L’industria cinematografica non sta
passando un bel periodo a causa dell’emergenza sanitaria legata al
Covid-19. Probabilmente, fino a quando non sarà disponibile un
vaccino, è improbabile che la situazione cambi. La pandemia ha
avuto un effetto a dir poco devastante sulle uscite
cinematografiche, con la maggior parte dei blockbuster più attesi
della stagione che sono stati posticipati al prossimo anno.
A resistere, tuttavia, sembra essere
ancora Wonder
Woman 1984, l’atteso sequel diretto ancora una volta
da Patty Jenkins, che vedrà il ritorno di
Gal Gadot nei panni della guerriera amazzone. Il
sequel, nonostante sia stato posticipato già tre volte (da Giugno
ad Agosto e poi da Agosto a Ottobre), arriverà adesso nelle sale
americane a Dicembre, salvo ovviamente imprevisti dell’ultimo
minuto.
In una recente intervista con
Reuters,
Patty Jenkins ha parlato della possibilità che
il sequel arrivi direttamente in streaming, saltando ufficialmente
l’uscita in sala, come accaduto già a diversi titoli usciti
quest’anno. Tuttavia, la regista ha escluso tale possibilità,
dichiarando che Wonder
Woman 1984 è sempre stato e sempre sarà un film
concepito per l’esperienza sul grande schermo.
Patty Jenkins su Wonder Woman 1984:
“Siamo favorevoli al 100% all’esperienza
cinematografica.”
“Non si tratterà di un processo
reversibile”, ha spiegato Jenkins. “Potremmo perdere il
cinema e le sale per sempre. Potrebbe accadere quanto già successo
all’industria musicale, in cui un intero settore è crollato e
automaticamente ha smesso di essere redditizio. Credo che nessuno
voglia vivere in un mondo in cui l’unico modo per far vedere un
film ai tuoi figli è nel salotto di casa, senza un posto dove
andare perché hai fissato un appuntamento. Spero davvero che saremo
tra i primi a tornare e a riportare il cinema nella vita di
tutti.”
In seguito all’intervista, Patty Jenkins ha ribadito via
Twitter che la Warner Bros. non ha mai preso in considerazione
l’idea di far uscire WW84 direttamente in streaming:
“Un debutto in streaming non è stato mai preso in
considerazione. Siamo favorevoli al 100% all’esperienza
cinematografica per Wonder Woman 1984 e decisi a sostenere le
nostre amate sale cinematografiche.”
Wonder
Woman 1984 uscirà il 25 Dicembre 2020 in America e il
14 Gennaio 2021 in Italia. Il film è stato definito dal produttore
Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in
scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team
creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i
fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale
definendolo “la prossima iterazione della
supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio
di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justiceper poi tornare al vecchio secolo
con Wonder
Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor)
e Pedro
Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
Più volte il tennis è stato
protagonista al cinema, specialmente in casi recenti come con il
film Borg
McEnroe. Sport particolarmente avvincente, questo vanta
infatti scontri entrati nella storia tanto per il loro valore
culturale quanto per quello simbolico. Uno di questi è proprio
quello rappresentato nel film La battaglia
dei sessi, diretto nel 2017 da Jonathan
Dayton e Valerie Faris. Al centro della trama vi è la
celebre partita avvenuta nel 1973 tra i campioni Bobby
Riggs e Billie Jean King. Uno scontro
entrato negli annali per la sua importanza circa i discorsi sulla
parità di genere.
Scritto dalla sceneggiatrice premio
Oscar Simon Beaufoy, il film punta così a
raccontare i retroscena dietro il celebre incontro, evidenziando la
sua importanza al di là del tennis. Dopo essere stato presentato al
Telluride Film Festival, il titolo ha iniziato a raccogliere
consensi da parte della critica, che ha in particolare elogiato
l’interpretazione dei due attori protagonisti. Nonostante ciò, il
film si rivelò uno scottante insuccesso al box office. A fronte di
un budget di circa 25 milioni di dollari, il film arrivò ad
incassarne solo 18 in tutto il mondo. Un risultato nettamente al di
sotto delle aspettative, considerando il potenziale della
pellicola.
Al di là dello scarso successo
economico, il film contribuì a riportare alla luce una storia
particolarmente importante e sempre attuale. La battaglia dei
sessi si è infatti inserito in una serie di discorsi sulla
parità di genere, tematica sempre più centrale nella società
odierna. Il film vanta inoltre diverse curiosità, sia per quanto
riguarda quelle legate al cast quanto per quelle relative al
rapporto con la vera storia dietro al lungometraggio. Vederlo o
rivederlo è una buona occasione per scoprire qualcosa di più su uno
dei grandi incontri sportivi della storia.
La battaglia dei sessi: la trama
del film
È il 1973 e il tennis è uno degli
sport più seguiti e popolari del momento. Merito anche di campioni
come Bobby Riggs e la giovane Billie Jean King. Il primo, anche se
di mezz’età, continua a macinare successi, rivelandosi un grande
intrattenitore. I media e il pubblico lo adorano e lui si gode la
propria popolarità con fare provocatorio. La King, invece, è molto
più riservata e devota alla pratica dello sport tanto amato. La
giovane campionessa è però anche una devota guerriera nella lotta
contro il sessismo. A far entrare in competizione i due sono infine
alcune provocatorie battute di Riggs sul ruolo della donna sul
campo di tennis. Egli è infatti sicuro che nessuna tennista
potrebbe mai batterlo, e sfida le campionesse del momento a
provarci.
È così che nasce lo scontro con la
King, la quale inizialmente rifiuta di prestarsi al suo gioco, ma
accetta non sopportando più l’arroganza del rivale. I due iniziano
così a prepararsi per la grande sfida. Più si avvicina l’incontro,
però, più la pressione si fa alta. Lo stress, inevitabilmente,
inizia a ripercuotersi anche sulla vita privata di Billie Jean. La
giovane si trova infatti in piena crisi di identità, divisa tra il
marito e un nuovo amore verso una donna appena conosciuta. Un tale
segreto, se rivelato, potrebbe compromettere la sua carriera.
Battere Riggs, per lei, diventa allora l’unico modo per dimostrare
che le donne meritano pari trattamenti, poiché perfettamente pari
all’uomo.
La battaglia dei sessi: il cast
del film
Per dar vita ai personaggi
principali del film, la produzione si assicurò la partecipazione di
due tra i principali attori del momento. Ad interpretare Billie
Jean King è infatti la premio Oscar EmmaStone. Questa al momento di girare il film
aveva 28 anni, uno in meno rispetto a quanti ne aveva la King
all’epoca dell’incontro. Per poterle assomigliare di più, però,
oltre a sfoggiare un’inedita capigliatura la Stone si impegnò per
guadagnare circa 6 chili di muscoli. Inoltre, praticò il tennis per
diversi mesi, al fine di poter recitare senza l’utilizzo di
controfigure le scene previste a riguardo. In origine, però,
l’attrice stava rischiando di perdere il ruolo a causa di altri
impegni. Fortunatamente, riuscì infine a liberarsi e recitare nel
film.
Ad opporsi a lei nei panni di Bobby
Riggs vi è invece Steve
Carell. L’attore aveva dato prova di grandi capacità
drammatiche negli anni precedenti grazie a film come
Foxcatcher e La grande scommessa. Egli venne così
scelto per dar vita al carismatico tennista, vero e proprio
mattatore del film. Come la Stone, anche Carell aveva al momento
delle riprese quasi la stessa età che Riggs aveva al momento
dell’incontro. Anche l’attore, inoltre, venne affiancato da un
giocatore professionista per poter imparare a praticare lo sport
nel modo più corretto e credibile. Lodato per la sua
interpretazione, Carell venne poi candidato al Golden Globe come
miglior attore protagonista.
Accanto a loro si ritrovano poi
anche altri noti nomi di Hollywood. Questi sono Andrea
Riseborough, nei panni di Marilyn Bernett, amante
della King, Sarah Silverman in quelli di Gladys
Heldman, fondatrice della rivista World Tennis, e Alan
Cumming, nei panni dello stilista Ted Tinling.
Jessica McNamee interpreta invece Margaret Court,
altra nota tennista dell’epoca, mentre Bill Pulman
è il tennista Jack Kramer. Infine John C.
McGinley, celebre per aver interpretato il personaggio del
dottor Cox nella serie Scrubs, appare qui nei panni di
Herb, uno degli amici più stretti di Riggs.
La battaglia dei sessi: la vera
storia dietro al film
Nel riproporre sul grande schermo
lo scontro tra Billie Jean King e Bobby Riggs, la sceneggiatrice
del film si assicurò di essere il più fedele possibile al reale
svolgersi degli eventi. È così che, anche se in forma romanzata, è
possibile ritrovare nel film quanto realmente accaduto. È vero
infatti che prima di sfidare la King, Riggs ebbe modo di
confrontarsi con la tennista Margaret Court. Questa venne sconfitta
dall’uomo, il quale uso quella vittoria per vantarsi della sua
superiorità. Fu solo in seguito alla sconfitta della collega che la
King accettò di scontrarsi con Riggs. Questi aveva infatti proposto
sin da subito un incontro alla King, che aveva però rifiutato. Pur
di dimostrare che le affermazioni dell’avversario erano errate, si
dimostrò infine disponibile a dar vita all’incontro.
Anche quanto riportato nel film
circa le affermazioni sulle donne fatte da Riggs è vero. Il
tennista era infatti noto per le sue battute molto poco corrette
nei confronti dell’altro sesso, e ciò portò al suo desiderio di
dimostrare che quanto diceva era vero. Sfortunatamente per lui,
l’incontro con la King dimostrò la netta superiorità di questa, che
ebbe così modo di rivendicare il valore delle donne nel tennis e
nella società. Riggs e la King ammisero comunque di non essersi mai
realmente odiati, ma anzi rimasero amici dopo il loro scontro. Tra
i due nacque infatti un legame di profondo rispetto, e i loro
contatti proseguirono fino alla scomparsa di lui. Nel realizzare il
film, inoltre, è bene notare che molta dell’accuratezza circa gli
eventi è data dal coinvolgimento della vera Billie Jean King,
dichiaratasi soddisfatta dalla realisticità con cui il film ritrae
la sua storia.
La battaglia dei sessi: il trailer
e dove vedere il film in streaming
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. La battaglia dei
sessi è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Infinity, Apple iTunes, Amazon Prime Video, e Tim Vision. In
base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo
modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in
televisione per giovedì 8ottobre alle ore 21:20 sul
canale Rai 3.
Mentre dovrebbe essere al lavoro sul
sequel del suo film, Benedict Cumberbatch è in
trattative per riprendere il ruolo di Doctor Strange in Spider-Man
3, il terzo film della nuova trilogia sull’Uomo Ragno che
vede protagonista Tom Holland e alla produzione
gli sforzi congiunti di SONY e Marvel. Jon Watts
tornerà alla regia.
Marvel e Sony non hanno commentato
la notizia e non è stato possibile raggiungere i rappresentanti di
Cumberbatch per un commento. L’accoppiamento sembra naturale
dato che i due hanno collaborato con Stark e Star Lord in
Avengers: Infinity War e
sembravano avere chimica sin dall’inizio.
Cosa sappiamo di Spider-Man 3?
Di Spider-Man
3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si
sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella
secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga
dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il
personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce).
Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori
dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe
catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle
precedenti…
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel
2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del
franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai
Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un
altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man
3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco
degli altri eroi del MCU. Nel cast di Spider-Man 3
ci sono confermati Tom
Holland, Marisa
Tomei, Jon
Favreau, Zendaya.
A sei anni dal suo ultimo film,
Gone Girl – L’Amore Bugiardo, David
Fincher sceglie Netflix per tornare alla regia e racconta Mank,
la storia dietro alle quinte di Quarto Potere.
Dopo aver lanciato brand del calibro di House of
Cards e Mindhunter,David
Fincher torna a lavorare con Netflix. Il
regista dirigerà Mank, un progetto dalla
lunghissima gestazione per lui, che racconta dell’uomo che ha
condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la
migliore sceneggiatura originale di Quarto
Potere.
A interpretare lo sceneggiatore,
Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary
Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard
Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe
entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e
Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo
Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher,
e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora
più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore
attore protagonista. Mank
doveva essere il progetto a cui David Fincher
voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con
Kevin
Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la
produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di
girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.
Mankiewicz è stato uno degli
sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood
e ha lavorato con Orson Welles per Quarto
Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago
Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker,
Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo
periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la
migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere
nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera
includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle
otto, L’idolo delle folle e The Pride of St.
Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film
diretto da Steven SoderberghThe
Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo
dei Panama Paper, insieme a un cast che include
Meryl Streep e Antonio Banderas.
Sempre per Netflix, David Fincher
ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death &
Robots.
Sony Pictures
Italia ha diffuso il trailer ufficiale di Il
Rito Delle Streghe, il nuovo film di Zoe
Lister-Jones con Cailee
Spaeny, Gideon Adlon, Lovie SimoneeZoey
Luna. il film sarà nelle sale
italiane da giovedì 29 ottobre distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia.
Quattro
aspiranti giovani streghe riescono ad ottenere più di quanto
desiderano grazie a poteri occulti con i quali, però, dovranno fare
i conti. Scritto e diretto da Zoe Lister-Jones, nel cast Cailee
Spaeny, Gideon Adlon, Lovie Simone, Zoey Luna, Nicholas Galitzine,
con Michelle Monaghan e David Duchovny. Blumhouse e Red Wagon Entertainment sono i
produttori del film per Columbia Pictures.
BEN 10 sbarca nello
spazio. Il celebre bambino-eroe amato in tutto il mondo
torna protagonista sul piccolo schermo in un film
inedito, che lo vedrà alle prese con una imperdibile
avventura intergalattica: appuntamento
sabato 10 ottobre alle ore 19.40 con “BEN
10 IL FILM: MINACCIA ALLA TERRA”, in onda su
Cartoon Network (canale 607 di Sky) in
prima TV assoluta.
In questo nuovo film Ben 10 sarà di
nuovo alle prese con il malvagio Vilgax, uno dei
più temuti alieni dell’universo e spietato conquistatore
intergalattico, pronto a minacciare ancora una volta il pianeta
Terra. L’eroico Ben 10, con l’aiuto del suo inseparabile
orologio Omnitrix che riesce a trasformarlo da
ragazzo qualunque in tanti alieni diversi e
potentissimi, partirà per un viaggio
interstellare per combattere ancora una volta il suo
acerrimo nemico, mentre suo nonno Max e la cugina Gwen faranno
squadra con Kevin 11 per proteggere la Terra durante l’assenza di
Ben. Ma quando il giovane eroe verrà scambiato per un fuorilegge
dello spazio, sarà costretto a tornare sulla Terra per difendersi
nel processo del secolo… L’amatissimo Ben 10 si prepara così per
una nuova ed emozionante avventura in un film ricco di
azione e divertimento, in cui dovrà affrontare la sfida
più grande di sempre: nello spazio!
In questa avventura intergalattica
Ben 10 assumerà delle inedite forme aliene: quella
del temibile Omosauro, che con un colpo della sua
coda potenziata riesce a provocare onde d’urto potentissime e del
potente Inferno, in grado di volare nello spazio
profondo e sferrare pugni fiammeggianti.
Nel film ritroveremo tutti i
personaggi più amati dello show televisivo:
accanto a Ben, ci saranno il suo energico nonno
Max, sempre pronto per nuove avventure, e la cugina Gwen,
una bambina di 10 anni intelligente e matura. Insieme a loro ci
sarà anche Kevin 11, un ragazzo molto intelligente
che ha costruito l’Anti-trix, una versione personalizzata
dell’orologio Omnitrix, attraverso il quale può creare nuove
versioni alternative degli eroici alieni di Ben. La squadra dovrà
vedersela con il nemico numero uno di Ben 10, il terribile
Vilgax, il cui principale obiettivo è quello di
impossessarsi del potente Omnitrix per poter dominare il mondo
intero.
Prodotta da Cartoon Network
Studios e creata da Man of Action Entertainment (Big
Hero 6), la serie originale di BEN 10 è andata in onda per la
prima volta su Cartoon Network nel gennaio del
2006, riscontrando fin da subito l’apprezzamento da parte
di critica e pubblico.
La serie è diventata rapidamente uno
dei brand per ragazzi più forti a livello globale. Ben 10 è infatti
uno degli show più seguiti ed amati dai ragazzi ed
è anche uno dei franchise di maggior successo a livello mondiale di
Cartoon Network.
L’industria cinematografica e
televisiva statunitense da sempre ripercorre le grandi gesta dei
suoi astronauti e delle loro conquiste spaziali. Da Apollo
13 con Tom
Hanks fino al più recente Il primo
uomo con Ryan
Gosling, l’esplorazione dello spazio è uno dei motivi
di vanto degli Stati Uniti, ma ancor di più lo è il raccontare i
retroscena di queste avventure. Con la serie The Right
Stuff: Uomini veri, disponibile sulla
piattaforma Disney+ a partire dal 9
ottobre, si compie un ulteriore passo in questa direzione. Prodotta
da National Geographic e dalla Appian
Way di Leonardo
DiCaprio, questa si compone di otto episodi che mirano
a raccontare le vere storie dei primi astronauti d’America, dai
sacrifici per diventarlo alle ripercussioni che ciò ha avuto sulle
loro vite private.
La serie è inoltre tratta
dall’omonimo romanzo pubblicato nel 1979 dallo scrittore Tom Wolfe, già
trasportato al cinema nel 1983 con il plurinominato all’Oscar
Uomini veri, interpretato da Sam Shepard,
Ed
Harris e Dennis
Quaid. Anche qui la trama ruota intorno ai sette
astronauti chiamati a far parte del Progetto Mercury, una delle
prime operazioni spaziali realizzate dalla NASA. Questi sono Alan
Shepard (Jake
McDorman), Gus Grissom (Michael
Trotter), John Glenn (Patrick J. Adams),
Scott Carpenter (James Lafferty), Wally Schirra
(Aaron Staton), Gordon Cooper (Colin
O’Donoghue) e Deke Slayton (Micah
Stock). Questi sono destinati a diventare delle vere e
proprie leggende, ma ciò avrà ovviamente un prezzo.
The Right Stuff: costruire il
mito
Alla base della serie vi è la
volontà esplicita di riproporre alle nuove generazioni il racconto
di quegli uomini che per primi hanno dato vita alle esplorazioni
dello spazio. Su di loro si è infatti fondato e basato molto del
progresso di una nazione, e di conseguenza dell’intero mondo. Il
contesto in cui tutto ciò avviene è ovviamente legato in modo assai
stretto ai motivi che hanno spinto verso queste operazioni. Ci si
trova infatti nel 1961, nell’apice della Guerra Fredda, e come si
apprende già dal primo episodio, i russi hanno ottenuto importanti
traguardi nell’avanscoperta dello spazio. Ciò spinge naturalmente
gli americani a voler stabilire nuovi primati a riguardo, e dal
desiderio di primeggiare nascono proprio le più grandi
conquiste.
Pur se in modo romanzato, la
presenza tra i produttori di National Geographic garantisce una
certa fedeltà agli eventi storici narrati, permettendo così di
affidarsi al racconto di quegli uomini e delle loro gesta. Proprio
come un astronauta lo spettatore ha modo di esplorare la loro vita
pubblica e privata, assistendo al modo in cui l’una influenza
l’altra, e viceversa. The Right Stuff, infatti, non va
guardata aspettandosi sbalorditivi viaggi nello spazio, bensì
l’accurata preparazione a questi. La preparazione fisica, la
comunicazione pubblicitaria, lo studio nei minimi dettagli delle
missioni e degli elementi indispensabili per la loro riuscita.
Questi sono gli elementi ricorrenti nei primi due episodi visti in
anteprima, ma che lasciano presagire saranno anche il nucleo
centrale dell’intera serie.
Si potrebbe definire il lato non
spettacolare della vita dell’astronauta, eppure The Right
Stuff sembra mirare a sfatare questo mito. Questo aspetto
viene ulteriormente reso interessante dal suo intrecciarsi con la
vita famigliare dei protagonisti, qui particolarmente fondamentale.
Sull’insegnamento di Il primo uomo, che esplorava il
privato di Neil Armstrong, anche qui gli astronauti trovano maggior
approfondimento nel momento in cui sono mostrati tra le mura
domestiche. Il divario tra pubblico e privato diventa dunque
necessario per poter capire i sacrifici compiuti da questi
uomini veri. Questi sono tali non perché astronauti. Ma
perché capaci di gestire la responsabilità che tale ruolo porta con
sé, tanto all’interno della NASA quanto al di fuori di essa.
The Right Stuff: la
recensione
Quanto avviene nei primi due
episodi della serie è certamente un primo assaggio di quanto poi
troverà più ampia esplorazione con lo svolgersi della storia. Come
detto, questa di per sé potrebbe non racchiudere eventi
particolarmente spettacolari. L’impostazione è difatti molto
classica, quasi austera, e ciò genera un tono che facilmente può
appesantire la visione. Pur non essendo un documentario, l’intento
è proprio quello di riproporre quasi con tale impostazione quanto
avvenuto, e ciò potrebbe come sempre rivelarsi un arma a doppio
taglio. Il pubblico ideale è infatti un pubblico affascinato da
queste storie e i loro retroscena, mentre potrebbe risultare più
complesso attrarre spettatori diversi da questi.
In complesso, la serie promette di
avere le carte in regola per affermarsi come un titolo
particolarmente interessante all’interno della piattaforma Disney.
In un catalogo pensato prevalentemente per un pubblico di piccoli o
giovani, The Right Stuff può in effetti risultare fuori
posto. Eppure, la sua qualità didattica non è da sottovalutare. Già
da quanto potuto vedere nei primi due episodi, infatti, le storie
degli astronauti protagonisti hanno il potenziale per essere fonte
d’ispirazione a livello universale. La promessa, e la speranza, è
che questo elemento possa sempre più essere sottolineato nello
svolgersi della serie.
Debutterà dal 29 ottobre al cinema
100%Lupo,
il film d’animazione diretto da Alexs Stadermann e
con le voci italiane di Captain Blazer e Ninna & Matti.
100%Lupo,
film d’animazione tratto dal libro omonimo, scritto
dall’autrice di Perth Jayne Lyons. La narrazione esplora
l’imbarazzo di diventare un adolescente, in particolare quando sei
un po’ diverso … ok, nel caso di Freddy … molto diverso! E’ una
commedia dark con uno spiccato senso dell’umorismo, perfetta per le
notti di luna piena…sarà nelle sale italiane per
Halloween.
Freddy è un outsider che sta
lottando per identificarsi con il suo “branco” di licantropi, ma
durante la sua prima trasformazione di luna piena qualcosa è andato
storto e si ritrova ad essere, un batuffolosso e ridicolo
barboncino rosa! A prenderlo in giro ci pensano i suoi cugini
invidiosi, i gemelli Harriet & Chariot, a cui hanno dato voce
Ninna & Matti (Mattia Stagni e Corinna Navoni),
coppia nella vita e su YouTube, che tra challenge e scherzi
divertenti hanno conquistato oltre mezzo milione di giovani
followers). E poi c’è Captain Blazer (Samuele
Matteini) che nella vita è il guru dellla community di Fortnite
Italia con i suoi 1.32mln di fan su YouTube, qui interpreta il
mentore Bruno, leale, onesto e risoluto. Tutti e tre sono
rappresentati dalla casa di produzione What The
Factory.
100%Lupo, la trama
Freddy Lupin, erede alla guida di
un’orgogliosa linea familiare di lupi mannari. E’ certo di
diventare il lupo mannaro più temibile di sempre, ma allo scoccare
del suo 14° compleanno, durante il rito della sua prima
trasformazione qualcosa va storto e Freddy si trova trasformato in
un feroce… barboncino. Isolato dagli anziani del branco, Freddy ha
tempo fino al prossimo sorgere della luna per dimostrare di avere
il cuore di un lupo, o rischiare di essere cacciato per sempre. Con
l’aiuto di un improbabile alleato, un randagio di strada chiamato
Batty, Freddy deve superare il suo aspetto rosa e soffice per
dimostrare di essere ancora al 100% Lupo.
Forse non tutti sanno che alcuni
volti del MCU hanno accettato una bizzarra ma
nobile proposta da parte di Anthony e Joe Russo, registi
di Avengers:
Endgame. Tale proposta consiste nel partecipare ad una
specie di “fantacalcio dei supereoi”, in cui ognuno dei membri
coinvolti si impegna a devolvere i proventi in beneficenza.
Ma qual è la condizione necessaria
per poter partecipare? La risposta è semplice: sfidare un collega
dell’universo condiviso con un filmato alquanto trash,
possibilmente carico d’insulti. Questa settimana lo “scontro” è
avvenuto tra Paul Rudd, interprete di Ant-Man, e
Robert Downey Jr., interprete di Iron Man. Il primo,
infatti, ha voluto cogliere il guanto di sfida lanciato da Tony
Stark e proporre una cover del brano “Iron Man” dei Black
Sabbath, realizzando un video ad hoc in cui l’interprete
di Scott Lang si diverte a vestire i panni di ognuno dei componenti
del gruppo musicale.
Gli attori hanno condiviso lo
schermo soltanto due volte: in Captain
America Civil War del 2016 e in Avengers:
Endgame del 2019, entrambi diretti dai fratelli Russo.
Tuttavia, Scott Lang/Ant-Man era già “programmato” per entrare in
conflitto con Tony Stark/Iron Man a partire dallo standalone a lui
dedicato e uscito nel 2015, a causa della storia che lega Hank Pym
(Michael Douglass) ad Howard Stark (John Slattery).
Tuttavia, entrambi gli eroi hanno
messo da parte le loro divergente e hanno lavorato insieme per
eseguire il viaggio nel tempo e alla fine abbattere Thanos
(Josh
Brolin) in Endgame.
Potete gustarvi il filmato con
Robert Downey Jr. e il video realizzato da
Paul Rudd di seguito:
Dalla regista di Mamma
Mia! e The Iron Lady Phyllida Lloyd,
arriva in sala in Italia a novembre La vita che
verrà (Herself), l’emozionante film rivelazione
secondo Variety presentato con successo al Sundance, scritto e
interpretato dall’attrice irlandese Clare Dunne. È
la storia di una donna che ce la fa. Che lotta per ricostruirsi una
vita, per dare un futuro alle sue figlie, e che cerca di lasciarsi
alle spalle un marito violento.
La
vita che verrà sarà alla Festa del Cinema di Roma,
presentato in Selezione Ufficiale e in Alice nella Città, e in sala
dal 25 novembre – Giornata Internazionale contro la Violenza sulla
Donne – con BiM Distribuzione. «Ho incontrato Clare per la
prima volta – ricorda la regista – quando stavo cercando gli attori
per Giulio Cesare, all’inizio del mio progetto su Shakespeare al
femminile. Clare è venuta per il ruolo di Porzia. Non dimenticherò
mai il suo provino: fu incredibile vedere un attore che è
completamente se stesso; che colma il divario tra se stesso e il
suo personaggio. […]». Lo stesso stupore la regista lo ritroverà
tempo dopo, leggendo la sceneggiatura a cui Dunne aveva lavorato a
lungo. «Era una scrittrice nata […] ho accettato di dirigere il
film solo a condizione che ci fosse lei nel ruolo di
Sandra».
La vita che verrà, la trama
Dopo tanto tempo, Sandra
trova finalmente il coraggio di fuggire con le sue due figlie da un
marito violento. In lotta contro una società che sembra non poterla
proteggere e con l’obiettivo di creare un ambiente accogliente per
le bambine, decide di costruire da sola una casa tutta per loro.
Non tutto andrà bene ma durante l’impresa troverà la forza di
ricostruire la sua vita e riscoprirà se stessa, anche grazie
all’appoggio di un gruppo di persone disposte ad aiutarla e a darle
sostegno.
Per Sandra e le sue
figlie la nuova vita che verrà per fortuna non sarà mai più come
quella di prima. Diretto da Phyllida Lloyd il film è scritto da
Clare Dunne e Malcolm Campbell ed è interpretato da Clare Dunne,
(principalmente nota per la sua attività teatrale: ha recitato
nella versione interamente femminile dell’Enrico IV di Shakespeare
per la regia della stessa Lloyd) e dai candidati al Tony Award
Harriet Walter (Star
Wars: Episode VII – The Force Awakens, Killing Eve,
Succession) e Conleth Hill (Game of Thrones,
Dublin Murders).
La scioccante notizia che
Jamie Foxx tornerà a vestire i panni di Electro in
Spider-Man 3 al fianco di
Tom Holland ha scatenato una raffica di speculazioni
da parte dei fan. Cosa sta succedendo nel MCU? Cosa significa il ritorno di
Electro? Le domande più importanti riguardano proprio le
conseguenze che il ritorno del celebre villain avrà sull’universo
condiviso, dal momento che un gran numero di progetti futuri, tra
cui l’imminente WandaVision, sembrano essere incentrati sul
concetto di Multiverso. Tuttavia, questo non è l’unico cambiamento
al MCU che fa presagire il debutto di
Electro. Molto potrebbe cambiare non solo per Spider-Man, ma anche
per il resto dell’intero franchise, come portato alla luce da un
nuovo report di Screen
Rant:
Le conseguenze di Endgame
Il cambiamento più grande e
immediato che l’Electro di
Jamie Foxx potrebbe introdurre nel MCU è l’idea che tutto sia a posto
alla fine di Avengers:
Endgame. Captain America riporta le Gemme dell’Infinito ai
loro luoghi e tempi legittimi, ma qualcosa è chiaramente
sbagliato.
Ciò è dimostrato dal fatto che c’è
un Loki che si aggira indisturbato nel tempo e nello spazio, e che
Kang il Conquistatore si appresta a fare il suo tanto atteso
debutto nell’universo condiviso. Electro è un prodotto di questo
problema riguardo le timeline? È tutta una questione di realtà
alternative? Sembra che il Marvel Cinematic Universe si stia
dirigendo proprio in quella direzione…
Il Multiverso
Il cambiamento più ovvio, e
probabilmente più importante, che Electro potrebbe creare nel
MCU è quello relativo al concetto
di Multiverso. La DC sta già puntando molto su quest’idea, ma la
Marvel l’ha già impostata in
maniera velata da un bel po’ di tempo.
Il J. Jonah Jameson alla fine di
Spider-Man:
Far From Home potrebbe non essere esattamente il Jameson
dei film sull’Uomo Ragno con Tobey Macguire, ma il ritorno di J.K.
Simmons ha indubbiamente lasciato una valanga di possibilità
aperte. Il Multiverso sarà chiaramente una componente importante
del MCU, poiché sarà al centro
dell’atteso sequel di Doctor
Strange.
Lo Spider-Verse
Il concetto di un
Multiverso non è estraneo ai fumetti ovviamente, dove ci sono
infinite realtà alternative oltre alla principale continuity della
Marvel, “Earth-616”. È anche la
premessa fondamentale dell’eccezionale film d’animazione
Spider-Man:
Un Nuovo Universo.
Quel film ha gettato le basi per
quello che potrebbe arrivare con Electro e il MCU, introducendo diverse
iterazioni del personaggio di Spider-Man da diverse realtà, come
Miles Morales e Gwen Stacy. Alla fine, Miles apparirà quasi
sicuramente in un live-action, e anche Gwen, a quanto pare,
potrebbe essere destinata a far il suo debutto “in carne e
ossa”…
Il ritorno di altri villain
La
versione di Electro che tornerà in Spider-Man 3 potrebbe non essere esattamente il Max
Dillion visto in
The Amazing Spider-Man 2, ma come già accaduto come
Jameson, è chiaramente destinato ad essere una sua nuova versione.
Questo apre la porta ad altri cattivi di entrambi i precedenti
franchise dedicati a Spidey che potrebbero tornare.
Se l’intento è
preparare il terreno all’arrivo deii Sinistri Sei, una scelta ovvia
sarebbe anche riportare indietro il Sandman di Spider-Man
3 del 2007. Anche se il film non era eccezionale, Sandman è
stata una delle parti migliori e uno dei migliori cattivi
cinematografici che Spider-Man ha affrontato finora. Quindi,
sarebbe bello rivederlo.
I tre Spider-Man cinematografici
Se i cattivi dei precedenti
film di Spider-Man possono tornare nel MCU, allora sorge spontaneo
chiedersi se anche le precedenti versioni dell’eroe possano fare lo
stesso. Proprio come Un
Nuovo Universo, che presentava numerose versioni di Peter
Parker, anche per i film in live action del MCU potrebbe verificarsi una
situazione simile.
Questo accadrà già nel prossimo film
del DCEU,
The Flash, in cui sia Michael Keaton che Ben Affleck
torneranno ad interpretare le rispettive iterazione di Batman
(quella di Tim Burton e quella di Zack Sndyer). Dato che entrambi i
franchise sono diretti verso l’idea del Multiverso, un’ipotesi del
genere appare inevitabile.
Gwen Stacy
La storia della versione
del franchise di Amazing Spider-Man è fondamentalmente
rimasta incompiuta a causa al flop al botteghino del secondo film.
La storia di Gwen Stacy in quei film potrebbe apparire completa
proprio in virtù della sua tragica morte, ma forse non è così.
Se Electro apparirà nel MCU, al di là di qualsiasi
versione, allora è possibile che anche Gwen faccia lo stesso.
Questo potrebbe essere il modo migliore per introdurre il
personaggio nella vita dello Spider-Man del MCU. Una Spider/Gwen live-action
sarebbe un ottimo modo per portare
Emma Stone nel franchise, o forse anche Bryce Dallas Howard se
si volessero mescolare ancora di più le carte.
Netflix/Marvel
I fan delle serie
Marvel distribuite da Netflix sono rimasti delusi quando hanno appreso che
gli show sarebbero stati cancellati. Sembrava che non ci fosse
speranza per quei personaggi, soprattutto perché sembravano
nascosti in un angolo del MCU che non li riconosceva mai. Ma
potrebbe non essere più così…
Electro aprirà le porte al
Multiverso e i personaggi Marvel raccontati da Netflix ne
fanno sicuramente parte. I principali personaggi di Spider-Man come
Kingpin esistono già in quella realtà, con attori fantastici, e
avrebbe senso portarli nel MCU ora che i diritti sono
liberi.
Lo Spider-Man della Marvel
La più grande opportunità
offerta dal ritorno di Electro potrebbe non essere così ovvia. Sony
è chiaramente intenzionata a creare il proprio Spider-Verse fatto
di pellicole live-action, e si è già svincolata dal MCU una volta. Potrebbero
facilmente farlo di nuovo, ed è probabile che alla fine accadrà
davvero. Ciò lascerebbe il MCU senza un personaggio Marvel davvero molto
importante.
Data la situazione
riguardanti i diritti, potrebbe essere che il Multiverso sia
un’opportunità per il MCU e la Disney di creare il
proprio Spider-Man per quando l’accordo con Sony alla fine fallirà.
Anche se sarebbe complicato, potrebbe essere un buon compromesso da
raggiungere per le due società.
I Sinistri Sei
Il ritorno di Electro
rafforza anche l’idea che i Sinistri Sei appariranno nel MCU, forse proprio nel prossimo
film dedicato a Spider-Man. I Sinistri Sei hanno quasi il loro film
sotto l’egida della Sony, ma il processo è più facile ora, poiché
alcuni di loro sono già stati introdotti nel MCU.
Avvoltoio e Mysterio sono già a
bordo (ammesso che Mysterio sia sopravvissuto!). Electro si
appresta a fare ritorno. La versione classica del team comprendeva
anche Sandman, Doctor Octopus e Kraven il Cacciatore. Tutti questi
sono stati presenti nei film ad un certo punto o, come Kraven, è
quasi certo che a breve verranno introdotti.
Fox/Marvel
La conclusione naturale a
cui portano Electro e il concetto di Multiverso è una resa dei
conti. Questo potrebbe essere il piano più ampio delle prossime
Fasi del MCU, che alla fine includeranno gli
X-Men e i Fantastici Quattro. Questi personaggi saranno iterazioni
riavviate o incorporeranno alcuni elementi dei precedenti franchise
cinematografici?
Hugh Jackman uscirà dal
pensionamento per interpretare di nuovo Wolverine (o almeno, aperto
a questo)? Michael Chiklis doppierà di nuovo La Cosa? Galactus sarà
di nuovo una grande nuvola gigante che fluttua nello spazio?
Soltanto il tempo ce lo dirà…
Sono iniziate da poco le riprese di
I
Fratelli De Filippo, il nuovo film diretto da
Sergio Rubini che ha scritto anche insieme a Carla
Cavalluzzi e Angelo Pasquini. Protagonisti del film sono
Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel,
Biagio Izzo e Giancarlo Giannini. La
pellicola è prodotta da Pepito Produzioni con Rai Cinema in
collaborazione con Nuovo Teatro. Le riprese si svolgono in Campania
e nel Lazio.
I Fratelli De Filippo, la trama
È l’inizio del Novecento, i tre
fratelli Peppino, Titina ed Eduardo, vivono con la bella e giovane
madre, Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o meglio si
nasconde nei panni dello “zio” Eduardo Scarpetta, il più famoso,
ricco e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo. Scarpetta,
pur non riconoscendo i tre figli naturali, li ha introdotti fin da
bambini nel mondo del teatro. Alla morte del grande attore, i figli
legittimi si spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e
Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio” Scarpetta ha
trasmesso un dono speciale, il suo grande talento, che invece non è
toccato al figlio legittimo Vincenzo, anche lui attore e
drammaturgo, diventato titolare della compagnia paterna. Il
riscatto dalla dolorosa storia familiare passa per la formazione
del trio De Filippo, sogno accarezzato per anni da Eduardo e dai
suoi fratelli e finalmente realizzato, superando difficoltà e
conflitti. Quella dei De Filippo è la storia di una ferita
familiare che si trasforma in arte. E di tre giovani, che, unendo
le forze, danno vita a un modo del tutto nuovo di raccontare la
realtà con uno sguardo che arriva fino al futuro.
Nicole Kidman ha rivelato che il regista
Stanley Kubrick le ha concesso di avere
l’ultima parola su quale delle sue scene di nudo inserire nella
versione finale di Eyes Wide Shut. Tra le attrici più pagate al
mondo, Kidman ha iniziato la sua carriera a Hollywood con una serie
di successi durante la prima metà degli anni ’90, in particolare
grazie a film quali Giorni di tuono e Cuori
ribelli (in cui ha recitato con l’allora marito Tom Cruise), ma anche Da morire e
Batman Forever. Ha ricevuto quattro nomination all’Oscar,
vincendo l’ambita statuetta nel 2003 come migliore attrice
protagonista grazie alla sua interpretazione di Virginia Woolf in
The Hours.
Nel 1999 Kidman e Cruise tornarono a
lavorare insieme la terza volta in Eyes Wide Shut, l’ultimo film realizzato da
Kubrick che racconta dell’odissea sessuale di un uomo nel corso di
una lunga notte, dopo che sua moglie gli confessa di avere quasi
avuto una relazione extraconiugale. Il film è stato un successo al
botteghino, incassando oltre 162 milioni di dollari in tutto il
mondo e segnando un vero punto di svolta per la carriera di Kidman.
Com’era già accaduto per 2001: Odissea nello spazio e altri classici di
Kubrick, anche le recensioni di Eyes Wide Shut furono alquanto tiepide al momento
dell’uscita del film, ma a partire dagli anni successivi il film
venne completamente rivalutato.
Anche se Stanley Kubrick è universalmente noto per il
suo perfezionismo e per il controllo totale sui suoi film, una
recente intervista di Nicole Kidman al
New York Times Magazine conferma che l’attrice ha avuto una
certa influenza sul regista durante le riprese di Eyes Wide Shut. Anche se inizialmente era
piuttosto scettica in merito alle scene di nudo frontale, alla fine
l’attrice e il regista hanno raggiunto un accordo in cui la prima
avrebbe avuto voce in capitolo su quali scene sarebbero state
utilizzate nella versione che sarebbe poi arrivata nelle sale.
Nicole Kidman su Eyes Wide Shut:
“Mi sono sentita totalmente al sicuro.”
“Mi avrebbe mostrato le scene di
nudo prima di inserirle nel film”, ha spiegato l’attrice.
“Allora mi sono sentita totalmente al sicuro. Non ho detto di
no a niente. Volevo soltanto assicurarmi che non sarei stata in
piedi, nuda, mentre tutti ridevano di me. Ero protetta, quindi ho
avuto modo di esplorare al meglio questo matrimonio complicato e il
modo in cui il personaggio di Tom aveva quelle immagini frutto
della gelosia. Non potrei mai pensare di non raccontare la storia
di un film nel modo più giusto. Sono felice di aver affrontato la
sessualità in quei termini. Naturalmente deve esserci una
situazione in cui sai per certo che non verrai
sfruttata.”
Ad oggi Eyes Wide Shut è probabilmente uno dei
progetti più ambiziosi a cui Nicole Kidman abbia mai preso parte, non solo
perché si è trattato dell’ultimo film di una leggenda come Kubrick,
ma anche perché in quel periodo la frenesia dei media nei riguardi
della sua relazione con Cruise stava raggiungendo vette
altissime.
Sono in corso le riprese de
La Scuola Cattolica, il nuovo film di Stefano
Mordini che torna alla regia assieme ad alcuni dei più
grandi nomi del cinema italiano e a una nuova, promettente,
generazione di giovani attori per portare sul grande schermo la
storia tratta dall’omonimo romanzo di Edoardo
Albinati edito da Rizzoli, vincitore del Premio Strega
2016.
Protagonisti di La
Scuola Cattolica sono
Valeria Golino,
Riccardo Scamarcio,
Jasmine Trinca,
Benedetta Porcaroli, Ludovico Tersigni e con
Valentina Cervi, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Gifuni nel ruolo di Golgota. Prodotto
da Roberto Sessa per Picomedia e Warner Bros. Entertainment Italia.
Distribuito da Warner Bros. Pictures. La Scuola
Cattolica si basa su una sceneggiatura di Massimo
Gaudioso, Luca Infascelli e Stefano Mordini. Le riprese
hanno una durata di otto settimane e si svolgeranno a Roma e a San
Felice Circeo.
La Scuola Cattolica: la trama
In un quartiere residenziale di
Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati
i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel
contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che
stanno attraversando la società e che quella rigida educazione
potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte
tra il 29 e il 30 settembre del 1975 qualcosa si rompe e quella
fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei
più efferati crimini dell’epoca: il delitto del Circeo. I
responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola frequentata
anche da Edoardo, che prova a raccontare cosa ha scatenato tanta
cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte
e un’irrefrenabile smania di supremazia.
Le riprese di Spider-Man
3, il cinecomic Sony prodotto dai Marvel Studios, inizieranno questo mese. Dopo
un breve conflitto lo scorso anno che ha quasi portato il
personaggio ad uscire dal MCU, Tom Holland rimarrà una parte integrante
dell’universo condiviso grazie al nuovo film in arrivo. Il
blockbuster non arriverà nelle sale fino a Dicembre 2021, ma sembra
che i lavori sul cinecomic inizieranno tra pochi giorni.
A causa della pandemia di
Coronavirus purtroppo ancora in corso, il programma relativo alle
riprese e alle uscite dei film del MCU, come il resto delle produzioni
di Hollywood, è variato più volte nel corso degli ultimi mesi. La
Fase 4 sarebbe dovuta iniziare lo scorso maggio con l’uscita di
Black Widow, che ora è stato posticipato di un
intero anno, con un effetto a catena sull’intera lista dei prossimi
titoli Marvel. Tuttavia, la Casa delle
Idee sta cercando lentamente di tornare al lavoro con le attese
serie tv The Falcon and the Winter Soldier e Loki, mentre
Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings è
attualmente in fase di produzione in Australia.
Seguendo le orme di questi progetti,
pare che anche la produzione di Spider-Man 3
inizierà quanto prima. Un nuova foto emerga online sembrerebbe
indicare che le riprese della terza avventura cinematografica di
Tom Holland collegata al MCU si svolgeranno nel Queens (a
New York) a partire dal prossimo 16 ottobre. L’immagine è stata
condivisa su
Reddit dall’utente Arsenio3 e ci mostra un cartello affisso per
strada contenente alcuni dettagli sulle riprese,
incluso il titolo di lavorazione già emerso online diverso tempo
fa, ossia “Serenity Now”, un collegamento diretto con
la sit-com Seinfeld.
Per chi non lo sapesse, il titolo di
lavorazione di
Spider-Man: Homecoming era “Summer of George”, il
titolo di uno degli episodi della serie; Spider-Man: Far
From Home ha portato avanti la tradizione con
“Fall of George”, nonostante quest’ultimo titolo non sia
direttamente connesso con la serie tv; “Serenity Now” non è solo il
titolo di uno degli episodi della stagione 9 dello show, ma
potrebbe anche fare riferimento alla storia che verrà raccontata
nel film.
“Serenity Now”, un’espressione che
viene utilizzata per cercare di calmare qualcuno, potrebbe far
riferimento alla situazione in cui abbiamo lasciato Peter alla fine
di Far From Home, visibilmente scosso non solo
per la rivelazione della sua identità, ma anche perché è stato
incastrato per l’omicidio di Mysterio. Sicuramente, nel terzo film
vedremo Peter fare di tutto per riprendere il controllo della
situazione…
Cosa sappiamo di Spider-Man 3?
Di Spider-Man
3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si
sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella
secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga
dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il
personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce).
Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori
dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe
catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle
precedenti…
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel
2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del
franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai
Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un
altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man
3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al
fianco degli altri eroi del MCU.
Whoopi Goldberg ha confermato che
Sister Act 3 è attualmente in fase di sviluppo. Il
franchise a metà tra musical e commedia ha avuto un enorme successo
all’inizio degli anni ’90, con Goldberg che ha interpretato
l’iconico ruolo della cantante di night club Deloris Wilson che si
finge suora dopo aver assistito ad un omicidio.
Il primo film ha incassato un totale
di oltre 230 milioni di dollari al botteghino nel 1992. Sulla base
di questo successo inaspettato, un anno dopo arrivò il sequel,
Sister Act 2: Più svitata che mai, sebbene il film non
raggiunse lo stesso grado di successo del predecessore. Tuttavia,
entrambi i film sono diventati dei veri e propri cult, specialmente
nel circuito degli appassionati di commedie musicali School of
Rock e Pitch Perfect.
Per anni i fan hanno chiesto a gran
voce un terzo film, nonostante la carriera di Goldberg non sia oggi
paragonabile a quella che la stessa aveva negli anni ’90, essendosi
allontanata dal grande schermo per dedicarsi essenzialmente a
progetti tv. Questo non vuol dire che l’attrice premio Oscar per
Ghost – Fantasma non sarebbe favorevole a tornare nel
ruolo di Deloris, se ovviamente si presentasse l’opportunità.
E infatti sembra proprio che
Whoopi Goldberg si stia preparando a tornare
per il tanto atteso Sister Act 3. Durante una
recente intervista in occasione dello show di James Corden, si
è parlato anche del futuro di quel franchise, con Corden che ha
voluto sapere come mai un il terzo film non sia mai stato
realizzato. Goldberg ha spiegato che, inizialmente, erano in molti
a pensare che “nessuno avrebbe voluto vederlo”. Tuttavia,
negli ultimi anni è diventato chiaro che un terzo film potrebbe
effettivamente fare la gioia dei fan.
“Per molto tempo
hanno continuato a dire che nessuno voleva vederlo”,ha spiegato l’attrice.“E poi, abbastanza di recente, si è scoperto che potrebbe non
essere vero: le persone potrebbero volerlo vedere. Quindi, stiamo
lavorando con impegno per cercare di capire come… riunire la banda
e tornare indietro. È un film davvero divertente. Fa divertire e fa
stare bene la gente… nessuno ce l’ha con nessuno. Si tratta
semplicemente di gente che canta benissimo, gente che canta bene e
gente che canta male. E poi si tratta di suore… Cosa c’è di meglio?
Niente.”
Luke Hemsworth,
fratello di Chris e Liam, noto per la serie tv Westworld,
ha ammesso che vorrebbe interpretare Wolverine sul grande schermo. Ad oggi, la fama
dell’iconico personaggio Marvel è indissolubilmente legata a
Hugh Jackman, che ha interpretato il mutante
al cinema per oltre quasi 20 anni.
Sappiamo che Logan
– The Wolverine di James Mangold ha
ufficialmente segnato l’ultima apparizione dell’attore australiano
nei panni del personaggio che gli ha regalato la fama
internazionale e adesso, anche sulla scia dell’acquisizione della
Fox da parte della Disney, ci sarà un nuovo attore – probabilmente
più giovane – che raccoglierà l’eredità di Jackman e andrà ad
interpretare una nuova iterazione di Wolverine nel più ampio
MCU.
Al momento non sappiamo ancora quali
siano i piani dei Marvel Studios in merito all’introduzione dei
mutanti nel loro universo condiviso, ma è chiaro che Wolverine sia
un ruolo che farebbe gola a qualsiasi attore, anche se è evidente
il peso di raccogliere un’eredità alquanto importante come quella
lasciata da
Hugh Jackman.
Adesso, in una recente intervista
con Screen
Rant in occasione della promozione del suo nuovo film Death
of Me,Luke Hemsworth ha rivelato che
amerebbe interpretare il personaggio e che ha iniziato a pensare
alla cosa dopo il suo cameo in Thor:
Ragnarok di Taika Waititi (l’attore ha interpretato uno
dei membri del gruppo di attori che mettono in scena gli eventi di
The Dark World, impersonificando proprio il Dio del
Tuono).
“Mi piacerebbe molto”, ha
spiegato l’attore. “Sono cresciuto con loro. Ho imparato a
disegnare attraverso i fumetti… ho iniziato a copiarli più o meno
dall’età di 10 anni. Spawn era un grande per me. Ho davvero adorato
il personaggio di Todd McFarlane. E poi Batman: avrei sfidato
Robert Pattinson per quei guanti. E poi c’è Wolverine! Lo voglio
dire: “Diamo quella parte ad un altro australiano’. Forse dovrò
farmi crescere un bel po’ di peli sul petto, ma sono assolutamente
pronto per Wolverine.”
Girato nel nord della
Macedonia, HONEYLAND ci fa conoscere la straordinaria
storia di Hatidze una delle ultime donne cacciatrici di api in
Europa che riesce a mantenere il delicato equilibrio con la natura
seguendo una semplice regola d’oro: prendi pure metà del
miele ma lasciane sempre metà per loro… Un film
sorprendente che lascia a bocca aperta per la meravigliosa
narrazione e per la cinematografia. Girato solo in
condizioni di luce naturale e a lume di candela e lampade a
petrolio è un ritratto affascinante di solitudine,
sopravvivenza, dedizione, povertà.
Hatidze vive con l’anziana madre in
un villaggio remoto e abbandonato, privo di strade, elettricità e
acqua corrente. Lei è l’ultima donna di una generazione di
apicoltori. Sembra uscita da una fiaba. Si arrampica per le
montagne su sentieri a picco su alti strapiombi per estrarre il
miele dai favi selvatici. Poi canta alle api e il suo modo di fare
è così naturale che i suoi movimenti sembrano quasi una danza. Il
poco miele che ricava lo rivenderà al mercato di Skopje, dopo
quattro ore di cammino. Un giorno la pacifica esistenza di Hatidze
viene sconvolta dall’arrivo di una chiassosa famiglia nomade con
cento mucche e sette bambini scatenati. Hatidze accetta
ottimisticamente l’idea di avere dei vicini di casa offrendo il suo
affetto e i suoi consigli sull’apicoltura. Ma non ci vorrà molto
prima che Hussein, il patriarca della famiglia nomade, fiuti
l’opportunità e sviluppi interesse per la vendita del proprio
miele. Hussein ha sette giovani bocche da sfamare e nessun pascolo
per il suo bestiame e presto mette da parte i consigli di Hatidze
per una sfrenata caccia al profitto. Questo causa una rottura
nell’ordine naturale e provoca un conflitto insanabile con Hatidze.
L’arrivo di questa famiglia fornisce ad Hatidze una tregua
dall’isolamento e dalla solitudine ma, mette in grave pericolo la
vita delle api e con essa l’unica forma di sostentamento di
Hatidze.
Honeyland, la trama
Lungometraggio di debutto dei
documentaristi Tamara Kotevska e Ljubomir
Stefanov, HONEYLAND è stato girato in tre
anni da una ridotta troupe impegnata in un’intima
collaborazione tra i registi e la protagonista. HONEYLAND è fatto
per il grande schermo, è visivamente ambizioso e guidato da una
narrazione inaspettatamente drammatica e da un sorprendente senso
dell’umorismo. È un ritratto duro e tenero sul delicato equilibrio
tra uomo e natura, uno sguardo su
un modo di vivere che sta rapidamente scomparendo, e un
indimenticabile testamento sulla straordinaria resilienza di una
donna.
Il protocollo di Nagoya – una
convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica – entrato
in vigore alla fine del 1993, ha stabilito le linee guida globali
sull’accesso alle risorse naturali. Il suo obiettivo era la
promozione di una condivisione giusta ed equa dei benefici per
entrambi i fornitori – vale a dire terra, piante, animali e utenti
(ovvero uomini) delle risorse. La diversità genetica, o
biodiversità, consente alle popolazioni di adattarsi ai mutevoli
ambienti e al cambiamento climatico, contribuendo alla
conservazione e alla sostenibilità delle risorse. La “crisi
del miele” in questo film illustra il rischio che comporta ignorare
questi protocolli e sconvolgere il rispetto della biodiversità. La
storia di Hatidze è un microcosmo per un’idea più ampia su quanto
la natura e l’umanità siano strettamente intrecciate e quanto
perderemo se ignoriamo questa connessione fondamentale
Honeyland ha ricevuto due
candidature agli Oscar 2020 come Miglior
Documentario e Miglior Film Internazionale ed è stato inserito
nella cinquina dei finalisti nelle rispettive categorie. Questo
doppio riconoscimento rende “Honeyland” un candidato all’Oscar
rivoluzionario, che testimonia sia la natura sempre più sconfinata
del cinema documentaristico sia della grandezza specifica di questo
film.
Honeyland, il trailer
Questo è il riepilogo delle proiezioni programmate
sinora:
Natalie Portman ha iniziato ad allenarsi in
vista dell’inizio della produzione dell’attesissimo Thor: Love and
Thunder. Fino a poco tempo sembrava che non ci fosse
più spazio per il personaggio di Jane Foster nel MCU. L’abbiamo visto in Thor
e in
Thor: the Dark World, ma dello stesso non c’è stata alcuna
traccia in
Thor: Ragnarok. È stata quindi una sorpresa decisamente
inaspettata l’annuncio del suo ritorno nel quarto capitolo dedicato
alle avventure del Dio del Tuono durante il Comic-Con dello scorso
anno.
Anche se Portman interpreterà lo
stesso personaggio, sappiamo già che la sua Jane questa volta sarà
molto, molto diversa. Il film di
Taika Waititi, infatti, sarà fortemente ispirato
all’acclamata run di Jason Aaron, in cui Jane raccoglie l’eredità
del Figlio di Ordino e si trasforma in Mighty Thor. Dal momento in
cui è stato confermato il suo ritorno in Thor: Love and
Thunder, l’attrice premio Oscar ha sempre parlato
dell’eventuale trasformazione fisica a cui si sarebbe sottoposta
per meglio affrontare la parte.
Adesso Natalie Portman ha rivealto di aver iniziato
ufficialmente ad allenarsi per raggiungere la forma perfetta in
vista dei grandi cambiamenti che riguarderanno il suo personaggio,
che di fatto diventerà a tutti gli effetti un supereroe. Durante
una recente intervista con
Yahoo, a Portman è stato chiesto di parlare di ciò che il film
rappresenterà per la Fase 4 del MCU. Ovviamente l’attrice non ha
potuto rivelare nulla, e ha “sfruttato” la domanda per confermare
che il suo viaggio per diventare un supereroe è ufficialmente
iniziato.
“Non posso dirti nulla. Sono
davvero emozionata. Sto iniziando ad allenarmi per aumentare la
massa muscolare. Se possono esserci tutti questi supereroi
femminili… allora più ce ne sono, meglio è”, ha dichiarato. I
regimi di allenamento che seguono gli attori che interpretano i
supereroi sul grande schermo sono implacabili, ma Natalie Portman sembra essere all’altezza
della sfida che i Marvel Studios le hanno lanciato. In passato
l’attrice è già andata incontro a trasformazioni fisiche per ruoli
specifici, ma forse niente sarà simile a quello che la Casa delle
Idee potrebbe avere in serbo per lei.
Ovviamente, tutto dipenderà anche
dal look che sfoggerà il personaggio nel film. Nei fumetti il
potere del Mjolnir è stato in grado di trasformare Jane anche da un
punto di vista fisico. Tuttavia, nel MCU tali poteri legati al
leggendario martello non sono ancora stati mostrati.
In Thor: Love and Thunder si
parlerà anche della malattia di Jane Foster?
Ad oggi non sappiamo
se Love and
Thunderaffronterà apertamente il tema del
cancro al seno di Jane Foster, come accaduto nei fumetti. Tempo fa,
in merito alla questione, Taika
Waititi aveva dichiarato: “Non lo
sappiamo. Quell’arco narrativo nei fumetti è stato di grande
ispirazione e ha influenzato le prime bozze della sceneggiatura. Ma
alla Marvel, cambiamo sempre tutto.
Potrei dire una cosa adesso, e tra due anni sarebbe completamente
l’opposto, addirittura quella cosa potrebbe non esistere più.
Continuiamo a scrivere anche in fase di
post-produzione.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir
stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con.
L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Netflix ha diffuso le prime immagini
ufficiali di The
Prom, il film musical originale Netflix scritto e
diretto da Ryan Murphy e basato sull’amato musical
di Broadway. Nelle prime immagini il cast composto da
Meryl Streep, James Corden,
Nicole Kidman, Keegan-Michael Key, Andrew Rannells, Ariana
DeBose,
Kerry Washington e Jo Ellen
Pellman.
1 di 8
The Prom, il film
In The Prom
Dee Dee Allen (la tre volte vincitrice del premio Oscar Meryl
Streep) e Barry Glickman (il vincitore del Tony Award® James
Corden) sono star del palcoscenico di New York City alle prese con
una situazione critica: il loro nuovo e costoso spettacolo di
Broadway è un grosso flop che ha improvvisamente distrutto le loro
carriere. Nel frattempo, in una piccola città dell’Indiana, la
studentessa del liceo Emma Nolan (l’esordiente Jo Ellen Pellman)
sta vivendo un dispiacere molto diverso: nonostante il sostegno del
preside del liceo (Keegan-Michael Key), il capo dall’associazione
genitori-insegnanti (Kerry Washington) le ha vietato di partecipare
al ballo di fine anno con la sua ragazza, Alyssa (Ariana DeBose).
Quando Dee Dee e Barry decidono che la difficile situazione di Emma
è la causa perfetta per aiutarli a riabilitare la propria immagine
pubblica, si mettono in viaggio con Angie (la vincitrice del premio
Oscar Nicole Kidman) e Trent (Andrew Rannells), un’altra coppia di
cinici attori in cerca di un’ascesa professionale. Ma il loro
egocentrico attivismo, tipico delle celebrità, gli si ritorce
inaspettatamente contro e i quattro si trovano a capovolgere le
proprie vite mentre si riuniscono per offrire a Emma una notte in
cui può celebrare chi è veramente.
Diretto da Ryan Murphy e interpretato anche da Tracey
Ullman, Kevin Chamberlin, Mary Kay Place, Logan Riley, Nico
Greetham, Sofia Deler e Nathaniel J. Potvin, The
Prom è lo spettacolare adattamento cinematografico e
dal grande cuore del pluripremiato musical di Broadway di
Chad Beguelin, Bob Martin e Matthew Sklar,
candidato ai Tony Award. La sceneggiatura è scritta da Bob Martin e
Chad Beguelin; il film è prodotto da Ryan Murphy, Dori Berinstein,
Bill Damaschke, Alexis Martin Woodall e Adam Anders.
A pochissime ore di distanza
dall’annuncio della
nuova data di uscita del film (che è stato posticipato da
Giugno 2021 a Giugno 2022), la produzione di Jurassic
World: Dominion si arresta nuovamente a causa del
Covid-19. Come rivelato dal regista Colin
Trevorrow via
Twitter, infatti, le riprese dell’atteso blockbuster sono state
interrotte a causa di alcuni falsi positivi ai tamponi per il
Coronavirus effettuati sul set.
Il regista ha condiviso la foto
dell’animatronici di un Listrosauro che indossa una mascherina e
nella didascalia che ha accompagnato l’immagine ha scritto: “Mi
sono svegliato con la notizia di alcuni test per il Coronavirus
positivi sul set di Jurassic World: Dominion. Sono tutti risultati
negativi poco dopo, ma a causa dei protocolli di sicurezza andremo
in pausa per due settimane. Torneremo presto.”
Come rivelato ieri, mancano soltanto
tre settimane alla fine delle riprese. Trattandosi di falsi
positivi, è probabile che la produzione riesca a ripartire anche
prima di due settimane. Orientativamente, le riprese dovrebbero
concludersi nelle prime settimane di Novembre. Ricordiamo che la
Universal Pictures ha investito circa 5 milioni per la gestione dei
protocolli di sicurezza in vista delle riprese del film, e da
quando la produzione è ripartita (lo scorso Luglio) non c’era stato
nessun intoppo o rallentamento.
Jurassic
World: Dominion vedrà sia Chris
Pratt che Bryce
Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a
loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella
Pineda, Jake Johnson e Omar
Sy. Laura
Dern e Sam
Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che
avevano in Jurassic
Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan
Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta
nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe
originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff
Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic
World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta
in Jurassic World:
Il Regno Distrutto.
Ryan Reynolds ha spiegato da dove nasce
l’esigenza di continuare a prendersi gioco della sua esperienza in
Lanterna Verde, il cinecomic del 2011 in cui
l’attore canadese ha interpretato proprio Hal Jordan. Dopo l’uscita
di
X-Men le origini: Wolverine, in cui ha interpretato per la
prima volta Wade Wilson, Reynolds ha provato nuovamente a farsi
strada nel mondo dei supereroi interpretando il protagonista nel
cinecomic DC diretto da Martin Campbell. Sfortunatamente, anche in
quel caso la critica e il pubblico non sono stati dalla sua
parte.
In una recente intervista con
ComicBook in occasione della promozione di Free
Guy – Eroe per gioco,Ryan Reynoldsha
spiegato che il suo prendersi gioco di Lanterna Verde e del flop
del film nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante non
prendersi mai troppo sul serio e di guardare alla propria carriera
sempre con un certo distacco, in modo da essere in grado di
accettare anche progetti che non sono stati accolti come si
sperava.
“L’ho scritto nella
sceneggiatura di Deadpool. Penso che il mio personaggio dica
qualcosa del tipo: ‘Per favore, non rendere questo costume verde o
animato’, quando viene spinto nella fabbrica dei supereroi o
qualcosa del genere. E ho notato che mi faceva sentire bene fare
luce su quell’esperienza per un secondo. Quindi non lo so… è solo
qualcosa che ho sempre fatto. La cosa più importante che mi sia mai
successa durante la mia carriera è ridere sempre di me stesso. E
c’è un sacco su cui ridere… Ognuno fa i conti con questo genere di
cose. La notte vai a dormire e pensi: ‘Questa cosa che ho fatto è
stata veramente orribile, sciocca o ridicola”. Penso si possa
provare tutto ciò per tante cose.”, ha dichiarato
l’attore.
Da quando Reynolds è riuscito a
“riscattarsi” grazie ai due film standalone dedicati a
Deadpool, è diventato ancora più esplicito quando si è
trattato di ridere di se stesso e dei suoi fallimenti; essendo
Hollywood un’industria carica di pressioni, una mentalità del
genere è forse necessaria per far fronte ai fallimenti nel migliore
dei modi.
In un mondo in piena pandemia è una
scelta saggia distribuire in sala, unico blockbuster dei prossimi
mesi, un disaster movie che racconta la distruzione della Terra e
la lotta dell’umanità per la sopravvivenza? Greenland
arriva al cinema e nel volto del suo atipico eroe protagonista,
Gerard Butler, racconta i motivi per cui è a
tutti gli effetti un film adatto ai tempi.
La storia è quella di Jeff,
interpretato da Gerard Butler, un costruttore di grattacieli
che ha dei problemi coniugali. Nel giorno del compleanno del
figlio, torna a casa dalla moglie che lo accoglie con freddezza.
Intanto l’attenzione del Mondo è concentrata su un evento
astronomico senza precedenti: un asteroide soprannominato Clarke,
sta per passare molto vicino alla Terra, tanto da essere visibile a
occhio nudo. Purtroppo durante il passaggio la comete si frantumerà
in mille pezzi con conseguenze catastrofiche sulla superficie
dell’intero pianeta. Diverse città di tutto il mondo saranno
infatti rase al suolo. L’impatto di un enorme frammento di roccia
provocherà morte e distruzione, destabilizzando interi paesi dal
punto di vista politico, sociale ed economico. Proprio quando si
sparge tramite i TG la notizia che i frammenti colpiranno la Terra,
Jeff riceve una telefonata; il Governo degli Stati Uniti lo ha
scelto, insieme alla sua famiglia, come parte dell’1% della
popolazione statunitense che merita di essere salvata, perché
importante, nel mondo di dopo, per la ricostruzione. Jeff farà
quindi tutto ciò che è in suo potere per proteggere e portare in
salvo la moglie e il figlio (Morena
Baccarin e Roger Dale Floyd), in un
mondo completamente in preda al panico.
Greenland, il disaster movie anti-spettacolo
Ric Roman Waugh
sceglie di raccontare un disaster movie che rinuncia parzialmente
alle meraviglie visive del genere per concentrarsi sui sentimenti.
Perché se da una parte si concede lo spazio per esplosioni e
crolli, non è certo questo quello che gli interessa. In Greenland,
l’attenzione è tutta rivolta verso il primo piano di Butler, che
riesce a rappresentare con un buon grado di credibilità un padre e
marito completamente devoto alla famiglia, che sconta il senso di
colpa di un errore (lo scopriremo nel film) e che farà di tutto per
salvare la sua famiglia.
Waugh non si mette di certo al posto
dei registi celebri per i loro disaster movie, da Emmerich
a Bay, il regista di Greenland
ha chiaramente presente il lavoro di tutti coloro che lo hanno
preceduto, ma schiva e scansa qualsiasi paragone, proprio perché si
concentra sull’umanità. Da quella che entra nel caos e diventa
“cattiva” a causa della paura, a quella che invece lotta per
rimanere unita e per sopravvivere, senza però cadere nello
sconforto e nella brutalità (come quella protagonista,
ovviamente).
Greenland
rientra nell’ossimorica definizione di disaster movie
intimista, che sembra anche essere l’unica definizione possibile
per un film di questo genere in tempo di pandemia. Quando il mondo
si avvia verso la fine e la distruzione, l’unica cosa che conta
sono gli affetti, la famiglia, il rimanere uniti e combattere
insieme. Un messaggio chiaro, elementare, che conferisce un po’ di
senso in più ad un film che altrimenti avrebbe soltanto replicato
uno schema visto e rivisto.
Sarà disponibile su TimVision a
partire dall’8 ottore Mrs. America, la nuova serie
prodotta da FX che si avvale di un cast stellare, guidato dalla due
volte premio Oscar Cate Blanchett, e che racconta una pagina
della storia americana in cui le donne trovarono la propria voce
anche contro se stesse, le rappresentati del partito democratico
che invece sostenevano e sponsorizzavano la donna madre e moglie a
totale servizio del proprio marito.
La storia è quella di Phyllis
Schlafly (Blanchett),
una repubblicana dura e pura che arruola un esercito di madri
casalinghe che non ne vogliono proprio sapere di essere equiparate
ai propri mariti, tutti ricchi e con lavori rassicuranti e ben
pagati. Di fronte a Schlafly si stagliano delle figure leggendarie
del femminismo: Gloria Steinman (Rose Byrne),
Shirley Chisholm (Uzo Aduba, la prima donna di
colore a essere eletta al congresso), Betty Friedan (Tracey
Ullman), Bella Abzug (Margo Martindale),
Jill Ruckelshaus (Elizabeth
Banks), ovvero coloro che hanno combattuto per dieci
anni affinché 38 degli stati dell’unione ratificassero
l’ERA, ovvero l’Equal Rights Amendment.
Mrs. America, che vuol dire essere donna?
Questo il cuore della trama di
Mrs. America e questo il punto di partenza da cui
parte la lotta della conservatrice Phyllis. Nonostante sia a tutti
gli effetti un villain, un personaggio manipolatore e negativo, che
porta avanti un ideale di donna limitante e superato, il
personaggio della Blanchett dimostra a tutti gli effetti cosa è
capace di fare una donna che si pone un obbiettivo e lo porta
avanti con caparbietà.
Nell’intimità della sua casa,
Schlafly tiene testa al marito, nel suo circolo di amiche manipola
e sottomette mentalmente le sue adepte. Insomma esercita un tipo di
subdolo potere che riesce perfettamente ad identificarsi con il
suprematismo (bianco) maschile nella società.
In contrapposizione a lei ci
vengono invece mostrate donne libere, con una vita più complicata
ma non di certo più complesse, perché se c’è un pregio
indiscutibile in Mrs. America è proprio l’articolazione dei
personaggi femminili raccontati, siano essi progressisti e liberali
o siano essi conservatori e, ad oggi, completamente fuori dal
tempo.
È interessante l’approccio con cui
l’ideatrice, la canadese Dahvi Waller, e i registi
dei primi due episodi, Anna Boden e Ryan Fleck
(Captain Marvel), hanno scelto di
mettere in gioco le parti in conflitto. Non uomini contro donne e
quindi non lotta dei sessi spiattellata in prima pagina, ma donne
contro donne, il che, concettualmente, offre anche un terreno più
imparziale sul cui giocarsi questa battaglia ideologica e di
approccio all’essere donna.
Aggirata la battaglia dei sessi, la lotta è ideologica
Un adagio comune
generalmente condiviso dice che “le donne sono le peggiori nemiche
delle donne”, forse perché tra donne si conoscono bene i propri
punti deboli e si ha non solo la capacità chirurgica di andarli a
punzecchiare, ma anche la forza, fisica ed emotiva, per sopportare
quelle stilettate. Ebbene, Mrs. America mette
donne contro donne e proprio per questo racconta una battaglia
ideologica e non dei sessi, concetto che è sicuramente più
interessante e godibile, rispetto ad una divisione “maschi vs
femmine” che è fin troppo stereotipata e passata.
Così come sono le migliori a
mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda, le donne sono anche una
forza inarrestabile quando fanno squadra, come qualsiasi gruppo di
persone mosso da una forte ideologia e un comune senso della
giustizia.
Mrs. America
mostra un cammino che ancora oggi non è concluso, lo fa in un
pacchetto di grande pregio, avvalendosi di talenti scintillanti, di
costumi e design di grande raffinatezza e di una scrittura messa al
servizio della storia con arguzia ed originalità.
Linea d’Ombra Festival
2020, XXV edizione, dal 24 al 31 ottobre, oltre 100 opere
cinematografiche in concorso, scelte tra 7800 film iscritti,
provenienti da 40 paesi. Sarà un festival ibrido, una parte in
streaming, ma soprattutto con un programma dal vivo, tre location
che si connettono in maniera profonda con il territorio. A partire
dalla Sala Pier Paolo Pasolini, luogo che il
festival ha voluto fortemente inaugurare nel 2016 e non ha più
lasciato, che oltre alle proiezioni “tradizionali” sarà quest’anno
sede del programma di Virtual Reality. A questa si affiancano la
Casa del Combattente, dove ha sede la
Fondazione Menna – Centro Studi d’Arte
Contemporanea, e Il Giardino della
Minerva, quest’ultima location di un progetto che unirà
formazione culturale e promozione del territorio. Il programma live
seguirà rigorosamente le procedure anti Covid previste dalla
Regione Campania, permettendo così al pubblico di poter partecipare
in totale sicurezza.
Tutte azioni pensate e pianificate
per superare la “Crisi”, tema centrale di
quest’anno, scelta ben spiegata dai direttori artistici
Giuseppe D’Antonio e Boris
Sollazzo. Crisi ovvero «separazione, scelta giudizio,
ma il termine può essere inteso anche come un “accadere
rivelatore”, un’apertura, un varco verso qualcosa di cui ancora
ignoriamo i contorni. Di fronte a questo spazio insondato si rende
necessario operare delle scelte».
Era importante dare a questo
concetto la giusta forma, forse anche più d’una. Ci ha pensato, e
lo spiega bene, Roberto Policastro, art director
dell’agenzia di comunicazione DoppiaVu Design e del Napoli Comicon,
che ha usato in questo caso un “testimonial” d’eccezione.
«Un’icona fortemente
rappresentativa, il David di Michelangelo, che
incarna la cultura italiana, campeggia come significante. Un
simbolo spaccato e rimesso insieme con la tecnica del Kintsugi,
pratica giapponese che grazie all’uso dell’oro ripara oggetti in
ceramica. Il tutto mescolato in un “buzz” visivo e guidato da un
segno speculare della parola CRISI».
Il festival quest’anno sarà un
laboratorio di (ri)costruzione di un modello
culturale. «Il format festival diventerà non solo
recettore d’opere, ma anche elemento attivo di costruzione di
narrazione. Le crisi si superano rilanciando, unendosi e diventando
comunità, rompendo schemi», spiegano D’Antonio e
Sollazzo.
La XXV edizione di Linea d’Ombra
Festival è promossa e organizzata dall’Associazione
SalernoInFestival. L’iniziativa è realizzata con il contributo
della Regione Campania “L.R. 30/2016 Piano Cinema 2020” e del
Comune di Salerno e con il contributo e il patrocinio della
Direzione generale Cinema e audiovisivo – Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e per il Turismo. Partner dell’evento Nexsoft e
Banca Campania Centro. Sponsor sostenitore La Doria.
Celebre commedia del 2009, il film
La verità è
che non gli piaci abbastanza è diretto da
Ken Kwapis, già autore di film come 4 amiche e
un paio di jeans e Qualcosa di
straordinario. Il titolo in questione è basato
sull’omonimo romanzo scritto da Greg Behrendt e Liz
Tuccillo, divenuto un vero e proprio best seller al
momento della sua pubblicazione. Vera fonte di attrattiva, oltre
alla brillante storia narrata, è il cast che dà vita ai personaggi
protagonisti. Questo si compone infatti di alcuni tra i più celebri
attori di Hollywood degli ultimi anni, tra cui alcuni premi
Oscar.
Il film, che si divide in episodi
accomunati dalle problematiche sentimentali dei vari protagonisti,
ha ottenuto un grande successo di pubblico. Gli appassionati del
libro, come anche i fan degli attori, si sono infatti riversati in
massa a vedere il film. In breve, questo si è così affermato come
una delle commedie di maggior successo dell’anno. A fronte di un
budget di 40 milioni di dollari, il film è infatti riuscito ad
incassarne oltre 178 in tutto il mondo. Tale traguardo è arrivato
nonostante un parere della critica non particolarmente entusiasta,
che indicava la scarsa attenzione dedicata ai personaggi come
principale pecca.
A distanza di più di un decennio il
film continua ad essere nominato come uno dei maggiori esempi di
pellicola sentimentale tratta da un libro, inserendosi in un’ampia
categoria di opere simili. Numerose sono le curiosità circa le
origini della storia qui narrata, come anche quelle relative al
cast di attori scelti per i personaggi principali. Di seguito si
potranno ritrovare tutti i principali fatti da sapere per conoscere
a fondo il film, come anche dove è possibile ritrovarlo e vederlo
in streaming.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: la trama del film
Il film segue le vicende di un
variegato gruppo di persone alle prese con le loro complicate
relazioni amorose. La prima di queste è Gigi, la quale è convinta
che gli uomini agiscano secondo logiche talvolta incomprensibili.
Ciò sembra trovare conferma nel momento in cui il ragazzo con cui
si stava frequentando smette di scriverle o chiamarla. Allo stesso
tempo, un’altra coppia, formata da Neil e Beth inizia ad avere i
primi grandi problemi dopo anni di relazione. Lei vorrebbe infatti
convolare a nozze, ma lui non sembra convinto di volersi prendere
questo impegno. Ciò porterà ovviamente ad una crisi dai risvolti
inaspettati.
Come loro anche Janine, migliore
amica di Gigi, e Ben, migliore amico di Neil, sembrano giunti al
capolinea. La crisi tra di loro è però dovuta ad un elemento
esterno, rappresentato dalla seducente maestra di yoga di nome
Anna. Le loro storie, che scorrono in modo parallelo, finiranno per
intrecciarsi in una serie di equivoci, adulteri, abbandoni,
confessioni e pentimenti. Ognuno di loro sarà così chiamato a
destreggiarsi tra quel complesso sentimento chiamato amore,
sperimentando tutte le sfumature che questo può avere.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: il film e il libro
Prima di scrivere il libro da cui è
tratto il film, Behrendt e Tuccillo erano già stati gli
sceneggiatori della celebre serie Sex and the City. Questa
allo stesso modo esplorava le tematiche intorno all’amore e i suoi
mille problemi. In particolare, ad aver ispirato la trama di La
verità è che non gli piaci abbastanza, è stato l’episodio
Il silenzio è d’oro, quarto della sesta e ultima stagione.
All’interno di questo, ognuna delle protagoniste si ritrova a
vivere una serie di conflitti con i rispettivi partner, arrivando
nel più dei casi ad una rottura di coppia. Queste dinamiche sono
poi state dunque riprese e ampliate dai due sceneggiatori nel loro
libro, divenuto in poco tempo un best seller. Lo stesso titolo
inglese, He’s Just Not That Into You, è ispirato ad una
delle battute pronunciate nella puntata.
Il libro è anche definito come
“self-help”. Il proposito di questa categoria è di parlare
direttamente al lettore, offrendo consigli su questioni inerenti
alla sfera personale e che possono portare ad una più completa
autorealizzazione del sé. All’interno di questo, infatti, i due
autori offrono una serie di esempi e consigli per quelle donne
incastrate in relazioni senza futuro, suggerendo che se la persona
con cui ci si frequenta non è disposta a mettersi in gioco nella
coppia, forse è perché non gli piaci abbastanza. Nell’adattare il
libro in film, però, si è reso necessario costruire una storia più
coesa secondo i canoni cinematografici. Questo ha portato
all’elaborazione dei personaggi, dei loro problemi e dei loro
intrecci.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: il cast del film
Per assicurarsi il successo del
film, i produttori hanno deciso di radunare una squadra di popolari
attori di Hollywood, assicurandosi che questi avessero anche già
recitato in film di questo genere prima. Ad interpretare il
personaggio di Gigi, particolarmente ricorrente nel film, è infatti
l’attrice Ginnifer
Goodwin. Questa è nota in particolare per aver dato
volto a Biancaneve nella serie C’era una volta. A
interpretare la coppia formata da Neil e Beth sono invece
rispettivamente i noti Ben
Affleck e Jennifer
Aniston, qui alla loro prima collaborazione. Bradley
Cooper e Jennifer
Connelly sono invece Ben e Janine. Cooper condivide
poi diverse scene con Scarlett
Johansson, la quale interpreta Anna. I due si
sarebbero poi ritrovati grazie al film Avengers: Infinity War. Nel film
è poi presente l’attrice Drew
Barrymore nel ruolo di Mary.
La verità è che non gli piaci
abbastanza: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. John Rambo è
infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play,
Apple iTunes, Amazon Prime Video, Tim Vision e Netflix. In base alla piattaforma scelta,
sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile
fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre in programma in televisione per
mercoledì 7 ottobre alle
ore 23:45 sul canale Rai
Movie.
Officine UBU è lieta di rilasciare
una clip esclusiva di Imprevisti
Digitali (Effacer L’historique / Delete History)
che, dopo il trionfo alla 70esima edizione della Berlinale, dove si
è aggiudicato l’Orso d’Argento, arriva dal 15 ottobre al cinema. Il
film è diretto dalla consolidata coppia di registi Benoît Delépine
e Gustave Kervern che raccontano, con il loro stile libero e
dissacrante, le disavventure di tre vicini di casa le cui vite
vengono stravolte a causa della loro inettitudine nel rapportarsi
con le nuove tecnologie.
Imprevisti
Digitali è una commedia sociale dolce-amara,
parzialmente ispirata al Movimento dei Gilet Gialli, che mette a
fuoco in modo ironico e pungente alcune delle assurdità che
caratterizzano la deriva digitale della società moderna, ormai
globalizzata e intangibile.
Tre vicini di casa in un sobborgo
francese si ritrovano coinvolti in una serie di imprevisti causati
dalla loro inettitudine nel rapportarsi alle nuove tecnologie.
Marie ha paura di perdere il rispetto di suo figlio a causa di un
sex tape finito online, Bertrand s’invaghisce della voce di una
centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyber bullismo e
Christine, che ha perso il marito a causa della sua dipendenza
dalle serie tv, è disposta a tutto per far aumentare la sua
valutazione come autista privato. I tre si lanceranno così in una
battaglia contro i giganti di internet. Una battaglia ben al di
fuori della loro portata… forse.
Imprevisti
Digitali arriverà al cinema distribuito da Officine
UBU da giovedì 15 ottobre.
Bansky – L’arte della Ribellione rivela la
storia di Banksy, dalle origini in una sottocultura criminale fino
alla sua ascesa come leader di un movimento artistico
rivoluzionario.
In Bansky – L’arte della Ribellione Banksy
nasce come artista nella scena underground di Bristol, in
Inghilterra, e le sue prime opere di graffiti e street art
risalgono al 1990. La sua arte politicizzata, i suoi epigrammi
sovversivi e le sue audaci incursioni hanno oltraggiato
l’establishment e creato un nuovo movimento rivoluzionario. I suoi
lavori sono divenuti vere e proprie icone del contemporaneo e
Banksy è ad oggi lo street artist più famoso e controverso al
mondo. Il potere abusato, la povertà, i fondamentalismi politici e
religiosi, l’alienazione, la guerra, la violenza e il capitalismo
sono al centro delle sue opere. Per la prima volta viene
raccontata la storia completa della carriera di Banksy: dai primi
lavori come giovane artista underground fino a diventare l’artista
più famoso del ventunesimo secolo, nonostante la sua identità sia
ancora avvolta nel mistero. Ispirato dai graffiti della New York
degli anni ’70, Banksy trasforma il movimento della Street Art in
forma d’arte mainstream mettendo insieme un impero multimilionario
e modificando la concezione stessa dell’arte.
Distribuito
da ADLER ENTERTAINMENT
il 26, 27 e 28
OTTOBRE AL CINEMA
Ecco il teaser trailer di
Freaks Out, l’ambizioso secondo film di
Gabriele Mainetti. Da un soggetto originale
di Nicola Guaglianone e una sceneggiatura
scritta a quattro mani dallo stesso Guaglianone con Gabriele
Mainetti, sarà di nuovo Roma la cornice che accoglierà i
protagonisti di questa storia. A firmare le musiche ancora una
volta Michele Braga con Gabriele
Mainetti.
Nel cast Aurora
Giovinazzo,
Claudio Santamaria,
Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, con la
partecipazione di Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta,
Franz Rogowski. Le riprese si svolgeranno a Roma
e in Calabria per 12 settimane.
Freaks Out è
prodotto da Lucky
Red e Goon
Films con Rai Cinema, in
coproduzione con Gapfinders (Belgio).
La trama di Freaks
Out
Matilde, Cencio, Fulvio e Mario
sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale
travolge Roma. Siamo nel ‘43, nel pieno del conflitto, e la città
eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e
loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di
fuga per tutti loro oltre oceano. I nostri quattro protagonisti
sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto,
senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale
e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede
libero” in una città in guerra.
Netflix dopo
le prime immagini del personaggio di Geralt di Rivia
(Henry Cavill), oggi ha diffuso nuove foto di Ciri (Freya Allan) e
Yennefer (Anya Chalotra) della seconda stagione di The
Witcher, attualmente in produzione in UK.
Si uniranno al cast per la seconda
stagione di The
WitcherYasen Atour (Young
Wallander) che interpreterà Coen, Agnes Bjorn
(Monster) nel ruolo di Vereena, Paul
Bullion (Peaky Blinders) che interpreterà
Lambert, Thue Ersted Rasmussen (Fast and
Furious 9) nel ruolo di Eskel, Aisha Fabienne
Ross (The Danish Girl) nel ruolo di Lydia,
Kristofer Hivju (Il Trono di
Spade) che interpreterà Nivellen e Mecia
Simson, nel ruolo di Francesca.
La serie sarà diretta da
Stephen Surjik (The Umbrella Academy) per gli
episodi 02×01 e 02×02, Sarah O’Gorman
(Cursed) per gli episodi 02×03 e 02×04, Ed
Bazalgette (The Last Kingdom) per gli episodi 02×05 e
02×08 e Geeta V. Patel (Meet The Patels)
per gli episodi 02×06 e 02×07.
Riconfermati inoltre nei propri
ruoli MyAnna Buring (Kill List) Tissaia,
Tom Canton (Good Karma Hospital)
Filavandrel, Lilly Cooper (Peterloo)
Murta, Jeremy Crawford (Titans) Yarpin
Zigrin, Eamon Farren (Twin Peaks) Cahir,
Mahesh Jadu (Marco Polo) Vilgefortz,
Terence Maynard (Maledetto) Artorius,
Lars Mikkelson (House of Cards)
Stregobor, Mimi Ndiweni (Black Earth
Rising)Fringilla Vigo, Royce Pierreson
(Judy) Istredd, Wilson Radjou-Pujalte
(Hunter Street)Dara, Anna
Shaffer(Harry Potter)Triss Merigold,
Therica Wilson Read (Young Wallander)
Sabrina.
La showrunner e produttrice
esecutive di The
Witcher, Lauren Schmidt Hissrich, ha dichiarato:
«Anche per la seconda stagione è stato mantenuto un altissimo
livello artistico del cast. Sophie Holland e il suo team hanno
nuovamente selezionato i migliori attori per incarnare questi
personaggi, siamo entusiasti di vedere queste nuove storie prendere
vita sotto la direzione di registi tanto affermati.»