Nonostante si sia detto moltissimo,
raccontato, sviscerato, mostrato e integrato, Avengers: Endgame continua ad
essere uno dei titoli che destano maggiore curiosità nel pubblico,
soprattutto perché si tratta di un film estremamente stratificato,
che nasconde moltissimi easter eggs, riferimenti, citazioni, cameo
e segreti relativi al mondo Marvel.
In particolare, è stato svelato un
nuovo dettaglio che era rimasto nascosto fino a questo momento, e
si ricollega al viaggio nel tempo di Tony Stark e Steve Rogers agli
anni ’70. In quella circostanza, i due eroi avevano visto fallire
il loro piano nella New York del 2012, e così decidono di tornare
ancora più indietro per recuperare il Tesseract in un altro punto
della storia, agli anni ’70, appunto.
Arrivati alla base militare dove era
custodito il potente manufatto, i due si camuffano. In particolare,
Steve indossa la divisa di un soldato che si chiama
Roscoe. Naturalmente non è un nome a caso, ma è un
riferimento a Roscoe Simons, un personaggio
dei fumetti Marvel che compare per la
prima volta in Captain America and The Falcon n.
177.
La sua storia è tanto significativa
quanto drammatica. L’uomo era un grande fan di Captain America, ma
nel momento in cui l’eroe si ritira dalla vita pubblica e assume il
nome di Nomad, Roscoe decide che il mondo
continua ad aver bisogno del suo eroe preferito, e così chiede a
Falcon di aiutarlo a diventare lui il nuovo Cap. Falcon si rifiuta,
ma Roscoe non si arrende. Si fabbrica un
costume e uno scudo e sventa da solo una rapina.
Ammirato dal gesto, Falcon decide di
aiutare l’uomo, tuttavia i due vengono rapiti da Teschio Rosso. Il
temibile villain crede infatti che si tratti di Steve Reogers,
tornato in azione come Cap, ma scoperto il malinteso, si vendica
uccidendo brutalmente Roscoe ed esponendo il suo cadavere. Sarà
questa vicenda a far tornare Steve ad essere Captain America.
Nell’indossare la divisa di Roscoe in
Endgame, Steve ha in qualche modo omaggiato l’eroe comune che lo ha
motivato a riprendere il mando di Captain America, nei fumetti.
Ricordiamo che Avengers:
Endgame è il film di maggiore incasso dell’anno,
nonché il più grande successo dei Marvel Studios, che con l’avventura diretta da
Anthony e Joe Russo hanno chiuso un arco narrativo
lungo 22 film e 11 anni, portando a termine un esperimento
produttivo senza pari.
Per quanto riguarda invece il
tenerissimo personaggio del mondo di Star
Wars, sappiamo senza dubbio che è un ottimo
espediente per Lucasfilm e Disney per vendere milioni di
pupazzetti, soprattutto nel periodo che precede il Natale. Inoltre,
il personaggio gioca molto con la malinconia e soprattutto con il
desiderio dei fan, delusi dagli ultimi film della saga, di
riappropriarsi dei propri eroi e personaggi che hanno costruito la
nostra memoria collettiva.
Per celebrare l’uscita nelle sale
di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, gli scultori italiani
Paolo Noto e Fabrizio Lorenzani hanno realizzato
due opere ispirate a Rey e Kylo Ren, i personaggi protagonisti del
film diretto da J.J. Abrams al cinema il 18
dicembre distribuito da The Walt Disney Company Italia
Dopo l’inaugurazione di lunedì 16,
fino al 29 dicembre presso la Galleria Sala Blu di Via
del Teatro Pace 3 a Roma, il pubblico potrà ammirare le due
sculture che rappresentano gli eroi dell’avvincente conclusione
dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno nuove leggende
e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il progetto artistico dei due scultori Paolo Noto e Fabrizio
Lorenzani vede protagonisti gli eroi della Saga Star
Wars™ che prendono forma e anima in una dimensione
classica, inserendoli di diritto tra le icone di sempre.
Star Wars™, la
saga concepita dal genio creativo di George Lucas, contiene
riferimenti e simboli che rimandano al mito antico, all’archetipo
del viaggio dell’eroe, alla contrapposizione di bene e male,
incarnato negli eserciti contrapposti del Primo Ordine e della
Resistenza e nei personaggi di Luke Skywalker e Darth Vader, i cui
eredi sono Rey (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver).
Utilizzando il linguaggio artistico
della scultura statuaria celebrativa, che si rifà ai condottieri
dell’antica Roma e ai busti dei patrioti del Risorgimento del colle
del Gianicolo, la rappresentazione nella “pietra eterna” che
sfida il tempo, vuole immortalare e custodire queste figure
nella dimensione più epica dell’arte cinematografica, affermandone
il ruolo nella cultura contemporanea.
Celebrazione anche dell’arte
scultorea che si pratica da secoli nelle botteghe storiche di
Carrara, famose per le loro maestranze oltre che per l’accesso al
marmo più pregiato al mondo, il progetto è realizzato in
occasione dell’uscita del film Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, episodio conclusivo della terza trilogia
della saga. Diretto da J.J. Abrams il film sarà nelle sale
italiane il 18 Dicembre distribuito da The Walt Disney
Company Italia.
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Lucasfilm e il regista J.J. Abrams
uniscono ancora una volta le forze per condurre gli spettatori in
un epico viaggio verso una galassia lontana lontana
con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film comprende Carrie
Fisher, Mark Hamill, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar
Isaac, Anthony Daniels, Naomi Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E.
Grant, Lupita Nyong’o, Keri Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie
Tran, con Ian McDiarmid e Billy Dee Williams.
Diretto da J.J. Abrams e prodotto da
Kathleen Kennedy, Abrams e Michelle Rejwan, Star Wars:
L’Ascesa di Skywalker è scritto da J.J. Abrams e Chris
Terrio, mentre Callum Greene, Tommy Gormley e Jason McGatlin sono i
produttori esecutivi.
Divenuto celebre per il suo sguardo
penetrante, l’attore Dane DeHaan ha
negli anni dato prova di grande versatilità partecipando a film di
diverso genere e ricoprendo ruoli in grado di portare alla luce le
sue qualità. In breve DeHaan si è affermato come uno dei migliori
interpreti della sua generazione, favorito anche dalla sua aria da
bello e dannato che lo rende erede di alcuni celebri attori di tale
categoria.
Ecco 10 cose che non sai su
Dane DeHaan.
Dane DeHaan: i suoi film
1. È divenuto celebre con il
suo esordio. L’attore debutta al cinema nel 2012 con
il film Chronicle,
dove ricopre il ruolo del protagonista. Grazie a questa parte,
l’attore diventa in breve tempo una star. Negli anni successivi
prende così parte a celebri film come
Lawless (2012), Lincoln(2012), Come un
tuono(2012), Giovani ribelli – Kill Your
Darlings (2013), Metallica 3D Through the
Never (2013), Devil’s
Knot (2013), The Amazing Spider-Man 2 – Il potere
di Electro (2014), Life After
Beth (2014), Life (2015), Knight of
Cups(2015), La cura del
benessere(2016), La ragazza dei
tulipani (2017), Valerian e la città
dei mille pianeti (2017) e The
Kid (2019).
2. Ha recitato anche in
televisione. L’attore ottiene una prima popolarità,
all’inizio della sua carriera, recitando nella serie In
Treatment (2010). Successivamente compare in alcuni
episodi della serie True Blood (2011), per poi
tornare in televisione con un ruolo di rilievo nella
serie ZeroZeroZero (2019) e recitando
in La storia di Lisey (2020).
Dane DeHaan è su Instagram
3. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 728 mila persone.
All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie
scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o della sua
famiglia. Non mancano inoltre foto tratte dal dietro le quinte dei
set a cui prende parte, come anche immagini promozionali dei suoi
progetti da interprete.
Dane DeHaan: la vita privata
4. È
sposato. Dal 2012 l’attore è sposato con l’attrice
americana Anna Wood, conosciuta anni prima e con la quale ha anche
recitato nel film Chronicle. I due hanno in seguito
avuto una figlia, nata nell’aprile del 2017.
Dane DeHaan e Leonardo
DiCaprio
5. Ha una forte somiglianza
con il celebre attore. Sin dal suo esordio sul grande
schermo, in molti hanno notato la somiglianza dell’attore
con Leonardo
DiCaprio. DeHaan è stato così indicato come l’erede
del celebre premio Oscar, e c’è anche chi ha riscontrato alcune
somiglianze tra alcuni film da loro interpretati.
Dane DeHaan in Chronicle
6. Ha vissuto con i suoi
colleghi. Per dar vita alla sintonia tra i tre
personaggi principali, DeHaan ha vissuto per due settimane a
stretto contatto con gli attori Michael B.
Jordan e Alex Russell,
protagonisti con lui del film Chronicle.
Dane DeHaan in Spider-Man
7. Ha interpretato un
personaggio chiave. In The Amazing
Spider-Man 2 – Il potere di Electro, l’attore ricopre il
ruolo di Harry Osborn, che diventerà poi il temibile Green Goblin,
acerrimo nemico di Spider-Man.
8. Ha ruoli in comune con
James Franco. DeHaan è il secondo attore ad
interpretare il ruolo di Harry Osborn. Il primo
fu James Franco. Casualmente, entrambi gli
attori hanno interpretato James Dean in due
distinti film sul leggendario interprete.
Dane DeHaan in ZeroZeroZero
9. È tra i protagonisti
della serie. L’attore ricopre il ruolo di Chris
Lynwood nella serie ZeroZeroZero, ideata
da Stefano Sollima e basata sull’omonimo
romanzo di Roberto Saviano. La serie
sarà trasmessa in Italia a partire dal 14 febbraio 2020.
Dane DeHaan età e altezza
10. Dane DeHaan è nato ad
Allentown, in Pennsylvania, Stati Uniti, il 6
febbraio 1986. L’attore è alto complessivamente 173 centimetri.
Diretto dal premio Oscar
Alejandro Gonzáles Iñarritu, Revenant –
Redivivo è un film del 2015 con Leonardo
DiCaprio protagonista assoluto. L’opera è in parte
basata sul romanzo Revenant – La storia vera di Hugh Glass e
della sua vendetta, pubblicato nel 2002. Questo è a sua volta
ispirato alla vita del cacciatore di pelli Hugh Glass, vissuto tra
il Settecento e l’Ottocento.
Questi è noto per essere
sopravvissuto all’attacco di un orso e al conseguente abbandono dei
suoi compagni di spedizione, i quali lo credevano in fin di vita.
Nel film il personaggio interpretato da DiCaprio, riacquisite le
forze, si mette in cammino per raggiungere chi lo ha tradito, in
cerca di vendetta per quanto subito.
Nel film la leggenda di Glass viene
inevitabilmente arricchita da numerosi elementi romanzati. Ciò è
dovuto anche dal fatto di avere poche informazioni concrete sulle
gesta del personaggio. Molti tuttavia sono anche i punti nel film
che si discostano dalla trama del film. Attraverso una serie di
domande proposte di seguito, si potrà scoprire quanto c’è di vero e
quanto di romanzato all’interno del film.
Hugh Glass era davvero un
cacciatore di pellicce?
Uno dei pochi fatti certi riguardo
Hugh Glass era che fosse un cacciatore di pelli. Nel 1823 Glass
intraprese una spedizione insieme al generale William Henry (nel
film interpretato dall’attore Domhnall Gleeson) e
alcuni uomini, con il fine di ottenere una grande carico di pelli.
Fu durante questa spedizione che Glass fu attaccato dall’orso che
lo ridusse in fin di vita.
Hugh Glass aveva davvero una
moglie appartenente alla tribù dei nativi indiani?
Poco si sa della vita di Glass
prima del 1823. Il più dei fatti che risalirebbero a prima di
quella data sono prevalentemente supposizioni. Tra queste vi è
quella del suo matrimonio con una donna appartenente alla tribù dei
Pawnee. Secondo alcuni, Glass conobbe la donna dopo essere stato
fatto prigioniero presso tale tribù, e da loro avrebbe inoltre
acquisito le sue conoscenze del territorio e nella caccia. Tutto
ciò tuttavia non ha prove concrete per essere confermato ed è
ipotizzabile sia una mera leggenda.
Hugh Glass è stato realmente
attaccato da un orso?
Nonostante non vi siano stati
testimoni al momento dell’aggressione, l’attacco dell’orso ai danni
di Glass sembra essere un fatto certo. Questo sarebbe accaduto
nell’estate del 1823, cinque mesi dopo l’inizio della spedizione
intrapresa da Glass. L’uomo, come nel film, sembra avesse seguito
le orme di alcuni cuccioli di orso, per poi ritrovarsi davanti al
pericoloso animale adulto. Questi gli procurò numerose ferite e
ossa rotte, lasciandolo più morto che vivo. I suoi compagni
fortunatamente udirono le urla e corsero in suo soccorso, riuscendo
ad abbattere l’orso.
Ci sono documenti scritti che
attestano l’avvenuta aggressione ai danni di Glass?
Sfortunatamente nessuno documento
scritto da Glass, o da qualcuno a lui vicino è stato trovato. Non
esiste infatti nessun resoconto dell’attacco dell’orso, né scritto
da Glass stesso né da eventuali testimoni oculari. La storia
dell’attacco sembra essere apparsa per la prima volta nel 1825 nel
diario di un avvocato di Philadelphia in cerca di fama come
scrittore. Tale storia si diffuse rapidamente negli Stati Uniti,
divenendo argomento principale del poema del 1915 intitolato La
canzone di Hugh Glass., di John Neihardt, a cui seguirono poi
numerosi libri sull’argomento.
Hugh Glass fu davvero abbandonato
dai suoi compagni perché creduto spacciato?
Date le ferite riportate dallo
scontro con l’orso, era difficile credere che Glass sarebbe potuto
sopravvivere. Per tale motivo il capitano della spedizione assegnò
a due uomini il compito di rimanere con Glass finché questi non
fosse deceduto, mentre gli altri proseguivano il percorso.
L’intenzione era quella di dare a Glass sepoltura cristiana dopo la
sua morte. Questi uomini erano John Fitzgerald e Jim Bridger, nel
film interpretati da Tom
Hardy e Will Poulter. I due rimasero
con Glass diversi giorni, ma quando si accorsero che non accennava
a voler morire decisero di seppellirlo a metà e abbandonarlo per
ricongiungersi con la spedizione.
I due uomini hanno davvero ucciso
il figlio di Glass?
Nel film con DiCaprio, l’assassinio
del figlio di Glass per mano di John Fitzgerald è motivo scatenante
della sete di vendetta del cacciatore di pelli. Tuttavia, questa
parte del film è puramente inventata, poiché non ci sono prove
dell’esistenza di un figlio di Glass, e ancor meno di un figlio
ucciso davanti ai suoi occhi.
Hugh Glass ha davvero dormito
nella carcassa di un animale?
Dormire all’interno della carcassa
di un animale è una nota pratica di sopravvivenza, ma non è dato
sapere se realmente Glass abbia messo in pratica ciò. Questo
dettaglio fa tuttavia parte della leggenda tramandata nel corso dei
secoli. Molto più probabile è il suo aver mangiato parti di animali
per sopravvivere nella natura selvatica.
Hugh Glass ha davvero soddisfatto
la sua sete di vendetta?
Nella leggenda tramandata, Glass
riesce realmente a raggiungere i due uomini che lo avevano
abbandonato in fin di vita. Tuttavia, anziché porre in atto la sua
violenta vendetta come nel film, viene raccontato che Glass perdonò
i due. È bene ricordare che questi non uccisero alcun figlio di
Glass, pertanto il perdono è piuttosto comprensibile.
Arriva nei cinema italiani, a
partire dal 18 dicembre, il film Star Wars – L’ascesa di
Skywalker. Nono capitolo della saga ideata da
George Lucas, il film conclude la storia della
famiglia Skywalker, ponendo fine ad una delle più grandi epopee
della storia del cinema. Diretto da J. J.
Abrams, il film ha nel suo cast gli attori
Daisy Ridley,
John Boyega, Oscar Isaac, Adam Driver, Mark
Hamill, Carrie Fisher, Anthony Daniels, Domhall Gleeson, Richard E.
Grant, Ian McDiarmid e
Billy Dee
Williams.
Per essere pronti alla
visione del film, ecco alcune curiosità da sapere su Star
Wars – L’ascesa di Skywalker.
Il ritorno di Palpatine
La più grande notizia
riguardo il film è quella rivelata nell’aprile del 2019, ovvero che
nel film sarà nuovamente presente l’imperatore Palpatine,
principale villain della trilogia originale.
Il ruolo sarà nuovamente ricoperto
dall’attore Ian McDiarmid, che ha fatto la sua
comparsa durante la Star Wars Celebration di Chicago. Dopo aver
svelato la sua presenza nel trailer, l’attore è infatti salito sul
palco confermando la sua presenza nel film, mandando letteralmente
in delirio i fan.
Nella scena iniziale in cui Kylo Ren
(Adam Driver) cerca Palpatine (Ian McDiarmid),
quest’ultimo gli dice che “la Forza è la via per molte abilità che
alcuni considerano innaturali”. Questa è esattamente la stessa
cosa che Palpatine disse ad Anakin Skywalker
in Star
Wars: Episodio III – La vendetta dei
Sith(2005),
dove si riferiva a un’antica tecnica Sith usata da Darth Plagueis,
che usa la Forza per prolungare la propria vita o quella degli
altri, alludendo a come potrebbe aver avuto un ruolo nella
resurrezione di Palpetine.
Le curiosità dietro al ritorno di
Billy Dee Williams
Un altro
gradito ritorno all’interno del film è quello dell’attore Billy Dee Williams, che riprenderà il celebre
personaggio di Lando Calrissian, già comparso nella trilogia
originale della saga. Billy Dee Williams aveva fortemente espresso
interesse a riprendere il ruolo per cui è divenuto celebre. Rian
Johnson aveva pensato di usarlo in Star Wars – Gli ultimi
Jedi (2017), ma in seguito decise che non si adattava bene
alla storia. Il 9 luglio 2018, dopo diverse settimane di voci, è
stato confermato che Williams sarebbe invece davvero tornato come
Lando per il nono film.
Secondo alcune fonti, quando la cosa
si concretizzo l’attore era titubante all’idea di recitare nel
film, spaventato dalla sua età, ma il regista riuscì a convincerlo
a riguardo, rendendo pubblico il suo coinvolgimento nel luglio del
2018.
Le curiosità dietro al ritorno de
principessa Leila
Dopo la tragica notizia della morte
di Carrie Fisher, celebre nella saga per il ruolo
della principessa Leila, i produttori dovettero gestire tale
assenza in vista del capitolo conclusivo della nuova trilogia.
La morte di Carrie
Fisher, avvenuta il 27 dicembre 2016, inizialmente provocò
la riscrittura di questo film con l’obiettivo di rimuovere del
tutto Leia. La Lucasfilm ha chiarito che non avrebbero tentato di
ricreare digitalmente la sua performance come hanno fatto (con
l’approvazione della Fisher) in Rogue One: A Star Wars Story (2016).
Tuttavia, a luglio 2018, J.J. Abrams ha confermato che la Fisher
sarebbe apparsa in questo film attraverso filmati inutilizzati di
Star Wars – Il risveglio della
Forza(2015)
e Star
Wars – Gli ultimi Jedi (2017), con gli autori e
gli editori che hanno escogitato un modo intelligente per
riutilizzare quelle scene.
Dunque, si è infine deciso di
riutilizzare scene tagliate da Il risveglio della Forze e
Gli ultimi Jedi, dove compare il personaggio. Tali scene
sono state riadattate per far sì che non si avverta l’assenza del
personaggio, impossibile da tagliare fuori dalla trama. Le riprese
di Carrie Fisher dei precedenti due film sono state incorporate
attraverso il processo di rotoscoping o la rimozione digitale dello
sfondo del filmato e la sua sovrapposizione altrove. Gli effetti
visivi sono stati anche usati per cambiare il suo
abbigliamento.
C-3PO raggiunge un importante
record
Con la sua presenza in Star
War – L’ascesa di Skywalker, il droide C-3PO sarà l’unico
personaggio ad essere apparso in tutti i nove film della saga. Il
ruolo è stato ricoperto in ogni occasione dall’attore
Anthony Daniels, la cui prima interpretazione
del personaggio risale al 1977. Si ritiene inoltre che questa possa
essere l’ultima apparizione del droide all’interno della saga, e di
conseguenza anche l’ultima per l’attore.
Quando George
Lucas inizialmente elaborò i piani per dodici
episodi, poi ridusse quel numero a nove, disse che C-3PO e R2-D2
sarebbero stati gli unici personaggi ad apparire in tutti e
nove.
Il ritorno di J. J. Abrams in
cabina di regia
Dopo aver diretto nel
2015 il film Star Wars – Il risveglio della
forza, che ha dato il via alla nuova trilogia, il
regista J. J. Abrams non era inizialmente previsto
come regista anche del nono capitolo. Tuttavia, dopo
l’allontanamento dell’iniziale incaricato, Abrams ha ottenuto
nuovamente tale ruolo, divenendo l’unico regista insieme a
George Lucas ad aver diretto più di un film della
saga di Star Wars.
Per la lavorazione
J.J. Abrams ha ripreso diverse idee scartate per il
primo film. Oltre ad aver utilizzato diverse scene della Fisher,
girate all’epoca del primo capitolo. Tra le varie idee riprese c’è
quella dei resti della Morte Nera che possono essere visti immersi
nell’acqua. Questa idea è stata originariamente considerata per
Star Wars: Episodio VII – The Force Awakens (2015), ed è stata
anche descritta come concept art nel libro “The Art of Star Wars: The Force
Awakens”.
I fan hanno generalmente ipotizzato
che il relitto della Morte Nera distrutto in Il ritorno dello Jedi
(1983) visto nei trailer sarebbe stato sulla Foresta della Luna di
Endor. Tuttavia, del materiale online apparso sui siti dei Parchi
Disney “Star Tours -The Adventure Continues” ha rivelato che la
Death Star distrutta si trova in realtà sulla Ocean Moon di Kef
Bir, mai menzionato prima nel canone di Star Wars.
Riguardo alla Fisher, inizialmente
produttori avevano pianificato un ruolo più importante per Leia
prima della morte di Carrie Fisher. Kathleen Kennedy, presidente
della Lucasfilm, ha rivelato: “(Carrie) mi ha afferrato e ha
detto: “Farò meglio ad essere in prima linea nell’episodio
IX!’ Perché Harrison era davanti e al centro nel VII, e Mark è al
centro dell’VIII”. Pensava che IX sarebbe stato il suo film. E lo
sarebbe stato.” Dopo la sua morte, i membri della famiglia
Todd Fisher e Billie Lourd hanno concesso a Disney e Lucasfilm il
permesso di usare la la sua immagine sotto forma di filmati
inutilizzati.
La proiezione privata
A seguito di una
vasta campagna diffusa su Twitter, questo film è stato proiettato
privatamente da un malato terminale dell’Hospice Rowan a
Waterlooville, Hampshire, il 29 novembre 2019. Su sua richiesta, il
nome del paziente non è stato reso pubblico.
La sceneggiatura stava per essere
resa pubblica
Nel novembre del 2019 sono
stati vissuti attimi di panico nel momento in cui la sceneggiatura
è comparsa in vendita su eBay. La cosa, fortunatamente, è stata
prontamente segnalata e l’articolo è stato recuperato dai
produttori del film, che hanno riacquistato il manoscritto.
Successivamente fu rivelato che ad aver perso la sceneggiatura è
stato l’attore John Boyega. Pare che gli addetti alla pulizia
l’avessero trovata sotto il letto mentre pulivano la sua
stanza.
Di ci sono le voci che Rey
sente?
Tra le voci Jedi che
Rey sente durante la scena “all Jedi” ci sono Darth Vader / Anakin
Skywalker (James Earl Jones), Anakin Skywalker (Hayden
Christensen), Luminara Unduli (Olivia d’Abo), Ahsoka Tano (Ashley Eckstein), Aayla Secura (Jennifer
Hale), Mace Windu (Samuel L. Jackson), il giovane Obi Wan Kenobi
(Ewan McGregor), il più vecchio Obi Wan Kenobi (Alec Guinness),
Yoda (Frank Oz), Adi Gallia (Angelique Perrin), Kannan Jarus
(Freddie Prinze Jr.) e Qui-Gon Jinn (Liam Neeson).
Aveva un titolo di lavorazione
diverso
Il regista J. J.
Abrams è noto per tenere particolarmente segreta la
lavorazione dei suoi film. Per depistare circa potenziali ipotesi
sulla trama, Abrams assegnò così al lungometraggio il titolo di
lavorazione “Black Diamond”. Successivamente nel giugno del 2018
questo fu cambiato in “trIXie”. Nell’aprile del 2019 viene infine
rivelato il reale titolo del film: L’ascesa di
Skywalker.
Colin Trevorrow, Simon Kinberg e
tanti talenti prima di JJ Abrams
Colin
Trevorrow doveva originariamente dirigere questo film, ma
“scelse di abbandonare” il progetto a causa delle differenze
creative tra lui e Lucasfilm. Trevorrow e Derek Connolly, che hanno
lavorato insieme a Safety Not Guaranteed (2012), hanno
scritto la sceneggiatura iniziale, ma a settembre 2017, JJ Abrams
ha sostituito Trevorrow mentre il regista e Chris Terrio si sono
uniti ad Abrams per riscriverlo.
Lo sceneggiatore e produttore
Simon Kinberg ha scritto la prima trama di questo
film, che è stato però abbandonata dopo che le storie dei due film
precedenti sono state pesantemente modificate dalle loro prime
versioni. Prima che J.J. Abrams fosse stato assunto per un altro
film di Star Wars, la regia è stata offerta ancora a Rian
Johnson, ma ha declinato l’offerta poiché sentiva di aver
bisogno di un periodo di riposo tra Star Wars – Gli ultimi Jedi
(2017) e il suo prossimo progetto,
Cena con delitto – Knives Out (2019).
Inserendosi un panorama seriale
orfano di
Game of Thrones e in attesa de Il Signore degli Anelli,
Netflix
propone, dal 20 dicembre sul suo servizio in streaming,
The
Witcher, lo show televisivo che si basa sui
personaggi e le storie della celebre saga multimediale che, tra
romanzi e giochi ha fatto la fortuna del suo ideatore,
Andrzej Sapkowski. A creare la serie è
Lauren Schmidt Hissrich, che è partita dalla Saga
di Geralt di Rivia, pubblicata da Sapkowski tra il 1990 e il 2013,
e ha costruito il suo racconto intorno a tre personaggi principali:
il witcher Geralt, la maga Yennefer e la principessa Ciri, anceh
lei portatrice di un prodigioso e potentissimo potere.
La prima stagione della serie si
concentra, naturalmente, a raccontare l’origine di questi
personaggi, laddove se con Geralt incontriamo già un essere
definito, dal tempo, dalla fatica, dalla consapevolezza e anche da
un passato tormentato, con Yennefer siamo di fronte alla genesi
della sua migliore versione di sé, ovvero la maga consapevole del
suo potere e affamata di altra magia che ancora non conosce. Trai
due c’è Ciri, il personaggio per ora più sfuggente del terzetto,
della quale invece ci viene raccontata la nascita e l’origine del
legame che ha con Geralt.
The Witcher è fantasy puro
Narrativamente siamo nel territorio
del fantasy puro, con ambientazione semi-medievale e con una
miriade di personaggi che riecheggiano quel periodo storico e allo
stesso tempo si fondono con tradizioni, folklore, racconti e
incantesimi che sembrano nati all’alba dei tempi, con la nascita
delle storie stesse.
A questo profondo legame con la
tradizione fantastica si contrappone l’aspetto
soapoperistico di The Witcher, e
per questo intendiamo gli intrecci, i tormenti, i legami che
intercorrono trai personaggi, i loro struggimenti interiori, le
loro battaglie personali, il loro vissuto, in alcuni casi ancora
misterioso. Insomma, tutta la parte che in qualche modo rappresenta
il gancio per chi, non avendo mai letto, visto, giocato nulla di
relativo alla saga, si avvicina alla storia soltanto con la serie
Netflix.
All’inizio di questa recensione di
The Witcher abbiamo citato Game of Thrones, tuttavia sarebbe
ingiusto effettuare un paragone trai due prodotti perché, benché
siano appartenenti allo stesso genere, da un punto di vista
produttivo sono creature molto diverse e quindi bisognerebbe
pensare forse alla prima stagione della serie HBO per avere un
confronto meno impari. Sì, perché al netto della ricchezza
narrativa della serie Netflix, la messa in scena si rivela a tratti
ingenua, così come la scrittura di alcuni dialoghi che tendono a
semplificare le posizioni, i punti di vista, o semplicemente
caratterizzano una serie di situazione che hanno una lettura
univoca e superficiale.
Henry Cavill è Geralt di Rivia
Dopotutto The
Witcher è prima di tutto un onesto intrattenimento e
a questo scopo, almeno, regala notevoli scene di combattimento,
coreografate con grande cura e consegnate allo spettatore da una
cast più atto alla prestanza fisica che a quella psicologica.
Principe e protagonista di questo dislivello tra forma e sostanza è
Henry Cavill, a cui è stato dato l’incarico di
portare sullo schermo Geralt. Con lui, sfilano nello show una serie
di personaggi femminili variamente interessanti e tutti archetipali
del genere: la regina guerriera, la principessa in incognito, la
maga affamata di potere, tutte figure che rappresentano topoi
narrativi del fantasy e che vengono usati con destrezza per
costruire una rete di vicende dentro cui il witcher protagonista
(in senso molto relativo) si trova incagliato.
Oltre a Cavill, la serie vede
protagoniste Freya Allan nei panni della
principessa Ciri, Anya Chalotra che invece interpreta Yennefer
di Vengerberg e Jodhi May che è invece la Regina
Calanthe, nonna di Ciri. I tre personaggi femminili rubano
certamente la scena al nostro amato Superman, che nonostante la
presenza scenica e lo sforzo recitativo, manca del carisma che
forse dovrebbe avere il personaggio di Geralt.
The Witcher è una serie di grande
intrattenimento
The
Witcher è una serie fantasy pura, che scomoda gli
archetipi del genere e lo fa con fedeltà al materiale originale.
Non parte giocandosi da subito tutte le sue carte e per questo,
forse, è un prodotto che richiede un po’ di fiducia da parte dello
spettatore, tuttavia riesce ad intrattenere, e questo è il punto
che fa cadere l’ago della bilancia in suo favore. In attesa di
stagioni successive in cui le cose si faranno davvero serie.
Star
Wars L’Ascesa di Skywalker arriva oggi nelle sale
americane, mentre in quelle italiane ha già fatto il suo debutto,
precisamente lo scorso 18 dicembre. Per celebre l’uscita nelle sale
del film che chiuderà ufficialmente la saga degli Skywalker,
Mark Hamill, storico interprete di Luke Skywalker
nel franchise, ha voluto rendere omaggio alla persona che ha fatto
conoscere l’universo di Guerre Stellari al mondo intero:
George Lucas.
Attraverso il suo account Twitter, infatti, Mark Hamill ha condiviso un bellissimo
post per celebre George Lucas, il papà della saga
ambientata nella “galassia lontana lontana”. Una serie di immagini
che ritraggono l’attore insieme al regista, sceneggiatore e
produttore ha accompagnato la seguente didascalia: “E mentre
L’Ascesa di Skywalker arriva nei cinema, non dimentichiamoci che
tutto è nato dall’immaginazione di un uomo solo: George Lucas. Lui,
da solo, ha creato la galassia lontana lontana che ha ispirato
intere generazioni. E poi mi ha permesso di farne parte, cambiando
la mia vita per sempre…”
Potete vedere il post condiviso da Mark Hamill di seguito:
As
#TheRiseOfSykwalker arrives in theaters, let’s not forget that
it all started in the imagination of just 1 man: GEORGE LUCAS. He
alone created that galaxy far, far away that has inspired
generations. Then, he let me be a part of it & changed my life
forever…#ALifetimeOfLukepic.twitter.com/0HPUUrInUj
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Stando ad un nuovo report di
Variety, i diritti di
sfruttamento cinematografico del franchise The LEGO
Movie potrebbero passare dalla Warner Bros. alla
Universal Pictures. Secondo il report, l’obiettivo sarebbe quello
di rilanciare la saga d’animazione basata sui celebri mattoncini
della società danese attraverso una nuova serie di film.
Nel nuovo progetto resterebbe
comunque coinvolto Dan Lin in qualità di
produttore, nonostante lo stesso sia legato alla Warner da un
accordo a lungo termine. Lin è stato il produttore di tutti i film
del franchise che sono stati distribuiti dalla Warner Bros.,
inclusi gli spin-off LEGO Batman – Il
Filme LEGO Ninjago – Il
Film.
Al momento la notizia non è stata
ancora confermata, né dalla LEGO né tantomeno dalla Universal:
sempre secondo quanto riportato dalla fonte, la major starebbe
accarezzando l’idea di rivisitare alcuni dei suoi grandi classici
in chiave LEGO.
I film della saga prodotti dalla
Warner Bros. sono stati accolti molto bene, tanto dalla critica
quanto dal pubblico, nonostante i risultati al botteghino dei vari
episodi non siano stati sempre soddisfacenti: il primo film ha
incassato 468 milioni di dollari a livello mondiale, seguito da
LEGO Batman – Il Film (311 milioni di dollari), The
LEGO Movie 2: Una nuova avventura (191 milioni) e
LEGO Ninjago – Il Film (123 milioni).
Nel 2014, il primo film divenne un
enorme successo, con recensioni prevalentemente positive e un
incasso di 469 milioni su un budget di 60, quello che si definisce
un vero successo. A scrivere e dirigere c’erano Phil
Lord e Chris Miller. Il primo film ha
generato subito un universo condiviso, con altri film del genere
usciti nel corso di questi 4 anni.
Il cast vocale originale del
franchise include attori del calibro di Chris Pratt,
Elizabeth Banks, Will Arnett, Nick Offerman, Alison Brie, Charlie
Day,Tiffany Haddish, Jonah
Hill e Channing Tatum.
Tutti sanno che Avengers:
Endgame, il cinecomic Marvel diretto da
Anthony e Joe Russo, è riuscito a
battere Avatar di James Cameron, diventando il film con il
maggiore incasso nella storia del cinema. In seguito all’importante
record stabilito dall’ultima avventura dei Vendicatori sul grande
schermo, lo stesso regista di Titanic si era congratulato
con i Marvel
Studios con un post pubblicato sia attraverso i suoi
profili social ufficiali che quelli del franchise.
All’epoca dei fatti, James Cameron aveva dichiarato: “Il
risultato di Endgame mi ha dato tantissima speranza. Questa è la
prova tangibile che le persone vanno ancora al cinema. E quello che
mi spaventava di più nel girare Avatar
2 e Avatar
3 è il fatto che il mercato è cambiato tantissimo, e che
quell’epoca in cui le persone sono entusiaste di andare in una sala
buia con un gruppo di estranei per guardare qualcosa fosse ormai
tramontata.”
Con l’arrivo nelle sale dei sequel
di Avatar a partire dal 2021, sono in
molti a pensare che la storia dei maggiori incassi al box office
possa essere nuovamente riscritta, e che Avatar possa
tornare in cima alla classifica dei film più visti. Della medesima
opinione sembra essere anche James Cameron, che in una recente intervista
con USA Today rilasciata
in occasione dei dieci anni dell’uscita del primo film, ha spiegato
che un’eventuale re-release della pellicola potrebbe ribaltare la
situazione, riportando in vetta il suo kolossal sci-fi: “Credo
sia una certezza”, ha dichiarato Cameron. “Ma lasciamo che
Avengers: Endgame si goda il momento e
celebriamo il fatto che persone stanno ancora andando al
cinema.”
Il regista ha poi sottolineato
ancora una volta di aver amato il film dei fratelli Russo, ma ha
anche dichiarato: “Non vorrei apparire irriverente, ma ci hanno
batttuto di pochissimo. Ho fatto i conti giusto prima: ci hanno
superato per un quarto del percento… penso che secondo i contabili
si tratterebbe di un errore di arrotondamento.”
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
In attesa di scoprire quali saranno
con precisione i piani di Quentin Tarantino in
merito al terzo chiacchieratissimo film della saga di
Kill Bill, il celebre regista e
sceneggiatore ha rivelato un aneddoto decisamente interessante in
merito alla saga con protagonista Uma Thurman nei
panni di Beatrix Kiddo.
In una recente intervista durante un
podcast di CinemaBlend,
Quentin Tarantino ha svelato che inizialmente il
ruolo di Bill non era stato pensato per David
Carradine, ma bensì per altri due attori, entrambi molti
noti al grande pubblico: Warren Beatty e
Bruce Willis. Per Beatty si sarebbe trattata della
prima collaborazione con Tarantino, mentre Willis aveva già
lavorato con il regista in Pulp Fiction e Four
Rooms. A proposito del casting del personaggio di Bill,
Tarantino ha spiegato:
“Avevo creato il personaggio di
Bill appositamente per Warren Beatty, ma alla fine mi sono reso
conto che un personaggio del genere non avrebbe potuto funzionare
con lui. Così ho provinato David Carradine, e ho apportato alcuno
modifiche al personaggio proprio per lui. La mia terza scelta
sarebbe stata Bruce Willis. Ogni volta che leggo la prima versione
di Kill Bill, per certi aspetti mi fa ridere… perché è la versione
di Warren Beatty.
Il regista ha poi aggiunto:
“Nella prima versione del film, Bill era una sorta di James
Bond malvagio. Più che un villain alla 007, sembrava una sorta
di alter-ego cattivo di Bond, e penso che Warren avrebbe potuto
mettere in luce questo aspetto. Se invece avessi dovuto scegliere
Bruce, probabilmente non avrei dovuto riscrivere così tanto il
personaggio. Bruce avrebbe potuto interpretare un James Bond
cattivo senza alcuna difficoltà. Forse mi sarei fatto soltanto
guidare un po’ di più dal suo carattere. Un po’ meno Cristal. Un
po’ più Coors. Un po’ meno champagne, un po’ piùbirra.”
Ricordiamo che l’ultimo film di
Quentin Tarantino, C’era una volta a
Hollywood, ha ricevuto 5 nomination ai Golden Globes
2020, incluso Miglior Film (Musical o Commedia),
Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Musical o Commedia) per
Leonardo DiCaprio e Miglior Attore Non
Protagonista per Brad Pitt. Il film ha inoltre
ricevuto 4 candidature ai SAG Awards
2020 e ben 12 candidature ai Critics’ Choice
Awards.
Nonostante Cena con Delitto – Knives
Out, il suo ultimo film, sia stato molto apprezzato sia
dalla critica che dal pubblico, Rian Johnson non
dimentica quanto sia stato difficile gestire il rapporto con i fan
in seguito all’uscita nelle sale di Star Wars: Gli Ultimi
Jedi, secondo capitolo della trilogia sequel
della celebre saga fantascientifica che ha generato non poche
reazioni contrastanti all’interno del fandom di Guerre
Stellari.
In occasione dell’uscita nelle sale
di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, il film diretto da Rian
Johnson è tornato nuovamente a far parlare di sé, dal
momento che sono tantissimi i fan che speravano che l’ultima fatica
di J.J.
Abrams possa aver in qualche modo riparato agli errori
commessi da Johnson con Episodio VIII.
In una recente intervista con
Radio.com,
Rian Johnson ha parlato proprio del rapporto con i
fan di Star Wars – che si sono spesso
distinti per atteggiamenti particolarmente deleteri – e di come
questo si sia ridimensionato proprio in seguito agli attacchi che
sono stati riservati a Gli Ultimi
Jedi:
“Penso che avvicinarsi ad un
qualsiasi processo creativo provando in tutti i modi a rendere
felici i fan sia sbagliato. Si rischia di ottenere il risultato
opposto. Anche facendo riferimento alla mia esperienza in qualità
di fan, se mi approccio a qualcosa, anche se si tratta di qualcosa
che penso di volere, se vedo esattamente quello che immaginavo di
vedere sul grande schermo, non posso far altro che reagire con un
‘Ah, ok!’. Potrebbe sicuramente farmi sorridere, ma al tempo stesso
mi lascerebbe una sensazione di neutralità che non mi porterebbe a
ripensare a quello che ho visto una volta uscito dalla sala,
lasciandomi insoddisfatto. Io voglio rimanere scioccato, voglio
essere sorpreso, voglio vedere delle cose contestualizzate
nuovamente. Nel momento in cui mi siedo al cinema, da fan voglio
essere sfidato.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Attraverso il suo account Instagram, il regista Mike
Flanagan ha annunciato l’arrivo della “Director’s Cut” di
Doctor
Sleep, l’adattamento cinematografico
dell’omonimo romanzo di Stephen King, uscito nelle
nostre sale lo scorso 31 ottobre.
La versione estesa di
Doctor
Sleepdurerà ben 3 ore e sarà contenuta
in un’apposita edizione home video del film, che sarà disponibile
negli Stati Uniti a partire dal prossimo 21 gennaio in Digital HD e
dal 4 febbraio in Blu-ray e 4K.
Nonostante il film non sia stato
accolto bene né dalla critica né dal pubblico, di recente
Mike Flanagan ha rivelato di voler rinnovare il
sodalizio con Stephen King, sperando in tempi
brevi di poter tornare al lavoro su un nuovo adattamento della sua
sconfinata produzione.
Di seguito potete ammirare il post condiviso da Flanagan:
Ancora irrimediabilmente
segnato dal trauma che ha vissuto da bambino all’Overlook, Dan
Torrance ha combattuto per trovare una parvenza di pace. Ma questa
tregua va in frantumi quando incontra Abra, un’adolescente
coraggiosa con un potente dono extrasensoriale, noto come la
“luccicanza”. Riconoscendo istintivamente che Dan condivide il suo
potere, Abra lo contatta, invocando disperatamente il suo aiuto
contro la spietata Rose Cilindro e i suoi seguaci, i membri de Il
Nodo, che si nutrono della Luccicanza degli innocenti alla ricerca
della loro immortalità.
Nel cast di Doctor
SleepEwan McGregor nel ruolo di Dan
Torrance, Rebecca Ferguson in quello di Rose
Cilindro, e Kyliegh Curran, al suo debutto in un lungometraggio,
nel ruolo di Abra, insieme a Carl Lumbly, Zahn McClarnon, Emily
Alyn Lind, Bruce Greenwood, Jocelin Donahue, Alex Essoe e Cliff
Curtis.
A quanto pare, anche l’USDA, il
Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, è un
grande fan di Black Panther, il cinecomic
Marvel diretto da Ryan
Coogler e vincitore di ben tre premi Oscar. Probabilmente,
però, l’eccessivo apprezzamento del dipartimento federale nei
confronti del film con protagonista Chadwick
Boseman ha indotto i suoi membri a non rendersi conto di
un errore alquanto insolito e anche piuttosto divertente.
Il dipartimento ha infatti inserito
Wakanda, nazione dell’Africa Orientale in cui si
svolgono le vicende del cinecomic di Coogler, nella lista dei suoi
partner commerciali, nonostante il regno di T’Challa sia un luogo
fittizio partorito dalla mente di Stan Lee e
Jack Kirby… cioè, non esiste! Un portavoce
dell’USDA ha spiegato che l’errore è stato commesso durante un test
da parte dello staff e che non sarebbe dovuto diventare di dominio
pubblico.
L’errore è stato scovato da
un’utente di Twitter: il
tariffario del sito web del Dipartimento dell’Agricoltura ha
presentato per alcune ore una lista dettagliata di beni – tra cui
animali, tabacco, latticini e alcool – che sarebbero al centro di
scambi commerciali tra l’America e il Wakanda. L’errore ha subito
scatenato le reazioni più disparate sul web, ma in seguito alla
diffusione della notizia è stato prontamente rimosso.
Successo planetario capace di
incassare 1,3 miliardi in tutto il mondo, secondo film Marvel con il maggior risultato
domestico di sempre secondo solo ad Avengers: Endgame e vincitore di
tre premi Oscar, Black Panther tornerà
con un nuovo capitolo – Black Panther
2 – inserito nella Fase 5 del MCU, come confermato da Kevin
Feige.
Ryan
Coogler è stato confermato a capo
del sequel per
il quale curerà sia regia che sceneggiatura. Intervistato da
Indiewire, il filmaker americano ha confessato di non sentire
alcuna pressione per questo nuovo progetto e spiegato cosa intende
raggiungere con la prossima avventura di T’Challa:
“Credo che la pressione sarà
sempre lì ad aspettarmi. Ho avuto la possibilità di realizzare tre
lungometraggi, ognuno dei quali aveva il suo specifico tipo di
pressione e sui quali gravavano aspettative diverse […] Ma
qui si tratterà di girare un sequel, il che è qualcosa che non
ho mai fatto prima, ed è un sequel di un film che ho diretto,
quindi penso che ci sarà molta pressione e per questo cercherò di
concentrarmi sul lavoro come sempre. Giorno dopo giorno, un passo
alla volta, eliminando l’ansia intorno a noi, per creare una storia
che abbia un qualche tipo di significato.“
Seppur breve, la scena di
Avengers: Endgame che ha
visto riunite tutte le donne dell’Universo Cinematografico Marvel ha sicuramente fatto la
gioia di molti fan. Eppure, la scena con la formazione della
A-Force al completo, doveva essere in origine
molto diversa…
Stando a quanto rivelato nel libro
illustrato: “The Art of Marvel Studios Avengers: Endgame”
dall’artista Jackson Sze, inizialmente c’erano dei
piani per una scena che avrebbe coinvolto le donne della
A-Force molto diversa rispetto a quella che
abbiamo visto al cinema nel film di Anthony e
Joe Russo.
La scena alternativa in questione –
che probabilmente non è mai stata girata – era stata denominata “La
Battaglia del Cielo” e avrebbe visto Captain Marvel, Pepper Potts nelle vesti di
Rescue e altre Vendicatrici tentare di abbattere il Santuario II,
l’enorme nave di Thanos.
Di seguito la descrizione della scena mai realizzata:
“Captain Marvel, dotata ormai di potenza
intergalattica, sarebbe entrata in azione per cercare di fermare la
nave di Thanos, che in quel momento stava bombardando il campo di
battaglia con una serie di esplosioni, rendendo le cose davvero
difficili per tutti i Vendicatori. Carol Danvers, però, viene
colpita e finisce a terra.
Assunta l’identità di Rescue,
Pepper Potts la vede, corre in suo aiuto e cerca di proteggerla da
uno altro colpo sferrato dalla nave. A quel punto aumenta i poteri
dello scudo protettivo e, prima di essere nuovamente bombardata,
chiama in aiuto tutti gli altri membri della A-Force, che si
schierano attorno a Captain Marvel, formando un cerchio… tutte
insieme cercano di proteggere Carol e sconfiggere gli
Outriders.
Alla fine, resasi conto di cosa
sta accadendo, ringrazia tutte e si evolve nella sua forma
“Binary”. A quel punto Pepper Potts avrebbe esclamato: “Fai quello
che devi, Captain!”. Carol sarebbe balzata nello spazio e avrebbe
iniziato a sparare alla razza aliena, per poi penetrare nella
grande nave con l’obiettivo di distruggerla, proprio come poi
avviene nel film.”
Ricordiamo
che Avengers: Endgame è il film
di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei
Marvel Studios, che con l’avventura
diretta da Anthony e Joe
Russo hanno chiuso un arco narrativo lungo 22 film e
11 anni, portando a termine un esperimento produttivo senza
pari.
Film evento del decennio, è riuscito
in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man, riunendo sul grande
schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno
premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James
Cameron.
Nel cast del
film Robert Downey Jr., Chris
Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict
Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman,
Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian
Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh
Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon
Favreau, Paul Rudd e Brie
Larson.
All’inizio del mese abbiamo
scoperto che le riprese di Avatar
2 erano ufficialmente terminate. Il primo sequel
è atteso nelle sale per Dicembre 2021, ma come sappiamo ormai da
diverso tempo non sarà l’unico:
James Cameron, infatti, ha in cantiere di portare
al cinema altri tre sequel, ai quali sta attivamente lavorando dal
lontano 2013.
Un’operazione sicuramente complessa
che ha richiesto uno sforzo notevole, tanto in termini produttivi
quanto in termini creativi. Ed è proprio in merito alle difficoltà
di un’operazione come quella della realizzazione dei sequel di
Avatar che James Cameron si è espresso in una
recente intervista concessa a Variety.
Cameron è partito proprio dal
processo creativo, cercando di riassumere brevemente quali sono
stati – in tutti questi anni – gli step che hanno definito la
lavorazione dei quattro sequel: “Dal 2013 fino ad oggi abbiamo
essenzialmente progettato questo intero universo che avremmo
raccontato in questi quattro nuovi film. Abbiamo scritto i film e
abbiamo terminato le sceneggiature di tutti e quattro i sequel.
Abbiamo scelto gli attori e abbiamo girato le performance in motion
capture per il secondo Avatar, per il terzo e per la prima parte
del quarto. Abbiamo inoltre quasi terminato le riprese in live
action. Sarò impegnato in Nuova Zelanda per alcuni mesi a partire
dalla prossima primavera… direi che siamo perfettamente in linea su
ciò che avevamo stabilito di far dall’inizio.”
Il regista ha poi sottolineato come
un’operazione come quella dietro ad un film come
Avatar richieda necessariamente tutti
questi anni di lavoro, nonostante i fan del primo film bramino
ormai da dieci anni un ritorno su Pandora: “La gente non
capisce realmente la portata e la complessità di tale processo. È
come realizzare due grandi film d’animazione e mezzo. In genere, un
grande film d’animazione ha bisogno di quattro anni di lavorazione.
Se ci basiamo su queste tempistiche, direi che abbiamo rispettato
la tabella di marcia e che il film arriverà sicuramente a Dicembre
2021.”
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker ha fatto il suo debutto nelle sale
italiane lo scorso mercoledì, mentre oggi arriverà anche in quelle
americane. Ma i fan italiani non sono gli unici ad aver già avuto
la possibilità di vedere il film di J.J. Abrams,
dal momento che il capitolo finale della saga degli Skywalker è
arrivato anche in alcuni paesi del Medio Oriente.
ATTENZIONE: DA QUESTO MOMENTO L’ARTICOLO CONTIENE
SPOILER SUL FILM
A quanto pare, però,
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker sarebbe
stato vittima della censura in un cinema di Dubai: secondo quanto
riportato da The Hollywood
Reporter, infatti, nella versione arrivata nei cinema della
città degli Emirati Arabi Uniti, sarebbe stata eliminata la scena
che mostra un bacio tra due piloti dello stesso sesso: la scena in
questione arriva verso il finale del film e vede protagoniste due
donne della Resistenza. Come riferito dalla fonte, la censura
potrebbe non interessare soltanto Dubai, ma estendersi anche ad
altri paesi del Medio Oriente.
In seguito alla diffusione della
notizia, molti fan hanno cominciato a temere che la scena potesse
essere stata censurata anche in Cina, nazione in cui la censura è
ormai divenuto un fenomeno sempre più stringente: eppure, come
abbiamo modo di apprendere sempre da THR, nella nazione
dell’Asia Orientale Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker non ha subito alcune modifiche; molti
spettatori che hanno avuto modo di partecipare alle anteprime del
film hanno infatti confermato che il momento è presente nella
pellicola.
A proposito della scena, che
rappresenta il primo bacio LGBTQ all’interno della saga di
Guerre Stellari,J.J. Abrams aveva
dichiarato: “Nel caso della comunità LGBTQ, era importante per
me che i suoi membri si sentissero rappresentati vedendo il
film.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
In occasione della premiere europea
di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker a Londra, ecco i protagonisti parlare
del film e di ciò che hanno imparato dal loro personaggi in questo
ultimo capitolo della saga di George Lucas. Nel
video compaiono il regista J.J. Abrams e i
protagonisti Daisy Ridley, Oscar Isaac, John
Boyega e Kelly Mary Trant.
Diretto da Joe
Wright e con un cast d’eccezione che comprende
Gary Oldman, Amy Adams e
Julianne Moore, il nuovo film 20th Century Fox
La Donna alla Finestra arriverà nelle sale italiane il 14
maggio 2020 distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Anna Fox trascorre le sue giornate
in casa a New York, bevendo, guardando vecchi film e spiando i
vicini. Dalla sua finestra riesce a vedere anche ciò che succede
all’interno dell’appartamento dei Russell, i vicini arrivati da
poco. Apparentemente “normali” i due coniugi nascondono invece
un segreto scioccante.
Warner Bros ha diffuso in rete il
primo trailer ufficiale di Tenet,
il nuovo film di Christopher Nolan, dopo le prime immagini di
ieri. Tenet
vede protagonista John David Washington insieme a
Robert Pattinson e Elizabeth
Debicki.
Nota
importante! Il trailer termina semplicemente con “venite al
cinema”, che una volta per tutte sembra suggerire che probabilmente
Tenetnon si atterrà
alla data di uscita del 17 luglio.
La Warner Bros ha annunciato che
sono iniziate le riprese di Tenet,
che ora è ufficialmente il titolo del prossimo film segreto di
Christopher Nolan. Lo Studio ha anche aggiunto
che Michael Caine, Kenneth Branagh, Dimple
Kapadia, Aaron Taylor-Johnson e Clémence
Poésy si sono uniti al cast, guidato da John David
Washington insieme a Robert Pattinson e
Elizabeth Debicki.
Il film, il primo
lungometraggio di Nolan dal 2017, anno di Dunkirk, viene descritto come un’epica
storia action che si svolge nel mondo dello spionaggio
internazionale. Il regista ha scritto la sceneggiatura da un’idea
originale e le riprese in sette paesi sono ora in corso.
Lo studio ha già fissato la data di
uscita per il 17 luglio 2020. Nolan ed Emma Thomas producono, con
Thomas Hayslip produttore esecutivo. Il team di Tenet
include il direttore della fotografia di Dunkirk Hoyte van
Hoytema (girato in un mix di Imax e 70mm) e la montatrice
Jennifer Lame, lo scenografo Nathan
Crowley, il costumista Jeffrey Kurland e
il supervisore del VFX Andrew Jackson.
Dwayne Johnson, Kevin Hart, Karen
Gillan e Jack Black tornano ad essere i
protagonisti di Jumanji: The Next Level.
Ecco di seguito l’intervista ai protagonisti durante la
presentazione a Londra.
A due anni dall’uscita nelle sale di
Jumanji: Benvenuti nella Giungla, reduce da uno
straordinario successo al box office italiano e internazionale, i
protagonisti del film si imbattono di nuovo nel celebre gioco
apparso per la prima volta sul grande schermo nell’iconico film del
1995 con protagonista Robin Williams.
Diretto ancora una volta da Jake
Kasdan, Jumanji: The Next Level arriva nelle sale a
gennaio distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.
Completano il cast Danny Glover, Danny DeVito e Nick Jonas, che
torna ad interpretare il ruolo di Jefferson “Idrovolante”
McDonough,.
In Jumanji: The Next
Level la gang è tornata ma il gioco è cambiato. Rientrati
in Jumanji per salvare uno dei loro, i giocatori scoprono che nulla
è come avevano previsto. Per sopravvivere al gioco più pericoloso
del mondo i protagonisti dovranno affrontare zone sconosciute e
inesplorate: dagli aridi deserti fino alle montagne innevate.
Ritratto della giovane in fiamme di Céline
Sciamma, al cinema da oggi giovedì 19 dicembre 2019 distribuito da
Lucky Red. Già acclamata regista di “Tomboy” e sceneggiatrice di
“La mia vita da zucchina”, Céline Sciamma torna dietro la macchina
da presa per raccontare una storia d’amore potente e delicata,
ambientata nella Francia di fine ‘700, offrendo al contempo una
riflessione attualissima sulla condizione della donna nella società
e nell’arte.
Premiato al Festival
di Cannes, dove è stato insignito del riconoscimento per la
migliore sceneggiatura e della Queer Palm, Ritratto della giovane in fiamme è stato anche
designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici
Cinematografici Italiani SNCCI con la seguente motivazione:
“Esteticamente raffinato e politicamente rivoluzionario, Céline
Sciamma firma un indispensabile atto di ridefinizione dell’universo
femminile. Mentre si racconta una storia d’amore, di sguardi e di
solidarietà, l’esclusione del maschile dallo schermo, relegato
fuori campo ma presente nei suoi effetti sul corpo e nelle
condizioni di vita delle donne, determina la cifra di un manifesto
femminista discreto e potente, elegante e senza tempo.”
Ritratto della giovane in fiamme è stato
inoltre insignito del premio per la miglior sceneggiatura agli
European Film Awards 2019 ed è candidato ai Golden Globe 2020 come
miglior film straniero. Arricchito da uno straordinario cast tutto
al femminile, composto da Noémie Merlant,
Adèle Haenel e
Valeria Golino, il film vede al centro della vicenda
la talentuosa pittrice Marianne (Noémie Merlant), che nella Francia
prerivoluzionaria viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise
(Adèle Haenel), un dipinto destinato al futuro marito della giovane
nobildonna. La ragazza, contraria alle nozze combinate, si rifiuta
di posare: su indicazione della madre (Valeria Golino), Marianne
comincia a dipingerla di nascosto, fingendosi la sua dama di
compagnia. Tra le due donne nascerà così un amore tanto travolgente
quanto inaspettato.
Ritratto della giovane in fiamme, la
trama
Ritratto della giovane in fiamme Marianne,
pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di
Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per
sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo
destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Mariane
dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di
compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta
un amore travolgente e inaspettato.
Intervista a CÉLINE SCIAMMA, regista di Ritratto della
giovane in fiamme
Fino ad ora hai avuto la tendenza
a confrontarti con temi contemporanei, da regista della nostra
epoca quale sei. Come mai hai deciso di fare un salto indietro nel
tempo e di girare un film ambientato nel XVIII° secolo?
Non è detto che qualcosa che
risale a tanto tempo fa sia per questo meno rilevante oggi.
Specialmente se si tratta di una storia poco conosciuta, come
quella delle artiste donne, o perfino delle donne in generale.
Quando mi sono immersa nello studio della documentazione per il
film, sapevo pochissimo della realtà delle artiste di quell’epoca.
Conoscevo solo quelle più famose di cui è provata l’esistenza:
Elisabeth Vigée Le Brun, Artemisia Gentileschi o Angelica
Kauffman.
La difficoltà a raccogliere
informazioni e materiali d’archivio non ha però impedito che la
consistente presenza di donne nel mondo dell’arte della seconda
metà del XVIII° secolo emergesse con forza. Le donne pittrici
erano numerose e avevano un certo successo, soprattutto grazie alla
moda dei ritratti. C’erano donne esperte d’arte, rivendicazioni per
una maggior uguaglianza e per una maggiore visibilità, c’era di
tutto.
In questo contesto un centinaio
circa di pittrici hanno avuto vite e carriere di successo. Molti
dei loro lavori appaiono nelle collezioni dei più importanti
musei. Ma sono rimaste escluse dalle cronache e dai resoconti
storici. Quando ho scoperto le opere di queste pittrici dimenticate
ho provato al tempo stesso una grande emozione e un grande
dispiacere. Il dispiacere per l’anonimato totale nel quale sono
stati relegati questi lavori, condannati a restare nascosti. Ho
sofferto non solo per essermi resa conto di come la storia
dell’arte ufficiale li abbia resi invisibili ma anche per le
conseguenze: quelle immagini mi turbano e mi commuovono soprattutto
perché non hanno fatto parte della mia vita.
Come hai affrontato le questioni di regia collegate alla
ricostruzione storica?
Un film in costume sembra
richiedere più lavoro degli altri film, perché comporta
l’assunzione di persone, di tecnica, esigenze particolari, esperti,
e ansie relative ad una ricostruzione fedele. In realtà il
processo per la sua realizzazione è uguale a quello di tutti gli
altri film. Una volta esclusi gli anacronismi, bisogna fare
attenzione alla verità storica delle scene e dei costumi, così
come si presta attenzione al realismo per i film contemporanei. La
questione di fondo è la stessa: come l’immaginazione possa operare
senza tradire la realtà.
Paradossalmente di tutti i miei
film questo è quello per il quale abbiamo avuto meno da fare sui
set. Abbiamo girato in un castello disabitato e non restaurato, in
cui gli elementi lignei, i colori e i pavimenti sono rimasti come
congelati nel tempo. Avevamo così un buon punto di partenza e
abbiamo potuto dedicare maggiore attenzione agli arredi e agli
oggetti di scena, ai materiali e ai tessuti.
Una sfida nuova per me è stata
quella della creazione dei costumi. Riuscire a realizzarli con
questo livello di precisione è stato fantastico. Specialmente
perché volevo un’unica ‘uniforme’ per ciascun personaggio, una
cosa su cui Dorothée Guiraud ed io ci siamo concentrate. Una
specie di caratterizzazione fatta su misura, per la quale più che
mai abbiamo dovuto riflettere sul significato degli abiti. La
scelta del taglio e dei materiali – in particolare del loro peso –
implica allo stesso tempo elementi di sociologia del personaggio e
verità storica, e deve tener conto delle performance di attrici
fisicamente condizionate da ciò che portano addosso. Per esempio,
non avevo alcun dubbio sul fatto che l’abito di Marianne dovesse
avere delle tasche. Non solo per il suo atteggiamento, ma anche
perché alla fine del secolo le tasche per le donne sarebbero state
proibite e sarebbero sparite. Mi piace l’idea di una figura così
moderna, in un certo senso fatta riemergere, come se fosse
risuscitata.
Fin da quando ho cominciato ad
immaginare il film, per me la grande sfida nella ricostruzione
storica ha riguardato di più la sfera intima, la rappresentazione
dei sentimenti. Anche se queste donne sapevano fin dall’inizio che
la loro vita era segnata, hanno vissuto qualcosa di diverso.
Erano
curiose, intelligenti e volevano
amare. I loro desideri esistevano, nonostante vivessero in un mondo
che li negava e li proibiva. Si riappropriano dei loro corpi quando
possono rilassarsi, quando si sottraggono alla vigilanza, quando
sfuggono al controllo sociale, quando sono sole. Volevo restituire
loro l’amicizia e i dubbi, i loro comportamenti naturali, il
divertimento, il desiderio di fuggire.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE IMPORTANTI SPOILER
SUSTAR WARS: L’ASCESA DI
SKYWALKER
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker (qui la nostra
recensione) sta ricevendo alcune tra le critiche più contrastanti
che siano mai state riservate ad uno dei nove film della “Saga
degli Skywalker”: ciononostante, è sicuramente un film destinato ad
aprire un profondo dibattito e del quale si parlerà per molto
tempo.
Alcuni, ovviamente lo ameranno,
mentre altri, probabilmente, lo odieranno. Ma trattandosi del
finale di un arco narrativo iniziato ben 42 anni, accontentare
tutti era letteralmente impossibile. Ma cosa ha funziona davvero e
cosa invece no nel film di J.J.
Abrams? Proviamo a spiegarvelo di seguito… ovviamente,
se ancora non avete avuto modo di vedere il film, ci consigliamo di
tenervi alla larga dalla lettura dell’articolo!
Cosa non funziona: Il ritorno di
Luke Skyalker
Come previsto, Luke Skywalker torna
ne L’Ascesa di Skywalker sottoforma di Fantasma della
Forza. Ci ritroviamo davanti un personaggio decisamente più
ottimista (pronto ad ammettere di aver sbagliato in riferimento ai
fatti de Gli Ultimi Jedi), ma il suo ritorno non sembra
avere quella risonanza a livello motivazionale così profonda
all’interno della storia.
È bello vederlo agire come un
mentore nei confronti di Rey, così com’è altrettanto bello vederlo
far riemergere l’X-Wing dalle fosse dell’oceano: ma i pochi minuti
che il personaggio ha a disposizione non sono realmente d’impatto
né tantomeno riescono a rendere giustizia ad una storyline che da
molti non è stata particolarmente apprezzata.
Cosa funziona: L’addio al Generale Leia
Pur avendo avuto a disposizione
soltanto alcune scene tagliate da Il Risveglio della
Forza, J.J. Abrams è comunque riuscito a porgere al
personaggio del Generale Leia interpretato da Carrie Fisher il
dovuto omaggio, dal momento che nel film la vediamo offrire alcuni
importantissimi consigli a Rey mentre la allena per diventare un
Jedi.
La scena della morte del personaggio
è forse un tantino deludente, ma risulta comunque funzionale se
inserita nel contesto della storia: la sequenza flashback al fianco
del giovane Luke e l’apparizione nelle battute finale come Fantasma
della Forza rendono ulteriore giustizia ad un personaggio
assolutamente iconico che, sfortunatamente, non vedremo mai
più.
Cosa non funziona: I nuovi personaggi
Se eravate entusiasti all’idea di
vedere in azione personaggi come Jannah, Zorii Bliss e Beaumont
Kin, fareste meglio a rivedere il calibro delle vostre aspettative.
Si tratta dei nuovi personaggi che vedrete all’interno del film,
personaggi che però non vengono minimamente approfonditi,
risultando più che dimenticabili.
Di Jannah sappiamo soltanto che è un
ex Stormtrooper, e nulla del suo passato ci viene rivelato; mentre
Zorii Bliss sembra avere un trascorso con Poe Dameron, che viene
però soltanto menzionato e subito accantonato. Tutti e tre i
personaggi – incluso anche Beaumont Kin – non appaiono lungo tutto
l’arco del film, ma entrano in scena soltanto quando diventano
funzionali alla trama.
Cosa funziona: Addio Kylo Ren, bentornato Ben Solo
Dopo aver percepito la morte di sua
madre, Kylo Ren esita e viene colpito da Rey. L’eroina usa la Forza
per curarlo, ma a salvarlo sarà proprio l’intervento di sua madre,
che riuscirà a ripulire il suo spirito da tutto l’odio e il rancore
che lo hanno sempre accompagnato.
Ad allontanare definitivamente Kylo
dal Lato Oscuro è, tuttavia, una conversazione con lo spirito di
Han Solo, suo padre. È un momento
bellissimo e particolarmente toccante, soprattutto per il ritorno
di Harrison Ford. Ben dice a suo padre che lo ama, il quale lo
interrompe riproponendo l’iconica battuta de L’impero colpisce
ancora: “Lo so”.
Cosa non funziona: Il piano di Palpatine
Visivamente, il look dell’Imperatore
Palpatine è sempre affascinante e capace di incutere ancora una
volta la giusta dose di terrore. Non scopriamo però come abbia
fatto a sopravvivere a quella caduta nella Morte Nera, e sembra che
il suo corpo (reale o clonato che sia) stia cedendo: sembra che sia
lui stesso ad animare il proprio cadere attraverso l’uso della
Forza. Sfortunatamente, ciò che il Sith ha pianificato per Rey è
sicuramente una delle più grandi delusioni del film.
Tutti i Sith vivono dentro di lui,
quindi vuole che Rey lo elimini affinché possa impossessarsi dello
spirito dell’eroina e governare di nuovo la Galassia. Il suo piano
è decisamente ridicolo: perché sarebbe disposto a morire così,
quando ha già creato con successo il Primo Ordine? Il suo desiderio
di riportare l’Impero al suo antico splendere ha senso, ma ciò non
fa altro che renderlo l’ennesimo cattivo monodimensionale.
Cosa non funziona: L’identità di Rey
Nel bel mezzo del film, viene
rivelato che Rey è in realtà Rey Palpatine, la nipote
dell’Imperatore. È una rivelazione interessante per certi versi, ma
anche una svolta narrativa che non sembra del tutto necessaria. I
genitori di Rey erano nobili (suo padre era il figlio di Palpatine)
e l’hanno venduta per tenerla lontana dal Sith, il quale ha sempre
bramato di portarla al Lato Oscuro.
Si tratta di una rivelazione che non
sembra funzionare, soprattutto se messa in relazione alla scena
finale del film. Dopo aver seppellito le spade laser di Luke e Leia
nella fattoria dei Lars, una donna anziana chiede a Rey come si
chiama e l’eroina risponde “Rey Skywalker”: è sicuramente un
momento pensato per celebrare gli Skywalker, ma è innegabile quanto
sia involontariamente buffo.
Cosa funziona: La battaglia con le spade laser
Si possono recriminare tante cose a
L’Ascesa di Skywalker, ma l’azione nel film non viene mai a
mancare, soprattutto quanto si tratta di mettere in scena delle
grandi sequenze di battaglia.
Uno dei momenti culminanti del film
è sicuramente il duello con le spade laser tra Rey e Kylo Ren in
mezzo ai resti della Morte Nera, mentre l’oceano si scatena intorno
a loro. È un momento tesissimo ed eccitante, forse non così
orchestrato alla perfezione come le battaglie che abbiamo visto
nella trilogia prequel, ma che sicuramente farà la gioia dei
fan.
Cosa non funziona: Il tradimento del Generale Hux
Uno dei maggiori problemi del film è
sicuramente la leggerezza con la quale sono state gestite alcune
svolte narrative importanti, come ad esempio quando si scopre che
il Generale Hux è in realtà la spia all’interno del Primo Ordine
che ha divulgato una serie di informazioni alla Resistenza. Si
tratta di una svolta spiegata male, alla cui base non sembra
esserci una reale motivazione (Hux vuole solo che Kylo Ren perda?)
e che non ha alcun tipo di impatto reale sulla restante parte della
storia.
Hux si rivela un traditore ma viene
ucciso poco dopo: alla fine, le sua azioni saranno utili soltanto
alla fuga degli eroi, cosa che probabilmente sarebbe potuta
accadere anche senza il suo intervento.
Cosa funziona: L’addestramento Jedi del Generale Leia
Nel film assistiamo ad un bellissimo
flashback in cui vediamo un giovane Luke addestrare una giovane
Leia, flashback che ci permette di scoprire che il Generale aveva
rinunciato alla sua spada laser perché aveva avuto una visione
della morte di suo figlio.
Si tratta di un momento che i fan
erano ansiosi di vedere… sicuramente, la spada laser di Leia
diventerà un must-have per tutti i collezionisti
della saga. Peccato che lo stesso trattamento non sia stato
riservato alla storia dell’Imperatore e al suo ritorno.
Cosa non funziona: Le morti dei personaggi
Se c’è la morte di un personaggio
che funziona davvero bene all’interno del film è sicuramente quella
di Ben Solo. Il modo in cui si sacrifica per salvare Rey è tanto
commovente quanto straziante e il bacio che i due si scambiano
suggerisce in che direzione si sarebbe potuta evolvere la loro
relazione. Il fulmine di Palpatine che si riflette su di lui e lo
trasforma in cenere aggiunge ancora più coerenza e dignità alla
morte del personaggio.
Ciò che non funziona sono le altre
morti apparenti disseminate lungo tutto il film. Quando pensi che
il sia morto perché Rey ha usato impropriamente la Forza, in realtà
si scopre che il Wookiee era solo su un’altra nave. E quando pensi
che C-3PO si sia sacrificato in nome di un bene più grande, ecco
che viene fuori che R2-D2 è in grado di ripristinarlo; e ancora,
quando pensi che Zorii Bliss sia morta per mano dell’Ordine Finale…
in realtà è sopravvissuta, ma alla cosa non viene fornita alcuna
spiegazione.
Cosa non funziona: Rimediare agli errori de Gli Ultimi
Jedi
Non si può negare che Rian Johnson
abbia commesso alcuni grossi errori ne Gli Ultimi Jedi, ma gran
parte di ciò che ha fatto – sia nel bene che nel male – ha
preparato il terreno per ciò che abbiamo visto ne L’Ascesa di
Skywalker. Se da un lato il film di Johnson sembra che venga
omaggiato da Abrams in molti modi, dall’altro il regista sembra
volerlo mettere da parte, dando più volte allo spettatore la
sensazione che L’Ascesa di Skywalker sia un sequel diretto
de Il Risveglio della Forza.
Il personaggio di Rose interpretato
da Kelly Marie Tran non è stato particolarmente amato dai fan, ma
nel film di Abrams diventata davvero un personaggio di contorno:
neanche la sua storia d’amore con Finn riesce a conquistarsi lo
spazio giusto all’interno del film. A quanto pare Abrams e Chris
Terrio hanno preferito continuare a struggere Finn per Rey,
piuttosto che approfondire la sua storia con Rose.
Cosa non funziona: I Cavaliere di Ren
La trama de L’Ascesa di Skywalker è
costellata di MacGuffin e di momenti particolarmente intriganti.
Ciononostante, ai Cavalieri di Ren sarebbe stato opportuno dedicare
una maggiore attenzione, invece che renderli delle semplice pedine
sullo sfondo.
Cosa ha spinto Ben Sono a diventare
Kylo Ren? Chi sono i misteriosi guerrieri del suo esercito e perché
si rivolta così facilmente contro il loro capo? Sono domande che
hanno trovato risposta in una serie a fumetti a loro dedicato, ma
non sul grande schermo. Così, i Cavaliere di Ren finiscono per non
avere alcun impatto sulla trama… per non parlare del fatto che non
sono neanche protagonisti di chissà quali epiche sequenze
d’azione!
Narratore del realismo sempre
intriso di un’aura di tenerezza e magia, Matteo
Garrone si confronta per la prima volta nella sua carriera
con la fiaba pura, quel Pinocchio di
Carlo
Collodi che rappresenta l’ossatura della tradizione
letteraria italiana per ragazzi. Dopo il trionfo di critica e
pubblico di Dogman,
Garrone si impegna, finalmente, in quello che per lui è stato il
progetto della vita, e lo fa partendo dal testo. La prima cosa che
si evince dalla sua lettura di Pinocchio è che si tratta di una
rappresentazione abbastanza fedele alle pagine, ma che comunque
racconta una storia che interessa più a Matteo che a Carlo.
Nel lavoro che Matteo
Garrone compie su Pinocchio
cogliamo la volontà del regista di mettere a fuoco non tanto gli
aspetti educativi della fiaba sul piano delle regole e della
disciplina, che il burattino deve imparare per diventare un bambino
vero, quanto quelli relativi alla crescita umana ed empatica del
burattino/bambino. A Garrone interessa non che Pinocchio diventi
uno studente e un figlio ubbidiente (non solo, almeno), ma che
impari la bontà e la compassione, l’impegno a prendersi cura degli
altri.
La storia di
Pinocchio
La storia ricalca quasi
completamente il testo, ad eccezione di poche sequenze che si è
scelto di non includere. Geppetto, falegname poverissimo, riceve da
Mastro Ciliegia un ceppo di pino, dal quale ricava un bellissimo
burattino di legno che battezza Pinocchio. Il burattino si rivela
da subito senziente, vivace, discolo, ma risveglia immediatamente
la paternità nel vecchio falegname solitario che da subito
sacrifica tutto ciò che ha, ben poco a dire il vero, per permettere
al figlio di andare a scuola.
Pinocchio però non entrerà mai in
classe, attirato dal teatrino di burattini di Mangiafuoco, lì verrà
preso prigioniero del burattinaio, ma riuscirà a commuovere il suo
cuore e a farsi liberare, addirittura con un regalo di 5 zecchino
d’oro, da portare al suo povero babbo. Sulla strada per casa,
Pinocchio si fa abbindolare da Gatto e Volpe, due cialtroni
truffaldini, e così via, passando per l’intervento della Fata
Turchina, la visita al Paese dei Balocchi con Lucignolo, la pancia
del Pescecane e il lieto fine che tutti conosciamo.
Il
Pinocchio “realistico” di Garrone
Nonostante si tratti del
più fantastico dei suoi racconti cinematografici, Garrone infonde
un realismo estremo alla storia, dall’utilizzo di scenografie
prevalentemente naturali, alla scelta di volti caratteristici,
salvo poi rendere antropomorfi i personaggi animaleschi che
Pinocchio incontra nelle sue peripezie. Garrone gioca ancora una
volta con realtà e fiaba, sovrapponendo le due visioni e giocando
con lo spettatore.
Non calca la mano su ciò che
potrebbe essere spaventoso, e nella storia di Collodi ce ne sono di
momenti così, né spettacolarizza gli eventi che si presterebbero a
evoluzioni e utilizzo di effetti visivi roboanti, rimane su un
registro lineare e rassicurante, alla ricerca di una purezza
dell’immagine e del linguaggio che si rispecchia nel Pinocchio di
Federico Ielapi, sincero seppure disobbediente,
mai in mala fede, completamente inesperto del mondo e che alla fine
impara che non è tanto il seguire le regole che conta, quanto il
capire per cosa vale la pena lottare e faticare.
Il linguaggio di Matteo
Garrone è dolce, delicato, affettuoso e devoto, come il
Geppetto di Roberto Benigni, ricco solo dell’amore
che nutre per la sua creatura e dello struggimento che prova quando
il burattino scappa di casa.
Con
Pinocchio, il regista romano si cimenta
con la memoria collettiva popolare, e riesce ad imporre la sua
visione sulla storia, sui personaggi, suoi volti e sui paesaggi
senza rompere la tradizione, ma insinuandosi nell’immaginario
condiviso, rimanendo autentico e fedele al proprio sguardo.
Continuano le riprese di
The Falcon and the Winter
Soldier, la serie Marvel in arrivo il prossimo anno
su Disney+, che avrà come protagonisti i
personaggi di Sam Wilson e Bucky Barnes, interpretati nel MCU da Anthony
Mackie e Sebastian Stan.
Proprio quest’ultimo è al centro
delle nuove immagini dal set allestito ad Atlanta e diffuse online
da JustJared. Le foto
sono particolarmente interessanti perché ci mostrano per la prima
volta Stan sfoggiare il nuovo costume di Bucky: il costume non è in
realtà molto dissimile dalla versione che abbiamo visto nei film
dell’Universo Cinematografico Marvel, ma è comunque arricchito da
tutta una serie di particolari dettagli, incluso il fatto che
permette al Soldato d’Inverno di sfoggiare il braccio metallico
realizzato per lui in Wakanda.
Nelle nuove immagini dal set, che
potete ammirare di seguito, appaiono anche Anthony
Mackie e Daniel Bruhl, che torna nei
panni del Barone Zemo:
Vi ricordiamo che nel cast
di The Falcon and The Winter
Soldier è previsto anche il ritorno di due volti
noti dell’universo cinematografico, ovvero Emily
VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter
Soldier e Civil War e Daniel
Bruhl, nei panni del Barone Zemo.
Per quanto concerne la serie, il
lancio è fissato in autunno 2020 e Kari
Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful,
Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the
Walking Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of
Cards e The Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.
Probabile, visti gli esiti
di Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
A quanto pare, il brano proveniente
dalle colonne sonore della saga di Star
Wars più ascoltato su Spotify
appartiene a Episodio I – La minaccia
fantasma, da sempre etichettato come il capito meno
riuscito di tutto il franchise. Il servizio di streaming ha infatti
svelato i dati relativi alle musiche più ascoltate di Guerre
Stellari in occasione dell’imminente release della colonna
sonora di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, l’ultimo capitolo della trilogia
sequel uscito ieri nelle nostre sale.
Stando a Spotify, la traccia più
“streammata” di tutte quelle presenti all’interno delle varie
colonne sonore degli episodi dell’amatissima saga fantascientifica
è la memorabile “Duel of the
Fates”, composta da John
Williams e presente durante il combattimento con le spade
laser tra i personaggi di Qui-Gon Jinn (Liam
Neeson), Obi-Wan Kenobi (Ewan
McGregor) e Darth Maul (Ray Park),
sicuramente uno dei momenti più riusciti e di maggiore tensione
dell’intera pellicola.
Al secondo posto si trova invece il
romantico tema di Anakin e Padme “Across the Stars”
da Episodio II – L’attacco dei cloni,
seguita dall’iconica “The Imperial
March” di Darth Vader, che ha fatto la sua prima
apparizione in Episodio V – L’impero colpisce
ancora. Altre tracce che hanno totalizzato un
numero assai rilevante di ascolti sono “Rey’s Theme”
da Il Risveglio della Forza e
“Battle of the
Heroes” da La vendetta dei
Sith.
Il sito di Spotify ha rivelato che
gli utenti hanno “streammato” la colonna sonora di Star
Wars per un totale di 6.7 milioni di ore a partire
dal 2015; è stato inoltre rivelato che il 4 maggio – il giorno
dello Star Wars Day – è il momento dell’anno in
cui gli utenti ascoltano maggiormente le iconiche musiche della
saga.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Leonardo DiCaprio
e Brad Pitt si sono ritrovati a Los Angeles in
occasione di un recente evento dedicato a C’era una
volta a Hollywood, l’ultima fatica di Quentin
Tarantino. Nel film DiCaprio è protagonista di ben due
scene che lo vedono impegnato ad usare un lanciafiamme: la prima è
durante le riprese di un film che vede protagonista Rick Dalton, la
seconda è quando il personaggio – ignaro dell’invasione da parte
dei seguaci di Charles Manson nella sua abitazione – elimina uno di
loro utilizzando proprio quell’arma.
A proposito delle realizzazione di
quelle scene, Leonardo
DiCaprio ha rivelato degli aneddoti interessanti:
“Il primo giorno che ho usato quel lanciafiamme è stato davvero
un incubo, perché avevano creato questa specie di canale – e a
proposito, tutti i più grandi stuntmen nella storia di questa città
si sono presentati sul set per quella scena. È stato
fantastico.”
L’attore – che per la sua
interpretazione di Rick Dalton ha ricevuto una nomination ai Golden
Globes 2020, ai SAG Awards 2020 e ai Critics’ Choice Awards – ha
poi aggiunto: “Ho dovuto realmente colpirli con un vero
lanciafiamme e bruciarli tutti. Mi sono sentito davvero in colpa
nei loro confronti, e subito dopo ho iniziato a sentirmi male nei
confronti di me stesso, perché tutto quel calore mi ritornava
dritto in faccia. Da quel giorno ho iniziato ad avere dei mal di
testa cronici. Sapevo che avrei dovuto girare un’altra scena con il
lanciafiamme, ma almeno stavolta sarebbe stato all’aria
aperta.”
È poi intervenuto anche Brad
Pitt, che divertito ha ricordato: “Mi è venuto da
ridere quando ho letto il lanciafiamme nel programma della
giornata. Diceva: ‘LDC prove lanciafiamme’. E ricordo di aver
pensato: ‘Oh, sarà una situazione terribile’.”
Ricordiamo
che C’era una volta a
Hollywood ha ricevuto 5 nomination
ai Golden Globes
2020, incluso Miglior Film (Musical o Commedia),
Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Musical o Commedia)
per Leonardo DiCaprio e Miglior Attore
Non Protagonista per Brad Pitt. Il film ha
inoltre ricevuto 4 candidature ai SAG Awards
2020 e ben 12 candidature ai Critics’ Choice
Awards.
La storia
diC’era una volta a
Hollywoodsi svolge a Los Angeles nel 1969, al
culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due
protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una
serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth
(Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood
che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto
famoso…Sharon
Tate.
Nel cast Brad Pitt,
Margot Robbie, Leonardo DiCaprio, Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke Perry, Clifton Collins
Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson. Il film segnerà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker è arrivato ieri nelle sale italiane e
domani farà il suo debutto anche in America. Nonostante il film sia
stato accolto dalla critica internazionale in maniera contrastante,
è innegabile quanto rappresenti per tutti i fan della saga
un’appuntamento davvero speciale, dal momento che segna la fine di
un’arco narrativo durato ben 42 anni.
Altrettanto speciale è il
significato che il progetto assume per tutti coloro che sono stati
coinvolti nella realizzazione di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, a partire dalla Lucasfilm, dal regista
J.J. Abrams e dalla crew, fino ad arrivare
naturalmente al cast, per il quale Episodio IX deve aver
sicuramente rappresentato una grande sfida dal punto di vista
emotivo.
Ne sa qualcosa Daisy
Ridley, interprete del personaggio fulcro della trilogia
sequel, ossia Rey, che in una recente intervista con Entertainment Tonight
ha rivelato di essere dovuta scappar via dalla premiere mondiale
del film perché sopraffatta dalle emozioni: l’attrice ha spiegato
di aver provato ad allontanarsi dalla folla dopo la fine della
visione del film, per poter piangere in solitudine e regalarsi un
momento “privato” in cui lasciar andare tutte le emozioni legate
alla fine di un’esperienza professionale e personale di valore
certamente inestimabile.
“Eravamo tutti un po’
sconvolti”, ha spiegato Daisy Ridley.
“Stavo cercando di allontanarmi dagli altri e scappare in
macchina per poter piangere da sola, ma la produttrice Michelle
Rejwan e lo sceneggiatore Chris Terrio mi hanno detto: ‘No, dai.
Continua!’. Allora io gli ho detto: ‘Non voglio piangere di fronte
e voi. Voglio solo salire in macchina’.”
L’attrice ha poi aggiunto: “È
un’esperienza che ti risucchia le energie. Sei talmente coinvolto
quando giri i film che elabori tutte le emozioni soltanto alla
fine. Quindi, all’improvviso, ti ritrovi sopraffatto e pensi: ‘O
mio Dio! È tutto così travolgente!’.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza.“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Il canale americano
SyFY ha diffuso le foto promozionali di
Resident Alien 1×01, il pilot dell’annunciata
serie tv Resident Alien, basata sull’omonima serie a
fumetti di Dark Horse Comics.
Resident Alien
1×01
Resident
Alien è l’annunciata nuova serie tv
basata sull’omonimo fumetto della Dark Horse
Comics creato da Peter Hogan e Steve
Parkhouse.
Prodotto Universal Content
Productions (UCP), in associazione con Amblin TV e Dark Horse
Entertainment, Resident Alien è stata adattata per
la televisione dal produttore esecutivo Chris Sheridan (Family
Guy). Mike Richardson (Hellboy) e Keith Goldberg (The Legend of
Tarzan) di Dark Horse Entertainment (The Umbrella Academy), e Justin Falvey e
Darryl Frank (The Americans) di Amblin Television saranno anche
produttori esecutivi. David Dobkin ha prodotto e diretto il
pilota.
Resident Alien
racconterà la contorta e divertente storia di un alieno atterrato e
schiantatosi sulla terra di nome Harry (Alan Tudyk) che, dopo aver
assunto l’identità di un medico del Colorado, inizia lentamente a
lottare con la morale dilemma della sua missione segreta sulla
Terra: in definitiva porre la domanda “Vale la pena salvare gli
esseri umani?”
In Resident
Alien protagonisti sono Alan Tudyk
nel ruolo di Harry. Fanno parte del cast anche Sara Tomko (Once
Upon a Time), Corey Reynolds (The Closer), Alice Wetterlund (Popolo
della Terra) e Levi Fiehler (Martian).
C’è davvero tantissima attesa per
The
Suicide Squad, il riavvio cinematografico dei
personaggi appartenenti alla celebre organizzazione segreta dei
fumetti DC. Soprattutto, i fan non vedono l’ora di scoprire
l’approccio di James
Gunn – regista di Guardiani della Galassia – ad
un’universo cinematografico che, almeno fino ad oggi, si è
dimostrato essere parecchio lontano da quello della Marvel.
Sappiamo che le riprese del film
sono attualmente in corso, ma non sappiamo ancora quando vedremo
ufficialmente le prime immagini del film. In occasione dell’ultima
edizione del Brazilian Comic Con, James
Gunn aveva inviato un filmato a tutti i presenti
all’evento nerd per scusarsi della sua assenza e per confermare che
il film sarebbe stato presentato alla convention il prossimo
anno.
Sembra dunque che dovremo attendere
ancora un po’ prima di vedere qualcosa di ufficiale in merito a
The
Suicide Squad, cosa che lo stesso Gunn ha
ribadato di recente attraverso il suo account Instagram. In risposta ad un fan che gli
ha chiesto proprio quando sarà disponibile il primo materiale
ufficiale del film, il regista e sceneggiatore ha confermato che
“ci vorrà ancora un po’!”.
Sempre in risposta ad un altro fan,
curioso di sapere se il personaggio di King Shark
sarà effettivamente presente nel film (dopo che il regista aveva
postato la foto di una torta natalizia decorata con alcuni
personaggi della Task Force, incluso Re Squalo), Gunn ha risposto
in maniera decisamente criptica, con un’emoji che ha palesemente
sottolineato il fatto che lo stesso non posso rivelare la cosa.
Potete vedere gli screenshot con le risposte di James
Gunn di seguito:
Il cast ufficiale di
The Suicide
Squadcomprende i veterani Margot
Robbie (Harley Quinn), Viola
Davis (Amanda Waller), Joel
Kinnaman (Rick Flag) e Jai
Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris
Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn,
David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film
reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio,
Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice
Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime
indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe
interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti
ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri
arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento
metallico antigravità.
Altri nomi circolati nelle ultime
settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano
che Sean Gunn potrebbe vestire i panni
di Weasel e Flula Borg quelli di
Javelin; Pete Davidson potrebbe
interpretare Blackguard, mentre Michael
Rooker Savant.
Il 2021 sarà un’annata decisamente
importante nella carriera di Keanu Reeves: non
solo è atteso nelle sale il quarto capitolo della saga di
John Wick, ma il noto attore tornerà
anche nei panni di Neo nel quarto attesissimo episodio della saga
di Matrix. L’aspetto ancora più
interessante è che entrambi i film usciranno al cinema lo stesso
giorno: il 21 marzo!
Quello di Neo in
Matrix è probabilmente uno dei ruoli più
celebri ed amati dell’intera filmografia di Keanu
Reeves, mentre John Wick si è
rivelato – contro ogni previsione – un franchise di enorme
successo. Nonostante la produzione di entrambi i film non sia
ancora partita, pare che Reeves prenda il suo lavoro molto
seriamente: come emerso via Instagram nelle ultime ore, infatti,
l’attore ha già iniziato ad allenarsi in vista dell’inizio delle
riprese di entrambe le pellicole, che a questo punto dovrebbero
essere imminenti.
L’account Instagram ufficiale del team di esperti
che sta seguendo Keanu Reeves nella preparazione
per i nuovi John Wick e
Matrix, ha pubblicato uno scatto che
ritrae alcuni trainer proprio insieme all’attore. Nella didascalia
che ha accompagnato l’immagine, è possibile leggere: “Keanu
Reeves ha iniziato ad allenarsi per John Wick 4 e Matrix
4!”
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno di Keanu Reeves,
Carrie-Ann Moss e Jada Pinkett-Smith al
fianco delle new entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick
Harris, Jonathan Groff, Jessica Henwick e Toby
Onwumere.
Il nuovo capitolo del franchise
sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura
del film è stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David
Mitchell, mentre diverse fonti sostengono che le riprese dovrebbero
iniziare nei primi mesi del 2020. “Molte delle idee che Lilly
ed io abbiamo esplorato vent’anni fa a proposito della nostra
realtà sono ancora più rilevanti ora. Sono molto felice di avere
questi personaggi nella mia vita e sono grata per questa
possibilità di lavorare ancora con i miei brillanti amici“, ha
detto la Wachowski.
Per quanto riguarda, invece,
John Wick 4, al momento non sono stati
svelati dettagli sul nuovo film. L’ultimo film della saga, JohnWick 3 –
Parabellum, è uscito nelle sale lo scorso maggio.
Al fianco di Keanu Reeves una misteriosa
Halle Berry e, tra gli
altri, Anjelica Huston, Laurence
Fishburne e Ian McShane. Il
film è stato diretto ancora una volta da Chad
Stahelski, regista anche del secondo episodio.