Ogni autore riesce sempre, in qualsiasi spazio, a raccontare se
stesso e le sue ossessioni, e così Yorgos
Lanthimos fa nei film e nei cortometraggi, in
Nimic, per esempio.
Sono presenze anestetizzate dal
punto di vista empatico, emotivo e umano i personaggi di
Yorgos Lanthimos. Richiusi nella propria
solitudine, anche quando circondati da famigliari, amici, colleghi,
o semplici sconosciuti, questi uomini e donne generati dalla fucina
creativa del regista greco vivono sull’onda di una passione
repressa, un folgore emotivo spento sul nascere.
Marionette tra le mani del loro
creatore, questi personaggi vengono posti in un ambiente dove tutto
gioca su continue associazioni visive e nulla è lasciato al caso.
Che sia uno spot per Gucci, un lungometraggio, o un corto, quella
che scorre sullo schermo è pura fantasia messa in scena da uno
stile rodatissimo e ormai facilmente identificabile. Ritorna dunque
anche in Nimic, cortometraggio presentato
all’interno del Ravenna Nightmare Film Festival, lo spazio
quotidiano, famigliare, ellittico, che si avvolge su se stesso
soffocando il protagonista. Una realtà che schiaccia i suoi
componenti, li sdoppia, li priva della loro unicità rendendoli
ancor più soli, ossessionati dal tempo che passa, da una realtà che
non capiscono e che li getta nel baratro della propria mente e
sconosciuta interiorità.
“Perché dovrebbe essere inquietante
la realtà dell’uomo?” Si chiedeva Federico Fellini. “È inquietante
nel momento in cui ci mettiamo in conflitto con essa; quando
tentiamo di interpretarla, di schematizzarla, allora sì che si
distorce, si deforma, ci aggredisce. Ma se noi l’accettiamo per
quel che è, mi sembra che non ci sia nulla di sconcertante in
questa realtà”. Perseguitato da una mefistofelica figura femminile
(Daphne Patakia), il protagonista del corto
interpretato da Matt Dillon tenta dunque di rinchiudere il
momento entro i confini della logica per poi caderne vittima. Solo,
al centro del proprio incubo mentale, l’uomo scinde il proprio Io
dal proprio Sè, generando un’ombra che lo perseguita, lo insegue,
assettata dei suoi ricordi, della sua felicità quotidiana, della
sua esistenza.
La recensione di Nimic, il
cortometraggio di Yorgos Lanthimos
Un incontro fortuito sulla
metropolitana, sostenuto da un apparente sguardo innocuo, lascia
dunque spazio a una ricerca osannata del tempo perduto, sottratto,
manipolato. Non è un caso che questo gioco circolatorio di verità
celate, vite sdoppiate e identità rubate, scaturisca proprio da una
domanda sul tempo: “Do you have the time?”, “sa
l’ora?”.
Basta solo nominarlo, il “tempo”
perché si inneschi un movimento circolare, nel quale tutto il mondo
del protagonista senza nome (e per questo senza una propria
unicità, che permette agli altri di sottrargli l’identità) parta,
ritorna, perdendosi, in un senso destabilizzante.
È una reiterazione continua fatta di
parole, gesti, sguardi replicati dalla donna-ombra, quella di
Nimic; un riflesso perfetto esacerbato da un uso sapiente, quanto
perturbante, di un fish-eye atto a deformare la realtà per
gettare i protagonisti al centro di uno sguardo dispotico. L’uso di
tale ripresa amplifica lo spazio deformandolo, dotandolo di una
sfericità innaturale, che rimanda al concetto di tempo non più
lineare, bensì circolare: è un tempo che inizia senza finire, in
continue ed eterne repliche tutte uguali tra loro. In questo puzzle
dove ogni tessera è ben riposta e nessun pezzo è andato perduto,
anche la colonna sonora gioca un ruolo predominante.
La musica classica non solo dona
sontuosità all’opera, ma esacerba un senso di profondo malessere,
rimarcando i confini di una giornata condannata a ripetersi e
rigenerarsi al sorgere del sole come il fegato di Prometeo. Posto
lo sguardo attento del regista greco, anche l’ambiente si dilata, i
corpi si allungano perdendo la propria fisicità e naturalezza.
Uomini, donne e bambini si stagliano dinnanzi alla macchina da
presa come alieni, spettri provenienti da un aldilà personale,
rinchiusi in un limbo lasciato aperto e ora pronti a vagare sulla
spinta di uno sguardo in metro tra le vie terrestri,
nell’ordinarietà della vita reale.
C’è più arte cinematografica in
questi 11 minuti che in tanti lungometraggi lasciati scorrere su
schermi abbaglianti occhi di spettatori annoiati e poco stimolati.
Con Nimic, Lanthimos destruttura per l’ennesima
volta il modo di vedere il mondo, così da creare un girone
infernale su suolo terrestre abitato personaggi trincerati in manie
di controllo verso le proprie e altrui azioni, incamerandoli
all’interno di scenari paurosi celanti regressione e repressione,
paura e follia, sensualità e sublime dolore.
Sylvester Stallone in Rambo:
Last Blood. Foto di: Yana Blajeva.
Anche Sylvester
Stallone è entrato a far parte del cast di The
Suicide Squad di James Gunn. Ad
annunciarlo è lo stesso regista e sceneggiatore, con un post su
Instagram che
recita: “Ho sempre amato lavorare con il mio amico Sylvester
Stallone e il nostro lavoro su The Suicide Squad non ha fatto
eccezione. Nonostante sia un iconica star del cinema, molte persone
non hanno idea di che attore meraviglioso sia questo
ragazzo.”
Non abbiamo nessuna ulteriore
indicazione sul ruolo che interpreterà Sly, ma con questa
partecipazione, l’attore mette a segno un ruolo anche nell’universo
DC, dopo aver lavorato, sempre con James Gunn,
nell’universo Marvel, in Guardiani della Galassia Vol. 2.
L’attuale situazione sanitaria
mondiale ha portato alla chiusura delle sale cinematografiche in
molti paesi del mondo, e naturalmente ad un crollo del numero degli
spettatori in quelle ancora aperte.
La diffusione delle piattaforme ha
però permesso comunque agli spettatori di vedere i film, anche
nuovi, da casa, e soprattutto la Disney ha sfruttato questa
possibilità per far vedere ai fan prodotti pensati per il grande
schermo come Artemis Fowl oppure
Mulan.
La stessa sorte si paventa per
Black Widow, che potrebbe essere dirottato su
Disney+, ma sembra che i Marvel Studios non lo
permetteranno, nonostante il ritardo nell’uscita del film di oltre
un anno.
Secondo quanto dichiara
Victoria Alonso, EVP dei Marvel Studios, i loro
film sono pensati per la sala, non solo da un punto di vista visivo
e spettacolare, ma soprattutto perché rappresentano un’esperienza
di condivisione e collettività che la visione domestica, anche con
gli strumenti tecnologici adeguati, non potrà mai eguagliare.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta
nei mesi scorsi da Ned Benson(The
Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers. Black
Widow uscirà il 7 maggio
2021 negli Stati Uniti.
Zack Snyder sta
lavorando per portare a termine la sua versione di Justice
League. Le turbolente vicende che hanno caratterizzato la
sua vita privata in occasione della produzione del film, nel 2017,
hanno portato al suo allontanamento dal set, e ora può finalmente
restituire ai fan la sua visione del film.
Si tratta, in base a quello che
sappiamo fino ad ora, di una visione lunga 4 ore, che sarà
trasmessa du HBO Max in 4 episodi. Snyder ha detto che nei prossimi
giorni arriverà on line un nuovo trailer, a seguito di quello già
visto e tolto dalla rete. Inoltre ha spiegato che Ben
Affleck è tornato nei panni di Batman e che aveva
dimenticato quanto era scomodo il costume.
Parlando delle riprese aggiuntive,
Snyder ha ammesso che in realtà saranno soltanto 4 o 5 minuti in
più sul montato finale, quindi un paio di scene brevi. Inoltre, sul
coinvolgimento di Jared Leto nei panni di Jaker,
Snyder ha spiegato che gli era piaciuta molto la versione di Ayer,
ma che la sua sarà diversa perché, nella continuity
cinematografica, il Joker non si vede da parecchio tempo e sarà
quindi una versione più stropicciata e
“vagabonda”.
Il regista ha concluso spiegando che
presto sarà protagonista di una live su VERO, durante la quale
parlerà del film.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
In occasione dell’uscita, in
America, di The Nolan Variations, un libro monografico su
Christopher Nolan scritto da Tom
Shone, veniamo a conoscenza di una nuova critica rivolta
ad Interstellar che
il regista britannico proprio non ha sopportato, soprattutto perché
denotava un atteggiamento “conservatore” nei confronti di un
aspetto tecnico che qualche volta nel cinema è sottovalutato.
Christopher Nolan ha infatti dichiarato che
qualcuno, senza fare nomi, gli ha detto che i dialoghi del film non
si sentivano bene perché sovrastati dalla musica, criticando così
il missaggio fatto dai tecnici guidati da Nolan. Quello che il
regista di Memento ha detto in risposta a questa critica indica che
non si tratta di un commento costruttivo, né di una fruizione del
film con strumenti non adeguati, ma semplicemente di una sua scelta
in sede di missaggio, in cui ha voluto che il suono fosse invasivo
e materico per tutto il film.
Nolan ha poi continuato dicendo che
trova assurdo che mentre l’aspetto visivo è oggetto di
sperimentazione e il suo sforzo in questo senso viene sempre
apprezzato, per quello che riguarda il sonoro si trova ancora di
fronte ad un mondo del cinema che lo usa esclusivamente in maniera
tradizionale e mai espressiva, senza forzarlo mai.
Innegabile è il lavoro che invece
Nolan porta avanti in ogni suoi film anche con l’aspetto sonoro,
come si può notare con grande efficacia nell’ultimo Tenet.
Nel lungo elenco dei thriller più
celebri degli anni Novanta si ritrova anche Il
collezionista di ossa, uscito in sala nel 1997 per la
regia di Phillip Noyce, autore già affermatosi
grazie ad altre note pellicole di questo genere. La storia ruota
qui intorno ad un misterioso serial killer con un modo molto
personale di uccidere, mentre il protagonista Lincoln Rhyme dovrà
risolvere il caso prima che sia troppo tardi. Il personaggio del
criminologo Rhyme viene qui adattato per la prima volta per il
grande schermo dopo essere diventato particolarmente celebre nel
mondo letterario.
Il personaggio nasce infatti dalla
penna dell’acclamato scrittore Jeffrey Deaver, che
ha costruito proprio sul Ciclo di Lincoln Rhyme e Amelia
Sachs la sua grande fortuna. Dal 1997 ad oggi, questo si
compone di ben 16 romanzi, grazie ai quali si è consolidata la fama
del personaggio. Da subito gli studios si sono interessati a
realizzare un film sul primo di questi libri, e con il supporto
della Universal ciò è divenuto una realtà in breve tempo. Avvalsosi
di alcuni tra gli attori più in voga al momento, Il
collezionista di ossa ha così raggiunto le sale, accolto con
grande entusiasmo.
Pur ricevendo recensioni
contrastanti, il film riuscì infatti ad affermarsi al box office,
dove ottenne un buon risultato. A fronte di un budget di circa 48
milioni di dollari, il titolo arrivò infatti ad incassarne circa
151 in tutto il mondo. Meritevole di essere riscoperto ancora oggi,
tanto per le sue grandi interpretazioni quanto per l’intreccio del
mistero lo anima, Il collezionista di ossa presenta
diverse curiosità da scoprire prima di una nuova visione. Di
seguito si approfondiranno dunque queste, come anche le piattaforme
streaming dove è possibile trovare e rivedere comodamente il
film.
Il collezionista di ossa: la trama
del film
Protagonista del film è il
detective Lincoln Rhyme, uno dei migliori criminologhi di tutta New
York. Nel corso della sua carriera ha infatti risolto numerosi
complessi casi grazie alla sua acuta capacità di osservazione.
All’attività sul campo ha poi unito anche quella di scrittore,
divenendo un affermato autore di best seller di genere crime, nei
quali riversa molte delle sue esperienze professionali. La sua
bella vita si infrange però improvvisamente nel momento in cui a
causa di un incidente si ritrova paralizzato alle braccia e alle
gambe. Tale nuova situazione getta Rhyme in uno stato di profondo
sconforto, portandolo a decidere di voler ricorrere al suicidio per
porre fine ai suoi dolori.
A fermare il detective dal compiere
il gesto estremo arriva però un improvviso caso, che per
complessità sembra fatto apposta per Rhyme. A proporlo al
criminologo è la poliziotta Amelia Donaghy, la quale gli chiede di
aiutarla nella risoluzione di quella che è a tutti gli effetti una
scia di omicidi ad opera di uno stesso serial killer. Pur se
inizialmente riluttante, Rhyme finisce con l’accettare, e la
collaborazione tra i due porta alla scoperta di nuovi dettagli che
stringono la cerchia dei sospettati. In breve, i due individuano il
modus operandi dell’assassino, al quale però manca ancora
un volto. Ciò che Rhyme non sa, però, è che questo prevede come
gran finale una vittima a loro ben nota. Arrivare alla risoluzione
del caso quanto prima sarà l’unico modo per impedire che il delitto
si compia.
Il collezionista di ossa: il cast
del film
Per conquistare ulteriormente
l’attenzione degli spettatori, i produttori del film si avvalsero
della partecipazione di alcuni celebri interpreti di Hollywood per
i ruoli principali. Al premio Oscar Denzel
Washington è stato infatti assegnato il ruolo del
detective Lincoln Rhyme. Un personaggio per il quale l’attore si è
preparato leggendo diversi dei romanzi di Deaver, studiandone
caratteristiche e personalità. Documentatosi anche per quanto
riguarda il mestiere del criminologo, l’attore ha avuto modo di
rendere ulteriormente realistica e credibile la propria
interpretazione del personaggio. Accanto a lui, nel ruolo di Amelia
Donaghy vi è invece Angelina
Jolie. Oggi acclamata e popolare, all’epoca del film
la Jolie non era ancora particolarmente nota, e fu proprio Il
collezionista di ossa a farle guadagnare ulteriore
notorietà.
Nel film si ritrova poi l’attore
Michael
Rooker, oggi noto per il ruolo di Yondu in
Guardiani della Galassia, e qui impegnato ad interpretare
il ruolo dell’incompetente detective Howard Cheney, subentrato a
Rhyme in seguito all’incidente di questi. La celebre attrice e
cantante Queen Latifah, apprezzata in particolare
nel film Chicago, dà qui vita all’infermiera di Rhyme,
Thelma. Gli attori Mike McGlone e Ed
O’Neill, quest’ultimo noto per il ruolo di Jay in
Modern Family, interpretato invece i detective Kenny
Solomon e Paulie Sellitto. Luiz Guzman, celebre
caratterista di Hollywood, ricopre invece il ruolo del detective
Eddie Ortiz. L’attore BobbyCannavale veste qui i panni di Steve, fidanzato di
Amelia. Infine, l’attore Leland Orser, divenuto
celebre per essere una delle vittime del thriller Seven,
ricopre qui il ruolo di Richard Thompson, responsabile della
manutenzione delle macchine di Rhyme.
Il collezionista di ossa: il
trailer e dove vedere il film in streaming
Gli appassionati del film possono
fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il collezionista
di ossa è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione
sabato 14 novembre alle ore 21:30
sul canale TV8.
9-1-1 4 è la
quarta stagione della serie 9-1-1
creata da Ryan Murphy e Tim Minear per
il network americano FOX. Dai creatori Ryan Murphy e Brad
Falchuk (il franchise di “American Horror Story”, “Nip /
Tuck”), il nuovo dramma procedurale 9-1-1
esplora le esperienze ad alta pressione di agenti di polizia,
paramedici e vigili del fuoco che sono spinti nel più situazioni
spaventose, scioccanti e strazianti. Questi soccorritori devono
cercare di bilanciare il salvataggio di coloro che sono più
vulnerabili nel risolvere i problemi della propria vita.
In 9-1-1
4 protagonisti sono Athena Carter Nash,
(stagione 1-in corso), interpretata da Angela
Bassett, Robert “Bobby”
Nash (stagione 1-in corso), interpretato
da Peter Krause, Evan “Buck”
Buckley (stagione 1-in corso), interpretato
da Oliver Stark, Henrietta “Hen”
Wilson (stagione 1-in corso), interpretata
da Aisha Hinds, Howard
“Howie”/”Chimney” Han (stagione 1-in corso), interpretato
da Kenneth Choi, Michael
Grant (stagione 1-in corso), interpretato
da Rockmond Dunbar, Abigail “Abby”
Clark (stagione 1, guest star stagione 3), interpretata
da Connie Britton, Madeline “Maddie”
Buckley Kendall (stagione 2-in corso), interpretata
da Jennifer
Love Hewitt, Edmundo “Eddie”
Diaz (stagione 2-in corso), interpretato da Ryan
Guzman, May Grant (ricorrente
stagione 1, stagioni 2-in corso), interpretata
da Corinne Massiah, Harry
Grant (ricorrente stagione 1, stagioni 2-in corso),
interpretato da Marcanthonee Jon Reis.
Se guardando la serie The Right
Stuff: Uomini veri, disponibile su
Disney+ dal 9 ottobre, si desidera
conoscere di più sulla storia dei primi veri astronauti americani,
ecco che in soccorso arriva il documentario La vera
storia di The Right Stuff: Uomini veri.
Disponibile dal 20 novembre sulla medesima
piattaforma streaming, questo uscirà in concomitanza con l’ultimo
atteso episodio della serie di fiction. Si va così a completare un
epico racconto che ancora oggi non manca di suscitare curiosità e
trasporto emotivo. A dirigere il progetto vi è il regista premiato
agli Emmy Tom
Jennings, che ha anche prodotto il titolo con 1895
Films per National Geographic.
Il documentario racconta la
straordinaria storia vera dei primi astronauti americani, noti come
Original Mercury 7, e trae ispirazione da centinaia di ore
d’archivio di filmati e trasmissioni radiofoniche, interviste,
video amatoriali e altro materiale raro e inedito per catapultare
gli spettatori alla fine degli anni Cinquanta. Qui prende infatti
forma il Project Mercury, che vedrà gli Stati Uniti proporsi come
protagonisti per la conquista dello spazio, sfidando apertamente i
rivali russi. Tra tentativi, fallimenti e storiche conquiste,
prende forma un racconto che si ricollega direttamente al nostro
presente, nel momento in cui nel 2020 la NASA spedisce due nuovi
astronauti nello spazio, oggi luogo a noi meno ignoto.
Ci sono storie talmente tanto
avvincenti e ricche di colpi di scena che già con la loro semplice
realtà dei fatti sono in grado di conquistare spettatori da ogni
dove e quando. Quella dei primi astronauti della NASA e delle loro
ambizioni nello spazio sono certamente tra queste. Si tratta di un
racconto che ha contribuito a forgiare il paese e il secolo intero,
dimostrando di quali grandi imprese può essere capace l’uomo.
Vedere tutto ciò narrato in una serie di fiction permette
certamente un’affascinante drammatizzazione degli eventi. Ma
ritrovare questa stessa storia in un documentario consente invece
di imbattersi in una serie di dettagli e particolari che
arricchiscono di fascino, e realismo, il racconto.
È quello che succede con La
vera storia di The Right Stuff: Uomini veri, dove si
ripercorre sin dall’inizio il reclutamento, la formazione e la
popolarità pubblica degli Original Mercury 7. Nell’approcciarsi a
tale ricco racconto, il regista costruisce una narrazione che
permette di non distrarsi dal vero cuore del documentario. Jennings
rifugge dalla canonica costruzione di tale genere. Rinuncia
all’utilizzo di interviste e permette di avere un accesso completo
alla corsa allo spazio degli astronauti statunitensi. In
particolare, il film si avvale di una serie di filmati di
repertorio, immagini e registrazioni audio fino ad ora inediti.
Questi materiali sono poi impreziositi da un altrettanto epica
colonna sonora composta da James Everingham e
prodotta dal premio Oscar Hans Zimmer.
La vera storia di The Right Stuff:
la recensione
Prendendosi dunque delle libertà
nella forma, egli ha modo di raccontare con un punto di vista più
ravvicinato una storia altrimenti estremamente classica. Partendo
dalla fine degli anni Cinquanta Jennings ci conduce attraverso un
secolo di conquiste, rese possibili anche dai tanti dolorosi
fallimenti. Particolarmente interessante del documentario è infatti
lo scontro tra Stati Uniti e Russia. Uno scontro non bellico che ha
dimostrato come il desiderio di fare meglio possa portare a
“piccoli passi per l’uomo, ma grandi passi per l’umanità. E per dar
vita ad imprese di questo tipo era davvero necessario avere a
disposizione il meglio del meglio in quanto ad astronauti.
Come narrato dallo scrittore
Tom Wolfe nel suo romanzo The Right
Stuff, alla base sia dell’omonimo film che della nuova serie e
di questo documentario, questo è il racconto di un mondo che si
scontra con il progresso e lo fa proprio. Ciò che però il
documentario aspira ad esaltare è quanto tali vicende abbiano poi
influito nella vita privata di questi uomini. Jennings conduce lo
spettatore nelle loro case, apre un dialogo con i famigliari
rimasti davanti la televisione a guardare i loro cari lasciare il
pianeta terra. È in particolare qui che si ritrova la grandezza di
questa storia, che scava nel privato per comprendere meglio ciò che
è pubblico. Grazie anche alla scelta di costruire il documentario
attraverso sole immagini di repertorio, l’attenzione dello
spettatore è presto conquistata e condotta fin nello spazio.
Proprio quando pensavamo di aver
raggiunto la quota massima di medical drama in tv, ecco
che spunta una nuova serie Doc – Nelle Tue
Mani, che sta letteralmente stregando il pubblico.
Merito di questo successo è senza dubbio la presenza
dell’affascinante e talentuoso protagonista, Luca
Argentero, e di una delle sue specializzande,
Silvia Mazzieri.
Ma se di Luca
Argentero conosciamo ormai ogni dettaglio, sia della
sua vita professionale che privata, invece, chi è Silvia
Mazzieri. Venite a scoprire con noi tutto quello che c’è
da sapere sulla giovanissima attrice di Doc.
Silvia Mazzieri biografia: gli
inizi della sua carriera
10. Nata il 23
febbraio del 1993 a Pisa, Silvia Mazzieri fin da bambina mostra una
predilezione per il mondo dello spettacolo. Dopo aver terminato gli
studi, incoraggiata dalla famiglia, nel 2010 decide di partecipare
al famoso concorso di bellezza Miss Italia. Pur
non riuscendo a portare a casa la corona di più bella d’Italia, a
Silvia viene assegnata la fascia di Miss
Cinema.
9. Dopo
l’esperienza tra le fila delle miss, Silvia decide di proseguire la
sua carriera e comincia a studiare recitazione
presso il teatro Il Genio della Lampada di
Firenze, dove resta fino al 2011. Negli anni successivi la Mazzieri
si trasferisce a Roma e continua il suo percorso di studi presso
l’accademia di recitazione e doppiaggio Actor’s
Planet, dove resta fino al 2014. La terza tappa della sua
istruzione teatrale la porta alla C.I.A.P.A. Acting
School di Gisella Burinato.
8. Durante gli
anni di studio presso le accademie di teatro e recitazione, Silvia
partecipa a diversi progetti come piccoli spot
pubblicitari o cortometraggi. Tra le sue
prime apparizioni televisive più importanti, ricordiamo quella
della Mazzieri nell’amatissima Provaci Ancora Prof
6 (2015), serie tv della Rai con Veronica
Pivetti, Enzo
Decaro e Paolo Conticini.
Silvia Mazzieri in Braccialetti
Rossi
7. Uno dei primi
ruoli importanti per Silvia Mazzieri è quello
nella famosa serie Braccialetti
Rossi arrivato per l’attrice nel 2013.
La serie, scritta e diretta da
Giacomo Campiotti, racconta la storia di un gruppo di ragazzi
ricoverati in ospedale ognuno per un motivo differente. C’è Leo
(Carmine Buschini), un diciassettenne molto solare
e sarcastico che, a causa di un tumore molto aggressivo, ha subito
l’amputazione di una gamba. Il suo handicap, tuttavia, non frena la
sua voglia di vivere ogni giorno a cento per cento, combattendo la
sua malattia senza mai arrendersi.
Insieme a Leo, capo del gruppo, c’è
Vale (Brando Pacitto), suo compagno di stanza e
purtroppo di sventura. A causa di una patologia molto simile a
quella di Leo, anche Vale dovrà subire l’amputazione di una gamba.
A differenza del suo amico, pero, Vale è un ragazzo molto timido e
riservato, con una grande passione per la pittura e il surf. I due
compagni di stanza entrano però in competizione tra loro quando in
ospedale viene ricoverata la bella Cris (Aurora
Ruffino), una ragazza della loro stessa età che soffre
purtroppo di anoressia. L’arrivo di Cris porterà scompiglio tra i
ragazzi che faranno di tutto per conquistarla.
Tra i pazienti più giovani del
gruppo abbiamo Rocco (Lorenzo Guidi), di soli
undici anni, in coma da ormai otto mesi. A determinare il suo stato
d’incoscienza è stato il forte impatto con l’acqua dopo un tuffo
dalla più alta piattaforma di una piscina. Rocco, spinto dai suoi
amici, ha sfidato l’altezza e si è tuffato, cadendo in un profondo
coma. Nonostante ‘dorma’ da settimane, Rocco riesce a sentire tutto
quello che accade attorno a sé e nella serie è proprio lui a
introdurre la storia del gruppo.
A far compagnia a Rocco c’è Davide
(Mirko Trovato) un quattordicenne ricoverato dopo
essere svenuto durante una partita di calcio a scuola. Inizialmente
il ragazzino sembra il tipico bulletto strafottente e scontroso ma
ben presto capiamo che il suo atteggiamento è il risultato di anni
di abusi. Davide vive infatti una situazione non molto facile a
casa. Suo padre, estremamente scontento del suo lavoro, continua a
riversare le sue frustrazioni sul figlio che trova un appoggio solo
nella sua matrigna.
Nella stessa stanza di Rocco e
Davide, infine, c’è anche Toni (Pio Luigi
Piscicelli), l’ultimo arrivato in reparto. Il ragazzino,
appassionato di motori, ha avuto un grave incidente mentre si
trovava nell’officina del nonno. Convinto di essere il grado di
guidare senza supervisione, Toni ha deciso di prendere il prestito
di nascosto una della moto del nonno, decisione che l’ha portato in
un letto d’ospedale.
Leo, Vale, Cris, Rocco, Davide e
Toni sono la squadra dei braccialetti
rossi, gruppo formato da Leo e che prende il nome dai
braccialetti di colore rosso che ognuno di loro ha recevuto dopo un
intervento chirurgico. Quello diventa il simbolo del loto gruppo,
simbolo di forza, determinazione e speranza.
6.Silvia
Mazzieri in Braccialetti
Rossi interpreta Bella, una ragazza
che diventerà nella terza stagione la fidanzata di Vale, uno dei
protagonisti. La serie, in onda su Rai 1 dal 2014
al 2016, è arrivata a 3 stagioni e 19
episodi ognuno dei quali di un’ora e mezza circa. La
Mazzieri e il suo personaggio, vengono introdotti solo a partire
dalla seconda stagione.
Silvia Mazzieri in Il Paradiso
delle Signore
5. Nello stesso
periodo Silvia Mazzieri lavora anche a un’altra
serie tv, divenuta molto popolare dal titolo Il Paradiso
delle Signore.
La serie diretta da Monica Vullo,
ispirata al romanzo Al Paradiso delle Signore di
Émile Zola, è ambientata nella Milano degli anni
cinquanta e sessanta e racconta la storia del primo grande
magazzino d’Italia.
Nel 1956 la giovane Teresa Iorio
(Giusy Buscemi), lascia la Sicilia e il fidanzato
e parte per Milano. La ragazza si trasferisce nella capitale
lombarda perché decisa a lavorare nel negozio d’abbigliamento di
suo zio. Sfortunatamente, appena arrivata in città, Teresa si trova
senza un impiego. Suo zio viene infatti arrestato per aver
appiccato un incendio al furgone del magazzino Il Paradiso delle
Signore, suo concorrente.
Lontana da casa e senza un lavoro,
Teresa tenta di farsi assumere come commessa proprio dal
concorrente di suo zio, lo spietato imprenditore Pietro Mori
(Giuseppe Zeno). Nonostante i dubbi iniziali e le
obbiezioni della responsabile del personale, con l’aiuto della
raccomandazione del pubblicitario Vittorio Conti
(Alessandro Tersigni) Teresa riesce a spuntarla.
La ragazza quindi entra a far parte della squadra delle Veneri, le
commesse più giovani e affascinante del grande magazzino. Col tempo
Teresa dimostra di essere una dipendente esemplare e di essere di
grande aiuto al suo team.
I problemi per Teresa cominciano
quando la ragazza si innamora del proprietario. In breve tempo la
sua cotta diventa un sentimento molto più profondo e ricambiato da
Pietro che sembra tenere molto alla ragazza. Purtroppo raramente
amore e interessi viaggiano sullo stesso binario. Nonostante quindi
i suoi sentimenti verso Teresa, Pietro decide di sposare Andreina
Mandelli (Alice Torriani), figlia di un ricco
banchiere…
4. Nella serie Silvia
Mazzieri interpreta Silvana Maffeis, una
commessa con la passione per il cinema e Audrey
Hepburn, che sogna di diventare un’attrice famosa.
Silvia Mazzieri in Doc
3. Grazie alla sua
partecipazione alla serie Il Paradiso delle Signore,
Silvia Mazzieri si è fatta conoscere dal grande pubblico che
quest’anno la rincontra in un nuovo esaltato prodotto televisivo
targato Rai. Si tratta di Doc – Nelle Tue
Mani, serie tv diretta da Jan Maria
Michelini e Ciro Visco, con un
protagonista d’eccellenza, Luca Argentero.
Medico brillante e molto importante
nel mondo ospedaliero, Andrea Fanti (Luca
Argentero), è vittima purtroppo di un incidente e di un
conseguente trauma cerebrale molto esteso. Questo episodio causa ad
Andrea la perdita dei suoi ultimi dodici anni di vita, amnesia che
intacca non solo le sue relazioni interpersonali ma inevitabilmente
anche il suo lavoro.
Dapprima considerato una delle
poche eccellenze mediche, adesso Andrea deve fare i conti con una
limitata libertà professionale. Tuttavia, nonostante la
frustrazione derivata dall’amnesia, Fanti preferisce di gran lunga
lavorare piuttosto che stare a casa. Privato dei suoi ricordi,
adesso molti dei suoi cari sono diventati degli sconosciuti e per
Andrea interagire con loro è davvero complicato.
Pian piano Andrea dovrà fare i
conti con la realtà, accettare la sua ‘nuova’ condizione e cercare
di riprendere in mano la sua vita privata e professionale.
2. Nella serie
Silvia Mazzieri interpreta Alba
Patrizi, una specializzanda che lavora con Andrea,
innamorata del suo collega Riccardo Bonvegna (Pierpaolo
Spollon), un ragazzo dal passato turbolento.
La serie Doc – Nelle Tue
Mani – liberamente ispirata alla vera storia del
primario Pierdante Piccioni – è attualmente alla sua prima stagione
e va in onda ogni settimana su Rai 1. Per tutti
coloro che volessero recuperare le puntante perse, tutti gli
episodi già trasmessi sono disponibili in streaming gratuitamente
sul sito di RayPlay.
Silvia Mazzieri è su
Instagram
1. Se volete essere sempre
aggiornati sulla vita privata e professionale di Silvia
Mazzieri, vi consigliamo di seguire il suo account
ufficiale Instagram.
Netflix rilascia
le foto del fidanzamento di Carlo e Diana
(Josh O’Connor e Emma Corrin)
dalla
quarta stagione di The
Crown, la serie originale di successo mondiale
che sarà disponibile in tutti i Paesi in cui il servizio è
attivo da domenica 15 novembre 2020.
Ispirato dalla pluripremiata opera
teatrale The Audience, The
Crown racconta la storia del regno decennale
della regina Elisabetta II e della lotta tra il suo io privato e
pubblico. La serie si concentra sugli intrighi personali, le storie
d’amore e le rivalità politiche dietro i grandi eventi che hanno
plasmato la seconda metà del XX secolo. La serie non riguarda
semplicemente la monarchia, ma parla di un impero in declino, un
mondo in disordine e l’alba di una nuova era.
Sul finire degli anni Settanta, la
regina Elisabetta (Olivia
Colman) e la famiglia sono impegnati a garantire la
linea di successione al trono cercando la moglie giusta per il
principe Carlo (Josh O’Connor), che a trent’anni è ancora scapolo.
Mentre la nazione comincia a sentire l’impatto delle politiche
controverse introdotte da Margaret Thatcher (Gillian
Anderson), la prima donna a ricoprire la carica di
primo ministro, le tensioni tra questa e la regina peggiorano
quando la premier conduce il paese nella guerra delle Falkland,
creando conflitti all’interno del Commonwealth. Anche se la storia
d’amore di Carlo e della giovane Lady Diana Spencer (Emma Corrin)
fornisce la distrazione ideale per unire il popolo britannico, tra
le mura del palazzo la famiglia reale è sempre più divisa.
La quarta
stagione della serie The
Crown scritta da Peter Morgan vede la
partecipazione di Helena Bonham Carter nel ruolo della
Principessa Margaret e Tobias Menzies in quello del Duca di
Edimburgo, mentre Josh O’Connor è il Principe Carlo, Erin Doherty è
la Principessa Anna, Emerald Fennell è Camilla Parker Bowles,
Marion Bailey è la Regina Madre, Georgie Glen è Lady Fermoy, con
Tom Byrne che veste i panni del Principe Andrea, Angue Imrie quelli
del Principe Edoardo e Charles Dance quelli di Lord
Mountbatten.
Netflix rilascia
le prime immagini di We
Can Be Heroes, la nuova avventura live action per i
ragazzi e le famiglie. Diretto da Robert
Rodriguez, il film arriverà il 1° gennaio 2021 in tutti i
Paesi in cui il servizio è attivo.
Nel cast
Pedro Pascal, Christian Slater,
Priyanka Chopra, Boyd Holbrook, Adriana Barraza, Chris McDonald
e Yaya Gosselin.
Nel cast anche Vivien Blair, Isaiah
Russell-Bailey, Akira Akbar, Lyon Daniels, Nathan Blair, Lotus
Blossom, Hala Finley, Andy Walken, Dylan Henry Lau, Andrew Diaz,
Taylor Dooley, Sung Kang, Haley Reinhart, J. Quinton Johnson, JJ
Dashnaw.
La trama di We Can Be Heroes
Quando gli invasori alieni
rapiscono tutti i supereroi della Terra, i loro figli dovranno fare
squadra e imparare a lavorare insieme se vogliono salvare i propri
genitori e il mondo.
In considerazione della gravità del
momento, la Presidente Piera Detassis e il Consiglio Direttivo
dell’Accademia del Cinema Italiano all’unanimità hanno deciso che,
esclusivamente per l’anno in corso, siano considerati eleggibili
per le candidature dei Premi David di Donatello 2020/21 tutti i
film italiani la cui uscita era stata prevista in origine per la
sala e che invece, a causa dell’emergenza epidemica e della
chiusura dei cinema in diversi periodi dell’anno, sono stati
diffusi attraverso le piattaforme streaming e VOD (video on
demand).
L’Accademia, come esplicitato
nell’Articolo 2 del regolamento,
si allinea per questa edizione alle deroghe stabilite dai decreti
ministeriali, assecondando criteri di ammissione al concorso più
ampi ed inclusivi.
Una scelta che ha lo scopo di non
penalizzare ulteriormente la nostra industria cine-audiovisiva e il
tanto lavoro creativo dei talenti che la animano e ne
determineranno certamente la ripresa.
Il David, che rappresenta tutti i
lavoratori, i mestieri, le categorie e le associazioni del cinema,
intende così esprimere vicinanza a tutti coloro che stanno
affrontando con ansia, ma anche inesausta energia, modalità
distributive restrittive inedite e più che mai complesse.
La 13a edizione di IRISH FILM FESTA
si sarebbe dovuta svolgere dal 25 al 29 marzo scorso presso la Casa
del Cinema di Roma. A causa dell’emergenza COVID, è stata
annullata, come tantissime altre manifestazioni. Il programma
prevedeva come sempre proiezioni di lungometraggi e cortometraggi,
incontri e masterclass con gli ospiti, e una sezione
letteraria.
Oggi IRISH FILM FESTA torna in
un’edizione speciale, con 18 cortometraggi selezionati, divisi in
due categorie, Live Action e Animazione, che saranno disponibili
gratuitamente per il pubblico italiano su irishfilmfesta.org
“La selezione è stata impegnativa,
con diversi corti assai validi che sono dovuti, nostro malgrado,
rimanere fuori”, commenta il direttore artistico Susanna Pellis.
“Fa piacere, per l’ennesima volta, veder confermato il livello e la
considerazione raggiunti dal cortometraggio in Irlanda; e fa
altrettanto piacere riconoscere attori molto noti nei titoli in
concorso, come Moe Dunford, Kate O’Toole, Martin McCann, Ian
McElhinney, Pat Shortt, Stuart Graham”.
L’evento online IRISH FILM FESTA in
short non vuole sostituire l’esperienza reale del festival, per il
quale la presenza degli artisti irlandesi è sempre stata e resta
imprescindibile. L’iniziativa nasce dal desiderio di continuare a
offrire agli spettatori italiani, sia pure in forma ridotta, una
finestra sul cinema irlandese contemporaneo e su uno dei suoi
settori più vivaci, quello del cortometraggio.
Élite è una tra le
più famose serie TV spagnole disponibili in streaming su
Netflix, assieme a
La casa di carta e a
Vis a Vis. In attesa del suo ritorno, scopriamo insieme, in
questo articolo di approfondimento, tutto ciò che c’è da sapere su
questo teen drama di genere thriller: la trama, il
cast, ma anche alcune informazioni riguardanti le
stagioni e gli episodi da cui è
composta.
Inoltre, leggendo i prossimi
capitoli, potrai anche sapere quando esce la nuova stagione e come
vederla in streaming. Continua, quindi, a leggere,
per saperne di più.
Élite trama
La trama di questa
serie televisiva è incentrata su un gruppo di rampolli delle più
ricche famiglie di Spagna, che frequentano la prestigiosa scuola
Las Encinas.
La loro vita agita verrà però
presto sconvolta, a seguito dell’abbattimento del divario tra le
classi sociali: nell’istituto privato, infatti, arriveranno Samuel,
Nadia e Christian, tre ragazzi di umili origini.
Il loro arrivo, chiaramente, non
verrà visto di buon occhio da coloro che rappresentano la classe
elitaria e, tra risse, problemi adolescenziali e tensioni sociali,
la situazione precipiterà drasticamente, fino a sfociare in un
omicidio.
Il compimento di un gesto così
estremo avrà notevoli conseguenze sulla persona che ha compiuto
l’omicidio, ma anche sulle vite di coloro che, direttamente o
indirettamente, ne verranno coinvolti.
A partire da questo evento, quindi,
la storia della serie TV ripercorre le vicende che hanno portato al
folle gesto, esplorandone anche le successive conseguenze.
Élite cast e personaggi
Nel cast
di questa serie televisiva spagnola è possibile ritrovare alcuni
attori già visti nella serie TV
La casa di carta come per esempio l’attrice
María Pedraza nei panni di Martina, ma anche l’attore
Miguel Herrán nel ruolo di Christian e
Jaime Lorente in quello di Nano.
Detto ciò, per maggiori
informazioni sul cast di questa serie TV, fai
riferimento all’elenco che trovi qui di seguito, in modo da
conoscere i nomi degli altri principali interpreti e anche quelli
dei rispettivi personaggi.
Se sei curioso di dare un primo
sguardo a questa serie televisiva, ti consiglio di vedere il
trailer ufficiale in italiano
pubblicato su YouTube da Netflix che trovi qui di seguito.
Élite stagioni ed episodi
La serie TV è composta, al momento
attuale, da tre stagioni, ciascuna delle quali è
formata da otto episodi. A seguito del suo notevole successo, però,
è stata rinnovata per una quarta e una
quinta stagione, al termine della quale,
presumibilmente, dovrebbe concludersi.
Detto ciò, qui di seguito puoi
trovare un breve riepilogo riguardante tutte le stagioni della
serie televisiva, con anche le informazioni relative alla data
della messa in onda.
Élite 1
La prima stagione
della serie televisiva, composta da 8 episodi, è
stata interamente distribuita su Netflix il 5
ottobre 2018.
La trama vede come protagonisti
Samuel, Nadia e Christian, i primi studenti di bassa estrazione
sociale a venir ammessi a Las Encinas, il prestigioso istituto
spagnolo in cui è ambientata questa serie televisiva.
I tre ragazzi, però, faticano ad
ambientarsi a causa delle differenze sociali, ma la storia oltre a
raccontare le difficoltà della loro integrazione, esplorerà le
vicende che hanno portato a un omicidio: quello di Marina, una
studentessa dell’istituto, nonché la figlia di un ricco impresario
edile.
Se vuoi saperne di più, ti
consiglio di leggere la nostra recensione.
Élite 2
La seconda stagione della serie
televisiva, composta anch’essa da 8 episodi, è
stata pubblicata su Netflix il 6 settembre 2019.
Le vicende sono ambientate a
seguito della conclusione della prima stagione e i protagonisti
sono tre nuovi giovani studenti ammessi a Las Encinas: Cayetana,
Valerio e Rebeka. In parallelo, la polizia è alla ricerca di uno
studente scomparso: si tratta di Samuel.
La terza stagione
di questa serie televisiva spagnola, formata da 8
puntate, è stata distribuita su Netflix il 13 marzo
2020.
La storia conclude l’arco narrativo
aperto a seguito della morte di Marina nella prima stagione: Polo,
l’assassino della ragazza che era rimasto finora impunito, viene
trovato morto in discoteca. Chi sarà stato a ucciderlo e, quindi, a
vendicare la morte di Marina?
Nonostante abbia concluso il suo
arco narrativo, la serie TV è stata rinnovata per una quarta
stagione che, presumibilmente, dovrebbe arrivare nel 2021.
La trama non è
stata ancora annunciata, tuttavia la storia rinuncerà sicuramente
ad alcuni personaggi, dato che parte del cast è uscito di scena.
Pertanto, maggiore spazio verrà probabilmente dato alle storie di
alcuni nuovi studenti in arrivo a Las Encinas.
Per maggiori informazioni al
riguardo, leggi il nostro articolo di approfondimento dedicato alla
quarta
stagione.
Élite streaming
Ti stai chiedendo come
vedereÉlite in streamingita perché vorresti recuperare le puntate di
questa serie televisiva? In tal caso, devi sapere che, al momento
attuale, in Italia i diritti relativi alla distribuzione sono in
mano a Netflix
ed è quindi necessario possedere un abbonamento a questa
piattaforma, per vederla.
Il genere poliziesco/investigativo
è indubbiamente il più amato dagli spettatori e questo è il motivo
per cui in tv e sulle piattaforme streaming spuntano sempre nuove
serie, miniserie e film a tema. A sfidare i giganti del crime
americano come Law &
Order – serie decisamente hard core – e classici
dell’investigazione vecchio stile come La Signora in
Giallo, ci prova il vecchio continente con
Delitti in Paradiso.
Creata da Robert
Thorogood per la BBC One, Delitti
in Paradiso è una serie franco-britannica ambientata tra
il Regno Unito e i Caraibi. In onda dal 2011 e ancora in corso
d’opera, la serie è arrivata a 9 stagioni e
72 episodi. Tuttavia, a causa della
pandemia da Coronavirus, la decima stagione, già
annunciata, si è fermata in preproduzione e purtroppo ancora oggi
non sappiamo quando arriverà sul piccolo schermo.
Delitti in Paradiso cast e
trama
Un famoso e talentuoso detective
inglese, Richard Poole (Ben Miller), viene
trasferito a Saint Maire, una fittizia isola caraibica, per
risolvere un difficile caso d’omicidio. Sull’isola, infatti, è stat
trovato senza vita il corpo di un agente della polizia britannica e
il colpevole di questo delitto pare sia ancora a piede libero.
Poole viene quindi inviato a Saint Marie per risolvere il caso e
per prendere il posto del suo defunto collega a capo dell’unità
investigativa.
Per Richard cominciano quindi le
indagini che lo porteranno alla risoluzione del caso e all’inizio
di una nuova esperienza lavorativa. Lontano da Londra e dalla
società inglese, Poole dovrà abituarsi presto a un nuovo stile di
vita, entrando a contatto con una diversa cultura e con personaggi
a dir poco coloriti.
[SPOILER
ALERT]
Nel corso delle stagioni, Poole
continua il suo lavoro di investigazione e riesce a risolvere
numerosi casi d’omicidio. In ogni episodio, infatti, lo vediamo
impegnato con un nuovo mistero da risolvere. Purtroppo però la sua
carriera si interrompe all’inizio della terza
stagione quando viene brutalmente assassinato.
A sostituire il defunto Poole,
arriva da Londra un nuovo detective, Humphrey Goodman (Kris
Marshall), meno ‘raffinato’ del suo predecessore ma
non per questo incapace. Il compito di Goodman, come per Poole
prima di lui, è quello di indagare sulla morte del suo collega e di
prendere il suo posto al comando della stazione di Saint Marie. Ma
anche il ‘regno’ di Goodman è di breve durata.
Nella sesta
stagione della serie, Humphrey incontra di una turista,
Martha Lloyd (Sally Bretton), in vacanza a Saint
Maire per un mese. Durante questo periodo, i due cominciano a
frequentarsi e, inevitabilmente, si innamorano l’uno dell’altra.
Così anche Goodman decide di seguire la sua bella a Londra,
lasciando l’isola.
Delitti in Paradiso 9
Gli avvicendamenti di cast nella
serie Delitti in Paradiso, purtroppo (o per
fortuna), continuano anche dopo la partenza di Goodman. Nuovamente
senza un detective al comando, l’isola di Saint Marie si prepara ad
accoglie un nuovo ‘rimpiazzo’.
[SPOILER
ALERT]
Questa è la volta di Jack Mooney
(Ardal O’Hanlon), uno dei detective più famosi di
Londra, già conosciuto alla squadra di Saint Marie. A causa della
morte di sua moglie, Mooney decide di accettare l’incarico
sull’isola nella speranza di riuscire a spazzare via il suo dolore.
Ma purtroppo i problemi tendono sempre a seguirci. Ecco perché
anche il povero Jack, a metà della nona stagione,
decide di abbandonare Saint Marie e di affrontare finalmente il suo
lutto. Il detective, insieme a sua figlia, abbandona l’isola e si
trasferisce nuovamente a Londra.
A sostituzione di Mooney, arriva
dalla capitale inglese l’ennesimo detective. Stavolta si tratta di
Neville Parker (Ralf Little), un uomo
relativamente giovane ma molto in gamba, per nulla preparato,
tuttavia, alla vita nei caraibi. Pieno di piccole fissazioni e
allergie, Parker sin da subito sembra non gradire il clima
tropicale di Saint Marie né tantomeno le fastidiose punture degli
insetti.
Inviato sull’isola solo come
rimpiazzo momentaneo, Parker è poi costretto a restare più del
dovuto. A causa di un infortunio sul lavoro, il detective non può
mettersi in viaggio ed è quindi obbligato a rimanere almeno per un
paio di mesi. Rassegnato all’idea di non poter rivedere presto la
sua cara e vecchia Londra, Parker comincia ad ambientarsi e a
esplorare quel nuovo piccolo angolo di paradiso.
Delitti in Paradiso 10
Tra le tantissime serie poliziesco
investigative disponibili in tv e in streaming, Delitti in
Paradiso è senza alcun dubbio una delle più amate dagli
spettatori non solo britannici. Nonostante, infatti, la struttura
degli episodi sia quasi sempre la stessa, c’è qualcosa che spinge
il pubblico a restare incollato allo schermo.
Un po’ come nei racconti di
Agatha Christie, i detective di turno si impegnano
a raccogliere tutte le prove, analizzare le scene del crimine e
interrogare i sospetti. Solo alla fine, dopo una lunga serie di
indagini, i novelli Miss Murple e Hercule
Poirot riescono ad acciuffare il colpevole che di solito è
il più insospettabile tra i sospettati.
Ma se le puntate della serie sono
in effetti ripetitive nel loro schema narrativo, cos’è che rende
Delitti in Paradiso un tale successo? Uno degli ingredienti
fondamentali della serie è lo straordinario humor
inglese che trova la sua massima espressione nello
scontro tra culture.
Ognuno dei detective assegnati
al comando dell’isola di Saint Marie, rappresenta il tipico
englishman, amante del freddo, con la giacca di tweed, un
po’ nevrotico e leggermente ipocondriaco. Tuttavia, nonostante le
difficoltà iniziali, Regno Unito e Caraibi trovano il modo di
comunicare tra loro e di unire le forze per combattere la
criminalità e difendere quell’isola meravigliosa.
La componente comica quindi, unita
al crime vecchio stile, ha decretato negli anni il successo della
serie che è arrivata nel 2020 alla sua decima stagione. Mentre nona
stagione è in onda su Fox
Crime dal 22 ottobre di quest’anno, Delitti in
Paradiso 10 è purtroppo ancora bloccata in fase di
pre-produzione a causa della pandemia da
Coronavirus.
Delitti in Paradiso, dove vederlo
in streaming
Tutte le stagioni di
Delitti in Paradiso sono disponibili in streaming
a pagamento su NOW
TV e su Sky On
Demand. Mentre sulla piattaforme di Amazon Prime Video
trovate in streaming solo le prime quattro stagioni della
serie.
#iorestoinSALA,
il circuito digitale cui
aderiscono più di 50 cinema
italiani prosegue nella sua missione! L’obiettivo è
quello di arricchire e rendere più completa l’offerta di qualità
portando nelle case del pubblico italiano non solo i film ma anche
gli autori del nostro cinema. Il nuovo incontro/live streaming sarà
quindi con il regista Andrea Adriatico e l’attore
Nicola Di Benedetto che introdurranno martedì 17 alle 20.30 il loro
film GLI
ANNI AMARI (distribuito da I
Wonder Pictures).
Il film, evento di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma,
ripercorre la vita e i luoghi di Mario Mieli, tra i fondatori del
movimento omosessuale italiano nei primi anni 70. Nato nel 1952 a
Milano e morto suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu
attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma
soprattutto pensatore e innovatore dimenticato.
Figlio di genitori benestanti e
penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto
complicato con il padre Walter e la madre Liderica.
Secondo il regista Andrea Adriatico GLI ANNI AMARIè l’attraversamento di
un’epoca, di quei vitali,
difficili, creativi,
dolorosi e rimossi anni ’70.È anche la rievocazione di un necessario
movimento per i diritti, come
quello omosessuale, che doveva inventare
forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di
un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui
gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo
circondava. Gli anni amari è tutto questo, o almeno cerca di
esserlo.
GLI ANNI AMARI
di Andrea Adriatico, Italia 2019, 112’ #IORESTOINSALA 17 novembre ore 20.30 Biglietto €6,90
Amazon Prime Video dona 1 milione di
euro in Italia per sostenere i lavoratori del mondo dello
spettacolo duramente colpiti dalla crisi per il COVID-19. La
donazione è destinata al Fondo Scena Unita, creato da un
gruppo di artisti e personalità del mondo dello
spettacolo con il
supporto iniziale di Amazon Prime Video. Le
donazioni a questo fondo sono aperte anche ad altre
società, affinché il maggior numero possibile di
lavoratori dello spettacolo possano
beneficiarne. www.scenaunita.org
Scena Unita è
un progetto creato da un gruppo di artisti, musicisti
e personalità dello spettacolo tra cui Fedez, Carlo
Verdone, Achille Lauro, Sabrina Ferilli, Gianna
Nannini e molti altri, che hanno deciso di
unire le loro forze
per supportare i lavoratori dell’industria
dell’intrattenimento che più di altri hanno
subìto la crisi creata dalla diffusione del COVID-19,
dopo la chiusura di set e produzioni indipendenti,
teatri, live club e gli spazi dedicati allo
spettacolo.
“La crisi provocata dal COVID-19 ha
colpito centinaia di lavoratori dello spettacolo in Italia e
in Europa,” ha dichiarato Georgia Brown, Director
of European Amazon Originals for Prime
Video. “Si tratta di un periodo particolarmente
difficile e siamo consapevoli delle avversità che tante
persone stanno affrontando. Dato che nei prossimi mesi inizieremo
la produzione di numerose serie Amazon Original in
Italia e in tutta Europa, vogliamo impegnarci e continuare a
sostenere questa grande comunità creativa a superare la
crisi”.
“Voglio ringraziare innanzitutto i colleghi che
generosamente stanno sostenendo questo progetto e Amazon Prime
Video che ha subito appoggiato la nostra idea di un fondo dedicato
ai lavoratori dei concerti dal vivo,
degli spettacoli teatrali, fino all’industria
dell’intrattenimento, stanno subendo le inimmaginabili
conseguenze della crisi causata
dal COVID-19,” ha
detto Fedez. “Questo sicuramente non
risolverà tutti i problemi che stanno affrontando ma ci
sembrava doveroso fare qualcosa. Sono sicuro che gli
spettacoli dal vivo ricominceranno ma questo succederà
solo unendo le forze e
sostenendo questi lavoratori, che
sono i pilastri di ogni show”.
Il progetto di raccolta fondi di
Scena Unita è promosso dal CESVI, un’organizzazione
indipendente che lavora da oltre 30 anni per far fronte alle
peggiori emergenze umanitarie, in collaborazione con il
coordinamento La Musica che gira e
l’impresa sociale Music Innovation Hub.
“Il contributo entusiasta di
Amazon Prime Video a Scena Unita è per noi di Cesvi la conferma che
per trovare le risposte concrete alle impellenti sfide sociali,
soprattutto in situazioni emergenziali come quella che sta
affrontando il nostro Paese, è indispensabile una stretta
collaborazione tra imprese e mondo non profit”
dichiara Gloria Zavatta, Presidente
della Fondazione Cesvi. “Avere un partner che crede
nei valori umani e che investe su quei valori ha reso possibile lo
sviluppo di progetti importanti come Scena Unita. Ci auguriamo che
molte altre società seguano la scia di Prime Video.”
Tutte le donazioni effettuate
saranno raccolte da CESVI che metterà a disposizione la
propria struttura operativa per valutare le domande ed erogare i
fondi ai lavoratori. Per far sì che tutto si svolga con
la massima trasparenza, i criteri per accedere al
fondo dedicato ai lavoratori del settore della musica e dello
spettacolo saranno definiti attraverso bandi redatti da un Comitato
Tecnico che coinvolge diversi esperti del settore che
porteranno il loro contributo. Il comitato tecnico sarà affiancato
da un altro comitato che vigilerà sulla trasparenza e la
tracciabilità di tutta l’operazione. Tutti i bandi saranno resi
pubblici attraverso il sito di Cesvi, un sito dedicato
all’iniziativa, www.cesvi.org/scenaunita.
La donazione di 1 milione di
Euro di Amazon Prime Video in Italia è parte dei 6
milioni di dollari di beneficienza annunciati nei mesi
scorsi per supportare la comunità
creativa delle produzioni cinematografiche e
televisive in Europa a superare la crisi data dal
COVID-19. Le donazioni che sono già state annunciate
comprendono 1 milione di sterline destinato in Gran Bretagna
al Film and
TV Charity’s COVID-19 Response per dare il
via a un finanziamento per aiutare l’industria a ripartire, e
le 500.000 sterline donate al Theatre Community Fund, lanciato
da Olivia Colman, Phoebe Waller-Bridge e Francesca
Moody, per stanziare dei finanziamenti in favore dei
lavoratori teatrali e i freelance in
difficoltà di tutta la Gran Bretagna.
Amazon Studios ha realizzato oltre
20 progetti Original in tutta Europa dal 2016 ad oggi,
incluso il
primo show Amazon Original italiano Celebrity Hunted –
Caccia all’uomo e il documentario appena uscito FERRO.
Amazon Studios ha anche annunciato la produzione
di altre serie
italiane originali come Bang Bang Baby, Vita da
Carlo, Dinner Club, Everybody Loves Diamonds e
Celebrity Hunted – Caccia all’uomo Stagione 2.
Non è mai troppo presto per entrare
nello spirito natalizio, soprattutto se
Anna Kendrick si è già portata avanti. Il film di
Natale Noelle
arriverà in Italia su Disney+
il 27 novembre 2020.
Nella commedia natalizia di
Disney+Noelle,
la figlia di Babbo Natale, Noelle Kringle (Anna
Kendrick) è piena di spirito natalizio e di gioia per
le feste, ma il suo più grande desiderio è realizzare qualcosa di
“importante” come il suo amato fratello Nick Kringle (Bill Hader),
che quest’anno erediterà il ruolo di Babbo Natale dal padre. Quando
Nick è sul punto di sgretolarsi come un pezzo di pan di zenzero a
causa del troppo stress, Noelle gli suggerisce di prendere una
pausa e di partire… ma non vedendo tornare il fratello, Noelle
decide di lasciare il Polo Nord per ritrovarlo e riportarlo
indietro in tempo per salvare il Natale. L’improvvisa scomparsa del
nuovo Babbo Natale getta il Polo Nord nel caos, tanto che la
signora Kringle (Julie Hagerty) è costretta ad intervenire per
tenere a freno il temporaneo sostituto hi-tech di Babbo Natale, il
cugino Gabe (Billy Eichner). Nel frattempo, Noelle insieme all’elfo
Polly (Shirley MacLaine), la tata pungente ma di buon cuore della
famiglia, è al sud impegnata nella missione di ricerca e recupero,
durante la quale si renderà conto di avere molto in comune con suo
padre, cominciando così a capire il vero significato del
Natale.
Scritto e diretto da Marc Lawrence,
Noelle
vede nel cast
Anna Kendrick, Bill Hader, Kingsley Ben-Adir, Billy
Eichner, Julie Hagerty e Shirley MacLaine. Il film è prodotto da
Suzanne Todd con John G. Scotti come produttore esecutivo.
Noelle
debutterà in Italia il 27 novembre, in streaming solo su Disney+.
Dopo Cuori
estraneiEdoardo Ponti torna a
dirigere sua madre, Sophia Loren, affidandole il
personaggio di una donna forte anche se provata dalla vita.
La vita davanti a sé è basato sul romanzo
di Romain Gary, La vie devant soi, che
aveva già avuto un adattamento cinematografico, peraltro di grande
successo: La vita davanti a sé di
Moshé Mizrahi, protagonista Simone
Signoret, vincitore dell’Oscar come Miglior film
straniero nel 1978. Ponti adatta la vicenda ai tempi
d’oggi.
La vita davanti a
sé, la trama
Madame Rosa, Sophia
Loren, è una ex prostituta ebrea, reduce da Auschwitz, che
accoglie in casa propria i figli delle colleghe che non possono
tenerli, dietro compenso. Ne ha già due quando il suo vecchio
amico, il dottor Cohen, Renato Carpentieri, le
propone di prendere con sé anche Momo, Ibrahima
Gueye, un bambino di 12 anni originario del Senegal che ha
perso la madre. Madame Rosa è anziana e stanca e Momo si presenta
subito come un ragazzino problematico. Lei però accetta e inizia
una convivenza che si trasformerà in un legame affettivo molto
stretto. Quando la salute di Madame Rosa inizia a peggiorare, la
donna si fa promettere da Momo che non la farà portare in ospedale,
perché non vuole subire un accanimento terapeutico. Il ragazzo farà
di tutto per cercare di mantenere la promessa fatta a Madame
Rosa.
La vita davanti a
sé, un racconto edificante
La storia di Momo e Madame Rosa,
raccontata da Edoardo Ponti, anche autore del
soggetto e della sceneggiatura assieme a Ugo
Chiti, mette insieme una serie di marginalità e invita lo
spettatore a guardarvi dentro senza pregiudizi. Ecco dunque che tra
i vicoli di Bari vecchia si incontrano la stessa Rosa, due volte
emarginata, perché ebrea e prostituta, il transessuale Lola,
Abril Zamora, che affida sua figlia alle cure
dell’anziana donna, e ovviamente, immigrati di varie generazioni,
dal negoziante musulmano da decenni in Italia, interpretato da
Babak Karimi, che prenderà Momo sotto la sua ala,
fino a Momo stesso, appena arrivato dal Senegal, e al suo compagno
di stanza, Iosif Diego Pirvu, con cui litiga
sempre, ma a cui in fondo vuole bene. C’è poi la marginalità di un
sud in cui le opportunità e le lusinghe della criminalità sono
sempre dietro l’angolo. Nel suo percorso di formazione Momo le
sperimenterà, incontrando personaggi come quello interpretato da
Massimiliano Rossi (Gomorra – La
serie, Indivisibili,
Il primo re), che sfrutta ragazzi di
origine africana come bassa manovalanza per lo spaccio.
Obiettivo di
Ponti, però, è mostrare come sia possibile
intraprendere strade forse meno facili della criminalità e del
pregiudizio, dell’odio contro il diverso, l’estraneo. Mostrare che
queste strade ci sono, sono ampiamente percorribili e portano
senz’altro a un futuro più luminoso e che i ragazzi come Momo,
apparentemente ribelli, in realtà, vogliono solo essere visti e
amati – come suggerisce la canzone Io sì, interpretata da
Laura Pausini. È importante, poi, riannodare i
fili della memoria, ricordare il passato per non ripeterne gli
errori, come il personaggio di Madame Rosa insegna.
Sophia Loren e il cast de
La vita davanti a sé
È proprio lei, Sophia
Loren, ad impedire che la trattazione didascalica
appesantisca troppo il lavoro. Questo avviene solo in misura
contenuta proprio perché Sophia Loren è capace di
dare grazia e poesia alla sua Rosa, non senza la ruvidezza
necessaria a dare corpo a un’altra donna forte, che va ad
aggiungersi alla lunga galleria di personaggi interpretati
dall’attrice, premio Oscar per La
Ciociara. Accanto a lei, un altro pilastro del cinema
italiano come Renato Carpentieri e tre bambini ben
scelti, protagonisti insieme di momenti anche buffi.
Massimiliano Rossi, Abril Zamora
e Babak Karimi completano il gruppo offrendo buone
prove. Come dimenticare poi Bari, anch’essa protagonista del film:
il fascino dei vicoli della città vecchia, i palazzoni di recente
costruzione, il mercato del pesce. Una città multiculturale che pur
con tutti i suoi problemi resta simbolo di integrazione.
La vita davanti a
séin streaming,dove e
quando vederlo
La vita davanti a
sé, prodotto da Palomar e
distribuito da Netflix, è disponibile dal
13 novembre sulla piattaforma streaming.
Nonostante lo strabiliante finale di
Avengers:
Endgame e l’allettante scena post-credits di Spider-Man:
Far From Home, l’avvio della Fase 4 del MCU è purtroppo stato posticipato a
causa della pandemia di Covid-19. Se tutto fosse andato secondo i
piani, ad oggi la Fase 4 sarebbe già in corso con l’uscita nelle
sale di Black
Widow lo scorso maggio e l’imminente arrivo de Gli
Eterni entro la fine dell’anno. Ma purtroppo, il mondo sta
affrontando una crisi sanitaria che entrerà nella storia. In attea
di tempi migliori,
Screen Rant ha raccolto le 10 cose più eccitanti che bisogna
aspettarsi con l’arrivo della Fase 4 dell’Universo Cinematografico
Marvel:
1Il vero Mandarino
Una
delle più grandi delusioni del MCU è stato certamente il plot-twist
di Iron
Man 3 che ha rivelato che il Mandarino, il temibile
arcinemico di Tony Stark dei fumetti, era in realtà soltanto un
attore assunto per essere il volto dei Dieci Anelli, e non il vero
leader con sinistre abilità magiche.
La
Marvel correggerà quest’errore proprio nella Fase 4, con
l’introduzione del vero Mandarino in
Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings. Sarà
interpretato dal leggendario Tony Leung e sostituirà Fu Manchu come
padre del personaggio del titolo.
Un nuovo report di
THR suggerisce che J.K. Rowling non si sarebbe
opposta al licenziamento di Johnny Depp dalla saga di Animali
Fantastici. Lo scorso 6 novembre,
Depp è stato licenziato dal franchise e ha annunciato che il
ruolo del villain Gellert Grindelwald sarebbe stato affidato ad un
altro attore.
La decisione è arrivata dopo che un
giudice del Regno Unito si è pronunciato contro le accuse di
diffamazione mosse da Depp al quotidiano The Sun dopo che la
rivista l’aveva etichettato come un “picchiatore di
mogli”. La causa è solo l’ultimo capitolo di una lunga
battaglia legale intrapresa tra l’attore e l’ex moglie
Amber Heard, che ha chiesto il divorzio da Depp nel
2016, adducendo come motivazione una relazione violenta e
tossica.
La loro lunga battaglia legale, che
dura ancora oggi, ha letteralmente diviso i fan dei
rispettivi franchise di cui Depp e Heard sono i protagonisti:
alcuni sostenitori della star di Pirati dei Caraibi, infatti, hanno risposto al
licenziamento di Depp dalla saga spin-off di
Harry Potter avviando
una petizione per la rimozione di Heard da
Aquaman 2.
Con altre cause e battaglie tra i
due attori ancora da risolvere, Animali Fantastici
3 sarebbe andato incontro ad ulteriori ritardi qualora a
Depp fosse stato chiesto di comparire in tribunale. Il film è già
stato posticipato numerose volte, sia a causa della performance al
box office del secondo episodio (I
Crimini di Grindelwald) sia per colpa della pandemia di
Coronavirus. Alla fine, le riprese del film sono partite a Londra
alla fine dello scorso settembre.
Secondo
THR, il licenziamento di Johnny Depp sarebbe dipeso dalle decisioni in
merito ai casi giudiziari in cui l’attore è attualmente coinvolto.
Quando il giudice si è pronunciato contro di lui nella causa per
diffamazione ed è stata presa la decisione di allontanarlo dal
franchise di Animali Fantastici, pare che
J.K. Rowling non sia sia opposta al licenziamento
dell’attore, nonostante in passato la scrittrice aveva sostenuto
Depp e la decisione di ingaggiarlo come interprete di Grindelwald.
Tuttavia, a causa di alcuni vincoli contrattuali, Depp riceverà
comunque il suo intero stipendio:
ben 10 milioni di dollari, compenso nettamente superiore a
quello dei due co-protagonisti del franchise,
Eddie Redmayne e
Jude Law.
La nuova data di uscita di Animali Fantastici 3
Di recente abbiamo appreso che
Mads Mikkelsen è in trattative con la Warner
Bros. per sostituire Depp ed interpretare Gellert Grindelwald a
partire da Animali Fantastici 3. In attesa di una
comunicazione ufficiale da parte della Warner Bros., ricordiamo che
il film -inizialmente previsto per il 12 novembre 2021 – arriverà
adesso nelle sale il 15 luglio 2022.
Sebbene
Christopher Nolan sia uno dei registi più
apprezzati di Hollywood, ha ricevuto diverse lamentele da parte di
alcuni suoi colleghi registi per l’utilizzo del suono in Interstellar.
A differenza dei suoi lavori di maggior successo
come
Il cavaliere oscuro,
Inception e Dunkirk, lo
sci-fi del 2014 diretto da Nolan non ha performato secondo le
aspettative al box office e ha ricevuto un’accoglienza per lo più
mista.
Indipendentemente da ciò, Nolan è
ancora molto rispettato nel settore per la innegabile capacità di
attirare un vasto pubblico in sala. Tuttavia, più di recente,
nonostante le recensioni per lo più positive, l’uscita della sua
ultima fatica, Tenet,
in piena emergenza sanitaria ha palesato che il pubblico non è
ancora pronto a tornare al cinema, come hanno dimostrato anche i
risultati al botteghino globale non proprio entusiasmanti.
Alcuni fan devoti all’opera di
Nolan sostengono che Interstellar
sia uno dei suoi più grandi film. Tuttavia, l’accoglienza riservata
da parte della critica sembrerebbe affermare l’esatto contrario. Il
film si svolge nel futuro, quando il pianeta Terra sta diventando
ormai inabitabile. La storia segue il Professor Brand (interpretato
da Micheal Caine), un fisico della NASA che cerca
di salvare l’umanità intraprendendo un viaggio attraverso la
galassia ed un wormhole. All’87esima edizione degli Academy Awards,
Interstellar
ha ricevuto una manciata di nomination, ma è riuscito a portare a
casa soltanto la statuetta per i migliori effetti visivi.
Nel libro di Tom Shone, “The Nolan
Variations: The Movies, Mysteries, and Marvels of Christopher
Nolan” (via
Indiewire), il regista britannico dichiara che spesso riceve
lamentele dal pubblico per il suono dei suoi film e che anche altri
registi si sono lamentati con il regista per l’uso del suono nei
suoi lavori. In particolare, è stato proprio in riferimento ad
Interstellar
che i colleghi di
Christopher Nolan hanno espresso il maggior senso
di frustrazione: come spiegato nel libro, molti non sono stati in
grado di comprendere i dialoghi. Nolan ha adottato un approccio non
convenzionale in merito al missaggio del film. In Interstellar,
infatti, sono stati eliminati i filtri tradizionali nel software
che filtra le frequenze di fascia bassa. Di conseguenza, l’organo è
esagerato nella colonna sonora, con Nolan che sostiene che tale
effetto è ancora più notevole nell’esperienza IMAX.
Christopher Nolan su Interstellar:
“Se proponi il suono in una certa maniera, la gente si
infuria.”
“Abbiamo ricevuto parecchie
lamentele sul sound design di Interstellar. Ho anche ricevuto
chiamate da parte di altri registi che mi hanno detto: ‘Ho appena
visto il tuo film, ma i dialoghi non sono udibili’. Alcuni
pensavano che la musica fosse troppo alta, ma la verità è che si
trattava di tutta l’enchilada che avevamo scelto per il missaggio.
Era un mix molto, molto radicale. Sono rimasto alquanto spiazzato
da quanto le persone tendano ad essere conservative quando si parla
del sonoro. Puoi fare un film con qualsiasi aspetto dal punto di
vista visivo, puoi girarne uno con l’iPhone e nessuno si
lamenterebbe. Ma se proponi il suono in una certa maniera o se
scegli certe sub-frequenze, la gente si infuria e si
ribella.”
Anche se la ricezione dell’utilizzo
del suono da parte di Nolan continuerà probabilmente a dividere
l’opinione di addetti ai lavori e non, è emozionante ascoltare un
regista che si trova a proprio agio nello sperimentare con il suono
per cercare di migliorare l’esperienza dello spettatore. Nel
cinema, il suono è sempre l’ultimo elemento che la maggior parte
degli spettatori nota; tuttavia, il suono è anche il primo elemento
che riduce l’esperienza visiva se ci sono problemi minori.
Indipendentemente dal fatto che il sound design di Interstellar
abbia avuto o meno successo, Nolan ha dimostrato di essere più
disposto a sperimentare con il suono rispetto ad alcuni dei suoi
colleghi.
WandaVision
è uno delle prossime miniserie in uscita su Disney+
creata da Jac Schaeffer e basata sui personaggi
Marvel Scarlet/Scarlet Witch interpretato da
Elizabeth Olsen e Vision interpretato da
Paul Bettany. La serie è ambientato nel Marvel
Cinematic Universe (MCU) e ne condividendo la continuità con i
film.
La trama si svolge dopo gli eventi
di Avengers:
Endgame dove in qualche modo Visione tornerà in
vita e insieme all’amata Wanda inizieranno la loro vita di coppia
in una New York negli anni ’50. La nuova serie tv sarà strettamente
collegata con il film Doctor Strange in
the Multiverse of Madness previsto per il 2021
dove la Olsen riprenderà il suo ruolo in tale film come
co-protagonista accanto a Benedict
Cumberbatch l’interprete di Doctor
Strange. La serie tv fa parte della Fase 4 del franchise.
Elizabeth
Olsen e
Paul Bettany. riprendono rispettivamente i ruoli di
Wanda Maximoff / Scarlet Witch e Vision della serie
cinematografica. Anche Teyonah Parris,
Kat Dennings, Randall Park e Kathryn
Hahn sono i protagonisti.
Dopo la trama il network americano ABC
ha diffuso cinque clip di Big Sky 1×01, il primo
episodio dell’annunciata nuova serie tv in arrivo questo
autunno.
In Big Sky 1×01
protagonisti sono Ryan Phillippe nei panni di Cody Hoyt, Katheryn
Winnick nei panni di Jenny Hoyt, Kylie Bunbury nei panni di Cassie
Dewell, Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer
nei panni di Denise Brisbane, Natalie Alyn Lind nei panni di
Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy e John Carroll Lynch
nei panni di Rick Legarski.
I guest star di Big Sky
1×01 sono Gage Marsh nel ruolo di Justin Hoyt,
Jeffrey Joseph nel ruolo di Joseph Dewell, Brooke Smith nel ruolo
di Merilee Legarski e Gabriel Jacob-Cross nel ruolo di Kai Dewell.
“Pilot” è stato scritto da David E. Kelley e diretto da Paul
McGuigan.
Big Sky 1×01
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E.
Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà
lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di
CJ Box, Big
Sky è prodotto da David E. Kelley, Ross
Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television
Studios, insieme a ABC Signature e Touchstone Television.
La serie racconta degli
investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt uniscono le forze
con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny Hoyt, per cercare due
sorelle che sono state rapite da un camionista su una remota
autostrada nel Montana. Ma quando scoprono che queste non sono le
uniche ragazze scomparse nella zona, devono correre contro il tempo
per fermare l’assassino prima che un’altra donna venga rapita.
Big
Sky vede protagonisti Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Paul W.S. Anderson, regista dell’adattamento
cinematografico di Monster
Hunter, ha rivelato di aver usato un numero nettamente
inferiore di mostri rispetto a quanti ne sono presenti nella serie
di videogiochi. Parlando con Total
Film, Anderson ha dichiarato che, nonostante gli piacerebbe
esplorare ancora quell’universo in un potenziale sequel, per il
primo film di Monster
Hunter ha scelto di usare solo cinque/sei mostri.
Anderson ha ammesso di essere stato
costretto ad usare un numero ridotto di mostri nel film, anche se
non ha specificato se ciò è stato dovuto alla sceneggiatura o a
causa di alcune restrizioni di budget imposte dallo studio.
Anderson ha anche aggiunto che il film in arrivo al cinema a
dicembre “gratta solo la superficie” del più ampio universo
rappresentato dalla saga videoludica. “Ci sono centinaia di
mostri nel gioco”, ha spiegato Anderson. “Ho potuto usarne
solo cinque o sei nel film. È un mondo grande e divertente di cui
penso che abbiamo soltanto iniziato a grattare la
superficie.”
Nel frattempo, intervistata sempre
da Total
Film,
Milla Jovovich, che nel film avrà il ruolo della
protagonista, ha anticipato che Anderson “sta già scrivendo
qualcosa” per un potenziale sequel di Monster
Hunter. “Sicuramente ci piacerebbe farne un altro.
Spero che la gente apprezzerà questo film, perché so che a Paul
piacerebbe realizzare un sequel. Sta già scrivendo qualcosa…”,
ha dichiarato l’attrice.
Tutto quello che sappiamo su
Monster Hunter
Monster
Hunter è l’adattamento dell’omonimo videogioco
sviluppato da Capcom. Il film, scritto e diretto da Paul
W.S. Anderson (regista della saga
di Resident
Evil), annovera nel cast Milla
Jovovich, Tony Jaa, T.I., Ron Perlman, Meagan
Good e Diego Boneta. L’uscita
nelle sale americane è fissata per il 30 dicembre 2020.
Dietro il nostro
mondo, ce n’è un altro: un mondo di mostri pericolosi e potenti che
governano il loro dominio con ferocia mortale. Quando il tenente
Artemis (Milla
Jovovich) e i suoi fedeli soldati vengono trasportati
dal nostro mondo al loro, il tenente imperturbabile subisce uno
shock. Nella sua disperata battaglia per la sopravvivenza contro
enormi nemici con poteri incredibili e attacchi inarrestabili,
Artemis si unirà a un uomo misterioso che ha trovato il modo di
reagire.
Il regista David
Fincher, impegnato con la promozione del suo nuovo
attesissimo film, Mank, ha
riflettuto sul predominio dei cinecomics e
degli “Oscar bait” (cioè quei film che sembrano essere stati
prodotti al solo scopo di guadagnare nomination agli Oscar)
nell’attuale panorama cinematografico.
Dopo un inizio di carriera alquanto
difficile a causa del travagliato Alien
3,David Fincher si è rapidamente
affermato come uno dei migliori registi di Hollywood grazie ad una
serie di classici come Seven, Fight Club e
Zodiac. Nel 2010 Fincher ha realizzato quello che molti
considerano il suo capolavoro, il dramma biografico The Social Network, grazie al quale Aaron Sorkin ha vinto l’Oscar per la miglior
sceneggiatura non originale.
Tuttavia, in seguito all’uscita di
The Social Network, il regista ha iniziato a realizzare
sempre meno film: Millennium – Uomini che odiano le donne risale infatti
al 2011, mentre L’amore
bugiardo – Gone Girl è uscito soltanto nel 2014.
Parallelamente, Fincher è stato comunque impegnato sul versante
televisivo, grazie alle serie House of Cards e
all’acclamatissima Mindhunter. Adesso, Fincher è
finalmente tornato dietro la macchina da presa con Mank, biopic
dedicato alla realizzazione del capolavoro di Orson Welles,
Quarto potere, che sarà disponibile su Netflix dal
prossimo 4 dicembre.
Mank ha già
ricevuto ottime recensioni da parte della critica americana ed è
probabile che figurerà tra i grandi protagonisti della prossima
stagione dei premi. Tuttavia, a David Fincher non
sembra importante molto dei riconoscimenti e della conseguente
fanfara che è in grado di scatenarsi attorno ad un film.
Intervistato da Total Film (via Games
Radar), Fincher ha parlato del suo disdegno per l’intero
concetto di “stagione dei premi” e di come l’idea stessa favorisca
i dirigenti cinematografici nel cercare di prevedere le aspettative
del pubblico in un modo che Fincher ritiene palesemente
malsano.
“Ormai ci sono soltanto due
stagioni per i film. C’è ‘l’estate spandex’ e poi c’è ‘l’inverno
d’afflizione”. Ormai quando giri un film sai che lo stai
realizzando per una delle due stagioni. E se ti perdi, cadrai
inevitabilmente in una di quelle altre due stagioni, che ormai
vengono considerate come delle discariche. Ha davvero senso tutto
ciò?”
Tutto quello che sappiamo su Mank di David Fincher
Mank,
un progetto dalla lunghissima gestazione per David
Fincher, racconta dell’uomo che ha condiviso con
Orson Welles il premio Oscar per la migliore
sceneggiatura originale di Quarto Potere. A
interpretare lo sceneggiatore, Herman J.
Mankiewicz, ci sarà Gary
Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard
Fincher, il padre defunto di David. Il film è stato girato in
bianco e nero e il cast include anche
Amanda Seyfried, Lily
Collins, Charles
Dance, Arliss Howard e Tom
Pelphrey.
Mankiewicz è stato uno degli
sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood
e ha lavorato con Orson
Welles per Quarto Potere.
Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico
teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto
alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che
Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura
originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film
a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il
mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle
folle e The Pride of St. Louis.
Considerata l’attuale pandemia
globale, è sempre più improbabile che l’attesissimo Wonder
Woman 1984 riesca davvero ad arrivare in sala per
il prossimo 25 dicembre. Adesso, un nuovo report di
Variety suggerisce che la Warner Bros. e la DC Films stanno
ancora riflettendo in merito all’uscita del film, ma pare che
entrambi gli studio siano vicini a prendere l’ennesima nuova
decisione.
Sebbene sia altamente improbabile
che il film salti completamente l’uscita in sala, la fonte
riferisce che i dirigenti della Warner starebbero seriamente
prendendo in considerazione di posticipare definitivamente la
seconda avventura in solitaria di Diana Prince all’estate del 2021.
Tuttavia, sembra che lo studio stia anche valutando di far uscire
comunque il film il giorno di Natale e di renderlo poi disponibile
su HBO Max – la piattaforma di streaming di proprietà di
WarnerMedia – all’inizio del mese di gennaio.
Posizionare un
enorme tent-pole supereroistico come Wonder
Woman 1984 direttamente su HBO Max dopo una cosa
in sala decisamente limitata, sarebbe una mossa senza precedenti.
Sono ore cruciali per la Warner Bros., che presterà sicuramente
molta attenzione a come gestire l’affaire WW84
dopo la deludente performance di Tenet al
box office globale. Tuttavia, sono in molti a ritenere che uno
slittamento diretto all’estate del 2021 sia la soluzione migliore.
Non ci resta che attendere un comunicato ufficiale della Warner
Bros., che a questo punto non dovrebbe tardare ad
arrivare…
Wonder
Woman 1984 uscirà il 25 Dicembre 2020 in America
e il 14 Gennaio 2021 in Italia. Il film è stato definito dal
produttore Charles Roven un
sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso
personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che
seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non
dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale
definendolo “la prossima iterazione della
supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio
di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justiceper poi tornare al vecchio secolo
con Wonder
Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor)
e Pedro
Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
A quanto pare, il 17 novembre –
proprio in occasione del terzo anniversario dell’uscita del film
nelle sale – i fan avranno l’occasione di dare un nuovo sguardo
alla
Snyder Cut di Justice
League. Uscito nel 2017, la versione cinematografica
del cinecomic che ha riunito sullo schermo i più importanti
supereroi DC ha dovuto fare a meno del regista Zack Snyder, che ha dovuto abbandonare il
progetto nel bel mezzo della produzione a causa di una tragedia
familiare.
A maggio, i fan che
avevano sostenuto la campgna #ReleaseTheSnyderCut
hanno finalmente ottenuto ciò che volevano: la versione di Justice
League ad opera di Zack Snyder arriverà su HBO Max il prossimo
anno, sotto forma di miniserie divisa in quattro parti. Nei mesi
successivi sono stati rivelati numerosi dettagli a proposito del
taglio del film ad opera del regista, dettagli che non hanno fatto
altro che accrescere l’hype attorno al progetto. Ora, in occasione
del terzo anniversario dell’uscita di Justice
Leagueal cinema, sembra proprio che Snyder abbia
qualche nuova sorpresa in serbo per i suoi fan.
Il direttore della fotografia
Fabian Wagner, infatti, ha condiviso attraverso il
suo account Instagram
una nuova foto di Snyder con in mano un oggetto di scena. Anche se
l’immagine stessa non anticipa in realtà nulla, è la didascalia che
ha accompagnato la foto ad aver attirato l’attenzione dei più:
nella stessa, Wagner fferma che ci saranno nuove sorprese in arrivo
il 17 novembre, ossia la data dell’anniversario dell’uscita di
Justice
League. È molto probabile che Wagner si stesse
riferendo a nuovi contenuti per la
Snyder Cut in arrivo nel 2021.
Le riprese aggiuntive della Snyder
Cut di Justice League
Non è chiaro se quest’immagine di
Zack Snyder sia stata scattata mentre il
regista era impegnato con le riprese principali di Justice
League o di recente, poiché Snyder è attualmente
impegnato con le riprese aggiuntive per il suo taglio voluto da HBO
Max. In base ai report delle ultime settimane, Batman, Cyborg e
Mera torneranno sul set per girare nuove scene, così come i cattivi
Deathstroke e Joker.
Henry Cavill, che nel film interpreta Superman, aveva
già confermato che non sarebbe tornato per i reshoot. Al momento
non sappiamo cosa vedremo di preciso il 17 novembre, né se i nuovi
contenuti includeranno anche materiale appena girato.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
L’attrice Amber Heard ha smentito categoricamente le
voci secondo cui un’altra attrice interpreterà il ruolo di Mera
nell’attesissimo Aquaman
2. Heard ha interpretato la principessa xebelliana
Mera nel primo film di Aquaman,
recitando al fianco di Jason
Momoa, che ha interpretato il supereroe del titolo. Il
film ha ricevuto recensioni generalmente positive da parte della
critica e del pubblico; il sequel è atteso nelle sale per il il
mese di dicembre del 2022.
Amber Heard è stata recentemente al centro di
un’accesa disputa con l’ex marito Johnny Depp. Heard ha chiesto il divorzio
dall’attore e ha affermato che Depp è stato violento sia
verbalmente sia fisicamente durante il loro matrimonio. Depp,
d’altra parte, ha affermato che è stata Heard ad aver abusato di
lui, non il contrario. Di recente, l’attore ha citato in giudizio
il quotidiano britannico The Sun per averlo definito un
“picchiatore di mogli”. Dopo aver perso la causa in tribunale, a
Depp è stato chiesto di abbandonare il franchise di Animali Fantastici della Warner Bros. Ciò ha
indignato molti fan di Depp, che hanno chiesto che anche Heard
venga licenziata dal franchise di Aquaman.
A tal fine,
una petizione online che chiede il recasting del personaggio di
Mera ha già raggiunto oltre 1 milione di firme.
In un’intervista con Entertainment
Weekly, Amber Heard ha smentito le voci secondo cui
verrà sostituita in Aquaman
2. Heard ha affermato che i rumor e le campagne online
contro di lei non hanno alcun fondamento. Ha inoltre dichiarato di
essere entusiasta all’ide adi iniziare a girare il film ed
esplorare ulteriormente la relazione tra Aquaman e Mera.
“Sono super entusiasta per la
quantità di amore da parte dei fan e per la quantità di
apprezzamento che Aquaman ha ricevuto. Aquaman e Mera hanno
raccolto così tanto entusiasmo che un sequel era inevitabile. Sono
davvero entusiasta del film… tutte quelle voci e tutte quelle
campagne contro di me non hanno nulla a che fare con i casting,
perché non hanno alcun riscontro nella realtà. Sono i fan che hanno
permesso la realizzazione di Aquaman e Aquaman 2. Sono entusiasta
all’idea di iniziare a girare il prossimo anno.”
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Vi ricordiamo che Jason
Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe nel
sequel di Aquaman,
film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo
cinematografico DC. Diverse fonti fanno sapere che gli studios
vorrebbero riportare James
Wan dietro la macchina da presa
per Aquaman
2 ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente
di James
Wan(The Orphan, The Conjuring 2, The
Conjuring 3), scriverà la sceneggiatura del film insieme
a Will Beal, mentre il regista e Peter Safran saranno
co-produttori.
dal film Le Ali della Libertà –
da sinistra: Morgan Freeman e Tim Robbins
Ci sono film che ti entrano nel
cuore e ci restano, film che anche dopo decenni continuano a fare
emozionare gli spettatori, occupando il loro meritato posto d’onore
nella storia del cinema. Uno tra questi è il film Le Ali della
Libertà che, oltre a fregiarsi del titolo di
capolavoro, è legato alla storia di un’amicizia lunga una vita
intera. Il film è infatti dedicato alla memoria di Allen
Greene, un personaggio di cui quasi nessuno conosce la
storia.
Ma prima di arrivare a parlare di
Allen Greene, facciamo un piccolo passo indietro e cominciamo il
nostro viaggio dal 1994, anno d’uscita del celebre film Le Ali della
Libertà.
Tratto dal racconto del genio
letterario di Stephen
King, dal titolo Rita Hayworth e la
redenzione di Shawshank – pubblicato nella raccolta
Stagioni Diverse -, Le Ali della
Libertà (titolo originale The Shawshank
Redemption) è un film drammatico diretto da Frank
Darabont. Definito dalla rivista Empire come uno
dei “cinquecento migliori film della storia”, Shawshank Redemption
racconta la storia di un uomo innocente finito in carcere per
sbaglio.
Le Ali della Libertà trama: il
dramma di Shawshank
La storia è ambientata nella
Portland del 1947 e ha come protagonista Andy Dufresne (Tim
Robbins), il vice-direttore di una banca. Accusato
dell’omicidio di sua moglie e del suo amante – un famoso giocatore
di golf -, Andy viene condannato a ben due ergastoli da scontare
nel terribile carcere di Shawshank. Nonostante l’uomo gridi a gran
voce la sua innocenza, la sentenza viene emessa e Andy viene
condotto in galera.
Si sentono tante storie sul carcere
di Shawshank ma nessuna sembra rispecchiare perfettamente la
realtà. La struttura sembra essere sotto il controllo dello
spietato direttore Norton (Bob Gunton) e delle sue
terribili guardie che impongono leggi e severe punizioni. Andy è il
nuovo arrivato e come tale deve piegarsi allo status quo per
cercare di sopravvivere.
dal film Le Ali della Libertà – da sinistra: Morgan Freeman e Tim
Robbins
Per i primi tempi l’uomo cerca di
tenersi in disparte per non creare problemi con gli altri detenuti
ma purtroppo la sua presenza non passa inosservata. Per i primi due
anni, quindi, Andy è costretto a subire i violenti atti di bullismo
da alcuni dei detenuti più pericolosi di Shawshank. Punizioni
corporali, violenze fisiche, sessuali e psicologiche porteranno
Andy alla disperazione e poi alla silenziosa rassegnazione.
Durante i suoi giorni di prigionia,
Andy cerca di aggrapparsi a ogni spiraglio di luce in quel luogo di
tenebra. Grazie al suo buon carattere e a un pizzico di furbizia,
il prigioniero Dufresne riesce a sopravvivere e, incredibilmente, a
farsi dei nuovi amici. Primo fra tutti c’è Ellis Boyd Redding
(Morgan
Freeman), detto Red, che controlla il contrabbando di
oggetti di ogni tipo all’interno del carcere.
Tra i due nasce una bella e sincera
amicizia, rapporto che permetterà a entrambi di sopravvivere ai
lunghi anni di reclusione e alla vita da uomini liberi.
Allen Greene in Shawshank
Redemption
Il meraviglioso e toccante dramma
di Stephen
King, diretto da Frank Darabont, ha
commosso intere generazioni. Negli anni i cinefili più accaniti si
sono divertiti a scoprire tutti i segreti e i retroscena più
curiosi de Le Ali della
Libertà. Ma c’è un dettaglio del film che ancora oggi
sembra essere per molti un mistero. Alla fine del film, poco prima
dei titoli di coda, appare un messaggio, un dedica che per
parecchio tempo ha sollevato molte domande.
“In memory of Allen Greene” [In
memoria di Allen Greene]
dal film Le Ali della Libertà – Credits: Castle Rock
Entertainment
Chi è costui? E come mai
The Shawshank Redemption è stato dedicato proprio
a lui? La domanda è legittima e la risposta è molto meno complessa
di quello che ci si aspetti. Greene è stato per anni l’agente del
regista Frank Darabont, nonché uno dei suoi più cari amici. A loro
collaborazione, cominciata all’inizio degli anni ottanta, si è
trasformata in una bellissima amicizia, interrotta bruscamente
dalla morte di Greene.
Allen Greene è
purtroppo deceduto nel 1989 quando aveva appena 36
anni, a causa di complicazioni dovute all’AIDS.
Greene, malato da tempo, non ha mai smesso di lavorare e pare sia
stato proprio lui a spingere affinché Le Ali della Libertà vedesse
la luce. Nel 1987, Allen fu il primo a capire le potenzialità del
racconto di Stephen King e a sottoporre il
progetto alla Castle Rock Entertainment. Inoltre,
fu lo stesso Greene a proporre l’amico Frank Darabont come regista
e sceneggiatore del film.
Gli sforzi di Greene sono stati
abbondantemente ripagati. Le Ali della
Libertà è stato un successo nel 1994
– anno della sua uscita al cinema – e il film nel tempo è diventato
un vero e proprio capolavoro del cinema. A causa della sua
prematura scomparsa, Greene non si è potuto godere i frutti del suo
duro lavoro. Per questo motivo Darabont ha deciso di rendere
omaggio alla memoria del suo caro amico, dedicandogli il film per
cui insieme hanno tanto lottato. Una dedica inaspettata, sobria ma
molto toccante, associata a un finale catartico che celebra la
libertà e l’importanza dell’amicizia.