Sebbene Dune – Parte
2 abbia ufficialmente concluso le
riprese principali il mese scorso, stiamo ancora scoprendo nuove
aggiunte al cast.THR riporta la notizia che Tim Blake
Nelson (HBO
Watchmen,
Cabinet of Curiosities) apparirà nel sequel
fantascientifico di Denis Villeneuve in un ruolo
non rivelato.Non sono stati forniti dettagli sul
personaggio di Nelson, ma dal momento che solo un personaggio
principale del romanzo di Frank Herbert deve ancora essere
scelto, diremmo che c’è una buona possibilità che interpreti il
conte Hasimir Fenring, il marito mentat di Lady Margot
Fenring, che sarà interpretato di Léa
Seydoux.
Nelson ha debuttato nei panni
del dottor Samuel Sterns in The
Incredible Hulk e recentemente
abbiamo appreso che è pronto a riprendere il ruolo per
l’imminente Captain
America: New World Order, con
The Leader impostato come uno dei principali antagonisti
del sequel.
Le altre nuove aggiunte al cast di
Dune –
Parte 2 includono
Austin Butler nei panni di Feyd Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa
Irulan, il leggendario Christopher Walken nei
panni dell’Imperatore e Léa
Seydoux nei panni di Lady Margot Fenring.
Timothée Chalamet, Rebecca
Ferguson,Zendaya, Javier
Bardem,
Stellan Skarsgård,
Josh Brolin e
Dave Bautista riprenderanno i ruoli del primo
film. La sinossi recita: “La
seconda parte si concentrerà su Paul che riunisce un imponente
esercito di Fremen per combattere lo spietato Harkonnen, mentre
diventa essenzialmente una figura mitica del messia per gli
abitanti di Arrakis“. Dune – Parte
2 è stata recentemente posticipata dal 20
ottobre 2023 al 17 novembre 2023.
Non è stato possibile fermare
l’originale Avatarquando è uscito nei cinema tanti anni fa e, nonostante molto
scetticismo nel lancio alla sua uscita, il sequel di James Cameron, Avatar: La via dell’acqua, si sta
dimostrando un colosso inarrestabile al botteghino di tutto il
mondo.Le ultime cifre sono arrivate e l’epopea
fantascientifica ha ora superato la soglia dei 500 milioni di
dollari a livello nazionale negli USA dopo aver incassato ben 45
milioni di dollari nel suo quarto fine settimana. Solo altri due
film sono riusciti a realizzare questa impressionante impresa
nell’era della pandemia: Spider-Man:
No Way
Home e Top-Gun:
Maverick.
Questo dà anche al sequel il
secondo più grande quarto fine settimana BO lordo di tutti i tempi
dopo il primo Avatar, che ha
incassato $ 50,3 milioni nel 2010. All’estero,
Avatar: La via dell’acquaha
accumulato altri 132,6 milioni durante il fine settimana per un
totale internazionale di $ 1,19 miliardi e un volume globale di $
1,7 miliardi. Questo lo rende il settimo film di maggior incasso di
tutti i tempi, che gli permette di superareJurassic World ($
1,67 miliardi).
James Cameron ha recentemente confermato cheAvatar
2realizzerà un profitto, il che significa
che quei sequel arriverà. Attualmente, i piani per il futuro del
franchise Avatar includono il suo sequel, un
terzo
film – che ha terminato le riprese, secondo Cameron – e due
potenziali nuovi sequel.
Avatar: la via dell’acqua, il film
Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno
all’oceano. Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice
Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il
sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso
rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su
pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena,
eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la
natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro
l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo
completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film
3 volte vincitore di Oscar.
Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14
dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20
dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si
dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
È stato rilasciato un
nuovissimo spot televisivo di The Last of
Us per il tanto atteso adattamento live-action della
HBO del
videogioco horror di successo di Naughty Dog, che ci offre
una nuova anteprima della relazione tra Joel ed Ellie. La
serie farà il suo debutto la prossima settimana, domenica 15
gennaio. Il video presenta Joel di Pedro Pascal mentre dà a Ellie di Bella Ramsey le tre regole che deve
seguire per sopravvivere al loro lungo viaggio attraverso l’America
post-apocalittica.
The Last of
Us, che sarà in esclusiva su Sky e in streaming
solo su NOW dal 16 gennaio 2023 in contemporanea assoluta con
la messa in onda negli Stati Uniti. Basata sull’omonimo videogioco
acclamato dalla critica sviluppato da Naughty Dog in esclusiva per
le piattaforme PlayStation, The Last Of Us sarà disponibile in tutti i
territori in cui Sky è presente, compresi Regno Unito e Irlanda,
Italia, Germania, Austria e Svizzera. Dai un’occhiata al nuovo spot
televisivo di The Last of Us qui sotto:
La serie The Last of
Us affronterà gli eventi del primo gioco con la
possibilità di contenuti aggiuntivi basati sul sequel. La
serie è guidata dagli attori di Game of ThronesPedro Pascal nei panni di Joel e Bella Ramsey nei panni di Ellie.
“La serie live-action si svolge 20
anni dopo che la civiltà moderna è stata distrutta”, si legge nella
sinossi. “Joel ed Ellie, una coppia legata dalla durezza del
mondo in cui vivono, sono costretti a sopportare circostanze
brutali e spietati assassini in un viaggio attraverso un’America
post-pandemica”.
Insieme a Pascal e Ramsey ci sono
Gabriel Luna (Terminator: Dark Fate)
nei panni di Tommy Miller, Nico Parker
(Dumbo) nei panni della figlia di Joel, Sarah, Anna Torv (Mindhunter)
nei panni di Tess e Merle Dandridge (The Flight Attendant)
che riprende il suo ruolo dal videogiochi come Marlene, leader di
un gruppo di resistenza noto come le lucciole. Nel cast presenti
anche Jeffrey Pierce (Bosch) nei panni di
Perry, Murray Bartlett (The
White Lotus) nei panni di Frank, Con O’Neill (Chernobyl)
nei panni di Bill e Storm Reid (Euphoria)
nei panni di Riley.
La serie è scritta da Craig Mazin
(Chernobyl) e Neil Druckmann (il videogioco The Last Of
Us) che ne sono anche i produttori esecutivi. The Last Of
Us è una co-produzione Sony Pictures Television con Carolyn
Strauss, Evan Wells, Asad Qizilbash, Carter Swan, e Rose Lam come
produttori esecutivi. La serie è prodotta da
PlayStation Productions, Word Games, The Mighty Mint, e Naughty
Dog.
“Nel film, che dà
ufficialmente il via alla
fase 5 del Marvel Cinematic Universe,
i partner dei supereroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure nei panni di
Ant-Man and the Wasp“, afferma la sinossi. “Insieme ai
genitori di Hope, Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova ad esplorare il Regno
Quantico, interagendo con strane nuove creature e intraprendendo
un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò che pensato
fosse possibile”.
Il terzo capitolo della
serie Ant-Man porterà
modifiche permanenti all’universo cinematografico Marvel. Oltre a Kang il Conquistatore, è stato anche
confermato che MODOK,
il cattivo della Marvel preferito dai fan, farà il
suo debutto live-action nel film.
Per quanto sia noto, grazie al
grande successo della saga di Harry
Potter, Lord Voldemort rimane uno dei
villain più misteriosi per i più, soprattutto perché i misteri
legati al suo passato, al suo nome e alla sua vita sono stati
raccontati principalmente nei romanzi.
I quella sede, JK
Rowling ci ha offerto uno sguardo interessante sul suo
passato e sulla sua infanzia, dipingendo l’immagine di un
personaggio profondamente turbato e afflitto da grande conflitto
interiore. Molto di questo tende a cadere nel dimenticatoio quando
ci si approccia solo ai film della saga, quindi qui si prova a
raccontare quali sono i segreti e i dettagli della vita di
Voldemort che non tutti conoscono.
Tutto quello che non sai su Lord
Voldemort
Voleva insegnare a Hogwarts…
Subito dopo essersi
diplomato a Hogwarts, Tom Riddle chiese all’allora preside Armando
Dippet se poteva rimanere nel castello, in veste di insegnante di
Difesa contro le arti oscure. Brillante com’era, la sua richiesta
non era poi fuori luogo, ma visto che aveva solo 18 anni, Dippet
gli consigliò di tornare a chiedere la cattedra qualche anno
dopo.
Abbastanza sicuro di sé, una decina
di anni dopo, tornò a Hogwarts e fece di nuovo la richiesta di
insegnare lì, ma intanto Silente era diventato il Preside della
scuola, ed essendo già a conoscenza del fatto che il giovane mago
si faceva già chiamare Lord Voldemort, decise di
rifiutargli la cattedra, pur non potendo fare ancora nulla per
fermarlo o incriminarlo. Ma dal libro sappiamo che probabilmente
Riddle aveva già cominciato a produrre i suoi
Horcrux quando si presentò da Silente, dieci anni dopo
il diploma.
… ma maledisse quella cattedra
perché non era stato assunto
Dal momento che la cattedra di
Difesa contro le arti oscure non gli venne assegnata, Lord
Voldemort la maledisse, avvezzo com’era ad ottenere sempre
tutto ciò che desiderava. Così, tutti i professori che vennero
scelti per ricoprire il ruolo, da allora in avanti, non durarono
più di un anno, fino ai giorni in cui Harry stesso arrivò a
Hogwarts e la sua storia accademica lo conferma.
Come afferma Silente nel sesto
romanzo, Harry Potter e il principe mezzosangue, “Vedi,
non siamo stati in grado di mantenere un professore di Difesa
contro le Arti Oscure per più di un anno da quando ho rifiutato
l’incarico a Lord Voldemort.” Raptor, Allock,
Lupin, Moody, Umbridge e
Piton si sono infatti avvicendati alla cattedra nel corso dei
sei anni di scuola di Harry!
Lui e Harry Potter sono
imparentati (alla lontana)
Nell’ultimo capitolo della
serie, Harry Potter e i Doni della Morte, Rowling
inserisce i Doni del titolo nell’equazione, nel suo grande schema
narrativo. Questi tre oggetti magici super potenti hanno la fama di
rendere immortale colui che li possiede tutti e tre
contemporaneamente. C’è la Bacchetta di Sambuco, la più potente al
mondo e che si dice sia imbattibile in battaglia, la Pietra della
Resurrezione e il Mantello dell’invisibilità.
Harry, come sappiamo, possiede il
mantello, che gli è stato lasciato in eredità da suo padre. La
famiglia Peverell era la proprietaria originale dei Doni, e questo
implica che Harry sia lontanamente imparentato con loro.
Nel frattempo, Lord
Voldemort appartiene alla famiglia Gaunt, che si vanta del
proprio status di Puro Sangue da generazioni. Trai cimeli di
famiglia, custodiscono l’anello di Gaunt, che vede incastonata su
di esso la Pietre della Resurrezione. Evidentemente sia Harry che
Tom discendono dai Peverell, e sono in qualche modo lontanissimi
cugini.
Nessuno pronuncia correttamente il
suo nome
Grazie all’immenso successo
del franchise di Harry Potter,
Lord Voldemort è diventato uno dei cattivi più
riconoscibili della storia recente, al pari di
Darth Vader e di
Joker. Tuttavia, è interessante notare che circa il 99,9% di
noi pronunci il suo nome in modo errato.
Come la stessa JK Rowling ha
confermato su Twitter nel 2015, la T finale di Lord
Voldemort è in realtà silenziosa. Il nome ha origini
francesi, e in francese, la T finale non si pronuncia mai!
È un nome piuttosto poetico, in
realtà
L’intenzione di Tom Riddle,
quando inventò per se stesso il suo nome di guerra, era quella di
evocare un nome che fosse minaccioso, per eliminare l’eco di quel
babbano “Tom RIddle” ereditato dal padre.
Come sappiamo, quindi, il nome
Lord Voldemort è francese. Vol-de-mort si traduce
essenzialmente con “fuga dalla morte” o “in fuga dalla morte”, un
piccolo riferimento dell’autore riguardo alle motivazioni e alle
ambizioni segrete di Riddle, ovvero ingannare la morte stessa.
Tutto quello che non sai su Lord
Voldemort
È stata la persona che più di ogni
altra si è avvicinata all’immortalità
Nonostante il concetto non sia
proprio lineare, perché c’è un’immortalità legata al proprio nome
che a volte è tenuta in più alto valore che quella biologica e
fisica (si veda Achille, nell’Iliade, e le sue scelte per ottenere
l’immortalità e la gloria eterna!), Lord Voldemort
è stato effettivamente il personaggio che sembra aver infuso più di
tutti gli altri sforzi ed energie nella speranza di diventare
immortale e aggirare quella banalità non magica dalla quale era
tanto infastidito.
Voldemort, quindi, ha deciso di
prendere il termine completamente alla lettera. Nella sua disperata
lotta per vivere per sempre, si è trasformato da un bel giovane a
un orribile uomo-serpente, e ha creato più
Horcrux di chiunque nella storia abbia mai fatto prima
(stando alle congetture di Silente, che si sono sempre rivelate
esatte!).
È nato il giorno della vigilia di
Capodanno
Voldemort è nato il 31 dicembre
1926, nel giorno della vigilia di Capodanno, sembra proprio per
garantire che nessuno avrebbe mai avuto un felice anno nuovo.
Tuttavia sappiamo che le circostanze della nascita di Tom Riddle
Junior sono più tragiche che malefiche, infatti, sua madre, Merope
Gaunt, si tenne in vita solo fino a che nacque il bambino, e poi si
lasciò morire, sofferente per l’amore di quel Babbano che lei aveva
sposato con l’inganno.
Simbolicamente, il 31 dicembre
rappresenta la morte di un anno, il suo giorno più “freddo”.
Il suo secondo nome è piuttosto
divertente (almeno in Francia)
Se avete visto o letto Harry Potter e la Camera dei Segreti
innumerevoli volte, saprete bene che il nome completo di Tom Riddle
è Tom Orvoloson Riddle. Quel secondo nome è quello che la madre
Merope scelse per il figlio per dargli una traccia nel nome della
sua famiglia, Orvoloson è infatti il nome del padre. Tuttavia
sappiamo, perché ci viene mostrato graficamente ne La Camera dei
Segreti, che l’anagramma di Tom Orvoloson Riddle è Sono io
Lord Voldemort.
Questo vuol dire che il secondo
nome di Riddle cambia a seconda della lingua in cui si scrive Sono
ioLord Voldemort, proprio per far funzionare
l’anagramma. Infatti, in inglese, il nome è Tom Malvoro Riddle,
perché l’anagramma da comporre è I Am Lord Voldemort.
Tuttavia, per far funzionare
l’anagramma, ogni lingua deve avere un secondo nome differente, e,
in francese, l’unico nome adatto è risultato essere… Elvis! Vi
immaginate un Elvis Gaunt che lancia maledizioni dalla sua
catapecchia mentre la giovane e spaventata Merope di nasconde in un
angolo a meditare la sua fuga?
Dopo il primo film, i suoi occhi
sono del colore sbagliato
Come abbiamo visto in Harry Potter e la pietra Filosofale e come è
abbondantemente descritto nei romanzi di Rowling, Lord
Voldemort ha gli occhi rossi da rettile. Questa
caratteristica tanto specifica è andata persa nei film.
Infatti, se sulla nuca di Raptor,
Lord Voldemort compare esattamente con quel look,
dal quarto film in avanti assume il colore di occhi che ha in
realtà
Ralph Fiennes, l’attore che lo interpreta!
Tutto quello che non sai su Voldemort
Lui e Bellatrix Lestrange erano
più che semplici amici
Alla base del personaggio
di Lord Voldemort c’è un solo punto cruciale, che
gli è costato la vita, alla fine: è incapace di amare. Questa
caratteristica deriva da ogni sorta di trauma infantile che ha
subito, cosa che potrebbe renderlo addirittura una vittima, un
personaggio con il quale simpatizzare.
Tuttavia, per quanto lui non sia
mai stato in grado di amare nessuno al di fuori di se stesso, anche
lui ha delle groupie, pazze, naturalmente. In tutta la serie, viene
costantemente ribadito che
Bellatrix Lestrange è una delle seguaci più vicine e
devote a Lord Voldemort. Potrebbe esserci stato
qualcosa tra lei e il Signore Oscuro? Dopotutto certe cose si
possono fare anche senza amore, e infatti…
Voldemort ha una figlia
Qualunque cosa fosse accaduta
traLord Voldemort e la sua devota collaboratrice
Bellatrix, ad un certo punto, i due hanno avuto una
figlia. Secondo Harry
Potter and the cursed child, la piece teatrale sequel
scritta sempre da Rowling, Delphini è nata a Villa
Malfoy, qualche tempo prima della fatidica battaglia di
Hogwarts.
Non conosciamo i dettagli, poiché
la sua storia non è stata ricollegata al canone della serie in
misura reale, ma è interessante. Ciò significa che, quando
Lord Voldemort viene finalmente sconfitto, lei è
l’ultima discendente vivente di Salazar Serpeverde.
Sicuramente ha seguito anche le
orme di suo padre, creando una linea temporale alternativa (di
breve durata) in cui Harry è morto durante la battaglia di
Hogwarts. Successivamente è stata incarcerata ad Azkaban per aver
ucciso un altro studente.
Tom Riddle è una persona
reale
Ora, ovviamente, sappiamo tutti che
il vero nome di Lord Voldemort è Tom
Riddle. Lo sappiamo dal 1998, in barba agli spoiler per
chi non ha ancora visto o letto la serie. Abbiamo parlato di
Riddle, delle sue origini e dei pensieri di JK Rowling dietro il
suo nome di battaglia, Lord Voldemort. Un’altra
cosa curiosa è che in realtà due secoli fa esisteva un Tom Riddle e
potrebbe essere stato l’ispirazione per il nome del Signore
Oscuro.
A Greyfriars Kirkyard, a Edimburgo,
giace la tomba di un certo Thomas Riddell. Rowling stessa ha
ammesso che Riddell (scomparso nel 1896) potrebbe essere stato
l’ispirazione per il nome (la tomba si trova in un’area che la
scrittrice ha frequentato mentre scriveva i libri).
Quando non sei un animagus ma non
ti interessa
In tutto il canone del franchise,
si è abbastanza specifici sulle regole della trasformazione in
animali. Nella maggior parte dei casi, questo incantesimo viene
eseguito solo da Animagus registrati, come la professoressa
McGrannitt, ad esempio. Questa è una strega o un mago che ha
imparato a trasformarsi in un animale particolare e molto
specifico. Possono passare dalla loro forma umana a quella animale
a piacimento e sono soggetti a regolamenti molto rigidi in modo che
non possano abusare di questo potere.
D’altra parte, abbiamo i lupi
mannari. Queste sono persone che sono condannate a trasformarsi
brevemente in un animale feroce ad ogni luna piena, contro la loro
volontà. Nessuno di questi casi implica il “possesso” di un altro
corpo. Questo potere è visto come esclusivo di Lord
Voldemort e lo dimostra non solo quando possiede Harry, ma
anche quando entra in Nagini, Ginny e Raptor. Questo tipo di
processo può essere attribuito a una stretta connessione emotiva
con i suoi Horcrux.
Tutto quello che non sai su Lord
Voldemort
Il suo nome è davvero una
maledizione
Come detto, durante gli eventi
della serie, Lord Voldemort viene indicato più
spesso come Colui che non deve essere nominato che come Tom Riddle
o come Lord Voldemort. Ciò è dovuto alla natura
superstiziosa di gran parte del mondo magico. Per gran parte della
serie, è solo Silente che osa pronunciare il nome, al di là di
Harry stesso.
La prima guerra magica stava
finendo con l’inizio della serie, quindi le persone in tutto il
mondo sono ancora ossessionate da questi eventi nefasti. Anche
quando il mondo magico crede che lo stregone sia morto, nessuno
riesce a pronunciare il suo nome.
È interessante notare che, nel
capitolo finale, il nome di Voldemort è davvero una maledizione.
Infatti, una maledizione è posta sulla parola e la rende tabù, il
che significa che chiunque osi pronunciarla viene immediatamente
rintracciato dal Mangiamorte. Il che ha perfettamente senso, poiché
solo quelli che erano seriamente intenzionati a sconfiggerlo, lo
sfidavano chiamandolo per nome.
Interpretare Lord Voldemort è un
affare di famiglia
Man mano che la serie
andava avanti, vengono fornite sempre più informazioni sul
misterioso passato di Lord Voldemort. Questo è
cruciale dal punto di vista della trama, poiché i suoi ricordi sono
ciò che alla fine hanno portato Silente e Harry nei luoghi dei suoi
Horcrux.
Il processo di andare a ritroso
nella vita di Tom, ha comportato la necessità di vederlo da
piccolo, e così abbiamo avuto una serie di altri giovani attori
scelti per interpretare il villain. In particolare, il bambino che
dà il volto a Tom ne
Il Principe Mezzosangue nei ricordi di Silente, è Hero
Fiennes-Tiffin, nipote di
Ralph Fiennes.
Quando un Voldemort gonfiabile
partecipò alle Olimpiadi
Durante la cerimonia di apertura di
Londra 2012, la direzione artistica dell’evento ha scelto di
rappresentare le icone della londinesità e così accanto a
Mary Poppins, è stato fatto sfilare anche un gigantesco
Lord Voldemort gonfiabile.
Una scena della quale non sapevamo
di avere bisogno fino a che non l’abbiamo vista realizzata.
Ha studiato a Hogwarts durante la
seconda guerra mondiale
Come ha chiesto una volta la
professoressa McGranitt al cosiddetto Golden Trio: “Perché, quando
succede qualcosa, siete sempre voi tre?” Alcune persone hanno un
modo misterioso di attirare guai, disgrazie e brutti momenti in
generale, e nessuno può capire questa tendenza come Ron,
Hermione e Harry.
Ma lo stesso si dice per Tom
Riddle, che ha studiato durante la seconda guerra mondiale, durante
la quale il mondo umano era messo sottosopra da Hitler, e quello
magico messo alla prova da
Grindelwald. Infatti, la fine della seconda guerra mondiale
corrisponde anche alla caduta dell’ex amico d’infanzia di
Silente.
Lui e Molly Weasley hanno qualcosa
in comune
Per molti fan di Harry Potter, la
domanda che ci pone un molliccio è interessante. Ricordiamo che il
molliccio è una creatura che si annida negli angoli bui della casa
e che messa di fronte a un mago, si trasforma nella sua più grande
paura.
Il mutaforma malefico, messo
davanti a Molly Weasley, prende forma dei suoi familiari morti,
come abbiamo visto nei libri, ma davanti a Lord
Voldemort, probabilmente, prenderebbe solo la forma di lui
stesso morto, visto che la sua più grande paura è di morire. Almeno
secondo quanto ha dichiarato Rowling.
Tutto quello che non sai su Lord
Voldemort
Anche lui e i gemelli Kray hanno
qualcosa in comune
Abbiamo già visto l’attenta
considerazione che l’autrice ha riservato ad alcuni aspetti del suo
innominabile cattivo principale, ma cosa l’ha portato a diventare
innominabile in primo luogo? Secondo Rowling, la perifrasi Colui
che non deve essere nominato è stata in qualche modo ispirata dai
gemelli Kray.
Questi due gangster britannici
hanno governato la scena del crimine di Londra negli anni Cinquanta
e Sessanta, e sono diventati così potenti e famosi che, ha detto
Rowling, “la storia racconta che la gente non pronunciava il nome
Kray, perché la punizione è stata così brutale… Penso che questa
sia un’impressionante dimostrazione di forza, che puoi convincere
qualcuno a non usare il tuo nome. Impressionante nel senso che
dimostra quanto sia profondo il livello di paura che puoi ispirare.
Non è qualcosa da ammirare.”
Era il definitivo cocco degli
insegnanti
Tom Riddle sapeva di essere
sotto stretto controllo da parte di Silente dal momento in cui è
arrivato a Hogwarts, quindi ha fatto del suo meglio per tenersi
fuori dai guai e lavorare sodo. In questo modo, è stato in grado di
influenzare la maggior parte degli insegnanti con il suo fascino
insidioso.
Nonostante tutti i difetti del
giovane, era sempre incredibilmente dotato. Ha lasciato la scuola
come uno degli studenti più esperti che abbia mai studiato lì, e ci
sentiamo di essere comprensivi verso Lumacorno, che gli ha svelato
come realizzare gli Horcrux, proprio perché vittima del suo
fascino.
Aveva un compagno intrigante che
non ha mai visto la luce del giorno
Come sappiamo, sin dai tempi della
scuola, Lord Voldemort è sempre stato circondato
da un branco di tirapiedi, ammiratori e groupie in generale. Nei
flashback del suo periodo a Hogwarts (attraverso i ricordi di
Horace Lumacorno), lo vediamo a capo di un gruppo di prepotenti
Serpeverde. È stato sottolineato più volte che la maggior parte di
questi scagnozzi sarebbero diventati i primi Mangiamorte,
all’uscita dalla scuola.
Conosciamo una discreta quantità di
alcuni dei più fedeli seguaci di Lord Voldemort,
ma che dire di Pyrities? Questo personaggio esisteva nelle prime
bozze del primo libro, ma è stato apparentemente rimosso
dall’intera serie durante la riscrittura e il lavoro di editing.
Era raffigurato come un servitore di Lord
Voldemort (non esplicitamente un Mangiamorte) e un po’ un
dandy. Aveva un debole per i guanti bianchi, che erano spesso
macchiati di rosso con il sangue dalle sue azioni violente. Ma
questo è davvero tutto ciò che sappiamo di lui, purtroppo.
Tutto quello che non sai su Lord
Voldemort
Aveva un lavoro come commesso
Ancora una volta, questo è uno di
quei dettagli che si conosce solo se si sono letti i libri. È
naturale, dopotutto. Quando stai cercando di condensare un romanzo
di 600 pagine in un film (nonostante alcuni di questi film sono
incredibilmente lunghi), sei costretto tagliare alcuni dettagli che
invece offrono ai lettori dei libri una visione interessante.
Borgin e Burkes è il
raccapricciante negozio di Magia Oscura che ospita l’armadietto
svanito nel Principe Mezzosangue. Non appena si è laureato, Riddle
ha iniziato a lavorare lì e ha dimostrato di essere incredibilmente
abile nel convincere streghe e maghi a comprare le merci in vendita
al negozio. Fu attraverso i suoi contatti al negozio che incontrò
la ricca e anziana proprietaria della tazza di Tassorosso e del
medaglione di Serpeverde, che avrebbe scelto di trasformare in
Horcrux.
La sua infanzia tragica
È curioso come, in così tanti casi,
la colpa per la sventura dei figli vada ad attribuirsi ai genitori.
Per ogni scienziato che diventa un super-criminale, c’è un papà che
non si è preso il tempo di giocare a palla con lui, ogni tanto. Per
ogni spietato megalomane, c’è un terribile trauma infantile in
agguato nel passato.
Nonostante tutta la passione di
Voldemort per i purosangue, lui è nato da una madre strega e da un
padre Babbano. Sua madre, Merope Gaunt, aveva stregato suo padre,
Riddle Sr, con una pozione d’amore. Il ragazzo è stato concepito
sotto i suoi effetti e sua madre è morta di crepacuore quando ha
smesso di somministrare la pozione a Riddle Sr che l’ha lasciata,
fuggendo. Si teorizza, quindi, che l’incapacità di Voldemort di
provare amore sia una conseguenza letterale di quanto accaduto trai
suoi genitori.
Potrebbe aver scelto il
“prescelto” sbagliato
Nei libri vediamo che Harry scopre
e accetta il suo destino di Prescelto, lo vive fino in fondo e
riesce a sconfiggere Voldemort. Tuttavia, Harry è il Prescelto
perché Voldemort stesso lo ha designato come tale, quando ha deciso
di andare ad uccidere James e Lily, la notte di Halloween del 1981.
Lord Voldemort ha scelto e creato il proprio
acerrimo nemico attaccando i Potter.
La profezia al centro di Harry Potter e l’Ordine della Fenice
apparentemente afferma che Harry e Voldemort sono in rotta di
collisione e uno deve sconfiggere l’altro alla fine. Di nuovo,
però, il libro pone la questione in maniera più chiara: “Colui
che ha il potere di sconfiggere il Signore Oscuro si avvicina …
Nato da coloro che lo hanno sfidato tre volte, nato quando il
settimo mese muore … e il Signore Oscuro lo segnerà come suo pari
…” Come spiega
Silente, la descrizione nella profezia si adegua a due maghi,
Harry Potter e
Neville Paciock, ma visto che Lord Voldemort
stesso ha scelto, non si sa perché, di attaccare i Potter, allora
ha scelto Harry come suo rivale, e forse Neville rimarrà sempre
all’oscuro di tutto ciò.
Nel panorama della New
Hollywood, che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta si
caratterizzò per un significativo rinnovamento tematico e
stilistico, sono numerosi i film che hanno avuto modo di portare al
cinema storie segnate da profondi elementi distopici. Argomenti che
un tempo non avrebbero trovato spazio nelle produzioni di Hollywood
divenivano ora il mezzo attraverso cui riflettere sui cambiamenti
della società e le sue possibili derive. Si raccontava dunque del
futuro per parlare dell’oggi e pochi film ci sono riusciti in modo
tanto memorabile quanto 1975: Occhi bianchi sul pianeta
terra, diretto nel 1971 da Boris
Sagal.
Similmente ad un altro noto film
distopico di quegli anni quale 2022: I sopravvissuti,
questo titolo di fantascienza offre molteplici chiavi di lettura, a
partire naturalmente dalla pericolosità della guerra e del
probabile sterminio (o mutazione) della specie umana. Come notato
da diversi critici nel corso del tempo, però, 1975: Occhi
bianchi sul pianeta terra sembra far riferimento anche
all’innata paura del nemico presente poco oltre il mondo
conosciuto. Il protagonista, che si presenta come l’ultimo baluardo
della civiltà, si trova infatti a scontrarsi con antagonisti che
sembrano incarnare le principali paure della società dell’epoca. In
ultimo, si ritrova nel film anche un forte accenno a quella
controcultura hippie che tanto spopolava in quegli anni.
1975: Occhi bianchi sul pianeta
terra è dunque non solo un film che offre intrattenimento ed
emozioni forti agli appassionati del genere, ma anche un’opera
profondamente figlia del suo tempo che utilizza il genere per
raccontare di quanto avveniva negli Stati Uniti di quegli anni,
caratterizzati dalla guerra in Vietnam, dai movimenti per i diritti
del popolo afroamericano, dagli orrori commessi dalla famiglia
Manson e da numerosi altri sconvolgimenti che stavano rapidamente
sgretolando l’immagine di una nazione compatta e immacolata. Anche
a distanza di decenni, inoltre, il film di Sagal riesce ad essere
attuale, avendo anticipato una serie di tendenze e comportamenti
umani oggi sempre più diffusi.
1975: Occhi bianchi sul pianeta
terra: la trama e il cast del film
Ma di cosa parla dunque 1975:
Occhi bianchi sul pianeta terra? Il film, come facilmente
immaginabile, si svolge nell’anno 1975, quando una guerra
batteriologica ha portato al diffondersi di un pericoloso virus che
ha trasformato la specie umana in mostruosi mutanti che, in quanto
fotofobici, escono allo scoperto solo di notte. Il loro scopo è
quello di distruggere qualunque retaggio dell’era tecnologica,
responsabile di quanto avvenuto. In una Los Angeles abbandonata e
malridotta, si muove anche Robert Neville, ex
medico militare nonché apparentemente l’unico umano sopravvissuto a
questo olocausto batteriologico. Egli, nel tentativo di
sopravvivere a questo ambiente, ricerca un antidoto per
tentare di salvare ciò che resta dell’umanità.
Ad interpretare Robert Neville vi è
l’attore Charlton Heston, già celebre per i film
Ben-Hur e Il pianeta delle scimmie. Il premio
Oscar accettò subito il ruolo, essendo rimasto particolarmente
colpito dalla storia narrata. Accanto a lui si ritrovano anche
Anthony Zerbe nel ruolo di Matthias, il leader dei
mutanti, e l’attrice Rosalind Cash nei panni della
superstite Lisa. La Cash, qui al suo primo ruolo di rilievo, venne
ingaggiata per il film per via della crescente popolarità del
movimento Black Power. Quello tra lei e il protagonista,
inoltre, è considerato il primo bacio interraziale mai apparso sul
grande schermo. Un momento che generò non poca agitazione nella
Cash, intimorita dallo status di celebrità di Heston.
1975: Occhi bianchi sul pianeta
terra: dal libro al remake Io sono leggenda
La storia di 1975: Occhi bianchi
sul pianeta terra è tratta dal romanzo di Richard
Matheson dal titolo Io sono leggenda, pubblicato
nel 1954. Celebre scrittore di titoli come Al di là dei sogni, Duel e
Real Steel, da cui poi sono
stati tratti anche gli omonimo libri, Matheson aveva già visto
questo suo celebre romanzo venire adattato per il cinema con il
film L’ultimo uomo della Terra, del 1964. La nuova
trasposizione con Heston protagonista, però, differisce in
molteplici modi da quanto lui scritto. Il cambiamento più
importante è probabilmente quello relativo alla quasi totale
estinzione dell’umanità. Se nel film questa avviene per via di una
guerra batteriologica tra Cina e Stati Uniti, nel romanzo è invece
la conseguenza di un virus diffuso da pipistrelli e mosche.
Da questa modifica si evince
ulteriormente quanto agli autori del film interessasse proporre una
storia che in modo più esplicito parlasse di questioni presenti
nell’attualità di quel tempo, tra cui la guerra. Dal romanzo di
Matheson è poi stato tratto anche un’ulteriore adattamento, quello
del 2007 dal titolo Io sono leggenda. La
differenza tra 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra e la
nuova trasposizione, però, sta nel fatto che nel film
con protagonista Will Smith
viene ad essere ridimensionata se non del tutto eliminata la
componente politica. Si tratta dunque di un titolo che, pur
restando più fedele al romanzo di Matheson, si dimostra meno
incisivo a livello contenutistico, offrendo più che altro un
intrattenimento coerente con i suoi tempi.
1975: Occhi bianchi sul pianeta
terra: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
1975: Occhi bianchi sul pianeta terra
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Chili Cinema, Apple iTunes, Rai Play e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 7 gennaio alle ore 22:55
sul canale Rai Movie.
Nel corso della sua storia il
western è stato rielaborato in modi sempre nuovi e diversi. Uno
degli esperimenti più originali e memorabili è il film del 1999
Wild Wild West (qui la recensione), che contiene
tanto elementi di questo genere quanto altri relativi alla
fantascienza, all’azione e alla commedia. Un miscuglio
particolarmente esplosivo che ha dato vita ad un film apprezzato
nella sua stranezza, che nel corso degli anni ha guadagnato
maggiori consensi proprio per la sua natura di “scult“.
Questo è diretto dal regista Barry Sonnenfeld,
noto per i due film su La famiglia Addams e la trilogia di
Men In Black, esperto nel fondere generi diversi tra loro
per dar vita ad opere insolite e destinate ad un ampio
pubblico.
Quella di Wild Wild West
non è però una storia originale, bensì è ispirata alla serie
televisiva Selvaggio west, andata in onda dal 1965 al
1969. Già in essa si ritrovavano elementi fantascientifici, resi
ancor più evidenti e presenti nel film del 1999. Il progetto di dar
vita ad un adattamento cinematografico di questa risale ai primi
anni Novanta, e vi era legato l’attore Mel Gibson come
protagonista e Shane Black per la
sceneggiatura. A causa di loro altri impegni, il film passò a quel
punto nelle mani di Sonnenfeld, che stravolse quanto fino a quel
momento previsto. A causa del suo budget particolarmente elevato,
stimato intorno ai 170 milioni di dollari, il film faticò ad
affermarsi come un buon successo, arrivando ad un incasso di 222
milioni.
Al momento della sua uscita,
inoltre, Wild Wild West vantò un’accoglienza critica
particolarmente negativa. Il film ottenne infatti ben 9 nomination
ai Razzie Awards, vincendo 5 premi, tra cui peggior film. Pur
consapevoli dei limiti del film, ad oggi questo rimane una visione
divertente e a suo modo affascinante, perfetta per serate in cui si
è in cerca di svago. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
sue location. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Wild Wild West: la trama
del film
Ambientato al termine della guerra
di secessione, il film ha per protagonisti due agenti speciali del
vecchio West, i quali ricevono dal Presidente degli Stati Uniti
Ulysses S.Grant l’incarico di
catturare il pericolosissimo e sanguinario dottor Arliss
Loveless. Questi è un rancoroso reduce della guerra,
reazionario e sudista convinto, privo di gambe e ridotto su una
carrozzella a vapore, che sta costruendo una macchina gigante,
chiamata Tarantola, per distruggere la nazione che tanta sofferenza
gli ha arrecato. A tentare di sventare i suoi piani ci penseranno
l’agente speciale James West e l’agente speciale
Artemius Gordon, due caratteri a dir poco diversi
e inconciliabili che si ritrovano forzatamente a lavorare insieme
per evitare la catastrofe imminente architettata da Loveless.
Wild Wild West: il cast
del film
Ad interpretare il personaggio di
James West vi è l’attore Will Smith, in quegli
anni all’apice della popolarità. Per potergli affidare il ruolo,
questo è stato riscritto come afroamericano, apportando di
conseguenza una serie di altre modifiche all’intera storia.
Inizialmente entusiasta del film, l’attore nel corso degli anni ha
completamente cambiato la sua opinione a riguardo, considerandolo
ora il peggiore della sua carriera. Per recitare in questo, Smith
ha inoltre rifiutato il ruolo di Neo in Matrix, e ancora
oggi considera questa la decisione più sbagliata mai presa. Accanto
a lui, nei panni dell’agente Artemius Gordon, vi è il premio Oscar
Kevin Kline. Per il film, il suo personaggio ha
subito modifiche affinché manifestasse una certa rivalità con West,
elemento invece assente nella serie originale.
L’attrice messicana Salma Hayek è
invece presente nel ruolo di Rita Escobar, seducente e misteriosa
cantante che si unirà alla missione dei due protagonisti. Come
Smith, anche l’attrice è nota avere un’opinione negativa del film,
affermando di essersi sentita mal sfruttata per questo. Il celebre
Kenneth Branagh
è invece lo spietato dottor Loveless. Come West, anche tale
personaggio subì diversi cambiamenti, passando dall’essere un nano
ad un reduce di guerra privato delle gambe. L’attore ebbe non pochi
problemi a dar vita a tale menomazione, costretto a stare diverso
tempo in pose poco agevoli. Branagh decise inoltre di studiare in
modo approfondito la Guerra Civile degli Stati Uniti, al fine di
entrare in quella mentalità.
Wild Wild West: le
location, la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Per ricostruire l’ambientazione da
vecchio west, si decise si avvalersi tanto di set ricostruiti
quanto di luoghi più naturali. In particolare, le sequenze
ambientate all’interno dei treni si sono svolte negli studios della
Warner Bros. Le riprese esterne, invece, si sono svolte nello stato
Idaho e nella città di Santa Fe, in Nuovo Messico. Alcune scene si
sono svolte anche nel set di Cooke Movie Town, finito poi quasi
interamente distrutto a causa di un incendio scaturito in seguito a
dei fuochi d’artificio mal gestiti. A fare ancor più da contrasto
con questi luoghi vi è la colonna sonora del film. Questa, in
particolare si avvale di due brani poi divenuti buoni successi. Si
tratta di Bailamos, di genere pop latino, cantato da
Enrique Iglesias, e Wild Wild West, brano
rap eseguito dallo stesso Smith.
È possibile fruire di
Wild Wild West grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
Tv, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
7 gennaio alle ore 23:10 sul canale
TwentySeven.
Sky Investigation
continua a tingersi di giallo, e questa volta lo fa con un nuovo
prodotto nato dalla penna di Louise Penny,
Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines. La
serie, prodotta da Sony, porta sul piccolo schermo
Alfred Molina nei panni dell’ispettore-capo Gamache
che investiga nel Canada francese su una serie di omicidi a Three
Pines.
Molina interpreta un sagace
detective dal placido temperamento, un attento osservatore che
strizza un po’ l’occhio al Poirot di Agatha
Christie e all’Holmes di Arthur Conan Doyle. La
serie sarà disponibile dall’8 gennaio in esclusiva
su Sky e in
streaming solo su NOW.
Il Commissario Gamache: Misteri a
Three Pines, la trama
Il commissario Armand Gamache
(Alfred Molina) vede cose che gli altri non
vedono: la luce tra le crepe, il mitico nel mondano e il male in
ciò che sembra semplicemente ordinario. Una qualità che sicuramente
gli torna utile per quanto riguarda la sua professione, ma che
comporta anche uno spiacevole «effetto collaterale»: il dubitare,
sempre e comunque, degli altri.
Perché tutti hanno un segreto.
Durante un’indagine su una serie di omicidi a Three Pines, una
cittadina all’apparenza idilliaca, Gamache scoprirà alcuni segreti
sepolti da tempo e dovrà affrontare alcuni fantasmi fin troppo
personali.
Un whodonuit dal ritmo lento
La trama generale si dipana
attraverso due strutture narrative di diverso
spessore: la prima potrebbe definirsi la
macro-linea del racconto, il thriller, in cui a
dominare è il mistero che si avvolge attorno alla comunità indigena
e la cui risoluzione sarà data nell’epilogo della serie. La
seconda, la micro-linea, quindi il giallo,
riguarda i casi di omicidi auto-conclusivi, la cui progressione
dura il tempo di due episodi. L’impianto di Il Commissario
Gamache: Misteri a Three Pines tenta così di modellarsi
intrecciando questi due filoni e sin dalle prime battute sembra
improntarsi su una scrittura semplice, netta e solo a tratti
efficace.
Se da una parte il mistero sulle
donne indigene scomparse – che in particolar modo si incentra sulla
diciottene Blue Two-Rivers – prende subito un ritmo incalzante,
coinvolgendo lo spettatore empaticamente, sul versante
dell’omicidio degli episodi “Tempesta di neve” si
perde nell’impresa di ergersi a whodonuit accattivante, non
riuscendo a tenere una presa avvincente sulla storia.
A rendere questi primi due episodi
deboli è con molta probabilità il fatto che questi fungono da
introduzione alla serie e, di conseguenza, ai suoi personaggi, i
quali devono ancora ben disporsi e farsi conoscere nella loro
completezza. O forse anche il protagonista principale,
l’ispettore-capo Armand Gamache, la cui indole altruista, troppo
compassionevole, generosa e calma non permettere alle dinamiche di
essere più serrate, ciò che ci si aspetterebbe da un prodotto
poliziesco.
Questione di razze
A conclusione delle due parti di
“Tempesta di neve”, quel che resta impressa è la
tematica legata alle razze inferiori che, come accade tutt’oggi,
sono le più penalizzate. Il vero valore che ha lo script di
Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pines va
ricercato nel suo tracciare le difficoltà dei popoli
minori, spesso discriminati e posti nell’ombra, lì dove
nessuno può vederli e, di conseguenza, considerare i loro bisogni.
È infatti il caso delle donne indigene a colpire maggiormente
Gamache, il cui interesse vira più alla loro difficile situazione
in Canada piuttosto che alla donna uccisa a Threes Pine.
Il voler ripristinare un
equilibrio fra razze, garantendo loro giustizia, sembra
porsi come suo obiettivo principale, tanto da diventare un
ossessione che si trasforma in incubi la notte. Come ogni
detective, anche lui ha il suo punto fisso mentre attorno regna il
caos, e quel punto fisso diventa la sua bussola per cercare di
ritrovare una giovane donna la cui scomparsa non tocca nessuno,
Polizia compresa. Gamache prende questo caso a cuore, seppur non
dovrebbe essere suo, e lo fa determinato a ribaltare un
sistema corrotto, con lo scopo principale di dare loro una
voce. Una vera voce in mezzo a milioni di silenzi.
In conclusione, i primi episodi di
Il Commissario Gamache: Misteri a Three Pine
gettano le basi per una trama che è ancora un bocciolo e la cui
fioritura, molto lenta, si presume avrà la sua luce solo negli
episodi a seguire. L’obiettivo di Sam Donovan sembra quello di
operare a blocchi, tutti legati da un unico fil rouge, dando così
l’impressione di guardare una serie di film inseriti però
in un prodotto seriale. La speranza è che negli episodi a
seguire il genere poliziesco prorompa senza tremare, proprio come
la sua controparte thriller.
Una città all’apparenza idilliaca,
una serie di omicidi a turbarne la quiete, un detective in grado di
vedere cose che gli altri non vedono: dai gialli della scrittrice
Louise Penny, arriva a partire dall’8 gennaio in esclusiva
su Sky e in streaming solo su NOW il nuovissimo poliziesco
Il Commissario Gamache – Misteri a Three Pines,
con Alfred Molina (Una
donna promettente, Show Me A Hero,
Spider-Man: No Way Home, Boogie Nights). Ambientata in
Canada, nel Quebec, la serie è un’avvincente crime story che andrà
su Sky Investigation tutte le domeniche con due nuovi episodi che
saranno ovviamente disponibili anche on demand.
Protagonista è Armand
Gamache (Molina), commissario dalle qualità distintive,
alle prese con una serie di omicidi nella cittadina di Three Pines.
Nel cast anche Rossif Suththerland, Elle-Máijá
Tailfeathers, Tantoo Cardinal, Clare Couter, Sarah Booth, Anna
Tierney, Roberta Battaglia, Julian Bailey, Ali Hand e Marie-Josèe
Belanger.
Il Commissario Gamache –
Misteri a Three Pines è prodotta da Sony. Tra gli
executive producer Andy Harries (tra i produttori esecutivi di
TheCrown e Outlander)
e Alfred Molina.
La trama di Il Commissario
Gamache – Misteri a Three Pines
Il commissario Armand Gamache vede
cose che gli altri non vedono: la luce tra le crepe, il mitico nel
mondano e il male in ciò che sembra semplicemente ordinario. Una
qualità che sicuramente gli torna utile per quanto riguarda la sua
professione, ma che comporta anche uno spiacevole «effetto
collaterale»: il dubitare, sempre e comunque, degli altri. Perché
tutti hanno un segreto. Durante un’indagine su una serie di omicidi
a Three Pines, una cittadina all’apparenza idilliaca, Gamache
scoprirà alcuni segreti sepolti da tempo e dovrà affrontare alcuni
fantasmi fin troppo personali.
Con il suo primo lungometraggio,
Girl,
il regista belga Lukas Dhont era
meravigliosamente uscito dai canoni del racconto di formazione per
raccontare la dura e tenera vicenda di un ragazzo impegnato nella
propria transizione di genere, affermandosi come un regista dotato
di rara sensibilità. Con il suo secondo lungometraggio,
Close, egli torna a raccontare il mondo
dei ragazzi con un coming of age che a sua volta dà prova
della grazia e dell’originalità del suo sguardo. Presentato nel
Concorso del Festival
di Cannes, dove ha vinto il Grand Prix
Speciale della Giuria, e poi ad Alice nella
Città, sezione parallela e autonoma della Festa
del Cinema, il film si afferma dunque come gioiello di
dolcezza ma anche per la brutale onesta con cui ritrae il delicato
periodo dell’adolescenza.
Protagonisti di questo racconto
sono i tredicenni Léo (Eden
Dambrine) e Rémi (Gustav De
Waele) da sempre migliori amici o “quasi
fratelli” come si definiscono loro, che trascorrono insieme
tutto il loro tempo libero, vivendo avventure, raccontandosi di
tutto e condividendo ogni emozione. Quando l’estate finisce e le
scuole superiori iniziano, i due diventano anche compagni di
classe. Qui, il loro legame speciale non manca di attirare
l’attenzione di alcuni altri studenti e dalla loro curiosità sorge
una domanda semplice e ingenua, che però darà vita ad un vero e
proprio terremoto nel rapporto tra i due amici. Da quel momento in
poi, i due scopriranno quanto possa essere doloroso crescere e
cambiare come persone.
In conflitto con sé stessi
Un elemento particolarmente
affascinante di Girlera
dato dal fatto che il conflitto vissuto dal protagonista
relativamente alla propria volontà di cambiare sesso non era
generato dallo scontro con quanti intorno a lui, bensì con sé
stesso. La transizione di genere e il bisogno di una nuova
autodeterminazione dovevano dunque necessariamente passare
attraverso l’accettazione da parte dello stesso protagonista e non
dalla società in cui è inserito, che al contrario veniva
rappresentata come particolarmente aperta nei confronti di tale
cambiamento. Similmente, in Close, il conflitto che si
viene a generare tra i due adolescenti protagonisti è scaturito
primariamente da loro stessi, dal desiderio tutto loro di
conformarsi a regole di cui in realtà non avrebbero bisogno.
È vero, viene posta una fatidica
domanda sulla natura del loro rapporto e non mancano i momenti in
cui gli altri loro coetanei esternano commenti inopportuni a
riguardo, ma da qui in poi quanto avviene diventa l’espressione del
modo in cui i due protagonisti iniziano a riflettere in modo
personale sul proprio legame e sulla loro identità. Il desiderio di
essere accettato sembra per Léo divenire l’unica cosa che conta e a
quell’età è assolutamente comprensibile che sia così. Dhont, senza
alcun giudizio netto, porta dunque in scena un momento notoriamente
delicato nella vita di ogni essere umano, dove al desiderio di
crescere va di pari passo anche una forte paura per ciò che
potrebbe restare indietro e ciò che invece si potrebbe trovare di
nuovo lungo il percorso.
Come raccontato dal regista, tutti
hanno in un modo o nell’altro vissuto tali dinamiche. Dinamiche con
cui è difficile fare i conti e di cui è di conseguenza difficile
parlare. Nell’assumere tale compito, Dhont dimostra ancora una
volta un feroce interesse nei confronti nello scontro tra
l’individuo e il suo mondo interiore, che si manifesta proprio nel
momento in cui si è più vulnerabili e malleabili. Già con questa
sua opera seconda si possono dunque tracciare delle prime
coordinate del suo cinema. Un cinema composto di corpi vivi che
fremono eppure si autocensurano, di personalità forti che devono
fare i conti con emozioni che non appaiono mai del tutto chiare. Un
cinema, in ultimo, che propone veri e propri viaggi attraverso
momenti della vita dopo i quali nulla sarà mai più come prima.
Un film all’altezza dei suoi personaggi
Close segue dunque con
maggior attenzione i canoni e le classiche tappe di questa
tipologia di racconti, proponendo un percorso durante il quale i
due protagonisti cambiano il proprio modo di rapportarsi con sé
stessi e il mondo circostante. All’interno di questa cornice Dhont
inserisce tutti quelli che già in Girlapparivano
essere i suoi principali interessi come regista. Come suggerisce il
titolo del film, egli rimane particolarmente vicino ai suoi
personaggi, facendoli esprimere più con i gesti e gli sguardi che
non con le parole. Non per niente egli ha affermato di scrivere i
suoi film più con l’animo del coreogrago che non con quello dello
sceneggiatore.
Tra primi e primissimi piani,
dettagli e particolari, Dhont trova dunque il modo di far emergere
dalle immagini tutte quelle piccole grandi emozioni che un racconto
come questo porta naturalmente con sé. Ci sono calore e tenerezza
in Close, che la splendida fotografia di Frank van
den Eeden (qui alla sua seconda collaborazione con Dhont)
sottolinea ripetutamente attraverso l’esaltazione di determinati
colori, luci e di quei primi piani struggenti. Con questo stesso
calore, però, sono raccontati anche i momenti più intensi e
drammatici, che colpiscono proprio per via della loro semplicità e
che tutti potremmo aver vissuto crescendo.
Come avvenuto per Girl, inoltre,
anche in questo caso il regista trova gli interpreti ideali e si
conferma un abile direttore d’attori, capace di tirar fuori da loro
la più pura sincerità e tutte le emozioni presenti nell’animo dei
loro personaggi. Gli sguardi spaventati o sconcertati di Dambrine,
in particolare, sono realmente capaci di scavare di rimanere
impressi nella mente e nel cuore dello spettatore. Oltre a tutto
ciò, Dhont dà in generale ulteriore prova di possedere un grande
controllo come regista, dosando al punto giusto il dramma, la
spensieratezza e le emozioni, facendo sì che ogni parte del film
risulti coesa e coerente con quella prima e quella seguente.
Così facendo riesce a cogliere la
vitalità dei suoi due protagonisti ma anche il loro progressivo
senso di smarrimento. Close, in fin dei conti, risulta
un’opera così forte emotivamente proprio per il suo porsi
interamente alla loro altezza e in ascolto delle loro emozioni,
cogliendone e amplificandone le gioie e le paure. Scene
apparentemente semplici come quella all’interno dell’autobus, prima
che Léo riceva una fatidica notizia, o ancora quelle che il giovane
condivide con Sophie (Émille
Dequenne), la madre di Remy, sono un perfetto esempio
dell’abilità di Dhont di comprendere e raccontare il mondo
interiore dei più giovani.
Martin Scorseseha fatto un’apparizione
virtuale a sorpresa ai New York Film Critics Circle Awards del
2023, dove ha conferito al regista di TárTodd Fieldil premio per il miglior
lungometraggio. Scorsese, che ha diretto la protagonista di
TárCate Blanchett in “The Aviator”, ha
elogiato il dramma di Field come “un vero e proprio atto di alto
livello” e ha affermato che il film ha sollevato le nuvole sui
“giorni bui” che il cinema sta affrontando attualmente.
“Da così tanto tempo ormai, così
tanti di noi vedono film che praticamente ci fanno sapere dove
stanno andando“, ha detto Scorsese. “Voglio dire, ci prendono per
mano e, anche se a volte è inquietante, in qualche modo ci
confortano lungo la strada che alla fine andrà tutto
bene. Ora, questo è insidioso, poiché ci si può cullare in
questo e alla fine abituarsi, portando quelli di noi che hanno
sperimentato il cinema in passato – molto di più – a disperare del
futuro della forma d’arte, in particolare per le giovani
generazioni. Ma questo è nei giorni bui.Martin Scorsese ha continuato: “Le nuvole
si sono alzate quando ho visto il film di Todd,
‘Tár’. Quello che hai fatto, Todd – è che il tessuto
stesso del film che hai creato non lo permette. Tutti gli aspetti
del cinema e del film che hai usato lo attestano. Lo
spostamento delle location, per esempio, lo spostamento delle
location da solo fanno ciò che il cinema sa fare meglio, ovvero
ridurre lo spazio e il tempo a ciò che sono, il che è
niente”.
Tár presentato in
concorso all’ultima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia
vede la Cate Blanchett nei panni di una maestra di
fama mondiale la cui vita personale e carriera professionale
vengono sconvolte dal suo comportamento tossico. La Blanchett ha
vinto la Colpa Volpi per la migliore attrice al Festiva ed è
ampiamente attesa per una nomination all’Oscar, così come per il
miglior film e Field per la migliore regia. “Quello che hai
fatto, Todd, è un vero atto di alto livello“, ha aggiunto
Martin Scorsese. “Tutto questo è trasmesso
attraverso una magistrale messa in scena, come angoli e bordi
controllati, precisi, pericolosi, precipitosi geometricamente in
qualche modo cesellati in un meraviglioso formato 2:3:5 di
composizioni di fotogrammi. I limiti della cornice stessa e la
provocazione di tempi misurati riflettono l’architettura brutale
della sua anima, l’anima di Tár.”
Field e Blanchett hanno recentemente
unito le forze per la prima storia di
copertina di
Variety del
2023 . Blanchett ha detto durante
l’intervista: “Penso che ‘Tár’ parli di un momento nella vita di
una donna in cui si sta muovendo inesorabilmente, come tutti noi,
verso la morte, e cerchiamo di correre più veloce di quella cosa –
cerchiamo di correre più veloce dei lati sgradevoli di noi
stessi. Cerchiamo di nasconderci”.
Martin Scorsese trova spesso un modo per
sostenere pubblicamente i film che ama di più in un dato anno.
“Tár” si unisce al
film horror di Ti West “Pearl” come uno dei
due titoli del
2022 per i quali il regista premio Oscar ha rilasciato una
dichiarazione di elogio. A settembre, ha detto che “Pearl”
era “così profondamente inquietante”che dopo ha avuto problemi a
dormire. “‘Pearl‘ crea 102
minuti selvaggi, ipnotizzanti, profondamente – e intendo
profondamente – inquietanti”, ha scritto Scorsese in una dichiarazione. “West e la
sua musa e partner creativa
Mia Goth sanno davvero come giocare con il loro pubblico… prima
di affondare il coltello nel nostro petto e iniziare a
girare“.
Ridley Scott si
sta avvicinando al sogno di realizzare Il
Gladiatore 2, sequel tanto chiacchierato di uno dei
suoi film di maggior successo con Russell Crowe. Stando a quanto riporta
Variety, infatti, il regista avrebbe scelto il suo
protagonista: Paul Mescal, rivelazione di Normal
People, sarebbe in trattative per interpretare il
protagonista del film.
Scott produrrà anche, insieme al presidente di Scott Free
Michael Pruss, Doug Wick e
Lucy Fisher tramite Red Wagon Entertainment.
David Scarpa ha scritto la
sceneggiatura.
Dal film originale tornano anche
Janty Yates (Costumista) e Arthur
Max (Scenografo). Il primo film è stato una coproduzione
tra Universal e DreamWorks e mentre DreamWorks non sarà più
coinvolta, Universal ha il diritto di collaborare nuovamente al
progetto.
Il nuovo film segue l’acclamato
blockbuster del 2002 Il Gladiatore, che ha
incassato oltre 460 milioni di dollari al botteghino mondiale ed è
stato candidato a dodici premi Oscar, vincendone cinque, incluso
quello per il miglior film. Il ruolo di Massimo Decimo Meridio, il
generale romano diventato gladiatore, è stato un punto di svolta
per la carriera di Russell Crowe nel 2000.
Sembra che Ridley
Scott abbia incontrato l’attore in una fase molto precoce
del processo di casting e, sebbene stia ancora svolgendo i
colloqui, Paul Mescal è tra coloro che maggiormente hanno
incontrato il favore del regista. Per Mescal potrebbe essere un
vero e proprio salto per la sua carriera, dal momento che uscirebbe
dalla cerchia di produzioni indie per affacciarsi nel mondo del
cinema industriale.
De Il
Gladiatore 2 sappiamo molto poco, ma il
protagonista sarà Lucio, il giovane figlio di Lucilla (Connie
Nielsen), che ora è un uomo adulto dato che la storia
si svolge anni dopo il primo film. Nella storia del primo film,
Lucio e sua madre vennero salvati dalle ire di Commodo (Joaquin
Phoenix) dall’intervento di Massimo. Imperatore e
gladiatore hanno poi trovato la morte nell’arena, alla fine del
film.
Ridley Scott è al
momento al lavoro sul set di Napoleon proprio con Phoenix, mentre Paul
Mescal è approdato il 6 gennaio su MUBI
con Aftersun.
Netflix conferma che Mercoledì,
la serie tv che ha battuto tutti i record, tornerà con una seconda
stagione solo su Netflix. Maggiori dettagli sulla seconda stagione
saranno condivisi prossimamente. In un’intervista esclusiva su
Tudum.com i creatori, showrunner e produttori esecutivi
Alfred Gough e Miles Millar hanno
dichiarato:
“È stato incredibile
creare uno show che ha connesso persone da tutto il mondo. Siamo
entusiasti di continuare il tortuoso viaggio di Mercoledì
verso la seconda stagione. Non vediamo l’ora di tuffarci a
capofitto in un’altra stagione ed esplorare il bizzarro e spettrale
mondo di Nevermore. Dobbiamo solo assicurarci che Mercoledìnon
abbia svuotato prima la piscina.”
Mercoledì,
prodotto da MGM Television, continua ad avere un clamoroso impatto
culturale in diversi ambiti: dall’intrattenimento al web, dalla
musica alla moda, passando per la cosmesi.
Da quando la serie ha
debuttato a novembre 2022:
Mercoledì è ora una delle serie di
maggior successo di sempre su Netflix. Si colloca al secondo posto
nella classifica dei prodotti TV più popolari (in lingua inglese)
con 1,237 miliardi di ore visualizzate nei primi 28 giorni.
Più di 182 milioni di famiglie
hanno visto la serie dal suo debutto.
Mercoledì ha superato il miliardo di ore di visualizzazioni
solo tre settimane dopo il debutto, unendosi a Stranger Things 4 e Squid
Game come terzo titolo a raggiungere questo traguardo nei suoi
primi 28 giorni.
La serie ha battuto il record per
il maggior numero di ore visualizzate in una settimana per una
serie TV in lingua inglese su Netflix – non una, ma due volte –
quando ha debuttato al primo posto con un record di 341,23 milioni
di ore visualizzate, e di nuovo nella sua seconda settimana con
l’incredibile cifra di 411,29 milioni di ore visualizzate.
Ad oggi,
Mercoledì è stata sei settimane consecutive con oltre 100
milioni di ore visualizzate nella classifica dei prodotti TV più
popolari (in lingua inglese): un altro record!
Su TikTok, #WednesdayAddams ha
accumulato oltre 22 miliardi di visualizzazioni.
La colonna sonora di
Mercoledì ha raggiunto il primo posto nella
classifica delle colonne sonore di iTunes, dove è rimasta nella Top
10 per tre settimane.
MercoledìAddams ha ora oltre 1 milione di
follower su Spotify.
Su Spotify, “Goo Goo Muck” dei The
Cramps ha registrato un aumento dello streaming di oltre il 9500%
rispetto al mese precedente l’uscita della serie.
L’iconica scena del ballo di
Mercoledì è diventata virale sui social media di tutto il mondo. I
contenuti generati dai fan che utilizzano “Bloody Mary” di Lady
Gaga hanno portato a un aumento dello streaming di oltre il 1800%
della canzone su Spotify rispetto al mese precedente l’uscita della
serie. Anche Lady Gaga si è unita al divertimento.
Con oltre 80 milioni di
visualizzazioni, i fan non ne hanno mai abbastanza della reazione
del cast all’iconico video della scena del ballo.
Il trucco virale di Mercoledì è
stato cercato e visto oltre 100 milioni di volte dai fan su
TikTok.
I
prodotti di Mercoledì sono molto richiesti con articoli selezionati
esauriti presso rivenditori come Hot Topic, MAC e Cakeworthy.
Netflixaccoglie
nella sua top ten settimanale una nuova serie originale
brasiliana: Sguardo Indiscreto (Olhar
Indiscreto). In 10 puntate da
40-50minuti, la creatrice Marcela
Citterio snocciola la storia
di Miranda (Debora Nascimento).
La vicenda gira attorno al voyeurismo, la prostituzione e i segreti
di famiglia, tutti territori che possono essere al centro di
un’avvincente serie tv o di una squallida
telenovela.
La trama di Sguardo
Indiscreto
Miranda (Debora
Nascimento) è
un’esperta hacker dal passato oscuro. La
donna passa le giornate chiusa nel suo appartamento a spiare la
dirimpettaia Cléo (Emanuelle Araújo),
un’affascinante prostituta. Un giorno, la vicina chiede a
Miranda di tener bada al proprio cane e al
proprio appartamento per il weekend. Nella
casa, Miranda scopre un mondo lontanissimo dai
sistemi informatici. L’incontro con Fernando, un cliente
di Cléo, coinvolge Miranda nelle vicende di
una famiglia ricca e tenebrosa. Tra intrighi amorosi, segreti
inconfessabili e omicidi, Miranda, con le sue
conoscenze, diventa una fonte preziosa per la famiglia: senza
remore, la donna si lancia in questa nuova pericolosa vita.
Il voyeurismo non cinematografico
ma patologico
A descriverlo, l’incipit di
Sguardo Indiscreto ricorda
La finestra sul cortiledi Hitchcock:
teleobiettivi, sguardi da una finestra all’altra, voyeurismo.
Tuttavia, la storia di Miranda si discosta
velocemente dal mondo hitchcockiano. In pochi minuti la serie ci
catapulta in un mondo erotico forzato e lo sguardo voyeuristico
tanto amato dal cinema viene presto declassato a sguardo perverso.
Tutto il discorso fatto dai grandi autori sul piacere di guardare
la vita altrui qui si riduce all’osso, al piacere carnale privo di
filosofia.
Miranda potrebbe
essere un L.B. Jeffries (James
Stewart) 2.0, dotato non solo di
fotocamera ma anche di computer. Il potenziale rimane però solo
teorico: l’erotismo creato in Sguardo
Indiscreto è forzato e, molto spesso, non necessario. Non
c’è allusione affascinante, non c’è poesia: tutto è mostrato
esplicitamente, sia con i corpi esposti davanti allo schermo, sia
con le parole.
Dialoghi si dialoghi, intrighi su
intrighi
Anche a livello di potenza della
storia, Sguardo Indiscreto non è efficace.
L’autrice punta tutto sui dialoghi e sui colpi di scena che, alla
lunga, smettono di sorprendere. Le espressioni basite stile
Occhi del cuore (la soap-opera di Boris),
i dialoghi esageratamente esplicativi, gli intrighi familiari
(troppi figli illegittimi, troppi delitti passionali) rendono la
serie in tutto per tutto e per tutto una
telenovela di basso livello.
In conclusione, Sguardo
Indiscreto è una
serieNetflixche
si discosta dai prodotti di qualità della piattaforma: è uno show
che non riesce a dare il giusto spazio ad una trama con del
potenziale perché vuole mettere in primo piano l’aspetto erotico.
E, alla fine dei conti, l’operazione non riesce.
Per Colin Farrell, interpretare il Pinguino in
The
Batman di Matt Reeves è stata solo la
“punta dell’iceberg” nella sua esplorazione del personaggio, che
continuerà con l’omonima
serie spin-off di HBO Max. Al galà di premiazione del Palm
Springs International Film Festival, Farrell ha parlato con
Marc Malkin di Variety di come è nata la serie
The
Penguin, dicendo che quando ha iniziato a girare The
Batman non aveva idea che il suo personaggio avrebbe ottenuto il
proprio show.
“L’unica cosa che avevo in
mente era che non avrei potuto esplorare il personaggio tanto
quanto avrei voluto”, ha detto Farrell sul tappeto rosso.
“Perché c’era tutto questo lavoro straordinario svolto da
[truccatori] Mike Marino e Mike Fontaine e il suo team, e ho
pensato che fosse solo la punta dell’iceberg, scusate il gioco di
parole, che avremmo dovuto fare le sei o sette scene che abbiamo
fatto nel film. Ero grato per loro, ma volevo di più.”Colin Farrell ha detto che poi “ci ha
pensato un po’” e ha parlato con il produttore Dylan Clark,
anch’egli entusiasta dell’idea. Ma ciò che gli ha davvero fatto
desiderare di fare lo spin-off è stato il lavoro dei truccatori
Marino e Fontaine, responsabili della scioccante trasformazione di
Farrell nel supercriminale.
“Onestamente, ogni pensiero che
avevo su una serie estesa aveva a che fare con il lavoro di Mike
Marino. Sapevo solo che c’era così tanto da fare: invecchialo,
invecchialo ‘, ha continuato Farrell. “È proprio un tale
genio, Mike, quindi è stato il suo lavoro a ispirarmi,
davvero.” In effetti, il look da pinguino di Farrell è stato
un travestimento così efficace che l’attore ha potuto permettersi
di andare da Starbucks durante il primo test di trucco senza essere
riconosciuto. La produzione della serie The
Penguin inizierà a febbraio, ha detto Farrell, e
durerà circa cinque o sei mesi. Colin Farrell è stato premiato al gala per il
suo lavoro in Gli Spiriti dell’Isola di Martin
McDonagh, per il quale il festival del cinema gli ha
conferito il Desert Palm Achievement Award per la recitazione.
Nicole Kidman si è unita al cast della
prossima serie Paramount+ di Taylor
SheridanLioness, come riferisce in
esclusiva Variety. La notizia amplifica il
ruolo di Kidman in relazione allo show, del quale già era
produttrice esecutiva.
Lioness è basato su
un programma della CIA nella vita reale. Secondo la descrizione
ufficiale della serie, segue “Cruz Manuelos (Laysla De
Oliveira), un giovane marine ruvido ma appassionato
reclutato per unirsi al Lioness Engagement Team della CIA per
aiutare a far cadere un’organizzazione terroristica
dall’interno”.
Il cast include anche Zoe Saldaña, Jill Wagner, Dave
Annable, LaMonica Garrett, James Jordan, Austin Hébert, Hannah Love
Lanier, Stephanie Nur e Jonah
Wharton.
La Kidman interpreterà
Kaitlyn Meade, descritta come “il supervisore
senior della CIA che ha avuto una lunga carriera nel fare politica.
Deve destreggiarsi tra le trappole dell’essere una donna nella
comunità dell’intelligence di alto rango, una moglie che desidera
ardentemente l’attenzione che lei stessa non può dare e un mentore
per qualcuno che si avvicina sospettosamente alla stessa strada
accidentata su cui si è trovata.”
Noah Schnapp, che interpreta l’adolescente
omosessuale Will Byers in
Stranger Things, la serie di maggior successo di tutti
i tempi su Netflix, si è dichiarato gay.
In un video pubblicato giovedì sul
suo account TikTok, l’attore 18enne ha
scritto: “Quando finalmente ho detto ai miei amici e alla mia
famiglia che ero gay dopo essere stato spaventato nell’armadio per
18 anni e tutto quello che hanno detto è stato ‘lo sappiamo’
“. Nella didascalia del suo video TikTok, Schnapp ha scritto:
“Immagino di essere più simile a Will di quanto
pensassi”.
Dopo essere stato uno dei
protagonisti di Stranger Things in quanto prima
vittima del Demogorgone nella prima stagione, il Will di Noah Schnapp è un elemento chiave dello show e
tornerà, insieme a tutti gli altri, nella quinta e ultima stagione
della serie.
Il caleidoscopio è
un semplice gioco di specchi, che con piccoli frammenti di vetro o
plastica, da vita ad una moltitudine di colori. Con i suoi episodi
colorati la serie tv Caleidoscopio unisce insieme
i pezzi per narrare il furto del secolo. Formata da una sola
stagione di otto puntate, di circa quaranta minuti l’una,
Caleidoscopio è una nuova miniserie scritta e
prodotta da Eric Garcia (Anonymous
Rex). Nel cast si ritrovano diverse figure ricorrenti in altre
ben note serie tv, partendo da Giancarlo Esposito (Gus Fring in
Breaking Bad) nel ruolo di Leo Pap, alias Ray. A questo si
aggiungono anche Jai Courtney (capitan Boomerang nei Suicide
Squad), Tati Gabrielle (Prudence in
Le terrificanti avventure di Sabrina) e Paz
Vega (The
OA).
Una rapina di riscatto
Caleidoscopio si
apre con un mini-episodio introduttivo, Nero, che spiega la
struttura della serie. Questa viene definita un’esperienza visiva
unica: ogni episodio, identificato da un colore, è un pezzo del
puzzle. La serie non segue un ordine cronologico, è Netflix stesso a dare un ordine casuale per la
visione delle puntate, ma non è quello obbligatorio: potete seguire
le vicende nell’ordine che più vi ispira, l’importante è lasciare
l’episodio Bianco, il gran finale, per ultimo.
L’episodio più datato nella
cronologia delle vicende è Viola, 24 anni prima del colpo. Ray, un
padre di famiglia, cerca di mantenere la figlia Hannah e la moglie
Lily facendo ciò che gli riesce meglio: rubare. Insieme all’amico e
collaboratore Graham mettono in atto dei colpi da maestro in varie
città d’America. Tutto, però, finisce per precipitare con il loro
ultimo ambizioso colpo.
Passando al presente, Leo Pap, nuovo
nome di Ray, vuole organizzare una rapina nella SLS, un’agenzia di
sicurezza guidata dall’imprenditore Roger Salas, con l’appoggio di
Hannah, figlia di Ray. Entrano a far parte della banda di
rapinatori Ava, nota avvocatessa di New York, Stanley, vecchio
compagno di cella di Ray, Judy, esperta di chimica, insieme al
marito Bob, violento ed arrogante. Pur con certi imprevisti, la
squadra porterà a termine l’impresa di rubare dei titoli dal valore
di sette miliardi di dollari dal caveau di SLS, ma il bottino
finisce per non essere quello sperato.
Caleidoscopio è una
serie avvincente ed interessante da seguire, con alcune specifiche
particolarità. Prima fra tutte, la struttura a puzzle, in cui ogni
episodio è un pezzo singolarmente distaccato della stessa storia. A
questo si aggiunge anche la curiosa idea di denominare ogni
episodio con un colore: giallo, verde, arancione, viola, blu,
rosso, rosa e bianco. Ogni colore viene, inoltre, spesso richiamato
nell’episodio stesso, spesso nella parte finale: il cappotto di Ava
nell’episodio Viola, il giallo della chiavetta usb.
Riguardo le vicende in sé, si tratta
di tematiche già presentati sul grande schermo in svariati altri
film e serie tv: si pensi alla serie spagnola La casa
di carta, accentrata su una banda di rapinatori che vogliono
derubare la zecca di stato. Altro esempio di Heist movies sono i
film della linea
Ocean’s, in cui il capo Danny Ocean, recluta una squadra per
diverse rapine. Nonostante la banalità della trama, caleidoscopio
non annoia lo spettatore, e lo sorprende con un plot twist finale
nell’episodio bianco.
Una storia di avidità e
vendetta
Caleidoscopio
presenta, parallelamente alle vicende riguardanti il colpo, tutta
una serie di dinamiche secondarie ma particolarmente rilevanti per
le vicende e per le vite dei personaggi. Primo fra tutti, il
rapporto padre- figlia tra Ray/Leo ed Hannah: per proteggerla da sé
stesso, la respinge fin da bambina dopo essere finito in carcere.
Dopo diciassette anni di silenzio, è Hannah inizialmente a
rifiutarlo come padre, ma, con una lunga e sincera lettera, Ray
riesce pian piano a ricucire il suo rapporto con la figlia, fino ad
accoglierla nel suo piano criminale. Hannah, lavorando per la SLS,
diventa una spia interna.
Per quanto sette miliardi di dollari
potrebbero sembrare per molti un motivo abbastanza valido per fare
una rapina, per Ray non è mai stata una questione di soldi, ma di
vendetta. L’avidità, fin dai tempi di Graham, non era mai stato il
motivo dei suoi furti: era solo un modo come un altro per garantire
il necessario per la sua famiglia, tanto da provare a rinunciarci
per darsi ad uno stile di vita più sicuro. In questo ultimo colpo
si racchiude il desiderio di riscatto per Ray, malato di Parkinson,
in modo tale da poter chiudere tutti i conti in sospeso, ed il
desiderio di giustizia: dopo aver perso tutto, la moglie, Hannah,
la propria libertà, abbandonato da Graham, vuole condannare il suo
nemico alla stessa fine.
Nella crew, però, solo Ray agisce
per una “causa maggiore”, tutti gli altri bramano la ricchezza,
primo fra tutti Bob, noto fin da subito per la sua avidità.
Estremamente violento contro tutti i membri della squadra, a tratti
anche con Judy, cerca solamente di arraffare più denaro
possibile.
La magia ha goduto di buon successo
negli ultimi anni al cinema. Dopo film come The Illusionist,
The Prestige e Scoop, è arrivato
Now You See Me – I maghi del
crimine ad incantare il pubblico cinematografico. Uscito
in sala nel 2013 per la regia di Louis Leterrier,
al centro di questo vi è un gruppo di esperti maghi che utilizzano
i loro incredibili trucchi per commettere dei crimini altrettanto
inspiegabili. Dato il grande successo di questo primo capitolo, nel
2016 ne è stato realizzato un diretto sequel. Now You See Me
2(qui la recensione) ha un nuovo
regista, Jon M. Chu, ma vanta lo stesso cast di
grandi attori, più qualche gradita e sorprendente aggiunta.
Ricca di colpi di scena, è questa
una pellicola che per peculiarità e struttura si presenta come
un’opera pensata per divertire il pubblico, con l’unico imperativo
di intrattenere lo spettatore a suon di magie e giochi di
prestigio. Come il primo, anche questo secondo film si rivela un
grande successo, con un incasso di oltre 300 milioni. Nello stesso
anno viene annunciato che verrà realizzato un terzo film, che
chiuderà così la trilogia. Ancora senza una data d’uscita, questo
dovrebbe ad ogni modo veder tornare nei panni dei protagonisti gli
stessi attori dei precedenti film.
Prima di procedere ad una prima, o
nuova, visione di questo, sarà però certamente utile approfondire
alcune curiosità ad esso legate. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile scoprire ulteriori dettagli relativi alla
trama come anche al cast di
attori. Si potranno poi ritrovare anche informazioni sul
suo sequel e sulle piattaforme
streaming contenenti il film nel loro catalogo. Grazie a
queste sarà possibile godere di una comoda visione in streaming,
lasciandosi incantare dai numerosi trucchi di magia, dall’intricata
trama del film e dai suoi personaggi ricchi di carisma e
fascino.
Now You See Me 2: la trama del film
È trascorso un anno da quando
l’agente dell’FBIDylan Rhodes ha assoldato quattro abili maghi,
detti Quattro Cavalieri, per servire
l’organizzazione segreta dell’Occhio e vendicarsi di
Thaddeus Bradley. Rhodes raduna i cavalieri,
presentando la nuova arrivata Lula May, e gli
affida una nuova missione: fermare il traffico illegale di dati
dell’affarista Owen Case. Spacciandosi per
invitati alla lussuosa festa organizzata per il lancio del nuovo
software di Case, Rhodes e i Quattro Cavaliere si preparano ad
agire ma sono interrotti da un misterioso uomo che rivela a tutti i
presenti le loro vere identità. Costretti a fuggire, i maghi
vengono salvati dagli uomini di Walter Mabry, ex
socio di Case che finse la sua morte dopo essere stato estromesso
dalla compagnia.
Dopo averli introdotti nel negozio
di illusionismo di Li, Mabry ingaggia i Cavalieri
per distruggere Case, sottraendo un chip custodito in un casinò di
Macao. Sebbene i suoi compagni siano riluttanti,
Atlas accetta la missione con l’intento di
consegnare il dispositivo all’Occhio. Avendo intuito le intenzioni
del mago, Mabry manda a monte la missione scontrandosi con Rhodes.
Quest’ultimo scopre la verità sulla morte di suo padre e si trova a
dover fronteggiare un vecchio nemico: Arthur
Tressler. Avvalendosi della complicità di Li, membro
segreto dell’Occhio, Rhodes e i Cavalieri dovranno usare tutti i
loro trucchi per incastrare i loro rivali e fuggire delle forze
dell’ordine che danno loro la caccia.
Now You See Me 2: il cast del film
Protagonisti del film sono
nuovamente alcuni tra i più noti interpreti di Hollywood. Il primo
di questi è Jesse
Eisenberg, che interpreta qui J. Daniel Atlas, il più
famoso dei Quattro Cavalieri. Un personaggio superbo, maniaco del
controllo e con una grande arroganza. L’attore ha raccontato di
aver lavorato molto sul carattere di questo, cercando di farlo
risultare tanto intrigante quanto insopportabile. Accanto a lui,
Woody Harrelson
è Merrit McKinney, il più anziano dei Quattro Cavalieri, nonché il
più astuto e simpatico. Altro membro del gruppo è invece
Dave Franco, che dà vita al truffaldino Jack
Wilder. Questi è il più giovane del gruppo, e a causa della sua
poca esperienza risulta essere anche il più insicuro dei
quattro.
L’attrice IslaFisher, che nel primo film interpretava Henlery
Reeves, ha dovuto rinunciare al ruolo per via della sua gravidanza.
Il personaggio viene dunque sostituito da una nuova entrata nel
gruppo, Lula May, interpretata da Lizzy Caplan.
Riprendono invece i loro ruoli gli attori Morgan Freeman,
nei panni di Thaddeus Bradley, e Michael Caine
in quelli di Arthur Tressler. Mark Ruffalo a
sua volta torna nel ruolo dell’agente Dylan Rhodes. Nuovo ingresso
è invece quello di Daniel
Radcliffe, grande esperto di magia al cinema, che
interpreta qui Walter Mabry. Jay Chou è Li, un
altro illusionista, mentre Ben Lamb è presente nel
ruolo dell’affarista Owen Chase.
Now You See Mee 2: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Now You See Me
2 è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Tim
Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 5 gennaio alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Dopo aver regalato al mondo i primi
due straordinari film della saga di Terminator,
il regista James
Cameron e l’attore Arnold
Schwarzenegger si riuniscono per un nuovo avvincente
film, cavalcando con esso il genere di spionaggio. Si tratta di
TrueLies, uscito al
cinema nel 1994 e affermatosi come il primo film nella storia del
cinema a superare i cento milioni di dollari di budget. Nato come
remake del francese La totale!, questo è poi divenuto
globalmente famoso come uno dei più importanti titoli dei suoi
anni. Ancora una volta, infatti, Cameron si è dimostrato maestro
senza eguali, capace come pochi di padroneggiare la macchina da
presa.
Con un titolo che è un ossimoro,
traducibile come “autentiche bugie”, il film si concentra
sulle vicende di Harry Tasker, una spia del governo che deve
cercare di mantenere un equilibrio tra il suo lavoro e la sua
normale vita domestica. A causa del suo alto budget, il film si
proponeva da subito come un rischio non indifferente, ma una volta
arrivato in sala questo venne scongiurato ben presto. True
Lies arrivò infatti a guadagnare un totale a livello mondiale
di quasi 380 milioni di dollari. Fu il terzo film dal maggior
incasso dell’anno, dietro solo a Il re leone e Forrest
Gump.
Dato questo grande successo, da
subito la Fox affidò a Cameron il compito di dar vita ad un sequel,
sempre con Schwarzenegger protagonista. Il regista si era però già
gettato nella realizzazione del suo grande capolavoro,
Titanic, e dovette perciò rimandare la lavorazione del
sequel di True Lies. Con l’inizio del nuovo millennio
sembrava infine tutto pronto per le riprese di questo, ma con
l’attacco terroristico dell’11 settembre il progetto si bloccò.
Cameron si disse infatti coontrario a realizzare un film incentrato
sul terrorismo dopo un evento di quel tipo. Resta ad ogni modo la
possibilità di godere del film del 1994, del quale proseguendo qui
nella lettura si potranno scoprire ulteriori curiosità.
True Lies: la trama del
film
La storia è quella di Harry
Tasker, un apparentemente semplice rappresentante di
strumenti informatici con una vita piuttosto noiosa e priva di
grandi eventi. Egli vive insieme a sua moglie
Helen e sua figlia Dana, le quali
a loro volta lo credono un uomo mite e lontano da ogni possibile
guaio. Ciò che nessuno sa, però, è che nella realtà Harry è
un’infallibile spia tutto muscoli e azione, dedito ad ogni tipo di
pericolo, per i quali sfoggia sempre un inimitabile coraggio. Egli
lavora per la Omega Sector, un’agenzia segreta della sicurezza del
governo degli Stati Uniti. Durante una delle sue missioni segrete,
egli è chiamato a recarsi in Svizzera, dove dovrà dare la caccia ad
una cellula terroristica guidata dal misterioso Salim Abu
Aziz.
Intraprendendo delle indagini, Harry
arriverà ad individuare la conturbante Juno
Skinner, una ricca mercante di antiquariato, come complice
del terrorista. Allo stesso tempo, egli dovrà fare i conti con i
sospetti di un tradimento da parte di sua moglie Helen. Desideroso
di recuperare i rapporti con questa, Harry le permette di vivere
una finta missione di spionaggio, evitando di rivelarle che quello
è il suo vero lavoro. Nel momento in cui il gruppo di Aziz si
intrometterà nella cosa, rapendo i due coniugi, per Harry sarà il
momento di scegliere se continuare con le sue bugie o esporsi in
prima persona, rivelando anche a sua moglie la sua vera natura.
True Lies: il cast del
film
Per il ruolo del protagonista Harry
Tasker, Cameron sapeva di potersi rivolgere unicamente all’amico
Arnold Schwarzenegger. Avendo già collaborato con
lui, sapeva perfettamente che l’attore poteva ricoprire nel
migliore dei modi un ruolo che prevedeva sia tanta azione che tanta
comicità. Schwarzenegger fu infatti entusiasta del progetto,
trovando che il personaggio di Tasker fosse perfettamente nelle sue
corde. L’attore naturalmente si sottopose ad un periodo di
allenamento intensivo, al fine di poter eseguire personalmente
quante più scene spericolate possibile. La più grande sfida, come
da lui ammesso, fu però quella di esibirsi in un tango.
Terrorizzato dall’idea di dover ballare, l’attore prese lezione per
oltre sei mesi al fine di risultare il più sciolto e realistico
possibile.
Accanto a lui, nel ruolo di Helen
Tasker, si ritrova Jamie Lee
Curtis, divenuta una star dopo essere stata
protagonista del film Halloween. L’attrice si è da subito
dichiarata particolarmente entusiasta di True Lies,
definendolo l’esperienza professionale più soddisfacente della sua
carriera. Per poter dar vita al suo personaggio, l’attrice si
esercitò ogni giorno al fine di essere fisicamente pronta anche per
le scene più complesse. Tra queste vi è il salvataggio tramite
elicottero, per il quale non ha voluto controfigure. Nel film è poi
presente l’attore Tom Arnold nel ruolo di Albert
Gibson, membro della squadra di Tasker. Art Malik,
invece, è il terrorista Salim Abu Aziz, mentre Tia
Carrere la conturbante Juno Skinner. Charlton
Heston è invece il direttore Spencer Trilby.
True Lies: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente, al momento il film
non è disponibile su nessuna delle principali piattaforme
streaming. True Lies potrebbe
tuttavia tornare nel catalogo di queste in futuro, e per il momento
sarà dunque possibile fruire del film solo in occasione dei suoi
passaggi televisivi. Il prossimo di questi sarà il giorno
giovedì 5 gennaio alle ore 21:15
sul canale La7.
Black Panther: Wakanda Forever si unirà ad
altri 16 film del Marvel Cinematic Universe ora in
streaming nel formato IMAX Enhanced su Disney+, per offrire agli abbonati una
maggiore quantità di immagini con un rapporto d’aspetto ampliato e
per un’esperienza di visione immersiva a casa (la disponibilità dei
contenuti varia a seconda del Paese).
In vista dell’imminente debutto del film in streaming, Proximity
Media, in collaborazione con Marvel Studios e Marvel Entertainment, ha pubblicato
“Wakanda Forever: The Official Black Panther Podcast”. Il pubblico
è invitato ad ascoltare e a conoscere l’entusiasmante ed emotivo
viaggio per la realizzazione del film nel corso di sei episodi. Il
primo episodio è disponibile sul sito “Wakanda Forever: The
Official Black Panther Podcast”, su tutte le principali piattaforme
di podcast e su
ProximityMedia.com. I restanti cinque episodi arriveranno ogni
settimana a partire dal 18 gennaio.
Nel film Marvel
Studios Black Panther: Wakanda
Forever, la Regina Ramonda (Angela Bassett),
Shuri (Letitia Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai Gurira)
e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba) lottano per proteggere
la loro nazione dalle invadenti potenze mondiali dopo la morte di
Re T’Challa. Mentre gli abitanti del Wakanda cercano di comprendere
il prossimo capitolo della loro storia, gli eroi devono riunirsi
con l’aiuto di War Dog Nakia (Lupita Nyong’o) e di Everett Ross
(Martin Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta Mejía nel ruolo di Namor,
sovrano di una nazione sottomarina nascosta, ed è interpretato
anche da Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e Alex
Livinalli. Black Panther: Wakanda Forever, diretto da Ryan
Coogler e prodotto da Kevin Feige e Nate Moore, è ora disponibile
al cinema.
Apple TV+
ha presentato oggi il trailer della terza stagione di Truth Be Told, la serie antologica vincitrice
del NAACP Image Award, con Il premio Oscar Octavia Spencer, che è anche produttrice
esecutiva, e la new entry, pluripremiata, Gabrielle
Union. La terza stagione, composta da 10 episodi, è stata
ideata dalla scrittrice, showrunner e produttrice esecutiva
Nichelle Tramble Spellman e vede la Spencer riprendere il ruolo di Poppy Scoville,
reporter investigativa trasformatasi in podcaster di cronaca nera,
per occuparsi di un nuovo caso.
https://youtu.be/MlXlSP3pznU
Truth Be Told: quando esce e dove vederla in
streaming
La nuova stagione di Truth Be Told farà il suo debutto su Apple TV+
il 20 gennaio con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio
ogni venerdì fino al 24 marzo.
Truth Be Told: trama e cast
Basata sul romanzo “While You Were
Sleeping” di Kathleen Barber, Truth Be Told offre uno sguardo unico
sull’ossessione americana per i podcast true crime e conduce il
pubblico a considerare quale sia il risvolto della medaglia quando
la ricerca della giustizia viene data in pasto all’opinione
pubblica. Nella terza stagione, Poppy (Octavia
Spencer), frustrata per la mancanza di attenzione da
parte dei media nei confronti della scomparsa di alcune giovani
ragazze nere, si allea con una preside dai modi poco ortodossi
(Gabrielle Union) per mantenere i nomi delle vittime ben visibili
agli occhi di tutti, mentre segue le tracce di un sospetto giro di
traffico sessuale di cui potrebbero essere rimaste vittime. Oltre a
Gabrielle Union, nel cast della terza stagione tornano
Mekhi Phifer, David Lyons, Ron Cephas Jones, Merle
Dandridge, Tracie Thoms, Haneefah Wood, Mychala Faith Lee
e Tami Roman.
Truth Be Told è creata da Nichelle
Tramble Spellman, che è anche produttrice esecutiva. Maisha Closson
è la showrunner della terza stagione. Tra i produttori esecutivi
insieme a Maisha Closson e Octavia Spencer ci sono Mikkel
Nørgaard, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter per Hello Sunshine,
Peter Chernin e Jenno Topping per Chernin Entertainment e
Brian Clisham per Orit Entertainment. Truth Be Told è prodotto per Apple da Hello
Sunshine, Chernin Entertainment, Orit Entertainment e Fifth
Season.
Apple TV+
offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità,
lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini
e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi
preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+
è diventato il primo servizio di streaming completamente originale
a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più
successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di
qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i
documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 300
vittorie e 1.305 nomination ai premi, tra cui la commedia
pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e il vincitore dell’Oscar come
Miglior film di quest’anno “CODA”.
A trent’anni dal grande successo di
Io speriamo che me la cavo, diretto da
Lina Wertmüller, Noi ce la siamo
cavata, di Giuseppe Marco Albano,
racconta che ne è stato dei bambini che interpretavano la classe
del maestro Sperelli,
Paolo Villaggio, veri protagonisti assieme a lui di quel caso
cinematografico, targato 1992. Presentato in anteprima fuori
concorso al
40 Torino Film Festival, il film arriva dal 5 gennaio
al cinema.
La trama di Noi ce la siamo
cavata
Il documentario nasce dalla mente
del protagonista Adriano Pantaleo, assieme al
regista e produttore Giuseppe Marco Albano, che
poi hanno sceneggiato Noi ce la siamo cavata con Andrej Longo. È
Pantaleo, che nel film di Wertmüller interpretava il piccolo
Vincenzino – tra coloro che hanno proseguito nella carriera di
attori, come Ciro Esposito, Raffaele – a voler
rispondere alla domanda che spesso gli viene rivolta da chi lo
ferma per strada: che fine hanno fatto i tuoi “compagni di classe”
della terza B di Corzano? Inizia così il suo percorso, nel quale
ricontatta gli ex compagni di set – Luigi
L’Astorina, Totò, CarmelaPecoraro, Tommasina, Mario
Bianco, Nicola, Pier Francesco Borruto,
Peppiniello, Maria Esposito, Rosinella, tra gli
altri – per capire che strada hanno preso le loro vite, a 30 anni
di distanza da quel film.
Domanda loro e si domanda: ce la
siamo cavata? Vi sono anche le voci di chi interpretava gli adulti
che si muovevano attorno a questo vivacissimo gruppo di bambini.
Attori del calibro di Gigio Morra, il custode,
Isa Danieli, la preside, Paolo
Bonacelli, Ludovico, e ovviamente, il maestro,
Paolo Villaggio, che compare in alcune interviste
risalenti all’epoca del film. Gli autori inseriscono anche le voci
di molti tra coloro che avevano collaborato al progetto
Io speriamo che me la cavo. Dallo
sceneggiatore Andrej Longo, di cui si è detto,
all’assistente alla regia Stefano Antonucci, dal
produttore Ciro Ippolito alla responsabile del
casting MariarosariaCaracciolo,
al coach di recitazione che preparò i bambini. Non solo un bilancio
di esistenze a trent’anni di distanza, dunque, ma soprattutto un
omaggio a Io speriamo che me la cavo, alle forze creative che lo
resero possibile, prima fra tutte quella della sua vulcanica
regista, Lina Wertmüller, cui il film è
dedicato.
Un appassionato viaggio a
ritroso
Noi ce la siamo
cavata è un film sentito, perché racconta qualcosa
che ha veramente cambiato le vite di tutti i piccoli protagonisti
che vi hanno partecipato. Non solo di chi poi ha fatto della
recitazione il suo mestiere. Adriano Pantaleo è il
primo a raccontare in modo appassionato la sua storia, a sentirsi
baciato dalla fortuna nell’essere stato scelto per interpretare
Vincenzino. C’è in tutti i protagonisti ed è evidente, l’emozione
autentica nel rivedersi bambini sul set, nel tornare in un attimo
indietro nel tempo. Ci si muove sul filo della memoria e anche un
po’ della nostalgia. Tuttavia, a Giuseppe Marco
Albano – autore di cortometraggi apprezzati in diversi
festival e del lungometraggio
Una domenica notte, del 2012 – non interessa un
ricordo nostalgico e fine a sé stesso. Gli interessa invece il
valore di un passato capace di proiettarsi verso il futuro. Alcuni
giovani protagonisti fanno anche un po’ di critica a posteriori,
specie Pantaleo ed Esposito, che
affermano di aver sentito su di sé, con il successo del film, la
responsabilità di essere presi ad esempio dagli altri, ed
evidenziano come questo li abbia fatti crescere in fretta. Tutti,
però, ripeterebbero senza esitazione l’esperienza.
Omaggio a Lina Wertmüller
e Paolo Villaggio
Emerge poi il ritratto di
Wertmüller come la regista di grande carattere
nota al suo pubblico, dal metodo rigoroso e dai modi gentili, ma
schietti, che pretendeva molto anche dai piccoli interpreti e
vedeva in loro quella “pulizia di cuore” che a suo parere
poteva rappresentare il vero valore aggiunto del film.
Paolo Villaggio appare invece desideroso di
esperienze attoriali diverse, che lo portassero lontano dal
personaggio di Fantozzi. Emerge la sua voglia di partecipare a un
film dove poter mostrare capacità diverse e diverse sfumature del
suo carattere. Noi ce la siamo cavata è
senz’altro un omaggio a queste due grandi figure del nostro
cinema.
Napoli ieri e oggi
Affiora, infine, il ricordo di una
Napoli fuori dallo stereotipo, in cui sembrava esserci ancora una
speranza, riposta, nonostante tutto, proprio nei piccoli
protagonisti. Una Napoli piena di contraddizioni e criticità, ma
viva e vitale, come di fatto la città è, contrapposta a quella
Napoli unicamente buia e tetra, spietata e disperata, che oggi
emerge spesso dagli schermi. Noi ce la siamo
cavata è forse anche un invito a tornare a guardare
la città con uno sguardo disincantato, sì, ma non disperato,
nonostante tutto ottimista, come quello di Lina Wertmüller,
conoscitrice profonda di Napoli e convinta delle sue infinite
capacità di rigenerazione. La stessa speranza di rigenerazione e
rinnovamento è nutrita dal regista Albano, e la nuova generazione
nata da coloro che un tempo furono i piccoli protagonisti di Io
speriamo che me la cavo, ne è il simbolo.
Dove e quando vedere Noi ce la
siamo cavata
Noi ce la siamo
cavata di Giuseppe Marco Albano è
prodotto da Mediterraneo Cinematografica e
Terra Nera, con il contributo della
Regione Campania, in collaborazione con Lo
Scrittoio e la Film Commission Campania.
È al cinema dal 5 gennaio 2023.
Renfield
uscirà nelle sale il 14 aprile 2023 e si concentrerà
sul personaggio del titolo (interpretato da
Nicholas Hoult), che “si è ammalato e stanco dei suoi
secoli come lacchè di Dracula (Nicolas
Cage). Lo scagnozzo trova una nuova prospettiva di
vita e forse persino la redenzione quando si innamora della
grintosa e perennemente arrabbiata poliziotta Rebecca Quincy
(Awkwafina).
Ryan Ridley ha
scritto la sceneggiatura, che si basa su una trama originale di
Robert Kirkman. McKay produrrà anche insieme
a Samantha Nisenboim e al team cinematografico di
Skybound Entertainment composto da Kirkman, David Alpert,
Bryan Furst e Sean Furst.
Nel romanzo classico di
Bram Stoker, RM Renfield
è stato presentato come uno dei detenuti del dottor Seward prima
che la sua storia passata rivelasse che era in realtà l’avvocato di
Dracula e il predecessore di Jonathan Harker. Fatto impazzire dal
malvagio Conte, Renfield
divenne il suo accolito volontario, credendo che un giorno gli
sarebbe stato dato il dono della vita eterna.
Il personaggio è apparso nella
maggior parte degli adattamenti del racconto ed è stato
interpretato da artisti del calibro di Dwight Frye
nel Dracula del 1931 e
Tom Waits nella versione del
1992 di Francis Ford Coppola.
Dopo un finale burrascoso
con un colpo di scena non troppo inaspettato, Ginny &
Georgia tornano su Netflix con una nuova
intera stagione in cui madre e figlia dovranno imparare a gestire
il loro rapporto alla luce di rivelazioni che spezzerebbero
chiunque, forse persino loro due. Ideata da Sarah
Lampertla serie sembra
continua a indagare la forza di e la creatività di queste due donne
che fanno di tutto per rimanere a galla, pur scontrandosi con
traumi, un passato oscuro e delle contingenze
complicate.
Ginny & Georgia stagione 2: dove eravamo
rimasti?
Dopo essere scappata di
casa insieme al fratelli Austin, Ginny si trova a vivere dal padre,
dove passa le sue giornate rinchiusa in camera, assumendo un
atteggiamento pacifico ma non comunicativo con il padre che è
all’oscuro delle motivazioni che hanno portato la ragazza a
scappare dalla madre. Ma è chiaro che Ginny non riesce a stare
senza Georgia e viceversa. Le due troveranno modo di riavvicinarsi,
prima con la forza, costrette da una circostanza precisa, poi
attraverso uno spiraglio di comunicazione, che sembra offrire una
chiave di lettura a tutta la seconda stagione.
Brianne Howey e Antonia Gentry sono tornate e sono più
agguerrite di prima. E mentre le loro vicende personali si
complicano ma si aprono anche a nuove possibilità, il loro rapporto
viene sfidato dalle contingenze. La leggerezza e l’intrigo che
avevano reso divertente e accattivante la prima stagione sono state
messe da parte per fare spazio a toni che strizzano l’occhio
addirittura alla dark comedy
e al dramma. Le problematiche che vengono messe in gioco sono
importanti e oggetto di grande conversazione, sempre con tatto e
con realismo, tuttavia l’impressione è che nella seconda stagione
di Ginny & Georgia si sia persa un po’ della vitalità che aveva
fatto la fortuna del primo ciclo e che tutto avvenga perché deve
avvenire.
La perdita delle leggerezza
Spiegando meglio: tutti
gli incidenti di percorso, le condizioni, i problemi, le afflizioni
dei giovani protagonisti sembrano spuntare le caselle di un manuale
di inclusione che sembra necessitare di tanti piccoli pezzetti per
dare un quadro completo della realtà, in un tentativo
ultra-democratico di dare voci a ogni difficoltà che può affrontare
un adolescente: dalla scena dei crampi mestruali, completamente
accessoria e inserita proprio per dare voce a quella condizione in
cui si ritrovano moltissime ragazze, alla battaglia contro le
malattie mentali e ai disagi psicologici che, in alcuni personaggi,
conducono proprio il flusso narrativo.
Come accadeva anche nella
prima stagione, migliore in campo è Brianne Howey.
La sua Georgia è imprevedibile, irrefrenabile, a tratti
terrificante, una madre corazzata dalle disgrazie della vita che
come un treno, carica a testa bassa qualsiasi ostacolo per spianare
la strada ai propri figli. Un fiume in piena che ha a cuore
soltanto il loro benessere a discapito di tutto. Ma questa
dedizione feroce non è per forza una cosa totalmente positiva, come
imparerà la stessa Ginny nel corso di questa turbolenta
stagione.
Antonia
Gentry, dal suo canto, fa quello che può con un ruolo che
si complica notevolmente in questo secondo ciclo, con sfaccettature
inaspettate per il suo personaggio che cresce a dismisura sotto gli
occhi spaventati della madre e quelli stupiti e colmi di meraviglia
di Austin, il fratellino interpretato dal tenerissimo
Diesel La Torraca.
I conti restano aperti,
con storie che si chiudono, altre che si aprono e personaggi che si
rivelano pozzi di mistero e meraviglia. Quello che sembra sicuro è
che per Ginny & Georgia non è mai nulla scontato e
che il loro rapporto non è quello normalmente conflittuale tra
madre è figlia. È una battaglia all’ultimo segreto e all’ultimo
abbraccio, una battaglia portata avanti in nome dell’amore
totalizzante e della volontà di libertà. Chi avrà la meglio?
Jeremy Renner ha
fornito ai fan un altro aggiornamento di prima mano
direttamente dall’ospedale mentre si riprende dall’incidente con lo
spazzaneve che lo ha lasciato in condizioni critiche. Oltre 24 ore
dopo aver pubblicato
un selfie sui social media dal suo letto d’ospedale, Renner ha
pubblicato il suo primo aggiornamento video. L’attore ha un occhio
gonfio e chiuso e tiene sul viso una maschera per l’ossigeno, ma
appare di buon umore mentre i membri della sua famiglia si prendono
cura di lui. “Una giornata in terapia intensiva” non
eccezionale “, trasformata in una fantastica giornata in spa con
mia sorella e mia mamma”, ha scritto Renner nella didascalia.
“Grazie mille.”
L’incidente è avvenuto il 1 gennaio dopo che Jeremy
Renner aveva cercato di aiutare a rimuovere l’auto di un
membro della sua famiglia che era bloccata nella neve. Lo
spazzaneve dell’attore ha finito per investirlo e ferirlo
gravemente. Renner ha subito due interventi chirurgici il giorno
successivo dopo aver subito un trauma toracico contusivo e lesioni
ortopediche. Lo spazzaneve dell’attore era un PistenBully o
Sno-Cat, un pezzo estremamente grande di attrezzatura per la
rimozione della neve del peso di almeno 14.330 libbre (oltre 6
tonnellate). Qui tutti i dettagli.
Guarda l’ultimo aggiornamento
dell’ospedale di Renner nel video qui sotto.
A “not no great” ICU DAY, turned to amazing
spa day with my sis and mama❤️. Thank you sooooo much pic.twitter.com/pvu1aWeEXY
George Lucas con
il primo Star
Wars nell’oramai lontano 1977, non poteva
immaginare che avrebbe creato un’intera saga capace di produrre
storie negli anni a seguire, supportata dall’amore e dalla fedeltà
di moltissimi appassionati. Il materiale per realizzare nuove opere
è stato tanto e ha dato l’opportunità di continuare a far viaggiare
gli amanti del franchise in quella galassia immaginaria popolata da
umani e diverse bizzarre specie provenienti da mondi
sconosciuti.
Seppur l’ultimo capitolo della
trilogia dei sequel abbia sollevato un polverone di polemiche,
parliamo di L’ascesa di Skywalker (2019), uscito su Disney+
dopo l’acquisto nel 2012 dei diritti della Walt Disney
Company, la piattaforma non ha mai smesso di sfornare
prodotti a tema Star
Wars, tanto che le serie tv inerenti a questa
misteriosa galassia sono state molte.
Il 2023 di
Disney+
apre perciò le porte al suo pubblico – in trepidante attesa – con
una vasta gamma di appuntamenti imperdibili da dover segnare sul
calendario, fra novità in arrivo e attesissimi ritorni. Scopriamo
quindi insieme le uscite per quest’anno.
Star Wars: The Bad Batch Stagione
2
Uno dei primi rinnovi è quello
della serie
Star Wars: The Bad Batch, ritornata con la seconda stagione il
4 gennaio. Ogni mercoledì sarà disponibile un episodio, fino al 29
marzo con gli ultimi due. La storia continua a seguire le gesta dei
Clone Force 99 a seguito della vittoria
dell’Impero nella galassia, cercando al contempo di sopravvivere e
provare ad adattarsi in questa nuova realtà.
La stagione riserva anche delle
sorprese: il trailer ufficiale ha infatti svelato l’apparizione
dell’Imperatore Palpatine e il ritorno del giovane Jedi Gungi.
The Mandalorian Stagione 3
Probabilmente è la più attesa sulla
piattaforma inerente al mondo di Star Wars. La
stagione 3 di The
Mandalorian continuerà a seguire le vicende di
Din Djarin (Pascal), affiancato dai suoi compagni
d’avventura Greef Karga e Bo-Katan, e tornerà con
il racconto delle storie di Grogu, alias il Piccolo.
La cultura mandaloriana verrà
esplorata ancor più nel dettaglio, mentre il trailer mostra che ci
saranno delle tensioni fra Din Djarin e Bo-Katan
Kryze, a causa del fatto che Din ha ancora il controllo
della Darksaber, che in teoria gli dà il diritto di governare
Mandalore. La terza stagione approderà in piattaforma dal 1 marzo
con un episodio ogni mercoledì.
Star Wars: Visions Stagione 2
La serie antologica
Star Wars: Visions prodotta da sette studi di animazione
giapponese, è approdata su Disney+ nel 2021 e fa il suo grande
ritorno per quest’anno con la seconda stagione. A differenza degli
altri prodotti del franchise, questo offre una prospettiva
completamente nuova, filtrata da personaggi e
ambientazioni molto differenti. Non si conosce la data precisa
dell’uscita, per il momento si sa solo che dovrebbe uscire in
primavera.
Young Jedi Adventures
Rimanendo nell’universo
dell’animazione, il 2023 porta un frutto tutto nuovo: si tratta del
debutto di Young Jedi Adventures, nuova serie
rivolta specificatamente ai bambini e alle famiglie. La storia
ruota attorno ad un gruppo di aspiranti Jedi durante l’Era
dell’Alta Repubblica. La novità è proprio nel periodo
d’ambientazione della serie: Disney+ Star Wars è la prima volta che
porta in scena l’Era dell’Alta Repubblica.
Quest’epoca, infatti, non è mai
stata esplorata se non nel mondo editoriale dove ha avuto persino
un enorme successo. Anche per Young Jedi
Adventures non si conosce la data specifica di uscita, ma
dovrebbe essere prevista nella primavera.
Ahsoka
Altro progetto più che atteso dal
pubblico di Star Wars è
Ahsoka, comparsa nella seconda stagione di The Mandalorian, e ora pronta ad avere uno
show tutto per sé. Di questa serie tv live-action non si hanno
grosse notizie, ciò che si sa è che sarà un sequel della serie Star
Wars Rebels e avrà luogo nella stessa timeline di The
Mandalorian.
Ad interpretare Ahsoka Tano un’impeccabile
Rosario Dwason. La produzione della serie è iniziata a maggio
2022, quindi si potrebbe supporre che ne vedremo il debutto
nell’autunno del 2023.
Star Wars: Skeleton Crew
Un altro prodotto dall’alto hype è
Star
Wars: Skeleton Crew, annunciato in occasione della
Star Wars Celebration del 2022. La serie, seppur
non abbia ancora una data d’uscita, è prevista per il 2023 e avrà
come protagonista
Jude Law.
La trama si impianta su alcune
vicende di un gruppo di ragazzi che si perdono nella galassia di
Star Wars e devono ingegnarsi per poter far ritorno a casa. La
timeline è simile a quella di The
Mandalorian e Ahsoka e si svolge
dopo Il ritorno dello Jedi.
The Acolyte
Per ultimo abbiamo Star Wars: The Acolyte, anch’esso nella
categoria di prodotti super attesi in piattaforma. L’ambientazione
è, come per Young Jedi Adventures, l’Alta Repubblica e sarà la
prima live-action dell’epoca su Disney+. La trama segue le
vicende dei Sith, mentre l’Acolyte sarà interpretato, fra
gli altri, da Amandla Stenberg, Dafne Keen, Carrie-Ann Moss, Manny
Jacinto e Lee Jung-jae.
La produzione di The
Acolyte è iniziata a novembre 2022, non si conosce la data
d’uscita ma potrebbe rientrare fra le serie disponibili in
streaming per questo 2023, anche se non è da escludere che slitti
al 2024.
Ecco la nostra intervista a
Lukas Dhont, rilasciata in occasione dell’uscita
in sala di Close, il suo secondo film distribuito da
Lucky Red e al cinema dal 4 gennaio 2023. Il film
è stato presentato in concorso al 75° Festival
di Cannes, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, e
nella sezione della Festa del Cinema di Roma Alice nelle
città, è candidato ai
Golden Globes 2023 come Miglior Film
Straniero e ha ricevuto quattro nomination agli European Film Awards 2022 (Miglior regista,
Miglior attore, Miglior sceneggiatore e Miglior film europeo).
Dopo l’acclamato esordio
con
Girl (2018), selezionato per rappresentare il Belgio ai
premi Oscar 2019 e insignito del premio Camera d’Or al 71°
Festival
di Cannes, il regista fiammingo Lukas Dhont torna al
cinema con una profonda storia di amicizia e sulla ricerca
dell’identità, raccontata attraverso il legame tra due ragazzi di
13 anni, Léo e Rémy, uniti da un affetto fraterno. Un evento
inaspettato cambierà per sempre le loro vite, mettendo in
discussione il loro legame. Close è
un profondo e toccante coming of age, una storia di formazione che
racconta il delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza,
interpretata con grazia e naturalezza dai due giovani
protagonisti.
“Un giorno sono andato
a visitare la mia vecchia scuola elementare” – ha dichiarato
il regista Lukas Dhont – “I ricordi sono
tornati alla mente, facendo riemergere quel tempo in cui era
davvero difficile essere me stesso, senza filtri. I ragazzi si
comportavano in un modo, le ragazze in un altro, mi sono sempre
sentito come se non appartenessi a nessun gruppo. Essere intimo con
un altro ragazzo sembrava solo confermare le supposizioni che altri
avevano sulla mia identità sessuale. Ho cercato di fare ordine tra
questi sentimenti, mettendo qualche parola nero su bianco:
amicizia, intimità, paura, mascolinità… e ne è emerso
Close”.
Dall’inizio del nuovo millennio ad
oggi, James Wan si è imposto come uno dei più
importanti registi e produttori di film horror. È grazie a lui se
negli ultimi anni sono stati realizzati alcuni dei titoli di
maggior successo di questo genere, merito anche di una reinvenzione
dei canoni e dell’iconografia horror. Wan è oggi considerato una
vera e propria garanzia, dalla cui attività hanno preso vita alcune
delle saghe più solide e spaventose viste al cinema negli ultimi
anni. Ogni suo film, diretto o solo prodotto, diventa dunque un
vero e proprio evento.
3. È stato detentore di un
record. Grazie al film Fast & Furious 7, Wan ha
stabilito un record, ovvero quello di regista del film capace di
raggiungere il traguardo del miliardo di dollari d’incasso nel
minor lasso temporale. Il settimo capitolo della celebre saga ha
infatti raggiunto tale cifra in soli 17 giorni. Tale record è però
durato solo un paio di mesi, venendo poi superato da Jurassic World, che
raggiunse il miliardo in 13 giorni. Il detentore è però oggi
Avengers: Endgame, con
soli 5 giorni necessari a ottenere tale risultato. Wan, ad ogni
modo, si conferma un regista particolarmente redditizio.
James Wan e Saw
4. Ha faticato a farsi
produrre il film. Oggi Saw, il primo film
dell’omonima saga, è considerato un vero e proprio classico
contemporaneo del genere horror. Prima di riuscire a realizzarlo,
però, Wan dovette scontrarsi con diversi rifiuti da parte di
produttori australiani. Nel tentativo di realizzare il film, egli
decise poi di inviare la sceneggiatura ad Hollywood, girando anche
un cortometraggio ispirato alla storia del film per poter
guadagnare ulteriori attenzioni. Il tentativo si rivelò fruttuoso e
Wan ottenne i finanziamenti necessari a girare il film, pur dovendo
accontentarsi di poche location e di appena 18 giorni per girare il
tutto.
5. Le riprese del film sono
state molto complesse. Farsi produrre il film non è stato
semplice, ma anche girarlo è stata un’esperienza molto complicata.
Avendo a disposizione pochi giorni e pochi ambienti, Wan dovette
rinunciare ad alcune idee che avrebbero a suo dire reso il film più
simile ad un thriller hitchcockiano. Dovendo eliminare dal
programma molte inquadrature e tecniche di ripresa particolari,
Saw finì con il caratterizzarsi per uno stile grezzo e
approssimativo, che divenne però non solo elemento di fascino e
fortuna del film, ma anche il tratto distintivo della saga.
James Wan e Dylan Dog
6. Produrrà una nuova serie
TV sul personaggio. Nel 2019 Wan ha annunciato che uno dei
suoi prossimi progetti come produttore sarà la realizzazione di una
serie TV su Dylan
Dog. Questa vedrà collaborare Wan e la sua casa di
produzione, la Atomic Monster, con la Sergio Bonelli
Editore, detentrice dei diritti sul personaggio. A lungo non
si è però più saputo nulla a riguardo, fino a quando nel dicembre
del 2022 Wan ha confermato che la serie è ancora in fase di
sviluppo e che dunque l’intero progetto è ancora vivo. Il regista
non sa quando questo entrerà effettivamente in produzione, ma
sembra essere solo questione di tempo.
James Wan e il film horror Malignant
7. Non è basato sulla sua
graphic novel. Nel 2011 Wan ha pubblicato una graphic
novel dal titolo Malignant Man, incentrata su un uomo che
sviluppa poteri a partire da un cancro terminale, ingaggiando una
guerra contro creature maligne. Inizialmente Wan aveva annunciato
di voler realizzare un film basato su quest’opera e quando
Malignant è arrivato al cinema nel 2021, si pensò che
fosse l’adattamento promesso. Il film, in realtà, non ha nulla a
che vedere con la graphic novel ed è invece una storia horror del
tutto originale, ideata e poi diretta dallo stesso Wan.
James Wan, Patrick Wilson e The Conjuring
8. È affascinato dalla
storia dietro la saga. Quando gli è stato proposto di
dirigere il film L’evocazione – The Conjuring, basato sui
racconti della coppia di ricercatori del paranormale
Ed e Lorraine Warren, Wan ha
accettato subito con entusiasmo. Egli dichiarò infatti di essersi
interessato al progetto per via del suo essere basato su eventi
realmente accaduti. Proprio per via del rispetto nei confronti
della storia degli Warren, il regista decise di mantenersi quanto
più fedele possibile a quanto da loro raccontato, apportando a tal
fine anche alcune modifiche alla sceneggiatura. Wan ebbe inoltre
modo di incontrare la vera Lorraine, ma si rifiutò di visitare la
vera abitazione al centro delle vicende narrate, in quanto
spaventato da questo tipo di storie.
9. È tornato a collaborare
con un suo attore ricorrente. Questo primo film della saga
di The Conjuring ha riunito Wan con l’attore
Patrick Wilson, divenuto nel tempo uno dei suoi
attori feticcio. I due avevano infatti già lavorato insieme per
Insidious e Oltre i
confini del male – Insidious 2. Wilson ha poi recitato anche
negli altri capitoli della saga di The Conjuring, sempre
prodotta da Wan. Il regista ha poi deciso di affidare proprio a
Wilson la regia del nuovo film della saga di Insidious,
attualmente intitolato Insidious: Fear the Dark.
James Wan e l’idea per M3gan
10. È lo sceneggiatore del
film. Attualmente in sala, M3gan è il primo film
horror uscito nei cinema italiani nel 2023. Oltre ad essere
prodotto da Wan con la sua Atomic Monster, il film è da lui anche
stato ideato insieme a Akela Cooper. Wan ha
raccontato di aver sviluppato la storia di una bambola assassina
che però, a differenza di Annabelle, non punta
sull’elemento soprannaturale bensì su quello tecnologico. Per il
regista, il film è infatti una riflessione sulla società odierna,
nella quale si tende a fare troppo affidamento sulla
tecnologia.
Le prime immagini
di Gran Turismo, il nuovo film Sony Pictures
diretto da Neill Blomkamp con David Harbour e Orlando Bloom. Il film, tratto dalla celebre
saga dei racing game, si ispira alla storia vera di un giovane
giocatore di Gran Turismo, Jann Mardenborough, che
vincendo una serie di gare competitive del videogioco riesce a
diventare un pilota professionista nella realtà.
Nel cast oltre a David Harbour (Stranger Things) e Orlando Bloom (Il Signore degli
Anelli), Archie Madekwe
(I Miserabili) nel ruolo del
protagonista, Darren Barnet (Non ho
mai…), Djimon Hounsou (Blood Diamond –
Diamanti di sangue) e Geri
Halliwell-Horner (Spice Girls – Il
film). Gran
Turismo sarà quest’anno solo al cinema prodotto da
Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Gran Turismo, la trama
Ispirato da una storia vera, il film
racconta il coronamento del sogno di Jann Mardenborough, un
giocatore adolescente di Gran Turismo, che grazie alle sua abilità
di gioco vince una serie di competizioni della Nissan per diventare
un pilota professionista.