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Swagger: Apple Tv+ pubblica il trailer della seconda stagione

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Swagger: Apple Tv+ pubblica il trailer della seconda stagione

Apple TV+ ha rilasciato oggi il trailer della seconda stagione di “Swagger”, l’acclamata ed emozionante serie sportiva diretta dal creatore, showrunner e regista Reggie Rock Bythewood. La serie Apple Original debutterà con il primo episodio venerdì 23 giugno, seguito da un nuovo episodio settimanale ogni venerdì fino all’11 agosto.

Ispirata alla vita della superstar dell’NBA Kevin Durant, “Swagger” esplora il mondo del basket giovanile e le storie dei giocatori, delle loro famiglie e dei coach, in bilico fra sogni e ambizioni da una parte e opportunismo e corruzione dall’altra. Mostrando anche cosa succede fuori dal campo da gioco, la serie offre uno spaccato di cosa significa crescere negli Stati Uniti. La prima stagione di “Swagger” è già disponibile su Apple TV+.

Selezionata per il Tribeca Film Festival 2023, la seconda stagione di “Swagger” sarà presentata in anteprima al festival sabato 17 giugno con Bythewood e il cast presenti. La serie è una delle dieci anteprime televisive previste per il festival di quest’anno, noto per le sue narrazioni sulle diversità.

Nella seconda stagione, incontriamo i giovani Jace, Phil, Nick, Musa, Drew e Royale all’inizio del loro ultimo anno di liceo. Tutti tranne Phil frequentano la Cedar Cove Prep: un’istituzione prevalentemente bianca in cui ricchi membri del consiglio controllano l’intero funzionamento, dall’assunzione dei docenti all’iscrizione degli studenti. È una scuola di potere e influenza.  Ma nonostante il successo accademico, il programma di basket non era competitivo fino a quando Emory Lawson, il direttore atletico, non è riuscito ad acquisire i giocatori di Swagger. Quasi dall’oggi al domani, il programma di basket di Cedar Cove diventa d’élite, attirando l’attenzione di Alonzo Powers dei Gladiator Sneakers. Le partite sono seguite dai migliori osservatori universitari della nazione e sono trasmesse in live streaming per migliaia di fan. Con le vittorie arrivano anche le minuziose osservazioni e i giocatori si ritrovano sotto una lente mentre corrono verso la vetta del campionato nazionale delle scuole superiori. Tutto sta andando bene nella vita di Jace Carson e della sua famiglia. Jenna vive in un quartiere residenziale e la sua attività di vendita di cosmetici è in piena espansione. Finché non spunta un video che minaccia di distruggere tutto. È un filmato di sorveglianza dell’allenatore Warwick, l’ex allenatore di Crystal, che viene picchiato in un vicolo. Gli aggressori sono mascherati ma l’allenatore Warwick è convinto di avere le prove che dimostrano il coinvolgimento dei giocatori di Swagger. Mentre questa speculazione raggiunge l’opinione pubblica e i social media, il legame di fratellanza che i giocatori hanno costruito viene messo alla prova. Il loro futuro, un tempo promettente, è in pericolo.

Le star O’Shea Jackson Jr., Isaiah Hill, Shinelle Azoroh, la candidata all’Oscar Quvenzhané Wallis, Tristan Mack Wilds, Caleel Harris, Tessa Ferrer, James Bingham, Solomon Irama, Ozie Nzeribe, Jason Rivera, Christina Jackson e Sean Baker riprendono i loro ruoli per la seconda stagione, insieme alle nuove aggiunte Orlando Jones e Shannon Brown.

I produttori esecutivi di “Swagger” sono Bythewood, Kevin Durant, Brian Grazer e Rich Kleiman. La serie è prodotta per Apple TV+ da Imagine Television Studios, Boardroom, CBS Studios e Undisputed Cinema. Anche Francie Calfo e Joy Kecken sono produttori esecutivi. James Seidman è il co-produttore esecutivo.

Maiwenn ammette di aver “sputato” a un giornalista e si dichiara contro il #MeToo

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Comincia ad accendersi il clima attorno al debutto del discusso film d’apertura della Jeanne du Barry che segna il ritorno di Johnny Depp sul red carpet dopo la vicenda processuale che lo hanno visto protagonista, contro l’ex moglie Amber Heard. La regista del film Maiwenn si è scatenata sull’argomento e ha addirittura aggredito un giornalista sputandogli addosso.

“E’ apertamente anti #MeToo e il suo gesto vuole compiacere il suo mondo, c’è una sorta di orgoglio nell’aggressione”, ha spiegato il giornalista Edwy Plenel a ‘Variety’. Già nel 2020 Maiwenn aveva dichiarato a ‘Paris Match’: “E’ pazzesco quante sciocchezze si stanno dicendo in questi giorni! Queste donne non amano gli uomini, è chiaro, e stanno creando dei gravi danni collaterali”. E ancora: “Quando sento qualcuna che si lamenta perché gli uomini sono interessati solo al suo sedere, io rispondo: Goditela, perché non durerà in eterno!“.

La scorsa settimana, durante un’intervista televisiva in un talk show francese, Maiwenn ha confessato di aver sputato su Plenel. “Confermo di averlo aggredito? Sì“, ha detto Maiwenn in TV. “Ne parlerò quando sarò pronta”, ha aggiunto. “Sono molto in ansia per l’uscita del mio film.” Forse dovrebbe essere in ansia per la conferenza stampa dopo la prima del suo film, dove i giornalisti che seguono il festival la interrogheranno sicuramente sulla sua ammissione allo sputo. Questa sera l’attrice e regista accompagnata dal cast passerà sul red carpet per la cerimonia d’apertura e la proiezione di Jeanne du Barry.

Plenel – che è caporedattore e fondatore di Mediapart, un giornale online investigativo francese indipendente – ha presentato una denuncia alla polizia  il 7 marzo, accusando Maiwenn di aggressione mentre stava mangiando in un ristorante. La direttrice, seduta da sola a un tavolo vicino, avrebbe afferrato Plenel per i capelli e gli avrebbe sputato in faccia, poi avrebbe lasciato il ristorante. Nella denuncia, Plenel si è detto “traumatizzato dall’incidente”.

Ora, Plenel dice a Variety che crede che Maiwenn gli abbia sputato addosso perché era arrabbiata per un’indagine che Mediapart ha pubblicato sulle accuse di stupro e violenza sessuale contro Luc Besson. Maiwenn è stata sposata con Besson negli anni ’90 e hanno una figlia insieme.

Cosa sappiamo di Jeanne du Barry

Al suo sesto lungometraggio Maïwenn interpreterà Jeanne du Barry accanto a Johnny Depp nei panni di re Luigi XV. Nel cast anche le star Benjamin Lavernhe, Melvil Poupaud, Pierre Richard, Pascal Greggory e India Hair. Il film racconta la vita, l’ascesa e la caduta della favorita di re Luigi XV. Jeanne Vaubernier, una giovane donna della classe operaia affamata di cultura e piacere, usa la sua intelligenza e il suo fascino per salire uno dopo l’altro i gradini della scala sociale. Diventa la favorita del re Luigi XV che, ignaro del suo status di cortigiana, riacquista attraverso di lei il suo appetito per la vita. I due si innamorano perdutamente e contro ogni decoro ed etichetta, Jeanne si trasferisce a Versailles, dove il suo arrivo scandalizza la corte…

Maïwenn è regista, sceneggiatrice, attrice e produttrice, il suo cinema è intriso di una certa realtà, liberamente ispirata alla sua stessa vita sulla quale modella i suoi personaggi e gli intrighi. Ricerca dell’identità, costruzione di sé e della famiglia in generale, tutti questi aspetti sono al centro anche di questo suo ultimo lavoro. Il film sarà distribuito da Notorious Pitures, presto sarà annunciata la data di uscita nelle sale italiane.

MARY & GEORGE: le prime foto della serie Sky e AMC con Julianne Moore

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Sky e AMC rilasciano le prime immagini della loro prossima serie originale MARY & GEORGE, interpretata dall’attrice premio Oscar e vincitrice del premio BAFTA Julianne Moore (Still Alice, Lontano dal paradiso), Nicholas Galitzine (Cenerentola, Purple Hearts) e Tony Curran (Mayflies, Your Honor).

In esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW nel 2023, MARY & GEORGE è ispirata all’incredibile storia vera di Mary Villiers, che crebbe il suo affasciante e carismatico figlio, George, affinché potesse sedurre Re Giacomo VI di Scozia, conosciuto anche come Giacomo I d’Inghilterra, e diventare il suo potentissimo amante. Grazie a scandalosi intrighi, il duo di umili origini divenne la coppia madre-figlio più ricca, più titolata e influente che l’Inghilterra avesse mai visto, nonché la coppia più fidata di consiglieri del re.

Con la posizione dell’Inghilterra sulla scena mondiale minacciata dall’invasione spagnola e con i rivoltosi che scendevano in piazza per rovesciare il re, la posta in gioco non poteva essere più alta.

Pronta a non fermarsi davanti a nulla e armata del suo spietato fiuto politico, Mary si fece strada prima attraverso il matrimonio, poi corrompendo politici e cospirando con criminali. Riuscì così a imporsi nel cuore dell’establishment, facendolo suo.

MARY & GEORGE  è un period drama estremamente audace su una madre e un figlio che diedero scandalo, che complottarono, sedussero e uccisero per conquistare la corte d’Inghilterra e il letto di re Giacomo.

Il cast comprende anche Nicola Walker (The Split, Unforgotten), Niamh Algar (The Wonder, Malpractice), Trine Dyrholm (The Legacy, Queen Of Hearts), Sean Gilder (Sherwood, Slow Horses), Adrian Rawlins (Living, Chernobyl), Mark O’Halloran (The Miracle Club, The Virtues), Laurie Davidson (Masters of the Air, Guilty Party), Samuel Blenkin (Atlanta, The Witcher: Blood Origin), Jacob McCarthy (SAS: Rogue Heroes, The Tragedy of Macbeth), Tom Victor (Consent), Alice Grant (Anthem at Almeida Theatre), Amelia Gething (Emily, The Amelia Gething Complex), Mirren Mack (The Nest, The Witcher: Blood Origin), Rina Mahoney (Happy Valley, Cobra) e Simon Russell Beale (The Death of Stalin, The Outfit).

Oliver Hermanus (Living, Moffie) è il lead director della serie, insieme ai registi Alex Winckler. (Somewhere Boy, This Way Up) e Florian Cossen (Deutschland 86, The Empress). La serie è scritta dall’acclamato drammaturgo DC Moore (Killing Eve, Temple), e basata sul saggio “The King’s Assassin” di Benjamin Woolley. Prodotta da Hera Pictures in associazione con Sky Studios. Liza Marshall è produttrice esecutiva per Hera Pictures insieme a DC Moore e Oliver Hermanus. Sam Hoyle è produttore esecutivo per Sky Studios.

MARY & GEORGE andrà in onda su Sky e sarà disponibile in streaming solo su NOW nel 2023 nel Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria, Svizzera e Italia. La serie verrà distribuita da AMC Networks in esclusiva negli Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e India. La distribuzione internazionale è di NBCUniversal Global Distribution per conto di Sky Studios.

MARY & GEORGE – In esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW nel 2024

Linda Caridi: intervista dal Bellaria Film Festival

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Linda Caridi: intervista dal Bellaria Film Festival

Vincitrice del Premio come miglior attrice dell’anno della 41° edizione del Bellaria Film Festival, ecco la nostra intervista a Linda Caridi, che abbiamo visto in Ricordi? di Valerio Mieli e di recente in L’Ultima Notte d’Amore di Andrea De Stefano. Ecco il video:

Si è chiusa ieri domenica 14 maggio la 41ma edizione del Bellaria Film Festival, che quest’anno riconferma l’andamento in positivo partito iniziato con l’edizione dello scorso anno: Il numero degli accrediti è cresciuto quasi del triplo, il numero dei biglietti venduti è aumentato del 25% e un totale di oltre 8500 persone hanno partecipato alle varie attività del festival tra proiezioni, eventi, panel, tavole rotonde, la giornata dedicata all’industry e gli incontri con gli autori.

Molte le proiezioni andate sold-out (tra cui Marcel! di Jasmine Trinca presentato alla presenza della regista, Disco Boy introdotto al pubblico dal regista Giacomo Abbruzzese, e l’anteprima mondiale di Lala presentata dalla regista Ludovica Fales).

Il festival in numeri:

numero film in programmazione: 41, di cui 9 anteprime italiane e 11 anteprime mondiali; 11 tra incontri e tavole rotonde; 73 ospiti provenienti da tutto il mondo e quasi 100 studenti di cinema che da tutta Italia sono arrivati a Bellaria Igea Marina per dare ancora più vita alla casa del cinema indipendente.

Brie Larson, Ruben Ostlund e la giuria del 76° Festival di Cannes

Dopo il photocall della leggenda del cinema Michael Douglas è toccato alla giuria della 76° Festival di Cannes a presentarsi davanti ai fotografi della kermesse francese. Il presidente Ruben Ostlund e i suoi colleghi e membri  Brie Larson, Julia Ducournau, Damián Szifrón, Atiq Rahimi, Paul Dano, Rungano Nyoni, Denis Menochet e Maryam Tozani si sono lasciati andare per una serie di scatti con i fotografi accreditati.

The Mother: la spiegazione del finale del film con Jennifer Lopez

Dopo la commedia romantica Marry Me – Sposami e la commedia d’avventura Un matrimonio esplosivo, l’attrice Jennifer Lopez cambia completamente genere e diventa protagonista assoluta del thriller d’azione The Mother (qui la recensione), disponibile sulla piattaforma Netflix dal 15 maggio con la regia Niki Caro, recentemente distintasi per il remake in live action Mulan. È questo un adrenalinico lungometraggio che utilizza il genere per parlare di maternità, di cui la protagonista senza nome si fa incarnazione più pura, tanto negli errori quanto nei successi. Tra azione e forti emozioni, si assiste dunque ad un’opera che va oltre la superficie per scandagliare più approfonditamente l’animo umano.

La trama e il cast di The Mother

Il film segue la storia di una donna, una spietata killer che anni prima, per proteggere e garantire alla figlia una vita tranquilla e normale si è dovuta separare da lei il giorno della sua nascita. Due pericolosi criminali, Adrian Lovell e Hector Alvarez, che con la donna hanno dei trascorsi, sono infatti ancora a piede libero e potrebbero trovarla per vendicarsi. La bambina viene dunque data in adozione e la donna si ritira a vivere in mezzo alla natura selvaggia dell’Alaska. Anni dopo, però, viene a sapere che i due killer hanno trovato sua figlia e vogliono usarla per ricattarla e scoprire dove si nasconde. La donna si vede dunque costretta a tornare in azione, per salvare la figlia e riscoprire il proprio istinto materno.

Ad interpretare il personaggio protagonista, noto unicamente come The Mother, vi è l’attrice Jennifer Lopez. Un ruolo, questo, che l’ha vista cimentarsi con diverse sequenze d’azione molto pericolose, per le quali si è preparata attraverso uno specifico allenamento fisico e imparando a guidare ad alta velocità. Accanto a lei, nei panni della figlia Zoe vi è invece la giovane attrice Lucy Paez. Si ritrovano poi nel cast i noti attori Joseph Fiennes nel ruolo dell’assassino Adrian Lovell e Gael Garcia Bernal in quelli del trafficante d’armi Hector Álvarez. Omari Hardwick è Cruise, l’uomo a cui viene affidata Zoe, mentre Edie Falco interpreta l’agente speciale Eleanor Williams.

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La spiegazione del finale di The Mother

Giunti al finale del film ci si trova davanti allo scontro ultimo tra la protagonista e Adrian Lovell, nel quale è in palio l’incolumità di Zoe. La struttura classica del thriller d’azione viene rispettata fino alla fine, lasciando dunque fuori dal racconto particolari colpi di scena o momenti imprevedibili. Eppure ci sono alcuni elementi che arricchiscono il racconto portato avanti e il suo significato più profondo. Ad esempio, come si nota sin dall’inizio del film, la protagonista è reticente a fare del male a una mamma lupo, rifiutandosi di farle del male anche quando rappresenta una vera minaccia per lei e Zoe. Questo perché la mamma lupo è il simbolo della Madre stessa, nella quale la protagonista si identifica per quanto riguarda il suo aspetto più selvaggio.

Per quanto riguarda l’aspetto più amorevole incarnato dalla lupa, invece, la protagonista deve ancora imparare ad accettarlo e farlo proprio, riproponendolo nei confronti di Zoe. Il fatto di doverla salvare e proteggere dai due antagonisti è dunque l’inizio di questo percorso alla scopertà dei suoi istinti più materni. Riguardo ai due uomini, invece, rimane incerta l’identità del padre. Al termine del racconto non scopriamo se questi sia Adrian o Hector e a tal proposito la regista ha dichiarato che “il punto non è la paternità, il punto è la maternità. Il punto è che lei è la madre. È la persona responsabile della protezione della vita di questo bambina“. Alla fine, dunque, non importa davvero chi sia il padre di Zoe perché la bambina può contare su una feroce protettrice nella forma di sua madre.

Con Adrian e la sua squadra di scagnozzi addestrati sconfitti, la donna può finalmente restituire Zoe alla sua famiglia adottiva. Nell’ultima scena però, si vede la protagonista tenere d’occhio Zoe da un appartamento vicino, mentre al polso indossa un braccialetto fatto a mano con la scritta “mamma“. Non solo lo scatto finale implica che la madre avrebbe sempre protetto Zoe come un angelo custode, ma rivela anche che ha finalmente accettato gli aspetti emotivi dell’essere una madre per Zoe. Il finale ci dice dunque che l’arco narrativo della protagonista è completo e che ha finalmente trovato un equilibrio tra il suo ruolo di protettrice e quello di figura amorevole per Zoe, avendo imparato ad essere non solo un’assassina ma anche una donna ricca di emozioni.

Il trailer di The Mother e dove vedere il film in streaming e in TV

Come anticipato, è possibile fruire di The Mother unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Fonte: IMDb, ScreenRant, Netflix

Michael Douglas arriva al Festival Di Cannes, tutte le foto!

Michael Douglas arriva al Festival Di Cannes, tutte le foto!

E’ Michael Douglas, la prima grande star di Hollywood che arriva al Festival di Cannes per ritirare il premio alla carriera, la Palma d’oro onoraria durante il 76° Festival del cinema di Cannes.  Michael Douglas riceverà la Palma d’oro al 76° Festival di Cannes, che renderà omaggio alla sua brillante carriera e al suo impegno per il cinema. Il Festival di Cannes gli renderà omaggio durante la cerimonia di apertura, che sarà trasmessa in diretta su France 2 e Brut. internazionale.

A completare questo omaggio, il documentario inedito Michael Douglas, il figliol prodigo di Amine Mestari, prodotto da Folamour, è visibile per due giorni sul sito ufficiale del Festival, da domenica 14 maggio alle 18 a martedì 16 maggio alle 18.

Michael Douglas, il figliol prodigo

Un film di Amine Mestari – Una produzione di Arte France e Folamour Productions, con la partecipazione di Ciné+. Un documentario eccezionale ci mostra come Michael, attore e produttore come suo padre Kirk, avrà dovuto, nel corso della sua eccezionale carriera, accettare la loro somiglianza per affermare la sua differenza. È ora di capire come diventare Michael quando ti chiami Douglas. Grazie ad Arte, Ciné+ e Folamour. Il documentario Michael Douglas, il figliol prodigo sarà presto trasmesso online su arte.tv

High Desert, la recensione della serie con Patricia Arquette

High Desert, la recensione della serie con Patricia Arquette

La rivisitazione della detective story in salsa leggera che la serie targata Apple TV+ propone agli abbonati del servizio streaming ha tutte le caratteristiche del cosiddetto “one-man-show”, anche se in questo caso la declinazione volge ovviamente al femminile. Mattatrice assoluta di High Desert è infatti il premio Oscar Patricia Arquette, la quale interpreta con superba verve istrionica il personaggio di Peggy, una donna con problemi di dipendenza che tenta di rifarsi una vita come investigatore  privato nello spoglio deserto americano.

High Desert, ritratto dell’America del White Trash

Solitamente per la riuscita o meno di un racconto, in particolar modo quello seriale, narrazione efficace e personaggi non monodimensionali sono due requisiti che devono sposarsi con coerenza. Nel caso di High Desert al contrario ci troviamo di fronte a una dicotomia evidente e piuttosto rara: mentre le figure esplorate posseggono il necessario spessore comico per poter funzionare, la progressione narrativa le  incastra in una trama che ben presto rivela la sua fragilità.

Creato e sceneggiato da Nancy Fichman, Katie Ford e Jennifer Hoppe-House, lo show tratteggia con sapita comicità lo strato sociale dell’America di periferia, quello in cui si aggirano esponenti più o meno veritieri del cosiddetto “White Trash”: una galleria di personaggi che vivono alla giornata, che adoperano le proprie energie per sfruttare al meglio quel sistema socio-economico di cui vivono comunque ai margini.

La Peggy protagonista ne è esempio vitale e spumeggiante: una donna che ha buttato via le proprie potenzialità per ottenere tutto e subito, stracolma di lacune e difetti ma in possesso di quella “saggezza della strada” che la rende a tratti davvero irresistibile. Accanto a lei una serie di figure maschili ridicole, sconfitte dalla vita, incapaci di adattarsi a un ambiente in trasformazione: Peggy le domina con la sua volontà inattaccabile, potente  e ferra soltanto quando applicata agli altri invece che ai propri problemi.

High-Desert-Patricia-Arquette

Un cast divertito ma dal talento sprecato

Patricia Arquette interpreta questo ruolo con un’adesione fisica encomiabile e soprattutto una leggerezza sbarazzina da applausi. Accanto a lei Matt Dillon e Brad Garrett si muovono da caratteristi consumati quali sono, mentre Rupert Friend in un ruolo insolito e cialtrone ogni tanto mostra qualche limite nell’esporne l’assurdità. Poco importa, poiché alla fine tutto il cast si muove in maniera troppo farraginosa alla ricerca di un piglio drammatico che li conduca al passo successivo, a quella evoluzione del ruolo dettata dagli eventi che si susseguono.

In High Desert questo non accade e di conseguenza anche i personaggi non si evolvono poi troppo dalla dimensione di divertenti e gustose “macchiette”. Il che sa di vero talento sprecato: quello che poteva essere un ottimo spunto per un lungometraggio di un’ora e mezzo viene dilatato in otto episodi di mezz’ora che presentano alcuni spunti di divertimento che però mai si uniscono in una storia bene organizzata. L’idea della detective-story si perde in una serie di sketch disfunzionali, montati su un canovaccio troppo effimero per risultare anche soltanto funzionale.

Come scritto in partenza, se amate il coraggio e la bravura spesso viscerale di patricia Arquette questa è la serie TV che fa per voi. L’attrice si prende sulle spalle High desert e tenta di portarla dove purtroppo non riesce ad andare, ovvero verso una conclusione che avrebbe meritato ben altra struttura narrativa. Rimangono le situazioni divertenti, l’ambientazione kitsch, le interpretazioni divertite di un cast di alto livello. Ma la sensazione di aver perso una valevole occasione per fare commedia di costume corrosiva e tagliente rimane senz’altro…

Prima di andare via, dal 26 maggio su Prime Video. Ecco il trailer

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Sarà disponibile dal 26 maggio in esclusiva su Prime Video il film Prima di andare via di Massimo Cappelli.

Il film, interpretato da Riccardo Maria Manera, Jenny De Nucci, Tiziana Foschi, Mirko Frezza e con Marina Suma, è prodotto da Valentina Di Giuseppe e Massimiliano Leone per Lime Film ed è distribuito da Adler Entertainment.

Prima di andare via, la trama

Luca è un ragazzo che la vita, un po’, la subisce. Ha un migliore amico da tenere sotto controllo, un esame difficile da superare e un’ex ragazza che gioca con lui come il gatto col topo. Ma la sua vita gli piace così com’è e quando scopre di avere un male incurabile il mondo gli crolla addosso. Può la malattia cambiare la vita di una persona in meglio? Sì, se incontri Giulia, che si trova nelle tue stesse condizioni. Grazie a lei, Luca capirà che è giunto il momento di prendere in mano quello che resta della propria esistenza.

Mare Fuori: Giacomo Giorgio, Raiz e Ivan Silvestrini. Incontro con la famiglia Ricci all’Arf! Festival

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In occasione della serie di panel UltraPop proposti dalla Sala Talk di Arf! Festival nella sua nona edizione (12 al 14 maggio 2023), il pubblico della fiera di fumetto, di casa all’ex Mattatoio di Testaccio, ha avuto modo di incontrare da vicino parte del cast di Mare Fuori, la serie Rai diretta da Ivan Silvestrini che si è rivelata un vero e proprio fenomeno di massa.

Ospiti del Festival sono stati lo stesso Ivan Silvestrini, regista della serie dalla metà della seconda stagione in poi, Raiz, il cantante degli Almamegretta che oltre a interpretare il boss Salvatore Ricci è anche autore delle canzoni originali della serie, e Giacomo Giorgio, interprete di Ciro Ricci, personaggio amatissimo dal pubblico che muore alla fine della prima stagione, ma che ricompare nella seconda e nella terza in diversi flashback, soprattutto legati a Rosa Ricci (Maria Esposito), sua sorella che ha un ruolo importante dalla terza stagione in poi.

Il fenomeno “Mare Fuori”

Il regista Ivan Silvestrini non poteva certo avere idea del fenomeno che sarebbe diventata la serie, quando è subentrato alla regia di alcuni degli episodi della seconda stagione: “Ho preso in mano la serie a metà della seconda stagione, ho continuato per tutta la terza e ora sono alle prese con la quarta. Già da subito ho percepito il grande interesse intorno al progetto, ma mentre giravo la terza stagione ho visto che il set era circondato tutti i giorni da decine e decine di ragazzi che volevano incontrare i loro beniamini. Noi narratori ci troviamo sempre di fronte a un grande dilemma quando ci chiediamo se riusciremo a intercettare un pubblico con le nostre storie. Ma mentre giravamo la terza stagione, io non solo percepivo che il pubblico c’era e che la nostra responsabilità era dare a tutti storie all’altezza delle loro aspettative, ma avevo anche l’impressione, da spettatore privilegiato quale sono, che questi ragazzi stavano davvero facendo qualcosa di straordinario. Sapevo che Mare Fuori sarebbe stato amato, ma non potevo aspettarmi quanto.”

Tutti i personaggio della serie hanno un look molto distintivo. Ciro ad esempio ha sempre uno sguardo fisso in avanti, quasi proteso al futuro, e indossa sempre capi bianchi o neri, con delle decorazioni dorate, quasi fossero una specie di divisa. Da dove nasce questo look, questo approccio al personaggio così distintivo?

Giacomo Giorgio: “Tutto quello che riguarda il personaggio è frutto di un lavoro di squadra. Soprattutto la famiglia Ricci, i cattivi della serie, sono molto caratterizzati sia per il look che per le interpretazioni. Quando ho cominciato a interpretare Ciro, ho scelto di non mettere in scena il classico cattivo con un atteggiamento spocchioso, come sembra più logico fare. L’ho immaginato proteso in avanti, come fosse una pantera, e questa caratteristica dello sguardo l’ho rubata a un ragazzo che ho conosciuto al IPM di Nisida, che era a tutti gli effetti il Ciro di quel posto. Per quello che invece riguarda il look, il lavoro è stato del reparto costumi: si era deciso di differenziare sempre Ciro dagli altri, e così, mentre gli altri ragazzi detenuti avevano abbigliamenti colorati, lui era sempre vestito di nero o di bianco, perché doveva spiccare.”

I costumi da supereroi dei personaggi di Mare Fuori

E questo aspetto dei costumi si ritrova in molti dei personaggi della serie, ad esempio il Comandante Massimo Esposito (interpretato da Carmine Recano) che indossa sempre tinte di blu o azzurro. “C’è effettivamente uno studio cromatico sui personaggi – interviene Silvestrini – è vero che il Comandante cambia molto poco la palette dei suoi abiti, e come lui anche il personaggio della Direttrice (Carolina Crescentini) ha sempre abiti dalle tonalità marine, dato il valore simbolico che ha il mare in questa serie. Mentre i personaggi di altro tipo usano tinte più aggressive o neutre. Il personaggio di Beppe Romano (Vincenzio Ferrara) usa poi una palette tra il marrone e il verde, Lino (Antonio De Matteo) usa una palette su scala di grigi, e così via. Nessuno di loro è mai uscito dalla propria palette, e senza dubbio il mio passato di lavoro con i cartoni animati, ma anche con Lorenzo Ceccotti sul film Monolith, mi ha aiutato tanto a raggiungere questo grado di attenzione ai dettagli.”

I personaggi di Mare Fuori assumono quindi, sotto quest’ottica, una dimensione iconica, come i personaggi dei fumetti, come un Dylan Dog che non cambia mai l’abito che indossa. E proprio all’epica a fumetti attinge Silvestrini quando si approccia alla regia della serie, a quelle storie viscerali e a quei personaggi che si fanno icona, in particolare con la messa in scena della famiglia Ricci. “Non è un caso che proprio questi siano diventati i personaggi più iconici di Mare Fuori, a partire dal padre, Salvatore, passando per il figlio, Ciro, fino ad arrivare a Rosa, la figlia, la nuova icona di Mare Fuori. È innegabile che lei si è imposta subito, nel momento in cui è arrivata.”

A interpretare Salvatore Ricci, capofamiglia e “imprenditore del crimine”, c’è Raiz, che spiega come la presenza del personaggio sia aleggiante sopra ai figli e sopra a tutta la storia nonostante si tratti di una presenza secondaria: “Salvatore è presente sempre nella cattiva educazione che ha dato ai suoi figli. Ha cresciuto dei criminali, con il figlio che mira a essere come lui, e Rosa che invece si sente in dovere di esserlo, anche se forse non vuole.” Una presenza che aleggia sulla storia e la determina, anche se non direttamente. E questo elemento sarà determinante anche per la quarta stagione, a giudicare dal cliffhanger con cui si è chiuso il terzo ciclo di episodi.

La quarta stagione di Mare Fuori andrà in onda a partire dal febbraio 2024 su RaiDue e vedrà tornare tutti i protagonisti delle stagioni precedenti, Maria Esposito, Matteo Paolillo, Massimiliano Caiazzo, Carmine Recano, Nicolas Maupas, Artem e tutti gli altri interpreti.

The Old Oak: recensione dell’ultimo film di Ken Loach – Cannes 76

Vero decano del Festival di Cannes, Ken Loach sceglie ancora una volta la Croisette per presentare il suo ultimo – forse in tutti i sensi – The Old Oak, una storia di solidarietà e diritti che continua una tradizione cara al regista, da sempre attento a certi temi e a mettere al centro del suo sguardo le comunità più disagiate e discriminate. E se pure, a 86 anni, non avrà vinto la sua terza Palma d’Oro o il suo quarto Premio della Giuria, quello che potrebbe segnare il ritiro dalle scene di un grande del cinema moderno si conferma un film (prossimamente in Italia, distribuito da Lucky Red) in grado di toccare le corde del cuore di tutti e commuovere i più sensibili.

The Old Oak, un porto sicuro

Girato nell’ex pub The Victoria del villaggio di Murton (scelto per le riprese, svoltesi anche a Horden ed Easington, nella contea di Durham), tutto si svolge in una piccola cittadina nel nord dell’Inghilterra, dove la vita scorre placida e ci si ritrova intorno ai tavoli e le birre del pub locale, il The Old Oak. Male in arnese, ma irriducibile come il suo proprietario, TJ Ballantyne, sembra diverso da molti dei suoi avventori, come dimostra all’arrivo di un gruppo di profughi siriani in fuga dal proprio Paese e mal visti dal resto della comunità.

Che si divide, tra chi sente la propria tradizione messa in pericolo e quanti scelgono di stare vicini a Yara e la sua famiglia. Un legame particolare si crea proprio tra la giovane donna, curiosa e appassionata di fotografia, e il bonario e solitario TJ, che finiscono per allearsi per il bene di tutti e per realizzare una sorta di mensa per i più bisognosi, a prescindere dalla provenienza. Un progetto che rischia di trasformare l’unico – e ultimo – luogo di incontro rimasto a disposizione dei clienti, poco propensi a restare a guardare…

La realtà, fuori e dentro il (grande) cinema

Come in altre occasioni, la forza del film parte dalle radici, che il regista affonda nella realtà che ci circonda, e che spesso trascuriamo per abitudine alla distrazione o pigrizia, soprattutto sociale (e social), talmente superficiali da esser pronti a indignarci per il tema del momento, o più virale, e passare ad altro. Una realtà che Loach e Paul Laverty – suo amico e sceneggiatore – invece affrontano da sempre senza paura di schierarsi, instancabili nell’approfondire storie ed encomiabili nel raccogliere testimonianze direttamente da chi le vive.

Al punto da chiamare a interpretarle gli stessi ‘uomini della strada’, come il Dave Turner di Blaydon, ex vigile del fuoco che dà corpo al TJ protagonista. E che tra i tanti si rivela il più in grado di assicurare al film un centro solido intorno al quale crescere. Con una forma probabilmente meno riuscita di altre volte, purtroppo, ma ugualmente di impatto. Grazie alla potenza emotiva della conclusione e di alcuni momenti, nei quali vediamo sottolineata l’umanità della popolazione – che come gli esuli è stata vittima per anni di sfruttamento, abbandono e diseguaglianza – e la disperazione, anche dei più intolleranti, incapaci di direzionare la propria rabbia sociale, come le cronache di raccontano quotidianamente.

Si mangia insieme, si resta insieme

Quella umanità che la guerra non ha sconfitto diventa linguaggio comune tra quanti sappiano trovare il coraggio di vedere l’altro, di riconoscere il “loro” in “noi”. Fondamento imprescindibile per la costruzione del conflitto e della sua risoluzione da parte di Loach, pur in un ambito talmente limitato, che fatica a farsi universale nonostante l’insistenza – a tratti didascalica – sui concetti di “forza, solidarietà e resistenza”. E sulle seconde possibilità. La scelta del cibo come mezzo è forse la più fortunata, sia su ampia scala, quando diventa il fulcro narrativo della seconda parte dello sviluppo, sia su quella minima, con la traduzione del costume ancora vivo anche da noi, del cosiddetto “conforto” (che difficilmente non toccherà chiunque lo abbia provato).

Come detto, è il messaggio ad arrivare, meno il film, a tratti indebolito da interpretazioni iperrealiste o eccessivamente naturali (purtroppo anche quella della Yara di Ebla Mari) e che convince più nella rappresentazione dei fatti che nella descrizione delle drammaticità. L’onestà intellettuale del realizzatore impedisce di dubitare delle sue intenzioni anche quando sullo schermo vengono raccontati dolori diversi, sorprese salvifiche e sentimenti sinceri, ché a conquistare il pubblico bastano le fotografie – e quanto rappresentano – sulle pareti della sala dove lo spirito della comunità davvero si fa vivo e presente. E nella quale, tra piatti cucinati insieme e faide riconciliate, tutti potranno trovare un posto a tavola, e nella storia.

Gabriele Mainetti: il prossimo sarà un film di Kung Fu ambientato all’Esquilino

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Il regista Gabriele Mainetti, dopo aver lavorato a “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out“, sta lavorando al prossimo progetto che sarà un film di kung fu ambientato nel quartiere multietnico di Piazza Vittorio a Roma. Le riprese sono appena cominciate a Roma e il film sarà il terzo lungometraggio di Mainetti, ancora da intitolare, che lo vedrà cimentarsi con un genere che affonda le proprie radici nella storia del cinema, come accaduto con i precedenti film. Vision Distribution lancerà le vendite del film al Marché du Film di Cannes.

Ambientato nel melting pot cosmopolita del quartiere romano l’Esquilino/Piazza Vittorio, l’ultimo lavoro di Mainetti vedrà incrociarsi due anime molto diverse. Uno è il figlio di un ristoratore locale indebitato scomparso con il suo amante. L’altra è una giovane donna misteriosa appena arrivata nella capitale italiana alla ricerca della sorella scomparsa. “Uniti dal destino, i due si ritroveranno catapultati nei bassifondi del ventre criminale di Roma”, si legge nella sinossi. “Per sopravvivere dovranno combattere fianco a fianco in una travolgente avventura senza esclusione di colpi, sfidando eserciti di spietati criminali, ma soprattutto antichi pregiudizi e diversità culturale.”

Il film di kung fu ambientato a Roma è interpretato dall’artista marziale cinese Liu Yaxi, che era la controfigura di Liu Yifei nel film della Disney “Mulan“, insieme all’italiano Enrico Borello (“Lovely Boy”), Sabrina Ferilli (“La grande bellezza”), Marco Giallini (“Perfetti Sconosciuti”) e Luca Zingaretti (“Montalbano”).

Il film è scritto da Mainetti con gli sceneggiatori Stefano Bises (“Gomorra”) e Davide Serino (“Il cattivo”). È prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, la società di Fremantle dietro a “Le Otto Montagne”, il dramma ambientato nelle Alpi che ha vinto il premio della giuria l’anno scorso a Cannes ed è diventato un successo speciale. A bordo ci sono anche Vision Distribution, una compagnia Sky, e Goon Films di Mainetti in collaborazione con la tedesca DCM, che distribuirà il film in Germania, Austria e Svizzera, e la francese Quad Films, che lo distribuirà in Francia. Vision si occuperà anche della distribuzione in Italia.

Viggo Mortensen, Shia LaBeouf, Al Pacino e altri nel cast del thriller su JFK di David Mamet ‘Assassination’

Il thriller sull’assassinio di JFK di David Mamet sta prendendo forma, con Courtney Love, Viggo Mortensen, Shia LaBeouf, Al Pacino e John Travolta che si uniscono al cast. Il nuovo titolo “Assassination” (il film era precedentemente intitolato “2 Days/1963”) sarà presentato agli acquirenti al mercato cinematografico al Festiva di Cannes questa settimana, con Arclight Films che si occuperà delle vendite internazionali.

Ecco la sinossi ufficiale del progetto: “1963. Durante un’udienza cruciale contro la criminalità organizzata, il capo della mafia di Chicago ordina l’assassinio del presidente John F. Kennedy Jr., creando una cospirazione mortale mentre altera il destino di una nazione. Diretto dal vincitore del Premio Pulitzer e candidato all’Oscar Mamet (“Heist”, “Wag the Dog”), il film è scritto da Mamet e Nicholas Celozzi, che ha basato la sceneggiatura sul suo prozio, il boss della mafia di Chicago Sam Giancana, che potrebbe aver svolto un ruolo significativo nell’orchestrare l’assassinio di Kennedy.

Precedenti rapporti sul film hanno suggerito che si concentrerà su eventi accaduti 48 ore prima dell’assassinio, raccontando la versione della storia che attribuisce alla mafia un ruolo importante nella trama che ha portato al tragico misfatto. Celozzi ha basato il materiale sui dettagli condivisi dal suo defunto zio Pepe (fratello di Giancana), il quale ha suggerito che la mano della mafia nell’assassinio fosse una vendetta per il presunto snobbamento del presidente nei confronti di Giancana e la sua campagna contro la criminalità organizzata, nonostante la sua dipendenza dalla mafia durante le elezioni.

Il direttore della fotografia premio Oscar Robert Elswitt (“There Will Be Blood”), che ha già collaborato con Mamet e Paul Thomas Anderson, è il direttore della fotografia del film. Il film è prodotto da Corey Large e Celozzi. I produttori esecutivi sono John Burnham, Gary Hamilton e Pia Patatian di Arclight Films, Jordan Nott, Bernie Gewissler e Amar Balaggan. 308 Enterprises sta finanziando il progetto. La produzione dovrebbe iniziare a settembre a Vancouver. È un onore lavorare con tutte queste leggende“, ha dichiarato il produttore Corey Large.

Wonka: Timothée Chalamet ha detto di sì perché è per un “pubblico non cinico” in un mondo di “tante brutte notizie”

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Timothée Chalamet interpreta il cioccolatiere più famoso del mondo nell’imminente musical Warner Bros. Wonka, ma oggi scopriamo che non è stato il materiale originale scritto da Roald Dahl a suscitare il suo interesse ad unirsi al progetto. Il candidato all’Oscar ha detto alla rivista Vogue di essere stato attratto dall’interpretare Willy Wonka per il semplice fatto che sarà un film per una fascia di pubblico più giovane e ottimista.

Lavorare su qualcosa che avrà un pubblico giovane e non cinico, è stata solo una grande gioia“, ha detto Chalamet. “Ecco perché ne sono stato attratto. In un momento e in un clima di intensa retorica politica, quando ci sono sempre così tante cattive notizie, si spera che questo sia un pezzo di cioccolato.

Wonka è diretto dal regista di “PaddingtonPaul King e vede come co-protagonisti Keegan-Michael Key, Rowan Atkinson, Sally Hawkins e Olivia Colman. Chalamet ha dichiarato alla stampa al CinemaCon di aprile che la sua versione di Wonka non sarebbe stata “cinica” come le precedenti iterazioni interpretate da Gene Wilder o Johnny Depp. “Questo è un Willy pieno di gioia, speranza e desiderio di diventare il più grande cioccolatiere“, ha detto Chalamet, che ha anche rivelato di aver nuotato nel vero cioccolato fuso durante le riprese delle scene del film.

Wonka, il film

Wonka è basato sui personaggi di Roald Dahl, ispirato in particolare da uno dei personaggi più amati di Dahl, Willy Wonka, e si svolge prima degli eventi di Charlie e la fabbrica di cioccolato ”, si legge nella sinossi. Nel cast anche Rowan Atkinson, Matthew Baynton, Jim Carter, Olivia Colman, Tom Davis, Simon Farnaby, Rich Fulcher, Sally Hawkins, Kobna Holdbrook-Smith, Paterson Joseph, Keegan-Michael Key, Calah Lane, Matt Lucas, Colin O’ Brien, Natasha Rothwell, Rakhee Thakrar e Ellie White.

Willy Wonka è stato creato dal famoso autore Roald Dahl. Il personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in questione. Paul King, il regista dietro la serie di Paddington, firma la regia di Wonka e uscirà al cinema il 14 dicembre 2023

Wish: il teaser trailer italiano del nuovo film d’animazione Disney

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Sono disponibili il trailer e il poster in italiano del nuovo film Walt Disney Animation Studios di Natale Wish, che arriverà il 21 dicembre nelle sale italiane. Il trailer presenta la diciassettenne Asha; il potente Re Magnifico; la capretta di Asha, Valentino; e Star, una sfera celeste di sconfinata energia richiamata dal cielo dal desiderio di Asha.

Wish accoglie il pubblico a Rosas, una terra fantastica situata al largo della penisola iberica. “La nostra eroina, Asha, vive a Rosas, conosciuto come il regno dei desideri”, ha dichiarato il regista Chris Buck, che dirige il film insieme a Fawn Veerasunthorn. “Le persone arrivano da ogni dove per esprimere i propri desideri più profondi a un re magico che promette di esaudirli, un giorno. Solo lui può decidere quali desideri si avvereranno e quando”.

Veerasunthorn ha aggiunto: “Siamo stati ispirati da così tanti film iconici dei 100 anni di Disney Animation, in particolare dalle storie in cui si esplora il potere di chi ha un desiderio, unito alla convinzione di realizzarlo. È stata una gioia per tutto il nostro team poter onorare questa eredità con questa storia incredibile e questi straordinari personaggi”.

In Wish, la brillante sognatrice Asha esprime un desiderio così potente che viene accolto da una forza cosmica, una piccola sfera di sconfinata energia chiamata Star. Insieme, Asha e Star affrontano un nemico formidabile – il sovrano di Rosas, Re Magnifico – per salvare la sua comunità e dimostrare che quando la volontà di un umano coraggioso si unisce alla magia delle stelle, possono accadere cose meravigliose.

Il film è diretto dal regista premio Oscar® Chris Buck (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e Fawn Veerasunthorn (Raya e l’ultimo drago), prodotto da Peter Del Vecho (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e co-prodotto da Juan Pablo Reyes (Encanto). Jennifer Lee (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) è la produttrice esecutiva, oltre che sceneggiatrice del progetto insieme a Allison Moore (Notte stellata, Manhunt). Le canzoni originali sono firmate dalla cantautrice nominata ai Grammy® Julia Michaels e dal produttore/cantautore/musicista vincitore del Grammy® Benjamin Rice, mentre la colonna sonora è composta da Dave Metzger.

Wish, il teaser poster italiano

Emily: il trailer del film su Brontë con Emma Mackey

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Emily: il trailer del film su Brontë con Emma Mackey

Martedì 16 maggio alle ore 21, il Cinema Nazionale di Torino ospita l’anteprima nazionale di Emily il film diretto da Frances O’Connor con Emma Mackey in uscita al cinema il 15 giugno distribuito da BIM. L’evento si inserisce nel più ampio programma del Salone OFF, la grande festa cittadina che accompagna la XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. La proiezione sarà introdotta da Nicola Lagioia, alla sua ultima edizione come Direttore, che ora firma e dirige Lucy, rivista multimediale e grande novità dell’approfondimento culturale nazionale. L’anteprima del film di Frances O’Connor sarà l’occasione per lanciare, in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi, gruppi di lettura e approfondimento che coinvolgeranno i tanti appassionati della scrittrice inglese per tutto il mese di giugno. L’Indice dei Libri del Mese, una delle più longeve riviste italiane di informazione culturale, proporrà ai propri lettori un’attività social dedicata a Cime Tempestose. Il Premio Calvino, uno dei più importanti riconoscimenti alle opere prime inedite di narrativa, inviterà i propri lettori a celebrare una tra le più note opere d’esordio: Cime Tempestose scritto nel 1845 da Emily Brontë.

Emily: la trama

Cosa si nasconde dietro la creazione di un capolavoro? Emily racconta l’appassionante vita di una delle scrittrici più amate di tutti i tempi, Emily Brontë. Profondamente influenzata dalla morte della madre, dai confini imposti dal padre e dalla vita familiare, dal rapporto con le sorelle Charlotte e Anne e dall’amato fratello Branwell, Emily è incessantemente alla ricerca della libertà artistica e personale. Una ricerca irrefrenabile, fervida e impetuosa che esplode nella creazione di uno dei più grandi romanzi di tutti i tempi: a meno di trent’anni scrive Cime tempestose.

Diretto da Frances O’ Connor e magistralmente interpretato dalla star della serie televisiva Sex Education Emma Mackey.

Houria – La voce della libertà, dal 21 giugno al cinema

Houria – La voce della libertà, dal 21 giugno al cinema

Dopo essere stato presentato in anteprima in concorso ufficiale alla Festa del Cinema di Roma, dal 21 giugno arriva nei cinema italiani con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection HOURIA – LA VOCE DELLA LIBERTÀ, il nuovo film di Mounia Meddour (Non conosci Papicha). Prima dell’uscita, il film sarà presentato alla 19a edizione di Biografilm Festival (Bologna, 9-19 giugno), la cui immagine ufficiale è proprio una foto della sua coraggiosa protagonista.

Mounia Meddour torna a parlare della condizione femminile in Algeria e della lotta costante delle donne arabe per emanciparsi e far sentire la loro voce, e lo fa attraverso la storia di una giovane ballerina.

Houria, recensione del film di Mounia Meddour

Houria (Lyna Khoudri, Miglior promessa ai Premi César 2020 per Non conosci Papicha, vista di recente anche in The French Dispatch e November – I cinque giorni dopo il Bataclan) è una talentuosa ballerina di Algeri che, dopo un grave episodio di violenza, è costretta a rinunciare alla danza. Grazie al sostegno di una comunità di donne nella medesima condizione, riuscirà a risollevarsi per ricomporre, insieme alle altre, sé stessa, la sua fisicità e la sua spiritualità. In una società patriarcale e ancora misogina come quella algerina – dove le tradizioni incombono, le possibilità di affrancamento si affievoliscono e le libertà di espressione si annullano – ragazze come Houria sono simbolo di resilienza.

Un film di denuncia e di dolore, ma anche denso di speranza secondo la regista Mounia Meddour, che ritiene che la vera forza di Houria sia la sua capacità di rinascere. «Diventerà sé stessa», dichiara, «così ho immaginato il personaggio di Houria: un’eroina resa grandiosa dalla sua perseveranza, come l’Algeria che è ferita ma ancora in piedi…».

Non a caso Houria in arabo significa “libertà” e “donna indipendente”.

Houria – La voce della libertà sarà nei cinema dal 21 giugno con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Houria – La voce della libertà, la trama

Dalla regista di Non conosci Papicha, un’emozionante storia di rivalsa e accettazione con la stella emergente Lyna Khoudri (The French Dispatch, Non conosci Papicha). Algeri. Houria, giovane e talentuosa ballerina, subisce una violenta aggressione che le strappa, insieme al sogno di una carriera nella danza, la voce. Solo grazie al supporto di un gruppo di donne che hanno vissuto esperienze simili alla sua, potrà imparare a rimettersi in piedi e troverà, proprio nella danza, un nuovo modo di esprimersi, un silenzioso grido di libertà capace di sollevarsi con forza fino al cielo. E colpire direttamente al cuore.

Festival di Cannes, che accoglienza riserverà a Johnny Depp?

Festival di Cannes, che accoglienza riserverà a Johnny Depp?

La carriera un tempo incandescente di Johnny Depp è esplosa sulla scia dei suoi numerosi scandali, ma il controverso attore ha tutte le ragioni per aspettarsi un benvenuto da star del cinema quando arriverà al Festival di Cannes oggi per la premiere di “Jeanne du Barry. Il dramma in costume è il primo ruolo da protagonista di Johnny Depp in tre anni, un periodo di tempo in cui la star ha per lo più fatto notizia per le sue battaglie legali in corso con l’ex moglie Amber Heard (ha perso una causa per diffamazione nel 2020 che coinvolgeva le sue accuse di abuso nel Regno Unito, solo per vincerne un altro negli Stati Uniti nel 2022).

Ma durante quel periodo tempestoso, quello che ha visto Johnny Depp essere licenziato da progetti di alto profilo come il franchise spin-off di “Harry Potter” “Animali fantastici“, l’Europa è rimasta un porto nella tempesta. Ha continuato a essere celebrato nei festival cinematografici di tutto il continente con il pubblico che si è mostrato fedele per vedere i film che è riuscito a realizzare tra le apparizioni sui tabloid e il set. Da parte sua, il Festival di Cannes ha respinto i suggerimenti secondo cui non dovrebbe offrire a Johnny Depp  una piattaforma date le accuse di abuso di Amber Heard. Il capo del festival  Thierry Fremaux ha inquadrato la presentazione di “Jeanne du Barry” come una questione di libera espressione.

Le parole di Thierry Fremaux su Johnny Depp

Non conosco l’immagine di Johnny Depp negli Stati Uniti. A dire il vero, nella mia vita, ho solo una regola: è la libertà di pensiero, e la libertà di parola e di azione all’interno di un quadro legale“, Fremaux  ha detto durante una conferenza stampa lunedì. “Se a Johnny Depp fosse stato vietato di recitare in un film, o se il film fosse stato bandito, non saremmo qui a parlarne“. Depp non sarà solo sulla croisette per promuovere il suo ultimo film. Sta anche portando al Festival di Cannes il suo prossimo impegno, un film biografico sull’artista italiano Amedeo Modigliani, che segna il suo ritorno alla sedia da regista dopo il film del 1997 “The Brave”. Al festival l’attore è in cerca di sostenitori per il progetto.  Se riesce a ottenere un finanziamento, Johnny Depp spera di girare il film a Budapest entro questo autunno.

Da parte sua, Fremaux sembra aver separato l’arte di Depp dal suo dramma fuori dallo schermo. Per il resto, sono l’ultima persona a poter discutere di tutto questo“, ha detto ai giornalisti. “Se c’è una persona al mondo che non ha trovato il minimo interesse per questo processo così pubblicizzato, quella sono io. Non so di cosa si tratta. Mi interessa Johnny Depp come attore.

Cosa sappiamo di Jeanne du Barry

Al suo sesto lungometraggio Maïwenn interpreterà Jeanne du Barry accanto a Johnny Depp nei panni di re Luigi XV. Nel cast anche le star Benjamin Lavernhe, Melvil Poupaud, Pierre Richard, Pascal Greggory e India Hair. Il film racconta la vita, l’ascesa e la caduta della favorita di re Luigi XV. Jeanne Vaubernier, una giovane donna della classe operaia affamata di cultura e piacere, usa la sua intelligenza e il suo fascino per salire uno dopo l’altro i gradini della scala sociale. Diventa la favorita del re Luigi XV che, ignaro del suo status di cortigiana, riacquista attraverso di lei il suo appetito per la vita. I due si innamorano perdutamente e contro ogni decoro ed etichetta, Jeanne si trasferisce a Versailles, dove il suo arrivo scandalizza la corte…

Maïwenn è regista, sceneggiatrice, attrice e produttrice, il suo cinema è intriso di una certa realtà, liberamente ispirata alla sua stessa vita sulla quale modella i suoi personaggi e gli intrighi. Ricerca dell’identità, costruzione di sé e della famiglia in generale, tutti questi aspetti sono al centro anche di questo suo ultimo lavoro. Il film sarà distribuito da Notorious Pitures, presto sarà annunciata la data di uscita nelle sale italiane.

Festival di Cannes 76: al via l’edizione 2023 della kermesse francese

Parte oggi, dalle spiagge del sud della Francia, la 76° edizione del Festival di Cannes che sarà inaugurata ufficialmente con la cerimonia di apertura di questa sera, alle 19.00.

L’attrice Chiara Mastroianni, figlia di sarà Maestra di Cerimonia e conduttrice della 76esima edizione. Accoglierà sul palco del Grand Théâtre Lumière del Palais des Festivals la giuria, tra cui Ruben Östlund, presidente della giuria insieme a Maryam Touzani, Denis Ménochet, Rungano Nyoni, Brie Larson, Paul Dano, Atiq Rahimi, Damián Szifron e Julia Ducournau.

La cerimonia di apertura sarà trasmessa in diretta martedì 16 alle 19:00 su France 2. Uno dei momenti salienti della cerimonia sarà la presenza dell’ospite d’onore del 76° Festival, l’attore e produttore americano Michael Douglas, che riceverà una Palma d’oro onoraria in occasione della cerimonia. A seguire la cerimonia ci sarà la proiezione ufficiale del film di apertura, Jeanne du Barry di Maïwenn. Il film uscirà nelle sale in Francia lo stesso giorno.

Hollywood, WGA afferma “Il mondo intero è dalla nostra parte”

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Hollywood, WGA afferma “Il mondo intero è dalla nostra parte”

La Directors Guild of America sta continuando i suoi negoziati a Hollywood con l’AMPTP, poiché le aziende sperano di ottenere un accordo che potrebbe svolgere un ruolo nel porre fine allo sciopero degli scrittori annunciato che durerà due settimane. Nel frattempo, la Writers Guild of America ha detto ai membri che la gilda sta vincendo la “guerra di pubbliche relazioni” contro gli studi, mentre i membri condividono le loro storie sui media.

Sembra che il mondo intero sia dalla nostra parte“, ha scritto Lisa Takeuchi Cullen, vicepresidente di WGA East, in un’e-mail ai membri intitolata “Our Momentum Grows”. Le storie individuali dei membri del nostro sistema rotto – di tirare avanti con dieci settimane di lavoro all’anno, di assegni residui che ammontano a pochi centesimi – stanno risuonando con il pubblico. Capiscono che stiamo perdendo il sogno americano della classe media. Non siamo l’élite. Siamo proprio come loro. Noi siamo loro.” Cullen ha notato la solidarietà tra i sindacati dell’intrattenimento e ha affermato che i picchetti dei membri della WGA hanno interrotto gli eventi e le produzioni del settore. Ha anche affermato che, sulla base di stime precedenti, “lo sciopero potrebbe costare circa 30 milioni di dollari al giorno in produzione persa in studio“. Il WGA ha successivamente emesso una correzione a Deadline, affermando che la cifra in realtà proviene da uno studio del Milken Institute che misura la perdita di produzione nell’intera economia della California a causa dello sciopero degli scrittori del 2007-2008.

Come procedono le trattative tra registi (DGA) e produttori (AMPTP)?

La DGA e l’Alliance of Motion Picture and Television Producers hanno concordato un blackout dei media per la durata della loro contrattazione, ed entrambi hanno rifiutato di commentare. I colloqui sono iniziati mercoledì scorso. Ma secondo fonti che hanno sentito parlare dei colloqui, le discussioni tra DGA e AMPTP sembrano procedere in modo collaborativo. “Calma”, è così che un esperto del settore ha descritto l’atmosfera nella sala dei negoziati.

Questi rapporti sono coerenti con la reputazione della DGA come gilda che vede gli studi come partner piuttosto che come nemici. Tuttavia, ciò non significa che non ci saranno punti critici. La leadership della DGA è stata molto più esplicita rispetto al passato su ciò che i registi considerano la posta in gioco importante in questa negoziazione del contratto. Il DGA si concentra principalmente sull’ottenere una formula residua di streaming che consenta ai membri di beneficiare della crescita degli abbonati internazionali. La formula attuale si basa sui numeri di abbonati USA-Canada, con un bonus del 35% inteso a tenere conto della portata internazionale delle piattaforme.

Man of Steel: James Cameron ha tentato di convincere Zack Snyder a girare in 3D Nativo

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Quando Avatar è stato rilasciato nel 2009, ha battuto i record al botteghino e ha reso di nuovo popolari i film in 3D. Sfortunatamente, il suo successo ha creato una tendenza preoccupante in cui gli studi hanno iniziato a convertito pigramente i successi in 3D, creando un’esperienza “buia” (e spesso sorprendentemente piatta) per gli spettatori.

Nessuno si è mai veramente impegnato allo stesso livello di James Cameron, ma Zack Snyder ha ora rivelato che il suo collega regista durante la pre-produzione del film lo ha spinto a girare Man of Steel in 3D nativo.  “Abbiamo avuto un incontro con James Cameron – penso fosse proprio prima di fare Superman – e lui voleva che girassimo il film in 3D in modo nativo”, ricorda Snyder. “E io ero tipo, ‘Uh, sì, Jim. È una grande idea.'”

“Ma poi il film… è stato problematico… perché hai sempre bisogno di due telecamere. Quindi sarebbe stato… sì”, ha concluso, suggerendo che il processo alla fine era troppo complicato e costoso. Man of Steel è stato rilasciato in 3D, ma è stata un’altra delle conversioni che ha destato interesse per il formato prima che Avatar: La via dell’acqua arrivasse lo scorso dicembre. Girare Man of Steel in 3D lo avrebbe reso un vero spettacolo da vedere, specialmente durante quelle scene ambientate su Krypton e la battaglia finale ricca di azione.

È abbastanza facile capire perché Snyder abbia deciso di non intraprendere questa strada, comunque, perché era abbastanza impegnato a scontrarsi con la Warner Bros. sulla direzione più oscura in cui stava portando Superman. Alla fine, il riavvio è stato un discreto successo, anche se è diventato sempre più divisivo. Negli anni che seguirono, in particolare con il modo in cui Kal-El fu interpretato nell’atto finale. In effetti, da allora non abbiamo più avuto un film di Superman da solista, con Batman v Superman: Dawn of Justice che ha preso il posto di Man of Steel 2. Tuttavia, James Gunn riprenderà il personaggio con Superman: Legacy che è atteso per l’arrivo al cinema nel 2025.

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, James Cameron ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film, animazione e giochi.

Superman: Legacy, Rachel Brosnahan risponde ai rumors sul casting di Lois Lane

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Negli ultimi giorni, abbiamo avuto una prima idea di quali attori potrebbero essere in lizza per ricoprire i tre ruoli principali in Superman: Legacy di James Gunn, e Rachel Brosnahan era uno dei nomi che si diceva fossero in corsa per Lois Lane. Sebbene James Gunn abbia rifiutato di commentare chi potrebbe o meno aver fatto l’audizione, gli addetti ai lavori ritengono che Rachel Brosnahan, Emma Mackey (Barbie), Phoebe Dynevor (Bridgerton) e Samara Weaving (Scream VI) abbiano tutti tenuto un’audizione per interpretare potenzialmente l’interesse amoroso di Clark Kent per l’imminente riavvio.

Proprio in queste ore la star di Marvelous Mrs. Maisel è stata ospite di The View e gli è stato chiesto cosa ne pensa dei rumors su Lois Lane. Sebbene abbia sottolineato che tutto ciò che le persone leggono online dovrebbe essere “preso con le pinze“, il suo linguaggio del corpo leggermente teso potrebbe indicare che è davvero all’altezza del ruolo. Rachel Brosnahan ha anche affermato che sarebbe “straordinario” ottenere la parte, essendo cresciuto guardano l’iconico personaggio della DC Comics. Di seguito l’intervista originale.

https://www.youtube.com/watch?v=oiH0OiW8GLs&pp=ygUWUmFjaGVsIEJyb3NuYWhhbiBsb2lzZQ%3D%3D

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film, animazione e giochi.

La Sirenetta: un accordo pericoloso nella nuova clip dal live action

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In attesa dell’uscita de La Sirenetta il prossimo 24 maggio, ecco una nuova clip dal film live action diretto da Rob Marshall. Nella clip in questione assistiamo alla famosa scena in cui la Strega del Mare, Ursula, interpretata da Melissa McCarthy, raggira Ariel (Halle Bailey) “vendendole” le gambe al prezzo della sua voce.

La sirenetta, la trama e il cast del film

La Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare, Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di suo padre.

Il film è interpretato dalla cantante e attrice Halle Bailey (grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar Javier Bardem (Non è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy (Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di Ursula.

La Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal pluripremiato agli Academy Award Alan Menken (La Bella e la Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i nuovi testi del tre volte vincitore del Tony Award Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte vincitore dell’Emmy Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver (Il Re Leone) è il produttore esecutivo.

Superman: Legacy, Nicholas Hoult sarà Lex Luthor?

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Superman: Legacy, Nicholas Hoult sarà Lex Luthor?

Continua a tenere banco ad Hollywood la questione casting dell’attesissimo Superman: Legacy e a dire il vero ci sono rapporti contrastanti in merito agli attori coinvolti e nella fattiscpecia su quale quale personaggio Nicholas Hoult è in lizza per interpretare nel prossimo film di James Gunn da regista. Il rapporto iniziale di THR suggeriva che la star di Renfield era pronta per il ruolo di Lex Luthor, ma in seguito Deadline ha contraddetto questa notizia affermando che in realtà la star era uno degli attori considerati per interpretare proprio il protagonista Clark Kent/Superman. Oggi, invece sembra che il primo dei rapporti diffuso fosse in realtà quello sulla giusta strada che dava l’attore per papabile nuovo Luthor.

Nella copertura di THR che dà un approfondimento maggiore sull’audizione sostenuta da Rachel Brosnahan secondo cui ha fatto un provino per il ruolo di Lois Lane, il sito afferma che Nicholas Hoult ora è ritenuto “l’unica persona in considerazione per l’arcinemico di Superman Lex Luthor“. È possibile che Nicholas Hoult abbia letto entrambe le parti, infatti non sarebbe la prima volta che un attore prova per due personaggi importanti nello stesso progetto. Per quanto riguarda Rachel Brosnahan, il trade osserva che la star di Marvelous Mrs. Maisel “ha offerto un’audizione eccezionale per l’audace giornalista del Daily Planet”, ma potrebbe essere ritenuta troppo più vecchia per quello che James Gunn spera di ottenere con la sua visione per l’Uomo d’Acciaio – che sarà un film che si concentra sull’eroismo di Metropolis con 20 personaggi“.

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film, animazione e giochi.

Guardiani della Galassia Vol. 3: Vin Diesel riflette sull’emozionante battuta di Groot nel finale del film

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Nonostante sia ora impegnato con la promozione di Fast X, Vin Diesel ha trovato il tempo e il modo di commentare anche Guardiani della Galassia Vol. 3, altro blockbuster in cui è astato coinvolto e in cui torna a prestare la voce a Groot.

Diesel presta la voce all’albero parlante sin dal primo film dei Guardiani, del 2014, e ha doppiato il personaggio per tutto il suo arco narrativo all’interno del MCU. Come ben sappiamo, Groot dice soltanto “Io sono Groot”, ma alla fine di Guardiani della Galassia Vol. 3 il personaggio si lascia andare a un “Vi voglio bene”. Ecco cosa ha commentato Vin Diesel in merito:

“Sai… per quell’aspetto, è stato molto bello perché significava che il pubblico ora è in grado di comprendere il vernacolo, la lingua di questo colosso della Flora, e questo è un testamento dei dieci anni di lealtà che abbiamo avuto. Sono stato così fortunato in questo franchise con il personaggio di Groot e la pazienza che hanno le persone che aspettano così a lungo per sentirgli dire soltanto quelle tre parole. Come ogni cosa viva, con pazienza e dedizione”.

Guardiani della Galassia Vol. 3 – tutto sul film

Guardiani della Galassia Vol. 3 è scritto e diretto da James Gunn ed è interpretato da Chris PrattZoe SaldanaDave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, con Vin Diesel  nei panni di Groot e Bradley Cooper in quelli di Rocket nella versione originale, oltre a Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Maria Bakalova. Il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nikolas Korda, Simon Hatt e Sara Smith sono i produttori esecutivi. Il film è al cinema dal 5 maggio.

The Flash: nuovo spot esteso e nuove immagini!

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The Flash: nuovo spot esteso e nuove immagini!

Un altro spot televisivo esteso per The Flash è stato condiviso online, dandoci uno sguardo a un bel po’ di nuovi filmati dal primo film solista dell’uomo più veloce del mondo!. Ci sono molte scene inedite del The Flash protagonista e “Barry 2” che affrontano Zod, Supergirl che devasta alcune delle forze del Generale e Batman di Michael Keaton che fa un discorso di incoraggiamento ai suoi alleati prima di andare in battaglia.

Abbiamo anche alcune nuove foto promozionali con gli eroi principali, oltre a Iris West, gli amici di Barry Patty Spivot e Albert Desmond, il cavaliere oscuro con il Batwing, riprese dietro le quinte del regista Andy Muschietti e altro ancora.

ALTRI SPOT

The Flash: la trama e il cast del film

In The Flash i mondi si incontreranno quando Barry userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato, minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi. L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per resettare l’universo?

Fanno parte del cast di The Flash l’attore Ezra Miller nei panni del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da Justice League, ma anche l’astro nascente Sasha Calle nel ruolo di Supergirl, Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”), in quelli del Generale Zod, Ron Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”), Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también – Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”), Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo d’acciaio”) e Michael Keaton (Spider-Man: Homecoming”, “Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30 anni.

Moonage Daydream: 10 dettagli su David Bowie rivelati dal documentario

Nel documentario Moonage Daydream sono stati rivelati nuovi dettagli sulla vita e l’eredità di David Bowie. Il documentario è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2022, è stato distribuito nelle sale cinematografiche nel settembre dello stesso anno e recentemente è arrivato su HBO Max alla fine di aprile 2023. Il film è stato scritto, diretto e montato da Brett Morgen, autore anche dell’eccezionale documentario HBO su Kurt Cobain, Cobain: Montage of Heck, del 2015.

Moonage Daydream dura due ore e 15 minuti. Il filmato incorpora un mix di interviste e concerti di David Bowie, sia popolari che inediti, per creare una compilation fluida e senza soluzione di continuità della vita personale di Bowie e della sua ascesa alla celebrità. I filmati esclusivi e la musica sono sapientemente intrecciati per creare un’accurata sintesi delle qualità mitiche ed estetiche di David Bowie. La colonna sonora e la struttura narrativa di Moonage Daydream hanno offerto una rottura fresca e originale rispetto all’approccio standard, dando vita a un documentario unico come il suo protagonista, David Bowie, che ha rivelato dettagli inediti sulla sua vita e personalità.

La principale forma di culto di Bowie era vivere appieno la vita

In un’intervista inedita mostrata in Moonage Daydream, Bowie ha rivelato di non adorare alcun Dio e di non seguire alcuna dottrina specifica. Ha dichiarato profondamente di adorare la vita stessa e di credere in un’energia simile a quella di Dio, ma di non credere in alcuna divinità specifica. Bowie era un sostenitore della spiritualità e descriveva la devozione a vivere la vita al massimo come l’unica ideologia che effettivamente venerava al posto delle idee tradizionali di Dio o religione.

Bowie si ispirava all’arte e alla musica che non capiva

Da bambino, Bowie non capiva sempre i testi della musica che gli piaceva, ma sapeva di voler trasportare le sensazioni che questa gli suscitava in uno spazio mentale alternativo. Voleva vivere all’interno di quell’universo musicale per poter comprendere meglio la vita attraverso una lente artistica. Questo rendeva la vita più misteriosa, meravigliosa e magica per lui.

Bowie si avvicinò all’arte con un’interpretazione simile, apprezzando il fatto che fosse simbolica e astratta e sapendo di essere attratto da quell’energia. Metteva in parallelo l’arte con la sua vita quotidiana, credendo che ogni momento potesse essere qualcosa di nuovo e inspiegabile. Riusciva sempre a trovare un mistero avventuroso in ogni secondo della giornata.

Bowie amava sperimentare e mettersi in situazioni impegnative

Bowie amava sfidare se stesso mettendosi in situazioni in cui doveva essere sociale. Ha vissuto a Los Angeles, anche se non gli piaceva affatto, solo per vedere cosa sarebbe successo alla sua scrittura. Ha sperimentato per tutta la vita, usando se stesso come soggetto degli esperimenti. Pensava di poter crescere solo facendo cose che lo mettessero alla prova e lo facessero uscire dalla sua zona di comfort. Il suo approccio alla vita lo ha aiutato a mantenere una crudezza e una fluidità come artista, non permettendosi mai di sentirsi troppo a suo agio o compiaciuto. Di conseguenza, il suo lavoro risultava sempre entusiasmante e nuovo.

Il fratellastro di Bowie, Terry, ha avuto una grande influenza su di lui

Una delle maggiori rivelazioni di Moonage Daydream è stata quanto Bowie sia stato influenzato dal fratellastro Terry durante la sua crescita. Bowie ha dichiarato di aver avuto un’infanzia relativamente normale in periferia e di aver visto Terry, che viveva tra due famiglie, durante i suoi primi anni di vita. Ogni volta che David vedeva Terry, era naturalmente attratto da lui, affermando di non aver mai incontrato qualcuno che avesse più curiosità per il mondo di Terry, cosa che lo ispirava profondamente. Terry regalò a Bowie una copia del famoso romanzo On The Road di Jack Kerouac, che contribuì a ispirare un movimento generazionale verso la controcultura negli anni ’60 e cambiò la vita di David.

Moonage Daydream fa luce sui pensieri di Bowie riguardo alla malattia mentale

Moonage Daydream rivela le opinioni di Bowie sulla malattia mentale. Un intervistatore chiese a Bowie se avesse paura delle malattie mentali a causa della storia della sua famiglia, cosa che Bowie negò. Spiegò che credeva che la sua arte gli permettesse di trascendere la sua paura. Ha usato la musica e l’arte come terapie che lo hanno reso abbastanza fortunato da non dover affrontare molti problemi di salute mentale come altri membri della sua famiglia. Ha spiegato che era in grado di esprimere le visioni che aveva in testa attraverso le sue opere d’arte, il che, a suo avviso, lo ha salvato da gravi problemi di salute mentale.

Bowie riesamina la propria infanzia

In Moonage Daydream Bowie riflette in modo molto dettagliato su alcune delle insidie della sua educazione. Ha ammesso che il rapporto con i suoi genitori era meno affettuoso ed emotivo di quanto avrebbe sperato. Bowie ha rivelato che il suo bisogno di esprimere emozioni in modo creativo, attraverso la musica, la recitazione e altre forme d’arte, derivava da un profondo bisogno intrinseco di provare emozioni genuine. Ha detto che si sentiva vuoto quando non si esibiva o non scriveva.

Bowie ha attribuito ai rapporti silenziosi e spesso privi di emozioni che aveva con i suoi genitori la forza trainante del suo desiderio di affetto. Ha persino ricordato di non aver mai ricevuto un orsacchiotto di peluche da bambino, cosa che lo ha colpito e lo ha fatto sentire in qualche modo non amato e trascurato emotivamente.

Bowie si trasferì a Berlino con l’intenzione di creare un nuovo linguaggio musicale

Moonage DaydreamDavid Bowie si trasferì in campagna quando non riuscì più a trovare ispirazione per scrivere nella cultura e nello stile di vita di Los Angeles. Si spostò poi a Berlino, dove nessuno lo fermava per strada a prendere un panino e un caffè. Viveva in un piccolo appartamento sopra un’autofficina e si concentrava sulla creazione di un suono musicale completamente nuovo con l’aiuto del leggendario Brian Eno. Sfidava se stesso a provare cose nuove, usando gli stessi vecchi strumenti per vedere cos’altro riusciva a trovare. Ha spiegato che aveva bisogno di questo caos nella sua vita per creare la sua musica ed esprimere se stesso in modo autentico.

Moonage Daydream rivela un filmato inedito dell’esibizione all’Earl’s Court del 1978

L’esibizione di Bowie a Earl’s Court nel 1978 è stata precedentemente confermata come girata con attrezzature cinematografiche professionali e finalmente ha visto la luce in Moonage Daydream. Il documentario presenta un’esecuzione completa di una delle canzoni più famose di Bowie, “Heroes”, che prima d’ora era stata ascoltata solo in audio. Questa scena è una delle più grandi rivelazioni di Moonage Daydream per quanto riguarda la pubblicazione di filmati di concerti d’archivio. Il regista Brett Morgen è stato abile a includere l’intera performance di “Heroes” con piccoli ritocchi per aumentare il significato dell’inclusione del filmato nel suo documentario.

Bowie preferiva stare da solo, nonostante la sua fama

David Bowie Moonage Daydream documentarioBowie bramava affetto e riconoscimento per le sue opere d’arte espressioniste e le sue potenti canzoni. Apprezzava l’amore dei suoi fan e l’acclamazione della critica che ha ricevuto nel corso della sua illustre carriera. Tuttavia, in Moonage Daydream ha rivelato più volte che in realtà si sentiva molto a disagio con le altre persone e che preferiva essere completamente solo per la maggior parte del tempo.

Quando era isolato, riusciva ad accedere meglio ai piccoli universi della sua mente da cui traeva ispirazione. Pensava che il potere della mente umana fosse notevole e che fosse l’unico spazio in cui si sentiva veramente a suo agio. Poteva creare piccoli mondi nella sua mente e produrre magnifiche visioni dall’interno che influenzavano la sua musica e la sua arte.

Bowie non si definiva un’artista tormentato

David Bowie Moonage DaydreamCon l’avanzare dell’età, Bowie non accettava l’idea di dover soffrire per continuare a essere un grande compositore e artista. Rimaneva ottimista e ispirato dal fatto di avere ancora un futuro davanti a sé. Sebbene fosse solito avere a che fare con sentimenti di disagio e non appartenenza, che lo aiutavano a incanalare gran parte della sua energia creativa e della sua concentrazione, con l’avanzare dell’età Bowie si rese conto che poteva essere un uomo ottimista e di successo allo stesso tempo.

Moonage Daydream mostra come sia arrivato a capire che, per ritrovare stabilità e soddisfazione, avrebbe dovuto ritrovare se stesso al di fuori dei suoi successi artistici e tornare all’essenza del vero David Bowie. Questo è stato possibile grazie alla relazione con Iman, con cui è stato sposato dal 1992 alla sua morte nel 2016.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino: un’adrenalinica clip con Ford e Waller-Bridge

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Harrison Ford e Phoebe Waller-Bridge sono impegnati in una folle corsa a bordo di due tuk-tuk in una nuova clip di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, la cui presentazione al pubblico si avvicina sempre di più in vista di Cannes 76, dove il film sarà proiettato per la prima volta.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Insieme a Harrison Ford, il cast del film include Phoebe Waller-Bridge (Fleabag), Antonio Banderas (Dolor y gloria), John Rhys-Davies (I predatori dell’arca perduta), Toby Jones (Jurassic World – Il regno distrutto), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine), Ethann Isidore (Mortale) e Mads Mikkelsen (Animali Fantastici – I segreti di Silente). Il film vedrà Indy intento a scoprire un artefatto che può apparentemente riavvolgere e manipolare il tempo, particolarmente ambito da un ex nazista ora scienziato presso la Nasa, dove si sta intanto progettando lo sbarco sulla luna.

Diretto da James Mangold (Le Mans ‘66 – La grande sfidaLogan – The Wolverine) e con una sceneggiatura scritta da Jez Butterworth & John-Henry Butterworth e David Koepp e James Mangold, basata sui personaggi creati da George Lucas e Philip Kaufman, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas sono i produttori esecutivi. La colonna sonora è composta ancora una volta da John Williams, che ha firmato le musiche di ogni avventura di Indiana Jones a partire dall’originale I predatori dell’arca perduta nel 1981.

La Sirenetta: ecco perché una canzone originale è stata tagliata nel remake live-action

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L’imminente adattamento Disney de La Sirenetta presenta un sacco di canzoni iconiche del film d’animazione originale. Tuttavia, il compositore Alan Menken ha recentemente rivelato perché una canzone dell’originale La Sirenetta è stata tagliata dal nuovo film.

Quale canzone della Sirenetta è stata tagliata dal live-action La sirenetta?

Parlando a Comicbook.com , Menken ha spiegato perché la canzone “Daughters of Triton” non è entrata nel nuovo film. Secondo Menken, la canzone semplicemente non si adattava alla versione live-action. Ha anche notato che volevano che il pubblico aspettasse un po’ prima di ascoltare l’iconica “Parte del tuo mondo“. Penso che il processo di pensiero fosse  “non ne avevamo bisogno in questa particolare versione“, ha detto Menken. “E volevamo decisamente che il film iniziasse con un’atmosfera molto più live-action dell’oceano e dell’incontro con Ariel, e poi aspettiamo un po’, vi facciamo aspettare finché non arriviamo a ‘Part of Your World’. E penso che sia stata, sai, è stata una scelta straordinaria perché costruisce solo il potere e l’anticipazione.

Menken ha continuato dicendo che voleva che l’accumulo di “Part of Your World” fosse significativo e valesse l’attesa. E parte di questo è anche sapere che stai adattando qualcosa che è già amatoQuindi vuoi dire, aspettalo, aspettalo, aspettalo, ed eccolo qui. E quando arriva, Dio.

Oltre a “Daughters of Triton”, il film live-action La Sirenetta ha anche la canzone “Les Poissons” tagliata dalla sua colonna sonora. Quella canzone è stata originariamente cantata da Chef Louie dopo aver catturato Sebastian in cucina. Verranno invece incluse una manciata di nuove canzoni realizzate da MenkenLin-Manuel Miranda appositamente per questa versione del film. La Sirenetta sarà presentato in anteprima il 26 maggio 2023.

La sirenetta, la trama e il cast del film

La Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare, Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di suo padre.

Il film è interpretato dalla cantante e attrice Halle Bailey (grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar Javier Bardem (Non è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy (Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di Ursula.

La Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal pluripremiato agli Academy Award Alan Menken (La Bella e la Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i nuovi testi del tre volte vincitore del Tony Award Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte vincitore dell’Emmy Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver (Il Re Leone) è il produttore esecutivo.

Nastri d’Argento Grandi Serie 2023, tutti i nominati

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Nastri d’Argento Grandi Serie 2023, tutti i nominati

Uno straordinario fenomeno di popolarità come Mare fuori è la Serie dell’anno 2023 ai Nastri d’Argento dedicati alla grande serialità, da domani al voto dei Giornalisti Cinematografici che premieranno i vincitori sabato 17 Giugno a Napoli, nella serata finale dell’evento organizzato con la Film Commission Regione Campania.

In corsa per il titolo di Miglior Serie Esterno notte (Rai Fiction), La vita bugiarda degli adulti (Netflix), The bad guy (Prime Video), The good mothers (Disney+) e Tutto chiede salvezza (Netflix), una ‘cinquina’ eccellente firmata da Marco Bellocchio, Francesco Bruni, Edoardo De Angelis, Elisa Amoruso con i più giovani Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana.

Al voto dei Giornalisti Cinematografici che si apre domani, il meglio della serialità in trenta titoli 2022-’23 andati in onda entro il 30 aprile 2023: come da 77 anni per i Nastri d’Argento dedicati al cinema i giornalisti premieranno, anche nelle coproduzioni internazionali, esclusivamente i talenti italiani. Nelle ‘cinquine’ vengono inoltre candidati per ogni titolo Produzione, Regia e Sceneggiatura con un’attenzione speciale ad ogni cast artistico e tecnico nella sua coralità.

In cinquina, ancora una volta, i ‘generi’ delle serie più popolari: Crime, Dramedy, Commedia e quest’anno Docuserie alle quali si aggiunge una terna di titoli per il Miglior Film tv. Particolare attenzione come sempre, infine, alle attrici e agli attori protagonisti e non protagonisti.

Ed ecco le candidature: tra i titoli Crime sono in cinquina Christian – seconda stagione (Sky), Il Patriarca (Mediaset), La legge di Lidia Poët (Netflix), Rocco Schiavone – quinta stagione (Rai Fiction) e Sei donne. Il mistero di Leila (Rai Fiction).

Nel Dramedy si sfidano Black out – Vite sospese (Rai Fiction), Corpo libero (Paramount+), Prisma (Prime Video), Resta con me (Rai Fiction) e Shake (Rai Fiction). Cinquina delle Migliori commedie con Boris 4 (Disney+), Call my agent (Sky), I delitti del Barlume (Sky), Incastrati – stagione 2 (Netflix) e Sono Lillo (Prime Video).

Candidati per le Docuserie: Circeo (Paramount+), Il caso Alex Schwazer (Netflix), L’ora – Inchiostro contro piombo (Mediaset), Vatican girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi (Netflix), Wanna (Netflix).

Tre infine i titoli in gara per il Miglior Film tv: Fernanda (Rai Fiction), Filumena Marturano (Rai Fiction) e Tina Anselmi. Una vita per la democrazia (Rai Fiction).

Ai premi votati da oltre cento giornalisti si aggiungeranno, infine, come tradizione, il Nastro della legalità e alcuni riconoscimenti speciali alle ‘icone’ dell’anno, con grande attenzione a particolari performance e alla scoperta dei nuovi talenti.

Ancora una volta, dopo il successo delle prime edizioni, accolte con entusiasmo dall’industria e dal mondo della creatività, i Giornalisti Cinematografici si preparano a tornare a Napoli, sempre più ‘capitale’ della serialità grazie al fermento di un vero e proprio ‘distretto produttivo’, segnalando con le serie anche gli attori che quest’anno hanno regalato particolari interpretazioni. Eccoli, in ordine alfabetico, cominciando dalle cinque protagoniste candidate: Margherita Buy (Esterno notte), Barbara Chichiarelli (The good mothers), Matilda De Angelis (La legge di Lidia Poët), Giordana Marengo e Valeria Golino (La vita bugiarda degli adulti) e Claudia Pandolfi (The bad guy).

Attori protagonisti: Francesco Colella (The good mothers), Marco Giallini (Rocco Schiavone – quinta stagione), Fabrizio Gifuni (Esterno notte), Luigi Lo Cascio (The bad guy), Edoardo Pesce (Christian – seconda stagione).

Le candidate attrici non protagoniste sono: Valentina Bellè (The good mothers), Selene Caramazza (The bad guy), Emanuela Fanelli (Call my agent), Daniela Marra (Esterno notte) e Pina Turco (La vita bugiarda degli adulti). 

Infine gli attori non protagonisti: Vinicio Marchioni (Django), Gabriel Montesi (Esterno notte), Andrea Pennacchi (Tutto chiede salvezza), Alessandro Preziosi (La vita bugiarda degli adulti) e Toni Sperandeo (Incastrati – stagione 2).

“I Nastri Grandi Serie, evento dei Giornalisti Cinematografici Italiani realizzato con il sostegno del MiC – Direzione Generale per il Cinema, in collaborazione con la Film Commission Regione Campania” – sottolinea a nome del Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici (SNGCI) la Presidente, Laura Delli Colli – “hanno dimostrato fin dalla prima edizione di aver acceso un riflettore sulla produzione di una serialità che nasce dalla grande professionalità artistica e tecnica del cinema e continua a rendere protagonisti l’industria e i talenti italiani sul mercato internazionale. Non è un caso che i Nastri Grandi Serie siano nati nella Regione che vanta il fermento più interessante della fiction nazionale, anche per originalità e innovazione: un’attenzione necessaria considerando la qualità dei risultati e l’importanza industriale che si riscontra anche nell’occupazione e nella crescita professionale di maestranze specializzate e sempre più apprezzate anche da coproduttori internazionali. È un risultato che i Giornalisti Cinematografici hanno deciso di valorizzare ormai stabilmente annunciando oggi, alla vigilia del lancio di una campagna nazionale di sostegno alle sale, che i Nastri d’Argento sosterranno il cinema #soloinsala, con la 77.ma edizione non solo con espressioni di costante solidarietà ma anche nei fatti, escludendo dalla selezione i titoli che non siano esclusivamente nati per la sala”.

“Siamo felici di collaborare anche quest’anno con il Sindacato Giornalisti Cinematografici alla realizzazione di questo prestigioso evento” – dichiara Titta Fiore, Presidente della Film Commission Regione Campania. “Napoli e la Campania tutta si confermano protagoniste dell’audiovisivo, non solo nazionale, per la ricchezza dei talenti, il fascino dei luoghi, il fermento creativo e produttivo che continua a dare vita ad alcuni fra i maggiori successi della grande serialità delle ultime stagioni. Lo testimonia la decisione del Sindacato di assegnare il Nastro dell’anno a ‘Mare fuori’, la serie ambientata in un istituto minorile napoletano che ha battuto tutti i record di ascolto e di visualizzazioni, conquistando fasce di nuovo pubblico e nuovi mercati. Il numero crescente e la qualità delle grandi serie realizzate ogni anno in Campania indica che la domanda di contenuti fortemente identitari si è andata efficacemente saldando con l’azione della nostra Film Commission e della Regione Campania che mette l’audiovisivo e l’innovazione digitale al centro alle politiche regionali di sviluppo, promozione culturale e turistica”.

Del Direttivo Nazionale che ha selezionato i titoli, con la Presidente Laura Delli Colli, Fulvia Caprara (Vicepresidente), Oscar Cosulich, Maurizio di Rienzo, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga, Stefania Ulivi. Segretario Generale Romano Milani.

Con il MiC – Direzione Generale per il Cinema e la Film Commission Regione Campania Partner istituzionali della manifestazione Fondazione Claudio Nobis e Nuovo Imaie. Sponsor 2023 Italo, Wella, Pianegonda, GE-Gruppo Eventi, Campo Marzio e Benedetta Riccio service make-up.

Si ringrazia Michele Affidato per il restyling e la realizzazione esclusiva dei Nastri Serie. Partner tecnici: Brivido&Sganascia e IVDR.

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