Nel corso degli ultimi vent’anni
diversi nomi sono stati associati al franchise di Star
Wars e attori che potevano interpretare ruoli iconici
all’interno della saga più celebre della storia del cinema. Ma di
chi parliamo, e di quali personaggi avrebbero vestito i panni?
Scopriamoli di seguito:
1Leonardo DiCaprio – Anakin
Skywalker
Quando Leonardo DiCaprio era “soltanto”
una tra le giovani star più brillanti di Hollywood tutto sembrava
suggerire che avrebbe vestito i panni di Anakin Skywalker nel
secondo e terzo prequel di Star Wars. Il ruolo, come saprete, andò
a Hayden Christensen.
Il provvisorio “divorzio” tra Disney
e Sony in merito alla co-produzione del prossimo film di
Spider-Man si è risolto qualche settimana fa con
l’esito sperato dai fan e il ritorno del
personaggio nell’universo cinematografico Marvel. Ciò significa
che la squadra di Kevin Feige lavorerà ancora al nuovo capitolo
delle avventure dell’arrampicamuri insieme allo studio concorrente
in uscita il 16 luglio 2021.
Nelle ultime ore però le
indiscrezioni diffuse da Mikey Sutton su Geekosity suggeriscono che
la casa di Topolino sarebbe intenzionata ad acquistare i diritti di
Spidey ad una cifra molto più ragionevole di quanto fosse stato
inizialmente stabilito. Ovviamente non si tratta di una notizia
ufficiale ma di una voce da prendere con la dovuta cautela.
A quanto pare la Disney potrebbe
offrire tra i 4 e i 5 miliardi di dollari, praticamente un terzo de
15 richiesti dalla Sony e più di quanto il colosso hollywoodiano
abbia pagato per ottenere i diritti di Iron Man, Captain America,
Thor e altri supereroi Marvel. Sarà davvero così?
Come ufficializzato nei giorni
scorsi, Spider-Man rimarrà
nell’Universo Cinematografico Marvel grazie al nuovo accordo
siglato da Sony e Marvel Studios dopo che pochi mesi fa era stata
confermata la rottura del contratto di co-produzione, dunque il
personaggio sarà protagonista di un terzo capitolo standalone
(uscita prevista il 16 luglio 2021) e comparirà in un altro
cinecomic del franchise.
Di Spider-Man 3 sappiamo davvero
poco, tranne che gli sceneggiatori di Homecoming e Far From Home
torneranno nel team e che il regista Jon Watts si
trova ora in trattative per dirigere anche questo nuovo capitolo.
Ovviamente è atteso Tom
Holland nei panni di Spidey insieme a tutto il cast
“giovane”, da Zendaya a Jacob
Batalon.
Kevin Feige ha però dichiarato che
il personaggio “attraverserà universi cinematografici”, il che
suggerisce che non sono esclusi futuri incontri con le proprietà
Sony come Venom, Morbius,
Madame
Web o gli eroi dello Spider-Verse animato.
Noto per le sue indiscrezioni
attendibili, Charles Murphy è tornato a parlare di The
Suicide Squad e dei personaggi
che compariranno nel sequel (o reboot?) di Suicide Squad
firmato James
Gunn. Tra questi, secondo la fonte, ci sarà anche
Arm-Fall-Off-Boy e ad interpretarlo sarà Nathan
Fillion. I lettori dei fumetti sulla Task Force
ricorderanno questo criminale per la capacità di staccare i propri
arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento
metallico antigravità.
Ma non finisce qui: a quanto pare
quello di Idris
Elba (i rumor suggeriscono si tratti di Bronze Tiger) sarà
uno dei protagonisti assoluti del film mentre alcuni attori
figureranno soltanto in piccoli cameo proprio come lo Starhawk di
Sylvester Stallone e la sua banda in Guardiani della Galassia
vol.2.
Altri nomi circolati nelle ultime
settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, anche se il report di
Murphy segnala che Sean Gunn potrebbe vestire i
panni di Weasel e Flula Borg quelli di Javelin; Pete
Davidson invece potrebbe interpretare Blackguard,
Michael Rooker Savant, e Elba Vigilante.
Vi ricordiamo che il cast ufficiale
di The Suicide
Squad comprende i veterani Margot
Robbie (Harley Quinn), Viola Davis
(Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e
Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new
entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion,
Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi and John
Cena. Other cast additions include Pete Davidson, Juan Diego Botto,
Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio
Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Gli eventi di Avengers:
Endgame, hanno confermato l’addio di Tony
Stark al MCU, ma c’è chi ancora immagina un
suo ritorno a sorpresa nei prossimi capitoli cinematografici. La
sua morte è definitiva o rivedremo il personaggio nella Fase 4?
Un’interessante teoria formulata da un fan e pubblicata su Reddit
proverebbe la seconda ipotesi.
Se ricordate bene, durante il finale
del film la figlia Morgan e Pepper guardano l’ologramma di Tony
proiettato dall’elmetto della Mark LXXXV, cosa che ci spinge a
chiederci se quel filmato non sia stato in realtà creato prima di
morire in battaglia. C’è un precedente nei fumetti di Ironheart del 2015 in
cui l’eroe entra in coma e introduce la sua intelligenza
artificiale in un altro dispositivo per continuare l’eredità di
Iron Man, e questa A.I. è pensata per essere utilizzata solo in
casi estremi; a farne tesoro sarà Riri Williams,
ragazza prodigio e pupilla di Stark, alla quale il dispositivo farà
da mentore.
E se l’ologramma che abbiamo visto
in Endgame fosse solo l’A.I. di Tony e non la sua semplice
proiezione? Rivedendo con maggiore attenzione la scena del dialogo,
poco prima di terminare il suo discorso l’eroe si alza dalla sedia
e si avvicina a Morgan dicendole “Ti voglio bene 3000“. Un
caso? Se il messaggio è pre-registrato, come ha fatto Tony a sapere
che Morgan si sarebbe seduta lì davanti a lui e come avrebbe potuto
stabilire un contatto visivo con un essere umano così preciso?
Un anno dopo la folle corsa agli
Oscar di Black Panther (il
primo cinecomic della storia ad essere candidato nella categoria
Miglior Film capace di conquistare ben tre statuette) Disney e
Marvel Studios lanciano ufficialmente la campagna a sostegno di
Avengers:
Endgame.
Film evento del decennio,
Avengers: Endgame è riuscito in
un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man riunendo sul grande schermo
tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato
lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Birds Of Prey
un film femminista? Viste le premesse e la presenza massiccia di
protagoniste donne è una definizione che calza a pennello per
descrivere lo spin-off di Suicide Squad in arrivo nelle sale a
Febbraio. Il commento arriva direttamente da uno dei membri del
cast, Ewan McGregor, interprete nel film di
Maschera Nera (uno dei villain annunciati), che in una recente
intervista con Premiere ha parlato del potere femminile del
cinecomic e del messaggio che vorrebbe trasmettere:
“Ciò che mi ha interessato di
Birds of Prey è il suo essere un film femminista. È scritto in
maniera molto sottile, perché nella sceneggiatura c’è uno sguardo
vero sulla misoginia di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo essere più
consapevoli di come ci comportiamo con il sesso opposto, insegnare
a noi stessi come cambiare. E nel film questi misogini sono spesso
estremi: violentano, picchiano le donne, ed è legittimo
rappresentare persone così, perché esistono e sono ovviamente le
peggiori. Ma nei dialoghi di Birds of Prey troverete un accenno
alla misoginia quotidiana, a quelle cose che gli uomini dicono
senza rendersene conto, cosa che ho trovato geniale“.
Vi ricordiamo che Birds of
Prey, diretto da Cathy Yan
arriverà nelle sale il 7 febbraio 2020.
Nel cast anche Mary Elizabeth Winstead, Jurnee
Smollett-Bell (rispettivamente Cacciatrice e Black
Canary), Rosie Perez (Renee Montoya) e
Ella Jay Basco (Cassandra Cain).
McGregor
interpreta invece uno dei due principali villain del film, Maschera
Nera, alter ego di Roman Sionis.
Chi conosce i fumetti lo ricorderà come uno dei più grandi
nemici di Batman (negli anni Ottanta esplose proprio come nemesi
del Cavaliere Oscuro) nonché temibile boss mafioso di Gotham
City.
La prima sinossi del film riporta:
Dopo essersi separata da Joker,
Harley Quinn e altre tre eroine – Black Canary, Cacciatrice e Renee
Montoya – si uniscono per salvare la vita della giovane Cassandra
Cain da un malvagio signore del crimine.
Quentin Beck aka Mysterio è stato il
grande antagonista di Peter Parker in Spider-Man:
Far From Home in una versione abbastanza fedele
all’originale dei fumetti interpretata da Jake
Gyllenhaal. Nel film l’illusionista indossa un costume
che è il risultato di vari studi sul personaggio e del suo look
specifico mostrati in questi concept art inediti rivelati dal
responsabile dello sviluppo visivo dei Marvel Studios, Ryan Meinerding. E
come noterete qui sotto, il personaggio avrebbe potuto sfoggiare
un’armatura molto simile all’Hulkbuster progettata da
Tony Stark in Avengers: Age Of Ultron e
successivamente affidata a Bruce Banner in Avengers: Infinity War.
La differenza è nel colore e nella
presenza del classico elmetto di Mysterio, senza contare le
infinite possibilità che questa uniforme avrebbe dato alla trama
del film. Secondo Meinerding, l’Hulkbuster ideata per Beck è
stata immaginata come “la perfetta armatura di un marine tosto,
brizzolato e spaziale”. Che ne pensate?
Diretto ancora una volta da
Jon Watts, Spider-Man: Far From
home è arrivato nelle nostre sale il 10 luglio.
Confermati nel cast del film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di
Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di
Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di
Maria Hill. Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve
rafforzarsi per affrontare nuove minacce in un mondo che non è più
quello di prima. ‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’
decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori
amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di
non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono
meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il
mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando
scompiglio in tutto il continente.
La Warner Bros. è ufficialmente al
lavoro per portare sul grande schermo il prequel di
Training Day, film uscito nelle sale nel
2001 e diretto da Antoine Fuqua che vedeva protagonisti
Denzel Washington e Ethan Hawke.
Secondo quanto riportato da Collider, la sceneggiatura è stata
affidata a Nick Yarborough e la storia sarà ambientata dieci anni
prima dell’originale (più precisamente ad aprile 1992).
Le fonti sostengono che il prequel
seguirà da vicino la versione giovane di Alonzo Harris, il
personaggio che ha definito la carriera di Washington e che l’ha
portato alla vittoria del suo secondo Oscar. All’epoca anche Hawke
fu nominato agli Academy
Awards ma come miglior attore non protagonista grazie al ruolo
del poliziotto della squadra narcotici Jake Hoyt.
Stando ai dettagli, è possibile che
lo studio sia intenzionato a scegliere un attore di circa trentasei
o trentasette anni, considerando che nel 2001 Washington ne aveva
quarantasei. Sarà suo figlio John David, trentacinquenne, a
sostituirlo? Al momento l’attore è impegnato con le riprese di
Tenet di Christopher Nolan, dove interpreta il
protagonista, altra produzione targata Warner Bros.
Ovviamente il progetto è ancora
nelle fasi preliminari e non abbiamo alcuna conferma né del cast né
del coinvolgimento di Fuqua in qualità di regista o di David Ayer
come co-sceneggiatore. per quanto riguarda Yarborough, tra i suoi
ultimi crediti si ricordano Letters from Rosemary Kennedy
(con Elisabeth Moss che dovrebbe recitare nel
film) e The Secret Life of Dr. James Miranda Barry: Victorian
England’s Most Eminent Surgeon.
È distribuito da Dreamcatchers
Entertainment a partire dal 10 ottobre, per una serie
di proiezioni evento, e si intitola Searching Eva.
Si tratta del documentario diretto dall’esordiente Pia
Hellenthal sulla vita, o meglio, sulla persona di
Eva Collé.
Italiana di 27 anni, Eva è modella,
attrice, pittrice, scrittrice, sex worker di base a Berlino.
Difficile incasellarla e identificarla con una sola professione,
tuttavia è chiaro che il suo corpo e il sesso sono la parte che più
incuriosisce il pubblico, probabilmente per le ragioni sbagliate.
Perché quello della Hellenthal non è uno sguardo pruriginoso nella
promiscua vita sociale/sessuale di Eva, né nel suo vendere se
stessa per soldi, né una ricerca di gender che coinvolge una
ragazza giovane in terra straniera.
Searching Eva è il
ritratto di una donna libera, che si autodetermina in ogni sua
scelta e in ogni suo passo, senza barriere mentali, senza schermi
sociali, senza indirizzo di genere, senza gusti sessuali, ma votata
alla ricerca di una determinazione di sé così radicale dal rendere
non necessario l’incasellamento in una professione, una casa, un
ruolo.
Eva è uno spirito libero, una donna
dal corpo esile, che non esita a mostrare, una bambina dal volto
delicato, un contrasto violento con la potenza delle sue scelte.
Una nave tanto solida da non aver bisogno di un’ancora, in mezzo
alla tempesta della vita. Cresciuta in una famiglia operaia, in
Italia, Eva fugge non solo da un nucleo di nascita, che non le ha
dato i riferimenti che da questa istituzione sociale ci si aspetta,
ma scappa anche dal lavoro propriamente inteso, dalla fatica, da
tutto ciò che rendeva suo padre insoddisfatto. Va via di casa a 17
anni alla ricerca di una dimensione che trova soltanto nella
volontà di coltivare esclusivamente se stessa.
Sembra non sentire nulla, Eva, non
il piacere del sesso che pratica, né la gioia di ragazza libera,
eppure dimostra una vivacità, una tenerezza che smascherano la sua
estrema purezza. Eva può attraversare ogni cosa: può drogarsi, può
prostituirsi, può scegliere strade che la morale comune non
approverebbe, eppure appare sempre un essere puro nelle sue
intenzioni, limpido nel suo discernimento, completamente
consapevole del suo posto nel mondo.
Di fronte alla ricchezza della sua
protagonista, il documentario della Hellenthal si rivela
estremamente inadeguato, nonostante la grande cura nella raccolta
dei materiali, durata circa quattro anni, e la razionalizzazione
degli stessi attraverso il montaggio.
Di fronte a questa disparità tra
forma e contenuto, e data l’innegabile bellezza di alcune immagini
(come quella conclusiva, in cui in una luce rosa al neon Eva
festeggia il capodanno da sola, seduta sul pavimento della sua casa
in affitto, con fuoco d’artificio che si consuma sfrigolando,
oppure del suo corpo nudo e candido in contrasto con il buio
dell’aperta campagna di notte), Searching Eva è
una scatola non adeguatamente preziosa per contenere la sua
straordinaria protagonista.
A poche ore dalla diffusione della
prima immagine ufficiale di Diabolik,
adattamento cinematografico delle storie a fumetti di Angela
Giussiani diretto dai Manetti Bros, arrivano online alcuni scatti
rubati sul set che mostrano Miriam Leone nei panni di Eva Kant.
L’attrice è stata avvistata per le strade di Bologna dove da pochi
giorni sono iniziate le riprese del film.
Insieme alla Leone, nel cast, ci
saranno Luca Marinelli e Valerio
Mastandrea nei rispetti panni di Diabolik e dell’ispettore
Ginko. La pellicola è stata sceneggiata da Michelangelo La Neve e
Manetti Bros. con Mario Gomboli, ed uscirà nelle nostre sale nel
2020 distribuito da 01 Distribution.
Sebbene i Marvel Studios abbiano fatto un
lavoro straordinario nell’adattare l’universo dei fumetti originali
con i suoi personaggi al cinema, esistono ancora delle sostanziali
differenze tra i due media, come nel caso del franchise di
Thor e di Asgard.
Ecco allora tutte le differenze tra
film e fumetti scovate nel MCU:
1Yggdrasil
Il
dettaglio più importante trascurato dal MCU a proposito di Asgard è
Yggdrasil, il gigantesco frassino situato nel
centro di Asgard che collega tutti i regni tra loro. Senza di esso,
ogni regno sarebbe isolato, ed è tagliando un suo ramo che Odino fu
in grado di escludere il Cielo dagli altri regni.
Terzo Joker cinematografico
dopo le versioni di Jack Nicholson e Heath
Ledger, Jared Leto ha vestito i panni del
clown principe del crimine in Suicide Squad prima dell’uscita del
cinecomic che ne racconta le “origini” interpretato però da
Joaquin
Phoenix ( vincitore del Leone d’oro a Venezia). E
mentre il film di Todd Phillips continua a macinare consensi e
incassi al box office, si torna a parlare dell’attore in un
articolo pubblicato dall’Hollywood Reporter spiegando che all’epoca
dell’annuncio del progetto Leto non era affatto contento dell’idea
della Warner Bros di “sostituirlo” con lo standalone.
Secondo quanto riportato, avendo
scoperto che il nuovo Joker non si sarebbe collegato al DC
Extended Universe – escludendo quindi la star dal ruolo – Leto
si sarebbe sentito “alienato e infastidito“. Lo stesso
Leto, in un’intervista con
Variety, si era detto aperto ad ogni possibilità di tornare a
interpretare il clown principe del crimine : “Penso che la DC
stia facendo bene… E tornerei sicuramente. Dipende tutto dalla
sceneggiatura e dalle circostanze, come sempre […] Sarò in Birds Of
Prey? Non credo. Dovreste chiedere a loro…ma vedremo“.
Vi ricordiamo che Leto ha da poco
terminato le riprese di Morbius, dove vestirà i
panni del villain proveniente dall’universo di Spider-Man, Michael
Morbius, meglio conosciuto dai lettori dei fumetti come “il vampiro
vivente”, un brillante scienziato affetto da leucemia a cui viene
iniettato il sangue di un pipistrello per sopravvivere.
Joker
diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin Phoenix, Zazie
Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais ed è
arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019.
Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e
racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione
nel criminale che tutti conosciamo.
Da sempre solo in mezzo alla folla,
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda
su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre
che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in
un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in
definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata
dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
“Ho amato il Joker di The Dark
Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide
Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack
Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei
possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del
crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro. “Negli
Stati Uniti, i fumetti sono il nostro Shakespeare, e come esistono
varie versioni dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie
versioni di Joker in futuro.” “Onestamente non riusciamo
ancora a credere alla vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per
realizzare“, ha commentato il regista nell’intervista con
Variety.
Ancora una volta, Screen Junkies realizza un
esilarante trailer onesto per uno dei maggiori successi dell’anno
al box Office. Si tratta di
Spider-Man: Far From Home, che per l’occasione diventa
la storia del ragazzo che conosceva Iron Man, per prendere in giro
la centralità del personaggio di Robert Downey Jr. nel film e per
spiegare che solo Iron Man è stato capace di motivare davvero i
cattivi del MCU!
Di Spider-Man 3 sappiamo davvero
poco, tranne che gli sceneggiatori di Homecoming e Far From Home
torneranno nel team e che il regista Jon Watts si
trova ora in trattative per dirigere anche questo nuovo capitolo.
Ovviamente è atteso Tom
Holland nei panni di Spidey insieme a tutto il cast
“giovane”, da Zendaya a Jacob
Batalon.
Kevin Feige ha però dichiarato che il personaggio
“attraverserà universi cinematografici”, il che suggerisce che non
sono esclusi futuri incontri con le proprietà Sony come
Venom, Morbius, Madame
Web o gli eroi dello Spider-Verse animato..
Di seguito la sinossi ufficiale di
Spider-Man: Far From Home: In seguito agli eventi
di Avengers: Endgame, Spider-Man deve
rafforzarsi per affrontare nuove minacce in un mondo che non è più
quello di prima. ‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’
decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori
amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di
non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono
meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il
mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando
scompiglio in tutto il continente.
L’attore, meglio conosciuto per il suo ruolo in
Game Of Thrones per la HBO e
per quello in Bodyguard per Netflix, sarà parte del cast del film e interpreterà
un personaggio di nome Ikaris. Ecco di seguito le immagini che lo
ritraggono:
Gli Eterni,
diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast anche Richard
Madden (Ikaris), Kumail Nanjiani
(Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian
Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek
(Ajak), Lia McHugh (Sprite) e Don
Lee (Gilgamesh).
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come
Eterni e i
mostruosi Devianti, creati da esseri
cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato al The Hollywood
Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia
d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e
Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.
La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 6
novembre 2020.
L’uscita nelle sale di Joker
accompagnata da diverse polemiche non ha impedito al film di Todd
Phillips di registrare incassi stellari al box office di tutto il
mondo. Seguendo l’esempio la Warner Bros. potrebbe sviluppare altri
progetti interamente dedicati ai villain di casa DC, con nuovi
standalone indipendenti dall’universo di Aquaman e
Wonder Woman e liberi di scrivere la propria storia per un
pubblico meno avvezzo al genere cinecomic.
E allora quali potrebbero essere i
personaggi perfetti per questa operazione? Ecco alcuni validi
candidati:
1Darkseid
Tra
i vari cinecomic attualmente in sviluppo tratti dai fumetti DC c’è
anche New Gods, affidato alla regia di
Ava DuVernay che scriverà la sceneggiatura insieme
a Tom King (fumetttista conosciuto per i suoi
lavori su Mister Miracle, Swamp Thing, Nightwing, The Vision). Non
abbiamo ancora nessun dettaglio sulla trama, ma proprio grazie alla
regista sappiamo che Darkseid, il principale
antagonista del Quarto mondo di Jack Kirby, sarà nell’adattamento.
Tuttavia sarebbe ugualmente interessante vedere al cinema uno
standalone dedicato slla sua storia di origine che coinvolge drammi
familiari, tradimento e fantasia.
Warner Bros ha
diffuso due nuovi poster di Doctor
Sleep, il seguito della storia di Danny
Torrance, a 40 anni dalla sua terrificante permanenza
all’Overlook Hotel in
Shining. Diretto da Mike Flanagan, Doctor
Sleep vede protagonisti
Ewan McGregor,
Rebecca Ferguson e Kyliegh
Curran.
Ancora irrimediabilmente segnato
dal trauma che ha vissuto da bambino all’Overlook, Dan Torrance ha
combattuto per trovare una parvenza di pace. Ma questa tregua va in
frantumi quando incontra Abra, un’adolescente coraggiosa con un
potente dono extrasensoriale, noto come la “luccicanza”.
Riconoscendo istintivamente che Dan condivide il suo potere, Abra
lo contatta, invocando disperatamente il suo aiuto contro la
spietata Rose The Hat e i suoi seguaci, i membri del The True Knot,
che si nutrono della Luccicanza degli innocenti alla ricerca della
loro immortalità.
Formando un’improbabile alleanza,
Dan e Abra si impegnano in una brutale lotta tra la vita e la morte
contro Rose. L’innocenza di Abra e l’intrepida consapevolezza della
sua Luccicanza costringono Dan a invocare i suoi stessi poteri come
mai prima d’ora – affrontando immediatamente le sue paure e
risvegliando i suoi fantasmi del passato.
Doctor Sleep, il film
Doctor
Sleep è interpretato da Ewan McGregor
(“Star
Wars: Episodi I – La minaccia fantasma, II – L’attacco dei
cloni e III – La vendetta dei Sith”, “T2 Trainspotting”) nel ruolo
di Dan Torrance, da Rebecca Ferguson (i film
“Mission: Impossible”, “The Greatest Showman”) in quello di Rose
The Hat, e da Kyliegh Curran, al suo debutto in un
lungometraggio, nel ruolo di Abra. Il cast principale include anche
Carl Lumbly, Zahn McClarnon, Emily Alyn Lind, Bruce
Greenwood, Jocelin Donahue, Alex Essoe e Cliff
Curtis. Trevor Macy e Jon Berg sono i produttori del film,
mentre Roy Lee, Scott Lumpkin, Akiva Goldsman e Kevin McCormick ne
sono i produttori esecutivi. Il team creativo di Flanagan che ha
lavorato dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia
Michael Fimognari (“The Haunting of Hill House”), dagli scenografi
Maher Ahmad (“Duri si diventa”) ed Elizabeth Boller (“Terrore del
silenzio”), e dalla costumista Terry Anderson (“Nella tana dei
lupi”). La colonna sonora è opera dei The Newton Brothers (“The
Haunting of Hill House”).
Warner Bros.
Pictures presenta una produzione Intrepid Pictures /
Vertigo Entertainment, un film di Mike
Flanagan, Doctor Sleep, la cui uscita nelle
sale italiane è prevista il 31 ottobre 2019, sarà distribuito in
tutto il mondo dalla Warner Bros.Pictures.
Dopo Los Angeles e Tokyo, le Wall
Wings (ali dipinte sui muri, trend tra i giovani di tutto il mondo)
arrivano anche in Italia in versione total black, sono le ali sulle
pareti che diventano quelle di
Maleficent, in occasione dell’uscita del
film il prossimo 17 ottobre.
Sull’onda del trend americano, nato
dell’artista di Los Angeles Colette Miller, che nel 2012 ha
lanciato il suo Global Angel Wings Project, molti street artist
stanno realizzando in Italia, opere simili ma con un’accezione
dark, ispirati a Maleficent il villain protagonista della nota saga
cinematografica Disney.
Opere interattive che vengono
utilizzate dagli utenti per scattare foto e postarle sui loro
social.
Un trend già virale tra giovani e
lanciato da molti influencers come Luciano Spinelli, Chiara
e Angela Nasti, Rosalba, Maryna, Claudia Dionigi, Giulia Latini,
Ludovica Olgiati che hanno scattato foto e nelle loro
città con hashtag #BeMaleficent.
Le ali di Maleficent, ognuna
realizzata con tecnica e stile diverso, ad oggi sono state
avvistate a Roma, Milano, Firenze, Bologna, Napoli.
1 di 13
Maleficent – Signora del Male arriverà il 17
ottobre 2019, continuando a cavalcare l’onda dei live action dei
classici Disney.
Maleficent – Signora del Male sarà diretto
da Joachim Ronning, che collaborerà ancora
con Espen Sandberg, come
per Pirati dei Caraibi – La vendetta di
Salazar.
Maleficent – Signora del Male rientra nella nuova
politica Disney del revival in live action del classici
d’animazione. Dopo il primo capitolo, Cenerentola,
La Bella
e la Bestia e
Il Libro della Giungla, Aladdin, Dumbo e
Il
Re Leone già arrivati in sala, il film con
protagonista la Joliesi aggiunge alla lista
di film che riproporranno in carne e ossa i personaggi iconici
della Casa di Topolino, insieme a tanti altri confermati e molti
che sicuramente arriveranno.
Non succede, ma se
succede… è la nuova commedia di Jonathan
Levine, già avvezzo al genere leggero, per quanto dedicato
ad un buon contenuto (Warm Bodies del 2013 e 50 e
50 del 2011). E questa volta racconta una storia di un
amore che, nonostante i livelli sociali differenti e invalicabili,
non conosce ostacoli.
Charlotte Field (Charlize
Theron) è nientemeno che il Segretario di Stato degli
Stati Uniti d’America che, grazie al presidente uscente, con buone
probabilità, potrà persino auspicare ad essere la prima
presidentessa donna a guidare la nazione. Da un’altra parte
dello stesso stato, Fred Flarsky (Seth
Rogen) sta difendendo con le unghie e i denti la
propria integrità morale di giornalista – spiantato – difensore
della verità ad ogni costo, anche della sua stessa vita. Ciò
che farà intersecare le vite di due elementi così apparentemente
agli antipodi, sarà – come sempre – il caso galeotto, ma che già
molti anni addietro li aveva visti occhi negli occhi.
Come per ogni racconto romantico
che si rispetti, quel che fa star bene è pensare che proprio ciò
che sia inconciliabile, in realtà, trovi il modo per combinarsi. E,
a dire il vero, il racconto di Jonathan Levine,
scritto e ideato da Dan Sterling, chiaramente ci
riesce bene, oltre il livello narrativo puro e semplice.
Il personaggio di Fred / Seth
Rogen si fa latore del messaggio secondo cui è la verità a
rendere liberi, non solo in senso personale, ma anche rispetto a
chi questa libertà la vive attraverso gli altri che si spogliano
delle proprie sovrastrutture e delle proprie preoccupazioni. È
delizioso quando il coprotagonista dice alla donna più potente del
mondo che non avrebbe alcun problema ad essere la sua
Marilyn Monroe, se lei volesse essere il suo
JFK.
Perché ciò che rende una commedia
tale, è il saper raccontare in modo scanzonato desideri profondi
che accomunano le persone altre il loro status. Dunque, il dilemma
del personaggio della Theron, di fronte a quest’uomo così sopra le
righe e così libero è: quanto si è disposti a rischiare e a
liberarsi a propria volta, cercando di rincorrere una versione più
pura, giovane e sognatrice di quello che si è diventati?
Evidentemente tanto, soprattutto
negli ultimi tempi, nei quali qualche insospettabile sedicenne ci
ricorda che le cose che veramente fanno la differenza sono
semplici. Ma senza le quali può esserci il rischio di vivere una
vita uguale a qualunque altra.
Intervistato da The Wrap prima
dell’uscita di Jay and
Silent Bob Reboot, Kevin Smith è
tornato a parlare di Clerks
3 e dello sviluppo della sceneggiatura modificata
in seguito all’attacco di cuore avuto dal regista un anno fa,
ispirando così il nuovo percorso del protagonista Randal. A quanto
pare il film inizierà con il cinico cassiere di fast food
interpretato da Jeff Anderson che, come Smith, ha appena subito un
infarto e sta attraversando una crisi di mezza età.
“Randal ha un attacco di cuore,
ed essendosi avvicinato così tanto alla morte, capisce che la sua
vita non ha significato nulla, nessuno lo ricorderà e non ha
famiglia o cose del genere”, ha dichiarato Smith. “E durante la
ripresa, mentre si trova sotto effetto di fentanil, giunge alla
classica conclusione di un uomo di mezza età che ha lavorato in un
videonoleggio per tutta la sua vita e ha visto i film di altre
persone: voglio fare il mio film. Ed è qui che Dante e Randal
creano Clerks, e questa è la storia di Clerks 3“.
La sceneggiatura quindi sarà
influenzata dagli eventi che hanno sconvolto l’ultimo anno della
vita del regista, e vedrà Dante e Randal alla scoperta di come
trasformare le persone e le storie delle loro esperienze in
personaggi.
“Riporterò i miei ragazzi
proprio dove mi hanno condotto in questi anni. Lo sto scrivendo, ed
è un po’ come se si scrivesse da solo perché l’ho vissuto
venticinque anni fa“, ha detto Smith. “È semplicemente
rassicurante e fantastico. Lo stanno capendo nello stesso modo in
cui l’ho capito io, ma ho il vantaggio di essere in grado di
scegliere tutte le mie storie e i momenti preferiti“.
Una scena chiave della battaglia
finale di Avengers:
Endgame ci ha mostrato per la prima volta tutte
le supereroine del MCU riunite sullo schermo, da Captain Marvel a Wasp, insieme a Okoye,
Scarlet Witch e Valchiria, un momento davvero emozionante che per
alcuni avrebbe suggerito l’arrivo al cinema di un film dedicato
all’A-Force (il team al femminile dei fumetti). Già durante la
promozione di Captain
Marvel, primo titolo dell’universo Marvel ad
avere una supereroina come protagonista, Brie
Larson si era detta disposta al 100% a
partecipare ad un progetto collettivo con le altre eroine, così
come Tessa Thompson ed Evangeline
Lilly si sono sempre mostrate entusiaste all’idea.
Sull’argomento è tornata proprio
l’interprete di Carol Danvers confermando che sia lei, sia il
gruppo di colleghe, hanno discusso con Kevin Feige sulla possibilità di realizzare un
cinecomic collettivo del genere:
“Sicuramente è qualcosa a cui
abbiamo pensato, ma non so se posso definirle discussioni vere e
proprie…Posso dire che molte donne del cast dei Marvel Studios si
sono avvicinate a Kevin spiegando che siamo insieme e che vorremmo
farlo, ma davvero non ho idea di come andranno le cose in
futuro.”
“Non sono responsabile dei
progetti Marvel, ma è qualcosa che ci appassiona e che
amiamo“, ha continuato la Larson, “e sento che se un
numero sufficiente di persone nel mondo ne parlasse o lo
desiderasse quanto noi, forse succederà“.
Sappiamo che lo spazio per le donne
non è mai mancato nel corso di questi ultimi dieci anni nel MCU, ed
è facile ipotizzare un futuro in cui ne abbiano ancora di più come
dichiarato dallo stesso Feige in
un’ntervista. “Più della meta dei personaggi che troveremo
nelle prossime fasi del MCU saranno donne. E di certo sarebbe
fantastico vederle riunite nello stesso film un giorno, e non
soltanto uomini come è stato per la maggior parte dei film finora
prodotti. Ci stiamo lavorando...”
Questo significa che vedremo
finalmente la A-Force nel MCU? Che ne
pensate?
Come riportato in esclusiva da
Variety, Yahya Abdul-Mateen II è ufficialmente
entrato nel cast di Matrix
4 e affiancherà da protagonista Keanu
Reeves e Carrie-Anne Moss nel nuovo
capitolo del franchise diretto da Lana Wachowski. Le fonti spiegano
che l’incontro tra la regista e l’attore visto di recente in
Aquaman è avvenuto in segreto nell’ultima
settimana.
Oltre ad interpretare il villain
Black Manta nel cinecomic di James Wan per la DC, Abdul-Mateen è
apparso quest’anno in Noi di Jordan Peele (era il
padre della versione bambina di Lupita Nyong’o), nella nuova
stagione di Black Mirror e sarà presto sul piccolo
schermo nel nuovo adattamento di Watchmen della
HBO vestendo i panni di Cal Abar.
Presto tornerà invece sul set di
The Trial of the Chicago 7, biopic sul
co-fondatore del movimento delle pantere nere Bobby Seale affidato
a Aaron Sorkin e di Candele, prodotto sempre da
Peele, che uscirà nel 2020.
Vi ricordiamo che il sequel di
Matrix attualmente in sviluppo sarà scritto e diretto ancora una
volta da LanaWachowski, e
secondo quanto riportato da Justin Kroll di Variety, quello di
Reeves non sarà il solo Neo sullo schermo, ma la versione più
“anziana”, dal momento che la produzione sarebbe in cerca di un
attore più giovane da affiancargli sempre nei panni del
protagonista. Altre indiscrezioni suggeriscono invece che
Morpheus, il personaggio interpretato nella
trilogia originale da Lawrence Fishburne, farà il
suo ritorno.
“Non potremmo essere più
entusiasti di rientrare in The Matrix con Lana“, ha dichiarato
Toby Emmerich, presidente della Warner Bros, “Lana è una vera
visionaria, una regista creativa e originale e siamo entusiasti che
stia scrivendo, che dirigerà e produrrà questo nuovo capitolo
dell’universo di Matrix“.
La sceneggiatura del film è stata
firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell, mentre
diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero iniziare nei
primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly ed io abbiamo
esplorato vent’anni fa a proposito della nostra realtà sono ancora
più rilevanti ora. Sono molto felice di avere questi personaggi
nella mia vita e sono grata per questa possibilità di lavorare
ancora con i miei brillanti amici“, ha detto la Wachowski.
In arrivo al cinema a partire dal
17 ottobre, il film The Informer – Tre secondi per
sopravvivere è il nuovo lungometraggio internazionale
del regista italiano Andrea Di Stefano,
già autore nel 2014 del film Escobar, con
protagonista il premio Oscar Benicio Del Toro. Il
lungometraggio, basato sul romanzo Tre secondi, di Roslund
& Hellström, segue la vicenda di Pete Koslow, interpretato
dall’attore Joel Kinnaman, ex soldato
specializzato in operazioni speciali, che si trova nella rischiosa
posizione di infiltrato per l’FBI con il compito di smantellare il
traffico di droga della mafia polacca a New York.
Presentato in anteprima a Roma, il
viene raccontato in conferenza stampa proprio dal regista, che
racconta i retroscena del progetto e i suoi progetti per il
futuro.
“Dopo il successo di Escobar,
– esordisce Andrea Di Stefano – mi sono
stati proposti numerosi progetti legati alle tematiche della
criminalità. Tuttavia non volevo ripetermi senza un valido motivo,
cosa che invece ho trovato leggendo la prima sceneggiatura di
questo film. Sono rimasto affascinato dal debole confine tra bene e
male, e girare per le strade di New York mi avrebbe consentito di
accenturare il tono noir della pellicola.”
Di Stefano si apre poi a parlare
delle influenze rimutuate all’interno del film, ammettendo di non
essere un vero fan del genere. “Ho sempre preferito altri tipi
di storie. La mia prima sceneggiatura era una commedia amara. Sono
cresciuto guardando i film di Monicelli, Risi, e ho lavorato in più
di un’occasione con Bellocchio. Forse è per questo che non è tanto
il thriller in sé ad interessarmi, ma il poter ricercare una
componente umana all’interno di esso.”
“Non volevo affatto realizzare
l’ennessimo thriller con buoni e cattivi, – continua poi il
regista – né tantomeno volevo cadere nei cliché del genere. È
per questo che abbiamo condotto tantissime ricerche prima delle
riprese. Abbiamo visitato i luoghi, abbiamo parlato con le persone.
Ho incontrato numerosi agenti dell’FBI e della polizia di New York.
I racconti più interessanti sono però arrivati nelle conversazioni
con i criminali e i detenuti. Sono loro che mi hanno permesso di
arricchire di dettagli questo film, permettendomi di essere più
sincero e autentico nelle scelte per la messa in
scena.”
Chiamato a parlare del cast di star
a disposizione, Di Stefano esordisce tessendo le lodi del suo
protagonista. “Kinnaman è stato straordinario. Un attore
gentilissimo, generoso. Per il ruolo avevo bisogno di qualcuno che
potesse dar vita tanto alla parte più cruda quanto a quella più
sentimentale del personaggio. Non tutti gli attori sono in grado di
far ciò, ma lui ci è riuscito. Straordinari sono stati anche
Common e Rosamund Pike. Per il
ruolo del detective Grens avevo bisogno qualcuno che avesse il
temperamento del poliziotto, ma che fosse anche in grado di dar
voce alla strada, e Common si è rivelato perfetto per la parte.
Rosamund era invece legata al progetto ben prima del mio arrivo. È
stata sempre molto devota al personaggio, anche nei momenti più
complessi del suo arco narrativo.”
Il regista anticipa poi alcuni dei
suoi progetti per il futuro, rivelando il suo grande sogno. “Mi
piacerebbe realizzare un film in Italia. Sono convinto che le
nostre maestranze siano le migliori al mondo. Negli Stati Uniti ci
sono i professionisti, questo è indubbio, ma credo che qui sia
possibile oltre al professionismo ottenere anche quel pizzico di
sentimento che ti permette davvero di toccare le corde dello
spettatore. Il mio desiderio è poter realizzare un film con queste
premesse. Per il momento tuttavia sono al lavoro sulla prima serie
italiana targata Amazon Prime. Sarà sempre ambientata nel mondo
della criminalità, ma avrà un tono grottesco che spero di riuscire
ad esaltare al meglio. Dal mio punto di vista, puoi essere bravo
nella tecnica quanto vuoi, ma se non riesci a cogliere l’emotività
del momento hai fallito. Questa è una delle lezioni più preziose
che abbia mai appreso.”
Con l’imminente inizio della Fase 4
e gli annunci sulla Fase 5 non si fa che parlare di tutti quei
personaggi che potrebbero finalmente arrivare nel Marvel Cinematic Universe.
E tra di loro ci fossero alcuni supereroi e villain visti nelle
serie di Netflix? Quali vorremmo come nuovi protagonisti del
MCU insieme ai Vendicatori?
Ecco qualche valido candidato:
1Claire Temple
Chiudiamo questa lista con uno dei nostri
personaggi preferiti delle serie Marvel di Netflix, ovvero
Claire Temple (interpretata da Rosario
Dawson) apparsa in Daredevil, Jessica Jones, Iron Fist,
Luke Cage e The Defenders. L’infermiera si è rivelata sempre utile
nell’assistenza dei vigilanti, e sarebbe fantastico rivederla in
azione anche nel MCU.
Inserite nel lungo profilo dedicato
dal New York Times a Paul
Rudd, le dichiarazioni di Kevin Feige sul futuro dell’attore nel
MCU lasciano intendere che ci sia
ancora molto da raccontare su Scott Lang aka
Ant-Man nelle prossime fasi dell’universo
cinematografico. Vi ricordiamo che dopo l’assenza “giustificata” in
Infinity War, il personaggio è tornato protagonista in Avengers:
Endgame.
“I pezzi degli scacchi sono
stati disposti in modo preciso dopo Endgame“, ha dichiarato il
presidente dei Marvel Studios, “Gli eroi che sono fuori dal
tabellone sono anche fuori dal quadro, mentre quelli che sono
ancora dentro…beh, non si sai mai.“
Questo significa che Ant-Man è
ancora in gioco e che nonostante il mancato annuncio ufficiale del
terzo capitolo standalone ci siano ottime possibilità di rivederlo
in azione? Il commento di Feige lascia aperta una finestra sulla
Fase 5, in cui gli sceneggiatori potrebbero esplorare il rapporto
tra Scott e Cassie, la figlia ormai adolescente ritrovata cinque
anni dopo la Decimazione…
Leggi anche – Ant-Man 3 si farà?
Ecco la risposta di Michael Douglas
L’ultimo film del
franchise, Ant-Man and The Wasp, ha
visto Scott Lang (Paul Rudd) alle prese con
le conseguenze delle proprie scelte come Supereroe e come padre,
dopo Captain America: Civil
War. Mentre lotta per ritrovare un equilibrio tra la
sua vita famigliare e le responsabilità di Ant-Man, viene chiamato
da Hope van Dyne e il Dr. Hank Pym per intraprendere una nuova
missione: salvare Janet van Dyne persa nel Regno Quantico.
Scott deve quindi indossare di nuovo
i panni di Ant-Man e imparare a combattere al fianco di Wasp, pur
cercando di rispettare gli arresti domiciliari. Il tutto mentre si
impegna a dare una mano all’amico Luis (Michael
Peña), tenendosi pronto a combattere un nuovo nemico,
Ghost (Hannah John-Kamen), e il suo alleato Bill
Foster (Laurence Fishburne).
Negli ultimi mesi si è parlato
spesso del possibile arrivo di Nova nel MCU,
suggerito anche dalle parole del presidente dei Marvel StudiosKevin Feige a proposito dei piani sul
personaggio, e da quanto riportato dal sito MCU Cosmic in via non
ufficiale, sembrerebbe tutto pronto per accogliere il razzo umano
nella Fase 5 insieme a Blade, Fantastici Quattro e
X-Men.
A quanto pare un adattamento
interamente dedicato a Richard Rider è in sviluppo da
diversi anni, ma le fonti non specificano se si tratterà di un film
o di un’altra serie televisiva destinata a Disney +. Per ora
sappiamo che l’unico titolo confermato per la prossima Fase
dell’universo cinematografico è Black Panther 2,
che uscirà nelle sale il 6 maggio 2022.
Vi ricordiamo che un dettaglio presente in
una scena di Spider-Man: Far From Home aveva
in qualche modo anticipato il discorso su Nova e sulla sua
“esistenza” nel MCU, perché sull’aereo che porta Peter Parker e i
compagni a Venezia uno dei documentari selezionabili riportava il
nome del personaggio con una locandina che presentava la foto del
fisico Erik Selvig (interpretato da Stellan Skarsgård).
Che si trattasse di un semplice
easter egg o di un’anticipazione dell’arrivo del film resta un
mistero, tuttavia è evidente che i Marvel Studios amano seminare
nel corso dei loro cinecomic piccoli indizi su storie e personaggi
dei fumetti, alcuni dei quali nemmeno sfruttati in futuro. Tempo fa
era stato lo stesso Feige a rivelare che Richard Rider figurava tra
i supereroi con il “potenziale più immediato” per via della sua
connessione con l’universo dei Guardiani della
Galassia e per gli spunti interessanti provenienti dai
fumetti originali.
In occasione dei 35 anni dalla sua
uscita in sala, I Goonies torna sul grande
schermo, anche in Italia, rimasterizzato in 4K. Il film culto per
tutta la generazione che oggi ha tra 40 e i 50 anni, torna in sala
per sole due date, il 9 e 10 dicembre, distribuito da Warner Bros
Pictures.
Il film, nato da un’idea di
Steven Spielberg, scritto da
Chris Columbus e diretto dal Richard
Donnerpost-Superman, è il film
d’avventura archetipico di più di una generazione.
Come nelle migliori avventure, i
protagonisti, sette ragazzini, sono sulle tracce di un tesoro dei
pirati, mentre un gruppo di super cattivi, la Banda Fratelli, li
insegue nei sotterranei di una cittadina della provincia americana,
Astoria. I protagonisti impiegheranno tutto il loro ingegno e la
loro incoscienza per sfuggire alle grinfie dei cattivi e trovare il
prezioso tesoro di Willie L’Orbo, in un’avventura che potrebbe
essere l’ultima della loro vita.
Nel cast del film, alla loro prima
apparizione cinematografica, Josh
Brolin, poi diventato un attore ben noto, Sean Astin, che i più conoscono per il suo
ruolo di Sam Gamgee nella trilogia de Il Signore degli
Anelli. Tra i protagonisti del film anche Corey
Feldman, Joe Pantoliano e l’indimenticabile Anne
Ramsey, nel ruolo di Mamma Fratelli.
Sono ufficialmente iniziate le
riprese di Halloween
Kills, primo dei due nuovi film
annunciati dalla Universal dopo il successo del capitolo (250 i
milioni di dollari incassati) uscito nel 2018 interpretato da
Jamie Lee Curtis e diretto da David Gordon
Green. A rivelarlo è proprio l’attrice pubblicando uno
scatto sul set che la ritrae con l’ormai “classico” look di Laurie
Strode pronta a combattere.
Anche Judy
Greer e Andi Matichak
torneranno nei panni dei rispettivi personaggi come il regista,
confermato dietro la macchina da presa per entrambi i titoli. La
release è invece fissata al 16 ottobre 2020, mentre per
Halloween Ends ci toccherà attendere il 15 ottobre
2021.
Vi ricordiamo che
Halloween, sequel diretto de La notte
delle streghe del 1978, si concludeva con la cattura di
Michael Myers da parte delle tre donne Strode (Laurie, la figlia
Karen e la nipote Allyson) e l’esplosione del seminterrato
dove l’assassino era stato rinchiuso con una trappola.
Jamie Lee
Curtis ha interpretato ancora l’iconico ruolo
di Laurie Strode, giungendo allo scontro
finale con Michael Myers, l’uomo mascherato
che le ha dato la caccia da quando era sfuggita per un soffio alla
carneficina della notte di Halloween avvenuta quattro decenni
prima.
Il Maestro
dell’horror John Carpenter è stato
produttore esecutivo e consulente creativo di questo capitolo, e ha
unito le forze con il produttore leader della cinematografia horror
contemporanea, Jason
Blum (Get Out, Split, The Purge, Paranormal
Activity). Ispirato da un classico di Carpenter, i
registi David Gordon
Green e Danny
McBride hanno creato una storia che apre una nuova
strada rispetto agli eventi del film-pietra miliare del 1978, e
Green ne firma anche la regia.
Il canale
americano Starz ha diffuso il trailer
ufficiale di Outlander 5, l’atteso quinto
stagione di Outlander.
I Frasers combatteranno tempo,
spazio e storia per proteggere la loro famiglia. La nuova stagione
debutterà in aonteprima il 16 febbraio.
Outlander 5
Outlander 5 è la quinta stagione della serie tv
Outlander
creata da Ronald D. Moore per il canale
americano Starz.
Nella quinta stagione di
Outlander ritorneranno
Claire Elizabeth Randall/Fraser, nata Beauchamp (stagione 1-in
corso), interpretata da Caitriona
Balfe, James “Jamie” Alexander Malcolm MacKenzie
Fraser (stagione 1-in corso), interpretato da Sam
Heughan, Edward “Ned” Gowan (stagioni 1, 3-in corso),
interpretato da Bill Paterson, Frank
Randall/Jonathan “Black Jack” Randall (stagioni 1-3), interpretato
da Tobias Menzies, Janet “Jenny” Fraser
Murray (stagione 1-in corso), interpretata da Laura
Donnelly, Ian Murray (stagione 1-in corso),
interpretato da Steven Cree, Roger
Wakefield (stagione 2-in corso), interpretato
da Richard Rankin, Brianna “Bree”
Randall Fraser MacKenzie (stagione 2-in corso), interpretata
da Sophie Skelton, Lord John William
Grey (stagione 3-in corso), interpretato da David
Berry, Marsali MacKimmie Fraser (stagione 3-in
corso), interpretata da Lauren Lyle,Claudel
“Fergus” Fraser (stagione 3-in corso), interpretato
da César Domboy e Capitano Raines
(stagione 3-in corso), interpretato da Richard
Dillane.
Il nuovo percorso dell’universo
cinematografico DC iniziato con Joker continuerà nel 2020 grazie
all’arrivo nelle sale di Birds of Prey (e la fantasmagorica
rinascita di Harley Quinn), spin-off di Suicide Squad che vede protagonista la squadra
di antieroine capitanate da Harley Quinn (Margot
Robbie). Tra queste figura Dinah Lance aka
Black Canary, interpretata sullo schermo da
Jurnee Smollett-Bell, che in una recente
intervista ha parlato del personaggio e di ciò che possiamo
aspettarci da questo adattamento.
Black Canary è già apparsa
ovviamente sulle pagine dei fumetti e in TV, ma quella dell’attrice
sarà la prima versione per il cinema, mostrata brevemente nel
trailer del film.
“Sarà la Dinah Lance che
conosciamo e amiamo dai fumetti, ovvero una feroce combattente di
strada. Quando la incontriamo all’inizio della storia è una
cantante nel club di Maschera Nera, un po’ esclusa e disconnessa
dal mondo. Non vuole avere nulla a che fare con la lotta al crimine
o essere una brava ragazza, il che va contro la sua natura perché
sappiamo che Dinah ha un gran cuore. Quindi dovrà accettare il suo
dono e il suo potere, una dinamica per me molto affascinante da
esplorare, come la forza di questa donna che non vuole
avere“.
Un piccolo dettaglio del trailer ci ha
suggerito che nel film vedremo Black Canary in
azione con tutti i suoi poteri, tra cui il celebre “canto” che fa
tremare il bicchiere di Martini sul tavolo (causato da una sorta di
grido sonico). Sin dagli anni ’60, Dinah ha avuto diverse versioni
di “canary cry” usato contro i suoi nemici, e
questa abilità è già stata mostrata in Smallville e in alcuni
episodi di Arrow.
Vi ricordiamo che Birds of
Prey, diretto da Cathy Yan
arriverà nelle sale il 7 febbraio 2020.
Nel cast anche Mary Elizabeth Winstead, Jurnee
Smollett-Bell (rispettivamente Cacciatrice e Black
Canary), Rosie Perez (Renee
Montoya), Ella Jay Basco (Cassandra
Cain) e Ewan McGregor (Maschera
Nera).
La prima sinossi del film riporta:
Dopo essersi separata da Joker,
Harley Quinn e altre tre eroine – Black Canary, Cacciatrice e Renee
Montoya – si uniscono per salvare la vita della giovane Cassandra
Cain da un malvagio signore del crimine.
Come riportato in esclusiva da
Variety, Daveed Diggs si trova in trattative per
interpretare Sebastian nel nuovo live action de La
Sirenetta. L’attore è noto al grande pubblico per il
doppio ruolo di Thomas Jefferson e del Marchese de Lafayette nel
musical pluripremiato Hamilton, ma di recente
l’abbiamo visto anche nell’acclamato Blindspotting (da lui
sceneggiato) e nella commedia nera Velvet Buzzsaw
al fianco di Jake Gyllenhaal.
Per quanto riguarda
La
Sirenetta, progetto attualmente in sviluppo, sappiamo
che vedrà protagonista la giovane Halle
Bailey, Javier Bardem (in trattative
per interpretare Re Tritone), Melissa McCarthy
(nei panni di Ursula, la perfida strega del mare che ruba la voce
ad Ariel), Jacob Tremblay (Flounder) e
Awkwafina (Scuttle).
Questa versione del classico sarà
diretta dal regista di Il Ritorno di Mary Poppins
e Into The Woods, Rob Marshall, e
includerà sia i brani dell’originale d’animazione del 1989, sia
canzoni inedite a cui lavoreranno Alan Menken e Lin-Manuel
Miranda.
Harry Styles,
contattato dalla Disney per il ruolo del principe Eric, ha
rifiutato la parte ma non sono stati specificati i motivi.
Michela Andreozzi,
alla sua seconda regia dopo Nove lune e mezza,
continua a raccontare il femminile con l’ironia e il divertimento
della commedia uniti alla riflessione su temi spesso non facili da
trattare, come la maternità surrogata nel precedente lavoro e ora,
con Brave
ragazze, la condizione di subalternità della donna
nella società, fino alla violenza sulle donne, purtroppo di grande
attualità.
Tutto finisce, prima o poi, ma la
sfiga finisce solo se le dai una mano. Animate da questo motto,
quattro amiche disperate decidono di non aspettare più che qualcuno
offra loro un’opportunità e danno una svolta alle loro vite,
organizzando una rapina in banca travestite da uomini. Siamo a
Gaeta, anni ’80. Anna (Ambra
Angiolini) è una donna sola con due figli, può contare
solo sull’aiuto di sua madre (Stefania Sandrelli)
e si ritrova senza lavoro. Maria (Serena
Rossi) è devota alla Madonna, succube della famiglia,
che vuole da lei un bambino che non arriva, e di Peppe
(Massimiliano Vado), marito rozzo e violento.
Chicca (Ilenia
Pastorelli) è uno spirito ribelle alla ricerca di sé,
mentre Caterina (Silvia D’Amico), sua sorella, è
seria e responsabile e vorrebbe solo potersi permettere
l’università, ma anche lei viene licenziata. La rapina con
travestimento balza agli occhi di tutte come la soluzione ai loro
problemi. È la prima di una serie, su cui è chiamato ad indagare
l’ispettore Morandi (Luca
Argentero).
Il soggetto del film, opera della
stessa Andreozzi con Alberto Manni e
Fiorenza Tessari, è ispirato ad una storia vera,
quella di quattro rapinatrici improvvisate, le Amazzoni, così
furono chiamate, che nella provincia francese degli anni ’80,
private del sussidio di disoccupazione con cui vivevano, misero a
segno una mezza dozzina di fortunate rapine prima di cadere vittime
di un banale errore. Le Amazzoni riscossero il favore dell’opinione
pubblica proprio perché erano quattro donne disperate che, come si
vede nel film, non usarono i proventi delle rapine per arricchirsi,
ma per pagare spese quotidiane come l’affitto, gli studi, per
sostituire una lavatrice rotta.
La regista – e sceneggiatrice
con Manni – rielabora la vicenda filtrandola attraverso il
suo peculiare punto di vista, ambientandola in Italia, così da
poterla innestare sui propri ricordi di giovinezza a Gaeta – ben
riuscita la ricostruzione d’epoca – e dando spessore al personaggio
di Maria con uno sviluppo del tutto estraneo alla vicenda
originaria, che le consente di trattare di violenza sulle donne ben
coniugando leggerezza e profondità.
In questo quartetto affiatato, che
fa perno sulle diversità e sull’unione, è proprio la storia di
Maria la più coinvolgente e toccante, grazie alla sentita
interpretazione di Serena Rossi, che dimostra
ancora una volta talento e capacità di cambiare registri con
disinvoltura. Anche il percorso di Chicca, sfrontata ma a tratti
ingenua, che prende corpo grazie a Ilenia
Pastorelli, e la sua ricerca d’identità sono interessanti.
Mentre più convenzionali appaiono le altre due storie.
Il film vive però della bravura e
dell’affiatamento delle quattro attrici, che riescono a dare ognuna
il suo accento al film. Pure la componente maschile del cast offre
caratterizzazioni valide, dal temibile e violento Peppe di
Massimiliano Vado allo spassosissimo parroco Don
Backy di Max Tortora, fino alla rassicurante
positività dell’ispettore Morandi di Luca Argentero.
La caratteristica peculiare del
lavoro ne rappresenta però in parte il limite: la regista scrive di
donne, per le donne e non può non parteggiare smaccatamente per
loro. Da un lato ciò è inevitabile per un film che vuole essere un
inno al potere dirompente della sorellanza, alla capacità di
reagire, al coraggio di prendere in mano le redini della propria
vita, alla voglia di non farsi schiacciare in una subalternità che
purtroppo pesa oggi non meno di allora, sembra dirci la
regista.
Dall’altro, per suffragare il
proprio punto di vista, la regista forza un po’ la mano: le quattro
sono indiscutibilmente brave ragazze, anche la meno ortodossa
nasconde un animo dolce e gentile, a tutte capitano una serie di
sventure che sembrano portarle quasi inevitabilmente alla decisione
estrema della rapina, a vestire i panni di moderne Robin Hood che
rubano ai ricchi – le banche – per dare a sé stesse, povere. Per
quanto sbagliato, alla fine è difficile non stare dalla parte di
queste Brave Ragazze. Gli uomini, invece, salvo
due eccezioni, vessano, sminuiscono, approfittano, quando non hanno
comportamenti abominevoli.
Se questo schematismo non pesa
troppo, e si finisce appunto per parteggiare per questa banda
scombinata, è merito, oltre che del cast, del ritmo vivace del
film, della comicità di situazione, dei travestimenti e anche
dell’evoluzione di cui va dato atto alla regista, che le consente
di passare dalla commedia pura all’action/poliziesco e di esplorare
anche risvolti drammatici e amari della storia, riuscendo a gestire
questo mix sperimentale in modo abbastanza fluido.