Darby Camp e Jack
Whitehall sono i protagonisti di
Clifford – Il grande cane rosso, dal 2 dicembre al
cinema. Ecco cosa ci hanno raccontato del film e dell’esperienza
sul set.
Debutta il 2 Dicembre 2021
CLIFFORD
– Il Grande Cane Rosso l’attesa commedia di natale
basata sulla serie di libri scolastici “Clifford il grande cane
rosso” di Norman Bridwell. Il film è diretto da e prodotto da
Paramount Pictures in associazione con eOne Films e New Republic
Pictures. Una produzione Scholastic Entertainment/Kerner
Entertainment Company.
CLIFFORD
– Il Grande Cane Rosso diretto da Walt Becker e si
basa su una sceneggiatura scritta da Jay Scherick & David Ronn e
Blaise Hemingway e su una storia di Justin Malen e Ellen Rapoport.
Nel cast protagonisti sono Jack Whitehall, Darby Camp, Tony Hale,
Sienna Guillory, David Alan Grier, Russell Wong e John Cleese. Il
film è prodotto da Jordan Kerner, p.g.a., Iole Lucchese, produttori
esecutivi sono Brian Oliver, Bradley J. Fischer, Valerii An, Brian
Bell, Caitlin Friedman, Deborah Forte, Lisa Crnic.
La piccola Emily Elizabeth (Darby
Camp) riceve come regalo da uno stravagante e magico signore (John
Cleese), un piccolo cucciolo di cane rosso, che immediatamente
conquista il suo cuore. Ma Emily non avrebbe mai pensato che il
cucciolo Clifford, al suo risveglio, si potesse trasformare in un
gigantesco cane da caccia di oltre tre metri, capace di mettere a
soqquadro il suo piccolo appartamento di New York. Mentre sua mamma
(Sienna Guillory) è fuori città per lavoro, Emily e il suo
divertente ma impulsivo zio Casey (Jack Whitehall) si troveranno ad
affrontare una gigantesca avventura in giro per la Grande Mela.
Basato su uno dei racconti più amati di sempre, Clifford insegnerà
al mondo come amare SENZA MEZZE MISURE!
Matrix
Resurrections vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Ann
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil
Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica
Henwick, Toby
Onwumere e Christina Ricci.
L’uscita nelle sale è fissata per il 22 dicembre 2021. Il nuovo
capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a sei
mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Presentato in concorso alla 78.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, America
Latina, il terzo film dei Fratelli
D’Innocenzo sarà nelle sale cinematografiche a partire dal
13 gennaio 2022. Con Elio Germano, Astrid Casali, Sara
Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo
Dini e con la partecipazione di Massimo Wertmüller è
prodotto da Lorenzo Mieli per THE APARTMENT, società del gruppo
FREMANTLE e VISION DISTRIBUTION, in co-produzione con LE PACTE, in
collaborazione con SKY.
La trama di America Latina
Latina: paludi, bonifiche, centrali
nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il titolare di uno
studio dentistico che porta il suo nome. Professionale, gentile,
pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva desiderare: una villa
immersa nella quiete e una famiglia che ama e che lo accompagna
nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. La moglie
Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima adolescente, la
seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la sua felicità,
la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla
correttezza. È in questa primavera imperturbabile e calma che
irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in
cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.
Nonostante non sembra che sia stata
raccontata al meglio in Ant-Man
and the Wasp, Ghost di Hannah
John-Kamen è uno dei villain più carismatici e
interessanti del MCU, soprattutto data la sua natura
fondamentalmente buona. Si tratta a tutti gli effetti di un
personaggio che richiede redenzione.
In una recente intervista con THR,
Hannah John-Kamen ha spiegato quale sia stato per
lei in significato di recitare accanto a
Laurence Fishbourne e
Michelle Pfeiffer nel film Marvel, ricordando l’esperienza
come una delle migliori della sua carriera, sottolineando quanto
fosse stressante che il suo personaggio sia stato così
incompreso.
Quando le è stato chiesto in che
situazione fosse ora la sua Ava Starr/Ghost e quale fosse il suo
prossimo futuro, Hannah John-Kamen ha risposto con
cautela, dicendo: “Lei sta bene, sta molto bene, non dirò
nient’altro in merito, ora!”.
Non sappiamo se rivedremo il
personaggio in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ma con
tutto il materiale Marvel che è in lavorazione in
questo momento (serie tv comprese), non ci sorprenderebbe troppo
vederla spuntare fuori, da un momento all’altro.
Guillermo del Toro
ha espresso il suo desiderio di diventare “più strano del solito”
per il suo adattamento cinematografico del romanzo di H.P.
Lovecraft, Le Montagne della Follia.
Del Toro avrebbe iniziato lo
sviluppo di un adattamento del romanzo nel 2006 con il
co-sceneggiatore Matthew Robbins, con il quale ha
lavorato a Mimic, anche se all’epoca fece molta
fatica a coinvolgere la Warner Bros. Negli anni successivi,
Guillermo del Toro ha provato più volte a far
decollare il film su Le Montagne della Follia, e
sebbene sia passato quasi un decennio dall’ultima notizia dello
sviluppo, sembra che il regista non sia pronto a rinunciare al
progetto.
Del Toro ha recentemente partecipato
al podcast di The Kingscast, durante il quale la
conversazione si è spostata sull’adattamento cinematografico de
Le Montagne della Follia. Il vincitore dell’Oscar
ha rivelato di non aver rinunciato a dare vita al progetto e che il
suo attuale ostacolo è la necessità di tornare indietro e
riscrivere la sceneggiatura e portarla in “una direzione più
strana“.
“Il problema con Montagne è che
la sceneggiatura che ho co-scritto quindici anni fa non è la
sceneggiatura che farei ora, quindi ho bisogno di riscriverla. Non
solo per ridimensionarla in qualche modo, ma perché allora stavo
cercando di colmare la grandezza del film con elementi che ora lo
farebbero passare attraverso i meccanismi dello studio. Non credo
di aver più bisogno di riconciliarlo. Posso passare a una versione
molto più esoterica, più strana, più piccola. Sai, dove posso
tornare ad alcune delle scene che avevo tralasciato.
Alcuni dei grandi set che ho
disegnato, per esempio, non mi piacciono. Ad esempio, ho già fatto
questo o quel pezzo gigante. Mi sento come se stessi andando in una
direzione più strana. So che alcune cose rimarranno. So che il
finale che abbiamo è uno dei finali più intriganti, strani e
inquietanti, per me. Ci sono circa quattro scene horror che amo
nella sceneggiatura originale. Quindi, sai, sarebbe la mia
speranza. Certamente ricevo una telefonata ogni sei mesi da Don
Murphy che dice ‘Stiamo facendo questo o cosa? Lo farai come
prossimo film o no?’ e io dico ‘Devo prendermi il tempo per
riscriverlo.'”
Sicuramente nell’ottica post-Oscar
della carriera di Guillermo del Toro, riuscire a
rintracciare l’interesse dei grandi Studios non è più un problema
come poteva esserlo all’epoca di Mimic, ma resta
il fatto che l’adattamento in senso proprio di questo particolare
romanzo sembra un po’ il Napoleone di Kubrick per del Toro (ma
anche per chiunque altro regista attualmente in attività).
Diretto dal premio Oscar
Guillermo del Toro, il film targato Searchlight
Pictures La
Fiera delle Illusioni – Nightmare Alley arriverà
il 27 gennaio nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney
Company Italia. La Fiera delle Illusioni – Nightmare
Alley è interpretato dal candidato all’Academy Award
Bradley Cooper, dall’attrice premio Oscar
Cate Blanchett, dalla candidata all’Oscar
Toni Collette, dal candidato all’Oscar
Willem Dafoe, dal candidato all’Oscar Richard
Jenkins, dalla candidata all’Oscar
Rooney Mara, Ron Perlman e dal
candidato all’Academy Award David Strathairn.
Collider ha ottenuto in esclusiva una scena
eliminata da Venom: La
furia di Carnage che rivela il destino delle galline
di Eddie Brock, Sonny e Cher. Nel film, Eddie
originariamente porta i polli a casa per aiutare Venom a placare la
sua fame di carne.
Tuttavia, dopo essersi affezionati
ai polli, Eddie e Venom decidono di tenerli come
animali domestici e chiamarli come il famoso duo musicale. In una
solenne scena tagliata ambientata dopo che si è momentaneamente
separato da Venom, si vede Eddie riparare il suo appartamento e
lasciare i suoi amici piumati nel parco, dicendo loro “non
avrebbe mai funzionato”.
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel
ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody
Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni
di Anne Weying, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni
di Shriek e l’attore inglese Stephen
Graham (Boardwalk Empire, Taboo). Il film
uscirà in autunno al cinema.
Dopo aver
avuto la conferma che Barbara Gordon nel prossimo
Batgirl sarà un agente della polizia di Gotham
City, ecco che, grazie a Natalie
Holt, compositrice del film, abbiamo la possibilità di
dare uno sguardo alla divisa che la nostra eroina indosserà nel
film HBO Max:
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”.
J.K. Simmons ha appreso di aver ottenuto il
ruolo di J. Jonah Jameson nella trilogia di
Spider-Man di Sam Raimi da un
incontro casuale con un fan. Simmons è apparso per la prima volta
come caporedattore del Daily Bugle nel 2002, al fianco del Peter
Parker di Tobey Maguire.
Da Willem Dafoe nei
panni di Green Goblin e Kristen Dunst nei panni di
Mary Jane Watson a Maguire e Simmons, il casting del film iniziale
di Raimi è stato perfetto. Tuttavia, la rappresentazione di Simmons
dell’editore con una tendenza nell’etichettare Spider-Man una
“minaccia” ha stabilito un gold standard nei parametri
applicabili al dare vita ai personaggi dei fumetti.
Mentre Simmons era già stato
riconosciuto sul piccolo schermo, all’epoca, Spider-Man ha cambiato
la traiettoria della sua carriera. Il suo lavoro come Jameson lo ha
affermato come un caratterista dominante, cosa che si può vedere
bene in Whiplash (2015), per il quale ha vinto un
Oscar come miglior attore non protagonista, ma anche in altri mille
ruoli in film di successo (pensate a Juno!).
Anche dopo Spider-Man
3 del 2007, Simmons ha continuato a gironzolare nel mondo
dei cinecomic, doppiando Omni-Man in Invincible e
prestando il volto al
Commissario Gordon per il DCEU (in Justice League e nel prossimo
Batgirl).
Durante una recente intervista con
The
Ringer, Simmons ha rivelato come ha scoperto per la
prima volta di aver vinto il ruolo di J. Jonah
Jameson in Spider-Man. Durante
un’audizione per una voce fuori campo, Simmons è stato fermato da
un fan che lavorava alla Grey Advertising, un’agenzia di New York.
Ecco com’è andata:
“Sto camminando seguendo la
persona attraverso i cubicoli e questa sedia da scrivania vola
davanti a me, all’indietro, con un ragazzo che probabilmente aveva
28 anni e che mi dice, ‘Oh mio Dio JK, congratulazioni!’ e io, ‘
Grazie. Per cosa?’ e lui: ‘Mi stai prendendo in giro? Uomo Ragno!
J. Jonah Jameson, è fantastico!” e io pensavo: “Non lo sapevo… ho
scoperto di aver ottenuto la parte grazie a un ragazzo che era così
connesso ai siti dei fan di Internet su cui avevano
quell’informazione prima che il mio agente mi chiamasse per dirmi
che avevo ottenuto il lavoro! mi ha chiamato tipo 3 ore dopo e io
ho detto, ‘Sì, lo so.'”.
E ora J.K. Simmons tornerà a vestire i panni
del Direttore del Daily Bugle come ci è stato anticipato dalla
scena post credits di
Spider-Man: Far From Home.
Un nuovo set LEGO di Doctor Strange 2: nel Multiverso della Pazzia
anticipa i personaggi principali che combattono contro il presunto
cattivo del film, Shuma-Gorath. I Marvel Studios hanno trascorso gli ultimi
cinque anni a sviluppare un sequel di Doctor Strange con
Benedict Cumberbatch. Il film ha subito molti
cambiamenti durante questo periodo, poiché Sam
Raimi è subentrato alla regia dopo l’uscita di
Scott Derrickson. Il film si è anche evoluto per
diventare una magica avventura di squadra che ha a che fare con il
multiverso e include personaggi come Scarlet Witch
(Elizabeth
Olsen), Wong (Benedict Wong) e il
debutto nel Marvel Cinematic Universe di
America Chavez (Xochitl Gomez).
Le modifiche al film hanno anche
cambiato notevolmente chi sarà il cattivo previsto. Il piano
originale di Derrickson per il sequel avrebbe visto Nightmare
diventare l’antagonista principale, mentre il barone Mordo
(Chiwetel
Ejiofor) è rimasto parte della storia dopo che Raimi è
salito a bordo del progetto.
Ci sono state anche grandi
speculazioni sul fatto che Scarlet Witch potrebbe essere la vera
cattiva mentre sfrutta il Darkhold e la sua Magia del Caos per
cercare di trovare i suoi figli, dopo WandaVision. Naturalmente, molti credono
che una forza del male la manipolerà, con speculazioni che vanno da
Mephisto a Chthon o Shuma-Gorath.
Il set include delle immagini di
Doctor Strange, Wong e America Chavez che combattono contro una
creatura gigante, con un occhio solo e tentacoli, a cui la scatola
si riferisce semplicemente come Gargantos.
Nonostante la somiglianza con il magico cattivo della MarvelShuma-Gorath, che da tempo si dice sia il cattivo
del sequel, Gargantos è il nome di un mostro marino con
collegamenti con Namor. Tuttavia, Gargantos non è
una minaccia magica nei fumetti, quindi l’MCU potrebbe dare questo nome a
Shuma-Gorath.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Arriva da
deadline la notizia che l’attrice
Cobie Smulders riprenderà il ruolo di Maria Hill in
Secret
Invasion, l’annunciata serie Marvel Studios in programma nel 2023. Cobie Smulders si riunirà al già annunciato
ritorno di Nick Fury interpretato da Samuel L.
Jackson in Secret
Invasion della Marvel, riprendendo il ruolo di
Maria Hill. La serie sarà presentata in anteprima su
Disney+ e vede la
partecipazione anche di Ben Mendelsohn, che
riprende il ruolo di Skrull Talos, Olivia Colman, Emilia
Clarke, Kingsley Ben-Adir, Christopher McDonald e Killian
Scott.
La serie di eventi comici crossover
mette in mostra una fazione di Skrull mutaforma che si sono
infiltrati sulla Terra per anni. La Smulders ha ripreso il ruolo in
diverse foto Marvel tra cui Spider-Man: Far From Home, Captain America: Civil War e
tutti i film degli Avengers. Di recente ha ricevuto ottime
recensioni per la sua interpretazione di Ann Coulter in American
Crime Story: Impeachment.
Nella miriade di pellicole
natalizie, su Netflix c’è un nuovo film sulla immortale
formula del ‘c’era una volta’. Tratto dall’omonimo romanzo
di Matt Haig, Un
bambino chiamato Natale di Gil
Kenan porta sullo schermo la storia nascosta dietro a
Babbo Natale, tra fantasia e realtà, magia e valori sinceri, per
ricordare a tutti il vero spirito del giorno più bello
dell’anno.
Un bambino chiamato Natale: la
trama
La scorbutica Zia Ruth
(Maggie Smith) deve trascorrere la notte della
vigilia con i tre nipotini. Per far passare ai bimbi la nostalgia
dei genitori – il padre è al lavoro e la mamma non c’è più – la
vecchia zia racconta loro la storia del bambino chiamato
Natale. Tanto tempo prima, in una umilissima baita in
Finlandia viveva Nikolas, da sempre chiamato Natale dalla
madre. Prima della sua morte, la donna raccontava a
Nikolas le avventure del leggendario villaggio degli elfi,
Elfhelm, un luogo magico.
Dopo aver perso la mamma,
Nikolas viene lasciato solo con la zia dal padre
falegname: l’uomo è stato mandato in missione dal Re per una
spedizione verso le nevi del Nord, alla ricerca di qualcosa di
magico che possa ridare speranza al villaggio ridotto in povertà.
Temendo di perdere anche il papà, Nikolas si mette in
viaggio per ritrovarlo: insieme al topolino parlante e alla renna
Lampo, vive incredibili avventure. Tra elfi, fate e forti
emozioni, scopre finalmente le origini del suo soprannome.
La storia dentro la storia
La storia della buonanotte è il
leitmotiv di tutto
Un bambino chiamato Natale. Il film è tratto dal
romanzo per bambini di Matt Haig. Zia
Ruth narra ai nipotini di Nikolas, bambino a sua
volta ossessionato dalla storia di Elfhem che sua mamma
gli raccontava ogni sera. Il film gioca tantissimo sui confini tra
realtà e finzione che si celano nei racconti per l’infanzia. La
magia si mescola a momenti ed emozioni che ogni bambino può vivere:
la paura dell’abbandono, la voglia di scoprire il mondo attorno a
sé, o addirittura la perdita di un genitore.
Nella storia che vive
Nikolas, i nipotini di zia Ruth possono
rispecchiarsi e trovare conforto: come loro, anche il ragazzino
perde la mamma ma riesce ad andare avanti e a vivere avventure
straordinarie.
”L’universo è fatto di storie,
non di atomi”, dice zia Ruth. Narrare storie è
da sempre essenziale per l’uomo, affrontare la cruda realtà è più
semplice se la condiamo con un bel racconto. Zia
Ruth fa questo per i nipoti: addolcisce un evento traumatico
come la morte del genitore adornandolo di magia e avventura. Il
piacere di poter visualizzare sullo schermo un racconto così
fantasioso, è notevole per lo spettatore. Tra atmosfere
pittoresche, effetti speciali e tinte fantasy, le immagini
costruite superano l’immaginazione. L’attenzione prestata alla
costruzione del mondo fantastico in cui vive Nikolas
aggiunge valore a Un bambino chiamato Natale,
permettendo al lungometraggio di distinguersi tra i tanti film
natalizi.
Il ruolo di Maggie Smith
Un bambino chiamato
Natale non sarebbe lo stesso racconto senza Maggie
Smith a fare da voce narrante. L’attrice è ormai un
volto iconico dei film fantasy per bambini: è la professoressa
Minerva
McGranitt nella saga di Harry
Potter, nonché nel cast di film come Hook di
Spielberg
o Tata Matilda e il grande botto. Maggie Smith è nota anche per i suoi ruoli in
costume, come quello della Contessa Violet nella serie
Downtown Abbey.
Il suo atteggiamento altezzoso,
cinico e buffo, in tutto e per tutto inglese, la rendono perfetta
per la parte della zia apparentemente fredda e temibile ma dal
cuore d’oro. E con le sue parole, riesce a confortare l’animo dei
nipoti tanto quanto quello dello spettatore.
Un bambino chiamato
Natale non spicca per la comicità. Per molti aspetti
sembra più che altro un film drammatico, seppur rivolto ai bambini.
I momenti toccanti sono consistenti, i temi trattati non di poca
importanza: inserire tre lutti in una pellicola per l’infanzia ha
un peso notevole. Le frasi importanti, profonde e moralistiche sono
inserite di continuo tra gli eventi strampalati.
Forse l’aspetto drammatico è un po’
troppo enfatizzato, considerando il genere di film. In ogni caso,
non si disprezza mai un po’ di profondità, raramente riscontrabile
nelle pellicole natalizie e nei cinepanettoni che dominano questo
periodo dell’anno.
Stando alle ultime dichiarazioni di
Amy Pascal un’altra trilogia dell’Uomo
Ragno nel MCU
sarebbe in arrivo e in molti hanno già iniziato ad ipotizzarequali
sarebbero i villain che potremmo vedere scontrarsi con
Peter Parker. Si tratterebbe di un accordo senza
precedenti tra Marvel
Studios e Sony dopo la partnership
iniziata nel 2015, per riavviare l’Uomo Ragno come parte del
Marvel
Cinematic Universe. Il Peter Parker
di Tom Holland ha fatto cinque apparizioni
cinematografiche in quattro anni, e
Spider-Man: No Way Home concluderà la sua prima
trilogia.
La maggior parte dei dettagli su
Spider-Man 4, 5 e 6 non sono ancora noti, ma
la possibilità di un’altra trilogia di film significa che lo
Spider-Man di Holland si
scontrerà con più villain. All’inizio della collaborazione tra i
Marvel
Studios e la Sony, è stato deciso che
lo Spider-Man di Hollan avrebbe dovuto affrontare
villain inediti, mai presentati nè nella trilogia di
Raimi nè nei due film con Andrew Garfield. Ecco quindi che ci sono stati
introdotti Vulture in Spider-Man: Homecoming come villain principale
e Mysterio in
Spider-Man: Far from home, oltre ad alcuni villain
secondari come Prowler, Shocker e
Tinkerer. Inoltre, come sappiamo, in
Spider-Man: No Way Home vedremo schierati i villain
dei precedenti film di Spider-Man, tra cui il
Dottor Octopus di Alfred Molina,
il Green Goblin di Willem Dafoe e Electro di
Jamie Foxx.
Venom
Una delle ipotesi più
quotate, è che Spider-Man 4 riporterà in scena lo
scontro tra l’Uomo Ragno e il Venom di Tom Hardy; i fan stanno aspettando un incontro
del genere fin da quando Tom Hardy è stato
scritturato per il ruolo e Venom: la
furia di Carnage ha chiaramente garantito un incontro
tra i due nel futuro.
Questo sarebbe certamente alla Sony
la possibilità di riscattarsi dopo che Spider-Man
3 ha ampiamente stroncato la storia di
Venom e Peter Parker. Inoltre,
data la popolarità di Venom, è naturale pensare a
lui come villain in un prossimo film di
Spider-Man: si tratterebbe indubbiamente di un
enorme successo al botteghino.
Kraven il cacciatore
Kraven il
Cacciatore è un altro plausibile candidato che potrebbe
apparire nella nuova trilogia; non è un segreto che il team
creativo del MCU
dietro la prima trilogia fosse intenzionato ad inserirlo nella
narrazione, ma l’evoluzione di No Way Home sembra
aver bruciato l’ipotesi. La Sony sta ora
sviluppando un film di Kraven the Hunter con
Aaron Taylor-Johnson nei panni del cattivo di
Spider-Man, che uscirà nel 2023.
Si è parlato di un’apparizione
dell’Uomo Ragno proprio nel film, anche se non c’è
stata ancora nessuna conferma a riguardo. Se
Spidey non dovesse apparire in Kraven the
Hunter, allora una comparsata di questo nella nuova
trilogia avrebbe più che senso. Questo potrebbe richiedere qualche
collegamento al multiverso, a seconda che il film solista di
Kraven sia o non sia legato al MCU,
ma sarebbe un cattivo eccellente per aiutare a ridimensionare la
prossima trilogia di Holland, mantenendo comunque alta la posta in
gioco.
Wilson Fisk
La prossima trilogia
dell’Uomo Ragno del MCU
potrebbe anche includere il tanto atteso confronto tra
Spider-Man e Wilson Fisk, alias
Kingpin. I fan hanno sperato che il boss del
crimine di New York potesse incrociare la strada dell’Uomo
Ragno, da quando è uscito Daredevil e il
Kingpin di Vincent D’Onofrio è diventato uno dei migliori
cattivi della Marvel sullo schermo.
Gira voce che
Kingpin apparirà in
Hawkeye e che Daredevil sarà presente
in
No Way Home, quindi i Marvel
Studios potrebbero avere segretamente già preparato il
terreno per Wilson Fisk come villain in
Spider-Man 4. Kingpin e
Spider-Man hanno avuto molti scontri nei fumetti,
quindi è naturale che i loro futuri nel MCU
si incrocino. Questa sarebbe anche l’occasione per fare scontrare
Peter Parker con una diversa tipologia di villain
e aprire le porte ad altri criminali di strada all’interno del
MCU.
Green Goblin
C’è
anche la possibilità che uno dei cattivi inclusi in
Spider-Man 4,
5, o 6 siaNorman Osborn
akaGreen Goblin.Willem Dafoe
ritornerà nei panni dell’iconico villain dell’Uomo
Ragno
in
Spider-Man: No Way Home.
Questo avverrà tramite il multiverso, ma ilMCU
non ha ancora introdotto la versione di
Norman
nella Sacra linea temporale.
Dopo aver incontrato una sua
versione proveniente da un altro universo, Peter
potrebbe interessarsi a conoscere il possibile Green Goblin nella sua linea temporale:
sarebbe fantastico vedere Dafoe continuare ad
interpretare il personaggio in questo senso! Green
Goblin sarebbe anche una minaccia interessante per la
prossima trilogia perché Peter saprebbe già che Norman è destinato
a diventare un cattivo, quindi potrebbe fare tutto ciò che è in suo
potere per assicurarsi che ciò non accada.
Scorpion
La nuova trilogia
dell’Uomo Ragno di Tom Holland potrebbe anche essere l’occasione
per Marvel e
Sony di reintrodurre lo Scorpione
di Spider-Man: Homecoming. Il primo film con
Tom Holland includeva il Mac
Gargan di Michael Mando come cattivo di
supporto che lavorava con l’Avvoltoio; tuttavia,
Gargan non si è mai trasformato nel suo
personaggio di villain dei fumetti, Scorpion.
Spider-Man: Homecoming ha
citato bonariamente il fatto che Mac Gargan
diventerà Scorpion ad un certo punto e vorrà vendicarsi di
Spider-Man. Scorpion potrebbe
ricoprire molti ruoli anche in Spider-Man 4, 5 o 6, introducendo
così agli studios un nuovo villain dell‘Uomo Ragno
come nemico principale e nucleo fondante della prossima trilogia.
Altrimenti, Scorpion potrebbe tornare come cattivo
di supporto lavorando al servizio di uno dei maggiori villain del
film, come Norman Osborn o Wilson
Fisk.
Rhino
Rhino
potrebbe avere la sua occasione di riscatto in live-action in
Spider-Man 4, 5 e 6. La Sony lo ha incluso in The Amazing Spider-Man 2, ma l’Aleksei
Sytsevich di Paul Giamatti non entra nella gigantesca tuta
meccanica di Rhino fino alla fine del film. Salvo
un’apparizione a sorpresa in Spider-Man: No Way
Home, il ritorno di Rhino sul grande
schermo potrebbe essere tenuto da parte per la prossima
trilogia.
Che diventi il cattivo principale di
uno dei prossimi film o che abbia un ruolo di supporto,
Rhino sarebbe un tipologia inedita di villain per
lo Spider-Man di Holland. L’Avvoltoio,
Mysterio e la maggior parte dei cattivi del
multiverso di
No Way Home non sono molto più potenti di
Spider-Man fisicamente. Rhino, al
contrario, rappresenta un’enorme minaccia fisica per l‘Uomo
Ragno e potrebbe spingere Peter al limite della
sopportazione fisica.
Mister Negativo
La prossima trilogia
dell’Uomo Ragno del MCU
potrebbe anche essere l’occasione giusta per la
Sony e la Marvel per portare
Mister Negative in live-action per la prima volta.
Il signore del crimine con l’apparenza di un negativo fotografico
fa parte della schiera dei nemici di Spider-Man
solo dal 2007, ma è diventato rapidamente una minaccia
ricorrente.
È divenuto molto più conosciuto
nella cultura popolare negli ultimi anni grazie a
Spider-ManPS4, in cui interpreta
il villain principale. Il gioco ha ripreso le storyline dei fumetti
rendendo Mister Negative il leader di FEAST, un
rifugio per senzatetto dove Zia May fa
volontariato. In effetti, l’inclusione di FEAST in
Spider-Man: No Way Home potrebbe significare che il
MCU si sta già preparando per il
suo arrivo.
Camaleonte
Un altro villain che
potrebbe apparire in Spider-Man 4, 5 e 6 è
Dmitri Smerdyakov aka il
Camaleonte. È possibile che il MCU
abbia già introdotto silenziosamente la sua versione del cattivo
che indossa una maschera e cambia identità, dato che
Spider-Man: Far From Home includeva un personaggio
chiamato Dimitri che lavorava per Nick
Fury.
In ogni caso, la capacità di
Camaleonte di impersonare chiunque è ciò che lo
rende un cattivo convincente per Spider-Man e la
sua presenza potrebbe certamente conferire alla prossima trilogia
un base di mistero. È improbabile che Camaleonte
diventi il cattivo principale di un intero film, quindi il suo
ruolo potrebbe essere di collaborazione con il fratello
Kraven per abbattere
Spider–Man. Se gli studios
decideranno di introdurre questo personaggio, allora c’è anche
l’opportunità di numerosi camei da parte sua, mentre cerca di
manipolare la psiche dell‘Uomo Ragno.
Veterano dell’animazione di casa
Pixar, Brad Bird ha nel 2015 dato vita al suo
secondo film in live-action, Tomorrowland
– Il mondo di domani, dimostrando la volontà di
spaziare sempre più a livello creativo. Una volontà che si sposa
anche con quanto narrato all’interno di tale lungometraggio. Di
genere fantascientifico, questo porta lo spettatore nel pieno di un
mondo futuristico e utopico, dove però qualcosa sembra non andare
secondo i piani. Interpretato da un cast di grandi stelle, il film
si è distinto per la sua grande presenza di effetti speciali e
scenografie dal grande impatto visivo.
La storia nasce dalla mano di Bird e
Damon Lindelof, noto autore di serie come
Lost e Watchmen. I due sono stati fortemente
influenzati dalla filosofia ottimistica di Walt Disney
sull’innovazione e il concetto di utopia. In particolare, fonte di
ispirazione è stata la nota Experimental Prototype Community of
Tomorrow, spesso abbreviata in EPCOT. Si tratta di un’utopica città
del futuro pianificata dallo stesso Disney, ma il cui progetto
venne interrotto dalla sua scomparsa. Affascinati da tali idee, i
due autori diedero così vita ad un racconto ambientato proprio in
tale contesto. Qui, scienza e progresso sono ormai delle realtà
consolidate.
Con un budget stimato di circa 190
milioni di dollari, Tomorrowland – Il mondo di domani si è
rivelato una sfida particolarmente complessa, per la quale sono
state utilizzate molte delle tecnologie più all’avanguardia in
campo cinematografico, tra cui anche l’IMAX. Arrivato in sala,
tuttavia, il film non ottiene il successo sperato, fermandosi ad un
incasso globale di soli 209 milioni. A distanza di qualche anno
questo è però un film che merita di essere riscoperto, e
proseguendo qui nella lettura sarà possibile approfondire dettagli
come la trama, il cast e le piattaforme dove è possibile ritrovare
tale titolo.
Tomorrowland: la trama del
film
Il film racconta di Casey
Newton, una giovane entusiasta della vita con il desiderio
di riuscire ad andare nello spazio. La ragazza ha ereditato la sua
insolita passione dal padre, ingegnere aerospaziale della Nasa che
lavora a Cape Canaveral. Ma il centro è destinato a chiudere.
Quando viene ufficializzato il provvedimento di demolizione, Casey,
in segno di protesta, si intrufola di notte nel cantiere, decisa a
sabotare l’attrezzatura destinata allo smantellamento della rampa
di lancio. Il gesto azzardato però le costa la cattura. Una volta
liberata, la ragazza trova tra i suoi effetti personali una strana
spilla. Grazie a questa vive un’esperienza straordinaria: dopo
averla toccata infatti Casey viene improvvisamente trasportata in
una favolosa città futuristica.
Ma l’energia della spilla dura solo
pochi minuti e la ragazza si trova nuovamente immersa nella grigia
realtà di un mondo di adulti depressi e senza speranza, rassegnati
ad un futuro tetro. Decisa a scoprire cosa fosse quel mondo di cui
ha avuto solo un assaggio, la giovane inizia a condurre una serie
di ricerche, finendo però nel mirino di strani individui. Nel
momento in cui questi tenteranno di ucciderla, ci penserà un
misterioso androide di nome Athena a salvarla.
Questa porta in seguito la ragazza a mettersi in contatto con
Frank Walker, l’unico oltre a lei che sembra aver
visitato come la misteriosa città futuristica nota come
Tomorrowland. Per andare in fondo a quel mistero, la ragazza capirà
allora che Walker è la persona giusta per aiutarla.
Tomorrowland: il cast del film
Per interpretare la giovane Casey
Newton i produttori valutarono numerose attrici, in cerca di quella
con il volto e il carisma giusto. Originariamente, la parte era
stata offerta a Shailene
Woodley, la quale però rifiutò essendo già impegnata
nella saga di Divergent.
Naomi Scott fu la seconda scelta, ma anche questa
non poté ricoprire il ruolo. Ai provini si presentò anche la oggi
premio Oscar Brie Larson.
Ad ottenere la parte fu però Britt Robertson,
resasi nota grazie al film La risposta è nelle
stelle. Accanto a lei, nel ruolo di Frank Walker vi è
invece George
Clooney. L’attore fu da subito il primo considerato
per il personaggio, e per prepararsi a questo egli spese diverso
tempo ad approfondire quelle che erano state le fonti di
ispirazione per il film.
Nel ruolo del villain, invece, si
ritrova Hugh
Laurie. Divenuto celebre grazie alla serie Dr.
House, l’attore torna qui a recitare per un film Disney a
distanza di circa vent’anni da quando apparve in La carica
dei 101 – Questa volta la magia è vera. Ad interpretare
l’androide Athena vi è invece la giovanissima Raffey
Cassidy, poi resasi ulteriormente celebre grazie al
film Vox Lux. L’attrice Judy
Greer è invece presente nei panni di Jenny Newton, madre
di Casey. Il suo ruolo era inizialmente molto più ampio all’interno
del film, ma venne ridotto in fase di montaggio per poter lasciare
più spazio alle sequenze maggiormente importanti del film.
Tomorrowland: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di Tomorrowland – Il mondo di domani
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten Tv, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Amazon Prime Video e Disney+. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 1
dicembre alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Sorella di Narcissa Malfoy e cugina
di Sirius Black, Bellatrix
Lestrange è la strega purosangue diventata poi fedele
seguace di
Lord Voldemort nella saga di Harry
Potter, entrando a far parte dell’universo
cinematografico dal quarto capitolo Il Calice di
Fuoco. Sul grande schermo l’attrice che ha interpretato
Bellatrix Lestrange è stata Helena Bonham Carter. Ma cosa sappiamo davvero
di questo affascinante personaggio e cosa ha fatto Bellatrix prima
degli eventi di Harry Potter e la Pietra Filosofale? Di seguito ecco
10 curiosità:
Quando si è unita ai Mangiamorte Bellatrix Lestrange?
Non sappi quale sia il
momento esatto in cui Bellatrix Lestrange si è
unita alla schiera dei Mangiamorte, tuttavia si presume che sia
diventata una di loro dopo essersi diplomata ad Hogwarts. Questo
perché in
Voldemort trovo lo sfogo per la sua ossessione
purosangue e la sua ideologia era molto in linea con quella del
mago oscuro.
Bellatrix Lestrange si è allenata con Voldemort
Sebbene
Bellatrix fosse già una strega piena di talento quando si diplomò
ad Hogwarts, divenne ancora più potente una volta diventata una
Mangiamorte, e questo grazie allo speciale addestramento di
Lord Voldemort.
Il Signore Oscuro la prese sotto la sua ala vedendo subito l’enorme
potenziale e l’interesse diverso dagli altri seguaci.
Bellatrix Lestrange Ha combattuto contro l’Ordine della
Fenice
Durante la prima guerra dei
maghi Bellatrix contribuì in prima persona
all’attacco di varie famiglie di Babbani e ai luoghi del Ministero
della Magia, così quando il conflitto scoppiò definitivamente fu
Albus Silente a creare il suo esercito (l’Ordine
della Fenice) per aiutare il Mondo Magico. La strega
colse l’occasione di combattere coloro che considerava
“Traditori di Sangue”, ovvero i Paciock, a
loro volta membri dell’Ordine.
Bellatrix Lestrange: bacchetta e marchio nero
Com’era prevedibile, anche
Bellatrix Lestrange è stata segnata a vita con il
marchio nero, simbolo dei Mangiamorte e motivo di
richiamo dell’esercito di
Lord Voldemort con la semplice pronuncia della parola
“Morsmordre“.
Bacchetta di Bellatrix Lestrange
La Bacchetta di Bellatrix
Lestrange è stata fabbricata da Garrick Olivander. E’
stata fabbricata prima del 1981 e ha avuto padrini anche Harry
Potter e Hermione Granger. La bacchetta è fatta di legno con un
nucleo di Corda di Cuore di Drago ed è lunga 12 pollici e 3/4. E’
rigida e curva, quasi a simulare un artiglio.
Bellatrix Lestrange si è innamorata di Voldemort
Tutti i potteriani sanno
che Bellatrix Lestrange era follemente innamorata
di
Lord Voldemort, un sentimento che spesso è sfociato
nella più totale ossessione. Dunque non c’era nulla di vero o
profondo ma solo fanatismo e desiderio di potere. Certo non è
chiaro quando questo successe, ma si presume che l’amore della
strega per il Signore oscuro sia nato durante il loro addestramento
nelle Arti Oscure, lontana da suo marito Rodolphus
Lestrange.
Ha discriminato Babbani e Mezzosangue
Cresciuta con un forte
pregiudizio nei confronti del “diverso”, Bellatrix
Lestrange imparò fin da piccola ad odiare chiunque non
discendesse da una sacra famiglia di streghe e maghi purosangue. La
sua ostilità verso Babbani e
Mezzosangue peggiorò di anno in anno, con la
strega che continuò senza tregua la discriminazione verso queste
due categorie.
Ha imparato l’arte dell’Occlumanzia
Bellatrix
non si rese celebre per la sua fine arte del duello magico, ma
anche per la sua abilità di proteggere la propria mente dalle
intrusioni esterne. In poche parole, era tra i pochi maghi a saper
usare l’Occlumanzia. È improbabile che la strega
abbia imparato a farlo durante i suoi anni a Hogwarts, mentre
è alquanto possibile che sia stata istruita dallo stesso
Voldemort.
Ha cercato di distruggere il Ministero della magia
Durante la Prima Guerra
Magica
Lord Voldemort condusse due importanti battaglie
personali: una contro i maghi e le streghe nate in famiglie di
Babbani e una per impossessarsi del
Ministero della Magia. Sapeva infatti che se
avesse distrutto dalle basi questa istituzione avrebbe potuto
sostituire membri del governo con i suoi seguaci, così da
controllare autonomamente il Mondo Magico in Gran Bretagna. Per
farlo incaricò Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy e i suoi più vicini
Mangiamorte di dichiarare guerra al Ministero e
seguirono vari attacchi.
Ha nascosto uno degli Horcrux di Voldemort
Prima degli eventi de
La Pietra Filosofale
Lord Voldemort selezionò sette oggetti da trasformare
nei suoi Horcrux e dividere la sua anima, e per
conservarli li nascose in luoghi segreti come la camera alla
Gringott di proprietà di Bellatrix
Lestrange. Il pezzo del signore oscuro custodito dalla strega
era infatti la coppa d’oro di Helga Tassorosso, sistemata in modo
che fosse protetta da altri oggetti maledetti.
È impazzita ad Akzaban
A differenza di molti altri
maghi oscuri, Bellatrix non reagì negativamente
alla sua condanna di prigionia ad Azkaban perché
in fondo sapeva che
Lord Voldemort sarebbe tornato e l’avrebbe
ricompensata per i suoi sacrifici. Ciò non toglie che durante la
sua permanenza la strega peggiorò sia fisicamente che mentalmente,
e lo splendore aristocratico per cui era conosciuto svanì del
tutto. A peggiorare gravemente fu la sua salute psichica, dal
momento che ad Azkaban Bellatrix diventò più ossessionata dal
Signore Oscuro.
Arriva in sala, in
Italia, il 2 dicembre
Cry Macho, l’ultimo film diretto e interpretato
da Clint
Eastwood. Idolo e icona di Hollywood, Eastwood non si
è mai allineato con i dettami estetici o narrativi del cinema
contemporaneo, e a più di novant’anni sarebbe ovviamente insensato
aspettarselo. La sua poetica continua a essere quella di chi vuole
prendersi il tempo necessario per raccontare storie, sviluppare
personaggi e atmosfere a lui congeniali. Il suo stile si conferma
quello di un regista intento a privilegiare ciò che accade di
fronte alla macchina da presa. A conti fatti, Eastwood può essere
considerato, e con pieno merito, l’ultimo grande autore “classico”
di Hollywood.
Cry Macho, un’occasione
mancata
Perché tale visione di
cinema risulti efficace il testo di partenza diventa un fattore
determinante, uno script in grado di sorreggere se non addirittura
favorire una visione così personale si fa parte fondante del
processo. Quando Eastwood ha lavorato su sceneggiature di livello
ne sono usciti capolavori come Gli spietati o
Mystic River, oppure più recentemente opere di
indubbia efficacia come Gran Torino o
Sully.
In altri casi invece la
mancanza di una base narrativa ben strutturata ha portato a
occasioni mancate, e purtroppo il suo ultimo
Cry Macho appartiene a questa seconda categoria. Fin
dall’inizio del film possiamo percepire infatti che la
riproposizione della figura di cowboy piegato da un passato di
errori e debolezze, il quale però trova ancora la forza per
un’ultima cavalcata in grado di redimerlo, risulta emotivamente
fiacca: il Mike Milo interpretato dall’attore/regista non possiede
neppure lontanamente lo spessore o il pathos di molti
ruoli leggendari del passato, né la caustica ironia che invece
caratterizzava il suo precedente Earl Stone, protagonista del
sorprendente Il corriere – The Mule.
Il protagonista non ha peso
drammatico
In
Cry Macho ci troviamo di fronte a un personaggio di
cui non sentiamo veramente il peso drammatico, che non penetra in
profondità nel cuore dello spettatore. Eastwood sembra fidarsi fin
troppo di questo “tipo fisso” e ne mette in scena una versione
onestamente appannata, certamente non assecondato da un incipit che
setta la vicenda principale in maniera macchinosa e piuttosto poco
credibile.
Date tali premesse
sarebbe stato a dir poco complesso per chiunque risollevare le
sorti del lungometraggio, e l’autore non pare preoccuparsi troppo
di farlo tirando dritto con la sua idea di cinema. Ecco dunque che
Cry Macho, pur rimanendo coerente con l’idea di
Eastwood, si sviluppa secondo tali direttive con una piattezza
estetica e soprattutto narrativa impossibili da ignorare. Lo script
scritto decenni fa da N. Richard Nash e
rispolverato da Nick Schenk – che per Clint aveva
già sceneggiato Gran Torino e Il
corriere – propone un susseguirsi di situazioni e figure
che sconfinano fin troppo spesso nello stereotipo, soprattutto
quando l’azione si sposta oltre il confine col Messico.
Quando poi parallelamente
alla vicenda principale, che vede Milo dover “salvare” il teenager
figlio del suo ex-datore di lavoro, inizia a svilupparsi anche la
sottotrama romantica legata al personaggio dell’avvenente vedova
Marta, Cry Macho di spacca definitivamente in due
perdendo quel poco di identità drammatica su cui era stato
all’inizio basato. Il risultato è un lungometraggio sfortunatamente
blando, la cui messa in scena si fa progressivamente sempre più
polverosa.
Un macho fuori tempo (massimo)
Il dubbio che la visione
di
Cry Macho insinua è che se Clint Eastwood avesse realizzato
questo lungometraggio anche soltanto dieci anni fa, la sua presenza
scenica unica avrebbe molto probabilmente mascherato almeno in
parte le lacune presenti nella storia. Ma il tempo passa
inesorabile per tutti, e l’Eastwood di oggi non è quello di
Million Dollar Baby o Gran
Torino, tanto per tornare ad alcune delle sue
interpretazioni più recenti e carismatiche.
La lucidità con cui si
era cucito addosso quei ruoli per lui perfetti è proprio quello che
sembra mancare a
Cry Macho. Un errore di valutazione che comunque non
intacca minimamente la grandezza di una leggenda vivente del cinema
contemporaneo.
Unanimemente ricordato per aver
interpretato il giovane Anakin Skywalker nella trilogia prequel di
Star
Wars, l’attore Hayden Christensen ha
costruito la sua carriera sulla necessità di distaccarsi da tale
personaggio. Ha così avuto modo di recitare in film molto diversi
tra loro, dove ha dato prova di buone capacità recitative. Negli
anni è così cresciuto, pur senza più conoscere il successo ottenuto
grazie alla saga fantasy, verso la quale nutre comunque un
particolare affetto. Ora che sta per tornare a far parte proprio di
questa, è bene conoscerlo meglio in tutte le sue sfumature.
Ecco dunque 10 cose che non sai di Hayden
Christensen.
Hayden Christensen e la figlia
Briar Rose Christensen
1. È diventato
padre. Il 29 ottobre del 2014, all’età di 33 anni,
l’attore è diventato padre di quella che ad oggi è la sua unica
figlia. La bambina, chiamata Briar Rose
Christensen, l’ha avuta con la sua compagna di lunga data
Rachel Bilson. Da quel momento Christensen ha
dichiarato di aver acquisito una prospettiva nuova sul mondo, sulla
vita e sulle cose che davvero sono importanti. Egli si dedica
dunque molto alla figlia, proteggendola anche dalle possibili
invasioni esterne date dalla sua notorietà.
Hayden Christensen nel 2020
2. Nel 2020 ha fatto un
importante annuncio. All’epoca di L’attacco dei
cloni e La vendetta dei Sith, l’interpretazione di
Anakin Skywalker da parte di Christensen non era stata
particolarmente ben accolta. Con il tempo, però, i fan hanno
cominciato a rivalutarlo e volergli sempre più bene. Ecco perché
quando nel dicembre del 2020 ha confermato che avrebbe ripreso il
ruolo per l’attesa serie dedicata ad Obi-Wan Kenobi, i fan sono esplosi di gioia.
Ora resta solo da attendere il 2022 per rivedere l’attore nei panni
di Darth Vader.
Hayden Christensen: i suoi film e le serie TV
3. Ha recitato in celebri
film. La carriera cinematografica dell’attore ha avuto
inizio con un breve ruolo nel film Il seme della follia
(1994). In seguito ha recitato in College femminile (1998)
e Il giardino delle vergini suicide (1999). La grande
occasione arriva grazie a Star Wars: Episodio II – L’attacco
dei cloni (2002), mentre nel 2003 recita in
L’inventore di favole. Nel 2005 è nuovamente Anakin
Skywalker in Star Wars: Episodio III – La
vendetta dei Sith. Da quel momento in poi ha recitato in
film come Awake – Anestesia cosciente (2007),
Decameron Pie (2007), Jumper (2008),
Takers (2010), Vanishing on 7th Street (2010),
American Heist (2014), Outcast – L’ultimo
templare (2014), First Kill (2017) e
Little Italy – Pizza, amore e fantasia (2018).
4. Ha recitato anche in
alcuni prodotti televisivi. Nel corso della sua carriera
Christensen ha avuto modo di recitare anche in alcuni film
televisivi come Harrison
Bergeron (1995), No Greater
Love (1996) e Trapped in Purple
Haze (2000), ma anche in episodi di serie TV come
Forever Knigt (1996), Piccoli brividi (1997),
Are You Afraid of the Dark? (1999) e Higher Groud
(2000). Come anticipato, l’attore riprenderà il ruolodi Anakin
Skywaler, alias Darth Vader nella serie Obi-Wan Kenobi,
recitando accanto a Ewan
McGregor.
Hayden Christensen nel 2021
5. Ha annunciato il suo
coinvolgimento anche in un’altra serie di Star Wars. Già
atteso per la serie Obi-Wan Kenobi, il 22 ottobre del 2021
Christensen ha confermato che riprenderà il ruolo di Anakin
Skywalker anche per un’altra serie di Star Wars, che sarà
disponibile su Disney+ dal 2022. Questa è Ahsoka, e sarà basata sulla celebre Jedi
interpretata da Rosario Dawson e già
vista in un episodio della seconda stagione di The Mandalorian. Come noto grazie alla
serie animata The Clone Wars, Ahsoka e Anakin Skywalker
hanno uno stretto legame, che potrebbe essere al centro anche di
questa serie.
Hayden Christensen e Rachel Bilson
6. Ha conosciuto la sua
compagna sul set di un film. Nel 2007, sul set del film
fantasy Jumper, l’attore conosce Rachel
Bilson, la quale interpretava lì l’interesse sentimentale
del personaggio di Christensen. I due intraprendono una relazione
nel dicembre del 2008, salvo poi lasciarsi a metà del 2010. Alcuni
mesi dopo hanno però ripreso a frequentarsi con maggior stabilità,
dando poi luce alla loro unica figlia nel 2014. Dopo anni di
serenità, tuttavia, nel settembre del 2017 hanno fatto sapere di
essersi separati nuovamente.
Hayden Christensen in Star Wars
7. Ha battuto noti colleghi
per ottenere la parte. Per il ruolo di Anakin Skywalker in
L’attacco dei cloni, il regista George
Lucas considerò numerosi celebri attori, tra cui
Christian Bale, Paul Walker, Heath Ledger e Leonardo
DiCaprio. Dopo aver incontrato Christensen, però,
rimase entusiasta del fascino tenebroso sfoggiato da questo e a
convincerlo fu anche la chimica di coppia che l’attore dimostrava
con Natalie
Portman, interprete della principessa Padme.
8. Si preparò a lungo per
un celebre duello. Come noto, sul finire del terzo film,
La vendetta dei Sith, Anakin si unisce ai Sith e
acquisisce l’identità di Darth Vader. A quel punto egli si trova a
scontrarsi con il suo maestro, Obi-Wan Kenobi. In vista di questo
momento, Christensen e McGregor si sono addestrati per oltre due
mesi nella scherma e il risultato della loro preparazione è
riscontrabile nel film. La velocità con cui i due si scontrano è
infatti reale e non alterata digitalmente.
9. Chiese di poter
indossare il costume di Darth Vader. Per le ultime scene
di La vendetta dei Sith, Christensen chiese a Lucas di poter
essere lui a recitare con il costume di Dart Fener indosso.
Nonostante si fosse proposto per la parte anche David Prowse, il
quale aveva già dato corpo al personaggio nella trilogia originale,
Lucas diede il via libera a Christensen. L’attore si trovò così a
dover padroneggiare un costume estremamente pesante e caldo
internamente, che gli dava una visione piuttosto limitata di quanto
intorno a lui. Nonostante ciò, egli ricorda quel momento come un
esperienza grandiosa.
Hayden Christensen non è su Instagram
10. Non ha un profilo sul
noto social. Negli anni Christensen si è sempre dimostrato
essere molto riservato circa la propria vita privata. Sono poche le
cose che si sanno di lui al di fuori dell’attività lavorativa e ciò
è dovuto anche dalla sua totale assenza dai social network.
L’attore ha infatti confermato di non avere, ad esempio, un profilo
su Instagram, preferendo evitare l’esposizione mediatica che tali
strumenti portano inevitabilmente. Per i suoi fan, tuttavia, è
possibile seguire alcune fan page a lui dedicate, rimanendo
aggiornati sulle sue attività.
E’ impossibile sopravvalutare
l’importanza dei Beatles nella musica e cultura
pop; il quartetto di Liverpool è stato insieme per meno di un
decennio ma ha lasciato un segno indelebile nella storia della
musica.
Il documentario di Peter
JacksonThe Beatles: Get Back, disponibile su
Disney+, offre ai
fan della band uno sguardo inedito sulla carriera dei Fab Four, con
più di 60 ore di filmati rielaborati e mai visti prima, condensati
in un documentario suddiviso in tre parti. Ecco 10 cose che
quest’opera titanica ci ha insegnato!
Quando i
Beatles iniziarono l’impresa che alla fine avrebbe
portato a The Beatles: Get Back, originariamente
intendevano registrare un nuovo album e girare uno speciale
televisivo. Tuttavia, mentre le prove procedevano ai
Twickenham Studios, divenne ovvio che la band non
riusciva a mettersi d’accordo su come procedere.
Alla fine, optarono per la
produzione di un solo album e a regalare ai fan un’unica
performance dal vivo che sarebbe stata registrata. Tutti i filmati
del dietro le quinte che erano stati girati fino a quel momento
furono inizialmente rielaborati nel lungometraggio Let It
Be – Un giorno con i Beatles.
Billy Preston, musicista della
band
Il
leggendario tastierista
Billy Preston
era già affermato quando incontrò i Beatles. Preston aveva
supportato altri grandi artisti come
Ray Charles
e aveva attirato l’attenzione dei rocker britannici; essendo un
amico della band, Preston si fermò all’Apple
Studio
di Londra mentre era in città per un’apparizione
televisiva.
Per un capriccio, gli fu chiesto di unirsi alla band durante le
sessioni, per suonare la tastiera ed aggiungere un po’ di verve
alle nuove canzoni. Alla fine, la band fu talmente soddisfatta del
suo contributo che gli fu chiesto di rimanere per tutta la sessione
e lo stesso accadde per l’album
Let It Be.
Registrazioni segrete
I fan dei
Beatles sono sempre stati alla ricerca di
materiale d’archivio esclusivo della loro band del cuore. Anche se
sono stati separati per oltre 50 anni, la band ha comunque
accumulato un’enorme quantità di registrazioni audio e video che
continuano a fare impazzire i fan, compresi molti documentari.
Nonostante tutta questa esposizione, ci sono stati aspetti
privati della band che i fan hanno sempre sognato di poter
conoscere.
Nel documentario viene rivelato che
la troupe che registrava le prove riusciva anche a filmare
segretamente le conversazioni private tra i membri della band.
Anche se l’etica è discutibile, non c’è dubbio che si tratta di una
rivelazione assolutamente inedita, dato che ai fan non era mai
stato concesso di accedere a conversazioni così intime tra i membri
della band.
George Harrison se ne va
Lo scioglimento dei
Beatles è stato chiaramente un avvenimento dalla
portata monumentale nella storia della musica e, sebbene ci fossero
indizi nell’aria da anni, la notizia è stata comunque scioccante
per i fan.
Quello che il documentario rivela è
che George Harrison, stufo delle personalità
dominanti di Lennon e
McCartney, se ne andò dalle prove e dovette
essere convinto a tornare qualche giorno dopo. Anche se
McCartney e Lennon scrissero la
maggior parte delle canzoni più celebri, il contributo di
George Harrison alla band fu innegabile.
Il regista Michael
Lindsay-Hogg
Anche se Peter
Jackson collaborò per assemblare tutto il materiale video
frammentario che ha poi dato vita a Get Back, fu
in realtà Michael Lindsay-Hogg ad effettuare le
riprese originali che compongono il documentario.
Lindsay-Hogg si
era già fatto un nome come regista per i Rolling
Stones e sarebbe diventato anche un famoso regista di
video musicali. Anche se il film Let It Be di
Lindsay-Hogg del 1970 è in qualche modo messo in
ombra dal nuovo documentario Get Back, il suo contributo al progetto è
innegabile.
Dal teatro di Sabratha al concerto
sul tetto
Per tutta la durata di The Beatles: Get Back una domanda fondamentale
aleggia sullo spirito delle prove: dove si esibirà la band? Era ben
noto che i Beatles avevano smesso di esibirsi dal
vivo nel 1966 per concentrarsi sulla registrazione dell’album
Let it be, quindi il loro ritorno in scena venne
accolto con enorme entusiasmo.
Il piano è sempre stato quello di
scrivere nuove canzoni ed eseguirle dal vivo nella speranza che la
registrazione di quella performance venisse trasformata in un
album. I pareri sulla location da scegliere, però, erano discordi:
alcuni volevano addirittura che la band andasse in Libia e si
esibisse nell’antico teatro di Sabratha. Alla fine
la band si esibì semplicemente sul tetto degli Apple
Studios di Londra.
“Keeping it simple”
Dopo che i
Beatles rinunciarono ad esibirsi in tour nel 1966,
si concentrarono esclusivamente sul processo di registrazione degli
album grazie ai quali avrebbero rivoluzionato la storia della
musica. Infatti, senza l’onere e l’impegno di esibirsi dal vivo, la
band poté focalizzarsi unicamente sull’aspetto tecnico delle tracce
musicali, sperimentando accuratamente.
Tuttavia, quando tornarono a
produrre gli album che sarebbero stati al centro di Get Back, erano ormai esausti dal procedimento
troppo complesso di incisione dei brani e speravano di riuscire a
ridimensionare queste dinamiche. Cominciarono ad incidere
registrando il suono dal vivo, senza l’uso di sovra incisioni di
brani. Speravano che il ritrovarsi a suonare assieme, in gruppo, li
avrebbe riportati a sonorità più semplice e non artefatte.
L’ingegnere del suono Alan
Parsons
C’erano molte leggende
dell’industria musicale nella sfera d’influenza dei
Beatles e una di queste future icone era
Alan Parsons, che lavorò per i Fab Four come
ingegnere del suono. Anche se non ebbe niente a che fare con la
produzione effettiva degli album, Parsons avrebbe
continuato a lavorare con artisti come i Pink
Floyd.
Oltre a produrre alcune delle
aggiunte musicalmente più rilevanti dell’epoca, Parsons fu il
leader della sua band, che divenne molto conosciuta tra gli amanti
del genere rock progressivo. The Beatles: Get Back offre agli spettatori
uno sguardo sorprendente all’interno dell’industria musicale,
introducendo molte delle figure importanti dietro le quinte.
Dal tetto
Il concerto sul tetto dei
Beatles del 1969 è diventato leggenda; anche se la
performance andò incontro a svariate complicazioni, la band
dimostrò di non essere minimamente arrugginita in termini di
performance dal vivo.
Sorprendentemente, però, molte
delle canzoni che sarebbero finite su Let It Be,
il loro album finale, furono registrate dal concerto sul tetto.
Brani ormai celeberrimi come Get Back e
I’ve Got a Feeling derivano infatti dalla
performance sul tetto e sono state rimasterizzate per l’album.
Assurdità o politica?
Get Back è
probabilmente la canzone più importante che fu proposta dai
Beatles durante le sessanta ore di filmati. Non
solo è il titolo del documentario di Peter
Jackson, ma divenne l’intero punto focale delle sessioni
di registrazione. Anche se Let It Be sarebbe poi
diventata la title track del loro album finale, la traccia
Get Back si trasformò da una canzone
apparentemente banale a una dichiarazione significativa.
Il film mostra la band lavorare sui
testi che inizialmente appaiono assurdi o incomprensibili ma poi si
evolvono in vere e proprie dichiarazioni, ad esempio contro le
politiche anti-immigrazione della Gran Bretagna in quel
momento.
In una recente intervista
con The Associated Press,Helen Mirren ha discusso del tanto atteso
Shazam! Fury of the
Gods. Pur tenendo le labbra sigillate in merito al
fatto che il suo personaggio sia un cattivo o meno, Mirren ha
accidentalmente rivelato che il personaggio di Rachel
Zegler è una delle tre figlie dee di Atlas, un fatto che
la stessa Zegler
avrebbe confermato sul suo Twitter. Ecco cosa ha detto
Mirren:
“Sono un membro di un gruppo di
tre dee:
Lucy Liu è Kalypso e la terza dea interpretata da
Rachel Zegler, che sarà una grande star in un
brevissimo lasso di tempo. Quindi siamo in tre insieme, ed è stato
davvero una grande esperienza perché è così raro che passi un
intero film con altre due donne. Spesso sei l’unica donna nel cast.
Qui eravamo un trio, ed è stato fantastico. Mi è piaciuto
molto”.
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of
the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film
uscirà al cinema il 2 giugno 2023. Nel cast è confermato il ritorno
di Asher Angel, mentre i villain saranno
interpretati dalle new entry Helen Mirren, Rachel
Zegler eLucy
Liu. Mark
Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon
Hounsou sarà ancora una volta il Mago. Il primo
film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
Una nuova featurette di
Marvel Entertainment
dedicata a Shang-Chi
e la Leggenda dei Dieci Anellidescrive in
dettaglio tutto il lavoro svolto per portare le creature di
Ta Lo sul grande schermo.
Il nuovo video mostra come Morris
sul set fosse in realtà una replica imbottita a grandezza naturale
ricoperta di uno panno verde, attaccata all’estremità di un
bastone. Avere il riferimento sul set per Morris ha dato agli
attori qualcosa con cui reagire nelle scene con l’adorabile piccola
creatura. Kingsley si è anche un po’ affezionato al doppio e si è
opposto alla sua sostituzione dicendo che si era affezionato a
lui.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino,
e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un
“leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà
il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che
si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la
sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è
l’ipnosi.
Natalie Portman è
una di quelle attrici così piene di grazia e di talento che non può
che dare un valore aggiunto a tutto quello che fa. La sua carriera
è iniziata da adolescente e dopo 25 anni è ancora in continua
ascesa.
L’attrice israeliana ha saputo
conquistare il suo pubblico per il suo enorme talento ma anche per
i valori e i diritti che ha sempre sostenuto nel corso della sua
vita, come quelli verso lo studio e la difesa delle donne.
Ecco, allora, dieci cose che
non sapevate di Natalie Portman.
Natalie Portman: film
1. Ha recitato in celebri
film. Il debutto nel mondo della recitazione avviene nel
1994, quando aveva solo 13 anni, in una parte da protagonista per
il film Léon di Luc Besson. Basta questo
primo film per decretare la Portman come astro nascente e ben
presto si trova a lavorare in produzioni importanti come Heat –
La sfida (1995), Tutti dicono I Love You (1996),
Mars Attacks! (1996) e nel film che la rese popolare in
tutto il mondo, ovvero Star Wars: Episodio I – La
minaccia fantasma (1999). In seguito, la sua carriera è in
continua ascesa e si trova a recitare in Qui dove batte il
cuore (2000), nei seguiti di Star
Wars, cioè Episodio II – L’attacco dei
cloni (2002) e Episodio III – La vendetta dei
Sith (2005), per poi lavorare anche in Ritorno a Cold
Mountain (2003), V per Vendetta
(2005), Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie
(2008), L’altra donna del re
(2008), Brothers (2009), Il cigno nero
(2010), Sua Maestà(2011),
Amici, amanti e… (2011), Thor (2011) e Thor: The Dark World
(2013), Knight of Cups
(2015), Jackie (2016), Planetarium (2016),
Song to Song (2017), Annientamento (2018),
Vox Lux (2018),
La mia vita con John F.
Donovan (2018), Lucy in the Sky (2019) e
Thor: Love and Thunder
(2022).
2. Natalie Portman è anche
produttrice, regista e sceneggiatrice. Nel corso della sua
carriera, Natalie Portman ha dirottato la sua attenzione anche alla
produzione, alla regia e alla sceneggiature. Infatti, l’attrice
israeliana ha prodotto film come L’amore e altri luoghi
impossibili (2009), Jane Got a Gun (2016), PPZ –
Pride and Prejudice and Zombies (2016) e Vox Lux,
mentre ha diretto e sceneggiato il cortometraggio Eve
(2008), l’episodio Natalie Portman di New York, I Love
You (2009) e Sognare è vivere (2015).
Natalie Portman hot
3. Natalie Portman ha girato
la sua prima scena di nudo nel 2007. Dopo essere rimasta
traumatizzata dalle attenzioni di chi si era messo ad oggettivare
il suo corpo dopo la realizzazione di Léon, la Portman aveva deciso
che non avrebbe girato scene di nudo fino a che non lo avrebbe
ritenuto opportuno. Alla fine, nel 2007, l’attrice ha partecipato
ad un cortometraggio di Wes Anderson intitolato
Hotel Chevalier, un prequel di Il treno per il
Darjeeling dello stesso anno. In questo corto, l’attrice viene
ripresa per la prima volta in un nudo integrale decisamente sexy.
Da qui in poi, si prestò per altre scene bollenti, come quelle de
Il Cigno Nero o nel film Planetarium.
Natalie Portman: altezza
4. Natalie Portman è
piccoletta. L’attrice israeliana non è esattamente una
donnona: infatti, ha una statura di 160 centimetri. Ma si sa, il
vino buono sta nella botte piccola e la Portman ha sempre
dimostrato l’entità e la qualità del suo talento.
Natalie Portman in Star
Wars
5. Il periodo di Star Wars è
stato uno dei più bui per Natalie Portman. L’attrice ha
rivelato che il periodo più brutto della sua carriera risale a
quando cominciò a far parte della seconda trilogia di Star Wars:
nessuno riponeva fiducia in lei, tranne Mike
Nichols. Insomma, Star Wars era nelle sale e
“tutti iniziavano a pensare che fossi una pessima attrice. Ero
tra gli interpreti del più grande incasso del decennio e nessun
regista voleva lavorare con me. Mike scrisse una lettera ad
Anthony Minghella e gli disse “Inseriscila in
Ritorno a Cold Mountain, garantisco io per lei.” E poi
Anthony mise una buona parola con Tom Tykwer, che fece passaparola
con i Wachowski”.
6. Prima di essere
scritturata, Natalie Portman non aveva mai visto Star
Wars. Qualche anno fa, in occasione di un’intervista,
l’attrice israeliana rivelò che prima di essere scritturata e
inclusa nel cast della seconda trilogia di Star Wars non
aveva mai visto nessun film della saga e che non era a conoscenza
della differenza tra Star Wars e Star Trek.
Natalie Portman in
Leon
7. Natalie Portman ha
esordito con Lèon. Il film che ha catapultato l’attrice
israeliana nel mondo della cinema e della recitazione è stato
Léon: infatti, nel 1994, le venne offerta subito la parte
da protagonista nel film di Luc Besson, dopo aver iniziato da poco
una carriera da modella e di ballerina. Sebbene al momento dei
provini non ci fu certezza nell’ingaggiarla, perché ritenuta troppo
giovane, Besson fu costretto a cambiare idea dopo averla vista
recitare.
8. Natalie Portman ha
raccontato di essere stata vittima di terrorismo sessuale.
Appena dopo aver recitato in Léon, la giovane attrice
cominciò a ricevere lettere. Contenta di avere qualche fan che le
scrivesse, si rese subito conto che la prima lettera ricevuta
conteneva una fantasia di stupro. Ma non fu solo questo: i critici
si permettevano di parlare del suo seno acerbo e le persone
oggettivavano il suo corpo. Queste orribili esperienze l’hanno resa
riluttante dal ricoprire ruoli sexy, soprattutto quando era più
giovane.
Natalie Portman è su Instagram
9. Natalie Portman ha un
profilo Instagram ufficiale. Natalie Portman è sempre
stata restia dal possedere dei profili social, ma da poco più di un
anno a questa parte, l’attrice ha deciso di aprire il suo acconut
Instagram, per il quale risulta anche molto attiva. I suoi quasi
170 post si dividono tra lavoro e momenti nostalgia, mentre sono
molte le foto e i video atti a sostenere il movimento Time’s
Up.
10. Natalie Portman ha avuto
una guru d’eccezione: Reese Whiterspoon. L’attrice
israeliana è stata una delle prime a sostenere il movimento Time’s
Up, ma prima di lei Reese Whiterspoon aveva capito
che per sostenere una campagna del genere, l’uso dei social era
molto importante. È stato così che Reese ha invitato la collega ad
utilizzare Instagram, diventando, stando alle parole della Portman,
“un meraviglioso sistema di supporto nell’insegnarmi le vie
della modernità”.
Parlando con
THR, Dolph Lundgren, attore simbolo della saga di
Rocky per il ruolo di Ivan Drago, comparso anche in Creed 2, ha rivelato che si è parlato di dare
ai Drago il loro spin-off, proprio nello stile di
Creed.
Mentre discuteva di una scena di
combattimento eliminata da Creed 2 che avrebbe visto Rocky e
Drago incrociare ancora i pugni, l’attore ha approfondito
l’aspetto del “suo” cattivo e sul suo futuro. Nonostante
l’occasione persa per le scene eliminate di Drago in quello che
l’attore ha definito “un momento da fan”, Lundgren ha dato agli
amanti del Rocky una nuova speranza.
Ecco cosa ha dichiarato: “Ho
pensato che fosse un buon momento. È stato anche un momento per i
fan (in merito alla scena tagliata, mdr). È stato un piccolo
scontro veloce, e ho pensato che funzionasse, […] Ma il regista
[Caple] e la MGM hanno ritenuto che fosse superfluo e che non
aggiungesse nulla. A proposito, penso che si parli di fare un
intero spin-off su Drago con MGM. Quindi potremmo averne di
più.”
Tom Cruise cavalca l’ala di un aereo capovolto
nelle nuove foto acrobatiche dal set di Mission: Impossible
8. Cruise sta attualmente girando l’ottavo capitolo del
franchise, tornando nei panni dell’agente dell’IMF Ethan Hunt per
il regista Christopher McQuarrie. Cruise è
affiancato dai regolari della serie Simon Pegg, Ving Rhames,
VanessaKirby e Rebecca Ferguson. Le nuove star del franchise
includono Hayley Atwell, Pom Klementieff, Esai Morales
e Henry Czerny.
Mission:
Impossible 7 ha recentemente concluso la produzione
dopo una serie di ritardi dovuti alla pandemia, che alla fine ha
spinto la data di uscita del film al 30 settembre 2022.
Inizialmente, Mission:
Impossible 7 e 8 avrebbero dovuto essere girati uno
dietro l’altro, ma la pandemia ha cambiato quei piani.
McQuarrie ha diretto gli ultimi tre film ed è di
nuovo a bordo dell’ottavo, che ora è in fase di riprese.
Mission: Impossible 8, le riprese sono in
corso
Tom Cruise è stato
visto eseguire un’altra pericolosa acrobazia per Mission:
Impossible 8 (tramite
Fox News), questa volta a bordo di un biplano Boeing
B75N1 Stearman del 1941 a oltre 600 metri d’altezza, che
si è capovolto, mettendo l’attore in posizione verticale sull’ala.
Secondo
Fox, Cruise ha preso lezioni di volo per preparare la sequenza.
Le immagini mostrano l’attore che esegue lui stesso l’acrobazia in
una serie di foto che la delineano inquadratura per
inquadratura.
Nei prossimi due capitoli della saga
di Mission Impossible, Tom
Cruise e Rebecca
Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e
Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea
Whigham(Kong: Skull Island),Hayley
Atwell(Captain America: Il primo
vendicatore),Pom
Klementieff(Guardiani della
Galassia) e Esai
Morales(Ozark). Christopher
McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il loro
debutto nelle sale americane rispettivamente il 30 settembre 2022 e
il 7 luglio 2023.
In un’intervista con
Screen Rant, Andy Park, artista in forze alla
scuderia dei Marvel Studios, ha dato la sua opinione su ciò
che i fan possono aspettarsi da Thor: Love and
Thunder in termini di elementi visivi, affermando
che è entusiasta di aver avuto modo di lavorare con Taika
Waititi al progetto, che dice “indipendente
dall’intero franchise“.
Park ha continuato dicendo che il
film è “folle e selvaggio” e che “semplicemente non
vedo l’ora che tutti lo vedano“. Tuttavia, Park dice anche che
la scossa di Waititi lo ha spaventato un po’, facendogli chiedere
se stessero “andando troppo oltre” con il film. Ma afferma
che fa parte della storia dei Marvel Studios, che consiste nel
non “adagiarsi sugli allori e fare semplicemente ciò che ci si
aspetta“.
Ecco cosa ha detto a ScreenRant:“C’è un motivo per cui ci
sono stati oltre un decennio di film di successo e proprio perché
questo franchise sta crescendo. Quindi Thor: Love and Thunder cade
proprio in quello in cui sta solo spingendo i confini di ciò che è
comodo e ciò che dovrebbe essere previsto. Mi lascerò sorprendere e
spingerò questi personaggi e le immagini lo accompagneranno. Penso
che [Waititi] l’abbia detto in qualche intervista in cui è sorpreso
a lavorare in questo modo, perché non dovrebbe essere autorizzato a
fare un film come questo. E va bene. Questo film è pazzesco. È così
divertente. E semplicemente non vedo l’ora che tutti lo vedano.
Perché è stato così divertente lavorarci e progettare così tanti
personaggi e creare immagini chiave. Sarà bello. Sarà
divertente.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel
Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece
al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film
dei Marvel
Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto
arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Uno degli elementi più misteriosi
emersi dai trailer di Spider-Man:
No Way Home è la presenza di una scatola, che
sembra appartenere a Doctor Strange. Adesso, grazie a una
serie di foto di una action figure che raffigura Holland/Peter che
tiene in mano proprio questo misterioso oggetto.
I fan finora sanno molto poco
dell’oggetto, che i trailer suggeriscono provenga dall’inventario
di Doctor Strange. Ora, la nuova figura di Hot
Toys disponibile per il pre-ordine su
Sideshow, mostra uno sguardo più da vicino a Spider-Man che
tiene in mano lo strano cubo di Strange. Il modello include una
“somiglianza autentica e dettagliata” con Tom Holland nei panni di
Peter Parker/Spider-Man in Spider-Man:
No Way Home, e include alcuni graffi e danni da
battaglia, oltre a maschere, occhi e mani intercambiabili. Oltre a
personalizzare il costume di Spider-Man, questo modello ha anche
accessori, tra cui uno smartphone, ragnatele e, naturalmente, “la
scatola”.
Danny DeVito vuole riprendere il suo ruolo
ormai iconico del Pinguino in Batman – Il Ritorno.
DeVito è una leggenda di Hollywood con decenni di esperienza alle
spalle e numerose amate performance.
Il Batman di
Tim Burton ha ridefinito il genere dei film basati
sui fumetti quando ha debuttato nel 1989 e ha creato uno dei
franchise più amati in tutto il cinema dell’epoca. Da lì, Burton ha
ricevuto un assegno in bianco per declinare verso l’oscurità i
sequel del film. Il risultato è stato Batman – Il
Ritorno del 1992, che ha visto Michael Keaton confrontarsi con Catwoman di
Michelle Pfeiffer e Oswald Cobblepot di Danny DeVito, alias il Pinguino, un minuscolo
cattivo che abita nelle fogne con le caratteristiche di un vero
pinguino. Quel film si è concluso con l’apparente scomparsa di
Pinguino durante una resa dei conti con Batman. E mentre si parlava
di realizzare un terzo film, sono arrivati i reboot di Schumacher.
Il resto è storia.
Sebbene Batman – Il
Ritorno non abbia ricevuto un’accoglienza così calorosa
come il suo predecessore al momento della sua uscita, è stato
rivalutato da molti fan negli anni a seguire. Ora, DeVito si è
aperto sull’eredità del film e ha espresso il proprio interesse a
riprendere il ruolo. Parlando con
Forbes, l’attore ha dichiarato che sarebbe tornato al ruolo se
Burton avesse deciso di concludere la sua visione del personaggio
DC Comics:
“Sento che non è fuori
discussione che il Pinguino tornerà, un giorno, ma questo dipende
tutto da Tim, indipendentemente dal fatto che Tim voglia farlo o
meno. Direi che potrebbe essere in ballo perché non siamo ancora
morti (ride). Potremmo fare una continuazione di quello che abbiamo
fatto in passato perché era davvero un film brillante. Mi hanno
offerto questa opportunità e ne sono molto grato e mi piacerebbe
rivisitarla? Perché no! È stato davvero un grande momento per
me.”
E se
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci
Anelli nascondesse un oscuro segreto su Katy e su
chi Shang-Chi ha ucciso durante la sua missione in
America? In Shang-Chi, il personaggio principale di Simu
Liu si nasconde a San Francisco da suo padre, Wenwu
(Tony Leung), e dalla sua predestinazione ad
essere un assassino dei Dieci Anelli. Tuttavia, un’avvincente
teoria Marvel suggerisce che c’è di più in
quel passato nascosto che potrebbe rendere
Shang-Chi simile al Winter
Soldier di Sebastian Stan. In effetti, se questa teoria
fosse vera, capovolgerebbe il rapporto tra Shang-Chi e Katy e
avrebbe enormi ramificazioni in futuro.
Ying Li (Fala Chen)
è uno dei personaggi più importanti di Shang-Chi: non solo è il
motore narrativo dietro allo sfortunato tentativo di Wenwu di
aprire il portale per i regni oscuri, ma ovviamente la sua morte è
il catalizzatore per Wenwu che decide, a seguito della stessa, di
indossare di nuovo i suoi magici Dieci Anelli e
addestrare suo figlio a diventare un assassino.
Quando Shang-Chi è
un adolescente, suo padre lo incarica di uccidere l’uomo
responsabile della morte di sua madre. Sebbene
Shang-Chi porti a termine l’incarico, decide di
non continuare a essere un assassino, quindi lascia la sua vecchia
vita e va a nascondersi a San Francisco e fino a quando suo padre
non invia i suoi assassini a cercarlo, un decennio dopo. Il nostro
eroe porta a lungo, dentro di se, il fardello di quell’omicidio, e
lo rivelerà soltanto alla fine.
Potrebbe esserci qualcosa di oscuro
nel passato di Shang-Chi che il film non ha ancora rivelato. Nel
film, Katy e Shang-Chi sono diventati amici dopo che lui ha
disertato dai Dieci Anelli, ma potrebbe esserci qualcosa di
sinistro nella loro relazione. Secondo una teoria (apparsa
su TikTok), Shang-Chi ha ucciso il nonno di Katy Chen,
interpretata da Awkwafina, e la Marvel non l’ha ancora rivelato.
Secondo la teoria, il momento è stato eliminato dal film perché la
trama sarebbe stata troppo simile alla storia di Bucky
(Sebastian Stan) in The Falcon and the Winter
Soldier, visto che all’inizio vediamo l’ex Soldato
d’Inverno fare amicizia con il padre di una delle sue prime
vittime.
Ci sono diversi punti della trama di
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli che
supportano l’idea. Se Shang-Chi avesse ucciso il nonno di Katy,
spiegherebbe perché aveva scelto proprio San Francisco per iniziare
la sua nuova vita, e spiegherebbe in primo luogo perché lui e Katy
si sono incrociati. Si sentiva in colpa per quella morte e, alla
fine, i due diventano amici. Inoltre, più avanti nel film,
Shang-Chi ammette con Katy che non è la persona che lei pensa che
sia, dicendo che ha ucciso il suo obiettivo prima di lasciare la
pericolosa organizzazione dei Dieci Anelli (in precedenza le aveva
detto di non aver commesso l’omicidio). La scena avrebbe potuto
facilmente adattarsi a un momento in cui Shang-Chi ammette di aver
ucciso suo nonno. Dopotutto, Katy ha uno sguardo incredibilmente
angosciato durante la conversazione, suggerendo che forse la
battuta sarebbe potuta esistere.
Finora non ci sono conferme da
nessuna parte in merito a questa teoria. Sebbene ci siano prove
sufficienti per suggerire che Shang-Chi e Katy abbiano una
connessione più profonda di quella rivelata dal film, non c’è una
risposta definitiva in merito. Tuttavia, con Falcon e The
Winter Soldier che percorrono un terreno simile, ha senso
che il film MCU abbandoni il punto della trama,
per ora. Ma, ovviamente, Shang-Chi farà parte del MCU per anni, quindi la Marvel ha tutto il tempo per
rivelare la potenziale svolta.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino,
e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un
“leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà
il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che
si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la
sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è
l’ipnosi.
Mahershala Ali, scelto per il ruolo di
Blade
nel Marvel Cinematic Universe, afferma
di volersi guadagnare il suo posto in quel ruolo, dal momento che
va ad occupare un personaggio che era già stato interpretato da un
collega: Wesley Snipes.
L’annuncio che Ali avrebbe
interpretato Blade
è arrivato al ComicCon di San Diego del 2019, occasione in cui si
annunciò anche un film in produzione, ancora da determinare. I
dettagli sul nuovo film di Blade sono tenuti sotto silenzio, ma si
sa che una sceneggiatura è stata scritta da Stacy
Osei-Kuffour, i cui crediti precedenti includono la serie
Watchmen della HBO. A Bassam Tariq,
meglio conosciuto per aver diretto Mogul Mowgli
con Riz Ahmed, è stata invece assegnata la
regia.
La maggior parte del pubblico ha
familiarizzato con l’ammazzavampiri della Marvel grazie al film di
Wesley Snipes del 1998, Blade,
personaggio creato da Marv Wolfman e Gene Colan
nel 1973 nei fumetti The Tomb of Dracula. Mentre il
personaggio esisteva sulle pagine dei fumetti da decenni, Snipes lo
ha reso suo, contribuendo a modellare l’immagine di Blade che oggi
conosce il pubblico. Blade ha avuto successo, generando anche due
sequel, Blade II e Blade:
Trinity, prima che Snipes lasciasse il ruolo. Tuttavia,
molti attribuiscono proprio a Blade e a Snipes il merito di aver
contribuito a spianare la strada all’MCU e ai moderni film a
fumetti.
Mahershala Ali ha recentemente parlato con
Jake Hamilton su Jake’s Takes per
promuovere il suo nuovo film Swan Song. Durante
l’intervista, ad Ali è stato chiesto cosa lo entusiasmasse di
esplorare in Blade e
come la sua interpretazione potrebbe differire dalla performance di
Snipes.
Ecco cosa ha risposto
Ali: “Sai, quello che non vedo l’ora di fare è
meritarmelo. Non vedo l’ora di guadagnarmelo. Sai, c’è attesa per
questo film, c’è un’eccitazione per il film che è da attribuire al
signor Snipes. E così nell’occupare il suo ruolo, cerco di lavorare
per guadagnarmi il mio posto in tutto ciò e sono entusiasta di
andare avanti e fare il lavoro”.
Bassam
Tariq (Mogul Mowgli) si occuperà della regia
di Blade.
Sarà il quarto regista di colore a dirigere un film per
i Marvel Studios,
dopo Ryan Googler (Black
Panther, Black Panther:
Wakanda Forever), Nia
DaCosta (The
Marvels) e Chloé Zhao (Eternals).
Negli ultimi anni, Feige sta puntando a un Universo
Cinematografico Marvel sempre
più inclusivo, aumentando la diversità non solo davanti, ma anche
dietro la macchina da presa.
Le riprese del reboot
di Blade dovrebbero
partire il prossimo anno. Al momento non è ancora stata fissata una
data di uscita ufficiale. I Marvel
Studios hanno affidato a Stacy
Osei-Kuffour la sceneggiatura del film. Osei-Kuffour
ha lavorato come story editor e sceneggiatrice per l’acclamata
serie Watchmendi
HBO. Lo studio ha preso in considerazione soltanto sceneggiatori di
colore; secondo quanto riferito, Mahershala
Ali è stato direttamente coinvolto nel processo.
Bilall
Fallah, co-regista di Batgirl per la
HBO, ha condiviso una foto dal set del film che conferma che la
nostra Barbara Gordon sarà un agente della
Polizia di Gotham City nel film le cui riprese
sono cominciate da poco.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”.
Proprio ieri è stata riportata la
notizia delle dichiarazioni di Amy Pascal in
merito alla messa in cantiere di Spider-Man 4, 5 e
6 con protagonista ancora Tom
Holland. L’annuncio ha raccolto qualche perplessità,
dal momento che Holland stesso aveva dichiarato che il suo percorso
come Spider-Man si sarebbe concluso con No
Way Home.
Alla luce delle dichiarazioni della
produttrice, l’attore, ospite al talk show Quotidien,
ha commentato come segue:
“Ascolta, tutto quello che dirò
è che abbiamo alcune cose molto, molto eccitanti di cui parlare.
Non so ancora di cosa si tratta o cosa significheranno. Ma sembra
che ci sia un futuro incredibilmente luminoso davanti, e come ho
detto prima, Spider-Man vivrà per sempre in me”.
Spider-Man:
No Way Home è diretto da Jon
Watts (già regista di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel
Studios e da Amy Pascal per la
Pascal Production. Il film arriverà nelle sale italiane il 15
dicembre 2021. Il film durerà 2 ore e 28 minuti.
Il network americano
CBS ha diffuso le anticipazioni di Star
Trek: Discovery 4×01, il primo episodio della quarta
stagione di Star
Trek: Discovery.
In Star Trek: Discovery 4×01 che si
intitolerà “Kobayashi Maru” Dopo mesi trascorsi a riconnettere la
Federazione con mondi lontani, il capitano Michael Burnham e
l’equipaggio della USS Discovery vengono inviati ad assistere una
stazione spaziale danneggiata, una missione apparentemente di
routine che rivela l’esistenza di una nuova terrificante
minaccia.
Star Trek: Discovery 4×01
Star Trek: Discovery 4 è la quarta
attesa stagione della serie tv Star
Trek: Discovery creata da Bryan
Fuller e Alex Kurtzman per il network
americano della CBS, in Italia trasmessa
da Netflix.
La terza stagione della serie televisiva americana Star Trek:
Discovery segue l’equipaggio della USS Discovery mentre viaggiano
per il futuro, oltre 900 anni dopo gli eventi del originale di Star
Trek serie. La stagione è prodotta da CBS Television Studios in
associazione con Secret Hideout e Roddenberry Entertainment, con
Alex Kurtzman e Michelle Paradise come showrunner .
In
Star Trek: Discovery
4protagonisti sono Sonequa Martin-Green come Michael Burnham,
Doug Jones nel ruolo di Saru, Anthony
Rapp come Paul Stamets, Mary Wiseman nel
ruolo di Sylvia Tilly, Wilson Cruz nel ruolo di
Hugh Culber, David Ajala nel ruolo di Cleveland
“Book” Booker. Nei ruoli ricorrenti troviamo Adil
Hussain, mentre tra le guest star confermata Michelle Yeoh come Philippa Georgiou.
Start Trek, uno degli show
più iconici del mondo televisivo mondiale, torna 50 anni
dopo la première di Star
Trek: Discovery. Nella serie vedremo una nuova
navicella, nuovi personaggi e missioni, ritrovando però gli stessi
valori e la stessa speranza per il futuro che ha ispirato una
generazione intera di sognatori. Star
Trek: Discovery è prodotta da CBS Television Studios in
associazione con Secret Hideout di Alex Kurtzman, Living Dead Guy
Production di Bryan Fuller e Roddenberry Entertainment. Alex
Kurtzman, Bryan Fuller, Heather Kadin, Gretchen J. Berg & Aaron
Harberts, Akiva Goldsman, Rod Roddenberry e Trever Roth sono i
produttori esecutivi.