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Il Museo del Prado: la corte delle meraviglie, il trailer

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Il Museo del Prado: la corte delle meraviglie, il trailer

Capolavori straordinari che raccontano la storia della Spagna e di un intero continente. Ci troviamo in uno dei templi dell’arte mondiale, un luogo di memoria e uno specchio del presente con 1700 opere esposte e un tesoro di altre 7000 conservate. Una collezione che racconta le vicende di re, regine, dinastie, guerre, sconfitte, vittorie. Ma anche la storia dei sentimenti e delle emozioni degli uomini e delle donne di ieri e di oggi, lei cui vite sono intrecciate a quella del museo: regnanti, pittori, artisti, architetti, collezionisti, curatori, intellettuali, visitatori.

In questo 2019 che ne celebra il duecentesimo anniversario, raccontare il Prado di Madrid dal giorno della sua “fondazione” – quel 19 novembre 1819 in cui per la prima volta si parlò di Museo Real de Pinturas – significa percorrere non solo questi ultimi 200 anni, ma almeno sei secoli di storia, perché la vita della collezione del Prado ha inizio con la nascita della Spagna come nazione e con il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Un’unione che sancisce l’avvio del grande impero spagnolo. Eppure, per molto tempo nel corso dei secoli, la pittura è stata una lingua universale, che non ha conosciuto frontiere. E se c’è un museo dove si rende evidente che la pittura non è stata toccata dai nazionalismi, questo è proprio il Prado, con le sue collezioni eclettiche e sfaccettate capaci di raccontare come l’arte non abbia passaporti limitanti, ma sia al contrario un viatico universale in grado di comprendere e raccontare i pensieri e i sentimenti degli esseri umani.

Per questo protagonisti de IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE sono i suoi capolavori, i grandi maestri che li hanno realizzati, le teste coronate che li hanno raccolti, ma anche l’ispirazione europea e libertaria di un museo che è uno scrigno di tesori e di storie. È questo il fil rouge che si snoda nel nuovo docu-film scritto da Sabina Fedeli e diretto da Valeria Parisi, una produzione 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con il Museo del Prado, con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con la partecipazione di SKY Arte. IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE, nuovo appuntamento del progetto della Grande Arte al Cinema in arrivo nelle sale italiane solo per tre giorni, 15, 16, 17 aprile (elenco a breve su www.nexodigital.it), vede tra l’altro una novità d’eccezione: la partecipazione straordinaria del Premio Oscar® Jeremy Irons (ll mistero Von Bulow, Il danno, Mission, Io ballo da sola, La casa degli spiriti, La Corrispondenza…), che guiderà gli spettatori alla scoperta di un patrimonio di bellezza e di arte a partire dal Salon de Reinos, un’architettura volutamente spoglia che si anima di vita, luci, proiezioni, riportando il visitatore al glorioso  passato della monarchia spagnola e al Siglo de Oro quando alle pareti erano appesi molti dei capolavori oggi esposti al Prado. Allora in questo spazio si danzava, si svolgevano feste e spettacoli teatrali. Questo era uno dei cuori pulsanti di Madrid e della Spagna intera, così come lo furono il Barrio de las Letras, dove abitavano scrittori e artisti del Siglo de Oro, e, nel Novecento, la Residencia de Estudiantes, dove si incontravano gli intellettuali della Generazione del ‘27, da Buñuel a Lorca sino a Dalí.

I dipinti del Prado riflettono un’epopea unica nel suo genere, che ha dato origine ad uno dei musei più importanti del mondo. Una raccolta “fatta più con il cuore che con la ragione”; perché re e regine hanno scelto solo ciò che amavano. Un inventario di gusto e di piacere che narra vicende pubbliche, dinastie, porporati, guerre e coalizioni. E un inventario di questioni private: un matrimonio, una tavola imbandita, la pazzia di una regina. È un intreccio di teste coronate, hidalgos, majas y caballeros, tutti con le loro vite, le loro verità, i loro messaggi. È la storia di un’epoca di grande mecenatismo, di amore dei monarchi spagnoli per i grandi maestri, come Goya, presente al Prado con un corpus ricchissimo di oltre novecento opere, compresi gran parte dei disegni e delle lettere, come la corrispondenza con l’amico d’infanzia Martin Zapater. L’arte di Goya ha influenzato molti artisti moderni. Come nel caso di 3 maggio 1808, dipinto che narra l’effetto della rivolta degli spagnoli contro l’esercito francese. Un’opera che diventerà simbolo di tutte le guerre e che ispirerà Picasso per la sua Guernica. Come Picasso, anche Dalì e Garcia Lorca rimasero ammaliati dal museo mentre lo scrittore e pittore Antonio Saura, che tornava qui di continuo per calarsi nell’atmosfera di un ambiente magico, definì il Prado “un tesoro di intensità”. Dunque, un’arte che illumina il presente e che ci interroga: che cosa è stato il Museo del Prado in questi duecento anni, che cos’è oggi e che cosa continuerà a rappresentare per le generazioni future questo museo vivo, questo museo che è stato un faro per tutti gli spagnoli nei momenti bui della dittatura, una patria a cui tornare per artisti e intellettuali in esilio?

L’obiettivo delle autrici è stato dunque quello di raccontare non solo la bellezza formale e il fascino della collezione del Prado ma anche quanto attuali siano i temi trattati dalle opere esposte, capaci di narrare attraverso la storia dell’arte, anche quella della società, coi suoi ideali, i suoi pregiudizi, i vizi, le nuove concezioni, le scoperte scientifiche, la psicologia umana, le mode.

IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE non è solo la narrazione delle sue straordinarie opere, che saranno il cuore del documentario, ma anche il paesaggio delle architetture Reali che sono state teatro e custodi della nascita e dello sviluppo delle collezioni d’arte. Un patrimonio universale che comprende non soltanto le opere di Vélazquez, Rubens, Tiziano, Mantegna, Bosch, Goya, El Greco conservate al Prado, ma anche l’Escorial, Pantheon dei reali, il Palazzo Reale di Madrid, il Convento de Las Descalzas Reales, il Salon de Reinos. Un affresco che contrappone interni ed esterni, quadri e palazzi, pennellate e giardini. La nascita del Museo del Prado è una storia avvincente. Nel 1785 Carlo III di Borbone, incaricò l’architetto di corte Juan de Villanueva di disegnare un edificio per ospitare il Gabinete de Historia Natural. Non lo diventerà mai. L’edificio verrà infatti trasformato nel Museo che oggi conosciamo. Camminare in questo luogo di bellezza, significa lasciarsi stupire, snidare pregiudizi e contraddizioni, scoprire i miti e i simboli di un mondo meraviglioso, a volte rivoluzionario. Significa confrontarsi con se stessi, attraverso la storia dell’arte. Significa rimanere estasiati di fronte a capolavori come la deposizione del fiammingo Van der Weyden, l’Adamo ed Eva di Tiziano, le pitture nere dell’ultimo Goya, Les Meninas di Vélasquez (“L’aria contenuta ne Las Meninas è l’aria di migliore qualità che esista”, sentenziò Dalì), le figure ritorte, allungate, fuori dagli schemi di El Greco, Il giardino delle delizie di Bosch, che risveglia nei visitatori di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi cultura, curiosità, aspettativa, attenzione, o l’opera della fiamminga Clara Peters, che ha il coraggio di dipingere dei micro-autoritratti all’interno delle sue tele e rivendicare il ruolo femminile dell’arte o ancora la Donna barbuta di Ribera, dove una donna con il volto coperto da una folta barba allatta al seno il neonato che porta in braccio.

Lo sviluppo del docu-film intreccerà quindi alla narrazione d’arte anche lo studio dell’architettura e l’analisi di preziosi materiali d’archivio e verrà scandita dalle testimonianze dei vari esperti del Museo intervistati: Miguel Falomir, Direttore del Prado, e i Conservatori Andrés Úbeda de los Cobos, Vicedirettore Conservazione Museo del Prado; Javier Portús, Curatore Capo Pittura Spagnola fino al 1800 Museo del Prado,  Manuela Mena, Conservatore Capo Pittura 1800 e Goya Museo del Prado; Enrique Quintana,  Coordinatore Capo Conservazione Museo del Prado; Alejandro Vergara, Conservatore Capo Pittura Fiamminga fino al 1700 e Scuole Nord Europa Museo del Prado; Almudena Sánchez, Restauratrice pittura Museo del Prado; Leticia Ruiz, Capo Dipartimento Pittura Spagnola fino al 1700 Museo del Prado;  José Manuel Matilla, Conservatore Capo Stampe e Disegni Museo del Prado; José de la  Fuente, Restauratore Tavole Pittura Lignea Museo del Prado. Inoltre, interverranno Lord Norman Foster, architetto del progetto del Salón de Reinos (premio Priztker), Helena Pimenta, Direttrice della Compañía Nacional de Teatro Clásico di Madrid; Laura Garcia Lorca, Presidente della Fondazione intitolata allo zio, il poeta Federico Garcia Lorca; Marina Saura, attrice e figlia del Pittore Antonio Saura; Olga Pericet, ballerina; Pilar Pequeno, fotografa.

IL MUSEO DEL PRADO. LA CORTE DELLE MERAVIGLIE è prodotto da 3D Produzioni e da Nexo Digital in collaborazione con il Museo del Prado con il sostegno di Intesa Sanpaolo e in collaborazione con SKY Arte. Sarà nelle sale solo il 15, 16, 17 aprile. Si ringraziano per la generosa partecipazione Patrimonio Nacional e Madrid Destino per le riprese realizzate in Spagna. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Nel 2019 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.

Cartoons on the Bay 2019: presentato il programma

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Cartoons on the Bay 2019: presentato il programma

Torino è per il terzo anno la casa di Cartoons on the Bay, il festival internazionale della televisione per ragazzi e dell’animazione cross-mediale, promosso da Rai e organizzato da Rai Com, in collaborazione con la Film Commission Torino Piemonte, la FIP e la Regione Piemonte. Un connubio che ha portato splendidi frutti, viste le due fortunatissime edizioni che hanno preceduto questa numero ventitre. Ancora sotto la Mole, dove si appoggia la donna del futuro disegnata da Maurizio Manzieri, uno dei più importanti illustratori di fantascienza e fantastico del panorama internazionale.

E il fantastico nell’animazione è proprio il tema dell’anno, edizione che celebra quei mondi, futuri, alternativi, distopici, multidimensionali, fiabeschi, che hanno fatto sognare generazioni di lettori, giocatori, spettatori. Tutti quanti si troveranno a Torino, ancora una volta nella cornice davvero unica di Palazzo Carignano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, dall’11 al 13 aprile 2019, per vivere nuove avventure in mondi fantastici e incontrare molti artisti che questi mondi li hanno creati.

A partire da Bill Plympton, uno dei maestri dell’animazione indipendente, che con i suoi lavori ha influenzato almeno un paio di generazioni di giovani animatori. Ritirerà il Pulcinella Career Award dalle mani del direttore artistico Roberto Genovesi, che spegne quest’anno dieci candeline alla guida di Cartoons on the Bay. Era il 2009 quando a Rapallo dichiarò aperta la sua prima edizione. Dieci anni che hanno visto passare, tra la Liguria, Venezia e Torino, tanti grandi nomi dell’animazione, dei videogiochi e del crossmediale, da Don Bluth a Sylvia Anderson, da Yoshiyuki Tomino a Carlos Saldanha, passando per Annette Tison e Talus Taylor, Mordillo e Bruno Bozzetto.

Una tradizione che si rinnova quest’anno, con Plympton e con Michel Ocelot, che riceverà il Pulcinella alla Carriera, con dicitura rigorosamente italiana per l’animatore, regista, illustratore, artista francese, che incantò il mondo nel 1998 con il suo primo lungometraggio, Kiriku e la strega Karaba. E da allora non ha più smesso. Ripercorreremo durante il festival parte della sua carriera con alcuni dei suoi lungometraggi. Più uno. Nuovissimo e bellissimo.

Tutto questo mentre come sempre le giurie ufficiali dei concorsi di Cartoons on the Bay decreteranno i vincitori dei Pulcinella Award 2019, scelti tra le opere selezionate tra oltre cinquecento produzioni internazionali, provenienti da ogni parte del mondo.

Competizione, ma anche anteprime. Una è proprio il nuovo film di Michel Ocelot, il bellissimo Dilili a Parigi, in collaborazione con Movies Inspired e BIM. E ancora dalla Francia, facciamo un salto nel futuro con A Spasso con Willy, in collaborazione con Notorious Pictures.

Cartoons on the Bay è anche videogiochi, e a proposito di fantasia, ce ne voleva davvero tanta per riuscire a risolvere gli enigmi di Syberia, la trilogia videoludica partorita dall’eclettico artista belga Benoît Sokal, che riceverà il Pulcinella Career Award per i videogiochi.

THE KID WHO WOULD BE KING

Va invece alla Marvel Animation il premio di studio dell’anno. La divisione televisiva della factory del compianto Stan Lee presenterà una selezione delle sue serie animate per il piccolo schermo, con protagonisti i supereroi che da oramai un decennio dominano il box office cinematografico mondiale.

Appuntamento fisso quello con il Pitch Me!, il concorso dedicato ai giovani che hanno un’idea nel cassetto con il sogno di farla diventare realtà. Anche quest’anno una giuria di esperti è chiamata a giudicare queste future opere d’animazione e cross-mediali.

E come ogni anno Cartoons on the Bay presenta un ricco programma anche per le scuole, con oltre 1300 studenti di Torino e provincia che verranno coinvolti nelle mattinate del Cinema Ambrosio. Una tappa fissa e fondamentale nel percorso del festival, come la collaborazione con Unicef e gli incontri con gli artisti. Come Stefano Vietti e Luca Enoch, i creatori di Dragonero, la serie a fumetti griffata Sergio Bonelli Editore. Ian Aranill, il protagonista di Dragonero, compie quest’anno dodici primavere, ed è a lui dedicata una mostra che racconta il progetto crossmediale che lo coinvolge e che vede collaborare Bonelli con Rai. Anche per i ragazzi sono previste grandi anticipazioni, con le migliori serie in arrivo da Planeta Junior, Nickelodeon e Rai Ragazzi.

Abbiamo parlato di primavere e ne conta novanta il personaggio al centro dell’altra mostra di quest’anno. “Omaggio a Topolino – La storia di una pop star” sintetizza perfettamente il senso di questo storico compleanno, in collaborazione con Walt Disney Italia.

Disney che presenterà anche tante novità, tra cui l’attesa serie 101 Dalmatian Street, ispirata al romanzo “I cento e uno dalmata” di Dodie Smith.

Anche quest’anno, infine, verranno consegnati durante il festival due premi a cui Cartoons on the Bay tiene particolarmente, Il Migrarti Cartoon Award e il premio alla memoria di Giuseppe Laganà, arrivato quest’anno alla sua quarta edizione.

Tutto questo e molto, molto di più, a Cartoons on the Bay 2019.

Il concorso Pulcinella Awards di Cartoons on the Bay 2019

Sono ben nove i titoli di Rai Ragazzi che hanno ricevuto una nomination al Festival Cartoons on the Bay 2019, che premia con il Pulcinella Award le migliori serie di animazione e live-action destinate a bambini e ragazzi.

Un record assoluto quest’anno riguarda la cinquina della categoria live action, o fiction per ragazzi, dove sono ben quattro i titoli Rai selezionati, tutti per Rai Gulp: “Jams”, “Club 57”, “Find me in Paris” e “Penny on M.A.R.S.”.

“Jams”, unico titolo già uscito su Rai Gulp, è la prima serie per ragazzi che parla di molestie sui minori. Una serie che coinvolge, informa, sensibilizza, con il racconto di un gruppo di amici di prima media che scoprono che una di loro è oggetto di molestie da parte di un vicino di casa. Dieci episodi prodotti da Rai Ragazzi e da Stand By Me, con il supporto di un team di specialisti.

“Club 57” è il nuovissimo titolo che debutterà su Rai Gulp da metà aprile in prima serata e verrà poi diffuso in tutto il mondo. Una coproduzione italo americana, tra Nickelodeon e Rainbow, in collaborazione con Rai Ragazzi, con riprese in Puglia e a Miami. Un viaggio anche nel tempo, ragazzi di oggi che si trovano a vivere l’epoca dei loro nonni, tra i colori e le musiche degli anni ’50.

M.A.R.S. (Musical Arts Reiner School) invece, è un prestigioso liceo musicale dove sono state ammesse la 14enne Penny e la sua amica del cuore Camilla. “Penny on M.A.R.S.” è una serie italiana, girata in lingua inglese a Milano e dintorni, prodotta da 3zero2 per Disney Channel e per Rai Gulp.

Dalla Pietroburgo del 1905 alla Parigi di oggi: è “Cercami a Parigi” (“Find me in Paris”). Protagonista una giovane ballerina russa che si ritrova catapultata all’Opéra di Parigi, in una classe di danza, tra la vita dei ragazzi di adesso. Una produzione Federation Entertainment per Disney Channel, ZDF e per Rai Gulp, dove arriverà nel prossimo autunno.

Nel campo delle serie a cartoni animati per bambini, “44 gatti”, la serie prodotta dalla Rainbow in collaborazione con l’Antoniano di Bologna e Rai Ragazzi, è candidata come miglior serie tv prescolare. La serie, uno dei grandi successi di Rai Yoyo, è distribuita in tutto il mondo.

Fra le serie prescolari, è candidata anche “Gigantosaurus”. Sviluppata in CGI dallo studio francese Cyber Group in collaborazione con Disney Channel e Rai Ragazzi, vede le avventure di quattro giovani amici dinosauri che crescono nel periodo Cretaceo fra nuovi vulcani che spuntano in continuazione, brachiosauri e enormi triceratopi che vagano liberi, piogge di meteoriti e un grande cattivo Gigantosauro che regna su tutto.

Per i bambini più grandi, “OPS-Orrendi per sempre”, la nuova serie dello Studio Campedelli con Samka Productions, Movimenti Production e Cosmos Animation su uno strampalato e grottesco gruppo di amici, concorrerà nella categoria Kids. Ispirata ai libri per ragazzi “Orrendi per sempre”, pubblicati da Giunti Editore, la serie da 52 episodi di 12 minuti è diretta da Alessandro Belli.

Candidata fra i programmi kids anche “Artù e i Bambini della Tavola Rotonda”, una commedia epica piena d’azione e mistero con una banda di bambini impegnata a proteggere la magica spada Excalibur, serie in CGI della francese Blue Spirit Productions, prossimamente su Rai Gulp.

Infine, nella categoria piloti di serie, “Food Wizards”, progetto della società di produzione Zocotoco in collaborazione con la MAD di Napoli e Rai Ragazzi, ha ottenuto la candidatura al Pulcinella Award. Una serie sulla sana alimentazione piena di avventure fuori e dentro il corpo umano, con i disegni del giovanissimo talento Francesco Filippini.

Cartoons on the bay 2019 – il poster

7 team che vorremmo nel MCU dopo la fusione Disney/Fox

7 team che vorremmo nel MCU dopo la fusione Disney/Fox

La Disney ha ufficialmente “assorbito” la 21st Century Fox, e come conseguenza diretta della fusione, avrà accesso a tutti i personaggi Marvel finora gestiti dallo studio concorrente. Questo, per i fan, significa una cosa sola: il “ritorno” a casa dei loro eroi che ora potranno inserirsi nel MCU e mescolare le loro avventure a quelle dei Vendicatori.

Ma quali sono i team che vorremmo vedere presto nell’universo cinematografico Marvel? Ecco 7 proposte:

Fantastici 4

La prima famiglia di supereroi Marvel è la cosa migliore che potrebbe arrivare nel MCU, almeno in termini di trame dei fumetti e opportunità di crossover (Secret Invasion, Dark Reign, Secret Wars etc) con i già presenti personaggi.

D’altronde Mr. Fantastic, La donna invisibile, La torcia Umana e La cosa sono il cuore pulsante dell’universo condiviso, e questo gruppo rappresenta davvero ciò che di meglio hanno da offrire i fumetti.

Ci ricordano che possiamo essere grandi con l’umiltà e la fiducia negli altri che il perdono è un’arma potentissima di fronte al caos, che si può imparare dall’amore o abbassare la guardia nei momenti più difficili. Insomma, è giunto il momento di dare spazio ai Fantastici 4 nel MCU dopo i due film poco riusciti di Tim Story e il disastro di Josh Trank.

X-Men

Il franchise cinematografico sugli X-Men è iniziato nel 2000 con il film di Bryan Singer, e si concluderà (almeno per quanto riguarda la distribuzione e produzione Fox) con Dark Phoenix quest’anno. Ma dopo? Che ne sarà dei mutanti? Sbarcheranno o no nel MCU?

Stiamo pur sempre parlando di una componente essenziale dell’universo Marvel a fumetti, e questa fusione potrebbe portarli finalmente a contatto con gli altri supereroi affrontando temi complessi come l’isolamento sociale – spesso estranei a quelli dei Marvel Studios…ma niente è deciso e la speranza è più viva che mai.

Potremmo iniziare i nostri progetti già nei primi sei mesi del prossimo anno.” ha dichiarato nei mesi scorsi Kevin Feige, “L’idea di questo ritorno a casa dei personaggi è grandiosa, ed è bello quando un’azienda che li ha creati può avere accesso a tutti quei personaggi. Sarebbe insolito non farlo“.

Illuminati

Team si personaggi creati da Brian Michael Bendis e Steve McNiven, gli Illuminati esordiscono sui fumetti Marvel in New Avengers n.7 nel 2005 ma la loro origine viene spiegata soltanto più tardi nel numero speciale New Avengers: Illuminati.

Questo gruppo si rivela essenziale sia all’interno delle vicende narrate in Civil War, sia nelle premesse dello stesso crossover, proprio perché figure determinanti nel corso della storia Marvel (vedi gli eventi di Planet Hulk, dove esiliano il gigante di giada nello spazio).

Per quanto riguarda la formazione, ne fanno parte Iron Man, Namor, Dottor Strange, Freccia Nera, il Professor Xavier e Mister Fantastic. Un grande ensemble perfetto per il MCU no?

A-Force

L’A-Force formata nei fumetti da She-Hulk comprende le supereroine più forti della Marvel, ovvero Captain Marvel, Jessica Jones, Phoenix e Spider-Woman (tanto per citarne alcune). E a rendere unico questo team è l’intervento in Secret Wars, dove Dr. Doom decide di conquistare il mondo intero creando fazioni diverse.

Sappiamo quanto il futuro del MCU e la pianificazione dei Marvel Studios per i prossimi anni siano ancora variabili misteriose, e se la decisione finale spetta – ovviamente – a produttori e creativi, qualcun’ altro del team potrebbe avere già in mente delle idee per lo sviluppo di qualche progetto. A partire da Tessa Thompson, interprete di Valchiria in Thor: Ragnarok, che come la collega Brie Larson sogna di recitare in un cinecomic tutto al femminile.

Queste poi sono state le parole di Kevin Feige sul possibile arrivo di un film sulla A-Force nel MCU:“Più della meta dei personaggi che troveremo nelle prossime fasi del MCU saranno donne. E di certo sarebbe fantastico vederle riunite nello stesso film un giorno, e non soltanto uomini come è stato per la maggior parte dei film finora prodotti. Ci stiamo lavorando...”

New Avengers

I Nuovi Vendicatori, gruppo di supereroi creato ancora da Brian Michael Bendis evolvendo il precedente team di Avengers, esordisce sui fumetti Marvel nel settembre 2005 nell’omonima serie New Avengers.

Qual è la loro caratteristica? Riunire alcuni dei più celebri eroi della Marvel come Captain America e Iron Man insieme a personaggi estranei alla squadra come Wolverine e Spider-Man.

Ecco perché i New Avengers possono inserirsi perfettamente nel MCU: molti eroi sono già nell’universo condiviso, altri arriveranno grazie alla fusione con la Fox, e combinati darebbero vita ad un evento epico tanto quanto Endgame.

Young Avengers

Lo scorso gennaio un rumor aveva reso noto che i Marvel Studios avrebbero iniziato a progettare un film interamente dedicato agli Young Avengers con personaggi mai visti prima nel MCU. E al contrario di quanto si possa immaginare, non si tratta della stessa formazione che conosciamo in versione “giovane” ma di una squadra completamente diversa composta da giovani supereroi.

L’ultima notizia relativa ad un possibile arrivo degli Young Avengers risale allo scorso giugno, quando le parole di Kevin Feige lasciavano intendere che un film sui giovani Vendicatori era nei progetti futuri dell’universo condiviso: “Vedremo in che modo si evolveranno queste idee…Stiamo preparando il terreno.”, aveva commentato il presidente dei Marvel Studios in merito al personaggio di Cassie Lang, apparso nel franchise di Ant-Man e membro storico del team.

C’è effettivamente un modo per far entrare questi personaggi in scena, e Avengers: Infinity War potrebbe aver già gettato le basi grazie ad una morte importante avvenuta durante gli eventi del film: saprete – se avete visto il cinecomic – che Thanos ha ucciso Loki nel prologo e che il Dio dell’Inganno dovrebbe tornare al 99% in Avengers 4, ma come? Magari reincarnandosi nel corpo di un ragazzo che lavora con gli Young Avengers? Infinity War ha spianato la strada ad un nuovo Kid Loki? Uno scenario alquanto intrigante no?

Dark Avengers

Sempre a proposito di importanti crossover, la trama di Dark Reign potrebbe fornire i presupposti per l’arrivo nel MCU degli Oscuri Vendicatori, coloro che dopo gli eventi di Secret Invasion si riuniscono nello stesso team formato da Norman Osborn (che nel frattempo ha ottenuto poteri speciali dal governo americano).

Si tratta principalmente di una squadra di supercriminali, sulla falsariga di una Suicide Squad, agli ordini di Osborn, con costumi e nome di celebri supereroi. Tra questi ci sono Bullseye, Moonstone, Venom, Ares, Sentry, Noh-Varr e Daken.

Un’ipotesi alquanto intrigante per il MCU che non ha mai proposto un cinecomic con villain assoluti protagonisti.

LEGGI ANCHE – Marvel: gli X-Men che l’universo condiviso “deve evitare”

Fonte: Screenrant

Bentornato Presidente: al cinema dal 28 marzo

Bentornato Presidente: al cinema dal 28 marzo

Arriva al cinema il 28 marzo Bentornato Presidente, di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, distribuito da Vision Distribution in 500 copie.

Nel cast ritroviamo Claudio Bisio insieme a Sarah Felberbaum, Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Guglielmo Poggi, Roberta Volponi, Antonio Milo, Antonio Petrocelli, Marta Gastini, Franco Ravera, Marco Ripoldi, Iago Garcia, Maria Chiara Giannetta, Liliana Fiorelli, Francesco Zenzola, Gigio Morra e con Ivano Marescotti, con Cesare Bocci e con Massimo Popolizio.

Sono passati otto anni dalla sua elezione al Quirinale e Peppino Garibaldi vive il suo idillio sui monti con Janis e la piccola Guevara. Peppino non ha dubbi: preferisce la montagna alla campagna… elettorale. Janis, invece, è sempre più insofferente a questa vita troppo tranquilla e soprattutto non riconosce più in lui l’uomo appassionato, di cui si era innamorata, e che voleva cambiare l’Italia. Richiamata al Quirinale, nel momento in cui il Paese è alle prese con la formazione del nuovo governo e appare minacciato da oscuri intrighi, Janis lascia Peppino e torna a Roma con Guevara. Disperato, Peppino non ha scelta: tornare alla politica per riconquistare la donna che ama.

Bentornato Presidente é una coproduzione Indigo Film e Vision Distribution. In collaborazione con Sky Cinema ed in collaborazione con TIMVISION.

Produzione esecutiva di HT Film. Uscirà nelle sale italiane distribuito da Vision Distribution.

Cannes 2019: Jarmusch, Larrain e Tarantino. Chi sfilerà sulla croisette?

Mentre si comincia a parlare di quello che sarà il programma di Cannes 2019, arrivano le prime notizie in merito alla 72° edizione del Festival francese, dai presidenti di Giuria (Inarritu per la selezione ufficiale e la Labaki per Un Certain Regrad) alle certezze in merito al fatto che anche quest’anno i film Netflix saranno lasciati fuori.

Sappiamo comunque che il festival riuscirà a mettere insieme una selezione ufficiale di tutto rispetto, soprattutto valutando quali sono i registi e i film che potrebbero essere disponibili nella seconda metà di maggio, in tempo per la kermesse.

Il 2019 è un anno ricco di proposte e possibilità, a partire dal misterioso Ad Astra di James Grey, che da parecchio tempo giace in silenzio, pronto per essere presentato, e con lui Against All Enemies, con Kristen Stewart, attrice molto cara al Festival e al cinema francese, nei panni di Jean Seberg.

Dopo la polemica del 2018 e gli attriti con Venezia, Netflix rimane fuori da Cannes 2019, e questo significa niente The Irishman di Martin Scorsese e nemmeno niente nuovo film di Noah Baumbach con Adam Driver. Sembra invece plausibile che proprio sulla croisette vedremo Midsommar, il nuovo film di Ari Aster (Hereditary), mentre dovremo ancora aspettare per Wendy, l’attesissimo ritorno al cinema di Benh Zeitlin, a sei anni da Re della Terra Selvaggia.

Inoltre, nome a cinque stelle per il Festival, potrebbe essere quello di Quentin Tarantino, che potrebbe festeggiare i 25 anni della presentazione di Pulp Fiction proprio a Cannes, con il suo attesissimo C’era una volta a… Hollywood.

I sogni più selvaggi degli appassionati di cinema si concentrano però su altri titoli, a partire da About Endlessness di Roy Andersson. Il regista svedese non fa film dal 2014, da quando il suo bellissimo Un piccione seduto su un ramo che riflette sull’esistenza vinse il Leone d’Oro a Venezia, e potrebbe decidere di portare il suo nuovo film sulla croisette. Ma anche i fratelli Dardenne potrebbero pensarla allo stesso modo, dando il cambio a Godard, che l’anno scorso era sempre in concorso, e occupando il posto che sembra riservato a un grande Maestro del cinema, in ogni selezione che si rispetti.

Un altro sogno da croisette potrebbe essere The Dead Don’t Die di Jim Jarmusch. Con Chloe Sevigny, Adam Driver, Tilda Swinton e Bill Murray, il regista potrebbe tornare a Cannes 2019, dopo esserci stato appena due anni fa con il delicatissimo Paterson. Il film potrebbe essere una sorta di approfondimenti di quanto già realizzato con Solo gli amanti sopravvivono, e il film prevede la presenza della stessa Swinton.

Ancora, un nuovo nome papabile per Cannes 2019 sarebbe Pablo Larrain, che aveva scelto invece Venezia 73 per Jackie. Il suo nuovo film che parla di nuovo spagnolo, Ema, vede protagonisti Mariana Di Girolamo, Gael García Bernal, Paola Giannini, Santiago Cabrera. Il film potrebbe essere plausibilmente pronto per Cannes 2019 e riunisce il regista con Bernal, che aveva già recitato per lui in Neruda e No – I giorni dell’Arcobaleno.

Solo solo alcuni dei nomi che potrebbero sfilare sulla Monteé de Marches, il prossimo maggio, ma lo sapremo a tempo debito, intorno alla metà di aprile, quando sarà annunciato il programma della 72° edizione del Festival di Cannes (14-25 maggio).

Avengers: Endgame, il costume alternativo di Hulk svelato dai Funko

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Potrà anche non figurare tra i protagonisti dei nuovi poster ufficiali del film diffusi ieri, ma Hulk sembra essere il protagonista assoluto del merchandise di Avengers: Endgame, di cui abbiamo i primi dettagli grazie alla collezione Funko trapelata online.

E a quanto pare il gigante di giada avrà a disposizione un costume alternativo, oltre a quello bianco e rosso chiamato “Advanced Tech” indossato da tutti i colleghi Vendicatori nell’ultimo trailer, come potete vedere qui sotto.

Insieme a Hulk trovate Ronin, il supereroe in cui si trasformerà Clint Barton dopo la scomparsa della sua famiglia (questa è la teoria più gettonata). L’eroe, grande assente di Infinity War, tornerà in azione nei panni di un samurai spietato e verrà presumibilmente richiamato al quartier generale dei Vendicatori da Natasha.

Avengers: Endgame, i duelli che sogniamo di vedere nel film

Insieme alle immagini che trovate sopra è comparsa online anche la promo art dedicata a Vedova Nera e Occhio di Falco nelle loro nuove uniformi. Ma attenzione: se ci fate caso, sulla mano sinistra di Natasha Romanoff ricompare il misterioso dispositivo blu che avevamo già visto sul costume di Captain America qualche giorno fa

Qualcosa di molto simile era stato avvistato durante le riprese sugli attori e soprattutto nel terzo trailer del film, legato alla caviglia di Clint Barton nella sequenza ambientata in campagna con la sua famiglia. E se le teorie dovessero avverarsi, potrebbe essere grazie a questo oggetto che i Vendicatori viaggeranno nel tempo o attraverso il Regno Quantico.

Avengers: Endgame, cosa ci dicono i nuovi poster sul film

CORRELATI:

Vi ricordiamo che Avengers: Endgame arriverà nelle nostre sale il prossimo 24 aprile.

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

La sinossi:

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: CBM

Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà dal 12 al 15 settembre

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Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà dal 12 al 15 settembre

Il Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà, organizzato dalla società di produzione FRANKIESHOWBIZ, in calendario a Milano da giovedì 12 a domenica 15 settembre, presenta l’immagine ufficiale della quinta edizione.

Lo skyline dei grattacieli di Milano è il protagonista del Festival 2019. Il gabbiano, che nelle precedenti edizioni sorvolava il mondo per osservare scrupolosamente il nostro pianeta, punta il suo sguardo sulla città di Milano.

La nuova immagine, curata dal team creativo interno, esprime il concept del Festival: una vocazione internazionale, uno sguardo sulle storie contemporanee, sulle trasformazioni e sulle evoluzioni della società moderna, dalla città meneghina, una città cosmopolita, la città del Festival Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà.

Il Festival Internazionale del Documentario promuove, infatti, il documentario come strumento conoscitivo di cambiamento e innovazione, forma d’espressione per la narrazione dell’oggi.

Scegliendo di rappresentare l’edizione 2019 con l’immagine del gabbiano su Milano, il Festival sottolinea il legame con la città e avvalora la sua view: favorire la conoscenza, la cultura e la popolarità del genere documentario che partendo da Milano, oltre a rappresentare un modello di informazione, diviene uno sguardo sul mondo, il cinema della realtà. 

Anche per le sedi della quinta edizione, il Festival sceglie due luoghi simbolo della cultura del capoluogo lombardo: il Teatro Litta, una delle più significative opere dell’architettura lombarda, e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, il più importante museo della scienza e della tecnologia in Italia e uno dei più importanti in Europa e nel mondo, già sede di una delle sezioni della scorsa edizione del Festival.

Zack Snyder: “Amo i film Marvel, ma bisogna essere aperti ad altro”

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Il cinecomic sta definendo un’epoca, la nostra, in cui questa tipologia di prodotto sembra aver polarizzato l’attenzione del pubblico più di altri, e il ruolo dei Marvel Studios e della DC Films è stato fondamentale nel processo di cambiamento rispetto a dieci anni fa (quando Hollywood aveva molto da offrire in termini di blockbuster). Zack Snyder, in tal senso, è una figura chiave, che da Watchmen a Justice League ha dato la sua impronta personale  al genere sulla scia di cineasti come Christopher Nolan e Tim Burton.

Eppure esiste un mondo al di là del cinefumetto da scoprire, e l’incoraggiamento arriva direttamente da Snyder, che durante un Q&A in occasione dell’evento-maratona delle sue director’s cut a Pasadena ha spiegato la sua opinione in merito (mettendo a tacere ogni presunta “rivalità” tra DC e Marvel):

Sapete, la cosa con i cinecomics è che…sono un fan. Vado a vederli e li amo. Vado a vedere tutti i film degli Avengers, mi diverto, amo quell’esperienza, ma deve esserci dell’altro. Come essere aperti ad altre cose, oltre al divertimento“.

Un suggerimento che il pubblico americano sembra aver preso alla lettera: al momento, la cima del box office è contesa tra Captain Marvel (vicino a quota 1 miliardo di incasso globalmente) e Us di Jordan Peele, un horror originale che prosegue con successo gli ottimi risultati dello scorso anno di A Quiet Place di John Krasinski.

Di certo i numeri saranno sempre favorevoli ai titoli targati Marvel Studios (e aspettiamo di vedere quanto riusciranno a incassare l’imminente Avengers: Endgame, il vero evento cinematografico della stagione 2019) e Spider-Man: Far From Home in estate…Avranno concorrenza oppure voleranno in solitario verso le vette del botteghino?

Zack Snyder: la director’s cut, l’originale Justice League e la “scena di Martha”

Vi ricordiamo che il prossimo progetto di Snyder sarà Army Of The Dead, produzione originale Netflix che lo vede tornare alla regia dopo il “travagliato” e deludente Justice League. Il film sarà uno zombie-horror-thriller prodotto insieme alla moglie, Deborah Snyder, e alla neonata compagnia The Stone Quarry.

Di seguito la prima sinossi:

L’avventura è ambientata durante un’epidemia di morti viventi a Las Vegas, quando un uomo decide di radunare un gruppo di mercenari per compiere un ultimo grande colpo nella zona di quarantena e mettere a segno la più grande rapina mai tentata.

Non avrò le mani legate in questo progetto“, aveva dichiarato Snyder all’Hollywood Reporter, probabilmente strizzando l’occhio al trattamento subito dalla Warner Bros. nell’universo DC.

Ho pensato che questo fosse un buon modo per ricominciare e per realizzare qualcosa di divertente, epico, folle e gratificante […] Vorrei onorare questo genere di cinema e questa mi sembra l’occasione perfetta per raccontare una storia puramente gioiosa ed esprimermi attraverso un genere. E nessuno mi ha mai lasciato completamente libero come stavolta“.

Fonte: Twitter

Sophie Turner: “Lavorare con Bryan Singer non è stato piacevole”

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Due mesi fa, in concomitanza con la stagione dei premi, Rami Malek aveva finalmente rotto il silenzio circa la vicenda Bryan Singer (licenziato dalla regia di Bohemian Rhapsody prima della fine delle riprese) definendo l’esperienza sul set “per niente piacevole” e dicendo che “Nessuno sapeva che sarebbe successo, ma credo che doveva succedere e così è stato”. Ora, proprio come il collega, anche Sophie Turner si unisce al coro degli “scontenti” parlando del regista a Rolling Stone.

Nell’intervista la star di Game of Thrones, che ha esordito nel franchise degli X-Men nel 2016 con Apocalisse, fa un breve cenno alla sua collaborazione con Singer usando lo stesso termine di Malek, “poco piacevole“, riferendosi al tempo trascorso insieme durante la lavorazione del cinecomic.

Vi ricordiamo che nelle scorse settimane erano emerse nuove e pesanti accuse di molestie sessuali rivolte a Singer, dopo che ad Ottobre scorso il regista era stato pubblicamente denunciato dalla rivista Esquire. Questa volta le vittime sono quattro attori, di cui uno soltanto ha rivelato la sua identità (Victor Valdovinos), che nel report pubblicato da Atlantis parlava di violenze e rapporti sessuali contro la volontà dei ragazzi.

Come saprete, non è la prima volta che il filmaker viene accusato di un tale crimine: nel 2014, da Michael Egan e nel 2017, da Cesar Sanchez-Guzman, che lo accusò di averlo costretto ad avere un rapporto sessuale nel 2003. Sanchez-Guzman, all’epoca dei fatti un attore, aveva riportato che Singer si era offerto di aiutarlo con la sua carriera. Il regista ha tentato di far cadere le accuse e indicando la bancarotta di Sanchez-Guzman nel 2014 come causa principale dell’accusa.

Dark Phoenixtutti i mutanti che potrebbero morire nel film

Rivedremo la Turner sul grande schermo in Dark Phoenix, debutto alla regia di Simon Kinberg e nuovo capitolo della serie cinematografica sui Mutanti che uscirà il 6 giugno 2019. Nel cast anche Jennifer Lawrence, James McAvoy, Michael Fassbender, Evan Peters, Nicholas Hoult.

In Dark Phoenix, gli X-Men devono fronteggiare uno dei loro peggiori nemici: uno di loro, Jean Grey. Durante una missione di soccorso nello spazio, Jean resta quasi uccisa quando viene investita da una oscura forza cosmica. Una volta tornata a casa, scopre che questa forza non solo l’ha resa infinitamente più potente, ma anche molto più instabile. Combattendo con queste entità dentro di lei, Jean libera i suoi poteri in modi violentissimi, che nemmeno lei riesce  capire o contenere. Con Jean completamente fuori controllo, ferendo le persone che più ama, si inizia a sfaldare il tessuto che tiene insieme gli stessi X-Men. Ora, con la famiglia che cade a pezzi, devono trovare un modo per rimanere uniti, non solo per salvare l’anima di Jean, ma per salvare il pianeta da alieni che vorrebbero utilizzare questa forza per governare sulla galassia.

Fonte: Rolling Stone

Avengers: Endgames, Chris Evans invita ad “aggrapparci all’ultimo brandello di speranza”

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Dopo gli intensi poster dedicati a tutti i protagonisti del MCU, i Marvel Studios hanno diffuso una featurette di Avengers: Endgame in cui gli attori che interpretano alcuni dei personaggi sopravvissuti commentano ciò che ha significato Infinity War e cosa sarà per i Vendicatori Endgame.

Ad aprire le danze è ovviamente Robert Downey Jr., ma è a Chris Evans che è affidato il messaggio che sembra più importante. Captain America dice: “Ci hanno davvero fatto abbassare la testa, non solo letteralmente ma moralmente ed emotivamente… la cosa buona è che è sempre più facile ricostruire le persone dopo che sono state abbattute. Questo è ciò che la Marvel è brava a fare. È quel briciolo di speranza che tutti cercano.”

La featurette mostra alcune scene di Avengers: Endgame (in sala dal 24 aprile) e scene di Avengers: Infinity War, il capitolo più cupo del MCU, da cui gli eroi sono usciti per la prima volta sconfitti, ma anche il più remunerativo del franchise ($ 2.05 miliardi in tutto il mondo).

Anche Feige è presente nel video, in cui dichiara: “La reazione dei fan alla fine di Infinity War, quando metà dei loro personaggi preferiti si è trasformata in polvere, è stata indicativa di quanto il mondo sia emotivamente connesso a questi personaggi”.

In realtà, sappiamo che il film semplicemente segue la grande tradizione dell’industria dei fumetti americana, che ha “ucciso” ciascuno dei suoi personaggi principali almeno una volta e, in alcuni casi sfortunati, più volte. L’idea che Spider-Man non possa tornare dalla morte non regge troppo bene se si considera che è già stato rilasciato un trailer per il suo prossimo film, Spider-Man: Far From Home, e il filmato non contiene né zombi né angeli.

Proprio tenendo a mente questo, sappiamo che qualche eroe tornerà in Endgame, e qualche altro dirà addio per sempre al MCU, ma è solo questione di tempo. Come nei fumetti, la morte di un personaggio può essere solo provvisoria e sappiamo che a tempo debito un nuovo titolare di quel personaggio arriverà a dare vita in sala la tantissime pagine di fumetti che ancora ci sono da raccontare. Magari avrà un volto diverso, ma parteciperà comunque all’universo condiviso immaginario dei fan Marvel.

Avengers: Endgame, cosa ci dicono i nuovi poster sul film

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

La sinossi:

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Avengers: Endgame, cosa ci dicono i nuovi poster sul film

Avengers: Endgame, cosa ci dicono i nuovi poster sul film

Ad un mese esatto dall’uscita nelle sale i Marvel Studios hanno rilasciato tutti i nuovi character poster di Avengers: Endgame, e sappiamo quanto ogni dettaglio del marketing sia studiato per suggerire ipotesi sul film e sui personaggi. O quasi…

Ma cosa ci dicono queste locandine? Ecco qualche teoria:

Valchiria è viva (ma sarà nel film?)

Lo sospettavamo da tempo e questo poster sembra avercelo confermato: Valchiria è viva, e probabilmente avrà anche un ruolo nel corso di Avengers: Endgame.

Il personaggio interpretato da Tessa Thompson in Thor: Ragnarok non era presente in Avengers: Infinity War, e dopo la distruzione della nave degli asgardiani dove si trovata insieme a Thor e Loki on abbiamo più avuto sue notizie.

Resta da capire in che modo verrà utilizzata, se in una semplice scena di flashback o nella battaglia finale contro Thanos…

Shuri non è sopravvissuta alla Decimazione

L’ultima volta che abbiamo visto Shuri, la principessa del Wakanda era stata portata via da Corvus Glaive mentre cercava invano di salvare la gemma della mente togliendola da Visione, senza però capire se fosse sopravvissuta o meno allo schiocco. Ora il character poster sembra suggerire che è stata polverizzata come il fratello T’Challa.

Cosa significa? M’Baku prenderà le redini del regno, visto che entrambi gli eredi sono morti?

Pepper Potts e Happy Hogan torneranno

È evidente che il ritorno sulla Terra di Iron Man verrà accolto dai suoi due più fidati collaboratori, ovvero Pepper Potts e Happy Hogan, dal momento che i poster sembrano confermare la loro presenza e il fatto che sono vivi e vegeti.

Non esattamente una sorpresa, perché sappiamo che Pepper indosserà l’armatura di Rescue (come suggerito da un’immagine trapelata online diversi mesi fa…), mentre su Hogan abbiamo qualche dubbio.

Wong sarà il nuovo stregone supremo?

Una delle vittime dello schiocco alla fine di Avengers: Infinity War è Doctor Strange, e Thanos si è impossessato della gemma del tempo custodita dallo stregone supremo. Tuttavia rimane ancora il Sanctum Sanctorum da proteggere, e chi meglio di Wong può portare a termine questo compito?

Alla fine del film, Wong non viene mostrato, così come molti altri personaggi del MCU. Non sappiamo quindi se e come sono sopravvissuti allo schiocco, né cosa hanno fatto fino a questo momento, ma è stato Benedict Wong a confermare che ha lavorato come guardia ufficiale del tempio.

Loki è definitivamente morto (?)

Che Loki sia definitivamente morto dopo Infinity War sembra confermarlo il suo character poster in bianco e nero come le altre vittime (e Thanos aveva detto “niente più resurrezioni stavolta” dopo averlo strangolato), ma niente è mai sicuro quando si tratta del Dio dell’Inganno.

Inoltre le foto scattate sul set di Endgame hanno mostrato dil ritorno agli eventi di The Avengers con Loki arrestato dallo S.H.I.E.L.D., cosa che ha fatto subito pensare alla possibilità dei viaggi nel tempo…questo significa che rivedremo Tom Hiddleston?

Tutti i caduti torneranno?

I Marvel Studios hanno pubblicato sedici poster a colori e sedici in bianco e nero, e la differenza principale è che il primo gruppo riunisce i vivi, l’altro i caduti della Decimazione.

Certo ci sono alcune mancanze degne di nota (come Hank Pym, Maria Hill, Hope Van Dyne etc), ma vogliamo prendere gli esempi di Gamora o Loki come un’indicazione sul film e sul loro ritorno in azione.

D’altronde l’eroina e il Dio dell’Inganno non sono morti per lo schiocco, ma uccisi da Thanos…

Nessun segno di Thanos

Considerando che Avengers: Infinity War si è concluso con l’immagine di Thanos che guarda il sole sorgere su un universo “riconoscente”, ci sorprende non vederlo tra i character poster di Avengers: Endgame, né nei trailer.

Che la Marvel abbia deciso di mantenere i riflettori accesi soltanto sugli eroi? Ad Empire lo sceneggiatore McFeely aveva spiegato che se Infinity War era il racconto degli eventi dal punto di vista di Thanos, il cambiamento più grande di Endgame è la prospettiva concentrata sui Vendicatori e non sul villain: “Il precedente film aveva 23 personaggi sul poster, e questa abbondanza ha dettato un certo tipo di ritmo. Qui ci sono solo nove eroi sul poster…forse dovremmo aspettarci un diverso tipo di narrazione.

Dov’è Hulk?

Abbiamo visto Hulk in forma di action figure e sul materiale promozionale, eppure non c’è traccia del gigante di giada in questi nuovi poster, ma solo di Bruce Banner, la sua controparte “umana”.

È probabile che i Marvel Studios si stiano riservando il meglio per il film, con un effetto a sorpresa che annuncerà il ritorno di Hulk come lo avevamo conosciuto in passato. Magari realizzando il sogno di vedere nel MCU Professor Hulk

CORRELATO – Avengers: Endgame, 6 cose che vorremmo accadessero prima della fine

Fonte: CBM

Tim Burton presenta il suo Dumbo in live action a Roma

Tim Burton presenta il suo Dumbo in live action a Roma

Tim Burton, regista di film come Edward mani di forbice Sweeney Todd, arriva a Roma per presentare il suo nuovo film Dumbo, versione live action di uno dei più celebri film d’animazione Disney, con protagonisti attori del calibro di Colin Farrell, Eva Green, Danny De Vito e Michael Keaton. Il film sarà in sala dal 28 marzo, mentre il 27, in occasione dei premi cinematografici David di Donatello, il regista riceverà il premio alla carriera.

La conferenza stampa di presentazione del film diventa ben presto l’occasione per ripercorrere la carriera del celebre autore, trattando tutti quelli che sono i temi chiave della sua poetica.

“Gli occhi sono fondamentali per me.” – esordisce Burton – “Sono il primo mezzo attraverso cui si recita. Poiché in questo film il protagonista è un personaggio muto, abbiamo ricercato un modo puro e semplice per permettergli di esprimere le sue emozioni, e gli occhi sono sempre la soluzione migliore. Abbiamo lavorato molto sulla natura dei suoi grandi occhi azzurri.”

Dumbo, Tim Burton presenta il nuovo film

“Dumbo è sempre stato il film animato Disney che maggiormente mi colpisce.” – continua il regista – “Lavorarci su mi ha permesso di rimettere mano a tutti i temi a me più cari. Non era possibile per me fare solo un remake, l’impegno era quello di trasformarlo per farne qualcosa di nuovo e allo stesso tempo fedele.”

Nel film ritornano infatti tutti i temi cari al regista, dal protagonista emarginato e diverso, al fare proprio di quella diversità qualcosa di prezioso. A questi si aggiunge inoltre una riflessione molto attuale sul mondo dello spettacolo, tra artisti indipendenti e grandi produttori, e un appello ad un circo senza animali. “Pur avendo fatto un film sul circo, non ne sono mai stato un grande appassionato.” – esclama Burton – “In particolare non amo i circhi che utilizzano animali. Gli animali non dovrebbero mai fare cose strane che vanno al di là della loro natura.”

Molto forte in Dumbo è anche la componente umana. “Nella sceneggiatura, e nel film, troviamo parallelismi tra personaggi umani e animali.” – dichiara il regista – “Volevo che ci fosse un equilibrio tra le due parti. Per tutti c’è un senso di perdita generale. Ognuno dei protagonisti ha perso qualcosa, e questo lo definisce.”

Dumbo, Tim Burton presenta il nuovo film

“Per un film sulla famiglia avevo bisogno di attori che fossero come una famiglia per me.” – continua Burton – “Se ci pensiamo bene, il circo è come un film: un gruppo di persone che si uniscono per cercare di realizzare un grande spettacolo. Tornare a lavorare con Danny De Vito, Eva Green e Michael Keaton è stata un’esperienza bellissima.”

Nel corso degli anni il cinema di Burton è diventato sempre più digitale, sia da un punto di vista di supporti che di elementi scenografici. “Certo che mi manca il modo tradizionale di fare cinema, – dichiara a riguardo il regista – ma allo stesso tempo oggi abbiamo a disposizione nuovi strumenti e nuove tecnologie che penso sia bellissimo poter esplorare. Ma nonostante ciò sono e sempre sarò un amante della natura tattile del cinema, e quella è una cosa che non verrà mai a mancare nei miei film. In Dumbo, ad esempio, è quasi tutto ricostruito. Penso che gli attori abbiamo bisogno di vivere all’interno di un set reale. La CGI si limita ad alcuni green screen o alla realizzazione del piccolo elefantino. Ma in realtà anche lui era presente concretamente sul set. Abbiamo ricostruito un fantoccio con cui gli attori potessero relazionarsi, e che poi è stato animato in post-produzione.”

Per chiudere la conferenza stampa, viene chiesto a Burton come si sente all’idea di ricevere il premio alla carriera ai David di Donatello. “Dal momento che non ricevo molti premi, è bello riceverne uno alla carriera. È un riconoscimento a cui tengo particolarmente, perché avverto un profondo debito nei confronti della cinematografia italiana. Tra i miei maestri ci sono Fellini, Bava, Argento. È un onore ricevere questo premio proprio qui.”

Dumbola recensione del film di Tim Burton

Dumbo, la recensione del film di Tim Burton

Dumbo, la recensione del film di Tim Burton

A quasi dieci anni da Alice in Wonderland, Tim Burton torna a collaborare con la Disney, per la quale dirige un nuovo adattamento in live action. Il regista di Edward Mani di Forbice si dedica stavolta alla favola di Dumbo, quarto classico d’animazione Disney, avvalendosi di attori quali Danny De Vito, Michael Keaton, Eva Green e Colin Farrell. Per la realizzazione del film Burton sposa perfettamente la natura dell’originale, riadattandone le tematiche al proprio, celebre, stile, e realizzando così uno dei suoi migliori film degli ultimi anni.

La storia ha inizio nel 1919, quando Holt Farrier (Colin Farrell), ex star del circo, ritrova la sua vita messa a soqquadro quando torna dalla guerra, privo di un arto. Non potendo più eseguire i suoi numeri a cavallo, il proprietario del circo, Max Medici (Danny De Vito), lo ingaggia per prendersi cura di un elefante appena nato, le cui orecchie giganti lo rendono oggetto di scherno di un circo in difficoltà economiche. Tutto cambia quando i due figli di Holt, Milly e Joe, scoprono che il piccolo elefante, chiamato Dumbo, è in grado di volare.

Dumbo, il film

Quando Tim Burton fu nominato regista dell’adattamento del film Disney, si temeva che lo stile e la poetica dell’autore sarebbero nuovamente state sacrificate in nome di un prodotto più affine alla grande major. Ciò che avviene invece in Dumbo è un ottimo compromesso tra il canone Disney e quello dell’autore di film come Beetlejuice. La mano di Burton c’è, si avverte e si vede per l’intero film, manifestandosi poi ancor più apertamente in quelle che sono, non a caso, le sequenze più belle del film.

Burton prende la materia del film e ne riadatta alla sua esperienza le tematiche già di loro a lui così confacenti. Il diverso torna ad essere protagonista di un suo film. Quel diverso che nonostante gli scherni altrui arriverà a fare dei propri difetti qualcosa di prezioso. Il piccolo Dumbo diventa così l’ennesima rappresentazione che l’autore fa di sé, e all’interno del quale infonde tutta la bontà di cui i suoi reietti sono ricchi. A colpire sono proprio gli occhi di Dumbo, quegli occhi attraverso cui Burton ha sempre saputo far esprimere i suoi personaggi. I grandi occhi azzurri, così come l’intero elefantino in sé, raggiungono un realismo nuovamente sbalorditivo, capace non solo di comunicare ma di emozionare.

Ed è proprio sotto questo punto di vista che Burton vince un’altra sfida. L’autore riesce a coinvolgere ed emozionare lo spettatore, senza il bisogno per far ciò di ricorrere a mezzi facili. La drammaticità degli eventi non viene mai calcata, ma mostrata quel tanto che basta per generare un emozione, e il film in sé ne regala di molteplici. Merito anche della struggente e vivace colonna sonora realizzata da Danny Elfman, da sempre alter ego musicale del regista, che conferma ancora una volta di saper sempre dotare le immagini di Burton dell’accompagnamento più adatto.

Dumbo non è, e probabilmente non voleva essere, il ritorno del Tim Burton di un paio di decenni fa. Ma è la prova di un autore capace ancora, con il giusto materiale tra le mani, di regalare grande intrattenimento e grandi emozioni. È un Burton che cura nel dettaglio tutto ciò che c’è sul set, per restituire quella sensazione di materialità che lo ha sempre contraddistinto. Un Burton che, tornando a parlarci di diversità, si dimostra particolarmente attuale, e che come sempre riesce a rendere i suoi film delle favole in grado di raccontare molto più di quel che sembra.

Dumbo, il trailer

Us (Noi): la prima clip in italiano dal film con Lupita Nyong’O

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Us (Noi): la prima clip in italiano dal film con Lupita Nyong’O

È stata diffusa una prima clip in italiano per il nuovo horror Noi (US), scritto e diretto da Jordan Peele, premio Oscar per la migliore sceneggiatura di Scappa – Get Out, e con protagonista il premio Oscar Lupita Nyong’O.

Dopo aver scosso la cultura contemporanea definendo un nuovo standard di film horror provocatorio e socialmente consapevole, con il suo debutto alla regia “Scappa – Get Out”, il visionario regista premio Oscar® Jordan Peele torna con un altro incubo originale che ha scritto, diretto e prodotto.

Ambientato ai giorni nostri lungo l’iconica costa della California del Nord, Noi, di Monkeypaw Productions, ha come protagonista l’attrice premio Oscar® Lupita Nyong’o nel ruolo di Adelaide Wilson, una donna che torna alla sua casa d’infanzia sul mare con il marito Gabe (il Winston Duke di Black Panther) e i due figli (Shahadi Wright Joseph e Evan Alex) per un’idilliaca vacanza estiva.

In Noi Tormentata da un trauma irrisolto del suo passato e sconvolta da una serie di inquietanti coincidenze, Adelaide sente crescere e materializzarsi la sua ossessione e capisce che qualcosa di brutto sta per accadere alla sua famiglia.

Dopo un’intensa giornata trascorsa in spiaggia con i loro amici, i Tyler (l’attrice vincitrice dell’Emmy Elisabeth Moss, Tim Heidecker, Cali Sheldon e Noelle Sheldon), Adelaide e la sua famiglia tornano a casa. Quando cala l’oscurità, i Wilson vedono sul vialetto di casa la sagoma di quattro figure che si tengono per mano.
Noi traccia la contrapposizione fra un’affettuosa famiglia americana e un terrificante e misterioso avversario: i sosia di ciascuno di loro.

Lo sceneggiatore e regista Jordan Peele produce il film per Monkeypaw Productions al fianco di Sean McKittrick, Jason Blum e Ian Cooper di Monkeypaw. Noi sarà distribuito a marzo 2019 da Universal Pictures.

Border – Crature di confine, dal 28 marzo al cinema

Border – Crature di confine, dal 28 marzo al cinema

Candidato all’Oscar per il Miglior Trucco, vincitore agli EFA per i Migliori effetti visivi, Miglior Film al Festival di Cannes, sezione Un Certain Regard, e in Italia Miglior Film all’ultimo Noir in Festival, BORDER – CREATURE DI CONFINE (guarda il trailer) sarà in sala dal 28 marzo, distribuito da WantedPFA e Valmyn.

Secondo lungometraggio del regista svedese di origini iraniane Ali Abbasi BORDER, è tratto dal racconto Gräns dello scrittore John Ajvide Lindqvist, definito lo “Stephen King scandinavo”, già autore del fortunato best seller horror vampiresco tradotto in 12 lingue Lasciami entrare (Marsilio).

Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è nota per il suo olfatto eccezionale. È come se riuscisse a fiutare il senso di colpa, la paura, la vergogna. Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo all’apparenza sospetto, le passa davanti e le sue abilità per la prima volta sono messe alla prova. Tina sente che Vore nasconde qualcosa che, però, non riesce a decifrare. Peggio ancora, ne è irresistibilmente attratta e la storia d’amore con lui  le farà scoprire la sua vera identità. Con Vore, infatti, Tina condivide una natura segreta. Tutta la sua esistenza non è stata che una menzogna e ora dovrà scegliere se continuare a vivere una bugia o accettare la sconvolgente verità che le ha offerto Vore.

«Per me il film non parla della contrapposizione “Noi / Loro” ma di una persona che può ed è in grado di scegliere la propria identità. Voglio credere che tutti siamo in grado di scegliere chi essere. […] Vedo gli esseri umani come degli animali particolarmente evoluti e mi interessano tutte quelle situazioni in cui i nostri istinti bestiali cozzano contro la struttura della società».

Border – Creature di confine, la recensione

Avengers: Endgame, caduti e sopravvissuti negli intensi nuovi poster

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Sono stati diffusi i nuovi character poster di Avengers: Endgame, in cui possiamo vedere non solo gli eroi destinati a Vendicare i compagni morti in Infinity War, ma anche i caduti a seguito dello schiocco di Thanos.

Tra i protagonisti confermati, possiamo vedere anche Tessa Thompson/Valchiria e Jon Favreau/Happy Hogan, abbiamo quindi la conferma che i due personaggi sono sopravvissuti, visto che i loro ritratti sono a colori, a differenza di quelli dedicati agli eroi caduti, che invece sono in bianco e nero.

Ecco di seguito gli intensi character poster di Avengers: Endgame. Scritto in evidenza sui volti di ogni eroe, potete leggere la scritta: Avenger the fallen, ovvero: Vendica i caduti!

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

La sinossi:

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Una giusta causa: al cinema dal 28 marzo

Una giusta causa: al cinema dal 28 marzo

Da giovedì 28 marzo sarà in sala Una giusta causa di Mimi Leder con Felicity Jones e Armie Hammer. Un tributo a una delle figure più influenti del nostro tempo, Ruth Bader Ginsburg, seconda donna a essere nominata Giudice alla Corte Suprema; un omaggio a tutte le donne, un invito a non farsi sopraffare.

La candidata all’Oscar Felicity Jones è Ruth Bader Ginsburg, una delle nove donne a entrare, nel 1956, al corso di Legge dell’Università di Harvard e che, nonostante il suo talento, fu rifiutata da tutti gli studi legali in quanto donna. Sostenuta dall’amore del marito Martin Ginsburg (Armie Hammer) e dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon (il premio Oscar Kathy Bates), Ruth accettò un controverso caso di discriminazione di genere. Contro il parere di tutti, vinse il processo, determinando un epocale precedente nella storia degli Stati Uniti sul fronte della parità dei diritti.

Diretto da Mimi Leder, sceneggiato da Daniel Stiepleman e interpretato anche da Justin Theroux, Jack Reynor, Cailee Spaeny, Stephen Root, Sam Waterston, UNA GIUSTA CAUSA sarà al cinema da giovedì 28 marzo distribuito da Videa.

Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw, Idris Elba in azione

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Idris Elba sarà trai protagonisti di Fast & Furious – Hobbs & Shaw, il primo spin off del franchise su quattro ruote, film che si preannuncia decisamente adrenalinico. L’attore inglese di Luther sarà il villain contro cui dovranno scontrarsi Hobbs e Shaw, appunto, ovvero Dwayne Johnson e Jason Statham, che uniranno le forze per far fronte comune a questa nuova minaccia. Al loro fianco, l’affascinante Vanessa Kirby.

Ecco l’immagine di Elba condivisa su Twitter da Hiram Garcia, produttore del film:

Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw

Fast & Furious – Hobbs & Shaw, leggi la recensione

A dirigere lo spin off Fast & Furious – Hobbs & Shaw è stato chiamato David Leitch, che gira il film basandosi sulla sceneggiatura di Chris Morgan. Nel cast del film ci sono Dwayne Johnson, Jason Statham, Vanessa Kirby, Idris Elba, Eiza González e Eddie Marsan.

In una recente intervista, Dwayne Johnson aveva consolidato il suo affetto per la saga, mostrandosi però piuttosto incerto su un suo eventuale ritorno in Fast & Furious 9: Non c’è altro franchise che mi stia più a cuore di questo. Per l’incredibile team ci lavora, per la Universal che è stata un ottimo partner, e per le mie fantastiche colleghe che amo alla follia. Il discorso cambia per i miei colleghi uomini […] Alcuni si comportano da uomini e da veri professionisti, mentre altri no.

Attenti a quelle due: il trailer italiano con Anne Hathaway e Rebel Wilson

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Ecco il trailer italiano di Attenti a quelle due, la nuova commedia al femminile con Anne Hathaway e Rebel Wilson diretta da Chris Addison e distribuita in Italia, dal 16 maggio, da Eagle Pictures. Si tratta del remake al femminile di Dirty Rotten Scoundrels (la pellicola uscita nel 1988 con Steve Martin e Michael Caine era a sua volta il rifacimento di I due seduttori del 1964).

Una è affascinante e sofisticata, l’altra imbranata e pasticciona. Un’abilità in comune: ingannare gli uomini raggirandoli con una scaltrezza tutta al femminile. L’attrice premio Oscar® Anne Hathaway e la “strabordante” Rebel Wilson (Pitch Perfect, Le amiche della sposa, Single ma non troppo) sono l’inedita ed esplosiva coppia di truffatrici nella commedia più divertente dell’anno, Attenti a quelle due. Remake al femminile di Due figli di… con Michael Caine e Steve Martin, il film è diretto da Chris Addison, sulla sceneggiatura di Jac Schaeffer (Captain Marvel), e sarà distribuito in Italia dal 16 maggio da Eagle Pictures.

Hulk: tutto quello che non sapevate sull’eroe di Mark Ruffalo

Hulk: tutto quello che non sapevate sull’eroe di Mark Ruffalo

Ha “esordito” nell’universo cinematografico Marvel con il volto di Edward Norton, ma è grazie a Mark Ruffalo che Bruce Banner, aka Hulk, ha finalmente trovato la sua ragion d’essere nel racconto contemporaneo del personaggio. Fragile, tormentato, ironico, questo eroe potrebbe trovare la conclusione del suo arco narrativo in Avengers: Endgame o continuare il suo viaggio verso luoghi inesplorati.

Ecco di seguito tutto quello che non sapevate sull’Hulk interpretato da Ruffalo nel MCU:

Ruffalo vede Bruce come il perfetto opposto di Tony Stark

Per come lo vede Mark Ruffalo, Bruce Banner è l’esatto opposto e l’alternativa a Tony Stark dell’universo Marvel:

Credo sia la versione di un angelo caduto di Tony. Professore rinnegato, ribelle, arrogante, che faceva cose che non erano proprio ortodosse. Tra di loro c’è vera ammirazione, und dinamica interessante che spinge Stark a godere davvero quando vede questo ragazzo trasformarsi in Hulk.”

Thor: Ragnarok è stato importante per il suo arco narrativo

Archiviata la parentesi di Avengers: Age of Ultron, Hulk lascia temporaneamente i Vendicatori e ritorna protagonista in Thor: Ragnarok e di Bruce Banner non c’è quasi traccia. Svolta narrativa che ha permesso all’attore di lavorare in modo differente con il personaggio.

Per Ruffalo il film ha rappresentato un passo importante per lo sviluppo di Hulk, perché l’ha reso “molto più di un individuo rabbioso e macchina da guerra, e mi ha dato l’opportunità di scavare nella sua emotività“.

Probabilmente non avrà mai il suo standalone

I diritti del personaggio sono ancora nelle mani della Universal, cosa che rende alquanto improbabile – al momento – la realizzazione di uno standalone su Hulk nel MCU.

Ma sappiamo quanto i Marvel Studios siano capaci di scendere a compromessi, come accaduto con la Sony e la condivisione di Spider-Man, quindi la stessa situazione potrebbe verificarsi con il gigante di giada…mai dire mai.

Ruffalo era già in lizza per L’Incredibile Hulk

Non tutti sanno che insieme a Edward Norton,  scelto per interpretare Bruce Banner nel film del 2008, anche Mark Ruffalo era in lizza per il ruolo, arrivato fino alla shortlist finale. Questo sostanzialmente è il motivo per cui l’attore è stato scelto subito dopo l’addio di Norton al franchise e in previsione di The Avengers.

Insomma, i Marvel Studios sapevano già chi volevano per il nuovo volto di Hulk, e sembra che non abbiano faticato per ottenerlo.

Il design di Hulk combina il volto di Ruffalo con il fisico di uno spogliarellista

Nell’universo cinematografico Marvel il corpo di Hulk viene interamente animato al computer, ma gli artisti degli effetti visivi hanno comunque bisogno di un punto di riferimento con cui iniziare.

La parte inferiore si basa sulla ricostruzione del fisico di un bodybuilder e spogliarellista di Long Island di nome Steve Romm mentre il volto è modellato su quello di Mark Ruffalo.

Piccola curiosità: Romm era così felice di prestare il suo corpo a Hulk che ha chiamato il suo gatto Lou Ferrigno, una delle sue più grandi ispirazioni e interprete di Bruce Banner nella celebre serie tv.

La voce di Hulk è un misto di Ruffalo e Lou Ferrigno

A proposito di Lou Ferrigno, sapevate che la voce di Hulk è il risultato della combinazione della sua voce con quella di Mark Ruffalo? Un ottimo modo per omaggiare l’attore e culturista americano e volto originale dell’eroe in tv.

Prima della CGI, Ferrigno interpretò Hulk dipingendosi di verde senza effetti speciali e con i vestiti strappati.

Infinity War ha messo in scena il conflitto tra Hulk e Bruce

Avengers: Infinity War ha sicuramente rappresentato un punto di “stallo” per Bruce Banner, dal momento che nel film l’eroe non riesce mai a trasformarsi nel Gigante di Giada (fatta eccezione del prologo, quando affronta Thanos). Tuttavia dietro questo passo indietro del personaggio esistono delle ragioni dipendenti dal percorso iniziato in Thor: Ragnarok che –  con molte probabilità – si concluderà in Avengers: Endgame.

A spiegarlo sono stati i registi del film Anthony e Joe Russo:

Diverse persone hanno interpretato questa incapacità di Bruce come la reazione alla paura.  Si, è vero, è spaventato e traumatizzato, eppure ha già avuto momenti simili in passato, è già stato battuto da qualcuno e preso a pugni. Questo però è il risultato del viaggio di Ragnarok. Bruce e Hulk sono due personaggi costantemente in conflitto fra loro, sempre in bilico sul filo del controllo.

L’arco narrativo di Thor: Ragnarok si basa su Planet Hulk

Come è noto, Thor: Ragnarok ha incluso nella sua storyline anche alcuni eventi che ripercorrono le avventure di Hulk nella celebre serie Planet Hulk. E in mancanza della possibilità di realizzare un film MCU tutto sul Gigante di Giada, lo Studio ha pensato bene di accorpare le due linee narrative.

“C’è anche Hela e Balder e Beta Ray Bill – ha spiegato Kevin Feige – e ci sono tante altre cose che non abbiamo ancora inserito. Ma in termini di personaggi che conoscevamo già, abbiamo pensato che sarebbe stato divertente inserire un personaggio avrebbe aumentato la portata eroica del film, un duo che era stato già apprezzato tantissimo, Hulk e Thor. La coppia ha dimostrato grande potenziale comico, soprattutto negli scambi da pesci fuor d’acqua tra Banner e Thor. E così abbiamo pensato che quell’aereo, alla fine di Age Of Ultron, sarebbe potuto andare nello spazio e così avremmo avuto la possibilità di vedere il Pianeta dei Gladiatori.”

L’autoironia di Bruce ha una ragione specifica

Mark Ruffalo interpreta Bruce Banner con grande autoironia, e non si tratta di una coincidenza, ma della naturale progressione del personaggio da dove l’aveva lasciato Edward Norton alla fine de L’incredibile Hulk.

Stiamo solo riprendendo la strada conclusa da Ed. Adesso c’è un vecchio Banner, in fuga da lungo tempo, ed è arrivato al punto in cui è stanco di correre, e ha un certo senso dell’umorismo nei confronti di se stesso che lo aiuta ad affrontare il mostro dentro di lui“.

Joss Whedon ha scritto le battute di Hulk durante le riprese di Age of Ultron

Mark Ruffalo ha dovuto aspettare più dei suoi colleghi la sceneggiatura con le sue battute di Avengers: Age of Ultron, e la colpa è da addossare nientemeno che a Joss Whedon. A quanto pare infatti il regista ha scritto le sue scene durante la lavorazione del film.

Whedon ha poi spiegato che “Ciò che rende Hulk così difficile da portare sulla pagina è il fatto che finga di essere una specie di lupo mannaro quando è un supereroe. Quindi, la domanda è: come progredisce? Come possiamo apportare cambiamenti a ciò che fa Hulk?

LEGGI ANCHE – Avengers: Endgame, i duelli che sogniamo di vedere nel film

Fonte: ScreenRant

Festival di Cannes 2019: Nadine Labaki presidente di Giuria Un Certain Regard

Dopo aver emozionato i cuori dei partecipanti all’ultimo Festival di Cannes con il suo Cafarnao, candidato all’Oscar e al Golden Globe, che ha vinto il Premio della giuria a Cannes 2018, la regista libanese Nadine Labaki subentrerà all’attore Benicio Del Toro come presidente di Giuria di Un Certain Regard per la 72esima edizione del Festival.

I tre lungometraggi di Nadine Labaki l’hanno consegnata alla fama internazionale, dalla cerimonia del tappeto rosso del Festival di Cannes alla cerimonia degli Oscar pochi mesi fa. La carriera di regista, attrice e sceneggiatrice è stata lanciata per la prima volta sulla Croisette, ed è qui che sono stati presentati tutti i suoi film.

“Ricordo quando andavo a Cannes come studente di cinema, ero così eccitata di partecipare al festival più prestigioso del mondo – ha affermato – Allora, mi sembrava così fuori dalla mia portata: mi ricordo che mi alzavo presto, la mattina, e le code infinite per ottenere un biglietto, sembra ieri, ma quindici anni fa ho riempito il Modulo di registrazione per la cinéfondation del Festival, con il mio cuore pieno di speranza e la mia mano tremante. Oggi sono il presidente della giuria di Un Certain Regard, che dimostra che a volte la vita può essere persino migliore dei tuoi sogni. Non vedo l’ora di discutere, di essere scossa, di trovare ispirazione nel lavoro di altri artisti”.

Dopo essersi diplomata in studi audiovisivi presso l’Università di Beirut, ha diretto pubblicità e video musicali, anche premiati. Nel 2004, ha ottenuto un Festival de Cannes Cinéfondation Residency per scrivere e sviluppare Caramel, il suo primo lungometraggio, girato due anni dopo e presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 2007. Questa gioiosa, ribelle ode al cameratismo femminile è stata distribuita in tutto il mondo e divenne l’esportazione cinematografica libanese di maggior successo di tutti i tempi. Nadine Labaki ha continuato a esplorare la condizione femminile e le tensioni religiose in Where Do We Go Now ?, una favola universale e audace sulla tolleranza, presentata per la prima volta a Un Certain Regard nel 2011.

Nel 2018, Nadine Labaki è stata selezionata per la competizione con il suo potente Cafarnao, un commovente manifesto sull’infanzia danneggiata, i rifugiati e le ferite in una società che gira le spalle all’umanità, che ha catturato la Croisette, vincendo il Premio della giuria, quell’anno presieduta da Cate Blanchett, e ha tenuto un discorso indimenticabile accompagnato dal giovane attore e rifugiato siriano Zain Al Rafeea. Nominato per il Golden Globe e l’Oscar come miglior film straniero, Cafarnao ha fatto della sua regista libanese la prima donna del mondo di lingua araba ad essere nominata in questa categoria.

Le proiezioni Un Certain Regard prenderanno il via il 15 maggio con un’introduzione della giuria in serata, un giorno dopo l’apertura della 72esima edizione del Festival de Cannes, martedì 14 maggio. I vincitori di Un Certain Regard saranno annunciati venerdì 24 maggio.

Spider-Man: Un Nuovo Universo, ecco le battute tagliate di Stan Lee

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Uno degli ultimi cameo ufficiali di Stan Lee figura in Spider-Man: Un Nuovo Universo, inserito proprio durante le battute iniziali del film quando Miles Morales si reca in un negozio per acquistare la maschera di Spider-Man da indossare al funerale di Peter Parker. È lì che incontra il celebre fumettista Marvel, scomparso di recente, nelle vesti del proprietario dello shop, che rassicura il ragazzo dicendogli “Alla fine si adatta sempre”.

Ma come rivelato da uno dei registi, Rodney Rothman, su Twitter, la battuta da far pronunciare a The Man è stata scelta fra varie alternative, tutte con il loro peso emotivo e un profondo significato nascosto tra le pieghe che i veri fan avrebbero potuto cogliere senza problemi.

Ecco allora le altre frasi doppiate da Stan Lee che non sono state incluse nel film:

  • Non riesco a crederci. Non pensavo che Spider-Man potesse morire
  • Perché questa roba riesca a vendere, non lo saprò mai
  • Ho sempre pensato che avrebbe vissuto oltre me stesso

La prima, quasi profetica, potrebbe essere interpretata come un pensiero che ogni appassionato di fumetti avrà avuto riguardo la morte di Lee; la seconda parla indubbiamente del successo tra fumetti e pubblico che perdura nel tempo anche grazie a lui; infine la terza, la più commovente, ci riporta alla mente l’idea che Spider-Man è davvero sopravvissuto a Stan Lee e che la sua eredità non morirà mai.

Spider-Man: Un nuovo universo, in arrivo sequel e spin off al femminile

Vi ricordiamo che in Spider-Man: Un Nuovo Universo è presente un ulteriore cameo, come confermato dall’animatore Nick Kondo, visibile solamente mandando al rallentatore una scena in particolare (quella della corsa del treno con Miles in volo).

Sul cameo della maschera, i produttori avevano spiegato che “Il calore di quel momento è impagabile e vedendo la reazione del pubblico sempre entusiasta ci ha confermato che era la scelta giusta. C’è ancora la gioia di vedere Stan sullo schermo, anche se ci manca tantissimo, e le persone sono con noi. Perché vogliono rivedere ancora un vecchio amico“.

Spider-Man: Un Nuovo Universo racconta le vicende del teenager Miles Morales e delle infinite possibilità dello Ragno-Verso, dove più di una persona può indossare la maschera. Una visione fresca di un nuovo Universo Spider-Man con uno stile visivo innovativo e unico nel suo genere.

Il film è diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, con Shameik Moore e Jake Johnson. Uscita al cinema il 25 dicembre 2018. Durata 117 minuti. Distribuito da Warner Bros. Italia.

Il cast di doppiatori americano comprendere gli attori Shameik Moore, Jake Johnson, Mahershala Ali, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Liev Schreiber, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, Nicolas Cage.

Spider-Man: Un nuovo universo, la recensione

Fonte: Rodney Rothman

Michael B. Jordan sarà un uomo senza età per Methuselah della WB

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Michael B. Jordan ha firmato per interpretare un uomo senza età in Methuselah, un nuovo film in produzione della Warner Bros. Jordan è uscito da un anno impegnativo in cui ha recitato in grandi successi commerciali come Creed II e Black Panther, film vincitore di tre premi Oscar, e nel film della HBO Tv, Fahrenheit 451.

Methuselah è in sviluppo presso la WB da anni e all’inizio aveva come protagonista Tom Cruise, mentre nel 2016 è stato assunto Joachim Rønning (Pirati dei Caraibi: Dead Men Tell No Tales) per la regia, da una sceneggiatura di Zach Dean (Deadfall). Tuttavia, Rønning si è allontanato dal progetto qualche tempo dopo e si è dedicato alla regia del film Disney Maleficent: Mistress of Evil. Anche Cruise ha abbandonato il film a un certo punto, creando così uno spazio per un attore di serie A, il posto perfetto per Jordan.

Deadline riporta che Jordan ha ora firmato per partecipare e produrre Methuselah per la WB. Il film di Methuselah prende il nome dalla figura biblica, che si dice abbia vissuto fino all’età di 969. Secondo Deadline, la sceneggiatura del film ruota attorno a un uomo che è già vivo da oltre 400 anni, ma non mostra segni dell’età. Non sembra nemmeno un semplice racconto biblico, poiché lo studio paragona questa mitologia alla serie di Highlander.

Jordan ha generalmente fatto buone scelte ogni volta che ha lavorato con uno studio importante (con l’ovvia eccezione dei Fantastici Quattro del 2015), per cui, il suo coinvolgimento nel progetto potrebbe rappresentare un’attestazione di merito a un film che sulla carta potrebbe invece avere più di un aspetto rischioso.

Bohemian Rhapsody: la censura cinese taglia le scene sulla sessualità di Mercury

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Si torna a parlare di Bohemian Rhapsody, dopo la contraddittoria stagione dei premi e le dichiarazioni di Brian May circa il presunto boicottaggio della stampa, e stavolta in merito ad un’analisi riportata dalla CNN che ha rilevato l’esclusione di due minuti di scene dal film da parte della censura cinese. Il footage in questione riguarderebbe momenti legati alla sessualità di Freddie Mercury, tra cui i baci con un altro uomo e il taglio della parola “gay”.

Questa politica che definire medioevale è alquanto approssimativo viene adottata dal governo del paese dal 2016, da quando è stata legalmente vietata la rappresentazione di “comportamenti sessuali anormali” (comprese le relazioni gay e lesbiche) in televisione e spettacoli online. Come diretta conseguenza, diversi membri della comunità LGBT cinese hanno definito l’uscita di Bohemian Rhapsody nelle sale una “vittoria” per la loro comunità, considerando il cospicuo numero di titoli occidentali che ogni anno raggiunge i cinema locali.

Se tutti si accontentano di questo tipo di ‘vittoria’, allora il mondo intero si sottometterà sempre all’autorità, gli artisti non saranno rispettati e non ci sarà protezione per gli interessi del pubblico”, ha detto Fan Popo, documentarista e attivista.

Queste, nel dettaglio, le scene tagliate dal montaggio finale di Bohemian Rhapsody:

  • Un primo piano del bacino di Mercury ripreso in tv
  • Il bacio tra Mercury e Paul Prenter, il suo manager
  • Il confronto tra Freddie e Maria sulla sua sessualità
  • Il dialogo tra Mercury e il suo futuro partner Jim
  • Tutta la sequenza del video di “I want to break free”

Bohemian Rhapsody – in sala dal 29 novembre – ha incassato in Italia ad oggi oltre 25 milioni di Euro, divenendo un successo globale, con un box office internazionale di oltre 750 milioni di dollari.

Bohemian Rhapsody: i Queen pensano a un sequel?

Per quanto riguarda il futuro del film, nelle scorse settimane è tornato a parlarne lo stesso May, membro originale dei Queen e produttore della pellicola, aprendo le porte ad un possibile seguito:

Credo che il film finisca con un climax naturale, ed era qualcosa che avevano deciso fin dall’inizio nella sceneggiatura. Tutti pensavamo che fosse quello l’apice, il concerto del Live Aid, e non la morte di Freddie come molti avrebbero voluto, lasciando che il resto raccontasse la vita della band senza di lui. Beh, non è così. Il film è dedicato a Freddie, e ricordare il Live Aid era il modo giusto per lasciarlo andare. Ma chissà, potrebbe esserci un seguito…“.

Fonte: CNN

Captain Marvel: Kevin Feige spiega perché non c’è una love story

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Captain Marvel: Kevin Feige spiega perché non c’è una love story

Portare diversità e maggiore rappresentazione al cinema è un obiettivo che i Marvel Studios stanno raggiungendo passo dopo passo, compiendo piccole ma significative rivoluzioni all’interno dei propri racconti di uomini, donne, eroi e eroine, in un unico grande immaginario dove Carol Danvers aka Captain Marvel è solo l’ultima di una serie di grandi personaggi (non perfetti, ma sicuramente ammirevoli).

Nel cinecomic con Brie Larson, ad esempio, manca una componente che nella tradizione del cinefumetto era diventata quasi d’obbligo: la love story. Qui invece, quella stessa dinamica viene sviluppata in maniera alternativa, attraverso l’amicizia che lega Carol a Maria Rambeau, e l’interesse sentimentale non è contemplato come elemento formativo per la supereroina.

A motivare le ragioni di questa scelta è stato il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige in una recente intervista con ScreenRant:

Fin dall’inizio, quando stavamo lavorando alla sceneggiatura mettendo insieme le storie dei fumetti come sempre, non abbiamo mai pensato di inserire un interesse amoroso per Carol. Non era questo il film. Captain Marvel era la storia di una donna in cerca di se stessa, che cresceva, commetteva errori e che veniva sostenuta da un mentore, Wendy Lawson, e dalla sua amica Maria. Queste relazioni erano molto più importanti“.

Dunque è chiaro che Captain Marvel non è mai stato concepito come una storia d’amore, o almeno non come un cinecomic con all’interno uno snodo narrativo del genere, tenendo fede alle promesse di Feige sul “nuovo tipo di origin story” effettivamente realizzata. Il cuore sembra essere la memoria come sfondo del suo viaggio di ritorno sulla Terra (e in se stessa), dove ritrova i veri “amori” della sua vita: Maria e Monica Rambeau.

LEGGI ANCHE – Captain Marvel e le donne del MCU: ecco perché Carol ne è solo l’erede

CORRELATI:

Captain Marvel è nelle nostre sale dal 6 marzo 2019.

Il cast ufficiale: Brie LarsonSamuel L. JacksonBen MendelsohnDjimon HounsouLee PaceLashana LynchGemma ChanAlgenis Perez SotoRune TemteMcKenna GraceClark GreggJude LawAnnette Bening.

Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia dell’universo cinematografico Marvel.

Captain Marvel: 7 cose che vorremmo vedere nel sequel

Fonte: ScreenRant

Betty Gilpin: la star di Glow in The Hunt

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Betty Gilpin: la star di Glow in The Hunt

Betty Gilpin è entrata nel cast del thriller politico The Hunt. Secondo Deadline, la star di Glow si unirà ai già annunciati Ike Barinholtz, Emma Roberts, Justin Hartley e Glenn Howerton.

Non è stato rivelato ancora nessun dettaglio del ruolo dell’attrice. The HUnt sarà distribuito il prossimo 18 ottobre da Universal. Non c’è ancora nessun dettaglio ufficiale sulla trama del film, ma si dice che esplori l’aggressività crescente tra destra e sinistra politica nell’America moderna. La sceneggiatura è firmata da Damon Lindelof (Watchmen, The Leftovers), Nick Cuse, con Craig Zobel (Compliance), che aveva precedentemente lavorato con Lindelof quando ha diretto alcuni episodi di The Leftovers.

I dirigenti universali Erik Baiers, Jay Polidoro e Mika Pryce supervisioneranno il progetto per conto dello studio. Il film è prodotto da Jason Blum e Lindelof, attraverso la sua etichetta White Rabbit.

Betty Gilpin è attualmente protagonista della serie Netflix Glow, nei panni di Debbie/Liberty Bell, e sarà co-protagonista nella commedia Stuber, con protagonista l’inedita coppia Kumail Nanjiani / Dave Bautista, che uscirà quest’estate.

L’abbiamo vista di recente in Non è romantico? il film Netflix con protagonista Rebel Wilson, una rilettura in chiave ironica di tutti i luoghi comuni delle commedie romantiche.

Macchine mortali finalmente in home video

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Macchine mortali finalmente in home video

Centinaia di anni dopo la disfatta della nostra civilizzazione, un nuovo mondo è emerso in Macchine Mortali. Una misteriosa giovane donna di nome Hester Shaw (Hera Hilmar, Anna Karenina) dirige una banda di emarginati nella lotta per impedire a Londra – ora una gigantesca città su ruote – dal divorare qualunque cosa sul suo percorso.

Macchine Mortali offre un’esperienza visiva ad altissima definizione degli incredibili effetti speciali del film. Sono presenti oltre sessanta minuti di contenuti speciali del dietro le quinte, tra cui uno sguardo in profondità a come la troupe ha dato vita alla visione del futuro di Macchine Mortali e un commento del regista Christian Rivers.

 Basato sulla premiata saga di libri di Philip Reeve, Macchine Mortali è un’epica avventura diretta dal premio Oscar per gli effetti speciali Christian Rivers (King Kong). Insieme a Rivers, i film-maker protagonisti delle trilogie di Lo Hobbit e Il signore degli anelli, vincitori degli Academy Award per tre volte, Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens, che hanno scritto la sceneggiatura.

Macchine Mortali nel formato 4K Ultra HD enfatizza gli effetti speciali da rimanere a bocca aperta, creati dal team Weta Digital guidato da Ken McGaugh, Kevin Smith, Luke Millar e Dennis Yoo. A bordo in qualità di produttori ci sono Zane Weiner (la trilogia de Lo Hobbit), Amanda Walker (la trilogia de Lo Hobbit) e Deborah Forte (Piccoli brividi), insieme a Walsh e Jackson. Ken Kamins (la trilogia de Lo Hobbit) si unisce a Boyens come produttore esecutivo. Macchine Mortali include nel cast Hera Hilmar (Anna Karenina), Robert Sheehan (Geostorm, Three Summers), Jihae (“Mars”), Hugo Weaving (Il Signore degli anelli, V per Vendetta), e Stephen Lang (Avatar, Man in the dark).

CONTENUTI BONUS ESCLUSIVI NEI FORMATI 4K ULTRA HD, BLU-RAY 3D, BLU-RAY E DVD:

  • Benvenuti a Londra – In questo dietro le quinte suddiviso in 5 parti, i produttori rivelano i segreti dietro l’ambizioso progetto di mettere un’intera città in movimento su ruote.
    • La creazione della Bestia
    • I livelli di Londra
    • I più piccoli dettagli
    • Il museo di Londra
    • Medusa e St. Paul’s
  • Commento al film con il regista Christian Rivers
  • La fine degli antichi – Scoprite i segreti della Guerra dei Sessanta Minuti mentre viaggiate attraverso il Museo di Londra. Guidati dal Corpo degli Storici, scoprite cosa ha segnato la fine degli Antichi migliaia di anni prima degli eventi di Macchine mortali.
  • La serie di personaggi – Uno sguardo in profondità ai personaggi del film.
    • Hester Shaw
    • Tom Natsworthy
    • Anna Fang
    • Thaddeus Valentine
    • Shrike
  • Nell’aria – Unisciti alla Lega Anti-Trazionista e scopri cosa è successo nella creazione dell’Airhaven.
  • E molto altro!

Il film sarà disponibile in 4K Ultra HD in una confezione doppia che include il 4K Ultra HD Blu-rayTM e il Blu-rayTM. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli stessi contenuti extra della versione Blu-rayTM, tutti nella straordinaria risoluzione 4K.

  • 4K Ultra HD è la migliore esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per un’esperienza sonora multidimensionale.
  •  Blu-rayTM sfodera il potere della tua TV HD e si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa, con la risoluzione di 6 volte superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità surroud, come al cinema.

Annabelle Comes Home: la prima foto ufficiale

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Annabelle Comes Home: la prima foto ufficiale

È James Wan in persona a condividere sul suo account Instagram ufficiale la prima foto di Annabelle Comes Home, il nuovo capito della saga horror che ha per protagonista la demoniaca bambola. Le riprese sono al momento in corso.

Lo sceneggiatore Gary Dauberman (“The Nun – La Vocazione del Male“, “IT“, “Annabelle”) dirige il suo primo lungometraggio nel franchise da 1,5 miliardi di dollari di The Conjuring. Il nuovo film horror è nuovamente prodotto dal creatore dell’universo di The Conjuring, James Wan attraverso la sua società di produzione Atomic Monster, e da Peter Safran, che ha prodotto tutti i film con The Safran Company.

Determinati a impedire ad Annabelle di continuare a seminare il caos, i demonologi Ed e Lorraine Warren portano la bambola posseduta nella stanza dei manufatti chiusa a chiave della loro casa, mettendola “al sicuro” dietro un vetro consacrato e ottenendo la santa benedizione di un sacerdote. Ma li attende una spietata notte di orrore, quando Annabelle risveglia gli spiriti maligni nella stanza, pronti a mettere gli occhi su un nuovo bersaglio: Judy, la figlia di dieci anni dei Warren, e le sue amiche.

Nel film recitano McKenna Grace (“The Haunting of Hill House” in TV, “Gifted – Il Dono del Talento”, e l’imminente “Captain Marvel“) nel ruolo di Judy; Madison Iseman (“Jumanji: Benvenuti nella Giungla“, “Piccoli Brividi 2: I Fantasmi di Halloween”) è la sua babysitter, Mary Ellen; e Katie Sarife (“Youth and Consequences” e “Supernatural” in TV) nei panni dell’amica tormentata Daniela, mentre Patrick Wilson (i film di “The Conjuring” e “Insidious”, e l’imminente “Aquaman”) e Vera Farmiga (i film di “The Conjuring”, l’imminente “Godzilla: King of the Monsters”, “Bates Motel” in TV) riprendono rispettivamente i loro ruoli di Ed e Lorraine Warren.

Dauberman ne ha anche scritto la sceneggiatura da una storia di Wan e Dauberman. I produttori esecutivi sono Michael Clear e Michelle Morrissey. La squadra creativa di Dauberman che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Michael Burgess (l’imminente “La Llorona – Le Lacrime del Male”), la scenografa Jennifer Spence (“Annabelle: Creation”, “The Nun – La Vocazione del Male”) e la costumista Leah Butler (“Annabelle: Creation”).

Il film targato New Line Cinema uscirà nel 2019 e sarà distribuito da Warner Bros. Pictures.

Premi David di Donatello 2019: mercoledì 27 in diretta su RaiUno

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Premi David di Donatello 2019: mercoledì 27 in diretta su RaiUno

Carlo Conti condurrà la cerimonia di premiazione della 64ª edizione dei Premi David di Donatello, in diretta mercoledì 27 marzo su Rai 1 dalle ore 21.25 con la regia di Maurizio Pagnussat e la scenografia di Riccardo Bocchini. A partire dalle ore 20, in diretta su Rai Movie, andrà in onda il red carpet con Livio Beshir. Dalle ore 21 Rai Radio2, radio ufficiale dei David di Donatello, trasmetterà in diretta nel programma “Gli Sbandati di Radio2”, in contemporanea con Rai 1, la 64ª edizione del Premio.

La serata più importante del nostro cinema vedrà sul palco alcune grandi star italiane e internazionali. A Tim Burton, uno dei più celebri e amati autori della storia della settima arte, andrà il David alla Carriera – David for Cinematic Excellence 2019: il riconoscimento sarà consegnato da Roberto Benigni. Il regista e sceneggiatore Dario Argento, maestro indiscusso nell’arte della paura e del thriller, riceverà un David Speciale. Lo stesso riconoscimento sarà conferito a Francesca Lo Schiavo, premio Oscar® ed eccellenza del cinema italiano nel mondo.

Il tenore Andrea Bocelli, uno dei cantanti italiani più celebri a livello globale, eseguirà “Nelle Tue Mani” (Now We Are Free) dal film “Il Gladiatore” e duetterà con il figlio Matteo nel brano “Fall On Me”. Il premio Oscar® Alfonso Cuarón ritirerà il David al Miglior film straniero per Roma. Nel corso della cerimonia, tanti protagonisti del cinema italiano e internazionale consegneranno i venticinque David di Donatello e i David Speciali: da Stefania Sandrelli a Stefano Accorsi, da Raoul Bova a Isabella Ferrari, da Serena Rossi a Enrico Brignano.

David di Donatello 2019: annunciate le cinquine nominate

I Premi David di Donatello sono organizzati dalla Fondazione Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e dalla RAI: Piera Detassis è il Presidente e Direttore Artistico della Fondazione, il Consiglio Direttivo è composto da Francesco Rutelli, Carlo Fontana, Mario Turetta, Francesca Cima, Luigi Lonigro, Mario Lorini, Domenico Dinoia, Edoardo De Angelis, Francesco Ranieri Martinotti, Giancarlo Leone. La 64a edizione della manifestazione si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il contributo del MiBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, d’intesa con AGIS e ANICA e con la partecipazione, in qualità di partner istituzionali, di SIAE e Nuovo IMAIE. L’Università Telematica Pegaso e Ferragamo Parfums sono Partner ufficiali.

L’edizione del 2019 ha introdotto una serie di importanti riforme del regolamento dei premi. Fra le numerose novità, una nuova giuria e la modifica del sistema di voto, entrambi adeguati ai modelli proposti dai grandi riconoscimenti internazionali; nuove regole di ammissione dei film che concorrono all’assegnazione dei premi; la nascita del David dello Spettatore. Attraverso questa serie di rilevanti modifiche, l’Accademia del Cinema Italiano punta a rinnovarsi proponendosi come una realtà ancor più autorevole e incisiva nell’ambito del panorama cinematografico italiano e internazionale, al passo con le rapide trasformazioni in atto nell’intero sistema dell’audiovisivo.

Chris Evans rivela la sua scena di combattimento preferita di Cap

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Ogni messaggio o dichiarazione di Chris Evans riguardo il personaggio di Steve Rogers, o più in generale sul percorso di Captain America nel MCU, suona oggi come un velato e malinconico addio all’eroe che l’ha reso popolare e figura insostituibile nell’immaginario dei fan. Come saprete, il contratto dell’attore con i Marvel Studios è in scadenza, ed è più che probabile che Steve lascerà i Vendicatori al termine di Avengers: Endgame svincolando definitivamente l’attore.

Del passato e dei migliori ricordi dell’esperienza lavorativa con la Marvel, Evans ha parlato in una recente intervista a cuore aperto con l’Hollywood Reporter, rivelando – tra le tante cose – qual è la sua scena di combattimento preferita:

Sarò di parte, ma la mia preferita è quella girata nell’ascensore, la prima del secondo film di Captain America. Una serie di prime volte: la prima volta che lavoravo con i fratelli Russo, la prima volta in cui ho sentito che Steve era davvero da solo […] Nel primo film era come se tutti mi tenessero la mano, poi è arrivato The Avengers, e ho fatto del mio meglio per non intromettermi. Ma è grazie a The Winter Soldier che ho sentito veramente la pressione tutta su di me, e quel combattimento in ascensore rimane una scena eccezionale“.

La sequenza a cui si riferisce l’attore è posizionata nelle fasi iniziali di Captain America: The Winter Soldier: mentre lo S.H.I.E.L.D. sta letteralmente crollando intorno a lui, Steve Rogers viene messo alla prova, soprattutto quando si rende conto che non può più fidarsi di nessuno (tranne che di se stesso).

Celebre la battuta di Cap, che dopo riesce ad abbattere ben dieci agenti dell’HYDRA sotto copertura: “Prima che iniziamo, qualcuno vuole uscire?

https://www.youtube.com/watch?v=oRwFd1G6_U4

Chris Evans: c’è la possibilità di un futuro nel MCU, dopo Endgame

Rivedremo però Chris Evans nei panni di Steve Rogers in Avengers: Endgame, al cinema il 24 Aprile 2019, diretto da Anthony e Joe Russo.

CORRELATI:

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

La sinossi:

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: The Hollywood Reporter