Un enorme spoiler sulla trama di
Star
Wars – L’Ascesa di Skywalker è stato rivelato
grazie ad una nuova clip tratta dal film di J.J.
Abrams. La clip ha come protagonista il personaggio di
Kylo Ren interpretato da Adam
Driver.
ATTENZIONE: SEGUONO
SPOILER!
L’ultima clip di Star
Wars – L’Ascesa di Skywalker ci mostra Kylo Ren che
arriva su un oscuro pianeta che sembra ospitare il nascondiglio
dell’Imperatore Palpatine. Ben Solo brandise la spada laser e Darth
Sidious rivela al ragazzo di essere l’artefice dietro le voci nella
sua testa che lo hanno sempre tormentato, mentre lo sentiamo
assumere prima l’identità del Leader Supremo Snoke e poi quella di
Darth Vader.
Ciò conferma che il Leader Supremo
Snoke non era altri che Palpatine e che la forza oscura generata
dall’elmo distrutto di Darth Vader ne Il Risveglio della
Forza non era Anakin Skywalker ma bensì il malvagio Sith che
anni prima aveva portato il nonno di Kylo al Lato Oscuro della
Forza.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nei cinema a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia
Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie
Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il
Risveglio della Forza.“Tutti noi amiamo
disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams
– Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli
Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra
attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica.
Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo
trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia
in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato
insieme per Episodio VII.”
Apprezzata attrice hollywoodiana,
Naomi Watts si è costruita una fama grazie alla
sua partecipazione ad alcuni remake di successo, prendendo poi
parte a film che le hanno permesso di esprimere tutto il suo
potenziale. Tra le più apprezzate della sua generazione, la Watts
ha saputo reinventarsi attraverso ruoli completamente differenti
l’uno dall’altro. Ancora oggi l’attrice è indicata come una delle
migliori della sua generazione.
Ecco 10 cose che non sai di
Naomi Watts.
Naomi Watts: i suoi film
1. Ha recitato in film molto
famosi. L’attrice esordisce al cinema nel 1991 con il film
Flirting, e negli anni seguenti prende parte a pellicole
come Matinee (1993), Tank Girl (1995) e
Padrona del suo destino (1998). Raggiunge una prima
notorietà quando il regista David Lynch la sceglie
per il ruolo di protagonista nel film Mulholland Drive
(2001), e con The Ring (2002) e 21 grammi (2003)
consacra la sua fama. Negli anni prende così parte a film
particolarmente celebri come King Kong (2005), Il velo
dipinto (2006), La promessa dell’assassino
(2007), Funny Games (2007), Incontrerai l’uomo
dei tuoi sogni (2010), J. Edgar (2011),
The
Impossible (2012), Comic Movie (2013), Two Mothers
(2013), Birdman
(2014), Giovani si
diventa (2014), St. Vincent
(2014), La foresta dei
sogni (2015), The Divergent Series:
Insurgent (2015), The Divergent Series:
Allegiant (2016), Il libro di Henry
(2017), Ophelia (2018), e Luce
(2019).
2. È celebre anche per i
suoi ruoli televisivi. Nel 1991 l’attrice intraprende
anche la sua carriera televisiva recitando nella serie Home and
Away. La Watts prende poi parte alla serie
Sleepwakers (1997-1998) e ai film TV Inferno a Grand
Island (1996), Il Natale più bello della mia vita
(1998) e Mulholland Dr. (1999). Nel 2017 recita nella
serie Gypsy e nello stesso anno ricopre il ruolo
di Janey-E Jones nella serie Twin Peaks: il ritorno
(2017). Nel 2019 è invece tra le protagoniste della serie The
Loudest Voice, dove recita accanto all’attore Russell
Crowe.
3. Si è distinta come
produttrice. Nel corso degli anni l’attrice ha ricoperto
anche il ruolo di produttrice, in particolare per i film Il
velo dipinto, Funny Games e Two Mothers.
L’attrice ha inoltre prodotto la serie Gypsy.
Naomi Watts è su Instagram
4. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram, dove ha un proprio profilo personale seguito da 1,2
milioni di persone. All’interno di questo la Watts è solita
condividere fotografie realizzate in momenti di svago, in compagnia
di amici o colleghi, ma non mancano anche immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete.
Naomi Watts e Liev Schreiber
5. Ha avuto una lunga
relazione sentimentale con l’attore. I due attori si erano
incontrati per la prima volta al gala annuale sui costumi al
Metropolitan Museum of Art nel 2005. Dopo essere rimasti in
contatto, i due si sono poi rincontrati, ufficializzando la loro
relazione. La coppia ha poi avuto due figli, rispettivamente nel
2007 e nel 2008. Nel 2016, dopo undici anni di relazione, i due si
separano, rimanendo in ottimi rapporti e continuando a crescere
insieme i loro figli.
Naomi Watts e Heath Ledger
6. È stata fidanzata con
l’attore. Dal 2002 al 2004 l’attrice ha avuto una
relazione con l’attore Heath Ledger. Nonostante il
loro rapporto sia durato poco, la Watts ha affermato di ricordare
con grande affetto la sua storia d’amore con l’attore, poi
tragicamente scomparso nel 2008.
Naomi Watts in The Ring
7. È stata protagonista del
remake del film horror. Tra i ruoli che hanno reso celebre
l’attrice vi è quello di Rachel Keller, del film horror The
Ring, remake dell’originale giapponese. Il film ha ottenuto
ottimi riscontri di pubblico, divenendo uno dei film horror più
famosi del genere, e permettendo all’attrice di conquistare grande
popolarità.
Naomi Watts in King Kong
8. Ha avuto un incidente sul
set. Durante le riprese del film diretto da Peter
Jackson, l’attrice cadde da un’elevata altezza dentro ad
un fosso, spaventando l’intero cast e la troupe. Fortunatamente la
Watts non ha riportato ferite, ringraziando per ciò le sue
conoscenze di yoga.
Naomi Watts in Twin Peaks
9. Non ha avuto un proprio
copione della serie. L’attrice, che ha preso parte alla
terza stagione di Twin Peaks, ha affermato che il livello
di segretezza riguardo la trama era tale da non aver ricevuto un
proprio copione, ma dovendosi invece presentare a casa del regista
David Lynch per poter leggere le proprie
battute.
Naomi Watts età e altezza
10. Naomi Watts è nata a
Shoreham, in Inghilterra, il 28 settembre 1968. L’attrice
è alta complessivamente 164 centimetri.
Shazam 2
è ufficiale! La Warner Bros. ha infatti annunciato la data di
uscita del sequel del cinecomic DC con protagonista Zachary
Levi, che arriverà nelle sale americane il 1 aprile
2022!
Al momento Shazam
2 non sembra avere concorrenti diretti nella data
scelta dalla major per la release: c’è da dire, però, che il film
arriverà al cinema una settimana prima del sequel di Spider-Man:
Un Nuovo Universo e di un misterioso film evento
targato Universal che farà il suo debutto l’8 aprile 2022.
Lo scorso aprile abbiamo appreso
che sarà Henry Gayden ad occuparsi ancora una
volta della sceneggiatura del sequel, con David F.
Sandberg (Annabelle 2: Creation) pronto a tornare dietro
la macchina da presa. Le riprese del sequel dovrebbero partire
all’inizio del 2020.
Shazam! è
uscito nelle sale lo scorso 3 aprile. Nel
cast Zachary Levi, Asher Angel, Mark Strong, Jack
Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian Chen, Jovan Armand,
Cooper Andrews, Marta Milans e Djimon
Hounsou.
La sinossi: Abbiamo tutti un
supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo
fuori. Nel caso di Billy Batson, basterà gridare una sola parola –
SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni si trasformi
nel Supereroe per gentile concessione di un antico mago. Ancora
bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella
versione adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente
farebbe con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X?
Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue
capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà
padroneggiare rapidamente questi poteri per combattere le forze
mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus
Sivana.
Un progetto lungo quattro anni e
finalmente in sala, a partire dal 19 dicembre, ma desiderato da una
vita. Matteo Garrone ha presentato alla stampa
romana il suo Pinocchio,
ennesima rivisitazione della fiaba di Collodi ma vero e proprio
sogno realizzato per il premiato regista di
Dogman che, affidandosi agli spettatori,
regala ai suo fan la sua ultima opera.
“Il pubblico dirà se ne è valsa
la pena realizzare questo sogno. Siamo convinti di aver fatto del
nostro meglio – spiega Garrone, in conferenza stampa – Ho
disegnato questa storia a sei anni e Pinocchio mi accompagna da
allora. Come registra era difficile resistere alla tentazione, ho
avuto la fortuna di avere dei compagni di viaggio straordinari. Mi
hanno aiutato a fare un film con una sua leggerezza e
ironia.”
Il regista, noto per il tono
fiabesco con cui affronta anche la realtà più cruda
(Reality) si era già spinto nel campo
della propto-fiaba, ma non aveva mai toccato così da vicino il
genere: “Ho iniziato con ‘Il racconto dei racconti’ a esplorare
un territorio magico, ma questo film ha una storia a sé per il
legame che ho con il libro di Collodi. Sono felice e riconosco ogni
fotogramma di questo film come un mio film. Ho cercato di fare
un’opera popolare, che potesse arrivare a tutti come fa il
capolavoro da cui è tratto. Questo è stato il grande sforzo che
abbiamo fatto, volevamo far riscoprire questo grande classico tanto
vivo nell’immaginario collettivo in ognuno di noi.”
Come la sua storia ci insegna,
Matteo Garrone non è mai troppo lontano dalle
suggestioni pittoriche che lo affascinano: “Sono partito dalle
origini di Pinocchio, dai disegni di Enrico Mazzanti che è stato il
primo illustratore. Quei disegni li sono stati i punto di partenza.
Ho messo nella fotografia e nel paesaggio la pittura dei
Macchiaioli, ma anche tanto del Pinocchio di Comencini. Ci sono
anche degli aspetti di Tim Burton che è un regista che ammiro
tanto, anche se quelli verso di lui non erano omaggi premeditati.
Volevamo sorprendere e incantare il pubblico, su questo aspetto
devo ringraziare Massimo Ceccherini che oltre per la Volpe mi ha
aiutato tantissimo anche nel rendere più comiche altre situazioni
con il resto dei personaggi.”
Sulla lettura che invece ha dato
alla storia classica, Matteo Garrone si tiene
stretto a quelli che sono i legami naturali più autentici e
primordiali: “La chiave di lettura più spontanea è che siamo di
fronte alla storia d’amore tra un padre a un figlio. I gesti e gli
sforzi che fa per ritrovarlo sono un potentissimo atto d’amore,
così come il bambino che comprende la forza della redenzione e
dell’amore per il padre. Se vogliamo andare più in profondità è
anche una storia universale perché racconta il cedere di un bambino
verso le tentazioni, credo tutti lo abbiamo provato qualche volta e
tutti ci possiamo riconoscere in Pinocchio.”
Oltre al citato
Massimo Ceccherini, che, oltre a co-firmare con
Garrone la sceneggiatura, nel film interpreta la Volpe al fianco di
Rocco Papaleo-il Gatto, il cast è impreziosito da
Robert Benigni che, dopo la sua personale
incursione nella fiaba di Pinocchio, ora interpreta Geppetto, e da
Gigi Proietti, nei panni di Mangiafuoco.
L’attore premio Oscar da sempre
legato al racconto di Collodi, ha detto: “Pinocchio è la nostra
storia, è come il sole ed è davanti a noi ogni giorno. All’interno
ci sono tutti gli insegnamenti di vita che si possono immaginare.
In questo film c’è la bellissima storia d’amore del padre per il
figlio, se ci pensate Geppetto è il padre più famoso del mondo al
pari di San Giuseppe ed entrambi sono falegnami. Sono due padri
adottivi di figli che risorgono, il racconto è quasi evangelico.
Garrone, che considero uno dei più grandi registi di tutti i tempi,
riesce davvero a rendere le sue immagini sullo schermo come un
quadro dei macchiaioli in questo film, racconta già con le sole
immagini. Lui sa far emozionare, commuovere e divertire. Questo
Pinocchio è un regalo per il mio cuore e per quello di tutti gli
italiani. È per tutti, dai 4 agli 85 anni”.
Pinocchio
di Matteo Garrone arriverà al cinema il 19
dicembre, in tempo per le vacanze di Natale, e sarà distribuito da
01 Distribution.
L’attrice Michelle
Monaghan potrà non essere un nome particolarmente
familiare, ma negli anni si è costruita una solida carriera
partecipando a numerosi film d’azione, commedie e thriller ad alta
tensione. Celebre anche per i suoi ruoli televisivi, come quello
nella prima stagione della serie True Detective, la
Monaghan si è negli anni guadagnata le attenzioni di critica e
pubblico, che l’hanno seguita nel crescere della sua filmografia,
apprezzandone la versatilità.
Ecco 10 cose che non sai su
Michelle Monaghan.
Michelle Monaghan: i suoi film
1. Ha recitato in numerosi
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 2002 con il
film L’amore infedele. Negli anni successivi la sua
popolarità cresce grazie alla partecipazione a film come The
Bourne Supremacy (2004), Mr. & Mrs. Smith (2005),
Mission: Impossible III (2006), Gone Baby Gone
(2007), Lo spaccacuori (2007), Trucker (2008) e
Un amore di testimone (2008). L’attrice si fa
ulteriormente notare con i suoi ruoli in Somewhere
(2010), Parto col folle (2010) e Source Code
(2011). Negli ultimi anni ha invece partecipato ai film La
formula della felicità (2014), Pixels
(2015), Boston – Caccia all’uomo (2016) e Mission: Impossible –
Fallout (2018).
2. È celebre per i ruoli
televisivi. Dopo aver recitato in alcuni episodi delle
serie Young Americans (2000), Law & Order – Unità
vittime speciali (2001) e Boston Public (2002-2003),
l’attrice è divenuta celebre per il ruolo di Maggie Hart nella
prima stagione della serie True Detective (2014). Dal 2016
al 2018 è invece tra i protagonisti della serie The Path,
dove recita accanto all’attore Aaron
Paul.
3. Ha ricoperto il ruolo di
produttrice. Nel corso della sua carriera l’attrice si è
cimentata anche come produttrice, una prima volta per il film
Trucker e in seguito per la serie The Path.
4. Ha ricevuto nomination a
importanti premi per i suoi ruoli. Per il suo ruolo nella
serie True Detective l’attrice è stata nominata come
miglior attrice non protagonista ai premi Satellite Awards e Golden
Globe.
Michelle Monaghan è su
Instagram
5. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 1,1 milioni di
persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere
fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia della propria
famiglia o dei propri amici. Non mancano tuttavia anche immagini e
video promozionali dei suoi progetti da interpreti.
Michelle Monaghan: la sua vita
privata
6. È sposata e ha dei
figli. Nel 2000, durante un party, l’attrice conosce Peter
White, grafico australiano. I due si sono sposati poi cinque anni
dopo, nel 2005. La coppia ha poi avuto due figli, nati
rispettivamente nel 2008 e nel 2013.
Michelle Monaghan e la
Fiorentina
7. Sostiene la squadra di
calcio italiana. Nel febbraio del 2019 l’attrice ha fatto
sapere tramite i propri profili social di aver assistito ad una
partita della squadra di calcio Fiorentina contro l’Inter, seduta
in Curva Fiesole con tanto di sciarpa viola, simbolo della squadra
toscana.
Michelle Monaghan in True
Detective
8. Sedurre il protagonista è
stata la cosa per lei più difficile. Nella serie l’attrice
interpreta la moglie del personaggio di Woody
Harrelson. Desiderosa di liberarsi del proprio
infelice matrimonio, la donna sedurrà poi Rust Cohle, interpretato
da Matthew
McConaughey. L’attrice ha dichiarato che la scena si è
rivelata particolarmente difficile da girare, per via dell’alto
tasso erotico. Tuttavia con l’aiuto del collega le riprese sono
andate per il meglio.
9. Ha accettato subito il
ruolo. Gli ideatori Cary Fukunaga e
Nic Pizzolato proposero il ruolo all’attrice, che
non appena ebbe letto la sceneggiatura di alcuni episodi accettò la
parte, pur non sapendo ancora alcuni dei risvolti narrativi del suo
personaggio.
Michelle Monaghan età e
altezza
10. Michelle Monaghan è nata
a Winthrop, in Iowa, Stati Uniti, il 23 marzo 1976.
L’altezza complessiva dell’attrice è di 170 centimetri.
Tra i più promettenti attori della
sua generazione, Michael B. Jordan si è costruito
in pochi anni una buona fama, partecipando tanto a film d’autore
quanto a blockbuster di altro profilo. In particolare Jordan ha
sfoggiato una grande versatilità, che gli permette di risultare
idoneo e convincente per numerosi e differenti tipi di ruoli.
Sempre più lanciato verso il successo, l’attore aspetta soltanto il
momento in cui la sua carriera possa consacrarsi
definitivamente.
Ecco 10 cose che non sai di
Michael B. Jordan.
Michael B. Jordan: i suoi film
1. Ha recitato in film di
grande successo. Il debutto cinematografico dell’attore
avviene con il film Hardball (2001), ma la vera occasione
per farsi notare arriva con il film Chronicle
(2012). L’anno seguente è protagonista del film Prossima fermata
Fruitvale Station (2013), che ne conferma la popolarità.
Da quel momento l’attore recita in film come Quel momento
imbarazzante (2014), Fantastic 4 – I
Fantastici Quattro (2015) e Creed – Nato per
combattere (2015), dove accanto a Sylvester
Stallone assume i panni del figlio del leggendario
pugile Apollo Creed. Nel 2018 Jordan interpreta il villain nel film
MarvelBlack
Panther (2018), per poi riprendere il ruolo del pugile in
Creed II (2018).
Nel 2019 è protagonista insieme a Jamie Foxx del
film Il diritto di opporsi.
2. Ha recitato anche in
televisione. L’attore esordisce in TV recitando in un
episodio della serie I Soprano (1999). Successivamente
acquista popolarità recitando in serie come The Wire
(2002), La valle dei pini (2003-2006), Cold Case –
Delitti irrisolti (2006), The Assistants (2009) e
Friday Night Lights (2009-2011). Di recente si è invece
fatto notare per il suo ruolo nella serie Parenthood
(2010-2011) e nel film TV Fahrenheit 451 (2018).
3. È anche
produttore. L’attore ha in più occasioni ricoperto anche
il ruolo di produttore, in particolare per il film TV
Fahrenheit 451 e per i film cinematografici Creed
II e Il diritto di opporsi.
Michael B. Jordan è su
Instagram
4. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo seguito da 11,9 milioni di
persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere foto
realizzate in momenti di svago, ma anche numerose immagini
promozionali dei propri progetti da interprete. Non mancano inoltre
le tante foto per riviste di vario genere per cui l’attore ha
posato.
Michael B. Jordan: il suo
workout
5. Si è allenato duramente
per alcuni ruoli. Per ricoprire il ruolo di Adonis Creed,
figlio di Apollo, nei due film a lui dedicati, l’attore ha dovuto
lavorare sodo per aumentare la propria massa muscolare e
raggiungere il giusto fisico richiesto. Per chi fosse interessato,
sul Web è possibile trovare la scheda completa dell’allenamento
eseguito dall’attore, con gli esercizi dettagliati da svolgere
giorno per giorno.
Michael B. Jordan è un fan di
Naruto
6. Ha realizzato una linea
di abbigliamento ispirata all’anime. L’attore si è
dichiarato un grande fan dell’anime giapponese Naruto, a
tal punto da realizzare una collezione di capi a questo ispirata.
Tra i pezzi della linea si ritrovano una borsa, un paio di scarpe
sneaker e diverse t-shirt.
Michael B. Jordan in Black
Panther
7. Ha interpretato il
villain del film. Nel film Marvel nominato ai premi Oscar,
l’attore ricopre il ruolo di Erik Killmonger, spietato assassino
che aspira a prendere il comando del regno di Wakanda. Il suo
personaggio è stato definito uno dei migliori e più complessi
villain dell’MCU.
8. Si è tenuto in disparte
sul set. Per prepararsi meglio al ruolo, durante il set
l’attore ha deciso di rimanere molto sulle sue, tenendosi a
distanza dagli altri membri del cast. Dato che il suo personaggio è
in conflitto con gli altri, l’attore ha voluto portare questa
dinamica anche nei momenti di pausa.
9. Potrebbe tornare nel
sequel del film. Nonostante alla fine di Black
Panther Killmonger vada incontro alla morte, secondo alcune
indiscrezioni il personaggio potrebbe tornare nel sequel del film.
Attualmente Jordan non ha confermato né smentito tali voci.
Michael B. Jordan età e
altezza
10. Michael B. Jordan è nato
a Santa Ana, in California, Stati Uniti, il 9 febbraio
1987. L’altezza complessiva dell’attore è di 183 centimetri.
Diretto nel 1997 dal regista di
origini italiane Vincenzo Natali, Cube – Il
cubo è diventato negli anni un piccolo cult, a
cui è seguito un sequel e un prequel. Di genere thriller, l’opera
si è inoltre guadagnata un suo buon seguito di fan, attratti dalla
sua struttura e dai colpi di scena. Il film è inoltre diventato
fonte di ispirazione per quei film basati su sadici giochi in cui i
personaggi devono trovare la soluzione agli indovinelli proposti
per riuscire a sopravvivere, come il caso esemplare della saga
Saw.
Ecco 10 cose che non sai su
Cube – Il cubo.
Cube – Il cubo: la trama del
film
1. È strutturato su pochi
ambienti. Protagonisti del film sono un gruppo di persone
che, senza ricordarsi come vi siano giunti, si ritrovano
intrappolati in un cubo dal quale sembra esistere solo una via
d’uscita, mentre ogni altra conduce ad una fine atroce.
2. I personaggi vengono
sottoposti a sfide sempre più difficili. Nel procedere
degli enigmi, i protagonisti si troveranno alle prese con un sempre
maggiore livello di difficoltà, che li costringerà a ponderare bene
le loro scelte prima di addentrarsi oltre, rischiando la morte.
Cube – Il cubo: il cast del
film
3. È composto da attori
poco noti. Per la sua natura di piccolo film indipendente,
il film non ha potuto permettersi l’utilizzo di attori di richiamo,
ma si è avvalso di alcuni interpreti divenuti poi celebri in
seguito al film. Tra questi si hanno Maurice Dean
Wint, Nicole de Boer, David Hewlett e
Wayne Robson.
4. Il cast ha odiato una
sequenza in particolare. Gli attori del film hanno
dichiarato di aver particolarmente gradito la sequenza girata nella
stanza di colore bianco, mentre quella meno apprezzata è stata
quella nella stanza di color rosso, sia per la difficoltà che
richiese per le riprese quanto per la sua natura particolarmente
violenta.
5. Il regista voleva girare
il film in ordine cronologico. Inizialmente il regista
programmò le riprese secondo un ordine cronologico, ma tuttavia
costretto ad abbandonare tale idea per via della difficoltà
riscontrata nel funzionamento delle porte dei cubi.
Cube – Il cubo è in streaming
6. È disponibile in
streaming. Per gli appassionati del film, o per chi
desiderasse guardarlo per la prima volta, sarà possibile farlo
grazie alla sua presenza su alcune popolari piattaforme streaming.
Tra queste vi sono Chili, Apple iTunes e Netflix. Per riprodurre il
film basterà noleggiarlo, acquistarlo o semplicemente sottoscrivere
un abbonamento alla piattaforma di riferimento.
Cube – Il cubo: esiste un
sequel
7. È stato realizzato un
sequel del film. Nel 2002 viene realizzato un sequel del
film intitolato Il cubo 2 – Hypercube. Il film ripropone
pressoché la medesima struttura, solo con nuovi personaggi e nuove
trappole da superare. La grande novità è data dalla diversa
ambientazione, dove si introduce la quarta dimensione e
l’iperspazio.
Cube – Il cubo: il trailer del
film
8. Ha attratto numerosi
spettatori. Il film ha conquistato la curiosità di
numerosi spettatori grazie al suo trailer, dove vengono brevemente
presentati i personaggi e il contesto in cui si muovo. Non vengono
tuttavia mostrati i numerosi pericoli a cui sono sottoposti,
generando così curiosità negli spettatori, desiderosi di sapere
come proseguiranno le avventure dei protagonisti.
Cube – Il cubo: il finale del
film
9. Ha un finale
inaspettato. Tra le cose che maggiormente hanno
conquistato il pubblico vi è il finale del film, dove la vera
natura dei protagonisti viene a svelarsi, generando un susseguirsi
di situazioni inaspettate, che accentuano di conseguenza la
crescente cupa atmosfera del film.
Cube – Il cubo: le recensioni del
film
10. Ha ricevuto critiche
generalmente positive. Sull’aggregatore statunitense di
recensioni Rotten Tomatoes, il film riporta una percentuale di
gradimento dei critici del 63%. Questi lodano in particolare la
sceneggiatura e la messa in scena, funzionali alla tensione del
film. Più alto è invece la percentuale di gradimento da parte degli
spettatori, stabilita al 76%.
Disponibile su
Netflix dal 27 novembre, The
Irishman è il nuovo film del regista premio Oscar
Martin Scorsese, che torna per l’occasione a
lavorare con i suoi attori feticcio Robert De
Niro e Joe
Pesci, e dando vita alla sua prima collaborazione con
Al
Pacino. Il film, costato all’incirca 200 milioni di
dollari, è tratto dal romanzo I Heard You Paint Houses, di
Charles Brandt. Basato sulla vita del sicario
Frank Sheeran, il film attraversa numerosi decenni di storia
americana per dar vita ad una lunga odissea nel mondo della
criminalità organizzata.
Ispirato ad una storia vera, e con
personaggi realmente esistiti, il film non è ovviamente fedele in
modo dettagliato alla realtà degli eventi narrati. Alcuni aspetti
vengono raccontati tradendo una certa accuratezza in nome
dell’intrattenimento cinematografico. Di seguito si riporteranno
una serie di domande basate sul film, e che rispondono a quanto di
differente c’è tra il film e i fatti a cui è ispirato.
Frank Sheeran ha davvero
confessato sul suo letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa?
Stando alla vera storia dietro
The Irishman, Frank Sheeran ha effettivamente rivendicato
la responsabilità della morte, nel 1975, del sindacalista Jimmy
Hoffa. Prima di morire di cancro, Sheeran raccontò la sua storia a
Charles Brandt, che l’ha riportata poi nel pagine suo libro di
saggistica del 2004, intitolato I Heard You Paint Houses.
Il libro è poi diventato la base per il film diretto da
Martin Scorsese.
Frank Sheeran è realmente stato in
prigione?
L’FBI accusò Sheeran di
associazione a delinquere e strozzinaggio, venendo condannato a 32
anni di prigione. Dopo nove anni, l’avvocato Charles Brandt ottiene
la libertà condizionale per Sheeran, ormai settantunenne, per
motivi medici. È così che Brandt, che avrebbe poi scritto il libro,
è divenuto amico di Sheeran.
Robert De Niro assomiglia al vero
Frank Sheeran?
A parte i capelli lisci e un po’ di
peso in eccesso, De Niro, alto all’incirca 178 centimetri, non
condivide una grande somiglianza con l’irlandese Frank Sheeran, il
quale era invece alto 195 centimetri. Tuttavia De Niro, noto
principalmente come attore italoamericano, condivide con Sheeran
delle origini irlandesi, ereditate da parte di suo padre.
Frank Sheeran ha davvero
sviluppato le sue capacità di sicario durante il servizio nella
seconda guerra mondiale?
Stando alle dichiarazioni di
Sheeran, egli prese parte a numerose esecuzioni di prigionieri di
guerra tedeschi durante i suoi lunghi 411 giorni sul campo. Alcuni
di questi vengono descritti nel libro I Heard You Paint
Houses di Charles Brandt. Sheeran raccontò che se anche un
soldato tedesco si fosse arreso dopo aver ucciso uno dei suoi amici
più cari, la resa non lo avrebbe comunque salvato dall’essere
ugualmente giustiziato.
In un caso, la sua unità si imbatté
in una corriera militare tedesca che trasportava cibo e acqua sulle
montagne Harz. Dopo aver permesso alle donne di fuggire, lui e i
suoi compagni mangiarono ciò che volevano, sporcando il resto con i
propri rifiuti. Dopo di che, racconta Sheeran, ordinarono ai
rimanenti tedeschi di scavare le proprie tombe, dove poi li
giustiziarono e seppellirono. Sheeran afferma di non aver avuto
esitazioni nel fare ciò che doveva fare. La sua capacità di porre
fine alla vita altrui in modo freddo e spietato divenne la più
grande caratteristica nel momento in cui divenne un sicario della
mafia.
Sheeran confessò a Brandt che gli
ordini ricevuti dai suoi comandanti nell’esercito non erano poi
tanto diversi da quelli che gli furono dati in seguito dai capi
criminali. “Era proprio come quando un ufficiale ti diceva di
riportare un paio di prigionieri tedeschi dietro la linea e di fare
una cosa rapida. Semplicemente facevi quello che dovevi
fare.“
Frank Sheeran era una figura
popolare nell’ambiente criminale?
Date le sue origini irlandesi e non
italiane, Sheeran non era incline a divenire una figura centrale in
ambiente criminale, ma era anzi un personaggio “periferico” in quel
di Philadelphia. Sheeran viveva inoltre a Scranton, in
Pennsylvania, città per lo più estranea all’attività mafiosa.
Come ha fatto Frank Sheeran a
conoscere Jimmy Hoffa?
Dopo essere stato dimesso
dall’esercito nell’ottobre 1945, esattamente il giorno dopo aver
compiuto venticinque anni, Frank Sheeran trovò lavoro come
camionista. Per guadagnare dei soldi extra, inizia a commettere
piccoli crimini. I suoi sforzi criminali hanno in seguito attirato
l’attenzione dei capi della mafia Russell Bufalino e Angelo Bruno.
Bufalino, che era il capo della nota famiglia criminale Bufalino,
prese Sheeran sotto la sua ala e divenne il suo mentore. Fu proprio
Bufalino a mettere in contatto Sheeran con il sindacalista Jimmy
Hoffa, che supervisionava il sindacato i cui membri includevano
camionisti come Sheeran. I due divennero amici intimi, con Hoffa
che si avvaleva di Sheeran per protezione personale e omicidi di
quanti ostacolavano il loro cammino.
Frank Sheeran si era sposato due
volte?
La storia di Sheeran lo vede
sposarsi un prima volta con un’immigrata irlandese di nome Mary,
poco dopo il ritorno dalla seconda guerra mondiale. I due hanno a
lungo vissuto in Pennsylvania, dando alla luce tre figli. La coppia
divorziò poi nel 1968. Nel film di Scorsese Mary è interpretata
dall’attrice Aleksa Palladino. Sheeran sposò
poi una donna di nome Irene, interpretata nel film da
Stephanie Kurtzuba.
Che cosa significa il titolo del
libro “I Heard You Paint Houses“?
Il titolo del libro, “I Heard
You Paint Houses“, è una metafora che si riferisce
all’assassinio di un malcapitato. La “vernice” in questione altro
non è che il sangue della vittima che schizza sul pavimento e sulle
pareti. Come visto nel film, queste furono probabilmente anche le
prime parole che Jimmy Hoffa pronunciò a Frank Sheeran, tramite una
telefonata. Sheeran avrebbe poi menzionato gli “schizzi di vernice”
anche durante la sua confessione per l’omicidio di Hoffa.
Si potrebbe facilmente presumere
che questa espressione faccia parte del gergo criminale. Tuttavia,
non lo è. In effetti, sembra che non ci sia traccia della frase “ho
sentito che dipingi case”, se non nel libro di Charles Brandt. Di
conseguenza, è lecito chiedersi se in realtà tale espressione sia
mai stata realmente detta. Brandt sostiene che i mafiosi della
famiglia criminale Bufalino nella Pennsylvania nord-orientale hanno
il loro specifico gergo. Fu probabilmente l’agente letterario Frank
Weimann a scegliere tale frase per il titolo del libro.
Qual è stato il motivo della mafia
per uccidere Jimmy Hoffa?
Frank Sheeran era molto fedele al
suo mentore, il boss della mafia di Philadelphia Russell Bufalino.
Quando Bufalino e altre figure della criminalità organizzata si
schierarono contro di Hoffa, Sheeran non poté non stare al fianco
di Bufalino, tradendo di fatto la sua amicizia con Hoffa. Quando
Jimmy Hoffa andò in prigione nel 1967 per manipolazione della
giuria, tentata corruzione e frode, Hoffa installò al suo posto un
debole di nome Frank Fitzsimmons come presidente del sindacato
International Brotherhood of Teamsters .
Sebbene Hoffa esercitasse ancora un
proprio potere dalla prigione, Fitzsimmons era ora responsabile del
fondo pensioni degli Stati centrali dei Teamsters, un fondo da
miliardi di dollari. Sotto Hoffa, i prestiti concessi dal fondo
erano legittimi, il che significa che ci si assicurava che fossero
garantiti e rimborsati nel fondo. I Fitzsimmons, al contrario,
fecero dei cattivi prestiti alla mafia che non furono mai
rimborsati.
Una volta uscito di prigione, Hoffa
intendeva mettere le mani sui registri della Cassa pensione e
rendere noti tutti i crediti che Fitzsimmons aveva accumulato.
Hoffa progettò anche di candidarsi nuovamente come il presidente
dei Teamsters contro Fitzsimmons nel 1976, un’elezione che
probabilmente avrebbe vinto. Se Hoffa avesse riprso il controllo
del fondo pensione, la mafia avrebbe perso la sua gallina dalle
uova d’oro. Colpire direttamete Hoffa era dunque un modo quasi
garantito per risolvere il problema.
Quante persone hanno ucciso il
vero Frank Sheeran?
Charles Brandt, autore del romanzo,
afferma che Sheeran confessò di aver ucciso all’incirca 25-30
persone. Tuttavia, Sheeran non riusciva a ricordare un numero
esatto. Tuttavia non esistono prove concrete per dimostrare che
Frank Sheeran abbia mai ucciso realmente una sola persona.
Sheeran è anche l’unico ad aver
sostenuto che Hoffa abbia commesso un omicidio. L’unica prova di
Brandt a riguardo sono alcune citazioni dello stesso Hoffa, noto
per il suo carattere irascibile, il quale sembra aver affermato di
voler uccidere diverse persone, tra cui John F. Kennedy, suo
fratello Bobby e altri. Tuttavia, non ci sono prove che Hoffa abbia
mai effettivamente concretizzato tali dichiarazioni.
Cosa ha motivato Frank Sheeran a
confessare la storia secondo cui avrebbe ucciso Jimmy Hoffa?
La ragione più logica per cui Frank
Sheeran avrebbe confessato sul letto di morte di aver ucciso Jimmy
Hoffa era che si trovava al verde e desiderava lasciare dei soldi
alla sua famiglia. È ovvio che trasformare la sua storia di vita in
un libro avrebbe potuto permettergli di fare ciò. Il libro di
Charles Brandt divenne infatti un bestseller del New York Times e
l’autore vendette in seguito i diritti cinematografici al regista
Martin Scorsese.
Tuttavia è bene aggiungere che
Sheeran aveva anche precedentemente affermato di non aver ucciso
Jimmy Hoffa. Nel 1995, dichiarò infatti al Philadelphia Daily News,
di non aver avuto nulla a che fare con quel caso, e nel 2001 indicò
Sal Briguglio come l’assassino.
Qual è stato il motivo per cui il
film ha richiesto un budget di circa 200 milioni di dollari?
Ad aver fatto lievitare il budget
del film sono stati gli effetti speciali necessari per permette ad
Al Pacino, Robert De Niro e
Joe Pesci di sembrare più giovani di 30 anni.
L’Industrial Light & Magic ha gestito il processo di
invecchiamento. Netflix ha acquisito il film dopo che diversi studi
di produzione si sono ritirati a causa del budget
crescente. The Irishman è ad oggi il film più costoso
della carriera del regista Martin Scorsese.
Con il biopic su Elvis
Presley attualmente in fase di pre-produzione,
Baz Luhrmann ha nel frattempo già trovato il suo
prossimo progetto cinematografico: si tratta dell’adattamento del
romanzo The Master and
Margarita, fantasy con venature
soprannaturali dello scrittore e drammaturgo russo Michail
Bulgakov.
Il romanzo originale, edito in
Italia col titolo “Il maestro la Margherita”, si contraddistingue
per lo spiccato contenuto satirico e racconta delle persecuzioni
politiche inflitte a uno scrittore e drammaturgo definito il
“Maestro” e al suo amore Margherita Nikolaevna da parte delle
autorità sovietiche degli anni ’30. È stato pubblicato per la prima
volta tra il 1966 e il 1967.
A proposito del progetto,
Baz Luhrmann ha dichiarato: “Sento
un’incredibile connessione con la storia raccontata in The Master
and Margarita. A lungo ho cercato di ottenere i diritti su questo
romanzo straordinario. Sono eccitato all’idea di avere finalmente
l’opportunità di realizzare un mio adattamento di quest’opera
rivoluzionaria.”. Luhrmann svilupperà il progetto insieme alla
sua società, la Baz & Co.
In attesa di nuovi dettagli sul
progetto, ricordiamo che il regista sarà impegnato a breve con le
riprese del sopracitato biopic dedicato a Elvis
Presley, che vedrà Austin Butler
(C’era una volta a
Hollywood) nei panni delle leggenda del Rock’n’Roll e
Tom Hanks (Un amico
straordinario) in quelli del suo manager, il Colonnello Tom
Parker. Le riprese del film partiranno a febbraio 2020 e si
svolgeranno in Australia, città natale di Luhrmann.
Zack Snyder ha
fatto la gioia dei fan di Justice League
nelle ultime ore, quando attraverso il suo account Vero ha finalmente condiviso
un’immagine mai vista prima del tanto chiacchierato costume nero di
Superman che Henry Cavill avrebbe
dovuto indossare nel film.
A sciogliere i dubbi di alcuni fan
che hanno pensato che l’immagine in questione provenisse in realtà
dal backstage de L’Uomo
d’Acciaio, è stato lo stesso Snyder, che
nei commenti sotto l’immagine ha rivelato che nella versione
originale del film, Cavill avrebbe dovuto indossare proprio il
costume nero.
Più o meno un anno fa, il
costumista Michael
Wilkinson aveva spiegato che Snyder “era
estremamente rispettoso dei fumetti e voleva una rappresentazione
del personaggio fedele all’originale, ed infatti tradizionalmente
il costume era nero nel momento della rinascita“.
Di recente, sempre su Vero,
Zack Snyder aveva confermato l’esistenza della
versione ribattezzata #SnyderCut del film
(esistenza messa in discussione dallo stesso Henry
Cavill), postando un’immagine che ne confermava anche
la durata: 214 minuti, quindi circa tre ore e mezza.
Nelle ultime settimane sono emersi
ulteriori dettagli circa la lavorazione “travagliata”
di Justice League, con Snyder che ha
spiegato che i cambiamenti apportati in itinere sono stati causati
da varie interferenze con lo studio:
“Partivamo con l’idea che una
minoranza di persone non aveva amato Batman v Superman, e questo ha
avuto un effetto anche sul film successivo. La mia versione
originale del film, che avevo scritto insieme a Chris Terrio, non è
mai stata girata. L’idea reale, difficile, e spaventosa, non è mai
stata realizzata per le paure dello studio, e io e miei
collaboratori eravamo insicuri proprio a causa della reazione
scatenata da Batman v Superman […]
Sarebbe stata una lunga storia
da raccontare…saremmo finiti in un futuro a distanza dove
Darkseid conquistava la Terra e dove Superman cedeva all’equazione
dell’anti vita. Alcuni membri della Justice League sopravvivevano
in quel mondo combattendo, Batman rompeva il suo patto con Cyborg e
Flash tornava indietro nel tempo per dire qualcosa a
Bruce…“
Tra le new entry che vedremo
nell’attesissimo The
Suicide Squad di James Gunn, una
delle più interessanti è sicuramente Idris Elba,
lanciatissimo attore britannico che ha preso parte a numerosi
franchise di successo, incluso Star Trek, Fast and Furious
e persino l’Universo Cinematografico Marvel.
È da un po’ di tempo ormai che i
fan speculano in merito al ruolo che Idris Elba
potrebbe avere in The
Suicide Squad: inizialmente alcune voci
insistevano sul fatto che l’attore avrebbe sostituito Will
Smith nei panni di Deadshot, rumor che è
poi stato prontamente smentito, accompagnato dalla conferma che
Elba avrebbe interpretato un nuovo personaggio.
Ebbene oggi, grazie al sito
FandomWire (via
Screen Rant), sembra
che il ruolo che Idris Elba avrà nel film sia
stato finalmente svelato: secondo quanto riportato dalla fonte, la
star della serie Luther dovrebbe vestire i panni di
Vigilante, personaggio che nell’Universo DC ha
assunto numerose identità; quale sarà l’ater ego che Elba andrà a
ricoprire non è ancora chiaro.
In attesa di una conferma
ufficiale, vi ricordiamo che il cast ufficiale di The Suicide
Squad comprende i veterani Margot
Robbie (Harley Quinn), Viola
Davis (Amanda Waller), Joel
Kinnaman (Rick Flag) e Jai
Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris
Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn,
David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film
reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio,
Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice
Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime indiscrezioni,
Nathan Fillion dovrebbe interpretare
Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il
criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come
armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico
antigravità.
Altri nomi circolati nelle ultime
settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che
Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e
Flula Borg quelli di Javelin; Pete
Davidson potrebbe interpretare Blackguard, mentre
Michael Rooker Savant.
In Avengers:
Endgame abbiamo visto il ritorno del personaggio
dell’Antico interpretato da Tilda
Swinton, protagonista di una scena insieme
all’Hulk di Mark Ruffalo, che
arriva a New York per chiedere al potentissimo mago la Gemma del
Tempo.
Nei giorni scorsi l’artista
Karla Ortiz, che ha lavorato ad
Avengers: Endgame per conto dei Marvel Studios, ha condiviso
attraverso il suo profilo Twitter un concept
inedito che rivela una versione alternativa dell’incontro tra
l’Antico e Hulk.
“Uno dei miei contribuiti
preferiti al film è sicuramente una variazione della scena dove
Hulk incontra l’Antico”, ha spiegato la Ortiz a proposito del
concept, che ci mostra la scena com’era stata inizialmente
concepita: in effetti, il bozzetto presenta una situazione molto
diversa rispetto a quanto visto nel film, con Hulk che arriva nel
passato e trova l’Antico in totale relax su una sedia sdraio,
intento a sorseggiare una bevanda.
Come rivelato dall’artista, il
concept risale al 2016, quindi a tre anni prima dell’uscita del
cinecomic di Anthony e Joe Russo
nelle sale.
Ricordiamo
che Avengers: Endgame è il film
di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei
Marvel Studios, che con l’avventura diretta
da Anthony e Joe Russo hanno
chiuso un arco narrativo lungo 22 film e 11 anni, portando a
termine un esperimento produttivo senza pari.
Film evento del decennio, è riuscito
in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man, riunendo sul grande
schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno
premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James
Cameron.
Nel cast del
film Robert Downey Jr., Chris
Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett
Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom
Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen,
Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista,
Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner,
Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd e Brie
Larson.
Il primo trailer
ufficiale di Wonder Woman 1984 ha
fornito ai numerosi fan un’ingente quantità di elementi sui quali
discutere. La cosa che certamente non è passata inosservata è il
fatto che Diana Prince sembra aver appeso al chiodo la spada e lo
scudo che brandiva nel primo film.
Quelle armi hanno contribuito a
rendere ancora più iconico l’arsenale della guerriera amazzone,
tanto in Wonder Woman quanto in
Batman v Superman: Dawn of Justice e
Justice
League. Perché allora non le vedremo nella
prossima avventura in solitaria di Diana?
In una recente intervista in
occazione del Brazilian Comic Con, Gal Gadot ha
spiegato i motivi per cui in Wonder Woman
1984 non vedremo Diana Prince entrare in azione con
la spada e lo scudo:
“Avevamo intenzione di
rinunciare alla spada perché c’è qualcosa di veramente aggressivo
collegato a quell’oggetto”, ha spiegato l’attrice. “Se hai
una spada, devi usarla! Così abbiamo deciso di rimuoverla e lo
stesso abbiamo fatto con lo scudo, che non abbiamo ritenuto
necessario. Diana è una divinità, sa combattere, è estremamente
forte. Ha tante abilità… e poi ha il lazo.”
Vi ricordiamo che Wonder Woman
1984 uscirà il 6 giugno
2020. Il film è stato definito dal produttore Charles
Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso
personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che
seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non
dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la
prossima iterazione della supereroina”.
“Il film racconterà un lasso di
tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio
di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi.
Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che
potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco
di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le
corde del cuore.“
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v
Superman: Dawn of Justice per poi tornare al
vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel
vedrà ancora Gal Gadot nei panni di
Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta
per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno
anche Chris Pine (volto del redidivo
Steve Trevor) e Pedro Pascal.
Roman Polanski ha
concesso una lunga intervista al settimanale francese Paris Match – in
uscita in patria nella giornata di oggi – nella quale ha parlato
per la prima volta della recente accusa di stupro mossagli da
Valentine Monnier, fotografa, modella e attrice
francese.
Si tratta di fatti accaduti oltre
quarant’anni fa e caduti in prescrizione, sui quali Roman
Polanski – di recente nelle nostre sale con il suo ultimo
film L’Ufficiale e
la Spia – ha finalmente rotto il silenzio.
L’intervista con il settimanale francese è stata realizzata a
Parigi lo scorso 5 dicembre: Polanski – da sempre restio a
raccontarsi ai microfoni dei giornalisti – ha ritenuto che fosse
opportuno questa volta chiarire la sua posizione.
Sulla copertina della rivista – che
ripropone un austero primo piano del regista ottantaseienne – viene
riportata una dichiarazione dello stesso Polanski: “Provano a
fare di me un mostro”. Parole dure e certamente sentite, che
anticipano le impetuose dichiarazioni rilasciate dal regista di
capolavori quali Rosemary’s Baby, Chinatown e Il
Pianista, che proprio a causa delle tumultuose vicissitudini
personali si ritrova ancora oggi a dover fare i conti con una
grossa macchia che sembra aver infangato tanto il suo nome quanto
il suo lavoro.
“Oggi è diventato tutto
possibile”, dichiara Roman Polanski. “Si
licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione
consensuale con un’impiegata o un ministro della difesa perché
quindici anni prima ha messo la mano sul ginocchio di una
giornalista. È assurdo! Si mette in discussione tutto: il fatto che
la Terra sia rotonda, l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i
vaccini… siamo piombati in una sorta di neo-oscurantismo.”
Valentine Monnier
sostiene di essere stata violentata dal regista nel 1975, all’età
di 18 anni. Quando viene chiesto a Polanski di rievocare la loro
relazione, il regista commenta: “Non ricordo niente di quello
che racconta, perché è falso. Lo nego assolutamente. È facile
accusare quando tutto è prescritto da decine di anni e si sa che
non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi
accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne! Dice che le
avrei chiesto: ‘Do You Want to Fuck?’, ma perché in inglese? Cita
come testimoni due persone che oggi sono morte… comodo così! […] È
una storia aberrante.”
Roman Polanski
torna quindi a parlare anche dei fatti del 1977, quando venne
accusato a Los Angeles di violenza sessuale ai danni di una
ragazzina di tredici anni, Samatha Geimer: “Mi
dichiarai colpevole per un rapporto illecito con una minorenne.
Quello che ho fatto è profondamente deplorevole. L’ho scritto anche
a Samantha, con cui mi mantengo in contatto. Ogni volta che
lanciano una nuova menzogna contro di me, tornano a lei […] Sono
anni che chiede che vengano ritirate le accuse contro di me. Ha
scritto più volte al procuratore che il trauma che le causa il
circo mediatico è molto peggiore di quello che le feci subire io.
Nel 1977 ho commesso un errore e la mia famiglia ne paga il prezzo
dopo quasi mezzo secolo.”
Il regista commenta poi la
situazione degli ultimi anni, fra le tante accuse di violenza
emerse e l’immediata capacità di formulare giudizi senza che
effettivamente vi sia un responso della legge, tirando in ballo
anche Harney Weinstein: “Oggi si rovinano
reputazioni, carriere e vita con poche parole. Quanti innocenti ci
sono nel mazzo? Ci sono senz’altro accuse giuste, ma non si cerca
più di distinguere il vero dal falso. Weinstein in persona ha
dissotterrato il mio passato in occasione della campagna Oscar
2003, quando aveva due film in lizza contro Il Pianista. Il suo
ufficio stampa mi definiva ‘uno stupratore di bambini’.”
Attraverso il suo account Instagram, Tom Hardy ha
prima diffuso e poi prontamente rimosso alcune nuove immagini dal
set di Venom
2, sequel che sarà diretto da Andy
Serkis (alla sua terza regia dopo Ogni tuo
respiro e Mowgli – Il figlio della giungla) e che
vedrà il ritorno di Hardy nei panni dell’antieroe del titolo.
Si tratta di due scatti dal set di
Venom
2 che ritraggono rispettivamente Serkis in azione
sul set e lo stesso del St. Estes Orphans che riporta la scritta
“Home for Unwanted Children”: quest’ultimo è un chiaro riferimento
al personaggio di Cletus Kasady, alter ego di
Carnage, che nel sequel sarà interpretato da
Woody Harrelson, già apparso nella scena
post-credits del primo film; nei fumetti il St. Estes è il luogo
dove è cresciuto Cletus.
Potete vedere le immagini – diffuse poi da ComicBookMovie – di
seguito:
Come già annunciato dal
finale del precedente capitolo, in Venom
2 assisteremo allo scontro tra il simbionte e
Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli
antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man.
Nel cast del sequel anche
Michelle Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne
Weying, Woody Harrelson (Zombieland: Double Tap)
nei panni di Cletus Kasady/Carnage e Naomie Harris
(No Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore inglese
Stephen Graham.
Nel frattempo è stato
ufficializzato anche il nome di Robert Richardson
in qualità di direttore della fotografia. “Ciò che era rimasto
inesplorato nel primo film esploderà nel secondo, soprattutto
grazie al personaggio centrale” ha dichiarato Richardson,
“Ma ora abbiamo Woody Harrelson, che ovviamente farà la sua
grande entrata, vedremo cos’altro accadrà con la collaborazione tra
Sony e Marvel.”
Vi ricordiamo
che Tom
Hardy tornerà a interpretare Eddie Brock anche
nel sequel di Venom, progetto
già in sviluppo dopo l’inaspettato successo al box office dello
scorso autunno, e a confermarlo è stata la produttrice Amy
Pascal.
In occasione della UBS Global TMT
Conference a New York, Ted Sarandos, chief content
officer di Netflix, ha rivelato i dati ufficiali
relativi alla visione sulla piattaforma di streaming di The
Irishman, l’ultimo film di Martin
Scorsese con protagonisti Robert De Niro, Al Pacino e Joe
Pesci.
Stando ai numeri riportati da
Sarandos, nella prima settimana l’ultima fatica cinematografica di
Scorsese è stata vista da ben 26.404.081 spettatori (di cui 13.2
soltanto negli Stati Uniti). Si tratta del numero complessivo di
account che hanno visto almeno il 70% del film: soltanto il 18% di
questi utenti ho visto l’intero film (che – bisogna ricordarlo –
dura ben tre ore e mezza!) nel giorno di lancio, lo scorso 27
novembre.
Sarandos ha stimato che entro un
mese il film verrà visto da 40 milioni di persone. Un successo
assolutamente ragguardevole, che a quanto pare però non riuscirà ad
eguagliare il record stabilito da un’altra pellicola del colosso
dello streaming, ossia Bird
Box: il thriller fantascientifico con
protagonista il premio Oscar Sandra Bullock,
infatti, soltanto nella prima settimana di rilascio era stato visto
da ben 45.037.125 di utenti.
Resta che l’operazione The
Irishman ha già raggiunto risultati più che
notevoli: ne sono una testimonianza non soltanto l’apprezzamento da
parte del pubblico ma anche l’attenzione che la critica sta
riservando alla pellicola e il posto d’onore che l’epopea mafiosa
di Scorsese si è già conquistato all’interno della stagione dei
premi.
Ricordiamo, infatti, che The
Irishman ha ottenuto 14 candidature ai Critics Choice
Awards (tra cui Miglior Film e Miglior Regista), 5
candidature ai Golden
Globes (incluso Miglior Film Drammatico e Miglior
Regista) e 4 candidature ai SAG
Awards (incluso Miglior Cast). La pellicola è
stata inoltre eletta il Miglior Film del 2019 dalla National Board
of Review e dal New York Film Critics Circle.
Portare un supereroe sul grande
schermo è sempre un’operazione complicata, e lo sa bene
Kevin Feige che con gli Avengers
ha fatto un ottimo lavoro, pur prendendosi qualche licenza. Ebbene
sì, perché per quanto amati e apparentemente perfetti, i
Vendicatori non sono, originariamente, proprio come appaiono sullo
schermo (non tutti almeno)!
Ecco delle immagini che ci mostrano
come dovrebbero apparire gli Avengers se avessero dei costumi
fedeli alla loro controparte a fumetti!
1War Machine
L’aspetto di War Machine è sempre stato una
variante dei design delle armature inutilizzate o modificate di
Tony Stark. Quindi, se l’universo ha un Iron Man, War Machine sarà
il suo gemello imperfetto, probabilmente munito con più pistole e
una combinazione di colori più seria. Il War Machine del MCU sembra
uscito dalle pagine dei fumetti.
Arrivano nuove indiscrezioni sul
futuro del personaggio di Deadpool all’interno
dell’Universo Cinematografico Marvel dopo la fusione tra
Fox e Disney.
Sono in molti a chiedersi in quale
film del MCU farà il suo debutto ufficiale
Deadpool e nelle ultime ore un nuovo report di
We Got This Covered
potrebbe aver anticipato qualcosa di realmente concreto – il
condizionale è d’obbligo, non trattandosi di una notizia ufficiale!
– in merito all’ingresso del Mercenario Chiacchierone nella grande
famiglia Marvel.
Stando a quanto riportato dalla
fonte, pare che i Marvel Studios stiano pianificando due diversi
modi per introdurre il personaggio nell’Universo Marvel: questi due
modi corrisponderebbero di fatto all’introduzione di due diversi
Deadpool (entrambi interpretati da Ryan
Reynolds) collegati uno all’X-Universe della Fox e l’altro
allo stesso MCU.
La prima versione di Deadpool,
quella collegata all’X-Universe, dovrebbe apparire in un cameo
nell’atteso Doctor Strange in
the Multiverse of Madness: in uno dei suoi
viaggio attraverso le numerose realtà connesse con il MCU, lo
Stregone Supremo dovrebbe incontrare il Mercenario Chiacchierone ed
altri personaggi appartenenti all’Universo degli X-Men.
La seconda versione di Deadpool
invece, ossia quella che verrà introdotta nei successi film del
MCU, sarà una versione del personaggio che – almeno apparentemente
– è sempre stata presente nel MCU, al pari di quanto fatto dalla
Casa delle Idee con lo Spider-Man di Tom
Holland: questo per evitare che il Mercenario
Chiacchierone appaia come una sorta di viaggiatore
interdimensionale che arrivà nel MCU da un’altro universo.
Sarà davvero così? Ricordiamo che
negli ultimi anni We Got This Covered ha anticipato
diversi scoop che si sono poi rivelati veritieri, come ad esempio
Taskmaster come villain di Black
Widow.
Vi ricordiamo che a confermare
l’ingresso di Deadpool nel MCU era stato Alan
Horn, presidente di Walt Disney Studios, durante il
CinemaCon di Las Vegas, rassicurando il pubblico accorso al panel
che presto arriverà un altro titolo della serie di film
con Ryan
Reynolds.
La Sony Pictures ha diffuso il nuovo trailer di
The Grudge, l’atteso reboot dell’omonimo film
horror di successo. Il nuovo contributo è un trailer vietato.
The Grudge si basa sulla saga horror lanciata da
Takashi Shimizu nel lontano 2004.
Il nuovo film è diretto da Nicolas Pesce (The Eyes of My Mother)
e prodotto nuovamente dal maestro dell’horror Sam
Raimi.
The Grudge è
un film horror il reboot di un classico
dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu
scritto e diretto da Nicolas Pesce , basato su una storia di
Jeff Buhler e Pesce, e prodotto da Sam
Raimi, Robert Tapert e Takashige Ichise. Il film si
svolge nella stessa timeline concomitante come pellicola dello
stesso nome 2004.
Il film debutterà in Italia al
cinema dal 24 Febbraio distribuito da Sony Pictures.
The Grudge, la
trama
Una madre single e un giovane
detective, Muldoon (Andrea
Riseborough), scoprono che una casa di periferia è
maledetta da un fantasma vendicativo che condanna coloro che vi
entrano con una morte violenta. Ora corre per salvare se stessa e
suo figlio dagli spiriti demoniaci della casa maledetta del suo
quartiere. – Sony Pictures Entertainment
The Grudge, il
cast
In The Grudge
protagonisti sono
Andrea Riseborough come detective Muldoon, Demián
Bichir, John Cho come Peter, Betty Gilpin nel ruolo di Nina
Spencer, Lin Shaye come Faith Matheson, Jacki Weaver, e William
Sadler. Fanno parte del cast anche Frankie Faison nel ruolo di Mr.
Matheson, Tara Westwood nel ruolo di Fiona, Nancy Sorel nel ruolo
dell’agente Cole, Stephanie Sy nel ruolo di Amnio Nurse, Joel Marsh
Garland come il Detective Greco, David Lawrence Brown nel ruolo di
Sam Landers, Junko Bailey nel ruolo di Kayako, Robin Ruel nel ruolo
del Dr. Friedman, Zoe Fish nel ruolo di Melinda Landers
eBradley Sawatzky nel ruolo dell’ufficiale Michaels.
Nancy si guarda allo specchio, e la
macchina da presa si pone in modo tale che lo spettatore possa
vederne inquadrato solo mezzo volto. Ed è così che si vede anche
lei, incompleta, priva di quel qualcosa che le spiegherebbe davvero
chi è. Attraverso inquadrature di questo tipo, tanto semplici
quanto efficaci, la regista Christina
Choe costruisce il suo film d’esordio,
Nancy, da lei anche scritto. Una storia
costruita su di un personaggio alla ricerca di sé stesso, pronto a
perdersi pur di assaporare qualcosa di vero in un mondo sempre più
artefatto e circondato da maschere digitali.
Le vicende del film ruotano dunque
intorno a Nancy (Andrea
Riseborough), ragazza sola e dalla vita difficile, che
un giorno si imbatte in una trasmissione televisiva nella quale Leo
(Steve
Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith),
una coppia che aveva visto sparire nel nulla la propria bambina
trent’anni prima, mostrano come sarebbe oggi il volto della loro
figlia, il quale somiglia incredibilmente a quello di Nancy. La
ragazza deciderà di contattare i due, convinta di esser stata
rapita da bambina e di essere la figlia della coppia. Da lì
inizierà un percorso fatto di verità sofferte, speranza e
diffidenza.
Nancy: il film
Formatasi attraverso alcuni
documentari da lei realizzati, la regista Christina
Choe, tratta con la stessa ricerca di verità il materiale
della storia. In particolar modo si concentra sul raccontare la sua
protagonista attraverso una messa in scena eloquente, basata su
alcune scelte registiche adatte allo scopo. Per esprimere il senso
di oppressione nulla è allora meglio di un formato 4:3, che
imprigiona ulteriormente Nancy all’interno della già di suo angusta
e cupa casa. Nel momento in cui il personaggio uscirà dai propri
confini l’inquadratura si allarga, permettendo ad un maggior
respiro di vivere la scena, di pari passo alla serenità avvertita
dalla protagonista.
Fa dunque parlare l’inquadratura e
la macchina da presa la regista, supportando così una sceneggiatura
non particolarmente avvincente. Il punto debole del film sembra
infatti essere proprio questa, che nonostante le buone premesse
sembra non voler sviluppare ulteriormente il rapporto tra Nancy e i
presunti genitori, lasciando così che nulla di realmente concreto
né attraente accada. Nel seguire il percorso della protagonista
verso la verità sul suo passato si finisce infatti con il sentirsi
distaccati da lei, senza qualcosa che permetta davvero di entrare
in empatia con il personaggio.
Se la sceneggiatura risulta carente
nella seconda parte del film, e la regia di Choe pur se
affascinante non può reggere da sola il film, ad aggiungersi ai
pregi troviamo allora le interpretazioni dei tre personaggi
principali. Andrea Riseborough risulta convincente nei
panni di Nancy, proponendone un ritratto contenuto e misterioso al
punto giusto, mentre SteveBuscemi e J. Cameron-Smith si
affermano come due caratteri diversi di una coppia, completandosi a
vicenda e costruendo insieme quel senso di protezione e diffidenza
avvertiti ugualmente dalla protagonista.
Nancy: la ricerca del proprio
io
In fin dei conti quello di Nancy
può essere visto come un viaggio alla ricerca di sé stessi, di un
sé che forse si era e che ora si è dimenticato. Risulta allora
chiaro il perché nella prima parte del film il personaggio sia
costantemente in relazione con diversi dispositivi, dal cellulare
al computer, divisa tra chat, blog e portali di vario tipo. In
questo mondo dove il proprio io si frammenta attraverso
innumerevoli profili social, Nancy è così alla ricerca di quel
qualcosa che possa farla sentire unica e vera. Tali dispositivi e
profili vengono infatti a sparire nel suo spostarsi a casa
dell’anziana coppia, dove ha inizio la vera ricerca.
Una ricerca che si va basando su
piccoli dettagli, da vecchie foto alla propria cameretta rimasta
immacolata, fino ad una casa sull’albero che c’era, e che ora non
vi è più. Un film che dunque fa ricercare il proprio cuore
all’interno di piccoli e brevi frammenti. Elementi probabilmente
non sufficienti perché la storia possa dirsi compiuta, ma che
propongono un’atmosfera che può facilmente trovare il suo pubblico.
Ciò che certamente più rimane del film, è la scoperta di una nuova
regista che dimostra di saper utilizzare il mezzo, e dalla quale è
lecito aspettarsi film più maturi per il futuro.
L’attesissimo The
Batman di Matt Reeves darà al
pubblico l’occasione per rivedere sul grande schermo alcuni iconici
villain dell’Uomo Pipistrello, già apparsi in precedenza al cinema.
Tra questi figura anche il Pinguino, che nel film
in arrivo nelle sale tra due anni avrà questa volta il volto di
Colin Farrell.
In attesa di scoprire come l’attore
irlandese se la caverà nei panni della nemesi in The
Batman, è innegabile quanto nell’immaginario
collettivo sia ancora scolpita l’incarnazione di Oswald Cobblepot
da parte di Danny DeVito nel capolavoro
Batman – Il ritorno di Tim Burton, uscito
nel 1992.
In una recente intervista con
Fandango in occasione
della promozione di Jumanji – The Next
Level, è stato proprio Danny DeVito a
commentare il casting di Colin Farrell, con il
quale ha avuto modo di lavorare proprio di recente nel live action
di Dumbo, sempre
firmato da Burton.
DeVito ha approvato il casting di
Farrell, e ha dichiarato: “Penso sia una cosa grandiosa, perché
Pinguino è veramente un grande ruolo. Oswald Cobblepot è un
personaggio davvero, davvero complesso. Si tratta di una sfida
enorme… un po’ come quando interpreti King Lear o Amleto: con
Oswald non c’è alcuna differenza. Credo che sia un ruolo che tutti
dovrebbero interpretare e penso che Colin sia un attore
incredibile. Non vedo l’ora di vedere i colpi di scena.”
Il cast di The
Batman è formato da molti volti
noti: Andy Serkis sarà Alfred
e Colin Farrell sarebbe in trattative
per interpretare Oswald Chesterfield aka Pinguino, Zoe
Kravitz (la nuova Catwoman dell’universo
DC), Jeffrey Wright (commissario Jim
Gordon) e Paul Dano (Enigmista),
infine John Turturro sarà il boss
Carmine Falcone. Nel cast anche Peter
Sarsgaard ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.
HN Entertainment ha suggerito che le
riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di
Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche
di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League,
Wonder Woman e del sequel Wonder Woman
1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già fissata al 25
giugno 2021.
“The Batman esplorerà un caso di
detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone
iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà
scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere
il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali
di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues
Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale
fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché
sono tutti sospettati“.
Warner Bros ha
fissato una serie di date di uscita nel prossimo anno per alcuni
dei suoi film più attesi. Tra questi ci sono le uscite di TheMatrix 4 (21 maggio 2021) e,
finalmente, di The Flash (1 luglio
2022).
Trai titoli che erano invece già
previsti per i prossimi anni e che invece sono eliminati dal
calendario Warner Bros, annoveriamo
Akira, il live action affidato a
Taika Waititi, la cui data è stata invece ora
occupata da The
Matrix 4.
Per quanto riguarda The
Flash, il film si aggiunge ad Aquaman
2, previsto per il 16 dicembre 2022, come secondo
titolo di quell’anno, mentre altri film DC sono già in programma:
Birds of Prey (7 febbraio 2020),
Wonder Woman 1984 (5 giugno 2020),
The Batman (5 giugno 2021),
The Suicide Squad (6 agosto 2021) e
Black Adam ( 22 dicembre 2021).
Warner Bros ha
anche annunciato che il film di Mortal
Kombat verrà anticipato al 15 gennaio 2021, rispetto
al marzo dello stesso anno, prima data annunciata del film.
L’elenco degli annunci prevede anche l’annuncio di tre slot senza
titolo, il 16 ottobre 2020, il 5 marzo 2021 e il 29 gennaio 2021.
Mentre altri tre film sono stati rimossi dal programma, due del
2020 e uno del febbraio 2021.
Si è chiusa questa sera la 29ma
edizione del Noir in Festival, che ha portato a
Como e Milano il meglio del genere, dal cinema alla letteratura
passando per le serie TV.
Durante la serata conclusiva, presso
l’Auditorium dell’Università IULM, la giuria internazionale
composta dall’attrice Lucia Mascino, dalla regista
francese Patricia Mazuy e dalla produttrice e
direttrice del festival di Sofia Mira
Staleva, ha assegnato il Black Panther
Award 2019 a BACURAU di
Kleber Mendonça Filho e Juliano
Dornelles, con la seguente motivazione: “Un film
forte, magnifico e toccante, capace di raccontare in modo semplice
una situazione complessa. Pur giocando con i generi, ogni singola
scena è una combinazione unica di violenza e humour. È un film che
fa ridere, tremare e pensare allo stesso tempo. Che goduria per il
pubblico!”.
La giuria popolare del Premio
Caligari, composta da 80 tra studenti universitari e appassionati,
guidata dai critici Paola Jacobbi, Carola
Proto e Giulio Sangiorgio, ha invece
concluso nel pomeriggio le sue votazioni assegnando ex aequo il
Premio Caligari 2019 a LA PARANZA DEI
BAMBINI di Claudio Giovannesi e
LO SPIETATO di Renato De
Maria.
Tra i film statunitensi del regista
italiano Gabriele Muccino, Padri e
figlie viene descritto proprio dal suo autore
come uno dei più personali e sentiti, trattante le tematiche della
genitorialità, della crescita e del perdono. Il film è arricchito
da un cast di grandi attori hollywoodiani, e ha ricevuto una buona
accoglienza di pubblico tanto negli Stati Uniti quanto in
Italia.
Ecco 10 cose che non sai su
Padri e figlie.
Padri e figlie: la trama del
film
1. È basato su un’acclamata
sceneggiatura. Protagonista del film è Jake David,
romanziere premio Pulitzer rimasto vedovo, costretto a combattere
contro un disturbo mentale e intento a crescere nel miglior modo
possibile la giovane figlia Katie, di cinque anni, la quale rischia
di essergli portata via per via del suo stato di salute.
2. La narrazione procede su
due binari paralleli. Venticinque anni dopo, Katie è
diventata un’assistente sociale tirocinante. La ragazza conduce una
vita sregolata fatta di serate sfrenate e sesso senza limiti. Da
anni lontana dal padre, Katie combatte ancora contro i demoni della
propria infanzia, tormentata dall’incapacità di abbandonarsi a veri
sentimenti.
3. La sceneggiatura aveva
ricevuto numerosi apprezzamenti. Nel 2012 la sceneggiatura
del film, scritta da Brad Desch, fu inserita nella
“Black List” delle migliori sceneggiatura non realizzate. Tre anni
dopo il progetto fu affidato al regista italiano, che già aveva
affrontato simili temi.
Padri e figlie: il cast del
film
4. È composto da un cast di
grandi celebrità. Nel ruolo del protagonista Jake David si
ritrova l’attore premio Oscar Russell
Crowe, mentre in quelli di Katie adulta l’attrice
Amanda
Seyfried. Nel film recitano anche Aaron
Paul, nel ruolo dell’interesse amoroso di Katie,
Diane Kruger, in quello della zia di Katie, e
infine le attrici Quvenzhané Wallis, Octavia
Spencer e Jane Fonda.
5. Vanta diversi premi
Oscar nel cast. Il film raccoglie tre vincitori del premio
Oscar, ovvero Crowe, Spencer e Fonda. Vi è inoltre la giovane
Wallis, la più giovane nominata nella storia del premio.
6. È il quarto film
statunitense di Gabriele Muccino. Per l’italiano
Gabriele MuccinoPadri e
figlie è la quarta esperienza cinematografica
americana, avendo precedentemente realizzato i film Quello che
so sull’amore (2012), Sette anime (2008) e La
ricerca della felicità (2006).
Padri e figlie è in streaming
7. È disponibile in
streaming. Per gli appassionati del film, sarà possibile
guardarlo comodamente da casa propria grazie alla sua presenza nei
cataloghi di diverse piattaforme streaming. Tra queste si
annoverano Chili, Infinity e TIM Vision. Per riprodurre il film
sarà sufficiente noleggiarlo o sottoscrivere un abbonamento alla
piattaforma di riferimento.
Padri e figlie: le canzoni del
film
8. Il film contiene alcune
celebri canzoni. All’interno del film si ritrova la
colonna sonora scelta e curata da Paolo Buonvino, alla sua sesta
collaborazione con Muccino. Tra i braci più celebri si hanno
Fathers & Daughters, scritta e cantata da Michael
Bolton, la quale ripercorre tutti i momenti più intensi
del film. Sempre di Bolton è il brano Close to you (They Long
to be), mentre è possibile ritrovare anche un brano
interpretato da Jovanotti, ovvero quello
intitolato Amore mio.
Padri e figlie: il trailer del
film
9. Ha commosso numero
spettatori. Ancor prima di arrivare in sala il film ha
attratto a sé numerosi spettatori grazie al suo trailer, dove si
evoca l’atmosfera del film, fatta di dolcezza paterna e
drammaticità per gli inaspettati risvolti della vicenda
raccontata.
Padri e figlie: le frasi più belle
del film
10. Vi sono numerose frasi
divenute celebri. All’interno del film si ritrovano
numerose frasi diventate caratteristiche del film, che ne
racchiudono i temi e le emozioni. Ecco alcune delle frasi più belle
del film.
– Non tutte le persone che ti
amano ti lasceranno (Aaron Paul)
– Quel libro parlava di me ma
in realtà parlava della vita e di come non abbia mai rinunciato a
me era un modo per dirmi quanto fosse grande il suo amore per me e
anche il suo addio, è di questo che parla davvero il suo libro,
vuol dire non devi arrenderti, mai e poi mai, la vita sarà per
tutti complessa e anche ingiusta e alcune volte dolorosa, insomma
tu ne hai già passate tante ma non possiamo fermarci, dobbiamo
andare avanti e credere fermamente che un futuro per noi esista,
questo malgrado le esperienze difficili vissute in passato, l’unica
cosa che posso dirti è che ti voglio bene e addio!
(Amanda Seyfried)
– Gli uomini vivono senza
amore, le donne no! (DianeKruger)
Eagle Pictures ha
diffuso il trailer ufficiale di The Lodge di
Severin Fiala e Veronika Franz, in arrivo nei
cinema italiani dal 16 gennaio 2020 distribuito da Eagle
Pictures.
Già autori dell’acclamato
“Goodnight Mommy”, i registi austriaci Veronika Franz e Severin
Fiala firmano un nuovo thriller inquietante con un finale
straordinario e inaspettato.
Al centro della vicenda i
piccoli Aidan e Mia (rispettivamente Jaeden Martell e Lia McHugh),
fratello e sorella che, a seguito della scomparsa della madre,
vivono insieme al padre Richard (Richard Armitage) e alla sua nuova
compagna Grace (Riley Keough). Mentre stanno trascorrendo le
vacanze di Natale in uno chalet di montagna, un impegno improvviso
riporta l’uomo in città, creando così l‘occasione per la ragazza di
familiarizzare con i figli. Ma una volta rimasti soli, per i tre
avrà inizio un angosciante incubo.
Nel cast il giovane
attore Jaeden Lieberher, già protagonista nei panni di Bill
Denbrough del primo capitolo di “IT”
di Andy Muschietti, l’attrice Riley
Keough, apparsa in “Hold the Dark “, “Under the Silver
Lake” e “La casa di Jack”, e Richard Armitage,
protagonista nella trilogia “Lo
Hobbit” di Peter Jackson. Il film è stato
presentato in anteprima alla 37° edizione del Torino Film Festival
nella sezione non competitiva After Hours dedicata al cinema di
genere.
La trama di The Lodge
In The Lodge Richard,
dopo il suicidio della moglie, decide di trascorrere le vacanze di
Natale nel suo chalet di montagna con i due bambini e la nuova
giovanissima compagna. Un impegno improvviso lo riporta in città
per una notte, creando così l‘occasione per la ragazza di
familiarizzare coi figli. Una volta soli un’oscura presenza si
manifesta facendo riemergere nella ragazza i traumi di un doloroso
passato. Richard si rende conto dell’incombente pericolo e tenta di
tornare a casa ma potrebbe ormai essere troppo tardi…
Lucky Red ha
diffuso il primo trailer ufficiale di 18
Regali, ispirato alla straordinaria storia di
Elisa Girotto, la donna che ha commosso il mondo
lasciando 18 regali per i futuri compleanni della figlia quando ha
scoperto di avere poco tempo per vederla crescere.
18 Regali il nuovo emozionante
film, ispirato alla storia vera di una donna che con un immenso
gesto d’amore trova il modo per sconfiggere l’ineluttabilità del
destino e restare accanto alla figlia durante la sua
crescita. Grazie alla magia del cinema è possibile far
convergere passato e futuro, mettendo in scena l’incontro tra madre
e figlia. Il film celebra la vita e la potenza dell’amore di una
madre che con grande coraggio e determinazione riesce a superare
ogni confine.
La trama del film 18 Regali
Come ogni anno Alessio (Edoardo
Leo) consegna alla figlia Anna (Benedetta
Porcaroli) un regalo lasciatole da Elisa (Vittoria
Puccini).
È il giorno del diciottesimo
compleanno di Anna e da scartare le rimane l’ultimo regalo, ma un
desiderio di ribellione e un senso di vuoto incolmabile la spingono
a scappare dalla festa organizzata dal padre. Si ritrova a vagare
di notte in mezzo alla strada e una macchina, non vedendola, la
investe. Al suo risveglio Anna si ritrova faccia a faccia con la
madre che non ha mai conosciuto. Il destino le regala così
l’occasione di conoscere Elisa, e farsi conoscere a sua volta, in
uno straordinario viaggio ricco di emozioni e speranza.
Le nomination ai
Golden Globes 2020 hanno proiettato
nel vivo la stagione dei premi 2019/2020, con gli altri annunci che
si susseguono a ruota. Oggi è stato il turno dell’annuncio delle
nomination ai SAG Awards 2020, i premi
che il sindacato degli attori assegna alle migliori performance
dell’anno, per cinema e tv.
America Ferrera e
Danai Gurira hanno annunciato i nomi dei candidati
trai quali spiccano quello di Scarlett Johansson,
a segno con due nomination (migliore attrice drammatica
protagonista e migliore non protagonista), Taron
Egerton, la cui interpretazione di Elton John potrebbe
portarlo fino alla cinquina degli Oscar, e il cast di
La favolosa Signora Maisel, che ha
ottenuto ben quattro candidature.
Ecco tutte le nomination ai SAG Awards
2020
Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading
Role:
Christian Bale (“Ford v Ferrari”)
Leonardo DiCaprio (“Once Upon a Time in Hollywood”)
Adam Driver (“Marriage Story”)
Taron Egerton (“Rocketman”)
Joaquin Phoenix (“Joker”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading
Role:
Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting
Role:
Jamie Foxx (“Just Mercy”)
Tom Hanks (“A Beautiful Day in the Neighborhood”)
Al Pacino (“The Irishman”)
Joe Pesci (“The Irishman”)
Brad Pitt (“Once Upon a Time in Hollywood”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a
Supporting Role:
Laura Dern (“Marriage Story”)
Scarlett Johansson (“Jojo Rabbit”)
Nicole Kidman (“Bombshell”)
Jennifer Lopez (“Hustlers”)
Margot Robbie (“Bombshell”)
Outstanding Performance by a Cast in a Motion
Picture:
“Bombshell” (Lionsgate)
“The Irishman” (Netflix)
“Jojo Rabbit” (Fox)
“Once Upon a Time in Hollywood” (Sony)
“Parasite” (Neon)
Outstanding Performance by a Male Actor in a Television
Movie or Miniseries:
Mahershala Ali (“True Detective”)
Russell Crowe (“The Loudest Voice”)
Jared Harris (“Chernobyl”)
Jharrel Jerome (“When They See Us”)
Sam Rockwell (“Fosse/Verdon”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a
Television Movie or Miniseries:
Patricia Arquette (“The Act”)
Toni Collette (“Unbelievable”)
Joey King (“The Act”)
Emily Watson (“Chernobyl”)
Michelle Williams (“Fosse/Verdon”)
Outstanding Performance by a Male Actor in a Drama
Series:
Sterling K. Brown (“This Is Us”)
Steve Carell (“The Morning Show”)
Billy Crudup (“The Morning Show”)
Peter Dinklage (“Game of Thrones”)
David Harbour (“Stranger Things”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a Drama
Series:
Jennifer Aniston (“The Morning Show”)
Helena Bonham Carter (“The Crown”)
Olivia Colman (“The Crown”)
Jodie Comer (“Killing Eve”)
Elisabeth Moss (“The Handmaid’s Tale”)
Outstanding Performance by a Male Actor in a Comedy
Series:
Alan Arkin (“The Kominsky Method”)
Michael Douglas (“The Kominsky Method”)
Bill Hader (“Barry”)
Andrew Scott (“Fleabag”)
Tony Shalhoub (“The Marvelous Mrs. Maisel”)
Outstanding Performance by a Female Actor in a Comedy
Series:
Durante una recente chiacchierata
in occasione della promozione di Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, è stato chiesto ad
Oscar Isaac di parlare anche dell’attesissimo
Dune,
il secondo adattamento cinematografico del romanzo di Frank
Herbert (dopo quello del 1984 diretto da David
Lynch).
Con profondo entusiasmo, Isaac ha
elogiato la nuova versione di Dune ad
opera di Denis Villeneuve (Blade Runner 2049) che
lo vedrà impegnato nei panni del duca Leto Atreides, al fianco di
Timothée Chalamet (che sarà Paul Atreides) e
Rebecca
Ferguson (che sarà invece Lady Jessica).
“Sarà una cosa completamente
diversa”, ha spiegato Oscar Isaac ad Entertainment Weekly
parlando del paragone tra il lavoro di Villeneuve e il primo
adattamento di Lynch. “Non potevo immaginare nessuno più adatto
di Denis al tono del romanzo originale di Frank Herbert. Ci sono
alcune cose che sono da incubo… c’è questo elemento brutale nella
storia. È scioccante. È spaventoso. È molto viscerale. E so per
certo che io e Denis, ma anche io, Timothée e Rebecca, abbiamo
lavorato come una famiglia, ricercando l’emozione. Sono davvero
eccitato. Penso che sia bello sentirsi parte di qualcosa di nuovo…
di così unico e speciale.”
Considerata la nota complessità del
romanzo originale, le parole di Oscar Isaac fanno
ben sperare nel lavoro di adattamento di Denis
Villeneuve. Ricordiamo che il film arriverà nelle sale
americane il 18 dicembre 2020.
“Percorso mitico e carico di
emozioni, Dune racconta la storia di Paul Atreides, un giovane
brillante e dotato nato sotto un grande destino al di là della sua
comprensione, che dovrà viaggiare verso il pianeta più pericoloso
dell’universo per assicurare alla sua famiglia e alla sua gente un
futuro: mentre forze maligne esplodono in un conflitto per avere il
controllo esclusivo del pianeta e della risorsa più preziosa
esistente (una merce in grado di sbloccare il più grande potenziale
dell’umanità), a sopravvivere saranno solo quelli che potranno
sconfiggere la loro paura“.
In DuneTimothée Chalamet interpreterà il
protagonista Paul Atreides, nato sul pianeta Caladan dal matrimonio
fra il duca Leto Atreides I e la sua concubina Lady Jessica. Nel
cast anche Javier
Bardem, Zendaya, Oscar
Isaac, Rebecca
Ferguson, Stellan
Skarsgard, Dave
Bautista, Charlotte
Rampling e Jason Momoa.
L’Hydra è stata
responsabile di numerose morti all’interno dell’Universo
Marvel. Ovunque i suoi
membri si recassero, l’unico obiettivo era rispondere ai suoi
bisogni. Perfino gli eroi e le eroine più forti non sarebbero in
grado di sconfiggerlo. Ma cosa lo rende così potente? Sono le
persone, la mitologia che si cela dietro l’organizzazione o è
qualcos’altro?
Sicuramente, uno dei motivi che
rende l’Hydra così potente è il suo logo. Per capire come mai tutti
lo temono, è importante comprendere come funziona…
1I tentacoli ricordano le teste di
Idra
I
tentacoli sul logo nascondono più di un significato. Sappiamo che
sono stati ispirati dalla vera forma degli Inumani, che i loro
contorni e gli spazi tra l’uno e l’altro ricordano degli
ingranaggi, ma potrebbe essere importante sapere che ricordano
anche le già menzionate teste dell’Idra.
Pensateci: l’Idra ha diversi lunghi colli e
una testa che spunta da ogni terminazione. Tutti questi colli
potrebbero essere facilmente associati ai tentacoli sul logo
dell’Hydra, che tanto ricordano quelli di un polipo.
Paul Feig,
regista della versione al femminile di
Ghostbusters, ha commentato il trailer di
Ghostbusters: Legacy dimostrando grande
entusiasmo per il franchise e per ciò che il film “autorizzato”
mostrerà al pubblico.
Nel 2016 Feig ha diretto un capitolo
molto sfortunato del franchise, che ad un cast di grande talento ha
unito una scrittura intelligente che però non ha trovato riscontro
nel pubblico, e si è scontrato contro un muro di diniego da parte
del fan duri e puri del franchise: chi sono queste donne che
vogliono prendere il posto di Rey, Winston, Peter e Egon?
Ebben, il film è stato in fiasco,
con buona pace delle talentuose attrici coinvolte, ma Paul Feig non
serba rancore, e su Twitter ha esternato il suo
entusiasmo in occasione del trailer del film di Jason Reitman:
“Questo sembra eccezionale. Complimenti vivissimi a Jason
Reitman e al suo cast e alla crew. Non vedo l’ora di vederlo!
#siamotuttighostbusters” .
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast originale,
composto da Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson,
Sigourney Weaver e Annie Potts di nuovo insieme per
ridar vita a una delle saghe cinematografiche più amate della
storia. Diretto da Jason Reitman, il film sarà nelle sale
dall’estate 2020 prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner
Bros. Entertainment Italia. Tra i protagonisti anche
Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie Coon,
Paul Rudd.
Sinossi:
Ghostbusters: Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan Reitman, il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola città, una madre
single e i suoi due figli iniziano a scoprire la loro connessione
con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta eredità lasciata
dal nonno. Ghostbusters: Legacy è scritto da Jason Reitman
& Gil Kenan.