Nella notte tra il 29 e il 30
settembre del 1975 si svolge il massacro del Circeo, un evento che
scuote profondamente l’Italia, il quale è però solo uno dei tanti
picchi di violenza di un decennio estremamente cupo della storia di
questo Paese. Gli anni Settanta, anni di piombo, dove agguati,
sparatorie, sequestri, scontri di piazza e stragi di Stato non
fanno altro che consolidare una strategia del terrore ancora oggi
ineguagliata. A quel massacro oggi Stefano Mordini, già regista
di Acciaio,Pericle il
neroe Il testimone
invisibile, dedica il suo nuovo film, presentato Fuori
Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Si intitola
La buona scuola, ed è l’adattamento
cinematografico dell’omonimo libro di EdoardoAlbinati, vincitore nel 2016 del Premio
Strega.
Il film, che per i personaggi adulti
vanta la presenza di attori come
Valeria Golino,
Riccardo Scamarcio e
Jasmine Trinca, è ambientato in un quartiere
residenziale di Roma. Qui sorge una nota scuola cattolica maschile,
dove i ragazzi dell’alta borghesia vengono educati. Le loro
famiglie sono convinte che in quel contesto i figli potranno
crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e
che la rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un
futuro luminoso. Il delitto del Circeo rompe però per sempre quella
fortezza di valori apparentemente inattaccabili. I responsabili
sono infatti tre ex studenti di quella scuola e il film cerca di
capire da dove tanta cieca violenza si sia generata.
Ripercorrere gli anni di piombo
Sugli eventi più drammatici degli
anni Settanta si è detto e scritto molto. Ancora oggi ci si
interroga sulle responsabilità di determinati episodi e la
comprensione di questi è sempre più risultata complessa e ricca di
punti di vista. Nel suo romanzo, Albinati si concentra in
particolare sul ruolo che il cattolicesimo e l’insegnamento di
questo ha avuto nel dar vita alle degenerazioni oggi note. Per lo
scrittore, le rigide regole della scuola cattolica hanno impedito
ai giovani di dotarsi degli strumenti necessari per comprendere la
società che li circondava. Il film di Mordini segue questa pista,
senza dimenticare di contestualizzare la provenienza di quelli che
sono qui i giovani protagonisti.
Il film, costruito per salti
temporali, punta dunque a ricordare i retroscena di eventi come il
massacro del Circeo. Al di fuori della scuola, i giovani
protagonisti vivono divisi tra vani divertimenti e la totale
assenza di figure genitoriali valide. Ad oggi è evidente che le
colpe dietro molti degli orrori di quel decennio sono da ricondursi
alla Chiesa, alle famiglie, ma anche alla politica, allo stesso
Stato e ad altri soggetti di questo tipo. La scuola
cattolica non nasconde tutto ciò, ma anzi lo ribadisce in più
occasioni nel corso della sua durata. Non si tratta infatti di un
film sul delitto del Circeo, quanto piuttosto su ciò che ha portato
al verificarsi di un episodio di quel tipo.
La scuola cattolica: la recensione del film
Ancora oggi gli anni Settanta sono
un argomento piuttosto delicato, quasi tabù, che il cinema italiano
affronta poco e sempre con la massima attenzione ad evitare certi
argomenti. Il film di Mordini poteva dunque essere un’ottima
opportunità per spezzare una volta di più questo silenzio, ma il
risultato di La scuola cattolica non contribuisce invece a
dire nulla di particolarmente rilevante. I suoi personaggi e gli
eventi sono continuamente ostacolati da una lunga serie di cliché e
le accuse che vengono mosse risultano sterili. Non basta far dire
ad uno dei protagonisti, nonché narratore del film, che gli episodi
di violenza mostrati sono frutto di anni di “polvere nascosta sotto
al tappeto”.
Si accennano molte riflessioni
interessanti all’interno del film, ma nessuna riesce a rendere
giustizia ad un periodo storico forse troppo complesso per essere
narrato in modo soddisfacente. Quando infine si giunge alla
rappresentazione del delitto (dove nel ruolo di Donatella, una
delle due ragazze torturate, si ritrova Benedetta
Porcaroli) il tutto appare privo di forza,
probabilmente perché non si è prima costruito un sufficiente clima
di tensione. Le lunghe scene all’interno della casa, per quanto non
risparmino in nudità, violenza e sangue, non hanno lo stesso
impatto di altri film con situazioni simili. Mancando tanto di
essere una brillante riflessione sociale quanto un racconto
coinvolgente, La scuola cattolica risulta piuttosto
un’occasione sprecata.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è finalmente
arrivato nelle sale di tutto il mondo e il regista Destin
Daniel Cretton, come da tradizione, è attualmente
impegnato con la promozione dell’ultima avventura della Fase 4 del
MCU.
Durante una recente intervista con
Collider, al regista è stato chiesto dei poteri del Maestro
delle Arti Marziali, in particolare se fossero allo stesso livello
di personaggi quali Thor e Hulk. Senza nominare alcun personaggio
specifico, Cretton ha anticipato che nel finale del film Shang-Chi
si trova ad un “livello simile” a quello degli eroi più formidabili
del MCU.
“Dipende se ti stai riferendo
all’inizio del film o alla fine”, ha detto Cretton. “Penso
che alla fine del film Shang-Chi sia ad un livello simile a quello
di alcuni dei nostri supereroi preferiti nel MCU. Abbiamo discusso della cosa
per gioco, ovviamente, ma non saprei dare una risposta precisa al
momento. Tuttavia sono sicuro che esploreremo i suoi poteri in
futuro.”
SEGUONO SPOILER SULLA TRAMA DI SHANG-CHI E
LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Come anticipato da Cretton, il
potere di Shang-Chi è decisamente ad un altro livello nella scena a
metà dei titoli di coda. Anche se era già un guerriero letale, il
personaggio sembra attingere dall’energia mistica di Ta Lo dopo
l’allenamento con sua zia, riuscendo in seguito ad esercitare le
sue stesse abilità. Se a ciò aggiungiamo il vaso potere dei Dieci
Anelli, è facile immaginare che Shang-Chi si scontrerà molto presto
con uno dei suoi compagni Vendicatori.
Sempre nella medesima intervista,
Destin Daniel Cretton ha spiegato se quella scena
post-credits è stata concepita pensando al futuro del personaggio
nel MCU. “Stiamo sicuramente
ponendo una domanda che punta ad una direzione che abbia senso per
ciò che sta accadendo nel MCU”, ha sottolineato il
regista. “Per noi è una direzione molto eccitante da esplorare
in futuro. Le domande che rimangono senza una risposta non sono
eccitatn isolo per i fan, ma lo sono anche per tutti i creativi che
lavorano al film. Quello che stanno attraversando i fan è
esattamente quello che stiamo attraversando noi. Anche noi ci
interroghiamo sul potenziale e su quello che potrebbe eventualmente
succedere. Fa anche questo parte del divertimento che nasce dal
lavorare per un grande studio come la Marvel.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Anche se i film del MCU saranno sempre il centro nevralgico della
narrazione principale del franchise, le serie destinate a Disney+ sono comunque parte integrante
di quella narrativa generale all’interno della Fase 4, e non solo.
Le serie rese disponibile fino ad ora, infatti, hanno delle chiare
e palesi connessioni con ciò che abbiamo visto (e vedremo) sul
grande schermo.
Anzi, la trama cruciale di questa
nuova era del Marvel Cinematic Universe è stata
addirittura impostata dalla serie Loki, che nell’episodio finale della prima stagione ha
introdotto Colui che rimane (una variante di Kang il Conquistatore,
destinato a diventare il prossimo grande cattivo del franchise), la
cui morte ha ufficialmente ribaltato la linea temporale e impostato
il Multiverso.
Alla luce di ciò, è ormai sempre più
chiaro che guardare la serie dei Marvel Studios destinate a Disney+ è obbligatorio per chiunque
desideri una piena comprensione di ciò che sta accadendo
nell’universo. Ma in che modo la Marvel stabilisce quali sono i
progetti che devono essere sviluppati per il servizio di
streaming?
Jonathan Schwartz,
produttore di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli e
dell’annunciata serie Secret
Invasion, ha spiegato il processo dietro tale
decisione a
Collider, proprio in occasione dell’uscita del nuovo film dei
Marvel Studios. Secondo lui, si
tratta di una scelta collettiva, ma alla fine tutto si riduce al
tipo di storia che si vuole raccontare. Disney+ è riservato per narrazioni più
audaci e diverse da quelle che di solito vediamo sul grande
schermo.
“È qualcosa che abbiamo capito
tutti insieme. Cosa ha senso per Disney+? Cosa ha senso per i film?
Quali personaggi sono meglio per il grande schermo e quali per lo
streaming”, ha spiegato Schwartz. “È qualcosa che
stabiliamo in gruppo. Penso che la cosa bella di Disney+ è che ci dà l’opportunità di
raccontare storie che forse sono al di fuori della portata di ciò
che saremmo in grado di fare in un film. Il cinema vuole una tela
diversa, una struttura diversa. Forse in passato non saremmo stati
in grado di fare con i film quello che facciamo oggi con le serie
tv. Tutti questi show ci hanno dato la sicurezza di poter fare
determinate scelte, forse più coraggiose. L’obiettivo è alzare
sempre di più l’asticella, perché il pubblico ormai si sta
abituando ad un nuovo tipo e ad un nuovo livello di
narrazione.”
La serie dei Marvel Studios su Disney+
Le serie Marvel attualmente disponibili su
Disney+ sono
WandaVision,
The Falcon and the Winter Soldier, Loki
e
What If… ? (attualmente in onda). La prossima serie
dello studio ad arrivare sulla piattaforma di streaming sarà
Hawkeye
incentrarà sul personaggio di Clint Barton/Occhio di Falco
interpretato nel MCU da Jeremy Renner, che
introdurrà ufficialmente la Kate Bishop di Hailee Steinfeld.
C’è ancora molta incertezza attorno
a quello che sarà il futuro di Dune,
dal momento che il film non è ancora arrivato nelle sale e, di
conseguenza, ancora nessuno sa come il film verrà accolto al box
office. Tuttavia, il regista Denis Villeneuve
sembra molto ottimista in merito al fatto che, alla fine, la Warner
Bros. deciderà di dare ufficialmente il via libera a
Dune:
Parte 2.
Le prime reazioni al film da parte
della stampa, a seguito della prima mondiale in occasione di
Venezia 78, sono state estremamente positive.
Tuttavia, c’è la possibilità che il film non riceva lo stesso tipo
di accoglienza da parte del pubblico (anche in considerazione della
situazione legata al Covid-19 che, purtroppo, stiamo ancora
vivendo). Al di là di tutto, però, Villeneuve ha rivelato che se e
quando lo studio gli concederà il via libera, sarà pronto per
iniziare a lavorare alla seconda parte già il prossimo anno.
“Per lavorare velocemente ad un
film di questa portata devi realizzare set, costumi… quindi stiamo
parlando di mesi e mesi”, ha spiegato il regista a
Slash Film. “Se ci sarà entusiasmo da parte del pubblico e
il sequel riceverà il via libera prima o poi, direi che potrei
essere già pronto a girare nel 2022, questo è certo. Mi piacerebbe
portare la seconda parte sul grande schermo il prima possibile.
Sono pronto.”
Non ci resta che aspettare e vedere
che tipo di accoglienza verrà riservata a Dune,
ma per ora Denis Villeneuve è comunque felice di
poter anticipare grandi cose per il suo potenziale sequel. “Il
compito difficile, con la prima parte, è stato quello di far
conoscere al pubblico questo mondo. Le sue idee, i suoi codici, le
sue culture, le diverse famiglie, i diversi pianeti. Una volta
superato quello scoglio, diventa come un enorme parco giochi
assolutamente folle”, ha aggiunto il regista. “A questo
punto, un sequel mi permetterà di azzardare ancora di più. Forse
non lo dovrei dire, ma per me questa prima parte di Dune è
come una sorta di antipasto. La seconda parte sarà come la portata
principale, in cui avremo sicuramente la possibilità di aggiungere
molte più cose. Questo è quello che posso dire per ora. La prima
parte è stata di gran lunga il progetto più eccitante della mia
carriera. Solo l’idea della seconda parte mi rende ancora di più
euforico.”
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides,
giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a
un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere
il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro
alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono
per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul
pianeta — una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della
mente umana — solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie
paure sopravviveranno.
Denis
Villeneuve ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
Quando è stato annunciato che
Andy Serkis avrebbe preso il timone di
Venom:
La furia di Carnage, la stragrande maggioranza dei fan
si aspettava che l’attore e regista portasse la sua esperienza con
la tecnica del motion capture nel sequel. In realtà, le cose sono
andate diversamente, dal momento che sia Venom che Carnage sono
stati portati in vita, nel film, principalmente attraverso la
CGI.
“Ho trascorso gran parte della
mia vita interpretando un personaggio alle prese con i due lati
della sua personalità”, ha spiegato Serkis in una nota di
produzione ufficiale (via
Reddit). “Sapevo che questo film si sarebbe focalizzato su
come liberare Tom per immaginare la presenza di Venom. Sapevamo che
non sarebbe stato utile per lui recitare di fronte a un uomo in
giacca e cravatta, perché Venom è un simbionte che proviene da lui.
Volevamo dare a Tom, durante la lavorazione, quella libertà che gli
permettesse i dare la performance che voleva.”
Nonostante ciò, Serkis ha comunque
usato la sua esperienza con il mo-cap “come strumento per
trovare la fisicità dei personaggi”. Alla fine,
la performance di Tom Hardy è stata fondamentale nel modo in cui
Venom è stato portato in vita, ma per quanto riguarda Carnage? Si
tratta di un simbionte molto diverso e, all’inizio, il regista si è
servito del mo-cap per portarlo sul grande schermo.
“A differenza di Venom, Carnage
non doveva necessariamente essere bipede. Può muovere i suoi
tentacoli in modi diversi”, ha spiegato Serkis. “Ho
lavorato con molti ballerini allo studio Imaginarium per trovare
modi interessanti per fare muovere quel personaggio, come se
stessimo prendendo l’energia di Venom e la stessimo spostando,
muovendoci in modi davvero interessanti, più guidati e contorti da
un punto di vista psicologico. È stato fantastico aver avuto
l’opportunità di lavorare con la performance capture per costruire
una base del personaggio e trovare un vocabolario fisico per il
modo in cui sarebbe stato effettivamente Carnage.”
Quello che sappiamo su Venom: La
furia di Carnage
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel
ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody
Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni
di Anne Weying, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni
di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham
(Boardwalk Empire, Taboo). Il film uscirà in autunno al
cinema.
Per chi non lo ricordasse, infatti,
Levi ha interpretato Fandral in Thor: the Dark World e Thor: Ragnarok, nonostante all’inizio, ossia
nel primo Thor
del 2011, il personaggio sia stato interpretato da Josh
Dallas, che ha dovuto rinunciare al ruolo per altri
impegni. Nonostante l’attore abbia descritto il suo coinvolgimento
nel MCU come “un sogno diventato
realtà”, ha anche ammesso che inizialmente i Marvel Studios gli avevano parlato di un ruolo
molto più corposo dei Tre Guerrieri in
Dark World, senza nascondere una punta di
delusione.
“Ad essere onesti, avevo visto
il primo film e non mi sembrava che i Tre Guerrieri venissero usati
bene”, ha dichiarato l’attore. “Quando ho firmato mi hanno
detto che i Tre Guerrieri avrebbero avuto un ruolo molto più
importante in Thor: The Dark World. In realtà non è
stato così. Per non parlare di Thor: Ragnarok, dove non avevo davvero nulla
da fare. Sapevo che sarei morto e, anche se non fossi morto,
probabilmente mi avrebbe fatto comunque sparire in qualche modo.
Chi voglio prendere in giro?”
Anche se il suo coinvolgimento con
il MCU, alla fine, si è rivelato una
sorta di delusione, Levi ha comunque sottolineato di essere grato
per quell’esperienza: “Sono morto nell’Universo Marvel e poi sono rinato
nell’Universo DC. Non posso esprimere a parole quanto sia
incredibilmente bello e quanto io sia profondamente grato per tutto
ciò.”
In un quartiere residenziale di Roma sorge
una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi
della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto
i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno
attraversando la società e che quella rigida educazione potrà
spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il
29 e il 30 settembre 1975 qualcosa si rompe e quella fortezza di
valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati
crimini dell’epoca: il delitto del Circeo.
I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola,
frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare che cosa ha
scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee
politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia.
COMMENTO DEL REGISTA
Questo film racconta l’ambiente da cui è
germogliato il seme distorto che ha prodotto una delle pagine più
nere dell’Italia del dopoguerra: il delitto del Circeo. I ragazzi
protagonisti di questa storia hanno ricevuto tutti la stessa
educazione. Sono dei privilegiati, il loro lato oscuro prende forma
nelle pieghe di una vita normale, alto borghese. Sempre alle spalle
di genitori che non si accorgono di nulla, neanche dell’odio che i
figli provano per loro. Sarà solo dopo il massacro che ogni
genitore di quel quartiere romano si chiederà, guardando il proprio
figlio, se anche dentro di lui si possa annidare il germe di un
mostro. Questa storia, che comincia qualche tempo prima e si
conclude con il delitto stesso, vive di una domanda: quella società
di cui facevano parte i colpevoli ha fatto veramente i conti con sé
stessa?
L’attore Jean-Paul
Belmondo è morto nella sua casa di Parigi, all’età di 88
anni, Ha dato l’annuncio ufficiale il suo avvocato, Michel
Godest, citato come fonte dalla France Presse.
“Era molto affaticato da qualche
tempo. Si è spento serenamente”, ha riferito il legale. Icona
della Nouvelle Vague, mostro sacro del cinema francese ed europeo,
Belmondo ha girato circa 80 film. Il suo ruolo in A bout de
souffle’ (Fino all’ultimo respiro) di Jean-Luc
Godard ha cambiato la storia del cinema e lo ha innalzato
a vera e propria leggenda della settima arte.
In Italia è ricordato anche per il
suo ruolo ne La Ciociara al fianco di
Sofia Loren.
L’attesissimo biopic dedicato
all’indiscussa regina della musica soul Aretha
Franklin, interpretata dal premio Oscar Jennifer Hudson (Dreamgirls),
anticipa la sua data di uscita e arriverà nelle sale italiane
giovedì 30 settembre, distribuito da Eagle
Pictures. Il film racconta la straordinaria storia di una
delle donne più incredibili di tutti i tempi: dall’infanzia –
quando cantava nel coro gospel della chiesa di suo padre – fino
alla celebrità internazionale.
La trama
Respect è
la storia vera del viaggio di Aretha Franklin per trovare la sua
voce, nel mezzo del turbolento panorama sociale e politico
dell’America degli anni ’60.
Diretto dalla sudafricana
Liesl Tommy, già regista di diverse serie tv di
successo, Respect è inoltre interpretato dal Premio Oscar
Forest Whitaker (L’ultimo Re di
Scozia), il comico Marlon Wayans (Scary
Movie, Ghost Movie), l’attore e cantante
Tituss Burgess (Unbreakable Kimmy
Schmidt), la pluripremiata ai Tony Award Audra
McDonald (La Bella e la Bestia) e l’icona
della musica R&B Mary J. Blige.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli include
diversi collegamenti al più ampio MCU, inclusi diversi cameo a
sorpresa e il ritorno di personaggi assai noti ai fan. Scopriamo
insieme quali sono, ma ovviamente… attenzione agli spoiler!!!
Wong
Benedict Wong ritorna nei panni di Wong, uno dei maestri delle
arti mistiche. Ciò era stato confermato direttamente nel trailer
ufficiale del film. All’inizio appare come uno dei partecipanti ai
tornei di lotta clandestini gestiti da Xialing (Meng’er
Zhang), sorella di Shang-Chi. Vediamo Wong vincere la sua partita,
e teoricamente parte del premio in denaro. Poi, se ne va per la sua
strada.
Alla
fine del film, però, Wong torna per reclutare Shang-Chi e dargli il
benvenuto nell’universo più ampio impostato dal MCU. Wong è incuriosito dai Dieci
Anelli dopo averli “percepiti” quando Shang-Chi li ha usati per la
prima volta. Il film segna la quarta apparizione di Benedict Wong
nel MCU.
Abominio
In Shang-Chi, Abominio ha fatto il suo ritorno a sorpresa
nel MCU, anche lui come uno dei partecipanti ai tornei di lotta
clandestini. Emil Blonsky è colui he combatte Wong sul ring
prima che Shang-Chi combatta contro Xialing. Il film suggerisce che
lui e Wong stanno lavorando insieme o che, comunque, sono alleati,
e sembra che alla fine Wong riporti Abominio al Raft.
Tim Roth ha interpretato Blonsky ne
L’incredibile Hulk, ma il film del 2008 è stata l’ultima
volta in cui è riuscito a dare vita ad Abominio. La sua storia si è
conclusa con il governo che lo ha rinchiuso, con lo SHIELD che ha
ottenuto la custodia di Abominio e lo ha criocongelato in Alaska.
Shang-Chi conferma che le cose sono cambiate, anticipando alcuni
importanti sviluppi nella vita di Abominio durante l’ultimo
decennio, che potrebbe essere approfontie nella serie Disney+She-Hulk,
dove sappiamo che il personaggio farà il suo ritorno.
Trevor Slattery
Shang-Chi
riporta indietro anche Trevor Slattery (Ben Kingsley) dopo gli
eventi controversi di Iron Man 3. Fu in quel film che Trevor finse di essere
il Mandarino e un terrorista, come parte del piano dello scienziato
Aldrich Killian. Il ruolo di Trevor in Shang-Chi, però, si
basa su quanto viene raccontato nel corto Marvel della serie One-Shot dal
titolo “All Hail the King”, che si è concluso con l’organizzazione
dei Dieci Anelli che lo ha rapito in modo che potesse incontrare il
vero Mandarino.
Shang-Chi mostra che Trevor è stato prigioniero di
Wenwu (Tony Leung) per tutto questo tempo. Lui e la sua creatura
mitologica Morris aiutano Shang-Chi ad arrivare Ta-Lo. Il futuro
nel MCU di Trevor Slattery non è ancora
chiaro ora che il personaggio è ufficialmente tornato. C’è quindi
la possibilità che questa, in realtà, sia stata l’ultima volta che
il pubblico ha visto il fanatico del Pianeta delle
scimmie.
Captain Marvel
La scena a metà dei titoli
di coda di Shang-Chi ha riportato indietro più Vendicatori,
tra cui Carol Danvers/Captain Marvel (Brie Larson). L’apparizione di
Captain Marvel avviene sotto forma di
ologramma: viene infatti consultata da Wong sull’origine dei Dieci
Anelli. Non è in grado di identificarli in base ai suoi anni di
esplorazione del cosmo e, improvvisamente, deve andarsene a causa
di un’emergenza. Carol ha di nuovo i capelli lunghi dopo il taglio
corto di Avengers:
Endgame, il che indica che è passato un discreto periodo
di tempo.
Questa scena segna la terza
apparizione di Brie Larson nel MCU dopo Captain
Marvel e Endgame. È
già stato confermato che Larson tornerà di nuovo nei panni di
Captain Marvel in The
Marvels, che forse si collegherà alla chiamata d’emergenza
di Carol nella scena post-credits di Shang-Chi. Il film in uscita vedrà Captain
Marvel collaborare con Monica
Rambeau e Kamala Khan. Per ora non è chiaro quando avverrà il suo
incontro con Shang-Chi.
Bruce Banner
L’altro Vendicatore che appare nella scena a metà dei titoli
di coda di Shang-Chi è Bruce Banner (Mark Ruffalo). In
quella scena appare anche Wong per analizzare i Dieci Anelli: Bruce
determina che non sono di origine vibranio. Il ritorno di Ruffalo
non è la parte più sorprendente di questo momento, tuttavia, poiché
vediamo, appunto, il personaggio di Bruce nella sua normale forma
umana. Avengers:
Endgame, infatti, lo ha lasciato nelle fattezze
di Smart Hulk.
Questa versione del personaggio doveva essere il look
principale di Hulk in futuro. Il braccio di Bruce è ancora fasciato
a causa del danno subito dall’uso delle Gemme dell’Infinito al fine
di invertire lo scatto di Thanos, ma come e perché si sia lasciato
Smart Hulk alle spalle non viene spiegato. Shang-Chi è il settimo film del MCU a presentare un’apparizione di
Hulk di Mark Ruffalo e l’ottavo in totale a presentare una versione
di Bruce Banner. Il personaggio ha chiaramente subito alcuni
cambiamenti dalla fine di Endgame,
ma spetterà ai futuri progetti del MCU spiegare questa trasformazione.
È stato confermato che Ruffalo tornerà anche in She-Hulk,
quindi questo potrebbe essere il progetto in cui i Marvel Studios forniranno una spiegazione per
la scomparsa di Smart Hulk.
Una Vedova Nera
Uno dei cameo del MCU più brevi di Shang-Chi è quello di Jade Xu che
interpreta una Vedova Nera. La campionessa del mondo di arti
marziali ha interpretato un piccolo ruolo in Black
Widow come una delle Vedove sotto il controllo del
generale Dreykov.
Ora che è stata finalmente liberata,
Shang-Chi la mostra mentre è impegnata a
combattere nei tornei clandestini di Xialing, al fine di guadagnare
qualche soldo extra. Ponendo l’accento su un ex membro della Stanza
Rossa, è possibile che il film abbia voluto suggerire che anche
Yelena Belova e altre Vedove sono nelle vicinanze.
Il combattente Extremis
Anche l’avversario della
Vedova Nera di Jade Xu in Shang-Chi ha un legame con il
più ampio MCU. La persona che sta combattendo
ha il siero Extremis che scorre attraverso il suo corpo. Iron Man 3 ha spiegato che Extremis è un’invenzione di
Maya Hansen, che è stato poi utilizzato da Aldrich Killian per
creare un nuovo tipo di supersoldato.
Il combattente Extremis presente in
Shang-Chi non è Killian e nemmeno il Savin di
James Badge Dale. Si tratta, semplicemente, di un soldato senza
nome con abilità Extremis. Anche se in Iron Man 3 è parso che tutti i soldati Extremis
fossero stati eliminati, la serie Agents of
SHIELD ne ha presentati molti di più durante la sua prima
stagione.
Il venditore ambulante di Spider-Man: Homecoming?
Un altro cameo del MCU che
Shang-Chi potrebbero aver incluso è collegato a
Spider-Man: Homecoming. L’attore Zach Cherry ha
interpretato un venditore ambulante di New York senza nome nel
primo film con Tom Holland, ma appare di nuovo qui nei panni di un
uomo di nome Clev.
Il
film non conferma se le due apparizioni di Cherry nel MCU siano, in realtà, lo stesso
ruolo. Tuttavia, non si contraddicono a vicenda, poiché Clev
potrebbe essere in vacanza a San Francisco o essersi trasferito lì
qualche tempo dopo gli eventi di Homecoming.
Tra i film del momento vi è
1917, diretto
dal regista premio Oscar Sam Mendes e ambientato
durante la prima guerra mondiale, dove si seguono in particolare le
vicende di due giovani soldati, incaricati di consegnare un
importante messaggio. Per farlo, tuttavia, dovranno intraprendere
una corsa contro il tempo, avventurandosi in territorio nemico. Il
film, che ha raccolto numerose lodi da parte della critica, è stato
nominato a dieci premi Oscar, e vanta nel cast attori del calibro
di Mark Strong, Andrew Scott,
Colin Firth, Benedict
Cumberbatch e George MacKay. Ecco 10 curiosità sul
film 1917. 1917 in streaming è disponibile su NOW.
Guarda 1917 suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
1917: le origini del film
1. Il regista si è ispirato
ad eventi reali. Il desiderio di realizzare il film nacque
nel momento in cui il regista decise ispirarsi ai racconti di
guerra di suo nonno Alfred Hubert Mendes, il quale aveva combattuto
per due anni sul fronte francese. Tali racconti sono inoltre
raccolti nel volume L’autobiografia di Alfred H. Mendes. 1897 –
1991. Pur ispirata a vicende reali, la sceneggiatura del film
è però un’idea originale di Mendes, ed è pertanto stata nominata
come miglior sceneggiatura originale ai premi Oscar.
2. Il nonno del regista era
realmente un messaggero di guerra. Stando a quanto
raccontato da Alfred H. Mendes, egli entrò in guerra nel 1916
all’età di 17 anni. Tra i suoi primi incarichi vi fu realmente
quello di consegnare importanti messaggi. Contrariamente al
personaggio protagonista del film, tuttavia, egli era piuttosto
basso e aveva così la fortuna di potersi nascondere tra la nebbia o
nella vegetazione.
1917: le riprese del film
3. Il cast si è sottoposto
a lunghe prove. Per soddisfare le richieste del regista,
il quale desiderava girare il film con una serie di piani sequenza,
il cast, e con loro la troupe, si sono dovuti sottoporre a lunghe
sessioni di prove al fine di imparare nei minimi dettagli i
movimenti e le battute previste. Un singolo errore comportava
infatti la necessità di rifare da capo l’intera ripresa. Le lunghe
prove sono così servite a quanti hanno lavorato al film ad
acquisire dimestichezza con quanto previsto da copione.
4. Per girare il film il
regista si è ispirato ad un celebre film. Dar vita ad un
film composto da un unico piano sequenza è impresa pressoché
inarrivabile, e per tanto il regista ha deciso di girare diverse di
queste lunghe riprese, da unire poi al montaggio per farle sembrare
una unica. Per riuscire in ciò si è ispirato al film Nodo alla
gola (1948), di Alfred Hitchcock, il quale
nel suo film era solito far terminare un piano sequenza dietro ad
un oggetto, e far partire il seguente dallo stesso punto, così da
nascondere il taglio di montaggio.
5. Ha segnato una novità
per il direttore della fotografia. A curare la fotografia
del film vi è Roger Deakins, celebre direttore
della fotografia premio Oscar. Per le riprese del film, Deakins si
è servito di una Arri Alexa LF in formato digitale, con diverse
lenti per differenti esigenze. Questa è la prima volta che utilizza
questa particolare macchina da presa nel corso della sua lunga
carriera.
1917: i luoghi del film
6. La troupe ha dovuto
affiggere particolari segnali d’avviso. Le riprese del
film si sono tenute nel Regno Uniti, e nello specifico nel
Wiltshire, a Govan, nella riserva naturale di Hankley Common. Per
evitare spiacevoli conseguenze, lo staff di produzione ha dovuto
erigere dei cartelli che avvertivano gli escursionisti della zona a
non allarmarsi qualora si fossero imbattuti nei corpi dei finti
cadaveri sparsi per l’intera area.
1917: i riferimenti culturali
7. Una battuta svela il
senso del film. All’interno del film, il personaggio di
William Schofield, interpretato dall’attore George
MacKay, recita ad un bambino francese un verso del poema
The Jumblies di Edward Lear. Questo recita: “Sebbene
il cielo sia scuro e il viaggio sia lungo, tuttavia non possiamo
mai pensare di essere imprudenti o nell’errore”. Tale verso,
come l’intero poema, può essere infatti visto come una metafora
della missione raccontata all’interno del film.
1917: il cast del film
8. Tom Holland avrebbe
dovuto avere un ruolo nel film. Al momento del casting del
film, l’attore Tom
Holland, ora celebre per essere Spider-Man all’interno
dell’MCU, era stato contattato per
ricoprire il ruolo del tenente Blake. L’attore fu tuttavia
costretto a rinunciare al ruolo per via di impegni precedentemente
presi. Al suo posto fu scelto l’attore Richard
Madden.
9. Benedict Cumberbatch in
un nuovo film di guerra. L’attore Benedict
Cumberbatch interpreta nel film ruolo del colonnello
Mackenzie. Per l’attore è la sesta volta che prende parte ad un
film di guerra. Gli altri sono stati Espiazione (2007),
Small Island (2009), War Horse (2011)
Parade’s End (2012) e The Imitation Game
(2014).
10. Il film riunisce due
attori di Kingsman. Tra gli altri protagonisti
del film vi sono gli attori Mark Strong e
Colin Firth. I due avevano già lavorato insieme
nei film d’azione Kingsman – Secret Service (2014) e
Kingsman – Il cerchio d’oro (2017). Nel film di guerra
interpretano rispettivamente il capitano Smith e il generale
Erinmore.
Dune,
trasposizione cinematografica dell’omonimo bestseller di Frank
Herbert, per la regia del visionario Denis
Villeneuve (Blade
Runner 2049) è finalmente realtà. L’attesissima pellicola,
presentata Fuori Concorso in anteprima mondiale
alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia, arriverà nelle sale italiane dal
16 settembre. Per approfondire ogni aspetto della
genesi del film, Panini Comics propone
L’arte e l’anima di Dune, un imperdibile
artbook firmato dalla produttrice esecutiva
Tanya Lapointe che permetterà ai lettori di
immergersi completamente nella realizzazione del
lungometraggio.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune racconta la storia di Paul
Atreides, giovane brillante e talentuoso che deve
raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare
un futuro alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvagie
si fronteggiano in un conflitto per ottenere il controllo della più
preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia capace di
sbloccare tutte le potenzialità della mente umana – solo coloro che
vinceranno le proprie paure riusciranno a sopravvivere.
Dalla scelta del cast alla
straordinaria progettazione degli ambienti e delle creature, fino
agli incredibili effetti speciali, in L’arte e l’anima
di Dune non verrà tralasciato nessun dettaglio
nell’illustrare la minuziosa realizzazione di quello che si
prospetta un successo al box office. Nell’artbook si racconta
l’approccio visionario di Denis Villeneuve alla trasposizione sul
grande schermo del classico di fantascienza
diFrank Herbert, ed è un compendio
essenziale per chiunque voglia apprezzare al meglio l’ultimo
capolavoro del regista.
Inoltre, dal 30
settembre sarà disponibile, in libreria, fumetteria e
online, anche Dune – Casa degli Atreides
1, il prequel a fumetti di Dune,
adattato dai romanzi basati sugli appunti di Herbert e scritti da
Brian Herbert e Kevin J. Anderson. Disegnato da Dev Pramanik,
Dune – Casa degli Atreides ci porta all’inizio del
fantastico mondo di Dune.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Tra le decisioni più controverse che
la Marvel abbia mai preso a livello di
storyline, c’è sicuramente la rappresentazione del falso Mandarino
in Iron Man 3, che proprio di recente è stata
“corretta” grazie all’introduzione della vera versione di quel
personaggio in
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli.
Il personaggio del Mandarino ha una
storia assai complessa nei fumetti, essendo sia il padre che la
nemesi dell’eroe Shang-Chi. In origine, questo ruolo era detenuto
da un personaggio di nome Fu Manchu, che ricevette però diversi
commenti negativi a causa di un abuso di stereotipi razziali.
Tuttavia, oggi quel personaggio non è più una proprietà della
Marvel, che ha deciso di
sostituirlo a tutti gli effetti con il Mandarino, che è anche
diventato un arcinemico di Iron Man.
Il MCU ha introdotto un personaggio di
nome Mandarino in Iron Man 3: all’epoca, i fan erano pronti per la resa
dei conti finale tra il Tony Stark di Robert Downey
Jr. e il suo grande nemico. Alla fine, però, quel
Mandarino si rivelò essere un falso, un complotto orchestrato da
Aldrich Killian (Guy Pearce) per manipolare Star:
lo scienziato pagò un attore, Trevor Slattery (Ben
Kingsley) per fingersi il Mandarino e il leader
dell’organizzazione dei Dieci Anelli. I fan reagirono in maniera
contrastante alla rivelazione, anche se proprio quell’espediente,
unito alla performance di Kingsley, figura di certo tra le cose
migliori di quel film.
Shang-Chi introduce finalmente il “vero” Mandarino nel
MCU, anche se il personaggio è
stato sottoposto all’espediente del retcon per evitare di usare quel nome. Il personaggio
che vediamo nel film, infatti, è il padre di Shang-Chi
(Simu Liu) e si fa chiamare Xu Wenwu, interpretato
dall’attore hongkonghese Tony Leung. Come nei
fumetti, è il leader dell’organizzazione dei Dieci Anelli, così
chiamata per i dieci potenti bracciali che indossa ai polsi e che
gli conferisco lunga vita, super forza e una tutta serie di altri
poteri. Parlando con suo figlio e sua figlia, Xialing
(Meng’er Zhang), Wenwu rivela di non aver mai
fatto uso del nome “Mandarino”.
Ma c’è un’ulteriore retcon che in qualche modo approfondisce ancora di più
la storia del Mandarino in
Shang-Chi. Wenwu, infatti, rivela che Killian ha inventato
il nome “Mandarino” per dare un nome al leader dei Dieci Anelli. Il
vero leader dei Dieci Anelli, in realtà, trova quel nome offensivo,
mettendoli a paragone con l’albero da frutto. Wenwu è chiaramente
frustrato dalla sua rappresentazione di Killian e Slattery,
soprattutto in riferimento al nome “Mandarino”, e ha trattenuto
questa sua rabbia per molti anni, come dimostra il fatto che abbia
tenuto lo stesso Slattery prigioniero per anni, che viene poi
scoperto da Shang, Xialing, e Katy
(Awkwafina).
Slattery conferma le affermazioni di
Wenwu, e cioè che Killian lo aveva assunto per interpretare il
ruolo del Mandarino e che Wenwu lo aveva catturato e tenuto
prigioniero per anni. L’unico motivo per cui era ancora vivo è che
gli uomini di Wenwu avevano apprezzato le sue esibizioni. Slattery
continua ad avere un ruolo significativo nel film, guidando Shang,
Xialing e Katy nel favoloso villaggio di Ta-Lo attraverso la sua
traduzione dei versi emessi dalla creatura Morris, con la quale era
stato tenuto imprigionato. È una svolta sorprendente per
Shang-Chi, e mostra chiaramente che la Marvel sentiva di dover modificare
la rappresentazione del personaggio del Mandarino, allontanandolo
ulteriormente dalle sue origini controverse.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Mona Lisa and the Blood
Moon parla di una ragazza dotata di insoliti e pericolosi
poteri che scappa da un manicomio e tenta di cavarsela da sola a
New Orleans. Costellata di sequenze rocambolesche che si susseguono
al ritmo di una musica elettrizzante tra Techno Italiana e Heavy
Metal, questa pellicola all’insegna del genere fantasy avventuroso
evocherà inevitabilmente memorie degli anni Ottanta e Novanta.
COMMENTO DELLA REGISTA
Crescendo in
America, ho sempre avuto la consapevolezza di essere un outsider.
Venendo da un altro luogo e parlando una lingua diversa, è stato
difficile ambientarmi. I film fantasy che amavo da bambina avevano
la capacità di dare potere all’outsider: gli eroi che trovavo in
quei film mi facevano uscire dall’ombra e alimentavano la mia
ricerca di libertà personale. Nei miei film l’antagonista assoluto
è il sistema, il modo in cui ci costringe ad assumere certi
comportamenti, incidendo sulla visione che abbiamo gli uni degli
altri e sul nostro senso di appartenenza a un luogo. Con Mona Lisa,
volevo creare un nuovo tipo di eroe che affronta i problemi di una
realtà moderna e distorta. Una favola-avventura per esplorare ciò
che la libertà personale rappresenta all’interno di una società
caotica, in cui è difficile sentirsi liberi.
Dal regista e sceneggiatore Michel Franco
arriva una scossa improvvisa e ricca di suspense: Alice e Neil
Bennett sono il cuore di una ricca famiglia inglese, in vacanza ad
Acapulco con i giovani Colin e Alexa, finché un’emergenza
arrivata da lontano non interrompe il loro viaggio. Quando si
sconvolge un saldo ordine familiare, vengono allo scoperto tensioni
inaspettate.
COMMENTO DEL REGISTA
Non è un
caso che Sundown sia ambientato ad Acapulco. È
sconvolgente per me vedere la città in cui ho passato le vacanze da
bambino trasformata in un epicentro di violenza. Sundown nasce
dalla necessità di esplorare un luogo che sembra sempre più
distante ed estraneo. L’esplorazione di tutte le prospettive che
emergono ad Acapulco è anche uno studio sui personaggi, e
un’analisi di dinamiche familiari. Il sole occupa un posto di
primaria importanza: colpisce sempre in modo aggressivo e diretto.
L’immagine deve assolutamente riflettere due cose: gli stati
emotivi dei protagonisti, e la prorompente violenza attorno a
loro.
L’attesissimo Ghostbusters:
Legacy è diretto da Jason Reitman,
regista di film molto acclamati come Juno, Tra le nuvole, Young
Adult e il più recente The Front Runner. Jason è
il figlio di Ivan Reitman, che ha diretto i primi
due Ghostbusters usciti rispettivamente nel 1984 e nel 1989.
In occasione della prima proiezione
ufficiale del film avvenuta durante il CinemaCon 2021 (qui
le prime reazioni della stampa in seguito alla visione),
Jason Reitman ha parlato con
CinemaBlend di che tipo di esperienza è stata quella di
Ghostbusters e cosa ha significato per lui seguire le orme
di suo padre. Reitman ha anche poi rivelato che il motivo
principale per cui ha deciso di realizzare il film è che sentiva
che questa questa storia “aveva bisogno di essere
raccontata.”
“Per i primi 40 anni della mia
vita mi è sempre stata posta una domanda rispetto a tutte le altre,
e non aveva nulla a che fare con il matrimonio, con i figli o su
come stessi. La domanda era: farai mai un film di
Ghostbusters?”, ha spiegato Reitman. “Alla fine l’ho
fatto. Negli ultimi 30 anni le persone si sono chieste: ‘Perché
ora? Cos’è cambiato?’. La mia risposta è sempre stata la stessa:
finalmente c’era una storia che avevo bisogno di
raccontare.”
“E poi volevo fare un film per
mio padre e per mia figlia. Ghostbusters è uno di quei rari
franchise che non appartiene più ai registi. A differenza dei miei
precedenti lavori, non appartiene a me. E non appartiene neanche a
mio padre. Sì, tecnicamente appartiene alla Sony ma la realtà è che
Ghostbusters appartiene a tutti voi”, ha aggiunto.
“Volevamo fare un film con una grossa componente mystery, ma
che fosse anche divertente. Volevamo che dopo la visione, il
pubblico uscisse dalla sala canticchiando il tema originale.
Volevamo realizzare un film per tutta la famiglia.”
Tutto quello che sappiamo su
Ghostbusters: Legacy
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan
Reitman, è il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola
città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la
loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters:
Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill
Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weavere Annie
Potts di nuovo insieme per ridar vita a una delle
saghe cinematografiche più amate della storia. Diretto da Jason
Reitman, il film sarà nelle sale italiane dall’11 novembre prodotto
da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment
Italia. Tra i protagonisti anche Mckenna Grace, Finn
Wolfhard, Carrie Coon ePaul
Rudd.
Di recente,
Zachary Levi è stato ospite al Dragon Con 2021 e
ancora una volta gli è stata data la possibilità di parlare di
un’eventuale scontro sul grande schermo tra il suo
Shazam e il Black
Adam di
Dwayne Johnson. Uno scontro tra i due sembra
inevitabile, tuttavia ancora non sappiamo se la Warner Bros. abbia
effettivamente dei piani in merito.
“Mi piacerebbe dare un pugno in
faccia a The Rock”, ha scherzato Levi (via
The Direct). “Sarebbe un sogno. Onestamente, però, sono
cose di cui non so molto e che non mi competono neanche. Non ho
idea di come tutte queste storie e tutti questi personaggi, alla
fine, si riuniranno. So che Dwayne è un uomo di grande successo,
molto impegnato in tantissimi progetti diversi. Quindi, se e quando
ci dovesse mai essere uno scontro, non so nemmeno se sarebbe
disponibile. Lo spero!”.
“Considerati i fumetti, il
canone e tutta quella roba l’, penso che sarebbe un peccato se
Captain Marvel e Black Adam non avessero il
loro incontro sul grande schermo, indipendentemente da come sarà o
da come potrebbe accadere”, ha concluso Levi.
Il riferimento di
Zachary Leviè al fatto che la
versione originale di Black Adam esordì in una storia di Capitan
Marvel, l’originale alter ego di
Billy Batson apparso nei fumetti della Fawcett Comics, prima che il
personaggio venisse acquistato dalla DC Comics: quest’ultima poi
decise di cambiarne il nome in Shazam per via dell’omonimia con il
personaggio della Marvel Comics. Ricordiamo che Levi tornerà a
vestire i panni dell’eroe eponimo in Shazam! Fury
of the Gods.
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of
the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film
uscirà al cinema il 2 giugno 2023. Nel cast è confermato il ritorno
di Asher Angel, mentre i villain saranno
interpretati dalle new entry Helen
Mirren, Rachel
Zegler eLucy
Liu. Mark
Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon
Hounsou sarà ancora una volta il Mago. Il primo
film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
Inevitabilmente, Blade porterà
il pubblico a confrontarsi con un aspetto più soprannaturale,
decisamente segreto, del MCU, poiché il film seguirà le
gesta di un cacciatore di vampiri nella sua battaglia contro le
creature succhiasangue della notte.
I vampiri sono stati menzionati per
la prima volta nel MCU da Mobius, durante il quarto
episodio di Loki, ma la regista Kate Herron non ha mai voluto
approfondire la questione (quasi sicuramente perché impossibilitata
a farlo). Al momento non ci sono molte informazioni sul cinecomic
con Mahershala Ali, ma di recente il regista
Bassam Tariq ha iniziato a parlare più nello
specifico del suo attesissimo progetto MCU.
Intervistato da
Indiewire in occasione dell’uscita del suo ultimo film,
Mogul Mowgli, Tariq ha discusso della rappresentazione
dell’iconico personaggio nel suo film, sottolineando l’importanza
dei film con Wesley Snipes realizzati tra il 1998 e il
2004, che grazie al loro successo hanno influenzato l’attuale era
dei film di supereroi in cui viviamo.
“La cosa eccitante del film che
stiamo realizzando è, mentre leggevamo i fumetti e il resto, ci
siamo accorti che non c’è mai stato un canone per Blade”, ha
spiegato il regista. “Il fatto che sia un Diurno è l’unica cosa
che è stata stabilita. Sappiamo bene che non possiamo ignorare
quello che ha fatto Wesley Snipes, che è stato fondamentalmente per
il lungo cammino che ha poi portato a questo nuovo film. Un uomo di
colore ha creato il mondo dei supereroi in cui ci troviamo, questa
è la sola e unica verità.”
“Per me, ora, lavorare con un un
colosso come Mahershala Ali, un attore di grandissimo talento, e
con la sceneggiatrice Stacy Osei-Kuffour… sono veramente onorato di
lavorare con dei veri talenti neri”, ha aggiunto poi Tariq.
“Per me essere solo con loro in una stanza, ascoltare le loro
idee e vedere come stanno costruendo quest’universo, è davvero un
grande onore.”
Cosa sappiamo sul reboot di
Blade?
Bassam
Tariq sarà il quarto regista di colore a dirigere un
film per i Marvel Studios, dopo Ryan
Googler (Black
Panther, Black Panther:
Wakanda Forever), Nia
DaCosta (The
Marvels) e Chloé Zhao (Eternals).
Negli ultimi anni, Feige sta puntando a un Universo Cinematografico
Marvel sempre più inclusivo,
aumentando la diversità non solo davanti, ma anche dietro la
macchina da presa.
Le riprese del reboot
di Blade dovrebbero
partire il prossimo anno. Al momento non è ancora stata fissata una
data di uscita ufficiale. I Marvel Studios hanno affidato
a Stacy Osei-Kuffour la sceneggiatura
del film. Osei-Kuffour ha lavorato come story editor e
sceneggiatrice per l’acclamata serie Watchmendi
HBO. Lo studio ha preso in considerazione soltanto sceneggiatori di
colore; secondo quanto riferito, Mahershala
Ali è stato direttamente coinvolto nel processo.
Scarlett Johansson e i fratelli Anthony
e Joe Russo hanno sviluppato uno stretto
rapporto professionale durante gli ultimi anni del MCU. Johansson, infatti, ha
recitato in ogni film del MCU diretto dal duo di registi. Ad
oggi, i Russo si sono presi una pausa dalla Marvel dopo Avengers: Endgame, mentre il viaggio di Johansson nei
panni di Natasha Romanoff si è ufficialmente concluso con l’uscita
di Black
Widow.
Con grande sorpresa, a seguito
dell’uscita di Black
Widow in contemporanea nelle sale e su Disney+, Johansson ha fatto
causa alla Disney per una presunta violazione dei termini
contrattuali che avrebbe in qualche modo inficiato il suo compenso.
La faida tra la multinazionale e l’attrice è ancora in corso: nel
frattempo, Johansson ha ricevuto supporto da moltissimi colleghi di
Hollywood,
incluse le altre star del MCU. Ora, sembra che i fratelli Russo
siano gli ultimi membri della famiglia Marvel a schierarsi a favore
dell’attrice, mossa che potrebbe spingere il duo di registi a non
tornare nel MCU.
Un recente articolo del
Wall Street Journal ha analizzato la causa intentata da
Johansson e le ripercussioni che potrebbe avere questa battaglia
legale. Una delle note incluse nel report è che i fratelli Russo
stavano discutendo di tornare nel MCU per dirigere un altro film.
Tuttavia, si dice che i Russo e la Disney si trovino ora in un
impasse per quanto riguarda le trattative. La fonte
specifica che l’affaire Black
Widow avrebbe spinto i fratelli Russo ad interrogarsi
sulle modalità di distribuzione del loro film e, soprattutto, sul
loro compenso. Non si per quale film i fratelli Russo fossero in
trattative, ma sembra che le trattative, almeno per ora, non si
evolveranno in alcun ingaggio ufficiale.
L’idea che la causa contro la Disney
ad opera di Scarlett Johansson possa impedire ai fratelli
Russo di tornare nel MCU, renderebbe il possibile
annullamento di tale accordo la più grande “rottura” mai
verificatosi a causa della disputa. Ora che questa notizia è
diventata di dominio pubblica, la cosa potrebbe esercitare una
certa pressione sulla Disney, che magari si sentirà costretta a
dover “rimediare” a questa situazione.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Il primo trailer ufficiale di
Spider-Man:
No Way Home ha dato finalmente ai fan molto
materiale su sui riflettere (e indagare) prima dell’uscita
dell’attesissimo cinecomic nelle sale. Tra i vari momenti del
trailer che sono stati oggetto di analisi e congetture, ce n’è uno
in particolare che ha catalizzato l’attenzione sui social media fin
da subito.
Alcuni fan sono convinti di aver scovato all’interno del
trailer anche l’avvocato di Hell’s Kitchen, ossia Matt Murdock:
una misteriosa figura in camicia e cravatta può essere vista in
piedi al fianco di Parker con alcuni documenti in mano, e poi di
nuovo fuori dalla stanza, con le braccia conserte. Ecco, in merito
a quella figura i fan si sono scatenati, e hanno iniziato a
sostenere che potesse trattarsi proprio di Daredevil.
Lo stesso Charlie Cox ha smentito il suo
coinvolgimento nel film dopo l’esplosione della teoria dei fan
sul web, ma ora è arrivata la conferma ufficiale che quegli
avambracci non appartengono all’attore britannico. Grazie alla
versione del trailer IMAX del film associata alle copie di Shang-Chi (che potete vedere in versione bootleg
cliccando
qui), si vede chiaramente che si tratta di un altro personaggio
e non di Matt Murdock.
Potrebbe trattarsi di qualcuno che
lavora per la Damage Control, la società che ha debuttato in
Spider-Man: Homecoming e che potrebbe essere coinvolta
nelle conseguenze dell’attacco a Londra. Tuttavia, ciò non esclude
che Matt Murdock/Daredevil possa comunque apparire nel film e che
Charlie Cox, semplicemente, non sia
autorizzato a rivelare nulla. O magari, nel film apparirà comunque
l’uomo senza paura, ma forse interpretato da un altro attore.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà
nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
C’era molto attesa per
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, e non solo
perché si tratta del primo cinecomic Marvel con protagonista un eroe
asiatico, ma anche perché in molti erano curiosi di vedere come il
film si sarebbe comportato al box office, dal momento che, a
differenza di Black
Widow, è arrivato esclusivamente al cinema.
Come ci informa
The Hollywood Reporter, dover aver incassato 32,2 milioni di
dollari lo scorso sabato, il totale stimato del film in soli tre
giorni è salito a 71,4 milioni. Di conseguenza, si colloca tra gli
80,3 milioni di dollari raggiunti da Black
Widow e i 70 milioni di Fast
and Furious 9 per quanto riguarda le migliori apertura del
2021.
Shang-Chi sembra destinato a guadagnare ben 83,5 milioni
di dollari in occasione del Labor Day, superando così i 30,6
milioni di dollari di Halloween – The Beginning nel 2007.
Si tratta di un’importante risultato decisamente a favore della
sala e delle uscite al cinema, segno che molto probabilmente le
date di uscita di titoli come Venom: La furia di
Carnage (ottobre) e Eternals
(novembre) non subiranno ulteriori variazioni.
Deadline, nel frattempo, ha rivelato anche i dati degli incassi
sul mercato internazionale, parlando di un’impressionante apertura
di ben 56,2 milioni di dollari, cifra che ha fatto salire gli
incassi globali a 139,7 milioni. Nel Regno Unito,
Shang-Chi ha persino battuto il record, segnando il
miglior debutto dall’inizio della pandemia con ben 7,7 milioni di
dollari.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Con le riprese di Aquaman 2, intitolato
Aquaman and The Lost
Kingdom, in corso, iniziano ad essere sempre di
più i dettagli svelati relativi alle novità del film. Sequel del
fortunatissimo titolo del 2018 (qui la recensione) diretto da
James Wan, questo vedrà ancora una
volta l’attore Jason Momoa nel ruolo
di Arthur Curry alias Aquaman. Proprio Momoa ha da poco svelato,
tramite il su account Instagram, il nuovo costume che il
personaggio sfoggerà nell’atteso film, previsto al cinema per il
dicembre del 2022.
Il nuovo costume, come si può ben
notare dalla foto, abbandona i toni sgargianti di quello iconico
del personaggio visto nel precedente personaggio. Il nuovo look
risulta dunque molto più dark, in linea con quello che a quanto
anticipato sarà un secondo capitolo molto più cupo e violento. Wan,
infatti, ha affermato che tra le principali fonti di ispirazione per il nuovo
film vi è Terrore nello spazio, pellicola del 1965
diretta da Mario Bava, che mescola fantascienza e
horror. Allo stesso tempo, il film sembra sarà ancor di più incentrato sui
personaggi protagonisti, esplorando il loro passato e gli
aspetti più dolorosi e spaventosi.
Oltre a Momoa, infatti, sono
riconfermati anche Amber Heard nel
ruolo della principessa Mera, Yahya Abdul-Mateen
II in quelli di Black Manta e Patrick Wilson
per re Orm. Al momento però non sono noti dettagli relativi alla
trama, con Wan intenzionato a tenere questa il più possibile
segreta nel tentativo di stupire gli spettatori al momento
dell’uscita in sala. Il regista ha però garantito che il sequel
avrà una struttura narrativa molto più complessa rispetto al
predecessore, con l’intenzione di portare il pubblico in territori
inesplorati e perciò più stupefacenti. Non resta dunque che
attendere l’arrivo di Aquaman 2 al cinema, anche per
scoprire in che modo il nuovo costume caratterizzerà l’evoluzione
del personaggio.
In questo thriller psicologico, Eloise, che
sogna di diventare una fashion designer, riesce misteriosamente a
catapultarsi negli anni Sessanta dove incontra Sandie, un’aspirante
cantante di grande fascino. Ma il glamour non è esattamente quello
che sembra: i sogni del passato iniziano a infrangersi e
approderanno a qualcosa di molto più oscuro.
COMMENTO DEL REGISTA
Se aveste la
possibilità di tornare indietro nel tempo, lo fareste? Il desiderio
di realizzare Last Night in Soho nasce dalla mia
volontà di fare un film su Central London, che è stata la mia casa
adottiva per gli ultimi venticinque anni e che ho frequentato per
buona parte della mia vita adulta; che fosse per lavoro,
socializzazione e anche per vivere in questa parte della metropoli,
mi sono immerso nei secoli di storia di cui è impregnata. In
qualche modo il mio film è una lettera d’amore. Non solo
indirizzata a questa parte di mondo ma a un decennio leggendario,
gli anni Sessanta, quando Soho era il centro dell’universo.
Tuttavia, in me vive un eterno conflitto, in cui la brama di
viaggiare a ritroso e crogiolarmi nell’atmosfera glamour degli anni
Sessanta ha per contraltare il timore assillante delle tenebre che
si celano dietro quella visione rosea. La nostalgia può essere
pericolosa; trascorrendo troppo tempo a guardarsi indietro, si
potrebbe non riuscire a scorgere il pericolo che sta proprio
davanti a noi. Last Night in Soho è un racconto
ammonitore rivolto ai sognatori come me che vogliono riavvolgere il
tempo e tornare a un’epoca nella quale, paradossalmente, in effetti
non hanno mai vissuto. La domanda, quindi, dovrebbe essere: se
aveste la possibilità tornare indietro nel tempo, davvero lo
fareste?
Ecco tutte le foto di Jessica Chastain e Oscar Isaac sul red carpet di Venezia
78 dove hanno presentato fuori concorso la serie tv
SCENES FROM A MARRIAGE, in arrivo questo autunno. I
due protagonisti hanno sfilato con tanto di simpatico siparietto.
Di seguito tutte le foto:
Scenes from a Marriage rivisita
l’iconica rappresentazione di temi quali amore, odio, desiderio,
monogamia, matrimonio e divorzio della serie originale, attraverso
la prospettiva di una coppia americana dei nostri giorni. È un
adattamento della classica miniserie svedese di Ingmar Bergman.
COMMENTO DEL REGISTA
Scener ur
ett äktenskap (Scene da un matrimonio), di
Ingmar Bergman, è decisamente l’opera d’arte che più mi ha
influenzato. Lo vidi casualmente per la prima volta a diciotto
anni, quando ero un giovane, devoto ragazzo ebreo, che viveva in un
villaggio remoto e non sapeva nulla di cinema, relazioni o sesso.
Ricordo che pensai tra me e me, scioccato: Quindi, questa è arte!
La sua brutale onestà, il suo minimalismo radicale, il suo totale
affidarsi al testo e alla performance sono stati dei punti di
riferimento per tutta la mia produzione successiva. Più tardi,
quest’opera è diventata ancora più personale per me.
Se Bergman,
quasi cinquant’anni fa, voleva fare una dichiarazione sul prezzo
del matrimonio, io sentivo che era giunto il momento di parlare
anche del prezzo del divorzio. In un’epoca in cui la società
consumistica e narcisista ci spinge a cercare costantemente
l’autorealizzazione e una libertà superficiale, vale anche la pena
ricordare quanto, solitamente, sia traumatica una separazione nel
corso della vita umana. Si tratta, comunque, di una storia d’amore.
Due persone che si sono salvate a vicenda quando si sono
incontrate, sono morte insieme quando hanno vissuto insieme, e non
possono rinunciare l’uno all’altra, anche quando toccano il
fondo.
Si è tenuto ieri sera il red carpet
di Competencia
Oficial, il film in concorso a Venezia
78, sul tappeto rosso i protagonisti
Penélope Cruz,
Antonio Banderas, Oscar Martínez, e i registi Gastón Duprat,
Mariano Cohn.
Alla ricerca di riconoscimento e prestigio
sociale, un uomo d’affari miliardario decide di fare un film che
lasci il segno. Per riuscirci, assume i migliori: un cast stellare
formato dalla famosa regista Lola Cuevas e da due rinomati attori,
entrambi di enorme talento, ma con un ego ancora più grande: Félix
Rivero, attore hollywoodiano, e Iván Torres, illustre interprete
del teatro radicale. Entrambi delle leggende, ma non proprio in
buoni rapporti. Attraverso una serie di sfide sempre più
eccentriche lanciate da Lola, Felix e Iván devono confrontarsi non
solo l’un l’altro, ma anche con il loro lascito artistico.
COMMENTI DEI REGISTI
Mariano
Cohn: Da un po’ di tempo volevamo fare un film con
Penélope Cruz e Antonio Banderas. Alla fine, ci siamo incontrati a
Londra per scambiarci delle idee e abbiamo condiviso con loro il
seme di ciò che sarebbe diventato l’asse portante di Competencia
oficial. Ci serviva un terzo protagonista e abbiamo chiamato Oscar
Martínez, che aveva già partecipato a un nostro film, El
ciudadano ilustre, e il cui lavoro piaceva molto a Penélope e
Antonio. Mediapro Studio ha dimostrato da subito grande impegno
nella realizzazione di Competencia oficial.
Gastón
Duprat: Ci sono molti esempi cinematografici che mostrano
come si fa un film, i problemi di produzione e le difficoltà che
comporta la realizzazione di un progetto. Ma la cosa più unica in
un film è quello che gli attori riescono a suscitare: farci
piangere, farci ridere, generare emozioni. Il film indaga questa
relazione complessa e straordinaria, solitamente nascosta alla
vista del grande pubblico. L’opera rivela come questi tre talenti
della recitazione riescano a emozionare gli spettatori, trattando
allo stesso tempo temi quali il processo di creazione artistica, la
competenza professionale, l’ego e il bisogno di prestigio e
riconoscimento.
Arriva anche la leggenda del rock
Jimmy Page sul red carpet di Venezia 78 il
chitarrista dei Led Zeppelin è ospite per il
documentario presentato fuori concorso BECOMING LED ZEPPELIN.
Becoming Led Zeppelin è un film che
nessuno pensava si sarebbe potuto mai realizzare. L’ascesa alla
celebrità della band fu rapidissima e praticamente non documentata.
Grazie all’accesso esclusivo al gruppo e ai suoi archivi personali,
al pieno sostegno della band e alla disponibilità di filmati mai
visti prima, Becoming Led Zeppelin vi immergerà nelle immagini e
nei suoni dei loro esordi. Per tutti i milioni di persone che non
vedranno mai la band dal vivo, questa è l’esperienza che più si
avvicina alla partecipazione a un loro concerto. Prima di Starway
to Heaven e della chitarra Dragon, prima dei dischi d’oro e delle
ragazze, c’erano semplicemente quattro uomini e il loro amore per
la musica. Becoming Led Zeppelin ci svela i loro percorsi
individuali mentre si muovono sulla scena musicale degli anni
Sessanta, suonando alcuni dei più grandi successi dell’epoca nei
piccoli club della Gran Bretagna, finché nell’estate del 1968 si
incontrano per provare insieme e le loro vite cambiano per sempre.
I quattro percorsi si fondono in uno quando partono alla conquista
dell’America in un giro sulle montagne russe che culmina nel 1970,
nel momento in cui diventano la band numero uno al mondo.
COMMENTO DEL REGISTA Con Becoming
Led Zeppelin il mio obiettivo era quello di fare un nuovo tipo di
film, un documentario che somigliasse a un musical. Volevo
intrecciare le quattro diverse storie dei membri del gruppo prima e
dopo la formazione della band, facendo raccontare ampie parti della
loro storia solo dalla musica e dalle immagini, in modo da legare
le canzoni ai luoghi in cui furono create e agli eventi che le
ispirarono. Ho usato solo pellicole e negativi originali, con oltre
70.000 fotogrammi restaurati manualmente, e ho ideato delle
sequenze di fantasia, ispirate a Singin’ In The Rain, sovrapponendo
filmati inediti di esibizioni dal vivo a fotomontaggi di poster,
biglietti e viaggi, per ricreare visivamente il senso di frenesia
dei loro esordi.
Molti sono i luoghi comuni e le
abitudini legati alla fruizione cinematografica, come le commedie
romantiche che sembrano perfette per il periodo natalizio, oppure i
blockbuster che si affollano nelle sale in primavera, o ancora
gli horror che sono un ottimo intrattenimento
estivo. Approfittando degli ultimi scorci d’estate e gli
ultimi giorni di ferie, potrebbe essere interessante e divertente,
magari in gruppo, per esorcizzare la paura, o in coppia per
accrescere l’intimità, guardare dei film horror.
Ma come e cosa vedere? Una ricchissima offerta di titoli di genere,
tra saghe e nuove tendenze disponibile in streaming su
NOW ed
ecco di seguito i migliori da vedere o rivedere.
Tutti i film Horror sono disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli
3 europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
You’re Next (2011)
Diretto da Adam Wingard,
che nel corso degli anni si è costruito una solida reputazione nel
genere, arrivando a dirigere quest’anno Godzilla vs Kong, You’re Next
è un film del 2011 che all’epoca della sua uscita ha fatto molto
parlare di sé.
Ambientato in una villa, il film
racconta di un gioco al massacro che nasconde una trama segreta, la
protagonista, una ragazza spaventata ma molto sveglia, tenta di
sopravvivere, mentre intorno a lei tutti muoiono, cacciati come
prede all’interno di una lussuosa e grande casa. Il film merita un
posto in questa classifica perché con un concept semplice e facendo
leva sulle più tradizionale dinamiche familiari che il cinema ha
raccontato in mille modi, si trasforma in una vera e propria caccia
all’uomo che non fa prigionieri. Protagonisti del film Sharni
Vinson, Wendy Glenn, Nicholas Tucci, AJ Bowen, Joe Swanberg,
Margaret Laney, Amy Seimetz.
Scream (1996)
Qui siamo in zona di classici.
Scream, del 1996, è riuscito come altri pochi film prima di lui, a
lasciare il segno nella cultura pop, dando origine all’iconografico
maniaco omicida con la maschera bianca e la bocca spalancata,
Ghostface. Diretto da Wes Craven, vero e proprio guru del cinema
horror (L’ultima casa a sinistra, Le colline hanno gli occhi),
Scream vede protagonista Sidney Prescott, principale vittima del
killer con la maschera che ricorda L’Urlo di Munch. Questo losco
criminale telefona alle sue vittime e le uccide se queste non sono
in grado di rispondere alle sue domande, ma Sidney riesce a
sfuggirgli e per lui diventerà un’ossessione. Scream ha generato
diversi sequel, disponibili in streaming su NOW, e nel
cast vede
Neve Campbell,
Courteney Cox, David Arquette, Matthew Lillard,
Drew Barrymore, Jamie Kennedy, Skeet Ulrich, Rose McGowan,
Liev Schreiber, Henry Winkler, Joseph Whipp, Linda Blair, W.
Earl Brown.
Mimic (1997)
Prima de Il Labirinto del Fauno e della fama hollywoodiana con
La forma dell’acqua, Guillermo Del Toro ha
realizzato alcuni dei suoi migliori film, tenendosi sempre ai
margini del genere, tra horror, fantasy e dramma. Mimic è il suo
primo film e nonostante alcune formule ancora grezze dovute
all’inesperienza, Del Toro mostra già le sue doti di narratore.
Susan Tyler, giovane scienziata, e
suo marito Peter, del centro per il controllo malattie infettive di
New York, hanno debellato una minaccia epidemica che incombeva su
migliaia di bambini. Susan aveva combinato il DNA di diverse
specie, creando un nuovo antigene chiamato ‘Progenie di Giuda’ e
introducendolo nell’ecosistema di New York. Sono passati tre anni,
e quella che sembrava una conquista dell’ingegneria genetica prende
vita e, al di sotto della città, comincia a minacciare gli esseri
umani. Gli unici a poter fermare questa creatura sono coloro che
l’hanno fatta nascere.
Nel cast del film ci sono Mira
Sorvino, Jeremy Northam, Alexander Goodwin, Giancarlo Giannini,
Charles S. Dutton,
Josh Brolin, Alix Koromzay, Norman Reedus, F. Murray
Abraham.
La Mosca (1986)
Se fino a questo momento
abbiamo proposto titoli di vario genere ed importanza, con La Mosca
coinvolgiamo in questa lista anche il cinema d’autore più puro. Il
film, opera di
David Cronenberg, si posizione nella filmografia del regista
canadese come uno dei punti di maggiore creatività, potenza
evocativa e temi che ricorrono in tutta la sua prima
filmografia.
Nella storia, il brillante
scienziato Seth Brundle ha inventato una macchina per il
teletrasporto. Durante la sperimentazione per teletrasportare
esseri viventi, in un momento di euforia dopo essere stato in grado
di teletrasportare un babbuino, Seth decide di provare con una
cavia umana. Entra nell’apparecchio, ma non si accorge che con lui
è entrata una mosca. L’esperimento riesce, ma presto lo scienziato
si accorge che in lui è in atto una trasformazione inquietante.
Nel cast del film
Jeff Goldblum, Geena Davis, John Getz, Joy Boushel, Leslie
Carlson, George Chuvalo, David Cronenberg.
Il Presagio (1976)
Continuiamo la carrellata
di titoli horror disponibili in streaming su NOW con un
film che appartiene alla lunghissima lista di film a tema satanico.
Alla regia troviamo il leggendario Richard Donner che non è certo
passato alla storia per questo film, ma che ne ha fatto un punto di
forza di una carriera decisamente variegata.
Divenuto padre per la prima volta,
ma di un bimbo nato morto, Robert Thorn, diplomatico americano a
Roma, cela la disgrazia a sua moglie Kathie che tanto aveva
desiderato quel figlio, e si prende come proprio un maschietto nato
lo stesso giorno del suo, da madre – così gli ha detto un sacerdote
– morta dandolo alla luce. Trasferitisi a Londra, dove Robert è
stato nominato ambasciatore, lui e Kathie si godono in serenità i
primi cinque anni di vita del piccolo Damien, finché, mentre
festeggiano il suo sesto compleanno comincia, col suicidio di una
governante, una serie di tragici avvenimenti di cui saranno vittime
anche un sacerdote, la stessa Kathie e un fotografo. Robert si
convince che Damien è il figlio del Diavolo, l’Anticristo
profetizzato dall’Apocalisse: nato non da una donna, ma da una
bestia.
Nel cast del film Gregory Peck, Lee
Remick, David Warner, Billie Whitelaw, Harvey Stephens, Martin
Benson, John Stride, Leo McKern, Anthony Nicholls, Patrick
Troughton.
The Lodge (2020)
Facciamo adesso un deciso
balzo in avanti nella contemporaneità con
The Lodge, film diretto dal duo britannico, Severin Fiala e
Veronika Franz, che si era già fatto notare per Goodnight Mommy e
che con questo secondo film si addentra sempre dentro una serie di
dinamiche familiari distorte e tormentate.
Dopo essere rimasti orfani della
madre suicida, due bambini trascorrono le vacanze di Natale in una
baita in montagna con il padre e la sua nuova compagna. Tuttavia,
l’esperienza si rivelerà turbolenta sia per la giovane donna che
per i ragazzini, mentre il padre sembra ignaro del fatto che ci sia
qualcosa che non va nella sua famiglia. Nel cast ci sono Riley
Keough,
Richard Armitage, Alicia Silverstone, Jack Martell, Rebecca
Faulkenberry.
Cabin Fever (2003)
Come sempre accade negli
horror splatter diretti da Eli Roth, più che la presenza
sovrannaturale è l’uomo stesso ad essere un mostro. Così accade
anche in Cabin Fever, film che ha lasciato il
segno nel genere e che rappresenta a oggi un piccolo cult.
Un gruppo di cinque scapestrati
giovani decide di passare un fine settimana in una baita isolata in
montagna. Negli stessi giorni, un eremita che abita da quelle parti
contrae a causa del suo cane una malattia infettiva molto grave.
Quando i ragazzi sono sul posto entrano in contatto con l’uomo che
però invece di aiutare percepiscono come una minaccia, compiendo
così un atto scellerato. Il loro gesto gli costerà caro, perché
anche loro si accorgeranno di essere stati contagiati e a quel
punto nessun legame di amore o amicizia supererà la paura e la
bestialità.
Nel cast del film Jordan Ladd,
Rider Strong, James DeBello, Cerina Vincent, Joey Kern, Arie
Verveen, Hal Courtney, Matthew Helms, Dante Walker, Eli Roth.
Resident Evil (2002)
Come per Scream, siamo
davanti ad una delle saghe cinematografiche horror più famose di
sempre, e in questo caso è anche una saga molto longeva che ha
fatto la fortuna sia di
Milla Jovovich, protagonista di tutti i film, che di suo
marito, il regista Paul W.S. Anderson, che ha firmato ogni
capitolo. Basato sull’omonimo videogioco, il film si concentra
intorno alla figura di Alice, una ricercatrice della Umbrella
Corporation vittima di un incidente che potrebbe causare la fine
dell’umanità.
Nel cast del film
Milla Jovovich,
Michelle Rodriguez, Eric Mabius, James Purefoy, Martin Crewes,
Colin Salmon, Ryan McCluskey, Oscar Pearce.
Fantasy Island (2020)
Arrivato al cinema lo
scorso anno, Fantasy
Island, film diretto da Jeff Wadlow, è l’adattamento in chiave
horror della serie di successo “Fantasilandia”, trasmessa tra la
fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta. La storia vede
l’enigmatico Mr. Roarke ospitare nel suo lussuosissimo e remoto
resort, sito su una sperduta isola tropicale, chiunque voglia
realizzare il suo sogno nel cassetto. Mr. Roarke infatti dà forma a
qualsiasi fantasia il suo ospite gli chieda, grazie all’aiuto di
attori e scenografie. Ma ben presto i sogni si trasformano in
incubi e gli ospiti si ritrovano intrappolati sull’isola, dalla
quale possono fuggire solo risolvendo il mistero che l’isola stessa
nasconde segretamente.
Chiude questa rassegna di
film horror da vedere in streaming su NOW un film
che all’epoca dell’uscita ha fatto parecchio scalpore,
principalmente per la sua protagonista, l’allora sulla cresta
dell’onda
Megan Fox, reduce dal successo travolgente di Transformers. Il
film, simpatica storia teen a tinte horror, racconta di una
cheerleader bella e sexy che nasconde un mostruoso segreto.
Sebbene non spicchi nei manuali di
storia del cinema, il film è perfetto per una simpatica e
spensierata serata di fine estate con gli amici. Nel cast del film,
oltre a
Megan Fox, anche
Amanda Seyfried, Johnny Simmons,
Adam Brody,
J.K. Simmons, Amy Sedaris,
Chris Pratt.
Oscar Isaac e
Jessica Chastain hanno partecipato all’attività
stampa di Scenes From A Marriage, la serie evento
presentata a Venezia 78. Adattata dalla lodata miniserie
svedese del 1973 di Ingmar Bergman, la miniserie
HBO riesamina l’iconica rappresentazione di amore, odio, desiderio,
monogamia, matrimonio e divorzio di Bergman attraverso il punto di
vista di una coppia americana contemporanea.
Chastain interpreta Mira, una
dirigente tecnologica fiduciosa e ambiziosa lasciata insoddisfatta
dal suo matrimonio. Isaac è Jonathan, un professore di filosofia
cerebrale e accomodante nel disperato tentativo di mantenere
intatta la loro relazione. Il nuovo dramma è diretto dall’acclamato
regista e sceneggiatore televisivo israeliano Hagai
Levi, noto per serie tra cui In Treatment, The
Affair e Our Boys, ma è innegabile che i riflettori siano
tutti per la coppia d’oro di protagonisti.
Chastain ha ammesso che il progetto
è stato intenso da realizzare: “Mi è sembrato incredibilmente
intimo, è stato difficile tornare a casa e lasciare il ruolo di
Mira al lavoro. Dentro c’era una parte di me stesso”.
Chastain e Isaac hanno collaborato
altre volte e soprattutto condividono un’amicizia che risale ai
tempi della Julliart, la scuola di recitazione che entrambi hanno
frequentato a New York. Nonostante quell’amicizia, l’intensità
dello show ha richiesto ai due una sfida davvero importante.
Chastain ha continuato:
“Scherzavamo dicendo che la nostra amicizia è stata una
benedizione e una maledizione. È una benedizione perché c’è fiducia
immediata. Non devi preoccuparti di offendere o di creare una
connessione. Puoi essere molto onesto. La cosa difficile è che a
volte ci leggevamo nel pensiero. Era come “uscire dalla mia testa”.
Quindi, ho sentito che in questo lavoro non c’era nessun momento di
riposo”.
Isaac – che è ha portato al Festival
anche Dune e Il collezionista di
carte – ha aggiunto: “È ben detto. Professionalmente,
è fantastico quando conosci qualcuno così bene perché non devi
preoccuparti di molte cose di cui di solito ti preoccupi. Tuttavia,
con un progetto così intenso tieni così tanto alla persona, che è
come lavorare con la famiglia. Se non conosci qualcuno così bene,
ottenere il tuo spazio non è così difficile.”
Chastain ha commentato le scene
intime della serie: “In termini di intimità fisica, abbiamo
avuto un coordinatore e HBO è stato davvero fantastico per noi che
abbiamo avuto conversazioni su ciò con cui ci sentivamo a nostro
agio. Oscar e io siamo molto a nostro agio l’uno con l’altro,
quindi abbiamo parlato separatamente con questi responsabili. È
stato utile.” Ha aggiunto, ridendo: “C’è comunque una
percentuale di imbarazzo, quindi il bourbon ha aiutato molto. Ma il
livello di fiducia era alto”.
Jessica Chastain ha
poi proseguito: “Per quanto mi riguarda, sono davvero
entusiasta di guardare la serie in termini di ruoli di genere.
L’originale esamina i ruoli di genere in quel periodo di tempo,
questa versione lo esamina attraverso la contemporaneità in termini
di stipendio, chi sostiene la famiglia, cosa significa essere una
madre, il rapporto di una donna con il sesso, la fertilità, ci sono
tanti aspetti”.
Il regista israeliano Hagai
Levi ha parlato della sua ispirazione per il progetto:
“Sono rimasto scioccato quando ho visto per la prima volta la
versione di Bergman. Ero davvero giovane. Mi ha fatto capire che la
TV può essere arte. È diventato un punto di riferimento per me
quando ho lavorato ad altri show, come In Treatment. Quando sono
stato avvicinato dal figlio di Ingmar Bergman, Daniel, ero
spaventato ed eccitato, ma sapevo che dovevo provare ad affrontare
questa sfida”.
Tornare a guardare il
cinema al cinema: questo il filo conduttore che unisce tutti i
festival cinematografici italiani in questo delicato ma pieno di
entusiasmo periodo di riaperture. Ed è il principale punto d’unione
tra Sgarbatellum, la rassegna cinematografica romana diretta
da Alessandro Piva, e MoliseCinema, festival diretto
da Federico Pommier, giunto alla sua diciannovesima
edizione, conclusasi in agosto a Casacalenda. Come ogni anno il
Festival arriva a Roma, all’Arena Garbatella, per una due giorni di
cinema e incontri tra pubblico e addetti ai lavori.
Il 4 settembre sarà
presentato il film EST – Dittatura last minute, diretto da
Antonio Pisu, con Lodo Guenzi e Matteo Gatta. Il film ha
vinto il premio del pubblico nell’edizione di quest’anno di
MoliseCinema. La visione sarà introdotta dai due produttori
Maurizio Paganelli e Andrea Ricciputi.
Il 5 settembre sarà la
volta di Maledetta Primavera, anch’esso presentato con
successo di pubblico nella selezione di opere prime di
MoliseCinema. Ospiti la regista Elisa Amoruso, la
giovane Emma Fasano, protagonista del film con Micaela
Ramazzotti e Giampaolo Morelli, e le sceneggiatrici Eleonora
Cimpanelli e Paola Randi.
Durante le serate del 4 e
5 settembre si rinnova l’appuntamento dedicato alle scuole di
cinema: quest’anno è la volta di IFA, scuola di cinema di
Pescara, con una breve introduzione al programma didattico e la
proiezione del cortometraggio This is fine, di Gianmarco
Nepa (4 settembre). Il 5 settembre, in apertura
di serata, sarà presentato il corto Secondo me, di Giulia
Regini, prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia e
proiettato in anteprima mondiale a MoliseCinema 2021. Ambedue i
giovani registi saranno presenti alla proiezione.
“Una soddisfacente
collaborazione che va avanti già da qualche anno” – ricorda
Federico Pommier – “MoliseCinema presenta una selezione di opere
prime e seconde, oltre che cortometraggi e documentari, ed è bella
l’interazione che si genera tra noi eSgarbatellum”. Proprio grazie al successo di
questa sinergia, MoliseCinema nel suo evento romano, a chiusura
della rassegna Sgarbatellum 2021, raddoppia l’appuntamento con due
giornate di proiezione. “Ospitare i film selezionati in un
festival dinamico come MoliseCinema” – dichiara Alessandro Piva
– “è sempre stato occasione di spunti interessanti per quanti
vogliono esplorare le nuove frontiere del cinema italiano, come noi
di Sgarbatellum”.
I due appuntamenti di
MoliseCinema a Roma, come già Sgarbatellum, si inseriscono nel
progetto Arena Garbatella, vincitore dell’Avviso
pubblico dell’Estate Romana 2020-2021-2022 e che fa parte del
palinsesto culturale promosso da Roma Capitale, realizzato in
collaborazione con la SIAE.
Gli incontri avranno
inizio alle ore 21.00. Le proiezioni prenderanno il via alle 21.30.
L’Arena Garbatella si trova nel Parco Maurizio Arena, con accesso
da piazza Benedetto Brin. Ingressi: biglietto intero € 6. Ridotto €
5.
Per accedere al cinema è
necessario indossare la mascherina ed esibire il green pass. A
congiunti e familiari conviventi sarà consentito sedersi
affiancati, mentre per i non congiunti è obbligatorio mantenere le
distanze previste all’interno dell’arena.
Il regista simbolo del
cinema spagnolo, e non solo,
Pedro Almodóvar ha avuto quest’anno l’onore e
l’onere, con il suo ultimo
filmMadres Paralelas, di inaugurare la 78ª
Mostra d’arte cinematografica di Venezia.
Madres Paralelas, la trama
Protagoniste della
pellicola sono proprio le due madri del titolo a cui prestano anima
e corpo le attrici
Penelope Cruz, ormai tra i volti iconici del cinema di
Almodóvar, e Milena Smit, attrice classe 1996 al suo primo vero
ruolo importante. Sono rispettivamente Janis e Ana due donne
accomunate dall’esperienza di condividere la stessa camera
d’ospedale in attesa di dare alla luce le loro bambine. Un incontro
innocuo che cambierà il corso delle loro vite. Una storia
apparentemente semplice, a tratti già vista, assumerà sfumature
inaspettate e convincerà anche lo spettatore più prevenuto perché
con il maestro spagnolo non è prevista mai la banalità e il suo
stile impreziosisce anche gli aspetti narrativi più lineari. A tal
proposito i minuti iniziali, che servono soprattutto ad introdurre
il personaggio di Janis, risulteranno fondamentali al fine del vero
messaggio che il regista vuole inviare. Lo sfondo si trasforma nel
protagonista.
Almodóvar gioca con la
soglia di attenzione del pubblico e quando questa raggiunge
l’apice, la sposta dalla vicenda apparentemente centrale alla
questione che più gli preme sottolineare a livello storico e
politico. Anche la Spagna ha i suoi scheletri nell’armadio e, con
la sua scelta, il
regista ci dimostra che attraverso le storie dei singoli si può
arrivare a toccare ferite collettive ancora fresche e non così
lontane nel tempo.
L’estetica di Almodóvar
L’estetica di Almodóvar
è al servizio dei personaggi e predilige i toni caldi, su tutti
dominano il senape e il rosso. Il film non si esime dal tirare in
ballo tante tematiche importanti che risulteranno cruciali nello
svilupparsi della vicenda. Ancora una volta la figura materna è
centrale nel suo cinema, donne forti che prediligono agire guidate
dalle emozioni invece che dal freddo raziocinio.
La cosa più straniante
del film è che dopo un buono sviluppo e un crescendo incalzante
però la storia delle due madri si risolve forse con troppa facilità
e buonismo, ovviamente è una scelta voluta, ma lascia comunque un
po’ di amaro in bocca.