Blu e Flippy – Amici per le
pinne, il primo lungometraggio di animazione del regista
iraniano Mohammad Kheirandish, arriverà nei cinema
da giovedì 8 giugno, distribuito in esclusiva
per l’Italia da Adler
Entertainment. Un’avventura acquatica in compagnia del bimbo
Blu e del suo amico Flippy, un piccolo delfino, che trasporterà le
famiglie in un mondo fantastico, in cui tutto è possibile.
Quando un aereo precipita in mare, i
delfini salvano un bambino e lo crescono come una famiglia. Il
ragazzo vive una vita spensierata sotto le onde, fino a quando un
mostro malvagio prende il potere sul mondo sottomarino. Il ragazzo
viene esiliato sulla terraferma, dove un capitano dal cuore gentile
lo accoglie. Con l’aiuto del capitano, il ragazzo intraprende un
viaggio per risolvere il mistero della sua vera identità.
Il 10 e 11 giugno, arriva a
Milano Best Movie Comics & Games, la
manifestazione nata nel 2022 come una festa per i 20 anni della
rivista Best Movie e diventata ora una vera e propria fiera della
cultura pop: un appuntamento annuale imperdibile per tutti gli
appassionati.
Quest’anno l’evento organizzato da
Best Movie, rivista di riferimento per il cinema e l’entertainment
pubblicata da Duesse Communication, si allarga infatti su una
superficie di oltre 10.000 metri quadrati, offrendo un intero
weekend dedicato al cinema, alla serialità, al fumetto, ma anche ad
action figures, cosplay e games. Confermata la location di
Superstudio Più, nel cuore della città, che ospiterà il ricco
programma di Best Movie Comics & Games, con
ospiti e sorprese per tutti gli appassionati.
Il poster di questa edizione è
firmato da Nova, illustratrice abruzzese classe
1984 che ha esordito nella graphic novel con Stelle o
Sparo seguito da 24/7 (entrambi per
Bao Publishing), oltre ad aver realizzato le illustrazioni per il
video cult di thasup ft. Tiziano Ferro, r()t()nda.
L’immagine di Best Movie Comics & Games 2023 omaggia il cult
dell’animazione giapponese Akira, in occasione del suo 35°
anniversario, e la serie House of the Dragon, che sarà al
centro di un grande evento e verrà premiata con il Best Movie Award
come Miglior Serie Internazionale dell’anno.
Il parterre degli ospiti di questa
edizione spazia tra grandi nomi dell’entertainment, a livello
nazionale e internazionale: attori, doppiatori, illustratori,
creator, cosplayer e gamer. Tra i primi nomi annunciati:
Fabien Frankel, tra i protagonisti dell’acclamata
serie HBO – in Italia in esclusiva su Sky e in streaming solo su
NOW – House of the Dragon, dove interpreta
l’affascinante personaggio di Ser Criston
Cole; Margherita Mazzucco, l’indimenticabile
Lenù della serie L’amica geniale, che sarà premiata
con il Best Movie Award come Miglior Interprete Femminile
dell’anno, grazie anche al ruolo da protagonista
in Chiara di Susanna
Nicchiarelli; Lorenzo Zurzolo, che si è fatto
notare in serie amatissime
come Baby e Prisma, oltre che per
aver recitato a fianco di Isabelle Huppert
in EO di Jerzy Skolimowski, e che verrà premiato
con il Best Movie Award come Miglior Interprete Maschile. Mentre il
Best Movie Award per la Miglior Serie Italiana dell’anno andrà
a Mare
Fuori, a cui sarà dedicato un grande evento alla presenza
del regista Ivan Silvestrini e di parte del
cast.
E ancora, saranno presenti:
Chiara Fabiano, doppiatrice classe 2004 che negli
ultimi anni ha prestato la voce a personaggi iconici come Eleven
di Stranger Things e Mercoledì Addams nella serie Netflix creata da Tim Burton; e i gamer e
creator Teknoyd e Hontas
G, protagonisti di un panel dedicato al mondo dei
videogiochi.
Accanto a loro, tornano al Best
Movie Comics & Games Zerocalcare,
che racconterà la sua seconda esperienza nella serialità animata in
un panel dedicato a Questo mondo non mi renderà
cattivo (disponibile su Netflix dal 9 giugno)
e Roberto Recchioni, scrittore, illustratore,
sceneggiatore per il cinema e il fumetto che, assieme al direttore
editoriale di Sergio Bonelli Editore, Michele
Masiero, presenterà l’attesissimo crossover tra Dylan Dog
e Batman, in uscita a fine giugno. Il Best Movie Comics & Games
ospiterà panel, incontri, ma anche anteprime esclusive, concerti e
proiezioni, che assieme ad altri ospiti verranno svelati nei
prossimi giorni. Il tutto sarà naturalmente arricchito da aree
gioco, escape room e aree espositive con stand. Il programma
completo sarà annunciato nelle prossime settimane.
Anche se non ne sono
completamente sicuro, ho il forte sospetto che la colpa sia di
Jack Sparrow. E in fondo mi dispiace, perché
vent’anni fa vedendo La maledizione della prima luna mi sono
divertito un mondo. Il fatto è che l’enorme e probabilmente
inaspettato – almeno a quei livelli – successo del film di
Gore Verbinski ha confermato definitivamente alla
Disney che quella determinata formula funzionava:
creare un prodotto capace di intrattenere sia con lo spettacolo
degli effetti speciali che grazie alla gioiosa frivolezza di
personaggi capaci di muoversi con grazia guascona tra serio e
faceto. Soprattutto faceto.
In principio c’era Jack
Sparrow
Insomma, per
sintetizzare in maniera magari anche fin troppo sommaria, tale
ricetta prevedeva spettacolo + ritmo + risate. Con le dovute
variazioni derivate principalmente da registi o attori più o meno
capaci di inserire in un film il proprio “tocco”, non si riduce a
questo la produzione della Disney/Marvel degli ultimi vent’anni? E di
conseguenza in larga parte anche quella delle altre major che hanno
tentato di riprodurre tale successo senza per altro riuscirci? Le
eccezioni, se ci sono, si possono purtroppo contare sulle dita di
una mano.
Le cause di questo
sostanziale impoverimento del cinema mainstream hollywoodiano sono
molteplici, ampiamente dibattute e analizzate altrove con
competenza maggiore. Le Major sono sempre più spinte da ragioni
economiche a puntare su un numero minore di film che posseggono un
budget sempre più esoso: sembra quasi che non possano fare altro se
non continuare con la politica dei cinecomic, sequel, remake,
spin-off, reboot o come preferite chiamare questo tipo di
produzioni: conviene perché il pubblico giovanile è già “pronto”. E
sempre meno invogliato verso la novità. Non mi interessa continuare
a dibattere questo meccanismo per due motivi: prima di tutto perché
non ritengo si possa ormai più fermare tale processo; in secondo
luogo so per certo che addentrandomi in tale dissertazione finirei
per fare dietrologia, probabilmente anche spicciola.
So bene che il cinema
hollywoodiano è cambiato sotto molti punti di vista anche in
maniera radicale, e io alla soglia dei cinquant’anni forse non sono
più in grado di comprenderne in pieno le nuove coordinate, nelle
modalità dello storytelling e magari anche estetiche. Come racconta
il titolo di questo articolo, per fortuna (e qui mi permetto di
diventare un po’ spocchioso) ho vissuto in una sala cinematografica
i tempi in cui Hollywood investiva grandi budget in film di autori
come Francis Ford Coppola o Michael
Cimino, tanto per citare i più “titanici”; in cui il
maggior incasso dell’anno in America, con tanto di Oscar per il
miglior film, diventava un dramma familiare con protagonisti un
cinico Tom Cruise e suo fratello autistico Dustin Hoffman; in cui il tessuto sociale
veniva messo alla prova dallo “scandalo” di
Martin Scorsese e il suo L’ultima tentazione
di Cristo. Tempi diversi, passati, che spero tornino per
il bene del cinema stesso anche se lo dubito fortemente. Non
soltanto l’industria è cambiata ma anche la società, e sotto molti
punti di vista (non tutti) è davvero un bene.
Una prospettiva più
consapevole
Qual è dunque il senso
di questo articolo? La verità è che vorrei davvero si tornasse
almeno ad adoperare una prospettiva un poco più conscia riguardo
quello che stiamo vedendo in sala a livello di cinema mainstream.
Negli ultimi giorni ho letto, e non soltanto sui social media, lodi
quasi incondizionate a
Guardiani della Galassia Vol. 3 di James Gunn, cinecomic il quale mi ha
senz’altro intrattenuto per due ore e mezzo. Il mio dubbio riguardo
questo titolo è il seguente: in base a quale criterio viene
considerato di così elevato valore? Perché sarebbe il miglior film
della Disney/Marvel da qualche anno a questa parte? Se questo è il
motivo allora credo si debba ribadire che stiamo parlando di quella
stessa Major che nell’ultimo ventennio, come scritto all’inizio, ci
ha rifilato una serie di prodotti intenti ad offrire al pubblico,
giovane o meno che si voglia, un intrattenimento basato su formule
talmente preconfezionate da non permettere alcun tentativo di
problematizzazione o, peggio ancora, originalità.
Sono le scenografie pulp
e una colonna sonora da revival anni ‘80 a fare di
Guardiani della Galassia Vol. 3 un film
originale? É la backstory di un procione parlante o la presenza di
bambini e animali indifesi a farne un film “profondo”? In base a
quale sia la risposta a tali domande bisogna allora a mio avviso
porne un’altra, a questo punto davvero importante: un film
mainstream hollywoodiano contemporaneo piace per il suo valore
intrinseco o perché ogni tanto alcuni di questi prodotti riescono a
raggiungere il picco di standard (soprattutto) contenutistici ormai
ridotti ai minimi termini? Insomma, alcuni di questi cosiddetti
blockbuster sono davvero buoni o li percepiamo come tali perché non
abbiamo più di meglio?
Pur conscio di non
appartenere ormai più a quella fascia di spettatori che in qualche
modo indirizza il canoni dell’entertainment contemporaneo, sono
altresì convinto che al cinema mainstream possiamo e dobbiamo
chiedere di più. Diversificazione, approfondimento, spessore
emotivo, il tutto inserito in sceneggiature che ci permettano di
entrare realmente in contatto con personaggi e vicende. Io, per
quanto possa essere ben scritto il suo arco narrativo, faccio
fatica a identificarmi con un procione…
Dov’è l’anima dell’intrattenimento?
Il cinema è e deve
rimanere anche intrattenimento, non ho alcun dubbio a riguardo. Il
problema è che la Hollywood di oggi sembra aver dimenticato che si
può produrne anche stimolando lo spettatore a riflettere su quello
che si sta vedendo. Sia altrettanto chiaro che non punto il dito
soltanto contro i cinecomic della Disney/Marvel, della Warner/DC, o
contro i Fast &
Furious di turno: se l’offerta di cinema destinata al
grande pubblico fosse maggiormente stimolante, se i budget fossero
decisi anche dallo spessore artistico di un progetto, probabilmente
andrei a vederli libero da quel fastidioso preconcetto che ormai
credo di aver sviluppato.
Il fatto è che quando
entro in sala per assistere a uno qualsiasi di questi prodotti so
già esattamente cosa sto per andare a vedere, a cambiare è soltanto
l’intelligenza nel confezionamento. Quindi quando leggo che al nome
di James Gunn viene accostato il concetto di
“autore”, vorrei puntualizzare che per inserire il proprio “tocco”
dentro un film di cassetta a mio avviso serve qualcosa in più che
una colonna sonora da juke-box e quei cinquanta, cento milioni di
dollari da spendere in effetti speciali. Spettacolo non significa
necessariamente stupore, meraviglia, magari anche inquietudine.
Quelle sono sensazioni che Hollywood non sa più produrre, ormai
relegate a cineasti che hanno ancora il coraggio di sbagliare nella
ricerca di una voce propria.
Nel corso della sua carriera il
regista polacco Roman Polański ha realizzato opere
di diverso genere entrate ormai di diritto nella storia del cinema,
dall’horror Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New
York al noir Chinatown, dal
thriller L’inquilino del terzo piano fino
al dramma in costume Tess. Il suo film
più personale, però, è senza ombra di dubbio Il
pianista, realizzato nel 2002, dramma storico che
ripercorre una storia vera con diversi elementi in comune con la
vita dello stesso Polański. Con questo film, che lo ha
definitivamente consacrato tanto in Europa quanto negli Stati
Uniti, egli racconta della deportazione degli ebrei nel corso della
Seconda guerra mondiale.
Per fare ciò si affida alla storia
di Władysław Szpilman, un pianista ebreo realmente
vissuto in quegli anni, trovatosi a poter contare solo sulla musica
come strumento di sopravvivenza, fisica e spirituale. Quanto nel
film narrato è basato sull’autobiografia di Szpilman dal titolo
omonimo. In essa Polański ha ritrovato molta della propria
esperienza personale: anche lui infatti sopravvisse a un ghetto
polacco e ai campi di concentramento dove la sua famiglia perse
invece la vita. Mosso dalla volontà di affrontare quel trauma, il
regista ha così realizzato quello che ancora oggi è considerato uno
dei suoi film più belli, importanti e struggenti.
Premiato con la Palma d’Oro al
Festival di
Cannes e poi agli Oscar, dove Polański ha vinto il
premio per la miglior regia, Il pianista ripercorre dunque
una delle pagine più nere della storia dell’umanità con una
sensibilità e un gusto per la messa in scena rari. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Il pianista
Il racconto ha inizio nella
Varsavia del 1939. La Germania ha appena dichiarato guerra alla
Polonia e quella che diventerà la Seconda guerra mondiale ha così
inizio. In tale contesto, Władysław Szpilman è un
giovane e prodigioso pianista ebreo la cui vita viene
drammaticamente sconvolta da questo evento, similmente a quella di
tutti gli altri ebrei. Con l’occupazione di Varsavia, infatti, la
libertà individuale e quella collettiva vengono definitivamente
messa al bando. Il giovane Szpilman si ritrova esiliato insieme ai
suoi familiari e a tutti gli ebrei della città all’interno di un
Ghetto. Eppure, egli non si lascerà schiacciare dalle avversità e
cercherà di lottare fino all’ultimo per la propria libertà. In
questo, la musica si rivelerà una preziosa alleata.
Per il ruolo di Władysław
Szpilman, Polański ha incontrato oltre mille attori ma
solo un giovanissimo Adrien Brody
risultò convincente ai suoi occhi, ottenendo così la parte. Per
potersi connettere con la sensazione di perdita necessaria per
interpretare il ruolo di Wladyslaw Szpilman, Brody ha lasciato il
suo appartamento, venduto la sua auto e smesso di guardare la
televisione. Inoltre è dimagrito 14 kg e ha imparato a suonare il
pianoforte. Grazie alla sua intensa interpretazione, Brody ha poi
vinto l’Oscar come Miglior attore, divenendo all’età di 29 anni il
più giovane ad ottenere il riconoscimento in tale categoria. Ad
interpretare il capitano Wilm Hosenfeld, che avrà
un ruolo cruciale nella vicenda di Szpilman, vi è invece l’attore
Thomas Kretschmann.
La vera storia dietro Il pianista
Come anticipato, quella raccontata
in Il pianista è una storia vera non solo da un punto di
vista del contesto quanto anche per i personaggi protagonisti. In
particolare, questa la storia di Władysław
Szpilman, nato il 5 dicembre del 1911 in una famiglia
ebrea di musicisti. Mentre il padre era violinista, sua madre
suonava invece il piano ed è proprio questo secondo strumento che
Szpilman decide di imparare a suonare. Ha così preso le sua prime
lezioni di pianoforte con sua madre, sapere che questa scelta in
futuro gli avrebbe salvato la vita. Szpilman decide infatti di
portare avanti quella sua passione, ottenendo poi una borsa di
studio dal 1931 al 1933 presso l’Accademia delle Arti di
Berlino.
Nel 1935, Wladyslaw Szpilman
divenne il pianista della Radio di Stato polacca a Varsavia,
suonando opere classiche e jazz. Suonò qui fino al 1 settembre
1939, il giorno in cui la Germania invase la Polonia e mise in moto
gli eventi della Seconda guerra mondiale. I tedeschi hanno poi
costretto la radio di stato polacca a chiudere e l’ultima
trasmissione in diretta che la gente ha potuto ascoltare prima
dell’occupazione tedesca è stata l’esecuzione di Szpilman del
Notturno in do diesis minore di Chopin. Wladyslaw Szpilman
e la sua famiglia furono poi collocati nel ghetto di Varsavia, il
più grande di tutti i ghetti ebraici istituiti dai nazisti durante
la seconda guerra mondiale.
Il ghetto, estremamente angusto,
imprigionava oltre 400.000 ebrei e forniva minime razioni di cibo.
Periodicamente si verificavano deportazioni, con le quali alcuni
ebre veniva trasferiti nei campi di concentramento. Nonostante ciò,
Szpilman ha continuato a suonare e per mantenere la sua famiglia,
ha lavorato come pianista in un caffè chiamato Café Nowaczesna.
L’estate del 1942 fu però l’inizio delle deportazioni su larga
scala nei campi di concentramento e di sterminio. Sebbene siano
riusciti a stare al sicuro per un po’, alla fine Szpilman e la sua
famiglia ricevettero l’ordine di essere deportati a Treblinka, un
campo di sterminio in Polonia.
Al momento di essere deportati,
però, un membro della polizia del ghetto ebraico riconobbe Szpilman
da uno dei suoi concerti e lo portò via prima che salisse sul
treno. Sebbene si fosse salvato, Szpilman dovette guardare i suoi
genitori, il fratello e le due sorelle venire spediti a Treblinka,
dove nessuno di loro sarebbe sopravvissuto. Szpilman rimase nel
ghetto film al 13 febbraio 1943, quando riuscì a fuggire. Per lui
ha inizio un periodo di vagabondaggio, che lo porterà ad incontrare
un ufficiale tedesco, Wilm Hosenfeld, il quale
dopo aver scoperto delle sue abilità con il pianoforte gli chiese
di suonare per lui un brano di Chopin.
Successivamente, Hosenfeld ha
continuato a tenere nascosto Szpilan. Gli portava periodicamente
pane e marmellata e gli lasciò un soprabito militare tedesco per
non soffire il freddo. I tedeschi furono poi sconfitti nel 1945.
Wladyslaw Szpilman era sopravvissuto alla guerra, ma non ha saputo
il nome dell’ufficiale che lo ha aiutato fino al 1950. Wilm
Hosenfeld è stato successivamente condannato per presunti crimini
di guerra e condannato a 25 anni di lavori forzati. Secondo quanto
riferito, Hosenfeld ha salvato altri ebrei durante la guerra.
L’ufficiale è poi deceduto nel 1952 in un campo di prigionia
sovietico. Szpilman, invece, continuò a dedicare la sua vita alla
musica fino alla sua morte, avvenuta il 6 luglio del 2000.
Il trailer di Il pianista
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Il pianista grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple TV e Prime
Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
maggio alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Considerato uno dei grandi mali del
nostro tempo, quello del terrorismo è un problema diffuso a livello
globale, che non smette di generare paura e storie attraverso cui
poterne riflettere con sguardo più lucido. Tra le più recenti e
apprezzate tra queste vi è Boston – Caccia
all’uomo, film del 2016 incentrato sul tristemente
noto attentato alla maratona di Boston, avvenuto il 15 aprile del
2013. Diretto da Peter Berg, autore di titoli
d’azione come Deepwater – Inferno
sull’oceano e Lone Survivor, questo
ripercorre il traumatico evento e le sue conseguenze dal punto di
vista degli agenti che si occuparono del caso.
Il film non si ispira però solo
all’evento in sé, ma adatta per il grande schermo anche quanto
narrato nel libro Boston Strong, pubblicato nel 2015 da
Casey Sherman insieme al giornalista Dave
Wedge. In questo si ripercorrono in forma di inchiesta
quanto avvenuto, cercando di dare delle risposte alle domande circa
gli obiettivi degli attentatori. Con le riprese del film svoltesi
tra New York, Boston e Los Angeles, il film si proponeva così di
dar vita ad un appassionante racconto, consegnando al giudizio
popolare una riflessione sull’attentato e le sue implicazioni più
profonde.
Ben accolto dalla critica, che lodò
in particolare la regia e le interpretazioni dei protagonisti, il
film arrivò infine in sala, dove però non ottenne il successo
sperato. A fronte di un budget di 45 milioni di dollari, Boston
– Caccia all’uomo, arrivò infatti ad incassarne appena 52 in
tutto il mondo. Se si è in cerca di un buon film d’azione, che
racconti però anche una storia particolarmente toccante, questo è
il film giusto, meritevole di essere riscoperto. Proseguendo qui
nella lettura, in particolare, sarà possibile scoprire tutte le
principali curiosità grazie a cui sarà possibile arricchire la
propria visione.
Boston – Caccia all’uomo:
la trama del film
La storia ha inizio il fatidico 15
aprile 2013, durante la Maratona di Boston, il più antico evento
sportivo degli Stati Uniti, il quale improvvisamente si trasforma
in un inferno. Sul luogo si trova il sergente Tommy
Saunders, un poliziotto bravo ma troppo irascibile, che
per una sanzione disciplinare è stato assegnato al servizio
d’ordine all’arrivo della maratona. La festa viene però interrotta
da una serie di esplosioni lungo la linea del traguardo sulla
Boylston Street. Insieme ad altri agenti, Saunders si trova a dar
vita ad una delle più grandi cacce all’uomo mai viste nella storia
del Paese. Avvalendosi delle registrazioni video delle telecamere
dei locali pubblici vicini, egli riesce a identificare i due
attentatori, che vanno però ora rintracciati e fermati. La sua
diventa così una corsa contro il tempo in una città in stato di
shock.
Boston – Caccia all’uomo:
il cast del film
Protagonista del film è il
personaggio del sergente Tommy Saunders. Questi non è un reale
poliziotto di Boston, bensì la summa di diversi agenti che
realmente presero parte all’evento. Per interpretarlo, l’attore
Mark
Wahlberg è stato sin da subito il primo candidato.
L’attore, tuttavia, non era inizialmente favorevole a realizzare un
film su un evento così traumatico e recente. Si convinse però dopo
aver letto la sceneggiatura ultimata, comprendendo di come il
personaggio di Saunders fosse perfetto per lui. Per prepararsi,
l’attore si sottopose come suo solito ad un periodo di allenamento
intensivo, al fin e di ottenere il fisico necessario per la parte.
Nel film figura poi anche l’attrice Michelle
Monaghan nei panni di Carol Saunders, moglie del
protagonista.
Kevin
Bacon è invece l’agente speciale Richard DesLauriers,
che collaborerà a stretto contatto con Saunders. L’attore John
Goodman, invece, è Ed Davis, reale poliziotto della
città di Boston. Si ritrova poi anche il premio Oscar J. K.
Simmons nei panni del sergente Jeffrey Pugliese. Nei
panni dei due attentatori, Dzhokhar Tsarnaev e Tamerlan Tsarnaev,
si ritrovano invece gli attori Alex Wolff e
Themo Melikidze. L’attrice Melissa
Benoist, oggi nota per essere la protagonista di
Supergirl, si era inizialmente proposta per il ruolo di
Jessica Kensy, salvo poi ottenere la parte di Katherine Russell, la
vedova di Tsarnaev. Ad interpretare la Kensy, una delle persone
rimaste gravemente ferite dall’attentato vi è invece Rachel
Brosnahan, nota per la serie La fantastica signora
Maisel.
Boston – Caccia all’uomo:
la vera storia dietro al film
Come già anticipato, il film
Boston – Caccia all’uomo narra del reale attentato durante
la maratona del 15 aprile 2013. Con la città bloccata per il
tradizionale evento, grandi quantità di persone si sono riversate
per le strade per assistere al passaggio degli atleti. Con
l’avvicinarsi di questi al traguardo, due ordigni esplodono a
distanza di circa 170 metri l’uno, uccidendo 3 persone e provocando
circa 264 feriti. Le due bombe, in seguito, sono state identificate
come due pentole a pressione riempite di esplosivo, chiodi, e pezzi
di ferro. A posizionarle sono stati due fratelli ceceni di nome
Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev. Di religione musulmana, questi
accusavano gli Stati Uniti di aver intrapreso una vera e propria
guerra contro l’Islam, e con il loro gesto desideravano rispondere
a ciò che consideravano un accanimento militare e politico.
Scatenatosi il panico, risultò
inizialmente difficile rintracciare i colpevoli di quel disastro.
Nei giorni successivi, però, grazie ad alcune testimonianze, come
quella di Jeff Bauman, la cui storia è narrata in Stronger, i
due vengono identificati. Ha così inizio una caccia all’uomo che
blocca ulteriormente l’intera città. Rintracciati dalla polizia, i
due attentatori danno vita ad uno scontro a fuoco durante il quale
Tamerlan perse la vita. Il fratello riuscì a nascondersi ancora per
qualche ora, salvo poi essere trovato e arrestato. Questi venne poi
condannato alla pena capitale il 15 maggio del 2015, dopo un lungo
processo. Il 31 luglio del 2020, tuttavia, la sentenza è stata
rivalutata con l’istituzione di un nuovo processo. Pur con gli
attentatori fermati e consegnati alla giustizia, il dramma di
quell’evento rimane ugualmente una ferita aperta nella società
statunitense.
Boston – Caccia all’uomo:
il trailer e come vedere il film in streaming su Netflix o
altrove
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Boston – Caccia all’uomo è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Tim Vision, Amazon Prime Video e Netlflix. Su
quest’ultima piattaforma il titolo si trova attualmente 6°
posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per
vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare
il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità
e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di
noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui
vedere il titolo.
Succession 4×07 è
finalmente uscito: ecco le più grandi rivelazioni della storia e i
colpi di scena della famiglia Roy. Succession si
sta avvicinando sempre di più al suo finale di serie, il che
significa che le cose stanno finalmente cominciando a scaldarsi.
Questo ultimo episodio è stato ricco di colpi di scena, rivelazioni
e momenti esplosivi, con la serie che si sta avviando verso la sua
conclusione definitiva.
La quarta stagione di Succession è già stata una
corsa sfrenata: il triangolo amoroso di Shiv, l’incombente fusione
con la GoJo e persino la morte di Logan Roy. Questo settimo episodio riprende
proprio da dove si era interrotto l’episodio precedente, con i
fratelli Roy che continuano a occuparsi dell’imminente acquisizione
della GoJo e delle conseguenze degli eventi che
hanno circondato l’incontro con gli investitori. La maggior parte
dell’episodio 7 si svolge durante una festa nell’attico di Shiv e
Tom, con molti dipendenti della Waystar Royco e
altri individui facoltosi che si presentano per festeggiare le
elezioni. Tuttavia, si presenta un ospite a sorpresa: Lukas
Matsson, amministratore delegato di GoJo.
1Kendall e Frank complottano per far sì
che Waystar acquisti GoJo
Una
delle ultime scene di Succession 4×07 presenta una
conversazione tra Kendall e Frank che rivela la loro prossima
mossa strategica. Sebbene all’inizio Kendall sperasse solo di
fermare l’acquisizione di Waystar Royco da parte
di GoJo, ora Kendall ha l’ambizione di far sì che Waystar Royco
acquisti effettivamente GoJo.
Non
si sa ancora quanto ciò sia fattibile, ma con l’acuta mente
imprenditoriale di Kendall e le varie controversie di Lukas
Matsson, è possibile che la quarta stagione di Succession
si concluda con Waystar Royco più grande che
mai.
Foto di Tima Miroshnichenko:
https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-persone-folla-evento-7991319/
Così ha decretato, con sentenza n.
7624/2023 pubblicata il 5.05.2023, il Tar del Lazio, cui il
Codacons si era rivolto per contestare il diniego
al Tax Credit verso la casa di produzione
Ila Palma di Rean Duilio Mazzone per il film di
Moni Ovadia “La terra senza”. IL Tar del
Lazio, con la sentenza citata, ha annullato il
decreto interministeriale n. 368 del 13.10.2022, pubblicato sul
sito del Ministero della Cultura, nella parte in cui
limita il diritto al Tax Credit – ossia il credito
d’imposta pari al 40% del costo eleggibile di produzione
che spetta ai produttori cinematografici per opere riconosciute di
nazionalità italiana – alle imprese costituite nella forma di
società di capitali, escludendo dall’agevolazione fiscale le
imprese di produzione cinematografica costituite come ditte
individuali o società di persone.
Il decreto annullato dal Tar aveva
penalizzato, tra le altre, anche la ditta individuale Ila Palma di
Rean Mazzone che, dopo aver concluso le riprese del film “La
terra senza”, per la regia di Moni Ovadia, si era vista negare
l’accesso all’agevolazione fiscale prevista dalla normativa
esistente al momento di avvio della produzione del film, in virtù
delle nuove disposizioni dell’ottobre 2022.
Un provvedimento che, secondo il
Codacons, era illegittimo in quanto la legge n. 220/2016 istitutiva
del Tax Credit, cui i decreti ministeriali
attuativi devono uniformarsi, attribuisce il beneficio,
indistintamente, alle imprese di produzione cinematografica e
audiovisiva, intendendo per tali tutti i soggetti che svolgono
attività in veste imprenditoriale ed indipendentemente da quale sia
la forma giuridica adottata. E ciò anche in considerazione dei fini
perseguiti dalla legge sul Tax Credit, finalizzate al sostegno
delle piccole imprese di produzione italiana, che detengono una
incredibile forza creativa. Il decreto ministeriale dunque,
escludendo dal beneficio fiscale le ditte individuali e le società
di persone, si poneva in contrasto con la legge. Il Tar del
Lazio ha dato ragione al Codacons, sposando pienamente questa
tesi.
Un risultato importantissimo per la
Ila Palma, che ora si vedrà riconosciuto il beneficio fiscale che
le era stato illegittimamente negato, ma anche per tutte le piccole
case di produzione cinematografiche e audiovisive, che vedono
tutelato il loro valore con il riconoscimento al Tax Credit.
Esprime soddisfazione per il
provvedimento del Tar il Presidente del Codacons Carlo Rienzi,
secondo il quale “i giudici hanno decretato la totale illegittimità
dei limiti formali e del tutto iniqui che il Ministero della
Cultura aveva posto all’accesso al Tax Credit per i piccoli
produttori cinematografici italiani, omettendo, invece, di
concentrare il proprio intervento al fine di garantire che i
contributi siano richiesti e assegnati nel rispetto delle
regole”.
Che fine hanno dunque fatto gli
“oirginali” Guardiani della Galassia? Nel
finale del film, si sono separati di comune accordo, con alcuni
veterani che sono rimasti nella squadra e molti altri che sono
passati a nuove avventure. Fortunatamente sono ancora tutti vivi,
dato che il Vol. 3 non ha visto la morte di nessun personaggio
importante. Questo significa che ogni Guardiano originale potrebbe
tornare in futuro nel Marvel Cinematic
Universe, anche se attori come Saldana e Bautista hanno dichiarato che il loro mandato
alla Marvel è ufficialmente terminato
con l’uscita di Guardiani della Galassia Vol. 3.
1Cosmo è un cane buono o
cattivo?
Cosmo trascorre gran parte di
Guardiani della Galassia Vol.
3 infastidita da Kraglin per
averla chiamata “cane cattivo“, ma guadagna un’ottima
evoluzione per il suo personaggio durante la battaglia finale,
quando usa i suoi poteri di telecinesi per aiutare a proteggere gli
abitanti di Knowhere. Alla fine del film,
Cosmo rimane un
Guardiano.
Il regista di Guardiani della Galassia Vol.
3James
Gunn ha confermato di aver discusso con i Marvel Studios riguardo al futuro
del franchise e dei suoi personaggi. Quando gli è stato chiesto su
Twitter se lui e la Marvel avessero parlato di piani per il futuro
dei Guardiani della Galassia nell’universo cinematografico della
Marvel, a seguito dell’uscita di Gunn dal franchise, il regista ha
semplicemente dichiarato, lapidario come suo solito: “Sì“.
Questo fa eco alle precedenti dichiarazioni fatte da Gunn in cui ha
spiegato che “non sarebbe assolutamente sleale da
parte mia continuare nell’Universo Marvel“.
Gunn, che ha diretto tutte e tre i
film della trilogia dei Guardiani della Galassia del MCU,
è ora stato annunciato come co-presidente dei DC
Studios insieme a Peter Safran all’inizio
di novembre 2022. Da allora, Gunn ha costantemente fornito ai fan
informazioni sugli ampi piani per il nuovo DC
Universe, sia sul piccolo che sul grande schermo. Gunn
ha però anche difeso la sua continua promozione di Guardiani
della Galassia Vol. 3, dicendo: “L’ultima cosa che la DC
vorrebbe è qualcuno che passi gli ultimi 12 anni della sua vita a
creare una serie di film, e poi voltare le spalle al suo ultimo
film“. Gunn ha anche notato che “non è stato assunto alla
DC senza che tutti a bordo fossero molto chiari a riguardo e di
supporto in anticipo“.
Non sappiamo dunque cosa Gunn e i
dirigenti Marvel si siano effettivamente detti sul futuro del
franchise di Guardiani della Galassia, ma al momento è
certo che il regista non sarà coinvolto in futuri progetti a
riguardo, troppo impegnato ora con i lavori in casa DC. Il fatto
però che ci siano state conversazioni lascia immaginare che
determinati personaggi di Guardiani della Galassia
potranno tornare nel futuro dell’MCU, magari con l’approvazione di
Gunn sulle storie che verranno per loro pensate da qui in avanti.
Non resta dunque che attendere l’eventuale annuncio di nuovi
progetti per gli amati personaggi di questo franchise.
Guardiani della Galassia Vol. 3, la trama e il cast
del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani della
Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto
un po’ diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di
Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere
l’universo oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che,
se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei
Guardiani così come li conosciamo.“
Prime
Video ha svelato il trailer di Pesci
piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco
budget, la prima serie comedy prodotta e ideata dalla
content factory The Jackal, disponibile in
esclusiva su Prime Video dall’8 giugno. Pesci Piccoli.
Un’agenzia. Molte idee. Poco Budget è l’ultima novità per
i clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano
di spedizioni veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso
Prime Video, con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o
€4,99/mese.
Nel cast protagonisti gli sciacalli
Fabio Balsamo, Gianluca Fru, Aurora Leone, Ciro
Priello e con Martina Tinnirello. Tra le sorprese che
arricchiranno i sei episodi che compongono la prima serie anche sei
inaspettate special guest: Herbert Ballerina, Achille Lauro, Giovanni Mucciaccia,
Gabriele Vagnato, Valentina Barbieri e Mario “Il Ginnasio”
Terrone.
Nell’epoca delle star
di TikTok e di vite di successo incorniciate nei social, cosa c’è
di bello nel fare ogni giorno una vita normale? E se questa vita
normale si svolgesse in una piccola agenzia di comunicazione
social? Ciro, Fabio, Fru e Aurora sono amici e colleghi immersi nel
sottobosco digital fatto di brand provinciali sfigati e piccoli
influencer tragicomici, ma anche fatto di gesti di amicizia, flirt
tra colleghi e riti di gruppo. L’arrivo di una nuova manager
declassata ma decisa a dimostrare il suo valore porterà un’ondata
di novità, e insegnerà loro che anche un’esistenza normale, senza
successi garantiti da milioni di follower, nasconde qualcosa di
prezioso se hai gli amici giusti.
Prodotta da The Jackal
con Mad Entertainment e in collaborazione con Prime Video,
Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco
budgetsi divide in sei episodi diretti da
Francesco Ebbasta, ideata da Francesco Ebbasta e Alessandro Grespan
che hanno scritto il soggetto e la sceneggiatura con Luca Vecchi e
Stefano Di Santi. Completano il cast di Pesci piccoli
Amanda Campana, Anna Ferraioli Ravel, Angelo Spagnoletti, Veronica
Mazza, Giovanni Anzaldo, Sergio Del Prete, Flavio Pellino, Sara
Penelope, Dino Porzio, Francesca Romana Bergamo, Alessia
Santalucia, Gianni Spezzano, Marina Zanchi, Mario Zinno.
Pesci
piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco
budgetsi unirà a migliaia di film, show e serie
già presenti nel catalogo di Prime Video tra cui le produzioni
italiane Original The Bad Guy, Prisma, Bang
Bang Baby, Gianluca Vacchi: Mucho
Más, Laura Pausini – Piacere di
conoscerti, The Ferragnez – La
serie, All or Nothing: Juventus, Anni
da cane, Dinner Club, Vita da
Carlo, FERRO, le prime 3 stagioni
di Celebrity Hunted – Caccia all’Uomo e
di LOL: Chi ride è fuori ; le serie
pluripremiate Fleabag e The Marvelous Mrs.
Maisel e i grandi successi come Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere,
Citadel, Argentina 1985, Jack
Ryan, The Boys, Borat – Seguito di film
cinema, Il principe cerca figlio, Senza
Rimorso, Good Omens e Carnival Row,
oltre a contenuti in licenza disponibili in oltre 240 paesi e
territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in Italia delle 16
migliori partite del mercoledì sera della UEFA Champions League, oltre
che della Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altre
produzioni Original già annunciate sono il capitolo italiano
dell’universo Citadel, Everybody Loves
Diamonds e The Ferragnez – La Serie Stagione 2.
Il regista Jon
Favreau ha rivelato alcune informazioni sul tono di
Star Wars: Skeleton Crew, l’imminente serie che
debutterà presto su Disney+ guidata dal
protagonista Jude Law. In una discussione
con Empire, Jon Favreau ha ricordato il tono a cui
miravano i creatori della serie Jon Watts e Chris
Ford con
Star Wars: Skeleton Crew. Apparentemente, il duo
voleva far sembrare lo spettacolo un film della Amblin
Entertainment e, in una svolta interessante, ha finito per
discutere dello stile Amblin con il presidente di Lucasfilm e
co-fondatore di Amblin Entertainment, Kathleen
Kennedy.
“Con Kathy Kennedy alla
guida della Lucasfilm, quando Jon Watts e Chris Ford sono entrati e
hanno parlato di voler fare qualcosa che somigliasse a un film di
Amblin e avesse quel tono, è come se parlassi direttamente alla
persona che era lì e conosce tutti gli ingredienti che ci
sono dentro quella ricetta“, ha spiegato
Favreau. “Quindi è stato interessante sentirli lanciare
queste idee e vedere come reagisce a questo.”Fondata da Steven
Spielberg, Kathleen Kennedy e Frank Marshall,
Amblin Entertainment è la società di produzione dietro film come
E.T .l’extraterrestre, Gremlins e I Goonies.
Lo spin-off di “Star
Wars” è stato annunciato per la prima volta alla Star Wars
Celebration del 2022, tenutasi ad Anaheim, in California. I
dettagli sono scarsi per la serie, a parte la seguente descrizione:
“Lo spettacolo si svolge durante il periodo di ricostruzione
post-‘Il ritorno dello Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la
stessa di “The
Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato
e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato
Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris
Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini,
di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm,
la serie viene descritta come una versione galattica dei classici
film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”
Certe storie risultano estranee
almeno fino a quando non ci si trova a vivere emozioni o situazioni
simili a quelle provate dai protagonisti di esse. È quello che è
accaduto al regista Martin Scorsese
nell’autunno del 1978, quando viene ricoverato in fin di vita in
ospedale. Si tratta del periodo più buio dell’esistenza e della
carriera del regista newyorkese, che solo due anni prima aveva
vinto la prestigiosa Palma d’Oro al Festival di Cannes con Taxi Driver. Con il
film seguente, New York, New York, Scorsese si imbatte
però in un progetto che si rivela essere estremamente dispendioso
da un punto di vista fisico ed economico e il risultato è uno dei
maggiori flop di critica e pubblico della sua carriera, che gli
provoca uno stress tale che, unito alla dipendenza da cocaina da
poco sviluppata, lo mette ko.
Scorsese si ritrova dunque in
ospedale, in condizioni stabili ma precarie. È in quel momento che
l’amico nonché suo frequente collaboratore Robert De Niro
lo va a trovare, proponendogli di rimettersi in sesto lavorando
insieme su un nuovo progetto: l’adattamento dell’autobiografia del
pugile Jake LaMotta
dal titolo Raging Bull: My Story. Già in passato De Niro
aveva proposto a Scorsese di realizzare un film sulla storia di
quel pugile del Bronx dal carattere brusco e paranoico, che sul
finire degli anni Quaranta raggiunge i vertici del pugilato per poi
subire un rapido declino, accompagnato dai notevoli problemi
famigliari. Ma il regista non ne vuole sapere, dichiarandosi non
interessato al mondo della boxe che anzi gli è del tutto estraneo e
quasi lo annoia. Quando però l’offerta gli viene rinnovata mentre
si trova sul letto d’ospedale, le cose sono cambiate.
Solo dopo aver vissuto sulla propria
pelle la popolarità datagli dai primi film e la rovinosa caduta
provocata dagli eccessi a cui si era lasciato andare, Scorsese
capisce davvero chi è Jake LaMotta. Capisce anche che il suo non
sarà l’ennesimo film sul pugilato, moltiplicatisi dopo il grande
successo di Rocky nel 1976, bensì il racconto di un essere
umano che conoscendo la gloria e il fallimento impara ad
accettarsi. Ancor di più, per Scorsese quello sarà un film su di sé
e sulla sua consapevolezza di dover venire a patti con la propria
natura, con le proprie origini e con ciò che davvero vuole essere.
In più occasioni egli ha infatti ricordato di aver vissuto una
forte scissione tra il cercare di essere un regista statunitense e
il voler inseguire un’autorialità più europea.
La passione di Martin Scorsese
Rimessosi in forze, il regista
accetta dunque l’offerta di De Niro e insieme iniziano a lavorare
al film che prenderà il titolo Toro scatenato. La
sceneggiatura viene a quel punto scritta prima da Mardik
Martin, il quale conferisce al racconto una struttura più
convenzionale, e poi da Paul Schrader, già
sceneggiatore di Taxi Driver, che sposta il focus della
storia dalla boxe ai problemi relazionali di LaMotta, aggiungendo
in più una struttura circolare alla sua vicenda. Ma Scorsese e De
Niro avvertono che manca ancora qualcosa e decidono dunque di
ritirarsi per circa due settimane sull’isola di Saint Martin,
riscrivendo insieme alcune scene e molti dei dialoghi.
Toro scatenato diventa così
un film non sulla boxe ma sugli scontri che ogni essere umano deve
sopportare nel corso della propria vita. Il LaMotta di Scorsese è
costantemente su un ring, che sia il quadrato dove effettivamente
si scontra con i suoi avversari o che siano le mura domestiche in
cui cerca, fallendo, di farsi rispettare dalla moglie e dal
fratello, interpretato da Joe Pesci. La
sua esistenza è un continuo combattimento e per questo Scorsese lo
racconta senza mai giudicarlo, neanche nelle sue azioni più
riprovevoli. Il regista riesce ora a comprendere il dolore provato
da LaMotta, che identifica ormai come un proprio alter ego,
incapace di avere il controllo della propria vita e delle sue
relazioni con gli altri fintantoché non imparerà ad accettare sé
stesso.
Ed è in tale costruzione di LaMotta
come personaggio cinematografico che si può ritrovare la mano di
Schrader, le cui sceneggiature e i cui film sono sempre
caratterizzati da personaggi reietti, solitari, figure
cristologiche che devono arrivare a toccare il fondo prima di poter
rialzare lo sguardo verso l’alto e fare tesoro della propria
esistenza. Una tipologia di personaggi che, pur se non toccati da
Schrader, si ritrovano di frequente anche nel cinema di Scorsese,
la cui intera filmografia ruota sui concetti di peccato e
redenzione. Per Toro scatenato, però, Scorsese decide di
non fermarsi qui, convinto che ogni incontro debba rispecchiare lo
stato d’animo del protagonista in un dato momento della sua
esistenza. Debba dunque essere unico e diverso dagli altri, proprio
come sempre uniche e diverse sono le sfide della vita.
La boxe come allegoria della vita
Egli concepisce allora per Toro
scatenato un nuovo modo non necessariamente realistico di
riprendere gli incontri di boxe, discostandosi dalla maniera in cui
si era soliti vederli in televisione, con una singola angolazione
di ripresa, o al cinema, dove la macchina da presa era per lo più
esterna al ring e si alternava tra ciò che accadeva in esso e ciò
che accadeva tra gli spalti. Scorsese ha invece bisogno di stare il
più vicino possibile al suo pugile, di avvertire e far avvertire
anche allo spettatore ogni colpo che LaMotta subisce o restituisce.
Decide pertanto di scavalcare le corde ed entrare a sua volta nel
ring, seguendo gli sfidanti con inquadrature molto strette su di
loro, che nel non restituire una panoramica completa dell’azione
trasmettono tutto il senso di smarrimento e angoscia provati dal
protagonista.
Tutto dunque si deforma, il ring
risulta grande il doppio del normale, il pubblico scompare, c’è
spazio solo per LaMotta e per il suo lottare “come se non
meritasse di vivere”, come ricorderà Scorsese. Ecco dunque il
film che egli realizza, dove a conquistare la sua attenzione non è
l’incontro in sé quanto i suoi dettagli più crudi, dagli schizzi di
sangue che si riversano sulle corde e sul pubblico fino al piegarsi
del corpo del protagonista sotto i colpi dell’avversario di turno.
Dettagli dai quali emerge la natura di LaMotta, che scontrandosi
con gli altri si scontra con sé stesso nel tentativo di trovare una
pace interiore. A sua volta, Scorsese ha combattuto il suo match
più difficile e ne è uscito vincitore.
Più che Taxi Driver, è
questo il film in cui Scorsese mette tutto sé stesso, rivivendo il
proprio dolore attraverso il corpo di LaMotta e facendone uno
strumento attraverso cui rileggere la propria storia personale e
per poter meglio portare avanti la propria ricerca sulla redenzione
umana. Ce ne saranno altri di momenti bui nel corso della sua
carriera, ma da questo film in poi egli ha definitivamente compreso
che tipo di uomo e di regista desiderava essere, uno capace di
coniugare sensibilità e stilemmi statunitensi ed europei per far
emergere nuovi linguaggi, con cui comunicare libero da ogni
confine. A partire da Toro scatenato, ancora oggi Scorsese
sale sul ring per difendere questo suo ruolo con ogni risorsa
possibile.
Secondo One Take
News, Lucasfilmha
iniziato lo sviluppo della terza stagione della sua serie
antologica animataStar
Wars: Visions. Ulteriori dettagli sulla
potenziale terza stagione di Visions non sono ancora stati
rivelati. Questa notizia arriva dopo che il Volume 2 ha fatto il
suo debutto suDisney+ durante lo
Star Wars Day,
con nove nuovi episodidiretti da
diversi registi di tutto il mondo.
Di cosa parla Star Wars:
Visioni?
Star Wars: Visions Vol. 2 ha continuato a spingere i confini
della narrazione di Star
Wars. Utilizzerà ancora una volta alcuni degli stili
di animazione più accattivanti in diversi paesi e culture. Il
volume 2 presenta anche le voci originali di Ursula
Corbero, Anjelica Huston, Kate Dickie, Daniel Dae Kim, Ashley Park,
Anika Noni Rose, Daveed Diggs, Cynthia Erivo e
altri.
Gli studi di animazione
coinvolti nella produzione del prossimo capitolo sono El Guiri
(Spagna), Cartoon Saloon (Irlanda), Punkrobot (Cile), Aardman
(Regno Unito), Studio Mir (Corea del Sud) Studio La Cachette
(Francia), 88 Pictures (India), D’art Shtajio (Giappone) e
Triggerfish (Sud Africa).
Star Wars: Visionsè stato presentato
per la prima volta nel 2021. Il primo volume era
interpretato da
Lucy Liu,
Joseph Gordon-Levitt, Temuera Morrison, Neil Patrick Harris,
Alison Brie, Karen Fukuhara, Simu Liu, Kyle Chandler, David
Harbour, Jordan Fisher, Henry Golding, Jamie Chung e George
Takei. Star Wars: Visioni vol. 1 e 2
sono ora disponibili per lo streaming su Disney+.
In uscita il 18
maggio al cinema, Fast X è il
nuovo capitolo della saga di Fast & Furious, nel quale
si ritroveranno gli ormai iconici interpreti della serie chiamati
ora a scontarsi con il nuovo villain Dante Reyes, interpretato da
Jason Momoa. In attesa di vedere il film, in una
nuova clip vediamo ora John Cena
tornare nei panni di Jakob Toretto, ma questa volta nei panni dello
zio “esplosivamente divertente” del figlio di Dominic Toretto,
interpretato come sempre da Vin Diesel. Condivisa
su Twitter da Murphy’s Multiverse, la nuova clip mostra Jakob che
guida, insieme al figlio di Dom, Brian Marcos, un auto armata di
cannoni.
In tale sequenza i due cercano di
eludere gli attacchi del nuovo cattivo e il suo numeroso esercito.
La clip mostra poi meglio un momento già visto brevemente nei
trailer di Fast X, ovvero quando Brian tira una leva
per far sparare i cannoni posti ai lati dell’auto e far saltare in
aria due veicoli che vengono contro di loro. A quel punto subentra
l’elemento comico della sequenza, con Brian che inizia a dire
“Porca miseria“, ma facendo una pausa prima di imprecare
ad alta voce davanti a suo zio. “Oh no, sei bravo” gli
dice allora Jakob, affermando anche che “testi di canzoni, dita
mozzate e macchine cannone” sono ottime ragioni per
imprecare.
— Murphy's Multiverse (@MultiverseMurph)
May 6, 2023
Come riportato, Fast
X uscirà nelle sale il 18 maggio 2023 ed è
diretto dal regista di The TransporterLouis Leterrier, che ha raccolto il timone
dopo che Justin Lin ha improvvisamente abbandonato
il progetto a causa di divergenze creative. Il film è scritto da
Justin Lin e Dan Mazeau, con Justin Lin ancora impegnato come
produttore del film.
La fine della corsa ha inizio.
FastX, il
decimo film della saga di Fast &
Furious, dà infatti il via ai capitoli finali di uno
dei più leggendari e popolari franchise cinematografici, giunto al
suo terzo decennio e ancora sostenuto dallo stesso cast e dagli
stessi personaggi degli esordi. Nel corso di molte sfide e contro
ostacoli impossibili, Dom Toretto (Vin Diesel) e la sua famiglia
hanno superato in astuzia, coraggio e abilità tutti i nemici che
hanno incontrato sul loro cammino. Ora si trovano di fronte
all’avversario più letale che abbiano mai affrontato: una minaccia
terribile che emerge dalle ombre del passato, alimentata dalla
vendetta, determinata a disperdere la famiglia e a distruggere per
sempre tutto e tutti i suoi cari.
In Fast Five del 2011, Dom
e la sua squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga
brasiliano Hernan Reyes e distrutto il suo impero su un ponte di
Rio De Janeiro. Quello che non sapevano è che il figlio di Reyes,
Dante (Jason Momoa di
Aquaman), ha assistito a tutto questo e ha passato gli
ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il prezzo
più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom da Los
Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal
Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e
torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo
figlio di 8 anni (Leo Abelo Perry, Black-ish) è
l’obiettivo finale della vendetta di Dante.
Attualmente impegnato nella
promozione di Guardiani della Galassia
Vol.3, al cinema dal 3 maggio,
il regista James
Gunn continua a fornire aggiornamenti sul suo prossimo
progetto, Superman:
Legacy. Ora, infatti, dopo aver anticipato che un
attore del film Marvel reciterà nel film DC, Gunn
ha apparentemente confermato la presenza nel film di un altro amato
personaggio secondario de L’ultimo figlio di
Krypton. Durante un intervista insieme
a Chris Pratt, il regista ha
scherzato dicendo che voleva scegliere l’attore noto per il ruolo
di Star Lord come Krypto il
Supercane.
“Speravo di poterti scegliere
come Krypto the Superdog in Superman: Legacy“, ha
detto Gunn. “Potresti fare motion capture sul set e camminare
sulle mani e le ginocchia, ma non puoi parlare.” Dopo un
rapido botta e risposta a riguardo, Pratt ha aggiunto che
“sembra che ci sarà un personaggio chiamato Krypto in Superman:
scoop!“. È stato allora che Gunn ha aggiunto: “Sì,
immagino si tratti di uno scoop“, permettendo a Pratt di
scherzare sul fatto che per tale scoop è già stato licenziato dai
DC Studios ancor prima di essere assunto e ora dovrà lavorare di
nuovo con i Marvel Studios.
Se il simpatico cane Krypto, già
visto al cinema in DC League of
Super-Pets, sarà davvero presente in Superman:
Legacy ce lo dirà solo il tempo, ma sembra
proprio che ad ora i fan possono aspettarsi di ritrovare il
supercane nell’atteso lungometraggio. A parte questa notizia,
sono molte poche le cose che si
sanno del prossimo film che porterà Superman sul grande
schermo. Questo rappresenterà il primo capitolo del nuovo
DC
Universe gestito da Gunn e Peter Safran e
dovrebbe, come già riportato, presentare una versione più giovane
del supereroe. Sarà dunque interessante vedere in che modo verrà
inserito anche Krypto e quale sarà la sua storia.
Sono appena terminate le riprese
dell’attesa seconda stagione del crime drama
Blanca, una produzione Lux Vide, società
del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction, diretta
da Jan Maria Michelini e Michele
Soavi, scritta da Francesco Arlanche Mario Ruggeri.
Nel cast
di “Blanca” ritroviamo Maria
Chiara Giannetta con Giuseppe
Zeno e Pierpaolo Spollon; la serie
tv andrà in onda prossimamente su Rai 1 in prima serata.
1 di 4
Ph Virginia Bettoja
Ph Virginia Bettoja
Ph Virginia Bettoja
La trama di Bianca
La follia di Blanca e la sua fame
di vita ci hanno conquistato nella prima stagione, e questa seconda
sarà l’occasione per entrare ancora di più nel suo mondo.
Scopriremo segreti inaspettati sulla sua famiglia, che porteranno
non pochi sconvolgimenti nella sua vita e in quella di chi le sta
vicino…soprattutto ora che, diventata consulente della Polizia a
tutti gli effetti, si trova ad affrontare anche sul lavoro nuove e
difficili sfide, che la porteranno ancora una volta ad essere
protagonista delle indagini al commissariato San Teodoro.
Torneranno gli amati compagni di avventura: la fedele Linneo,
Lucia, che avrà un ruolo ancora più importante nella vita di
Blanca, l’amica Stella, l’ispettore Liguori, che farà ingelosire
Blanca con una nuova fiamma che viene dal passato, il commissario
Bacigalupo e anche Sebastiano, di cui scopriremo nuovi lati
inediti. Ma arriveranno anche personaggi nuovi che costringeranno
Blanca a fare i conti con il suo passato e a decidere chi vuole
essere.
Tra le serie più amate dal pubblico
di Rai 1, Blanca è stata
la prima serie televisiva girata in olofonia,
tecnica che permette di riprodurre il suono in modo simile a come
viene percepito dall’apparato uditivo umano: utilizzando semplici
cuffiette, per lo spettatore sarà come essere al posto di Blanca,
sentire come lei sente e ricostruisce il mondo. Una vera e propria
novità nel panorama della produzione audiovisiva.
La star di The
Whale, Brendan Fraser,
ha recentemente parlato del fatto di non avere alcuna fretta nel
tuffarsi in nuovi progetti hollywoodiani, aspettando il film ideale
per tornare sul grande schermo. Intervistato durante il
Greenwich International Film Festival, l’attore ha
infatti affermato di voler essere molto selettivo nel valutare
quali ruoli interpretare da ora in avanti. “Al momento, non ho
niente – sono davvero esigente in questo momento“, ha detto,
affermando anche: “Potrebbe essere una lunga estate“,
riferendosi al suo attuale stato di “inattività e relax”.
Fraser, come noto, ha coronato la
sua recente carriera rinascimentale a Hollywood vincendo l’Oscar
come miglior attore ai 95esimi Academy Awards per la sua
interpretazione di Charlie in The Whale. Fraser ha in quel
film davo corpo e volto ad insegnante di inglese obeso e solitario
che lotta per prendersi cura della figlia prima che sia troppo
tardi. Insieme all’Oscar, Fraser ha vinto anche altri premi, tra
cui uno Screen Actors Guild Award, e ha ottenuto una nomination ai
Golden Globe per la sua interpretazione, considerata la sua
migliore da molti critici per la sua credibilità ed emozione nel
recitare la parte.
Dopo tali successi è dunque lecito
chiedersi cosa c’è nel futuro dell’attore, tornato ora sulla cresta
dell’onda. A quanto pare, però, potrebbe passare un po’ di tempo
prima di rivederlo sul grande schermo, in quanto Fraser sarebbe
deciso a non rovinare questo momento di popolarità accettando solo
ruoli realmente convincenti. Mentre le prossime mosse di Fraser a
Hollywood rimangono poco chiare, sappiamo però che egli sarà
presente nell’imminente film di Martin
Scorsese, Killers of the Flower
Moon, che sarà presentato in anteprima al
Festival di Cannes di questo mese.
“Abbiamo lavorando in un clima
molto caldo in Oklahoma, e non posso sopravvalutare la mia
partecipazione a questo film perché è epico“, ha detto Fraser.
“Ci sono così tanti attori in questo film, io rriverò giusto
per una scena o due alla fine“. La sua sembra dunque non
sarà una presenza particolarmente estesa all’interno del film con
protagonisti Leonardo
DiCaprio e Robert De Niro,
ma sarà comunque l’occasione per rivedere Brendan Fraser al cinema
in attesa di nuovi progetti futuri, che certamente non
mancheranno.
Interpretato da Halle
Bailey nei panni della protagonista
Ariel, La sirenettaè il prossimo
remake in live action della Disney, che come noto segue le
avventura di una giovane sirena che desidera esplorare il mondo
umano e alla fine lo fa stringendo un patto con una strega del mare
scambiando la propria voce per avere delle gambe al posto della
coda. Atteso al cinema per il 24 maggio, del film
è ora stata pubblicata una prima clip, la quale presenta uno dei
momenti più iconici del film d’animazione del 1989.
In essa la Bailey si esibisce in una
delle canzoni più memorabili del film originale, “Part of Your
World“. La breve clip mostra infatti il talento vocale e
recitativo della Bailey, con un set sottomarino da sogno completo
dei numerosi tesori e inquadrature di Ariel che rispecchiano il
classico d’animazione. Inoltre, la clip offre naturalmente la
possibilità di uno squadro più approfondito all’aspetto di Ariel e
al suo modo di muoversi nell’acqua. Accanto a lei, si può inoltre
ritrovare il fidato amico pesciolino Flounder. Ecco qui di seguito
la clip rilasciata dalla Disney:
La sirenetta, la trama e
il cast del film
La
Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una
bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la
figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera
scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la
superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle
sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il
suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di
suo padre.
Il film è interpretato dalla
cantante e attrice Halle Bailey
(grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah
Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo
del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno
di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art
Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di
Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar® Javier Bardem (Non
è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due
volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy
(Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di
Ursula.
La
Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar®
Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary
Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato
all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno
per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal
pluripremiato agli Academy Award® Alan Menken (La Bella e la
Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i nuovi
testi del tre volte vincitore del Tony Award® Lin-Manuel
Miranda. Il film è prodotto dal due volte vincitore dell’Emmy® Marc
Platt (Jesus Christ Superstar Live in Concert, Grease:
Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due volte vincitore
dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An American Classic)
e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver (Il Re Leone) è
il produttore esecutivo.
La curiosità che ruota attorno a
Regina Cleopatra, nuovo docudrama targato
Netflix
in arrivo il prossimo 10 maggio e prodotto da
Jada Pinkett Smith, è fin troppo alta. Molte
sono le ragioni, e non tutte derivano dal fascino storico che
l’ultima regina ellenica esercita ancora oggi, bensì dalle
polemiche che ne hanno investito la produzione sin
dalla diffusione del poster ufficiale. Le quali hanno smosso
perfino il Consiglio Supremo delle antichità Egiziane, sulla cui
opera hanno riversato accuse di blackwashing e falso
storico.
Questa ondata di critiche ha alzato
di gran lunga l’interesse per Regina
Cleopatra, contribuendone paradossalmente
all’attività di promozione. Le luci sul documentario, perciò, si
sono accese e le domande che cercano risposta sono molte, fra
queste il chiedersi come la serie spiegherà che la scelta
dell’attrice Adele James, nera, la quale incarnerà
la sovrana più potente che la storia tutta abbia mai avuto, sia
giusta e fedele.
Alessandria, 51 a.c. Cleopatra è in
biblioteca, china sullo scrittoio, quando una delle sue ancelle
l’avverte che “è il momento”. Il padre, Tolomeo XII, muore
a causa di una malattia e per la figlia è arrivato il momento di
salire al trono, sposandosi come da tradizione con il fratello
Tolomeo XIII. Da allora, la vita di Cleopatra cambia radicalmente:
le sorti dell’Egitto sono tutte sulle sue spalle e deve ingraziarsi
Roma per poter fortificare il suo potere, soprattutto dopo l’ira di
Giulio Cesare scatenata dall’uccisione di Pompeo su suolo egizio.
La sovrana stringe un’alleanza proprio con quest’ultimo durante la
sua reggenza, iniziando anche una storia amorosa che porta alla
nascita del suo primo figlio. Ma è dal rapporto con Giulio Cesare
che le cose prendono una piega diversa e Cleopatra si ritroverà ad
affrontare, alla fine, un grande nemico, dal quale non potrà
scappare.
Cleopatra, dea e regina
La figura di Cleopatra, pura
incarnazione della dea Iside, è stata rappresentata sullo
schermo molte meno volte di quanto si possa credere.
Nell’immaginario cinematografico comune, la regina d’Egitto ha il
volto di Elizabeth Taylor che, per il popolo
africano, visto come stanno le cose, rimane forse la sua
trasposizione più autentica. Anche nella più recente docuserie
L’Impero Romano: Potere e sangue, Jessica
Green si avvicina molto, a livello estetico, all’idea che
alcuni studiosi (ed egiziani ovviamente!) si sono fatti di
Cleopatra e della sua carnagione.
Jada Pinkett Smith ha voluto però cambiare le carte in
tavola, animare gli animi, e per farlo ha scelto una donna nera,
portando nella sua docuserie egittologhe, autrici e storiche che
potessero fornire una delucidazione riguardo la sua etnia.
Cleopatra discendeva dai Tolomei, ellenici… greci.
E questo è un dato di fatto. Ma
nessun documento o reperto storico è riuscito a risalire
all’identità della madre. Che di conseguenza potrebbe essere
egiziana e, come tale, avere un colore dell’epidermide più scuro.
Regina Cleopatra si apre proprio con
questa spiegazione, nell’intento di mettere subito le mani avanti
per quello che si andrà poi a mostrare. Lecita e passabile, dunque,
l’attrice Adele James. Chiarito l’arcano, Regina
Cleopatra ripercorre la vita del Faraone (si chiamerà
lei stessa così nel corso del suo regno) in quattro blocchi
raffiguranti periodi diversi: la salita al trono, la conquista di
Roma con Giulio Cesare, l’amore con Marco Antonio e la sua lotta
per l’Egitto costatale la morte.
La glorificazione della
sovrana
“Cleopatra. Regina africana.
Madre di una nazione di milioni di persone. Una dea egizia in carne
e ossa. Temuta e adorata allo stesso tempo. Ma anche umana.”,
è Jada Pinkett Smith, voce narrante, a dipingere il
ritratto di una donna potente e indipendente, con
un intero Paese nelle mani, la cui vita però non le è stata
clemente. Guerriera fino alla fine, risoluta e sagace. Dotta e
intelligente, persino quando si trattava di pianificare strategie
di guerra al fianco del suo Marco Antonio. Non c’è un momento in
cui la docuserie non ne esalti la donna e la sovrana che è stata,
caricando la sua immagine di una grande simbologia.
Un processo alla sua
glorificazione, potremmo dire, che si reitera in ogni
episodio fino alla sua conclusione, sovrastando gli eventi storici
– molto romanzati – che dovrebbero essere il fulcro e il motore
della narrazione. La ricostruzione del periodo tolemaico in cui
Cleopatra agì e lottò con tutte le sue forze costituisce infatti
solo il margine della storia, seppur siano state proprio le
cospirazioni e le rivolte di quel momento ad averla resa la monarca
più autorevole della sua dinastia. La sua politica espansiva e
accentratrice è stata abbondantemente silenziata ma, nell’affresco
della sua storia, è la parte più interessante, l’unica che in
qualche modo ne celebra davvero lo spirito divino e pragmatico.
Seppur, quindi, approfondirne la
personalità sia chiave principale per comprendere meglio il
personaggio storico, un occhio di riguardo su quel che è
stato effettivamente il suo lascito avrebbe dato al prodotto un
taglio più compiuto sul fronte storico-divulgativo. Molto
è, come detto, accennato, alcuni passaggi si prendono un po’ più di
spazio all’interno del rifacimento, ma a somme tirate alcuni punti
cruciali che hanno dettato un cambio di rotta nella vita di
Cleopatra sono stati messi da parte. Parliamo, ad esempio, della
minaccia dei cortigiani, che volevano indebolire la regina da poco
al trono e allontanarla da Alessandria. Cosa che accadde poi.
Dell’importanza che ha avuto il secondo triumvirato, a cui è
seguito l’avvicinamento a Marco Antonio.
Delle battaglie combattutesi fra
Roma e l’Egitto. Non si va a fondo neppure nelle alleanze strette
da Cleopatra con Giulio Cesare e, dopo, con Marco Antonio. Il
contesto funge di conseguenza solo da sfondo.
L’attenzione, oltre alla Cleopatra donna, è
rivolta maggiormente alla parte romance, che
capiamo faccia più gola al pubblico, traendone i suoi vantaggi sul
lato commerciale. I flirt che la sovrana ebbe con il dittatore e il
militare romano sono spalmati in tutte e quattro le puntate,
diventando focus dell’intera docuserie. È l’amore a prendere le
redini del racconto.
Un amore politico, ben studiato, in
cui sotto c’era il bisogno di assicurarsi il potere e la
continuazione della dinastia. A questa sovrabbondanza di sentimento
(romanzare l’epica love story fra Marco Antonio e
Cleopatra è stata una mossa astuta), scorre in parallelo una
scarsità di scene bellicose. La scenografia è
povera e c’è poco uso del digitale, indi per cui degli scontri (sia
via terra che con le flotte navali) abbiamo purtroppo solo un
assaggio. Ma forse questo è il pegno da pagare per un budget non
proprio elevato.
Cleopatra, una donna
contemporanea
Eppure Regina
Cleopatra che, in conclusione, non svetta nella lista
delle docuserie Netflix meglio
fatte, non può concludersi di certo negativamente. Perché in realtà
porta con sé un bellissimo messaggio sulle donne. Nell’antico
Egitto, infatti, esse potevano detenere il potere, diventare
regine, essere divinità. Potevano andare in guerra, gestire le
finanze del popolo, escogitare strategie. Erano parte attiva della
politica e dell’intero sistema economico e questo, proprio
nell’opera, fa da contrasto all’idea che invece in occidente
avevano i romani.
I quali, per tali ragioni,
additarono Cleopatra come strega e manipolatrice, serbandole un
odio fondato sulla convinzione che l’unico posto della donna era
fra le quattro mura di casa. Madre e moglie, nulla di più. Una
predisposizione misogina che si riversa nella figura di Ottaviano,
nemico ultimo della regina, la quale proprio con la sua morte (il
suicidio di Cleopatra non è uno spoiler) conferma la sua
posizione di donna al potere, che non si genuflette
davanti a nessuno. Che non si lascia comandare e sceglie lei come e
quando morire. Una bella parabola, che fa di Cleopatra una donna
moderna, adatta a vivere nell’oggi, che ne rispecchia
l’emancipazione e i movimenti attivisti contemporanei. E nella
quale, ognuna, può riflettersi. Sarà per questo che Cleopatra viene
definita immortale? Noi crediamo di sì.
Al 66 di Perrie Street, Carrie,
Samantha, Charlotte e Miranda stanno sorseggiando un vino rosso
mentre guardano una performance sessuale che si sta consumando
nell’appartamento di fronte. Commentano, criticano, analizzano.
Danno persino i voti. Nel 2019, molti anni dopo questa scena di
Sex & The City, quattro donne di terza
età sono intente a fare la stessa cosa, sempre con un calice di
rosso, ma a Santa Monica e davanti al libro più chiacchierato del
2011: Cinquanta sfumature di grigio di E.L.
James. Sono Vivian, Diane, Sharon e Carol e siamo in
Book Club – Tutto può succedere. Qualche ruga
e acciacco più tardi, le quattro spassose amiche, che sono
letteralmente la versione old delle newyorchesi
sopracitate, portano il loro club del libro, la loro ironia e il
loro filosofeggiare sul sesso per le strade del Bel Paese, fra
rossi, rosé e bianchi. Book Club – Il capitolo
successivo è il sequel
che probabilmente nessuno si aspetta, lo diciamo subito. Perché di
solito, l’operazione sui secondi capitoli molla sempre un po’ la
presa sull’idea avuta all’inizio, e non è detto che il risultato
rimanga piacevole.
Ma per questo film, sempre
diretto da Bill Holderman e scritto a
quattro mani con Erin Simms, il discorso è quasi inverso.
Ci troviamo davanti a un sequel migliore dell’originale, che porta
a un livello superiore il concetto di divertimento, pronto a far
ridere di gusto e desiderare di essere lì, con quelle quattro
stilosissime donne, baciate e abbracciate da un’Italia sì
edulcorata e da cartolina, ma incredibilmente suggestiva e
romantica. Book Club – Il capitolo
successivo arriva al cinema dall’11
maggio distribuito da Universal
Pictures.
Il lockdown ha reso la vita di
Vivian (Jane
Fonda), Diane (Diane
Keaton), Carol (Mary Steenburgen) e
Sharon (Candice Bergen) molto difficile. Costrette
a ritrovarsi tramite webcam, le quattro donne si sono dovute
reinventare mandando avanti nel frattempo il loro club del libro.
In attesa di incontrarsi nuovamente di persona e potersi
riabbracciare. Quando finalmente si rivedono, fra una chiacchiera e
un calice di vino rosso, le quattro decidono che è arrivato il
momento di intraprendere il famoso viaggio in Italia programmato
tantissimi anni prima, trasformandolo in seguito nell’addio al
nubilato di Vivian, che a breve convolerà a nozze con il suo Arthur
(Don Johnson). Le tappe nel Bel Paese saranno tre:
Roma, Venezia e la Toscana. La loro permanenza in Italia sarà piena
di eventi bizzarri, e fra nuovi incontri e vecchie fiamme
ritrovate, le quattro vivranno un’avventura davvero magica.
Ridere del tempo, ridere di se
stesse
Il non prendersi sul
serio delle quattro protagoniste è stato il
leitmotiv del primo capitolo, e continua ad esserlo anche
del secondo, ma caricato all’ennesima potenza. Quattro donne, tutte
sopra i sessant’anni, che riscoprono le bellezze del sesso, del
diletto sotto le lenzuola e delle avventure di coppia era ciò che
aveva reso Book Club – Tutto può succedere, un film tenero
e romantico al punto giusto, pur presentando tutti i cliché della
commedia e avendo quattro figure archetipiche. L’ironia, il senso
di libertà, la voglia di rilanciarsi grazie alle fantasie erotiche
di Christian e Anastasia erano riuscite a oscurare i luoghi comuni
presenti nella storia, mostrandone solo lo spirito
frizzantino, burlesco e vivacissimo.
E così, dopo aver affrontato
situazioni improbabili, amori dal passato e bollori riaccesi, le
quattro amiche sono pronte a intraprendere un nuovo viaggio, alla
volta dell’Italia, il cui addio al nubilato di Vivian funge solo da
pretesto per calare in pentola una serie di esilaranti dinamiche in
cui si troveranno invischiate. Se il primo film poneva al centro
della narrazione la volontà di reinventarsi e non soccombere al
tempo che passa ma anzi, sfruttare quello che resta per viverlo al
meglio, il secondo cerca di mantenere saldi gli obiettivi raggiunti
dalle donne, rafforzando non solo il loro rapporto ma le scelte fin
lì compiute. Book Club – Il capitolo
successivo porge da una parte molto più il fianco al
romanticismo fiabesco, fatto di dichiarazioni d’amore al limite del
diabete e corse in elicottero per raggiungere e baciare il principe
azzurro.
Ma dall’altro si infarcisce
di maggiore sarcasmo, quello presente sulla bocca di chi
riconosce lo scorrere del tempo, ma lo gestisce con humor
intelligente, facendosi persino beffa di lui. L’essere scanzonate,
i continui inside jokes nei dialoghi di Vivian, Carol,
Diane e Sharon, la loro instancabile verve, hanno un solo
obiettivo: sdoganare il concetto che, in
terza età, non si possa godere della propria
esistenza, lussuriosa o amorosa che sia, senza
vergognarsene. Non è mai troppo tardi per viaggiare, spassarsela,
sposarsi e vivere. Perché è solo quando ci si impone dei divieti,
facendo della propria età anagrafica un limite, che si diventa
davvero vecchi. Discorso iniziato nel primo film e che trova la sua
conclusione nel secondo.
Un’Italia da cartolina più
azzeccata che mai
Come accennavamo in apertura,
è un’Italia molto magica a far da cornice alla
storia. Anche se mostrata sempre nella solita versione
standard e patinata: il Colosseo, la Vespa, l’Altare della Patria,
le vie del centro romane indorate dalla luce del sole, poi Piazza
San Marco e la gondola veneziana avvolte dal cielo stellato, fino
al consueto road trip da quadretto verso la Toscana. Non da meno la
colonna sonora, che raccoglie le solite hit nostrane oramai datate,
già riproposte in altri prodotti mainstream il cui sfondo è lo
stivale. Basti pensare a Felicità di Albano che è fra le
canzoni di chiusura.
Eppure, quest’immagine per
l’appunto solita (e americana) che si ha del Bel Paese si scopre
essere azzeccatissima al contesto . È vero, insieme alle
protagoniste anche lo spettatore sembra fare un ennesimo tour del
Bel Paese, ma in questo caso non è un problema. La
fotografia che si ha dell’Italia, con le sue atmosfere da
La dolce vita, si sposa con il tono della
pellicola e il mood delle quattro donne, come se fosse
trasposizione paesaggistica delle loro emozioni. E quindi… calza a
pennello. Almeno questa volta.
Book Club – Il capitolo
successivo è dunque un sequel da guardare senza troppe
pretese. Si ride ai doppi sensi, si ironizza, a volte si storce il
naso, ma non si smette mai di divertirsi. Non vanterà chissà quale
sofisticata o intricata sceneggiatura, ma le poche operazioni sulle
battute che si scambiano le quattro amiche bastano a renderla una
pellicola animata, piena di brio, che vuole intrattenere
totalmente, senza mai far spegnere il sorriso. Perché bisogna
ricordarsi che non sempre c’è bisogno di una grande trama per
rendere piacevole l’esperienza al cinema (e ne abbiamo avuto
conferma con Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri o Super Mario Bros. – Il film, per citarne due recenti).
A volte basta che il film possieda un’anima briosa e un maestrante
che sappia valorizzarla. E il gioco è fatto!
Dopo mesi e mesi di rumor, sembra ci
siano ora maggiori certezze riguardo uno dei ruoli principali
dell’atteso film Fantastici Quattro del
Marvel Cinematic Universe.
Sebbene nulla sia stato ancora confermato ufficialmente,
@MyTimeToShineHello, fonte affidabile del settore, afferma infatti
che l’attore Adam Driver
avrebbe accettato il ruolo di Reed Richards,
alias Mr. Fantastic, nel film. Driver era già
stato indicato come prima scelta dei Marvel Studios per la parte e
con lui erano stati avviati dei colloqui al fine di raggiungere un
accordo.
Per il momento questo rimane un
rumor e probabilmente bisognerà aspettare che l’intero cast venga
deciso per poter avere un annuncio ufficiale che confermi o
smentisca la notizia. Si tratterebbe di una grossa conquista per i
Marvel Studios, che con Driver nel ruolo del protagonista potrebbe
contare su un attore di grande talento e con una già pregressa
esperienza in blockbuster, avendo ricoperto il ruolo di
Kylo Ren negli ultimi tre film di Star
Wars.
Al momento non ci sono invece ancora
certezze per gli altri ruoli, anche se negli ultimi giorni si è
parlato di Margot Robbie come
nuova candidata al ruolo di Sue Storm, alias La Donna
Invisibile e Paul Mescal in quelli di Johnny
Storm, alias Torcia Umana. Antonio
Banderas è stato indicato come possibile antagonista
nei panni di Galactus, mentre ancora non ci sono grandi
certezze per il ruolo di La Cosa. Di certo, il casting per Fantastici Quattro continua ad essere
fonte di grande interesse per i fan, che non vedono l’ora di
scoprire chi interpreterà la celebre famiglia di supereroi. Per
avere tale risposta, probabilmente, manca sempre meno tempo.
It's done. Adam Driver is our Reed
Richards.
— MyTimeToShineHello (@MyTimeToShineH)
May 6, 2023
Universal Pictures ha diffuso il
secondo trailer ufficiale di Oppenheimer,
l’attesissimo nuovo film scritto e diretto da Christopher Nolan, Oppenheimer è un thriller storico girato in IMAX
che porta il pubblico nell’avvincente storia paradossale di un uomo
enigmatico che deve rischiare di distruggere il mondo per poterlo
salvare.
Il film è interpretato da Cillian Murphy nel ruolo di J. Robert
Oppenheimer e da Emily Blunt nel ruolo della moglie, la biologa e
botanica Katherine “Kitty” Oppenheimer. Il premio Oscar Matt Damon interpreta il generale Leslie
Groves Jr., direttore del Progetto Manhattan, e
Robert
Downey Jr. interpreta Lewis Strauss, commissario
fondatore della Commissione statunitense per l’energia atomica.
La candidata all’Oscar Florence Pugh interpreta la psichiatra Jean
Tatlock, Benny Safdie interpreta il fisico teorico
Edward Teller, Michael Angarano interpreta Robert
Serber e Josh Hartnett interpreta il pionieristico
scienziato nucleare americano Ernest Lawrence. Oppenheimer è
interpretato dal vincitore dell’Oscar Rami Malek e questo film vede Nolan riunirsi
con l’attore, scrittore e regista otto volte candidato all’Oscar
Kenneth Branagh.
Il cast comprende anche
Dane DeHaan (Valerian e la città dei mille
pianeti), Dylan Arnold (serie Halloween),
David Krumholtz (La ballata di Buster Scruggs),
Alden Ehrenreich (Solo: A Star
Wars Story) e Matthew Modine (Il Cavaliere Oscuro – Il
ritorno). Il film è tratto dal libro vincitore del premio
Pulitzer American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert
Oppenheimer di Kai Bird e del compianto Martin J. Sherwin. Il film
è prodotto da Emma Thomas, Charles Roven di Atlas Entertainment e
Christopher Nolan.
Oppenheimer è girato sia in IMAX
65mm che in pellicola di grande formato 65mm che include, per la
prima volta in assoluto, sezioni in fotografia analogica IMAX in
bianco e nero. I film di Nolan, tra cui
Tenet,
Dunkirk,
Interstellar,
Inception e la trilogia del Cavaliere Oscuro, hanno
incassato più di 5 miliardi di dollari al botteghino mondiale e
sono stati premiati con 11 Oscar e 36 nomination, tra cui due
nomination come miglior film.
Come ormai noto, il villain del film
Guardiani della Galassia
Vol. 3 è l’Alto Evoluzionario
(interpretato da Chukwudi Iwuji), un personaggio
cosmico di lunga data che ha avuto una terrificante storia di
sperimentazione e tortura sugli animali. Sebbene la performance di
Iwuji nel film porterà probabilmente il personaggio ad essere
acclamato come uno dei migliori cattivi dell’universo
cinematografico Marvel, c’è stato un momento in cui
il personaggio non era previsto come principale antagonista del
film. In un recente Q&A su Twitter, il regista del film
James
Gunn ha infatti confermato di aver considerato
Annihilus come villain.
Non è la prima volta che Gunn
esprime interesse per questo antagonista, principalmente conosciuto
per i suoi scontri con i Fantastici Quattro. Già in una
sessione di domande e risposte su Facebook nel 2017, il regista
aveva affermato che probabilmente avrebbe usato il personaggio come
villain se i Marvel Studios avessero avuto i diritti sul
personaggio. A quel tempo, però la scuderia dei Fantastici Quattro
era ancora di proprietà della 20th Century Fox. “Mi piace molto
il personaggio di Annihilus“, ha detto Gunn in
quell’occasione, “e c’è la possibilità che lo avrei usato come
cattivo in uno dei film.”
Tale personaggio, apparso per la
prima volta in The Fantastic Four Annual (vol. 1) n. 6
(1968), nasce in seguito allo sviluppo di un batterio sul pianeta
Arthros della Zona Negativa. Annihilus è poi noto per il suo
possedere un esoscheletro che gli dona una forza super-umana, gli
permette di resistere agli attacchi e anche di respirare nel vuoto
dello spazio, ma anche di riprodursi attraverso cloni che portano
avanti le sue imprese. Un nemico piuttosto temibile dunque, che
però è stato infine scartato in favore dell’Alto Evoluzionario, il
quale si sta però affermando come un villain tra i più memorabili e
cattivi dell’MCU.
Guardiani della Galassia Vol.
3, la trama e il cast del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani della
Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto
un po’ diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di
Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere
l’universo oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che,
se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei
Guardiani così come li conosciamo.“
Mentre Guardiani della Galassia Vol.
3 è attualmente al cinema, il regista e
sceneggiatore del film, James
Gunn, ha confermato via Twitter che uno dei membri del
cast del film Marvel comparirà nel suo prossimo
progetto, Superman: Legacy,
ovvero il primo film del nuovo DC
Universe. Gunn, nuovo co-CEO dei DC Studios,
attualmente impegnato nel processo di casting per tale atteso
progetto, ha infatti partecipato ad una sessione di domande e
risposte con i fan sul social, dove in molti gli hanno
esplicitamente chiesto se qualche attore del suo film Marvel
apparirà anceh nel DCU.
Come sempre, Gunn ha fornito una
risposta secca e priva di dettagli, che lascia dunque aperta la
porta a qualsiasi opzione. Come noto, gli attori che hanno lavorato
con Gunn sono già passati dal DCU all’MCU e viceversa. Per Guardiani della Galassia Vol.
3, Gunn ha scelto sua moglie, l’attore di
The PeacemakerJennifer
Holland, e la star di The Suicide SquadDaniela
Melchior per alcuni ruoli minori. Dopo essere apparsi come
membri della Task Force X in The Suicide Squad, gli attori
Nathan Fillion e Pete Davidson
appaiono poi entrambi nel film Marvel, ma sempre con un ruolo
secondario il primo e con un cameo sullo sfondo il secondo.
Data quest’abitudine di Gunn, era
dunque facilmente immaginabile che ciò avverrà anche con il suo
prossimo progetto. Anche se il regista non ha rivelato chi del cast
di Guardiani della Galassia Vol.
3 sarà nel film, è lecito pensare che questi non sarà uno
degli attori principali e che la partecipazione di quest’interprete
potrebbe effettivamente limitarsi ad un ruolo secondario se non
proprio ad un cameo. Tra gli attori che potrebbero essere coinvolti
uno dei più probabili è certamente Sean Gunn,
fratello del regista, che nei film Marvel diretti da Gunn
interpreta Kraglin e fornisce i movimenti di Rocket. Ad ora, non
resta che aspettare che vengano date notizie ufficiali sul
casting.
Guardiani della Galassia Vol.
3, la trama e il cast del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani della
Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto
un po’ diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di
Gamora, deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere
l’universo oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che,
se non completata con successo, potrebbe portare alla fine dei
Guardiani così come li conosciamo.“
Con l’uscita di Guardiani
della Galassia Vol 3 abbiamo visto Rocket Raccoon (Bradley
Cooper) in primo piano. L’ultimo saluto alla banda di
disadattati di James Gunn approfondisce la storia di
Rocket, intrinsecamente legata all’antagonista del
film, l’Alto
Evoluzionario (Chukwudi Iwuji). Il
passato del procione raffiora e ci vengono presentate tre figure,
amici che hanno condiviso con lui la prigionia: Teefs il tricheco (Asim
Chaudhry), Floor il coniglio
(Mikaela Hoover) e Lylla la
lontra (Linda Cardellini).
Il ricongiungimento di
Rocket e Lylla è particolarmente
emozionante, un’allusione a un legame più profondo che va oltre la
semplice origine comune. E c’è un motivo: nei fumetti, Lylla, o
Lady Lylla, è l’anima gemelladi
Rocket.
1La coppia di Guardiani della Galassia
Vol. 3 prende strade separate
L’ultimo numero della miniserie Rocket Raccoon vedeva Rocket
e Lylla lasciare insieme Halfworld e partire
all’avventura a bordo di una nave costruita dai robot. Sembrava un
finale felice e contento per la coppia, ma non era destino.
Passarono anni prima che Lylla ricomparisse e in quel periodo lei e
Rocket si separarono. Rocket, naturalmente, finì
per fare coppia con Groot prima di unirsi ai
Guardiani della Galassia. La coppia si sarebbe
riunita in Annihilators #4 della Marvel Comics nel 2010, ma molte cose erano
cambiate nel corso degli anni.
Lylla era ora sposata con Blackjack
O’Hare, un coniglio antropomorfo che anni prima era stato
sia nemico che alleato di Rocket. Lylla e O’Hare
sono felici insieme e Rocket è felice per loro. I due si separano
nuovamente e Rocket torna da Groot e dai Guardiani per
vivere altre avventure. Guardiani della Galassia Vol
3 si prende chiaramente delle libertà sulle origini di
Rocket e Lylla. Sembra che
l’Alto
Evoluzionario abbia un ruolo molto più significativo
nelle modifiche genetiche che hanno portato alla creazione delle
creature antropomorfe.
Torna su Sky e in
streaming su NOW
Gabriele Muccino con la seconda stagione di A
casa tutti bene. La prima serie televisiva della
filmografia del regista romano racchiude, ancora una volta, i temi
portanti che hanno da sempre caratterizzato il suo cinema.
Ritroviamo quindi per protagonista una famiglia borghese e
disfunzionale che riesce solo a comunicare attraverso urla
e grida. A casa tutti bene 2 – La serie riprende
da dove l’avevamo lasciata, con la rivelazione shock della prima
stagione, in cui viene svelato che il cadavere sepolto nel giardino
della casa al mare ad Ansedonia dei Ristuccia, era quello di
Verena, una dipendente della famiglia e Ginevra
sconvolta scappa in auto, finisce fuori strada ed è in fin di
vita.
La trama di A casa tutti bene 2 – La serie
Il primo episodio svela che Ginevra
(Laura Adriani) è sopravvissuta all’incidente ma è
in coma in ospedale intanto i Ristuccia e i Mariani si riuniscono
per parlare della morte di Verena. Alba (Laura
Morante) la matriarca dei Ristuccia si prende tutta
l’ira e il disprezzo dei suoi tre figli Carlo (Francesco
Scianna), Paolo (Simone Liberati) e Sara
(Silvia D’Amico) per aver nascosto l’omicidio
della giovane amante del padre Pietro. Dopo questa parte
introduttiva di A casa tutti bene 2 – La serie c’è
un salto temporale di ben un anno e finalmente Ginevra si risveglia
e i fratelli Ristuccia cercano in tutti i modi di tenere a galla la
loro azienda di famiglia, cioè il ristorante San
Pietro.
Sara inizia a frequentare un noto
chef stellato (Tom Leeb) e lascia il marito
fedifrago Diego (Antonio Folletto), Paolo è in
lotta per riottenere la custodia del figlio Giovanni
(Federico Ielapi) che vive a Parigi e Carlo deve
affrontare il ritorno a casa di Ginevra che purtroppo non cammina
più e non ricorda del cadavere nascosto da Alba e Maria Ristuccia
(Paola Sotgiu). Intanto però un’altra minaccia
riaffiora dal passato, il malavitoso Adriano Abbattista, non più in
galera ma agli arresti domiciliari, ragione per cui Luana
(Emma Marrone) spaventata dall’accaduto lascia il
secondo genito di Maria, cioè Riccardo (Alessio
Moneta) e porta via anche il figlio di pochi mesi Cesare.
Nel frattempo la malattia di Sandro Mariani (Valerio
Aprea) peggiora e la moglie Beatrice (Milena
Mancini) è costretta a lasciare il marito ammalato
di Alzheimer in una clinica che si prenderà cura di lui,
una delle scene più toccanti della serie in generale.
Il finale del quarto episodio è
forse il momento più inaspettato di questi primi sei episodi della
seconda stagione di A casa tutti bene. Senza
svelare troppo, di nuovo come era successo anni prima, la storie in
qualche modo si ripete, un Ristuccia e un Mariani si ritrovano di
notte con un morto nella cucina del ristorante, con la missione di
sbarazzarsene il prima possibile. Da qui i due personaggi provano
sulla loro pelle tutto quello che hanno passato le loro madri,
certo questo nuovo omicidio non è un incidente ma un atto di difesa
nei confronti di Luna (Sveva Mariani) che stava
per essere violentata da un uomo nascosto nel cortile del
ristorante. Nel sesto episodio la polizia inizia ad indagare sul
ritrovamento di un cadavere carbonizzato in una cava e i primi
indiziati sono proprio i componenti delle due famiglie del San
Pietro.
Un family drama italiano
La famiglia
disfunsionale è da sempre alla base delle trame di un
family drama, basta pensare a quella più celebre
americana dei Roy, protagonisti di
Succession, la serie pluripremiata in onda in queste
settimane sempre su Sky o anche quella dei Dutton di
Yellowstone. La prima produzione seriale del regista
che si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2001 con il film
L’ultimo bacio, gioca anche lui sui contrasti tra i fratelli che
vogliono gestire l’azienda di famiglia, in questo caso il
ristorante San Pietro, eredità del patriarca ormai passato a
miglior vita.
La prima stagione era stata
drammatica, tra segreti nascosti per decenni, bugie e le tante
inconfondibili sfuriate isteriche che da sempre sono il marchio di
fabbrica di Muccino. A casa tutti bene 2 – La
serie è sempre piena, soprattutto nei primi episodi, di
crisi di nervi ma anche nascita di nuove relazioni, un nuovo
mistero e la collaborazione tra i i fratelli Ristuccia e il cugino,
detto Riccardino, Mariani che uniscono le forze per mandare avanti
il loro prestigioso locale nel cuore di Roma. Gabriele Muccino per
finire dirige un cast, tra i più talentuosi e uniti in un unico set
di una serie drammatica televisiva, dove in questa seconda stagione
spiccano le interpretazioni di Silvia D’amico, Francesco Scianna,
Valerio Aprea e Antonio Folletto.
Questa seconda stagione si conferma
un ottimo prodotto seriale italiano riconoscibile nella firma del
suo creatore e che scorre inseguendo un nuovo mistero e delitto che
metterà di nuovo in crisi le famiglie Ristuccia e Mariani.
Nel corso della sua carriera il
premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia di film
di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale
Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al
thriller Il codice Da Vinci. E proprio a proposito di
thriller, un altro titolo da lui diretto, meno noto ricordato
rispetto ai titoli qui citati, è Ransom – Il
riscatto, del 1996. Si tratta di un cupo thriller
dove non ci si fa scrupoli nel porre in pericolo anche i più
indifesi. Un dettaglio che rese il film controverso sin dalla sua
uscita in sala.
La sceneggiatura, scritta da
Richard Price e Alexander Ignon,
si ispira all’episodio Fearful Decision, della serie
antologica degli anni Cinquanta The United States Steel
Hour. A distanza di anni, è ancora un film capace di offrire
grande tensione anche per i moderni standard del genere,
dimostrandosi una visione quantomai valida. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Ransom – Il riscatto
Protagonista del film è Tom
Mullen, un ricco imprenditore a capo di una compagnia
aerea privata. L’uomo vive a New York con la sua bella moglie
Kate e Sean, il figlio di nove
anni. Un giorno, quest’ultimo viene rapito da un gruppo di
delinquenti. Poco dopo, i due genitori ricevono un filmato nel
quale viene richiesto un riscatto di due milioni di dollari, con
l’avvertimento di non contattare la polizia per nessun motivo
altrimenti il bambino sarebbe morto. Dopo un iniziale
tentennamento, Tom e Kate decideranno di rivolgersi all’FBI, che
invia una squadra capitanata dall’agente Lonnie
Hawkins, il quale allestisce a casa loro un centro
operativo per monitorare la situazione.
Hanno così inizio le operazioni per
cercare di capire chi siano i rapitori e come poter salvare il
bambino prima che sia troppo tardi. Le cose si complicano quando le
prime trattative vanno male e per Sean la situazione si fa sempre
più disperata. Con la stampa ormai a conoscenza del rapimento e le
notizie cominciano a circolare su tutti i telegiornali, Tom capirà
di dover agire senza l’aiuto dei federali: facendo un appello in
diretta televisiva durante un telegiornale, trasforma il riscatto
in una taglia sui rapitori. Da quel momento, gli equilibri si
ribaltano e la situazione diventerà sempre più critica.
Il cast di Ransom – Il riscatto
Per il ruolo di Tom Mullen sono
stati considerati attori del calibro di Kurt Russell,
Harrison Ford, Kevin Costner e Dennis Quaid,
ma ad ottenere il ruolo è poi stato Mel Gibson. Lui e
Howard si erano già incontrati all’edizione dei premi Oscar del
1996, dove concorrevano con i film Apollo 13 Howard e
Braveheart – Cuore impavido
Gibson. Fu quest’ultimo infine a vincere il premio per il Miglior
film. Nei panni della moglie Kate vi è invece l’attrice
Rene Russo. Riguardo a lei Howard ha raccontato di
aver frequentato la sua stessa scuola e di aver avuto una cotta per
l’attrice, ma era stato troppo timido per chiederle di uscire.
Russo, in seguito, ha ammesso a sua volta di aver avuto una cotta
per Howard, senza mai rivelarlo.
Ad interpretare il figlio Sean vi è
l’attore Brawley Nolte, figlio del noto attore
Nick Nolte, mentre per il ruolo di Jimmy Shaker
Howard aveva inizialmente pensato all’attore Alec Baldwin, il quale ha rifiutato a causa
della natura sinistra del personaggio, nonché del tema del film
dove si in pericolo un bambino. Per lo stesso motivo anche
l’attore Ray Liotta ha
rifiutato il ruolo. A interpretare il personaggio è infine stato
Gary Sinise. Recitano poi nel film anche
Delroy Lindo nei panni di Lonnie Hawkins,
Lily Taylor in quelli di Maris Conner e
Liev Schreiber e Donnie Wahlberg
in quelli dei gemelli Clark e Cubby Barnes.
Il trailer di Ransom – Il riscatto e dove vedere il
film in streaming e in TV
Sfortunatamente, al momento
Ransom – Il riscatto non è presente su
nessuna delle piattaforme streaming disponibili in Italia. Per
poterlo vedere, è dunque possibile affidarsi unicamente al suo
passaggio in televisione. Attualmente, il film è presente nel
palinsesto televisivo di sabato 6 maggio alle ore
21:00 sul canale Iris.
Una delle più memorabili saghe
cinematografiche d’animazione degli ultimi anni è quella di
Madagascar. Composta da tre film
principali, uno spin-off e diverse serie televisive animate, questa
è uno dei titoli di punta del celebre studio DreamWorks
Animation. Dal 2005, anno di distribuzione del primo film,
questa è diventata infatti una notevole fonte di guadagno, capace
di attrarre un pubblico di bambini e adulti. Merito di ciò è la
grande comicità intrinseca alle storie narrate, come anche i
personaggi e alcune sequenze rimaste nell’immaginario comune. Dopo
il successo del primo film, nel 2008 è arrivato
Madagascar 2, diretto da Eric
Darnell e Tom McGrath.
In questo proseguono le avventure
dei quattro animali fuggiti dallo zoo di New York e in cerca di
avventure in terre lontane. Se il primo film era stato un grande
successo, questo primo sequel superò ogni aspettativa. A fronte di
un budget di 150 milioni di dollari arrivò infatti ad incassarne
oltre 600 in tutto il mondo, divenendo il sesto film dal maggior
guadagno del 2008. Con un cast di celebri doppiatori, tanto nella
versione inglese quanto nel doppiaggio italiano, questo è ancora
oggi uno dei film d’animazione di maggior successo di sempre.
Attualmente, la DreamWorks ha annunciato la realizzazione anche di
un quarto capitolo della serie.
Nell’attesa di poter rivedere i
celebri e divertenti animali sul grande schermo, è possibile
riscoprire Madagascar 2, il quale vanta una serie di
situazioni comiche e tanta azione, capace di stupire sia più più
piccoli che i più grandi. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, ai
personaggi al cast di doppiatori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Madagascar 2: la trama del film
Il secondo film della trilogia
riprende la narrazione lì da dove si concludeva il precedente
capitolo. Alex, Marty,
Melman e Gloria trovano la
possibilità di tornare a New York nell’aiuto offerto loro dai
quattro celebri pinguini. Il gruppo sale così a bordo di un aereo
abbandonato, e inizia il lungo viaggio verso casa. Naturalmente, il
velivolo si dimostra più malandato del previsto e ben presto
subisce un guasto che costringe gli animali ad un atterraggio di
emergenza in Kenya, nel bel mezzo di una riserva naturale. Qui si
imbattono nella fauna del luogo, tra cui anche alcuni animali molto
speciali.
Alex, infatti, si ricongiunge
inaspettatamente con i suoi veri genitori. Emozionato
dall’incontro, non si risparmia in storie riguardo il suo status di
celebrità nello zoo di New York. Anche i suoi amici però sembrano
trovare una propria dimensione, imbattendosi ognuno nei propri
simili. Ben presto, però, scopriranno quanto anche quel mondo possa
essere spietato, e per poter essere accettati dovranno superare
diverse prove, come ance risolvere il mistero riguardo la
sparizione dell’acqua nella riserva.
Madagascar 2: i personaggi e i doppiatori del
film
Grazie alla fama raggiunta dalla
serie, i film si sono avvalsi di celebri doppiatori per le voci dei
personaggi principali. Si possono infatti ritrovare noti attori
tanto per la versione originale quanto per quella in lingua
italiana. Per la prima di queste, sono da citare i quattro
doppiatori dei protagonisti. Ben Stiller
è infatti il leone Alex, mentre Chris Rock è
la zebra Marty, David Schwimmer la giraffa Marty e
Jada Pinkett
Smith l’ippopotamo Gloria. Celebre è poi il doppiaggio
di Sacha Baron
Cohen nei panni del lemure Re Julien. In questo
sequel, infine, si annovera la presenza di Alec Baldwin
nei panni del leone cattivo Makunga.
Per il doppiaggio
italiano, allo stesso modo, si ritrovano diverse celebri
voci, sia di noti doppiatori che di personalità dello spettacolo
amate dal grande pubblico. Come per il primo film, le voci di Alex
e Marty appartengono nuovamente al duo comico Ale
e Franz. Melman, che nel primo film aveva la voce
di Fabio De
Luigi, è ora doppiato da Robert
Gammino. Allo stesso modo, l’ippopotamo Gloria,
precedentemente doppiato da Michelle Hunziker, ha
ora la voce di Chiara Colizzi. A doppiare il
simpatico Re Julien è invece nuovamente il celebre Oreste
Baldini, mentre Stefano De Sando, voce
ufficiale di Robert De Niro, interpreta il leone Makunga.
Il trailer di Madagascar 2
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Madagascar
2 è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 6
maggio alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Opera di carattere storico del 2009,
il film The Young Victoria ha conquistato
buoni pareri di critica e pubblico, affascinati in particolar modo
dalla fedele ricostruzione dell’epoca e delle reali personalità qui
portate in scena. La vicenda, come suggerisce anche il titolo, è
infatti incentrata sui primi anni del regno della regina Vittoria,
una delle più longeve e amate sovrane del Regno Unito. A darle
volto, nel film, è l’attrice Emily
Blunt, oggi nota per essere stata interprete di
celebri titoli come Il diavolo veste
Prada, Sicario e
Il ritorno di Mary
Poppins.
L’idea per il lungometraggio venne
in mente a Sarah, la duchessa di York e moglie del secondo figlio
di Elisabetta II. Da sempre affascinata dalla figura di Vittoria,
questa decise di proporre il progetto al produttore Graham
King, all’epoca impegnato nella realizzazione del film
The
Departed, di Martin
Scorsese. King rimase affascinato dall’idea, e
desideroso di realizzare un film nel suo paese d’origine si impegnò
per realizzare quanto propostogli. Egli affidò così la
sceneggiatura a Julian Fellowes, e chiese a
Scorsese di essere il produttore esecutivo del film.
Uscito infine nelle sale, The
Young Victoria si affermò non solo come una devota
ricostruzione dei primi anni di regno della sovrana, ma anche come
un’appassionata storia d’amore, raccontando infatti del matrimonio
di lei con il marito Alberto. Il film vanta una messa in scena
ricca e avvolgente, dove spiccano in particolar modo i costumi
della leggendaria Sandy Powell, che vinse grazie
ad essi il premio Oscar. Ancora oggi, questo è uno dei più indicati
per chi vuole avvicinarsi alla storia della celebre famiglia
reale.
The Young Victoria: la
trama del film
Il tutto è ambientato
nell’Inghilterra del 1837. Il re Guglielmo IV non
ha avuto figli, e l’unica erede al trono risulta dunque essere sua
nipote Vittoria. Chiamata così a diventare
sovrana, la giovane di appena 17 anni, si ritrova improvvisamente
circondata da persone che le stanno accanto solo per interesse. Da
sua madre a suo zio, tutti sembrano aspirare ad avere un po’
dell’incredibile poterLa chiave case che lei ha ora ottenuto. Tra
le varie cose che questi vogliono organizzare per lei vi è anche il
matrimonio con il principe Albert. Vittoria si
stufa però ben presto delle pretese nei suoi confronti, e si
dichiara contraria all’idea di conoscere il giovane per poi doverlo
sposare.
Quando però questi si presenta alla
corte, la regina rimane sorpresa nello scoprire che anche lui come
lei è stanco di essere manipolato dai propri parenti. I due giovani
iniziano così a conoscersi, scoprendo di comprendersi molto più di
quanto potevano immaginare. Fortificata da questa esperienza,
Vittoria trova la forza di allontanare coloro che la circondano
solo per interesse personale, arrivando così ad essere una sovrana
a tutti gli effetti. Ben presto, però, una profonda crisi politica
si apre nel paese e la regina si ritrova ad essere profondamente
criticata dal popolo. Soltanto il suo amore con Albert potrà
ridarle la speranza e la fiducia necessarie a svolgere il proprio
dovere.
The Young Victoria: il
cast del film
Interpretare una regina,
specialmente se realmente esistita, è l’ambizione di molte attrici.
Si tratta infatti di personaggi estremamente complessi, che
presentano una forte contrapposizione tra il loro volto pubblico e
quello privato. Consapevole che molte interpreti si sarebbero date
battaglia per la parte della regina Vittoria, l’attrice
Emily Blunt si mise in contatto con il
produttore ben prima che i casting iniziassero. L’attrice era
infatti rimasta stregata dalla sceneggiatura e dalla storia della
sovrana, di cui ammise di non essere al corrente. La sua intenzione
era però quella di raffigurarla come una giovane innamorata che
combatte per ciò che sente giusto. Grazie alla sua motivazione,
l’attrice ottenne infine il ruolo.
Per il ruolo del principe Alberto,
si cercò invece un interprete non ancora particolarmente noto.
Venne infine scelto Rupert Friend, noto fino a
quel momento solo per il film Orgoglio e pregiudizio. Il
produttore e il regista Jean-Marc Vallée rimasero
particolarmente colpiti dal suo provino, trovando che rispecchiasse
perfettamente la loro idea del personaggio. Una volta ottenuta la
parte, Friend diede vita a numerose ricerche al fine di comprendere
il carattere di Alberto come anche le sue vicende personali. Imparò
inoltre pratiche comuni per un principe, come l’andare a cavallo,
il portamento e a suonare il pianoforte. Decise inoltre di prendere
lezioni con un dialect coach al fine di migliorare il proprio
accento.
Nel film si ritrovano poi anche gli
attori Paul
Bettany, Mark
Strong e il premio Oscar Jim
Broadbent. Il primo di questi venne chiamato ad
interpretare il ruolo del primo ministro Lord Melbourne. Bettany,
in realtà, era di vent’anni più giovane rispetto a quanto richiesto
per la parte, ma i produttori e il regista lo ritennero ugualmente
il candidato migliore. Strong diede invece vita a John Conroy,
militare e amministratore della residenza di Vittoria. Broadbent dà
invece volto al re Guglielmo IV, padre di Vittoria. L’attrice
Miranda Richardson ha invece interpretato la madre
della regina, anch’essa di nome Vittoria e duchessa di Kent.
La colonna sonora di The Young
Victoria, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Durante la realizzazione del film,
il regista decise di utilizzare una colonna sonora inedita per il
genere. Si avvalse infatti tanto di brani classici quanto di pezzi
più contemporanei, tra cui anche diverse canzoni rock, che
potessero rappresentare al meglio il mood della pellicola. Molte di
queste, tra cui si ritrovano anche brani dei Rolling Stones, non
sono poi state utilizzate all’interno del film, ma solo in
preparazione delle riprese di determinate scene. In particolare,
però, è rimasta celebre la canzone Only You, eseguita
dalla cantante Sinéad O’Connor, descritta come la
perfetta melodia per il film e la sua storia. L’album contenente i
vari brani del film è in seguito stato pubblicato dalla EMI
Music.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di una delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. The Young
Victoria è infatti presente all’interno di
Rai Play. Accedendo a questo, sarà possibile
fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità
video. L’unico requisito richiesto è infatti quello dell’iscrizione
al sito, completamente gratuita. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di sabato 6 maggio alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Arriva su Sky l’avvincente thriller
scritto e diretto da John Michael McDonaghThe Forgiven, in prima tv lunedì 8 maggio
alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on
demand.
Basato sull’inquietante romanzo
“Nella polvere” di Lawrence Osborne, The
Forgiven combina una sensualità rovente, una maestria
cinematografica e colpi di scena inaspettati mentre l’Oriente
incontra l’Occidente e l’affidabilità del vecchio mondo collide in
maniera catastrofica con la moderna indifferenza.
Il film è interpretato dal
candidato all’Oscar Ralph Fiennes, dalla vincitrice dell’Oscar
Jessica Chastain e da Matt
Smith, Saïd Taghmaoui, Abbey
Lee, Mourad Zaoui, Caleb Landry
Jones, Ismael Kanater,
Christopher Abbott, Alex Jennings
e Marie-Josée Croze.
La trama di The
Forgiven
Guidando a grande velocità
attraverso il deserto marocchino per partecipare a una sontuosa
festa di un vecchio amico, i ricchi londinesi David e Jo Henninger
(Ralph Fiennes e Jessica Chastain) restano coinvolti in un tragico
incidente con un adolescente del posto. Una volta arrivati in
grande ritardo alla villa dove la festa è al suo culmine, la coppia
cerca di nascondere l’incidente con la connivenza della polizia
locale. Ma quando arriva il padre del ragazzo per cercare
giustizia, la scena è pronta per uno scontro tra culture pieno di
tensione, in cui David e Jo devono scendere a patti con quello che
hanno commesso e le sue devastanti conseguenze.