La ricerca di Star-Lord da
parte dei Marvel Studios non ha suscitato la
stessa attenzione di altri ruoli del MCU. Tuttavia, la
decisione di arruolare Chris Pratt come protagonista del franchise
Guardiani della Galassia ha generato molte discussioni
tra i fan.
Non gli ci è voluto molto per
dimostrare che James Gunn aveva fatto una scelta perfetta
scegliendolo per interpretare Star-Lord. Tuttavia, in
un’intervista a The Playlist, la star di Obi-Wan
Kenobi e
Dark Matter,Joel Edgerton, ci ha lasciati a chiederci
“E se…?” rivelando di aver fatto anche lui il provino per
interpretare Peter Quill.
“Star-Lord è un bel
personaggio, in realtà, perché io, a differenza di
Chris [Pratt], non ho capito bene il tono del film come lo ha
capito lui e come lo hanno capito quei ragazzi“, ha spiegato
l’attore. “E non ero sicuro di poter far parte di quel tono. E
penso davvero che il mondo sia un posto migliore se non sono
Star-Lord, anche se ne ho avuto l’opportunità o ho fatto un provino
abbastanza buono, perché è così che deve essere“.
“E non c’è mai stata una vera
conversazione sul fatto che sarei stato sicuramente io. È solo che
ho avuto l’opportunità di fare un provino“, ha continuato
Joel Edgerton. “Solo che non l’ho capito
bene”.
È un po’ difficile immaginare
Joel Edgerton come Star-Lord, soprattutto ora
che Chris Pratt ha fatto suo il personaggio.
Molti di voi avranno probabilmente
cliccato su questo articolo pensando che abbiamo commesso un errore
citando Spider-Man a proposito di Jennifer Connelly. Dopo tutto, l’attrice è
probabilmente conosciuta dai fan dei fumetti per aver interpretato
Betty Ross in Hulk del 2003.
Tuttavia, ciò che potreste aver
dimenticato è che Jennifer Connelly ha doppiato Karen, la voce
all’interno della tuta del Wall-Crawler in Spider-Man: Homecoming del 2017. Non abbiamo
più visto Karen, ma l’attrice si è detta disponibile a tornare nel
MCU se le venisse chiesto.
“Lavorerei assolutamente con
loro“, ha dichiarato al sito. “Penso che facciano film
fantastici e mio marito si è trovato benissimo a lavorare con tutti
loro e hanno un gruppo di attori davvero fantastico che lavora con
loro. Lo farei assolutamente“.
Alla fine di
Spider-Man: No Way Home, Peter Parker ha abbandonato
la Stark Tech e si è costruito da solo la sua tuta, quindi
non ci aspettiamo di sentire di nuovo la voce di Karen.
Per quanto riguarda Joel Edgerton, non è chiaro se sarebbe
interessato a un altro ruolo da supereroe, ma ci sono molte opzioni
per lui.
La compagnia indipendente vincitrice
dell’Oscar See-Saw Films (Il discorso del
re, Il potere del cane) sta preparando un
film biografico su Tenzing Norgay, il leggendario
alpinista nepalese-indiano che scalò il Monte Everest con
Sir Edmund Hillary nel 1953, diventando uno dei
primi uomini a salire sulla cima del mondo.
Variety ha appreso che
“Tenzing” avrà come protagonisti Tom
Hiddleston nel ruolo di Hillary
e Willem Dafoe nel ruolo del leader
della spedizione inglese, il colonnello John Hunt. È attualmente in
corso una ricerca per scegliere il ruolo principale di Norgay. Il
film verrà presentato agli acquirenti a Cannes con Rocket Science
che lancerà le vendite. UTA Independent Film Group e Cross City
Films di See-Saw stanno co-rappresentando gli Stati Uniti.
“Tenzing” sarà diretto
dall’acclamata regista Jennifer Peedom (“Solo”,
“Sherpa”) che ha i diritti esclusivi di raccontare la storia di
Tenzing perché ha uno stretto rapporto con la comunità Sherpa e la
sua famiglia.
Norgay, nato in Tibet, e l’alpinista
neozelandese Hillary, entrambi outsider di una spedizione
britannica, sfidano difficoltà insormontabili per ottenre ciò che
una volta si pensava impossibile, raggiungere la vetta della
montagna più alta del mondo, il Monte Everest. Dopo sei tentativi
precedenti, Tenzing rischia tutto per un’ultima impresa. Dovrà
affrontare politiche insidiose e condizioni meteorologiche
pericolose mentre si imbarca nella scalata più significativa della
sua vita. In tutto questo, lo fa con umorismo, calore e generosità
verso i suoi compagni alpinisti, ma anche con profonda riverenza e
rispetto per la sacra Dea Madre della sua Montagna,
Chomolungma.
Distribuito in sala da
Vertice360 dal 9 maggio, Mothers’ Instinct è il
remake del film belga Doppio sospetto che l’affermato
direttore della fotografia Benoit Delhomme ha
scelto per il suo esordio dietro alla macchina da presa. Ad
accompagnarlo in questo grande passo due muse d’eccezione: i premi
Oscar
Jessica Chastain e
Anne Hathaway che si prestano a interpretare Alice e
Celine, due amiche che si troveranno a confrontarsi con la parte
più oscura del loro essere madri.
Mothers’ Instinct, la trama
La storia è essenziale e
si concentra sulla relazione tra due famiglie e sulla
trasformazione della loro amicizia quando il film di Celine muore a
seguito di un incidente. Alice, che si incolpa per non essere
riuscita a intervenire per salvare il bimbo, entra presto in una
voragine di inquietudine e sospetto, quando si rende conto che nel
suo intimo, Celine la incolpa per l’incidente. La relazione tra le
donne si incrinerà e le conseguenze saranno inaspettate.
Mothers’
Instinct ha una natura mutevole. Sebbene da subito sia
evidente la natura thriller del film, per determinate scelte di
regia e di ambientazione, il film cambia tono e intenzione. Inizia
con un segmento in cui ci vengono presentate le due coppie
protagoniste, potrebbe essere quasi un thriller erotico, ma vengono
seminati molti indizi, molti dettagli apparentemente inutili
vengono raccontati con estrema dedizione, come se il regista
volesse predisporre tutti i pezzi in campo per poi permettere alle
due protagoniste di spostarli, portandosi dietro l’attenzione e la
comprensione dello spettatore.
Un thriller mutevole
E il gioco a scacchi
funziona benissimo, almeno nella prima parte. Il thriller cede il
passo a un dramma sull’elaborazione del lutto, che cerca di
riflette anche cosa diventano dei genitori che perdono un figlio,
in che modo la loro vita può andare avanti e come si gestisce non
solo la perdita, ma anche il sospetto, il senso di colpa e il
desiderio di vendetta. Di questo invece racconta la parte centrale
del film, quella più riuscita, in cui l’istinto materno del titolo
non è quello amorevole e di cura che viene raccontato e tramandato
dalla tradizione, ma un pozzo di dolore e vendetta che spinge i
personaggi a percorrere sentieri oscuri.
Ed è altrettanto
interessante come, nel rincorrersi di cacciatore e preda, al centro
delle supposizioni e delle mezze verità, le due protagoniste siano
entrambe messe in discussione e il loro punto di vista non sia mai
lucido e oggettivo. Questo elemento della storia è il cuore del
racconto che, una volta svelato e chiarito agli occhi dello
spettatore, fa perdere al film il suo fascino derivante dal dubbio.
Così Mothers’ Instinct si trasforma ancora una
volta nell’ultima parte e diventa, purtroppo, la peggiore
declinazione di sé, camminando sul filo del grottesco.
Una regia cauta
Forse per il suo retaggio
da DOP, Delhomme è più interessato a mettere bene in luce location
e attori piuttosto che destreggiarsi a dare un punto di vista
particolare alla storia. Si limita a costruire diligentemente una
suburbia dai colori pastello in un’America in cui si facevano
strada Kennedy e Signora, davanti agli occhi di una popolazione che
si limitava a seguire gli schemi della società patriarcale,
apparentemente con appagamento e felicità di tutti.
Jessica Chastain e
Anne Hathaway si prestano molto bene ai ruoli
drammatici e mutevoli che vengono loro affidati, anche se corrono
il rischio di strafare, e rappresentare dubbio, dolore, paura e
cattiveria in eccesso, riducendo le loro interpretazioni a
macchiette poco ispirate.
Mothers’
Instinct è un remake diligente, un compito svolto bene,
che però rinuncia ad avere un’anima propria senza approfondire il
contesto e la contemporaneità in cui la storia è calata.
Sapevamo che sarebbe successo –
visto che era stato predetto in “The
Big Bang Theory” – ma questo non ha reso più facile
dire addio a uno dei membri originali del cast di “Young
Sheldon“. Negli ultimi istanti del secondo dei due
episodi andati in onda in contemporanea il 9 maggio, la famiglia
Cooper ha ricevuto la notizia che il patriarca bisbetico George
Cooper (Lance Barber) è morto per un attacco di
cuore.
Il destino della morte di George a
questo punto del viaggio di Sheldon Cooper risale a “The Big Bang
Theory”, in cui abbiamo appreso che Sheldon adulto (interpretato da
Jim Parsons, che è il narratore di “Young Sheldon” e apparirà
nell’episodio finale della prossima settimana insieme a Mayim
Bialik) ha perso il padre all’età di 14 anni. Questa è l’età
attuale del prodigio Sheldon (Iain Armitage) nella
serie prequel, e sebbene i produttori avessero detto che questa
morte importante sarebbe stata affrontata nella stagione finale
dello show, non avevano detto esattamente quando sarebbe
avvenuta.
Ora che questa straziante perdita
si è verificata, “Young Sheldon” dirà addio a se
stesso in due episodi in onda il 16 maggio, oltre ad affrontare il
compito di dire addio al resto del cast (anche
se lo spin-off “Georgie and Mandy’s First
Marriage” andrà in onda in autunno sulla CBS) – e di
mandare Sheldon verso il suo futuro alla Caltech. “Il modo in
cui abbiamo concluso la serie è emozionante“, afferma il
produttore esecutivo Steve Holland. “Mi sono emozionato nel
farlo. È emozionante per i personaggi. È emozionante guardarlo di
nuovo“.
Qui Holland racconta anche come gli
sceneggiatori hanno deciso come (e quando) rappresentare la morte
di George, come Barber ha preso la notizia della morte del suo
personaggio e quali altre informazioni di “The Big Bang
Theory” dovevano essere rispettate.
L’avete già fatto in
passato, quando avete concluso “The Big Bang Theory”, ma quanto è
stato difficile ottenere tutti i punti che volevate prima della
fine della serie?
È sempre una sfida, e credo che i
finali siano sempre molto difficili. Ci sono molte aspettative sui
finali, e a un certo punto devi mettere da parte quello che pensi
che il pubblico voglia vedere e concentrarti solo sul finale che
pensi sia buono, e sperare che anche loro lo apprezzino. Questa
stagione è stata un po’ più impegnativa perché abbiamo avuto una
stagione ridotta per sciopero, quindi invece di 22 episodi, abbiamo
dovuto fare tutto quello che volevamo fare e farlo in 14 episodi.
Ma non credo che ci sia qualcosa che volevamo raggiungere e che
alla fine non abbiamo raggiunto.
Dato che ve lo hanno
chiesto negli ultimi sette anni, pianificando la morte di George,
sapevate già che avreste voluto suonare così? O è stato qualcosa su
cui avete continuato a discutere?
Abbiamo sempre saputo che avremmo
affrontato la questione in questa stagione. Abbiamo sempre saputo
che saremmo arrivati al funerale in questa stagione. E abbiamo
sempre saputo che la morte di George sarebbe avvenuta fuori dallo
schermo, che non volevamo assistere. Si trattava solo di decidere
quando. C’era una versione, come ne abbiamo parlato in precedenza,
in cui sarebbe stato così: Il finale sarebbe stato la morte e il
funerale. Credo che sia stato Chuck [Lorre, produttore esecutivo] a
dire: “Questo è per lo più uno show positivo ed edificante. Non
lasciamo il pubblico immerso nel suo dolore. Guardiamo la famiglia
che inizia a ricomporsi e concludiamo con un po’ di speranza”. Così
abbiamo cambiato il momento in cui dovevamo farlo.
Anche prima degli anni Duemila,
Spider-Man era tra i supereroi più popolari e
riconoscibili. È emerso durante la Silver Age dei fumetti, quindi
non ha l’età di quelli che hanno debuttato durante la Golden Age
(come Batman, Superman e Capitan America), ma ha raggiunto
rapidamente questi ultimi nella cultura pop in generale. A causa
della sua giovinezza e del suo status di personaggio sfavorito,
Peter Parker/Spider-Man ha qualcosa di
intrinsecamente simpatico e perfino di simpatico, e queste qualità
si sono trasferite nei film del personaggio.
Ci è voluto un po’ di tempo prima
che il personaggio ottenesse film che gli rendessero giustizia, ma
dal 2002 in poi i film che portano il nome di
Spider-Man sono stati in gran parte dei successi.
Con una ricca storia di fumetti da cui attingere materiale (che
risale ai primi anni Sessanta) e su cui basarsi, la scrittura è
stata generalmente forte nei 10 film sull’Uomo Ragno usciti finora
nel XXI secolo. Non tutti sono stati creati allo stesso modo, ma
tutti hanno almeno una manciata di battute memorabili – siano esse
emotive o umoristiche – e le migliori citazioni di ciascun film
sono riportate di seguito, in ordine cronologico. Ecco
tutte le migliori frasi pronunciate da Spider-Man.
Peter Parker: Qualunque cosa io
faccia e per quanto mi sforzi, le persone che amo sono sempre
quelle che pagano. Qualunque cosa la vita abbia in serbo per me,
non dimenticherò mai queste parole: “Da un grande potere derivano
grandi responsabilità”. È il mio talento, e la mia maledizione. Chi
sono io? Sono Spider-Man!
Spider-Man/Peter Parker: [Dopo
aver salvato Mary Jane da un gruppo di teppisti ed essere apparso a
testa in giù] Tu hai un talento per metterti nei guai! Mary Jane: E
tu hai talento per salvarmi la vita! Ho idea di essere braccata da
un supereroe… Spider-Man: Mi trovavo nei paraggi… Mary Jane: Tu
sei… Stupefacente.
Spider-Man: C’è gente che non la
pensa così.
Mary Jane: Ma è la verità.
Spider-Man: Fa piacere avere una
fan!
Mary Jane: Riuscirò a dirti grazie
questa volta? [Srotola mezza parte della maschera di Spider-Man e
si baciano]
Peter Parker: Chi sono? Sicuri di
volerlo sapere? La storia della mia vita non è per i deboli di
cuore. Se qualcuno ha detto che era una bella favoletta, se
qualcuno vi ha raccontato che ero solo un tizio normale senza una
preoccupazione al mondo, quel qualcuno ha mentito. Ma ve
l’assicuro: questa, come qualsiasi storia che valga il racconto, è
a proposito di una ragazza. Questa ragazza. La ragazza della porta
accanto: Mary Jane Watson. La donna che ho amato fin da prima di
cominciare ad apprezzare le ragazze. Vorrei potervi dire che sono
io quello accanto a lei.
“Senta, quando si riesce a fare le
cose che faccio io…se non le fai… e poi succedono cosebrutte,
succedono per causa tua.” –
Civil War
“D’accordo, ve lo racconto
un’ultima volta. Mi chiamo Peter Parker, sono stato morso da un
ragno radioattivo e per dieci anni sono stato il solo e unico
Spider-Man. Il resto lo sapete.”
Spider-Man: Un nuovo universo
“Ci può essere chiunque dietro la
maschera, anche voi, se prima non ci credevate ora forse sì, perché
io sono Spider-Man e non sono il solo, neanche per sogno.” – Mike
Morales Spider-Man:
Un nuovo universo
“Da un
grande potere derivano grandi responsabilità.” –
Spider-Man
“Poliziotto: Quindi tu sarai il
prossimo Iron Man? Spider-Man: Non ho tempo… Sono troppo occupato a
fare il vostro lavoro! ” –
Spider-Man: Far From Home
“- Spider-Man: Dev’esserci qualcun
altro da chiamare… Per esempio Thor? – Nick Fury: Fuori portata. –
Spider-Man: Captain Marvel. – Maria Hill: Indisponibile. –
Spider-Man: Io sono solo un amichevole Spider-Man di quartiere. –
Nick Fury: Ma per favore! Sei stato nello spazio!” –
Spider-Man: Far From Home
“Qualunque cosa mi riservi la
vita, non dimenticherò mai queste parole: ‘Da un grande potere
derivano grandi responsabilità’. Questo è il mio dono, la mia
maledizione. Chi sono io? Sono l’Uomo Ragno”. ‘Spider-Man’
(2002)
“Pizza time!” ‘Spider-Man 2’
(2004)
“Oh. Guarda il piccolo Goblin
Junior. Sta per piangere?”. Spider-Man 3
“Ti sbagli sul fatto che siamo su
strade diverse. Non siamo su strade diverse. Tu sei la mia strada.
E sarai sempre la mia strada”. The Amazing Spider-Man’ (2012)
Non puoi essere un amichevole
Spider-Man di quartiere? Spider-Man Homecoming. (2017)
Miles Morales: “Quando saprò di
essere pronto?”. Peter B. Parker: “Non lo saprai. È un atto di
fede. Ecco cos’è, Miles. Un atto di fede”. Spider-Man: Into the
Spider-Verse (2018)
Peter Parker 2: “Stai bene?” Peter
Parker 1: “Oh, la mia schiena. È un po’ rigida a causa di tutte le
oscillazioni, credo”. Peter Parker 2: “Oh sì, no, anch’io ho un
problema al centro della schiena”. Spider-Man:
Far From Home
“Tutti continuano a dirmi come
dovrebbe andare la mia storia. No. Farò le mie cose”. Spider-Man:
Across the Spider-Verse (2023)
Sebbene il franchise di film sia
ricca di
azione, si può affermare che ciò che fa funzionare così bene i
film degli Avengers è la scrittura, in particolare
le interazioni tra i personaggi piene di battute. Questi film non
sono necessariamente delle commedie, ma possono essere molto
divertenti, grazie alla consapevolezza di quanto possano essere
stravaganti, di quanto siano estremi certi personaggi e di quanto
sia alta la posta in gioco in questi film del MCU.
Oltre all’umorismo, però, c’è anche
una buona dose di pathos, con molti dei momenti più intensi ed
emotivi del MCU conservati per questi
grandi film crossover/evento. Per quanto riguarda i film degli
Avengers, finora ce ne sono stati quattro e tutti
sono pieni di dialoghi memorabili. Le citazioni che seguono non
saranno sempre le più famose, ma sono degne di attenzione e di
essere ricordate. Va precisato che definire
“sottovalutate” tutte le citazioni di un franchise così
grande e popolare può sembrare una forzatura, ma comunque questi
dialoghi tendono a essere ancora più citabili di quanto la maggior
parte di loro non creda.
“Questo va oltre le tue
possibilità, uomo di metallo. Loki affronterà la giustizia
asgardiana”.
The Avengers
Thor, come film e
come personaggio, ha più o meno lanciato la carriera di Chris Hemsworth, anche se c’è voluto un po’ di
tempo prima che tutti gli si affezionassero, vista la serietà
stucchevole del debutto del personaggio nel MCU. Tuttavia, è stato un film
importante per la preparazione di The Avengers, in quanto ha introdotto non solo
un membro fondamentale della squadra, ma anche il cattivo
principale del primo film dei Vendicatori: 67, il fratello
di Thor.
The Avengers del 2012 ha costruito bene la
loro dinamica e ha fatto anche un po’ del lavoro di base necessario
per umanizzare Thor come personaggio, visto che è un dio letterale
e tutto il resto. L’umorismo era un buon modo per raggiungere
questo obiettivo, e Thor che chiama Iron Man “uomo di
metallo” è una battuta sottovalutata e divertente, che si
perde in una sequenza d’azione movimentata ed emozionante, oltre a
essere messa in ombra dalla battuta più memorabile di Tony
Stark su “Shakespeare nel parco“.
“È come se un pirata avesse avuto un figlio da un angelo”.
Avengers: Infinity War
Avengers:
Infinity War è stato grandioso per molti motivi, uno
dei quali è stato il fatto che ha portato i Guardiani della Galassiain un film crossover per la prima volta vera e
propria, dopo le loro avventure più isolate nell’eccellente
Guardiani della Galassia (2014) e nel solido seguito che è stato
Vol. 2 (2017). Certo, il primo film del 2014 ha
contribuito a costruire la minaccia di Thanos – il cattivo di
Infinity War – ma è stato solo nel 2018 che i Guardiani stessi
hanno potuto interagire con i membri degli Avengers.
Il film ha preso la saggia
decisione di abbinare Thor ai Guardiani, con la squadra che
lo salva dallo spazio, consentendo un’abbondante dose di umorismo e
di emozioni (dato che i membri dei Guardiani della
Galassia e Thor hanno tutti a che fare con perdite e/o
crepacuore). Ma per concentrarci sulla commedia, Drax ha
naturalmente alcuni dei momenti migliori, descrivendo piuttosto
accuratamente Thor, quando lo vede, come una combinazione di un
angelo e di un pirata.
Doctor Strange: “Sono tutti?” Wong: “Cosa, ne volevi di
più?”.
Per quanto Infinity War sia stato monumentale, il suo
seguito, Avengers:
Endgame, è stato probabilmente ancora più grande, con
una durata di mezz’ora in più e un incasso ancora più
monumentale (il più alto del suo decennio). E nessuna
scena di Endgame ha dimostrato l’impegno in scala del film come la
battaglia culminante, che ha riunito un numero senza precedenti di
supereroi in un’unica enorme sequenza, in lotta contro Thanos e le
sue forze.
È una scena senza sosta, forse il
più grande (e forse il migliore) atto finale degli anni 2010,
almeno per quanto riguarda i blockbuster. C’è così tanto da vedere
e così tante battute sparate in tutte le direzioni dai vari
personaggi. Lo scambio tra il Dottor Strange e Wong enfatizza la
grandezza della scena e risulta particolarmente divertente… anche
se, se un futuro film dei Vendicatori riuscirà a superare Endgame
per numero di personaggi e/o dimensioni della battaglia, allora
forse il Dottor Strange che “vuole di più” non sembrerà
così scandaloso col senno di poi.
“Sono Dei e hanno bisogno di qualcuno che li tenga con i piedi
per terra”.
Pochi direbbero che Age of
Ultron è il loro film preferito dei Vendicatori e, in
effetti, è il meno votato in assoluto dal punto di
vista della critica. Tuttavia, nonostante la sua
reputazione non proprio eccellente, non si tratta di un film di
supereroi terribile, ma solo di un film incoerente. Non ha la
portata di Infinity War o Endgame, né la semplicità e il fascino di
The Avengers del 2012, ma ha i suoi
momenti e serve bene alcuni personaggi.
Per esempio, è stato un film in cui
Occhio di Falco ha iniziato a trovare la sua
strada come personaggio e ha contribuito a renderlo un po’ meno un
sacco da boxe della cultura pop. Qui ha molto più tempo sullo
schermo, rispetto a The Avengers, e gli spettatori
possono persino dare uno sguardo alla sua vita familiare. Anche sua
moglie, Laura Barton, riassume in modo chiaro il suo scopo
all’interno della squadra dei Vendicatori, sottolineando come possa
contribuire a mantenere i Vendicatori – e i loro ego – con i loro
poteri divini/fantastici/complessi che possono portare a
disfunzioni e feroci rivalità.
“Non mi ha mai affrontato due volte”.
Tra Infinity War e
Endgame, Thanos si inimica e distrugge gli spiriti di
troppi personaggi per poterli contare, con le sue azioni nella
scena di apertura di Infinity War che si rivelano
particolarmente sconvolgenti per Thor. Il finale speranzoso di
Thor:
Ragnarök del 2017 è in qualche modo compromesso dalla
scena premonitrice di metà film, decimato fuori campo poco prima
dell’inizio di Infinity War e poi ulteriormente
distrutto nei primi 10 minuti del film, soprattutto a causa del
fatto che
Thanos uccide Heimdall, uno stretto alleato di Thor, e
Loki, suo fratello.
Thor discute della sua ricerca di
vendetta con Rocket Raccoon, il quale lo corregge quando Thor
afferma che Thanos non lo ha mai combattuto prima. Thor allora dice
goffamente: “Non mi ha mai affrontato due volte” – una battuta che
è divertente sul momento, ma che diventa pesante più avanti nel
film, quando Thor si scontra effettivamente con Thanos ancora una
volta… e Thor commette un errore fatale, non usando la sua
testa né puntando a quella di Thanos.
A quanto pare sono volubile, ossessionato da me stesso e non
gioco bene con gli altri
Iron Man (2008) ha
dato il via al MCU con stile, presentando
Tony Stark/Iron
Man a un pubblico più vasto di quello che aveva mai
avuto prima come personaggio dei fumetti. È stato un film che ha
contribuito a inaugurare il dominio del genere supereroistico al
botteghino e nella cultura pop, e il personaggio principale è stato
immediatamente popolare, continuando a essere uno dei personaggi
più arguti e sarcastici del MCU per oltre un decennio di
film.
Tony Stark ha i suoi momenti di genuina
gentilezza, sempre più frequenti nel corso della serie, ma The Avengers gli permette di essere in forma
smagliante dal punto di vista del sarcasmo per la maggior parte del
tempo. Affrontando il fatto che apparentemente non era qualificato
per l’iniziativa dei Vendicatori all’inizio, Stark ammette di
essere “volubile, ossessionato da se stesso e (non) gioca bene
con gli altri“, il che è proprio azzeccato, anche se alla fine
diventa un giocatore di squadra essenziale a modo suo nel corso del
film.
“Hai il mio rispetto, Stark. Quando avrò finito, metà
dell’umanità sarà ancora viva. Spero che si ricordino di te”.
Avengers: Infinity War
Thanos ha fatto alcune brevi apparizioni in
una manciata di film precedenti del MCU, ma è stato solo in
Avengers: Infinity War è
emerso come uno dei migliori cattivi della storia recente
del cinema. Rappresenta una vera e propria minaccia per
l’intero universo, dato che il film lo vede determinato a ottenere
tutte le Pietre dell’Infinito e a usarle in combinazione per
spazzare via metà di tutte le forme di vita nell’universo per
ridurre la sovrappopolazione su vasta scala.
Ha obiettivi chiari, è
spietatamente efficiente e ha un forte codice morale e persino
rispetto per i supereroi che cercano – invano – di fermare il suo
piano. Lo rende evidente dopo aver battuto Iron Man in
combattimento, ribadendo il suo desiderio di decimare metà
dell’umanità e dicendo a Tony Stark – che sembra essere sul
punto di morire a sua volta – che si spera che sarà ricordato da
coloro che rimarranno.
“In realtà è lui il capo. Io pago tutto e disegno tutto, faccio
sembrare tutti più fighi”.
L’ambizioso Avengers: Age of Ultron ha
continuato a mostrare Tony Stark al suo massimo splendore, e si è
anche basato sui primi film degli Avengers continuando a mostrare
un certo disagio tra lui e Steve Rogers/Captain America. I loro disaccordi
sarebbero sfociati in qualcosa di più sostanziale in
Captain America: Civil War del 2016, ma la loro
alleanza, seppur traballante, resiste ancora in Age of
Ultron.
Tuttavia, Tony Stark non vuole
concedere a Capitan America nessuna vittoria troppo facilmente,
ammettendo sorprendentemente che Capitan America è il leader dei
Vendicatori, ma che in realtà è lui a fare la maggior parte delle
cose “fighe”. È un esempio di battute in un film che
secondo alcuni ne ha troppe, ma come sempre le battute di
Robert Downey Jr. sono azzeccate, a
dimostrazione di come Tony Stark sia un personaggio che sembra nato
per interpretare.
“È arrabbiato. Pensa di aver fallito. E naturalmente lo ha
fatto, ma sa, ci sono molte cose che girano, non è vero?”.
Avengers: Endgame
Certo, Avengers:
Endgame vede il MCU al massimo della sua
grandezza e della sua epicità, ma la prima metà del film è
sorprendentemente dominata dall’attenzione per i personaggi e da
alcune scene più intime e deprimenti. Dopo tutto, prima
dell’emozionante climax che inevitabilmente resuscita molti di
coloro che sono andati perduti durante la Infinity
War, tutti i personaggi devono elaborare le loro intense
emozioni e il fatto di aver fatto parte della parte perdente nella
battaglia più importante che abbiano mai combattuto.
Rocket Raccoon e Thor hanno avuto
una grande dinamica quando sono stati insieme per gran parte di
Infinity War, potendo entrambi discutere l’uno con l’altro del tipo
di perdite che hanno affrontato e del dolore che hanno provato.
Naturalmente, dopo Infinity War vengono spinti ancora di più nella
disperazione, con Thor che non riesce a sferrare un colpo mortale a
Thanos e Rocket che deve fare i conti con tutti gli altri membri
della sua squadra uccisi da Thanos. Rocket sottolinea
questo senso di fallimento generale con brutale onestà e spiega
perché Thor si senta particolarmente in colpa per tutto
questo.
“Mi sono abbassato. Non vedevo la fine, così mi sono messo un
proiettile in bocca e l’altro l’ha sputato”.
The Avengers
A volte, il rifacimento di un ruolo
importante funziona, come dimostra la sostituzione di Mark Ruffalo con Hulk dopo che Edward Norton lo aveva interpretato in quello
che era (più o meno) un film precedente del MCU: L’incredibile Hulk
del 2008. Norton è un grande attore nel ruolo giusto, ma
o non si adattava al personaggio di Bruce Banner/Hulk in modo
ideale, o semplicemente non aveva un buon materiale con cui
lavorare come Mark Ruffalo.
In ogni caso, Mark Ruffalo si è calato nel ruolo con
facilità e ha fatto un’ottima impressione in The Avengers. Nel
complesso, il film ha reso giustizia al personaggio di Bruce Banner
in un modo che Hulk del 2003 e il già citato
L’incredibile Hulk non erano riusciti a fare. Il miglior
esempio di ciò è la battuta sorprendentemente intensa di Banner
sull’angoscia che prova per la sua condizione e
l‘ammissione di aver tentato di togliersi la vita è
piuttosto cupa per gli standard del MCU. Tuttavia, si tratta
di un momento forte e di un forte promemoria di quanto sia
difficile la vita di Banner, visto che è diviso tra due
persone/esseri molto diversi.
Mentre Jeff Daniels indossa un folto strascico del
Sud e una giacca e cravatta nitida nella serie limitata di Netflix,
Un uomo vero (A Man in Full), è facile credere che
la serie sia basata su eventi reali. Dalla storia concreta alla
fotografia pulita, A Man in Full ha l’aria di essere un racconto di
eventi reali, ma è completamente fittizio. Detto questo, la serie è
un adattamento libero dell’omonimo romanzo di Tom Wolfe del 1998,
ma il creatore David E. Kelley ha tradotto
l’Atlanta di fine anni ’90 del libro ai giorni nostri. In questo
modo, la serie modernizza le questioni sociali presentate nel
romanzo, comprese le lotte per il potere finanziario e razziale che
sono in primo piano. Questa sensazione di realismo si ritrova anche
nel personaggio di Jeff Daniels, l’avido agente immobiliare
Charlie Croker, che in realtà si ispira a molti veri
magnati di Atlanta. Questa modernizzazione non è l’unico
allontanamento dal romanzo di Wolfe, che si conclude in modo molto
diverso dal finale selvaggio a cui assistiamo sullo schermo.
Un uomo vero (A Man in
Full) è uno sguardo realistico sull’avidità aziendale
Sebbene Un uomo vero (A Man
in Full) non sia basato su una storia vera, è innegabile
che la rappresentazione dell’avidità aziendale sia realistica.
L’esempio più evidente di questo realismo è la narrazione generale
della lotta di Croker per tenersi stretta la sua enorme ricchezza e
le sue preziose proprietà abbassandosi a livelli che sembra
assolutamente a suo agio, il che indica che potrebbe esserci già
stato in passato. Ma i momenti più piccoli, come il recarsi a
malincuore a eventi di beneficenza per salvare le apparenze o il
fatto che la persona con cui interagisce di più sia il suo nemico e
il suo autista, sottolineano quanto possano essere isolanti e
denigranti i livelli più alti del mondo aziendale. Anche l’avvocato
più onorevole di Croker, Roger White (Aml Ameen),
esprime presto la sua insoddisfazione per la sua carriera, ma è
radicato al suo posto a causa dello stile di vita della sua
famiglia.
Pur condannando l’avidità e i
pericoli dell’eccesso di successo, la serie non ha il tradizionale
atteggiamento “mangia i ricchi”. Nonostante la morale sgradevole di
Croker, il suo atteggiamento brutale e il suo comportamento da
avente diritto, ci ritroviamo a fare il tifo per lui a malincuore
grazie ai momenti di legame con il figlio, strategicamente
collocati. Può essere l’esempio di tutto ciò contro cui si batte il
tema “mangia i ricchi”, ma la sua incapacità di accettare la
sconfitta e la tenerezza con cui tratta i suoi collaboratori lo
rendono stranamente ammirevole. In questo modo, la serie è davvero
un’esplorazione degli orpelli della ricchezza, presentati con un
realismo inappuntabile e un tocco di umanità.
Charlie Croker è un uomo d’affari
ricco e realistico
Così come il sistema aziendale
costruito nel film è radicato nel realismo, lo è anche il nostro
principale uomo d’affari in crisi, Croker. Egli incarna tutti i
tratti e la morale necessari per creare un magnate immobiliare
atlantico della sua statura. Fin dal primo confronto con la banca,
si percepisce la sua mentalità di grande diritto, in quanto è
assolutamente indignato dal fatto che la banca gli chieda di
ripagare i suoi miliardi di dollari di debiti. Questo, unito ai
suoi vari consiglieri che mette costantemente sotto pressione, al
suo stile di vita esuberante e al suo forte attaccamento a un
trofeo simbolico, lo rende un tradizionale magnate di Atlanta. La
storia di Croker ricorda anche quella di alcuni uomini d’affari di
Atlanta, tra cui Taz Anderson e Charles Loudermilk, che giocavano
entrambi a football nell’illustre college
Georgia Tech e si infortunarono al ginocchio.
Tuttavia, le richieste palesemente
dirette di Croker, l’uso prolifico di un linguaggio esplicito e i
comportamenti quasi barbari sono più probabilmente dovuti alla
durezza stereotipata del Sud distillata nel suo personaggio. Ciò si
riflette anche nel suo stravagante interesse per la proprietà di
una piantagione e per la caccia alle quaglie, passatempi a cui
molti magnati di Atlanta si sono concessi (via
Atlanta Magazine). Il suo tradizionale stereotipo di “sudista”
e i suoi valori conservatori sono incarnati nel suo tentativo
malriuscito di corteggiare un investitore angelo portandolo in un
ranch per rafforzare la sua virilità. Il potenziale angel investor
e sua moglie erano membri della PETA (People for the Ethical
Treatment of Animals), ma questo non ha impedito a Croker di
affrontare un serpente a dorso di diamante e di esclamare con
entusiasmo “questa è la vita”, mentre osservavano due cavalli che
copulavano con forza. Incauto potrebbe essere stato un
eufemismo.
Un uomo vero (A Man in
Full) esplora problemi reali in un’Atlanta
immaginaria
Sebbene le trame dello show non
siano reali, le questioni sociali che trattano o a cui alludono lo
sono certamente. Kelley ha creato una versione più moderna dello
show non solo attraverso l’ambientazione, ma anche attraverso le
pietre miliari che sono associate principalmente a due delle trame.
Roger White è un avvocato aziendale che cerca di difendere il
marito della receptionist di Croker, Conrad (Jon Michael
Hill), condannato per aver aggredito un agente di polizia.
Mentre cercava di impedire che la sua auto venisse rimossa, Conrad
è stato violentemente trattato da un agente di polizia, che lo ha
spinto a reagire istintivamente, provocandone l’arresto. Con tutti
i commenti razzisti lanciati in aula, questo caso allude
assolutamente ai reali problemi di brutalità della polizia
evidenziati dopo la morte di George Floyd. La parte più
irrealistica di questa storia è la sua brusca risoluzione, mentre
il suo punto di forza è la straziante esperienza di Conrad in
prigione, dove cerca di essere un buon samaritano ma viene punito
per questo.
Inoltre, il movimento MeToo
viene citato nello show anche attraverso la sottotrama di
Joyce (Lucy
Liu), poco sviluppata. Dopo un losco accordo con il
sindaco, Croker cerca di costringere Joyce ad ammettere di essere
stata aggredita sessualmente dall’avversario del
sindaco, ma lei si rifiuta. Lo show si immerge
momentaneamente nel tema degli uomini e delle donne che hanno
subito violenze sessuali e che sono in grado di possedere le loro
esperienze e di divulgarle solo se decidono di farlo. Tuttavia,
questo aspetto del realismo è stato tagliato, poiché è
stato usato semplicemente per propagandare lo sviluppo del
personaggio di Crocker. In confronto, la trama di Conrad è
stata pienamente sviluppata, ma è sembrata disgiunta da quella
principale. Si potrebbe affermare che le due storie principali si
sono contrapposte, in quanto hanno mostrato le lotte di un uomo che
aveva a disposizione risorse illimitate e di uno che non ne
aveva.
Un uomo vero (A Man in
Full) è molto diverso dal romanzo da cui trae
ispirazione
A Man in Full non sarà ispirato a
una storia vera, ma è ispirato al romanzo di Wolfe. Tuttavia, ci
sono notevoli differenze rispetto al materiale di
partenza, in particolare nel finale. Mentre il finale
della serie Netflix
era rumoroso e chiassoso, il finale del romanzo era tranquillo, ma
altrettanto assurdo. Il finale di Wolfe non vede Croker e Peepgrass
(Tom Pelphrey) morire alla fine attraverso una
lotta di potere intima; al contrario, entrambi finiscono con una
vita felice. Croker decide di voltare le spalle alla
fortuna e alla notorietà, adottando invece la filosofia
dello stoicismo che predica nel suo stesso film televisivo.
Peepgrass finisce per sposare l’ex moglie di Croker e i due vivono
felici con i soldi ricevuti dall’accordo di divorzio. Dopo un
terremoto, Conrad evade di prigione, si ritrova a fare da badante a
Croker quando il suo ginocchio cede, e poi torna felicemente in
prigione dopo aver trovato la pace dentro di sé. Considerando
questa bizzarra alternativa, non possiamo certo biasimare Kelley
per l’assurdità e la mancanza di continuo realismo del finale di
Netflix.
Da quando si sono accesi i motori
di Fast and Furious, nel lontano 2001, la
saga è cresciuta film dopo film, arrivando ad essere uno
dei franchise più redditizi della storia del cinema. Inizialmente
incentrata sulle corse d’auto, la serie ha progressivamente mutato
le proprie caratteristiche, aggiungendo elementi che l’accomunano
sempre di più ai fortunati filoni di film action e di
spionaggio.
Ormai iconica, la saga ha negli
anni visto crescere l’apprezzamento del pubblico, il quale attende
come un vero e proprio evento l’uscita di ogni nuovo capitolo. Dal
primo capitolo, che guadagnò poco più di 200 milioni, si è infatti
passati con gli ultimi titoli ad incassi che superano il miliardo.
Ad oggi, la saga vanta un incasso complessivo di quasi 6 miliardi
di dollari.
Sembra però che la saga, o almeno
la sua vicenda principale, stia per arrivare alla sua conclusione.
L’annunciato decimo capitolo dovrebbe infatti rappresentare la
conclusione delle avventure di Dominc Toretto (Vin
Diesel) e della sua famiglia. Non
mancano però diversi spin-off in lavorazione, come anche una serie
animata, cortometraggi e videogiochi, che hanno espanso e
continuano ad ampliare la storia di Fast and
Furious.
La grande diffusione di questa saga
attraverso media diversi non fa dunque che confermare la grande
importanza che ormai detiene a livello di immaginario culturale e
che gli permetterà di rimanere nei cuori dei suoi fan anche ben
oltre la sua conclusione.
Nell’affrontare la saga,
si può optare per un ordine di visione basato sull’uscita
in sala dei singoli film. Tale sequenza, tuttavia,
presenta lievi differenze rispetto all’ordine di visione
basatosullacronologia degli
eventi narrati. Uno dei film, infatti, anche se uscito
prima di altri capitoli, narra eventi accaduti soltanto anni dopo
di questi. Di seguito, si riportano i due ordini nei quali è
possibile vedere i film. Sta dunque allo spettatore scegliere in
totale autonomia quale dei due seguire.
Il primo capitolo della saga
introduce lo spettatore a quelli che sono e saranno alcuni dei
protagonisti dell’intero franchise. Tutto ha inizio con
Brian (Paul
Walker), agente della polizia di Los Angeles con il
compito di incastrare la banda di Dominic Toretto
(Vin
Diesel), operante nel settore delle gare clandestine
di automobile. Per farlo, si infiltrerà all’interno di questa,
conquistando la fiducia di Toretto e anche quella della sorella
Mia.
Con il nuovo arrivato, la banda
progetta l’assalto ad un portavalori, il cui ricavato servirà a
sostenere le spese per i pezzi di ricambio dei loro veicoli da
corsa. Durante la rapina, tuttavia, una serie di imprevisti portano
Brian a decidere di salvare i suoi nuovi compagni, rinunciando al
distintivo e diventando un ricercato insieme alla banda di
Toretto.
2 Fast 2 Furious
(2003)
Unico capitolo della saga a non
presentare il personaggio di Toretto, il secondo è infatti
incentrato prevalentemente su Brian e sulla sua nuova vita da
ricercato. Ricongiuntosi con il vecchio amico d’infanzia
Roman Pearce (Tyrese
Gibson), il quale a sua volta non è nuovo alla vita
criminale, i due dovranno infiltrarsi nella squadra del facoltoso
ricercato Verone.
Questi, per testarne le capacità,
li sottopone ad una gara d’auto. Brian e Roman, però, non sanno che
già da mesi un altro infiltrato mina l’interno del gruppo di
Verone. Si tratta di Monica Fuentes (Eva
Mendes). Nel momento in cui tutti e tre verranno
inevitabilmente scoperti, la fuga sembra essere l’unica possibilità
di sopravvivenza. Ma sfuggire al potente criminale si rivela essere
più rischioso e difficile del previsto.
The Fast and the Furious:
Tokyo Drift (2006)
Con l’uscita in sala del terzo
film, gli appassionati della saga si ritrovano davanti a qualcosa
di inaspettato e apparentemente scollegato da quanto fino a quel
momento visto. Con un drastico cambio di location, il film risulta
infatti essere ambientato nel 2015, presentando personaggi ed
eventi inediti. Sean Boswell, il protagonista, è
un ragazzo che cerca di affermarsi nelle corse illegali d’auto.
Per evitargli di finire in carcere,
la madre decide di mandarlo a Tokyo dal padre. Anche qui, però,
Sean non può resistere alla sua passione, e grazie a nuove
conoscenze viene introdotto nel mondo delle corse clandestine
giapponesi. Come prevedibile, i guai non tarderanno ad arrivare e
per il ragazzo si renderà necessario dar prova di tutte le sue
capacità. Curiosità, in una
recente intervista il regista
Christopher Nolan ha rivelato di essere un grande fan della
saga e in particolare proprio di Tokyo Drift.
Fast and Furious – Solo parti
originali (2009)
Come suggerisce anche il titolo,
con Solo parti originali si torna al cuore della saga,
rappresentato dal duo Brian O’Conner e Dominic Toretto. I due, anni
dopo il loro incontro, sono costretti a fare nuovamente squadra per
cercare di incastrare il trafficante noto come
“Braga“.
A motivarli vi è anche la morte
della compagna di Toretto, di cui è responsabile uno degli
scagnozzi del criminale. In cerca di vendetta, Toretto riuscirà
tramite un informatore a far infiltrare sé stesso e la propria
banda all’interno del giro di Braga. Da qui, tuttavia, le cose si
complicheranno non poco per loro. Per l’occasione del film, torna a
recitare anche un’altra delle attrici simbolo della saga, Michelle
Rodriguez, facente parte della squadra di Toretto. Vi
è inoltre la partecipazione di Gal
Gadot, membro del gruppo di Braga.
Fast and Furious 5
(2011)
Considerato uno dei migliori
capitoli della saga, Fast and Furious 5 deve molto del suo successo anche
all’introduzione del personaggio dell’agente Luke
Hobbs, interpretato dal carismatico Dwayne
Johnson. Questi si mette sulle tracce della banda di
Toretto in seguito ad una loro rapina ad un treno.
Durante questa, Toretto e Brian
vengono inoltre assoldati per recuperare un chip nascosto
nell’autoradio di una macchina rubata. Tale chip contiene una serie
di dati relativi ai traffici illegali del mandante della missione,
i quali valgono milioni di dollari. Toretto e Brian decidono però
di tentare un ultimo colpo, rubando per sé stessi i dati e il
relativo valore economico. Per riuscirci, avranno però bisogno di
ricomporre la squadra, permettendo così il ritorno di personaggi
già visti nei precedenti film.
Fast and Furious 6
(2013)
Giunti al sesto capitolo della saga
(qui la recensione), i
motori sono ormai collaudati per quella che si rivela essere una
formula continuamente vincente. A dare il via alla nuova vicenda è
l’agente Hobbs, ormai membro fisso del cast, che chiama a rapporto
Toretto e la sua squadra.
A questi, offre la completa
amnistia se accetteranno di recarsi a Londra con lui per dare la
caccia ad un pericoloso mercenario, Owen Shaw
(Luke
Evans). Pur consci del pericolo, Toretto e il suo
gruppo non riescono a resistere all’allettante offerta. La missione
ha così inizio, rivelandosi da subito come una delle più complesse
per la squadra. Shaw è infatti uno spietato assassino, nonché uno
dei migliori villain affrontati nel corso della saga.
Fast and Furious 7
(2015)
Il settimo capitolo,Fast
and Furious 7, è ad oggi il più grande successo di
pubblico della saga. Gli spettatori si sono infatti riversati in
massa nelle sale per rendere omaggio all’attore Paul Walker,
tragicamente scomparso durante le riprese del film. Tale
evento, ha inevitabilmente reso il film anche uno dei più
emotivamente coinvolgenti, con quello che è unanimemente
considerato il finale più bello della saga.
Le vicende hanno luogo in seguito
agli eventi del precedente film. Deckard Shaw
(Jason
Statham) è in cerca di vendetta per quanto accaduto al
fratello Owen. Questi si rivela essere ancor più pericoloso, e non
avrà pace finché Toretto, Hobbs e gli altri membri della squadra
non saranno eliminati. Ora più che mai, il gioco di squadra sarà
fondamentale per sopravvivere. Del cast fa parte anche l’attore
Kurt
Russell.
Fast and Furious 8
(2017)
Con l’uscita di scena del
personaggio di Brian, ufficialmente allontanatosi dall’ambiente per
vivere in tranquillità con la propria famiglia, tutti i membri
della squadra sembrano aver trovato un nuovo equilibrio. Questo
dura però ben poco, spezzato dall’arrivo di
Cipher, letale terrorista con il volto
dell’attrice premio Oscar Charlize
Theron. Ricattando Toretto affinché la aiuti in una
missione, la donna sarà così il principale obiettivo della squadra,
ora capitanata da Hobbs. Fermarla, significherà anche salvare
Toretto. Per riuscirci, saranno però costretti a chiedere aiuto ad
un altro spietato assassino: Deckard Shaw, nemesi del precedente
film.
Fast and Furious – Hobbs &
Shaw (2019)
Primo spin-off ufficiale della
saga, Fast & Furious –
Hobbs & Shaw si concentra unicamente sui due personaggi
del titolo. Pur sopportandosi mal volentieri, i due sono
infallibili armi da guerra, e si troveranno a dover nuovamente
unire le forze per fermare un nemico estremamente potente:
Brixton Lore, interpretato da Idris
Elba. Questi presenta infatti impianti cibernetici che
gli consentono di eseguire azioni sovrumane.
Questi è a caccia di un virus
chiamato “Fiocco di Neve”, in grado di decimare gran parte della
popolazione umana. A rendere personale la questione, vi sarà anche
il coinvolgimento della sorella di Shaw, Hattie. Nel film vi sono
inoltre due illustri cameo: quello di Ryan
Reynolds come agente della CIA, e quello di Kevin Hart come agente di un Air Marshal
statunitense.
Fast & Furious 9 – The Fast
Saga (2021)
Dopo lo spin-off dedicato a Hobbs e
Shaw, la saga è tornata al suo nucleo madre. Nel 2021 è infatti
arrivato al cinema il nono capitolo della saga, con il titolo
Fast & Furious 9 –
The FastSaga. Questo vede Toretto cercare di
condurre una vita tranquilla fuori dal giro, con
Letty e suo figlio, il piccolo
Brian. Il pericolo è però sempre in agguato al di
là del loro pacifico orizzonte.
Questa volta, una nuova minaccia
costringerà Dom a confrontarsi con i peccati del suo passato, se
vuole salvare coloro che più ama. La sua squadra si dovrà dunque
riunire nuovamente per fermare un complotto a risonanza mondiale
guidato dal più abile assassino e pilota ad alte prestazioni che
abbiano mai incontrato: il fratello rinnegato di Dom,
Jakob, interpretato da John Cena.
Fast X: il capitolo
finale della saga
Nel maggio del 2023 è arrivato in
sala Fast X
(recensione),
prima parte del capitolo conclusivo della saga. In esso l’assassina
Cypher, insieme al sadico Dante (interpretato da Jason Momoa),
cerca di sferrare l’attacco finale a Toretto e la sua famiglia.
Questi ultimi potranno però contare sull’aiuto della misteriosa Tess, che sarà
interpretata dalla premio Oscar BrieLarson.
Tra grandi ritorni e nuovi entrati
nel cast, Fast
Xregala grande intrattenimento ed un finale
emotivamente esplosivo. L’undicesimo capitolo è invece atteso al
cinema per la primavera del 2024. Diesel, tuttavia, ha anticipato
che il racconto conclusivo potrebbe essere diviso in tre anziché in
due film, cosa che porterebbe dunque la saga principale ad un
totale di 12 capitoli.
Fast X: Part 2
Nel 2024 è stato annunciato un
sequel di Fast X, dal titolo provvisorio
Fast X: Parte 2 che sarà diretto da Louis
Leterrier. Il film vedrà protagonisti gran parte degli attori del
decimo film, con l’aggiunta del ritorno già confermato di
Dwayne Johnson nei panni di Hobbs (preannunciato dalla
scena
post credits di Fax X) e quello di Gal Gadot. L’attore e produttore della saga
Vin Diesel ha già annunciato
e confermato che sarà il suo ultimo film. La pellicola è
attualmente in pre produzione e l’uscita è prevista il giugno
2026.
Questo non sarà il film finale del
franchise. Vin Diesel vuole che Robert Downey Jr. interpreti l'”antitesi” di
Dominic Toretto in questo film. Il franchise potrebbe concludersi
con un finale in tre parti invece che in due. Sarebbe la terza
volta che gli attori Jason
Momoa e
Gal Gadot lavorano insieme dopo Justice League (2017) e Nelle
mani di Dante (2024). Se Dwayne
Johnson avrà un ruolo in questo film, sarà anche la
quarta volta che lui e Gal Gadot lavoreranno insieme dopo Fast Five
(2011), Fast and Furious 6 (2013) e Red Notice (2021).
Si dice che Cody Walker
interpreterà suo fratello
Paul Walker in CGI nel ruolo di Brian O’Conner in questo film.
Fast X Part 2 potrebbe riportare il franchise alle origini.
Inizialmente Dwayne
Johnson non voleva tornare nel franchise a causa della
sua faida nella vita reale con Vin Diesel. Vin
Diesel ha dichiarato: “Non è stato un compito facile, perché è
stato creato così tanto in questo universo“. Ha inoltre
dichiarato: “Per chiudere tutte queste storie, questo
personaggio doveva tornare nella mitologia“.
Fast and Furious: dove
vedere in streaming la saga
La saga è disponibile nella sua
quasi interezza, oltre che su piattaforme di noleggio come
Chili Cinema, Rakuten
TV, Google
Play e Apple iTunes, anche
sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video. A mancare,
attualmente, è solo il capitolo numero 8. Lo spin-off dedicato a
Hobbs e Shaw è invece presente su Netflix. Per poter accedere ai titoli, sarà
dunque sufficiente sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma.
Su Netflix è inoltre possibile trovare anche la serie animata
intitolata Fast and Furious: Piloti sotto
copertura.
In anteprima mondiale alla
77ª edizione delFestival
di Cannes, si mostra oggi nelle immagini del
trailer ufficiale, a 100 anni esatti dalla nascita
di Goliarda Sapienza, la serie Sky Original di Valeria GolinoL’arte della
Gioia, liberamente adattata dall’omonimo romanzo postumo
della scrittrice siciliana (edito da Einaudi), rifiutato per tanto
tempo dalle case editrici italiane fino a raggiungere il successo
all’estero.
Prodotta da Sky Studios e da Viola
Prestieri per HT Film, la serie racconta la storia di una ragazzina
della Sicilia di inizio ‘900 che scopre la sessualità e il
desiderio di una vita migliore di quella che ha sempre avuto.
https://youtu.be/CfFStoRuTYA
L’arte della Gioia: quando
esce e dove vederla
L’arte della Gioia
sarà lanciata da Vision Distribution in tutte le sala
cinematografiche italiane in due parti: la prima dal 30 maggio, la
seconda dal 13 giugno.
Vincitrice del David di Donatello,
del Nastro d’Argento, del Globo d’oro, del Ciak d’Oro e della Colpa
Volpi alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Valeria
Golino è già stata a Cannes con i suoi film da regista, “Miele”
e “Euforia”,
entrambi selezionati nella sezione Un Certain Regard
rispettivamente nel 2013 e nel 2018.
La trama e il casti di L’arte della Gioia
Scritta da Valeria
Golino, Luca Infascelli,Francesca Marciano, Valia
Santella e Stefano Sardo, L’arte
della Gioia racconta la drammatica e avventurosa vita
di Modesta, nata in Sicilia il primo gennaio del 1900 da una
famiglia povera, in una terra ancora più povera. Fin dall’infanzia,
animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di amore e di
libertà, è disposta a tutto pur di perseguire la sua felicità,
senza piegarsi mai alle regole di una società oppressiva e
patriarcale a cui sembra predestinata. Dopo un tragico incidente
che la strappa alla sua famiglia, viene accolta in un convento e,
grazie alla sua intelligenza e caparbietà, diventa la protetta
della Madre Superiora.
Il suo cammino la conduce poi alla
villa della Principessa Brandiforti, dove si renderà indispensabile
ottenendo sempre più potere nel palazzo. Questo suo incessante
movimento di emancipazione si accompagna a un percorso di
maturazione personale e sessuale, che la porta a varcare il confine
tra lecito e illecito, conquistando giorno dopo giorno il suo
diritto al piacere e alla gioia.
Nel cast Tecla
Insolia (La bambina che non voleva cantare, 5
minuti prima) nei panni della giovanissima Modesta,
protagonista spregiudicata, sensuale e coraggiosa; Jasmine Trinca (Fortunata,
Marcel!, Supereroi, La dea fortuna) in
quelli di Leonora, madre superiora del convento in cui Modesta
verrà accolta ancora bambina; Guido Caprino
(Il Miracolo, Fai bei sogni,
1992-1993-1994) interpreta Carmine, l’uomo che gestisce le
terre della villa dei Brandiforti; Alma Noce
(Brado, La ragazza ha volato, Gli anni più
belli) nei panni di Beatrice, la più giovane della famiglia
Brandiforti, guidata dalla principessa Gaia, interpretata da
Valeria Bruni Tedeschi (I
villeggianti, Forever Young – Les Amandiers,
Estate ’85, La pazza gioia). Nel cast anche
Giovanni Bagnasco(Finalmente l’alba) che
nella serie è Ippolito, figlio di Gaia e unico vero erede dei
Brandiforti, e Giuseppe Spata (La mafia uccide
solo d’estate – Parte II, La mossa del cavallo – C’era una
volta Vigata, Tutta colpa di Freud) nei panni di
Rocco, autista dei Brandiforti.
L’Arte
della Gioia è stata realizzata con il sostegno della
Regione Siciliana – Assessorato del Turismo, Sport e
Spettacolo – Sicilia Film Commission e del Ministero della Cultura
– Direzione Generale Cinema e Audiovisivo.
A un mese esatto dall’arrivo in
sala, Anime Factory, etichetta di proprietà
di Plaion Pictures che racchiude il meglio
dell’offerta anime, cinematografica e home video, in collaborazione
con MangaYo!, hanno svelato il trailer
italiano ufficiale del pluripremiato film anime The Tunnel to Summer, the Exit of
Goodbyes. Il nuovo film, scritto e diretto da
Tomohisa Taguchi (Akudama Drive,
Digimon Adventure: Last Evolution Kizuna, Bleach:
Thousand-Year Blood War), arriverà al cinema in Italia in un
evento speciale di tre giorni, il 10, 11 e 12 giugno
2024.
The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes è un
emozionante racconto mystery sci-fi dai toni romantici, ispirato
all’omonimo e acclamato romanzo dell’autore giapponese Mei
Hachimoku. Il trailer ufficiale mette in risalto gli
aspetti fondamentali che caratterizzano il titolo, fra cui il
legame speciale tra i protagonisti, Kaoru e Anzu, due adolescenti
accomunati dalla volontà di superare rimorsi dolorosi e dare forma
alle proprie ambizioni. La già toccante colonna sonora di
Harumi Fuuki (Il castello invisibile) è
arricchita di ulteriore carica emotiva dalle note di
Finale., brano dell’artista giapponese
eill,, nota per aver interpretato anche Koko
de Iki wo Shite, “ending theme” della serie Tokyo
Revengers.
Realizzato dallo studio di
animazione giapponese CLAP (Pompo, la
cinefila), The Tunnel to Summer, the Exit of
Goodbyesha
conquistato il favore di pubblico e critica aggiudicandosi alcuni
tra i premi più prestigiosi dedicati al mondo dell’animazione, come
il Paul Grimault Award al Festival di Annecy 2023
e il riconoscimento come miglior film agli Anime Trending
Awards 2024.
The Tunnel to Summer, the Exit of
Goodbyes è pronto a conquistare il pubblico
italiano grazie ad Anime Factory, che porterà
questo emozionante e coinvolgente lungometraggio al cinema con un
evento imperdibile dal 10 al 12 giugno.
La trama di The Tunnel
to Summer, the Exit of Goodbyes
Secondo una leggenda, il tunnel
di Urashima consente, attraversandolo, di ottenere ciò che il
proprio cuore desidera… ma a un caro prezzo: pochi secondi
trascorsi all’interno si trasformano in diverse ore nella vita
reale! Quando Kaoru si imbatte nel tunnel della leggenda, il
ragazzo pensa a Karen, sorellina che ha perso anni prima in un
incidente. Indeciso sul da farsi, a convincerlo a sfidare spazio e
tempo è Anzu, studentessa appena trasferitasi. Ma cosa vorrà la
giovane da Kaoru? E cosa rimarrà a quest’ultimo, dopo che il tunnel
avrà finito con lui?
Il 28 settembre 1924 nasceva uno
dei più grandi interpreti della storia della settima arte,
Marcello Mastroianni: la diciannovesima edizione
della Festa del Cinema di Roma, in programma dal
16 al 27 ottobre, sarà dedicata al pluripremiato attore, tre volte
candidato all’Oscar, vincitore di due Golden
Globes, premiato per le sue interpretazioni in tutti i
principali festival internazionali.
Per
celebrare la carriera di Mastroianni, la Festa del
Cinema realizzerà una lunga serie di iniziative ed eventi. Fra
queste, un’ampia retrospettiva di film, alcuni in versione
restaurata, che l’hanno visto collaborare con registi come
Federico Fellini, Vittorio De Sica, Ettore Scola,
Pietro Germi; documentari sulla vita e le opere del
grande interprete; mostre ed esposizioni che saranno allestite fra
l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e
la Casa del Cinema; e un incontro con l’attrice Chiara
Mastroianni – figlia dell’attore e di Catherine Deneuve – a cui la Festa dedicherà
uno speciale omaggio. Infine, Marcello Mastroianni sarà il
protagonista dell’immagine ufficiale della diciannovesima
edizione.
Alberto Barbera rimarrà al timone della Mostra
del Cinema di Venezia fino al 2026 in qualità di direttore
artistico. Il consiglio di amministrazione dell’organizzazione
madre del festival, la Biennale di Venezia –
presieduta dal nuovo presidente Pietrangelo
Buttafuoco – ha annunciato di aver approvato la nomina di
Barbera a direttore artistico “per gli anni 2025 e
2026”.
La Biennale prolunga l’attuale
mandato di Alberto Barbera, che scade dopo la
prossima edizione del 2024, per altri due anni. Ciò non esclude la
possibilità che Barbera possa successivamente ottenere un altro
mandato a pieno titolo e restare in carica ancora più a lungo.
“Con Alberto Barbera ho sentito un’intesa immediata”, ha
detto Buttafuoco in una nota. “E ho grande rispetto per la
competenza, la professionalità e la passione che ha dimostrato
negli anni in cui ha diretto la Mostra del Cinema di Venezia, che
hanno accresciuto il prestigio del festival cinematografico più
antico del mondo. Sono estremamente felice che la Biennale continui
su questa strada con lui”, ha poi sottolineato il titolare
della Biennale.
Alberto Barbera,
che è il direttore artistico più longevo del festival, è stato al
timone del Lido consecutivamente dall’edizione del 2012 e in
precedenza ha ricoperto la stessa posizione tra il 1998 e il
2001.
Sotto la sua guida, la Mostra del
Cinema di Venezia si è trasformata nel trampolino di lancio più
sistematicamente efficace per il circuito dei premi cinematografici
internazionali. L’elenco dei film del festival autunnale che hanno
raggiunto la cerchia dei premi negli ultimi anni include, più
recentemente Povere
Creature e, in ordine casuale, “Gravity“,
“Birdman“,
“Spotlight”, “La La Land“,
“La
forma dell’acqua“, “Roma“, “Joker“, “Nomadland”
e “Il potere
del cane“.
L’81a edizione della Mostra del
Cinema di Venezia si svolgerà dal 28 agosto al 7 settembre.
I
Dannati è un film diretto
da Roberto Minervini, anche autore del
soggetto e della sceneggiatura. Il film verrà presentato nella
sezione Un Certain Regard di
Cannes 2024.
Direttore della
fotografia Carlos Alfonso Corral,
montaggio Marie-Hélène Dozo, fonico di presa
diretta Bernat Fortiana Chico, montaggio del
suono Ingrid Simon, musiche
originali Carlos Alfonso Corral,
mix Thomas Gauder,
colorist Natalia Raguseo, production
designer Denise Ping Lee, line
producer Francesca Vittoria
Bennett e Biliana Grozdanova.
Prodotto da Paolo
Benzi per Okta
Film, Denise Ping
Lee e Roberto
Minervini per Pulpa
Film, Paolo Del
Brocco per Rai Cinema,
coprodotto da Alice
Lemaire e Sébastian
Andres per Michigan Films. Una
produzione Okta
Film e Pulpa
Film con Rai Cinema in
coproduzione con Michigan
Films e VOO OBE
BeTV, Shelter Prod, in associazione
con Stregonia e Moonduckling
Films, con il sostegno di MiC – Direzione
Generale Cinema e Audiovisivo, Centre du
cinéma et de l’audiovisuel | Fédération
Wallonie-Bruxelles, Fondo Audiovisivo Friuli
Venezia-Giulia, Film Commission Torino
Piemonte, Tax shelter du Gouvernement féderal
de Belgique, Taxshelter.be e
ING, Cavco – Federal
tax credit program of
Canada, Sodec – Provincial
tax credit program of Québec, in collaborazione
con Kaibou Production. Distribuzione
italiana: Lucky Red. Distribuzione
internazionale: Les Films du Losange
I Dannati, la
trama
Inverno 1862. Nel
pieno della guerra di Secessione, una compagnia di volontari
dell’esercito degli Stati Uniti viene inviata a presidiare le terre
inesplorate dell’Ovest. La missione travolge un pugno di uomini in
armi, svelando loro il senso ultimo del proprio viaggio verso la
frontiera.
Dopo molti film
nati in quello spazio ibrido che è il “documentario di
creazione”, I Dannati rappresenta per me una
sfida nuova: un film di finzione, storico, in costume, senza
sacrificare il realismo, l’immediatezza e l’intimità dei miei
lavori precedenti. Spero che I Dannati al
Festival
di Cannes possa essere una sorpresa come lo è stato per noi che
lo abbiamo realizzato. (Roberto Minervini)
Roberto
Minervini è nato a Fermo, nelle Marche. Vive e lavora
negli Stati Uniti. I suoi film sono stati presentati e premiati nei
maggiori festival internazionali.I
Dannati è il suo sesto film.
Orlando Bloom ha un bel ricordo di film come
“Pirati dei
Caraibi“ e “Il
Signore degli Anelli“, ma l’epopea storica “Troy”
di Wolfgang Petersen del 2004 è una storia
diversa. Durante un’intervista per la serie di video “Know
Their Lines” di Variety, Orlando Bloom non ha capito una delle
battute pronunciate dal suo personaggio di “Troy“,
Paride (pensava che dovesse essere tratta da “Le
crociate – Kingdom of Heaven” o “Il Signore
degli Anelli“) e ha ammesso di aver cancellato il film
dalla sua mente.
“Oh mio Dio, “Troy”. Wow… Credo
di aver appena cancellato quel film dal mio cervello“, ha
detto Orlando Bloom. “Molte persone amano quel
film, ma per me interpretare quel personaggio è stato come
[tagliare la gola]. Mi è permesso dire tutte queste cose? Non
volevo fare quel film. Non volevo interpretare questo
personaggio”.
“Il film era fantastico. C’era
Brad [Pitt]. C’erano
Eric [Bana] e
Peter O’Toole“, ha aggiunto Orlando Bloom. “Ma come faccio a
interpretare questo personaggio? Era completamente contrario a
tutto ciò che sentivo nel mio essere. A un certo punto si dice che
Paris striscia sul pavimento dopo essere stato picchiato da
qualcuno e tiene la gamba di suo fratello. Pensavo: “Non sarò in
grado di farlo”. Uno dei miei agenti all’epoca mi disse: “Ma questo
è il momento che lo renderà possibile!”. E io mi sono completamente
innamorata di quella frase dell’agente. Credo sia per questo che
l’ho cancellato dalla mia mente“.
“Troy” è uscito
nell’estate del 2004 e ha incassato quasi 500 milioni di dollari al
botteghino mondiale. Liberamente basato sull’Iliade di Omero, il
film si avvaleva di un cast molto ampio che comprendeva
Bloom, Pitt, Bana, O’Toole,
Diane Kruger,
Brian Cox,
Sean Bean,
Brendan Gleeson e altri ancora. Il personaggio di
Bloom, Paride, è il principe di Troia la cui relazione con la
regina Elena (Kruger) scatena la guerra di Troia.
Lo scorso autunno, la Kruger è
balzata agli onori della cronaca per
aver dichiarato che la lavorazione di “Troy” è
stata “esaltante, ma anche un circo. I set erano enormi, i
paparazzi volavano in elicottero in attesa di Brad Pitt. È stato pazzesco! Quando il film è
uscito, la stampa in Germania è stata molto, molto dura con me.
Hanno trovato mio padre, che non vedevo da quando avevo 13 anni. Si
sono inventati delle storie. È stato davvero duro“.
L’attore Orlando Bloom ha aggiunto che quando il film è
stato presentato in anteprima a Cannes, si sentiva “molto
insicuro e molto triste“. “Pensavo: “È così che sarà, per
sempre? Non riesco a sopportarlo“. Brad vedeva che ero
sconvolta“, ha aggiunto. È venuto in camera mia e mi ha detto:
“Ho sentito delle cose e voglio che tu sappia che ora sei uno
di noi. Non lasciare che ti facciano arrabbiare’. È stato
incredibilmente gentile. Ha davvero cambiato molte cose per
me“.
Troy è arrivato in
un momento cruciale della carriera di Orlando Bloom, che era reduce dal mega
successo della trilogia de “Il Signore degli
Anelli” e aveva anche realizzato il primo blockbuster
“Pirati dei
Caraibi“.
È risaputo che nella sua decennale
carriera Shonda Rhimes – l’autrice di successi
televisivi come “Grey’s
Anatomy“, “Scandal”
e “Bridgerton”
– ha distrutto i dilaganti tropi razzisti del casting e, così
facendo, ha cambiato il volto letterale della televisione, sia che
si trattasse di far ruotare “Scandal”
attorno all’antieroe Olivia Pope di Kerry Washington, sia che si trattasse di
elevare Regé-Jean Page alle altezze di un duca nero
nell’Inghilterra della Reggenza in “Bridgerton“.
Ciò di cui si parla meno è come
Shonda Rhimes abbia cambiato il modo di
parlare della gente. Qualsiasi genitore di un adolescente che abbia
sentito l’uso derisorio di “pick me” da Meredith “Pick me!
Scegli me! Amami!” di Meredith nella seconda stagione di
“Grey’s Anatomy” – usato per
descrivere, secondo l’Urban Dictionary, “una donna che è
disposta a fare qualsiasi cosa per l’approvazione maschile” –
può dirvi del potere duraturo della Shonda Rhimes. Soprattutto perché
quell’orazione è stata pronunciata nel 2005 e ha trovato nuova vita
su TikTok.
Il potere virale di Shonda Rhimes e della sua società
Shondaland è aumentato da quando, nel 2017, ha
concluso un accordo globale con Netflix, che ha lanciato l’universo di
“Bridgerton”
ambientato in Inghilterra (che comprende due stagioni complete e
l’imminente
terza stagione, che debutterà su Netflix il 16
maggio e il 13 giugno), il prequel “Queen
Charlotte” dell’anno scorso, nonché una linea di
prodotti di consumo che comprende servizi da tè, specchi ornati,
trucchi e persino abiti da sposa. Nonostante il tempo necessario
per la realizzazione di ogni stagione di “Bridgerton”
(la terza stagione debutterà più di due anni dopo la seconda),
Shonda Rhimese la sua partner di lunga data
nella produzione, Betsy Beers, si sono impegnate a
portare sullo schermo tutti gli otto romanzi di Julia
Quinn. “Sarò una nonnina che si mangia il cibo“,
dice la Beers a proposito di quanto tempo ci vorrà, “ma
vogliamo assicurarci che ci sia ‘Bridgerton’ per tutti noi che lo amiamo“.
Cosa ha detto Shonda Rhimes su Brigerton
Shonda Rhimes interrogata su una potenziale
seconda stagione di Queen Charlotte ha ammesso: “Mi sembra di
avere una conversazione con Netflix! Mi fanno sempre questa
domanda! Sto ancora cercando di capirlo. Non voglio raccontare una
storia che non ha bisogno di essere raccontata, capite cosa
intendo? Non voglio fare una seconda stagione di “Queen Charlotte”,
e voi direte: “Beh, non è stato così bello“.
In marito al suo futuro nella
televisione la produttrice e scrittrice ha rivelato: È un
paesaggio completamente diverso, un paesaggio completamente
diverso. E mi sembra che quando guardo avanti, non ne ho idea. Mi è
molto chiaro che i miei figli vogliono guardare solo cose così
lunghe, grazie a YouTube o a qualsiasi altra cosa. [Sedersi e
guardare un film è molto raro per loro. Non è più come per noi.
Tutto sta cambiando. Penso che la narrazione ci sarà sempre, solo
che non so quale forma assumerà.
Ho lasciato Los Angeles, il che aiuta molto, perché non si può
essere sempre in ufficio se non si è nello stesso stato, giusto?
Vivo a metà strada tra Los Angeles e Londra, il che rende le cose
più facili. Quindi, sì, è stato meglio. Ho molto più tempo creativo
per scrivere e pensare.
Cosa ha detto Shonda Rhimes in
merito al lavoro con Netflix?
Durante l’intervista con Variety alla creatrice è stato
chiesto cosa comportasse lavorare con il colosso dello streaming
Netflix.
La domanda le ha provocato grosse risate ha rivelato:
Sto ridendo perché dovrei letteralmente lavorare su un
documento “Cos’è uno show di Shondaland per Netflix?” per il mio
staff!
Sì. Mi chiedo: “Se sapessi la
risposta…”. Ci sto letteralmente pensando in questo momento.
Quello che mi piace di Netflix
è che non c’è un solo show. So che ci piace raccontare storie che
siano legate alla realtà. Possiamo essere nell’Inghilterra della
Reggenza, ma deve comunque avere un senso nella realtà dell’essere
donna. Possiamo fare della fantascienza, ma deve avere un
fondamento nella realtà del XXI secolo. Ma non ci pongo limiti; non
credo proprio che ci sia una sola cosa da fare. E Netflix non ci ha
ancora disturbato, il che è positivo.
Alla domanda “Senti che Netflix è
un punto di arrivo per te?” ha risposto
Cosa intendi per fine corsa? Non
morirò lì! Ecco la cosa interessante: Non mi sto preoccupando del
futuro, il che è un ottimo segno, perché sono molto felice. Stiamo
realizzando i progetti che vogliamo realizzare e abbiamo il
controllo creativo che volevamo avere. Finché sarò felice lì, ci
resterò.
Ecco il poster di Parthenope,
il nuovo film di Paolo
Sorrentino che concorrerà in Concorso a Cannes
2024. Ecco la suggestiva immagine:
Nel cast, in ordine alfabetico,
Dario Aita,Celeste Dalla Porta,
Silvia Degrandi, Isabella Ferrari, Lorenzo Gleijeses, Biagio Izzo,
Marlon Joubert, Peppe Lanzetta, Nello Mascia, Gary Oldman, Silvio
Orlando, Luisa Ranieri, Daniele Rienzo, Stefania
Sandrelli e Alfonso
Santagata.
Il film, girato tra Napoli e Capri,
è una co-produzione Italia-Francia. Scritto e diretto da Paolo
Sorrentino. Un film Fremantle prodotto da The Apartment Pictures,
una società del gruppo Fremantle, e Pathé in associazione con
Numero 10, in associazione con PiperFilm e Saint Laurent. I
produttori sono Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, una
società di Fremantle; Anthony Vaccarello per Saint Laurent, Paolo
Sorrentino per Numero 10 e Ardavan Safaee per Pathé. Douglas
Urbanski è il produttore esecutivo.
Il direttore della fotografia è
Daria D’antonio, il Costume Artistic Director è Anthony Vaccarello
per Saint Laurent, il costumista è Carlo Poggioli, il montatore è
Cristiano Travaglioli, lo scenografo è Carmine Guarino, il casting
è di Annamaria Sambucco e Massimo Appolloni.
Pathé cura le vendite internazionali
del film e lo distribuirà anche in Francia e Svizzera. A24
distribuirà il film in Nord America.
La donna ritenuta ispiratrice del
megahit di NetflixBaby Reindeer di Richard
Gadd ha negato di essere una stalker. Fiona
Harvey, che si dice abbia ispirato il personaggio di
Martha, la stalker di Gadd, è apparsa al
talk show di Piers Morgan su YouTube “Piers
Morgan Uncensored” in un’intervista preregistrata giovedì
sera, ora del Regno Unito, in cui ha detto a
Morgan che sta intraprendendo un’azione legale sia
contro Netflix
che contro Richard Gadd e che la verità verrà
fuori durante il processo legale.
“Non gli ho scritto io le
e-mail“, ha detto a Morgan, negando di aver inviato oltre
41.000 e-mail e 100 lettere a Gadd mentre lo perseguitava. Alla
domanda di Morgan su chi avesse inviato le e-mail
a Gadd, Harvey ha risposto: “Penso che probabilmente le abbia
inventate lui stesso, non ne ho idea“.
Ha anche descritto la situazione
come “oscena” e “orrenda“, anche se ha detto di
non aver guardato il programma, ma di averne sentito parlare dai
suoi amici e da alcuni giornalisti che l’hanno avvicinata. “È
un’opera di finzione, un’opera di iperbole“, ha detto
Fiona Harvey durante lo speciale di un’ora, che ha
attirato oltre 500.000 spettatori sul canale di Morgan quando è
stato trasmesso per la prima volta.
Fiona Harvey ha
ammesso di conoscere Richard Gadd, avendolo
incontrato nel famigerato pub Hawley Arms di
Camden (noto soprattutto per essere il pub preferito di
Amy Winehouse), dove Harvey dice di aver ordinato
una limonata invece della Diet Coke che Martha
chiede nello show.
Ha anche ammesso di aver
soprannominato Richard Gadd “baby renna“,
che secondo lei è diventato uno “scherzo” ricorrente dopo
che lui si è “rasato la testa“, e che una volta lui le ha
fatto una proposta offrendosi di “appendere le sue tende“,
una scena che viene rappresentata quasi alla lettera nello
show.
Sebbene Fiona
Harvey abbia ripetutamente negato di aver inviato a
Richard Gadd decine di migliaia di e-mail
(“Quanto tempo ci vorrebbe per scriverle?“, ha chiesto), a
un certo punto ha ammesso: “Credo che ci siano state un paio di
e-mail“.
Baby Reindeer,
lanciata su Netflix il
mese scorso e salita rapidamente in cima alla lista degli show più
popolari dello streamer, è una serie limitata di
Clerkenwell Films. Si basa su uno spettacolo dal
vivo di Richard Gadd in cui racconta la
storia vera dei suoi tentativi di passare da barman a comico,
compreso il modo in cui ha finito per essere perseguitato per sei
mesi da un cliente ed è stato aggredito sessualmente da un uomo
dell’industria dello spettacolo che sperava gli facesse da
mentore.
Richard Gadd ha
affermato di aver cambiato abbastanza dettagli sulla sua stalker,
chiamata Martha nella serie e interpretata da
Jessica Gunning, per assicurarsi che non venisse
riconosciuta, ma i fan hanno subito iniziato a setacciare Internet
e hanno identificato una donna di nome Fiona
Harvey come possibile candidata.
Nella serie Martha è ritratta come
una fantasista scozzese che sostiene di essere un avvocato di alto
livello con impressionanti contatti politici, ma nella vita reale
era una figura pietosa con una condanna per stalking. Nel
corso di sei mesi invia al personaggio di Gadd, Donny, migliaia di
e-mail, prende di mira i suoi genitori e aggredisce la sua
ragazza.
Fiona Harvey, che
è scozzese e ha studiato legge, avrebbe ricevuto un ammonimento
dalla polizia per stalking. Harvey ha detto a Morgan durante
l’intervista: “Anche se la storia delle e-mail fosse vera, il
resto non lo è“, aggiungendo che non ha mai distrutto un bar
né è mai stata condannata per stalking, come fa Martha nello
show.
Ha detto di aver capito per la
prima volta di essere al centro del lavoro di Richard
Gadd quando ha visto una pubblicità del suo spettacolo al
Festival di Edimburgo (su cui si basa “Baby
Reindeer“) in cui lui reggeva un articolo di giornale su
un precedente episodio di stalking in cui Harvey sarebbe stato
coinvolto e lei ha visto il nome dello spettacolo.
Morgan ha sottolineato che, dato
che Fiona Harvey era stato identificato quasi
subito dopo l’uscita dello show su Netflix, il
dovere di diligenza dello streamer e di Richard
Gadd nei confronti di Harvey era stato “un fallimento
spettacolare”.
Sebastian Stan e
Lily James torneranno a collaborare per recitare nel
prossimo thriller horror psicologico Let the Evil Go
West. La coppia, che di recente ha recitato insieme nella
serie Pam & Tommy di Hulu, sarà protagonista del
prossimo film del regista Christian Tafdrup (Speak No
Evil).
Il film seguirà “un operaio
delle ferrovie che si imbatte in una fortuna in circostanze
profondamente inquietanti. Mentre visioni e manifestazioni
terrificanti lo spingono verso la follia, sua moglie si convince
che una presenza maligna si è attaccata alla loro
famiglia“.
Sebastian Stan e Lily James hanno
avuto anni importanti
Tafdrup dirigerà
il progetto da una sceneggiatura scritta da Xc Vs. Let the
Evil Go West sarà prodotto da Tim e Trevor White con la
loro Star Thrower Entertainment, mentre Mark Fasano e Nathan
Klingher produrranno per Gramercy Park Media.
Nella prima giornata del 42°Bellaria Film Festival si
è tenuta la masterclass “Vedere l’invisibile”, tenuta
dalla regista Alice
Rohrwacher, riconosciuta poi anche con il premio
Filmidee per il suo film La
chimera (qui
la recensione), presentato alla scorsa edizione del Festival di Cannes e reduce dalle
13 nomination ai David di Donatello.
Successivamente alla masterclass, la regista si è fermata a parlare
con la stampa, approfondendo alcuni aspetti della sua poetica e del
ruolo della fiaba nel suo cinema, ma anche di giovani, di pubblico
e di ciò che occorre per fare un buon film.
“Spesso quando pensiamo alla
parola fiaba, – esordisce Rohrwacher – abbiamo una specie
di pregiudizio, come si parlasse di un altrove. Invece ogni fiaba
nasce da un’attenta osservazione del reale. La fiaba è il passo
indietro sul reale, ovvero la capacità di guardare il racconto di
un personaggio che non è solo un individuo, ma è l’eroe della
fiaba. Permette dunque di non farti acchiappare soltanto dalle
vicissitudini del singolo ma di vedere in esse il destino di una
collettività”.
“Se io metto nei miei film delle
tematiche, come l’ambiente, lo faccio come cittadina, non come
regista.Lo faccio perché ho gli occhi aperti e vedo
quello che accade intorno a me e non posso far finta di niente. Non
posso mettermi a raccontare una storia senza coinvolgere il mondo
che mi sta attorno dentro quella storia. Ecco, secondo me
la cosa più bella che può succedere è quando fai un film e dici non
l’ho fatto io, nel senso che è oltre me.
La guerra degli autori
La regista approfondisce poi il
discorso affermando che: “Credo che per troppo tempo si sia
cercato di soffiare sul fuoco dell’autorialità, per separare i
registi, per fargli pensare che è una guerra uno contro
uno. Questa roba ha proprio stufato, penso che possiamo
andare oltre e spegnere questo incendio. È chiaro che ho bisogno di
fare dei film col mio nome perché magari riesco a mettere insieme
un’economia grazie al fatto che sono un’autrice, però poi mi
interessa quello che c’è dopo il film”.
“Io trovo che oggi che ci sia
molta più vicinanza tra gli autori. Pietro Marcello ha
scritto il soggetto de La Chimera con me, Jonas Carpignano è
la prima persona a cui mando tutto quello che scrivo per sapere che
cosa ne pensa. Con Francesco Munzi ci
sentiamo spessissimo. C’è una generazione che mi sembra vada oltre
la guerra degli autori. Ma che importa, dico io? Stiamo parlando
del destino di uno o del destino di molti? Stiamo parlando di
qualcosa che ha un impatto sulla società o è solo un modo per non
pagare lo psicologo e raccontare il proprio dramma interiore
attraverso un film? No, stiamo parlando di qualcosa che va
oltre”.
“Per quanto riguarda me, –
conclude la Rohrwacher – con i miei film faccio film
che vanno contro le etichette. Ad esempio sono curiosa di sapere
quando La chimera verrà proposto su una piattaforma come lo
collocheranno, perché è un po’ un dramma, un po’ una commedia, un
po’ un’avventura, un po’ per famiglie, un po’ per adulti… questo
per far capire che la vita è un’esperienza molto più complessa, che
non si può classificare. Io penso ci siano film morti e film vivi,
forse è questa l’unica classificazione che si può fare”.
La masterclass tenuta dalla
Rohrwacher ha visto una forte prevalenza di giovani tra il pubblico
e proprio pensando a loro la regista afferma che: “Siamo alla
fine di qualcosa, di un’epoca, di una civiltà. Ci sono così tante
cose che hanno perso significato. I giovani, ad esempio, sono in
pericolo perché prede di un sistema economico che li vuole
colonizzare. Sono terre su cui tutti hanno messo gli occhi. Ma
nonostante la loro fragilità sono anche più liberi di quello che si
crede e quindi io sono proprio curiosa di vedere cosa
faranno”.
“Certo, durante la pandemia
hanno visto ridursi i loro scambi. Ma ora vedo in loro un’apertura
diversa, una necessità diversa! Un po’ come quando mangi un cibo
che ti fa male e ad un certo punto lo guardi e non lo vuoi più, ne
sei esausto. La cosa bella è che le cose brutte dopo un po’ si
esauriscono, lo spirito di sopravvivenza è più forte. Io cerco di
dare un messaggio di speranza ma come dice Gramsci: “il pessimismo
della ragione e l’ottimismo della volontà”. Parlo con la mia
volontà, che è positiva. La ragione però è pessimista perché penso
a chi in questo momento tiene le redini dei desideri e dei bisogni
della società”.
Proprio parlando di società, la
Rohrwacher rivolge un pensiero anche al pubblico cinematografico,
dichiarando che: “Io soffro dell’idea che si rimprovera sempre
il pubblico se i cinema sono vuoti, si rimproverà il cittadino se
c’è la crisi ecologica, si rimproverà il contadino se le campagne
sono abbandonate. Ma quelli che comandano non si rimproverano mai?
Non hanno nessuna responsabilità? Non si va al cinema perché il
cinema non è stato considerato importante all’interno di una
società e con questa idea ci si cresce”.
“Ci vuole innanzitutto la
necessità di riconsiderare l’intelligenza del pubblico e di
considerare tutti come pubblico.Da qui si sviluppa anchel
a pochezza immaginativa della distribuzione, – afferma la regista –
che si basa su una idea di pubblico vecchia. La Chimera, ad
esempio, è stato considerato over 65 nella strategia e non era
neanche stato inserito tra i film candidabili per il David Giovani,
appunto perché giudicato come ‘un film da vecchi’”.
In conclusione, rispondendo alla
domanda su cosa occorra per fare un buon film, Alice
Rohrwacher non ha dubbi: “Per fare un buon film
bisogna nutrirsi bene. Il film fa parte, secondo me, della
categoria nutrimenti, per l’occhio e per l’anima e va di pari passo
ad un buon nutrimento del corpo. Una società che mangia male, nel
senso che perde il contatto con la materia prima, che non sa da
dove viene, inevitabilmente vivrà male”.
AMC+ ha rilasciato
un nuovo trailer di Orphan Black: Echoes per il
suo prossimo thriller fantascientifico spin-off di
Orphan Black, guidato dalla star di Jessica JonesKrysten Ritter.
Il video mostra il personaggio di
Krysten Ritter che inizia a mettere in discussione
la sua vita e la sua identità, dopo aver scoperto che qualcuno
vuole ucciderla. Nella sua ricerca di risposte, incontra
inaspettatamente la versione adolescente di se stessa. La serie
debutterà negli USA il 23 giugno 2024 su AMC, AMC+ e BBC
America.
“Ambientato in un futuro
prossimo, lo spin-off fa un tuffo profondo nell’esplorazione della
manipolazione scientifica dell’esistenza umana“, si legge
nella sinossi. “Segue un gruppo di donne che si intrecciano
nelle rispettive vite e intraprendono un viaggio emozionante,
svelando il mistero della loro identità e scoprendo una storia
straziante di amore e tradimento“.
Chi c’è nel cast di Orphan Black: Echoes?
Orphan Black:
Echoes ha come protagonisti Ritter nel ruolo di Lucy, una
donna con una storia d’origine inimmaginabile; Keeley
Hawes nel ruolo di una scienziata perspicace ma sensibile
che si trova in contrasto con il proprio codice morale;
Amanda Fix nel ruolo di Jules, un’adolescente
salata che cerca di trovare se stessa; Avan Jogia
nel ruolo del fidanzato di Lucy, Jack, un ex medico dell’esercito
dalla voce dolce e padre single; Rya Kihlstedt nel
ruolo della brillante neuroscienziata Eleanor; James
Hiroyuki Liao (Barry) nel ruolo del miliardario che si è
fatto da solo Darros; e Reed Diamond (Better Call
Saul) nel ruolo del capo della sicurezza Tom.
La serie di 10 episodi è creata,
scritta e prodotta esecutivamente dalla showrunner Anna Fishko
(Pieces of Her, The Society). È diretta e prodotta esecutivamente
dal co-creatore della serie originale John Fawcett. I produttori
esecutivi sono David Fortier, Ivan Schneeberg, Nick Nantell, Kerry
Appleyard e Katie O’Connell Marsh.
Arriva in prima TV su
Sky il nuovo film di Stefano Sollima Adagio,
in onda lunedì 13 maggio alle 21:15 su Sky
Cinema Uno (e alle 21:45 anche su Sky Cinema Suspense),
in streaming su NOW e disponibile on demand.
Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in
4K.
Presentato in concorso
all’80. Mostra
internazionale d’arte cinematografica di Venezia e
vincitore del David di Donatello 2024 per il
Miglior Compositore consegnato ai Subsonica,
Adagio
(recensione)
di Stefano Sollima è una crime story ambientata a
Roma con un cast straordinario capitanato da
Pierfrancesco Favino,
Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini, e con Gianmarco
Franchini,
Francesco Di Leva, Lorenzo Adorni e Silvia Salvatori.
Soggetto e sceneggiatura sono firmati da Stefano
Bises e Stefano Sollima. Il film è una
produzione The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle,
Vision Distribution, società del gruppo Sky e Alterego.
Manuel, un ragazzo di sedici anni,
cerca di godersi la vita come può, mentre si prende cura
dell’anziano padre. Vittima di un ricatto, va a una festa per
scattare alcune foto a un misterioso individuo ma, sentendosi
raggirato, decide di scappare. Si ritrova così inseguito dai
ricattatori che si rivelano essere estremamente pericolosi e
determinati a eliminare quello che ritengono uno scomodo testimone.
Manuel capisce di essere invischiato in qualcosa che è più grande
di lui e sarà costretto a chiedere protezione a due ex-criminali,
vecchie conoscenze del padre.
La casa di produzione
Stradedellest è lieta di annunciare l’avvio delle riprese di
Tornando a Est, sequel del fortunato Est – Dittatura Last Minute, il road-movie tratto
da una storia vera che fin dall’esordio a Venezia nel 2020 aveva
conquistato il plauso della critica e l’interesse internazionale,
ottenendo numerosi riconoscimenti in Italia e nel mondo e ottimi
risultati di box-office.
Squadra che vince non si cambia:
anche Tornando a Est è scritto e diretto da
Antonio Pisu che torna a dirigere il trio originale –
Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantininei panni di
Rice, Pago e Bibi. Nel nuovo cast figurano anche Cesare Bocci,
Caterina Gabanella e Pier Paolo De Mejo. Il film è prodotto da
Stradedellest Produzioni – i cui soci fondatori Maurizio
Paganelli e Andrea Riceputi sono gli autori e
protagonisti della storia originale – in associazione con
Victoria Cinema di Modena e Davide Pedrazzini e con il
sostegno della Emilia Romagna Film Commission.
Tornando a Est è
ancora una volta un road-movie che si svolge 2 anni dopo gli eventi
del primo film, nel 1991, quando il muro di Berlino è ormai
crollato ma le tensioni internazionali continuano ad esistere. I
tre amici di Cesena intraprenderanno un nuovo viaggio, questa volta
in Bulgaria, dove per una serie di strane circostanze verranno
scambiate per spie internazionali. Coinvolti nuovamente in una
serie di sfortunate coincidenze vivranno un viaggio ricco di
incontri, emozioni e colpi di scena che permetterà al pubblico di
scoprire un passato recente ancora poco conosciuto in un paese
altrettanto poco noto.
Tornando a Est, la
trama
A due anni dalla caduta del muro
di Berlino,Pago, Rice e Bibi sono tornati alle loro vite a
Cesena dopo il viaggio in Romania di qualche anno prima: Pago
continua il suo lavoro di guida turistica trascorrendo gran parte
del suo tempo nella Repubblica di San Marino; Rice lavora presso
una piccola banca mentre Bibi ha da ormai sei mesi una relazione
epistolare con una ragazza bulgara di nome Yuliya che non ha mai
incontrato e che aiuta economicamente inviandole saltuariamente
piccole somme di denaro. Incoraggiato dagli amici, parte insieme a
loro per un viaggio verso Sofia con l’intento di conoscere
finalmente la ragazza, ma giunti nella capitale bulgara verranno
scambiati per spie internazionali pedinati persino dai servizi
segreti italiani: coinvolti nuovamente in una serie di
sfortunate coincidenze vivranno ancora una volta un viaggio ricco
di incontri, emozioni e colpi di scena.
STRADEDELLEST Produzioni srl, è una
società di Cesena costituita nel 2018 per produrre il primo
lungometraggio dal titolo EST – dittatura last minute, diretto da
Antonio Pisu e la cui sceneggiatura è tratta dal romanzo scritto
dai soci fondatori Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi dal titolo
“Addio Ceausescu” Al suo attivo ha inoltre diverse collaborazioni e
produzioni di documentari. Tornando a Est e’ il secondo
lungometraggio realizzato.
1 di 3
Lodo Guenzi, Matteo Gatta e
Jacopo Costantini in Tornando a Est
Star Wars: Skeleton Crew è probabilmente uno dei
progetti di Star Wars
più intriganti in arrivo, con pochissime informazioni su come la
serie si inserirà nella più ampia Galassia lontana,
lontana (non abbiamo saputo quasi nulla da quando i
partecipanti alla Star Wars
Celebration sono stati trattati con un breve sneak peek lo scorso
aprile).
Quello che sappiamo è che la serie
Disney+ è incentrata su un
gruppo di ragazzi che si perdono nello spazio, con Jude Law nel ruolo principale di un
misterioso Jedi. Con un’ambientazione confermata dopo
Il Ritorno dello Jedi, prevediamo anche che si
leghi in qualche modo a The
Mandalorian e Ahsoka.
Collider ha recentemente parlato
con il regista e produttore esecutivo Jon Watts e
ha appreso che
Star Wars: Skeleton Crew sarà lanciato durante le
festività natalizie. Ciò significa presumibilmente un lancio a
dicembre.
Il regista ha anche condiviso una
nuova descrizione della serie. “Parla di un gruppo di ragazzi
che trovano un misterioso segreto sul loro pianeta e si perdono
accidentalmente nella galassia, ed è la storia di loro che cercano
di ritrovare la strada di casa“.
“Non è necessario avere una
conoscenza pregressa di Star
Wars per apprezzarlo. Ma se lo sapete, potrete apprezzarlo a
molti livelli“, ha aggiunto Watts, suggerendo che la serie
sarà relativamente indipendente.
In un’altra parte dell’intervista,
Watts ha rivelato come
Star Wars: Skeleton Crew fonderà le moderne tecniche
di regia con la magia cinematografica che ha reso così speciali i
film originali di Star Wars. Considerando che il regista della
trilogia di Spider-Man è cresciuto con la trilogia originale,
questo non dovrebbe sorprendere.
“Nel mio ultimo spettacolo su
Star Wars ho potuto usare tutte le cose più belle. Abbiamo avuto il
pre-viz, il MOCAP, abbiamo girato sul volume, abbiamo fatto tutto.
Ma la parte più divertente è che abbiamo usato anche tutte le
tecniche della vecchia scuola“, ha spiegato.
“Abbiamo chiesto a Phil Tippett
di fare lo stop-motion. Abbiamo realizzato dei dipinti opachi, come
dei veri e propri dipinti opachi vecchio stile“. “Abbiamo
fatto uscire dalla pensione un pittore della ILM per farlo. Quindi,
per me, tutte queste cose sono divertenti, ma sono solo un altro
strumento e dipende da come lo si usa“.
Come abbiamo riportato ad aprile
dopo aver appreso dell’anteprima a Londra, tutto inizia in una
scuola e seguiamo un paio di ragazzi dello show mentre guidano uno
speeder attraverso la foresta. Desiderano avventure fuori dalla
classe e, quando i loro genitori tornano a casa una notte, se ne
vanno. Una delle ragazze indossa una visiera che riporta alla
memoria un certo altro franchise con la parola “Star” nel titolo, e
sono stati riportati anche visto molti flash di loro mentre
esploravano insieme la Galassia. Il cattivo mandaloriano
Vane fa una fugace apparizione e sembra che i pirati siano quelli
che minacciano questo gruppo di ragazzi. I ragazzi sono decisamente
al di sopra delle loro capacità e alla fine si ritrovano dietro le
sbarre. Fortunatamente, una chiave fluttua verso la porta e uno
esclama: “È uno Jedi!” Il Jedi in questione si toglie il
cappuccio e, sì, si rivela essere il personaggio senza nome di
Jude Law.
Lo spin-off di “Star Wars” è stato
annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration del 2022,
tenutasi ad Anaheim, in California. I dettagli sono scarsi per la
serie, a parte la seguente descrizione: “Lo spettacolo si
svolge durante il periodo di ricostruzione post-‘Il ritorno dello
Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la stessa di “The
Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato
e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato
Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris
Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini,
di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm,
la serie viene descritta come una versione galattica dei classici
film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”
Sapevamo che era solo questione di
tempo, e Screen Junkies ha rilasciato un “Honest
Trailer” per il secondo film della saga sci-fi di Zack
Snyder ispirata a Star
Wars,
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, ovvero
“Harvest Moon 2: Pain and Grain“.
I ragazzi non hanno dovuto faticare
molto per trovare cose da prendere in giro (sì, le scene di
raccolta del grano al rallentatore sono le più criticate), ma
questo si rivela comunque uno degli Honest Trailer più divertenti
che abbiamo visto da un po’ di tempo a questa parte.
C’è anche un accenno al
“ripristino dello SnyderVerse“, ma come spesso accade, le
risate più grandi vengono probabilmente dal cambio di nome dei
personaggi (“Phone-In the Barbarian“) proprio alla fine.
Date un’occhiata al trailer onesto di
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice qui sotto.
Cosa ne sarà in futuro di Rebel Moon?
Nonostante siano stati criticati
dalla critica, i film di Rebel Moon hanno attirato molti spettatori
e hanno ottenuto ottimi risultati per Netflix, il che significa che molto
probabilmente vedremo dei sequel. Snyder ha già confermato di avere
in programma ben sei film in tutto.
“Quattro o sei film, dipende…
Credo che la questione sia se ogni volta che facciamo uno di questi
film ne facciamo due“, ha detto Snyder al Radio Times in una
recente intervista. “Ne stavamo parlando l’altro giorno e mi
chiedevo se il pubblico sarebbe rimasto deluso se avesse avuto un
solo film da Luna Ribelle? Direbbero: ‘Oh, è uno solo adesso?
Fantastico‘”.
Mentre la Sony Pictures e i
Marvel Studios continuano la ricerca
di un regista che sostituisca Jon Watts in Spider-Man
4, un nuovo rumor sostiene che entrambi gli studios
potrebbero essere d’accordo su un regista che prenda il timone
dell’attesissimo sequel di
No Way Home.
Secondo MyTimeToShineHello,
James Wan è uno dei registi in lizza per dirigere
il film. Non è chiaro se questo significhi che abbia effettivamente
discusso di salire a bordo del progetto. Wan ha già diretto film
come
The Conjuring,
Malignant, Insidious
ed entrambi i film di Aquaman per la Warner Bros. Lo scooper
sostiene inoltre che Felicia Hardy, alias Black
Cat (Gatta Nera), farà il suo debutto nel film.
Felicity Jones ha interpretato Hardy nei film
di
The Amazing Spider-Man, ma non ha mai vestito i panni
del suo alter ego in costume. Anne Hathaway – che
ha interpretato Catwoman in The Dark Knight Rises – era pronta a debuttare
nei panni di una versione precedente del personaggio nel quarto
film di Sam Raimi sull’Uomo Ragno, prima che
venisse staccata la spina.
A parte le indiscrezioni, sappiamo
ancora molto poco su come si sta delineando Spider-Man
4. Si ritiene che Tom Rothman della Sony
e Kevin Feige, capo dei Marvel Studios, abbiano avuto delle
divergenze per quanto riguarda la trama generale, con quest’ultimo
che spera di ridimensionare gli elementi del Multiverso per una
storia più piccola. Rothman, invece, si dice che voglia
capitalizzare il successo di
No Way Home riportando
Tobey Maguire e
Andrew Garfield nei rispettivi ruoli di Peter
Parker.
Tom Holland tornerà ovviamente a vestire i panni di
Spidey nel MCU insieme a
Zendaya nel ruolo di MJ, ma si ritiene che l’attore
sia “sempre più diffidente” nei confronti dell’iconico
eroe, per cui questa potrebbe essere la sua ultima uscita da
solista nei panni del wall-crawler – anche se quasi certamente avrà
un ruolo in uno dei due prossimi film degli
Avengers.
“Abbiamo i migliori del settore
che lavorano per qualsiasi storia“, ha dichiarato
Tom Holland in una recente intervista. “Ma finché
non l’avremo risolta, abbiamo un’eredità da proteggere”, ha
spiegato Holland. “Il terzo film è stato così speciale per tanti
aspetti che dobbiamo essere sicuri di fare la cosa
giusta“.
Gli sceneggiatori di
Spider-
Man:No Way
Home, Chris McKenna e Erik Sommers, stanno attualmente
lavorando alla sceneggiatura, ma non sappiamo ancora quali dei
temibili nemici di Wall-Crawler causeranno problemi a Peter e co.
La maggior parte dei principali cattivi di Spidey sono già stati
utilizzati nei film precedenti (Green Goblin, Doctor Octopus,
ecc.), ma un recente rumor ha affermato che il sequel, ancora
senza titolo, presenterà un cattivo che non abbiamo ancora visto in
live-action.
Proprio quando pensavamo che
X-Men
’97 non avrebbe potuto sconvolgerci di nuovo, il
capitolo centrale del finale in tre parti “La tolleranza è
l’estinzione” ci ha consegnato uno dei cliffhanger più sbalorditivi
della serie.
Potete leggere il nostro riassunto
completo qui, ma in un confronto esplosivo sull’Asteroide M,
Magneto ha strappato l’adamantio dallo scheletro di Wolverine, un
momento che, anche se probabilmente familiare ai fan dei fumetti,
promette di essere una svolta per Logan nella seconda stagione.
L’ex showrunner di X-Men
’97 Beau DeMayo è intervenuto su X (via Toonado.com)
per condividere alcune informazioni sull’episodio, a partire dalla
battaglia tra Wolverine e il Maestro del Magnetismo…
For all the talk of change and progress, the
X-Men are back in a classic X-Men scenario: humans wanting to kill
mutants has them fighting Magneto. Just like old times. Just like
The Final Decision in the OG series.
#XMen97
#XMen97 If you remember the OG series, Logan is actually
complimenting Magneto when he does that deed. In a way, he
understands why Magneto did what he did…but still has to do the
deed.
DeMayo ha anche chiarito perché
Ciclope ha impedito al Professor X di prendere il controllo di
Magneto, spiegando che doveva evitare che le Prime Sentinelle
venissero riattivate quando Jean Grey si trovava già in una
situazione pericolosa per combattere contro il Cable controllato da
Mister Sinister. Per quanto riguarda la possibilità che Jean sia
uscita viva da quella battaglia, DeMayo non ha voluto svelare
nulla, lasciando intendere un’altra possibile morte per l’ex
Fenice.
Please confirm to us that Jean did not die
😭😭😭😭😭 Best episode so far, I loved the exchange between Jean and
Storm, it was really beautiful! I just don’t understand why Cyclops
shot the Xavier
Please confirm to us that Jean did not die
😭😭😭😭😭 Best episode so far, I loved the exchange between Jean and
Storm, it was really beautiful! I just don’t understand why Cyclops
shot the Xavier
Infine, ha commentato l’attacco ai
costumi di pelle nera del franchise degli
X-Men in live-action. Abbiamo sentito per la prima volta questa
battuta in uno dei trailer di X-Men
’97 e sembra che DeMayo non abbia resistito alla
tentazione di prendere di mira i film di Bryan
Singer sugli
X-Men (nonostante abbia dichiarato di esserne un fan).
#xmen97 okay, I love the Singer moves. But we had to…
X-Men
’97 rivisita l’era iconica degli anni ’90: gli X-Men,
un gruppo di mutanti che usa i propri doni straordinari per
proteggere un mondo che li odia e li teme, sono messi alla prova
come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro
pericoloso e inaspettato. Nove episodi di X-Men
’97 sono ora disponibili in streaming su
Disney+ e il finale è previsto
per mercoledì prossimo.
Secondo lo scooper @MyTimeToShineH,
è in fase di sviluppo una serie limitata per Disney+ che ruoterà attorno a
Capitan America che riporta le Pietre
dell’Infinito al loro giusto posto nel tempo dopo gli eventi di
Avengers:
Endgame.
Si tratta di una storia che i fan
dicono di voler vedere da tempo e uno show del genere sarebbe un
buon modo per far sì che l’offerta di streaming dei
Marvel Studios torni a
essere un evento televisivo imperdibile (come è successo quando
WandaVision e
The Falcon and The Winter Soldier sono stati lanciati
nel 2021).
Abbiamo già sentito parlare di
possibili piani per questo show televisivo, quindi speriamo che
finalmente si vada avanti. Se i rapporti che abbiamo letto in
passato sono attendibili, potrebbe anche essere il misterioso
progetto Marvel prodotto da Scarlett Johansson.
Ma questa non è l’unica
indiscrezione che abbiamo da condividere oggi: secondo quanto
riferito, l’icona di Taken e Star Wars: La minaccia fantasma, Liam Neeson, si sarebbe unito al MCU in un ruolo misterioso.
Comprensibilmente, si è già
speculato sul fatto che sia stato scritturato per interpretare il
Dottor Destino o Galactus nei Fantastici
Quattro, ma al momento non è stato ufficializzato
nulla, compreso il casting di Neeson. Per quanto ne sappiamo, sarà
lui a dare la voce a H.E.R.B.I.E. con il suo
caratteristico umorismo senza peli sulla lingua!
Anche Donald Glover, che ha interpretato Aaron
Davis in Spider-Man: Homecoming, è in attesa di
un ritorno nel MCU. Tuttavia, piuttosto
che interpretare Prowler, sembra che Kevin Feige sia desideroso di arruolare le
capacità dell’attore come scrittore.
Janelle Monàe,
nota soprattutto per il suo lavoro in Glass
Onion: A Knives Out Mystery e Moonlight,
è anch’essa nel mirino dei Marvel Studios, anche se
per un ruolo da attrice. Vedremo cosa succederà.
Lo scorso novembre, Chris Evans è stato interrogato sulle voci che
lo vorrebbero in procinto di interpretare Capitan America e ha
risposto: “Sai, anch’io vedo sempre queste notizie, e per me è
una novità“. “Penso che ogni due mesi qualcuno dica che
stanno per prendere Downey, e [Chris] Hemsworth, e Scarlett
[Johansson], e tutti stanno tornando!”. E ha aggiunto:
“Nessuno me ne ha parlato. E guardate, non direi mai, ma sono
molto protettivo. È un ruolo molto prezioso per me, quindi dovrebbe
essere giusto“.
Due dei più grandi studios del
mondo si stanno unendo nel tentativo di ottenere il massimo
profitto dalle rispettive piattaforme direct-to-consumer.
Disney e Warner Bros. Discovery lanceranno
quest’estate un nuovo pacchetto di streaming che combinerà i
servizi di streaming Disney+,
Hulu e Max. I prezzi specifici sono ancora da definire, ma
il bundle sarà disponibile sia in versione ad-free che
ad-supported.
“Dopo il grande successo del
lancio di Hulu su Disney+,
questo nuovo bundle con Max offrirà agli abbonati una scelta e un
valore ancora maggiori“, ha dichiarato Joe
Earley, presidente del settore direct to consumer di
Disney Entertainment. “Questa nuova incredibile partnership mette
gli abbonati al primo posto, offrendo loro l’accesso a film di
grande successo, a film originali e a tre enormi librerie con i
migliori marchi e il miglior intrattenimento oggi disponibile in
streaming”.
“Questa nuova offerta offre ai
consumatori la più grande collezione di intrattenimento per il
miglior valore nello streaming e contribuirà a incrementare gli
abbonati e a rafforzare la fidelizzazione“, ha aggiunto JB
Perrette, CEO e presidente dello streaming globale e dei giochi di
Warner Bros Discovery. “L’offerta di questo valore di
intrattenimento senza precedenti per i fan attraverso tutti i
generi complementari che questi tre servizi offrono, presenta una
nuova e potente tabella di marcia per il futuro del
settore“.
Il servizio includerà contenuti di
ABC, CNN, Discovery, Disney, FX, HBO, HGTV, Hulu, Pixar,
Searchlight e, naturalmente, programmi Marvel e DC. In pratica… come ai
tempi della TV via cavo tradizionale! Entrambe le società
dovrebbero presentare i loro programmi ai media buyer e agli
inserzionisti la prossima settimana.
In una notizia correlata (e
probabilmente pertinente), Warner Bros. Discovery
ha comunicato oggi i suoi guadagni del primo trimestre 2024,
rivelando di aver raggiunto 99,6 milioni di abbonati allo streaming
a pagamento. Sebbene questo rappresenti una crescita di quasi 2
milioni di abbonati tra HBO e gli streamer Max e
Discovery+ dalla fine del 2023, la perdita netta
complessiva della società per il primo trimestre del 2024 è stata
di 966 milioni di dollari.
“Siamo soddisfatti dei
progressi compiuti nel primo trimestre, come dimostrano gli ottimi
risultati ottenuti in importanti KPI“, ha dichiarato
l’amministratore delegato David Zaslav in una lettera agli
azionisti. “Abbiamo registrato una crescita significativa nella
nostra attività di streaming, con una bella accelerazione nelle
vendite di annunci pubblicitari, generando quasi 90 milioni di
dollari di EBITDA positivo nel trimestre. Presto introdurremo Max
in 29 Paesi in Europa e il programma di contenuti per Max per il
prossimo anno è uno dei nostri più forti di sempre“.
Il tanto atteso sequel della
commedia romantica di successo del 2023 Rosso, bianco e sangue blu è ufficialmente in
sviluppo presso Amazon MGM Studios, con il ritorno
delle star Nicholas Galitzine e Taylor Zakhar
Perez. Matthew López, che ha co-scritto e
diretto il primo film, tornerà a scrivere la sceneggiatura insieme
a Casey McQuiston, autore dell’omonimo romanzo
best seller. Il cast e i realizzatori hanno dato l’annuncio dopo
una proiezione speciale del film a Culver City, in California.
Il film originale racconta come il
Primo Figlio degli Stati Uniti, Alex
Claremont-Diaz (Perez), e il Principe
Henry (Galitzine), terzo in linea di successione al trono
britannico, percorrono la classica traiettoria di trasformazione da
acerrimi nemici in amanti appassionati, pur dovendo evitare che la
loro relazione diventi pubblica e causi scalpore nei media
internazionali. Ovviamente i due innamorati vengono scoperti e
devono gestire pregiudizi e resistenze per poter portare avanti la
loro storia d’amore.
Introdotto per la prima volta in un
numero di “Fantastici Quattro” del 1966, Galactus è un’entità
divina che sopravvive solo nutrendosi di interi pianeti e di ogni
anima vivente che lo abita. È stato progettato da Stan
Lee e Jack Kirby per distinguersi dai
furfanti standard legati alla Terra che avevano popolato i fumetti
fino a quel momento, e servì da modello per altri antagonisti
cosmici apocalittici come Thanos, Kang, Dormammu e
Ego il Pianeta vivente, tutti incontrati nel
MCU.
Ralph Ineson è già
apparso nei franchise di Harry Potter,
Star
Wars e Kingsman, e il suo ruolo di
Galactus non sarà in realtà la sua prima apparizione nel MCU: in precedenza ha interpretato
un pilota devastatore in Guardiani della
Galassia.
Fantastici
Quattro: quello che c’è da sapere sul film
Come al solito con la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici
Quattro sono astronauti che vengono trasformati in
supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio.
Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a
raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e
futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e
lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può
trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare.
E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato
in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del
corpo, che gli conferiscono una super forza.
Al momento circolano voci su una
possibile ambientazione nel passato del film, indicativamente negli
anni Sessanta, stando all’aspetto delle prime immagini ufficiali ad
oggi rilasciate. Ci sono però anche rumor sul fatto che il film
potrebbe essere ambientato in una realtà diversa da quella di Terra
616. Ad oggi sappiamo poi che l’attrice Julia
Garner è stata scelta per interpretare
Shalla-Bal nella sua versione Silver Surfer, presenza che
sembrerebbe confermare anche quella di Galactus
come villain principale. Franklyn e
Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero
comparire nel film, mentre Dottor Destino potrebbe
avere un semplice cameo nel finale. Il film è atteso al cinema
il 25 luglio 2025.