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We are the World. La notte che ha cambiato la storia del pop: la recensione del documentario Netflix

Sono passati 39 anni da quando fu incisa una delle canzoni simbolo degli anni Ottanta, We are the World, per sollevare l’attenzione sul tema della povertà in Africa. We are the World. La notte che ha cambiato la storia del pop, il documentario diretto da Bao Nguyen che ne porta il titolo, racconta la lunga sessione di registrazione e lo straordinario lavoro di preparazione che ha consentito di riunire per beneficienza quasi cinquanta artisti agli A&M Studio di Los Angeles nella notte tra il 28 e il 29 gennaio 1985 per interpretare il brano.

C’erano proprio tutte, o quasi, le voci più note dell’epoca, oltre ad alcune ingloriose assenze, come quella di Madonna, ritenuta una fugace meteora, alla quale fu preferita la ‘rivale’ Cindy Lauper, e Prince, che snobbò invece l’invito a partecipare a brano già assegnato. Il numero dei cantanti riuniti in studio scese a quarantaquattro dopo le defezioni in corso d’opera di Waylon Jennings, che rifiutò la proposta di cantare un verso in swahili non comprendendone il significato, e di Sheila E, batterista di Prince, stanca di sentirsi chiedere quando sarebbe arrivato Lui.

We are the World. We are the Stars

Il documentario racconta il dietro le quinte di quella notte ma, soprattutto, le settimane che l’hanno preceduta e durante le quali lo staff del produttore musicale Ken Krieger ha organizzato l’evento con modalità da agenti dei servizi segreti per non far trapelare la notizia. Niente smartphone, email, chat a disposizione: stiamo parlando di quattro decennni fa, quando i business men viaggiavano con valigie ricolme di rubriche cartacee e i cantanti incidevano i demo su musicassetta. Portar fuori dalle chart e dai tour mondiali le star più acclamate dell’epoca per farle incontrare in una data condivisa da tutti apparve fin da subito estremamente complicato. Come ci riuscirono?

USA for Africa: dagli American Music Awards all’Etiopia

Fu Harry Belafonte ad avere l’idea di quello che nasce come l’Ethiopia Project. La sua attività per il riconoscimento dei diritti civili e l’attenzione per le condizioni della povertà in Africa erano note, per quanto, come testimonierà tra gli altri Bruce Springsteen, non si parlava né si sapeva molto del problema della fame (e chissà se il Boss avrà poi apprezzato il titolo originale inglese del film, We are the Word. The greatest night in Pop, dimenticandosi completamente dei rocker). Il 23 dicembre 1984, Belafonte propone a Kriegen di organizzare un evento per sollevare l’attenzione sulla questione, perché “i bianchi salvano i neri ma non ci sono neri che salvano i neri“.

Il riferimento è chiaramente a Bob Geldof, in corsa per il Live Aid che si sarebbe tenuto nel successivo mese di luglio. Nessuna competizione tra i due eventi, tanto che Geldof portò di persona i suoi saluti agli A&M Studios per raccontare ai colleghi gli aspetti della povertà in Africa e l’importanza dell’aiuto che sarebbe potuto arrivare anche solo da quel semplice brano. Il vero motivatore della serata e dell’intera avventura fu tuttavia Lionel Richie, narratore principale nel video e mattatore dell’evento benefico, che per tutta la notte si mosse da un gruppo all’altro per raccogliere focolai di discontento e spegnerli tempestivamente.

Il 28 gennaio, Richie, all’apice della sua carriera, avrebbe presentato gli American Music Awards: tutte le personalità più importanti del mondo della musica USA sarebbero state riunite nella stessa città, in uno stesso luogo: quale altra occasione avrebbe consentito di avere tutte quelle star in una volta? Gli artisti furono invitati a incidere subito dopo la cerimonia di premiazione. Alcuni mossi dallo scopo benefico dell’operazione, altri semplicemente legati da un profondo rapporto di stima agli organizzatori. Mancava solo la canzone e qui cominciano gli aneddoti con Stevie Wonder che, contattato per primo dal produttore Quincy Jones, se la prende comoda e Lionel Richie che si ritrova a comporre musica e testo di We are the World nella villa-zoo di Michael Jackson in mezzo a uccelli, scimmie e pitoni.

We are the World. La notte che ha cambiato la storia del pop Michael Jackson Bob Dylan

Tutto in una notte

Una sola notte a disposizione per legare insieme voci, altezze e personalità di oltre quaranta primedonne. Jones appese un foglio A4 all’ingresso della sala di registrazione con su scritto ‘Check your Ego at the door’ e, a giudicare dai filmati d’archivio, lo scopo è stato raggiunto, tanto che alla fine c’è chi, come Diana Ross, scoppia a piangere perché non vuole che quella notte finisca.

Il documentario si avvale anche del materiale audio raccolto dal giornalista David Breskin, della rivista Life Magazine, che intervistò molti degli intervenuti nelle settimane precedenti la registrazione, fermando anche testimonianze oggi impossibili da recuperare come quella di Jackson.

Tre mesi dopo la canzone fu trasmessa dalle radio di tutto il mondo e fu un successo: We Are the World totalizzò un milione di dollari nel primo fine settimana di vendite per raggiungere la cifra record di ottanta milioni di dollari. La somma fu destinata all’Etiopia, toccata da una pluriennale carestia che le Nazioni Unite stimarono aver provocato un milione di morti. Sarebbe bello sapere come fu speso il denaro raccolto per la beneficienza ma per questo ci vorrebbe un altro documentario.

Mr. & Mrs. Smith: recensione della serie con Donald Glover e Maya Erskine

Nel 2005 i coniugi Mr. e Mrs. Smith erano – senza saperlo – entrambi spie facenti capo a due agenzie diverse. Le loro rocambolesche avventure come anche le loro sedute di terapia di coppia hanno dato vita ad una commedia sentimentale ricca d’azione (oltre che alla storia d’amore tra Brad Pitt e Angelina Jolie). Quasi vent’anni dopo ci confrontiamo ora con due nuovi Mr. e Mrs. Smith, non più coniugi in crisi né spie rivali, bensì coppia appena nata in cerca del proprio equilibrio e di seconde opportunità. Inizia dunque così la nuova serie di Prime Video Mr. & Mrs. Smith, ideata da Francesca Sloane e Donald Glover, con quest’ultimo che svolge anche il ruolo di protagonista accanto a Maya Erskine.

Il legame tra questa serie e il film si limita però ad alcuni pochi elementi: il nome fittizio dei due protagonisti, il loro essere spie e il loro trovarsi potenzialmente all’interno di un gioco più pericoloso del previsto. Per il resto, la serie segue un percorso autonomo, cosa che era auspicabile, rinunciando dunque all’elemento che caratterizzava il film del 2005, ovvero la terapia di coppia dei due protagonisti. Niente racconto intervallato da flashback ad un anonimo terapeuta, dunque, bensì azione e sentimenti espressi senza intermediazioni, il tutto all’interno di un prodotto che fa quel che deve, intrattenere, seppur non nel modo in cui ci si aspetterebbe da una serie di spionaggio.

La trama di Mr. & Mrs. Smith

Protagonisti sono allora John (Donald Glover) e Jane (Maya Erskine), due sconosciuti solitari che vengono assunti da una misteriosa agenzia di spionaggio che offre loro una meravigliosa vita in incognito, ricchezza, viaggi in giro per il mondo e una casa da sogno a Manhattan. La fregatura? Nuove identità e un matrimonio combinato. Da sposati John e Jane si trovano allora a dover portare a termine missioni ad alto rischio ogni settimana, ogni volta raggiungendo nuovi livelli nel loro rapporto. La loro complessa storia di copertura diventa però ancora più complicata quando iniziano a provare sentimenti reali l’uno per l’altra, rischiando di metterli in una posizione rischiosa con il loro misterioso datore di lavoro.

Mr. & Mrs. Smith Maya Erskine
Maya Erskine in Mr. & Mrs. Smith. Foto di David Lee/Prime Video

Missione numero uno: non farsi ingannare dall’episodio pilota

C’era molta curiosità nei confronti di questa nuova serie, che avrebbe dovuto vantare tra i propri autori anche l’attrice e sceneggiatrice Phoebe Waller-Bridge, poi uscita dal progetto per via di divergenze creative. Nonostante ciò, Prime Video ha continuato a scommettere su Mr. & Mrs. Smith quale nuovo titolo di punta, considerando anche il coinvolgimento di un autore apprezzato come Glover, consacratosi grazie alla pluripremiata Atlanta. Mostratasi finalmente con tre episodi in anteprima, la serie è effettivamente dotata di un suo fascino, anche se la visione del primo episodio potrebbe lasciare qualche dubbio. Al netto di una scena d’apertura molto forte, che destabilizza anche per via dei noti attori coinvolti, ciò che segue non sembra fornire motivi impellenti per proseguire nella visione.

Certo, la presentazione dei due protagonisti è affascinante, il modo in cui si svolge la loro prima missione bizzarro in senso positivo, e poco prima del finale si verifica un evento che destabilizza non poco. Manca però un gancio forte verso l’episodio successivo, cosa che potrebbe scoraggiare dal proseguire la visione. Eppure, chi si spingerà oltre il pilota scoprirà che tale “mancanza” potrebbe essere tutt’altro che casuale. Difficile poterlo dire con certezza dopo solo tre episodi, ma Mr. & Mrs. Smith sembra volersi fondare sull’anti-spettacolarità (per quanto diverse scene abbiano un loro fascino). I due protagonisti non sono le spie super addestrate in cui si è soliti imbattersi, anzi sembrano capitati a fare quel lavoro per mancanza d’altro.

Mr. & Mrs. Smith Donald Glover Maya Erskine
Donald Glover e Maya Erskine in Mr. & Mrs. Smith. Foto di David Lee/Prime Video

Questa loro inesperienza li porta dunque ad affrontare le missioni con un certo grado di approssimazione, non ponendosi minimamente domande riguardo ciò che sono chiamati a compiere e lasciando dunque alcuni eventi completamente senza risposta. Lo spettatore dovrebbe allora allinearsi a questo loro modo di fare, godendosi più il come che non il perché. L’assenza di un gancio forte nel primo episodio sembra dunque rimarcare l’atipicità di questa spy story. Nell’assistere a tutto ciò, emerge però il dubbio nello spettatore su quanto potranno andare avanti prima di cacciarsi nei guai e a cosa questi guai potrebbero effettivamente corrispondere. Il finale del secondo episodio pone in tal senso una sorta di timer, di fatto configurandosi come quel gancio atteso che stabilisce la posta in gioco.

Missione numero due: riconoscere i personaggi come il cuore di Mr. & Mrs. Smith

Lentamente iniziano dunque ad essere chiari gli elementi di questa storia, il tono e la struttura con cui si intende raccontare tutto ciò, con un misto tra narrazione verticale e orizzontale. Dentro questa cornice, che gioca con le aspettative dello spettatore, si muovono i due protagonisti, che in fin dei conti sono davvero il cuore dell’intero progetto. Lo sono non solo in quanto il focus è evidentemente l’evoluzione del loro rapporto, ma anche in quanto caratterizzati e approfonditi adeguatamente, anche per merito di quei momenti di pausa dall’azione che permettono tale viaggio introspettivo. John e Jane sono una coppia molto interessante, resa ancor più accattivante dai loro due interpreti, che si fanno seguire con piacere in un prodotto che potrebbe dunque regalare diverse sorprese.

Khaby Lame, la star di Tik Tok, prepara il debutto al cinema

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Khaby Lame, la star di Tik Tok, prepara il debutto al cinema

Khaby Lame, l’influencer italiano di origine senegalese e il creatore di contenuti più seguito su TikTok, farà il suo debutto cinematografico interpretando un fattorino che consegna cibo a domicilio reclutato dalla CIA in una commedia d’azione che lo porterà in giro per il mondo.

La commedia di spionaggio in lingua inglese intitolata “00Khaby” – e ambientata in Italia, Stati Uniti, Monte Carlo, Dubai e Costa Azzurra francese, tra le altre località – vedrà Khaby Lame interpretare un rider di JustEat che, dopo essersi scontrato con uno scienziato dissidente, viene reclutato dalla CIA come esca per ingannare i servizi segreti nemici. “Mentre fugge dai trafficanti d’armi e ruba campioni di DNA, il goffo agente segreto deve fare i conti anche con la gelosa fidanzata italo-cinese e il suo fastidioso fratellino”, si legge nella sinossi del film. “Ma alla fine, grazie a un mix di astuzia, fortuna e il suo incrollabile ottimismo, riuscirà a sventare nientemeno che la Terza Guerra Mondiale”.

La parodia di spionaggio che porterà Lame – che ha 162 milioni di follower su TikTok – sul grande schermo è prodotta da Marco Belardi, produttore di Perfetti Sconosciuti. La sceneggiatura di “00Khaby” è stata scritta da Nicola Guaglianone e Menotti.

Belardi si recherà a Los Angeles questa settimana con Lame e la sceneggiatura di “00Khaby” “cercando di mettere in piedi una produzione internazionale”, ha detto il produttore. Belardi ha aggiunto di essere in trattative avanzate con almeno un importante regista internazionale.

Nel frattempo, Lame parteciperà ai Grammy Awards il 4 febbraio – forse tra le celebrità che consegneranno un premio lì – e sarà anche presente al Super Bowl il 12 febbraio come parte di una campagna di marketing. Negli Stati Uniti, Lame affinerà anche le sue capacità di recitazione e perfezionerà il suo inglese.

Recitare è sempre stato il mio sogno, ma non voglio improvvisare“, ha dichiarato Lame in un comunicato, aggiungendo: “Ecco perché sono pronto ad approfondire i miei studi di recitazione e di inglese per esibirmi al meglio in questo film“. Lame ha anche sottolineato che sta facendo tanto allenamento fisico perché “come ho chiesto a Marco Belardi, non voglio essere sostituito da uno stuntman nelle scene d’azione“.

Lame ha rivelato che il mese prossimo a Los Angeles incontrerà una star di Hollywood “che ho sempre stimato e mi verrà sicuramente dato qualche consiglio su come muovermi davanti alla telecamera“. Si ritiene che quella star sia Will Smith che, secondo le fonti, ha ingaggiato Lame per un cameo in un film di prossima uscita non specificato.

Warrior: la terza e ultima stagione su SKY e NOW

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Warrior: la terza e ultima stagione su SKY e NOW

Basata sugli scritti originali del leggendario Bruce Lee, torna con la sua terza ed ultima stagione della serie HBO Warrior, che andrà in onda con due nuovi episodi ogni venerdì dal 2 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

La serie, un dramma storico, ambientato durante le Tong Wars alla fine del 1870, vede protagonista Ah Sahm (Andrew Koji), un immigrato cinese, maestro di arti marziali, che diventa una delle punte di diamante di una delle famiglie criminali più potenti di Chinatown nella San Francisco dell’800. Combattendo le guerre Tong Ah ritrova sua sorella Mai Ling (Dianne Doan) che però lavora per la fazione opposta. In quest’ultimo capitolo Mai Ling prende il controllo di Chinatown. Utilizzerà i suoi legami politici per consolidare i suoi poteri, mentre Ah Sahm cercherà di trovare nuovi modi per sopravvivere in una città che è diventata ostile alla sua esistenza.

Nel cast Andrew Koji (Fast & Furious 6), Dianne Doan (Good Trouble), Olivia Cheng (Deadly Class), Jason Tobin (The Fast and the Furious: Tokyo Drift), Dean Jagger (Il Trono di Spade) è Kieran Bew (Da Vinci’s Demons). New entry nel cast di questa terza stagione Mark Dacascos (Hawaii Five-0) e Chelsea Muirhead (Spare Parts).

WARRIOR – Terza Stagione | Dal 2 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming su NOW

Call My Agent – Italia: teaser della seconda stagione in arrivo su SKY

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Si avvicina il debutto della seconda stagione di Call My Agent – Italia, la serie Sky Original remake del cult Dix pour cent che come annunciato dai sei teaser appena rilasciati tornerà con i nuovi episodi in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW da marzo.

Prodotta da Sky Studios e da Palomar, la nuova stagione della serie su segreti, manie, vizi e virtù dei protagonisti del nostro showbiz è diretta da Luca Ribuoli e scritta da Lisa Nur Sultan con Federico Baccomo e Dario D’Amato.

In sei nuovi episodi, la seconda stagione promette di tornare a divertire svelando nuovi aspetti del dietro le quinte del mondo dello spettacolo. Luci e ombre, humour e glamour. Al centro ancora le vicissitudini della CMA, la Claudio Maiorana Agency, immaginaria agenzia di spettacolo con sede a Roma, e le disavventure dei suoi soci, sempre alle prese con le carriere dei più grandi protagonisti dello showbiz e pronti a nuove sfide: un nuovo capo, storie d’amore inaspettate, tormenti imprevisti e tante nuove, straordinarie, special guest.

Tornano tutti i protagonisti della prima stagione: Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico e l’appena scomparsa Marzia Ubaldi, a cui sarà dedicato il primo episodio, ancora nei ruoli di Vittorio, Lea, Gabriele ed Elvira, talentuosi, instancabili e appassionati agenti di alcuni fra i più grandi nomi del mondo dello spettacolo italiano. E i loro assistenti: Monica, interpretata da Sara Lazzaro, Pierpaolo (Francesco Russo) e Camilla (Paola Buratto). Nei nuovi episodi ritornano anche Kaze nel ruolo di Sofia, la receptionist dell’agenzia, ed Emanuela Fanelli nei panni di una delle attrici più “stravaganti” della CMA, Luana Pericoli, ancora alle prese con il suo “attore preferito”, Corrado Guzzanti.

A dare filo da torcere agli agenti e ai loro assistenti con le loro tragicomiche vicende fra lavoro e vita privata, anche per questa stagione dei grandissimi nomi del nostro spettacolo, guest di ciascuna puntata nei panni di se stessi.

Le due guest del primo episodio saranno Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, alle prese con un nuovo film la cui sceneggiatura si rivela un disastro. Riusciranno gli agenti a salvarle dal flop?

Mattatore assoluto del secondo episodio sarà Gabriele Muccino, il cui arrivo si preannuncia come un vero e proprio terremoto per la CMA. Con Gian Marco Tognazzi.

Claudio Santamaria è la guest star del terzo episodio. Sarà disposto a tutto pur di ottenere un ruolo da lui molto ambito, anche a trasformarsi in un bad guy.

Volano scintille fra le guest del quarto episodio Serena Rossi e Davide Devenuto, suo marito. Stremati da una frenetica maratona di interviste, si sveleranno segreti inconfessabili.

La magica voce di Elodie potrà tutto nel quinto dei nuovi episodi, anche riportare in vita il giovane Giuliano. Ma anche i fan più adoranti possono rivelarsi un incubo.

Sabrina Impacciatore madrina del Festival di Venezia è la star del sesto episodio. Calcare quel palco è per lei un sogno che si avvera, ma Lea sa che questo ruolo non consentirà a Sabrina alcun margine di errore.

The Family Stallone: trailer della seconda stagione

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The Family Stallone: trailer della seconda stagione

Paramount+ ha svelato oggi il trailer ufficiale della seconda stagione della docuserie di successo The Family Stallone, che vede protagonisti il candidato all’Oscar Sylvester Stallone, la moglie Jennifer Flavin Stallone e le figlie Sophia, Sistine e Scarlet. Dopo Stati Uniti, Regno Unito, Australia, America Latina e Brasile, dal 22 febbraio gli episodi saranno disponibili settimanalmente sul servizio in Italia, oltre che in Francia, Germania, Svizzera, Austria e Corea del Sud.

In questa stagione, dopo quattro decenni trascorsi come una delle famiglie più famose di Los Angeles, gli Stallone lasciano definitivamente Hollywood e si trasferiscono a est. Rimasti solo in due, con le figlie Sophia e Sistine che inseguono i loro sogni a New York City e Scarlet che frequenta il college e un nuovo amore a Miami, Sly e Jen mettono radici a Palm Beach. Ma la distanza non può tenerli separati: la stagione culmina in un meraviglioso viaggio tutti insieme in Italia per esplorare la storia della loro famiglia, ravvivare l’amore e creare ricordi per tutta la vita.

The Family Stallone è prodotto da MTV Entertainment Studios, con Benjamin Hurvitz e Nadim Amiry come produttori esecutivi. Julie Pizzi, Farnaz Farjam e Jonathan Singer sono produttori esecutivi per Bunim-Murray Productions con Chris Ray e Jason Williams sono co-produttori esecutivi.

How to Have Sex: recensione del film di Molly Manning Walke

How to Have Sex: recensione del film di Molly Manning Walke

La regista ventinovenne Molly Manning Walker ha trionfato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes di quest’anno con How to Have Sex, il suo debutto come sceneggiatrice e regista, selezionato poi per il concorso di Alice nella città, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2023. Si è formata come direttrice della fotografia (ha girato Scrapper, passato al Sundance, con Harris Dickinson protagonista) e, alla sua prima prova registica, trasforma quella che poteva essere una storia piuttosto banale di amicizia femminile e dei pericoli dei predatori maschili in qualcosa di molto più interessante. Una vacanza estiva in cui i nightclub diventano prigioni di persone, sudore e dissolutezza, in cui il lenzuolo è un muro di sfida e il concetto di solitudine va molto oltre il semplice sentirsi soli.

La trama: la vacanza “migliore di sempre”

Il film si apre con tre adolescenti britanniche – Tara (Mia McKenna-Bruce, di Persuasione), Em (l’esordiente Enva Lewis) e Skye (Lara Peake, di Brave New World) – che si preparano a trascorrere la “migliore vacanza di sempre” in una città costiera. Presto scopriremo che, per loro, questo significa fare festa il più possibile, bere a tutte le ore del giorno e incontrare ragazzi con cui sperano di andare a letto. “Se non fai sesso in questa vacanza, non lo farai mai“, dice una delle ragazze a Tara, l’unica di loro che non ha ancora perso la verginità. E, ben presto, Tara incontra un ragazzo. Si fa chiamare Badger (Shaun Thomas, di Ali & Ava) e le invita nella sua stanza, che condivide con il suo amico Paddy (Samuel Bottomley, di Tutti parlano di Jaimie) e altri amici. “Cosa diremo? Abbiamo tipo 18 anni, giusto?“, concordano le ragazze minorenni prima di uscire.

Presto iniziano a fare festa tutti insieme e le dinamiche tra i due gruppi cambiano immediatamente. Da un lato, c’è l’eccesso che deriva dal comportarsi esattamente nel modo in cui ci si aspetta che ci si comporti in questo tipo di feste, ubriacandosi e partecipando a tutti i tipi di giochi “divertenti” che coinvolgono il sesso e di cui il giorno dopo si dimenticheranno completamente. Dall’altro lato, ci sono i segreti che si nascondono l’uno con l’altro, nel timore che, se rivelano che non stanno trascorrendo la “migliore vacanza di sempre“, non si sentano più a loro agio.

How to Have Sex (2023)

How to have Sex: un manuale di crescita?

C’è anche la pressione esercitata sulle ragazze affinché si vestano e si comportino in un certo modo per poter fare l’unica esperienza che le farebbe apparire “cool” e confermerebbe che sono “normali”: fare sesso con un ragazzo. E poi c’è l’aspettativa di quanto la prima volta debba essere incredibile e piena di vita, il che significa che non puoi assolutamente dire alle tue migliori amiche che in realtà non lo è stato e che non solo non ti ha fatto sentire amata e appagata, ma che ne hai odiato ogni secondo e, se ci pensi bene, non volevi nemmeno che accadesse.

E poi c’è la gelosia di quelle stesse amiche che vi amano, ma che per il loro bisogno di essere “migliori” e più esperte di voi dicono e fanno cose orribili che nascondono come scherzi. Dopotutto, è naturale che le ragazze debbano competere l’una con l’altra, poiché la società ci dice che l’unico modo per una ragazza di inserirsi e realizzarsi è essere desiderata da un ragazzo. Così, questo strano paradosso diventa la norma: ti diverti come non mai, circondata dai tuoi migliori amici, ma allo stesso tempo ti senti più sola che mai, incapace di parlare delle esperienze estremamente traumatiche e segnanti che stai vivendo per paura di essere giudicata. Si beve per anestetizzare il dolore, isolandosi ancora di più e lasciando che il ciclo continui, diventando improvvisamente “adulti” nel modo peggiore possibile.

L’attimo prima del futuro

Nonostante le ripetute dichiarazioni da ubriachi, del tipo “ti amerò per sempre“, il trio centrale non può sfuggire alla strisciante sensazione che la loro amicizia sia appesa a un filo, mentre l’ombra dei risultati del GCSE e dei diversi futuri che hanno scelto incombe su di loro. Si tratta di uno sguardo senza mezzi termini sulla realtà della pubertà, dell’alcol e delle idee confuse sul consenso sessuale. Walker affronta abilmente le complessità dell’amicizia tra adolescenti, il desiderio di conformismo e la paura sempre presente, forse più che mai in una vacanza alcolica, che tutti gli altri si stiano divertendo più di te.

How to Have Sex non reinventa la formula del coming-of-age, ma grazie a Walker e McKenna-Bruce, e al forte lavoro di supporto dell’intero cast, non ne ha bisogno. Non si tratta di “come fare sesso“, riprendendo il titolo, ma di come il sesso – e soprattutto il consenso “da ubriachi e pentiti” – possa danneggiare in modi apparentemente invisibili. Così, la “migliore vacanza di sempre” può diventare una vacanza che si vorrebbe dimenticare. Ma forse non si può.

Matthew Vaughn sarebbe interessato ad adattare un popolare fumetto su Superman con Henry Cavill

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Matthew Vaughn, regista di Kick-Ass e X-Men – L’inizio, ha parlato del suo desiderio di realizzare un preciso film su Superman in un’intervista al Post Credit Podcast. Dopo aver parlato del film Supergirl: Woman of Tomorrow in lavorazione presso i DC Studios, a Vaughn è stato chiesto di parlare di Superman: Red Son, serie a fumetti scritta dal suo amico Mark Millar. Il fumetto Elseworlds immagina come Superman sarebbe se provenisse dall’Unione Sovietica invece che dagli Stati Uniti, e Vaughn ha notato come la sua storia sia diventata sempre più rilevante dalla sua prima pubblicazione nel 2003. Ha poi immaginato di fare un film su Red Son proprio con la star del suo nuovo film Argylle – La super spia, Henry Cavill, che come noto ha già interpretato l’Uomo d’Acciaio nel DCEU.

Ho pensato che Red Son fosse uno dei fumetti più intelligenti che abbia mai letto e, nel mondo attuale in cui viviamo, è certamente diventato molto più rilevante perché l’ignoranza causa più problemi e penso che più impariamo a conoscere la Russia e la storia russa meglio sia“, ha spiegato Vaughn. Il regista ha poi aggiunto: “Wow, vi immaginate il remake di Red Son con Henry Cavill? Sarebbe un film interessante…“. Per quanto Superman sappiamo tornerà al cinema con il volto di David Corenswet in Superman: Legacy, non è del tutto impossibile che un progetto come quello descritto da Vaughn possa prendere forma.

Questo perché ci saranno anche film DC realizzati sotto il marchio Elseworlds, come The Batman Joker, che saranno separati dagli eventi del DCU. Gunn ha recentemente lasciato intendere che anche un film standalone su Superman di J. J. Abrams e Ta-Nehisi Coates sarebbe ancora in lavorazione, nonostante la produzione di Superman: Legacy. C’è però da chiedersi se Gunn e il collega Peter Safran, co-CEO dei DC Studios, vogliano un terzo film su Superman in tempi brevi, soprattutto con Henry Cavill che, dopo aver appeso definitivamente il mantello al chiodo nel 2022, si dedicherà ad Highlander e Warhammer 40K.

Daredevil: Born Again, foto dal set mostrano la reunion tra Kingpin e Matt Murdock nel MCU

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Dopo le foto emerse online qualche giorno fa, arrivano ora nuove immagini dal set di Daredevil: Born Again, che mostrano stavolta l’attesa reunion tra Kingpin e Matt Murdock. Questo nuovo incontro, che segna il primo caso conosciuto in cui il Wilson Fisk di Vincent D’onofrio e il Daredevil di Charlie Cox vengono filmati insieme dalla terza stagione di Daredevil, era molto atteso. A tal fine, potrebbe anche confermare un’importante rivelazione della stagione finale dello show di Netflix.

Pubblicate da diversi utenti di Twitter/X il 31 gennaio, come @OT_Tristan e @downeyjessevan, le foto mostrano dunque il Fisk di D’onofrio e il Murdock di Cox mentre girano in quello che sembra essere lo Square Diner di Tribeca, una location utilizzata in entrambe le stagioni 1 e 2 di Daredevil. A sorpresa, sembra che Kingpin e Daredevil si incontreranno faccia a faccia all’interno del locale, ma è ovviamente sconosciuto il motivo e la natura del loro incontro.

L’incontro stesso ha però alcune importanti ramificazioni se si considera la terza stagione di Daredevil e il suo finale. Questo incontro potrebbe infatti confermare che Kingpin sa ancora che Matt è anche Daredevil, una scoperta fatta e confermata nella terza stagione dedicata al personaggio. Allo stesso modo, è molto probabile che questo incontro possa anche rivelare lo stato della loro rivalità alla luce dell’accordo stipulato nel finale della terza stagione di Daredevil, in cui Murdock prometteva di non rivelare i crimini della moglie di Fisk finché Kingpin fosse rimasto in prigione. Visto che Kingpin è un uomo libero da quando è tornato nella serie Hawkeye del 2021, questo incontro potrebbe rivelare nuove cose.

Cosa sappiamo su Daredevil: Born Again

Daredevil: Born Again durerà 18 episodi e vedrà il ritorno delle star principali Charlie Cox e Vincent D’Onofrio, che riprenderanno i rispettivi ruoli di Matt Murdock/Daredevil e Wilson Fisk/Kingpin.

Lo scorso ottobre è stato reso noto che Daredevil: Born Again stava subendo un “significativo reboot creativo” dopo la pausa produttiva dovuta agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Gli sceneggiatori Chris Ord e Matt Corman sono stati tolti dal progetto insieme ai registi della serie, mentre alcune scene ed episodi già terminati saranno mantenuti con l’aggiunta di ulteriori elementi seriali.

Entrambi i personaggi hanno debuttato nel Marvel Cinematic Universe nel 2021. Kingpin è stato guest-star nella serie Disney+ Hawkeye e Matt Murdock è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox è stato anche guest-star in due episodi di She-Hulk: Attorney at Law, dove ha mostrato un lato più leggero dell’eroe. Kingpin, invece, è stato tra i protagonisti della recente serie Echo.

James Gunn rivela che altri 2 progetti del DCU entreranno in produzione nel 2024

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Nella giornata di ieri James Gunn ha celebrato il primo anniversario dagli annunci da lui fatti insieme a Peter Safran riguardo il nuovo DC Universe e alcuni progetti che lo comporranno. La celebrazione è però stata anche l’occasione per aggiornare i fan sullo stato dei lavori, confermando non solo l’inizio della produzione di Superman: Legacy ma anche due nuovi progetti, ad oggi non identificati, che entreranno in produzione a breve. Il regista che ha infatti scritto sul proprio profilo Instagram quanto segue:

Un anno fa Peter Safran e io abbiamo presentato per la prima volta la nostra serie DC – grazie a tutti voi per il sostegno che ci avete dato durante l’anno. Oggi, Superman Legacy sta per iniziare la produzione, si stanno ultimando gli episodi di Creature Commandos che usciranno più avanti nel corso dell’anno, almeno altri due progetti si stanno preparando per partire nei prossimi due mesi, continuano ad arrivare sceneggiature straordinarie e incredibili talenti sono stati ingaggiati per nuovi progetti, pianificati e non. Grazie!“.

Al momento sembra abbastanza ovvio che uno dei progetti di cui parla Gunn sia Supergirl: Woman of Tomorrow. Gunn e i DC Studios hanno annunciato questa settimana che la star di House of the Dragon, Milly Alcock, è stata scritturata per il ruolo di Kara Zor-El/Supergirl. Per quanto riguarda il secondo progetto, questo potrebbe essere The Authority. Il personaggio dell’ingegnere di The Authority appare già in Superman: Legacy, il che potrebbe far pensare che la sua sia un’introduzione in vista del progetto a lui dedicato. Ci sono però anche le serie televisive Booster Gold o Waller o il film come Swamp Thing di James Mangold, che potrebbero rivelarsi essere questo secondo progetto in fase di partenza.

Denis Villeneuve smetterà di fare film su Dune dopo “Dune – Parte Tre”.

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Denis Villeneuve ha espresso a gran voce la sua intenzione di realizzare un terzo film di Dune, che sarebbe basato sul secondo romanzo della serie, “Dune Messiah“, di Frank Herbert. La Warner Bros. non ha ancora dato il via libera ufficiale a questo Dune – Parte Tre, ma, se lo studio dovesse andare avanti con tale progetto, molto probabilmente sarà l’ultimo capitolo diretto da Villeneuve per il franchise, nonostante la serie letteraria di Herbert continui con vari sequel come “Children of Dune“, “God Emperor of Dune“, “Heretics of Dune” e “Chapterhouse: Dune“.

‘Dune Messiah’ dovrebbe essere l’ultimo film di ‘Dune’ per me“, ha infatti confermato Denis Villeneuve alla rivista Time in una nuova intervista prima dell’uscita nelle sale di Dune – Parte Due. Il regista aveva dichiarato proprio lo scorso dicembre che “Dune Messiah” è “in fase di scrittura proprio ora“, aggiungendo che “la sceneggiatura è quasi finita, ma non è finita. Ci vorrà un po’ di tempo… C’è il sogno di fare un terzo film… per me avrebbe assolutamente senso“. Come noto, Zendaya si è detta subito disponibile a tornare per un terzo film, ma Villeneuve ha frenato l’entusiasmo dicendo che Dune – Parte Tre potrebbe non essere il suo prossimo progetto come regista.

Cosa aspettarsi da Dune – Parte Due?

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte Due è diretto da Denis Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà nei cinema il 28 Febbraio 2024.

Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune – Parte Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

28 anni dopo: la Sony produrrà il film, Cillian Murphy potrebbe far parte del cast

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Recentemente annunciato, il film 28 anni dopo ha ora trovato casa presso la Sony – e la star del film originale (28 giorni dopo) Cillian Murphy potrebbe riprendere il proprio ruolo di quel film anche per questo sequel. Secondo The Hollywood Reporter, la Sony ha infatti vinto la gara d’appalto per i diritti del pacchetto sequel del seguito, con il regista Danny Boyle e lo scrittore Alex Garland che torneranno insieme per scrivere e dirigere tale sequel. Il pacchetto comprende anche una Parte 2, che sarà sempre scritta da Garland, ma Boyle dovrebbe dirigere solo il primo dei due film, mentre il regista del secondo verrà scelto in seguito.

Per quanto riguarda Murphy, il suo ritorno è previsto in veste di produttore esecutivo, anche se il rapporto indica che è possibile che torni anche in veste di attore. Non sono stati resi noti ulteriori dettagli. Secondo il rapporto, alla fine l’offerta è stata presentata da Warner Bros. e Sony e si pensa che ogni film abbia un budget di 60 milioni di dollari. All’inizio del mese era stato riferito che Boyle e Garland stavano offrendo 28 anni dopo agli studios con la speranza di lanciare una nuova trilogia di film. Secondo quel rapporto, Boyle e Garland saranno anche produttori insieme al produttore originale Andrew Macdonald e all’ex capo della Fox Searchlight Pictures, Peter Rice.

Cillian Murphy accetterà di partecipare al sequel di 28 anni dopo?

L’anno scorso Cillian Murphy ha dichiarato che gli piacerebbe realizzare un sequel di 28 giorni dopo. Murphy ha scherzato sul fatto che il film si sarebbe dovuto chiamare 28 anni dopo a causa del lungo intervallo tra i film.

Uscito nel 2002, l’originale 28 giorni dopo aveva come protagonista Cillian Murphy, allora ancora prevalentemente sconosciuto al pubblico cinematografico. Il film sconvolse gli spettatori con le sue orde di non-morti in fuga, il pessimismo implacabile e l’uso all’avanguardia della torbida frontiera della fotografia digitale. Boyle diresse il film, mentre Garland lo scrisse. Il film è però ricordato anche per aver ottenuto un guadagno di circa 84 milioni di dollari a fronte di un budget di appena 8, dimostrando dunque il potenziale che anche film a basso costo potevano avere se dotati di forti elementi attrattivi.

Argylle – La super spia: recensione dello spy con Henry Cavill

Argylle – La super spia: recensione dello spy con Henry Cavill

Annunciato dal 2021, è da allora che aspettavamo il film nel quale Matthew Vaughn era riuscito a coinvolgere la star Dua Lipa (prima ancora della sua apparizione come sirena in Barbie). Finalmente Argylle – La super spia arriva in sala, distribuito al cinema da Universal Pictures a partire dal 1 febbraio 2024, e con lui tutti gli strani personaggi partoriti dalla fantasia “contorta” del regista della saga di Kingsman (ma soprattutto di Stardust e Kick-Ass) e produttore dei primi film di Guy Ritchie. Uno, insomma, che col cinema, i generi e le aspettative si diverte da sempre a giocare, e che in questa occasione ha trascinato nel suo mondo anche Henry Cavill, Bryce Dallas Howard, Sam Rockwell, Bryan Cranston, Catherine O’Hara, Ariana DeBose, John Cena, Samuel L. Jackson e la Sofia Boutella di Rebel Moon.

Argylle – La super spia, la trama

Elly Conway (Howard) è la solitaria autrice di una serie di romanzi a tema spionistico in testa a ogni classifica di vendita e di gradimento. Per lei il massimo della vita è una serata a casa al computer con il proprio gatto, Alfie, almeno fino a che non piomba nella sua vita Aidan (Rockwell), una spia allergica ai felini. Una spia vera, non come l’agente segreto Argylle protagonista delle storie che scrive, nelle quali racconta della sua lotta per impedire il piano della Divisione, una potentissima organizzazione criminale su scala planetaria. Una trama pericolosamente simile a quella che sembra esser ordita davvero e per opporsi ala quale la povera Elly – per tacer del gatto – si troverà a dover correre in giro per il mondo per rimanere sempre un passo avanti a quegli spietati assassini, mentre la separazione fra il suo mondo di finzione e quello reale sembra farsi sempre più sfocata.

Realtà, ma soprattutto illusioni

E proprio del continuo intrecciarsi e alternarsi di realtà e fantasia vive questo primo capitolo di una annunciata trilogia. Nel quale, parafrasando il Conte Mascetti di Amici miei, pare esserci tutto e invece… Di certo, c’è l’attesissima Dua Lipa, giocata come un jolly sin dall’incipit, in una dance scene che difficilmente ruberà il titolo di iconico a quella di John Travolta e Uma Thurman in Pulp Fiction, ma che permette al pubblico di sincronizzarsi immediatamente con il tono dello spy thriller più infarcito di bugie e menzogne in circolazione.

O almeno con un livello di esso, considerato che anche la rocambolesca e spettacolare scena iniziale – ormai imprescindibile, almeno per ogni film di agenti segreti che si rispetti – si svolge tutta nella fantasia dell’autrice protagonista, la tranquilla e casalinga Elly interpretata da Bryce Dallas Howard. Sarà lei l’anello di congiunzione tra le diverse realtà assemblate da Vaughn (anche con trovate simpatiche di regia), stavolta meno felice nel tenere in equilibrio follia e coerenza narrativa, trovate e personaggi. Che pure non mancano.

argylle la super spiaPiatto ricco, mi ci impiccio

In Argylle, la spia inespressiva da videogioco di Henry Cavill fa il paio con l’agente segreto troppo impreparato per essere vero dell’irresistibile Sam Rockwell, come l’MVP Bryan Cranston fa il paio con se stesso e Samuel L. Jackson con “quello nero di un film qualunque” su cui ironizzava Seth MacFarlane in Ted. Insomma, un gioco di ruolo continuo che qualsiasi sceneggiatore avrebbe avuto difficoltà a gestire e che anche il Jason Fuchs di La La Land e It – Capitolo 2 non riesce sempre a tenere sotto controllo (ammesso che non sia vera la leggenda che vorrebbe Taylor Swift come vera Elly Conway e autrice del libro alla base della storia).

Uno spy che gioca col pubblico

Si consiglia di prenderlo con molto spirito, e pronti a giocare, per sorvolare più facilmente su qualche leggerezza e artificiosità e godersi la rilettura ironica dei canoni del genere spy-action. Anche perché nella prima ora il mix funziona – senza assomigliare né ai vari Kingsman, Austin Powers o Get Smart, ma evitando di raggiungere il livello del terribile Mordecai – affidandosi a qualche furbizia formale per movimentare l’azione quando la trama mostra i primi cedimenti. Purtroppo in Argylle – La super spia la carne al fuoco è troppa, per quanto il moltiplicarsi delle possibilità e delle citazioni (inevitabile e dovuta quella esplicita a un cult come The Manchurian Candidate) si assicurino l’attenzione dello spettatore, più per curiosità che per la tensione che tanta critica statunitense ha esaltato, vista la sostanziale prevedibilità dell’intreccio.

Che si conclude in maniera piuttosto dovuta, dopo una eccessivamente prolungata risoluzione, e un finale multiplo, dopo aver messo in scena ogni possibile stereotipo del genere e aver trovato spazio per un altro numero di ballo – surreale quanto letale – con la promessa di continuare ancora il gioco di specchi. Moltiplicandolo, vista l’apparizione che apre a una nuova lettura dello spettacolo al quale abbiamo dovuto assistere nelle oltre due ore appena trascorse. Ma avremo tempo per preparaci, ammesso che la trilogia – anche quella – diventi realtà.

Matthew Vaughn ritiene “strano” il cast di Supergirl: Woman of Tomorrow, “Il regista dovrebbe fare il casting del film”

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Il nuovo Universo DC di James Gunn e Peter Safran è stato messo maggiormente a fuoco questa settimana, al di là dell’imminente Superman: Legacy  le cui riprese inizieranno all’incirca tra un mese – Gunn ha anche confermato che Milly Alcock, la star di House of the Dragon, è stata scritturata per il ruolo di Supergirl, un personaggio che sta per ottenere un proprio film da protagonista con Supergirl: Woman of Tomorrow. Ad oggi, però, ancora non è noto chi dirigerà il film, un dettaglio che al regista di X-Men – L’inizio e Argylle – La super spia, Matthew Vaughn, risulta piuttosto strano.

Vaughn ha infatti recentemente partecipato al “Post Credit Podcast” di BroBible e ha rivelato di sentirsi piuttosto confuso sull’ordine di sviluppo del film. “Sono un grande fan di Milly Alcock. Una grande fan“, ha detto Vaughn. “L’ho incontrata per un altro progetto a cui stiamo lavorando – mi ha rifiutato, il che è stato triste. È un’attrice favolosa. D’altra parte, trovo molto strano che non abbiano trovato un regista. Mi ha sorpreso, perché non si dovrebbe fare il casting di un film – il regista dovrebbe fare il casting del film. Non capisco chi abbia fatto il casting se non c’è un regista“.

Un dubbio lecito quello di Vaughn, che si è anche detto interessato a dirigere egli stesso il progetto essendo un grande fan non solo di Alcock ma anche di Superman e Supergirl. Ana Nogueira (The Vampire Diaries) sta come noto scrivendo la sceneggiatura di Supergirl: Woman of Tomorrow, mentre Variety ha riportato, poco dopo l’annuncio del casting di Alcock, che la DC conta di assegnare un regista al film nelle prossime settimane. A breve si potrebbe dunque scoprire chi andrà a ricoprire tale ruolo, anche se chi si siederà dietro la macchina da presa non potrà effettivamente dire la propria riguardo al casting del personaggio protagonista.

Febbraio al cinema e suoi primi film: arriva Argylle – La super spia

Questo Febbraio al cinema si apre all’insegna dell’azione con Argylle – la super spia diretto da un esperto del genere come Matthew Vaughn. Il regista del franchise Kingsman, l’organizzazione supersegreta britannica che recluta e forma giovani spie, torna con un nuovo film di spionaggio ma che stravolgerà gli spettatori tra la finzione e realtà. Ma in questa settimana c’è anche spazio per due titoli drammatici come How to Have Sex e The Warrior – The Iron Claw.

Vediamo insieme le novità di Febbraio al cinema di questa prima settimana del mese

Argylle – La super spia

Argylle

Bryce Dallas Howard è la protagonista Elly Conway, un’autrice di Best Seller di spionaggio, introversa che lascia raramente la sua casa solo per presentare nelle librerie i romanzi che scrive. Dopo uno strano incontro su un treno, viene trascinata nel mondo reale dello spionaggio e scopre che le trame dei suoi libri si avvicinano un po’ troppo alle attività di un sinistro sindacato clandestino. Aiden, una vera spia, cercherà di salvare la scrittrice e il suo amato animale domestico Alfie, da tutti i nemici che inconsapevolmente la donna si è fatta. Nel cast di Argylle – la super spia, oltre a Dallas Howard, troviamo l’attore Sam Rockwell, Henry Cavill, Bryan Cranston, Catherine O’HaraDua Lipa, Ariana DeBose, John Cena, Samuel L. Jackson e anche Chip il gatto di Claudia Schiffer.

How to Have Sex

How To Have Sex Film 2023

How to have sex è un film sui rischi dell’analfabetismo sessuale ed emotivo, perché le ragazze e i ragazzi non hanno le parole per affrontare, il consenso, l’intimità, il piacere e il sesso. Questo è quello che mostra la regista londinese Molly Manning Walker nella sua opera prima e vincitrice di un premio nella sezione Un Certain Regard di Cannes 2023. Le protagoniste di questo coming of age sono tre adolescenti, Tara, Skye ed Em che partono per Creta, dopo aver terminato la scuola, per vivere quella che sperano sia la migliore vacanza della loro vita.

Prima danza, poi pensa. Alla ricerca di Beckett

Prima Danza, poi pensa. Alla ricerca di Beckett è un biopic dedicato al drammaturgo irlandese Samuel Beckett, Premio Nobel nel 1969. Dopo aver vinto il Nobel per la letteratura il protagonista, interpretato da Gabriel Byrne, non sembra affatto contento. Sale sul palco, strappa bruscamente la busta dell’assegno e comincia a scalare le quinte, dove un suo doppio lo attende. Da qui parte un resoconto della storia, dei successi, degli amori e delle amicizie di Beckett, una delle figure più rivoluzionarie e influenti del teatro del Novecento. Nel cast della pellicola del regista Premio Oscar James Marsh, ci sono Fionn O’Shea, nei panni del protagonista versione giovane e Aidan Gillen nel ruolo dello scrittore James Joyce.

Te l’avevo detto

Te l'avevo detto film recensione

Te l’avevo detto di Ginevra Elkann è l’unico titolo italiano di questo Febbraio al cinema. Questo lungometraggio svolge a Roma nel mese di Gennaio durante un’insolita ondata di caldo in pieno Inverno. La protagonista è Gianna, Valeria Bruni Tedeschi, è alle prese con un’ossessione decennale per la sua ex migliore amica Pupa, l’attrice Valeria Golino, una matura pornostar degli anni Ottanta in bancarotta e che si aggrappa ai suoi giorni di gloria. Con l’aumento della tensione e del calore, le peggiori paure e i vizi iniziano a venire a galla. Nel cast, oltre alle due attrici già citate, ci sono anche Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio, Greta Scarano, Marisa Borini, Greta Scacchi e Danny Huston. 

The Warrior – The Iron Claw

The Warrior (The Iron Claw)

The Warrior – The Iron Claw poteva essere l’occasione, finalmente, per Zac Efron d’essere uno dei candidati come Miglior attore  agli Oscar, ma anche per questa volta niente. Scritto e diretto da Sean Durkin, racconta la storia vera della famiglia Von Erich, soffermandosi sui tre fratelli che negli anni Ottanta sono riusciti a scrivere la storia nel mondo altamente competitivo del wrestling professionistico. Nei panni dei fratelli Von Erich con il protagonista Efron ci sono anche Jeremy Allen White e Harris Dickinson, il cast si completa con Maura Tierney, Holt McCallany e Lily James.

Una bugia per due

Una bugia per due recensione

Una bugia per due racconta di Louis, l’attore francese Vincent Dedienne, un giovane che lavora in uno studio legale e conduce una vita solitaria. Sul posto di lavoro nessuno si accorge di lui, ma il giorno in cui scopre di soffrire una grave malattia, quelli intorno sembrano notare la sua esistenza per la prima volta. Quando poi lo studio gli chiede di difendere una multinazionale da uno scandalo, questa diventa l’occasione per il protagonista di farsi finalmente notare. Tutto però ha un prezzo e Louis sarà costretto a ricorrere ad una bugia per ritagliarsi un posto agli occhi degli altri e poter compiere qualcosa di grande. In questa brillante commedia francese, diretta da Rudy Milstein sono presenti anche Clémence Poésy e Géraldine Nakache.

Upon Entry – L’arrivo

Upon entry – L’arrivo è un dramma aeroportuale diretto a quattro mani da Alejandro Rojas e Juan Sebastián Vásquez. I protagonisti sono l’urbanista venezuelano Diego e la compagna Elena, ballerina di danza contemporanea di Barcellona, che ottengono i visti per gli Stati Uniti e sono pronti a cominciare una nuova vita. Partendo da una critica nei confronti del sistema statunitense e dalla sua visione dell’immigrazione, i due registi allargano il discorso al concetto di fiducia coniugale.

Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett: recensione

Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett: recensione

James Marsh torna dietro la macchina da presa con Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett , biopic su uno degli scrittori più influenti del Novecento, che rivoluzionò il modo di fare teatro, dando corpo alle insicurezze e alle fragilità umane attraverso il teatro dell’assurdo e per i suoi meriti ricevette nel 1969 il Nobel per la letteratura. Protagonista l’irlandese Gabriel Byrne, portatore di innegabile somiglianza e altrettanta misura.

James Marsh, il privato dietro le grandi storie

Documentarista e regista di finzione, James Marsh vinse l’Oscar con il documentario Man on wire, prima di arrivare a tracciare ne La teoria del tutto: la parabola umana più che scientifica di un genio della fisica come Stephen Hawking (2015). Qui l’Oscar andò a Eddie Redmayne come miglior attore protagonista. Ha proseguito poi cambiando genere, con King of thieves (2018), su un gruppo di truffatori alle prese con la rapina del secolo, sempre tratto da una storia vera. Quello che, infatti, Marsh non ha mai abbandonato è la curiosità di scoprire ciò che si cela dietro vicende realmente accadute, con protagonisti più o meno noti. Che sia la vita privata di un genio della fisica, o come in Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett quella di un grande scrittore contemporaneo, o quella del funambolo tra le Torri Gemelle, Philippe Petit. Una volontà di scoprire la persona dietro al personaggio, che Marsh si porta dietro dalla sua lunga esperienza di documentarista.

La trama di Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett

1969. Cerimonia per la consegna dei premi Nobel. Un Beckett basito, Gabriel Byrne, bolla l’aver ricevuto il premio più prestigioso per la letteratura come “una catastrofe”. Da qui inizia un lungo confronto con il suo doppio. Beckett e Beckett ripercorrono assieme la propria vita, analizzandola da punti divista differenti. Le fasi dell’esistenza dello scrittore irlandese sono scandite principalmente dal rapporto con le donne della sua vita. Vediamo dunque Beckett bambino molto legato al padre, con un rapporto a dir poco difficile con una madre anaffettiva e svalutante. Il giovane Beckett, Fionn O’Shea, si trasferisce quindi a Parigi, stringe amicizia con Joyce, Aidan Gillen, e inizia una relazione con la figlia Lucia, che avrà però breve durata. Vi è poi l’incontro con Suzanne, che diventerà sua moglie. Arriva la guerra e Beckett sceglie di partecipare alla resistenza. Lo si ritrova poi già maturo. Ha sposato Suzanne, Sandrine Bonnaire, e sta iniziando ad assaporare il riconoscimento cui ha sempre aspirato, sebbene la notorietà non si confaccia a un solitario come lui. Incontra Barbara Bray, Maxine Peake, traduttrice e critica con cui intraprende una relazione. La conflittualità tra le due donne della sua vita segnerà gli ultimi anni. E non gli mancheranno i sensi di colpa. I suoi capolavori, su tutti Aspettando Godot, restano sullo sfondo.

Samuel Beckett: un uomo segnato dai sensi di colpa?

Lo stratagemma del doppio, il dialogo con la propria coscienza fa emergere un ritratto di Beckett martoriato dai sensi di colpa. Nei confronti della madre, che sente di aver abbandonato, pur cosciente di che donna difficile fosse. Colei che lo aveva iniziato alla poesia, all’amore per la letteratura, ma lo faceva sentire incapace, inadatto, con quel mantra dal quale Samuel era fuggito lontano, portandone però con sé l’eco: “che spreco!”. Negatività per esorcizzare la quale Beckett aveva presto imparato l’uso dell’ironia e del nonsense, che avrebbero poi caratterizzato la sua scrittura. Senso di colpa verso le sue donne: Lucia, la più fragile, avvicinata più per ammirazione di Joyce che per autentico trasporto; Suzanne, che gli è sempre stata accanto e che lui ha tradito, Barbara, cui non ha potuto dare quanto avrebbe voluto. Ma anche l’amico Alfred e Joyce stesso. Beckett sembra sentirsi in colpa verso tutti.

Prima danza, poi pensa. Scoprendo BeckettCarica su di sé tutti i fardelli possibili, tutte le responsabilità. Allo spettatore questa appare come una forzatura. Ci si chiede se Beckett fosse davvero così, dal momento che sembra non si sia, poi, fatto bloccare dai suoi sensi di colpa. Ha vissuto la sua vita a pieno, ottenendo anche grandi risultati, affrancandosi dal giogo ella madre, diventando uno dei drammaturghi più importanti del Novecento. Allora perché questo scontento, questo continuo rovello? Il regista sembra voler far emergere, attraverso il dialogo con il doppio, la visione di Marsh stesso, più che quella di Beckett. Il doppio, infatti, spinge il protagonista a lasciar andare i rimpianti e agire sul presente, l’unico che si può ancora cambiare. Lo spinge ad avere un po’ di indulgenza verso sé stesso e infine, a dare valore alle gioie della vita che si nascondono nella quotidianità. Una vita che, come recita il titolo del film, va innanzitutto vissuta e forse un po’ meno ri-pensata.

Una sceneggiatura disomogenea e poco coinvolgente

Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett ha un andamento diseguale. La prima parte, che si concentra sul giovane Beckett, è più movimentata e non priva di alcuni guizzi ironici e divertenti, che rimandano allo stile del Beckett scrittore, lasciando intravedere ciò da cui può aver tratto ispirazione. Questa vena di vivacità, però, si perde nella seconda parte. Il film diventa piuttosto monotono e stanco. Un grosso salto temporale catapulta lo spettatore agli anni della maturità, poveri di accadimenti, se non una infedeltà, i dubbi sui pro e i contro del successo e gli immancabili rimpianti. La sensazione è che ci sia poco materiale, o che il regista non abbia scelto i momenti più significativi, o ancora che non sia riuscito a renderlo in modo coinvolgente.

L’interpretazione di Gabriel Byrne

La somiglianza senza dubbio non difetta a Gabriel Byrne per calarsi nei panni di Samuel Beckett. Bisogna dire che l’attore irlandese – divenuto famoso con I soliti sospetti di Brian Singer, ma visto anche più di recente in serie tv come Zerozerozero, o nell’americana In treatment – interpreta con misura il personaggio. Forse però, quello che manca, già in fase di scrittura, è la scintilla, la volontà di scompaginare e anche di stupire, che certo ha caratterizzato il drammaturgo suo conterraneo. Elemento questo che avrebbe dato al solido attore la possibilità di cimentarsi con un personaggio più interessante, variegato e complesso rispetto a quello immaginato da Marsh. È così che, nel complesso, un po’ di quel regret di cui si parla in Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett, rimane anche addosso allo spettatore, per aver perso l’occasione di vedere un racconto davvero appassionante su una figura dirompente nel panorama letterario del Novecento europeo. Presentato in anteprima al Torino Film Festival, Prima danza, poi pensa – Alla ricerca di Beckett, è nelle sale dal 1 febbraio.

Argylle da oggi al cinema il film con Henry Cavill

Argylle da oggi al cinema il film con Henry Cavill

Più grande è la spia, più grande è la bugia. Dalla mente brillante di Matthew Vaughn (del franchise Kingsman e Kick-Ass) arriva al cinema Argylle, un thriller di spionaggio acuto, che stravolge la realtà e vi porta in giro per il mondo.

Bryce Dallas Howard (Jurassic World) è Elly Conway, autrice solitaria di una serie di romanzi best-seller di spionaggio, la cui idea di felicità è una serata a casa al computer con il suo gatto Alfie. Ma quando le trame dei libri di Elly, incentrate sull’agente segreto Argylle e sulla sua missione di smascherare un’organizzazione criminale globale, iniziano a rispecchiare le azioni segrete di un’organizzazione di spionaggio reale, le tranquille serate a casa diventano un lontano ricordo.

Accompagnata da Aiden (il premio Oscar Sam Rockwell), una spia allergica ai gatti, Elly (che porta Alfie nello zaino) corre per il mondo cercando di stare un passo avanti agli assassini, mentre il confine tra il mondo immaginario di Elly e quello reale inizia a svanire.

Matthew Vaughn 2023
Credit foto © Universal Pictures

Il cast di prim’ordine comprende Henry Cavill (The Witcher), John Cena (Fast X), la vincitrice dell’Oscar Ariana DeBose (West Side Story), la superstar del pop Dua Lipa (Barbie), il vincitore dell’Emmy e candidato all’Oscar Bryan Cranston (Breaking Bad), la vincitrice dell’Emmy e icona della commedia Catherine O’Hara (Schitt’s Creek), Sofia Boutella (Kingsman – The Secret Service) e il leggendario Samuel L. Jackson. Alfie è interpretato da Chip, che nella vita reale è il gatto della top model Claudia Vaughn (nata Schiffer).

Argylle è diretto e prodotto da Matthew Vaughn, da una sceneggiatura di Jason Fuchs (Sei ancora qui – I Still See You). Il film è prodotto da Matthew Vaughn, Adam Bohling (del franchise Kingsman), Jason Fuchs e David Reid (del franchise Kingsman). I produttori esecutivi sono Adam Fishbach, Zygi Kamasa, Carlos Peres e Claudia Vaughn. Apple Original Films presenta, in associazione con MARV, una produzione Cloudy. Argylle è distribuito da Universal Pictures Italia.

Captain America: New World Order, i reshoot potrebbero rimuovere la Società dei Serpenti

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Captain America: New World Order sarebbe dovuto uscire nel corso dell’estate 2024, ma quando gli scioperi della WGA e  della SAG-AFTRA hanno bloccato Hollywood, i Marvel Studios si sono resi conto che era necessario apportare modifiche significative al film, che ha dunque subito ovvi ritardi. Quest’anno, dunque, si svolgeranno estesi reshoot e sono ora emersi nuovi dettagli su quanto saranno significativi. Secondo lo scooper Daniel Richtman, le riprese sono attualmente previste da maggio ad agosto.

Come si noterà, si tratta di un periodo abbastanza lungo da girare un intero film dall’inizio alla fine. Non è detto che l’intero periodo venga utilizzato, magari solo determinati giorni o settimane, permettendo così di conciliare il tutto con gli impegni degli attori coinvolti. Se però tale periodo di reshoot venisse confermato, potrebbe anche significare che molto sta cambiando all’interno del film. Di questo parere è anche lo scopper @CanWeGetToast, il quale afferma infatti che la Serpent Society verrà completamente rimossa dal film seguito di The Falcon e The Winter Soldier.

Questa avrebbe dovuto essere una delle principali minacce per il nuovo Captain America all’interno del film, con un primo importante scontro già presente nel primo atto. Ma se questi rumor dovessero rivelarsi veri potrebbe non comparire affatto. Ciò significa che anche le scene girate dal wrestler Seth Rollins non finiranno nel montaggio definitivo di Captain America: New World Order. Di certo, molto potrebbe cambiare nel film, per cui ad oggi rimane in vigore una forte incertezza su ciò che il film conterrà o meno.

Quello che sappiamo sul film Captain America: New World Order

Captain America: New World Order riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Importante sarà anche la presenza di Harrison Ford nel ruolo del generale Ross, che secondo alcuni potrebbe trasformarsi nell’Hulk Rosso. Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, Captain America: New World Order è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

Zac Efron racconta The Warrior (The Iron Claw): “Una saga familiare”

Dopo un esordio folgorante come La fuga di Martha – che lanciò la carriera di Elizabeth Olsen  e un altro film di notevole impatto quale The Nest con Carrie Coon e Jude law, Sean Durkin è tornato dietro la macchina da presa per The Warrior (The Iron Claw), storia vera di una delle storiche dinastie del wrestling negli anni ‘80, quella dei Von Erich. In un cast che comprende Jeremy Allen White, Harris Dickinson, Holt McCallany e Maura Tierney, il regista ha inserito anche Zac Efron come protagonista nel ruolo di Kevin, e l’attore lo ha ripagato con una di quelle performance che possono davvero cambiare una carriera. Abbiamo incontrato proprio Zac Efron a New York, dove ci ha raccontato The Warrior (The Iron Claw) dal 1° febbraio al cinema in Italia.

Sapeva nulla dei Von Erich prima di accettare la parte di Kevin?

Prima di leggere la sceneggiatura non ne sapevo nulla, durante il nostro primo incontro, Sean Durkin mi ha spiegato in maniera approfondita la loro storia e ho capito che si trattava di una vera e propria tragedia familiare, sembrava quasi impossibile che tutto quello fosse successo a una sola persona quale Kevin. Ho sentito immediatamente che non sarebbe stato soltanto un film che parlava di wrestling quanto piuttosto una saga familiare, una storia di perdita. Volevo assolutamente interpretare quest’uomo che pian piano capisce di doversi tirare fuori da determinate dinamiche, che vuole rompere la catena della maledizione che avvolge i Von Erich.

Come Zac Efron è entrato nel ruolo a livello psicologico?

Per fortuna non ho vissuto le tragedie personali che Kevin ha dovuto affrontare, ma avendo un fratello minore che amo moltissimo ho potuto capire alla perfezione quello a cui il personaggio va incontro nel corso della storia. I fratelli Von Erich sono i migliori amici l’uno dell’altro, tentano costantemente di motivarsi a vicenda. Si tratta di un microcosmo che Sean è riuscito a cogliere alla perfezione, mettendone in scena i tratti piú intimi ed emozionanti.

E a livello fisico che tipo di lavoro ha svolto Zac Efron per diventare Kevin Von Erich?

Per arrivare a raggiungere il livello di fisicità che aveva mostrato nei filmati che lo vedevano sul ring, sapevo di dover sviluppare una sorta di ossessione. Ho realmente passato tre mesi a mangiare, dormire e allenarmi. Il che era praticamente quello che i veri fratelli Von Erich facevano nella vita reale. Sul set e sul ring ho incontrato i miei colleghi Jeremy Allen White, Harris Dickinson e Stanley Simons, che pian piano sono diventati miei amici. Fuori dal set la nostra vita era praticamente inesistente, il che mi ha aiutato molto a entrare nella psicologia e nello stato d’animo  del personaggio.

Avete lavorato insieme al vero Kevin Von Erich per la realizzazione del film?

Sean ha preso la decisione di non coinvolgerlo nella preparazione e durante le riprese perché non voleva correre il rischio di essere coinvolto in maniera troppo emotiva dal rapporto che si sarebbe sviluppato.Tutti volevamo dare una nostra versione di quella storia, mettendo in risalto quello che ritenevano fosse il cuore del dramma. Una decisione che ho rispettato e condiviso. Vi sono ore e ore di interviste televisive a Kevin che ho visionato per avvicinarmi al personaggio, momenti in cui parla in maniera molto spontanea sia del suo amore per il wrestling che degli eventi in cui la sua famiglia è rimasta coinvolta. Poi ovviamente lo abbiamo contattato per raccontargli quello che avevamo fatto, l’idea che abbiamo portati avanti girando The Iron Claw, e si è dimostrato un uomo aperto e molto saggio. L’ho incontrato finalmente alla première mondiale del film a Dallas e abbiamo parlato molto, è stato un momento emozionante per me, oserei dire l’apice emotivo della mia carriera.

Le sequenze di lotta sono vibranti, come le avete realizzate?

Abbiamo girato praticamente tutte le scene in pochi giorni: la produzione ha affittato il palazzetto dello sport che poi è stato riempito di comparse. È stata un’esperienza incredibile, un vero happening. Dopo essermi preparato fisicamente per tre mesi ho potuto esprimere tutto quello che avevo imparato, tutta l’energia accumulata in veri match di lotta. Sean ha scelto di girare gli incontri dall’inizio alla fine per ottenere realismo, in modo che il pubblico si emozionasse e partecipasse veramente, quindi abbiamo avuto qualcosa come quindici minuti di vero wrestling ogni volta. Io, Jeremy e il resto del cast avevamo studiato a fondo le coreografie degli incontri, ma abbiamo anche avuto modo di improvvisare qualche mossa durante i match, che in questo modo si sono trasformati in qualcosa di ulteriormente più reale e sentito. È stata una grande esperienza, un tour de force fisico ma anche emotivo non facile ma assolutamente gratificante.

Il background di ballerino di Zac Efron l’ha aiutata in qualche modo per i match?

Certamente, l’aver studiato coreografie per così tanto tempo da giovane mi ha favorito, soprattutto perché ho sviluppato negli anni un modo di imparare prevalentemente fisico e visivo. Il wrestling è un momento di show, una coreografia concertata con un certo spazio concesso all’improvvisazione. Kevin Von Erich era un maestro in questo, aveva sviluppato un linguaggio del corpo sul ring che sembrava realmente l’elaborazione di una danza.

The Warrior (The Iron Claw) arriva al cinema dal primo febbraio.

Badland Hunters: recensione del k-thriller di Netflix

Badland Hunters: recensione del k-thriller di Netflix

In una distopica Seoul, un improvviso catastrofico terremoto distrugge la città, rendendola una distesa desolata e arida in cui i pochi sopravvissuti lottano disperatamente per difendersi da bande di spregiudicati criminali e da un folle crudele scienziato. È in questo scenario apocalittico che si muovono i coraggiosi Nam-san (Ma Dong-Seok) e Ji-wan (Lee Jun-young), i protagonisti dell’inquietante k-thriller Badland Hunters (titolo originale in hangul 황야).

Dopo aver debuttato lo scorso 26 gennaio sulla celebre piattaforma Netflix, il film sudcoreano – diretto da Heo Myeong-haeng e scritto da Kim Bo-tong (sceneggiatore dell’avvincente ed emozionante k-drama D.P.) e Kwak Jae-min ha rapidamente conquistato il podio della classifica dei film non inglesi, stabilizzandosi nella Top10 Netflix di questa settimana e conquistando il pubblico con una buona dose di adrenalina e frenesia.

Badland Hunters. (Da sinistra a destra) Don Lee e Lee Jun-young – Cr. Cha Min-jung Netflix © 2024

Badland Hunters: la trama

Alcuni anni dopo un terribile terremoto che ha devastato la città di Seoul, i pochi sopravvissuti allestiscono un villaggio improvvisato dove i due cacciatori Nam-san e Ji-wan cercano di recuperare un po’ della quotidianità perduta dopo il disastro. Un giorno, però, la loro relativa pace viene improvvisamente abbattuta dall’arrivo di un gruppo di individui armati che rapiscono con l’inganno l’adolescente Su-na (Roh Jeong-eui) e la sua debole nonna. Quando scoprono che la giovane è in serio pericolo, Nam-san e Ji-wan – insieme all’ex soldata Eun-ho (An Ji-hye) – partono in cerca del Condominio, l’inquietante e oscuro palazzo in cui il dottor Yang Gi-su (Lee Hee-joon), uno scienziato squilibrato, conduce esperimenti biologici su soggetti umani, con il fine di creare una nuova razza di uomini e donne immortali.

Non solo demoni e zombie in Badland Hunters

Hellbound, Sweet Home e Non siamo più vivi sono solo alcuni dei prodotti sudcoreani di successo, giunti su Netflix negli ultimi anni, che hanno trasportato il pubblico in un vorticoso viaggio attraverso le inquietudini dell’esistenza umana e la paralizzante paura della fine del mondo. Ed è proprio a questa (ancor troppo breve) lista che si aggiunge l’ultima fatica di Heo Myeong-haeng. Nonostante l’assenza di demoni infernali e zombie “mangia cervello”, Badland Hunters – proprio come il recente k-drama La Creatura di Gyeongseong, con protagonista il magnetico Park Seo-Joon (The Marvels, Parasite, Dream) – porta in scena un racconto orrorifico che mostra (e ricorda) come tutto il male del mondo possa, il più delle volte, nascere dalla crudeltà e avidità umana.

Badland Hunters. In foto l’attore Lee Hee-jun nei panni del dottor Yan Ki-su.

Infatti, accecato dal desiderio di concedere una seconda possibilità a sé stesso e alla figlia in fin di vita, Yang Gi-su intraprende una sconsiderata e atroce sperimentazione per creare ciò che neppure Dio è riuscito a dare: l’immortalità umana. Ed è proprio dalla diabolica presunzione e insensata ostinazione di Yang Gi-su che nascono mostri (come gli spaventosi soldati rinchiusi nei sotterranei dell’edificio) e individui mostruosi (tra cui l’insegnante e il sergente che divengono complici di omicidi violenti col solo intento di ottenere protezione e una “dose” di quella immortalità).

Don Lee, il gigante buono del Sud Corea

Grazie alla collaborazione con il regista Heo, l’acclamata star d’azione Ma Dong-seok, conosciuto al pubblico internazionale come Don Lee, debutta ufficialmente su Netflix nei panni dell’introverso ma valoroso Nam-san. Noto al mondo per successi come Train to Busan e Eternals, Don Lee è riuscito – durante la sua ventennale carriera – a conquistare l’esigente pubblico sudcoreano grazie all’immagine cinematografica che gli è stata cucita addosso: quella di un “gigante buono”, tanto grosso e rozzo quanto gentile e di buon cuore. Definito da alcuni il “The Rock asiatico” e da altri il “Bud Spencer coreano”, Don Lee dà quindi nuova dimostrazione del suo talento e, con ironia e umorismo, porta sul piccolo schermo un grande eroe che poco ha da invidiare all’eterno Gilgamesh.

Badland Hunters Don Lee
Badland Hunters. In foto l’attore Don Lee che interpreta Nam San.

Badland Hunters, quando la spettacolarità dell’azione non basta

Con un’avvincente e frenetica narrazione ritmata da violente coreografie d’azione, Badland Hunters afferra con forza lo spettatore per trascinarlo, scena dopo scena, in una storia intrisa di catastrofi naturali e crudeltà umana, ma anche di audacia e resilienza. Pur incantando visivamente, però, il film di Heo finisce per valorizzare così tanto l’azione da sacrificare amaramente sia la profondità psicologica dei personaggi che la coerenza e l’integrità della trama.

Inoltre, un altro aspetto critico è rappresentato dal doppiaggio italiano: come spesso accade nei prodotti asiatici, infatti, il doppiaggio priva la versione italiana dell’intensità recitativa che caratterizza quella originale, riducendo la recitazione degli attori a una interpretazione più superficiale e caricaturale.

In conclusione, Badland Hunters è un’emozionante thriller che, sebbene offra al pubblico un’esperienza di grande spettacolarità, non riesce ad andare al di là delle immagini e a lasciare, così, un’impronta duratura e significativa nello spettatore.

Miles Teller in trattative per unirsi al cast di Michael

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Miles Teller in trattative per unirsi al cast di Michael

Miles Teller, protagonista di Top Gun: Maverick e Whiplash, è in trattative per unirsi a Michael, il biopic su Michael Jackson diretto da Antoine Fuqua e prodotto da Lionsgate e Universal Pictures International. Le fonti ci dicono che non c’è ancora un accordo per Teller. Il film è attualmente in fase di riprese.

Miles Teller dovrebbe interpretare un avvocato nel film biografico su Michael Jackson. Esattamente quale degli avvocati di Jackson, vedremo. Il defunto Howard Weitzman era noto per aver difeso Jackson e il suo patrimonio, in particolare contro le pretese dei creditori e le accuse di pedofilia. Poi c’è stato Mark Geragos, che ha assistito Jackson nelle prime fasi del caso di molestie People vs. Jackson del 2005, prima di essere sostituito da Thomas Mesereau.

Teller si unirebbe ad un cast in forte espansione che include Colman Domingo nel ruolo del patriarca Joe Jackson, Nia Long nel ruolo della madre Katherine Jackson, così come Jaafar Jackson, nipote di Michael Jackson, che interpreterà il ruolo principale.

Il film, sceneggiato dal tre volte candidato all’Oscar John Logan e prodotto dal premio Oscar Graham King, racconterà le prove e le tribolazioni del Re del Pop, nonché la visione del suo genio. Michael è prodotto anche dai co-esecutori testamentari dell’eredità di Michael Jackson, John Branca e John McClain.

Michael, la sinossi del film:

“‘Michael’ offrirà al pubblico un ritratto avvincente e onesto dell’uomo brillante ma complicato che è diventato il Re del Pop. Il film presenta i suoi trionfi e le sue tragedie su una scala epica e cinematografica – dal suo lato umano e le sue lotte personali al suo innegabile genio creativo, esemplificato dalle sue performance più iconiche. Come mai prima d’ora, il pubblico potrà dare uno sguardo dall’interno a uno degli artisti più influenti e all’avanguardia che il mondo abbia mai conosciuto“.’

Margot Robbie risponde alla furia dei fan per le mancate nomination agli Oscar di Barbie: “Abbiamo deciso di cambiare la cultura”

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“Non c’è modo di sentirsi tristi quando sai di essere così fortunato”, ha detto Margot Robbie durante un panel durante una proiezione speciale del SAG martedì sera. Robbie, che ha prodotto e interpretato Barbie, stava rispondendo alle questioni delle mancate nomination agli Oscar per la regista Greta Gerwig e per se stessa nella categoria Attrice protagonista, una situazione che ha suscitato molto dibattito online e delusione per i fan di Barbie.

“Ovviamente penso che Greta dovrebbe essere nominata per la regia, perché quello che ha fatto è una cosa che capita una volta nella carriera, una cosa irripetibile, quello che ha realizzato, lo è davvero”, ha detto Robbie. “Ma è stato un anno incredibile per tutti i film.”
Barbie è l’unico film da un miliardo di dollari diretto esclusivamente da una donna, e lo scorso anno ha superato tutti gli altri film al botteghino, portando a casa 1,4 miliardi di dollari in tutto il mondo. Come ha detto Margot Robbie, la reazione al film è diventata una sorta di fenomeno culturale: “Sospetto solo che sia più grande di noi. È più grande di questo film, è più grande del nostro settore”.

Robbie ha anche sottolineato chiaramente che è “più che entusiasta di avere otto nomination agli Oscar, è così folle”. Queste nomination includono Miglior Film, Attrice non Protagonista per America Ferrera; Attore non protagonista per Ryan Gosling, costumi, scenografia e miglior sceneggiatura non originale per Gerwig e Noah Baumbach. “Tutti quelli che hanno ricevuto i riconoscimenti che hanno ricevuto sono semplicemente incredibili, così come il riconoscimento per il miglior film”, ha detto Robbie.

“Abbiamo deciso di fare qualcosa che potesse cambiare la cultura, influenzare la cultura, avere una sorta di impatto”, ha detto Robbie. “E lo ha già fatto, in parte, molto più di quanto avessimo mai immaginato. E questa è davvero la ricompensa più grande che potrebbe derivare da tutto questo”.

Diretto da Greta Gerwig e scritto da Gerwig e Noah Baumbach, Barbie vede protagonista Margot Robbie, al fianco di Ryan Gosling e America Ferrera.

Il texano dagli occhi di ghiaccio: cast, trama e frasi del film

Il texano dagli occhi di ghiaccio: cast, trama e frasi del film

La carriera di Clint Eastwood è generalmente iniziata grazie ai celebri western di Sergio Leone. Da Per un pugno di dollari fino a Il buono, il brutto e il cattivo, questi permisero all’attore di ottenere fama mondiale. Grande appassionato di questo genere, Eastwood si dichiarò poi particolarmente insoddisfatto di vedere mediocri film statunitensi basati su quell’immaginario, e decise pertanto di proporsi come ideale successore di Leone. Fu così che nel 1976 portò al cinema il suo nuovo film da regista, intitolato Il texano dagli occhi di ghiaccio.

Il film venne definito come uno dei migliori dell’anno e come uno dei migliori di genere western da diversi anni a quella parte. Qui Eastwood interpreta nuovamente l’archetipo del pistolero solitario, dotato però di un cuore che lo rende profondamente umano. La storia narrata è basata sul romanzo Gone to Texas, scritto dall’ex leader del Ku Klux Klan Forrest Carter. Nell’adattare il testo, gli sceneggiatori dovettero fare molta attenzione a rimuovere la grande presenza di razzismo insita nel testo, mantenendo però il racconto di base.

Al momento dell’uscita in sala, il film si affermò come un grande successo arrivando ad incassare oltre 31 milioni di dollari a fronte di un budget di circa 3.7. Nel corso degli anni Il texano dagli occhi di ghiaccio ottenne prestigiosi riconoscimenti, venendo indicato come un film culturalmente, storicamente ed esteticamente ricco di valore. Ancora oggi Eastwood ha affermato di considerarlo uno dei punti più alti della sua carriera. Un film che ha segnato un primo significativo passo per la sua fortunata carriera da regista, la quale ha poi trovato consacrazione in un altro western, Gli spietati, uscito nel 1992.

La trama di Il texano dagli occhi di ghiaccio

Protagonista del film è Josey Wales, un uomo dedito al pesante lavoro nei campi della sua piccola proprietà nel Missouri. La sua è una vita pacifica, condotta insieme alla moglie e al figlio tra il lavoro e la gioie della casa. Wales è un uomo fortunato, poiché è riuscito ad evitare la guerra di Secessione, che insanguina in quegli anni il territorio americano. La sua fortuna si spezza però nel momento in cui un gruppo di cavalieri nordisti, capitanati dal fanatico Terrill, finiscono per invadere il suo territorio, uccidendo senza pietà la moglie e il figlio. Wales si ritrova ad essere tramortito e creduto morto, e solo per questo risparmiato.

Animato dal desiderio di vendetta e senza più nulla da perdere, questi decide di unirsi alle bande sudiste e combattere contro gli assassini della sua famiglia. In breve, Wales ottiene grande fama per la sua abilità con le armi da fuoco. Con la fine della guerra e la sconfitta del Sud, però, egli si ritrova ad essere ora un fuorilegge con una pesante taglia sulla sua testa. Nel corso del suo viaggio senza meta, l’uomo incontrerà inaspettati amici e alleati, accrescendo la propria fama e sempre intenzionato a trovare lo spietato nordista Terrill per consumare la propria vendetta. Attorno a lui, intanto, con la fine della guerra, c’è un’America sull’orlo del cambiamento, tra nostalgici e progressisti convinti nell’arrivo imminente di un futuro più roseo.

Il texano dagli occhi di ghiaccio cast

Il texano dagli occhi di ghiaccio: il cast del film

Per il ruolo del fuorilegge Josey Wales fu subito chiaro che sarebbe stato Eastwood a dargli volto. L’attore stesso acquistò i diritti sul libro, intenzionato ad interpretare il personaggio. Prepararsi per questo non fu una novità per lui, che solo dieci anni prima era impegnato sui set degli western di Leone. Eastwood decise infatti di costruire un personaggio caratterialmente simile a quello dell’uomo senza nome, dotandolo però di maggiori emozioni e umanità. Nel film è poi presente l’attrice Sondra Locke nei panni di Laura Lee. Eastwood insistette perché avesse lei il ruolo, nonostante il personaggio fosse poco più che adolescente e l’attrice avesse già superato i 30 anni. La collaborazione tra i due attori sfociò poi in un rapporto sentimentale che sarebbe proseguito fino alla fine degli anni Ottanta, e che li avrebbe portati a recitare insieme in altri 6 film.

Particolarmente importante nel film è invece il personaggio del vecchio indiano Lone Watie, il quale si unisce a Wales durante il suo viaggio. Ad interpretarlo venne chiamato Chief Dan George, appartenente ad una tribù di nativi americani e già candidato all’Oscar per il film Il piccolo grande uomo. A causa dell’età particolarmente avanzata, questi era solito dimenticare le proprie battute, ed era proprio Eastwood a suggerirgliele di nascosto durante le riprese. Bill McKinney, noto per i suoi ruoli da caratterista e da villain, è qui l’interprete dello spietato capitano Terrill, mentre John Vernon ha il ruolo del capo dell’esercito unionista Fletcher. Molti di questi attori divennero ulteriormente popolari proprio grazie ai ruoli qui ricoperti, e diversi di loro tornarono in più occasioni a collaborare con Eastwood per i suoi film da attore o regista.

Il trailer di Il texano dagli occhi di ghiaccio e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il texano dagli occhi di ghiaccio è infatti disponibile nel catalogo di Apple TV, Google Play, Now e Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 31 gennaio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Le frasi più belle dal film Il texano dagli occhi di ghiaccio

Del film, giudicato come uno dei migliori western dei suoi anni, sono inoltre rimaste particolarmente celebri alcune della frasi pronunciate dai protagonisti. Molte di queste sono rimaste nell’immaginario comune, e ancora oggi sono indicate come tra le più belle citazioni che si possono fare nell’omaggiare il film e il genere western. Ecco di seguito alcune delle più famose e ricordate:

  •  “Io ero un grande guerriero. Gli anni si fanno sentire.” “Non è la vecchiaia. E’ la civiltà che avanza, amico mio.” 
  • “Bisogna sempre tenere il coltello dalla parte del manico. Se vuoi vivere, devi metterti in posizione di vantaggio. Quando spari, abbi l’accortezza di stare con il sole alle spalle.”
  • “Ah, ricordatevi… se si mette male, e vi vedete in pericolo, diventate cattivi, feroci, spietati come belve ferite. Perché se vi perdete d’animo, non vincerete e non vivrete. E’ la legge della guerra.”
  • “Certo che è finita… e siamo morti un pò tutti in quella maledetta guerra.”
  • “Le nuvole… in cielo. Sono come… i sogni quando vagano nel fondo della nostra mente.”

Fonte: IMDb

Licorice Pizza: il significato del film e del suo titolo

Licorice Pizza: il significato del film e del suo titolo

Sin dal suo esordio nel 1996 con Sydney, il regista Paul Thomas Anderson si è imposto come uno dei maggiori autori cinematografici contemporanei. Con le sue opere ha scandagliato l’animo umano e la sua storia nel corso del tempo, consacrandosi con titoli come Il petroliere e The Master, indicati come due tra i film più importanti del nuovo millennio. Quasi ogni film di Anderson si è infatti svolto in periodi diversi del Novecento, manifestando come un intento esplorativo nei confronti di determinati momenti che hanno caratterizzato gli Stati Uniti e il suo popolo. Oltre ai due film poc’anzi citati rientrano in questo elenco anche Boogie Nights – L’altra Hollywood, Vizio di forma e fino al recente Licorice Pizza (qui la recensione).

Quest’ultimo, uscito nel 2021, ha riportato nuovamente il regista negli anni Settanta, periodo della sua giovinezza che Anderson desiderava raccontare da un nuovo punto di vista, più nostalgico ed emotivo. Ha così preso vita un film diverso da quello che forse ci si aspettava, apparentemente meno coeso nel racconto ma in realtà scaturito da un rigido lavoro di scrittura che ha permesso di riproporre un’epoca, la sua atmosfera e le emozioni che era capace di suscitare. Mentre sappiamo che Anderson è attualmente al lavoro su un nuovo progetto, che lo vedrà collaborare per la prima volta con Leonardo DiCaprio, riscoprire Licorice Pizza è caldamente raccomandato.

Perché si tratta di un film realmente in grado di evocare atmosfere e stati d’animo in cui è facile ritrovarsi se si accetta di abbandonandosi all’imprevidibilità degli eventi, ovvero della vita. Licorice Pizza è inoltre un’entusiamante svolta “comica” e “spensierata” nella filmografia di Anderson (non che i suoi precedenti film non fossero anche diverti, anzi), che non deve però assolutamente far pensare ad un’opera meno impegnata. Dietro questo film c’è infatti un intero mondo, con tutte le sue contraddizioni, bellezze, brutture e in generale tutto un irrefrenabile sfogo di vitalità.

Licorice pizza cast

La trama e il cast di Licorice Pizza

Ambientato nella San Fernando Valley degli anni Settanta, il film racconta la storia di un giovane liceale, il quindicenne Gary Valentine, con una carriera avviata come attore sin dall’infanzia. Il giorno in cui a scuola si scatta la foto per l’annuario, Gary incontra Alana Kane, una ragazza di diversi anni più grande di lui, da cui rimane fortemente colpito. I due iniziano a frequentarsi e a passare diverso tempo insieme, vivendo diverse avventure sempre correndo da una parte all’altra della città, crescendo giorno dopo giorno e, tra un litigio e l’altro, innamorandosi l’uno dell’altro.

Ad interpretare i due protagonisti, Gary e Alana, vi sono Copper Hoffman e Alana Haim, entrambi qui al loro primo lungometraggio. Il primo è il figlio del compianto attore Phillip Seymour Hoffman, frequente collaboratore di Anderson, mentre Alana è membro della band Haim, di cui Anderson ha diretto diversi videoclip. Nel film recitano poi anche Sean Penn nel ruolo di Jack Holden, Tom Waits in quelli di Rex Blau, Bradley Cooper nel ruolo di Jon Peters e Benny Safdie in quelli di Joel Wachs. La moglie di Anderson, Maya Rudolph, interpreta Gale, mentre a completare il cast vi sono Mary Elizabeth Ellis nel ruolo di Anita e John C. Reilly in quelli di Fred Gwynne.

licorice pizza significato

 

Che vuol dire Licorice Pizza e qual è il significato del film e del suo finale?

Una domanda che in molti si sono posti guardando il film è cosa voglia dire Licorice Pizza e qualche sia il significato di questo titolo. Come spiegato dallo stesso Anderson, Licorice Pizza (che vuol dire testualmente “pizza alla liquirizia”, era il nome del negozio dove da giovane, negli anni ’70, egli si recava per comprare vinili (anche rinominati “pizze di liquirizia”). Si tratta dunque di un nome proveniente dalla memoria di Anderson, dal suo passato, un ricordo di un’epoca nei confronti della quale il regista prova un normale senso di nostalgia. A partire da qui, si può iniziare a comprendere come l’intero film sia sostanzialmente un nostalgico – ma mai malinconico – modo per ripercorrere un epoca e le sue caratteristiche.

Attraverso le avventure – strutturate quasi come “episodi” – di Gary e Alana, Anderson punta a raccontare oltre che il contesto in cui è cresciuto anche gli sconvolgimenti emotivi propri della giovane età, con la frenesia che la caratterizza. Ecco allora che per tutto il film i due protagonisti si rincorrono e si allontano, fino a quando si rendono conto di voler stare l’uno con l’altra per i momenti importanti, correndo finalmente nella stessa direzione fino ad incontrarsi e confessarsi un amore da intendere più in senso platonico che non fisico. Il significato del finale di Licorice Pizza riguarda dunque gli enormi cambiamenti, lo sviluppo, l’incertezza e l’instabilità della giovinezza, e quanto sia speciale trovarsi finalmente nello stesso posto con qualcuno al momento giusto.

Questo è un momento molto specifico nella vita di Gary e Alana e, anche se probabilmente non durerà, sono felici di essersi trovati proprio quando possono davvero godersi l’un l’altro e finalmente essere sulla stessa lunghezza d’onda. Rimane una certa incertezza nel futuro di entrambi – non è cambiato molto dall’inizio del film, a parte il fatto che Alana e Gary si influenzano a vicenda nella scoperta di se stessi – ma almeno hanno l’un l’altro nel presente. Attraverso la loro atipica storia d’amore, Anderson riporta dunque sul grande schermo un periodo segnato da grandi incertezze, grandi cambiamenti, ma anche da un attaccamento alla vita che sembra poi essersi perso nel tempo.

Il trailer di Licorice Pizza e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Licorice Pizza grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 31 gennaio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Una bugia per due: tre clip in italiano della commedia francese

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Una bugia per due: tre clip in italiano della commedia francese

Arriva domani nelle sale italiane la brillante commedia francese Una Bugia per due, diretta da Rudy Milstein con protagonisti Vincent Dedienne, Clémence Poésy e Géraldine Nakache.

Una commedia intelligente, sottile e delicata che racconta una storia fondata sull’apparenza, di come principi e valori vengano spesso messi da parte al fine di sedurre, di essere accettati e di compiacere alla società. Protagonista dell’originale opera prima di Milstein è l’avvocato Louis, interpretato da Vincent Dedienne, il classico (fin troppo) bravo ragazzo ‘costretto’ dalle circostanze a ricoprire il ruolo di bugiardo. A far da contorno, una serie di personaggi che verranno coinvolti dalle imprevedibili conseguenze delle “piccole” bugie di Louis, tra cui Elsa, la spregiudicata e affascinante manager dello studio legale presso cui lavora Louis, interpretata da Clémence Poésy, l’incorruttibile e determinata Hélène interpretata da Géraldine Nakache, gli eccentrici genitori di Louis e Bruno, il bizzarro vicino di casa, che apparentemente non riesce a provare emozioni, interpretato dallo stesso regista, nel doppio ruolo di autore e attore. Una Bugia per due è nei cinema italiani distribuito da Officine UBU da giovedì 1 febbraio.

Una Bugia per due, la trama

Louis è gentile. È così gentile che passa spesso inosservato. I colleghi e i genitori non ne hanno una grande considerazione, e non può nemmeno contare sull’appoggio degli amici… che non ha. Il giorno in cui scopre di avere una grave malattia, quelli intorno a lui sembrano notare la sua esistenza per la prima volta, e per Louis le opportunità personali e professionali improvvisamente abbondano. Quando lo studio legale presso cui lavora gli chiede di difendere una multinazionale da uno scandalo, questa diventa per Louis l’occasione per farsi finalmente notare. Tutto però ha un prezzo, e Louis sarà costretto a ricorrere a una bugia “buona” per ritagliarsi un posto agli occhi degli altri e poter compiere, finalmente, qualcosa di grande.

Matthew McConaughey è in trattative per recitare nel film The Lost Bus di Paul Greengrass

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Matthew McConaughey ha vinto un Oscar per aver interpretato una persona reale in Dallas Buyers Club, quindi è comprensibile perché potrebbe essere attratto da un ruolo che lo vedrà protagonista di un’altra storia vera. L’attore è in procinto di stringere un accordo per recitare in The Lost Bus, che sarà diretto da Paul Greengrass.

Lo sviluppo di The Lost Bus è una storia interessante: Jamie Lee Curtis ha sentito Lizzie Johnson parlare del suo libro Paradise: One Town’s Struggle To Survive An American Wildfire, sul mortale incendio del campo del 2018 in California, in un programma radiofonico. Ispirata dalla storia di un autista di autobus e insegnante che guidò un gruppo di studenti verso la salvezza attraverso un violento incendio in uno scuolabus, ha chiesto informazioni sui diritti tramite la sua società Comet Films. Ha portato il progetto a Blumhouse, dove Comet ha un accordo di first-look e il produttore Jason Blum ha visto la possibilità per la compagnia di lavorare su un film non horror.

La coppia ha poi assunto Brad Ingelsby di Out Of The Furnace per adattare il libro in una sceneggiatura e all’inizio del 2023 l’ha portato davanti a Greengrass. Ha accettato di salire a bordo, ma ogni iniziativa è stata ritardata dagli scioperi dell’anno scorso. Ora il regista è tornato, con il coinvolgimento di Apple Original Films, e Matthew McConaughey è stato portato dentro al progetto per interpretare il ruolo del conducente.

Jesse Eisenberg dà un consiglio a Nicholas Hoult, nuovo Lex Luthor: “Non guardarmi!”

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Jesse Eisenberg ha ufficialmente dato il suo consiglio a Nicholas Hoult, nuovo Lex Luthor, ed è stato molto chietto: “Non guardarmi!“. Durante un’intervista al Variety Studio in occasione del Sundance Film Festival, Eisenberg ha suggerito a Hoult di crearsi la propria strada e di non prestare attenzione al suo lavoro nei panni di Lex Luthor nell’universo DC di Zack Snyder.

“Ogni volta che interpreti un ruolo ti senti connesso ad esso”, ha aggiunto Eisenberg a Matt Donnelly di Variety parlando del ruolo del cattivo della DC che ha interpretato per un breve periodo. “Non c’è modo di aggirarlo. Ogni volta che fai qualcosa, anche se è un film che è un progetto di Hollywood ad alto budget, ti connetti.”

Eisenberg ha interpretato Lex Luthor in Batman v Superman: Dawn of Justice di Snyder. Con James Gunn e Peter Safran ora a capo dei DC Studios della Warner Bros., l’universo DC è ora in fase di ristrutturazione completa per creare una storia completamente nuova dell’Uomo d’Acciaio con Superman: Legacy, previsto nel 2025.

Il ruolo del protagonista di Superman: Legacy è interpretato da David Corenswet (Pearl, The Politician), mentre Lois Lane sarà interpretata dalla star di The Marvelous Mrs. Maisel Rachel Brosnahan. A loro si aggiungono Nicholas Hoult, Skyler Gisondo, María Gabriela De Faría, Sara Sampaio, Isabela Merced, Nathan Fillion, Edi Gathegi, Anthony Carrigan e altri ancora. L’uscita del film è prevista per l’11 luglio 2025.

Di cosa parla Superman: Legacy?

Superman: Legacy racconta la storia del viaggio di Superman per riconciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dell’American way, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che considera la gentilezza fuori moda“.

“Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Christopher Nolan spiega perché fa film su larga scala: “Ho una responsabilità”

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Il regista Christopher Nolan ha spiegato perché realizza film su “larga scala” e ad alto budget. Nel mondo del cinema da oltre vent’anni, ha debuttato nel 1998 con il suo primo lungometraggio, Following. Da allora, Christopher Nolan è diventato un maestro dei blockbuster di alto livello, collezionando film come Interstellar, Il cavaliere oscuro e Inception. Nel 2023, Nolan ha diretto il film biografico Oppenheimer, che è stato nominato in ben 13 categorie per gli Academy Awards, tra cui quello per il miglior film e quello per la migliore regia.

Parlando con la rivista Time, il regista di Oppenheimer spiega perché i suoi film sono sempre progetti “su larga scala”. Poiché il regista ha accesso alle “risorse”, sente che spetta a lui l’onere di “usarle nel modo più produttivo e interessante”.

“Sono attratto dal lavoro su larga scala perché so quanto sia fragile l’opportunità di mobilitare tali risorse. So che ci sono così tanti registi là fuori nel mondo che darebbero il massimo per avere le risorse che ho messo insieme, e sento di avere la responsabilità di usarle nel modo più produttivo e interessante.”

Nella stessa intervista, Nolan ha dichiarato che non sarebbe tornato a uno stile più ridotto. In verità, è passato più di un decennio da quando Nolan ha scelto mezzi più leggeri per raccontare la sua storia. Dopo i primi tre lungometraggi più economici, Christopher Nolan ha diretto Batman Begins nel 2005, che ha dato inizio all’era del regista di fondere narrativa di alta qualità con film ad alto budget. Da allora, Nolan non è mai tornato all’atmosfera cruda di un film come il suo Memento, e la sua dichiarazione più recente chiarisce che non lo farà.

Hijack: Apple TV+ annuncia il rinnovo per una seconda stagione

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Hijack: Apple TV+ annuncia il rinnovo per una seconda stagione

Oggi Apple TV+ ha annunciato la seconda stagione di Hijack, il thriller interpretato e prodotto dal vincitore del SAG Award e candidato all’Emmy Idris Elba (“Luther”). La serie è stata creata da George Kay (“Lupin”, “Criminal”) e Jim Field Smith (“Criminal”, “Litvinenko”) e la prima stagione completa è disponibile su Apple TV+.

Fin dal suo debutto, Hijack è diventata una delle serie drammatiche più seguite su Apple TV+, ricevendo ampi consensi da pubblico e critica; ha ottenuto rapidamente il Certified Fresh nel punteggio assegnato dalla critica su Rotten Tomatoes ed è entrato nella Top 10 della classifica Nielsen Streaming Originals. La serie, con Elba protagonista come “uomo di punta”, è stata definita “immediatamente coinvolgente”, “un’iniezione di pura adrenalina”, una dramedy “nitida e tesa”, “piena di tensione e avvincente, che spesso spinge lo spettatore sull’orlo della poltrona”.

«Il pubblico di tutto il mondo è rimasto col fiato sospeso guardando l’avvincente performance di Idris in “Hijack” e siamo entusiasti di lavorare di nuovo con 60Forty e Idiotlamp per una seconda stagione altrettanto coinvolgente», ha dichiarato Jay Hunt, direttore creativo di Apple TV+ per l’Europa. «Sono rimasto sbalordito dalla risposta travolgente del pubblico dopo la prima stagione. Non posso svelare nulla di ciò che si prospetta per Sam Nelson in questa nuova stagione, ma posso assicurarvi che ci sarà tanta adrenalina!», ha dichiarato il produttore esecutivo e protagonista Idris Elba.

La seconda stagione di Hijack sarà prodotta esecutivamente da Jamie Laurenson, Hakan Kousetta e Tom Nash della 60Forty Films, oltre ai produttori esecutivi Kay e Field Smith della Idiotlamp Productions. Field Smith è anche il regista principale della serie.

Marko Polo, al via le riprese del film di Elisa Fuksas

Marko Polo, al via le riprese del film di Elisa Fuksas

Un traghetto, quattro personaggi e una voce in viaggio. Queste le immagini del primo ciak di Marko Polo, il nuovo film di Elisa Fuksas prodotto da Indiana Production che ha iniziato oggi le riprese ad Ancona.

Marko Polo è un progetto totalmente innovativo: parti del film saranno girate copione alla mano, altre invece saranno puro documentario, momenti reali di questo misterioso viaggio lungo dal tramonto all’alba. Mentre la nave oscilla come una metafora perpetua della precarietà di tutto, lei e gli altri affrontano i grandi temi della vita.

Marko Polo è, nelle parole della regista: “un esperimento sulla ricerca di senso a partire da un fallimento, che misteriosamente è capace di ricucire un patto di fede e fedeltà, tra realtà e rappresentazione ma soprattutto tra la protagonista e il mondo. Io continuo a cercare una strada, un modo per essere me stessa e cristiana e stare nel mondo”.

Una docu-commedia fresca ed innovativa con un cast corale, tra gli interpreti Iaia Forte, Flavio Furno, Letizia Cesarini (la cantante Maria Antonietta), Lavinia ed Elisa Fuksas, Elisa Casseri.

La trama di Marko Polo

Quando Elisa scopre che il film a cui lavora da anni è naufragato, tutto le sembra vacillare, anche la sua fede. Voleva raccontare la sua conversione alla religione cattolica, ma forse non ci ha creduto abbastanza. “A Dio o al film?”, si chiede, ma non lo sa nemmeno lei. Di fronte al fallimento, è sempre stata solo capace di perdersi. “Perché sei pesante e non sai guardare gli altri”, le dice la Madonna la prima volta che le parla, desacralizzando la sua crisi e spingendola a reagire. Per questo, Elisa, sua sorella, la sua sceneggiatrice e l’attore protagonista del film fallito partono per un viaggio in nave, diretti verso un santuario di cui sanno poco o niente. Ognuno di loro ha qualcosa da risolvere, un nodo da disfare: esattamente come tutti gli altri pellegrini presenti sulla nave. Tra testimonianze e ricordi, realtà e finzione, il racconto del mondo si confonde con la sua rappresentazione e la fede diventa materia viva, sentimento da condividere con gli altri.

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