cast

Mamoudou Athie è ufficialmente entrato nel cast di Jurassic World 3, come conferma Deadline, e si unirà dunque a Chris Pratt e Bryce Dallas Howard sul set del film diretto da Colin Trevorrow. L’attore è tra i protagonisti della serie Sorry For Your Loss (disponibile ora su Facebook Watch) al fianco di Elizabeth Olsen, e di recente è apparso in The Circle, The Front Runner.

Prossimamente lo vedremo nel dramma Prentice Penny Uncorked di Netflix e nella pellicola prodotta da 20th Century Fox Underwater con Kristen Stewart.

Sam Neill (Dr. Alan Grant), Laura Dern (Dr. Ellie Satler) e Jeff Goldblum (Dr. Ian Malcolm) , ovvero i membri del cast originale del franchise, torneranno in Jurassic World 3, terzo capitolo in fase di pre produzione.

Si tratterà di un vero e proprio evento, considerando che i tre attori non recitavano assieme dal 1993, comparendo separatamente in forma di cameo nei sequel. Goldblum aveva avuto una piccola parte in Jurassic World: Fallen Kingdom, uscito lo scorso anno.

Le riprese del terzo capitolo, affidato nuovamente al regista Colin Trevorrow con la sceneggiatura scritta da Emily Carmichael (Pacific Rim: Uprising), inizieranno nei primi mesi del 2020, e possiamo aspettarci nei prossimi giorni qualche dettaglio in merito alla trama e ai nomi che affolleranno il set.

Lo stesso Trevorrow ha recentemente pubblicato il cortometraggio Battle at Big Rock, i cui eventi sono ambientati un anno dopo Jurassic World: Fallen Kingdom mostrando i dinosauri che vivono nel nostro mondo e lottano per la sopravvivenza.

Vi ricordiamo che Jurassic World 3 uscirà nelle sale l’11 giugno 2021.

Fonte: Deadline

Joker: Todd Phillips sulle scene eliminate e la director’s cut

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Joker: Todd Phillips sulle scene eliminate e la director’s cut

Prima dell’uscita in sala si era parlato di circa trenta minuti eliminati dal montaggio finale di Joker, dettaglio che aveva suggerito l’esistenza (o una futura pubblicazione) della versione estesa del film con Joaquin Phoenix campione d’incassi e vincitore del Leone d’oro a Venezia. Ora è Todd Phillips a fare chiarezza sulla questione, parlando delle scene tagliate in sala di montaggio e del suo “approccio” particolare:

Odio le fo****e director’s cut, e odio le scene eliminate. Se vengono eliminate c’è un motivo“, ha dichiarato il regista. “Il film che avete visto è esattamente il film che voglio che sia e non mostrerò mai una scena cancellata. Tuttavia abbiamo realizzato un montaggio molto divertente di Arthur che entra al Murray Franklin Show e ogni volta il personaggio di Robert De Niro si alzava dicendo ‘Per favore, date il benvenuto a Joker’ con le le tende si aprivano e Arthur che usciva facendo sempre qualcosa di diverso“.

Nel film avete visto una versione di quell’entrata, con Joker che bacia la donna ospite. Esistono almeno 13 ciak di quella scena, tutti diversi e divertenti, così tanto che ancora mi chiedo perché non sono stati utilizzati“.

Leggi anche – Joker: la storia è una fantasia del protagonista? Ecco le “prove”

Joker diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin PhoenixZazie BeetzFrances ConroyBrett CullenDante Pereira-OlsonDouglas Hodge e Josh Pais ed è arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019. Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio nei Batman di Tim Burton, nella trilogia del Cavaliero Oscuro di Christopher Nolan e in Suicide Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Da sempre solo in mezzo alla folla, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.

Ho amato il Joker di The Dark Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro. “Negli Stati Uniti, i fumetti sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha commentato il regista nell’intervista con Variety.

Joker: easter egg, cameo e riferimenti nel film

Fonte: CBM

Ant-Man 3: un rumor rivela la data di uscita?

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Ant-Man 3: un rumor rivela la data di uscita?

La lineup della Fase 4 è stata rivelata nel corso dell’estate, confermando (o smentendo) alcuni titoli previsti nei mesi scorsi che arriveranno in sala tra l’inizio del 2020 e la fine del 2021. Mancano all’appello le date di uscita di alcuni sequel annunciati come Black Panther 2, Guardiani della Galassia Vol.3 o Captain Marvel 2, ma un recente rumor pubblicato da Charles Murphy su Twitter sostiene che Ant-Man 3 è effettivamente in programma e che sbarcherà nei cinema il 29 Luglio 2022.

Ovviamente si tratta di un’indiscrezione trapelata grazie ad un insider dei Marvel Studios., da non prendere come verità assoluta ma come una concreta possibilità. Vi ricordiamo che nel profilo del New York Times dedicato a Paul Rudd, Kevin Feige ha parlato del futuro dell’attore nel MCU lasciando intendere che ci sia ancora molto da raccontare su Scott Lang nelle prossime fasi dell’universo cinematografico.

I pezzi degli scacchi sono stati disposti in modo preciso dopo Endgame“, aveva dichiarato il presidente dei Marvel Studios, “Gli eroi che sono fuori dal tabellone sono anche fuori dal quadro, mentre quelli che sono ancora dentro…beh, non si sai mai.

Questo significa che Ant-Man è ancora in gioco e che nonostante il mancato annuncio ufficiale del terzo capitolo standalone ci siano ottime possibilità di rivederlo in azione? Il commento di Feige lascia aperta una finestra sulla Fase 5, in cui gli sceneggiatori potrebbero esplorare il rapporto tra Scott e Cassie, la figlia ormai adolescente ritrovata cinque anni dopo la Decimazione…

https://twitter.com/_CharlesMurphy/status/1184862029053489152

Leggi anche – Ant-Man 3 si farà? Ecco la risposta di Michael Douglas

L’ultimo film del franchise, Ant-Man and The Wasp, ha visto Scott Lang (Paul Rudd) alle prese con le conseguenze delle proprie scelte come Supereroe e come padre, dopo Captain America: Civil War. Mentre lotta per ritrovare un equilibrio tra la sua vita famigliare e le responsabilità di Ant-Man, viene chiamato da Hope van Dyne e il Dr. Hank Pym per intraprendere una nuova missione: salvare Janet van Dyne persa nel Regno Quantico.

Scott deve quindi indossare di nuovo i panni di Ant-Man e imparare a combattere al fianco di Wasp, pur cercando di rispettare gli arresti domiciliari. Il tutto mentre si impegna a dare una mano all’amico Luis (Michael Peña), tenendosi pronto a combattere un nuovo nemico, Ghost (Hannah John-Kamen), e il suo alleato Bill Foster (Laurence Fishburne).

Fonte: Twitter

Edward Norton rivela i suoi piani per un “Hulk nolaniano”

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In occasione della promozione del suo ultimo film da regista e attore Edward Norton è tornato a parlare sulla sua esperienza con i Marvel Studios e nell’interpretare Hulk. In particolare l’attore ha rivelato quali fossero i suoi piani sul personaggio:

“The Hulk era … … mi sentivo molto triste per quello che è accaduto, Louis [il regista Leterrier] e io ci eravamo prefissati di fare qualcosa di diverso, in termini di approccio era qualcosa più simile a quello che aveva avuto Chris Nolan con Batman, puntavamo alla realizzazione di qualcosa di un po’ più oscuro e serio, ma poi le cose finirono per essere sterilizzate”. Poi l’attore rivela anche con onestà che non è del tutto insoddisfatto del film: “Volevo fare un grande film in CGI e imparare e vedere cose. Sono cresciuto su Hulk, l’ho adorato. E in realtà il film mi è piaciuto molto. Sai, i bambini adorano il film. È un’altra di quelle cose che non capisco è la quantità di rumore che la gente genera intorno ad esso. È così sciocco. Non potrei essere più felice di aver fatto parte di tutta questa tradizione.”

Durante l’intervista Norton ha continuato a parlare del lavoro “incredibile” di Mark Ruffalo con la Marvel, prima di discutere ulteriormente della sua visione rivelando anche di aver lavorato ad una sceneggiatura tutta sua: “La sceneggiatura che ho scritto per loro aveva una visione in due parti quasi alla Batman [Begins] / Dark Knight.” – “Quando però mi è stato detto “OK, non è quello che state facendo? Per me, è diventa solo un modo per perdere tempo e vita “, continua. “Non puoi fare tutto, e non avrei fatto Birdman e Grand Budapest, e sicuramente non avrei fatto [Motherless Brooklyn] se quel [franchising] mi avesse riempito il tempo. È sciocco produrre negatività quando non c’è. Sai, ho adorato farne parte e penso che [Marvel] abbia ottenuto tutto ciò che voleva ottenere. Quindi Dio vi benedica “.

Vi ricordiamo che Edward Norton torna al cinema da protagonista e regista di Motherless Brooklyn, il film che ha aperto la 14esima edizione della Festa del cinema di Roma, proprio ieri. Oggi l’attore incontrerà il pubblico dell’auditorium Parco della Musica di Roma.

Baby 2: recensione della seconda stagione della serie Netflix

Baby 2: recensione della seconda stagione della serie Netflix

L’adolescenza è un brivido, una continua sorpresa. È con queste parole che si apre la seconda stagione della serie Netflix Baby, scritta dal collettivo Grams insieme a Isabella Aguilar e Giacomo Durzi. Con sei nuovi episodi, tornano sul piccolo schermo le vicende dei ragazzi residenti nel quartiere Parioli di Roma, dove tutto sembra essere concesso, anche il peccato. Nuovamente protagonisti sono dunque Benedetta Porcaroli e Alice Pagani, seguite da Lorenzo Zurzolo, Brando Pacitto, Riccardo Mandolini, Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi.

Se nella prima stagione si era narrato dell’introduzione di Chiara e Stella al peccaminoso e segreto mondo nascosto sotto la facciata del quartiere altolocato, in questa seconda stagione si esplora il loro muoversi in questo, il loro affrontare una lenta e inesorabile discesa nel tunnel della perdizione, che le porterà a doversi confrontare con eventi molto più grandi di loro.

Baby, il peccato che non conosce età

La serie diretta da Andrea De Sica e Anna Negri si colloca all’interno di un’ampia gamma di prodotti Netflix che cercano di raccontare l’adolescenza oggi. Attraverso il racconto corale dei protagonisti, e partendo dalle reali vicende di cronaca a cui la serie si ispira, lo spettatore viene preso per mano e condotto negli anfratti bui e minacciosi di un metaforico sottobosco dove tutti svelano lati inaspettati della propria personalità, anche quelli che alla luce del sole sembrano essere i migliori. I ragazzi, nel loro rimanere invischiati in una pericolosa tela del ragno, anche quando per loro stessa colpa, non vengono raccontati con giudizio. L’idea generale sembra al contrario quella di stare dalla loro parte, cercare di motivare il loro dolore e gli sbagli che questo porta a fare. Vivere in un contesto tanto impeccabile sembra dunque generare dei veri e propri mostri.

Questa aspirazione documentaria, tuttavia, viene frenata non solo dagli già non particolarmente originali presupposti, ma anche da un continuo ricadere in stereotipi che non dimostrano volontà di evoluzione. Non è infatti un male affidarsi a questi, che permettono anzi di identificare immediatamente personaggi e situazioni, purché questi poi trovino la libertà per evolvere e dimostrarsi molto più di quello che sembravano in apparenza. Ciò non accade tuttavia in Baby, dove nonostante lo scorrere della narrazione, e il peggiorare della situazione dei protagonisti, si avverte in modo non indifferente una povertà nella scrittura, che vanifica il tutto e rende tutt’altro che seducente quanto avviene.

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Baby, crescere non è mai facile

Se dunque la sceneggiatura non riesce a svincolarsi da una serie di situazioni a cui apparentemente è impossibile rinunciare, non molto di più bisogna aspettarsi dai dialoghi. Particolarmente costruiti e inadatti all’età dei protagonisti, questi rallentano decisamente il tono delle puntate, mettendo a dura prova la credibilità di quanto avviene. Bisogna inoltre aggiungere che la direzione degli attori appare decisamente carente, e nessuno di loro sembra riuscire a sintonizzarsi con gli altri, risultando più volte fuori tono.

Crescere non è facile per questi ragazzi, ma altrettanto si direbbe della serie, che anche se vuol far credere il contrario non accenna a decollare, rimanendo ancorata ad un modo di vedere e raccontare l’adolescenza particolarmente banale e ingiusto. Viene poi a mancare quella voglia di sperimentare da un punto di vista della regia, che invece a tratti si ritrovava nella prima stagione. In questa seconda tutto appare più classico, canonico, e certamente non basta la fin troppo ridondante musica elettronica a risollevare il tutto. Purtroppo quello che poteva essere un ritratto inquietante di una generazione in piena crisi di valori risulta invece essere un ennesimo racconto che non scende in profondità quanto dovrebbe ma rimane bloccato in un limbo senza risvolti.

The Aeronauts con Eddie Redmayne alla Festa del cinema di Roma

The Aeronauts con Eddie Redmayne alla Festa del cinema di Roma

Secondo giorno di Festa del cinema di Roma ed è la volta anche di The Aeronauts di Tom Harper e con protagonisti Felicity Jones e Eddie Redmayne.

In The Aeronauts Amelia Wren, audace pilota di mongolfiere, fa squadra con l’ambizioso meteorologo James Glaisher per far progredire le conoscenze umane sul tempo atmosferico e per volare più in alto di quanto chiunque altro abbia mai fatto nella Storia. Mentre stabiliscono primati e portano avanti la ricerca scientifica, il loro percorso di vita, condotto fino a limiti estremi, porta l’inverosimile coppia a trovare un posto in quel mondo che i due, dalle mongolfiere, vedono così lontano e piccolo.

“Gli ultimi 200 anni sono lastricati di storie sulle mongolfiere piene di avventure, di imprese che hanno sfidato la morte e di sbalorditive scoperte. Abbiamo pensato che si potessero prendere degli aspetti di alcune di queste storie vere e metterle insieme per ottenere una combinazione fenomenale, celebrando le portentose distanze che gli esseri umani hanno coperto per espandere la nostra conoscenza del mondo. Questo film ha destato il mio stupore fanciullesco e mi ha insegnato molto sulle possibilità dell’umanità di progredire e di compiere scoperte che possono migliorare le nostre vite. L’idea dell’esplorare e dell’ampliare le frontiere del possibile è sempre importante, che si tratti dei viaggi spaziali di oggi o del volo nel 1862. C’è sempre una nuova frontiera da conoscere.”

Festa del cinema di Roma: in concorso Antigone di Sophie Deraspe

Festa del cinema di Roma: in concorso Antigone di Sophie Deraspe

Alle ore 20, presso la Sala Petrassi, nel secondo giorno della Festa del cinema di Roma sarà presentato in selezione ufficiale Antigone di Sophie Deraspe.

“Avevo circa 20 anni quando sono stata folgorata dalla lettura di “Antigone”: la sua intelligenza, la sua sincerità, la sua incorruttibilità mi hanno subito sedotto – ha spiegato la regista – Volevo ridare vita, ai nostri tempi e nel contesto sociale delle nostre città occidentali, all’integrità di Antigone, al suo senso di giustizia e alla sua capacità di amare. Volevo anche che Antigone fosse molto giovane (sedici anni) e fisicamente minuta, per far emergere la forza interiore di questa persona che oppone i suoi valori alle leggi degli uomini”.

“Volevo ridare vita, ai nostri tempi e nel contesto sociale delle nostre città occidentali, all’integrità di Antigone, al suo senso di giustizia e alla sua capacità di amare. Volevo anche che Antigone fosse molto giovane (16 anni) e fisicamente minuta, per far emergere la forza interiore di questa persona che oppone i suoi valori alle leggi degli uomini. C’è una strana scena in cui Antigone è interrogata da una psichiatra cieca di nome Teresa, una moderna incarnazione dell’indovino Tiresia. Al di là del gioco di associazioni tra un indovino che appartiene al mondo della tragedia greca e la figura contemporanea di una psichiatra, ho trovato questa scena essenziale per aprire uno spazio in cui l’inconscio di Antigone parlasse e desse testimonianza della forza che la anima e la rende eroica. Antigone si sente investita di un dovere più alto verso chi l’ha preceduta, verso i suoi amati defunti, che sente sempre vicini. Ai suoi occhi le leggi degli uomini hanno meno valore di quelle dettate dai suoi estinti, e ciò la pone dinanzi a un dilemma che è la vera essenza di questa tragedia.”

Antigone di Sophie Deraspe, il film

In seguito all’assassinio dei loro genitori, la giovane Antigone, sua sorella Ismène, i suoi fratelli Étéocle e Polynice e la nonna Ménécée si rifugiano a Montreal, dove vivono un’esistenza tranquilla in un piccolo appartamento di un quartiere popolare. Studentessa modello, Antigone è il collante che tiene unita la famiglia. La tragedia deflagra quando Étéocle viene ucciso dalla polizia durante l’arresto di Polynice, piccolo spacciatore. Motivata dal senso del dovere verso la famiglia e dal ricordo dei genitori, Antigone decide di mettere a repentaglio il suo futuro per proteggere quello della sua famiglia: alla legge dell’uomo, sostituisce il proprio senso della giustizia, fondato sull’amore e sulla solidarietà.

Festa del cinema di Roma 2019: Scary Stories to Tell in the Dark di André Øvredal

La proiezione di Scary Stories to Tell in the Dark di André Øvredal chiude alle ore 22.30 il programma della Sala Petrassi.

Corre l’anno 1968 negli Stati Uniti, e il vento del cambiamento imperversa possente, mentre sembra lontana dai disordini dei grandi centri urbani la cittadina di Mill Valley, sulla quale, ormai da generazioni, incombe la lunga ombra della famiglia Bellows: è nella loro dimora, situata ai margini della città, che Sarah, una ragazza che cela terribili segreti, ha trasformato la sua travagliata esistenza in una serie di storie spaventose, scritte in un libro che ha travalicato i limiti del tempo, storie che diventano fin troppo realistiche per un gruppo di giovani che, durante la notte di Halloween, andranno alla scoperta della terrificante casa di Sarah, chiamati a risolvere il mistero che avvolge alcune macabre morti avvenute nella loro cittadina.

Scary stories to tell in the dark, il film

L’horror uscirà nei cinema italiani dal 24 ottobre 2019 distribuito da Notorious Pictures. Sceneggiato e prodotto dal genio visionario Guillermo del Toro, premio Oscar per “La forma dell’acqua”, il film “Scary Stories to Tell in the Dark” è l’horror più atteso dell’anno. Dietro la macchina da presa André Øvredal, regista norvegese di “Troll Hunter” e dell’acclamato horror “Autopsy”.

Il film è tratto dall’omonimo e terrificante bestseller di Alvin Schwartz, autore cult della narrativa horror, noto per la sua vasta produzione letteraria dedicata a opere che, tra miti, leggende e racconti di paura, esplorano gli aspetti folkloristici del popolo americano.

Nella saga di “Scary stories to tell in the dark”, pubblicata tra il 1981 e il 1991 con le illustrazioni originali di Stephen Grammel, 29 storie di paura si materializzano in un mondo sospeso tra magia e terrore: i racconti più macabri di tutti i tempi prendono vita tra fiabe horror, vendette oscure, entità agghiaccianti e avvenimenti soprannaturali. Il libro è pubblicato in Italia dall’editore DeA Planeta Libri nella collana DeA (al prezzo di 16.90 euro).

Affascinato fin da adolescente dai racconti di Alvin Schwartz, Guillermo del Toro, autore della sceneggiatura del film insieme a Patrick Melton e Marcus Dunstan (già sceneggiatori di quattro capitoli della saga di Saw – L’enigmista e attualmente impegnati nella stesura del prossimo reboot di Halloween), porta sul grande schermo i racconti dell’orrore più spaventosi di sempre. Completano il cast Zoe Colletti, Austin Abrams, Gabriel Rush, Michael Garza, Austin Zajur, Dean Norris, Gil Bellows, Lorraine Toussaint e Natalie Ganzhorn.

Scary stories to tell in the dark verrà presentato in selezione ufficiale alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma venerdì 18 ottobre alla presenza del regista André Øvredal.

Nel film durante la notte di Halloween un gruppo di teenager è chiamato a risolvere il mistero che avvolge una serie di improvvise e macabre morti nella loro cittadina della Pennsylvania. Prodotto e scritto da Guillermo del Toro, il film è basato sui libri di Alvin Schwartz.

Ron Howard presenta Pavarotti alla Festa del cinema di Roma

Ron Howard presenta Pavarotti alla Festa del cinema di Roma

Alle ore 19.30, la Sala Sinopoli ospiterà la proiezione di Pavarotti di Ron Howard: il regista Premio Oscar, che sarà sul red carpet alle ore 18.45 e incontrerà il pubblico sabato 19 ottobre, illustra la vita, la carriera e l’intramontabile eredità del grande tenore italiano, attraverso filmati inediti e rare interviste con la famiglia e i colleghi del cantante.

“Uno degli intenti più ambiziosi di Pavarotti era quello di ampliare il bacino della sua arte cosicché tante altre persone si innamorassero dell’opera lirica – ha detto il regista – Nutro la speranza che il nostro documentario possa aiutare a proseguire il suo lavoro. Pavarotti è cresciuto in una cultura in cui il melodramma era uno spettacolo popolare che si rivolgeva a tutti, e ha sempre voluto riportare l’opera a quelle radici. L’umiltà era una delle cose più belle e paradossali di Luciano”.

La quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si terrà fino al 27 ottobre con la direzione artistica di Antonio Monda, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma, Presidente Laura Delli Colli, Direttore Generale Francesca Via. L’Auditorium Parco della Musica sarà il fulcro dell’evento, con le sue sale di proiezione e il red carpet. Come ogni anno, la Festa coinvolgerà numerosi altri luoghi della Capitale, dal centro alla periferia.

Modern Love, la recensione della nuova serie Amazon Prime

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Modern Love, la recensione della nuova serie Amazon Prime

Modern Love è una rubrica del New York Times che da 15 anni allieta, con cadenza settimanale, i lettori del famoso giornale. La rubrica è diventata nel tempo un podcast, e ora è una serie, per Prime Video, disponibile sulla piattaforma dal 18 ottobre.

La rubrica originale prevede dei racconti di storie d’amore più o meno lunghi che, pur romanzando la vita e raccontando sempre dinamiche di coppia, hanno come filo rosso il fatto che si tratta di storie vere. Questo stesso criterio è stato adottato per le serie in otto episodi da 30 minuti, otto pillole di romanticismo e amore in diverse sfumature, che si impreziosiscono di un cast estremamente ricco e riconoscibile.

Modern Love è una serie antologica

Come ogni serie antologica, ci sono gli episodi più riusciti e quelli meno riusciti, quelli che mantengono una peculiarità di sguardo e racconto e quelli che si standardizzano su dinamiche più convenzionali. Quello che le accomuna è l’immediatezza di linguaggio e la scelta, sicuramente conscia, che tutti gli attori presenti sono chiamati a rivestire un ruolo che in genere non hanno mai interpretato.

Inoltre, ogni storia, scegliendo un registro più o meno comico, tragico o realistico (alcuni sfociano addirittura nel musical), mantiene un linguaggio immediato e semplice, che porta dritti al cuore della vicenda, senza divagare, ottimizzando quindi il formato ridotto di 30 minuti.

Come accennato, ci sono episodi più riusciti e alcuni meni efficaci, resta sempre vivo l’interesse verso le diverse dinamiche dell’amore, che si scontra con l’abbandono, la malattia, gli strascichi della fine di una storia e l’euforia dell’inizio di una nuova, si dimena tra vecchi e giovani, etero e gay, sempre con la stessa vitalità che ha l’unica cosa che riesce a mantenere vivo l’essere umano.

L’amore è solo per i ricchi?

Tuttavia, per Modern Love, sembra che l’amore sia un “problema” da ricchi, visto che tutti quelli che vivono queste storie sono o sembrano personaggi dell’alta borghesia newyorkese, benestanti che sembrano non avere altri problemi al mondo che quello di trovare il vero amore. E chissà che non sia anche questo un messaggio, amaro, per lo spettatore: soltanto chi non ha altri problemi, più seri e pratici, può permettersi di affliggersi e preoccuparsi per amore!

Michelle Pfeiffer offre un buffo consiglio alla nuova Catwoman

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Michelle Pfeiffer sta vivendo una seconda giovinezza cinematografica grazie anche alla Disney che, prima in Ant-Man and the Wasp, e poi in Maleficent – Signora del Male, l’ha scelta per interpretare due donne completamente differente nei suoi franchise.

L’attrice è una vera e proprio icona, una delle dive di Hollywood, nota per la sua bellezza e per la sua grazia che passa tutta attraverso lo schermo. Idolo indiscusso dei fan di Tim Burton, Michelle Pfeiffer è sta la prima Catwoman cinematografica della storia, che, così come il Batman di Michael Keaton, è rimasta nel cuore degli spettatori.

Adesso, con all’orizzonte una nuova giovane attrice destinata al ruolo, Zoe Kravitz, la veterana del costume di latex si è sentita simpaticamente in dovere di dare un consiglio alla collega.

Durante un’ospitata a Good Morning America per promuovere proprio Maleficent 2, è stato chiesto all’attrice se avesse qualche consiglio da dare a Kravitz. E ha così risposto: “Che si assicuri, durante la progettazione del costume, che ci sia un modo per andare in bagno mentre ce l’ha addosso!” Il commento non sembra troppo differente da quello che Christian Bale ha già dato a ben due Batman differenti!

Confermati nel cast di The Batman, al momento, sono Robert Pattinson nei panni del protagonista, Zoe Kravitz in quelli di Catwoman, Paul Dano in quelli dell’Enigmista e Jeffrey Wright in quelli del nuovo Commissario Gordon.

Il cinecomic riavvierà le sorti del crociato di Gotham al cinema, ma sembra che i piani del regista per il franchise si estenderanno ad una trilogia, introducendo sullo schermo altri supereroi e villain dei fumetti.

Come suggerito da HN Entertainment, le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984).

Robert Pattinson: “Il mio Batman non sarà un eroe”

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Robert Pattinson: “Il mio Batman non sarà un eroe”

Robert Pattinson, l’ultimo attore in ordine di tempo a ricoprire il ruolo di Batman al cinema, non vede il personaggio come un convenzionale “bravo ragazzo“. L’opinione potrebbe essere condivisa, visto che l’Uomo Pipistrello non è quasi mai rappresentato come un eroe luminoso e sempre giusto come Superman, ad esempio. Tuttavia, queste sue dichiarazioni potrebbero mettere sotto una luce inaspettata il suo The Batman, in cui sarà diretto da Matt Reeves.

Reso famoso dal suo ruolo da protagonista nella saga di Twilight, Pattinson è stato scelto come Batman dopo che Ben Affleck si è dimesso dal ruolo all’inizio di quest’anno. Il ruolo è un deciso cambio di ritmo per Pattinson, 33 anni, che dopo Twilight e il suo precedente ruolo più piccolo nella serie di Harry Potter, ha iniziato a scegliere sempre film indipendenti, come The Rover, Queen of the Desert, e più recentemente The Lighthouse, il nuovo thriller di Robert Eggers in cui recita al fianco dell’attore protagonista Willem Dafoe.

Le sue interpretazioni gli sono valse frequenti elogi della critica, molti dei quali sembrano sottolineare quasi l’ossessione che ha Pattinson di fare qualcosa di diverso in ogni film, scena e persino interpretazione. “Odio quando faccio un secondo take esattamente come il primo – ha dichiarato – a costo anche di farmi licenziare.”

Quando il New York Times gli ha fatto la domanda in merito alla sua interpretazione del ruolo di Batman, Pattinson ha confermato di essere stato affascinato dall’idea del cambiamento. “Ho sempre pensato che l’unica ragione per cui vorresti sempre essere un bravo ragazzo è perché ti vergogni disperatamente di quello che stai facendo nella vita reale – ha scherzato, aggiungendo che – la parte più divertente di fare film è che puoi esplorare i lati più grotteschi o cattivi della tua psiche.”

Il che giustifica il fatto che secondo Pattinson il suo Batman non sarà “un vero eroe”. “La sua moralità è un po’ fuori dagli schemi. Non è il ragazzo d’oro, a differenza di quasi tutti gli altri personaggi dei fumetti. C’è una semplicità nella sua visione del mondo, ma la sua posizione nel film è strana, mi permette di avere molto spazio nell’interpretazione.”

Confermati nel cast di The Batman, al momento, sono Robert Pattinson nei panni del protagonista, Zoe Kravitz in quelli di Catwoman, Paul Dano in quelli dell’Enigmista e Jeffrey Wright in quelli del nuovo Commissario Gordon.

Il cinecomic riavvierà le sorti del crociato di Gotham al cinema, ma sembra che i piani del regista per il franchise si estenderanno ad una trilogia, introducendo sullo schermo altri supereroi e villain dei fumetti.

Come suggerito da HN Entertainment, le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984).

The Batman: 8 villain che vorremmo vedere nel film

Storia di un Matrimonio: il nuovo trailer del film con Driver e Johansson

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Dopo la presentazione a Venezia 76, arriverà il 6 dicembre su Netflix Storia di un Matrimonio, il nuovo film di Noah Baumbach con protagonisti Scarlett Johansson e Adam Driver, nei panni di una coppia alle prese con una dolorosa separazione. Ecco il nuovo trailer.

Commentando il film, Baumbach ha dichiarato: “Nessuno dei due si aspettava questo esito. Per entrambi è importantissimo che abbiano la loro felicità individuale, ma è altrettanto importante che ne trovino una generale, un equilibrio tra le due. La protagonista aveva già intrapreso questo un percorso, era stata la prima a prendere coscienza della situazione, e mette lui in condizioni di fare lo stesso.”

Leggi la recensione di Storia di un matrimonio

 

Star Wars: l’Ascesa di Skywalker, il rapporto tra Rey e Kylo sarà chiarito

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Daisy Ridley ha dichiarato che Star Wars: l’Ascesa di Skywalker affronterà la strana relazione tra Rey e Kylo Ren. I due giovani titolari della Forza si sono intrecciati sin dall’inizio della trilogia del sequel, essenzialmente designandosi come co-protagonisti della storia.

Oltre a rappresentare le ideologie contrastanti della Forza, i due hanno sviluppato un’affascinante dinamica nei due capitoli precedenti della saga. Gli Ultimi Jedi ha approfondito la loro connessione, tanto che la coppia ha anche stretto una breve alleanza per sconfiggere il Leader Supremo Snoke e le guardie pretoriane.

La chimica sullo schermo di Rey e Kylo è così intensa, che i fan non hanno impiegato molto a ipotizzare che i due diventeranno una coppia. Tuttavia è innegabile che il rapporto trai due sia molto poco romantico, fino a questo momento, con Kylo che sembra aver sviluppato quasi una rabbiosa repulsione nei confronti della ragazza. Fortunatamente, i cineasti di Star Wars sono consapevoli di queste preoccupazioni e non le aggireranno nel capitolo finale della trilogia.

Parlando con EW, Daisy Ridley ha parlato di questa dinamica come di un “problema complesso”:

“J.J. si è occupato di questo rapporto. È un problema molto complesso. Le persone parlano di relazioni tossiche, di qualunque cosa si tratti. Non è uno scherzo e penso che alla fine questa dinamica sia stata affrontata davvero bene perché non si è bruciata subito.”

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise diretto da J.J. Abrams, arriverà nelle sale a dicembre 2019.

Nel cast Daisy RidleyOscar IsaacJohn BoyegaKelly Marie TranNaomi AckieJoonas Suotamo, Adam Driver, Anthony DanielsBilly Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Billie Lourd e il veterano del franchise Mark Hamill. Tra le new entry c’è Richard E. Grant.

Il ruolo di Leia Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio VII.”

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, diffusi nuovi rumor su Rey e Palpatine

Thor: Love and Thunder, la Marvel vuole che Thor resti grasso?

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Thor: Love and Thunder, la Marvel vuole che Thor resti grasso?

Secondo Taika Waititi, è in corso un dibattito sull’opportunità o meno riproporre un Thor grasso. Waititi, che ha diretto Thor: Ragnarok e che tornerà alla guida di Thor: Love and Thunder, ha spiegato che c’è una domanda molto importante, legata al cuore del personaggio, in quello che invece potrebbe essere considerato soltanto un dettaglio estetico.

La trasformazione per Thor non è stata puramente fisica. Mentre i fan hanno sempre amato Chris Hemsworth nei panni del personaggio, ci è voluto il terzo capitolo per riuscire a conquistare anche l’amore della critica. Come immaginato da Waititi, Ragnarok è stata una deliziosa esplosione di colori e stranezze che riuscì a attingere al fascino naturale di Hemsworth senza mai minare la forza dell’eroe che interpretava. Thor avrebbe continuato a stupire il pubblico di Infinity War, dal momento che era un avversario formidabile per Thanos. In Endgame, invece, Thor è inizialmente furioso per aver permesso a Thanos di vincere, ma poi si deprime. La sofferenza mentale si riflette nella sua apparenza trasandata, quando dopo 5 anni lo rivediamo ingrassato e barbuto.

Durante un’intervista con Yahoo! Entertainment, a Waititi è stato chiesto se in Love and Thunder, Thor sarà ancora in sovrappeso. Durante la promozione di Jojo Rabbit, Waititi ha dato una risposta molto interessante. Ha detto che il fisico di Thor probabilmente dipenderà da quanti mesi, o addirittura anni, sono passati tra gli eventi di Endgame e quelli di Love and Thunder.

“Questo è un dibattito in corso che non abbiamo ancora concluso del tutto, alla Marvel. Perché stiamo cercando di capire quanto tempo – quanti mesi o anni – sono passati da Endgame, e quando sarà ambientato Love and Thunder?”

La risposta è coerente, dal momento che, se il film è ambientato subito dopo Endgame, è improbabile che l’eroe apparirà di nuovo in forma. Tuttavia questo ci rivela anche che alla Marvel non sono ancora bene in chiaro alcuni elementi della prossima timeline della Fase 4 che è tutt’ora misteriosa, nonostante gli annunci della scorsa estate.

Thor: Love And Thunder, spiegati i motivi del ritorno di Natalie Portman

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarok, così come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: EndgameL’ispirazione del progetto arriva dal fumetto The Mighty Thor, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

L’uscita nelle sale è fissata invece al 5 novembre 2021.

Thor: Love and Thunder, le domande sul MCU a cui il film potrebbe rispondere

Motherless Brooklyn – I segreti di una città, recensione del film #RomaFF14

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20 anni fa, quando arrivò al cinema Tentazioni d’Amore, suo film d’esordio dietro alla macchina da presa, Edward Norton lesse Motherless Brooklyn, del newyorkese Jonathan Lethem. A distanza di tutto questo tempo, l’attore e regista, qui anche in veste di sceneggiatore, riesce a tradurre in immagini quelle pagine che tanto lo avevano coinvolto. E sembra davvero che Norton lo abbia fatto per se stesso e per avere la possibilità di appropriarsi di un personaggio incredibile: l’investigatore Lionel Essrog, affetto dalla sindrome di Tourette.

Durante un’indagine particolarmente spinosa, il capo e mentore, nonché grande amico di Lionel, Frank Minna, muore, ucciso da misteriosi personaggi che tramano nell’ombra. La sete di vendetta e l’esigenza di scoprire la verità mettono Lionel a contatto con un caso di corruzione estesissimo, che arriva fino ai vertici della politica cittadina, nel momento in cui New York si sta espandendo, e il fumo degli anni ’50 si dirada per fare spazio alla luce della modernità.

Edward Norton contamina Motherless Brooklyn

Edward Norton compie un lavoro di grande raffinatezza nel comporre una storia che, partendo dalle pagine di Lethem, si distacca completamente dall’originale e si protende verso la contemporanietà, parlando il linguaggio del noir, raccontandolo con il ritmo del jazz, costellandolo di personaggi modernissimi e senza tempo, scrivendolo talmente tanto denso di parole e inquadrature da risultare sovraffollato, esagitato, quasi che il regista (anche attore e sceneggiatore) abbia avuto la necessità di dire sempre di più di quanto non riuscisse a mostrare con una sola immagine.

Motherless Brooklyn è un grande omaggio, non solo al genere, ma anche a quella New York che è davvero la città più importante del mondo e che in quanto tale racchiude il bello e il brutto di un mondo che purtroppo continua a fare del cinismo la sua arma più potente. Contro questa piaga dilagante si staglia il Lionel di Norton, un personaggio puro, malato eppure consapevole che la sua malattia non costituisce un freno, non lo giustifica dall’essere un uomo che subisce la vita.

Motherless Brooklyn – I segreti di una cittàMotherless Brooklyn è una sinfonia jazz

Ispirazione del romanzo di partenza, il film presenta una fortissima eco di polanskiana memoria, quel Chinatown che è anch’esso cardine e rivoluzione del noir. In questo caso, però, Norton non ha né lo spessore né la cattiveria di Polanski, forse non è così realista, e sceglie di affidarsi a due eroi puri, che in qualche modo riescono ad affrontare lo sporco della società con il quale entrano in contatto.

Protagonista, importante almeno quanto Norton stesso, la colonna sonora del film è un vero gioiello: da Thom Yorke dei Radiohead a Flea dei Red Hot Chili Peppers, passando per il jazz strumentale di Wynton Marsalis, Joe Farnsworth, Russell Hall, Isaiah J. Thompson e Jerry Weldo, Motherless Brooklyn fa dell’accompagnamento musicale una presenza costante, talvolta invasiva, ma in molti casi capace di colmare qualche lacuna di adattamento nel lavoro di Norton.

Nell’ansia di dire tutto, Edward Norton cade nel tranello di dire troppo, affollando senza motivo un film che già nelle suggestioni scenografiche e narrative racchiude il suo maggiore elemento di fascino.

Elton John sul live action de Il Re Leone: “Una grande delusione”

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Uno dei più alti incassi della stagione appena trascorsa non ha ricevuto il benestare di colui che rese indimenticabili le musiche del film d’animazione originale: parliamo ovviamente del nuovo live action de Il Re Leone e stavolta in merito al commento avanzato da Elton John (autore di tutti i brani della colonna sonora del classico datato 1994) sul blockbuster diretto da Jon Favreau nel quale il pubblico ha potuto ascoltare le stesse canzoni eseguite da star come Beyoncé e Donald Glover.

Queste le parole dell’artista in una recente chiacchierata con GQ:

La nuova versione de Il Re Leone è stata una grande delusione per me, perché credo che abbiano fatto confusione con la musica. Nell’originale era una parte fondamentale, mentre qui mi sembra che non abbia avuto lo stesso impatto. La magia e la gioia sono andate perdute, e lo si nota anche nel modo in cui la soundtrack si è comportata nelle classifiche delle vendite, diversamente da 25 anni fa, quando diventò l’album più venduto dell’anno. La nuova colonna sonora è caduta dalle classifiche rapidamente, nonostante l’enorme successo al botteghino del film…Vorrei aver partecipato di più alla festa, ma la visione creativa in relazione alla musica era diversa questa volta e non sono stato accolto o trattato con lo stesso livello di rispetto. Questo mi rende estremamente triste. Al contempo sono così felice che lo spirito giusto della musica viva ancora grazie al musical teatrale“.

Leggi la recensione de Il Re Leone

Basato su una sceneggiatura scritta da Jeff Nathanson, il film è stato realizzato con le stesse tecniche di animazione computerizzata utilizzare per portare alla luce Il Libro della Giungla (2016). Jon Favreau, che dirige anche questo secondo live action Disney, ha dovuto affrontare una sfida in più, visto che in questo caso non c’è nessun personaggio umano su cui basare le inquadrature e le scene.

Nel cast de Il Re Leone figurano, oltre a Glover, anche James Earl Jones, che torna a essere MufasaSeth Rogen e Billy Eichner doppieranno Pumba e Timon. Nel cast anche John Kani, visto in Civil War, che darà voce a Rafiki e Alfre Woodard, che sarà Sarabi. Chiwetel Ejiofor sarà Scar.

Di seguito la sinossi ufficiale:

Simba, il figlio di Mufasa e principe delle Terre del Branco, spera di seguire le orme del padre. Il fratello minore di Mufasa, Scar, complotta per tradire Mufasa e conquistare le Terre del Branco, costringendo Simba all’esilio, dove incontra Timon e Pumbaa. Simba deve stringere un’alleanza e ricostruirsi completamente per prendere ciò che è giustamente suo.

Fonte: GQ

Maleficent – Signora del male, recensione del film con Angelina Jolie

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Arriva in sala il 17 ottobre, tra lingue di fuoco verde ed evoluzioni magiche nel cielo, Maleficent – Signora del male, il sequel del film campione di incassi che vede di nuovo Angelina Jolie nei panni della celebre villain Disney, che però tanto cattiva non è.

È stato trai primi live action della grande ondata di remake della Disney, ma è stato anche il primo ad essere completamente rivoluzionato rispetto alla storia originale, trasformando addirittura la strega cattiva in eroina. La Maleficent di Angelina Jolie era colei che scopriva il vero amore, quello materno, e con un casto bacio svegliava la fanciulla dal suo stesso incantesimo. La storia è stata riscritta, e per questo secondo capitolo non si cambia certo rotta, a dispetto di quel titolo così ingannevole. Maleficent non ha niente a che fare con il male puro, ma lotta, come ogni essere vivente, contro le proprie naturali inclinazioni per diventare una creatura migliore.

Un incontro burrascoso con i suoceri

Ma andiamo con ordine. Il primo film si era concluso con Aurora regina della brughiera, che aveva portato la pace tra fate e uomini. Adesso però un nuovo evento arriva a turbarne la quiete. Il coraggioso e gentile Filippo la chiede in moglie, tra la gioia di lei e la diffidenza della madrina. Maleficent, infatti, non si fida ancora degli uomini. Questa sua diffidenza sfocia in un eccesso di ira quando, durante una cena per “conoscere i suoi”, la fata alata scaglia un incantesimo sul padre di Filippo, il re di un regno confinante con la Brughiera. La regina Ingrith , madre di Filippo, non aspettava altro per dichiarare guerra alla strega e alle sue creature incantate, tenendo con sé, quasi prigioniera, la povera Aurora.

Da questo momento in poi la storia si sviluppa in maniere abbastanza prevedibile, con la scoperta della verità da parte della coraggiosa principessa e il ritorno di Maleficent. Effetti visivi pirotecnici e un finale di grande intrattenimento, coronano un film che sarà la gioia dei più piccoli, affascinati dai colori e dalle magie che la storia mette in scena.

Alla regia c’è questa volta Joachim Rønning per la Disney Pictures, che riesce a mettere in scena con suo divertimento non solo l’aspetto action della storia, ma anche il confronto tra le due grandi protagoniste, Angelina Jolie e Michelle Pfeiffer, nei panni della vera villain del film.

Come nel sequel, ma in maniera più marcata e didascalica, anche in Maleficent – Signora del Male il tema fondamentale è quello dell’accettazione del diverso, con tanto di sotto testo ambientalista e di girl power, per una volta declinato in maniere leggermente più raffinata rispetto al solito.

trailer MaleficentMaleficent – Signora del male, tre donne al comando

Il film si costruisce intorno alle tre donne protagoniste: la madre gelosa e iraconda, ma dal cuore d’oro; l’antagonista mossa principalmente dalla paura di chi è diverso da lei, percepito come una minaccia; la saggia e giovane principessa, che senza rinunciare alla sua dolcezza, lotta con grande coraggio per portare l’armonia tra le parti. Ed è proprio nella scelta di essere fedele alla natura di Aurora quale donna gentile e conciliante, non per questo accomodante, che risiede l’elemento vincente del film: per una volta la donna forte non deve scendere in campo armata di spada, ma di grande volontà e coraggio. È un modo bello, giusto e nuovo di rappresentare la forza, un modo che tiene fede alle caratteristiche del personaggio, e probabilmente un bell’esempio per i giovani spettatori che correranno al cinema.

Oltre a questa morale didascalica, però, il film offre ben poco, dal momento che le scelte di regia non brillano per originalità e che la storia tutta è tenuta in piedi da cavilli pretestuosi e risvolti banali. Maleficent – Signora del Male svolge bene il suo compito, ma non si candida certo a diventare un prodotto indimenticabile.

The Suicide Squad: ecco perché non ci sarà Joker

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The Suicide Squad: ecco perché non ci sarà Joker

Durante un recente Q&A con i fan lanciato sul suo profilo Instagram, James Gunn ha motivato l’assenza del Joker di Jared Leto in The Suicide Squad, sequel/reboot attualmente in fase di riprese affidato proprio al regista di Guardiani della Galassia. Il personaggio, come saprete benissimo, faceva parte del cast del primo film pur ricoprendo un ruolo tutto sommato marginale rispetto alla trama (ma necessario per illustrare l’origin story di Harley Quinn), ma non comparirà né nel cinecomic di Gunn, né in Birds of Prey, spin-off che vedrà tornare in azione l’eroina di Margot Robbie a febbraio 2020.

Nessuno, tranne me e pochi altri, sa quali saranno i personaggi del film, ma se il Joker non è tra questi, non penso sarebbe una scelta strana dal momento che non fa parte della Suicide Squad nei fumetti“, ha rivelato Gunn rispondendo alla domanda di un fan, confermando che il villain non ci sarà.

Dunque sembra che l’aderenza alla fonte sia una prerogativa del progetto e questo commento lascia intendere che arriveranno sullo schermo molti dei personaggi della Task Force originale.

The Suicide Squad: prime foto dal set con i nuovi costumi

Atteso dai fan e dalla critica delusa dal primo Suicide Squad di David Ayer, The Suicide Squad riavvierà le sorti della celebre Task Force della DC Comics con alcuni membri del cast originale e moltissimi volti nuovi. Della trama sappiamo pochissimo, così come sono ancora da definire i personaggi che figureranno in questa elettrizzante avventura.

Vi ricordiamo che il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi and John Cena. Other cast additions include Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Secondo le ultime indiscrezioni, Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico antigravità. Altri nomi circolati nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e Borg quelli di Javelin; Davidson invece potrebbe interpretare Blackguard, Michael Rooker Savant, e Idris Elba Vigilante.

Festa del cinema di Roma 2019, foto dal red: Bill Murray, Edward Norton, John Turturro

Si è inaugurata come una serata tra amici la quattordicesima Festa del Cinema di Roma 2019. Sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica, insieme ai protagonisti del film d’apertura, Motherless Brooklyn, Edward Norton e Gugu Mbatha-Raw, si sono presentati anche John Turturro, Bobbi Cannavale (che ha anche un ruolo nel film), e a sorpresa Bill Murray, che sarà protagonista nei prossimi giorni di uno degli incontri ravvicinati, e Wes Anderson.

Ecco gli scatti da tappeto rosso:

Edward Norton su Motherless Brooklyn: “Non abbiamo bisogno di cinismo” #RomaFF14

Attore, regista, sceneggiatore e produttore di grande fama e successo, Edward Norton ha portato in apertura alla Festa del Cinema di Roma 2019, quattordicesima edizione, il suo Motherless Brooklyn (che esce in Italia con il sottotitolo “I segreti di una città”). Presenta alla conferenza stampa, insieme a Gugu Mbatha-Raw, Norton ha spiegato che ha letto la prima volta il romanzo da cui è tratto il film, Brooklyn senza madre (Motherless Brooklyn) di Jonathan Lethem, 20 anni fa, quando debuttò alla regia con il delizioso Tentazioni d’amore.

“Sono un attore avido – ha dichiarato Norton per spiegare la sua caparbietà a voler portare al cinema quella storia – ho visto un buon ruolo per me. Non sono così comuni e ho voluto continuare a lavorarci. Il personaggio è memorabile, e una volta deciso di aprire il testo anche alla città, inglobando la New York degli anni ’50, è stato tutto molto complesso. È una città che amo, ci vivo da 30 anni, ma ci sono anche tante cose che non funzionano. Ho fuso il romanzo, il personaggio e questo aspetto della storia, il risultato è stato complicato da gestire.”

Accanto a Norton, che interpreta un investigatore con la sindrome di Tourette, Mbatha-Raw interpreta una donna completamente fuori dagli schemi del cinema di quegli anni, una donna di colore, laureata in legge che si oppone alle forze politiche che usurpano la città.
“Mi sono innamorata subito della sceneggiatura, non avevo mai letto prima un noir, e questa storia era così profonda e articolata. Il mio personaggio sfida i cliché, in particolare in riferimento alle donne nei film degli anni ’50. Non è una casalinga, ma nemmeno una femme fatale o una cantante di jazz, è un’attivista ed è istruita, è un’avvocato. È contro ogni stereotipo, e poi lavorare con Edward e sviluppare questi personaggi è stata una danza, delicata e tenera. Man mano che i due personaggi cominciavano a conoscersi, il loro rapporto si trasforma, non è subito qualcosa di sentimentale, ma all’inizio capiscono che entrambi possono essere d’aiuto all’altro.”

Un altro aspetto molto interessante del personaggio, è che, come sottolinea lo stesso Norton, nel genere noir “di solito le donne sono parte della corruzione, e in queste storie le persone sono ciniche, in questo caso invece i personaggi sono tutti anticonvenzionali”, come lo è il suo investigatore.

Edward Norton ha interpretato spesso personaggi con delle malattie o dei disagi, ma più precisamente questa è la prima volta che mette in scena un vero e proprio malato: “È la prima volta che mi approccio a un personaggio con un disagio reale. E quando lo fai, devi essere rispettoso, studiare, può servire incontrare persone che la malattia ce l’hanno davvero. La particolarità della sindrome di Tourette è che ha delle caratteristiche molto diverse da una persona all’altra. Io ho mescolato diverse caratteristiche riscontrate, per cercare di rendere il personaggio vicino quello che mi piaceva.”

Motherless Brooklyn sembra fotografare anche la contemporaneità statunitense, e il regista e protagonista non va troppo per il sottile, in questo caso: “Non voglio girarci troppo intorno, conoscete già la risposta. Se vedete una metafora politica nel film, probabilmente c’è. Tutti coloro che credono nella democrazia hanno investito sul concetto che il popolo debba avere il potere, ma ci sono sempre delle forze, non solo negli USA, che si oppongono.”

E sugli eventuali ‘superpoteri’ o vantaggi che la patologia può dare al personaggio che interpreta, Norton rimane molto lucido: “Penso che nel film si possa vedere che il personaggio ha, non dei vantaggi, ma delle caratteristiche che gli facilitano il lavoro. A volte penso che quello che è più interessante dei personaggi che soffrono di un particolare disturbo non è tanto nel raccontare il disturbo o la sindrome ma è far emergere la qualità del personaggio stesso. La sua lotta quotidiana è legata al suo disturbo, però è passivo, si autodefinisce come un malato. Ma quando incontra un’altra persona che lotta come lui la sua lotta personale, si rende conto che le difficoltà non sono una scusa per essere passivo. Questo mi piace perché molte storie noir sono ciniche e oscure, ma il nostro tempo non ha bisogno di cinismo.”

Ethan Coen protagonista del primo Incontro Ravvicinato #RomaFF14

Ethan Coen protagonista del primo Incontro Ravvicinato #RomaFF14

Ethan Coen inaugura quest’anno la sezione degli Incontri Ravvicinati alla Festa del Cinema di Roma, vero fiore all’occhiello della gestione di Antonio Monda, proponendo al pubblico una “lezione” sulla chirurgia raccontata al cinema. Una manciata di clip, tutte tratte da film selezionati dallo sceneggiatore e regista newyorkese, in cui si mostra più o meno esplicitamente un’operazione, tagli splatter e riletture in chiave ironica del lavoro del medico in sala, lasciano trascorrere il pomeriggio senza dimenticare i richiami alla carriera condivisa con il fratello Joel.

Sui nostri set non c’è molta improvvisazione, tutto è scritto sulla sceneggiatura” commenta Coen durante la chiacchierata, “Possiamo cambiare qualche battuta in corso d’opera se ci si accorge che non funziona, specialmente dopo averle provate con gli attori. Però credo che questo modo di girare sia fantastico e che ci siano interpreti e registi in grado di farlo“. E a Monda, che gli chiede perché nei suoi film i protagonisti siano spesso “stupidi” – o almeno si comportano come tali – risponde così: “Se tutto funziona non c’è dramma. Sono proprio le cose che vanno male che fanno andare avanti la storia”.

Joel e Ethan Coen sono tra i pochi autori americani ad aver pubblicato una director’s cut (quella di Blood Simple, il thriller/noir con Frances McDormand uscito nel 1984) addirittura più corta della versione originale, un procedimento tanto bislacco quanto coerente con la poetica dei diretti interessati. “Di solito ci censuriamo in sala di montaggio, e non ci è mai capitato di essere frenati da qualche produttore. Quando presentiamo le nostre sceneggiature, chi legge sa esattamente quale sarà la storia e ha uno sguardo chiaro sull’insieme, quindi posso dire non aver mai sentito resistenza da parte loro. I produttori sanno che quando lavoreranno con noi andranno incontro a qualcosa che non si può modificare“.

Coen ha poi commentato brevemente la dichiarazione di Martin Scorsese sui cinecomic, ritenuti la cosa più distante dalla definizione di cinema e molto vicini invece al concetto di parco a tema. “Credo di essere d’accordo e penso che qualsiasi film che venga prodotto da un grande studio rientri in quella definizione“. In conclusione, dopo aver proiettato l’ultima clip, Coen confessa che tra tutti i suoi lavori, A Serious Man occupa un posto speciale nel suo cuore: “Si lega alla nostra infanzia, e in esso abbiamo ricreato un mondo che non esiste più, eccetto per me e Joel. Realizzarlo è stata un’esperienza diversa”.

Panama Papers: Steven Soderbergh racconta lo scandalo

Panama Papers: Steven Soderbergh racconta lo scandalo

Presentato in anteprima mondiale il 1° settembre 2019 in concorso alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Panama Papers (il cui titolo originale è Laundromat), disponibile su Netflix dal prossimo 18 ottobre. Il film, basato sul libro “Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite” scritto dal giornalista Premio Pulitzer Jake Bernstein, ripercorre la scoperta del famoso fascicolo contenente i nomi di migliaia di società offshore a Panama che riciclavano e nascondevano denaro. Il film adotta un tono tragicomico ed ha come protagonista la vedova Ellen Martin (Meryl Streep), la quale, dopo aver subito la perdita del marito in occasione di un incidente nel corso di una crociera, non potendo beneficiare dell’assicurazione in quanto coinvolta in una frode, verrà a conoscenza dell’esistenza di una serie di assicurazioni fasulle che hanno a che fare con uno studio legale, Mossack Fonseca, detentore di migliaia di società offshore con sede a Panama con l’obiettivo di aiutare i più ricchi del mondo a diventare ancora più ricchi.

Jürgen Mossack (Gary Oldman) e Ramón Fonseca (Antonio Banderas) sono le menti di questa storia nonché l’emblema della superficialità, dell’avidità, della sete di potere e della non curanza delle leggi. Panama Papers ci conduce all’interno di una storia piena di corruzione, evasione fiscale e illegalità attraverso una narrazione che, grazie ad uno stile grottesco e comico, punta ad evidenziare le falle del sistema giudiziario e politico facile da aggirare e superare. Il motore del film è la sete di giustizia che spinge Ellen a non arrendersi e a lottare con forza per ciò che è giusto e corretto per se stessa e per gli altri. Il film, da buona commedia morale, è una “punizione” per tutti gli azionisti, capi di stato e di governo, funzionari, parenti e collaboratori di ogni sorta che nascondevano i loro beni al controllo statale.

Soderbergh utilizza l’arma dell’umorismo e della commedia nera  per raccontare le storie delle singole persone coinvolte nello scandalo, sia vittime che carnefici. È una storia recente narrata simpaticamente in modo grottesco, esplicito e cattivo, attraverso un stile che riesce a tenere vivo l’interesse del pubblico. Panama Papers vede la partecipazione di un cast eccezionale: Meryl Streep, Gary Oldman, Antonio Banderas, Sharon Stone,  ma anche Jeffrey Wright, Melissa Rauch, Jeff Michalski, Jane Morris, Robert Patrick, David Schwimmer, Cristela Alonzo, Larry Clarke, Will Forte, Chris Parnell, Larry Wilmore, Jessica Allain, Nikki Amuka-Bird, Matthias Schoenaerts, Rosalind Chao, Kunjue Li, Ming LoJames Cromwell.

Panama Papers, recensione del film di Steven Soderergh

The Batman: Paul Dano interpreterà l’Enigmista

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Paul Dano è in trattativa per unirsi a Robert Pattinson in The Batman di Matt Reeves per Warner Bros. Lo dice Variety.

Sebbene lo studio non conferma ufficialmente il ruolo, gli addetti ai lavori ritengono che la parte che Dano è chiamato ad interpretare, nel caso l’accordo arrivasse a buon fine, sarebbe quella dell’Enigmista.

Il casting di Dano arriva a poche ore dall’annuncio che Jonah Hill ha rifiutato di unirsi al cast del film. Considerato quanto tempo sono proseguite le trattative tra lo studio e il team di Hill, si ritiene che la WB avesse già un’offerta pronta da fare a Dano nel caso in cui Hill avesse rifiutato.

Dano è il secondo attore ad interpretare l’iconico criminale esperto di indovinelli dopo che Jim Carrey lo aveva precedentemente interpretato in Batman Forever.

L’attore di Prisoners sta attualmente girando The Power of the Dog di Jane Campion. Recentemente ha diretto il film acclamato dalla critica Wildlife con Jake Gyllenhaal e Carey Mulligan. Per quanto riguarda la recitazione, ha ricevuto una nomination agli Emmy di quest’anno per il suo lavoro in Escape at Dannemora di Showtime al fianco di Benicio del Toro.

Confermati nel cast di The Batman, al momento, sono Robert Pattinson nei panni del protagonista, Zoe Kravitz in quelli di Catwoman e Jeffrey Wright in quelli del nuovo Commissario Gordon.

Il cinecomic riavvierà le sorti del crociato di Gotham al cinema, ma sembra che i piani del regista per il franchise si estenderanno ad una trilogia, introducendo sullo schermo altri supereroi e villain dei fumetti.

Come suggerito da HN Entertainment, le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984).

The Batman: 8 villain che vorremmo vedere nel film

Ethan Coen inaugura il programma degli Incontri Ravvicinati

Al via anche il programma degli Incontri Ravvicinati con il pubblico. Alle ore 17, Ethan Coen, regista, sceneggiatore, produttore, montatore e drammaturgo, salirà sul palco della Sala Petrassi per ripercorrere la sua trentennale carriera: insieme al fratello Joel, Ethan ha realizzato una straordinaria opera pervasa da un’ironia cinica e impietosa che ha fornito uno sguardo nuovo e originalissimo sul cinema contemporaneo.

I due hanno firmato pluripremiati successi come Blood Simple – Sangue facileL’uomo che non c’eraIl grande Lebowski Ladykillers. Con Fargo si sono aggiudicati l’Oscar per la Migliore sceneggiatura originale e per la Migliore attrice protagonista, andato a Frances McDormand, mentre con Non è un paese per vecchi l’Academy li ha premiati per il Miglior film, la Miglior regia e la Migliore sceneggiatura non originale.

Nel primo giorno della quattordicesima edizione della Festa del Cinema sarà inoltre inaugurata, nel foyer della Sala Sinopoli, la mostra “Cecchi Gori – Una famiglia italiana” che sarà visitabile fino al prossimo 27 ottobre. Basata interamente su materiali inediti, riscoperti per l’omonimo documentario prodotto da Giuseppe Lepore e diretto da Simone Isola e Marco Spagnoli, l’esposizione intende ripercorrere la storia di una delle più importanti realtà produttive della storia del cinema italiano. Gli scatti proposti nella mostra provengono dall’archivio privato di Vittorio Cecchi Gori e non sono mai stati visti prima da non appartenenti alla famiglia e all’entourage Cecchi Gori. Sono immagini straordinariamente preziose che raccontano la storia del cinema italiano più popolare: dalla commedia degli anni Sessanta, con Risi, Sordi, Lattuada, fino ai nuovi comici degli anni Ottanta e ai successi internazionali colti da Vittorio Cecchi Gori negli anni Novanta.

Motherless Brooklyn di Edward Norton inaugura la Festa del cinema di Roma 2019

Alle ore 19.30, la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà il film di apertura della quattordicesima edizione della Festa del cinema di Roma, Motherless Brooklyn – I segreti di una città di Edward Norton.

Il cinema italiano ha avuto un impatto enorme sui miei gusti e le mie aspirazioni da cineasta – ha affermato il regista – e quindi aprire la Festa del Cinema di Roma con il mio film è la realizzazione di un desiderio. È davvero un grande onore e ne sono estremamente felice. E credo che, sebbene si tratti di un’epopea americana e di un noir ambientato a New York, il pubblico italiano sentirà immediatamente la risonanza dei temi nell’ambito del loro vissuto più recente”.

Il tre volte candidato all’Oscar Edward Norton (Birdman, American History X, Schegge di paura) ha diretto, scritto, prodotto e interpretato Motherless Brooklyn – I segreti di una città. Norton interpreta Lionel Essrog, un solitario detective privato affetto dalla sindrome di Tourette, che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico, Frank Minna. Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera New York. In un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei potenti mediatori di New York, Lionel si scontra con i criminali, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa salvezza. Sul red carpet del film, alle ore 19, ci saranno Edward Norton con Gugu Mbatha-Raw e Bobby CannavaleMotherless Brooklyn – I segreti di una città sarà proiettato in replica alle ore 20 presso la Sala Petrassi e alle ore 21 presso la Frecciarossa Cinema Hall.

La quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si terrà fino al 27 ottobre con la direzione artistica di Antonio Monda, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma, Presidente Laura Delli Colli, Direttore Generale Francesca Via. L’Auditorium Parco della Musica sarà il fulcro dell’evento, con le sue sale di proiezione e il red carpet. Come ogni anno, la Festa coinvolgerà numerosi altri luoghi della Capitale, dal centro alla periferia.

Motherless Brooklyn – I segreti di una città, il film

Lionel Essrog (Edward Norton) è un solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico, Frank Minna (Bruce Willis). Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera New York. In un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei potenti mediatori di New York, Lionel si scontra con i teppisti, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città, per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa salvezza.

Edward Norton ha diretto, scritto, prodotto e recitato in “Motherless Brooklyn – I Segreti di una città”. La trasposizione della storia sul grande schermo è iniziata nel 1999, quando Norton ha colto il potenziale cinematografico del romanzo di Jonathan Lethem Motherless Brooklyn e del suo indelebile personaggio centrale. Ma sin dall’inizio, Norton mirava a trasporre i personaggi contemporanei di Lethem in una trama ed un periodo diversi, ed a conferire un’atmosfera particolare al dramma, ambientandolo negli anni ’50 – un’epoca di grandi cambiamenti a New York. Recita nel film un cast stellare che comprende anche Bruce Willis, Gugu Mbatha-Raw, Bobby Cannavale, Cherry Jones, Michael Kenneth Williams, Leslie Mann, Ethan Suplee, Dallas Roberts, Josh Pais, Robert Ray Wisdom, Fisher Stevens, al fianco di Alec Baldwin e Willem Dafoe.

 

Don’t Forget to Breathe in concorso in Alice nella Città

Don’t Forget to Breathe in concorso in Alice nella Città

Sarà presentato in concorso alla 17. edizione di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle nuove generazioni, Don’t Forget to Breathe che mette a confronto una natura vibrante e rigogliosa come l’adolescenza con la profonda inquietudine di un giovane protagonista, il quale suo malgrado vede il mondo che ama trasformarsi inesorabilmente. A cambiare per sempre tutto sarà l’arrivo di una splendida ragazza, verso la quale Klemen proverà sentimenti contrastanti di rancore e attrazione.

Don’t Forget to Breathe, coproduzione italo-slovena-croata scritta e diretta dal regista triestino Martin Turk, riporta sullo schermo emozioni e ambientazioni che spaziano dal cult del 1986 Stand by Me – Ricordo di un’Estate alle atmosfere del cinema di Luca Guadagnino.

don’t forget to breathe trailer sub ita from Mariposa Cinematografica on Vimeo.

Tutto cambia per il quindicenne Klemen nell’estate in cui suo fratello maggiore Peter, al quale è profondamente legato, si innamora della bella Sonja. Presto le lunghe giornate insieme sul campo da tennis saranno solo un ricordo e Klemen, confuso dalle sensazioni sconosciute che lo travolgono, dovrà fare i conti con le conseguenze delle sue azioni avventate.

Don’t Forget to Breathe è una riflessione delicata, con spunti autobiografici, ricca di sfumature sui conflitti e la vulnerabilità della giovinezza, nonché su quei momenti di passaggio che atterriscono e affascinano al tempo stesso.

Zendaya tornerà nel ruolo di MJ nel prossimo Spider-Man

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Zendaya tornerà nel ruolo di MJ nel prossimo Spider-Man

Dopo il clamoroso successo di Far From Home e l’esplosione della serie evento Euphoria, Zendaya è sicuramente una delle giovani attrici più gettonate di Hollywood. La cantante e interprete si è fatta amare dai fan dell’uomo ragno nonostante sia così diversa dall’originale MJ dei fumetti, e questa è una grande nota di merito, visto quanto siano spesso radicali i fan dei comics.

È quindi rassicurante che l’attrice sia stata confermata nel terzo Spider-Man con Tom Holland. The Hollywood Reporter ha infatti confermato: “Zendaya sarà in DUne di Denis Villeneuve e tornerà ad essere MJ nel prossimo film di Spider-Man prodotto da Marvel-Sony.”

L’attrice aveva espresso sui social la sua felicità nel venire a conoscenza del fatto che Sony e Marvel erano riusciti a trovare un nuovo accordo per portare in sala un nuovo capitolo delle avventure dell’Uomo Ragno.

Edward Norton interessato ad interpretare un villain marvel

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Edward Norton interessato ad interpretare un villain marvel

Dopo essere stato l’eroe, Edward Norton si candida ad essere il cattivo. L’attore, che aprirà la Festa del Cinema di Roma 2019 con il suo film da regista, Motherless Brooklyn, è stato infatti Bruce Banner agli albori del MCU.

Dopo numerosi scontri con lo studio, che portarono a preferirgli Mark Ruffalo nel doppio ruolo di Hulk / Banner, Edward Norton sembra essere tornato disponibile verso questo genere di film, tanto che parlando con Games Radar ha espresso piacere all’idea di considerare qualsiasi ruolo per il futuro.  Infatti, alla domanda se tornerebbe a lavorare alla Marvel adesso? risponde “Forse come un cattivo? Forse scriverò il mio cattivo”, dice. “Non lo so, sono aperto a tutto. Voglio dire, ho chiesto agli StoryBot su Netflix.”

Vi ricordiamo che Edward Norton torna al cinema da protagonista e regista di Motherless Brooklyn, il film che aprirà la 14esima edizione della Festa del cinema di Roma, proprio in questi giorni.