Debutterà al cinema questo giovedì
Imprevisti
digitali, il film vincitore dell’Orso d’Argento e
distribuito da Officine UBU. Da oggi in palio per
i lettori di Cinefilos.it 5 inviti validi ognuno
per due biglietti gratuiti per il primo spettacolo serale per i
giorni sabato 17 e domenica 18 ottobre.
NOTA BENE: Per poter
richiedere il biglietto è indispensabile scrivere a
eventi[@]cinefilos.it scegliere la città e la sale e comunicare il
vostro nome e cognome. Gli inviti sono già validi per due persone,
coloro che riceveranno una risposta di conferma avranno ottenuto un
inviti. Chi non riceverà risposta è perché gli inviti saranno
esauriti. Le città e le sale che aderiscono sooo:
MILANO – CINEMA ELISEO
TORINO – CINEMA ROMANO
BOLOGNA – CINEMA ROMA
ROMA – CINEMA QUATTRO FONTANE
Imprevisti digitali, il film
Imprevisti
digitali è una commedia sociale dolce-amara,
parzialmente ispirata al Movimento dei Gilet Gialli, che mette a
fuoco in modo ironico e pungente alcune assurdità che
caratterizzano la deriva digitale della società moderna, ormai
globalizzata e intangibile.
Tre vicini di casa in un sobborgo
francese si ritrovano coinvolti in una serie di imprevisti causati
dalla loro inettitudine nel rapportarsi alle nuove tecnologie.
Marie ha paura di perdere il rispetto del figlio a causa di un sex
tape finito online, Bertrand s’invaghisce della voce di una
centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyber bullismo e
Christine, che ha perso il marito a causa della dipendenza dalle
serie TV, è disposta a tutto per far aumentare la sua valutazione
come autista privato. I tre si lanceranno così in una battaglia
contro i giganti di internet. Una battaglia ben al di fuori della
loro portata… forse.
CHILI lancia il
suo servizio AVOD (Advertising-based Video on
demand) con una vasta selezione di film e documentari visibili
gratuitamente, grazie all’inserimento di pubblicità. Nell’anno
dell’esplosione dei consumi streaming, CHILI conferma la leadership
nel suo segmento di mercato, proponendo il più importante catalogo
AVOD in Italia, disponibile attraverso Smart TV, Web,
Mobile e Tablet App.
Per Giorgio Tacchia (Founder & CEO
di CHILI) “Il 2020 è stato inevitabilmente, un anno di
enormi trasformazioni, le cui conseguenze lasceranno il segno nei
prossimi anni. In particolare, nei paesi che guidano le dinamiche
del mercato dell’intrattenimento (US & UK) c’è stato un grande
focus su nuovi servizi AVOD per cui si stima una crescita
importante nel prossimo futuro. CHILI deve rispondere inoltre allo
slittamento forzato di molte uscite nei cinema e vogliamo andare
incontro ai clienti offrendo un servizio aggiuntivo, accanto al
TVOD (Transactional video on demand) che resta il nostro core
business. Si tratta di un momento molto importante per la vita
della nostra azienda: siamo già leader nel mercato della
distribuzione di contenuti a noleggio ed in acquisto e vogliamo
ampliare l’offerta e il consumo di contenuti aggiungendo una nuova
offerta per il cliente finale, gratuita e
legale”.
Con la nuova offerta,
CHILI allarga le potenzialità di fruizione del
cliente, affermando nuovamente la sua visione olistica di
intrattenimento: il cliente infatti, oltre ai film in acquisto e a
noleggio, da oggi, accede ad una vastissima offerta di film
gratuiti e, anche per l’AVOD, sono disponibili moltissimi trailers,
video extra, il merchandising del film e tanti approfondimenti e
interviste grazie al digital magazine HotCorn di cui CHILI
è editore.
I clienti, una volta registrati
alla piattaforma ed effettuato l’accesso, trovano una vasta
selezione di film gratis con un mix tra blockbuster e titoli di
cassetta, film italiani e Hollywood, cinema d’autore e film
introvabili, tra grandi registi come Bergman, Truffaut, Godard,
Kubrick, Coppola e Antonioni a divi popolari come Alberto Sordi,
Totò, Terence Hill e Bud Spencer
Dal 2012 precursore del mercato
italiano del TVOD, CHILI ha deciso per il lancio del segmento AVOD
di rendere partecipe direttamente la propria base clienti. La
direzione marketing ha scelto infatti l’attivazione di un panel di
4.200 utilizzatori di CHILI che hanno contribuito alla definizione
del nuovo prodotto, dal naming ufficiale al look & feel completo
della sezione in AVOD. Per gli inserzionisti pubblicitari, la
gestione della pianificazione è affidata al dipartimento CHILI
MEDIA che opera sul mercato da giugno 2019
Il network americano
ABC ha diffuso il trailer di The Good
Doctor 4, l’attesissima quarta stagione di
The
Good Doctor.
The Good Doctor 4
The Good Doctor 4
è la quarta stagione della serie tv The Good
Doctor creata da David Shore per il network americano
della ABC. In
The Good Doctor 4 Il dottor Shaun Murphy, un
giovane chirurgo con autismo e sindrome del savant, continua a
usare i suoi straordinari doni medici presso l’unità chirurgica del
St. Bonaventure Hospital. Man mano che le sue amicizie si
approfondiscono, Shaun continua ad affrontare il mondo degli
appuntamenti e delle relazioni romantiche e lavora più duramente di
quanto abbia mai fatto prima, navigando nel suo ambiente per
dimostrare ai suoi colleghi che il suo talento di chirurgo salverà
vite. La serie vede nel cast Freddie Highmore nei panni del dottor
Shaun Murphy, Antonia Thomas nei panni della dottoressa Claire
Browne, Hill Harper nei panni del dottor Marcus Andrews, Richard
Schiff nei panni del dottor Aaron Glassman, Christina Chang nei
pann
In The Good
Doctor protagonisti Freddie Highmore come Dr. Shaun Murphy,
Antonia Thomas come Dr. Claire Browne,
Nicholas Gonzalez come Dr. Neil Melendez,
Hill Harper come Dr. Marcus Andrews,
Richard Schiff come Dr. Aaron Glassman,
Christina Chang come Dr. Audrey Lim, Fiona
Gubelmann nel ruolo del Dr. Morgan Reznick, Will
Yun Lee nel ruolo del Dr. Alex Park, Paige
Spara nel ruolo di Lea Dilallo e Jasika
Nicole nel ruolo del Dr. Carly Lever.
È stata finalmente confermata la
storia canonica dei Sith, i principali cattivi dell’intera saga di
Star Wars. Darth Vader è stato presentato come
il “Signore Oscuro dei Sith” nel primo film del franchise; in
seguito l’Imperatore Palpatine si è rivelato essere il suo Maestro.
Naturalmente, il vecchio Universo Espanso ha sempre provato un
grande piacere nell’esplorare la storia dei Sith.
Quando George Lucas è tornato al timone della
trilogia prequel, le cose sono diventate molto più complicate. La
visione di Lucas dei Sith era molto diversa rispetto a quanto visto
nell’Universo Espanso, e di conseguenza gli sceneggiatori e i
montatori hanno dovuto fare di tutto per chiarire i problemi di
continuity. Quando la Disney ha acquisito Lucasfilm nel
2012, ha deciso abbastanza rapidamente che la soluzione più
semplice era spazzare via tutto il vecchio universo espanso e
ricominciare da zero. Da allora hanno gradualmente ri-canonizzato
gli elementi dell’Universo Espanso, con riferimenti “usa e getta” a
concetti come “L’oscurità dei cento anni”. Il risultato? Tutto ciò
che dovrebbe essere considerato canonico è diventato sempre meno
chiaro.
Per chiarire alcune cose, Lucasfilm
ha di recente pubblicato “The Star
Wars Book“, con il contributo di Pablo Hidalgo, Dan
Zehr e Cole Horton. Una sezione dell’opera, intitolata “Unlimited
Power”, presenta una storia notevolmente breve dei Sith,
confermando tutto ciò che pensavamo di sapere, ma anche
semplificando sostanzialmente le cose. Come leggiamo grazie a
Screen Rant:
“I Sith sono un ordine fondato
da un gruppo frammentato di Jedi che scoprono il potere grezzo che
può essere raggiunto dalla devozione al lato oscuro… A causa della
loro origine come un ramo dei Jedi, i Sith somigliano
superficialmente ai Cavalieri Jedi. Le loro vesti e i loro cappucci
mostrano forti influenze Jedi e la loro arma preferita è la spada
laser. I Sith riversano il loro odio e la loro rabbia nei cristalli
kyber che costituiscono il nucleo delle loro armi. Questo atto crea
una lama rossa, un colore che non si trova tra i Jedi.
Nonostante il loro numero, i
Sith non riescono a mantenere un ordine ben strutturato simile ai
Jedi. La filosofia guida dei Sith è l’ascensione ad ogni costo.
Qualsiasi struttura rigida crollerebbe inevitabilmente quando gli
ambiziosi Signori dei Sith si contendono il controllo. Colpi di
stato e intrighi sono comuni nei loro ranghi.
Questo segna il destino del
tentativo originale dei Sith di governare la galassia millenni
prima dell’era moderna. Anche se riescono quasi a conquistare la
Repubblica, i combattimenti accelerano la fine dei Sith, venendo
sconfitti dall’Ordine Jedi.”
La storia dei Sith all’interno del canone di Star Wars
È un racconto ampio, ma si adatta
perfettamente alla tradizione consolidata. I Sith sono immaginati
come una fazione di Jedi che cedette al lato oscuro e che fu
espulsa dall’Ordine fuggendo nell’ombra. Devono essersi stabiliti
sul pianeta Moraband (a volte chiamato Korriban), una potente
vergenza nella Forza immersa nel lato oscuro. Lì, padroneggiarono i
loro poteri e iniziarono a costruire un numero sufficiente per
tornare a vendicarsi e stabilire il primo impero Sith.
Sfortunatamente, il lato oscuro è competitivo piuttosto che
cooperativo, e alla fine si sono rivoltati l’uno contro l’altro.
Questo spiega chiaramente perché Darth Bane ha stabilito la “Regola
dei Due”, al fine di limitare e controllare il potenziale di tali
combattimenti.
Chiunque abbia familiarità con
l’Universo Espanso noterà che un elemento principale è stato
rimosso dal canone. Fino a
Star Wars: Episode I – La minaccia fantasma, gli autori
dell’UE pensavano che i Sith fossero in realtà una razza aliena.
Ecco perché hanno creato Korriban, letteralmente immaginato come il
pianeta natale dei Sith. Ciò ha portato ad alcuni retcon
decisamente goffi, ma l’intera questione è stata ora accuratamente
cancellata. Per quanto riguarda il nuovo canone, non c’è mai stata
una razza Sith di per sé, e la storia dei più grandi cattivi di
Star Wars è molto più semplice.
In una recente intervista con il
Wall Street Journal, Cary Fukunaga ha parlato
di No Time to Die,
l’attesissimo 25esimo capitolo della saga di James
Bond che, da Aprile 2020, è stato prima posticipato a Novembre
2020 e poi ad Aprile 2021. Il film è attesissimo, non solo per la
presenza nel cast di attori quali
Rami Malek e
Ana de Armas, ma anche perché sarà l’ultimo film della
saga in cui Daniel Craig vestirà i panni dell’iconico
agente segreto.
In passato
anche Craig aveva sostenuto il fatto che il film, considerata
l’attuale situazione mondiale, fosse stato posticipato, e lo stesso
ha fatto adesso anche Fukunaga. Come spiegato dal regista:
“All’inizio c’è stato il panico. Non volevo credere che stesse
accadendo davvero. Poi, abbastanza velocemente, sono andato avanti
con la mente e ho iniziato ad accettare l’idea. Purtroppo ci sono
cose molto più grandi e importanti che sfuggono al nostro
controllo. Ho amici che stanno perdendo il lavoro e altri che hanno
perso i loro cari. Il film uscirà quando sarà il momento
giusto.”
Sempre nel corso della medesima
intervista, Cary Fukunaga ha rivelato che amerebbe
girare un altro capitolo della saga, mentre sull’accoglienza che il
suo film riceverà ha dichiarato: “Non sono mai stato capace di
prevedere come sarebbe andato un mio lavoro. Potrebbe avere
successo o fallire miseramente. Ma questo non cambierà cosa penso
io del film. Il viaggio di No Time to Die non sarà compiuto fino a
quando non arriverà al cinema. Fino ad allora, è un segreto. Non
l’ho mai visto con il pubblico. Mi piacerebbe vederlo con gli
spettatori non appena sarà possibile. E quella sarà probabilmente
la prima e l’ultima volta che lo guarderò.”
In No Time to Die, Bond si
gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal
servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente
interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della
CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno
scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa
del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain
armato di una nuova e pericolosa tecnologia.
Un nuovo report di
Screen Rant prova a fare luce sul perché Black
Adam non abbia più una data di uscita a seguito
dell’aggiornamento del nuovo calendario della Warner Bros. che ha
visto – ad esempio – The Batman slittare al 2022. Il DC Fan-Dome dello
scorso Agosto ha creato molto clamore attorno al cinecomic che avrà
come protagonista Dwayne
Johnson, ma il Covid-19 continua ad ostacolare la
produzione di tantissimi blockbuster hollywoodiani (e non solo). Il
film, che sarà diretto da Jaume Collet-Serra,
sarebbe dovuto arrivare nelle sale il 22 Dicembre 2021. Perché, se
ogni altro titolo del DCEU è stato opportunamente riprogrammato, a
Black Adam non è toccata la medesima sorte?
Black
Adam è un progetto in sviluppo ormai da anni. Nel
2014, The Rock è stato ufficialmente scelto per interpretare il
personaggio del titolo, che nei fumetti DC è il nemico di un altro
celebre supereroe, Shazam. Per anni si è parlato della possibilità
di un debutto per Johnson nel DCEU proprio nel cinecomic con
protagonista Zachary Levi, voce poi smentita dallo stesso Johnson
nel 2017. Verso la fine del 2019, The Rock ha anticipato che le
riprese di Black Adam
sarebbero partite a Luglio 2020; tuttavia, la pandemia di
Coronavirsu ha ritardato la produzione fino al 2021.
Nel frattempo, Noah Centineo è stato ufficialmente scelto
come interprete di Atom Smasher nell’agosto 2020, mentre Aldis Hodge si è unito al cast nei panni di
Hawkman nel settembre 2020. Dopo tutti questi nuovi entusiasmanti
sviluppi, la Warner Bros. ha lanciato una nuiova bomba nell’ottobre
2020, posticipando l’uscita dell’attesissimo adattamento di
Dune ad opera di Denis Villeneuve da Dicembre 2020 a
Ottobre 2021. Di conseguenza, lo studio ha stravolto tutte le date
di uscita dei titoli del DCEU.
Nell’Ottobre 2020, Black
Adam ha ufficialmente “perso” la sua data di
uscita inizialmente fissata per Dicembre 2021, mentre la Warner
Bros. ha riprogrammato The
Batman per il 4 Marzo 2022 e The Flash per il 4 Novembre 2022. Wonder
Woman 1984 (almeno per ora) ha mantenuto lo slot relativo
a Dicembre 2020, mentre Shazam! Fury of
the Gods è stato spostato addirittura al 2 Giugno 2023.
Per quanto riguarda Black
Adam, il film è stato apparentemente messe in
stand-by: ad oggi, infatti, non ha più una data di uscita ed è
stato rimosso dal calendario WB.
È probabile che le riprese del
cinecomic inizieranno comunque all’inizio del 2021 e che la Warner
Bros. comunicherà la nuova data di uscita soltanto quando la
produzione sarà ufficialmente partita. In questo momento, ci sono
due slot DC ancora “liberi”: entrambi per il 2022, rispettivamente
il 3 Giugno e il 5 Agosto. Dato che Black
Adam aveva già una data di uscita stabilita, è
probabile che una riprogrammazione ufficiale sarà annunciata nella
prima metà del 2021, supponendo che le riprese procedano
effettivamente senza intoppi.
In tal caso, entrambi gli slot
“liberi” sono opzioni auspicabili. In passato, sia L’Uomo d’Acciaio sia Wonder Woman sono stati entrambi presentati
in anteprima a Giugno, mentre Suicide Squad è uscito proprio ad Agosto.
Considerate le premesse, Black
Adam sembra prestarsi molto bene ad un’eventuale
uscita estiva, quindi è del tutto probabile che verrà riprogramma
per il 5 Agosto 2022. Aspettiamo notizie ufficiali in merito.
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Black
Adam, affidato alla regia di Jaume
Collet-Serra(Orphan, Paradise Beach – Dentro
l’incubo), arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021. Il
progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per
dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. E come annunciato nei mesi
scorsi, i piani per portare al cinema uno standalone
con Dwayne
Johnson sono ancora vivi, e a quanto pare il film
dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi
anni duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato
a Black
Adam“, aveva raccontato l’attore in un
video. “Questo personaggio è un antieroe, o villain, e non
vedo l’ora di interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è
nel mio DNA da oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un
anno e non potrei essere più eccitato all’idea.”
Mentre cresce l’attesa per il
ritorno in onda di Virgin River 2, l’annunciata
seconda stagione della serie originale NetflixVirgin
River, oggi sono stati rivelati i titoli degli episodi
che trovate di seguito.
Episode 2.01 – New Beginnings
Episode 2.02 – Taken by Surprise
Episode 2.03 – The Morning After
Episode 2.04 – Rumer Has It
Episode 2.05 – Can’t Let Go
Episode 2.06 – Out of the Past
Episode 2.07 – Breaking Point
Episode 2.08 – Blindspots
Episode 2.09 – Hazards Ahead
Episode 2.10 – Blown Away
Virgin River 2
In Virgin River 2
ritorneranno i protagonisti
Alexandra Breckenridge nel ruolo di Melinda “Mel”
Monroe, un’infermiera praticante che si è recentemente trasferita a
Virgin River; Martin Henderson nei panni di Jack
Sheridan, proprietario di un bar di un ristorante locale ed ex
Marine degli Stati Uniti che soffre di PTSD; Colin
Lawrence nei panni di John “Preacher” Middleton, un caro
amico americano di Jack che lavora come chef al Jack’s Bar;
Jenny Cooper nel ruolo di Joey Barnes, la sorella
maggiore di Melinda; Lauren Hammersley nel ruolo
di Charmaine Roberts, amica di Jack con benefici; Annette
O’Toole nel ruolo di Hope McCrea, il sindaco di Virgin
River e Tim Matheson nel ruolo di Vernon “Doc”
Mullins, MD, il medico locale.
Nei ruoli ricorrenti ritroveremo
Daniel Gillies nel ruolo di Mark Monroe, il marito
defunto di Mel. Benjamin Hollingsworth nei panni
di Dan Brady, un collega veterano più giovane che ha prestato
servizio nei Marines statunitensi con Jack e sta lottando per
riadattarsi alla vita civile. Grayson Gurnsey nei
panni di Ricky, un giovane che lavora al Jack’s Bar e che vuole
unirsi ai Marines statunitensi. David Cubitt è
Calvin, l’uomo che gestisce la fattoria illegale dall’altra parte
del Virgin River. Lexa Doig nel ruolo di Paige
Lassiter / Michelle Logan, proprietaria di un camion da forno
chiamato “Paige’s Bakeaway” e Ian Tracey è Jimmy,
il braccio destro di Calvin.
Il regista di Spider-Man:
Un Nuovo Universo, Peter Ramsey, sostiene che lo
Spider-Man del MCU non abbia bisogno di
Doctor Strange come nuovo mentore.
Secondo quanto riferito di recente, questo mese dovrebbero partire
ufficialmente le riprese di Spider-Man 3 in vista del
debutto al cinema della pellicola previsto per Dicembre 2021. I
dettagli sulla trama sono ancora scarsi, ma è probabile che la
storia riprenderà dal cliffhanger di Spider-Man: Far From Home,
dove l’identità di Peter è stata rivelata al mondo e dove il
giovane veniva incastrato per l’omicidio di Mysterio (Jake
Gyllenhaal). Il regista Jon Watts tornerà dietro la macchina da
presa, così come alcuni volti noti già apparsi nei primi due
episodi.
Proprio la scorsa settimana è
arrivata la
notizia che lo Stephen Strange di Benedict Cumberbatch avrà un ruolo nello
Spider-Man 3 collegato al MCU. Ciò si allinea in qualche modo
alla tradizione degli standalone dell’Uomo Ragno in cui è sempre
apparso un personaggio del MCU di un certo rilievo. In
Spider-Man: Homecoming c’era Tony Stark (Robert
Downey Jr.), mentre in Spider-Man: Far From
Home abbiamo visto Nick Fury (Samuel
L. Jackson). Sia Tony che Fury sono diventati mentori del
giovane Peter: proprio per questo, sembra che Doctor Strange sia
pronto a diventare l’ennesima figura guida per il simpatico
arrampicamuri.
Mentre alcuni potrebbero divertirsi
nel veder portare avanti questa sorta di “tendenza” del mentore,
altri ritengono che non sia affatto necessario. Peter
Ramsey, uno dei co-registi dell’acclamato Spider-Man:
Un Nuovo Universo, ha condiviso i suoi pensieri sul ruolo
di Doctor Strange in Spider-Man 3 attraverso il
suo profilo
Twitter. “Spero che sia solo una guest star speciale”,
ha scritto Ramsey. Il regista ha poi aggiunto che non sa perché
Peter abbia sempre bisogno di un mentore, sottolineando che
“una delle cose che mi sono sempre piaciute nei vecchi fumetti
era che era un solitario, alle prese con le sue cose da solo, non
amato o accettato come i Vendicatori o la FF.”
Cosa sappiamo di Spider-Man 3?
Di Spider-Man
3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si
sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella
secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga
dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il
personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce).
Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori
dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe
catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle
precedenti…
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel
2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del
franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai
Vendicatori della Marvel, ma anche in due standalone:
Spider-Man: Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un
altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man
3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al
fianco degli altri eroi del MCU.
Continuano le riprese
dell’attesissimo The
Batman e oggi arrivano le foto scattate dal set di
Liverpool, in Inghilterra e pubblicate da
JustJared. Sul set presente quasi tutto il cast
della pellicola e oltre ad ancora un irriconoscibile Colin Farrell, ci sono anche Robert Pattinson, Zoe Kravitz e per la prima volta John
Turturro come Carmine Falcone.
Da quello che sembra è stata una
giornata impegnativa sul set per gli attori! Anche Robert
Pattinson è stato fotografato sul set quel giorno. Anche
John Turturro, che interpreta Carmine Falcone, era sul set, e dagli
scatti sembra che sia legato al personaggio di Zoe
Kravitz nei panni di Catwoman/Selina Kyle. Come molti di
voi sapranno Batman arriverà al cinema il 4 marzo 2022 dopo essere
stato rinviato a causa della pandemia COVID-19.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Sedicicorto Forlì
International Film Festival 2020, si chiude la
diciassettesima edizione del festival del cortometraggio romagnolo.
Un appuntamento che nel corso degli anni si è ritagliato un posto
importante nel panorama di settore internazionale, come dimostra la
selezione, ogni anno sempre più ricca numericamente e
qualitativamente. Quest’anno il festival diretto da Gianluca
Castellini può essere preso come “case history” per tutti gli
eventi che dovranno confrontarsi con il mondo nell’era del
Covid.
Alcuni numeri di questa
edizione: 4.758 Film iscritti da 128 Paesi, di cui 469
italiani ( 9,9%), 214 film selezionati da 48 Paesi, di cui 40
italiani, con una rappresentanza di genere pari al 64,7% di autori
uomini e il 36,3% di autrici donne.
Pensato come festival ibrido già da
aprile, Sedicicorto, come la Mostra Internazionale d’arte
cinematografica di Venezia, ha confermato che la sala
cinematografica è un posto sicuro, come dimostrato dal sold out
registrato per tutte le proiezioni e gli eventi live.
Gli oltre 300 abbonamenti
digitali acquistati su MyMovies.it, piattaforma
all’avanguardia e con margini di crescita enormi, hanno confermato
che l’interazione tra il mondo reale e quello virtuale offre
l’opportunità di rivoluzionare il concetto stesso di festival,
abbattendo confini fisici, sociali e culturali attraverso
l’utilizzo delle moderne tecnologie di comunicazione che il
lockdown ha portato in tutte le case.
Ancora numeri: Oltre 10.000
ore di visione, 30.000 utenti unici, un
festival che ha superato i confini territoriali, con il 21% degli
spettatori localizzati a Milano, a trecento chilometri dalla
Sala San Luigi di Forlì, dove da venerdì 2 a
giovedì 8 ottobre un pubblico in carne e ossa ha assistito alle
proiezioni dei programmi speciali, della terza edizione di
IranFest, rispettando le distanze di sicurezza, con la mascherina
sul viso, in una sala sanificata dopo ogni proiezione. Sala San
Luigi che ha riaperto il 15 giugno e che continua
la sua programmazione, a dispetto di chi afferma che il cinema sul
grande schermo ha fatto il suo tempo.
Non è così. Lo ha
dimostrato Venezia, lo ha ribadito Sedicicorto, lo confermeranno
tutti quei festival che nelle prossime settimane proietteranno i
loro programmi in una sala.
L’appuntamento con
Sedicicorto è per l’edizione 2021, la diciottesima,
festeggiando la maggiore età di un piccolo grande festival
riabbracciando una sala piena in ogni ordine di posti, ma anche
continuando a portare i suoi film in giro per il mondo grazie alle
proiezioni on line.
Come per tutti i festival, ci sono
anche i premi. Di seguito la lista di tutti i riconoscimenti, anche
se mai come quest’anno a Sedicicorto hanno vinto davvero
tutti.
IL PALMARES DI SEDICICORTO
2020
ANIMARE Sezione dedicata ai film di animazione
per bambini e ragazzi
Vince il premio LUMINOR 028 di Caussé, Collin, Grardel, Marchand, Merle,
Meyran (France, 2019)
NO+D2 Sezione internazionale dedicata ai film
brevissimi con durata non oltre i 2 minuti
Giuria composta da: 500 studenti tra
i 13 e i 18 anni delle scuole medie e superiori del territorio di
Forlì
Vince il premio LUMINOR
Électrique, di François Le Guen (France, 2020)
CORTOINLOCO Sezione dedicata ai film di autori
della regione E.R.
Giuria composta da: la scuola di
Cinema di Cesena diretta da Giampaolo Mai
Vince il premio LUMINOR:
Vomag di Riccardo Salvetti (Italy, 2020)
Vince il premio Womaninset:
Gas Station di Olga Torrico (Italy, 2020)
EXPERIA Sezione internazionale dedicata ai
film sperimentali. La giuria era composta da: I componenti
dell’Associazione sedicicorto di Forlì.
Vince il premio LUMINOR: How
to Disappear di Robin Klengel, Leonhard Mullner, Michael
Stumpf (Austria, 2020).
IRANFEST Sezione dedicata da autori di origine
Iraniana.
Sarà disponibile da 16 ottobre su
Disney+ il nuovo film
originale Disney, dal titolo Nuvole. Il film è diretto da Justin
Baldoni e scritto da Kara Holden che ha
basato la sua sceneggiatura su un soggetto che condivide con
Casey La Scala e Patrick Kopka.
L’idea è liberamente ispirata a Fly a Little Higher, un
libro scritto da Laura Sobiech, madre di
Zach Sobiech che, suo malgrado, è diventato famoso
per la sua incredibile e commovente storia.
La trama di Nuvole
Zach
Sobiech (Fin Argus) è uno studente diciassettenne che
ama divertirsi e dotato di un naturale talento musicale. La sua
vita però non è come quella di un normale adolescente, perché Zach
convive con l’osteosarcoma, un raro cancro alle ossa. All’inizio
del suo ultimo anno scolastico si sente pronto per affrontare il
mondo ma, quando riceve la notizia che la malattia si è diffusa,
lui e la sua migliore amica e coautrice di canzoni Sammy
(Sabrina Carpenter) decidono di trascorrere il
tempo limitato che gli rimane inseguendo i loro sogni. Con l’aiuto
del suo mentore e insegnante, il signor Weaver (Lil Rel
Howery), a Zach e Sammy arriva l’occasione della vita e
viene offerto loro un contratto discografico. Con il sostegno
dell’amore della sua vita, Amy (Madison Iseman), e
dei suoi genitori, Rob e Laura (Tom Everett Scott
e Neve Campbell), Zach intraprende un viaggio
indimenticabile che gli permetterà di vivere a pieno il tempo che
gli resta, un viaggio emozionante tra amicizia, amore e il grande
potere della musica che purtroppo non guarisce ma aiuta a sognare e
a sostenere le difficoltà.
Il titolo del film, Nuvole, viene
dal singolo che Zach postò su Youtube nel 2012, Clouds, e che con tre milioni di
visualizzazioni gli permise di riuscire a realizzare il suo sogno,
incidere l’album, Fix Me Up, che sulla scia delle visualizzazioni
su Youtube arrivò trai primi in classifica per vendite in Canada,
Stati Uniti e Regno Unito. Naturalmente, in una storia come quella
di Zach e come quella del film, il lieto fine è difficile da
trovare, perché è crudele che un ragazzo appena diciottenne debba
lasciare questa vita per una malattia così grave e aggressiva,
tuttavia la morale della storia sembra voler trasmettere più
ottimismo di quanto la situazione conceda.
La storia di Zach
La storia di Zach, raccontata in
Nuvole, è una storia d’ispirazione e
ottimismo, nonostante tutto, e così anche regia e scrittura si
aggrappano a questo messaggio, comunicando leggerezza e allegria,
ottimismo, nonostante tutto. I traumi dell’adolescenza sono
totalizzanti, sono traumi dai quali sembra non ci risolleveremo
mai, e soprattutto sono formativi, insegnano a vivere a pieno, ad
avere una marcia in più, a scollarsi di dosso l’apatia, ma
soprattutto responsabilizzano a coltivare la propria vita al
meglio, senza lasciarsi andare alle difficoltà, cercando il buono
sempre e comunque, combattendo per esso.
Con Nuvole, Disney+ dimostra di voler dare spazio
non solo ad un pubblico giovanissimo, ma anche a quel pubblico di
giovani adulti indirizzando loro prodotti dai toni accoglienti ed
educati anche se per niente rassicuranti. Quella di Zach è una
storia terribile e drammatica, che tuttavia ha un lato positivo,
cerca di strappare un sorriso, ed è quello di cui tutti abbiamo
bisogno, a qualsiasi età.
Disney+
ha rilasciato il secondo commovente trailer di
Nuvole. Ispirato a un’incredibile storia
vera, Nuvole offre uno sguardo profondo e
toccante sulla dualità della vita. Zach Sobiech (Fin Argus) è uno
studente diciassettenne che ama divertirsi, dotato di un naturale
talento musicale, che convive con l’osteosarcoma, un raro cancro
alle ossa.
All’inizio del suo ultimo anno
scolastico si sente pronto per affrontare il mondo ma, quando
riceve la notizia che la malattia si è diffusa, lui e la sua
migliore amica e coautrice di canzoni Sammy (Sabrina
Carpenter) decidono di trascorrere il tempo limitato che
gli rimane inseguendo i loro sogni. Con l’aiuto del suo mentore e
insegnante, il signor Weaver (Lil Rel Howery), a
Zach e Sammy arriva l’occasione della vita e viene offerto loro un
contratto discografico. Con il sostegno dell’amore della sua vita,
Amy (Madison Iseman), e dei suoi genitori, Rob e
Laura (Tom Everett Scott e Neve
Campbell), Zach intraprende un viaggio indimenticabile
sull’amicizia, l’amore e il potere della musica.
Nuvole è diretto
da Justin Baldoni e prodotto da Andrew Lazar,
Justin Baldoni e Casey La Scala. La sceneggiatura è di Kara Holden
su una storia di Casey La Scala & Patrick Kopka e Kara Holden. Il
film è prodotto dai Wayfarer Studios, Warner Bros. Pictures e Mad
Chance / La Scala Films.
Continua il sodalizio tra Disney e
National Geographic per la piattaforma Disney+ con la nuova serie, disponibile
dal 16 ottobre, dal titolo Vita da scimpanzé. La
serie documentaristica con un approccio divertente ed accattivante
conduce gli spettatori in una delle riserve naturali più grandi e
uniche al mondo, il cosiddetto Chimp Haven, il
Paradiso delle scimmie, un rifugio di oltre 80 ettari nascosto nel
cuore della foresta della Louisiana, che ospita oltre 300
scimpanzé.
Nella versione originale, la serie
è narrata da Jane Lynch, attrice vincitrice
dell’Emmy che senza dubbio riesce a regalare allo show energia e
dolcezza allo stesso tempo. Vita da scimpanzé è composta da sei
episodi e, come ogni prodotto targato National Geographic, è anche
un documento, per quanto patinato e rassicurante, di quella che è
la realtà a rischio del nostro Pianeta, in questo frangente con un
focus particolare proprio su questi meravigliosi animali.
Vita da scimpanzé, la nuova serie Disney+ e National
Geographic
La serie tiene traccia, racconta e
spiega le esistenze di questo straordinario gruppo di scimpanzé, la
cui vita viene restituita alla speranza grazie ad uno staff di
esperti, tra veterinari e volontari, la cui dedizione, compassione
e impegno non conoscono limiti. Le caratteristiche tecniche di Vita
da scimpanzé sono tutte quelle tipiche del documentario di
osservazione che si avvale delle immagini pulite e maestose tipiche
dei prodotti a marchio National Geographic e che in una miscela
perfetta tra storia naturale e occhio osservatore con metodo
scientifico, racconta in primo piano proprio questi animali, gli
unici veri e incredibili protagonisti della serie, le vere e
proprie stelle.
Quello che Vita da
scimpanzé riesce a fare è restituire un quadro vivido e
naturalmente realistico della vita di queste comunità di creature,
che non sono poi troppo diverse da quelle umane. Il range emotivo
dentro cui si muove la serie è vasto, ricco e sfaccettato e si
insinua in ogni piccolo racconto che ha per teatro Chimp
Haven. Tra dispute per il cibo, amicizie, amori, litigi,
gli scimpanzè non lasciano nessuna emozione esclusa dalla loro
vita, che sia la gioia o il dispiacere, e persino i capricci
amorosi.
I WONDER PICTURES e
Unipol Biografilm Collection annunciano che a partire dal
12 novembre distribuiranno sugli schermi italiani la
commedia La Padrina – Parigi ha una nuova
regina con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot,
Farida Ouchani, Liliane Rovere, Iris Bry, Nadja Nguyen, Rebecca
Marder, Rachid Guellaz, Mourad Boudaoud, Abbes Zahmani, Yann
Sundberg, Youcef Sahraoui.
Tratto dal romanzo “La
Daronne” di Hannelore Cayre ed edito in Italia da Edizioni
leAssassine, La Padrina – Parigi ha una nuova
regina vede protagonista la splendida Isabelle
Huppert nei panni di Patience Portefeux, interprete franco-araba
(per il ruolo ha dovuto imparare la fonetica araba), specializzata
in intercettazioni telefoniche per la squadra narcotici, che
casualmente si ritrova a dirigere un vasto traffico di droga.
L’occasione fa l’uomo ladro e Pacience decide di cogliere
l’occasione che potrebbe cambiargli la vita: entra in un enorme
giro di droga, divenendone indiscussa protagonista sotto lo
pseudonimo “La Padrina”.
Un ruolo inedito per la splendida
Isabelle Huppert che I Wonder Pictures e Unipol
Biografilm Collection portano nei cinema italiani a
partire dal 12 novembre.
Patience (Isabelle Huppert),
traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la
squadra antidroga, frustrata e annoiata da un lavoro duro e mal
pagato, durante un’intercettazione viene a conoscenza dei traffici
poco raccomandabili del figlio di una donna a lei cara. Decide così
di dare una svolta alla sua vita e intrufolarsi nella rete dei
trafficanti, per proteggere il giovane. Quando si trova tra le mani
un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione e diventa
La Padrina, una “trafficante all’ingrosso”. Fa esperienza sul campo
e poi… riporta tutte le informazioni in ufficio al servizio della
sua squadra!
Oggi Disney+ ha rilasciato i nuovi
poster dei protagonisti di The Mandalorian 2, l’attesissima
seconda stagione della serie Lucasfilm acclamata dalla critica,
The
Mandalorian.
Il Mandaloriano e il Bambino
continuano il loro viaggio, affrontando nemici e radunando alleati
mentre si fanno strada attraverso una galassia pericolosa nell’era
tumultuosa dopo il crollo dell’Impero Galattico. The
Mandalorian è interpretata da Pedro
Pascal, insieme alle guest star Gina Carano, Carl
Weathers e Giancarlo Esposito. I registi
della nuova stagione sono Jon Favreau, Dave Filoni, Bryce
Dallas Howard, Rick Famuyiwa, Carl Weathers, Peyton Reed e
Robert Rodriguez.
Lo showrunner Jon
Favreau è il produttore esecutivo insieme a Dave Filoni,
Kathleen Kennedy e Colin Wilson, con Karen Gilchrist nel ruolo di
co-produttore esecutivo. La nuova stagione parte venerdì 30 ottobre
in streaming solo su Disney+.
The Mandalorian 2
è la seconda stagione della serie tv
The Mandalorian live action basata
sull’universo di Star
Wars prodotta dalla LucasFilm per la piattaforma
streaming Disney+.
Ambientata nell’universo di Guerre
stellari dopo le vicende de Il
ritorno dello Jedi e prima di Star
Wars: Il risveglio della Forza, racconta le avventure
di un pistolero mandaloriano oltre i confini della Nuova
Repubblica. Dopo la caduta dell’Impero, nella galassia si è diffusa
l’illegalità. Un guerriero solitario vaga per i lontani confini
dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie.
Ambientata dopo la caduta dell’Impero e prima della comparsa del
Primo Ordine, The
Mandalorian racconta le difficoltà di un
pistolero solitario che opera nell’orlo esterno della galassia,
lontano dall’autorità della Nuova Repubblica. La serie ha come
protagonista Pedro Pascal nei panni del Mandaloriano.
La
serie è prodotta e scritta da Jon
Favreau (già produttore de Il Re
Leone e delle saghe
di Avengers e Iron Man). Nel cast
anche Gina
Carano (Deadpool, Fast
and Furious); Carl Weathers (Apollo
Creed nella saga di Rocky), Nick
Nolte (Cape Fear, Il Principe delle
maree), Emily
Swallow (Supernatural, Le regole
del delitto perfetto), Taika
Waititi (premio Oscar 2019 per JoJo
Rabbit), Giancarlo
Esposito (Fa’ la cosa
giusta, Breaking Bad) e Omid
Abtahi (24, Homeland, Star
Wars: The Clone Wars).
The
Mandalorian, prodotta in esclusiva per Disney+ da Lucasfilm, è
la prima serie live-action di Star Wars e, nei suoi 8 episodi,
racconta vicende ambientate dopo la caduta dell’Impero, quando
nella galassia si è diffusa l’illegalità. Protagonista è un
guerriero solitario che vaga per i lontani confini dello spazio,
guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. A
interpretarlo Pedro
Pascal (Game of
Thrones, Narcos).
Caterina D’Aragona torna ad essere
la protagonista della scena in The Spanish Princess
2, seconda
parte della miniserie sequel di The White Queen e
The White Princess e basata sui romanzi di
Philippa Gregory. La serie è disponibile su
Starzplay, da domenica 11 ottobre, con un episodio nuovo a
settimana e visibile, in Italia, su Apple TV e Rakuten TV. A dare
il volto alla regista spagnola c’è sempre Charlotte Hope, al fianco
di Ruairi O’Connor, nei panni di un giovane Enrico
VIII.
La trama di The Spanish Princess
2
Avevamo lasciato la giovane
Caterina in procinto di sposarsi con il re d’Inghilterra,
quell’Enrico che tanto l’aveva indispettita al suo arrivo oltre la
Manica. Adesso, alla luce della morte di Arturo, il secondogenito
maschio ed erede al trono (che scavalca la più grande Meg Tudor) è
il partito più appetibile e, al netto della passione che Caterina
sembra davvero provare per il giovane Enrico, è senza dubbio il
prossimo obbiettivo da raggiungere. Caterina convola a nozze con un
terribile segreto. L’inizio della seconda stagione la vede felice e
innamorata, ma con delle terribili minacce all’orizzonte.
Caterina deve fare i conti con la
difficoltà di mettere al mondo un erede, principale ed enorme
preoccupazione che, come sappiamo, metterà a rischio e poi
determinerà la fine del suo matrimonio con Enrico VIII. Ma la
giovane regina deve anche affrontare la politica del padre, Re di
Spagna, completamente ostile all’Inghilterra e alla sua stessa
figlia.La donna si conferma un’ottima diplomatica, una combattente
persino sul campo di battaglia, una regina degna, che onora il
marito e sovrano e ispira il popolo, ma sappiamo che la Storia la
vedrà vittima di quello stesso Re che lei ama e per il quale
combatte.
Un donna moderna alla corte
d’Inghilterra
La storia di Caterina è sempre
stata raccontata dal punto di vista di Enrico VIII. Abbiamo sempre
incontrato il personaggio nelle vesti di una regina anziana e non
più fertile, incapace quindi di dare un erede maschio al re e messa
da parte per una donna più giovane e potenzialmente capace di
assolvere al compito che Caterina non aveva portato a termine. La
serie Starzplay invece ci offre la possibilità non solo di
ribaltare la prospettiva, ma anche di assaporare la giovinezza, la
risolutezza e la ferocia di una donna che lotta con tutta se
stessa, assumendosi il peso di tradimento e menzogna, pur di
raggiungere il suo scopo.
The Spanish Princess
2 ci mette di fronte ad un personaggio femminile che porta
avanti le sue battaglia dentro e fuori dai confini della sua casa,
ma anche dentro e fuori i confini di se stessa, dimostrandosi
estremamente moderna nonostante sia una regina vissuta molto tempo
fa, alla corte del re passato alla storia come un tipo che non
aveva poi in grande considerazione le sue mogli (Caterina è solo la
prima di sei). Caterina ha tutto ciò che serve a regnare, molto più
del marito, ma per lei i tempi non sono maturi, e lo diventeranno,
paradossalmente, solo pochi anni più tardi, quando la figlia della
sua “rivale” salirà al trono come prima Regina regnante
d’Inghilterra.
Tra temi attuali e dinamiche invece
legate al contesto storico, The Spanish Princess 2
trascina lo spettatore dentro agli intrighi di palazzo e alle
brutali battaglie con un piglio per forza di cose romanzato,
arricchendo la Storia in favore della storia e regalando un
ritratto di donna tragico, ricco e magnifico. Costumi, set, stile e
gusto fanno il resto.
Dal 13 ottobre,
l’iconica collana “Warner Bros. Horror Maniacs” si
arricchisce di 5 nuovi terrificanti titoli capaci
di spaziare tra le mille sfaccettature del genere, da “IT
Capitolo Due” e “La Llorona – Le lacrime del
male”, passando per “Nightmare – Dal Profondo
della notte” e “Poltergeist – Demoniache
presenze”, fino ad “Annabelle 3”. Tutti
questi nuovi titoli saranno disponibili in DVD e Blu-Ray con
speciali grafiche inedite ispirate ai grandi classici del cinema
dell’orrore.
Sempre il 13
ottobre, per celebrare la Collana, uscirà, in esclusiva
per Amazon, il prezioso Cofanetto Horror Maniacs
Collection in edizione limitata numerata
(in sole 550 copie), che include 8 film in formato blu-ray: IT
(2017), IT capitolo 2, The Conjuring – L’Evocazione, Nightmare –
Dal Profondo della Notte (1984), Poltergeist – Demoniache Presenze,
Shining – Extended Edition, Venerdì 13, L’Esorcista – Versione
cinematografica originale e Versione integrale (2 dischi).
All’interno anche 9 Art Card che riproducono le bellissime
grafiche illustrate dei film e che possono essere assemblate per
creare un poster di misure 40×50.
A partire dal 19
ottobre, sarà inoltre disponibile l’esclusivo “IT
– 2 Film Collection”, il cofanetto in metallo in
edizione speciale limitata con i due capitoli diretti da
Andy Muschietti – “IT” e “IT:
Capitolo Due” – in 4K UHD, versione Steelbook,
original Fan Art e 2 Poster dedicati. L’edizione include 5
Dischi, i film in formato Blu-ray e 4K e un secondo disco Blu-ray
di contenuti speciali relativi a “IT: Capitolo Due”.
Non è finita qui, dal 13
ottobre in arrivo anche l’atteso super cofanetto
“DC 8 Film Collection Box Set”, in edizione limitata e
numerata (per un totale di 550 copie). Faranno parte del
cofanetto 8 film in edizione Blu-Ray: “Batman v Superman”, “Wonder Woman”, “Aquaman”, “Shazam!”, “Suicide Squad”, “Justice League”, “L’Uomo d’Acciaio”, “Birds of
Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)”. Ad
impreziosire questa edizione limitata, anche 9 Art
Card che celebrano i personaggi DC nelle più belle città
italiane, realizzate in collaborazione con Panini Comics dai più
grandi comic authors italiani (tra cui spiccano Wonder Woman a
Verona, firmata da Milo Manara e Harley Quinn a Venezia di Giorgio
Cavazzano).
Le 9 Art Card, che possono essere
assemblate per creare un poster di misure 40×50, ritraggono:
Wonder Woman – Artista: Milo Manara (Verona)
Aquaman – Artista: Emanuela Lupacchino (Polignano a Mare)
Secondo quanto emerso in precedenza,
il titolo di lavorazione del film
sarà Amsterdam e la trama, nonostante sia
ancora sotto chiave, ruoterà attorno alla storia di un improbabile
accordo tra un dottore e un avvocato. Matthew Budman,
produttore di numerosi film per la Annapurna Pictures, si occuperà
della produzione del film per la New Regency. Le riprese
dovrebbe partire a Los Angeles il prossimo Gennaio.
Gli ingredienti per un film horror
che si rispetti includono, generalmente, un mostro, un assassino o
una “final girl”. Alcuni dei migliori film horror mai realizzati,
però, presentano un elemento chiave ai fini della trama: la figura
della madre. Le mamme dei film horror possono essere davvero
spaventose, come in Psycho, oppure essere confortanti e
parecchio potenti, come in Poltergeist o A Quiet
Place. Dalle madri che salvano alle madri che uccidono, siano
esse umane o mostri, Screen Rant
ha raccolto le 10 migliori mamme dei film horror:
Mother Firefly (La casa dei 1000 corpi)
Ne La Casa dei 1000
Corpi, vera e propria lettera d’amore di Rob Zombie al genere
horror, Karen Black interpreta la matriarca di una delle famiglie
più sanguinose nella storia del cinema dell’orrore. Mother Firefly
ha mantenuto il dominio sulla casa degli orrori e sugli omicidi
della sua famiglia. Black ha interpretato il personaggio servendosi
di un sorriso fiducioso ma al tempo stesso malvagio, permettendo
alle vittime di sentirsi al sicuro nella sua casa della morte.
Il personaggio di Black è
estremamente popolare tra i fan dell’horror. Purtroppo, mentre il
personaggio sarebbe dovuto apparire anche nel sequel, La casa
del diavolo, Karen Black ha rifiutato a causa di alcuni
problemi legati alla retribuzione ed è stata sostituita da Leslie
Easterbrook, che ha reso suo il personaggio pur rispettando la
performance di Black.
Grace (The Others)
Nella storia di fantasmi
del 2001,
The Others, Nicole Kidman interpreta la madre di due
bambini piccoli la quale crede che la sua antica casa di famiglia
sia infestata dagli spiriti. A mano a mano che gli spettri
diventano presenze sempre più reali, Grace fa quello che serve,
mettendo da parte le sue paure per proteggere i suoi figli.
Kidman ha ricevuto una nomination ai
Golden Globe per il ritratto di Grace, una madre in difficoltà che
è disposta a combattere pur di mantenere i suoi figli al sicuro.
Mentre il film gioco molto con le atmosfere e si tiene alla larga
da sangue e jumpscare, il mondo di Grace diventa sempre
più spaventoso. La performance di Kidman è considerata una delle
grandi interpretazioni di un’attrice in un film horror.
Chris MacNeil (L’esorcista)
Una delle migliori madri nei film
dell’orrore che, purtroppo, non è stata in grado di aiutare sua
figlia da sola. Ellen Burstyn è stata candidata all’Oscar per il
ruolo di Chris MacNeil, la madre della giovane Regan che viene
posseduta da un demone nel rivoluzionario film horror del regista
Willaim Friedkin,
L’esorcista.
Chris è una madre
tanto fisica quanto emotiva, poiché è incapace di salvare l’anima e
il corpo di sua figlia dal Diavolo e dai suoi demoni. Alla fine,
consultando un prete, MacNeil si rifiuta di rinunciare a sua figlia
e non mancherà di salvarla, a qualunque costo.
Donna Trenton (Cujo)
Nell’adattamento di successo
Cujo di Stephen King, Dee Wallace Stone interpreta una
madre che, insieme al suo giovane figlio, è intrappolata in una
macchina durante una calda giornata estiva mentre il cane rabbioso
del titolo li insegue dall’esterno. Anche se la morte aleggia in
ogni momento, Donna Trenton cerca disperatamente di assicurarsi che
lei e suo figlio sopravvivano.
La performance di Dee Wallace Stone
è una delle più acclamate nei film horror degli anni ’80 , on molti
critici che la citano addirittura come la sua prova migliore.
L’attrice interpreta Donna sia come una vittima sia, alla fine,
come una feroce mamma guerriera che prende il destino nelle sue
mani per combattere contro un mostro e salvare suo figlio. La
performance di Stone e l’abile adattamento hanno aiutato il film ad
essere uno dei titoli che parlano di “animali killer” più popolari
e rispettati di tutti i tempi.
La Regina (Aliens – Scontro finale)
Non tutte le madri sono
umane, ma tutte le madri esistono per proteggere la loro prole. Nel
classico Aliens di James Cameron, la Ripley di Sigourney
Weaver affronta il suo più grande avversario, la Regina. Il mostro
è un cattivo ma, come farebbero tutte le madri, vuole “solo”
proteggere le sue uova dagli invasori umani.
L’ampio utilizzo di
burattinai ha migliorato la “performance” della Regina e l’ha resa
ultra realistica, rendendo le battaglie tra la Regina e Ripley
davvero terrificanti. Il suo assalto continuo agli umani non è un
semplice istinto omicida, ma il desiderio di tenere al sicuro le
sue uova e i futuri Xenomorfi.
Norma Bates (Psycho)
Poiché non tutte le madri
dei film dell’orrore sono umane, è anche naturale che non tutte
siano “vive”. Nel classico del genere horror/thriller
Psycho, Alfred Hitchcock ha creato una delle rivelazioni
più terrificanti della storia del cinema dell’orrore quando, verso
il finale del film, si scopre che la madre di Norman Bates è morta
da diverso tempo.
Norman è ossessionato da sua madre e
dalla sua figura, con la donna che lo “abita” quando l’uomo si
eccita sessualmente. L’influenza edipica che Norma ha avuto su suo
figlio ha generato non solo un mostro assassino e sessualmente
traumatizzato, ma anche una delle madri più terrificanti di tutta
la storia dell’horror.
Annie (Hereditary – Le radici del male)
Il regista Ari Aster è
diventato un nome di punta dell’horror moderno grazie al suo
lungometraggio d’esordio nel 2018, Hereditary
– Le radici del male. Toni Collette interpreta Annie, una
madre che vede la sua famiglia autodistruggersi a causa di alcuni
malvagi e tragici fantasmi manovrati da una forza invisibile. Annie
è un personaggio interessante, poiché è una madre che sembra
prendersi cura della sua famiglia ma, a mano a mano che vengono
rivelati i segreti della storia, diventa più ambigua nelle sue
azioni.
Di scena in scena il pubblico si
chiede se Annie sia una salvatrice o semplicemente una cattiva. La
performance di Collette è stata elogiata dalla critica, con molti
che hanno addirittura chiesto una nomination all’Oscar non solo per
l’attrice ma anche per il film stesso. Il fatto che gli spettatori
non possano fidarsi di Annie rende il suo personaggio una parte
essenziale del terrore al limite che circonda il film.
Margaret White (Carrie – Lo sguardo di Satana)
Piper Laurie ha acquisito
un posto d’onore nella storia dei film horror grazie al suo
ritratto della madre di Carrie White, Magaret, nell’adattamento di
Brian De Palma del romanzo Carrie di Stephen King. La mamma di Carrie è una
fanatica religiosa contraria a qualsiasi forma di sessualità che
terrorizza sua figlia adolescente, interpretata da Sissy Spacek.
Margaret crede che i poteri di Carrie siano empi e cerca di
purificare l’anima di sua figlia attraverso un’estrema tortura
mentale.
Laurie ha affrontato il ruolo con
grande abilità ed è diventata il simbolo terrificante di una madre
folle era decisamente pazza. Margaret e Carrie sono figure tragiche
e danno tristezza al racconto dell’orrore di King e De Palma. Sia
Laurie che Spacek sono state nominate all’Oscar per le loro
interpretazioni.
Wendy Torrance (Shining)
Un’altra grande madre
dell’universo di Stephen King. Wendy Torrance è, forse, la più
terrorizzata di tutte le madri dei film horror. Il suo tormento è
inesorabile per tutto il film. Nell’adattamento di Stanley Kubrick
di Shining di Stephen King, Wendy è terrorizzata dai
fantasmi dell’Overlook Hotel e alla fine dal suo stesso marito, che
cerca di ucciderla insieme al loro giovane figlio Danny dopo essere
stato manipolato dal mondo degli spiriti dell’hotel. Wendy piange,
urla, sembra impotente, ma alla fine trova il coraggio di
combattere e sopravvivere per salvare suo figlio.
Il romanzo di Shining è uno
dei più popolari di King e l’autore ha spesso elogiato la
performance di Shelley Duvall. Anche i critici e i fan dell’horror
considerano la performance dell’attrice una delle più belle del
cinema horror eppure, per qualche strana ragione, è stata nominata
(insieme allo stesso Kubrick) per i Razzie Awards.
Diane Freeling (Poltergeist)
Poltergeist di
Tobe Hooper e Steven Spielberg è uno dei film horror più
popolari di tutti i tempi e una delle storie di fantasmi più
venerate al cinema. La famiglia Freeling è infestata da diversi
fantasmi che finiscono per rubare la loro figlia e portarla negli
inferi. I Freelings assumono un sensitivo e un team di ricercatori
sul paranormale per trovare la loro figlia, ma è la madre, Diane,
che è implacabile nel suo tentativo di volerla salvare in prima
persona.
Combattendo fantasmi, mostri
demoniaci e cadaveri nella sua piscina, Diane è la madre
dell’orrore per eccellenza, mentre combatte tantissimi e
diversissimi elementi spettrali fino a quando finalmente entra lei
stessa nell’altra dimensione per salvare sua figlia. Il film è
stato un enorme successo e la performance di Jobeth Williams ed è
stata elogiata dalla critica. Willams ha vinto un premio Saturn per
la sua interpretazione.
Un nuovo report di
Screen Rant fa luce sul perché Doctor
Strange in the Multiverse of Madness potrebbe essere
il film degli Avengers della Fase 4 del MCU. Quando i Marvel Studios hanno annunciato la lista dei
film della Fase 4 del loro universo condiviso, non c’era alcuna
traccia di
Avengers 5. La cosa era comprensibile fino a un certo
punto: il MCU ha appena realizzato i due più
grandi film dedicati agli Avengers e ha bisogno di concedere una
pausa prima del prossimo team-up, nonostante le trame interconnesse
della Fase 4 siano inevitabili. I film si collegheranno ad altri
film o alle attesissima serie tv Disney+ (e viceversa), ed è evidente
che il Multiverso giocherà un ruolo importante in questa nuova
linea narrativa.
La presenza del Multiverso nella
Fase 4 del MCU è diventata palese quando è
stato rivelato il titolo del sequel di Doctor
Strange, ossia Doctor Strange in
the Multiverse of Madness. I fan sono stati subito
entusiasti in merito alla possibilità di esplorare il Multiverso in
Doctor
Strange 2, ma ora sappiamo che anche altre proprietà della
Fase 4 se ne occuperanno in maniera alquanto specifica. È
confermato che WandaVision
spianerà la strada al sequel, mentre in Spider-Man 3 ci sarà
Doctor Strange e in Loki farà il suo
debutto la Time Variance Authority.
Queste molteplici storie potrebbero
culminare con proprio l’arrivo di Doctor
Strange 2, dando al sequel, nella Fase 4, una
posizione simile a quella che in passato hanno avuto i film
dedicati agli Avengers. Ci sono diverse caratteristiche che
definiscono un film dedicato ai Vendicatori. Oltre a ricollegare
più storie che sono state create in precedenza nelle diverse Fasi,
presentano sempre importanti team-up tra gli eroi del MCU e un’enorme minaccia che
potrebbe cambiare il futuro dell’universo come lo conosciamo.
Questo è anche il motivo per cui
Captain America: Civil War viene spesso definito un
film degli Avengers ed ecco perché anche Doctor Strange
in the Multiverse of Madness potrebbe “ambire” a questo
titolo.
Il sequel sarà un film solista di
Doctor Strange: presenterà il ritorno di diversi personaggi del
primo film, ma ci saranno anche altri personaggi Marvel. È stato confermato che
Scarlet Witch apparirà nel sequel dopo gli eventi di
WandaVision, e ci sono molte speculazioni sul fatto che
Loki, Spider-Man e persino versioni precedenti dei personaggi
Marvel potrebbero apparire nel
sequel di Doctor
Strange. Inoltre, diversi personaggi di alto profilo (come
Fratello Voodoo, Clea e America Chavez) dovrebbero fare il loro
debutto proprio nel film, rendendo così chiaro l’aspetto relativo
al “gioco di squadra” di Doctor
Strange in the Multiverse of
Madness.
In Doctor Strange 2 una minaccia
ancora più grande di quella affrontata in Infinity War e
Endgame?
La Marvel non ha confermato chi o
quale sarà la minaccia che Doctor Strange e compagni dovrà
affrontare, ma è altamente probabile che ci sarà una minaccia di
altissimo livello proveniente proprio dal Multiverso, andando così
ad alzare ancora di più la posta in gioco rispetto a quanto
affrontato in Avengers:
Infinity War o Avengers:
Endgame. I fan hanno teorizzato che Scarlet Witch
potrebbe essere il villain del film, soprattutto in considerazione
di una teoria che vorrebbe che l’intera Fase 4 come adattamento
della serie a fumetti “House of M”. Nel frattempo, c’è anche la
possibilità che Kang il Conquistatore, Dormammu o un nuovo essere
magico creino tra gli eroi.
L’aspetto legato al Multiverso di
Doctor
Strange 2 consentirà inoltre al film di continuare o
completare le trame impostate in diversi progetti della Fase 4.
WandaVision potrebbe vedere Scarlet Witch aprire il
multiverso; Spider-Man 3 potrebbe portare l’Electro di
Jamie Foxx da un’altra dimensione; Loki, dal canto suo, è già
ambientato in un universo alternativo. Doctor Strange in
the Multiverse of Madness potrebbe seguire tutte queste
storie grazie all’attuale Fase 4. Potremmo davvero vedere un
multi-progetto narrativo in cui la follia del Multiverso inizia in
WandaVision, porta minacce nella vita di Peter Parker e
forse trova anche una versione alternativa di Loki che riappare
nella timeline principale del MCU: il tutto, prima che Doctor Strange
2 risolva presumibilmente cosa è andato storto con il
Multiverso. Quindi, se c’è un film di livello “Avengers” nella Fase
4, tutte le prove e le teorie suggeriscono che sarà proprio
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness.
Kevin Bacon e il cult Footloose sono
stati citati in diverse occasioni nell’Universo Cinematografico
Marvel, lasciando così i fan con
una domanda fondamentale: quando Star-Lord si troverà finalmente
faccia a faccia con il suo idolo?
Secondo il regista James Gunn, Peter Quill odia la Terra, e si
dice che probabilmente l’eroe abbia trascorso il minor tempo
possibile sul pianeta dopo che Thanos fu sconfitto e gli
“Asgardiani della Galassia” lanciati nello spazio. Per questo
motivo, è improbabile che Star-Lord abbia imparato molto su quello
che era diventato Bacon dopo uno dei suoi ruoli più memorabili.
Parlando di recente con Yahoo,
Bacon ha detto di essere disponibile a interpretare se stesso nel
MCU. “Prima di lasciarti
andare, volevo chiederti qualcosa a proposito dei supereroi. Ha
fatto parte di un film degli X-Men e sei anche presente nel
MCU, dove vieni spesso indicato
come uno dei più grandi eroi della Terra. C’è una possibilità che
Kevin Bacon sia Kevin Bacon in uno di quei film?”, ha chiesto
il giornalista all’attore statunitense. “Dillo alla Marvel, amico. Sono pronto a farlo.
Finora non ne ho sentito parlare, ma mi piacerebbe.”, ha
dichiarato l’attore.
Non c’è persona più o meno
appassionata di sport a cui non sia familiare la storia di
Marco Pantani, il “pirata” del ciclismo che
cavalcava le curve tortuose dei circuiti (e della sua difficile
vita privata) come un vero filibustiere. Specialista nella scalata
– un bisogno fisico, dirà nella storica intervista con
Gianni Mura, che poteva abbreviare la sua agonia
interiore – Pantani guidò le prime pagine della cronaca sportiva
italiana negli anni Novanta vincendo di tutto, affrontando gravi
infortuni e riuscendo a compiere un’impresa condivisa con solo
altri sette eletti: centrare la doppietta Giro d’Italia-Tour de
France nel 1998.
Ma alla luce corrisponde sempre
l’ombra, e nel rispetto delle migliori tradizioni archetipiche del
viaggio dell’eroe, anche il pirata dovette affrontare l’ostacolo
più difficile al culmine del successo: l’accusa di doping nel 1999,
dalla quale scaturiranno l’incapacità di tornare ai livelli di una
volta, il peso dell’opinione mediatica, le verità scomode, la
depressione, l’abuso di droghe e, infine, la tragica morte nel
2004.
Il Caso Pantani – L’omicidio di un
campione, un titolo sistematico
Il titolo del film di
Domenico Ciolfi (che arriva dopo la riduzione
televisiva di Claudio Bonivento con
Rolando Ravello nei panni del protagonista) è
sistematico e mette subito in chiaro l’intenzione di leggere la
scomparsa del ciclista come un assassinio impunito, e per farlo si
serve delle prove scritte e delle testimonianze raccolte nel
processo giudiziario come linee guida del racconto. Il Caso
Pantani – L’omicidio di un campione inizia infatti dallo
sguardo di un avvocato (Francesco Pannofino)
rivolto a pile di procure e materiale d’archivio e si allarga nel
tempo a quello del Pantani uno e trino interpretato da tre diversi
attori per tre momenti specifici della sua esistenza:
Brenno Placido nei giorni precedenti allo
scandalo; Marco Palvetti a Cesenatico, luogo
metafisico di incontro con il vecchio e il nuovo sé;
Fabrizio Rongione nelle ultime ore nella camera
d’hotel a Rimini.
Nel mezzo ci sono i volti più o meno
a fuoco che hanno avuto un ruolo determinante o marginale nella
discesa verso l’abisso, sullo schermo restituita con costante
disagio e toni noir, proprio per appurare la tesi di un
mistero mai realmente risolto, di un mito a cui mancano pagine
fondamentali e di un’icona che abbiamo imparato a conoscere grazie
al punto di vista di abili, e spesso disonesti, sciacalli
scribacchini. Come nello splendido I,
Tonya di Craig Gillespie, anche qui è
facile avvertire il fascino che certi personaggi sportivi
esercitano nell’immaginario pubblico, specie se negativi o contrari
al significato più universale del termine “eroe”; i media e il
ciclismo avevano bisogno di Pantani, Pantani aveva bisogno di un
palcoscenico su cui esistere e competere. Un rapporto di reciproca
necessità, insomma. Ma cosa succede quando una delle due parti si
ribella alla tossicità della relazione?
Un Marco difficile,
impossibile da raggiungere
Tuttavia in Il Caso Pantani
– L’omicidio di un campione prevale la volontà di mettere
ordine alla logica degli eventi, e in questa ricerca maniacale del
dettaglio (scandita da didascalie con giorno e ora) ci si dimentica
a volte del fattore umano e dell’imprevedibilità che rende
fallibile anche il più vincente dei campioni. Si ha quindi la
sensazione che i tre Pantani del film siano simulacri di una storia
piuttosto che persone reali, e i documenti d’archivio inseriti da
Ciolfi non fanno che ricordarci quanto fosse già cinematografico,
eterno e terribilmente umano il Marco delle interviste, delle
scalate e delle ricadute. Forse davvero impossibile da raggiungere,
allora come adesso.
Un nuovo libro di Star
Wars ha finalmente risolto il mistero legato alle
origini del Leader Supremo Snoke. Introdotto per la prima volta ne
Il Risveglio della Forza, Snoke è stato oggetto di molte
speculazioni nei giorni che seguirono l’uscita del film in sala.
Data la ben nota inclinazione di J.J. Abrams nei confronti delle
storie particolarmente intricate, all’epoca ci furono molte teorie
misteriose su chi potesse essere in realtà Snoke. Tuttavia,
Il Risveglio della Forza non ha fatto molta luce sulla
sua storia passata. Inoltre, il personaggio è stato ucciso ne
Gli
Ultimi Jedi, lasciando così una serie di misteri
irrisolti.
Quando Abrams è tornato alla regia
de
L’Ascesa di Skywalker, ha tentato di sistemare tutto ciò
che era stato lasciato in sospeso all’inizio del film, rivelando
che Snoke era in realtà una creazione dell’Imperatore Palpatine.
Quando Kylo Ren trova l’Imperatore su Exegol, cammina accanto a più
corpi deceduti di Snoke, il che implica che Palpatine ha creato
numerosi cloni nel corso degli anni. Sebbene questo abbia chiarito
alcune cose, c’erano ancora alcune domande molto importanti che il
film non ha avuto il tempo di sviscerare. Ora, un nuovo libro
sembra avere le risposte.
Un utente Twitter, tale
Old Man Blinks, ha condiviso alcune pagine dello Star Wars Book
che svelano alcuni dettagli fondamentali sulla vita di Snoke. Un
passaggio degno di nota menziona che si tratta di un “costrutto
genetico artificiale inventato dal risorto Darth Sidious per essere
il suo delegato al potere. Snoke è dotato di libero arbitrio, ma le
sue azioni e i suoi obiettivi sono sempre orchestrati da
Sidious”.
Snoke e l’esempio dell’immenso
potere di Palpatine nella saga di Star Wars
È interessante notare che Snoke sia
dotato di “libero arbitrio”. Ciò significa che è un’entità
separata da Palpatine, nonostante l’Imperatore usasse ancora
quest’essere artificiale come un burattino mentre cercava di
riprendere il controllo della galassia. Con il corpo del clone di
Palpatine che si deteriorava su Exegol, Snoke era molto più
utilizzabile per fungere da sostituto mentre Sidious complottava
nell’ombra. È stato solo quando Kylo Ren ha ucciso Snoke che
Palpatine si è finalmente rivelato e ha annunciato il suo ritorno.
Snoke è un altro esempio dell’immenso potere dell’Imperatore,
poiché era in grado di controllarlo e manipolarlo da lontano,
facendogli eseguire i suoi ordini mentre il Primo Ordine si
concretizzava.
Durante il panel di Hunger Games in occasione del Comic-Con di New
York, la produttrice Nina Jacobson ha parlato di cosa dovranno
aspettarsi i fan dall’adattamento cinematografico del romanzo
prequel della saga, The Ballad of Songbirds and Snakes, uscito lo
scorso Maggio.
Nonostante il romano sia ambientato
diversi anni prima dei fatti narrati nella serie
principale, Jacobson ha spiegato come il “tessuto
connettivo” tra le due storie migliorerà ulteriormente i film
originali. Dopotutto,
The Ballad of Songbirds and Snakes racconta la storia
delle prime esperienze di Snow con il Distretto 12 prima ancora che
venisse eletto presidente di Panem, il che sicuramente influenzerà
le sue azioni successive.
Jacobson ha spiegato: “Adoro,
per i fan, che ci sarà un tessuto connettivo tra Lucy e il
Distretto 12 che si unirà a quello tra Katniss e i film di Hunger
Games. Ho adorato il fatto che Suzanne abbia creato quel tessuto
connettivo e che la storia di Snow con il Distretto si ricollegherà
poi a quanto avvenuto con Katniss. Penso che i primi film verranno
ancora più ricchi arricchiti dal mondo che si racconterà in questo
prequel.”
Il personaggio di Lucy menzionato da
Jacobson è quello di Lucy Gray Baird, co-protagonista della storia
e membro del Distretto 12 a cui Snow farà da mentore. Al momento
non ci sono molti altri dettagli sul progetto: sappiamo però che
Francis Lawrence, già regista di quasi tutti i
film della saga cinematografica originale (ad eccezione del primo),
tornerà dietro la macchina da presa.
Nina Jacobson ha anche parlato delle
differenze che ci saranno tra il film prequel e gli episodi del
franchise originale, dichiarando: “Si svolgono in tempo molto
diversi. Nel prequel racconteremo della decima edizione degli
Hunger Games. All’epoca erano qualcosa di molto meno sfarzoso
rispetto a ciò che abbiamo visto, ad esempio, ne La Ragazza di
Fuoco. Sarà molto divertente vedere come erano e come sono
diventati. Penso che narrare la storia dal punto di vista di un
personaggio di Capitol sia qualcosa che non abbiamo mai fatto
veramente. Abbiamo avuto tanti grandi personaggi di Capitol, ma non
li sempre visti attraverso gli occhio del protagonista di quel
Distretto. Non abbiamo mai visto il mondo attraverso gli occhi di
un personaggio di Capitol. Sicuramente, non abbiamo mai visto il
mondo attraverso gli occhi di Snow.”
Resident
Alien è l’annunciata nuova serie tv
basata sull’omonimo fumetto della Dark Horse
Comics creato da Peter Hogan e Steve
Parkhouse.
Prodotto Universal Content
Productions (UCP), in associazione con Amblin TV e Dark Horse
Entertainment, Resident Alien è stata adattata per
la televisione dal produttore esecutivo Chris Sheridan (Family
Guy). Mike Richardson (Hellboy) e Keith Goldberg (The Legend of
Tarzan) di Dark Horse Entertainment (The Umbrella Academy), e Justin Falvey e
Darryl Frank (The Americans) di Amblin Television saranno anche
produttori esecutivi. David Dobkin ha prodotto e diretto il
pilota.
Resident Alien
racconterà la contorta e divertente storia di un alieno atterrato e
schiantatosi sulla terra di nome Harry (Alan Tudyk) che, dopo aver
assunto l’identità di un medico del Colorado, inizia lentamente a
lottare con la morale dilemma della sua missione segreta sulla
Terra: in definitiva porre la domanda “Vale la pena salvare gli
esseri umani?”
In Resident
Alien protagonisti sono Alan Tudyk
nel ruolo di Harry. Fanno parte del cast anche Sara Tomko (Once
Upon a Time), Corey Reynolds (The Closer), Alice Wetterlund (Popolo
della Terra) e Levi Fiehler (Martian).
Un nuovo report di
Screen Rant fa luce sul perché Nick Fury
(Samuel
L. Jackson) abbia impiegato così tanto tempo prima di
assemblare gli Avengers del MCU dopo gli eventi di
Captain
Marvel. Quando l’Universo Cinematografico Marvel ha debuttato per la prima
volta nel 2008, era già palese che l’intento della Casa delle Idee
fosse quello di realizzare una serie di film che potessero essere
in qualche modo interconnessi tra di loro (esattamente come avviene
nei fumetti): già nel primo
Iron Man, infatti, abbiamo visto un cameo
dell’allora direttore dello SHIELD. Da quel momento, Fury è
diventato uno dei personaggi chiave quando si è trattato di riunire
gli eroi più potenti della Terra per il primo grande crossover del
MCU, ossia The Avengers. Tuttavia, è assai
curioso il motivo per cui abbia aspettato così tanto prima di
farlo: a quanto pare, Fury aveva redatto il programma “Avengers
Initiative” già nel 1995.
Captain
Marvel, il film di Anna Boden e Ryan Fleck, ha
ufficialmente introdotto il personaggio di Carol Danvers
(interpretato da
Brie Larson) nel MCU. Ambientato a metà degli anni
’90, il film precede gli eventi di Iron Man, il che significa che
l’eroina era già in azione da molto prima del rapimento di Tony
Stark (Robert
Downey Jr.) in Afghanistan. L’incontro di Carol con un Fury
ancora giovane (e soprattutto con ancora due occhi), avvenuto
perché gli umani erano stati coinvolti nel conflitto Kree/Skrull,
aveva dato a Fury l’idea di riunire un gruppo di supereroi che
avrebbero potuto aiutare a proteggere la Terra nel caso in cui
un’altra minaccia extraterrestre fosse diventata imminente.
Fu solo dopo quando Tony rivelò al
mondo intero di essere Iron Man che Fury – almeno apparentemente –
decise di lavorare attivamente alla realizzazione dell’iniziativa
Avengers. Al di fuori di ciò che è accaduto sul grande schermo, la
spiegazione potrebbe apparire ovvia: la storia di Captain Marvel non è stata decisa fino allo
sviluppo della Fase 3 del MCU. Realizzare quel film ha
permesso ai Marvel Studios di riempire alcuni buchi nella
sua storia, ma al tempo stesso ha portato ad una nuova serie di
domande sulla continuity del franchise. Sebbene non sia
mai stata fornita una ragione esplicita in merito, alcuni eventi
passati potrebbero fornire una risposta al motivo per cui Fury ha
posticipato per anni “l’Avengers Initiative”.
Avengers Initiative nel MCU: un
progetto difficile da far decollare per Nick Fury
In The Avengers è stato rivelato che Fury
stava sperimentando il Tesseract con l’intento di sviluppare armi
attraverso il suo potere. Come ha spiegato a Iron Man e Captain
America (Chris
Evans) sulla scia della presunta morte di Phil Coulson
(Clark
Gregg), quello era il suo modo di proteggere la Terra nel caso
in cui si verificasse un altro attacco di portata mondiale. Fury
menzionò anche l’idea “dell’Avengers Initiative”, ma ammise che si
trattava di uno stratagemma più rischioso, considerando che avrebbe
dovuto spingere un gruppo di eroi straordinari a lavorare insieme
per combattere battaglie che da soli non avrebbero mai potuto
affrontare.
In una scena eliminata dello stesso
film, vediamo Fury mentre parla con il Consiglio di sicurezza
mondiale, un’organizzazione internazionale che ha il compito di
supervisionare le azioni dello SHIELD, e spiegava cosa sta
succedendo con l’attuale debacle di Loki (Tom
Hiddleston) in corso. Fury viene interrogato sul coinvolgimento
dei Vendicatori da un personaggio femminile, quando un suo collega
interviene dicendo che “la Avengers Initiative è stata
chiusa”. Anche se non è mai stato rivelato il motivo per cui
hanno deciso di “staccare la spina”, era chiaro che non tutti erano
convinti dell’idea (descritto nel migliore dei casi come
un’operazione fin troppo generica). Ciò offre un’idea di come deve
essere stato difficile per Fury far decollare il progetto. Ammesso
che abbia pensato davvero all’idea nel 1995, è probabile che sia
stata più volte respinta dai suoi ufficiali, ma in qualità di
maestro stratega e convinto sostenitore della causa, Fury ha
continuato a lavorarci lentamente fino a raggiungere una certa
posizione nello SHIELD che gli ha permesso di poter perseguire
completamente l’idea.
Dati gli eventi accaduti durante la
Battaglia di New York, è stato un miracolo che Fury sia stato
impegnato nell’iniziativa Avengers, al di là degli ostacoli che ha
dovuto affrontare per trasformare il suo progetto in realtà.
Sebbene non sia chiaro cosa riserverà il futuro del MCU dopo la fine della Saga
dellInfinito, Fury resterà certamente coinvolto nell’assicurarsi
che la Terra continui ad essere sicura, o per lo meno pronta nel
caso in cui si presenti un altro attacco alieno. Questo è il motivo
per cui ha reindirizzato i suoi sforzi nella creazione dello SWORD,
una nuova organizzazione che monitora le minacce aliene.
Secondo una delle teorie più
accreditate, una delle due scene post-credits di Justice
League – quella in cui appare Lex Luthor insieme
a Deathstroke – avrebbe dovuto prepare il terreno per The
Batman, quando il progetto – ovviamente – era ancora nelle
mani di Ben Affleck. È probabile che Luthor avesse
reclutato il mercenario Slade Wilson per eliminare il Cavaliere
Oscuro e vendicarsi così della sua prigionia all’Arkham Asylum.
Adesso Joe Manganiello, che interpretato proprio
Deathstroke in quella scena post-credits, ha parlato con
Collider della possibilità che il suo personaggio appaia
nell’attesissima
Snyder Cut di Justice
League, in arrivo il prossimo anno su HBO Max.
Sfortunatamente, Manganiello non ha né confermato né smentito il
suo coinvolgimento: “Se ne facessi parte, non sarebbe compito
mio annunciarlo”, ha dichiarato l’attore. “Quello sarebbe
compito di Zack Snyder. Sia che io ne faccia parte sia che non ne
faccia parte. Una risposta del genere è al di sotto del livello del
mio accordo di non divulgazione.”
L’attore ha poi parlato della scena post-credits della versione
cinematografica di Justice
League, rivelando: “Sui miei profili social ho parlato
del fatto che in origine quella scena era molto diversa e che è
stata modificata in vista della versione cinematografica. Una volta
che il film di Affleck è stato cancellato, hanno modificato quella
scena. Le cose sono andate così, ma ne ho parlato anche sui social
media. Spero che prima o poi quella scena venga ripristina e
mostrata com’era in origine.”
Il budget per le riprese aggiuntive
della Snyder Cut di Justice League
Le riprese aggiuntive
della Snyder
Cut di Justice
League dovrebbero avere luogo questo mese e durare
soltanto per una settimana. Nonostante la breve durata, il budget
sarà comunque elevato: pare infatti che saranno necessari 70
milioni di dollari per girare il nuovo materiale. Le riprese
aggiuntive coinvolgeranno Ben Affleck (Batman), Henry
Cavill (Superman), Gal
Gadot (Wonder Woman) e probabilmente
anche Ray
Fisher (Cyborg). Al momento non sappiamo se
anche Jason
Momoa (Aquaman) e/o Ezra
Miller (Flash) saranno coinvolti nei reshoot.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
In attesa di vederle all’opera per
Wonder
Woman 1984, dove, rispettivamente, recitano e
dirigono,
Gal Gadot e
Patty Jenkins torneranno a far squadra in un
gigantesco blockbuster dedicato alla regina
Cleopatra, figura storica di grande fascino. La
sceneggiatura del film è scritta da Laeta Kalogridis, mentre la
produzione è affidata a Paramount che ha battuto in corsa Warner
Bros e Netflix.
Nella storia del cinema, Cleopatra è
stata interpretata da Liz Taylor nella sua rappresentazione
cinematografica più celebre, ma anche da Monica Bellucci, da
Lyndsay Marshal, da Vivien Leigh e da moltissime altre attrici che
hanno dato volto e corpo alla regina d’Egitto e ad una delle figure
storiche più affascinanti di sempre.
Il film sulla vita di Cleopatra era
in cantiere da tanto tempo con Angelina Jolie e
Lady Gaga che sono state corteggiate per il ruolo
e con registi del calibro di James Cameron, Denis
Villeneuve e David Fincher avvicinatisi
al progetto. La coppia
Gal Gadot– Patty
Jenkins è più che collaudata e promettente, aspettiamo
aggiornamenti in merito al progetto.
Vincitore dell’Orso D’Argento al
settantesimo Festival di Berlino, esce il 15 ottobre
Imprevisti Digitali, una commedia non
convenzionale di Benoît Delépine e Gustave
Kervern. I registi francesi rinnovano il sodalizio che li
ha portati alla fama con Mammuth (2010), in cui
Gerard Depardieu interpretava un pensionato in
disarmo che riassapora la vita alla ricerca di un po’ di giustizia
sociale. Proprio le tematiche sociali trattate in chiave satirica e
politicamente scorretta sono anche al centro di
Imprevisti digitali, prodotto da
Delépine e Kervern assieme a
Sylvie Pialat e Benoît
Quainon.
Periferia francese. Marie, Bertrand
e Christine sono vicini di casa. Si trovano improvvisamente nei
guai quando Marie, Blanche Gardin, scopre di
essere protagonista di un video hard finito su internet dopo una
notte di bagordi con un giovane, Vincent Lacoste,
che ora la ricatta. La donna non vuole che il figlio veda il video,
terrorizzata da ciò che il ragazzo potrebbe pensare di lei.
Bertrand, Denis Podalydès, si invaghisce della
voce di una centralinista e intanto vuole sbarazzarsi di un video
apparso su internet in cui la figlia adolescente viene bullizzata a
scuola. Infine, Christine, Corinne Masiero, è
un’autista privata e il suo gradimento da parte dei clienti viene
misurato in base al numero di stelle che riceve sul sito
dell’azienda, regolarmente fermo a una. Demotivata e avvilita, fa
di tutto per far migliorare la sua valutazione. I tre intraprendono
così una crociata contro i colossi di internet, che ritengono
colpevoli di aver stravolto le loro vite.
Il film è dissacrante e divertente,
con un buon ritmo. Le interpretazioni riescono a unire verità e
grottesco senza essere ridicole, e non è facile. Blanche
Gardin è bravissima nel trasformarsi in una sorta di
Janis Joplin pasticciona e madre di famiglia, che
spesso perde il controllo e non è responsabile di sé.
Corinne Masiero dà corpo molto bene alla frustrata
Christine, alienata e dipendente dalle serie tv. A causa di
questa dipendenza ha perso il marito e il precedente lavoro. Mentre
Denis Podalydès è un goffo vedovo solo, alle prese
con una figlia adolescente. L’uomo si invaghisce di una voce al
telefono, per poi rendersi conto di aver preso un grosso abbaglio.
Personaggi un po’ fantozziani , un po’ “scapigliati”, un misto di
goffaggine, frustrazione e rabbia in cui ci si può facilmente
rivedere. L’approccio comico dei registi, trasposto nella
sceneggiatura di Cécile Rodolakis è più affidato a
brevi battute, a situazioni comiche e all’uso del corpo, che non a
lunghi dialoghi e dissertazioni, come spesso accade nella commedia
francese. Una sceneggiatura che offre finalmente due figure
femminili non subordinate a protagonisti maschili, ma che anzi
emergono con forza, ognuna con la sua specificità, nelle
interpretazioni di Gardin e
Masiero.
Imprevisti digitali e
satira sociale
A giudicare dal titolo,
Imprevisti Digitali (Effacer
l’historique è il titolo originale), si potrebbe
pensare che si tratti di un film leggero e superficiale, che si
limiti a far ridere con delle gag su tre protagonisti imbranati, ma
non è così. Il film non si limita a descrivere tre persone di mezza
età che hanno a che fare con la tecnologia e sono in seria
difficoltà perché non ne conoscono i meccanismi. Se così fosse,
risulterebbe poco interessante e ormai ampiamente superato da una
realtà in cui i quarantenni e i cinquantenni hanno imparato a
destreggiarsi fin tropo bene con la tecnologia. Si tratta invece di
un lavoro che non rinuncia alla passione dei registi: quella per le
tematiche sociali e le dinamiche collettive.
Ecco dunque che assume un ruolo
centrale la satira sociale, che mostra in modo efficace, anche con
alcune esasperazioni un po’ grottesche, quanto la vita di ciascuno
sia ormai dominata dalla tecnologia, ma non solo. Anche questo tema
infatti è stato già più volte trattato. Qui si pone l’attenzione
anche sui risvolti più spesso sottaciuti e a volte semplicemente
assurdi, che però sembrano qualcosa di ineluttabile e vengono
sovente acriticamente accettati. Si pensi ai dati, alle
informazioni personali e riservate che sono oggi in mano alle
grandi multinazionali dell’informatica e che peraltro siamo noi
stessi a fornire, più o meno consapevolmente.
Nel film si parla anche dello
sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori delle multinazionali
dell’e-commerce. Più in generale si fotografa una società
in cui tutto è monetizzato e disumanizzare, mentre i rapporti umani
si sgretolano. I registi sono capaci di unire l’alto e il basso,
stimolando una riflessione su questo, utilizzando abilmente mezzi
farseschi, come un rocambolesco viaggio dei protagonisti, chi in
Irlanda e chi a Palo Alto, in California – sede di molte aziende
leader mondiali dell’IT – per andare a recuperare “alla fonte” i
video incriminati, persi nel “cloud”. Oppure la
figura quasi mitica e al tempo stesso ridicola di un Dio/haker,
interpretato da Bouli Lanners, a cui i
protagonisti si rivolgono per risolvere i loro problemi.
Vi è dunque anche una riflessione
sul raffreddamento dei rapporti umani, ormai troppo mediati dal
virtuale, e sul conseguente senso di alienazione che, suggeriscono
i registi, si può superare solo tornando al caro, vecchio, reale
contatto umano. Esemplari in questo senso la vicenda di Bertrand
con la centralinista, ma anche quella di Christine, che riceve
valutazioni negative sul suo lavoro, senza che però nessun cliente
si lamenti mai direttamente con lei per ciò che non va nei suoi
servizi.
Lo sguardo disincantato sui
movimenti
Parzialmente ispirato al Movimento
dei Gilet Gialli, Imprevisti Digitali offre in realtà
uno sguardo disincantato sui movimenti. Ciò che si percepisce è una
voglia di portare i temi trattati in una dimensione collettiva.
Marie, Bertrand e Christine sono stati militanti dei Gilet Gialli
e, sebbene disillusi, tornano qui a sentirsi paladini di una causa
collettiva. Tuttavia la loro lotta appare troppo improvvisata per
portare a dei risultati, si mantiene in un orizzonte privato,
nonostante le intenzioni. I registi sembrano guardare dunque con
occhio smagato alla protesta sociale, ancora lontana dall’essere
davvero collettiva, soprattutto su questi temi. I protagonisti
però, a loro modo, ci provano. In maniera goffa, improvvisata,
pasticciona, ma provano a non subire, a reagire, e già solo per
questo si sentono un po’ meglio, ritrovano il sorriso.
Delépine e
Kervern continuano dunque a trattare il sociale in
maniera scanzonata, acuta e molto realistica. È probabilmente per
questo che la commedia si è aggiudicata l’Orso d’Argento a Berlino:
per la sua eccentricità e il suo non essere commedia pura, ma anche
satira sociale a tratti feroce, che fa riflettere. A
qualcuno potrà non piacere perché è molto esplicita e politicamente
scorretta, ma è efficace. Un po’ sgualcita, come l’immagine
sgranata scelta nella fotografia di Hugues Poulain, ma perciò più
vera, sconclusionata forse, come i suoi protagonisti, ma permeata
da una grande voglia di rivincita.
Ispirato a fatti realmente accaduti,
il film Twentieth Century Studios, New Regency e Film4
Tutti Parlano di Jamie, tratto dal
musical di successo inglese, arriverà prossimamente nelle sale
italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia. Oggi, in
occasione del Coming Out Day, sono disponibili il primo trailer e
il primo poster del film. Tutti Parlano di Jamie è
interpretato dall’esordiente Max Harwood, Sarah Lancashire,
Lauren Patel, Shobna Gulati, Ralph Ineson, Adeel Akhtar, Samuel
Bottomley, con Sharon Horgan e Richard E. Grant.
Il regista della produzione
teatrale, Jonathan Butterell, fa il suo esordio alla regia di un
lungometraggio, con la sceneggiatura e i testi firmati da Tom
MacRae, le canzoni di Dan Gillespie Sells e una colonna sonora
composta da Sells e Anne Dudley.
Il film è prodotto da Mark Herbert,
p.g.a., Peter Carlton, p.g.a., e Arnon Milchan, mentre Yariv
Milchan, Michael Schaefer, Natalie Lehmann, Daniel Battsek, Ollie
Madden, Peter Balm, Niall Shamma e Jes Wilkins sono i produttori
esecutivi.
Tutti Parlano di Jamie, la
trama
Jamie New ha sedici anni e non
si sente come gli altri: invece di dedicarsi a una “vera” carriera,
sogna di diventare una drag queen. Incerto sul suo futuro, Jamie è
sicuro di una cosa: sarà sensazionale. Supportato dalla sua
amorevole madre e dai suoi fantastici amici, Jamie supererà i
pregiudizi, sconfiggerà i bulli e uscirà dall’oscurità… sotto i
riflettori.