Dopo aver diffuso la notizia sul
casting di Neal Patrick
Harris, è sempre Deadline a rivelare che Jada
Pinkett Smith si trova attualmente in trattative per
interpretare ancora Niobe in Matrix
4. L’attrice era infatti apparsa in due capitoli
del franchise, Matrix Reloaded e Matrix
Revolutions, vestendo i panni della ribelle di Zion e capitano
della nave Logos, il più piccolo e manovrabile hovercraft della
flotta.
Vi ricordiamo che nel cast sono
stati già confermati Yahya Abdul-Mateen II,
Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss e
che il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski.
Secondo quanto riportato da Justin
Kroll di Variety, quello di Reeves non sarà il solo Neo sullo
schermo, ma la versione più “anziana”, dal momento che la
produzione sarebbe in cerca di un attore più giovane da
affiancargli sempre nei panni del protagonista. Altre indiscrezioni
suggeriscono invece che Morpheus, il personaggio
interpretato nella trilogia originale da Lawrence
Fishburne, farà il suo ritorno.
“Non potremmo essere più
entusiasti di rientrare in The Matrix con Lana“, ha dichiarato
Toby Emmerich, presidente della Warner Bros, “Lana è una vera
visionaria, una regista creativa e originale e siamo entusiasti che
stia scrivendo, che dirigerà e produrrà questo nuovo capitolo
dell’universo di Matrix“.
La sceneggiatura del film è stata
firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell, mentre
diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero iniziare nei
primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly ed io abbiamo
esplorato vent’anni fa a proposito della nostra realtà sono ancora
più rilevanti ora. Sono molto felice di avere questi personaggi
nella mia vita e sono grata per questa possibilità di lavorare
ancora con i miei brillanti amici“, ha detto la Wachowski.
La notizia viene riportata in
esclusiva da Deadline, annunciando il cambiamento strutturale in
corso alla Marvel: Kevin Feige è diventato il direttore
creativo dei Marvel Studios, dunque d’ora in poi tutte le
principali divisioni creative dell’azienda (cinema e ora TV con
l’arrivo di Disney +) si riferiranno a lui. Questo significa che la
supervisione di Feige verrà estesa non soltanto al lato produzione
ma anche a quello della generale direzione creativa di tutti i
contenuti Marvel, e come parte dell’accorso Marvel TV e la Marvel
Family Entertainment verranno spostate sotto la sua “bandiera”.
Le fonti fanno sapere che Feige
continuerà il dialogo con il copresidente e direttore creativo
della Walt Disney Alan Horn e con il copresidente Alan Bergman, ma
la decisione di delegare ogni aspetto creativo dell’editoria
rappresenta davvero un importante punto di svolta per l’azienda: il
prossimo anno lo studio inaugurerà la sua seconda fase del lancio
del suo franchise di film di supereroi, cercando di eguagliare i
record ottenuti nel primo decennio di storia festeggiato con
Avengers: Endgame, e a breve
saranno disponibili le serie di Disney +, un’assoluta novità in
termini di storytelling.
Insieme a Feige lavoreranno Dan
Buckley in veste di Presidente della Marvel Entertainment,
responsabile delle operazioni editoriali, delle vendite, dei
servizi creativi, dei giochi, delle licenze e degli eventi e Joe
Quesada in qualità di capo creativo per la Marvel
Entertainment.
Come rivelato dall’Hollywood
Reporter, Ryan Reynolds e John
Krasinski reciteranno insieme in Imaginary
Friends, film a metà strada tra la commedia e il
fantasy prodotto da Paramount. Se le trattative andranno a buon
fine, Krasinski figurerà anche in veste di sceneggiatore e regista,
mentre il collega dovrebbe interpretare un uomo in grado di vedere
e parlare con gli amici immaginari delle persone.
Per quanto riguarda Reynolds,
quest’anno sarà impegnato con le riprese della nuova rivisitazione
in chiave musical di A Christmas Carol,
il classico racconto natalizio di Charles Dickens giù portato sul
grande schermo svariate volte (l’ultimo risale al 2017, intitolato
Dickens – L’uomo che
inventò il Natale) e della comedy di Shawn Levi Free Guy
al fianco di Jodie Comer e Taika Waititi. Presto lo rivedremo
nell’action firmato Michael Bay 6 Underground, The
Hitman’s Wife’s Bodyguard, e Downhill, remake di Fox
Searchlight del film svedese Force Majeure del 2014.
Krasinski invece ha appena concluso
le riprese di A Quiet Place 2, atteso
nelle sale il 20 marzo 2020. Nel film Imaginary
Friends torneranno Emily Blunt, Millicent
Simmonds e Noah Jupe, mentre secondo le
ultime indiscrezioni Cillian
Murphy dovrebbe vestire i panni di un misterioso
personaggio con cattive intenzioni che si unirà al clan familiare
sopravvissuto agli eventi del primo film. Djimon
Hounsou invece ha sostituito in corsa Brian Tyree
Henry, dopo che la star della serie Atlanta è
stato costretto ad abbandonare la produzione a causa di altri
impegni lavorativi.
Arriva in esclusiva da Variety la notizia
che Neil Patrick Harris è l’ultimo attore, in
ordine di tempo, ad aver firmato per entrare nel cast di Matrix
4. Harris si unisce ai veterani Keanu
Reeves e Carrie-Anne Moss, che
riprenderanno i loro ruoli di Neo e Trinity, al fianco di
Yahya Abdul-Mateen II, che invece ha firmato per il ruolo
da protagonista.
Si tratta di un ruolo molto
importante per la carriera di Neil Patrick Harris,
visto che è il primo contratto cinematografico che firma per un
blockbuster. Di recente ha lavora nella serie Netflix, Una serie di sfortunati eventi, mentre le
apparizioni cinematografiche più recenti sono quelle in Gone Girl di David
Fincher e in Downsizing, di
Alexander Payne.
Vi ricordiamo che il sequel di Matrix
attualmente in sviluppo sarà scritto e diretto ancora una volta
daLanaWachowski, e secondo quanto riportato da Justin
Kroll di Variety, quello di Reeves non sarà il solo Neo sullo
schermo, ma la versione più “anziana”, dal momento che la
produzione sarebbe in cerca di un attore più giovane da
affiancargli sempre nei panni del protagonista. Altre indiscrezioni
suggeriscono invece cheMorpheus, il personaggio interpretato nella trilogia
originale daLawrence
Fishburne, farà il suo
ritorno.
“Non potremmo essere più
entusiasti di rientrare in The Matrix con Lana“, ha dichiarato
Toby Emmerich, presidente della Warner Bros, “Lana è una vera
visionaria, una regista creativa e originale e siamo entusiasti che
stia scrivendo, che dirigerà e produrrà questo nuovo capitolo
dell’universo di Matrix“.
La sceneggiatura del film è stata
firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell, mentre
diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero iniziare nei
primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly ed io abbiamo
esplorato vent’anni fa a proposito della nostra realtà sono ancora
più rilevanti ora. Sono molto felice di avere questi personaggi
nella mia vita e sono grata per questa possibilità di lavorare
ancora con i miei brillanti amici“, ha detto la Wachowski.
“Se mi vuoi bene, stammi a
sentire”. Una frase semplice della quale spesso, nella vita di
tutti i giorni, non riusciamo ad afferrare il vero significato. E
sicuramente non lo capisce Diego, affermato avvocato in un limbo
tra tristezza e depressione che, dopo due anni di malattia o
presunta tale, decide di togliersi la vita.
Prima però chiede aiuto alle persone
a cui vuole bene: la migliore amica, i genitori, la figlia, la
coppia di amici sposati e litigiosi, il fratello, persino l’ex
moglie! Di fronte all’indifferenza di ognuna delle persone
importanti della sua vita, Diego decide di farla finita, ma un caso
fortuito vuole che il suo tentativo di suicidio naufraghi.
Comincia a questo punto l’avventura
di Se mi vuoi bene, il nuovo film di
Fausto Brizzi, tratto dal suo romanzo omonimo,
edito da Einaudi, e adattato per lo schermo dal regista insieme a
Martino Coli, Mauro Uzzeo e Herbert Simone
Paragnani.
Se mi vuoi bene, cast corale per
Brizzi
Come spesso è capitato nei suoi
film, anche questa volta Brizzi si affida a un cast corale,
“un cast di amici”,
per raccontare una storia che, distaccandosi dai lavori
riconducibili alla commedia ridanciana pura, offre uno sguardo
malinconico e riflessivo su ciò che vuol dire esserci, essere
presente per le persone importanti.
E nonostante il centro dell’azione
sia Claudio
Bisio (che non resiste alla tentazione di interpretare
se stesso senza mettersi al servizio del personaggio), il cast del
film, che vede schierati Sergio Rubini,
Flavio Insinna,
Lorena Cacciatore, Dino Abbrescia, Maria Amelia Monti, Lucia Ocone,
Elena Santarelli e Gian Marco Tognazzi,
presenta una serie di caratterizzazioni brillanti, che si declinano
sia nella direzione della commedia sopra le righe che in quella del
dramedy più delicato, addirittura commovente.
Rubini e Insinna, le due
anime della storia
In particolare, la coppia
Rubini-Insinna rappresenta un buon esempio delle due anime del
film: da una parte c’è Edoardo, attore spiantato, perennemente
infelice perché non è mai stato scritturato, ma buffo, con energia
da vendere, grande vitalità, protagonista dei momenti più
esilaranti del film, con il volto di Flavio
Insinna; dall’altra Massimiliano, tenero e saggio gestore
del Negozio delle Chiacchiere, amico di tutti, sempre disponibile,
un uomo che deve la sua rassegnata e malinconica serenità al fatto
che ha già vissuto il giorno peggiore della sua vita, che ha
l’espressione segnata e dolce di Sergio
Rubini.
Nonostante qualche passaggio di
regia non troppo efficace (basti pensare alla scena della Rage
Room), il film riesce in maniera diretta e onesta a trasmettere un
messaggio molto semplice, ovvero quanto sia importante ascoltare e
ascoltarsi, spendere il tempo per le persone a cui si tiene.
Se mi vuoi bene sfida, con garbo, il
cinismo contemporaneo e prova a suggerire la via della gentilezza e
dell’attenzione.
Ecco il trailer italiano ufficiale
di
Bombshell, il film che vede alla regia Jay
Roach e alla sceneggiatura Charles
Randolph. Protagoniste del film sono
Charlize Theron,
Nicole Kidman e Margot Robbie, con Kate McKinnon,
Connie Britton, Mark Duplass, Rob Delaney, Malcolm
McDowell e Allison Janney.
Con il Premio Oscar Charlize Theron, il Premio Oscar Nicole Kidman, il candidato al Premio Oscar
John Lithgow e la candidata al Premio Oscar
Margot Robbie, Bombshell, ispirato a
una storia vera, mostra dall’interno il più potente e controverso
impero televisivo di tutti i tempi e la vicenda delle donne che
hanno distrutto l’uomo che lo creò. Diretto dal vincitore di Emmy
Award Jay Roach e scritto dal Premio Oscar Charles Randolph.
Dopo il travolgente
Thor: Ragnarok, con cui tutto il
mondo è venuto a conoscenza del genio estroso e irriverente di
Taika Waititi, il regista neozelandese torna
con una commedia altrettanto scorretta, Jojo
Rabbit, presentato in anteprima al London Film
Festival.
Ci sono eventi tragici, disumani,
che l’essere umano preferisce dimenticare. Il cinema, vettore
mnemonico di enorme impatto emotivo, ha tentato più volte di far
riaffiorare queste ombre del passato, così da mantenere viva la
memoria di questi fatti, per evitarne la reiterazione. L’estremo
(neo)realismo di certe opere a volte non basta. Bisogna prendere
questi orrori e strapazzarli, denigrarli, prenderli in giro. Lo ha
fatto Quentin Tarantino con Bastardi senza
gloria, e lo ha rifatto TaikaWaititi con
JojoRabbit.
Waititi adotta un tono che dietro
l’apparente agiografia del nazismo svela una feroce e beffarda
presa in giro del regime. Le battute di cui è costellato il film
sono lame taglienti che fanno a pezzi il Terzo Reich, mettendo
sotto una lente d’ingrandimento ogni punto debole e orrore. È un
universo, quello nazista, da denigrare, proprio come deriso è il
piccolo protagonista, soprannominato Jojo Rabbit dai grandi del
campeggio per giovani reclute a cui ha preso parte.
Jojo Rabbit prende di mira la Hitlermania
Le immagini sono per Waititi una
mitragliatrice sempre in azione; il sarcasmo di cui si fanno
portatrici ha una mira precisa e infallibile, mentre il montaggio
sonoro (in perfetta armonia con quello visivo) è una scarica pronta
a colpire lo spettatore sin dai titoli di testa, quando al ritmo
della versione tedesca di “I want to hold your hand” dei
Beatles, le immagini di repertorio di cittadini
tedeschi urlanti in pieno isterismo di massa, alla Beatlemania
lasciano spazio alla “Hitlermania”.
Se il montaggio è perfettamente in
sincronia con il tono dominante, la regia iconoclasta di Taika
Waititi è capace di condurre lo spettatore con umorismo e
intrattenimento, per poi trascinarlo di colpo giù, nei meandri più
infidi della guerra. Una guerra dolorosa, cruda, attraversata da
lacrime e deflagrazioni, eppure resa sullo schermo con un filtro
infantile, capace di ridurla a un conflitto ludico. I soldati in
carne e ossa si muovono sul campo come soldatini di piombo spostati
dalle mani di un bambino, mentre Jojo, del suo migliore amico Yorki
e la giovane ebrea Elsa Korr (Thomasin McKenzie)
li tengono per mano, aiutandoli a superare il trauma bellico.
“La danza ci fa sentire vivi,
liberi” afferma Rosie Betzler, madre di Jojo, e in effetti quella
eseguita dalla cinepresa di Waititi è una danza liberatoria da cui
è difficile distaccarsi. Ralenti, panoramiche, carrellate, tutto è
perfettamente studiato in questa ridefinizione storica in chiave
sarcastica. È un lavoro tecnico di estrema precisione e bellezza
quello concepito da Waititi in Jojo
Rabbit.
Un comparto attoriale di
una bellezza pura
E tutto il lavoro tecnico è
supportato da un comparto attoriale di una bellezza pura. Negli
occhi grandi, azzurri, del giovane Roman Griffin
Davis si estende un oceano di emozioni che il piccolo
riesce ad amministrare con sorprendente abilità.
Eterea e allo stesso tempo umana,
Scarlett Johansson, che
interpreta la mamma di Jojo, ha confermato in questo 2019 il suo
profilo di attrice di altissimo livello. Tra Storia di
un matrimonio di Noah Baumbach e
Jojo Rabbit, la Johansson ha mostrato una
serie di sfumature del suo talento che finalmente le permetteranno
brillare nel firmamento delle grandi interpreti, firmamento a cui
era destinata da sempre.
Taika, attore e regista sopraffino
Taika Waititi non
è un attore modesto; la sua faccia è un vettore espressivo che
riempie di ilarità il piccolo universo di Jojo. Basta la sua
comparsa in scena nei panni di un Adolf Hitler immaginato dal
giovane come suo migliore amico, per scatenare fragorose risate.
Nessuna battuta, nessun movimento azzardato: basta la sua presenza
per sorridere.
Come succede anche a Sam Rockwell, perfetto ribaltamento
parodistico del generale nazista. Il suo goffo e anticonformista
Capitan Klenzendorf è talmente ben costruito e caratterizzato da
non rientrare nello stereotipico personaggio caricaturale; è un
personaggio sfaccettato, nel quale è anche facile scorgere barlumi
di umanità pronti a esplodere tra le macerie di una nazione in
decadenza.
Giostra caleidoscopica lanciata a
folle velocità sulla spinta di talenti eccezionali e sostenuta da
una colonna sonora capace di mescolare marce militari ai brani di
David Bowie, Jojo Rabbit
si candida a essere uno dei più bei film della stagione. Un
successo quanto mai meritato.
Ecco il poster italiano ufficiale di
L’ufficiale e la spia, il nuovo film di
Roman Polanski presentato a Venezia
76 e premiato con il Gran Premio della Giuria. Il film con
Jean Dujardin e Louis Garrel
arriverà nelle sale italiane il 21 novembre.
Gennaio del 1895, pochi mesi prima
che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente
chiamiamo Cinema, nel cortile dell’École Militaire di Parigi,
Georges Picquart, un ufficiale dell’esercito francese, presenzia
alla pubblica condanna e all’umiliante degradazione inflitta ad
Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, accusato di essere stato un
informatore dei nemici tedeschi.
Al disonore segue l’esilio e la
sentenza condanna il traditore ad essere confinato sull’isola del
Diavolo, nella Guyana francese. Un atollo sperduto dove Dreyfus
lenisce angoscia e solitudine scrivendo delle lettere accorate alla
moglie lontana.
Il caso sembra archiviato.
Picquart guadagna la promozione a
capo della Sezione di statistica, la stessa unità del
controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro
Dreyfus. Ed è allora che si accorge che il passaggio di
informazioni al nemico non si è ancora arrestato.
E se Dreyfus fosse stato condannato
ingiustamente?
E se fosse la vittima di un piano
ordito proprio da alcuni militari del controspionaggio?
Questi interrogativi affollano la
mente di Picquart, ormai determinato a scoprire la verità anche a
costo di diventare un bersaglio o una figura scomoda per i suoi
stessi superiori.
L’ufficiale e la spia, adesso uniti
e pronti ad ogni sacrificio pur di difendere il proprio onore.
L’affare Dreyfus è uno dei più
clamorosi errori giudiziari della storia, avvenuto in Francia tra
il 1894 e il 1906 e che vide protagonista il soldato ebreo francese
Alfred Dreyfus, ingiustamente accusato di essere una spia e quindi
processato per alto tradimento.
Dreyfus sostenne fermamente la sua
innocenza combattendo contro un’intera nazione. Il suo caso ebbe
una notevole risonanza mediatica dividendo l’opinione pubblica del
tempo, tra chi ne sosteneva l’innocenza e chi lo riteneva invece
colpevole.
Tra gli innocentisti si schierò
Émile Zola, il quale scrisse un articolo in cui puntava il dito
contro il clima di antisemitismo imperante nella Terza Repubblica
francese. Tale intervento venne intitolato proprio J’Accuse.
Polanski ha scritto la sceneggiatura
insieme a Robert Harris, autore del romanzo da cui il film è
tratto, L’ufficiale e la spia (The Dreyfus
Affair), in Italia edito Mondadori.
Da un romanzo di Harris il regista
premio Oscar per Il pianista aveva già tratto nel 2010 il suo
L’uomo nell’ombra.
Sembra che Carnage avrà compagnia
in Venom
2 in programma alla SONY. Secondo delle voci
vicine al progetto (come riporta Deadline), il
personaggio dei fumetti Marvel chiamato Shriek è stato
introdotto nella trama del sequel del film con Tom
Hardy (previsto nelle sale il 2 ottobre 2020).
Un portavoce della Sony ha
rifiutato di commentare, dicendo che il progetto è ad uno stadio
iniziale. L’aggiunta di Shriek è una scelta logica considerando la
storia del personaggio nelle pagine di Marvel Comics come complice e interesse
romantico del serial killer Cletus Kasaday, aka Carnage, il
mostruoso arcinemico di Venom.
Il Carnage preferito dai fan è
stato il presunto cattivo principale per il sequel di Venom da
quando il primo film è arrivato nelle sale lo scorso ottobre con
una scena di anteprima a metà dei titoli di coda che ha
identificato il non accreditato Woody Harrelson come il minaccioso
Kasaday.
Shriek è stata strettamente
associata a Carnage sin dalla sua introduzione in Spider-Man
Unlimited No. 1 (maggio 1993) come parte della saga di “Maximum
Carnage”. Al momento la produzione sta cercando l’interprete per
questo nuovo personaggio.
Venom,
diretto da Ruben Fleischer e interpretato da
Tom Hardy, è stata la sorpresa tra molti film di
supereroi del 2018. La produzione di $ 100 milioni ha accumulato $
856 milioni al botteghino globale, con tanto di ricchissimo weekend
di apertura di $ 111 milioni in Cina, tanto che il film detiene il
debutto più forte di tutti i tempi per un’uscita Sony nel più
grande mercato del mondo.
Fleischer, regista di
Zombieland: Doppio Colpo, ha passato la
mano del franchise e ora sarà Andy Serkis a girare
il sequel che non ha ancora un titolo ufficiale.
Hardy ritornerà nel ruolo di Eddie
Brock, un giornalista dai modi un po’ rudi che viene in contatto
con un organismo extraterrestre che si fonde con il suo corpo per
creare la superpotente bestia chiamata Venom. Nei fumetti, quello
stesso organismo dà anche a Kasaday la facoltà di tramutarsi in
Carnage.
È da quella famosa scena di
Avengers: Endgame che ha
visto protagoniste tutte le supereroine del MCU riunite sul campo di battaglia
che i fan sognano l’arrivo di un film interamente dedicato
all’A-Force, la squadra dei fumetti omaggiata
dall’ultimo capitolo dei Vendicatori. Diverse attrici hanno già
espresso il loro desiderio di riunirsi ancora una volta, da
Brie Larson (che si era detta disposta al 100% a
partecipare ad un progetto collettivo) a Tessa
Thompson passando per Evangeline
Lilly e Elizabeth
Olsen, e tra queste c’è anche Scarlett Johansson, che proprio
di recente ha parlato del suo “piano” da esporre ai Marvel
Studios:
“Non so quale sia il mio futuro
in quel mondo. Ovviamente, per il mio personaggio la questione si
fa più opaca…” ha detto la Johansson, riferendosi alla morte
di Vedova Nera in Endgame. “Ma quel gruppo di
attrici è così incredibilmente potente che quando si incontrano
diventa esplosivo e inarrestabile. Quindi sì, sto spingendo perché
accada. Penso che il pubblico lo voglia e sono sicuramente una di
loro.“
Della stessa idea è la Larson, che
pochi giorni fa ha dichiarato: “Sicuramente è qualcosa a cui
abbiamo pensato, ma non so se posso definirle discussioni vere e
proprie…Posso dire che molte donne del cast dei Marvel Studios si
sono avvicinate a Kevin spiegando che siamo insieme e che vorremmo
farlo, ma davvero non ho idea di come andranno le cose in
futuro[…]Non sono responsabile dei progetti
Marvel, ma è qualcosa che ci appassiona e che amiamo“, ha
continuato la Larson, “e sento che se un numero sufficiente di
persone nel mondo ne parlasse o lo desiderasse quanto noi, forse
succederà“.
Leggi anche – Vedova Nera sarà
l’ultimo film di Scarlett Johansson nel MCU?
Rivedremo presto l’attrice nello
standalone di Vedova Nera, primo film
della Fase 4 del Marvel Universe che riporterà in scena Natasha
Romanoff dopo gli eventi di Captain America: Civil
War. L’uscita è fissata a maggio 2020.
In regia c’è Cate
Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel.
La sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby).
Insieme alla Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence Pugh, e Rachel
Weisz.
Finché morte non ci
separi diretto da Matt Bettinelli-Olpin e
Tyler Gillet ha come protagonista Samara
Weaving, la giovane attrice australiana, nipote di Hugo,
al suo fianco c’è Adam Brody e Andie
MacDowell, in un ruolo del tutto inedito. Nel cast anche
Mark O’Brien, Henry Czerny e Nicky Guadagni.
Samara Weaving (Tre
Manifesti a Ebbing, Missouri; La babysitter)
interpreta Grace, una giovane donna intelligente e energica, ma di
origini modeste, che è stata corteggiata dal ricco Alex Le Domas
(Mark O’Brien), appartenente alla casata che ha costruito la sua
fortuna sui giochi da tavolo. Il loro lungo corteggiamento sta
culminando in uno splendido matrimonio nella sontuosa tenuta di
famiglia, alla presenza di tutto il clan dei Le Domas, guidato dai
genitori di Alex Tony (Henry Czerny) e Becky (Andie MacDowell). A
mezzanotte, ancora nel suo abito da sposa, Grace deve giocare a
nascondino… dando il via ad un serrato e terrificante inseguimento
“armato” in cui lei è l’unica a dover essere trovata. Gore e
battute al vetriolo senza esclusione di colpi.
Finché morte non ci separi: trama
Grace (Samara Weaving) è la giovane
sposa che si unisce in matrimonio con Alex (Mark O’Brien), erede
della famiglia Le Domas, ricca dinastia fondatrice dell’impero dei
giochi da tavola. Durante la sua prima notte di nozze, all’interno
della grande villa in cui si è svolta la cerimonia, viene invitata
a partecipare a una tradizione familiare: il nuovo arrivato deve
infatti prendere parte a un gioco, in questo caso nascondino.
Apparentemente innocente, il gioco in realtà si rivelerà una
terrificante caccia all’uomo in cui Grace dovrà cercare di
sopravvivere ad una famiglia armata e implacabile, convinta che il
rito debba essere officiato, altrimenti una maledizione si
abbatterà su di loro.
“Si può fare!”, esclamava il dottor
Frankenstein leggendo gli appunti del nonno sulla possibilità
scientifica di rianimare i morti, in Frankenstein
Junior, l’irresistibile omaggio di Mel Brooks ai gloriosi
horror degli anni ‘30. Si può fare: ricostruire un uomo, rincorrere
i vampiri, danzare con i fantasmi, come ha fatto il cinema fin
dalle origini, unica macchina capace di mostrare quello che nemmeno
gli specchi riflettono.
Collegata idealmente alla mostra del
Museo Nazionale del Cinema “FacceEmozioni: dalla fisiognomica agli
emoji”, aperta il 17 luglio e in corso fino al 6 gennaio nella Mole
Antonelliana, la retrospettivadel
37° Torino Film Festival, curata dal direttore del
TFF Emanuela Martini, è dedicata all’horror classico dal
1920 al 1970: dagli incubi aguzzi della Repubblica di
Weimar evocati nel 1920 da Robert Wiene con Il gabinetto
del dottor Caligari ai voraci non morti resuscitati da
George Romero nel 1969 con La notte dei morti
viventi, primo, dirompente capitolo del New Horror. In mezzo,
le creature classiche materializzate dalla Universal (Dracula,
Frankenstein, L’uomo Lupo, Il fantasma dell’Opera) e
trent’anni dopo rese sensuali e sanguigne dalla Hammer Film;
le tensioni sottili e i fantasmi, le donne pantera e i ladri di
cadaveri evocati dalla RKO di Val Lewton con il lavoro di Tourneur,
Wise e Robson; le allucinazioni macabre con cui Roger Corman
traduce sullo schermo Edgar Allan Poe, le magnifiche streghe e
vampire della via italiana al gotico di Mario Bava e Riccardo
Freda, i bambini inquietanti di Henry James, gli scienziati pazzi,
le donne senza volto, le case infestate, gli automi, i pupazzi
parlanti e le bambole assassine, tutti i mister Hyde che ognuno di
noi nasconde in sé. Una carrellata di 35 film che
hanno dato corpo e volto alle nostre paure e che sono alla base di
tutto l’horror successivo.
Alla retrospettiva è legata
l’immagine ufficiale di
questa 37.ma edizione del Torino Film
Festival, che ritrae una delle più potenti icone
femminili dell’horror classico, Barbara
Steele, l’attrice britannica che con i suoi occhi grandi,
la sua figura sinuosa e i suoi tratti aguzzi, ha materializzato la
sensualità e il mistero di tutte le “Signore della Notte” nella
fioritura gotica italiana anni ‘60. La foto è stata scattata sul
set del film Amanti d’oltretomba, diretto
da Mario Caiano (1965).
Barbara Steele sarà ospite
del festival, riceverà il Gran Premio Torino
2019 e introdurrà la proiezione dei film
dei quali è protagonista (tra gli altri, Il
pozzo e il pendolodi Roger Corman, La maschera del
demonio di Mario Bava e L’orribile segreto del
dottor Hichcock di Riccardo Freda).
È stato diffuso un secondo trailer
originale di Lilli e il Vagabondo, il prossimo
remake proposto dalla Casa di Topolino che ancora una volta, per
realizzare una versione in live action di un suo classico
d’animazione, usa la computer grafica per portare sullo schermo gli
animali protagonisti.
Charlie Bean,
regista di The Lego Nijago Movie, è stato
scelto per dirigere il nuovo adattamento del classico film
d’animazione.
Brigham Taylor, che
aveva già lavorato alla trasposizione de Il Libro
della Giungla di Jon
Favreau e di altri progetti Disney (tra
cui Tomorrowland e Pirati
dei Caraibi), produrrà il film. Uscito nelle sale nel
1995, Lilli e il vagabondo raccontava
la storia d’amore tra un Cocker Spaniel e un
bastardino di strada.
Nei prossimi anni, gli
X-Men saranno integrati nel MCU e questo porterà ad
una serie di film standalone sui mutanti che dovrebbero inserirli
nella continuity. Ma quali sono non solo i personaggi ma
proprio le storie che potrebbero aiutare gli X-Men
a inserirsi nel flusso narrativo del MCU? Ecco alcune proposte:
Deadpool 3
Questa è l’opzione più
ovvia. Deadpool 2 ha creato un futuro radioso per
il Mercenario Chiacchierone visto che abbiamo visto in scena una
versione rozza della X-Force Cable, Domino e Firefist. Alla luce di
questo, sono molte le direzioni che un terzo film potrebbe
prendere.
È stato riferito che Deadpool sarà
l’unico personaggio un tempo in possesso della Fox a non venire
“ricastato”. La Disney ha infatti concesso a Ryan Reynolds di
rimanere in carica del personaggio di Wade Wilson, il che fa
sperare anche in un prossimo film in cui Deadpool non sarà
eccessivamente edulcorato.
Channign Tatum nei panni di
Gambit
Sono passati diversi anni
da quando alla Fox è stato messo in cantiere il film su Gambit con
Channing Tatum. Il progetto è stato poi accantonato a causa delle
vicende produttive che ben conosciamo e dell’acquisizione dello
studio da parte di Disney.
Con questa nuova era di stabilità da
un punto di vista produttivo, i Marvel Studios possono dare a Tatum
la possibilità di portare a casa il risultato. Un film su Gambit
sarebbe un divertente heist movie, come Ant-Man, ma con una visione
più seria del genere.
X-23 dopo gli eventi di Logan
Dato che il MCU avrà la sua
versione di Wolverine e della sua storia, non è chiaro come si
comporterà la Marvel rispetto a un film come Logan che hanno
introdotto nuovi entusiasmanti personaggi sul grande schermo.
Ovviamente ci riferiamo a X-23/Laura.
X-23, la figlia clonata di Logan, è
una delle cose più entusiasmanti del film, e la caratterizzazione
di Dafne Keen è stata apprezzata da pubblico e critica. Il regista
James Mangold ha menzionato la prospettiva di un film spin-off
incentrato proprio su X-23. Ora, l’acquisizione Disney lascia in
sospeso il progetto, ma lo studio ha tutti gli strumenti e i
diritti sui personaggi per poterlo portare avanti.
Magik collabora con Doctor
Strange
Quando i Marvel Studios
porteranno gli X-Men nello stesso universo degli Avengers, allora
sarà possibile che i mutanti con poteri magici si affianchino ai
vendicatori con poteri simili. Il dottor Strange e Magik potrebbero
essere un fantastico duo, proprio in virtù di questa caratteristica
comune.
Mentre Strange è saldamente nelle
mani di Benedict Cumberbatch, sappiamo che Anya Taylor-Joy ha
interpretato Magik per The Nuw Mutants, film che ha particolarmente
sofferto della fusione Disney / Fox, tanto che non è stato ancora
visto da nessuno. Sappiamo però che nel prossimo film con Stephen
Strange ci sarà spazio per Scarlet Witch, l’altra strega del MCU,
che adesso potrebbe essere anche “smascherata” come una
mutante!
Un cattivo tutto per Psylocke
Anche se inizialmente Psylocke non
è piaciuta troppo i fan, è diventata una delle mutanti più popolari
nell’universo Marvel dopo la sua riprogettazione della fine degli
anni ’80. COn le doti telepatiche come quelle di Emma Frost e le
caratteristiche fisiche di Wolverine, è un personaggio abbastanza
interessante da essere adeguato per uno standalone.
Una sfida interessante per Psylocke
sarebbe quella di vederla affrontare un cattivo tutto da sola. E
poi bisognerà trovare un’attrice che stia bene in quel costume
proprio come Olivia Munn, che difficilmente tornerà a vestirne i
panni.
Tempesta in squadra con Black
Panther
T’Challa e Ororo sono stati
a lungo una delle coppie di potere più amate dell’universo Marvel Comics. Lei sposò T´Challa e divenne la
Regina del Wakanda, e da allora hanno governato insieme la nazione
africana. Se il MCU sta integrando gli X-Men in un mondo in cui
Black Panther e il Wakanda sono ben noti, è probabile che questa
storia arrivi al cinema, o comunque sarebbe bello se accadesse.
Nel film d’esordio del personaggio,
nel 2018, Black Panther ha avuto una storia d’amore con Nakia, ma
sembra che questa trama non sarà sviluppata in futuro per cui
sembra che ci sia ancora spazio, nel cuore di T’Challa!
La storia di formazione di Ciclope
e Havok
Ciclope e Havok sono
fratelli che si separarono in giovane età, cresciuti da famiglie
diverse e riuniti quando i loro poteri mutanti iniziano a
manifestarsi. Furono così spediti alla scuola di Charles Xavier.
Questa è una potente base emotiva per una storia di maturazione
raccontata all’interno dei confini del genere.
Man mano che questi personaggi
scoprono i loro poteri e decidono che cosa fare con essi, le loro
famiglie reagiscono diversamente, e questo approccio basato su
“trame parallele” sarebbe una svolta interessante sulla storia
familiare delle origini di supereroi. Ciò potrebbe anche impostare
il ruolo di Ciclope come leader degli X-Men.
Kitty Pryde e Nightcrawler fanno
squadra
Nei fumetti, Kitty Pryde e
Nightcrawler hanno una delle amicizie più dolci tra gli X-Men. È
uno dei rari casi in cui un personaggio maschile e un personaggio
femminile sono stati in grado di riprodurre una dinamica condivisa
senza che ciò sfoci in flirt o romanticismo.
L’MCU ha fatto un ottimo lavoro nel
rappresentare le amicizie prima di lanciare attori che hanno una
palpabile chimica sullo schermo: Steve Rogers e Sam Wilson, Tony
Stark e Bruce Banner (“Science Bros.”), Peter Quill e Rocket e
molte altre coppie – quindi non c’è dubbio che sarebbero in grado
di mettere in piedi un grande ritratto della relazione tra Kitty
Pryde e Nightcrawler. E quale modo migliore per farlo se non dando
loro un film?
La storia delle origini di
Magneto
Fox aveva messo in
cantiere un film chiamato X-Men Origins: Magneto (il secondo in
quella che era prevista come una lunga serie di spin-off di
origini, dopo quello dedicato a Wolverine). Quando però il film con
Hugh Jackman è stato massacrato (a ragione) dalla critica, il film
su Magneto è stato annullato. Ma la sceneggiatura sembrava
interessante.
La storia è stata descritta come “Il
pianista incontra gli X-Men”. Magneto è un eroe tragico. Ancor
prima che i mutanti fossero ostracizzati dalla società, Magneto
sapeva come ci si sentiva, perché è un sopravvissuto
dell’Olocausto. È un argomento delicato, soprattutto per un film di
supereroi, ma nelle mani giuste potrebbe essere un film
potente.
Wolverine che combatte nella guerra
del Vietnam
Anche se compare
parzialmente nel montaggio iniziale di X-Men Origins: Wolverine e
in un paio di flashback sparsi per gli altri film, Wolverine ha una
lunga storia di guerra alle spalle. Data la sua personalità
sfuggente e burbera, sembra che la guerra in Vietnam sia quella che
meglio lo rappresenta.
Rogue One e Kong: Skull Island hanno
entrambi dimostrato che l’estetica della guerra del Vietnam, con
elicotteri, paesaggi esotici della giungla e napalm, si sposa anche
con il blockbuster che nasce da un franchise che non è per forza
“di guerra”. Un film che segue Wolverine nella guerra del Vietnam
potrebbe essere come una versione a fumetti di Apocalypse Now o
Rambo con superpoteri.
Ormai gli effetti visivi giocano un
ruolo chiave in qualsiasi blockbuster hollywoodiano, e chi meglio
dei Marvel Studios ha saputo sfruttare
al meglio il lavoro in VFX e CGI per creare il proprio universo
cinematografico noto come MCU? Ciò che forse non
sapete è che qualche dettaglio “realistico” dei personaggi è stato
realizzato in digitale…
Di cosa parliamo?
La benda di Thor
Nel corso di Thor: Ragnarok il dio del tuono perde uno
dei suoi occhi ed è costretto a coprirsi con una benda, tuttavia il
materiale promozionale di Infinity War lo mostrava senza.
Solo più tardi si è scoperto che la benda era stata rimossa e
riaggiunta in CGI dai Marvel Studios a seconda dell’occasione.
Anche nel film Chris
Hemsworth aveva iniziato a recitare con una benda
vera, ma visto che cadeva di continuo il team fu spinto a generarne
una al computer.
Robert Downey Jr in Iron Man 3
Iron Man 3 ha fatto un uso
quasi spropositato della CGI (nonostante i tempi non fossero maturi
come quelli di oggi) e nel modo più inaspettato possibile. Pochi
sanno che sul set Robert Downey
Jr. ebbe un piccolo incidente che gli rese impossibile
continuare le riprese, costringendo così il team degli effetti
visivi a ricreare l’attore per le scene rimanenti usando una
controfigura.
I capelli di Captain Marvel
All’inizio di Endgame
Captain Marvel soccorre Tony Stark e Nebula nello spazio
riportandoli a Terra sani e salvi. I due eroi trovano l’eroina
fluttuante con dei capelli che, al contrario di quanto pensassimo,
sono stati ricreati al computer in post-produzione. Durante le
riprese infatti Brie
Larson ha indossato una cuffia.
La battaglia di Civil War
L’ormai celebre sequenza della
battaglia aeroportuale di Civil War ha visto protagonista
quasi tutti i personaggi del MCU combattere l’uno contro l’altro, e
sebbene l’apparenza inganni, gran parte dell’ensemble è stato
realizzato in CGI, compresi Spider-Man, Iron Man e Black
Panther.
Il cappuccio di Cap in Endgame
Parte di Endgame si svolge
nel passato grazie ai viaggi nel tempo, con i Vendicatori che
tornano al 2012 per rivisitare la storica Battaglia di New York.
Steve Rogers incontra il suo gemello del passato e per realizzare
la scena Chris
Evans ha girato il combattimento da entrambe le
prospettive, con il suo volto sempre visibile. Un dettaglio è
emerso più tardi: il team dei VFX è stato costretto ad aggiungere
un falso cappuccio sulla testa del Cap del 2012 per distinguere
l’uno dall’altro.
Ant-Man ha probabilmente
alcuni degli effetti visivi più interessanti dell’intero MCU, e
ricorderete di sicuro la sequenza che vede protagonista Hope Van
Dyne e i due sicari in una piccola cucina nel sequel. Tutti i
combattimenti di dimensioni “regolari” sono reali, mentre ogni
restringimento di Wasp e degli oggetti circostanti
sono generati al computer.
Le tute per il Regno Quantico
Per “calarsi” nel Regno Quantico e
tornare indietro nel tempo, i Vendicatori indossano in
Endgame le speciali tute bianche, e al contrario delle
aspettative, tutte sono state realizzate in un secondo momento dal
team degli effetti visivi in CGI sopra quelli sfoggiati dai singoli
attori sul set.
Le maniche del costume di Thor
Fino al suo epico ingresso nella
battaglia del Wakanda in Infinity War,
Thor ha sempre sfoggiato un costume sprovvisto di
maniche, ma come ricorderete sicuramente, l’eroe entra in scena con
un’uniforme rinnovata. Il mantello era reale, così come le
guarnizioni, mentre proprio le maniche erano frutto di un intenso
lavoro di effetti digitali.
I costumi di Spider-Man
Parte fondamentale delle sue
avventure, i costumi di Spider-Man mostrati finora
nel MCU sono diversi e ognuno caratterizzato da qualche dettaglio.
Tuttavia in pochi sanno che nessuno di questi è reale, ma tutti
sono o ritoccati o completamente realizzati in post-produzione.
I “vecchi” Avengers
La tecnica del de-aging è
ormai in uso da anni (presto ne vedremo i risultati in
The Irishman di Martin Scorsese), ma
ad oggi nessuno è riuscito a fare meglio dei Marvel Studios per
quanto riguarda gli effetti visivi sul volto degli attori.
Insospettabilmente anche i Vendicatori apparsi in Endgame
durante i viaggi nel tempo sono stati ringiovaniti per sembrare più
simili a quelli della Fase 1.
È stato diffuso il trailer italiano
di Midway, il nuovo kolossal bellico diretto da
Roland Emmerich in uscita il 27
novembre 2019. Di seguito, anche le prime foto dal
film.
La pellicola racconta la leggendaria
battaglia che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, cambiò le
sorti del conflitto bloccando nel Pacifico l’avanzata
nipponica. Nel cast del film figurano grandi
nomi come i veterani dell’action
movie Luke Evans, Aaron
Eckhart, Patrick
Wilson, Woody
Harrelson e Dennis
Quaid e le star delle nuove
generazioni Nick Jonas, Darren
Criss, Alexander
Ludwig ed Ed Skrein.
Sinossi: Midway è basato sulla storia
vera della Battaglia delle isole Midway combattuta nel Pacifico da
giapponesi e americani tra il 4 e il 6 giugno 1942, punto di svolta
cruciale della Seconda Guerra Mondiale. Il film racconta le eroiche
imprese dei soldati e degli aviatori che, con i loro incredibili
sacrifici, sono riusciti a cambiare le sorti della guerra. Il
grande Roland Emmerich (Independence Day, The Day After Tomorrow,
Godzilla, 2012) per raccontare un’impresa epica ha creato un film
altrettanto epico che ti porta dritto nel cuore della Battaglia.
Supportato da un cast straordinario (Woody Harrelson, Patrick
Wilson, Luke Evans, Aaron Eckhart, Dennis Quaid) Midway sarà
il film evento di novembre in tutto il mondo.
Tutti noi conosciamo
James
Gunn grazie al franchise di Guardiani della
Galassia e al suo lavoro nel MCU, ma non dobbiamo dimenticare
che prima di cimentarsi nel genere cinecomic il regista ha firmato
pellicole originali come Tromeo and Juliet,Slither e Super. The
Suicide Squad, attualmente in produzione, è solo
l’ultimo film di una carriera che sembra votata a personaggi
stravaganti e storie con un gran cuore e molto divertimento; ma a
chi gli chiede quale sia, tra tutti i suoi lavori, il più spassoso
da girare, Gunn risponde così:
“Ognuno è stato impegnativo.
Super è stato fisicamente brutale, tanto da girare e così poco
tempo per girarlo. Guardiani della Galassia Vol.1 mi spaventava
perché non sapevo se le persone avrebbero capito l’atmosfera che
volevo creare. Guardiani della Galassia Vol. 2 è stato il più
difficile a causa del mio stato mentale. The Suicide] Squad è forse
il più complesso e più grande, ma anche il più divertente
finora.“
Atteso dai fan e dalla critica
delusa dal primo Suicide Squad di David Ayer, The Suicide
Squad riavvierà le sorti della celebre Task Force della DC
Comics con alcuni membri del cast originale e moltissimi volti
nuovi. Della trama sappiamo pochissimo, così come sono ancora da
definire i personaggi che figureranno in questa elettrizzante
avventura.
The Suicide Squad: prime foto dal
set con i nuovi costumi
Vi ricordiamo che il cast ufficiale
di The
Suicide Squad comprende i veterani Margot
Robbie (Harley Quinn), Viola Davis
(Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e
Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new
entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion,
Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi and John
Cena. Other cast additions include Pete Davidson, Juan Diego Botto,
Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio
Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime indiscrezioni,
Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei
fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare
i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un
elemento metallico antigravità. Altri nomi circolati nelle ultime
settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che
Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e
Borg quelli di Javelin; Davidson invece
potrebbe interpretare Blackguard, Michael Rooker
Savant, e Idris Elba Vigilante.
L’attrice Katheryn
Winnick è nota prevalentemente per i suoi ruoli
televisivi, ma numerose sono anche le partecipazioni a pellicole
cinematografiche. Negli anni la Winnick ha così saputo farsi notare
e apprezzare, sfoggiando la capacità di rinnovarsi ad ogni ruolo e
contesto, conquistando sempre più la fiducia degli spettatori.
Ecco 10 cose che non sai su
Katheryn Winnick.
Katheryn Winnick film
1. Ha partecipato a
lungometraggi di successo. L’attrice debutta al cinema nel
2002, partecipando al film Two Weeks Notice – Due settimane per
innamorarsi. Successivamente prende parte a pellicole come la
commedia Vado, vedo… vengo! – Un viaggio tutto curve
(2004) e l’horror Halloween Killer (2004). Ottiene poi
ruoli di rilievo nei film Hellraiser: Hellworld (2005),
A casa con i suoi (2006), When Nietzsche Wept
(2007), Amusement – Giochi pericolosi (2008), Amore & altri
rimedi (2010), Killers (2010), Uomini di
parola (2012), La torre
nera (2017) e Polar (2019).
2. Ha recitato in numerose
serie TV. L’attrice è celebre per le sue partecipazioni
televisive, tra cui si annoverano le serie Student Bodies
(1999-2000), Law & Order: Criminal Intent (2002), Una
nuova vita per Zoe (2003), CSI: Miami (2004), Dr.
House – Medical Division (2007), The Gates – Dietro il
cancello (2010), Bones (2010-2011), e Nikita
(2011). Raggiunge poi la notorietà quando ottiene il ruolo di
Lagertha nella serie Vikings (2013-in corso). Nel 2019 è
tra i protagonisti della serie Wu Assassins.
Katheryn Winnick Instagram
3. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 3,4 milioni di
persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere
fotografie scattate in momenti di svago, ma non mancano anche
immagini tratte dai set a cui prende parte e foto promozionali dei
suoi progetti da attrice.
Katheryn Winnick fidanzato e
figli
4. È molto
riservata. L’attrice è particolarmente riservata riguardo
la sua vita privata, non lasciando trapelare notizie riguardo la
sua situazione sentimentale. Non è per tanto possibile sapere se
l’attrice sia attualmente impegnata in una relazione o meno. Sembra
invece piuttosto certo che l’attrice non abbia figli.
Katheryn Winnick Bones
5. Ha avuto un ruolo chiave
nella serie. L’attrice ha preso parte alla seconda
stagione della serie Bones, dove interpreta Ashley,
corrispondente di guerra che il personaggio Booth, interpretato
dall’attore David Boreanaz, conosce durante il
soggiorno estero. Tra i due personaggi nasce una storia d’amore che
si protrarrà per diverse puntate.
Katheryn Winnick Vickings
6. È affascinata dalla
cultura vichinga. Per prepararsi al ruolo nella serie,
l’attrice ha condotto numerose ricerche sul periodo storico in
questione. L’attrice si è così scoperta appassionata di quella
cultura, in particolare di come le donne riuscissero ad essere
forti e indipendenti, avendo voce in capitolo nella società.
7. Si sente affine al suo
personaggio. All’interno della serie l’attrice interpreta
il personaggio di Lagertha, con cui l’attrice ha dichiarato di
sentirsi particolarmente affine. La Winnick ha infatti affermato di
essersi sempre sentita una guerriera pronta alla battaglia, proprio
come la protagonista della serie.
Katheryn Winnick Polar
8. È tra i protagonisti del
film. L’attrice ha recitato accanto a Mads
Mikkelsen e Vanessa Hudgens nel film
Polar, distribuito su Netflix nel gennaio del 2019. La pellicola è
l’adattamento dell’omonimo fumetto della Dark Horse Comics, dove un
esperto serial killer prossimo al pensionamento deve sopravvivere
ad un attacco di alcuni suoi ex colleghi.
Katheryn Winnick Wu Assassins
9. Fa parte del cast
principale. L’attrice è entrata a far parte della nuova
serie targata Netflix dai toni crime e basata sul mondo delle arti
marziali con l’aggiunta di elementi soprannaturali. L’attrice
indossa i panni di Christine “C.G.” Gavin, un poliziotto sotto
copertura catturato nel mezzo di una guerra tra bande all’interno
di Chinatown. La Winnick, grande esperta di arti marziali, si è
dichiarata entusiasta di potersi mettere alla prova in questo nuovo
contesto.
Katheryn Winnick età e altezza
10. Katheryn Winnick è nata
a Toronto, in Canada, il 17 dicembre 1977. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 168 centimetri.
In sala dal 17 ottobre, The
Informer – Tre secondi per sopravvivere segue le vicende
di Pete Koslow (Joel Kinnaman), ex soldato e ora
informatore per l’FBI, con cui mira a smantellare il traffico di
droga della mafia polacca a New York. Quando l’operazione prende
una piega imprevista, Pete sarà obbligato a tornare nella prigione
di Bale Hill, in cui era stato detenuto in passato, per scardinare
il cartello dall’interno.
The Informer – Tre secondi
per sopravvivere: una messa in scena attenta al
dettaglio
Dal cartello colombiano di Pablo
Escobar a quello della mafia polacca, così il regista
Andrea Di Stefano si sposta su nuovi orizzonti
geografici, culturali e cinematografici. E se nel precedente
lungometraggio aveva scelto un punto di vista originale per
raccontare la storia, altrettanto si ripropone con The
Informer – Tre secondi per sopravvivere. Siamo ora nel
puro thriller, che si ispira in particolare ad un autore come
Sam Peckinpah, che negli anni settanta contribuì a
reinventare il genere. Per non cadere nei classici cliché del caso,
Di Stefano pone grande attenzione nella cura per il dettaglio,
piccoli elementi che possono conferire maggior fascinazione a
quanto accade sullo schermo, facilmente già visto al cinema.
È proprio nella sua ricerca di
realismo che il film porta all’attenzione dello spettatore elementi
in grado di rendere più concreto e minaccioso l’ambiente che
circonda i personaggi, come in particolare nel carcere dove viene
rinchiuso il protagonista. Qui la messa in scena appare costruita
con grande minuzia di particolari, e la regia si costruisce sullo
stesso binario, con fare dinamico e quanto più possibile
partecipativo dell’emotività dei personaggi. Il patrimonio
narrativo e iconografico riguardo le carceri è sconfinato, eppure
si ritrovano qui elementi che riescono a infondere quella giusta
tensione, propria di quando si assiste a qualcosa di cui non si è
già fatta esperienza. Per un thriller di questo tipo tutto si fonda
sulla realizzazione di un adeguato tono, che seppur non
continuamente The Informer – Tre secondi per
sopravvivere di Di Stefano sa trovare, regalando più di
una sequenza ad alto tasso adrenalinico.
Il contenuto non sempre sorregge la
forma
La buona costruzione della messa in
scena non evita tuttavia che il film trovi battute di arresto in
alcuni momenti narrativamente poco originali, ai quali non è stata
infusa la stessa devozione di ben più riuscite sequenze. Eppure il
regista sa riprendersi, assestando alcuni riusciti colpi di scena
che sembrano invertire la direzione del film, riportando il tutto
su binari meno battuti e per questo più capaci di tenere lo
spettatore con il fiato sospeso. Il merito di ciò va in buona parte
assegnato al desiderio di Di Stefano di costruire per il suo film
una grammatica nuova per una storia già assaporata in sfumature
diverse.
The Informer – Tre
secondi per sopravvivere riesce così a sorprendere
per quanto la forma possa avere la meglio sul contenuto. Se
quest’ultimo potrebbe stancare, la dinamicità e il taglio registico
adottato riescono a rendere il tutto sotto una luce diversa, più
cruda, realistica e libera dalla stanchezza di tanti altri film
recenti di questo genere. Contribuisce ad un ulteriore fascinazione
la volontà di non puntare esclusivamente sull’azione ma anche
sull’interiorità dei personaggi, sui loro legami. La presenza
forte, all’interno dell’intreccio, della famiglia del protagonista
rende il tutto più avvincente. Conferisce a Pete Koslow qualcosa di
concreto per cui combattere, e a allo spettatore qualcosa di
altrettanto concreto in cui identificarsi.
Marvel e Sony hanno stretto un
nuovo accordo per la co-produzione del prossimo film di
Spider-Man destinato al MCU (più un’altra
apparizione del personaggio ancora non dichiarata), ma ciò non
significa che lo studio in possesso dei diritti cinematografici
dell’arrampicamuri non abbia ancora in serbo sorprese e piani per
un possibile crossover con Venom. A suggerirlo è
il regista del film sul simbionte Ruben
Fleischer:
“Tutto condurrà a quello. E
questa è la cosa eccitante, perché abbiamo cambiato l’origine di
Venom…nei fumetti il simbionte si evolve da Spider-Man ma a causa
dell’accordo Marvel-Sony non siamo riusciti a farlo. Quindi credo
che si stia costruendo quella dinamica e che sarà eccitante vedere
i due personaggi che si confrontano davvero“.
C’è da dire che le parole di
Fleischer non confermano né smentiscono l’ipotesi senza
approfondire il modo in cui questo crossover accadrà. Per ora
sappiamo che lo Spider-Man di Tom
Holland sarà protagonista di un nuovo standalone in
arrivo nel 2021 e farà la sua comparsa in un altro titolo del MCU,
tuttavia è probabile che nel contratto con lo studio di
Kevin Feige ci sia una clausola che
consente alla Sony di includere Spidey nel suo universo
cinematografico.
Tempo fa lo stesso Feige aveva
affermato che Peter Parker era “l’unico eroe con i superpoteri
in grado di attraversare diversi universi cinematografici“,
suggerendo l’idea di un futuro incontro con personaggi come Venom,
Morbius etc. “Penso che probabilmente tutto dipenda dalla Sony.
Lo studio possiede i diritti di entrambi quei personaggi e adesso
ha Venom nel loro mondo. Non so quali siano i loro piani per un
sequel sul simbionte o se lo stiano già progettando, ma un
crossover mi sembrerà probabile ad un certo punto“.
Per quanto riguarda Venom,
sappiamo che un sequel è ufficialmente in sviluppo e, secondo gli
ultimi aggiornamenti, la trama dovrebbe ruotare intorno al
confronto tra il simbionte di Eddie Brock e Carnage, il personaggio
introdotto nella scena finale del primo film e interpretato da
Woody Harrelson.
Dopo quasi un decennio trascorso a
vestire i panni di Jon Snow nelle otto stagioni di Game of Thrones, Kit
Harington è pronto ad affrontare un’altra sfida
interpretando Black
Knight in Gli Eterni,
nuovo capitolo della Fase 4 del MCU in arrivo nelle sale nel 2020.
L’attore ha parlato del suo imminente ingresso nell’universo
cinematografico durante un panel all’ACE Comic Con lo scorso
weekend, dichiarandosi entusiasta e al tempo stesso terrorizzato
dall’impegno che lo attende nei prossimi mesi:
“Un sacco di persone che
entrano nei film Marvel non hanno grandi esperienze in franchise
come questi, ma io ho vissuto dentro Game of Thrones per dieci
anni, diventando parte di un qualcosa che ha creato un mondo e con
alla base tantissimi fan. Quindi proprio per entrambi i motivi sono
eccitato e terrorizzato all’idea di entrare nel MCU. Conosco quel
tipo di responsabilità degli attori che sono entrati nel cast della
serie sapendo che avrebbero interpretato un personaggio amato, come
conosco la responsabilità che hai nei confronti dei fan. Se guardo
a questo nuovo universo mi sento preparato perché ho fatto parte di
un altro universo…ma anche spaventato.”
Sempre Harington aveva sottolineato
nell’ultima settimana una sottile somiglianza tra Jon Snow e
Dane Whitman: “Ora girerò un film con la
Marvel e interpreterà un supereroe, il che è bellissimo. Non so
davvero cosa posso dire a riguardo…ma credo che il prossimo anno
sarà entusiasmante. Dopo Game of Thrnes sto cercando di scegliere
bene i miei ruoli allontanandomi il più possibile da Jon
Snow…eppure eccomi qua, di nuovo con un supereroe che ha una
spada…“
Whitman, terza incarnazione del
cavaliere nero, impugna nelle sue avventure la Spada di luce e lo
Scudo della notte, con quest’ultimo che può essere usato per
assorbire energia da ogni colpo, mentre l’altra è in grado di
trasferire quell’energia all’aggressore. Ciò che lo differenzia,
almeno sulla carta, da Jon Snow, è forse l’elemento mistico,
considerando che le sue armi sono potenziate dalla magia; tuttavia
non trattandosi di un maestro delle arti mistiche o di un mutante
Dane non può creare uno scudo impenetrabile o spostare la materia a
mani nude come Scarlet Witch, ma ha comunque delle
abilità.
Il film, diretto da Chloe Zhao,
vedrà nel cast anche Richard Madden
(Ikaris), Kumail Nanjiani (Kingo),
Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak),
Lia McHugh (Sprite) e Don Lee
(Gilgamesh).
Secondo gli ultimi aggiornamenti,
il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come
Eterni e i
mostruosi Devianti, creati da esseri
cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato al The Hollywood
Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia
d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e
Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.
La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 6
novembre 2020.
La notizia viene confermata da
varie testate americane tra cui The Wrap e Deadline: Zoe Kravitz sarà
Catwoman in The
Batman, il film di Matt Reeves che vedrà
Robert Pattinson nei panni del
crociato di Gotham. Il casting sembra in linea con quanto affermato
nelle scorse settimane da Justin Kroll di Variety, ovvero che la
Warner Bros. fosse in cerca di un attrice di colore per il
personaggio.
Vi ricordiamo che Jeffrey
Wright è stato scelto per interpretare Jim Gordon mentre
sono in corso le trattative con Jonah Hill
(che potrebbe diventare Pinguino o Enigmista). Il cinecomic
riavvierà le sorti del crociato di Gotham al cinema e vedrà
Robert Pattinson nei panni del protagonista, ma
sembra che i piani del regista per il franchise si estenderanno ad
una trilogia, introducendo sullo schermo altri supereroi e villain
dei fumetti.
Come suggerito da HN Entertainment,
le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios
di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di
Batman v Superman: Dawn of
Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel
Wonder Woman 1984).
Ecco nuove immagini nel trailer di
Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle. Il nuovo film
d’animazione Disney arriverà nelle sale italiane il 27
novembre, diretto e prodotto dal team creativo composto dai registi
Jennifer Lee e Chris Buck e dal produttore Peter Del Vecho che
tornano al cinema dopo il successo di Frozen – Il Regno di
Ghiaccio, vincitore dell’Academy Award® come Miglior film
d’animazione.
In Frozen 2 – Il Segreto di
Arendelle Elsa partirà insieme ad Anna, Kristoff, Olaf e
Sven per un viaggio pericoloso ma straordinario verso l’ignoto
oltre Arendelle per scoprire una verità nascosta sul suo passato.
Le risposte che cerca, però, metteranno in pericolo il suo regno e,
se in passato Elsa temeva che i suoi poteri fossero troppo grandi
per essere accettati dal mondo, ora dovrà sperare che siano
abbastanza forti per salvarlo.
La colonna sonora porterà la firma
di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, compositori già premiati
con l’Oscar® per la Miglior canzone originale (“Let It
Go”/“All’Alba Sorgerò”) del primo capitolo Frozen – Il Regno di
Ghiaccio. Nella versione italiana del film Serena Autieri,
Serena Rossi, Enrico Brignano e Paolo De Santis torneranno a
prestare le proprie voci rispettivamente a Elsa, Anna, Olaf e
Kristoff.
Notorious ha diffuso il
trailer italiano di Judy, il film di
Rupert Goold con Renée Zellweger, che sarà al cinema dal 16
gennaio 2020, distribuito da
Notorious Pictures.
Judy sarà
presentato, martedì 22 ottobre, alla 14esima edizione della
Festa del Cinema di Roma e sarà presente il
regista Rupert Goold.
https://www.youtube.com/watch?v=LF97ql29Jhs&t=34s
Sarà presentato
alla 14esima edizione della Festa del Cinema di
Roma, Judy, l’atteso ed
emozionante biopic in cui l’attrice premio
Oscar® Renée Zellweger interpreta Judy
Garland, leggendaria icona internazionale e protagonista di enormi
successi come Il mago di Oz, È nata una
stella e Incontriamoci a St. Louis. Il film
– attraverso flashback che regalano alcune delle performance più
eccezionali della sua carriera – esplora in particolare l’ultimo
periodo della vita della Garland, prima della sua morte, tra amori
tormentati, drammi familiari e il costante amore dei suoi fan. A
dirigere il film è Rupert
Goold (True Story), mentre a completare il
cast, tra gli altri, sono Rufus
Sewell (Dark City, L’uomo nell’alto
castello), Jessie Buckley (A
proposito di
Rose, Chernobyl), Michael
Gambon (Il mistero di Sleepy Hollow, la saga
di Harry Potter) e Finn
Wittrock (The Normal
Heart, American Horror Story).
Judy sarà distribuito nelle nostre
sale da Notorious Pictures a partire
dal 16 gennaio 2020, in occasione del 50°
anniversario della morte della Garland e dell’80° anniversario de
Il Mago di Oz.
Judy, la trama
Judy racconta l’ultimo periodo
della vita della grande attrice e cantante Judy Garland, sul finire
di una carriera sfolgorante iniziata giovanissima con la Dorothy
del Mago di Oz. Un mix di fama e successo, fra Oscar e Golden
Globe, e poi la battaglia con il suo management, i rapporti con i
musicisti, i fan, i suoi amori tormentati e il dramma familiare che
la spinse a fare i bagagli e a trasferirsi a Londra. In quegli anni
ci ha regalato alcune delle performance più iconiche della sua
carriera.
Come ci hanno dimostrato le prime immagini trapelate
dal set del film, sono iniziate le riprese di
Diabolik, il nuovo film diretto dai Manetti Bros.
in uscita nel 2020, che porterà al cinema l’omonimo protagonista
delle storie a fumetti di Angela Giussani.
In via Marconi a Bologna, la polizia
di Clerville insegue la Jaguar in fuga con a bordo il nostro
protagonista. Courmayeur, Milano e Trieste sono gli altri luoghi in
cui si svolgeranno le riprese del film che racconterà un storia
oscuramente romantica.
Diretto dai Manetti
Bros, sarà composto da Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio
Mastandrea, che rispettivamente saranno il protagonista,
Eva Kant e Ginko.
Lo sceneggiatore del film
Michelangelo La Neve, ha dichiarato: “Il
nostro approccio è stato quello di studiare il personaggio del
fumetto, capirlo e non tradirlo fino in fondo. Cercare di
raccontare questo, prima di tutto, e per questo siamo riusciti ad
arrivare a raccontare Diabolik. È un’icona e non bisogna avere
l’arroganza di tradirlo, ma è necessario usare i meccanismi del
cinema per portarlo sul grande schermo. Nella seconda parte del
film, ci siamo basati principalmente sul numero tre, dove si
racconta l’incontro tra Eva e Diabolik.”
Le interpreti di Captain
Marvel e
Valchiria, Brie Larson e Tessa
Thompson, sono favorevoli a una potenziale relazione
romantica tra i loro personaggi del MCU. Entrambe arrivate
recentemente nell’universo condiviso, la coppia ha debuttato nella
Fase 3 – la Larson nel suo film da protagonista,
Captain Marvel, all’inizio di quest’anno,
e la Thompson nel Thor:
Ragnarok di Taika Waititi nel
2017. Ed entrambe hanno subito raccolto numerosi consensi.
Brie Larson e Tessa
Thompson fanno parte del crescente gruppo di eroine
schierate dai Marvel Studios. Dopo anni passati ad avere solo la
Natasha Romanoff / Vedova Nera di Scarlett Johansson tra le schiere
di eroi, negli ultimi anni c’è stato un afflusso di donne di potere
nel franchise, con l’aggiunta di Gamora di Zoe
Saldana, Nebula di Karen Gillan, The
Wasp di Evangeline Lily , Mantis di Pom
Klementieff, Okoye di Danai Gurira, Shuri
di Letitia Wright, Nakia di Lupita
Nyong’o e Scarlet Witch di Elizabeth Olsen.
Avengers: Endgame ha anche
mostrato la Pepper Potts di Gwyneth Paltrow nei
panni di Rescue. Ma a parte i Marvel Studios che lavorano per
rappresentare meglio le donne, l’MCU sta anche lavorando per essere
più inclusivo con la comunità LGBTQ e Brie Larson e Tessa
Thompson sono disposte a essere la sua prima coppia
omosessuale dell’universo condiviso. Le attrici ospiti all’ACE
Comic-Con di Chicago hanno rivelato di essere entrambe favorevoli
all’idea che i loro personaggi inizino una relazione romantica.
Dato che era implicito che Valchiria
fosse il primo eroe apertamente bisessuale nel MCU, i fan sono ora
in attesa di quando questa nozione sul personaggio verrà
esplicitata al cinema. Alcuni pensano che il ritorno della Jane
Foster di Natalie Portman in Thor: Love
and Thunder possa spianare la strada a una storia
d’amore, altri, nel frattempo, pensano che la Lady Sif di
Jamie Alexander sia un’opzione migliore.
Vedremo in che modo i Marvel
Studios si giocheranno questa carta nel prossimo e
misterioso futuro della loro avventura cinematografica.
Diverse teorie su Joker suggeriscono
che tutto il film sia nato dall’immaginazione di Arthur Fleck, il
protagonista interpretato da Joaquin Phoenix, anche se gli eventi hanno
confermato che solo parte delle azioni è frutto di
allucinazioni.
Ma allora quali sono gli indizi
disseminati lungo la storia che provano il contrario?
Arthur non è un narratore affidabile
Arthur Fleck è
tutto tranne che un narratore affidabile, e come nella migliore
tradizione letteraria mette in discussione l’intera validità di una
storia senza fornire un punto di vista veritiero. Questa
inaffidabilità può essere intenzionale o non intenzionale, a
seconda dei pregiudizi personali del narratore o della sua mancanza
di informazioni accurate.
Questo concetto esiste in narrativa
da centinaia di anni, coniato per la prima volta nel 1961 dal
critico letterario Wayne C. Booth ma a condificarne le tipologie fu
William Riggan nel 1981 nel libro Picaros, Madmen, Naifs e
Clowns: The Unreliable Narrator. Stesso anno di ambientazione
di Joker…è
un caso? Senza contare i riferimenti ai pazzi e ai pagliacci…
L’immaginazione di Arthur
È chiaro fin dalle prime scene che
Arthur Fleck ha una fervida immaginazione, e ciò è reso evidente
nel momento in cui il personaggio e sua madre guardano insieme la
tv godendosi il talk show di Murray Franklin (Robert De
Niro), comico e suo idolo, e all’improvviso tra il
pubblico compare proprio Arthur. I due sembrano legati da
un’infanzia simile, entrambi cresciuti da madri single, e il
dialogo convince Franklin ad invitare l’ospite sul palco. Qui c’è
tutto il desiderio di l’approvazione di una figura paterna e una
richiesta di attenzione e rispetto mai avute nella vita reale.
Il rapporto con Sophie
A rivelare quanto Arthur sia
disturbato e come la sua vita sia affetta da allucinazioni è anche
il personaggio di Sophie Dumond (Zazie
Beetz), una madre single che vive nello stesso
edificio del protagonista. All’inizio del film Sophie ride a una
delle battute di Arthur mentre i due sono insieme in un ascensore,
poi lo vedrà esibirsi nello spettacolo di stand-up comedy al
Pogo’s, fino ad assisterlo durante il ricovero della madre in
ospedale.
La verità viene a galla quando
Arthur, prima dell’epilogo, si trova nell’appartamento di Sophie e
la donna esce dalla sua camera da letto per dirgli che si trova
nell’appartamento sbagliato. Dunque è chiaro che il clown aveva
solo immaginato di avere una ragazza e di averla frequentata.
I fatti parlano chiaro: Arthur non
ha più cercato Sophie dopo i suoi primi omicidi, lei non è mai
andata a vedere i suoi spettacoli di stand up comedy e non era con
lui in ospedale dopo la morte della madre. Ma la vera domanda è:
cosa è successo a Sophie? Forse è viva da qualche parte, se è mai
esistita?
Le incongruenze temporali
Un’altra prova più sottile del
fatto che Arthur ha perso completamente il
contatto con la realtà viene data dalle scene che aprono e chiudono
il film, nelle quali Arthur parla con un terapeuta. La prima è
ambientata in uno squallido ufficio dei servizi sociali, e si fa
riferimento al suo periodo nell’ospedale psichiatrico, mentre la
seconda arriva dopo lo scoppio delle rivolte di Gotham e l’omicidio
di Murray Franklin. Entrambe però mostrano un orologio sullo sfondo
e l’ora è sempre la stessa: 11:12. Un caso?
Altri dettagli
Ci sono scene che mostrano in
maniera piuttosto ovvia il punto di vista “fantasioso” di Arthur
Fleck, ma non dimentichiamo altre incongruenze come l’inseguimento
della polizia reso come una sequenza divertente dei Looney
Tunes con il criminale che viene colpito da un’auto e
rompe il vetro del parabrezza riuscendo a cavarsela senza graffi;
oppure il fatto che un principiante pericoloso venga invitato a
partecipare allo show di Murray Franklin sulla base di
un’esibizione derisa da tutti.
Leggi anche – Joker: easter egg,
cameo e riferimenti nel film
Tom
Holland ha rivelato di non essere a conoscenza del
colpo di scena finale di Spider-Man: Far From
Home prima della visione in sala del film che lo vede
protagonista. Il comportamento leggermente incoerente e fuori dal
personaggio di Nick Fury nel film è stato spiegato in una scena
post-credits in cui si rivela che lui e Maria Hill altri non sono
che il comandante Skrull, Talos, e sua moglie Soren (entrambi visti
per la prima volta in Captain Marvel).
Lo stesso Fury viene quindi mostrato
su un’astronave Skrulls, per ragioni ancora da chiarire. Ironia
della sorte, nei fumetti Talos è noto tra gli Skrull per una
mutazione genetica che lo rende incapace di alterare la sua forma,
cosa che invece appartiene alla razza aliena.
La segretezza attorno ai film del
MCU è fondamentale, e gli attori che vi partecipano sono sempre
molto attenti durante le interviste ad evitare di rivelare dettagli
importanti dei film. Questa esigenza è stata particolarmente
sentita durante la promozione di Avengers: Infinity
War e Endgame, tanto che la Marvel ha
diffuso un hashtag ufficiale per chiedere silenzio ai fan:
#ThanosDemandsYourSilence.
Anche per Spider-Man:
Far From Home è stato utilizzato lo stesso standard
di segretezza, con tutto il marketing del film che ritrae Mysterio
come un eroe, mantenendo segreta la svolta delle sue vere
intenzioni criminali (cosa che ovviamente era facilmente
deducibile).
La dichiarazione di Tom Holland
secondo cui non era a conoscenza della svolta di Fury / Talos è
stata riportata dal Comic Book, che ha partecipato al panel durante
l’ACE Comic Con in cui lui e Jake Gyllenhaal sono stati
intervistati in merito a Far From Home. Durante il panel, Tom
Holland ha confermato che non era a conoscenza del colpo di scena
finale e lo stesso Gyllenhaal ha rivelato di averlo scoperto solo
un mese prima dell’uscita del film.
Diretto ancora una volta da
Jon Watts, Spider-Man: Far From
home è arrivato nelle nostre sale il 10 luglio.
Confermati nel cast del film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di
Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di
Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di
Maria Hill. Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Ci avviciniamo alla fine del 2019
con la consapevolezza che quella appena trascorsa è stata un’annata
davvero eccezionale per i cinecomic Marvel e DC. Dal gran finale di
Avengers:
Endgame a gradite sorprese come Shazam! e
Captain
Marvel, per non parlare di Joker e di
Spider-Man:
Far From Home, film in cui raccogliere alcune
delle scene più memorabili per il genere.
Ma quali sono quelle che entreranno nella storia?
Peter usa lo Spider-Tingle
https://www.youtube.com/watch?v=o4Lmrg7pRPY
Iniziamo da Spidey in
Spider-Man: Far From Home, sequel di Homecoming in cui
l’arrampicamuri riesce finalmente a sbloccare il suo “potere
speciale” (lo Spider-Tingle) per sconfiggere
Mysterio e mettere al tappeto i suoi droni. Dopo aver combattuto a
lungo il nemico, Peter capisce di poter fare affidamento solo sulle
sue abilità naturali più che sul suo costume tecnologicamente
avanzato. Il resto è pura magia visiva…
La trasformazione di Billy
Batson
Divertimento a misura di famiglia e
avventura vecchio stile: tutto questo è
Shazam!, esperimento riuscito della DC
Comics che riscatta la delusione di Justice League. Sono tanti i momenti
emozionanti del film, ma se proprio dobbiamo sceglierne uno, allora
sarebbe la trasformazione di Billy Batson nel supereroe sul tetto.
Il personaggio è reduce dall’incontro con la sua vera madre (che lo
aveva abbandonato di proposito da bambino), scatenando in lui
sentimenti di rabbia e frustrazione…per questo Billy corre sul
tetto e salta dall’edificio, prima di gridare Shazam!
Captain Marvel “sblocca” i suoi
poteri
Sono molte le scene già cult di
Captain Marvel, originale standalone ambientato
negli anni Novanta e vero “prequel” dell’universo cinematografico
Marvel, eppure a venirci subito in mente è quella dove Carol
Danvers riesce finalmente a prendere il controllo dei suoi poteri
svincolandosi dalla morsa della Suprema Intelligenza. L’eroina
ripercorre il suo passato di cadute e risalite, cosciente di essere
sempre stata trattenuta da altri, diventando la supereroina che
conosciamo e che ha accettato la sua umanità.
Il ballo di Steve e Peggy
https://www.youtube.com/watch?v=vELSzMFsLfw
Avengers: Endgame è ricco di momenti
memorabili, ma niente potrà mai battere sul piano emotivo
l’incontro tra Steve Rogers e Peggy Carter
finalmente riuniti grazie ai viaggi nel tempo nel finale del film.
Dopo aver sconfitto Thanos e il suo esercito, Cap torna indietro negli
anni per restituire le gemme dell’infinito alle rispettive timeline
e sceglie di vivere una vita felice con la sua amata invece di
tornare ai giorni nostri.
Sulla scena Hayley
Atwell ha dichiarato: “Penso che sia la conclusione
appropriata per una storia che ha colpito così tante persone. È
molto accattivante e innocente salutare quei personaggi in quel
modo, mantenendoli saldi nei loro tempi. Ho pensato che fosse
davvero di buon gusto lasciare che il pubblico si stupisse davanti
a quella conclusione, seguendo una trama molto semplice che parla
di due esseri umani – e uno di loro non ha nemmeno dei superpoteri.
Il tono, dopo incredibili traumi, azione, effetti speciali e altro,
con due persone che ballano lentamente, è stato
bellissimo.“
Le illusioni di Mysterio
https://www.youtube.com/watch?v=bEEPnFaNsTY
Per buona parte di Spider-Man: Far
From Home Quentin Beck viene presentato come
l’eroe della situazione e alleato di Peter Parker, Nick Fury e
Maria Hill fino al colpo di scena che rivela la sua reale missione:
vendicarsi di Tony Stark e dimostrare al mondo di essere l’unico
successore possibile di Iron Man. Per farlo Mysterio utilizza dei
droni che tramite la tecnologia da lui creata e denominata BARF (la
stessa mostrata all’inizio di Captain America: Civil
War) creano immagini come l’attacco degli Elementali, danni
alle città e i poteri soprannaturali del personaggio.
Dunque tutto il film in sé è
concepito come una grande illusione del villain, e gli indizi di
questo segreto potrebbero essere sparsi nel corso di varie scene
che solo gli occhi più attenti avranno notato. L’iconico criminale
conduce quindi Spidey in un vorticoso trip illusionistico e
visivamente mozzafiato che include immagini di Iron Man zombie e
altre fantastiche dimensioni che non dimenticheremo mai.
La danza di Arthur
https://www.youtube.com/watch?v=SbeZB1ZEquM
Una delle scene più iconiche e
suggestive di Joker è stata
il risultato dell’improvvisazione sul set di Joaquin
Phoenix e di un’intuizione di Todd
Phillips, come spiegato dallo stesso regista, e la
sequenza in questione è quella che vede Arthur Fleck – reduce dal
suo primo omicidio in metropolitana – entrare in un bagno publico e
iniziare una elegante danza da solo. Inizialmente concepita in
maniera diversa e molto più “realistica”, la scena è stata
ripensata sul set al termine di vari tentativi:
“La sceneggiatura originale era
completamente diversa. Arthur sarebbe entrato nel bagno, avrebbe
nascosto la pistola, si sarebbe lavato il trucco e avrebbe fissato
lo specchio dicendo ‘Cosa ho fatto?’. Tuttavia quella reazione non
sembrava molto coerente con il personaggio…Perché Arthur avrebbe
pensato di nascondere la sua pistola? Da lì abbiamo pensato un
milione di modi diversi per girare quella scena e dopo un’ora di
tentativi ho fatto ascoltare a Joaquin un brano delle musiche che
Hildur Guðnadóttir ha scritto per noi e lui ha iniziato a ballare.
Ci siamo guardati sapendo che quella era la scena. Aveva un senso
ed è lì che il Joker è uscito“.
Cap solleva il Mjolnir
Dopo anni di discussioni, teorie e
infinite speculazioni, Captain America ha finalmente sollevato il
Mjolnir di Thor in una
delle scene più emozionanti di Avengers: Endgame,
soddisfacendo i fan dei fumetti di tutto il mondo. Nell’epico atto
finale del film infatti, Steve Rogers, Tony Stark e il Dio del
Tuono affrontano da soli Thanos e gli eventi non sembrano favorire
i tre Vendicatori…fino a quando Cap richiama a sé il martello
magico. Dopotutto è sempre stat degno…
Joker scende le scale
Doveroso inserire in classifica
anche un’altra scena tratta da Joker in cui
vediamo Arthur Fleck, con il volto dipinto e gli abiti del clown,
scendere le scale danzando animatamente. Todd Phillips ha spiegato
in un’intervista che questo dettaglio è stato fondamentale nella
creazione del personaggio per renderlo unico e specifico nel
panorama degli antieroi, soprattutto se paragonato alle precedenti
rappresentazioni del villain al cinema.
“Una delle prime cose di cui io
e Joaquin Phoenix abbiamo parlato è il modo in cui la musica poteva
intervenire, come se in fondo facesse parte di Arthur ed esistesse
dentro di lui. Alcune persone che potresti conoscere avranno
provato questa sensazione, e l’ho sempre pensata come una cosa da
attribuire ad Arthur, tenuta dentro e intrappolata“.
Phillips fa riferimento al modo in
cui l’attore si muove nella storia e al suo rapporto con la danza,
espressione creativa del suo malessere interiore che fatica ad
esternare e che libera in forma di energia con passi eleganti e al
tempo stesso inquietanti. Una piccola anteprima la trovate qui
sotto nelle nuove immagini ufficiali pubblicate dalla Warner
Bros.
Io sono Iron Man
Nel 2008, “Io sono Iron
Man” fu la perfetta chiusura dello standalone con Robert Downey
Jr. che lanciava ufficialmente il Marvel Cinematic
Universe. Un azzardo, premiato dal pubblico, che ha condotto il
progetto di Kevin Feige al successo di Avengers:
Endgame, culmine narrativo della saga che coincide con
l’addio a uno dei personaggi più amati dai fan. E tra tutti i
richiami al passato del
MCU, la frase pronunciata da Tony Stark prima
di morire è forse il migliore: siamo negli ultimi momenti del
film, con Thanos che tuona “Io sono ineluttabile” e
l’eroe, che nel frattempo ha rubato le gemme dell’infinito e sta
per schioccare le dita, risponde fiero “E io sono Iron
Man“.
Di quella scena in particolare hanno
parlato i registi Joe e Anthony Russo spiegando
che la battuta non era nemmeno nella sceneggiatura iniziale ma che
è stata aggiunta all’ultimo minuto grazie al suggerimento del
montatore durante la post-produzione: “Tony non avrebbe dovuto
dire nulla in quel momento, ma eravamo nella sala di montaggio
chiedendoci se dovesse farlo. D’altronde si trattava di un
personaggio vissuto e morto dicendo battute…Non riuscivamo a
trovare una soluzione, c’erano tantissime frasi diverse, poi il
nostro editor Jeff Ford, che ha lavorato con noi in tutti i quattro
film dei Marvel Studios, ha detto “Perché non ci limitiamo a
chiudere il cerchio facendogli dire Io sono Iron Man?”. Non abbiamo
perso tempo e siamo andati a girare subito la scena“.
L’apertura dei portali
Passando in rassegna ogni singolo
cinecomic uscito quest’anno ci si rende conto che non c’è un
singolo momento o una sequenza che sia emozionante, soddisfacente
ed epica quanto quella che mostra l’apertura dei portali alla fine
di Avengers: Endgame. Captain
America è l’unico Vendicatore rimasto in piedi contro
Thanos e il suo esercito, si prepara ad affrontare da solo gli
invasori alieni e nel silenzio sente la voce di Sam Wilson aka.
Falcon: ogni eroe spazzato via dallo schiocco torna in vita, come
la speranza di vittoria, attraverso i portali creati da Doctor
Strange. Lacrime e brividi in ogni dove…
La scena non è mai arrivata al
cinema e mostra Wonder Woman in abiti contemporanei, l’elegante
tallieur bianco, che regge una torcia in una stanza, esaminando ciò
che sembra un affresco. Ad un esame più attento, si nota che i
dipinti sulla parete raffigurano la lezione di storia che Diana ha
raccontato al Bruce Wayne / Batman di Ben
Affleck per spiegare correttamente le origini e i
poteri delle Scatole Madre.
Nonostante l’esito disastroso al
cinema, con tanto di giudizi più che negativi da parte della
stampa, Justice League continua ad essere un film
molto chiacchierato in rete, principalmente da quella parte di
fedelissimi di Snyder che non si stancano di chiedere la director’s
cut del film. Quello che è arrivato in sala, infatti, è stato il
risultato dell’intervento e del lavoro di Joss
Whedon quasi a fine produzione per l’abbandono di Snyder
stesso a causa di una tragedia familiare.
In Justice
League abbiamo visto i potenti eroi DC far tornare in
vita il Superman di Henry Cavill e affrontare la minaccia
di Steppenwolf mentre in sottofondo incombeva l’arrivo di Darkseid
e la nascita di una lega di cattivi guidata da Lex Luthor e
Deathstroke (Jesse Eisenberg e Joe
Manganiello).
Intanto però il progetto comune del
DCEU è naufragato, mentre invece i film standalone
hanno soddisfatto il pubblico, come hanno dimostrato Wonder
Woman, Aquaman e, nelle ultime settimane, Joker.