Gli Oscar 2021 ci
saranno, ma non il 28 febbraio, come annunciato dall’Academy prima
del COVID-19. L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha
annunciato che la trasmissione televisiva della 93a edizione degli
Academy Awards è stata posticipata di due mesi, al 25 aprile
2021.
“Per oltre un secolo, i film
hanno svolto un ruolo importante nel confortarci, ispirarci e
intrattenerci nei momenti più bui. Lo hanno fatto certamente
quest’anno. La nostra speranza, nel prolungare il periodo di
ammissibilità dei nostri premi, è di fornire la flessibilità
necessaria ai cineasti per finire e distribuire i loro film senza
essere penalizzati per qualcosa al di fuori del controllo di
chiunque – hanno dichiarato il presidente dell’Academy
David Rubin e il CEO Dawn Hudson
in una nota congiunta – I prossimi Oscar e l’apertura del
nostro nuovo museo segneranno un momento storico, chiedendo ai fan
del cinema di tutto il mondo di unirsi attraverso il
cinema”.
L’Accademia ha anche annunciato che
il galà dei Governors Awards, che si svolgerà in autunno, è stato
posticipato a una data successiva non specificata. L’inaugurazione
dell’Academy Museum of Motion Pictures è stata spostata ad aprile
in coincidenza con gli Oscar 2021.
Attore, cantante, prestigiatore e
showman dello spettacolo statunitense, Neil Patrick
Harris si è affermato negli anni grazie alla sua grande
versatilità e al suo incontenibile carisma. Interprete di alcuni
tra i più noti personaggi della televisione degli ultimi decenni, è
oggi una vera e propria icona, seguito e apprezzato dai suoi
numerosi fan in tutto il mondo.
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Harris ottiene una prima popolarità televisiva
grazie alla serie Doogie Howser (1989-1993), per poi
prendere parte ad alcuni episodi di celebri titoli come La
signora in giallo (1993), Will & Grace (2000), e
Law & Order: Criminal Intent (2004). Il ruolo della sua
carriera arriva però con How I Met Your
Mother, dove dal 2005 al 2014 interpreta il leggendario
Barney Stinson, recitando accanto agli attori Jason
Segel e Cobie
Smulders. Di recente si è poi fatto apprezzare per il
ruolo del Conte Olaf in Una serie di
sfortunati eventi (2017-2019).
8. È celebre anche come
doppiatore. Particolarmente capace ad adattare la propria
voce in base al personaggio ricoperto, Harris si è distinto anche
per le sue qualità nel doppiaggio. Tra i film per cui ha ricoperto
tale ruolo si annoverano Piovono polpette (2009), Cani
& Gatti – La vendetta di Kitty (2010) e Piovono polpette 2
– La rivincita degli avanzi (2013). Ha poi dato voce al
personaggio di Spider-Man in Spider-Man: The New Animated
Serie (2003).
Neil Patrick Harris: il suo
matrimonio
7. Si è sposato in
Italia. Nel 2014 l’attore si è sposato a Perugia, in
Italia, con il compagno David Burtka, con il quale
aveva una relazione dal 2004 e per il quale fece coming out nel
2006. A celebrare le nozze fu la regista Pamela Fryman, che aveva
collaborato con Harris per How I Met Your Mother. Durante
il ricevimento seguente la cerimonia, si è invece esibito
Elton John, amico della coppia.
Neil Patrick Harris ha due
figli
6. È diventato
padre. Nell’ottobre del 2010 l’attore, insieme al suo
compagno, diventa padre dei gemelli Harper Grace e Gideon Scott,
avuti tramite madre surrogata. Sul profilo Instagram dell’attore è
possibile ritrovare numerose foto della famiglia durante alcuni
momenti di svago divenuti particolarmente celebri tra i fan di
Harris.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Neil Patrick Harris in How I Met
Your Mother
5. Ha personalmente
eseguito i trucchi di magia visti nella serie. Nel corso
delle stagioni, Barney si diletta in più occasioni con alcuni
numeri di magia, spesso particolarmente sorprendenti. Per
eseguirli, tuttavia, non è stato necessario ricorrere a particolari
effetti speciali o controfigure. Harris è infatti un rinomato
prestigiatore, ed ha personalmente eseguito con successo i trucchi
previsti.
4. Ha inventato una celebre
espressione. Tra i maggiori tormentoni di Barney Stinson,
vi è quello relativo al “The Bro Code”, un sacro codice di regole
da rispettare per poter essere a tutti gli effetti un fidato amico
fraterno. Benché nella serie si giochi sull’invenzione di tale
codice, fu proprio Harris a contribuire alla sua istituzione, come
supportato anche dalla sua non esistenza sul Web prima del 2008,
anno in cui compare nella serie.
3. Gli è stato donato un
prezioso oggetto della serie. Al termine della serie, ogni
membro del cast ebbe modo di portare via con sé alcuni tra i
maggiori e più ricorrenti oggetti presenti nella serie. Harris
decise di tenere con sé il famoso “The Playbook”, ovvero il libro
ricco degli stratagemmi che il suo personaggio, Barney, utilizza
nel corso delle stagioni per conquistare le sue numerose donne.
Neil Patrick Harris e gli
Oscar
2. Ha condotto la celebre
cerimonia. Nel 2015 Harris viene scelto come conduttore
dell’87ª edizione dei premi Oscar. In tale occasione, l’attore ha
avuto modo di sfoggiare nuovamente le proprie doti canore come
anche quelle di ballerino. Resta memorabile, tuttavia, il suo
sketch ispirato al film Birdman,
candidato quell’anno, che lo portò a presentarsi sul palco in
mutande.
Neil Patrick Harris: età e
altezza
1. Neil Patrick Harris è
nato ad Albuquerque, in New Mexico, Stati Uniti, il 15
giugno del 1973. L’attore è alto complessivamente 183
centimetri.
Diventato celebre per essere stato
il primo Spider-Man cinematografico, l’attore Tobey
Maguire ha negli anni dimostrato di essere un valido
interprete, prendendo parte a titoli di vario genere attraverso cui
far emergere le proprie potenzialità. Negli ultimi anni ha però
diradato la sua attività da attore, ricoprendo principalmente il
ruolo di produttore.
Ecco 10 cose che non sai di
Tobey Maguire.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Tobey Maguire: i suoi film
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore debutta al cinema con Voglia
di ricominciare (1993), con Leonardo
DiCaprio, per poi recitare in Tempesta di
ghiaccio (1997), di Ang
Lee, Harry a pezzi (1997), Paura e
delirio a Las Vegas (1998), Le regole della casa del
sidro (1999), Cavalcando col diavolo (1999),
Wonder Boys (2000), Seabiscuit – Un mito senza
tempo (2003), Intrigo a Berlino (2006), di Steven
Soderbergh, Brothers (2009), con Jake
Gyllenhaal, Il grande
Gatsby (2013), Un giorno come tanti (2013), e
La grande partita (2014). Tornerà al cinema nel 2021 con
il film Babylon,
diretto da Damie Chazelle e con gli attori
Brad
Pitt ed Emma
Stone.
9. Ha interpretato un
celebre supereroe. Nel 2002 l’attore acquista popolarità
mondiale grazie al film Spider-Man,
dove dà vita al celebre supereroe. Riprenderà poi il ruolo nel
sequel Spider-Man 2
(2004) e in Spider-Man 3 (2007). Con questa trilogia
Maguire si afferma come attore di successo, nonché come la versione
preferita del supereroe per molti fan. Ha inoltre modo di recitare
accanto agli attori Kirsten
Dunst e James
Franco.
8. È anche
produttore. Maguire si è distinto negli anni anche per la
sua attività di produttore, iniziata nel 2002 per il film La
25ª ora. Negli anni l’attore ha poi partecipato alla
produzione di film come Seabiscuit – Un mito senza tempo
(2003), Rock of Ages (2012), La grande partita
(2014), Brittany non si ferma più (2019), Boyz in the
Wood (2019), Migliori nemici (2019), con Sam
Rockwell, The Violent Heart (2020) e
Babylon (2021).
Tobey Maguire: chi è sua
moglie
7. È stato sposato.
Nel 2007, dopo un periodo di frequentazione, Maguire sposa alle
Hawaii Jennifer Sweetheart, di professione designer di gioielli. I
due hanno avuto poi due figli, nati rispettivamente nel 2006 e nel
2009. Molto riservata, la coppia non ha mai rilasciato particolari
notizie riguardo la propria vita sentimentale, ma nel 2017
annunciano pubblicamente di aver divorziato.
Tobey Maguire e il poker
6. È un noto giocatore di
poker. Una delle più grandi passioni dell’attore è quella
per il poker. Maguire è infatti un noto giocatore, e molto del suo
patrimonio sembra derivato da sue grosse vincite, a tal punto che
secondo molti è uno dei motivi per cui ha diradato i suoi lavori
cinematografici. In più occasioni è inoltre stato definito come un
giocatore particolarmente competitivo e agguerrito.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Tobey Maguire è Spider-Man
5. Non ha mai letto i
fumetti dedicati al personaggio. Maguire ha raccontato di
non aver mai letto i fumetti Marvel incentrati su Spider-Man e
di non conoscere la sua storia raccontata in essi. Ciò che lo ha
spinto ad accettare il ruolo è infatti stata la sola sceneggiatura,
da lui giudicata particolarmente buona e comprensiva di tutto ciò
che gli occorreva sapere sul personaggio.
4. Ha avuto problemi con il
celebre bacio. Nel girare l’iconico bacio tra Spider-Man e
Mary Jean sotto la pioggia, Maguire ha dovuto affrontare diverse
difficoltà. Poiché si trovava a testa in giù, infatti, il suo naso
continuava a riempirsi d’acqua per la pioggia, creandogli diverse
difficoltà nella respirazione e nel mantenere la concentrazione per
la scena.
3. Ha confermato la rivalità
con un suo collega. Maguire e l’attore James
Franco hanno interpretato rispettivamente Peter Parker e
Harry Osborn, amici fraterni e in seguito rivali. Al di fuori dei
loro personaggi, tuttavia, i due interpreti erano tutt’altro che in
buoni rapporti. Maguire rimase infatti particolarmente offeso da un
commento che Franco fece riguardo la sua recitazione, e tra loro si
generò una rivalità ancora oggi esistente.
Tobey Maguire: il suo fisico
2. Si è allenato duramente
per il ruolo di Spider-Man. Per poter interpretare il
celebre supereroe, Maguire ha dovuto sottoporsi ad un lungo periodo
di allenamento, che lo ha portato ad esercitarsi tanto nel
sollevamento pesi quanto nelle arti marziali. Inoltre, ha dovuto
seguire una rigida dieta di proteine, arrivando ad ottenere un
fisico particolarmente scolpito e muscoloso.
Tobey Maguire: età e altezza
1. Tobey Maguire è nato a
Santa Monica, in California, Stati Uniti, il 27 giugno
1975. L’attore è alto complessivamente 172 centimetri.
Unanimemente riconosciuto come uno
dei più grandi interpreti dagli anni Sessanta in poi,
Dustin Hoffman è una vera e propria leggenda della
recitazione, in grado di passare con disinvoltura dalla commedia al
thriller, dal film politico a quello fantastico. Nel corso dei
decenni ha dato vita a personaggi rimasti iconici per la loro
complessità e il ritratto che da questi emerge della società
americana.
Ecco 10 cose che non sai di
Dustin Hoffman.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Dustin Hoffman: la sua
filmografia
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. Hoffman ottiene grande popolarità grazie al
film Il laureato (1967), per poi confermarsi grande
interprete con titoli come Un uomo da marciapiede (1969),
Il piccolo grande uomo (1970), Cane di paglia
(1971), Papillon (1973), Lenny (1974), Tutti
gli uomini del presidente (1976), con Robert
Redford, Il maratoneta (1976), Kramer
contro Kramer (1979), con Meryl
Streep, Tootsie (1982), Rain Man – L’uomo
della pioggia (1988), con Tom
Cruise, Hook – Capitan
Uncino (1991), con Robin
Williams, Virus letale (1995), e Sesso &
potere (1997), con Robert De
Niro.
8. È anche
doppiatore. In anni recenti Hoffman ha avuto modo di
affermarsi anche come doppiatore, ricoprendo tali vesti per i film
Kung Fu Panda (2008), Kung Fu Panda 2
(2011) e Kung Fu Panda
3 (2016), dove dà voce al saggio maestro Shifu. Ha poi
partecipato al doppiaggio anche dei film Striscia, una zebra
alla riscossa (2005) e Le avventure del topino
Despereaux (2008).
7. Ha recitato in una nota
serie televisiva. Non sono molte le produzioni televisive
a cui Hoffman ha preso parte, ma nel 2016 recita in alcuni episodi
di I Medici, co-prodotta da Italia e Regno Unito, e
incentrata sull’ascesa della famiglia Medici nella Firenze del
Rinascimento. Qui l’attore interpreta Giovanni di Bicci de’ Medici,
il patriarca della potente famiglia, recitando però nella sola
prima stagione.
Dustin Hoffman in Virus letale
6. È stato il protagonista
del noto film. Nel 1995 l’attore è protagonista del film
Virus letale, dove interpreta il colonnello Sam Daniels,
incaricato di studiare il pericoloso virus che si sta diffondendo
negli Stati Uniti per trovarvi quanto prima una cura. Inizialmente
il ruolo era stato offerto all’attore Harrison
Ford, il quale però rifiutò. La parte venne allora
assegnata ad Hoffman, e venne riscritta per poter essere più in
linea con la sua personalità.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Dustin Hoffman in Rain Man
5. Non era convinto del
potenziale del film. Durante le riprese di Rain
Man l’attore era particolarmente preoccupato e insicuro
riguardo il progetto e la sua stessa interpretazione. In più
occasioni minacciò di abbandonare il film, considerandolo il
peggiore della sua carriera. Tuttavia, venne poi smentito dal
successo riscontrato, e la sua performance fu premiata con il
premio Oscar al miglior attore.
4. Ha studiato a lungo per
il ruolo. Per poter risultare credibile nel dar vita ad un
personaggio affetto da autismo, l’attore ha speso circa un anno in
compagnia di persone affette da tale disturbo, così da poter
comprendere le loro particolarità e il rapporto che queste avevano
con i rispettivi famigliari. Per l’attore era importante dar vita
ad un’interpretazione sincera e realistica, non ad una mera
imitazione.
Dustin Hoffman in Papillon
3. Ebbe un difficile
rapporto con il co-protagonista. Durante le riprese del
film Papillon, Hoffman e l’attore Steve
McQueen, che interpretavano due galeotti in fuga dal loro
carcere, ebbero diversi problemi relazionali. I due si sforzarono
di dimostrarsi professionali, ma una sorta di rivalità li spinse a
non essere particolarmente collaborativi l’uno con l’altro.
2. Ha basato il suo
personaggio su un noto sceneggiatore. Per il ruolo del
falsario Louis Dega, Hoffman si ispirò al celebre sceneggiatore
Dalton Trumbo. Ricordando l’incontro con questi,
l’attore ripropose per il suo personaggio una serie di riti e
particolarità riscontrate nello scrittore. Questi, secondo Hoffman,
era dotato di un carattere esuberante e una tenacia che ben si
sposavano con il suo personaggio.
Dustin Hoffman: età e altezza
1. Dustin Hoffman è nato a
Los Angeles, in California, Stati Uniti, l’8 agosto 1937.
L’attore è alto complessivamente 167 centimetri.
Divenuto celebre grazie alle sue
interpretazioni negli anni Novanta, l’attore Jonny Lee
Miller si è più volte riaffermato grazie a nuovi progetti
e personaggi in grado di esaltarne le doti attoriali. Ad oggi
attivo prevalentemente in televisione, Miller non manca di
conquistare i suoi fan con ruoli spesso imprevedibili.
Ecco 10 cose che non sai di
Jonny Lee Miller.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Jonny Lee Miller: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. Miller ottiene popolarità sin dai suoi film
di debutto, Hackers (1995) e Trainspotting (1996), con
Ewan
McGregor. Successivamente, recita in titoli come
Afterglow (1997), Mansfield Park (1999),
Dracula’s Legacy – Il fascino del male (2000), L’uomo
senza legge (2004), Nella mente del serial killer
(2004), Melinda e Melinda (2004), con Chloë
Sevigny, e ÆonFlux – Il futuro ha
inizio (2005). Negli ultimi anni ha invece recitato in
Endgame (2009), Dark Shadows
(2012), con Johnny
Depp e Michelle
Pfeiffer, Byzantium (2012), e T2 Trainspotting
(2017).
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Trasferitosi sul piccolo schermo, l’attore ha
ottenuto particolare popolarità grazie al ruolo di Eli Stone nella
serie Eli Stone, dove ha recitato dal 2008 al 2009. In
seguito, ha preso parte a Emma (2009) e Dexter
(2010), con Michael C.
Hall. Dal 2012 è invece protagonista della serie
Elementary
nel ruolo di Sherlock Holmes, recitando accanto all’attrice
Lucy
Liu.
8. È stato nominato ad
importanti premi. Grazie alle serie televisive Eli
Stone e Elementary, l’attore è stato candidato,
rispettivamente nel 2008 e nel 2012, come miglior attore in una
serie. Sempre per Elementary, è invece stato candidato ai
Teen Choice Award, a conferma del grande successo dell’attore tra
un pubblico di giovani.
Jonny Lee Miller è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 233 mila persone. All’interno
di questo l’attore è solito condividere immagini relative a momenti
di svago, come anche dei luoghi da lui visitati. Non mancano infine
anche foto relative ai suoi progetti da interprete, promossi grazie
al social.
Jonny Lee Miller è
Frankenstein
6. Ha interpretato il
celebre personaggio. Nel 2011 Miller è protagonista
insieme all’attore Benedict
Cumberbatch dello spettacolo Frankenstein,
realizzato per il National Theatre. In esso, i due interpretano a
fasi alterne il celebre mostro della letteratura. Lo spettacolo è
stato poi reso disponibile per un breve periodo sulla piattaforma
YouTube.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Jonny Lee Miller: chi è sua
moglie
5. È stato sposato con una
celebre attrice. Sul set del film Hackers Miller
conobbe l’attrice premio Oscar Angelina
Jolie, con la quale intraprese una relazione culminata
poi nel 1996 con il matrimonio. Questo dura in realtà molto poco, e
dopo soli diciotto mesi i due si separano, arrivando ad
ufficializzare il divorzio nel 2000. I due sono tuttavia rimasti in
buoni rapporti.
4. Si è sposato di
nuovo. A partire dal 2006 Miller ha iniziato a frequentare
l’attrice Michele Hicks, nota per aver partecipato
a titoli come Mulholland Drive e Orange
Is the New Black. I due si sposeranno poi nel luglio del 2008
e nel dicembre dello stesso anno nasce il primo figlio. La coppia
ha poi avuto modo di recitare insieme nella serie
Elementary.
Jonny Lee Miller in Dexter
3. Ha avuto un ruolo
ricorrente nella serie. L’attore ha fatto la sua comparsa
nella celebre serie crime a partire dal settimo episodio della
quinta stagione, ricoprendo il ruolo di Jordan Chase. Il suo è poi
diventato un ruolo piuttosto ricorrente nella serie, comparendo
fino al dodicesimo episodio della quinta stagione.
Jonny Lee Miller in Elementary
2. Ha diretto alcuni episodi
della serie. Particolarmente legato alla serie
Elementary, che gli ha permesso di ottenere nuova
popolarità in televisione, l’attore si è per questo titolo
cimentato anche nelle sue prime regie. Ha infatti compiuto il passo
dietro la macchina da presa dirigendo tre episodi, rispettivamente
il sesto e il sedicesimo
della sesta stagione, e il quarto della settima
stagione.
Jonny Lee Miller: età e
altezza
1. Jonny Lee Miller è nato a
Kingston upon Thames, nei pressi di Londra, Inghilterra,
il 15 novembre del 1972. L’attore è alto complessivamente 177
centimetri.
Celebre attrice comica statunitense,
Kate Hudson si è negli anni costruita una carriera
di tutto rispetto, prendendo parte a titoli di grande successo di
pubblico e critica. Apprezzata per il suo carisma, ha saputo
sfoggiare una buona versatilità pur rimanendo all’interno del
genere commedia, ma compiendo talvolta delle incursioni nel
thriller o nell’action.
Ecco 10 cose che non sai di
Kate Hudson.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Kate Hudson: i suoi film e le serie
TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 1998 con
Desert Blue, per poi guadagnare popolarità recitando in
titoli come 200 Cigarettes (1999), con Ben
Affleck, Quasi famosi (2000), con Billy
Crudup, Il dottor T e le donne (2000),
Alex & Emma (2003) e Tu, io e Dupree (2006), con
Owen
Wilson. In seguito ha iniziato a sperimentare film di
generi diversi come Nine (2009), con Daniel
Day-Lewis, Bride Wars – La mia migliore
nemica (2009), con Anne
Hathaway, The Killer Inside Me (2010), con
Casey
Affleck, Il fondamentalista
riluttante (2012), Wish I Was Here (2014),
Rock the
Kasbah (2015), Deepwater – Inferno
sull’oceano (2016) e Marcia per la libertà
(2017).
9. Ha preso parte a note
serie TV. Dopo aver recitato in alcuni episodi di serie
come Cinque in famiglia (1996) e EX
Streets (1997), l’attrice ottiene popolarità in
televisione grazie al ruolo di Cassandra July nella popolare serie
Glee, con l’attore Darren
Criss, recitandovi per cinque episodi tra il 2012 e il
2013. Nello stesso 2013 interpreta Rhonda nella
commedia Come distruggere il tuo capo, dove recita
accanto all’attore Jon
Hamm.
8. Ha scritto e diretto un
cortometraggio ricco di star. Nel 2007 l’attrice debutta
alla regia del cortometraggio Cutlass, da lei anche
scritto. Questo è incentrato sul rapporto tra una madre e sua
figlia, dove la richiesta di quest’ultima di poter avere una
chitarra scatena nel genitore una serie di ricordi sulla propria
adolescenza. Il cortometraggio è interpretato da alcune note
celebrità hollywoodiane, come Dakota Fanning,
Kurt Russell
e Kristen
Stewart.
Kate Hudson è su Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo verificato e seguito da 12 milioni di
persone. All’interno di questo è solita condividere foto che la
ritraggono in momenti di svago, sia con la propria famiglia che in
compagnia di amici o colleghi. Non mancano però anche numerose
curiosità o riflessioni personali che l’attrice è solita
condividere con i propri fan.
6. Utilizza il social per
promuovere il proprio lavoro. Tramite il proprio account
Instagram, la Hudson è solita condividere anche immagini relative
ai propri progetti lavorativi. Ciò avviene sia tramite l’utilizzo
di locandine, video, immagini di backstage o interviste rilasciate
per varie riviste.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Kate Hudson: sua madre e suo
padre
5. È figlia di due noti
attori. La Hudson è figlia dell’attrice premio Oscar
Goldie Hawn, e del cantante Bill Hudson. Tuttavia,
per via del divorzio tra i genitori, a partire dal terzo anno d’età
l’attrice è cresciuta a stretto contatto con Kurt
Russell, celebre interprete hollywoodiano e nuovo compagno
di sua madre, che lei considera come fosse suo padre.
Kate Hudson: il suo compagno e i
figli
4. Ha avuto una relazione
con un celebre cantante. L’attrice è stata a lungo legata
a Matthew Bellamy, frontman della celebre band
inglese Muse. Dalla loro unione, nel luglio del 2011, è
nato il figlio Bingham Hawn Bellamy (per la Hudson si tratta del
secondo, avendo già avuto un primo figlio nel 2004). Nel 2014,
tuttavia, la Hudson e Bellamy annunciano la loro separazione e la
fine della loro relazione.
3. Ha un nuovo
compagno. Nell’ottobre del 2018 nasce il nuovo figlio
dell’attrice, avuto dal compagno Danny Fujikawa, di professione
musicista. I due, che si conoscevano da diversi anni, hanno ora
confermato la loro relazione, dichiarando di non escludere in
futuro il matrimonio.
Kate Hudson in Glee
2. Ha avuto difficoltà ad
interpretare il personaggio. Anche se compare soltanto in
cinque episodi della quarta stagione della serie Glee,
l’attrice ha avuto modo di dar vita ad un personaggio memorabile.
La sua Cassandra July è infatti rimasta nota come la severa
insegnante di danza di Rachel. La Hudson ha però raccontato di aver
fatto fatica a dar vita al personaggio, non trovandosi a suo agio
nell’interpretare la parte del cattivo di turno.
Kate Hudson: età e altezza
1. Kate Hudson è nata a Los
Angeles, in California, Stati Uniti, il 19 aprile 1979.
L’attrice è alta complessivamente 168 centimetri.
Stagione di Caccia, il
graphic novel di Emiliano Pagani e Bruno Cannucciari, diventerà un
film, prodotto da Mastrangelo Cinematografica di Livia Mastrangelo.
Edito da Tunuè nella collana Prospero’s Book, Stagione di
caccia è uscito nelle librerie e fumetterie italiane il 7
novembre, pochi giorni dopo essere stato presentato in anteprima a
Lucca Comics & Games, il più
importante evento fumettistico del panorama europeo.
La sceneggiatura del film sarà
firmata da Antonello Sammito. L’esordiente Giulia Di
Battista, diplomata del Centro Sperimentale di Cinematografia
di Roma, sarà dietro la macchina da presa. L’inizio delle riprese è
previsto per la primavera del 2021.
Stagione di caccia, la
trama
Bruno è un esperto cacciatore, la
sua preda principale sono i cinghiali, che popolano il bosco ai cui
margini vivono, in un casale isolato dal resto della comunità,
Giulia, Emma e Tiziana. Le tre donne, nonostante caratteri molto
diversi, sono grandi amiche e gestiscono insieme la loro azienda
agricola specializzata in prodotti biologici. Un’attività guardato
con scetticismo dagli altri abitanti del borgo, tutti figli e
nipoti di cacciatori. Proprio con Bruno nascono i maggiori
contrasti, acuiti da una serie di furti che stanno colpendo le case
del paese. I primi indiziati di questi crimini sono gli immigrati
che da qualche tempo sono arrivati sul territorio. Ma l’attenzione
che viene loro riservata distoglie l’attenzione dal continuo
aumento dei cinghiali nel bosco, che inizia a stare loro
stretto.
Stagione di caccia è un
racconto di genere che si ispira alle cronache contemporanee e a
una solida tradizione letteraria. Una storia molto attuale che ha
già trovato il suo primo interprete. Andrea Pennacchi sarà
il protagonista maschile del film, nel ruolo di Bruno, il
cacciatore.
Attore e autore teatrale, Pennacchi
è stato tra gli interpreti di Io sono Li, lungometraggio
diretto da Andrea Segre, presentato alla Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia 2011 nella sezione Giornate degli
Autori. Ha lavorato nuovamente con Segre in La prima neve,
ha poi collaborato con Carlo Mazzacurati nell’ultimo film
del regista prematuramente scomparso, La sedia della
felicità, con Silvio Soldini (Il colore nascosto delle
cose), Ivan Silvestrini (Arrivano i prof), Stefano
Sollima (Suburra) e Marco Bonfanti, che lo ha diretto nel
film originale Netflix L’uomo senza gravità.
Andrea Pennacchi ha partecipato a
molte produzioni televisive, tra cui Non uccidere, Don
Matteo e 1994 e come coprotagonista accanto a Paola
Cortellesi alla serie Petra, prossimamente su SKY.
Nel novembre 2018 ha presentato, durante una puntata della
trasmissione Propaganda Live, il monologo dal titolo This
is Racism – Ciao Teroni. Lo straordinario successo registrato
gli ha fatto guadagnare uno spazio fisso nel programma ideato e
condotto da Diego “Zoro” Bianchi, durante il quale interpreta ogni
settimana i monologhi del Pojana, personaggio da lui creato.
Da qualche settimana è disponibile,
Pojana e i suoi fratelli, volume edito da People che
raccoglie i monologhi di Propaganda Live e altri testi
teatrali.
Emiliano Pagani e Bruno
Cannucciari
Stagione di caccia è la loro
seconda collaborazione. Kraken, il loro precedente graphic
novel, è stato anch’esso opzionato per una trasposizione
cinematografica.
Emiliano Pagani, classe 1969,
livornese, inizia a pubblicare nel 1991 sulle pagine del
settimanale satirico toscano Il Vernacoliere, dove nasce la
serie nel classico strip La famiglia Quagliotti, da
lui disegnata e scritta. Sempre sulla stessa rivista arriva qualche
anno dopo Don Zauker, satira anticattolica di cui è
creatore e sceneggiatore, illustrata da Daniele Caluri e
attualmente pubblicata nella collana Feltrinelli Comics, che farà
guadagnare loro il prestigioso Premio Attilio Micheluzzi per la
migliore sceneggiatura di serie umoristica nel 2007.
Bruno
Cannucciari nasce a Roma nel 1964. La sua avventura nel mondo
del fumetto inizia sulle storiche pagine di Comic Art negli
anni Ottanta, per poi continuare nel decennio successivo al fianco
di Silver, il papà di Lupo Alberto, personaggio di
cui Cannucciari ha realizzato negli anni centinaia delle sue
classiche tavole autoconclusive. Kraken uscirà in una nuova
edizione nelle edicole il 16 giugno.
Disponibile dal 15 giugno su
Prime
Video, Dispatches from Elsewhere era
stato presentato all’ultima Berlinale 2020, su grande schermo, nel
mondo ancora ignaro di ciò che sarebbe accaduto da lì a pochi
giorni. La serie, che in patria (prodotta da AMC è made in USA) è
andata in onda nella tradizionale fruizione di un episodio per
volta, arriva negli altri Paesi, a che in Italia, sulla piattaforma
di streaming che quindi permette il binge-watching e una
fruizione leggermente differente, soprattutto se si considera che
quasi ogni episodio si apre e si chiude con un intrigante Richard E. Grant, l’enigmatico Octavio, che
parla direttamente allo spettatore, svelando e a volte deridendo i
meccanismi narrativi tradizionali delle serie tv.
Dispatches from Elsewhere è ispirata ad un fatto
reale
Ma andiamo con ordine.
Dispatches from Elsewhere è ispirata ad un
documentario del 2013, The Institute, che racconta
la storia del Jejune Institute, luogo di un gioco
interattivo dal vivo, una sorta di evoluzione del gioco di ruolo,
che coinvolse 10000 partecipanti, reclutati attraverso volantini
bizzarri. La serie è ambientata a Filadelfia e vede il citato
Octavio a capo di un Istituto che recluta volontari, tramite dei
volantini, per una specie di gioco sociale. Conosciamo così Peter
(Jason
Segel), un annoiato impiegato di un servizio di
streaming che legge in questo annuncio una fuga dalla sua monotona
realtà. Si imbatte così nella Elsewhere Society, che gli
assegna delle prove da superare tramite indizi, e che deve
affrontare insieme ad una squadra di complici, formata da un trio
eterogeneo di personaggi altrettanto bizzarri: Janice
(Sally Field), Simone (Eve
Lindley) e Fredwynn (André Benjamin).
Questa bizzarra squadra si porrà domande sulla realtà che sta
vivendo, ma riuscirà a trovare anche molto di più di quello che
avrebbe mai immaginato.
Dispatches from
Elsewhere è ideata, scritta, interpretata e per alcuni
episodi diretta da Jason Segel. Il Marshall di How I Met Your Mother dimostra una grande
maturità artistica che scavalca la comicità con cui il grande
pubblico lo ha conosciuto e sfodera un registro struggente e
drammatico davvero intenso, che diventa il vero cuore della serie.
Oltre al gioco intellettuale che si muove agilmente tra i generi e
i toni, mescolando a sequenze quasi lynchane l’animazione e la
rottura della quarta parete, Segel aggiunge alla storia un
potentissimo nucleo emotivo che ricorda vagamente
Sense8 (senza la componente fortemente erotica),
nella misura in cui anche in questo caso la connessione e la
comunità diventano la vera scoperta, la rivoluzione.
Un registro drammatico inedito per Segel
Segel
compie un raffinato lavoro di scrittura, realizzando anche un
perfetto quadro di inclusività e armonia, ponendolo come un dato di
fatto e dandolo per scontato, come dovrebbe essere anche nella
società civile, senza dare troppo peso, ad esempio, al fatto che
Simone è una trans, o che Fredwynn è di colore. Segel mostra le
varie umanità, complesse, articolate, sole, spaventate, e le mette
in condizione di rispecchiarsi nell’altro e di fare comunità,
attraverso un costrutto narrativo che parte come semplice gioco
intellettuale e pian piano mostra la sua vera faccia, forse meno
originale ma sicuramente emozionante e coinvolgente.
Da un punto di vista visivo, la
serie viene settata con il primo episodio, diretto proprio da
Jason Segel, come un’interessante esperienza
che ad uno stile classico associa momenti di sperimentazione e
contaminazione (frequenti sono le sequenze in animazione),
specialmente dal punto di vista fotografico. Questa scelta
linguistica si protrae per tutta la serie e si sposa molto bene con
la sensazione di straniamento destata dal parlare direttamente allo
spettatore del personaggio di Richard E. Grant.
Dispatches from
Elsewhere ci chiama in causa, ci affascina e ci ingaggia
come giocatori del suo esperimento sociale, ci fa mettere nei panni
(nel vero senso della parola) dei protagonisti e ci fa scoprire
tutti vulnerabili e desiderosi di far parte di una comunità, di un
cerchio emotivo che ci comprende e ci protegge, che ci fa sentire a
casa.
E’ La volta
buona di Vincenzo Marra con
protagonista Massimo Ghini, affiancato da
Max Tortora, Francesco Montanari e dal giovane
Ramiro Garcia,arriverà in sala
giovedì 2 luglio e sarà il primo film che debutta
al cinema dopo la riapertura. Grazie all’impegno della
distribuzione Altre Storie insieme ai
produttori Lotus Production – una società Leone Film
Group – e TIMVISION che hanno deciso di sostenere la
riapertura delle sale cinematografiche, il pubblico italiano
potrà tornare al cinema per godersi un film nuovo, un film per
tutti, girato tra l’Italia e l’Uruguay, che affronta i grandi temi
della vita: la famiglia, la paternità, la migrazione. Un’opera
firmata da Vincenzo Marra, amato e premiato
regista italiano, con Massimo Ghini per la
prima volta protagonista assoluto.
“In un momento per niente
facile che ci ha visto e ci vede tutti coinvolti, abbiamo deciso di
sostenere la riapertura dei cinema con uno dei nostri titoli più
importanti.” – ha dichiarato Cesare Fragnelli, distributore
del film per Altre Storie – “La regia precisa di Vincenzo Marra
e il suo cast eccezionale raccontano, con il tono della commedia
dolceamara, una grande storia che parla di sogni, di giovani, di
famiglia, e si rivolge al cuore di tutti noi. Una formula, amata
dalla critica all’ultima Festa del Cinema di Roma, che siamo certi
saprà dare la giusta speranza ai nostri spettatori, perché è questo
il momento giusto de LA VOLTA BUONA: il momento di affrontare a
testa alta il virus che ci ha colpiti negli ultimi mesi, il momento
di rialzarsi e tornare in sala insieme al grande pubblico. Perché
la voglia di cinema, del cinema autentico, emozionante, è più forte
di ogni altra cosa.”
La volta
buona: la trama
Bartolomeo, procuratore sportivo,
vive di espedienti e piccoli imbrogli. Negli anni ha sprecato le
tante occasioni che ha avuto, il vizio del gioco gli ha fatto
perdere soldi e famiglia e ora passa le giornate nei campetti di
periferia sperando di trovare il nuovo Maradona. Sempre alla
ricerca del colpo di fortuna, un giorno riceve una telefonata: in
Uruguay c’è un ragazzino, Pablito, che è un vero fenomeno, un
fuoriclasse che sicuramente sfonderà nel calcio italiano. Per
Bartolomeo è finalmente arrivata l’occasione per riprendersi tutto
quello che ha perso. Per Pablito si può realizzare il sogno di una
vita migliore. Per entrambi sembra essere la volta buona…
La volta buona è
prodotto da Lotus Production – una società di Leone Film Group – e
TIMVISION in associazione con Altre Storie distribuito da Altre
Storie
Nell’immaginario collettivo, il
villain di turno è sempre associato ad un aspetto spesso
terrificante: a volte affascinante, altre volte invece
semplicemente trasandato. Eppure, i più grandi antagonisti della
storia del cinema sono spesso stati interpretati da attori che
nella vita reale si sono sempre contraddistinti, oltre che per il
loro talento, anche per il loro aspetto: non soltanto per la loro
bellezza, ma soprattutto per il fascino e per il carisma. Ecco di
seguito 10 attori considerati bellissimi che, spesso, si sono
ritrovati ad interpretare villain dall’aspetto… respingente!
Gwendoline Christie – Star Wars: Il Risveglio della Forza
Phasma si è rivelato un personaggio
molto amato dai fan della celebre saga fantascientifica
(notoriamente molto difficili da accontentare), che hanno reagito
in maniera negativa quando Rian Johnson non è
riuscito a sfruttare correttamente le sue potenzialità nel seguito
del 2017, Star
Wars: Gli Ultimi Jedi.
Helena Bonham Carter – Alice in
Wonderland
Conosciuta per i
molti film che ha realizzato con il suo ex ex partner Tim Burton, Helena Bonham Carter è molto più del suo look
eccentrico, costituito da folli parrucche e da un trucco spesso
gotico. È stata nominata all’Oscar come migliore attrice per la sua
interpretazione nel film Le ali dell’amore del 1997 ed è
stata nominata nella categoria miglior attrice non protagonista per
il suo lavoro al fianco di
Colin Firth ne
Il discorso del re.
Il popolarissimo
film biografico su Re George VI è uscito 2010, lo stesso anno del
grande successo di Burton Alice in Wonderland. All’epoca dell’uscita del
film, in merito alla Regina Rossa l’attrice dichiarò: “Ho
adorato interpretarla, soprattutto per il suo aspetto.
Fondamentalmente mi piace sempre mimetizzarmi. È sempre liberatorio
interpretare qualcuno che ha praticamente smesso di crescere”.
La Carter ha interpretato un altro “personaggio orribile”, dando
vita alla perfida Bellatrix Lestrange nelle saga di Harry
Potter.
Charlize Theron – Monster
Charlize Theron è nota per interpretare
personaggi che sono spietati e sexy allo stesso tempo. Eppure, nel
corso della sua incredibile carriera, ci sono state delle
eccezioni… da Oscar! La serial killer Aileen Wuornos è un
personaggio sicuramente tosto, ma non sexy in senso tradizionale.
La donna uccise sette uomini nel corso di una follia omicida durata
cinque mesi ed iniziata alla fine del 1989: nel 2002, è stata
giustiziata in Florida.
Theron ha interpretato Wuornos nel
bellissimo Monster del 2003, diretto dalla futura
regista di Wonder
Woman,Patty Jenkins,
regalando una performance che l’Academy ha ritenuto degna della
prestigiosa statuetta alla migliore attrice. Per meglio prepararsi
al ruolo, Theron è ingrassata notevolmente, sottoponendosi ad ore
ed ore di trucco per rendere visibili gli anni di abusi sulla pelle
della “sua” Aileen.
Elizabeth Banks – Power Rangers
Indubbiamente tra i più iconici
cattivi della tv per bambini di tutti i tempi, la Rita Repulsa del
reboot di Power
Rangers del 2017 era molto diversa dalla stravagante e
comica incarnazione che abbiamo conosciuto negli anni ’90. La
versione del personaggio interpretata da Elizabeth Banks, infatti, è stata trasformata
seguendo una vera e propria moda ad Hollywood.
“Così tante persone hanno
lavorato al mio costume”, dichiarò l’attrice in un’intervista
dell’epoca. “È stato davvero intenso. Ad un certo punto mi sono
ritrovata ad indossare una protesi per tutto il corpo, dalla testa
ai piedi”. Un abito in cui entrarci sembrerebbe essere stato
un vero calvario per la bella attrice e regista, sicuramente più
“ingombrante” dei costumi sgargianti sfoggiati nella saga di
Hunger
Games.
Ralph Fiennes – Harry Potter
Ralph Fiennes aveva quasi rifiutato il ruolo
di Lord Voldemort nella saga di Harry
Potter, salvo poi lasciarsi convincere ad accettare la
parte da sua sorella. La performance del celebre attore britannico
è forse una delle trasformazioni più sottovalutate della storia di
Hollywood.
Tutto ciò che riguarda la sua
interpretazione di “Colui che non deve essere nominato” è
assolutamente perfetto, dagli insensibili omicidi dei Babbani
all’iconica risata. L’Academy non è mai riuscita a riconoscere il
lavoro di Fiennes nel franchise, come molti spettatori non sono mai
riusciti a riconoscere l’interprete dietro Voldemort, grazie al
lavoro straordinario del truccatore Mark Coulier, che è riuscito a
rendere il bellissimo attore decisamente terrificante!
Ray Park – Star Wars: La Minaccia Fantasma
La trilogia prequel di George Lucas ha
sempre diviso i fan della saga, ma ci ha anche regalato uno dei
cattivi più memorabili di Star
Wars: Darth Maul. Introdotto nel 1999 in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma,
Maul si scontra con il Maestro Jedi Qui-Gon Jinn (Liam
Neeson) in uno dei duelli con le spade laser più belli
dell’intero franchise.
Ray Park (all’epoca
22enne) si allenava per 15 ore al giorno per meglio entrare nei
panni dell’apprendista Sith di Darth Sidious. “Il look di Darth
Maul, il Signore dei Sith, penso sia stato fantastico”, aveva
dichiarato in una vecchia intervista l’attore. I fan della saga
hanno reagito negativamente all’apparizione “shock” di Maul nel
discutibile Solo: A
Star Wars Story, criticandone in particolare l’iconico
look, che sembrava lievemente modificato rispetto al film del
1999.
Elena Anaya – Wonder Woman
Wonder
Woman del 2017 è stato riconosciuto come una tappa
fondamentale per le donne all’interno del genere supereroistico, e
non solo per la star protagonista (Gal
Gadot) e per la regista (Patty
Jenkins).Il film, acclamato dalla
critica, ha anche utilizzato un cattivo donna, con la splendida
attrice spagnola Elena Anaya che ha interpretato
il ruolo di Isabel Maru, meglio conosciuta come Dottor Poison, una
scienziata turca la cui conoscenza di veleni e tossine mortali
spinge i tedeschi a reclutarla durante la prima guerra
mondiale.
L’attrice aveva
spiegato che indossare il costume del personaggio l’aveva aiutata
ad entrare meglio nella sua mentalità, anche se recitare in esso
non era esattamente confortevole, soprattutto a causa della
maschera indossata per circa 12 ore al giorno e che la Anaya ha
avuto numerose difficoltà a dover rimuovere ogni volta.
Javier Bardem – Pirates of the
Caribbean: La vendetta di Salazar
Il vincitore dell’Oscar Javier Bardem ha ormai cinquant’anni, ma ciò
non ha reso l’attore spagnolo meno carismatica rispetto al passato.
Semmai, la star di Skyfall sembra diventare sempre più affascinante con
l’avanzare dell’età. Nel 2017 l’attore ha interpretato Armando
Salazar in Pirati dei Caraibi: La Vendetta di Salazar,
portando sullo schermo un personaggio dall’aspetto tutt’altro che
ammaliante.
Bardem ha trascorso la maggior parte
del tempo sul set al trucco, dal momento che doveva apparire come
un cacciatore di pirati resuscitato di recente dalla tomba. Un
processo che ha richiesto circa tre ore giornaliere per essere
completato. Nonostante sia il film della saga che abbia ottenuto i
consensi meno favorevoli, l’interpretazione dell’attore spagnolo è
stata amata ed elogiati indistintamente.
Lee Pace – Guardiani della Galassia/Captain Marvel
Lee Pace ha interpretato Ronan l’Accusatore
sia in
Guardiani della Galassia del 2014 sia in Captain
Marvel del 2019, personaggio che ha richiesto diverse
ore di trucco per poter vedere la luce. Nonostante le difficoltà
richieste dalle parte, l’attore non ha mai nascosto il suo
entusiasmo nell’essere entrato a far parte della grande famiglia
Marvel.
D’altronde, Pace è un attore esperto
di “trasformazioni”, dal momento che aveva già interpretato il Re
degli Elfi Thranduil, padre di Legolas, nella trilogia de
Lo
Hobbit di Peter Jackson.
Naomie Harris – Pirati dei Caraibi
L’attrice britannica Naomie Harris è probabilmente conosciuta per
aver interpretato Moneypenny nella saga di James
Bond al fianco di Daniel Craig, ma
prima di assumere il ruolo della sensuale segretaria di M, ha
interpretato Tia Dalma nel secondo e nel terzo capitolo della saga
di Pirati dei
Caraibi.
In un’intervista del 2007, la Harris
aveva così descritto la routine alla quale doveva sottoporsi prima
di iniziare a girare: “Non è stato poi così male: una parrucca,
rossetto e ombretto neri, alcuni segni tribali e un mix di oro e
polvere scura sul viso. I denti erano denti prostetici. Dovevo
anche riempirmi la bocca di una verdura colorante prima di ogni
ripresa… l’idea era che Tia Dalma trasudasse inchiostro e
male.”
Spike
Lee è attualmente impegnato con la promozione del suo
ultimo film, Da 5 Bloods (disponibile dallo scorso 12
giugno su Netflix), e in una recente ospitata alla trasmissione
In the Morning in onda sulla radio newyorkese WOR, ha apertamente
difeso Woody Allen, schierandosi contro la “cultura
della cancellazione”.
Intervistato da Len Bermna e Michael
Riedel, Lee avrebbe pubblicamente preso le difese del regista di
Un Giorno di Pioggia a New York, dichiarando:
“Vorrei solo dire che Woody Allen è un grande, grande regista e
che questa cultura della cancellazione non riguarda solo lui.
Quando ripenseremo a tutto questo, ci accorgeremo che è stato come
uccidere qualcuno, che è stato come cercare di cancellare qualcuno…
come se non fosse mai esistito. Woody è un amico e un tifoso dei
Knicks come me. So cosa sta passando in questo momento.”
Poco dopo le sue dichiarazioni,
però, Spike
Lee ha pubblicato attraverso il suo profilo Twitter
ufficiale un messaggio in cui si è “scusato” per le sue
affermazioni relative all’amico e collega: “Mi scuso
profondamente. Le mie parole erano SBAGLIATE. Non tollero e non
tollererò mai le molestie sessuali, le aggressioni o la violenza.
Questo trattamento causa danni reali che non possono essere
minimizzati. Sinceramente, Spike Lee.”
La vita di Woody Allen e i problemi
legati alla distribuzione di Un Giorno di Pioggia a New York
Le parole di Spike
Lee fanno ovviamente riferimento alle ultime
vicissitudini che hanno travolto la vita di Woody Allen (con nuove accuse da parte di
Dylan Farrow, figlia di Mia Farrow – ex compagna di Allen -,
portate alla luce dal fratello Ronan) e messo a rischio la
distribuzione del suo ultimo film Un Giorno di Pioggia a New York, con gli
Amazon Studios che hanno cancellato il contratto con il regista,
restituendogli i diritti del film con
Timothée Chalamet e
Elle Fanning.
Il nuovo film Marvel Studios, Gli
Eterni, potrebbe risolvere l’ultimo mistero che
aleggia intorno alle Gemme dell’Infinito. Nel 2012, i Marvel Studios hanno introdotto
Thanos nella scena post-credit di The Avengers.
All’epoca non si avevano piani specifici per il Titano Pazzo, ma
c’era solo il desiderio di rivelare che, dietro l’invasione dei
Chitauri causata da Loki, ci fosse una minaccia cosmica. Ma questa
idea ispirata, nata da un’intuizione di Joss
Whedon, era destinata a trasformare l’intero universo
cinematografico Marvel.
La Marvel guardò alla Fasi 1 e si rese
conto di aver introdotto potenti oggetti che potevano essere
ricollegati come alle Gemme dell’Infinito. E così le prime tre fasi
dell’MCU sono diventate la Saga
dell’Infinito, con Thor (Chris
Hemsworth) che in
Avengers: Age of Ultron, ha identificato l’entità
della minaccia che incombeva sui Vendicatori e sulla Terra, quando
dice, a fine film, che qualcuno stava giocando una partita molto
più complicata, usandoli come pedine. Il climax si è dispiegato in
Avengers:
Infinity War, quando Thanos (Josh
Brolin) è uscito delle ombre e ha collezionato con
successo le Gemme dell’Infinito. La storia dei potenti oggetti,
apparentemente, termina quando Thanos le distrugge all’inizio di
Avengers:
Endgame. Ma, in realtà, rimane un ultimo mistero.
Secondo il Collezionista
(Benicio del Toro), le Gemme dell’Infinito erano
originariamente singolarità che precedevano l’universo stesso.
Furono forgiate in forma lingotti concentrati da forze sconosciute
e sembrano essere stati rivendicati dall’antica razza conosciuta
come i Celestiali. In Guardiani della Galassia, il
Collezionista ha fatto comparire delle visioni che mostravano un
Celestiale che con la Gemma del Potere, la viola, giudicava interi
mondi, mentre in Avengers:
Endgame Nebula (Karen
Gillan) si riferiva al pianeta Vormir – il mondo in
cui è nascosta la Gemma dell’Anima – come “il centro dell’esistenza
dei celestiali”. Ma i Celestiali caddero, quasi estinti, e le Gemme
dell’Infinito furono disperse. Furono accuratamente nascoste, la
Gemma del Potere nascosta su un antico tempio sul pianeta Morag; la
Gemma dello Spazio, la Gemma della Realtà e la Gemma della Mente
impiantate in altri oggetti; la Gemma del Tempo sorvegliata dai
Maestri delle Arti Mistiche; e la posizione della Pietra dell’Anima
persa nel mito. Ma chi ha nascosto le Gemme dell’Infinito?
L’ultimo mistero legato alle Gemme
dell’Infinito
Ci sono importanti indizi che
suggeriscono che le Gemme dell’Infinito siano state nascoste da
qualcuno che le aveva trovate, sulla Terra. La Gemma dello Spazio
divenne il Tesseract, il gioiello della casa del tesoro di Odino,
sorvegliato da un altro dei Nove Reami; la Gemma della Realtà cadde
nelle mani degli Elfi Oscuri su un altro dei pianeti dei Nove
Reami, collegato alla Terra. La Gemma del Tempo era custodita dai
Maestri delle Arti Mistiche a Kamar-Taj, e, secondo il fumetto
preludio ad Avengers:
Infinity War, i Maestri conoscevano anche il
nascondiglio della Gemma del Potere. Tutto ciò suggerisce che i
Celestiali persero le Gemme dell’Infinito sulla Terra e furono
quindi disperse e nascoste da esseri sconosciuti.
Gli
Eterni è l’occasione perfetta per i Marvel Studios per risolvere questo
mistero legato alle Gemme dell’Infinito. Il film sembra aver
riscritto l’origine degli Eterni, trasformandoli in antichi alieni
che furono inviati a proteggere la Terra, presumibilmente dai
Celestiali. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha ulteriormente suggerito che
Gli
Eterni coprirà un arco temporale di decine di migliaia
di anni, il che significa che potrebbe mostrare esattamente cosa è
successo ai Celestiali e alle Gemme negli anni passati. In tal
caso, Gli
Eterni diventa essenzialmente un prequel dell’intero
Marvel Cinematic Universe,
occupando così un posto assolutamente unico in questo universo
condiviso.
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don Lee
(Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Il regista, la cui filmografia
include – in qualità di sceneggiatore – i due film di
Scooby-Doo usciti nei primmi anni del 2000 e il
thriler/horror The Belko Experiment del 2016, è conosciuto
soprattutto per il suo contributo all’Universo Cinematografico
Marvel. Il terzo film dedicato ai
Guardiani sarebbe dovuto arrivare nelle sale a maggio di
quest’anno, ma venne ufficialmente posticipato dopo che il regista
fu temporaneamente licenziato dalla Disney a causa di alcuni
controversi tweet del passato. Successivamente, venne nuovamente
ingaggiato per occuparsi del film, che sarà basato sulla
sceneggiatura da lui inizialmente concepita. La Marvel, però, ha dovuto aspettare
che Gunn terminasse i suoi lavori con il suo The Suicide
Squad, attualmente in fase di post-produzione.
Adesso, via Instagram, Gunn ha
risposto ad un fan che ha voluto sapere se
Guardani della Galassia Vol. 3 sarà effettivamente il
capitolo finale del franchise dedicato a Star Lord & co. Gunn ha
risposto che “probabilmente” sarà l’ultimo film dei
Guardiani che dirigerà e che “probabilmente sarà l’ultimo film
del franchise con protagonista l’attuale team di eroi”,
nonostante abbia dichiarato che le cose potrebbero sempre
cambiare.
Guardiani della Galassia Vol. 3
segnerà la fine dell’arco narrativo dell’attuale “formazione” di
eroi
James
Gunn non ha ovviamente specificato quali personaggi
dell’Universo Marvel potremmo formare la nuova
ipotetica squadra al centro di Guardiani della Galassia
Vol. 4, ma è innegabile tra quante opzioni la Disney
avrebbe la possibilità di scegliere. Per quanto riguarda il
coinvolgimento di Gunn nel franchise, è palese che l’arco narrativo
dell’attuale “formazione” di Guardiani si concluderà alla fine del
terzo film.
Stando a quanto rivelato dal
regista James
Gunn, il titolo ufficiale di The
Suicide Squad è nato letteralmente per gioco. I fan
non vedono l’ora di vedere la nuova iterazione della Squadra
Suicida sul grande schermo, soprattutto dopo l’accoglienza negativa
che è stata riservata al film di David
Ayer del 2016.
Al momento i dettagli su The
Suicide Squad sono piuttosto scarsi: sappiamo soltanto
che il nuovo film sarà un completo reboot e non un sequel diretto
del film di Ayer, nonostante numerosi personaggi di quel film
riprenderanno i loro ruoli, come Margot
Robbie, Joel Kinnaman,
Jai
Courtney e Viola Davis.
Tra le new entry figurano, invece, Idris Elba, John Cena, Peter
Capaldi, Taika Waititi, Nathan Fillion e Pete Davidson. Non tutti i
personaggi che il nuovo cast interpreterà sono stati rivelati, ma
Gunn ha già specificato che non tutti sopravviveranno.
Adesso, in un recente Q&A su
Instagram, il
regista e sceneggiatore ha rivelato le origini dietro il titolo
ufficiale del film, The
Suicide Squad. In molti si sono chiesti come mai fosse
stato scelto proprio quel titolo, dal momento che non è molto
diverso dalla pellicola uscita nel 2016. A tal proposito, Gunn ha
spiegato: “Una volta l’ho proposto in maniera scherzosa e alla
Warner Bros. e ai produttori è piaciuto. Non ci sono molte
possibilità che cambi, ma non si sa mai.”
Ancora nessun materiale ufficiale
relativo a The Suicide Squad, in arrivo al cinema il 6 agosto
2021
Ha senso che il
film di Gunn non si chiami Suicide Squad 2, dal momento che non sarà
una vera continuazione del film di Ayer. A questo punto, i fan sono
pienamente consapevoli che il film di Gunn sarà totalmente slegato
da quanto avvenuto in precedenza. Al momento non abbiamo visto
ancora nessun materiale ufficiale relativo al film. Ricordiamo che
l’uscita in sala è fissata per il 6 agosto 2021: è improbabile che
subisca variazione, dal momento che le riprese del film si sono
ufficialmente concluse prima della scoppio della pandemia di
Covid-19.
Non è la prima volta che si parla
della possibilità che la cerimonia di premiazione degli
Oscar 2021 venga ufficialmente posticipata a causa
della pandemia di Covid-19. Già lo scorso maggio, infatti,
un report di Variety aveva suggerito che la prossima edizione
degli Academy Awards potrebbe non avere luogo a causa delle
conseguenze dell’emergenza Coronavirus.
Al momento la nuova edizione degli
Oscar è prevista per il 28 febbraio del prossimo
anno, ma stando a quanto riportato online nelle ultime ore, sembra
che il consiglio di amministrazione dell’Academy si riunirà
virtualmente proprio in queste ore per discutere del futuro della
93esima edizione del prestigioso riconoscimento, che – lo
ricordiamo – per la prima volta nella storia considererà per le
votazioni insieme ai titoli che sono usciti (o che usciranno) in
sala, anche i film che hanno debuttato direttamente in
streaming (senza quindi passare per la sala
cinematografica).
Il nuovo aggiornamento in merito
agli Oscar 2021 arriva da The Hollywood Reporter
(via
ComingSoon.it), secondo cui l’Academy deciderà proprio in
queste ore le sorti della cerimonia e l’eventuale rinvio: stando
alla fonte, la cerimonia potrebbe essere posticipata fino a otto
settimane dopo la data inizialmente prevista (28 febbraio).
Inoltre, l’Academy dovrà decidere se estendere o meno la finestra
di eleggibilità dei film ben oltre la data del 31 dicembre 2020,
sempre in considerazione dell’attuale situazione mondiale che ha
letteralmente stravolto l’industria cinematografica.
Le nuove regole dell’Academy, dal
numero di titoli candidabili a Miglior Film alla nascita
dell’Academy Screening Room
Sempre di recente, l’Academy aveva
annunciato
una serie di novità relative al proprio regolamento, un vero e
proprio processo di ristrutturazione che resterà in vigore almeno
fino al 2025: dalla cerimonia del prossimo anno, infatti,
il numero di candidati al miglior film resterà fissato a
10, e non sarà più un numero variante tra 5 e 10. Inoltre,
sempre a partire dal prossimo anno verrà istituita
l’Academy Screening Room, una sala cinematografica
virtuale accessibile dal sito ufficiale degli Oscar che permetterà
ai tutti i membri registrati di poter visione i lungometraggi
qualificabili per le specifiche categorie.
La giovane Halle Bailey, scelta come interprete di Ariel
nell’atteso adattamento live action del Classico Disney
La
Sirenetta, ha parlato per la prima volta delle
critiche mosse dai fan al suo casting. L’ingaggio dell’attrice è
stato ufficializzato a luglio dello scorso anno, insieme a quello
di Jacob Tremblay, Melissa McCarthy e Awkwafina.
Le riprese del remake, che sarà
diretto da Rob Marshall, sono state posticipate a
causa della pandemia di Covid-19, ma è molto probabile che il film
arrivi al cinema già nel 2021. Inoltre, è stato confermato che –
oltre alla celebri canzoni della colonna sonora originale – il live
action conterrà anche
quattro nuovi brani composti appositamente per il film.
Quando venne annunciato che la
Bailey – nota per la serie Grown-ish–
sarebbe stata l’interprete di Ariel nel live action, in molti
reagirono in maniera decisamente positiva alla notizia. Tuttavia,
una fetta di pubblico criticò la scelta dell’attrice e il fatto
che, nel live action, il personaggio di Ariel non avrebbe avuto gli
iconici “capelli rossi”.
Anche Jodie Benson, voce di Ariel
nel classico originale de La Sirenetta, difende il casting di Halle
Bailey
A quanto pare però, Halle Bailey ha deciso di ignorare quella tipo
di reazioni, concentrandosi esclusivamente su chi ha apprezzato la
sua scelta come nuova Ariel cinematografica. In una recente
intervista con Variety (via
Screen Rant), infatti, ha dichirato: “Non mi piace
catalizzare la mia attenzione sulle cose negative. Credo che questo
ruolo sia davvero un qualcosa più grande di me, e sono certa che
sarà un’esperienza bellissima. Sono davvero eccitata di essere
parte di tutto ciò.”
Quando venne ufficializzato il
casting dela Bailey, diverse fonti riportarono che la giovane
attrice era la favorita fin dall’inizio. Anche l’attrice
Jodi Benson, voce di Ariel nella versione
originale del classico originale, aveva espresso tutto il suo
supporto nei confronti dell’ingaggio della giovane attrice
afroamericana, dichiarando: “La cosa più importante è
raccontare la storia. Penso che lo spirito del personaggio sia ciò
che conta davvero. Ciò che porti di un personaggio per quanto
riguarda il loro cuore e il loro spirito… è ciò che conta
davvero.”
Le ultime novità in merito al
travagliatissimo adattamento di The Flash risalgono allo scorso maggio, quando
abbiamo appreso – via
The Illuminerdi – che la Warner Bros. starebbe considerando
l’idea dei ingaggiare una nuova attrice per Irish West, l’interesse
amoroso di Barry Allen, personaggio interpretato da Kiersey
Clemons in Justice
League di Zack
Snyder, ma tagliato dalla versione cinematografica del
film.
In merito all’uscita nelle sale, la
release del cinecomic è al momento fissata per il 2 giugno 2022, ma
per quanto riguarda l’inizio della produzione – purtroppo – non ci
sono ancora aggiornamenti, dal momento che la situazione relativa
al ritorno sui set dopo l’emergenza Coronavirus non sembra abbia
trovato ancora una sua precisa e adeguata risoluzione. Eppure, a
breve potremmo avere nuovi aggiornamenti sul cinecomic… almeno
secondo quanto ha lasciato intendere la produttrice Barbara
Muschietti.
Nonostante il clima di profonda
incertezza che circonda ormai l’industria cinematografica da
diversi mesi, un recente commento su Instagram della
Muschietti sembra preannunciare che forse, a breve, avremmo nuove
notizie a proposito del cinecomic, quasi sicuramente in merito
all’inizio delle riprese. In risposta ad un fan che chiedeva novità
sul film, la produttrice e sorella di Andy Muschietti – che si occuperà della regia
– ha confermato che “molto presto ci saranno novità”.
Ezra Miller dovrebbe dedicarsi
prima alle riprese di Animali Fantastici 3 e poi iniziare a girare
The Flash
The Flash arriverà al cinema il 2 giugno 2022.
Christina Hodson è attualmente in trattative
per scrivere una nuova versione del film, dopo i suoi lavori in
pellicole come Bumblebee e Birds of Prey. La trama del film si
baserà sulla serie a fumetti del 2011
“Flashpoint”, scritta da Geoff Johns e disegnata
da Andy Kubert, anche se Muschietti
ha già confermato che il film presenterà una “diversa
versione di Flashpoint rispetto a quella che i fan si
aspettano.”
La storia del primissimo incontro
tra Tom
Holland e Stan
Lee è inaspettatamente divertente, almeno secondo
quanto rivelato di recente dal regista e sceneggiatore James
Gunn. Holland si è unito al MCU nel 2016, quando ha
interpretato il ruolo di Peter Parker per la prima volta in
Captain
America: Civil War.
Da allora, il giovane attore è
apparso in ben cinque film dell’Universo Cinematografico Marvel, incluso il più recente
Spider-Man: Far
From Home. L’iconico personaggio dell’Uomo Ragno è
stato creato da Lee in collaborazione con Steve
Ditko nel lontano 1962, e ancora oggi resta uno dei
personaggi più amati che la fervida immaginazione del compianto
“papà dei supereroi” abbia mai partorito.
Tom
Holland tornerà nei panni di Spider-Man nella Fase 4
dell’universo condiviso, anche se al momento i dettagli sul nuovo
attesissimo Spider-Man 3 sono piuttosto scarsi
(soprattutto in merito all’inizio della produzione, attualmente
sospesa a causa della pandemia di Covid-19). I piani per il
simpatico arrampicamuri prevedono, oltre al film in solitaria in
arrivo nelle sale a novembre del prossimo anno, anche un’ulteriore
apparizione in un altro film (che potrebbe essere tanto un episodio
del MCU quanto un titolo dello
Spider-Verse della Sony).
Fu James Gunn a presentare Tom
Holland a Stan Lee, subito dopo l’ingaggio dell’attore come nuovo
Spider-Man
Durante un recente Q&A su
Instagram,
James
Gunn ha ricordato il momento in cui presenterò per la
prima volta a Stan
Lee la nuova incarnazione cinematografica dell’Uomo
Ragno, ossia Tom
Holland. Gunn ha ricordato l’evento perché un fan gli
ha chiesto di parlare di un aneddoto relativo a Lee che lo stesso
regista e sceneggiatore era solito ricordare. A quel punto Gunn ha
spiegato:
“Presentai io Tom Holland a Stan
Lee, poco dopo il suo ingaggio per interpretare il nuovo
Spider-Man. Stan gli disse: ‘Mi dicono che sei fantastico!
Personalmente, non mi sembra!’. E tutto scoppiammo a
ridere”. Naturalmente, di lì a breve, Lee cambiò
radicalmente idea, dal momento che dopo l’uscita del primo
Spider-Man: Homecoming, in diverse intervista, il
celebre fumettista ha più volte elogiato l’interpretazione di
Holland, arrivandolo a definire “lo Spider-Man che mi
ero immaginato quando ho scritto il personaggio”.
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel
2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del
franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai
Vendicatori della Marvel, ma anche in due standalone:
Spider-Man: Homecominge Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo
accordo siglato tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un altro film a lui
dedicato – l’annunciato Spider-Man 3 – e
per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi
del MCU.
Rinomato attore shakespeariano,
Kenneth Branagh si è negli anni distinto come uno
dei cineasti più influenti della sua generazione, capace tanto di
dar vita a memorabili personaggi quanto di realizzare opere da
regista in gradi di ottenere il plauso di critica e pubblico.
Personalità versatile, Branagh ha nel corso della sua carriera
affrontato con successo molti dei generi più in voga oggi al
cinema.
Ecco 10 cose che non sai di
Kenneth Branagh.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Kenneth Branagh: i suoi film da
attore e da regista
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. Il primo grande successo cinematografico
dell’attore è il film Enrico V (1989), seguito poi da
titoli come Frankenstein di Mary Shelley (1994), con
Robert De
Niro, Riccardo III – Un uomo, un re (1996),
di Al
Pacino, Celebrity (1998), Harry Potter e
la camera dei segreti (2002), Operazione Valchiria
(2008), Marilyn (2011),
con Michelle
Williams, Jack Ryan – L’iniziazione (2014),
con Chris
Pine, Dunkirk
(2017), Assassinio sull’Orient
Express (2017), Casa Shakespeare (2018),
Tenet (2020), con John David
Washington, e Assassinio sul nilo (2021).
9. È un apprezzato
regista. Nel corso della sua carriera Branagh si è
distinto come regista, dimostrando di poter affrontare generi
spesso molto diversi tra loro. Il suo primo film in tali vesti è
stato Enrico V (1989), seguito da L’altro delitto
(1991), Gli amici di Peter (1992), Il canto del
cigno (1992), Molto rumore per nulla (1993),
Frankenstein di Mary Shelley (1994), Nel bel mezzo di
un gelido inverno (1995), e Hamlet (1996). In anni
più recenti ha invece diretto Il flauto magico (2006),
Sleuth – Gli insospettabili (2007), con Michael
Caine, Thor (2011), con
Chris
Hemsworth, Cenerentola
(2015), Assassinio
sull’Orient Express (2017), Casa Shakespeare
(2018) e Artemis Fowl
(2020). Nel 2021, con Belfast, ha
vinto il suo primo premio Oscar per la sceneggiatura.
8. È stato più volte
nominato all’Oscar. Particolarmente apprezzato all’interno
dell’industria hollywoodiana, Branagh ha ricevuto nel corso della
sua carriera quattro importanti nomination al premio Oscar. Le
prime due furono rispettivamente come regista e attore protagonista
di Enrico V. In seguito, venne candidato per la miglior
sceneggiatura non originale di Hamlet. Nel 2011 è invece stato
candidato come miglior attore non protagonista per il film
Marilyn.
Kenneth Branagh ed Emma
Thompson
7. È stato sposato con la
nota attrice. Nel 1987, sul set della miniserie
Fortunes of War, conobbe l’attrice Emma
Thompson, con la quale intraprese una relazione
culminata nel matrimonio nel 1989. Per via dei rispettivi impegni
di lavoro, tuttavia, i due finirono con l’allontanarsi, annunciando
la separazione nel 1995. La rottura sembra essere stata anche
dovuta dalla relazione che Branagh intraprese con Helena Bonham
Carter, alla quale rimase legato fino al 1999.
Kenneth Branagh dirige Thor
6. Ha immaginato il film
come una rilettura di Shakespeare. Nel dirigere il film
dedicato al divino Thor, Branagh ha affermato di aver pensato alla
sua storia come ad un dramma shakespeariano, dove il figlio deve
confrontarsi con il padre e gli intrighi di corte per poter
arrivare ad una propria affermazione. Secondo lui, infatti, la
trama del film è un incrocio tra l’autore inglese, la mitologia
nordica e il mondo dei fumetti.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Kenneth Branagh è Hercule
Poirot
5. Ha lavorato molto sul
look dei baffi del personaggio. Tratto distintivo di
Hercule Poirot, personaggio nato dalla penna di Agatha Christie,
sono i suoi baffi. Per la sua versione di Poirot, Branagh decise di
dar vita ad un look particolarmente stravagante, che fece storcere
il naso ai fan del personaggio. Il regista e attore si giustificò
però affermando che nel romanzo questi vengono più volte nominati,
meritando dunque di avere una loro particolarità.
4. Ha studiato a fondo il
personaggio. Per poter dar vita al celebre detective,
Branagh ha speso molto tempo a leggere i romanzi di cui è
protagonista, ricercando una propria chiave interpretativa. Nel
farlo, l’attore si è concentrato in particolar modo sull’idea di
giustizia di Poirot, la quale nel film cambia in relazione agli
eventi che si verificano.
Kenneth Branagh in Hamlet
3. Ha girato il film in
pellicola. Nel realizzare la sua versione dell’opera di
Shakespeare, Branagh decise di affidarsi alla pellicola 65mm.
Questa gli permise infatti di dar vita ad inquadrature
particolarmente ricche di dettagli in alta risoluzione. Molte delle
riprese da lui previste, inoltre, potevano essere realizzate
soltanto con l’utilizzo di tale formato.
2. Ebbe difficoltà a trovare
una produzione. Branagh intendeva realizzare una versione
completa dell’Amleto, raggiungendo pertanto quasi quattro ore di
film. Tuttavia, nessuna produzione sembra intenzionata a dar vita a
tale opera, con la preoccupazione delle difficoltà nella sua
distribuzione. Fu solo la Castle Rock Entertainment a dichiararsi
interessata e a fornire il budget necessario a Branagh.
Kenneth Branagh: età e altezza
1. Kenneth Branagh è nato a
Belfast, nell’Irlanda del Nord, il 20 dicembre del 1960.
L’attore è alto complessivamente 177 centimetri.
Dopo il grandioso successo di
BlackkKlansman, che gli è valso il suo primo
Oscar (per la sceneggiatura) Spike Lee torna con
Da 5 Bloods – Come Fratelli, un progetto singolare e
davvero molto interessante. Con la solita lucida rabbia, Lee riesce
ad intrattenere e denunciare, ad inventare e a confermarsi uno dei
grandi narratori del cinema classico, sfruttando questa volta la
ferita, sempreverde nel cuore dell’America, della Guerra del
Vietnam.
I titolo, abbracciando lo slang,
indica letteralmente i 5 fratelli di sangue, anche se i
protagonisti veri e propri della storia sono Paul (Delroy
Lindo), Otis (Clarke Peters), Melvin
(Isiah Whitlock Jr) ed Eddie (Norm
Lewis), quattro veterani del Vietnam che sono tornati nel
sud-est asiatico. Quella che nelle prime scene sembra essere una
vacanza di lusso, si rivela un viaggio nella memoria e una missione
da compiere: ritrovare il corpo del leader della squadra Norman
(Chadwick Boseman), morto in azione davanti ai
loro occhi.
Con Da 5 Bloods Spike Lee prevede il futuro
Scritto nel 2018 e girato
nel 2019, Da 5 Bloods sembra pensato domani.
Spike Lee, osservatore attento ed
intransigente della sua realtà e del suo Paese, racconta con grande
perizia la Guerra americana bianca, quella in Vietnam, e lo fa dal
punto di vista di quelli che venivano sbattuti in prima linea, a
compiere le missioni più rischiose, coloro ai quali non veniva
riconosciuto il merito di aver combattuto e che non erano parte di
una grande nazione bianca, ma comunque che sentivano bruciante
l’orgoglio per aver risposto alla chiamata ed essere tornati per
raccontarlo: i soldati di colore.
Lee racconta quello che non era mai
stato raccontato, nel ricco filone della narrativa cinematografica
relativa alla Guerra in Vietnam, ovvero la posizione del soldati
neri in un conflitto che apparteneva loro ancora meno che ai
soldati bianchi. Si trovavano infatti ad affrontare persone
oppresse, come loro negli USA, persone che non li avevano mai
appellati con la “parola che comincia per N”, eppure erano fieri
del loro coraggio in campo.
Ma, chi ha combattuto lo sa bene, la
guerra non finisce mai, né nella testa di chi torna, né nel cuore
di chi la ricorda, qualche volta nemmeno sul campo. E così, gli
eroi di Spike Lee, si trovano ad imbracciare i fucili
per svolgere un compito che, da nobile, diventa quasi greve,
simbolo di quell’avidità e cattiveria che resta umana.
Da 5 Bloods mescola generi e toni
Il lavoro che Spike
Lee fa sul genere è incredibile, partendo dal war
movie, mescola generi e soprattutto toni, giocando con il buddy
movie, con il cinismo del film di guerra con lo sfondo del Vietnam,
citandoli e parodiandoli in diverse sequenze del film. Alterna i
toni dell’avventura a quelli del road movie, passando per la
commedia nera, realizzando un effetto così spossante e bizzarro che
gli ultimi 15 minuti, in cui fa esplodere tutta la dolcezza e
l’emozione di cui è capace, sono un vero e proprio shock
emotivo.
Da 5 Bloods procede
su due piani temporali, il presente, che vede i veterani
appesantiti dagli anni ma ancora ben capaci di imbracciare le armi
e lottare, e il passato, in cui i quattro protagonisti sono con il
loro leader. I quattro veterano appaiono nel passato così come lo
sono nel presente, spaventati e stanchi, vecchi, che seguono il
loro leader, colui che non riesce a sopravvivere, che loro
torneranno indietro a prendere. Il corpo bellissimo di
Chadwick Boseman si scontra violentemente con
quelli invecchiati e sudati dei suoi compagni, e proprio lui
rappresenta la loro parte migliore, quella che li invita all’amore,
a non ammutinarsi alla notizia dell’assassinio di Martin
Luther King, a scegliere sempre la strada del perdono.
Questa via illuminata prenderà il sopravvento in un inedito finale,
che per quanto duro e attuale, apre la strada a toni di dolcezza
che oseremmo dire insoliti per Lee.
Tra la bellezza del grande cinema,
l’esaltazione e la mescolanza dei generi e dei toni, l’impegno
sociale sempre lucidissimo, Spike Lee regala ancora una volta agli
spettatori, con un solo film, un manifesto politico, una lezione di
cinema e un’avventura umana preziosa.
Inizialmente previsto per il grande
schermo, il film Artemis
Fowl ha infine dovuto arrendersi, per via
dell’emergenza Covid-19, ad una distribuzione sulla
piattaforma Disney+. Una scelta che, alla luce
della scarso potenziale del film, potrebbe essersi rivelata più
vantaggiosa. Diretto da Kenneth
Branagh, questo racchiude in sé i primi due libri
della saga fantasy per ragazzi, ed era pensato per essere la
risposta della Disney ad Harry Potter. Pur avvalendosi di attori del calibro di
Colin Farrell,
Judi Dench e
Josh Gad, il film stenta tuttavia a trovare una
propria personalità.
Protagonista del film è Artemis
Fowl II (Ferdia Shaw), un geniale dodicenne
miliardario cresciuto con una spiccata conoscenza di fate e
creature magiche, passione ereditata da suo padre. Nel momento in
cui proprio quest’ultimo verrà rapito da forze misteriose e
vendicative, Artemis dovrà scontrarsi con quelle che credeva
fossero solo leggende, e avrà bisogno di tutta la magia possibile
per riuscire a salvare suo padre e la dinastia dei Fowl.
Risulta sempre più difficile oggi
stupire il pubblico con narrazioni fantasy. Sono pochi i casi in
cui produttori e registi sono riusciti a trovare la giusta chiave
per raccontare qualcosa di nuovo, qualcosa che non sapesse di già
visto. Artemis Fowl ha al suo interno tutti
elementi che, pur non essendo novità per il cinema, avevano
comunque il potenziale per raccontare qualcosa di diverso, che
potesse catturare l’attenzione e il cuore degli spettatori. Dal
rapporto padre-figlio alla presenza di intriganti creature, da
un’ignota minaccia alla scoperta di far parte di qualcosa di più
grande del previsto.
Nonostante ciò, una volta che
l’opera ha introdotto gli spettatori nel proprio mondo, sembra
faticare nel trovare un modo coerente per intrattenerli. In
particolare, risultano poco incisive alcune scelte prese per questo
primo film di una potenziale saga. Nell’ambientare la quasi
totalità del film nei pressi della villa dei Fowl, si avverte una
staticità che non giova né allo sviluppo della storia né
all’attenzione di chi guarda. Benché inizialmente si avvertano i
colpi di scena giusti per l’inizio dell’avventura, questa manca poi
di partire realmente, lasciando insoddisfatti per ciò che si
sarebbe invece potuto, e dovuto, mostrare.
Se si può pensare alla volontà di
tenere determinati scenari per futuri sequel, questa appare però
essere una scelta controproducente. Molto viene infatti
semplicemente accennato, senza dar modo di più approfondite
esplorazioni, che avrebbero probabilmente permesso allo spettatore
di familiarizzare in modo più appropriato con il mondo narrativo.
La sensazione che se ne ricava è quella di una visione distaccata,
dove molto poco importa dei personaggi e delle loro necessità.
Artemis Fowl: la recensione
Il film Disney non trova dunque un
modo di far incastrare tra di loro i propri elementi, dando vita ad
una narrazione che procede con difficoltà, con un susseguirsi
stonato di eventi. Tra i molti punti deboli del film, il più
sconfortante è certamente una messa in scena povera di fantasia,
che finisce con il sembrare l’espressione di un lavoro svogliato.
Lo stesso Branagh, regista che in più occasioni ha dimostrato le
proprie abilità dietro la macchina da presa, da Thor
fino ad Assassinio
sull’Orient Express, sembra essere qui legato da un
materiale che non permette maggior espressione creativa.
La volontà di racchiudere i primi
due libri della saga in un film della durata di un’ora e mezza
scarsa non ha infatti contribuito alla sua riuscita. La
sceneggiatura di Conor McPherson schiaccia gli
eventi tra di loro, senza consentirgli un più ampio respiro. Ciò
porta ad uno sviluppo insufficiente tanto del giovane protagonista,
che rimane pressoché estraneo allo spettatore, quanto dei
personaggi che lo circondano e che avrebbero invece dovuto
sostenere la storia.
Artemis Fowl
risulta così essere l’incipit strozzato di quella che dovrebbe
essere una nuova saga cinematografica, incapace di sfruttare
adeguatamente gli intrighi della sua storia. L’uscita sulla
piattaforma Disney+ potrebbe
aver in parte salvato un prodotto che, date tali premesse, al
cinema poteva rischiare di dar vita ad un clamoroso flop. Sul
piccolo schermo, e all’interno di un catalogo più ampio, potrebbe
invece trovare un proprio pubblico. Ciò tuttavia non salva la
Disney dall’aver realizzato un film privo di quella magia per cui
lo studio è celebre.
La nota società di giocattoli
Hot Toys ha rivelato le immagini di una nuova
action figure da collezione dedicata a procione spaziale Rocket
Raccoon, divertente personaggio del Marvel Cinematic
Universe doppiato da Bradley Cooper e introdotto per la prima volta
nel primo film dei Guardiani della Galassia.
L’action figure in scala 1/6 è
basata sull’apparizione di Rocket Raccoon in
Avengers: Endgame l’acclamato film
diretto
dai fratelli russo che ha chiuso la Infinity saga.
Come leggiamo dalla didascalia fornita l’action figure da
collezione di Rocket in scala 1/6° include una testa appena dipinta
che ritrae la sua espressione ruggenti, un corpo specializzato con
articolazioni potenziate, un costume finemente sartoriato con
sciarpe intercambiabili, un certo numero di mani intercambiabili,
pistole e blaster, una rappresentazione 1/6 del guanto Gauntlet, e
due paia di occhiali intercambiabili.
Diretto da Anthony e Joe Russo e ambientato dopo le
vicende narrate in Avengers:
Infinity War, il film mostrerà al pubblico come
la catastrofica catena di eventi scatenata da Thanos, che ha
dimezzato la popolazione dell’universo e colpito il team degli
Avengers, spingerà i supereroi rimasti a intraprendere un’ultima
azione nello spettacolare capitolo conclusivo di 22 film Marvel Studios. Prodotto da Kevin
Feige, Avengers: Endgame vede
Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo, Trinh
Tran, Jon Favreau e Stan Lee nel ruolo di produttori
esecutivi, mentre la sceneggiatura è firmata da Christopher Markus
e Stephen McFeely.
Mentre cresce l’attesa di scoprire
cosa ci riserverà il futuro di Black Panther
nell’annunciato Black
Panther 2, sequel in cantiere in casa Marvel Studios del fortunatissimo
film del 2016, oggi vi segnaliamo alcuni concept inediti che
rivelano look alternativi del personaggio legati alla sua prima
apparizione nel film di successo
Captain America: Civil War.
I concept art inediti riguardano
principalmente la parte relativa al volto e alla maschera che copre
l’identità di T’Challa / Pantera Nera e sono
firmati ad opera del conceptual artist Andy Park
che ha lavorato per i
Fratelli Russo proprio in
Captain America: Civil War. , il cinecomic che fa
parte del Marvel Cinematic
Universe.
Ryan Coogler è stato confermato a capo del
sequel per il quale curerà sia regia che sceneggiatura.
Intervistato da Indiewire, il filmaker americano ha confessato di
non sentire alcuna pressione per questo nuovo progetto e spiegato
cosa intende raggiungere con la prossima avventura di T’Challa:
“Credo che la pressione sarà sempre lì ad aspettarmi. Ho avuto
la possibilità di realizzare tre lungometraggi, ognuno dei quali
aveva il suo specifico tipo di pressione e sui quali gravavano
aspettative diverse […] Ma qui si tratterà di girare un
sequel, il che è qualcosa che non ho mai fatto prima, ed è un
sequel di un film che ho diretto, quindi penso che ci sarà molta
pressione e per questo cercherò di concentrarmi sul lavoro come
sempre. Giorno dopo giorno, un passo alla volta, eliminando l’ansia
intorno a noi, per creare una storia che abbia un qualche tipo di
significato.“
Il film La Sposa di
Frankenstein appartenente al Dark
Universe della Universal è ancora in fase di sviluppo.
Ricordiamo che lo Studio Universal è uno dei più antichi di
Hollywood, ancora in attività, e che sin dai suoi primi giorni ha
avuto grande successo di pubblico con i film che portavano al
cinema i grandi mostri della letteratura, tanto che sono diventati
un suo vero e proprio marchio.
A partire dagli anni ’20 e
mantenendo lo slancio fino agli anni ’50, la Universal ha sfruttato
con grande felicità degli spettatori e delle tasche degli
investitori, le figure di Dracula, Frankenstein e l’Uomo Invisible
(solo per citarne alcuni) e questo lavoro ha anche posto le basi
per i film di mostri in tutto il mondo. I Toho Studios del Giappone
hanno sviluppato Godzilla, la Hammer Film Productions inglese ha
rilasciato titoli come Revenge of Frankenstein e
The Abominable Snowman. I film sui mostri erano un
grande affare e, negli ultimi anni, la Universal ha deciso di voler
esplorare ancora una volta quei titoli originali.
Sfortunatamente, The Dark Universe – un universo condiviso che
racchiudeva tutti questi mostri – si è aperto e chiuso con
l’insuccesso de
La Mummia, con Tom Cruise. I creativi
della Universal nel progetto, Alex Kurtzman e
Chris Morgan si sono allontanati subito dopo che
il film non ha registrato il successo sperato. Alla fine, la
Universal ha deciso di abbandonare tranquillamente il suo concetto
di Dark Universe a favore del riavvio autonomo
per ogni mostro, il che ha già portato ad un ottimo prodotto,
L’uomo invisibile con Elizabeth
Moss.
David Koepp ha riscritto
la sceneggiatura de La Sposa di Frankenstein
In altre parole, il Dark Universe può anche essere morto, ma
l’impegno di Universal nel riportare sullo schermo i mostri
classici per una nuova generazione potrebbe non esserlo. Ciò è
stato ulteriormente sottolineato recentemente da una conversazione
che Collider ha avuto con l’acclamato sceneggiatore David
Koepp. Durante l’intervista, Koepp ha rivelato di aver ha
deciso di rivisitare la sua sceneggiatura per La sposa di
Frankenstein, mentre il progetto è andato in pausa a causa
del COVID-19. Koepp ha affermato di essere stato in grado di
trasformare la sceneggiatura in ciò che aveva sempre desiderato e
attribuisce il merito di aver avuto questa possibilità alla
Universal, che è stata così gentile da permettergli di “riprovare”
a riscrivere una storia su cui molte persone si sono
avvicendate:
“Ora ho una versione nuova, una
versione che a loro piace molto. Penso che al momento stiano
parlando con i registi (…) Non tutte le idee funzionano ma è merito
loro. Ciò che ho davvero ammirato della Universal è che hanno
durante lo sviluppo hanno avuto la lucidità di alzare le mani e
dirmi: “Aspetta. Questa cosa non sta funzionando. Fermiamoci a
pensare a dei progetti per un anno o due.” Ho pensato che fosse
davvero una scelta intelligente. E le grandi aziende oggigiorno non
lo fanno spesso. Non ci sono molti momenti in cui vanno le grandi
aziende capiscono subito che il loro progetto non sta funzionando,
si fermano e ripartono dall’inizio.”
Come
molto di voi sapranno Ben Affleck ha fatto alcune apparizioni come
Bruce Wayne / Batman nel film del 2016 Suicide Squad, presentandosi in una
scena post-crediti con Amanda Waller, sconfiggendo
e arrestando Deadshot interpretato da Will Smith e inseguendo il Joker e
Harley Quinn in una scena d’azione. Quest’ultima
sequenza si è concludeva con il Cavaliere Oscuro che veniva baciato
accidentalmente Harley Quinn dopo averla rianimata – e poi averla
presa in custodia.
Ora, il
regista David Ayer è tornato su Instagram per
condividere un nuovo scatto di una scena tagliata dall’adattamento
dell’omonimo fumetto DC Comics. Come possiamo
vedere dall’immagine, una sanguinosa Harley si sta avvicinando a
Batman, e questa sembra essere un’alternativa –
forse più violenta (A detta del regista) – rispetto alla scena che
abbiamo visto nel taglio cinematografico del film. E’ molto
probabile che questo scatto fa parte dell’enorme materiale scartato
dal film
del quale lo stesso Ayer ha parlato, in seguito ai cambi
imposti dallo studios e al rimontaggio del film. Sarebbe
davvero interessante se potessimo avere l’occasione di vedere il
film come inizialmente immaginato, dato che il primo trailer visto
entusiasmò non poco sia noi che tutto il fandome della DC Comics e
che secondo David Ayer era il vero
mood del film, prima di essere
trasformato in una commedia in seguito al successo di
Deadpool. Ecco di seguito lo scatto diffuso dal
regista:
Vi ricordiamo che nel 2020 uscirà
il reboot The
Suicide Squad che comprende i veterani Margot
Robbie (Harley Quinn), Viola
Davis (Amanda Waller), Joel
Kinnaman (Rick Flag) e Jai
Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new
entry Idris
Elba, Michael Rooker,
Peter Capaldi, Nathan
Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm
Reid, Taika
Waititi eJohn Cena. Nel
film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto,
Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio
Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.
Secondo le ultime
indiscrezioni, Nathan
Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i
lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità
di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato
grazie ad un elemento metallico antigravità. Altri nomi circolati
nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano
che Sean Gunn potrebbe vestire i panni
di Weasel e Flula Borg quelli di
Javelin; Pete Davidson potrebbe
interpretare Blackguard, mentre Michael
Rooker Savant.
Anche Matrix 4
rientra nell’elenco di film di un certo rilievo targati Warner
Bros, la cui uscita è stata posticipata. Il film non è ancora stato
girato, per cui a differenza di altri titoli, come Wonder Woman 1984 o Tenet, la pandemia ha interrotto le riprese, e
non la preparazione e l’uscita vera e propria del film.
La Warner Bros ha annunciato che
Matrix 4 uscirà al cinema l’1 aprile 2022,
spostandone la data d’uscita di un anno, circa, visto che l’uscita
originariamente prevista era l’1 maggio 2021.
Matrix 4 vittima, come tanti, della pandemia
Ricordiamo che anche questo è uno
dei film che ha risentito dell’emergenza sanitaria mondiale, la
pandemia da coronavirus, al momento ancora in corso, e che quindi
come molti altri film, ha subito uno slittamento nella data
d’uscita, in attesa che i cinema siano di nuovo luoghi sicuri in
cui recarsi per godere dello spettacolo su grande schermo, così
come è stato pensato dai filmmaker.
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Ann
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick Harris,
Jonathan Groff, Jessica
Henwicke Toby
Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per l’1 aprile
2022. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura del film è
stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Mentre al cinema Iron
Man interpretato da Robert Downey Jr ha chiuso la sua storia nel
migliore dei modi, sacrificando la propria vita per il bene comune,
sembra che nel fumetto in casa Marvel Comics si stia pensando ad un ritorno
alle origini. Infatti, dopo che Dan Slott ha
deciso di lasciare il fumetto come già accaduto in passato con il
cambio di guarda si guarda ad un riavvio della serie che avrà come
obiettivo un ritorno al passato, verso una rappresentazione più
classica del personaggio. Per questo è stato ingaggiato
l’acclamato scrittore e produttore Christopher
Cantwell (Doctor
Doom, Halt and Catch Fire
della TV) e l’artista e superstar internazionale
CAFU (Jane Foster: Valkyrie) per
offrire una nuova rilettura
dell’iconico personaggioni.
Tra le varie novità
Christopher Cantwell e CAFU saranno impegnati
nell’offrire ai lettori della Marvel una nuova era dell’uomo di
ferro, tra cui una nuovissima armatura che sarà disegnata dal
leggendario artista Marvel Alex Ross. Dunque il numero
uno 1 della nuova collana sarà davvero
imperdibile!
In merito al nuovo impegno
Christopher Cantwell ha dichiarato “Sono
al settimo cielo all’idea di avere una possibilità di scrivere sul
Vendicatore d’oro. Fin da bambino sono sempre stato affascinato dal
personaggio di Iron Man e dalla rappresentazione degli anni ’80 di
Bob Laytone. In questa nuova storia sto mirando a dare
qualche risposta alle domande: chi dovrebbe essere Iron Man oggi?
Un angelo? Un dio? O solo un uomo umile?” –“Tony cercherà
di spogliare l’idea di Iron Man fino al suo nucleo di metallo,
qualcosa che sarà costantemente in contrasto con il suo ego
gigante. Vedremo se riuscirà davvero a tenere sotto controllo la
sua arrogante immagine di sé, anche se altri con complessi di Dio
punteranno a conquistare tutto l’universo” Ecco il trailer
diffuso per il lancio del nuovo fumetto:
Chris Evans è stato il cuore del Marvel Cinematic Universe per tutte
le prime tre Fasi, insieme a Robert Downey Jr. e Chris Hemsworth. Si può dire quindi che pochi,
meglio di lui, hanno la dimensione reale di quanto è stato grande
il successo di questo progetto che 12 anni fa sembrava una follia,
e che invece ha completamente cambiato il volto della produzione
hollywoodiana di blockbuster, modificando anche lo storytelling del
genere action per ragazzi, anzi codificando un genere tutto nuovo,
il cinecomic.
Chris Evans ha trovato il comune
denominatore del successo Marvel Studios
Ospite al podcast The Hollywood
Reporter‘s Awards Chatter, Chris
Evans ha parlato proprio di questo successo, indicando
il denominatore comune a tutti i film dei Marvel Studios che, secondo lui, e secondo
molti, è la principale ragione per cui il progetto ha avuto un
enorme successo. Evans ha spiegato che secondo lui la storia
comincia e finisce con Kevin Feige, dicendo: “Sarebbe una cosa
se ci fossero alcuni film Marvel buoni e altri cattivi.
Un’altra se ci fossero alcuni film che fanno tanti soldi e altri
nessuno. Ma non è successo questo. Immagino che quando inizi a
raccogliere i dati capisci qual è il comune denominatore, il penso
davvero che debba essere Kevin Feige. Lui non lascia che le cose
vengano fatte male.”
Ricordiamo che Chris Evans ha interpretato Steve
Rogers/Captain America per sette film, oltre ad un paio di cameo
presenti in ancora altri film del Marvel Cinematic Universe. Alla
fine di Avengers: Endgame lo abbiamo visto
consegnare il suo scudo a Sam Wilson/Falcon (Anthony
Mackie), il che plausibilmente segna il suo addio al
personaggio e al MCU.
Arriva da Adam
Wingard in persona l’annuncio che Warner Bros e Legendary
hanno posticipato l’uscita di Godzilla
vs. Kong al 2021. Il regista, via Instagram, ha
pubblicato il seguente messaggio, in cui spiega: A tutti i fan
di Godzilla e Kong, so che non vedete l’ora di vedere
la battaglia del secolo, ma con tutto quello che sta accadendo,
dobbiamo aspettare un po’ di più per vedere chi ne uscirà
vincitore. Trovate lo schermo più grande possibile per vedere Kong
e Godzilla che si fronteggiano, a maggio 2021!
Interessante la scelta di parole di
Wingard riguardo allo “schermo più grande possibile”. Sembra chiaro
che la Warner Bros ha fatto un investimento importante ed è
altrettanto chiaro che questo è proprio il genere di film che
guadagna tantissimo in user experience quando visto al cinema!
Ricordiamo Godzilla
vs. Kong è uno dei film che ha risentito
dell’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia da coronavirus, al
momento ancora in corso, e che quindi come molti altri film, ha
subito uno slittamento nella data d’uscita, in attesa che i cinema
siano di nuovo luoghi sicuri in cui recarsi per godere dello
spettacolo su grande schermo, così come è stato pensato dai
filmmaker.
La Warner Bros ha finalmente
annunciato le date d’uscita dei suoi prossimi blockbuster e,
dopo
Tenet di Christopher Nolan
spostato al 31 luglio 2020, anche Wonder Woman 1984 ha la sua nuova
data d’uscita. Il film con Gal Gadot è slittato
addirittura al prossimo autunno, precisamente il 2 ottobre del
2020.
Ricordiamo che il sequel del film
del 2017è uno dei film che ha risentito
dell’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia da coronavirus, al
momento ancora in corso, e che quindi come molti altri film, ha
subito uno slittamento nella data d’uscita, in attesa che i cinema
siano di nuovo luoghi sicuri in cui recarsi per godere dello
spettacolo su grande schermo, così come è stato pensato dai
filmmaker.
Wonder
Woman 1984 è stato definito dal produttore
Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo
stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e
che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non
dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la
prossima iterazione della supereroina”.
L’ordine cronologico del
personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata
introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e
Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).