The Falcon and The Winter Soldier è la serie di
prossima uscita nel quale
Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro
ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter
Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di
The Falcon and The Winter Soldierè previsto anche il
ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico, ovvero
Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e
Civil War e Daniel Bruhl, nei panni
del Barone Zemo. Per quanto concerne la serie di
The Falcon and The Winter Soldier, il lancio è fissato
in autunno 2020 e Kari Skogland (The
Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The
Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings,
The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i
sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
Yahya Abdul-Mateen II, che il grande pubblico
ha imparato a conoscere grazie al ruolo del villain Black Manta in
Aquaman,
figura tra le new entry dell’attesissimo Matrix
4, anche se non sappiamo ancora quale ruolo andrà a
ricoprire. In una recente intervista con
Collider, l’attore statunitense ha anticipato che il film avrà
diversi elementi in comune con la trilogia originale.
Fresco della vittoria dell’Emmy come
miglior attore non protagonista grazie all’acclamata miniserie
Watchmen e protagonista dell’atteso “sequel
spirituale” di Candyman
prodotto da Jordan Peele che arriverà in sala il prossimo anno,
Yahya Abdul-Mateen II non ha ovviamente potuto
rivelare nulla a proposito della storia di Matrix
4 o del suo personaggio nel film, limitandosi a
raccontare della sua reazione dopo aver letto la sceneggiatura del
film. Proprio per questo, l’attore ha spiegato che, sebbene il
nuovo capitolo sarà molto diverso, al tempo stesso condividerà con
la trilogia originale tutta una serie di elementi.
“La mia reazione alla
sceneggiatura è stata: ‘Wow, al pubblico piacerà davvero. Mi piace
questa cosa. Alla gente piacerà davvero’. È diverso ma allo stesso
tempo è anche uguale a ciò che abbiamo visto in passato. È come se
fosse una miscela molto intelligente di ciò che vogliamo e di ciò
che potremmo non sapere di volere.”
I personaggi che collegheranno
Matrix 4 ai precedenti capitoli della saga
Matrix 4 promette
di presentare forti connessioni con il passato già attraverso il
ritorno di
Keanu Reeves,
Carrie-Ann Moss e di altri membri del cast originale. Tuttavia,
sarà anche molto diverso proprio a causa di alcuni vecchi
personaggi che non ritroveremo nel nuovo film. A Laurence Fishburne, che ha interpretato
Morpheus nella trilogia originale, non è stato chiesto di tornare
nel nuovo capitolo, mentre a causa di altri impegni lavorativi
Hugo Weaving non ha potuto riprendere il ruolo
dell’Agente Smith. Si spera che i nuovi personaggi compensino
queste “dolorose” assenze e contribuiscano a rendere questo nuovo
film qualcosa di veramente speciale.
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Ann
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil
Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica
Henwicke Toby
Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per il 1 aprile
2022. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a
sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Kit Harington ha ammesso di aver chiuso con i
ruoli da eroe stoico e silenzioso dopo la sua esperienza con la
serie Game
of Thrones nei panni di Jon Snow. La carriera
dell’attore britannico è iniziata sui palcoscenici londinesi, ma la
sua prima vera grande occasione è stata la celebratissima serie
targata HBO. Harington ha interpretato Snow per quasi un decennio e
ad oggi la sua fama ed il suo volto sono indissolubilmente legati
proprio a quel personaggio.
Dopo la fine della serie tratta dai
romanzi di George R. R. Martin, Harington sta cercando di mettersi
alla prova con i progetti più disparati. Tra i titoli più
interessanti che vedranno coinvolto l’attore in futuro c’è
sicuramente Gli
Eterni, l’attesissimo film dei Marvel Studios in cui avrà il ruolo di Dane
Whitman, alter ego di Black Knight. In realtà, il ruolo non sembra
essere molto diverso da quello interpretato in Game of
Thrones, o almeno sono in molti ad aver già riscontrato
delle analogie tra il personaggio di Jon Snow e quello di
Whitman.
A quanto pare, però, sembra che
Kit Harington abbia ben in mente quale
tipologia di personaggi voglia interpretare nella sua carriera da
questo momento in avanti.
The Independent ha riportato una recente intervista dell’attore
e pare che lo stesso abbia ammesso di non voler più interpretare
eroi silenziosi con emozioni represse in futuro. Secondo l’attore,
tale archetipo rafforza l’idea che gli uomini forti evitano di
affrontare le proprie emozioni in quanto simbolo di debolezza.
Kit Harington intenzionato a
stravolgere gli standard della mascolinità al cinema
A quanto pare, ciò che interessa
davvero l’attore è ricercare, attraverso i ruoli, nuove
rappresentazioni della mascolinità. Harington ha fatto riferimento
anche al contesto familiare in cui è cresciuto, sottolineando
quanto sua madre lo abbia allevato in un ambiente assolutamente
gender fluid, in cui qualsiasi standard relativo alla
mascolinità non è mai stato avallato.
Senza dubbio, le parole di Kit Harington indicano la volontà da parte
dell’attore di intraprendere una nuova direzione per la sua
carriera. Nelle intenzioni dell’attore pare ci sia la volontà di
abbracciare ruoli maschili completamente diversi, che siano in
qualche modo in grado di evolvere determinati archetipi. Sarà
interessante vedere se Harington ha avuto la possibilità di mettere
già alla prova queste sue volontà con il personaggio che si
ritroverà a dover interpretare ne Gli
Eterni.
Il network americano ABC ha diffuso il promo
ufficiale di Big
Sky, l’annunciata nuova serie tv in arrivo questo
autunno.
Big Sky
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E. Kelley per
il network americano ABC. David E. Kelley sarà lo showrunner della
prima stagione. Basato sulla serie di libri di CJ Box, “Big Sky” è
prodotto da David E. Kelley, Ross Fineman, Matthew Gross, Paul
McGuigan, CJ Box e Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television Studios,
insieme a ABC Signature e Touchstone Television.
La serie racconta
degli investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt
uniscono le forze con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny
Hoyt, per cercare due sorelle che sono state rapite da un
camionista su una remota autostrada nel Montana. Ma quando scoprono
che queste non sono le uniche ragazze scomparse nella zona, devono
correre contro il tempo per fermare l’assassino prima che un’altra
donna venga rapita. Big Sky vede protagonisti
Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
J.K.
Simmons è tornato nei panni di J. Jonah Jameson nella
scena durante i titoli di coda di
Spider-Man: Far From Home. L’attore premio Oscar aveva
già interpretato il direttore del Daily Bugle nella trilogia
dell’Uomo Ragno diretta da
Sam Raimi e adesso, in una nuova intervista, ha parlato del suo
futuro nel MCU.
Sappiamo –
per stessa ammissione dell’attore – che Simmons ha firmato per
tornare nuovamente nei panni di Jameson, anche se al momento non
sappiamo se lo rivedremo nell’attesissimo Spider-Man
3 o magari in qualche altro titolo dello
SpiderVerse (come ad esempio Morbius o
Venom: Let
There Be Carnage). Intervistato da
Collider, Simmons ha così commentato l’eventuale ritorno di
Jameson sul grande schermo:
“C’è una possibilità concreta.
Ci sono state alcune discussioni, ma non dirò nulla di definitivo…
perché non so se mi è permesso farlo. Ma sì, sono molto ottimista
sul fatto che ci sarà ancora un po’ di JJJ nel mio
futuro.”
Parlando sempre con
Collider, J.K.
Simmons ha anche spiegato i retroscena dietro il look
sfoggiato dal personaggio nella scena post-credits di Far
From Home, molto diverso rispetto a quello della trilogia
di Raimi. “L’unica cosa sulla quale non siamo andati proprio
d’accordo con la Marvel è stato il look del
personaggio. Era tutta una questione se renderlo più fedele ai
fumetti o ai film di Raimi. Se bisognava evolverlo in qualche modo
e renderlo più contemporaneo…”, ha spiegato Simmons.
J.K. Simmons parla del “nuovo” look di J. Jonah Jameson
“Ero molto attaccato a ciò che
avevo fatto in precedenza per una serie di motivi. Quindi, alla
fine, abbiamo raggiunto un compromesso e abbiamo optato per farlo
apparire senza capelli (ride). Credo però che si sia
trattata più di una questione di tempistiche. Forse non c’era il
tempo per realizzare una parrucca. J. Jonah Jameson potrebbe aver
perso i capelli negli ultimi anni, oppure ha indossato un
parrucchino per tutto il tempo. Onestamente non lo so. Scegliete
voi.”
Spider-Man
3 vedrà ancora una volta riuniti Tom
Holland e il regista Jon
Watts, che aveva già
direttoSpider-Man:
Homecoming del 2017 e Spider-Man: Far From
Home dello scorso anno. Le riprese del film sarebbero
dovute partire quest’estate, ma a causa della pandemia di Covid-19
sono bloccate. Al momento non sappiamo ancora quando partirà la
produzione, mentre l’uscita nelle sale è fissata per il 17 Dicembre
2021.
La diciassettesima stagione di
Grey’s Anatomy uscirà giovedì 12 novembre 2020. Vincitrice del
Golden Globe Award 2007 per la migliore serie televisiva drammatica
e nominata per più Emmy, inclusa la serie drammatica “Grey’s
Anatomy” è considerato uno dei più grandi programmi televisivi del
nostro tempo. Il medical drama ad alta intensità, giunto alla
diciassettesima stagione, segue Meredith Gray e il team di medici
del Grey Sloan Memorial che devono affrontare quotidianamente
decisioni di vita o di morte. Cercano conforto l’uno dall’altro e,
a volte, qualcosa di più della semplice amicizia. Insieme
scoprono che né la medicina né le relazioni possono essere definite
in bianco e nero.
In
Grey’s Anatomy 17ritorneranno i personaggi
Meredith Grey (stagioni 1-in corso), interpretata da Ellen
Pompeo, Alexander “Alex” Michael Karev (stagioni 1-in
corso), interpretato da Justin
Chambers, Miranda Bailey (stagioni 1-in corso),
interpretata da Chandra
Wilson, Richard Webber (stagioni 1-in corso),
interpretato da James
Pickens, Jr., Owen Hunt (stagioni 5-in corso),
interpretato da Kevin
McKidd, Teddy Altman (stagioni 6-8, 15-in corso,
ricorrente 14), interpretata da Kim
Raver, Jackson Avery (stagione 7-in corso,
ricorrente 6), interpretato da Jesse
Williams, Josephine “Jo” Alice Wilson (stagione 10-in
corso, ricorrente 9), interpretata da Camilla
Luddington, Margaret “Maggie” Pierce (stagione 11-in
corso, guest 10), interpretata da Kelly
McCreary, Greg
Germann come Tom Koracick, Benjamin Warren
(stagioni 12-14, ricorrente 6-in corso, guest 7), interpretato
da Jason George, Andrew DeLuca
(stagione 12-in corso, guest 11), interpretato da Giacomo
Gianniotti e Caterina
Scorsone nei panni di Amelia Shepherd.
Grey’s Anatomy 17 è stato creato ed è prodotto da
Shonda Rhimes (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”, “Station
19”). Betsy Beers (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”,
“Station 19”), Mark Gordon (“Saving Private Ryan”), Krista Vernoff
(“Shameless”), Debbie Allen, Zoanne Clack, Fred
Einesman, Andy Reaser e Meg Marinis sono i produttori esecutivi.
“Grey’s Anatomy” è prodotto da ABC Signature, che fa parte dei
Disney Television Studios, insieme a 20th Television e Touchstone
Television.
Arriva direttamente su Netflix la nuova declinazione del mito di
Sherlock Holmes, questa volta però nei panni di
Enola Holmes, la sorellina sedicenne. Il film,
diretto da Harry
Bradbeer (Fleabag, Killing
Eve), arriva sulla piattaforma il 24 settembre ed è basato
sulla serie di romanzi di Nancy Springer, The Enola Holmes
Mysteries, ispirati proprio alle storie crime di Conan Doyle.
Questa volta però al timone dell’indagine c’è Enola, e non più
Sherlock, una ragazzina di 16 anni che ha il volto di Millie Bobby Brown, che torna a Netflix che,
con Stranger Things, le ha dato la
notorietà globale.
Enola Holmes, la trama
Enola vive da sola con sua madre,
Eudoria (Helena
Bonham Carter), che a differenza di tutte le signore
benestanti dell’epoca, ha provveduto da sola all’educazione della
figlia: storia, chimica, lotta corpo a corpo, libero pensiero,
esercizi di logica, rebus e, naturalmente, niente corsetti! Una
notte però la madre della ragazza sparisce, lasciando alla figlia
degli indizi per farsi trovare. Anche se Enola è una ragazza
sveglia, caparpia, indipendente, ha ancora 16 anni, quindi di
fronte alla scomparsa della genitrice, viene affidata a Mycroft
(Sam
Claflin), il suo serioso fratello maggiore, che
vorrebbe rinchiuderla in un istituto per signorine, così da
supplire alla mancanza di educazione tradizionale che l’originalità
della madre ha sottovalutato per la giovane donna.
Lei però scappa e si mette alla
ricerca della madre. Lungo il suo cammino, però, incontra
Lord Tewksbury (Louis Partridge), un giovane rampollo che
scappa dalla sua famiglia. Enola sente di dover aiutare il ragazzo,
soprattutto quando scopre che è in serio pericolo, così alla
ricerca della madre, affiancherà anche un altro caso da risolvere.
Alle sue spalle, nell’ombra, si muove però un’altra persona, il suo
secondo fratello, maestro del ragionamento deduttivo: Sherlock
(Henry
Cavill). Ebbene sì, Enola altri non è che
Enola Holmes, sorella del grande detective e non
troppo diversa da lui!
Enola Holmes si
presta benissimo alla serialità, dal momento che nell’arco della
sua durata esaurisce un mistero per lasciarne un altro non
completamente risolto. Questo potrebbe aprire la strada a molti
altri episodi delle avventure della giovane detective sorella
d’arte, dato anche il fatto che l’originale letterario è proprio
una serie di romanzi. A sostenere questa ipotesi c’è la presenza di
Millie Bobby Brown, che dismessi i panni di Undici
di Stranger Things, qui si dimostra una giovane
donna volitiva, caparbia, tenace e molto molto sveglia.
Si rompe la quarta parete ma non si cattura lo spettatore
Le scelte registiche di rompere la
quarta parte e di aggiungere scene animate, rebus e indovinelli
sciolti con divertenti accorgimenti di montaggio rende il ritmo
veloce, la storia divertente, peccato però per gli interpreti.
Carter è l’ombra di se stessa, Claflin scompare, soprattutto se si
paragona questa alla sua performance nella quinta stagione di
Peaky Blinders, Cavill è poco più di una comparsa
che fa da tappezzeria, e Brown, sebbene sia fiorita in bellezza, ha
molto poco della veracità e della spontaneità che l’aveva resa
molto credibile nella prima stagione di Stranger
Things. Smorfiette e sguardo in macchina non aiutano.
Enola Holmes
snocciola tutti i punti principali di un coming of age in
chiave femminile e (ci prova) femminista, tanto che, naturalmente,
la conclusione romantica non rappresenta un punto di arrivo per il
personaggio, che invece comincia a scrivere davanti a sé un radioso
futuro da detective, e un’infinita possibilità di sequel per
Netflix.
Come previsto, Nomadland di Chloe Zhao,
già vincitore del Leone d’Oro a Venezia 77, ha vinto
il premio People’s Choice del Toronto International Film
Festival, che in molte occasioni si è rivelato una buona
spia per il destino del film vincitore in vista degli Oscar.
One Night in Miami di Regina
King, anche questo visto a Venezia 77, si è classificato al secondo
posto, e Beans è arrivato terzo nella competizione
del festival che quest’anno è stata presentata in formazione
ridotta, con un sesto dei film in gara.
Ora la stagione autunnale dei
Festival continua con il New York Film Festival, già cominciato e
anch’esso in forma ridotta data la pandemia di COVID-19 che sta
costringendo tutto il mondo a rallentare.
Ad aprire il film diretto da
Antonio Campos, è la
calda e ammaliante voice-over di Donald Ray Pollock,
autore del romanzo da cui è tratto Le strade del
male. Questo non troppo piccolo dettaglio la dice
lunga sull’operazione di trasposizione che i fratelli Campos hanno
scelto di adottare per il film. Per tutta la durata di questo,
infatti, la voce narrante di Pollock tornerà in più occasioni,
spiegando, anticipando o riflettendo su quanto accade in scena. La
sua, si capirà, è una lettura delle esatte parole utilizzate nel
suo libro, da cui sembra prendere vita un adattamento
cinematografico il più fedele possibile ad esso.
All’interno di questo racconto si
ritrova un cast corale composto da alcuni tra i più noti interpreti
del momento, da Tom
Holland a Robert
Pattinson, passando per Bill Skarsgård,
Mia Wasikowska,
Jason Clarke,
Sebastian Stan,
Eliza Scanlen, Harry
Melling e Riley Keough. Ambientate in un
arco temporale che va dalla Seconda guerra mondiale alla guerra del
Vietnam, le loro storie, talvolta apparentemente indipendenti l’una
dall’altra, finiranno per essere tutte collegate da una spirale di
violenza e vendetta che ha origini ben più antiche e radicate di
quanto possa sembrare.
Nel cuore dell’America, tra fede e
odio
Quello di Pollock è stato acclamato
come uno dei romanzi più affascinanti del 2011, capace di
raccontare senza mezzi termini le ferite della generazione che ha
combattuto nella Seconda guerra mondiale, e di come queste siano
poi state ereditate anche dai loro discendenti. Non è un caso,
infatti, che il racconto si apra e si chiuda tra i due conflitti
che più hanno sconvolto gli Stati Uniti, ad indicare che tutto
sembra destinato a ripetersi all’infinito. In questa parentesi,
germogliano così quei semi del male che infesteranno le vite dei
protagonisti di questa storia. Mano mano che il racconto del film
procede, risulta infatti sempre più interessante scoprire come i
singoli percorsi finiranno con l’intrecciarsi con quelli degli
altri, con esiti talvolta disastrosi.
In questa giostra si avvicendano
così veterani delusi dalla fede, serial killer in giro per gli
Stati Uniti, mogli fin troppo devote, e reverendi dalla dubbia
morale. In ultimo, i figli di tutti loro, su cui ricadono colpe che
si annidavano sulla terra già prima dei loro vagiti da infanti. Il
contesto in cui si muovono è sporco, rozzo, tutt’altro che
rassicurante. Un ruolo centrale a riguardo lo gioca la fede
religiosa. Dio appare infatti essere un passivo e silenzioso
osservatore, e coloro che dovrebbero professare la sua parola sono
i primi a portare corruzione morale. Se non c’è giustizia sulla
terra, non ce n’è neanche nel Regno dei Cieli. E se Dio è una
figura assente, a farla da padrone è allora il diavolo tentatore. A
questo proposito il titolo originale The Devil All The
Time, risulta ben più esplicativo dell’italiano Le strade
del male.
Ancora una volta, il cuore del
racconto sembra essere la violenza che sopravvive al suo artefice,
e che come un virus si diffonde in cerca di nuove vite da
distruggere. Si è sempre detto che l’America è fondata su tale
concetto, e Pollock sembra descriverlo davvero bene. Così bene che
ai due sceneggiatori deve essere sembrato un peccato rinunciare a
qualcosa del suo romanzo. Come si diceva in apertura, un’operazione
di trasposizione così fedele, con perfino brani riportati parola
per parola e letti dal loro stesso autore, è certamente una trovata
interessante. Dato il peso delle tematiche trattate, ciò non
significa però che sia stata del tutto un bene per il film.
Robert Pattinson in una scena del film.
Le strade del male: la
recensione
La sensazione, intraprendendo la
visione di Le strade del male, è infatti quella di
trovarsi davanti ad un racconto che non sa scegliere a cosa
rinunciare. I due autori riportano un’enorme quantità di eventi,
che per quanto affascinanti avrebbero probabilmente trovato maggior
compiutezza in un prodotto seriale. Qui invece finiscono con
l’essere compressi e male approfonditi. Ciò porta a due principali
e ben evidenti conseguenze. La prima è l’altalenante ritmo del
film, che fatica a conquistare davvero l’attenzione dello
spettatore. Molto spesso non è infatti chiaro quale direzione si
stia prendendo, passando in breve dal dramma famigliare, al
thriller al racconto di formazione. Un mix di generi certamente
possibile, ma che qui non dimostra una particolare, e naturale,
coesione.
La seconda conseguenza è quella di
sprecare un cast tanto ricco di talento. Fatta eccezione per
Holland, Pattinson e Skarsgård, che avendo più tempo a disposizione
riescono a rendere più tridimensionali i loro personaggi, gli altri
finiscono con l’essere quasi delle comparse. Molti di loro, la
Wasikowska su tutti, non riescono così ad esprimere il potenziale
che fanno intuire. Provare dunque un qualche coinvolgimento nei
loro confronti diventa così non sempre semplice. Ed è questo un
problema non indifferente per un film che punta tutto sul suo cast.
Fortunatamente, come detto, Holland e Pattinson riescono a
catturare l’attenzione, dimostrando di essere attori sempre più
maturi e meritevoli di considerazione.
Nel suo voler raccontare troppo,
dunque, Le strade del male inciampa nelle proprie
ambizioni e finisce con il lasciar solo intuire la propria forza.
Un racconto tanto ricco e affascinante avrebbe certamente meritato
un respiro più ampio, che potesse far sentire parte della sua
epica. Non si tratta di un’occasione totalmente mancata, va detto.
La pellicola riesce comunque ad assestare una serie di immagini e
scelte di regia avvincenti (il confronto tra Pattinson ed Holland è
certamente tra questi). Ma considerando le premesse non riesce a
non essere più fragile del dovuto. Rimane dunque il dubbio se non
sarebbe stato meglio adattare il romanzo in una miniserie.
Personaggi, eventi e racconto in sé ne avrebbero probabilmente
giovato.
È in arrivo nelle sale italiane,
distribuito da Vision Distribution e Cloud
9 Film,
The Secret – le verità nascoste, diretto da
Yuval Adler (Bethlehem, The Operative) e
tratto da una sceneggiatura di Ryan Covington e
Yuval Adler.
THE SECRET – Le verità nascoste è un thriller
emozionante che analizza in profondità le conseguenze della
vendetta e della violenza. È un esame di coscienza che ruota in
modo provocatorio intorno alla difficile scelta tra perdono e
desiderio di riscatto, raccontata attraverso gli occhi di una
sopravvissuta all’Olocausto.
Il film è interpretato da
Noomi Rapace (Millennium-Uomini che odiano le
donne, Seven Sisters), Joel Kinnaman(Suicide Squad, RoboCop, L’ora nera)Chris Messina (Harley Quinn Birds of Prey, La
legge della notte, Julie & Julia, Sharp Objects), e
Amy Seimetz(Pet Sematary, Alien:Covenant,
Stranger Things).
THE SECRET – Le verità nascoste, la trama
Maja (Noomi Rapace) scampata agli
orrori della guerra, si è ricostruita una vita serena in una
piccola cittadina americana, insieme a suo marito Lewis (Chris
Messina). Un giorno, lungo la strada, le sembra di riconoscere il
suo carnefice (Joel Kinnaman) e, dopo vari dubbi e appostamenti,
decide di rapirlo, pensando di vendicarsi per gli atroci crimini di
guerra che crede abbia commesso contro di lei.
Notorious Pictures
ha diffuso il trailer ufficiale di Trash,
l’atteso nuovo film d’animazione diretto da Luca Della
Grotta, Francesco Dafano con Rossy De
Palma e dal 16 ottobre al cinema.
E se fossero i rifiuti stessi
a desiderare una seconda vita? – Trashribalta le parti e affronta uno dei temi caldi
dell’attualità legati all’ambiente, il riciclo dei rifiuti e
come con le nostre azioni concrete possiamo fare la differenza.
Nasce così un adventure movie per i più piccoli che unisce
divertimento e mission educativa, protagonisti un gruppo
rocambolesco di “rifiuti”, oggetti ormai dismessi alla ricerca di
un nuovo scopo che dia un senso alla loro vita. Grazie ai temi
principali del film, quali l’importanza del riciclo e delle seconde
possibilità, Trash riceve il sostegno di Corepla, Comieco
Carta-cartone, CoreVe vetro, Cial Alluminio, Ricrea Acciaio,
consorzi italiani che ogni giorno si impegnano nella valorizzazione
dei materiali di scarto, contribuendo a ridurre il nostro impatto
sull’ambiente. Dal cinema alla realtà, insieme per un mondo
più green e sostenibile.
Trash: la trama del film
Scatole, bottiglie, latte. Rifiuti.
Abbandonati in strada, nei mercati, sotto i ponti. Ignorati da
chiunque. Inerti. Finché non cala la notte… Slim è una scatola di
cartone rovinata. Vive in un mercato, con il suo amico Bubbles –
una bottiglia da bibita gassata – e altri compagni. Sopravvive
nascondendosi dai Risucchiatori, macchine aspiratutto addette alla
pulizia. Slim è rassegnato, non crede più in nulla, neanche alla
leggenda della Piramide Magica, un luogo mitico in cui è possibile
per i rifiuti avere una seconda possibilità, rinascere ed essere
ancora dei Portatori utili a se stessi e agli altri, fino a quando
un imprevisto cambierà il suo destino.
La Universal
Pictures ha diffuso il trailer ufficiale italiano di
I
Croods 2: Una nuova Era, l’atteso sequel del film
d’animazione in arrivo a Natale nelle sale cinematografiche
italiane.
I Croods 2: Una nuova Era, la trama
I Croods sono sopravvissuti ad
innumerevoli pericoli e disastri, dalle zanne di bestie
preistoriche alla possibile fine del mondo, ma ora dovranno
affrontare la loro sfida più grande: un’altra famiglia. I Croods
devono trovare un nuovo posto in cui vivere e perciò la nostra
prima famiglia preistorica inizia a perlustrare il mondo alla
ricerca di un luogo più sicuro da poter chiamare casa. Quando
scoprono un paradiso idilliaco recintato da un muro che soddisfa
tutti i loro bisogni, pensano che i loro problemi siano risolti …
tranne uno.
Un’altra famiglia già vive lì: i Superior.
I Superior (di nome e di fatto), con
la loro ingegnosa casa sull’albero, le invenzioni sorprendenti e
gli acri ricchi di prodotti freschi, sono un paio di gradini sopra
i Croods sulla scala evolutiva. Dopo aver accolto i Croods come i
primi ospiti del mondo, non passa molto tempo prima che le tensioni
aumentino tra la famiglia delle caverne e la famiglia moderna.
Proprio quando tutto sembra perduto, una nuova minaccia porterà
entrambe le famiglie in un’avventura epica fuori dalla sicurezza
del muro, che le costringerà ad abbracciare le loro diversità, a
darsi forza l’un l’altra e a forgiare un futuro insieme.
Celebre saga di stampo poliziesco,
Arma Letale è tutt’oggi considerata un
classico del suo genere, merito anche all’iconico duo di
protagonisti. Benché all’interno di questi vengano trattati anche
temi come la morte e la violenza, i quattro film che compongono il
franchise sono considerati delle vere e proprie commedie. Al loro
interno, infatti, si possono ritrovare numerose situazioni insolite
e divertenti, che hanno fatto la fortuna tanto dei titoli quanto
della coppia di protagonisti.
Eppure, originariamente, la
sceneggiatura iniziale del primo film aveva ben altro tono.
Shane
Black, che ideò la storia, ha infatti raccontato di
aver concepito il primo film come un western urbano, dal tono
particolarmente cupo e violento. Tali aspetti sono poi stati
alleggeriti nel corso delle varie riscritture, mantenendo però
l’idea di base dell’autore. Incontrato l’interesse della Warner
Bros., Black si vide così produrre il suo primo film. A fronte di
un budget di 15 milioni di dollari, il film si rivelò un grande
successo, guadagnando globalmente oltre 120 milioni.
Un simile successo spinse ovviamente
lo studios a realizzare dei sequel, ed è così che presero vita
Arma Letale 2 (1989), Arma Letale 3 (1992) e
Arma Letale 4 (1998). Pur mantenendo inalterati i due
protagonisti, i sequel non si avvalsero della partecipazione di
Black, che preferì non continuare il lavoro con la serie. Fu
probabilmente anche per via della sua assenza che questi si
avvicinarono sempre più alla commedia in quanto a tono e
situazioni. Ad oggi sembra inoltre sempre più probabile la realizzazione di un
quinto capitolo, a conferma del grande interesse nei confronti
della saga, anche a distanza di anni.
Arma Letale: la trama dei film
Arma Letale (1987)
Protagonista del primo film è Martin
Riggs, membro della squadra narcotici della polizia di Los Angeles,
la cui vita viene irrimediabilmente segnata dalla morte della
moglie. Riggs si ritrova così in una spirale di autolesionismo che
lo porta a compiere una serie di azioni pericolose per se e per gli
altri suoi colleghi. Viene allora trasferito dalla squadra
narcotici alla squadra omicidi, dove si ritrova assegnato come
partner il Sergente Roger Murtaugh. Questi, più anziano rispetto a
Riggs, ha come obiettivo quello di tenersi lontano dai guai, ma con
il nuovo collega sarà molto difficile.
In breve, i due si trovano coinvolti in un caso. Roger, infatti,
riceve una chiamata da un suo vecchio amico ed ex compagno di armi,
Michael Hunsaker. Questi incarica i due poliziotti di indagare
sulla morte della figlia, dietro alla quale sembrano nascondersi
loschi segreti. Ricercando informazioni, i due si ritrovano ad
entrare nel torbido mondo della droga e della prostituzione, dove
sembra che anche la giovane morta fosse finita. Il caso diventa
sempre più complesso, e i due poliziotti capiranno che per poterlo
risolvere sarà necessario che uniscano le loro forze come anche le
loro competenze.
Arma Letale 2 (1989)
Nel secondo capitolo della saga,
Martin Riggs è ora un uomo nuovo, profondamente cambiato grazie
all’amicizia nata con il collega Roger Murtaugh. La coppia si è
affermata per il loro gioco di squadra, e non passa molto prima che
gli venga assegnato un nuovo caso. I due devono infatti proteggere
Leo Getz, testimone di un’indagine riguardante un grande traffico
di droga. Grazie a lui, si viene a scoprire che a capo di ciò vi è
Arjen Rudd, appartenente ai vertici del consolato sudafricano, e
abilissimo a sfruttare la sua immunità diplomatica per condurre il
traffico illecito di droga, senza essere mai sospettato.
I due poliziotti, però, non sembrano
curarsi della sua immunità, convinti di avere abbastanza prove per
poterlo incriminare una volta per tutte. Le loro indagini finiscono
così con l’intralciare i piani del criminale, che infastidito
ordina ai suoi uomini di eliminare quanti possono rappresentare una
minaccia per i suoi affari, tra cui Riggs, Murtaugh e Getz. Per i
tre ha così inizio una lotta alla sopravvivenza, dove riuscire a
concretizzare l’arresto di Arjen potrebbe essere la loro unica
fonte di salvezza. Ancora una volta, la tranquillità tanto
desiderata si troverà a dover essere messa da parte.
Arma Letale 3 (1992)
Con il terzo film, per Roger
Murtaugh sembra finalmente giunto l’atteso momento di andare in
pensione. A soli otto giorni dall’evento, tuttavia, lui e il suo
compagno Martin Riggs si ritrovano, per via di un avventato
intervento, a far saltare in aria un intero edificio. Per questo
motivo si ritrovano ad essere degradati e spediti a dirigere il
traffico. Mentre si trovano a svolgere questo compito, assistono a
una tentata rapina a un furgone portavalori. Grazie alla loro
esperienza, riescono ad arrestare uno dei malviventi coinvolti,
Billy Phelps, e trovano nella sua pistola una pallottola in grado
di perforare i giubbotti antiproiettile.
Mentre i due poliziotti tentano di
indagare a riguardo, Phelps viene misteriosamente ucciso. Le
telecamere nascoste rivelano, con un primo piano, l’autore
dell’omicidio: l’ex sergente Jack Travis, riuscito a entrare nella
centrale di polizia con credenziali false. Riusciti a farsi
reintegrare nella omicidi, Riggs e Murtaugh hanno ora modo di
svolgere al meglio le indagini, e le loro ricerche li conducono ad
un furto di armi illegali, a cui sembra essere irrimediabilmente
collegato Travis. I due agenti non saranno però soli stavolta,
poiché dall’Ufficio degli Affari Interni gli viene affiancata
l’affascinata Lorna Cole, dal carattere deciso e disposta a tutto
pur di risolvere il caso.
Arma Letale 4 (1998)
Giunti al quarto capitolo, Riggs e
Murtaugh sono uomini molto diversi da come erano al loro primo
incontro. Il primo è in procinto di diventare padre insieme alla
compagna Lorna Cole, mentre il secondo sta finalmente per diventare
nonno, anche se non ha idea di chi sia il compagno della figlia. I
due poliziotti, inoltre, si ritrovano promossi al grado di
capitano, poiché il Dipartimento spera che così i due non combinino
altri danni da dover poi risarcire. Ma per loro è difficile
astenersi dall’azione, e ben presto si interesseranno ad una serie
di crimini commessi nell’ambito dell’immigrazione clandestina.
Iniziate le indagini, i due si
ritroveranno catapultati nel pericoloso mondo della triade cinese,
dove dovranno scontrarsi come il leader Wah Sing Ku, uomo senza
scrupoli e particolarmente temuto nel settore. Anche in questo
caso, Riggs e Murtaugh si ritroveranno affiancati da un terzo uomo.
Questi è il detective Lee Butters, che Riggs scopre poi essere il
padre del futuro nipote di Murtaugh. Prevedendo tensioni a
riguardo, consapevole che il collega non vuole che sua figlia sposi
un ufficiale di polizia, Riggs dovrà riuscire a mantenere il
segreto, almeno fino a missione compiuta.
Arma Letale: il cast dei film
Buona parte del successo dei film è
dovuto all’ottima coppia di protagonisti. Per dar vita a questa,
però, lo studios ha dovuto condurre numerose ricerche e casting, al
fine di trovare gli interpreti più adatti. Inizialmente, per il
ruolo di Riggs erano stati presi in considerazione gli attori
Bruce
Willis e SylvesterStallone. Nonostante fosse più giovane
dell’età prevista per il personaggio, Mel Gibson
venne infine preferito per la parte, essendo stato in quegli anni
già protagonista di titoli di gran successo. Per interpretare il
ruolo dello spericolato poliziotto, l’attore rinunciò a recitare
nei film La mosca e Gli intoccabili.
Per il ruolo del pacato Murtaugh,
invece, lo studios scelse l’attore Danny Glover,
reduce dal successo del film Il colore viola. Glover e
Gibson diedero ottimi risultati al momento dei provini, convincendo
tutti sul loro potenziale di coppia. I due, inoltre, decisero di
allenarsi insieme per raggiungere la forma fisica richiesta.
Visitarono anche alcuni distretti di polizia, per parlare con gli
agenti e studiare lo svolgersi delle loro giornate. Grazie ai film
di Arma Letale, inoltre, Glover è diventato celebre per la
battuta “sono troppo vecchio per queste stronzate”,
ripetuta più volte nel corso della serie e divenuta un vero e
proprio tormentone.
Grazie al successo del primo film,
molti noti attori richiesero di poter ottenere una parte nei
sequel. Il più noto di questi è l’attore Joe
Pesci, che a partire dal secondo film e fino al quarto
interpreta il ruolo di Leo Getz, il quale diventerà sempre più
centrale nella storia. Nel terzo film compare invece il personaggio
di Lorna Cole, futura compagna di Riggs e interpretata dall’attrice
Rene Russo. Infine, nel quarto e attualmente
ultimo capitolo della saga vi è la partecipazione di Chris
Rock, che interpreta Lee Butters, detective e padre
del nipote di Murtaugh.
Arma Letale: la serie e dove vedere
i film in streaming
Dal 2016 al 2019 è andata in onda
sulla Fox la serie Lethal Weapon, basata sui personaggi
del film. I protagonisti sono infatti sempre Martin Riggs e Roger
Murtaugh, ma ad interpretarli vi sono altri attori. Questi sono
rispettivamente Clayne Crawford e Damon
Wayans. La serie si è però resa nota anche per una
serie di problemi produttivi, come anche di ostilità tra il cast e
la crew. Ciò ha inevitabilmente portato ad un generale disinteresse
nei confronti del titolo, che è stato infine cancellato dopo 3
stagione e un totale di 55 episodi.
Per gli amanti della saga, o per chi
volesse vederla per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. I film di Arma Letale sono
infatti presenti nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema,
Tim Vision, Google Play e Apple iTunes. Per vederli, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarli in totale comodità e al meglio della qualità
video.
Il trailer si apre con la
Wanda e Visione che si sono appena sposati. Nessuno dei due è
morto, sono felici e sono appena arrivati nella pittoresca
cittadina suburbana di Westview. Sembra che l’estetica in bianco e
nero da sitcom anni ’50 sia ciò che caratterizzerà l’inizio della
serie, prima che il colore (e la realtà) inizino a dominare la
scena (e il racconto).
È interessante notare come Wanda
abbia una conoscenza davvero approfondita delle sitcom americane.
Forse le guardava durante la sua infanzia a Sokovia, o forse ha
fatto un bel po’ di binge-watching quando era agli arresti
domiciliari nel complesso degli Avengers durante Captain
America: Civil War.
Il ritorno della Gemma della Mente
Le Gemme dell’Infinito sono
state distrutte da Thanos all’inizio di Avengers:
Endgame e le Gemme dell’Infinito prese in prestito dal
passato che sono state utilizzate per annullare lo schiocco sono
state riportate al loro legittimo posto all’interno della timeline.
Nel mondo di
WandaVision, tuttavia, la Gemma della Mente è
ancora piantata al sicuro al centro della fronte di Visione.
È stato proprio da questa Gemma che
Wanda ha originariamente ottenuto i suoi poteri, quando era ancora
nello scettro di Loki, quindi ha senso che ritorni in
WandaVision, anche se forse sarà solo una copia creata da
Wanda piuttosto che l’oggetto reale. Da notare che anche la piccola
finestra sulla porta d’ingresso della casa di Wanda e Visione ha la
forma della Gemma della Mente.
Wanda è ancora una strega
Il sogno di di Wanda
Maximoff di avere una vita “normale” non include la perdita dei
suoi poteri. In una scena del trailer la vediamo infatti alla prese
con un bel po’ di magia e con alcuni movimenti della mano molto
familiari; addirittura, la vediamo far levitare una bottiglia di
vino.
L’influenza più evidente per questa
parte della nuova realtà di Wanda è certamente la sitcom Vita
da strega con Elizabeth Montgomery nei panni di Samantha
Stephens, una strega che sposa un uomo mortale e che deve mantenere
segreti i suoi poteri mentre vive una vita da perfetta casalinga di
periferia.
Cosa c’è di nuovo a Westview?
Nella stessa scena in cui
vediamo Wanda usare i suoi poteri, vediamo anche Visione stringere
tra le mani una copia del Westview Herald, dove la notizia in prima
pagina riguarda la nascita di un adorabile bambino.
Sembra che dopo essere emersa dalla
più grande guerra mai combattuta nella storia dell’universo, Wanda
abbia compensato in maniera fin troppo eccessiva, creando un mondo
senza alcun tipo di conflitto.
La trasformazione umana di Visione
Visione ha dimostrato per
la prima volta la sua capacità di assumere una forma umana in
Avengers:
Infinity War, quando lui e Wanda erano in fuga sulla scia
di Captain
America: Civil War. Dopotutto, è difficile
rimanere sotto copertura quando sei un robot bordeaux con una
roccia gialla brillante in mezzo alla testa.
In
WandaVision, la trasformazione umana di Visione
passa attraverso un grazioso restyling con tanto di effetti sonori,
scintillii e un piccolo movimento della testa che ricorda la
contrazione del naso di Samantha in Vita da strega.
Kathryn Hahn è una vicina ficcanaso
Il personaggio di Kathryn
Hahn in WandaVision è attualmente sconosciuto, con la
stessa attrice che in passato ha dichiarato di essere stata scelta
per interpretare una “vicina ficcanaso” (qualcosa di molto simile
alla vicina ficcanaso Gladys Kravitz in Vita da
strega).
Hahn sembra essere
molto amichevole nella sua prima apparizione nel trailer. Tuttavia,
potrebbe essere che il personaggio di Hahn, in realtà, è il vero
antagonista di
WandaVision, soprattutto se le teorie dei fan su
quale personaggio dei fumetti l’attrice stia interpretando si
dimostreranno accurate.
House of M
Questo momento del trailer
ci mostra Wanda che usa i suoi poteri per versare una bottiglia di
vino “Maison du Mépris”, una scena che sembra molto romantico…
almeno all’apparenza. “Mépris”, infatti, in francese significa
disprezzo, indice del fatto che le cose in realtà non stiano
andando affatto bene. Ancora più importante, “Maison du” significa
“Casa di”, con il collo della bottiglia che riporta chiaramente una
“M”.
“House of M” è stato un crossover
nei fumetti Marvel in cui Scarlet Witch è
impazzita a causa del dolore dopo aver perso i suoi due figli che
aveva creato con la magia dai frammenti del demone Mefisto. Ha
usato i suoi poteri per alterare il tessuto della realtà in modo
che i suoi figli le venissero restituiti, con conseguenze assai
peggiori. Anche se sta soffrendo per una perdita diversa nel
MCU, sembra che
WandaVision sarà vagamente ispirato ad “House
of M”.
Un sacco di domande
WandaVision non sarebbe un vero omaggio alla sitcom
senza un pizzico di “eredità” proveniente direttamente da quel tipo
di genere. Nel trailer è possibile vedere Debra Jo Rupp, che ha
interpretato il personaggio di Kitty Forman nella celebre serie
targata Fox, That 70’s Show.
Rupp sembra interpretare un’altra
vicina ficcanaso (questa, però, è solo colpa di Wanda, che scelto
di ambientare la sua vita “perfetta” nel bel mezzo della periferia
americana). Il personaggio sembra porre una serie di domande
alquanto interessanti sulla storia di Wanda e Visione e sui loro
piani per un’eventuale famiglia.
Wanda inizia a perdere il controllo
Dopo essere stata
bombardata di domande, Wanda inizia a lottare per cercare di
mantenere intatta la fantasia della sua realtà. In questa
particolare scena iniziare ad agitare le mani, come se volesse in
qualche modo agire “magicamente” sul momento che sta vivendo per
cercare di modificarlo.
A quanto pare, le
domande sulla loro storia e sulla loro vita sembrano riportare alla
memoria di Wanda i ricordi di quanto accaduto in realtà.
I ricordi di Visione
Questo momento nel trailer è anche
la prima indicazione che Wanda potrebbe aver riportato indietro
Visione come una persona che è in grado di pensare e di sentire,
piuttosto che un mero prolungamento della sua stessa personalità
(Visione sta effettivamente iniziando a rendersi conto che c’è
qualcosa che non va).
Poiché il nuovo mondo di Wanda e
Visione è il risultato della manipolazione della realtà, la loro
vita prima che arrivassero a Westview in realtà non esiste, e
Visione si ritroverà a non ricordare come sia finito lì.
Il personaggio di Arthur
Dall’altra parte del tavolo
c’è Arthur, interpretato da Fred Melamed, che non è così gentile
nelle sue domande circa il passato di Wanda e Visione. Melamed è
noto per il suo ruolo nel film del 2009 A Serious Man dei
fratelli Coen, e ha fatto anche molte apparizioni nei film di Woody
Allen.
Insieme a quello di Debra Jo Rupp,
sembra essere una scelta di casting perfetta, in quanto gli
spettatori probabilmente lo riconosceranno, ma non saranno certi di
dove lo avranno già visto. Se Scarlet Witch sta attingendo ai suoi
ricordi legati alle sitcom per creare questa realtà, è giusto che
il mondo sia popolato da volti più o meno familiari, ma non così
eccessivamente noti.
Un cambio di scenario
Dopo un brusco rewind in
seguita alla scena della cena, sembra che Scarlet Witch cerchi di
ricominciare da capo, questa volta trasportando se stessa e Visione
in uno show televisivo degli anni ’80, completo di colori e di
nuove proporzioni.
Visione, guardando i colori che
avvolgono la sua persona, sembra un po’ perplesso, e la voce fuori
campo di Wanda che chiede “Sta succedendo davvero?”
suggerisce che forse neanche lei è consapevole del fatto che sta
creando tutte queste realtà. Dopo il cambio di colore, l’estetica
adesso ricorda maggiormente le sitcom degli anni ’80 come Gli
amici di papà, in particolare quando scopriamo che ci sono
anche un paio di ragazzini coinvolti.
I gemelli di Wanda e Visione
Come accennato in
precedenza, il crossover “House of M” ha luogo dopo che Scarlet
Witch “crea” i figli suoi e di Visione usando la magia. Tuttavia, i
due bambini che ha sono in realtà fatti con delle parti di Mefisto
e finiscono per essere reincorporati nel demone.
Per riavere i suoi
figli, Wanda strappa quel tessuto della realtà per creare un mondo
in cui ha di nuovo i suoi bambini. Non ha perso nessun figlio nel
MCU, quindi i gemelli in
WandaVision sono probabilmente intesi soltanto come un
accenno ai fumetti e anche al tentativo di Wanda di “aggiustare” le
cose dopo che le è stato chiesto perché lei e Visione non hanno
ancora figli.
Il ritorno del vicinato
C’è una cosa con cui Wanda
apparentemente non ha fatto i conti quando ha si è trasportata
negli anni ’80: il personaggio di Kathryn Hahn ritorna con un nuovo
fantastico look che coinvolge scaldamuscoli e anche una fascia,
apparentemente sentendosi molto a suo agio nella loro cucina.
Questo suggerisce che la vicina
ficcanaso di Hahn è diversa dal resto delle persone che popolano la
nuova realtà di Scarlet Witch: qualcuno del mondo “reale” che è
stato trascinato nel “tessuto” del mondo creato da Wanda.
Halloween
Il costume di Halloween di Scarlet
Witch e il fatto che Visione che si avventuri nel mondo distraggono
per un attimo dal fatto che sembra esserci stato un altro
spostamento in avanti nel tempo (o, per lo meno, che i due abbiano
momentaneamente abbandonato la realtà tipicamente anni ’80).
A questo punto nel trailer le cose
stanno cominciando a sembrare di nuovo normali, ad eccezione di una
casa dall’aspetto che sembra tutto tranne che veritiero…
La prospettiva di Visione
Questa scena di Visione che
vola sopra la città di Westview, con Scarlet Witch che non sembra
essere nei paraggi, indica ulteriormente che è stato sicuramente
riportato indietro come “persona”, e ora sta cercando i confini
della sua nuova realtà.
Ciò è particolarmente interessante
poiché solleva la possibilità che Visione possa essere
completamente riportato in vita anche dopo che la nuova realtà di
Scarlet Witch collasserà inevitabilmente.
Il tocco magico di Visione
Dopo aver sorvolato la
città, Visione scende davanti all’auto del personaggio di Hahn,
apparentemente in trance. Le tocca un lato della testa e le
trasferisce un’energia gialla: a quanto pare, Visione sta usando su
di lei i poteri della Gemma della Mente.
Ancora una volta, questo solleva
alcune domande interessanti sui poteri di Visione nella nuova
realtà di Scarlet Witch e da dove questi provengano. Ha
semplicemente creato un simulacro delle sue abilità precedenti o in
qualche modo ha riportato in vita una Gemma dell’Infinito?
“Sono morta?”
Dopo essere stata
risvegliata dal suo apparente stato di trance, la prima reazione
del personaggio di Hahn nel vedere Visione è quella di esclamare:
“Sono morta?”. Quando le chiede perché lo pensa, lei
risponde: “Perché tu lo sei”.
Questa è un’ulteriore prova che Hahn
interpreta un personaggio che è stato trascinato nel nuovo mondo di
Scarlet Witch, ma ha ancora ricordi del mondo precedente, incluso
il fatto che Visione dovrebbe essere morto. Può darsi che un
piccolo aiuto da parte dealla Gemma della Mente sia ciò che le ha
permesso di ricordare queste informazioni da cui era stata
precedentemente tagliata fuori.
Kathryn Hahn interpreta Agatha Harkness?
Con Han che indossa un
costume da strega e schiamazza, è arrivato il momento di tirare in
ballo una teoria dei fan secondo cui l’attrice, in realtà,
interpreta il personaggio di Agatha Harkness. Agatha è una potente
strega e ha agito come mentore di Wanda Maximoff.
Fondamentale, ha anche guidato Wanda
verso la magia che ha usato per creare i suoi figli, nella trama
che è diventata poi il preludio ad “House of M”. È possibile che
Scarlet Witch sia andata da Agatha dopo la fine di Avengers:
Endgame per dei consigli su come riportare il suo
amore perduto in vita, modificando la realtà stessa e
ricomponendola.
Un look classico per Visione
Le precedenti anticipazioni
di
WandaVision ci avevano già mostrato che Wanda
indosserà il suo classico costume da Scarlet Witch in occasione di
Halloween.
Il nuovo trailer della serie rivela
che Scarlet Witch non sarà la sola a sfoggiare un look retrò,
poiché anche Visione adotterà una versione piuttosto stravagante
del suo tradizionale costume tradizionale dei fumetti. Si tratta di
un look decisamente cool: forse, se l’avesse indossato nella lotta
contro Thanos non sarebbe morto…
Il tessuto della realtà
La vera bomba esplode
finalmente verso la fine del trailer di
WandaVision, quando vediamo Monica Rambeau
che viene scagliata con la forza fuori dalla realtà che Scarlet
Witch ha creato e catapultata nel mondo reale.
Questo offre un’idea di ciò che
Scarlet Witch potrebbe aver fatto: non cambiare il mondo intero, ma
requisire la città di Westview e trasformarla nella sua personale
“casa delle bambole”. Probabilmente, l’universo può sostenere
una realtà completamente diversa al suo interno solo per certo
periodo di tempo prima che le cose inizino ad andare male.
Il perimetro
Al di fuori dei confini del mondo di
WandaVision, vediamo quello che sembra un
perimetro militare allestito con l’intenzione di contenere la magia
di Scarlet Witch e tentare di rompere la sua presa sulla
realtà.
Monica Rambeau
Una dei momenti più eccitanti del
trailer di
WandaVision è sicuramente quando appare Monica
Rambeau. Interpretata nella versione bambina da Akira Akbar in
Captain
Marvel, l’adulta Monica è interpretata adesso da Teyonah
Parris. Ad un certo punto Monica ha anche assunto l’identità di
Captain Marvel nei fumetti e aveva un potere
simile a quello di Carol Danvers.
Pare sia sopravvissuta dopo essere
stata scagliata fuori dalla realtà di Scarlet Witch, quindi è
possibile che abbia già i suoi poteri all’inizio di
WandaVision. In alternativa, potremmo
effettivamente vedere il momento in cui la magia di Scarlet Witch
dona a Monica i suoi superpoteri…
È stato un altro fine settimana al
quanto fiacco per il box office globale, ma Tenet
è riuscito a superare i 200 milioni di dollari all’estero: ad oggi
il film di Christopher Nolan ha guadagnato 250,1 milioni
di dollari. Il debutto in Giappone ha davvero aiutato il film:
durante il primo weekend di apertura, infatti, il film è riuscito a
genere un guadagno sorprendente di 4,3 milioni di dollari.
La Warner Bros.
continua a nascondere i dati del botteghino ai distributori, ma
Deadline conferma che Tenet è
riuscito a portare a casa 4,7 milioni di dollari in Nord America
questo fine settimana, un calo del 30% rispetto ai 6,7 milioni
della scorsa settimana. Il 74% dei cinema americani hanno di nuovo
riaperto, ma quelli di New York, Los Angeles e San Francisco
rimangono, purtroppo, ancora chiusi.
Solo 36,1 milioni di dollari degli
incassi a livello globale di Tenet,
infatti, provengono dal mercato nazionale, con gli altri 241
milioni di dollari proveniente invece dai mercati internazionali.
Non è un risultato soddisfacente, ed è facile capire perché le
major in questo momento siano molto diffidenti.
Come si legge nel report della
fonte: “La Warner Bros. prevede di dare a Tenet
un grande rilancio a livello di marketing una volta che i cinema di
New York, Los Angeles e San Francisco riapriranno. Hanno cercato di
contenere la sponsorizzazione negli Stati Uniti a livello
televisivo con spot durante la NBA e la NFL, concentrandosi
principalmente su una campagna digitale.”
Disney+ continua a realizzare prodotti
originali dedicati agli utenti che hanno sottoscritto
l’abbonamento, mentre la sua diffusione si espande in maniera
capillare su tutto il territorio mondiale. Tra prodotti che la
piattaforma renderà disponibili in questo autunno di ripartenze,
c’è anche La Società Segreta dei Principi Minori
(Secret Society of Second-Born Royals),
quello che una volta si sarebbe chiamato, con una vecchia e
rassicurante definizione, un film tv per i più piccoli.
La trama di La Società Segreta dei Principi
Minori
La Società Segreta dei
Principi Minori segue Sam, una teenager ribelle
secondogenita reale e quindi seconda in linea di successione al
trono del regno di Illyria, una principessa che proprio non vuole
saperne di regalità. Proprio mentre il disinteresse di Sam per lo
stile di vita reale è ai massimi storici, alla vigilia
dell’incoronazione della sorella come nuova regnante, la ragazza
scopre di possedere abilità superumane e viene invitata a unirsi a
una società segreta di straordinari principi minori secondogeniti
che presentano tutti doni speciali e caratteristiche simili. Questo
gruppo è incaricato da generazioni di mantenere il mondo al sicuro.
Con la guida di James, il loro istruttore della Società Segreta,
Sam e una nuova classe di reclute reali devono imparare a sfruttare
i loro nuovi poteri in un campo di addestramento top-secret prima
di poter salvare il mondo. Naturalmente i legami umani, la
reciproca comprensione e il giusto tocco di incoscienza
permetteranno alla nostra eroina di prevalere sulle forze del
male.
La Società Segreta dei
Principi Minori appartiene a tutti gli effetti a quella
produzione Disney “minore”, che fino a questo momento trovava
collocazione sui canali tv dedicati, un posizionamento che in
qualche modo ne sottolineava il livello rispetto ai prodotti che
invece raggiungevano la sala. La piattaforma Disney+ in congiunzione con la
pandemia, ha sì offerto la possibilità di fruire di prodotti di
ogni tipo di “livello” direttamente da casa, ma sembra anche
nobilitare questi progetti, trascinando giù invece quei film che,
per decisioni aziendali che poi si sono rivelate vincenti, erano
stati pensati per il grande schermo.
Un “film tv” che farà felici i più piccoli
Discorso produttivo e distributivo
a parte, che sicuramente proietterà un’ombra lunga sul futuro di
Disney/Marvel/Star
Wars, La Società Segreta dei Principi Minori è un film semplice
e divertente, che porta avanti i sani principi che la Disney
promuove da sempre, con un particolare occhio all’inclusività del
cast, alla rappresentazione della donna, che ormai è quasi sempre
protagonista attiva delle storie raccontate, all’abbattimento delle
bariere di genere e alla costruzione di personaggi che siano
svegli, ribelli ma buoni e comunque funzionali al messaggio
positivo da veicolare.
Da un punto di vista linguistico,
invece, La Società Segreta dei Principi Minori
presenta tutti i limiti di una produzione economica, con una
scrittura ai limiti dell’elementare e una realizzazione di effetti
visivi che ormai appartengono ad un’era passata. Al netto di queste
ingenuità, La Società Segreta dei Principi Minori,
diretto da Anna Mastro, è un’avventura destinata
ad un pubblico molto giovane che sicuramente non resterà
deluso.
In occasione del Batman Day,
Zack
Snyder ha voluto celebrare l’importanza dell’iconico
Uomo Pipistrello. Il 19 Settembre è la giornata dedicata al
personaggio della DC Comics, con eventi, attività e sorprese in
digitale che vengono organizzate dalla casa editrice e dalla Warner
Bros. per i tutti fan sparsi nel mondo.
Ovviamente anche Snyder, che ha
diretto per ben due volte un’iterazione del Crociato di Gotham sul
grande schermo (in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice
League), ha voluto celebrare l’eroe condividendo un
pensiero particolarmente profondo attraverso il suo account
Twitter. Al di là delle critiche, ci sono molti fan che hanno
apprezzato non solo la visione di Snyder relativa al personaggio
nel DCEU, ma anche l’interpretazione dello stesso da parte di
Ben Affleck.
Naturalmente, con l’imminente arrivo
della
Snyder Cut di Justice
League il prossimo anno su HBO Max, quegli stessi fan
non vedono l’ora di scoprire come la versione cinematografica del
cinecomic abbia effettivamente cambiato quello che il regista aveva
originariamente programmato per il Cavaliere Oscuro. “Batman è
tutti noi”, ha scritto Snyder su
Twitter. “È la nostra rabbia verso l’ingiustizia… agisce da
solo, come tutti vorremmo poter fare, di fronte ad un sistema
corrotto che desidera opprimere e sfruttare… è quel bambino
spezzato che si fa spazio tra i vicoli bui dell’anima umana per
portare equilibrio nel mondo.”
Le parole di Snyder sono state
accompagnate da un bellissimo scatto inedito del Crociato di Gotham
direttamente dal backstage di Batman v Superman: Dawn of Justice. Potete
ammirarlo di seguito:
Tutto quello che sappiamo sulla
Snyder Cut di Justice League
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Il reboot cinematografico di
Spawn ad opera di Todd McFarlane
è ormai in sviluppo da molto tempo. Nel corso degli anni il
fumettista canadese ha mostrato una certa ostinata determinazione a
voler far decollare a tutti i costi il progetto, assicurandosi non
soltanto il coinvolgimento della Blumhouse di Jason
Blum alla produzione, ma anche quello del premio
Oscar Jamie Foxx in qualità di
protagonista.
Era da un po’ che non avevamo
aggiornati sul film, e adesso è stato proprio Blum a parlare del
progetto in una recente intervista con il canale YouTube Abu
Dhabi Culture (via
CBM). Stando a quanto rivelato dal produttore, il desiderio di
tutte le persone coinvolte è davvero quello di realizzare il film:
“La sceneggiatura deve essere giusta. Abbiamo davvero voglia di
fare il film. Abbiamo Spawn, Jamie Foxx… Todd McFarlane. Dobbiamo
soltanto farlo!”
“Penso di aver fatto molta
pressione su Todd”, ha continuato Jason
Blum. “Non ho fatto altro che ripetergli che non
dovevamo solo realizzare il film, ma doveva anche farlo nel modo
più giusto possibile. La sceneggiatura deve essere giusta. E data
la storia, non si tratta di un processo facile. Inoltre, credo che
quanto sia accaduto di recente negli Stati Uniti circa il tema del
razzismo abbia reso il tutto ancora più difficile. Devi prestare
molto attenzione alla storia che scrivi. Devi ponderare e pensare
bene a come rappresentare ciò che vuoi raccontare.”
Poi ha aggiunto: “Faremo il
film, questo è certo. Solo.. non so quando lo faremo. In realtà
stiamo apportando alcune modifiche alla sceneggiatura… stiamo
andando in una direzione diversa con la storia rispetto a quanto
fatto in passato, ma non faremo il film fino a quando la
sceneggiatura non sarà eccezionale. Ma siamo certi che quel momento
arriverà… e sarà allora che faremo il film.”
Il nuovo film dedicato
a Spawn avrà come protagonista il premio
Oscar Jamie
Foxx nel ruolo dell’antieroe del titolo. Del cast
dovrebbe far parte anche Jeremy
Renner nei panni di Twitch
Williams. Greg Nicotero, truccatore
di The Walking
Dead, si occuperà del trucco e degli effetti
speciali. Il film sarà prodotto da Jason
Blum e dalla sua Blumhouse Productions.
SCOOBY!,
l’atteso film d’animazione per tutta la famiglia sulle origini di
Scooby-Doo e la Mystery Inc., arriva in DVD e
Blu-Ray (che includerà film e contenuti speciali in alta
definizione) a partire da giovedì 17 settembre. Il
film è inoltre già disponibile per l’acquisto e il noleggio
in digitale su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV e per il noleggio su Sky Primafila e
Infinity.
Inoltre, in occasione dell’arrivo in Italia del film, i
primi 5 minuti di “SCOOBY!” sono già disponibili sul canale Youtube
ufficiale di Warner Bros. Italia:
SCOOBY! ci
svela come gli amici di sempre Scooby e Shaggy si siano incontrati
e, in seguito, uniti ai giovani investigatori Fred, Velma e Daphne
per formare la famosa Mystery Inc. Con centinaia di casi risolti e
avventure condivise, Scooby e la banda ora dovranno affrontare il
loro mistero più grande e impegnativo di sempre: sventare un piano
volto a sguinzagliare il cane fantasma Cerberus nel mondo. Mentre
si apprestano a fermare questa “can-apocalisse globale”, i membri
della banda scoprono che Scooby ha un retaggio segreto e un destino
epico più grande di quanto potessero immaginare.
Nella versione originale di
SCOOBY!
fanno parte del cast di doppiatori Will Forte (“La rivincita delle sfigate”; la
serie TV “The Last Man on Earth”), come voce del migliore amico di
Scooby-Doo, Shaggy; l’attore due volte candidato all’Oscar Mark Wahlberg (“The Fighter”; “The Departed –
Il bene e il male”) è Blue Falcon; Jason Isaacs (i film di “Harry Potter”; “The
OA” in TV) è la voce del famigerato Dick Dastardly; Gina
Rodriguez (“Deepwater: Inferno sull’Oceano”; la serie TV
“Jane the Virgin”) è la voce di Velma; Zac Efron (“The Greatest
Showman”; la saga “Cattivi vicini”) quella di Fred; Amanda Seyfried (i film “Mamma Mia!”; “Ted 2”)
è Daphne; Kiersey Clemons (“Cattivi vicini 2”; la
serie TV “Angie Tribeca”) nei panni di Dee Dee; Ken
Jeong (“Crazy & Rich”; la trilogia di “Una notte da
leoni”) nel ruolo di Dynomutt; Tracy Morgan (“What
Men Want”; “30 Rock” in TV) nel ruolo di Captain Caveman; mentre
Frank Welker (il franchise di “Transformers”)
presta la voce a Scooby-Doo.
SCOOBY! è
diretto da Tony Cervone, candidato all’Annie Award per il film
“Space Jam”, e due volte candidato agli Emmy per il suo lavoro su
“Duck Dodgers”.
Era da un po’ di tempo che non si
avevano aggiornamenti sul chiacchieratissimo sequel de La
Passione di Cristo, il controverso film scritto e diretto
da Mel Gibson nel 2004. Il progetto è in cantiere
dal 2016 e adesso, in un’intervista rilasciata a
Breitbart News, il protagonista Jim Caviezel ha svelato nuovi dettagli sul
film.
“Di recente Mel Gibson mi ha
mandato la terza versione della sceneggiatura”, ha spiegato
l’attore. “Ormai manca poco. Il film si intitola La Passione di
Cristo: Resurrezione. Sarà il film più grande di sempre. Il più
grande film mai realizzato nella storia del cinema”. Nel
corso dell’intervista Caviezel ha anche parlato di come il grande
successo del primo film abbia influenzato la sua carriera.
“Ho dovuto combattere per
sopravvivere. All’epoca il film esplose. Era letteralmente fuori da
ogni scala. All’inizio sei portato a credere che dopo arriveranno
chissà quante proposte. E invece no. Non ero più nelle liste degli
studios. Era tutto andato. Quello che faccio da attore, una mia
abilità, è un dono che mi arriva dal Signore. La mia fede mi è
sembra sembrata qualcosa di molto più grande dell’industria di
Hollywood, ma anche di qualsiasi questione legata agli schieramenti
politici.”
L’incredibile successo de La Passione di Cristo
La Passione di
Cristo, distribuito nel 2004, ha incassato 611 milioni di
dollari al botteghino globale, con un budget di soli 30 milioni di
dollari. Fino all’uscita di Deadpool, è
stato il film con il Rating R con il maggiore incasso nella storia
del cinema. Quindi, dal punto di vista finanziario, è facile capire
perché uno studio avrebbe abbracciato la storia e il progetto.
Dall’altro lato, c’è davvero una storia da raccontare ed è qualcosa
che sia Gibson che Randall Wallace sono
piuttosto interessati a esplorare.
In una vecchia intervista, lo
sceneggiatore aveva dichiarato:“È un progetto di cui parliamo
molto. Al college la mia specializzazione era la religione,
dopodiché ho fatto un anno di seminario focalizzando i miei studi
proprio sulla resurrezione. Sarà il Monte Everest dei film e ne
stiamo parlando parecchio. Si tratta di un progetto che vale
parecchio, quindi al momento ce lo teniamo stretto“.
Non si sa ancora molto altro del
film ma sappiamo che
Jim Caviezel dovrebbe tornare come Gesù. Oltre a
ciò, nessun altro attore del cast è stato confermato.
In una recente intervista con
Cinema Blend, Matthew Modine, interprete di
Peter Foley ne Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, ha rivelato
che
Christopher Nolan ha tagliato dal film uscito nelle sale nel
2012 la scena della morte del suo personaggio. Come spiegato dal
celebre attore, la scena in questione sarebbe stata eliminata dal
montaggio finale per evitare che il film ricevesse un rating NC-17,
ossia un divieto ai minori di 17 anni.
A quanto pare, nella scena integrale
si vedeva il vicecommissario di Gotham City finire sotto alle ruote
di una delle Tumbler guidate dall’armata di Talia al Ghul (il
personaggio interpretato da
Marion Cotillard): “Nolan ha tagliato la scena
della mia morte ne Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno”, ha spiegato Modine. “Era troppo violenta e
il film avrebbe potuto ottenere un divieto ai minori di 17
anni”.
“Nella scena lei sta andando
via, io le sparo ma vengo investito. Si vede questo taglio di
montaggio ed eccomi a terra, morto. Era un passaggio veramente
molto violento. Per girarla avevano messo un coso di plexiglass
sulla parte frontale della macchina, ma il mio stuntman venne
colpito. Alcune corde avrebbero dovuto tirarlo su in aria, ma dopo
averlo tirato lo lasciarono cadere da 5 metri di altezza. Cadde
sull’asfalto della strada di fronte alla New York Stock Exchange e
il rumore che fece fu davvero terribile. In quel momento guardai la
faccia di Nolan… era pallidissimo. Disse: ‘Ok, abbiamo la scena.
Andiamo avanti’. Ma era chiaro che in quel momento si era
spaventato a morte per quel ragazzo. Se avesse messo quella scena
nel film avrebbe sicuramente ricevuto un NC-17, perché ripeto: era
davvero violenta.”
Disney Latino
ha diffuso online le descrizioni ufficiali aggiornate dei
personaggi di Black Widow, l’attesissimo
cinecomic Marvel dedicato al personaggio
interpretato da Scarlett
Johansson. I profili di Vedova Nera, Yelena Belova,
Red Guardian e Melina Vostokoff forniscono alcuni nuovi ed
interessanti dettagli sulla trama del film, che potete leggere di
seguito:
Vedova Nera:
separata dagli ormai già divisi Vendicatori, Natasha si trova ad
affrontare l’oscuro passato che l’ha portata a diventare una spia e
un’assassina, insieme agli eventi che ne sono seguiti. Un po’ a
malincuore, Nat si riunisce con un improbabile gruppo di spie che
fanno parte del suo passato e condividono con lei una parte
fondamentale della loro storia, oltre al desiderio di impedire che
una forza letale venga scatenata. Tuttavia, i suoi sforzi sono
minacciati da un assassino mortale le cui eccezionali abilità sono
diverse da qualsiasi cosa Natasha abbia mai affrontato prima.
Yelena Belova:
prodotto dello spietato programma di formazione della Stanza Rossa,
Yelena ha una storia segreta con Vedova Nera che la stessa è
determinata a risolvere. Quando si ritrova intrappolata in un mondo
pieno di pericolose minacce dietro ogni angolo, la sua unica
possibilità di sopravvivenza potrebbe essere una fragile tregua
proprio con la persona che incolpa di una vita fatta di soli
tormenti: Natasha Romanoff.
Red Guardian: la
risposta della Stanza Rossa a Capitan America, Red Guardian è un
super soldato ma anche una spia che ha vissuto una vita di trionfi
durante la Guerra Fredda. Gli anni di spionaggio sono ormai alle
spalle, ma Alexei si considera ancora l’eroe definitivo. Ama
condividere la sua grandezza con coloro che lo circondano, che nel
film includono anche gli altri detenuti della prigione russa dove
risiede. In fondo, si sente in colpa per la sua attività da spia,
soprattutto nei confronti di Natasha Romanoff, che ha incontrato
molto prima che diventasse Vedova Nera.
Melina Vostokoff: è
un’agente/spia altamente specializzato che ha seguito il programma
di addestramento della Stanza Rossa ben quattro volte. Dopo varie
missioni segrete (in una delle quali è stata coinvolto anche una
giovane Natasha Romanoff), la Sala Rossa ha riconosciuto
l’intelligenza di Melina, rendendola una delle sue principali
scienziati. Dopo decenni di servizio, Melina è riuscita a prendere
le distanze dalla Stanza Rossa, ma quando appare Natasha deve
decidere da che parte schierare la sua lealtà.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Durante la
72esimaedizione degli Emmy Awards su
ABC è stato svelato il trailer di WandaVision,
l’affascinante Serie Originale targata Marvel Studios che arriverà su Disney+
entro la fine del 2020. WandaVision,
che vede nel cast Elizabeth Olsen e Paul Bettany, è la prima serie Marvel Studios che verrà trasmessa
in esclusiva streaming su Disney+.
WandaVision unisce
televisione classica e Marvel Cinematic
Universe e vede protagonisti Wanda Maximoff e Visione,
due individui dotati di super poteri che conducono vite di
periferia idealizzate, che iniziano a sospettare che ogni cosa non
sia come sembra.
La trama si svolge dopo gli eventi
di Avengers:
Endgame dove in qualche modo Visione tornerà in
vita e insieme all’amata Wanda inizieranno la loro vita di coppia
in una New York negli anni ’50. La nuova serie tv sarà strettamente
collegata con il film Doctor Strange in
the Multiverse of Madness previsto per il 2021
dove la Olsen riprenderà il suo ruolo in tale film come
co-protagonista accanto a Benedict
Cumberbatch l’interprete di Doctor Strange. La serie tv fa parte
della Fase 4 del franchise.
Elizabeth
Olsen e
Paul Bettany. riprendono rispettivamente i ruoli di
Wanda Maximoff / Scarlet Witch e Vision della serie
cinematografica. Anche Teyonah Parris,
Kat Dennings, Randall Park e Kathryn
Hahn sono i protagonisti.
Eddie Redmayne ha confermato che le riprese di
Animali Fantastici 3 sono ufficialmente
cominciate. Nel terzo film della saga prequel di Harry Potter,
l’attore premio Oscar tornerà a recitare al fianco di
Johnny Depp,
Katherine Waterson,
Jude Law ed
Ezra Miller. Anche David Yates tornerà dietro la macchina da
presa, così come J.K. Rowling, che ha contribuito ancora una
volta alla sceneggiatura del film.
Il primo capitolo della saga prequel
è stato un enorme successo, ma già il secondo è stato accolto con
minor entusiasmo sia dalla critica che dal pubblico. La produzione
del terzo film ha già dovuto affrontare diverse problematiche: non
soltanto tutti i problemi legati alla pandemia di Covid-19, ma
anche alcune controversie che di recente hanno travolto tanto il
cast (in particolare Johnny Depp ed Ezra Miller) quanto la stessa Rowling
(accusata nuovamente di transfobia).
Al di là di queste controversie, la
produzione di Animali
Fantastici 3 è stata più volte rimandata: prima per
permettere alcune rifiniture alla sceneggiatura, dopo a causa
dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Inoltre, quando lo
scorso Maggio le restrizioni relative al Covid-19 sono state
revocate nel Regno Unito, le riprese del film hanno ancora tardato
a ripartire. Adesso, in una recente intervista con Cinema Blend, è stato
proprio Eddie Redmayne a confermare che la produzione
del film è ufficialmente ripartita due settimane fa a Londra.
Come tutte le produzioni
hollywoodiane che sono ufficialmente tornate sul set, anche la
Warner Bros. ha sottoposto il cast e la crew di Animali
Fantastici 3 al rispetto di tutta una serie di rigidi
protocolli per cercare di contenere il più possibile la diffusione
del Covid-19. Nel corso dell’intervista, Redmayne ha spiegato che
all’inizio era molto preoccupato per la nuova situazione che
avrebbe trovato sul set.
“È una normalità completamente
nuova”, ha raccontato l’attore premio Oscar. “Essere
testati frequentemente, le mascherine… mi chiedevo se le mascherine
avessero influenzato la nostra creatività, in qualche modo. Forse è
stato un pensiero stupido, ma da essere umano pensavo che avevamo
bisogno dell’interazione con gli altri per fare al meglio il nostro
lavoro. La cosa davvero rassicurante è che si tratta di un processo
totalmente diverso, ma è comunque elettrizzante e tutti stanno
lavorando al massimo delle loro potenzialità.”
Animali Fantastici 3 risponderà ai
misteri insoluti del precedente episodio?
Al momento la data di uscita
di Animali
Fantastici 3 è ancora fissata per Novembre 2021:
non è chiaro se i continui ritardi nella produzione avranno effetti
anche sull’uscita in sala. I
crimini di Grindelwald si è concluso con
diversi cliffhanger, inclusa la rivelazione che
Credence Barebone (Ezra
Miller) è in realtà Aurelius Dumbledore, il fratello
perduto da tempo di Albus. Proprio per questo, i fan non vedono
l’ora di scoprire in che modo la trama del terzo film risponderà ai
misteri insoluti del precedente episodio.
Dal gangster di Quei bravi
ragazzi all’avvocato di Storia di un
matrimonio, nel corso della sua carriera l’attore
Ray Liotta ha dato vita a personaggi divenuti
memorabili, che gli hanno permesso di affermarsi come un attore
particolarmente carismatico. Sempre alla ricerca di personaggi
diversi tra loro, con cui poter mettere in mostra sfumature
differenti del proprio talento, l’attore può vantare collaborazioni
con alcuni tra i maggiori registi di Hollywood, i quali hanno
sempre saputo tirare fuori il meglio di lui.
9. È stato anche produttore
di diversi film. A partire dalla fine degli anni Novanta,
Liotta si è concentrato anche sull’attività di produttore,
ricoprendo tale ruolo per diversi titoli, da lui interpretati o
meno. Il primo di questi è il crime Phoenix: Delitto di
polizia (1998), poi seguito da Narc – Analisi di un
delitto (2002) e Doppia ipotesi per un delitto
(2005). È poi stato produttore esecutivo del film musical Ti va
di ballare? (2006), con Antonio
Banderas. In seguito, invece, si è occupato di
produrre altri titoli di cui è stato anche interprete, sentendosi
particolarmente legato a questi. Si tratta dei film La
linea (2009), Il Guinness dei pupazzi di neve (2010)
e The Identical (2014).
8. Ha ricevuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera l’attore ha
ricevuto riconoscimenti e nomination ad alcuni tra i maggiori premi
dell’industria. Liotta venne infatti nominato come miglior attore
non protagonista ai Golden Globe nel 1987 per Qualcosa di
travolgente. Da lì ottenne particolare visibilità, venendo poi
nominato ai SAG Awards nel 1999 e nel 2016 come miglior attore di
una miniserie o film TV per The Rat Pack e Texas
Rising. Prestigioso riconoscimento è anche quello ottenuto per
un altro dei suoi ruoli televisivi. Nel 2005 ha infatti vinto un
Emmy Awards come miglior guest star per la serie E.R. – Medici
in prima linea.
Ray Liotta in Quei bravi
ragazzi
7. Non ha incontrato il
vero gangster da lui interpretato. Ad avere reso per
sempre celebre Liotta come attore, è il ruolo del mafioso Henry
Hill in Quei bravi ragazzi. Il personaggio è basato sul
vero Hill, nota personalità della criminalità statunitense.
Contrariamente a quanto però di solito avviene, Liotta non ha mai
incontrato il gangster, poiché Scorsese glielo impedì. Il regista,
infatti, non aveva ancora mai lavorato con l’attore e non
conoscendolo ritenne necessario assisterlo nella costruzione del
personaggio. Permettergli di incontrare Hill avrebbe invece
rischiato di farlo influenzare da questi e stravolgere
l’interpretazione.
6. Venne scelto per una sua
qualità. Scorsese notò Liotta nel film Qualcosa di
travolgente, e venne subito colpito dalla sua energia. I due
iniziarono così ad incontrarsi più volte, con il regista che
tentava di capire se egli fosse davvero la persona giusta per la
parte. Se ne convinse nel momento in cui, durante il Festival di Venezia, Liotta cercò di
avvicinarsi a lui, venendo però respinto più volte dalle sue
guardie del corpo. Notando la scena, Scorsese rimase colpito da
come Liotta manteneva la calma nonostante venisse respinto
malamente. Tale sua qualità lo rendeva estremamente simile a Henry
Hill, notoriamente silenzioso e pacato. Fu in seguito a ciò che
Liotta ottenne definitivamente la parte.
Ray Liotta: la sua risata
5. È rimasta iconica la sua
particolare risata. Tra le scene più celebri di Quei
bravi ragazzi vi è quella che vede gli attori Joe
Pesci e Liotta intenti a bere e scherzare in un locale.
Tutto ha poi inizio nel momento in cui Pesci si lancia nel racconto
di un particolare aneddoto, che genera l’ironia di Liotta. L’attore
improvvisò così in quel momento una risata che divenne in seguito
estremamente iconica. Il modo in cui si contrae il suo volto, e la
voce stridula hanno poi contribuito alla fama della scena. Da lì,
Liotta viene spesso ricordato per quel celebre momento della sua
carriera.
Ray Liotta in Blow
4. Ha interpretato il padre
di Johnny Depp. Nel film Blow, incentrato sulla
vita del celebre narcotrafficante George Jung, Liotta ha
interpretato il padre George, una delle figure più significative
per il protagonista. Pur essendo di soli otto anni più grande di
Depp, Liotta è risultato particolarmente credibile nella parte,
ricevendo numerose lodi. In particolare, i fan del film ricordano
il grande legame tra i due interpreti, e che ha permesso di dar
vita ad un convincente e commovente rapporto tra padre e
figlio.
Ray Liotta e il doppiaggio di Bee
Movie
3. Ha doppiato sé
stesso. Nel film d’animazione del 2007 Bee Movie,
l’attore compare tra i doppiatori dando voce ad un curioso
personaggio. Liotta, infatti, realizza il doppiaggio della versione
animata di sé stesso. Il cameo è tutt’oggi particolarmente celebre
non solo per la grande somiglianza del personaggio con il vero
Liotta, ma anche per una serie di riferimenti alla carriera
dell’attore. Nella scena in cui è presente, infatti, si può notare
il personaggio impugnare il premio Emmy, realmente vinto da Liotta.
Inoltre, l’ape protagonista si riferisce a lui affermando che egli
non è un “goodfella” ma un “bad-fella”. Questo è
un riferimento al film Quei bravi ragazzi, il cui titolo
originale è Goodfellas.
Ray Liotta: il suo patrimonio
2. Vanta un ricco
patrimonio. Grazie alle sue numerose interpretazioni in
noti film o serie televisive, Liotta vanta uno status non
indifferente all’interno di Hollywood. Come visto, inoltre, negli
anni Liotta si è occupato anche di attività collaterali, come la
produzione di alcuni film. I premi vinti, e gli altri onori
ricevuti nel corso della sua carriera, lo hanno oggi portato a
possedere il considerevole patrimonio di circa 14 milioni di
dollari.
Ray Liotta: età, altezza e le
origini italiane
1. Ray Liotta è nato a
Newark, nel New Jersey, Stati Uniti, il 18 dicembre del
1954. L’attore è alto complessivamente 182 centimetri. Liotta è
stato adottato quando aveva solo 6 mesi da Mary e Alfred, figli di
immigrati di italiani. Egli è così cresciuto nutrendo in sé un
forte rapporto nei confronti del Bel Paese. In seguito,
rintracciando i suoi veri genitori, ha scoperto che da parte loro
possiede vere origini italiane, come anche scozzesi.
Ecco il primo trailer di
WandaVision, la serie MarvelDisney+ che vede protagonisti i due
personaggi del titolo, presentati all’interno del Marvel Cinematic Universe e
interpretati da Elizabeth Olsen e Paul
Bettany.
“Wandavision sarà una sitcom classica con
la grandezza e l’epica tipiche della Marvel”, ha dichiarato uno dei
registi Matt Shakman (Game of Thrones, The
Boys), confermando le voci sul tono specifico dello show e
l’ambientazione.
“Non possiamo dire molto e in
questo momento è praticamente tutto bloccato, ma sarà interessante
esplorare la strana dinamica del rapporto tra l’eroina e
l’androide. Visione non è umano ma forse è più umano di chiunque
altro. Ha sempre cose sagge da dire e vede il mondo per quello che
è, mentre Wanda è influenzata dai numerosi traumi subiti come la
perdita di suo fratello e il fatto di essere un’orfana.” aveva
raccontato il regista a variety. “Penso che tutto il team si
stia concentrando su questa unione, frutto di un amore bizzarro, ma
assolutamente giusto“.
Come rivelato da Charles Murphy nel
nuovo episodio del suo podcast, la produzione dovrebbe partire il 4
novembre – e non a settembre – nei Pinewood Studios di Atlanta, la
“casa” di quasi tutti i cinecomic Marvel. Nel report viene nominato
anche il titolo di lavorazione dello show, “Big
Red“.
Captain
Marvel 2 è uno dei tanti imminenti sequel del MCU, ma dovrà cercare di evitare
alcuni errori comuni riscontrabili in tantissimi seguiti
dell’universo condisivo. Il primo Captain
Marvel è stato rilasciato nel Marzo 2019: nonostante
all’inizio la scelta di
Brie Larson come interprete dell’eroina non fu accolta molto
bene dai fan, alla fine il film è riuscito ad incassare oltre un 1
miliardo di dollari al box office, ricevendo elogi anche da parte
della critica.
Captain
Marvel non solo ha introdotto il personaggio di Carol
Danvers nel MCU (dopo la breve anticipazione
del suo arrivo nella scena post-credits di Avengers:
Infinity War), ma ha anche preparato il terreno per la sua
apparizione in Avengers:
Endgame. Ciò ha aperto le porte a Captain
Marvel 2, portando Carol nel presente dell’universo in
modo che la sua storia potesse continuare in maniera corretta,
nonostante le molte lacune tra i film ancora da colmare.
Non sorprende che Captain
Marvelavrà un sequel, ma ciò non significa
che sarà un successo garantito. Anche se probabilmente funzionerà
al botteghino a prescindere, la storia ci insegna che non sembra i
sequel del MCU sono stati dei veri e propri
successi, e questo a causa di diversi errori che hanno impedito
loro di essere all’altezza del predecessore. Il primo film è stato
piuttosto buono, quindi Captain
Marvel 2, che uscirà l’8 Luglio 2022, dovrà
prestare molta attenzione – come sottolineato da
Screen Rant – per evitare di commettere gli errori del
passato.
Una delle critiche più
comuni rivolte ai film del MCU è il modo in cui vengono
tratteggiati i villain di turno. La Fase 3 ha in parte risolto
questo problema introducendo tutta una serie di cattivi
affascinanti come Hela, Killmonger e, ovviamente, Thanos. Tuttavia,
è vero che si tratta di un difetto con cui lo studio ha dovuto
lottare in passato, sebbene non si tratti di un qualcosa limitato
esclusivamente a questo franchise. Parte di questo problema nasce
dal desiderio di realizzare sequel più grandi dell’originale (e di
tutto ciò che è apparso in precedenza nel MCU) e, di conseguenza, di avere
villain sempre più temibili.
Questo è forse particolarmente
evidente in
Thor: the Dark World e Avengers:
Age of Ultron, due sequel in cui i cattivi di
turno condividono il legame comune di dover superare direttamente
Loki, l’antagonista di entrambi i loro predecessori. In termini di
potenzialità, almeno sulla carta, non c’è dubbio che Malekith e
Ultron siano due cattivi di tutto rispetto; il fatto è che non
possono competere con Loki in termini di personalità e di ruolo
avuto all’interno della narrazione. È inutile essere una minaccia
apparentemente più grande se ciò non porta alcun interesse reale al
di là della mera posta in gioco.
Resta ancora da vedere chi sarà il
cattivo di Captain
Marvel 2, ma poi il personaggio di Carol Danvers
è così potente, ha senso che possa esserci un cattivo altrettanto
potente che possa in qualche modo eguagliarla. Ciò che conta di più
è assicurarsi un il cattivo in questione possa offrire qualcosa di
più grande alla narrazione alzando la posta in gioco, e idealmente
aggiungendo anche un po’ di valore tematico al film. Questo è ciò
che hanno fatto i migliori cattivi della Marvel – come Killmonger e Thanos –
ed è ciò a cui anche Captain
Marvel 2 deve aspirare.
La storia di Carol, non del MCU
La critica
più grande rivolta a
Iron Man 2 è stata che si trattava non tanto di un film su
Tony Stark, ma più che altro di un trailer esteso di ciò che
sarebbe accaduto nel futuro del MCU. Quel film ha introdotto Vedova
Nera, ha fatto riferimento a Capitan America, e ha anche anticipato
l’arrivo di Thor nella scena post-credits, il tutto per anticipare
quello che poi il pubblico avrebbe visto in The Avengers nel 2012. Questo, purtroppo, è stato un
errore commesso anche da altri sequel.
In molti di questi sequel, infatti,
le trame erano talmente piene di configurazioni relative al più
ampio MCU che si è spesso perso di vista
il focus principale, ossia l’eroe protagonista. Anche Captain
Marvel 2 rischia di incappare in questo errore, così
come un altro attesissimo sequel della Fase 4, ossia
Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Anche
Captain
Marvel 2 potrebbe essere “incaricato” di impostare la
Fase 5 dell’universo condiviso, ma in realtà dovrebbe preoccuparsi
maggiormente di raccontare la storia di Carol Danvers.
Giustificare la propria esistenza
I sequel più deboli della Marvel hanno comunque alcuni
aspetti interessanti al loro interno, come ad esempio gran parte
della storia incentrata su Asgrad di
Thor: the Dark World. La Marvel è, ovviamente, una macchina
oliata alla perfezione con l’obiettivo di fare più soldi possibili,
ma i suoi film migliori offrono comunque una storia e dei
personaggi che sono in grado di offrire tanto all’assetto generale
del franchise.
Un sequel come Captain
Marvel 2 ha molto su cui poter lavorare per quanto
riguarda il suo personaggio e la sua storia; proprio per questo,
deve assicurarsi di giustificare questi aspetti e di non limitarsi
ad essere l’ennesimo capitolo realizzato per fare contenti i
fan.
Un sequel migliore dell’originale
Escludendo l’accesso al Regno
Quantico o un viaggio nel tempo, è impossibile prevedere
esattamente di cosa parlerà Captain
Marvel 2, ma ci sono ragioni per essere ottimisti
sul fatto che possa evitare molti dei problemi più eclatanti del
sequel del MCU. In parte è perché la Marvel stessa sembra aver imparato
a gestire molto meglio i seguiti dei suoi film. C’è sicuramente un
ampio raggio d’azione su Captain
Marvel: il primo film è stato divertente, ma c’è
davvero tanto spazio per far crescere il personaggio ora che
abbiamo conosciuto le sue origini.
Il salto temporale è una parte
importante del motivo per cui Captain
Marvel 2 potrebbe essere un successo. Dopo Avengers:
Endgame, c’è molto altro da esplorare con Carol
Danvers, sia sulla Terra che nello spazio. Se non si vogliono
confondere le linee temporali, c’è un lungo periodo tra il primo
film ed Endgame
in cui si sa poco su dove si trovi Carol e che potrebbe essere
raccontato. Ovviamente ci sono anche dei rischi: con l’arrivo della
Fase 5, lo SWORD, Ms. Marvel e Secret Invasion sono tutti elementi che
potrebbero entrare in gioco a livello di trama, quindi potrebbe
benissimo risultare un film eccessivamente “carico” a livello
narrativo. Speriamo davvero che il sequel possa volare “più in
alto, più lontano e più veloce” del suo predecessore…
Tenet
è arrivato nei cinema di tutto il mondo la fine di Agosto e
l’inizio di Settembre. Considerata l’attuale situazione mondiale
legata alla pandemia di Covid-19, nessuno ha mai realmente pensato
che l’ultima fatica di Christopher Nolan sarebbe riuscito a
raggiungere cifre esorbitanti al box office, che di fatto ha
guadagnato soltato 207 milioni di dollari durante il primo weekend
di apertura.
Bisogna fare i conti con il fatto
che non tutte le persone si sentono ancora tranquille a tornare al
cinema; parallelamente, non tutti le major sembrano essere a favore
della release dei loro titoli direttamente in streaming. Di recente
la Disney ha provato ad azzardare rendendo direttamente disponibile
sulla sua piattaforma VOD – l’ormai celebre Disney+ -, l’attesissimo live action di
Mulan,
la cui release ha fatto particolarmente discutere per il costo
“extra” associato alla visione del film rispetto al tradizionale
abbonamento del singolo utente.
Adesso, un nuovo report di
Yahoo Finance (via
CBM) indica che, nonostante tutte le polemiche, negli Stati
Uniti il live action di Mulan
disponibile on demand ha generato un incasso molto più alto di
quello di Tenet nelle
sale cinematografiche. Sulla base dei dati condivisi dalla società
di analisi 7Park Data, pare che il film diretto da Niki Caro abbia guadagnato 261 milioni di
dollari a livello nazionale, una cifra di gran lunga superiore
rispetto ai 207 milioni di dollari incassati dal film di Christopher Nolan a livello globale.
È opportuno precisare che non si
tratta di numeri ufficiali e che un quadro completo del successo di
entrambi i film non si avrà fino a quando la Warner Bros. e la
Disney non decideranno di condividere i dati interni. Tuttavia, è
decisamente interessante notare quanto possa aver avuto successo il
debutto di Mulan
su Disney+ (va comunque sottolineato che
il rapporto della fonte non tiene conto degli abbonati a livello
internazionale, che potrebbero a loro volta aver acquistato il film
e contribuito a genere introiti ancora più elevati).
A questo punto la
domanda sorge spontanea: anche Black
Widow arriverà su Disney+? Al momento è impossibile
dirlo, ma sappiamo che la multinazionale sta già valutando un nuovo
rinvio per l’attesissimo cinecomic Marvel (che a questo punto non
arriverà più a Novembre).
Ecco il trailer di Paradise: una nuova vita, il nuovo film di
Davide Del Degan, con VINCENZO NEMOLATO, GIOVANNI
CALCAGNO e KATARINA ČAS. Paradise uscirà il 30 settembre nelle sale
del veneto e del Friuli Venezia Giulia, mentre dall’8 ottobre
arriverà in tutte le sale italiane, distribuito da Fandango.
Paradise: una nuova vita, la
trama
Calogero è un uomo ordinario che ha
fatto una scelta straordinaria. Siciliano, venditore di granite, un
giorno assiste ad un omicidio di mafia e decide di fare qualcosa
che non tutti avrebbero il coraggio di fare: testimoniare. Ed è
così che Calogero viene impacchettato e spedito, sotto il programma
protezione testimoni, nel posto più lontano dalla Sicilia: tra le
montagne del Friuli, a Sauris, un villaggio di gente ospitale, ma
che lui fa fatica a capire. Calato in una realtà completamente
diversa così distante da tutto ciò che ama, tra le nevi e nessuno a
cui vendere granite, Calogero si ritrova solo, perso, spaesato.
Ancora alle prese con il rammarico per aver perso il contatto con
la sua famiglia, che si è rifiutata di seguirlo, e con la sua unica
figlia, che non ha neanche fatto in tempo a veder nascere, un
arrivo in paese crea altro scompiglio nella sua nuova vita. Il
killer contro cui lui ha testimoniato è diventato a sua volta un
collaboratore di giustizia e, per un errore amministrativo
tipicamente italiano, è stato spedito nella stessa località, con lo
stesso falso nome. Il nostro Calogero è convinto che sia lì per
ammazzarlo, e non sa che il killer, contrariamente a lui, vive
questa cesura col proprio passato come un’opportunità che la vita
gli ha voluto regalare.
“Tutte le famiglie felici si
somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo
suo”: così asseriva Lev Tolstoj in apertura
di una delle sue opere più famose, Anna Karenina. Ma quello che lega la famiglia
Roy, protagonista di Succession, serie TV targata HBO e
disponibile in Italia su Sky, va oltre il concetto di (in)felicità.
Il capofamiglia Logan (Brian
Cox), i figli Kendall (Jeremy
Strong), Roman (Kieran Culkin), Connor
(Alan Ruck) Siobhan (Sarah
Snook), e il nipote Greg (Nicholas Braun)
è un covo di serpi vestiti di abiti eleganti.
La lotta al dominio del monopolio
di famiglia nel campo dei media è una corsa al massacro, dove non
sussistono ricordi, tenerezze, memorie di focolai domestici, o
giochi in famiglia, a indorare la pillola. La vendetta in
Succession è un piatto che viene servito freddo,
come freddo è il cibo a tavola, lanciato, rubato, mai toccato. I
ricchi banchetti perlopiù ignorati si fanno pertanto perfetti doppi
simbolici di affetti famigliari a cui avvicinarsi, assaporare, per
poi rinnegare, allontanare, con lo sguardo fiero, rivolto sempre
verso l’alto, verso una cima quanto mai irraggiungibile. Non è un
caso, dunque, se quel cognome, Roy così simile per assonanza e
scrittura al sostantivo francese “roi”, “re”, rimanda a un trono da
occupare e a cui ambire. Negli occhi di ogni singolo personaggio
brucia il fuoco dell’insana cupidigia; nella bocca, si masticano
parole ricolme di recriminazioni mescolate a caustico umorismo, e
poi vomitate sotto forma di tradimenti. Ogni puntata è un piccolo e
indipendente colpo di stato, pronto a ribaltare singolarmente e
sulla spinta di ambizioni personali, il dittatore Logan Roy.
Succession nel mito di Frankenstein
Ogni personaggio si fa dunque
mostro di Frankenstein, collage umano di pezzi presi in prestito
dai più terribili villain e regnanti shakespeariani. Sono uomini e
donne creati sulla falsariga di personaggi reali (le famiglie di
Rupert Murdoch, Sumner Redstone e Donald
Trump), che in un gioco dialettico tra finzione e realtà
assumono una verosimiglianza tale da lasciarsi prima odiare, e poi
amare. Lo spettatore si ritrova vittima inconsapevole del loro
fascino mefistofelico. Ama lasciarsi intrappolare nelle loro reti
intessute di inganni e sotterfugi, restando così a bocca aperta
dinnanzi ai tradimenti orditi da figli ai danni del proprio padre,
in una rilettura contemporanea del Re Lear, per poi ritrovarsi
incantato dall’insano desiderio di Kendall di ribaltare il
predominio paterno, voltando le spalle ai propri fratelli come un
Amleto che incontra Riccardo III.
Dietro ogni abbraccio si nasconde
una mano pronta a colpire alle spalle con fendenti profondi di lame
taglienti i propri cari. La famiglia perde il concetto di unione,
amore, sentimento, trasformandosi in un insieme confusionario di
pedine impazzite da spostare a proprio piacimento per assurgere al
più presto al trono. In questa giostra al massacro azionata da
regnanti senza corona, non sussiste alcun legame da conservare,
emozione da nutrire. L’intreccio si srotola pian piano davanti a
noi e con esso la corsa alla distruzione dei consanguinei, vittime
sacrificali dinnanzi al tempio del successo e alla successione (non
a caso “succession” pur rimandando al concetto di “successione”,
accoglie in sé il il termine “success”, “successo”). Se secondo la
cultura popolare, i media visuali con il loro appeal delle emozioni
posso eccitare l’immaginario collettivo della maggioranza
silenziosa, indirizzandola verso fini catastrofici, la serie ideata
da Jesse Armstrong scardina questa abilità silenziosa messa in atto
dal campo di cui Logan Roy è il capo supremo, puntando su emozioni
ridotte a simulacri e ideali, per dar corpo all’istinto
(auto)distruttivo intrinseco al genere umano, alimentato dal sacro
fuoco dell’ambizione e del potere.
Attori perfetti, Diavoli
in terra
Se Succession è da
annoverare tra le migliori serie televisive degli ultimi anni, non
è solo grazie a una scrittura alacre e impeccabile, quanto
soprattutto a una serie di interpreti capaci di sparire nella loro
veste umana, per dar forma e corpo all’istinto animalesco e
anafettivo dei propri personaggi. Culkin, Strong, Macfadyen, Snook,
Braun, Cox si svuotano dentro per lasciarsi investire e guidare
dalle ossessioni e idiosincrasie dei propri alter-ego finzionali.
Diavoli con abiti eleganti che si muovono in contesti urbani
mimetizzandosi facilmente tra la folla, i protagonisti di
Succession sono testimoni di cadute infernali da
cui risalire camminando sul cadavere dei propri cari.
Una manipolazione accurata,
studiata nei minimi particolari, lasciata libera di scatenarsi come
onde in un mare improvvisamente in tempesta, supportata da mimiche
facciali a volte esasperate (il Roman Roy di Kieran
Culkin) ma mai in over-acting, o giocate in sottrazione,
dove ogni sentimento è celato, in un gara alla dissimulazione (si
pensi alla straordinaria performance di Jeremy
Strong nei panni di Kendall Roy). Ciò che ne risulta è una
galleria umana di uomini e donne schiacciati sia dal peso delle
proprie responsabilità, che da una figura ingombrante come quella
di Logan Roy, impossibile da destituire o distruggere.
Cristallizzati in ruoli archetipici, di cui riescono a carpire e
svelare ogni singola sfumatura tra debolezze e punti di forza, ogni
attore rende vivo, umano, e per questo fatalmente fallibile, il
ruolo a lui affidato. Al resto ci pensa una sceneggiatura fondata
su uno humour squisitamente britannico grazie alla quale
Jesse Armstrong impreziosisce la propria
creatura di un’ironia tagliente e dai tratti
drammatici, con un approccio che strizza l’occhio al miglior
William Shakespeare. In questa famiglia disfunzionale nessun
difetto è lasciato indietro, ma affrontato, studiato, mostrato
nella sua perfetta verosimiglianza.
C’è Siobhan, l’unica figlia
femmina, mosca bianca in una famiglia dominata dal testosterone,
inizialmente poco attirata dai giochi aziendali di famiglia, per
poi cedere sotto la forza dei canti ammaliatori del padre,
uscendone vittima e vinta, tanto nelle questioni di affari, quanto
di cuore. C’è poi Roman, un Loki di famiglia, prigioniero di
un’eterna adolescenza, scaltro, furbo, capace di sciorinare gesta e
segreti altrui pur di garantirsi la salvezza. E se è Kendall la
vera pedina impazzita, l’ingranaggio a orologeria uscito fuori
dagli schermi, un plauso a parte merita Alan Ruck, capace di dar
vita a un primogenito come Connor, personificazione della vita
adagia riassumibile nella battuta “solo i poveri sono pazzi, i
ricchi sono tutt’al più eccentrici”.
Dare forma alle
emozioni
Personalità egocentriche, che
vivono del respiro delle proprie ambizioni, hanno un raggio di
distanza personale alquanto risicato. Difficile per loro, se non
impossibile, condividere un’inquadratura con un altro personaggio,
almeno che non sia per tornaconto personale. Una predisposizione
che i vari registi comprendono e traducono in scelte di ripresa
capaci di enfatizzare quelle insofferenze silenti, che annientano e
bruciano barlumi di umanità ed empatica solidarietà all’interno
dell’animo di questi personaggi. Allo stesso tempo, ogni attacco,
lanciato o subito, viene colto ed espresso da zoom improvvisi, che
colgono la sorpresa o ipocrita reazione, che raffredda il volto di
strateghi apparentemente impassibili. Schiera di inquadrature
ristrette, anche nel momento in cui il raggio di ripresa si
allarga, a cogliere lo sguardo attento della cinepresa sono lasciti
di rimpianti e rimorsi, mostrati attraverso distanze fisiche
insormontabili, che portano i vari personaggi a sostare ai poli
opposti di una stanza, o separati da confini tangibili, come porte,
vetrate e finestre.
Eppure, gli sguardi brulicanti di
vendetta superano ogni limite, indagano ogni superficie
sottocutanea, indugiando su sentimenti inespressi contro cui
predisporre il proprio attacco. Cercano debolezze umane, per
gettarsi a capofitto con il loro contrattacco fatto di carezze, o
baci di Giuda, i membri della famiglia Roy. Sono discendenti della
Maga Circe, capace di regredire l’essere umano allo stato primitivo
di animale, dove dietro ogni singola espressione si nasconde la sua
controparte emotiva. Una giostra di sentimenti e dei suoi
contrapposti, nemesi di se stessi e degli altri, ogni attore rende
(dis)umano il proprio personaggio, partecipando a questa folle
corsa modellando in maniera personale incarnazioni diverse, eppure
così uguali, dei sette peccati capitali.
La freddezza calcolatrice che
investe questi protagonisti, ritrova nelle tonalità accese e
cerulee di una fotografia glaciale, le proprie corrispondenze
cromatiche. Non c’è nulla nella costruzione visiva, registica,
scenografica lasciata al caso in Succession. Tutto
concorre all’esaltazione dei mutamenti di umore, all’esaltazione
narcisistica di uomini e donne egomaniaci, vittime e mai
trionfatori della propria sete di ambizione. Long live the king,
allora. Long live the Roy.