Lena
Dunhame suo marito
Luis Felber hanno co-creato una serie di commedie
romantiche intitolata Too Much per Netflix. Megan
Stalter e Will Sharpe saranno i
protagonisti.
Too Much segue Jessica
(Stalter), una stacanovista newyorkese sulla trentina che si sta
riprendendo da una relazione finita male che pensava sarebbe durata
per sempre e che la sta ora isolando dal mondo che la circonda.
Quando ogni isolato di New York le racconta il suo passato, l’unica
soluzione è accettare un lavoro a Londra, dove intende vivere una
vita di solitudine come una sorella Brontë. Ma quando incontra
Felix (Sharpe) – che è proprio Hugh Grant in “Notting
Hill” ma più il compagno di stanza ubriaco
Spike – scopre che il loro insolito legame è impossibile da
ignorare, anche se crea più problemi di quanti ne risolva. Ora
devono chiedersi: Americani e inglesi parlano davvero la stessa
lingua? La serie è una commedia sentimentale per ex-patrioti
disillusi che si chiedono se il vero amore sia ancora possibile, ma
sperano sinceramente che lo sia.
Secondo le descrizioni ufficiali
dei personaggi, “Se aveste incontrato Jessica dieci anni fa,
sareste stati accecati dalla sua luce interiore – ma la vita l’ha
portata a fare un viaggio a piedi, quando lei pensava di fare solo
una corsetta. Felix stravolge tutte le sue aspettative, ma si
scopre che fidarsi di qualcuno fa più paura che non fidarsi di
nessuno. Felix è un tipo di 35 anni molto diverso: si comporta come
un eterno diciottenne, si veste come un elfo punk, scappa il più
velocemente possibile da un trauma a cui non sa dare un nome, va a
letto con tutte le donne che restano nel bar oltre l’orario di
chiusura e si sveglia chiedendosi perché non può godersi una notte
da solo. Nato nel Regno Unito e cresciuto tra i collegi inglesi e
la sua famiglia allargata in Giappone, non si sente né qui né là.
Fare musica è la sua unica consolazione, una musica che nessuno
ascolta“.
Lena Dunham scrive
e dirige Too Much, che avrà le musiche originali
di Felber. Dunham e Felber sono produttori
esecutivi insieme a Tim Bevan, Eric Fellner, Michael Cohen,
Surian Fletcher-Jones e Bruce Eric Kaplan, mentre
Camilla Bray è produttrice. La serie di 10 episodi
proviene dalla Working Title Television degli
Universal International Studios e dalla Good Thing
Going della Lena Dunham.
Too Much sarà la
prima serie creata dalla Dunham dopo “Camping“, andata in
onda sulla HBO per una stagione nel 2018.
Lena Dunhamè nota soprattutto come creatrice e
protagonista di “Girls” della HBO, andata in onda
per sei stagioni dal 2012 al 2017. Nel 2022, Dunham ha scritto e
diretto i film “Sharp Stick” e “Catherine
Called Birdy“.
Anche se risulta
piuttosto complesso tenerlo a mente, bisogna comunque costantemente
ricordare che il nuovo Il colore
viola, diretto
da BlitzBazawule, non è un secondo
adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Alice
Walker, ma la versione per il grande schermo del musical
che ha ottenuto enorme successo a Broadway negli anni precedenti.
Di conseguenza anche l’accostamento con il film di Steven Spielberg uscito nel 1985 potrebbe
essere fuorviante, anche se onestamente quasi impossibile da
evitare.
La sceneggiatura scritta
da Marcus Gardley proietta storia, ambientazione
e soprattutto i rapporti
tra i personaggi in un universo cinematografico aggiornato,
decisamente più vicino e consono ai gusti del pubblico
contemporaneo. Se alcune tematiche vengono rese maggiormente
esplicite – in particolar modo la storia d’amore tra la
protagonista Celie (Fantasia
Barrino) e la cantante Shug Avery (Taraji P.
Henson), altre invece rimangono in secondo piano. Una
scelta comprensibile visto il tipo di prodotto realizzato e gli
spettatori di riferimento. Condivisibile invece? Questo è un altro
discorso…
Le due anime di Il colore viola
Vedendo Il
colore viola risulta immediatamente evidente come il
talento visivo del regista Blitz Bazawule venga
espresso in maniera molto più compiuta nei momenti musicali che in
quelli narrativi. Quando gli attori in scena ballano e cantano il
suo film possiede una forza quasi prorompente, in alcuni momenti il
coinvolgimento emotivo è impossibile da negare. Nelle sequenze
rimanenti al contrario la messa in scena risulta piuttosto
accademica, con una certa retorica che spunta in momenti non sempre
opportuni. Il colore viola si sviluppa quindi come un
lungometraggio chiaramente spezzato in due, con una delle sue due
“anime” che funziona molto meglio dell’altra.
Ed è a questo punto che
risulta davvero molto difficile non accostare questa nuova versione
a quella di Spielberg, la quale possedeva una fluidità di
narrazione – anche per immagini – di fattura elevata. Appare chiaro
e condivisibile il fatto che Gardley e Bazawule non abbiano voluto
ricalcare le orme tanto ingombranti del cineasta due volte premio
Oscar per la regia, anche perché quando non possono esimersi dal
farlo ecco che la differenza di peso specifico del film si fa
sentire eccome: nella sequenza in cui Celie rade la barba di Mister
(Colman Domingo) l’odierno Il colore
viola non riesce a restituire un decimo della potenza emotiva
della scena che vedeva protagonisti Whoopi Goldberg e Danny
Glover.
Lo stesso vale per il
momento forse più importante dell’intera storia, ovvero la
“nascita” della nuova Celie e la maledizione nei confronti
dell’uomo che l’ha sfruttata per decenni. Ultima annotazione prima
di finirla con i paragoni: perché gli autori del musical hanno
deciso di cambiare totalmente il tono della scena della
riappacificazione tra Shug e suo padre, che tra l’altro nel film
del 1985 era uno straordinario momento musicale?
Gli attori non riescono a risollevare le sorti del film
Nel passare a commentare
la prova del cast scriviamo subito che vale lo stesso discorso
fatto poche righe qui sopra per il film: Fantasia
Barrino, Taraji P.
Henson, Corey Hawkins e il resto
degli attori sono efficaci, in alcune scene addirittura notevoli
quando si tratta di mettere in scena il musical vero e proprio. Per
il resto invece non riescono a sollevare i propri personaggi dalla
ricerca eccessivamente esplicita del tono melodrammatico,
sviluppato poi dentro una confezione talvolta fin troppo elegante a
livello visivo. Unica eccezione una Danielle
Brooks coriacea e grintosa, la quale regala alla sua Sofia
almeno un paio di sequenze che sanciscono la statura e la presenza
scenica dell’attrice.
Nonostante si tratti di
un film lungometraggio visivamente ineccepibile, che contiene
almeno un paio di sequenze di intensità emozionale, Il colore
viola non riesce veramente a trovare un equilibrio funzionale
tra musical e melodramma, finendo per possedere due “anime” che non
sanno fondersi con pienezza. Rimane senza dubbio un film con alcuni
pregi indiscutibili, escluso quello della coerenza
cinematgorafica.
Santocielo! Ma
Santocielo per davvero. Quante volte si è usata
questa esclamazione? Parecchie, per definire lo stupore, lo
sbigottimento, persino la felicità. Un’espressione multiuso,
potremmo dire, adatta a qualsiasi circostanza, e che diventa il
titolo – quanto più calzante – del nuovo film di Ficarra
e Picone. Prodotto da Attilio De Razza per Tramp
Limited in collaborazione con Medusa Film,
Santocielo è una pellicola natalizia –
mai stata più in tema – diretta da Francesco Amato e scritta dallo
stesso regista insieme al duo comico Valentino Picone e Salvo
Ficarra, con Davide Lantieri e Fabrizio Testini. Dopo aver portato
sugli schermi nel 2019 una prima commedia ambientata nel periodo
della Natività, Il primo
Natale, Ficarra e Picone decidono ancora di esplorare il
concetto di fede, religione e festività in chiave più moderna e
inedita, allargando al contempo gli orizzonti tematici per parlarci
di qualcosa che ci tocca molto da vicino. Ricorrendo a
quell’umorismo dissacrante su cui si fonda la loro arte.
Santocielo arriva nelle sale
italiane dal 14 dicembre ed è distribuito da Medusa.
Santocielo, la trama
C’è un gran scompiglio in Paradiso.
In un’aula che sembra quella del Senato, Dio discute con tutti gli
angeli del destino dell’uomo. Le cose, sulla Terra, non vanno
affatto bene. Troppe guerre, fanatismo, avidità. Per non parlare
del cambiamento climatico. L’umanità ha davvero toccato il fondo, e
sembra non avere più alcuna speranza. L’unica strada percorribile è
il diluvio universale. Dio, però, ha dimenticato che oramai nei
cieli vige la democrazia, e qualcuno inizia a pensare a
un’alternativa: mandare un nuovo Messia. Dopo averli messi ai voti,
la decisione pare essere presa: un angelo dovrà scendere fra gli
uomini e fare l’annunciazione. Nessuno, però, vuole farsi carico di
questo importante compito, tantomeno l’arcangelo Gabriele. E così a
farsi avanti è Aristide (Picone), un angelo che crede di sapere il
fatto suo ma che in realtà non conosce né l’animo umano né
tantomeno se stesso. Ma lui è deciso, anche perché Dio gli ha
promesso un avanzamento di carriera e l’angelo, che ama il canto,
sogna di far parte del coro dell’Altissimo. Ma una volta arrivato
sulla Terra le cose non vanno come previsto e per sbaglio Aristide
ingravida un uomo, un certo Nicola Balistreri (Ficarra). Questi,
fra l’altro, è un professore bigotto, che lavora in un liceo
cattolico e vive stretto nella morsa del giudizio altrui. Per
Nicola è importante ciò che le persone pensano, ma soprattutto è
fondamentale fare bella figura con la Preside della scuola, che è
una suora, arrivando a mentire anche sul suo matrimonio oramai
finito perché certe cose, la Chiesa, non le accetta proprio.
Trascinato però dagli eventi, farà squadra con Aristide, nella
speranza di uscire dai guai senza fare troppi danni.
Distruggere i pregiudizi
C’erano tante idee che bollivano in
pentola per Ficarra e Picone. Idee che hanno trovato una strada e
preso una forma grazie all’aiuto del regista Amato, da cui è poi
nata una commedia dal retrogusto amaro, ma che si mostra con una
grande tenerezza. Come gli stessi protagonisti ci fanno capire,
Santocielo è un film che vuole
confrontarsi con il suo pubblico su più tematiche, attualissime, in
maniera chiara e leggibile, senza fare la morale a nessuno. Una fra
queste è la religione, come dicevamo, e il mal uso che se ne fa,
anche a causa di alcune imposizioni della Chiesa, poiché spesso
legata a doppio giro con i pregiudizi, questi
ultimi pilastro portante dell’intera storia. Da sempre la religione
– in tal caso quella cristiana – è vista come una dottrina dominata
da regole imprescindibili, quando in realtà, ci dicono Ficarra e
Picone, serve solo per creare un legame astratto con quel qualcosa
che va oltre la nostra stessa comprensione, di cui abbiamo bisogno
semplicemente per saperci meno soli in un mondo in cui sentirsi
persi e incompresi è una condizione quotidiana.
Perché questo è, in sostanza, il
concetto di fede (ed è qui che il film si fa puramente natalizio),
e di cui Santocielo ci parla usando come
canale preferenziale Suor Luisa, secondo la quale pregare è
un’azione che serve a far star bene noi soltanto, a prescindere se
“lassù” qualcuno ci ascolta o esaudisce le nostre richieste. Come
ci dimostra il film, è stato proprio l’uomo, poi, con il suo
bigottismo – incarnato in Nicola in primis – ad averla utilizzata
come mezzo per stigmatizzare ciò che non è – per lui –
convenzionale. Il modo migliore per mostrarci quanto sia sbagliato
giudicare gli altri, i quali usano spesso come attenuante la
religione e le “leggi della Chiesa”, è quello di far diventare
qualcosa di impossibile, possibile. Come un uomo incinto (Nicola
per l’appunto), che solo facendo sua l’esperienza più alta, intima,
e piena d’amore che possa esserci, la gravidanza, capisce che ci
sono cose che vanno al di là di quello che gli altri ci vogliono
imporre come principio indiscutibile; e al di là di qualsiasi
visione esterna deformata.
Una commedia intelligente
Ficarra e Picone diventano
perciò provocatori nelle loro battute, e in tutte quelle
situazioni improbabili o equivoche che rappresentano, raccontandoci
attraverso di esse il mondo di oggi, le sue contraddizioni e
storture, trovando nell’ironia dissacrante un modo sempre
intelligente – ma comunque tagliente – per fare critica sociale.
Beneficiando di molte analogie con la nascita di Gesù, il duo di
comici ci dice con semplicità, evitando di cadere in scene verbose
o stucchevoli, quanto spesso ci facciamo influenzare dal
pregiudizio altrui, e quanto plasmiamo i nostri comportamenti e il
nostro modo di ragionare in base a ciò che pensano gli altri, come
appunto avviene con Nicola. Il quale, però, grazie alla
dimostrazione del vero amore, che sperimenta con il figlio che ha
in grembo, con la vicinanza di un amico quale Aristide e con gli
abitanti di un paesello che invece di accusarlo e deriderlo come
fanno quelli di città, lo accolgono e proteggono, riuscirà ad avere
una visione molto più “sana e pura” della vita.
Capendo che è solo avendo il
coraggio di lasciarsi andare, rompendo le barriere mentali, che si
possono scoprire – e capire – gli altri, ma soprattutto se stessi.
Santocielo, perciò, diventa una commedia significativa per i tempi
che corrono oggi, in cui non si accettano ancora le coppie gay
(Aristide e Nicola sono mal visti pur non essendo davvero una
coppia), i divorzi, la libertà d’espressione e la parità
dei sessi. In particolare quest’ultima è quanto più
importante, estremizzata sì dalla gravidanza di un uomo, ma che
come dice lo stesso Amato“è un argomento
molto “sentito” in un’epoca in cui agli uomini finalmente viene
chiesto di assumere responsabilità sulla famiglia che non siano
solo di sostentamento, ma anche e soprattutto di ordine
affettivo.”
C’è ancora domani continua ad incantare il pubblico
italiano, continuando ad attirare tanti spettatori nei cinema e
raggiungendo degli incassi record! Ad oggi la pellicola è la
seconda campione d’incassi nel 2023 in Italia, dopo
Barbie. Con i suoi 29 milioni e mezzo di incassi
totali C’è ancora domani supera anche
Oppenheimer di Christopher Nolan. Nel fine
settimana appena concluso, settimo dall’uscita nelle sale il 26
ottobre, il dramma diretto da Paola Cortellesi
incassa €375.999, mantenendo il primo posto nella classifica box
office.
Al secondo posto ritroviamo
Prendi il
volo, film di animazione che racconta le avventure di
una famiglia di germani. Il cartone incassa nel week end
€350.619 ed in totale supera il milione e mezzo di euro dal suo
arrivo nei cinema.
Terzo classificato è
Un colpo di fortuna (coup de chance), cinquantesima
pellicola scritta e diretta dal noto regista
Woody Allen, presentato al festival del cinema di Venezia fuori
concorso. Al suo primo fine settimana nelle sale il film incassa
€279.333 a fronte di un totale che già supera il milione di euro
dall’uscita il 6 dicembre.
Box office: il resto della
classifica
Al quarto e quinto posto ritroviamo
rispettivamente
Napoleon, dramma storico diretto da
Ridley Scott, e
Cento domeniche, pellicola italiana diretta da
Antonio
Albanese. Napoleon raggiunge un incasso di €270.283 a fronte di
un totale di 7 milioni di euro dal suo arrivo nei cinema il 23
novembre. Cento domeniche invece incassa €113.522 nel week end e
supera il milione e mezzo in totale. Sesto classificato è
Improvvisamente a Natale mi sposo, pellicola natalizia
con Diego Abatantuono, con un incasso di €78.547.
Al settimo ed ottavo posto si
stabiliscono
Hunger Games- la ballata dell’usignolo e del serpente,
prequel della serie cinematografica Hunger games, e
La guerra dei nonni, commedia italiana con Vincenzo
Salemme. Hunger games raggiunge un incasso di €77.065 a fronte di
un totale di quasi 5 milioni e mezzo di euro, mentre La guerra dei
nonni guadagna €74.212.
Ultimi due film nella classifica box
office sono rispettivamente
Diabolik- chi sei? e Palazzina
Laf. Diabolik incassa €53.408 mentre Palazzina
Laf raggiunge un guadagno di €52.740.
Nel corso degli anni sono numerosi i
film della DC Comics affermatisi come autentici
gioielli cinematografici. Per ogni storia straordinaria adattata su
personaggi come Il Cavaliere Oscuro, Superman o V per Vendetta, ci sono però anche una moltitudine di
film che non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi,
affermandosi dunque come titoli di scarso valore. Per un marchio
che realizza ormai adattamenti cinematografici da diversi decenni,
non tutti i film erano destinati a essere un successo agli occhi
dei fan. Letterboxd e la sua comunità, in quanto piattaforma di
riferimento per gli appassionati di cinema dei giorni nostri,
riflettono ora proprio su questo, indicando quelli che sono dunque
i peggiori film della DC.
Sequel del film originale di
successo del 2017, Wonder Woman 1984 continua la storia di Diana Prince
che si trova coinvolta in una battaglia globale contro Maxwell Lord
(interpretato da Pedro Pascal).
Lord è armato di un misterioso cristallo magico che gli permette di
esaudire i desideri, che presto scatena un panico di proporzioni
globali in cui i desideri di tutti creano solo più caos. Spetta a
Diana porre fine alla follia di Lord, anche a costo di rinunciare
al proprio desiderio. Soprattutto se paragonato alla storia più
solida e filosofica del film originale di Wonder Woman, i
fan non sono riusciti a entrare in sintonia con il tono più comico
e non serio del sequel. Il film è stato inoltre caratterizzato da
diverse decisioni discutibili riguardanti la trama e i personaggi.
Pur essendo lontano dall’essere il peggior film del
DC
Extended Universe agli occhi di
Letterboxd, il film è comunque molto lontano dal
suo innovativo predecessore.
Supergirl (1984)
– Valutazione media: 2.0/5
Spinoff del classico ciclo di film
di Superman di Christopher Reeve, Supergirl segue la
storia della cugina dell’uomo di acciaio, Kara, che arriva sulla
Terra dopo aver perso una potente sfera, che intende dunque
recuperare. Mentre si trova sulla Terra, Kara affronta una malvagia
strega e prenderà esempio da suo cugino diventando un’altra
protettrice della Terra e del suo popolo. Supergirl cerca
di recuperare la stessa magia ed energia dei film originali di
Superman, ma non riesce a
dare al suo personaggio principale il rispetto e l’autorità
riservati a Clark Kent, essendo più incentrati sullo status e sulla
bellezza di Supergirl che sulle sue imprese eroiche e sui
suoi punti di forza. Si spera che il personaggio riceva finalmente
la giustizia che gli spetta sul grande schermo con l’imminente film
Supergirl: Woman of
Tomorrow.
Suicide Squad (2016)
– Valutazione media: 2.0/5
Suicide Squad vede una squadra di supercattivi
incarcerati che sono costretti a lavorare per il governo degli
Stati Uniti. Ogni membro della squadra ha un chip esplosivo
impiantato nel cranio e viene dunque costretto a svolgere missioni
segrete ad alto rischio in cambio di una riduzione della pena
detentiva. La prima missione del gruppo è allora quella di
sconfiggere l’Incantatrice. Un compito, questo, che può essere
portato a termine solo da una squadra di cattivi violenti e
spietati, il che rende i membri della Suicide Squad perfetti per il lavoro.
Grazie alla produzione disordinata e ai cambiamenti dell’ultimo
secondo in reazione all’accoglienza negativa di Batman v Superman e a quella positiva di Guardiani della Galassia, Suicide Squad ha
finito con il perdere la propria identità, diventando un prodotto
finale che non è piaciuto quasi a nessuno.
Justice League (2017)
– Valutazione media: 1.9/5
Primo grande film di squadra e
culmine del DC Extended Universe, Justice League vede Bruce Wayne e Diana Prince riunire
una squadra di metaumani per affrontare una nuova e catastrofica
minaccia, Steppenwolf. Tuttavia, la squadra si trova ad affrontare
un compito difficile, in quanto sta ancora metabolizzando la
perdita di Superman e deve imparare a lavorare insieme in modo
coeso. Come nel caso di molti altri film del DC Extended
Universe, Justice League ha dovuto affrontare
diversi problemi dietro le quinte, che hanno causato continue
modifiche e cambiamenti durante la produzione. Il film ha dunque
finito per essere un pasticcio di reshoots e riscritture che andava
completamente contro i film precedenti della serie.
Batman e Robin (1997)
– Valutazione media: 1.8/5
Uno dei più odiati e famigerati film
di supereroi mai usciti, Batman e Robin vede il dinamico
duo unirsi alla nuova recluta Batgirl per affrontare un trio di
nuovi nemici. La potente squadra composta da Mr. Freeze
(interpretato da Arnold Schwarzenegger), Poison Ivy
(interpretata da Uma Thurman) e Bane (interpretato da
Jeep Swenson) si rivela una minaccia pericolosa e
potente. Diventa allora difficile per la squadra affrontare i
cattivi tutti insieme, mentre Freeze inizia il suo piano per
mettere l’intera città sotto ghiaccio e Poison Ivy inizia ad
accentuare la frattura tra Batman e Robin. Più che un semplice
sequel deludente, Batman e Robin ha raggiunto uno status
leggendario nel corso degli anni come il primo esempio di
fallimento monumentale di un film di supereroi.
Jonah Hex (2010)
– Valutazione media: 1.8/5
Film standalone basato su uno dei
personaggi minori dell’universo DC, Jonah Hex è un
supereroe western che segue il suo protagonista venire incaricato
dal Presidente Ulysses Grant di rintracciare il terrorista Quentin
Turnbull. Oltre a potersi assicurare la libertà portando a termine
l’incarico, Jonah può ottenere una bella vendetta eliminando
Turnbull, l’uomo che gli ha ucciso moglie e figlio. Il film
tuttavia non è riuscito a proporre un’adattamento convincento del
personaggio e delle sue avventure, finendo così per essere
schiacciato dagli altri cinecomic usciti in quell’anno. L’unica
eredità che il film ha ottenuto è dunque quella di essere
considerato uno dei peggiori film tratti da fumetti degli anni
2010.
Superman IV (1987)
– Valutazione media: 1.7/5
Ultima interpretazione di Christopher
Reeve dell’iconico uomo d’acciaio, Superman IV:
The Quest for Peace vede Superman alla guida di una crociata
per liberare il mondo dalle armi nucleari durante un’ostile corsa
agli armamenti globale. La situazione diventa molto più difficile
dopo la creazione da parte di Lex Luthor del
terrificante Uomo Nucleare, creato da una ciocca di capelli di
Superman per distruggere Superman una volta per tutte. La lotta tra
Superman e l’Uomo Nucleare va ben presto al di là di una normale
vicenda di cattivi e si estende a tutta la Terra e allo spazio. Il
film è anche caratterizzato da una grafica estremamente scadente
rispetto ai film precedenti, che lo fa sembrare più un’imitazione a
buon mercato che un vero e proprio sequel.
Steel (1997)
– Valutazione media: 1.7/5
Con Shaquille
O’Neal nel ruolo di protagonista, Steel segue la storia di
John Henry Irons, che assume il personaggio supereroe Steel,
intenzionato a farsi giustizia da solo quando una serie di
pericolose armi si diffondono in città. Indossando un’armatura
tecnologicamente avanzata e brandendo un potente martello
elettrico, Steel inizia a muovere guerra ai criminali del suo
quartiere, riuscendo a vincere le battaglie che la polizia non è in
grado di portare a termine. Il film ha un’eredità e un impatto
molto limitati, se non quello di essere considerato uno dei
peggiori adattamenti di supereroi dai fumetti allo schermo di tutti
i tempi.
Lanterna Verde (2011)
– Valutazione media: 1.5/5
Un film di supereroi così
notoriamente brutto da essere diventato una barzelletta per il
protagonista del film è Lanterna Verde, che segue Hal Jordan mentre viene
reclutato per unirsi a una potente squadra di guerrieri
intergalattici nota come Corpo delle Lanterne Verdi. Jordan ottiene
dunque una nuova serie di poteri dal suo anello di Lanterna Verde e
viene incaricato di sconfiggere un nuovo potente nemico chiamato
Parallax, che minaccia di distruggere l’equilibrio del potere
nell’Universo e sulla Terra. Lanterna Verde presenta
tutte le caratteristiche tipiche di un film di supereroi scadente
dei primi anni 2010, con una scrittura pigra, una scarsa
trasposizione dei personaggi iconici e una CGI penosamente al di
sotto della media. Soprattutto per un personaggio con una storia
così ricca e potente come quella di Lanterna Verde, il film
rende un pessimo servizio al personaggio nel suo complesso.
Catwoman (2004) –
Valutazione media: 1.4/5
Il fondo del barile assoluto per
quanto riguarda la vasta filmografia della DC è Catwoman,
che prende l’amata e iconica antieroina e la spoglia di tutti gli
aspetti positivi che aveva. Le molte decisioni sconcertanti e
confuse che circondano Catwoman trasformano quello che dovrebbe
essere un adattamento semplice e senza pretese di un personaggio
iconico in un esilarante film d’azione “so-bad-it’s-good“.
La trama goffa e insensata del film, unita agli effetti visivi
incredibilmente datati e a decisioni di montaggio assurde,
scatenano risate involontarie dall’inizio alla fine. La cosa
migliore del film, ironia della sorte, non ha nulla a che fare con
il film stesso, ma piuttosto con lo strano effetto positivo che il
film ha avuto sulla sua attrice principale, Halle Berry.
Arriva inaspettata nella categoria
Miglior film in lingua non inglese la nomination ai Golden
Globes 2024Matteo Garrone per Io
Capitano, il film che ha presentato al Festival di
Venezia e che riporta l’Italia Oltreoceano.
Il film, che ha vinto diversi
riconoscimenti nel corso del suo percorso festivaliero, è anche il
film italiano candidato ad entrare nella cinquina degli Oscar 2024
per il miglior film in lingua non inglese. Per quello che riguarda
invece le effettive possibilità di vittoria di Garrone ai
Golden Globes 2024, sarà davvero difficile battere
la concorrenza formata da
Anatomia di una caduta (vero favorito),
Fallen Leaves,
Past Lives,
La società della Neve e La
Zona di Interesse, ma è bello per l’Italia
esserci.
Io Capitano – il film
Io
Capitano racconta il viaggio avventuroso di due
giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere
l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del
deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli
del mare.
La stagione dei premi è
ufficialmente iniziata a Hollywood, con l’annuncio delle nomination
ai Golden Globe 2024. Cedric “The
Entertainer” e Wilmer Valderrama hanno
letto i nomi del candidati in un live streaming sul canale della
CBS, che ha acquisito i diritti di trasmissione della trasmissione
di quest’anno, in onda il 7 gennaio su CBS e in streaming su
Paramount+.
Arrivano ovviamente dal circuito dei
Festival dell’anno appena trascorso i film con il maggior numero di
nomination, quale
Killers of the Flower Moon,
Anatomia di una caduta,
Past Lives e Povere
Creature, oltre ovviamente a Barbie
e Oppenheimer
che oltre alle varie nomination prestigiose, occupano anche un
posto nella categoria nuova di zecca dedicata ai blockbuster. Nella
categoria Miglior film in lingua non inglese c’è anche l’Italia,
con Matteo Garrone e il suo Io
Capitano.
“Barbie”
— “What Was I Made For?” by Billie Eilish and Finneas
“Barbie”
— “Dance the Night” by Caroline Ailin, Dua Lipa, Mark Ronson and
Andrew Wyatt
“She Came to Me” — “Addicted to Romance” by Bruce
Springsteen and Patti Scialfa
“The
Super Mario Bros. Movie” — “Peaches” by Jack Black,
Aaron Horvath, Michael Jelenic, Eric Osmond, and John Spiker
“Barbie”
— “I’m Just Ken” by Mark Ronson, Andrew Wyatt
“Rustin”
— “Road to Freedom” by Lenny Kravitz
Da quando nel 2014 ha vinto l’Oscar
come miglior attrice non protagonista per
12 Years a Slave (regia di Steve McQueen), Lupita Nyong’o è diventata una delle attrici
internazionali di più alto profilo, ispirando pubblico e critica
cinematografica.
“Lupita Nyong’o incarna ciò che
amiamo del cinema: l’approccio versatile a diversi progetti,
l’attrattiva per diversi gruppi di destinatari e allo stesso tempo
una coerenza che è chiaramente visibile nei suoi ruoli, per quanto
diversi possano essere. Siamo felici e orgogliosi che abbia
accettato il nostro invito a essere il Presidente della Giuria
della 74a Berlinale“, affermano i direttori della Berlinale
Mariëtte Rissenbeek e Carlo Chatrian.
“Sono profondamente onorata di
essere stata nominata Presidente della Giuria Internazionale del
Festival di Berlino. Non vedo l’ora di celebrare e riconoscere
l’eccezionale lavoro dei registi di tutto il mondo“, ha
dichiarato Lupita Nyong’o.
Figlia di genitori kenioti, è nata
a Città del Messico ed è cresciuta in Kenya. Lupita Nyong’o ha studiato cinema e teatro
all’Hampshire College (USA) e inizialmente ha lavorato in diverse
produzioni cinematografiche negli Stati Uniti. Tornata in Kenya,
nel 2009 ha prodotto il suo primo film In My Genes, che ha anche
diretto e scritto. Dopo ulteriori studi alla Yale School of Drama,
ha iniziato la sua carriera di attrice e ha festeggiato il suo
successo con 12 anni schiavo. Oltre all’Oscar, ha ricevuto lo
Screen Actors Guild Award, il Critics’ Choice Award, l’Independent
Spirit Award e il NAACP Image Award.
Tra gli altri suoi successi
cinematografici ricordiamo We, Little Monsters, Queen of Katwe,
Star Wars: Il risveglio della forza e il thriller The 355, e presto
avrà un ruolo nello spin-off del franchise horror A
Quiet Place: Day One. Oltre alla sua carriera
cinematografica, Lupita Nyong’o è attiva anche sul palcoscenico di
Broadway e ha scritto il libro per bambini “Sulwe” nel 2020, che è
stato nella lista dei best seller del New York Times.
In occasione della nuova uscita in
sala di Funny Games (leggi
la nostra recensione) di Michael
Haneke del 1997, ecco una clip in esclusiva del film
riportato nelle sale da I Wonder Pictures dall’11 dicembre.
Torna nelle sale italiane FUNNY GAMES,
il nuovo titolo di I WONDER CLASSICS, la divisione di I
Wonder Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore.
Il film, diretto da Michael Haneke (La pianista, Il nastro
bianco) e presentato al Festival di Cannes nel 1997, è un
thriller crudo e affascinante che presenta una potente riflessione
sull’impatto della violenza nei media. È uno dei lavori più
radicali di Haneke su questo tema: l’occhio del regista non mitiga
alcuna scena, sfidando l’innocenza dello spettatore e
costringendolo a prendere posizione su quanto accade nel film.
Michael Haneke, nato a Monaco di Baviera nel 1942, ha
vinto il Grand Prix della Giuria al festival di Cannes nel 2001 con
La pianista. La sua trilogia composta da Il settimo
continente (1989), Benny’s video (1992) e 71
frammenti di una cronologia del caso (1994) descrive le
conseguenze della violenza dei media. FUNNY GAMES ne
è il completamento e il superamento: un’analisi straniante del
genere thriller che non lascerà indifferente nessuno spettatore. A
dieci anni dall’uscita, nel 2007, Michael Haneke ha diretto il
remake americano a cui hanno preso parte Naomi Watts, Tim Roth,
Brad
Pitt e Brady Corbet.
Ma poi ha aggiunto con un sorriso
sornione: “Prima voglio vederlo nel ‘Gladiatore‘“.
Paul Mescal, che non ha potuto partecipare
alla proiezione di sabato perché attualmente sta girando il sequel
del “Gladiatore” a Malta, è stato il favorito dei
fan per raccogliere l’eredità del franchise di James Bond dopo la
partenza di Daniel Craig.
Andrew Scott dice che Mescal gli ha inviato delle foto
dal set del “Gladiatore“.
“Sarà incredibile“, ha detto Scott. “È così eccitante.
Ho visto delle immagini che faranno la gioia di tutto il
mondo“.
Paul Mescal, che ha ricevuto una nomination
all’Oscar per il suo lavoro in “Aftersun”
del 2022, è il protagonista del seguito del film di Ridley Ridley nel ruolo di Lucius Verus. Il
cast comprende anche Denzel Washington,
Pedro Pascal e Connie Nielsen.
In
Gli Estranei (All of Us Strangers”), Scott e Mescal
interpretano dei vicini di casa la cui intensa storia d’amore porta
il personaggio di Scott a intraprendere un viaggio emotivo per
affrontare la morte dei suoi genitori (Claire Foy e Jamie
Bell).
L’intesa tra Scott e Mescal è stata
immediata. “Ci conoscevamo già da un po’, il giusto“, ha
detto Scott. “Volevamo avere quel freestyle. Volevamo quella
sensazione sexy che si prova quando le persone che non si conoscono
e che gradualmente, man mano che la storia va avanti, diventano più
a loro agio l’uno con l’altro… Ed entrambi ammiriamo molto il
lavoro dell’altro, quindi è stato davvero molto facile“.
Deadpool
3 si preannuncia come il più grande film della
Saga del Multiverso fino ad oggi, con questo
trequel che probabilmente getterà le basi per i prossimi film degli
Avengers.
La lista dei camei vociferati
sembra infinita e di recente abbiamo appreso che Dafne Keen dovrebbe fare un’apparizione nei
panni di X-23. Se così fosse, l’attrice – che ora ha 18
anni – vestirà quasi certamente i panni di X-23, potenzialmente nella sua uniforme di
X-Force o come Wolverine
femminile del MCU.
Ora, lo scooper @CanWeGetToast
sostiene che anche il figlio di Logan,
Daken, dovrebbe fare la sua comparsa in Deadpool
3. Non si sa chi interpreterà il personaggio, ma
sarebbe un ruolo divertente per qualsiasi attore, anche se per
pochi minuti.
Anche se dovremo aspettare per
vedere se le voci si confermeranno vere, è ormai chiaro che i
Marvel Studios stanno facendo un tuffo profondo nell’universo degli
X-Men per l’atteso team-up tra tra il
mercenario chiacchierone e Wolverine.
Daken, il cui vero nome è
Akihiro, è apparso per la prima volta in
Wolverine: Origins #10 del 2007. Daken è il figlio di
Wolverine e di sua moglie Itsu e possiede
molte delle abilità del padre, tra cui un fattore di guarigione,
artigli retrattili (anche se i suoi artigli si estendono dai polsi,
non dalle nocche) e sensi potenziati.
Daken ha un rapporto complicato e
conflittuale con Wolverine e si è alternato tra l’essere un
antagonista e un antieroe. Manipolatore, astuto e moralmente
ambiguo, Daken ha fatto parte di diverse squadre, tra cui i
Vendicatori Oscuri.
Chi c’è in Deadpool
3?
Deadpool
3 riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Nonostante sia stata acclamata da
molti fan come uno dei punti di forza di The
Flash, non sembra che Sasha Calle rimarrà nel ruolo di
Supergirl nel DCU di
James Gunn e Peter Safran.
L’attrice si è detta interessata a
riprendere il ruolo, ma dato che
James Gunn e Peter Safran hanno sostanzialmente
riavviato (a parte una manciata di personaggi) l’intero franchise,
la scelta di una nuova Supergirl era molto
probabile.
Sappiamo che il film
Supergirl: Woman of Tomorrow è nelle prime fasi di
sviluppo presso i Warner Bros. /DC Studios, ma secondo l’insider
Daniel Richtman, Kara farà il suo debutto in
Superman:
Legacy di
James Gunn. Il casting sarebbe attualmente in corso,
il che ovviamente significa che Calle non tornerà a indossare il
mantello.
Secondo quanto riferito, DC
Studios sta cercando attrici bianche per interpretare Supergirl,
suggerendo che vedremo una versione di Kara Danvers con
gli occhi azzurri e i capelli biondi più in linea con la sua
controparte dei fumetti.
Si dice che la fascia di età
desiderata sia compresa tra 18 e 25 anni, anche se è preferibile
qualcuno più giovane (Calle ha 28 anni). Per quanto riguarda
il suo ruolo in Superman:
Legacy, è destinato solo ad essere
un cameo e il casting non sarà finalizzato finché
Supergirl: Woman of Tomorrownon troverà
un regista. Se la notizia è esatta, Superman:
Legacy si preannuncia davvero un film ricco di
colpi di scena.
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
María Gabriela De Faría sarà il villain “The
Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan Fillion), Hawkgirl (Isabela
Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e
Metamorpho (Anthony Carrigan). Nicholas
Hoult sarà Lex Luthor, Skyler Gisondo
Jimmy Olsen e Sara Sampaio Eve Teschmacher.
Il film è stato anche descritto
come una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Qualche mese fa, si è diffusa in
rete una voce secondo cui la Lucasfilm stava
prendendo in considerazione l’idea di sviluppare la quarta
stagione dei The
Mandalorian come qualcosa pensato per il grande
schermo, e oggi sembra che la notizia fosse vera.
Nonostante l’indiscrezione fosse
stata inizialmente considerata non vera, Jeff
Sneider di The Hot Mic ha appreso che la prossima stagione
della serie Disney+Star Wars
potrebbe diventare ora un lungometraggio.
Precedenti rapporti hanno indicato
che il film incentrato su Rey e interpretato da
Daisy Ridley sarebbe stato il prossimo film di
Star
Wars ad arrivare nelle sale, ma la fonte molto
attendibile Jeff Sneide ha l’impressione che in
realtà non sarà così perché pare che invece si tratterà di The
Mandalorian.
“Un paio di mesi fa ho smentito
questa notizia, ovvero che c’erano voci che la quarta stagione di
The Mandalorian potesse essere trasformata in un film“, ha
detto Jeff Sneider.
“Credo che all’epoca non
pensassi che fosse necessariamente così. Tuttavia, ora è quello che
sto iniziando a sentire. Che le probabilità sono a favore del
progetto, qualunque sia la quarta stagione di The Mandalorian,
chiunque ne faccia parte, qualunque sia la forma che prenderà,
sembra che potrebbe essere il prossimo film di Star Wars e che
potrebbe essere annunciato prima della fine dell’anno“.
The
Mandalorian è stato un grande successo per il servizio
di streaming Disney+, e anche se gli spettatori sono
diminuiti dopo la prima stagione, portare lo show sul grande
schermo sarebbe uno sviluppo piuttosto sorprendente. Pedro Pascal tornerebbe (presumibilmente) nei
panni di Din Djarin, nonostante un
recente rumor sostenesse che non sarebbe stato presente sul set
per girare le scene della quarta stagione.
Come probabilmente saprete se siete
fan della serie, il personaggio di Pedro Pascal indossa un casco per la maggior
parte del suo tempo sullo schermo. L’attore di Game
of Thrones si è smascherato una volta nella prima
stagione e due volte nella seconda, ma ha tenuto il volto coperto
in tutti gli episodi della terza stagione. Nel corso di
un’intervista rilasciata a Variety all’inizio di
quest’anno, Pedro Pascal ha ammesso che la terza stagione
è stata per lui “soprattutto un lavoro da doppiatore“.
“Lo show mi è stato presentato
come The Mandalorian e tutta la sua identità visiva. A quel punto,
c’era così tanta esperienza per tutti coloro che erano coinvolti in
termini di creazione di questo personaggio, che è stato in grado di
diventare per lo più un lavoro da doppiatore per la terza
stagione“. Se tutto ciò si rivelerà esatto, diremo che ci sono
buone probabilità di vedere il volto di Mando nel film!
Recentemente, il co-presidente dei
DC Studios e regista di Superman:
Legacy,
James Gunn, ha rivelato che i fan appassionati della
DC Comics, che inseguono tutte le speculazioni sull’imminente
riavvio dell’Universo Cinematografico, non dovrebbero credere a
nessuna di queste voce almeno fino a quando le sceneggiature non
saranno complete.
Ora, nuove informazioni rivelate
direttamente da James Gunn [via Threads] hanno confermato che
i team creativi che guidano lo sviluppo della maggior parte della
serie televisiva annunciata dai DC Studios sono
già stati ingaggiati e stanno già lavorando.
Christal Henry
(serie TV Watchmen) e Jeremy Carver
(Doom Patrol) saranno gli showrunner di Waller,
mentre James Gunn stesso sarà al timone di
Creature Commandos e tornerà a
supervisionare la seconda stagione di Peacemaker.
A parte una marea di voci non
verificate, non si sa molto altro sugli altri show rimanenti,
Lanterns,
Booster Gold o Paradise
Lost, ma sembra che probabilmente abbiano già i loro
team creativi assegnato e un annuncio ufficiale potrebbe essere
imminente.
Una versione molto diversa dello
show televisivo dei Lanterns
era in cantiere con il precedente regime, ma la serie è stata
rielaborata da quando sono subentrati Gunn e Safran. Ad esempio,
invece di concentrarsi su Guy Gardner e Alan Scott, la
serie sarà ora incentrata su John Stewart e Hal
Jordan.
Durante il video di annuncio di
Gods and Monster: Chapter 1, James Gunn ha descritto la serie Lanterns come
“uno show televisivo su base terrestre che è quasi come True
Detective con una coppia di Lanterne Verdi, che sono come dei
poliziotti spaziali, che sorvegliano la Terra di Precint.
[Scoprono un mistero terrificante che si collega alla storia
più ampia del DCU“. Ci sono state molte voci su questo
progetto in particolare, ma non molto è stato confermato.
Nello stesso video, James Gunn ha descritto Paradise
Lost come “Game of Thrones ma con tutti gli
abitanti dell’Isola Paradiso“. Si dice che la serie sia
ispirata a Wonder Woman Historia: The Amazons di Kelly Sue
DeConnick e Phil Jimenez.
James Gunn ha poi descritto la serie TV di
Booster Gold come incentrata su “uno degli eroi di
culto più popolari dei fumetti… è un perdente del futuro che usa la
tecnologia del futuro per tornare nel presente e diventare un
supereroe per farsi amare dalla gente”.
Nuova serie francese di genere
crime, Pax Massilia (anche nota come
Blood Coast) è uno dei titoli più visti
del momento sulla piattaforma Netflix. Composta da sei episodi
con la regia di Olivier Marchal e Ivan
Fegyveres, si tratta di un titolo che porta lo spettatore
nel sottobosco della criminalità francese, tra grandi signori della
droga, avidi criminali in cerca di potere e forze dell’ordine
corrotte. Nella serie, infatti, mentre un feroce spacciatore cerca
di dominare su Marsiglia, un capitano di polizia ribelle e la sua
temeraria squadra accolgono una nuova recluta con un piano per
fermare la nuova ondata di criminalità. Naturalmente non tutto è
come sembra ed ecco perché per alcuni elementi può essere
necessaria una spiegazione.
All’inizio di Pax Massilia,
il signore della droga Ali Saidi viene mostrato
vivere lontano, a Dubai, a causa dei suoi vasti affari, mentre il
traffico di droga a Marsiglia è gestito principalmente da suo
nipote Kamel e da altri membri della famiglia.
Tuttavia, la situazione cambia molto rapidamente quando la famiglia
si scontra con l’ostilità di entrambe le parti. Se da un lato il
loro commercio di droga viene colpito dalla nuova partita di droga
in città, che guadagna facilmente popolarità, dall’altro i membri
della famiglia Saidi vengono presi di mira direttamente e uccisi
uno dopo l’altro, e anche Kamel viene presto spazzato via. La
persona dietro questi attacchi diretti ed economici è
Franck Murillo stesso, che si rivela essere ancora
vivo.
Murillo è convinto che il suo
giovane figlio sia stato ucciso da Ali Saidi a causa della loro
rivalità negli affari criminali, ed è per vendicarsi che Murillo è
tornato a Marsiglia. Insieme a Murillo c’è un altro uomo di nome
Tarek Hamadi, conosciuto più popolarmente come
l’Indiano, ed è Hamadi che ha prodotto questa nuova partita di
droga. Mentre Murillo intende spazzare via la famiglia Saidi,
Hamadi è più interessato a sottrarre completamente il business
della droga alla famiglia. Quando dunque i suoi parenti vengono
uccisi uno dopo l’altro, Ali Saidi torna in Francia da Dubai e si
mette alla ricerca di chi lo sta provocando.
In qualche modo lo aiuta anche
l’agente di polizia Lyes, visto che i due erano
stati molto amici durante l’infanzia. Poiché Lyes e Ali provengono
entrambi da famiglie di immigrati arabi, durante la giovinezza
erano molto legati tra loro, finché le loro vite non hanno preso
strade molto diverse. Anche oggi, tuttavia, Lyes viene talvolta
aiutato da Ali con informazioni, e quest’ultimo viene talvolta
avvertito o informato di raid o attacchi che potrebbero ostacolare
i suoi affari. Nonostante tutti in città siano a conoscenza degli
affari illegali di Ali e della sua impresa criminale, l’uomo non
può essere arrestato o fermato dalle autorità per mancanza di prove
e anche per la sua influenza e la sua rete.
Verso la fine della serie,
nell’assalto finale a Murillo,
Lyes e la sua squadra riescono infine ad
arrestarlo. In quel momento, Alice Vidal decide di
non ucciderlo per ciò che ha fatto a suo padre, ma di lasciare
invece che venga sottoposto a regolare processo. Con questa mossa,
Lyes e la sua squadra vengono accolti con un applauso, ma anche se
Lyes ottiene la vittoria e l’amore, non gode necessariamente di un
lieto fine. Miranda ha infatti trascorso l’intera
stagione a costruire un caso intorno ad Ali Saidi,
ma quest’ultimo alla fine è stato lasciato andare a causa di
un’evidente corruzione del procuratore distrettuale.
Così, al posto suo, Miranda si
limita ad arrestare Lyes per le sue passate attività
illegali.Proprio mentre la polizia arriva alla porta di casa di
Lyes per arrestarlo, però, lo schermo passa al nero subito dopo che
Lyes viene mostrato intento a sorridere. Sebbene sia implicito che
Lyes venga arrestato, il suo sorriso potrebbe anche significare che
in quel momento ha pensato di fuggire. Quindi, la seconda stagione
di Pax Massilia potrebbe essere incentrata su di lui che
vive come ricercato mentre cerca di catturare Ali Saidi e di
smascherare la corruzione che coinvolge il procuratore
distrettuale. Ma ad oggi non è ancora certo se ci sarà o meno una
seconda stagione.
Come si scopre nel finale della
serie, il figlio di Murillo è stato ucciso dall’Indiano.
Quest’ultimo non ha lasciato che Murillo lo scoprisse, ma alla fine
ha pagato comunque per le sue azioni morendo per mano di giovani
sicari. Viene poi rivelato che il figlio di Murillo è morto nel
fuoco incrociato quando qualcuno ha cercato di eliminare Ali Saidi.
Ma alla fine quel qualcuno si è rivelato essere proprio il braccio
destro di Murillo, l’Indiano. Egli voleva prendere il controllo
dell’operazione di Saidi, ma ha finito unicamente con l’uccidere il
figlio di Murillo. Ha dunque ottenuto sì ciò che voleva, ma ha poi
pagato per i suoi peccati quando i suoi scagnozzi più giovani lo
hanno ucciso per vendicarsi di ciò che aveva fatto a uno di loro
all’inizio della serie.
Successivamente ad uno scontro con
Murillo, in cui egli riesce a fuggire, Lyes può comunque dirsi
soddisfatto in quanto è riuscito a salvare Fanny e
Zoe. A quel punto decide di prendere parte ad un
test del DNA con la bambina, per sapere con certezza se è lui il
padre. Nel finale, una volta ricevuto il risultato, Lyes decide
però di non aprire la busta e di non leggere dunque ciò che essi
riportano. Il risultato non viene dunque svelato, anche se ci sono
forti probabilità che sia proprio Lyes il padre di Zoe. Il suo non
voler conoscere la verità potrebbe essere un modo per lasciare a
Fanny il compito di gestire la vita di Zoe, dato che lui è stato
assente dalla sua vita per tutto questo tempo, non sentendo dunque
il diritto di essere per lei un padre. I risultati del test del DNA
potrebbero comunque tornare centrali in un’eventuale seconda
stagione.
Neon ha
pubblicato una nuova clip dal film Ferrari(recensione),
che uscirà nelle sale cinematografiche a fine mese.La
clip vede i personaggi di
Adam Driver e Penelope Cruz litigare intensamente riguardo
alla morte del figlio, Alfredo “Dino” Ferrari.
Di cosa parla Ferrari?
“È l’estate del 1957″,
recita la sinossi ufficiale. “Dietro lo spettacolo della
Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari è in crisi. La bancarotta
minaccia la fabbrica che lui e sua moglie Laura hanno costruito dal
nulla dieci anni prima. Il loro matrimonio instabile è stato scosso
dalla perdita del figlio Dino, avvenuta un anno prima. Ferrari
fatica a riconoscere il figlio Piero con Lina Lardi. Nel frattempo,
la passione dei suoi piloti per la vittoria li spinge al limite
quando si lanciano nell’insidiosa corsa di 1.000 miglia attraverso
l’Italia, la Mille Miglia“.
Adam Driver interpreta Enzo Ferrari nel film, mentre
Penelope Cruz interpreta sua moglie Laura. Nel
film compaiono anche Shailene Woodley nel ruolo di Lina Lardi,
Sarah Gadon nel ruolo di Linda Christian,
Gabriel Leone nel ruolo di Alfonso de Portago,
Jack O’Connell nel ruolo di Peter Collins,
Patrick Dempsey nel ruolo di Piero Trauffi e
Ben Collins nel ruolo di Stirling Moss.
Secondo un rapporto di
Ampere Analysis, l’app combinata Disney+Hulu
supererà Netflix
sia in termini di popolarità che di volume negli Stati Uniti.
Un terzo dei 100 titoli più
popolari del terzo trimestre nel loro mercato interno erano su
Disney+ e Hulu, ha rivelato
Ampere, con 17 sul primo e 16 sul secondo, posizionando la coppia
in cima alla classifica della popolarità. La cifre di
Netflix sono leggermente inferiori a 29, con
Max che si posiziona al terzo posto con
18 e Amazon Prime Video molto indietro con soli
11 titoli. Ampere Analysis misura la popolarità in
base a parametri chiave come il volume di interesse, il traffico
web e gli incassi al botteghino dei principali servizi come Google,
Wikipedia e IMDb.
Nel frattempo, in termini di
volume, Disney+ e
Hulu supereranno Netflix
diventando il secondo streamer più “popoloso” con
9.578 titoli, mentre Hulu detiene la maggioranza, 7.250. L’app
combinata è superiore a Netflix di oltre 1.000
titoli ed è seconda solo a Prime, anche con i 300
titoli che verranno rimossi in seguito all’acquisto da parte di
Disney+ della quota di Hulu di
Comcast. Dato che l’applicazione Disney+ Hulu non verrà
lanciata prima di alcuni mesi, queste cifre potrebbero
cambiare.
Disney+ e Hulu riuniscono
sigle di film e serie televisive molto note come Star
Wars, di film Pixar e di successi di Hulu come
Only Murders in the Building e American Horror
Story. La strategia di contenuti di Disney+ si basa sul suo solido
portafoglio di contenuti per bambini e famiglie e sulle uscite di
fantascienza di grandi franchise. Secondo Ampere,
questi rappresenterebbero l’81% dei 100 titoli più popolari della
piattaforma combinata, mentre la library di contenuti di Hulu
sarebbe complementare a quella di Disney+ in quanto comprende
generi poco sfruttati da Disney+ come Il crime, il
romanticismo e l’horror. Disney+ presenta già parte della
library di Hulu nei mercati internazionali con il
marchio Star.
A ottobre 2023,
Hulu aveva più abbonati di Disney+ negli Stati Uniti.
Secondo un sondaggio condotto da Ampere tra i consumatori, il 44%
degli abbonati statunitensi a Hulu ha già accesso a
Disney+, soprattutto grazie ai
bundle che offrono entrambe le piattaforme più ESPN.
La straordinaria storia di Amy Winehouse, la cantautrice di grande
talento che è passata dall’essere una stella nascente sulla scena
jazz londinese a una superstar sei volte vincitrice di un Grammy e
ispiratrice di costumi di Halloween prima di morire per
avvelenamento da alcol all’età di 27 anni, è già stato raccontato
in diverse forme.
Ora è il turno di Sam
Taylor-Johnson che si cimenta nel racconto della vita
della cantante, con la produzione di StudioCanal. Intitolato
Back to Black, il film è scritto da Matt
Greenhalgh, che ha già scritto copioni incentrati su icone
illustri della musica, come
John Lennon (Nowhere Boy) e Ian
Curtis dei Joy Division. La Amy
Winehouse Estate ha collaborato in tutto e per tutto al
film, che si avvale quindi del pieno sostegno del padre di Amy,
Mitch.
A interpretare Winehouse è stata
chiamata Marisa Abela, che ha stupito critici e
pubblico con la sua interpretazione dell’affascinante Yasmin in
entrambe le stagioni di Industry, serie di grande successo.
L’attrice ha anche origini ebraiche, un fatto che secondo quanto
riferito è stato importante per il team creativo del film affinché
il lavoro di riportare sullo schermo Amy fosse autentico rispetto
al suo background, e ha esperienza nel canto.
La prima foto dal film che mostra
Abela nei panni di Amy Winehouse è davvero
incredibile in quanto a carisma e somiglianza con la defunta star.
La foto riporta anche l’annuncio dell’uscita del film, programmata
per il 12 aprile 2024 nel Regno Unito.
Witness music icon Amy Winehouse's story in
Back to Black from director Sam Taylor-Johnson. Starring Marisa
Abela – don’t miss it in UK cinemas April 12th 2024.
#BackToBlackpic.twitter.com/u5IjeJVQDW
La Los Angeles Film
Critics Associationha rivelato oggi i suoi premi 2023
eDeadlineorivela che
La Zona D’interesse trionfa come miglior film!
Il ragazzo e
l’aironedi Hayao
Miyazaki ha vinto il premio per la migliore animazione,
proprio dopo aver registrato un debutto record in
Nord America con 12,8 milioni di
dollari. Laurent Sénéchal si è aggiudicato il premio per il
miglior montaggio per Anatomia
di una caduta, mentre il premio per le
scenografie è andato a Sarah Greenwood di Barbie .
Mica Levi ha vinto il
premio per la colonna sonora per
La Zona D’interesse (The
Zone of Interest), e il
favorito della stagione dei premi, Poor
Things, ha vinto il primo
premio della giornata, quello per la migliore fotografia per Robbie
Ryan. Barbieè arrivato
solo secondo in entrambe le categorie.
La sceneggiatrice nominata
all’Oscar di Europa Europa e la regista
di Treme nominata
all’Emmy Agnieszka Holland riceveranno il LAFCA Career
Achievement Award di quest’anno.
“Pochi registi sono stati così
impavidamente conflittuali con il loro sguardo storico come ha
fatto Agnieszka Holland nel corso dei decenni, e siamo entusiasti
di onorarla quest’anno“, ha affermato il presidente della
LAFCA Robert Abele. “Con chiarezza morale, profonda
empatia e una regia rinvigorente, il suo lavoro mette a nudo il
danno che i regimi oppressivi e i conflitti sociopolitici provocano
nelle anime di tutti i giorni. In un momento di crescenti
disordini a livello mondiale, con l’autoritarismo in aumento, i
film fieramente umani dell’Olanda ci ricordano che la storia non è
del tutto alle nostre spalle, e che un cinema vivacemente politico
è più vitale che mai”.
Il premio OscarJ.K. Simmons (Whiplash) si è unito al
cast di Juror No. 2di Clint Eastwood prodotto daWarnerBros Discovery.
Nel film scritto da
Jonathan Abrams, il padre di famiglia Justin Kemp,
mentre presta servizio come giurato in un processo per omicidio di
alto profilo, si trova alle prese con un grave dilemma morale, che
potrebbe usare per influenzare il verdetto della giuria e
potenzialmente condannare – o liberare – l’assassino sbagliato.
J.K. Simmons interpreterà un giurato e si
unirà al cast che già comprende Nicholas Hoult (Justin Kemp, giurato),
Toni Collette (procuratore), Gabriel
Basso (accusa), Zoey Deutch (moglie di
Kemp), Leslie Bibb (giurato), Chris
Messina (difensore d’ufficio) e
Kiefer Sutherland (sponsor degli alcolisti anonimi di
Kemp).
I produttori del film sono Clint Eastwood, Tim Moore e Jessica Meier
della Malpaso e Adam Goodman e Matt Skiena della Dichotomy. I
produttori esecutivi sono Ellen Goldsmith-Vein e Jeremy Bell e
David M. Bernstein.
J.K. Simmons ha vinto l’Oscar come miglior
attore non protagonista per la sua interpretazione dello spietato
istruttore di jazz Fletcher in Whiplash della Sony Pictures Classics. La sua
interpretazione nel film gli è valsa anche uno Screen Actors Guild
Award, un Golden Globe, un Independent Spirit Award e un BAFTA
Award, oltre a numerosi premi di gruppi di critici in tutto il
mondo.
Whiplash è stato presentato in anteprima al Sundance
Film Festival 2014 e ha vinto il Dramatic Audience Award e il Grand
Jury Prize come miglior film. Il film ha ottenuto anche cinque
nomination agli Oscar, tra cui quella per il miglior film.
J.K. Simmons è protagonista dell’imminente
thriller You Can’t Run Forever, diretto dalla
moglie Michelle Schumacher. Per J.K. Simmons s è in arrivo anche il thriller
d’azione di NetflixThe Union con Mark
Wahlberg e Halle Berry.
Stranger
Things 5, la quinta stagione di Stranger
Things ha ufficialmente una data di produzione.
Secondo un recente rapporto di Deadline, Stranger
Things dovrebbe iniziare la produzione della sua
attesissima quinta e ultima stagione nella prima settimana di
gennaio. Al momento si parla sia del 5 che dell’8 gennaio 2024 come
potenziali date di inizio.
Il rapporto riferisce anche che i
membri del cast della serie si trovano già ad Atlanta.
Trascorreranno lì il tempo della preparazione e della lettura dei
testi nelle prossime due settimane. In precedenza, l’inizio della
produzione di Stranger
Things era previsto per maggio, prima che lo sciopero
della WGA e il successivo sciopero della SAG-AFTRA bloccassero la
maggior parte delle produzioni di Hollywood.
Cosa aspettarsi da Stranger Things 5?
I membri del cast che dovrebbero
tornare per la quinta stagione includono
Winona Ryder nei panni di Joyce Byers,
David Harbour nei panni di Jim Hopper,
Millie Bobby Brown nei panni di Eleven, Finn Wolfhard nei panni di Mike Wheeler,
Noah Schnapp nei panni di Will Byers,
Gaten Matarazzo nei panni di Dustin Henderson,
Caleb McLaughlin nei panni di Lucas.
Sinclair, Natalia Dyer nei panni di Nancy Wheeler,
Charlie Heaton nei panni di Jonathan Byers,
Sadie Sink nei panni di Max Mayfield,
Joe Keery nei panni di Steve Harrington, Maya Hawke nei panni di Robin Buckley e
Jamie Campbell Bower nei panni di Vecna.
Linda Hamilton, meglio conosciuta per il ruolo di
Sarah Connor nella serie The Terminator, è stata recentemente
scelta per un ruolo sconosciuto per la quinta stagione. La
notizia del casting è stata annunciata all’evento Tudum
di Netflix .
I dettagli della trama per la stagione 5 sono
sconosciuti. Tuttavia, The Duffer Brothers ha
confermato che la quinta stagione è composta da otto
episodi. Il primo episodio è intitolato “Capitolo uno: The
Crawl”. Le riprese dovevano iniziare nel giugno 2023, ma la
produzione è stata ritardata a tempo indeterminato a causa
dello sciopero della WGA .
La
quarta stagione di Stranger
Things ha stabilito un record per Netflix, essendo stata vista per oltre 287 milioni di
ore durante la settimana dal 23 al 30 maggio. Questo non è
solo un ottimo risultato per il primo posto della settimana per
Netflix, ma è anche più che sufficiente per battere il record per
il più grande fine settimana di premiere della piattaforma di
streaming per una serie in lingua inglese, che era precedentemente
detenuto dalla
seconda stagione di Bridgerton
(193 milioni di ore).
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del cinema, ISCRIVITI alla nostra
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Il leggendario sceneggiatore e
regista Paul Schrader ha recentemente ribadito il
suo pensiero in difesa di Kevin Spacey, affermando che lavorerebbe con
l’attore in futuro se ne avesse la possibilità.
Parlando con The Independent (via
World of Reel), Paul Schrader ha parlato del suo
disprezzo per la “cancel culture” e ha parlato dell’attore
Kevin Spacey. Schrader ha difeso l’attore in
passato e ha fatto notare che, dal momento che Kevin Spacey è stato dichiarato non colpevole
di reati, non gli dispiacerebbe lavorare di nuovo con lui.
“La gente ha reagito come se
avessi detto che avrei preso a calci un senzatetto“, ha detto
Schrader a proposito del suo iniziale sostegno a Spacey.
“Voglio dire, Kevin Spacey è un grande attore. Ha vinto due
Oscar. È stato dichiarato non colpevole. Perché non dovrei lavorare
con lui?“.
All’inizio di quest’anno, Schrader
ha anche detto che avrebbe voluto inserire Kevin Spacey nel suo film del 2022 Master Gardener, ma che un produttore del film
ha detto di no.
Kevin Spacey ha affrontato diverse
battaglie legali
Un tempo acclamato come attore
leggendario, la carriera di Kevin Spacey si è fermata nel 2017 quando è
stato accusato di aver fatto avances sessuali all’allora
quattordicenne Anthony Rapp (che era apparso in
uno spettacolo di Broadway con Spacey) nel 1986. In seguito sono
arrivate altre accuse, che hanno portato Netflix a tagliare i ponti con Spacey per il
film Gore in programma, oltre che a rimuoverlo dall’ultima stagione
della serie House of Cards.
All’inizio di quest’anno, una giuria
del Regno Unito ha dichiarato Kevin Spacey non colpevole di nove accuse di
violenza sessuale, aggressione indecente e aver indotto una persona
a compiere attività sessuali.
L’anno scorso, anche una giuria di
New York ha stabilito che Kevin Spacey non ha aggredito sessualmente
l’attore Antony Rapp, che per primo si era fatto avanti contro
Spacey nel 2017.
Nicolas Cage era notoriamente destinato a
recitare in Superman Lives, un film su Superman diretto da Tim Burton. Ebbene oggi proprio l’attore ha
rivelato che le cose non hanno funzionato a causa dell’intervento
dello studio.
Durante un’apparizione al Red Sea
Film Festival di Jeddah, in Arabia Saudita, la scorsa settimana
(via Deadline), Nicolas Cage ha parlato brevemente del film.
Secondo l’attore, all’epoca gli studios non volevano che Tim Burton lo dirigesse e potenzialmente
temevano il possibile aumento dei costi.
“Tim era reduce da Mars
Attacks! ed era un film brillante. Volevano che fosse Renny Harlin
a dirigerlo, ma io sapevo che se dovevi interpretare quella parte,
dovevi fare centro. Ci siamo andati molto vicini, ma lo studio ha
chiamato e ha bloccato tutto“, ha detto. “Credo che
avessero paura di quanto sarebbe costato e che non sarebbero
riusciti a riavere i loro soldi“.
Superman Lives rimane un
famigerato momento “what if” nella storia del cinema
Il famigerato Superman
Lives è stato originariamente sviluppato a metà degli anni
’90 e scritto da Kevin Smith dopo aver proposto
un’idea per il film al produttore Jon Peters.
La data di uscita era inizialmente
prevista per il 1998, con Kevin Spacey in trattativa per interpretare
Lex Luthor, Christopher Walken per Brainiac,
Sandra Bullock, Courteney Cox e
Julianne Moore in lizza per Lois Lane e Chris Rock per Jimmy Olsen. Alla fine, il
progetto è stato messo da parte nel 1998 e non è mai stato
realizzato.
La leggenda di Superman
Lives è stata raccontata nel documentario di Jon Schnepp
del 2015 The Death of Superman Lives: What Happened?, che contiene
un’intervista a Tim Burton. Se il film fosse stato realizzato,
Superman Lives sarebbe stato un adattamento libero
di The Death of Superman della DC, con l’Uomo d’Acciaio alle prese con Lex
Luthor, Brainiac e un gigantesco ragno alieno.
Anche se il progetto non è mai
stato realizzato, il regista di The
Flash Andy Muschietti ha convinto Nicolas Cage a fare un cameo come
Superman di Burton nel film dell’Universo DC per il finale
del multiverso in collisione.
La NBC ha rilasciato il teaser trailer della terza
stagione di La Brea,
l’imminente capitolo finale del suo dramma d’azione e avventura di
fantascienza. La serie dovrebbe fare il suo ritorno martedì 9
gennaio alle 9/8c su NBC. In Italia La
Brea debutterà su Mediaset
Infinity.
Cosa aspettarci nella terza stagione di La
Brea?
“L’episodio della première della
terza stagione si intitola “Sierra” – Dopo che la radura è stata
distrutta dall’attacco di un dinosauro, i sopravvissuti devono
trovare una nuova casa in cui vivere”, si legge nella logline.
“Gavin scopre un indizio su dove sia andata Eve, ma seguire la
pista porta a conseguenze ancora più tragiche”.
La Brea
ruota attorno a un’enorme dolina a Los Angeles che ha portato le
persone a essere trasportate in una terra preistorica e misteriosa.
La serie vede protagonisti Eoin Macken, Zyra Gorecki, Chiké
Okonkwo, Rohan Mirchandaney, Lily Santiago, Josh Mckenzie e Jon
Seda, con Nicholas Gonzalez, Jack Martin, Veronica St. Clair,
Tonantzin Carmelo e Natalie Zea.
La serie La
Brea è creata e prodotta esecutivamente da David
Appelbaum, che è anche showrunner. I produttori esecutivi sono
Chris Hollier, Peter Traugott, Rachel Kaplan, Avi Nir e Alon
Shtruzman. Proviene dalla Universal Television e
dall’australiana Matchbox Pictures.
Debutta in tempo per per le
festività natalizie il nuovo dramma per adolescenti
NetflixUno splendido errore (My Life with the
Walter Boys).Basato sul romanzo bestseller
Wattpad di Ali
Novak, l’adattamento della serie di 10
episodi segue la quindicenne Jackie (Niki
Rodriguez), che ha trascorso gran parte della
sua giovinezza come newyorkese con un promettente futuro
accademico.
Ma quando un tragico
incidente le fa perdere tutta la sua famiglia, è costretta a
lasciare le luci di Manhattan per trasferirsi nella più discreta e
rustica cittadina del Colorado con i dieci chiassosi figli della
sua tutrice, Katherine. Una storia sull’amore e sulla
perdita, My Life with the Walter
Boys è una serie commovente che ci insegna
come affrontare il dolore non sia sempre un viaggio tranquillo e
come fare sempre spazio a cose nuove e possibilmente migliori nella
vita.
Uno splendido errore, il cast
My Life with the Walter
Boys vede Nikki
Rodriguez nei panni di
Jackie , una quindicenne newyorkese che ha un
futuro molto luminoso davanti a sé. Interessata ai corsi AP,
al balletto e al teatro, l’adolescente preppy ha il suo futuro
universitario garantito a Princeton. Ma tutto è cambiato
quando una tragedia ha colpito la sua famiglia, costringendola a
lasciare la vita in città e a trasferirsi in
campagna. Nonostante le circostanze sfortunate, nulla le
impedirà di raggiungere ciò che desidera nella vita.
I due principali ragazzi
Walter sono Noah
LaLonde nei panni di Cole Walter
e Ashby
Gentry nei panni di Alex
Walter. Cole è quello atletico dei fratelli Walter. Con
un potenziale promettente nel calcio, il suo mondo crolla dopo un
incidente, trascinandolo su un percorso travagliato. Mentre
Cole è appassionato di sport, Alex è più interessato a cose “nerd”
come Star
Wars e romanzi fantasy.
Preparati per il resto della
famiglia Walter. Connor
Stanhope interpreta Danny Walter, il gemello fraterno
di Cole che ha anche investito nel mondo del
teatro. Johnny Link interpreta il
fratello maggiore Walter, Will, che ha difficoltà di udito e
necessita di apparecchi acustici. Un neolaureato con un lavoro
nel settore immobiliare, il fratello “più maturo” Walter è uno dei
primi ad accogliere Jackie nella sua nuova casa. Corey
Fogelmanis interpreta Nathan, il musicista alla moda
dei ragazzi Walter, mentre Dean
Petriw interpreta Jordan, il regista artistico a cui
non potrebbe importare di meno degli imbrogli della
famiglia. Lennix James interpreta il più
giovane, Walter Benny. Alix West
Lefier interpreta Parker, l’unica ragazza della
famiglia Walter che non è particolarmente entusiasta di avere una
sorella.
Di cosa parla Uno splendido
errore?
Uno splendido
errore (My Life with the Walter
Boys) è un racconto di formazione che ruota attorno
alla ragazza di città Jackie (Rodriguez). Dopo aver trascorso la
maggior parte della sua vita nel frenetico mondo di Manhattan, la
vita della quindicenne Jackie prende una svolta sconvolgente quando
perde la sua famiglia in un incidente inaspettato. Jackie è ora
affidata alle cure della sua tutrice Katherine, che si dà il caso
sia la migliore amica di sua madre. L’unico problema è che Jackie
deve lasciare il suo stile di vita privilegiato di New York per la
cittadina molto più rurale di Silver Falls, in Colorado. Come se
non bastasse, Jackie deve vivere con i 10 figli di Katherine, che
sta crescendo insieme al marito George.
Mentre si abitua alla campagna,
Jackie lavora duramente per entrare nell’università dei suoi sogni:
Princeton. Ma chi l’avrebbe mai detto che questa tranquilla
cittadina avesse una serie di distrazioni chiassose, in particolare
due fratelli Walter molto diversi tra loro: l’introverso Alex
(Gentry) e l’incompreso Cole (LaLonde). Sembra sciocco che un
gruppo di ragazzi possa potenzialmente alterare il corso del suo
futuro. Ma in fin dei conti, con tutti i nuovi cambiamenti che la
circondano, Jackie sta semplicemente cercando di essere se stessa,
a prescindere da tutto. Una storia di “amore e perdita, dolore e
rinascita”, una storia che scalda il cuore e che è allo stesso
tempo comicamente divertente ed emotivamente curativa.
Scopri la sinossi ufficiale del
romanzo La mia vita con i Walter Boys:
Andare a vivere con undici ragazzi
non faceva parte dei suoi piani. L’obiettivo di Jackie è la
perfezione: i voti perfetti, il look perfetto, l’ingresso nella
scuola perfetta. Se riuscirà a raggiungere questo obiettivo, forse
i suoi genitori, troppo indaffarati, prenderanno nota di lei. Ma
quando i suoi genitori muoiono in un tragico incidente, Jackie
viene spedita dall’altra parte del Paese per vivere con i Walter, i
suoi nuovi tutori… che si dà il caso abbiano undici figli (e una
figlia che è praticamente uno dei ragazzi).
I Walter sono rumorosi, sporchi,
fastidiosi – ok, alcuni dei ragazzi più grandi potrebbero essere
sexy come un dio greco – ma non pensano che una ragazza di città
appartenga al loro ranch di cavalli. Come può Jackie inserirsi nel
loro mondo caotico, quando deve mantenere vivo il ricordo dei suoi
genitori, mantenendo la promessa di essere perfetta? Ma quando
Jackie passa più tempo con i Walter, comincia a chiedersi se essere
perfetti non sia l’unico modo per trovare l’amore.
Chi ha realizzato Uno splendido errore
(My Life with the Walter Boys)?
Novak è l’autore
pluripremiato dietro il romanzo contemporaneo YA
” My Life with the Walter
Boys “. Avendolo scritto quando aveva
solo quindici anni, La mia vita con i Walter
Boys è il libro d’esordio di Novak, che
ha ricevuto più di 150 milioni di letture
online .
A lavorare all’adattamento
della serie del romanzo è Melanie
Halsall , i cui lavori precedenti
includono anche la trilogia The Kissing
Booth di Netflix , di cui è diventata
produttrice esecutiva insieme a Ed
Glauser. Oltre ad essere il creatore
dello show, Halsall funge anche da showrunner. Si uniscono al
team di sceneggiatori la stessa
Halsall, Jordan Ross
Schindler, Jonathon
Roessler , Tawnya
Bhattacharya e Ali
Laventhol, Jesikah
Suggs , Kelsey
Barrey e Grace
Condon. A dirigere la serie di 10
episodi, ci sono Jerry
Ciccoritti , Nimisha
Mukerji , Winnifred
Jong e Priestley.
È finalmente arrivato quel periodo
dell’anno tanto temuto e detestato dai grinch di tutto il mondo. Il
periodo in cui, tra luci colorate, plaid dalle stampe discutibili e
tazzoni di cioccolata calda, ci si piazza davanti il piccolo
schermo per perdersi in lunghe sessioni di binge watching di film e
serie tv natalizie di ogni genere. Proprio per questo motivo, ogni
anno sempre più, Netflix
arricchisce il suo catalogo con una lunga lista di prodotti adatti
all’occasione. Infatti, di recente è stata aggiunta la
tenera rom-com La tavola di Natale
(titolo originale Catering Christmas) che, nell’arco di
pochi giorni, ha raggiunto l’ambita classifica italiana della Top10
Netflix.
Il film, dalla durata di 1
ora e 25 minuti, è diretto dal regista canadese
T.W. Peacocke, veterano nella realizzazione di commedie
romantiche, e nasce dal grembo della nota rete televisiva Great
American Family.
La tavola di Natale trama
La tavola di Natale segue
il fatidico e dolce incontro tra Molly Frost e Carson
Harrison, interpretati rispettivamente da Merritt
Patterson e Daniel Lissing. Molly è una giovane cuoca e
imprenditrice in cerca di opportunità per lanciare la sua nuova
attività di ristorazione, il Molly’s Menu Magic. Carson,
invece, è l’attraente nipote della tanto stimata e rispettata Jean
Harrison (Rosemary Dunsmore), proprietaria della Harrison
Foundation. Ogni anno la signora Jean organizza il più grande
evento di beneficenza nel New Hampshire, il gala di Natale
della Harrison Foundation. E proprio per questa attesa
occasione che l’esigente zia Jean, dopo un disguido con il catering
già scelto tempo prima, chiama il secondo servizio di ristorazione
più richiesto in città, quello di Molly. Entusiasta per la
possibilità di occuparsi dell’organizzazione di un evento tanto
importante, Molly si ritrova così a passare molto tempo con
Carson, a cui la zia affida l’incarico di responsabile
nella speranza che possa accettare di ereditare la grande
fondazione di famiglia.
La tavola di Natale – In foto Merritt Patterson e Daniel
Lissing
Un film che non lascia spazio all’immaginazione né al
sentimentalismo
Il connubio Amore e
Cucina ha caratterizzato alcune delle pellicole romantiche
più celebri di sempre, come l’indiscusso cult Mangia Prega Ama di Ryan Murphy. E se
a questa accoppiata si aggiunge anche la suggestiva e
commovente atmosfera natalizia, si può quasi pensare di
avere la ricetta invincibile per la rom-com perfetta. Ma basta
questo per creare una emozionante e indimenticabile storia d’amore?
Sfortunatamente per Peacocke, no.
La tavola di Natale è
una commedia romantica che fatica a farsi
guardare. Infatti, al di là della trama semplice e già
vista, e dei personaggi principali bidimensionali e poco efficaci
(per non parlare dell’inutilità di quelli secondari), la storia –
minuto dopo minuto – finisce per essere fortemente penalizzata da
dialoghi scialbi, irrilevanti e privi dell’appassionante e
travolgente romanticismo che tanto distingue questo
genere. Mancano la profondità, la poesia, l’entusiasmo e la
delicatezza del sentimento amoroso. Più che una relazione
d’amore, i due protagonisti sembrano unirsi l’un l’altra da un
freddo e labile rapporto di stima e fiducia. Persino l’improvvisata
coppia composta dalla zia e dal suo collaboratore appare, alla fine
del film, più affiatata e intraprendente della coppia
protagonista.
Una rom-com da mettere in sottofondo
La tavola di Natale è,
dunque, la dimostrazione che sempre più spesso i prodotti
televisivi e cinematografici finiscono per assoggettarsi a una
richiesta di mercato che punta più sulla quantità che sulla
qualità. La storia di Molly e Carson – così frettolosa,
piatta e priva di sorprese – non riesce a coinvolgere,
emozionare e né, tanto meno, a intrattenere il
pubblico.
Il film di Peacocke manca di
opportunità e finisce per presentarsi come il classico
prodotto audiovisivo da mettere in sottofondo, quando si è stanchi
della playlist di Mariah Carey, mentre si decorano distrattamente i
biscotti di Natale.
E’ Anatomia di una caduta di Justine
Triet a trionfare agli Efa 2023, gli European Film Awards
di quest’anno. Il film, già vincitore di Cannes 2023, conquista il
riconoscimento per il miglior film, per la regia, per
l’interpretazione femminile andata a Sandra Hüller, per la
sceneggiatura e per il montaggio.
Il secondo film più premiato è
invece The Promise Land, che fa conquistare a
Mads Mikkelsen il riconoscimento per il migliore
interprete maschile. L’Italia porta a casa il premio per la
migliore scenografia per
La Chimera, firmata da Emita
Frigato.
La finzione può essere
reale tanto quanto la realtà: c’è solo una linea molto
sottile che separa questi due piani, ed entrambi possono facilmente
oltrepassarla. Questo è il messaggio tagliente che Michael
Haneke volle lanciare nel 1997 con il suo home
invasion incredibilmente realistico e provocatorio,
Funny Games (1997). In questo film, che torna di
nuovo al cinema da lunedì 11 dicembre in versione restaurata, il
regista, come i suoi personaggi, gioca con lo spettatore,
manipolandolo ma senza mai sottovalutarlo, facendo sempre appello
alla sua intelligenza e cercando sempre in lui una reazione, che in
molti casi è di vero e proprio rifiuto.
Funny Games, la trama
La famiglia di
Georg (Ulrich Muhe),
Anna (Susanne Lothar) e del loro
giovane figlio rappresenta una fetta di borghesia davvero
suggestiva: ci vengono mostrati mentre giocano a indovinare brani
di musica classica mentre guidano il loro SUV nuovo di zecca verso
la loro residenza estiva. In questa atmosfera eccessivamente
placida e tranquilla, tensione diventerà sempre più palpabile.
Quando arrivano alla lussuosa tenuta dove trascorreranno i loro
giorni di vacanza, trovano Fred, il loro vicino di
casa e fratello di Georg, e due giovani ospiti che
giocano a golf. Mentre si sistemano, uno dei giovani bussa alla
loro porta e chiede delle uova. Il giovane, Peter
(Frank Giering), lascia cadere le uova sulla porta
e ne chiede altre per fare una commissione. La pressione
psicologica aumenta gradualmente, fino al punto in cui la
situazione porta i due giovani a rapire l’intera famiglia dalla
loro casa.
Il male è mascherato dalla cortesia
Il regista austriaco, uno dei più
provocatori del cinema europeo, raccoglie con Funny
Games il testimone da StanleyKubrick, che qualche decennio prima aveva scosso
le coscienze borghesi con Arancia meccanica, e da Sam
Peckinpah, che con Cani di
paglia aveva già riflettuto sulla brutalità di una
violenza che non muove da nessuna ragione, bensì vuole soddisdare
il semplice divertimento di un gruppo di individui alienati.
In realtà, ci sono molte coincidenze
tra Arancia meccanica e Funny
Games. Innanzitutto, i criminali sono vestiti di bianco
immacolato e il capobanda assume una sorta di leadership
culturale che lo porta a esprimersi in modo raffinato e ad
adottare maniere squisite, come quella di offrirsi di sistemare la
gamba della vittima dopo averle inferto un tremendo colpo con una
mazza da golf. Questa cortesia al limite del parossismo, in cui
ogni richiesta è accompagnata da un “per favore“,
contrasta nettamente con la violenza nascosta che si cela dietro
l’apparenza educata degli aggressori, stucchevole nella sua
sollecitudine, e che va a creare un effetto molto disturbante per
lo spettatore. Le infinite inquadrature fisse che
Haneke inserisce per disturbare chi sta
guardando contribuiscono non poco a questo effetto:
un’inquadratura fissa di un uomo con una gamba maciullata che
squarcia il silenzio della notte con un urlo tremolante è molto più
inquietante di un rapido montaggio di colpi sonori. In fondo, è la
stessa idea che David Lynch ha magistralmente
catturato nel prologo di Velluto blu: il male
nascosto dietro una facciata di pace e tranquillità.
“The villain takes it all”…
Funny Games è un
film che sfida le convenzioni cinematografiche e di genere.
Innanzitutto perché uno dei suoi personaggi principali, Peter,
rompe continuamente la quarta parete parlandoci attraverso
lo schermo. Ci interroga, ci intimidisce, cerca di dialogare con
noi per conoscere il nostro punto di vista. Tenendo presente il
tono generale del film, questo dettaglio, brillante, postmoderno e
incredibilmente lucido, è volutamente offensivo, perché
sappiamo in ogni momento di essere in una rappresentazione, un
teatro scomodo dove le cose accadono, senza avere chiaro il come e
il perchè.
Nella sequenza forse più ispirata
dell’intero film, Peter prende il telecomando
della TV e riavvolge ciò che è appena accaduto, come se il
film fosse una videocassetta – e, in realtà, non è altro che questo
– semplicemente perché quanto accaduto non è conforme ai suoi
gusti. Ci troviamo, senza alcun dubbio, di fronte a uno dei più
chiari esempi di Deus ex machina sullo schermo
cinematografico, nonchè a una delle situazioni più disperate per
qualsiasi spettatore, che prende coscienza di qualcosa che già
sospettava: i cattivi stanno per vincere. Questa non è comunque
l’unica volta in cui compare questa figura classica della tragedia
greca: ne sono esempi le mazze da golf che perdono la loro natura
di oggetti “nobili” per quella di oggetti contundenti e, ancora, il
coltello che l’autore ci mostra sfacciatamente, instillando in noi
l’inutile speranza che in seguito servirà a ristabilire l’ordine e
a fare un po’ di giustizia.
La tortura dello sguardo insistente
La vera tortura inscenata da
Funny Games non è comunque fisica, bensì
psicologica. I comportamenti contrastanti tra il pensiero
sadico dei cattivi e la loro apparente gentilezza creano
un’atmosfera di vera tensione in cui ci si chiede se la famiglia
abbia almeno un’esile speranza di salvezza. Il tipo di tensione che
lascia lo spettatore allo sbando in un luogo ostile in cui non sa
con certezza cosa accadrà – in altre parole, si sente vulnerabile.
Come se non bastasse, la mancanza di una colonna sonora che aiuti a
colmare l’assenza di speranza rende ancora più difficile assistere
al calvario di questa famiglia a danno di due giovani uomini che,
nonostante il loro inconfutabile status di villain a livello
diegetico, sono comunque incredibilmente affascinanti. A partire
dai loro dialoghi, possiamo supporre siano grandi consumatori di
prodotti culturali e allo stesso tempo ne siano talmente
influenzati che torturare e uccidere è per loro una consuetudine.
Sono il risultato della desensibilizzazione alla violenza
che i media stessi hanno provocato, soprattutto la televisione e il
cinema.
La società ha raggiunto un punto in
cui le disgrazie umane sono una fonte di piacere nel mondo della
finzione così come nella realtà, sembra volerci dire
Haneke, e Paul e
Peter ne sono un esempio vivente. Non sono però
solo loro a provare piacere nella violenza, ma anche coloro a cui
Paul parla: noi, cioè il pubblico. Siamo
partecipi del modo in cui questi giovani torturano una famiglia e
questo ci fa disprezzare l’atto stesso del guardare ma, allo stesso
tempo, alimenta la nostra curiosità morbosa, perché stiamo
volutamente decidendo di guardare un film in cui sappiamo che un
gruppo di persone verrà torturato. Dunque, chi sono i veri
villain?
Il mondo dietro di
te (Leave the world behind) porta sullo schermo una tale
atmosfera di tensione e di inquietudine da mantenere sempre salda
l’attenzione dello spettatore. Diretto dal regista statunitense di
origini egiziane Sam Esmail (creatore della serie
Mr.
Robot), il film è stato presentato il 25 ottobre al AFI fest
per poi essere distribuito solamente in piattaforma. Il cast è
formato da alcune delle maggiori star di Hollywood del momento.
Julia Roberts (Wonder, Mangia,
prega, ama) interpreta Amanda, mentre l’attore
Mahershala Ali (Green
Book,
Moonlight) interpreta il proprietario di casa George Scott. A
questi si aggiungono anche
Ethan Hawke (trilogia
Before) e Kevin Bacon. Il mondo dietro di
te è una trasposizione cinematografica dell’omonimo libro
di Rumaan
Alam.
Il mondo dietro di te: la
catastrofe fuori dal cortile di casa
Amanda, stressata dalla vita
frenetica di New York, decide di organizzare per tutta la sua
famiglia una vacanza fuori città, affittando una magnifica villa
immersa nel verde e vicina al mare. Al loro arrivo tutto sembra
perfetto, ma le prime stranezze non tardano ad accadere. Mentre
Amanda si trova in spiaggia con il marito Clay e i suoi due figli
Rose e Archie, una petroliera si dirige verso di loro, fino a
raggiungere la sabbia. Da allora, tutti i mezzi di comunicazione
sembrano non funzionare: telefoni, computer ed infine anche la
televisione.
La sera, due persone si presentano
alla loro porta: George Scott, il proprietario della casa, e sua
figlia Ruth. I due hanno preferito provare a rifugiarsi li, fuori
dalla città, piuttosto che tornare nella loro casa a Manhattan.
Nonostante la diffidenza di Amanda nei confronti dei due
sconosciuti, questi restano per la notte. La mattina seguente tutti
insieme cercheranno di capire meglio cosa stia succedendo: un
cyberattacco sembra essere in corso, ma la situazione sembra essere
anche peggiore di così.
Tensione senza fine
Il primo elemento che emerge alla
visione di Il mondo dietro di te è certamente la
presenza di un’atmosfera ad alta tensione. Questo è favorito da
tanto fattori: primo fra tutti il sottofondo musicale. Si
prediligono melodie molto tese che alimentano di molto il clima
sinistro. A questo si aggiungono le performance degli attori,
specialmente di Julia Roberts e di
Mahershala Ali nei panni di Amanda e George. I due
interpretano delle figure che reagiscono in maniera diversa ad una
tale situazione di catastrofe, contribuendo in egual modo alla
suspense del film. Amanda è di natura diffidente verso tutti,
detesta l’essere umano per la sua natura egoista ed avida, e non
mancano i momenti in cui il panico e la paura prendano il
sopravvento in lei. George invece si mostra sempre in una calma
tetra, quasi spettrale.
Interessante è anche l’attenzione
dedicata ai particolari, specialmente ad alcune interessanti
inquadrature. Oltre alle scene che mostrano la rotazione terrestre,
le riprese di Rosie in spiaggia con l’imponente petroliera davanti
colpiscono lo spettatore fin dall’inizio del film. A queste si
aggiunge la visione della bandiera americana sulla luna: immagine
evocativa che dovrebbe rappresentare l’imponenza di una grande
potenza mondiale quali erano gli Stati Uniti d’America e di come
questo attacco sembra averla portata alla distruzione.
Il potere della ferocia umana
Analizzando le tematiche de
Il mondo dietro di te, l’argomento focale che
maggiormente salta alla mente di qualsiasi spettatore è la ferocia
umana, ciò che il filosofo Thomas Hobbes ha definito come
homo homini lupus, ovvero l’uomo è lupo all’altro
uomo. L’essere umano, con la sua natura intrinsecamente egoista,
punta prima di tutto alla salvaguardia propria e della propria
famiglia. Per Hobbes questo è il motivo per cui la creazione dello
Stato è indispensabile: il collasso dello Stato dovuto agli
attacchi esterni nel film porta ad un paradossale ritorno allo
stato di natura. Ciò è ravvisabile soprattutto nelle scene finali,
nell’incontro con il vicino di casa Danny, ma sono presenti altri
esempi sottintesi. Amanda è disposta a lasciare George e sua figlia
Ruth in mezzo alla strada nel bel mezzo di un blackout per
salvaguardare la sua famiglia ed i suoi figli; Clay lascia una
donna implorante aiuto in mezzo alla strada.
Il mondo dietro di te: un finale
inaspettato
Il mondo dietro di
te sorprende in tutto, anche nel finale, ma in questo caso
non necessariamente positivamente. Per tutto il film lo spettatore
cerca di comprendere insieme ai personaggi ciò che sta realmente
accadendo, aspettandosi delle risposte nel finale. Senza fare alcun
spoiler, si afferma semplicemente che la pellicola lascia delle
domande in sospeso, creando una certa frustrazione nel pubblico che
si aspettava una conclusione chiara a tutto il mistero del
film.
Il mondo dietro di
te si chiude con degli importanti spunti di riflessione ma
con pochi chiarimenti sull’attacco in sé e su coloro che vi hanno
dato inizio. Ad ogni modo si potrebbe vedere questo come un
ulteriore elemento di suspense: si crea un finale aperto
all’interpretazione dello spettatore.
Arriva da Deadline la notizia che
Sean Gunn, l’attore e fratello di James Gunn reduce dal lavoro con i Guardiani della Galassiaè
destinato ad assumere il ruolo del malvagio uomo d’affari
Maxwell Lord nel nuovo universo DC
supervisionato da James Gunne
Peter Safran.
Il ruolo era stato precedentemente
interpretato da Pedro Pascal nel
film Wonder Woman
1984 del 2020.Non è chiaro se
Maxwell Lord di Sean Gunn farà un cameo in
Superman:
Legacydel fratello James Gunn , che entrerà in produzione il
prossimo anno. Il personaggio, da quanto abbiamo appreso,
verrà menzionato nel background di Legacy ma
apparirà nei futuri progetti DC. La stessa cosa dovrebbe
verificarsi per gli altri personaggi del nuovo universo DC, la
prima fase che si chiamaGods and
Monsters: Chapter One.
Maxwell Lord ha
debuttato nel 1987 in Justice League #1
creato da Keith Giffen, JM DeMatteis e Kevin
Maguire. Inizialmente concepito come un amigo della
Justice League e chiave per la formazione della
Justice League International; alla fine
divenne un nemico dell’org e di Wonder
Woman. Mentre era un ricco uomo d’affari, durante il
crossover Invasion, gli
furono donati dei superpoteri quando una bomba genetica fu fatta
esplodere da invasori alieni. La detonazione innesca il
metagene latente di Lord, garantendogli la capacità di controllare
le menti degli altri, anche se con grandi sfide.
Sean Gunn ha interpretato
Kraglin nella trilogia GOTG della Marvel, dove i film sono stati
diretti e scritti da James Gunn. Ha anche collaborato con
James Gunn nel suo Suicide Squad nei panni di Weasel, e nel
film Super, così come in Tromeo &
Juliet, quest’ultimo co-scritto da James
Gunn. I crediti televisivi includono The Good Doctor,
A Terminal List, The Rookie, Robot Chicken e Una mamma
per amica: A Year in the Life. Sean Gunn ha co-creato la
serie PG Porn con James Gunn e Brian Gunn. Ha anche
recitato nel film The Belko Experiment, scritto da James
Gunn.
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
María Gabriela De Faría sarà il villain “The
Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan Fillion), Hawkgirl (Isabela
Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e
Metamorpho (Anthony Carrigan). Nicholas
Hoult sarà Lex Luthor, Skyler Gisondo
Jimmy Olsen e Sara Sampaio Eve Teschmacher.
Il film è stato anche descritto
come una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.