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The Flash: foto dal set confermano la presenza di ‘Batfleck’

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The Flash: foto dal set confermano la presenza di ‘Batfleck’

Mentre continuano le riprese di The Flash, arrivano nuovi dettagli dalle foto rubate dal set del film, le cui riprese si stanno svolgendo in questi giorni a nella zona di George Square a Glasgow, Scozia.

Dalle foto trapelate possiamo vedere il Batpod utilizzato dal Batman di Ben Affleck, cosa che darebbe la conferma definitiva della presenza di ‘Batfleck’ nel film, accanto al Batman di Michael Keaton. Naturalmente Ben Affleck non è fisicamente impegnato sul set, dal momento che sta trascorrendo le vacanze a bordo di uno yacht a Saint Tropez, insieme alla “nuova” fidanzata Jennifer Lopez, ma le foto del costume e del veicolo non lasciano dubbi, seppure in forma di stunt, il suo Cavaliere Oscuro comparirà nel film di Andy Muschietti.

 

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Tutto quello che c’è da sapere su The Flash

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 4 novembre 2022. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Kiersey Clemons tornerà nei panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack Snyder’s Justice League (il personaggio era stato tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl.

Doctor Strange 2: un nemico di Namor il Sub-Mariner apparirà nel sequel?

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Il mistero attorno al cast dell’attesissimo Doctor Strange in the Multiverse of Madness continua a crescere sempre di più, dal momento che non è ancora chiaro quanti e quali personaggi vedremo nella seconda avventura in solitaria di Stephen Strange.

Considerando che il film affronterà il Multiverso e, con molta probabilità, le conseguenze di ciò che abbiamo visto nel finale della prima stagione di Loki, la maggior parte dei fan è certa che nel film apparirà un numero impressionante di nuovi personaggi provenienti dai fumetti, ma anche di versioni alternative di eroi e villain che abbiamo già visto e conosciuto in passato.

E a proposito di nuovi personaggi, come portato all’attenzione da ComicBookMovie, pare che nel film reciterà anche l’attrice britannica Yenifer Molina (Pokémon: Detective Pikachu, Tom & Jerry) nei panni di Gargantos. Il personaggio è apparso in solo in due fumetti della Marvel: si tratta di un gigantesco mostro marino al servizio di Naga, uno dei nemici di lunga data di Namor il Sub-Mariner.

La notizia del casting di Molina è ovviamente da prendere con le pinze; inoltre, non è detto che l’eventuale presenza di Gargantos indichi necessariamente che nel sequel faremo visita ad Atlantide (cosa che, forse, accadrà in Black Panther: Wakanda Forever). Inoltre, è da tempo ormai che si parla del fatto che il villain principale del sequel di Doctor Strange sarà Shuma Gorath, quindi l’introduzione di Gargantos come uno dei suoi scagnozzi potrebbe avere senso.

Doctor Strange in the Multiverse of Madness vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).

Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

Black Widow: una scena tagliata avrebbe spiegato le origini di Taskmaster?

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Non tutti i fan hanno accolto bene i cambiamenti che Black Widow ha apportato al personaggio di Taskmaster rispetto ai fumetti. Tuttavia, sembra che una scena eliminata dal film di Cate Shortland possa fornire maggiori dettagli in merito alle origini del celebre villain.

Come riportato da CBR, i Marvel Studios hanno confermato che Black Widow arriverà in 4K Ultra HD, Blu-ray e DVD il prossimo 14 settembre. Tra i contenuti extra, ci saranno anche numerose scene eliminate, inclusa una che svelerebbe le origini di Taskmaster. La scena in questione è stata chiamata “Smile” e la breve descrizione recita: “Il protocollo Taskmaster viene attivato in un momento di grande tensione. Viene rivelato un casco iconico.” 

Nei fumetti, Taskmaster indossa un cappuccio e un casco che rivela molto di più del suo terrificante ghigno rispetto alla versione che abbiamo visto nel film. Nel cinecomic, infatti, una delle Vedove, Lerato, stuzzica Antonia e le dice di sorridere nel suo casco da Taskmaster.

La scena eliminata potrebbe fornire maggiori informazioni sul passato di Antonia e sull’origine di Taskmaster. La descrizione della scena cita il protocollo Taskmaster, che potrebbe avvalorare la tesi secondo cui il Taskmaster visto nel film non sarebbe quello originale.

Il “vero” Taskmaster deve ancora debuttare nel MCU?

Per tutto il film, Antonia non viene mai presentata come Taskmaster; viene invece chiamata a rilasciare il “protocollo Taskmaster”. Ciò suggerisce che i poteri di Antonia provengano dalla tecnologia impiantata nella sua testa piuttosto che dalle sue stesse abilità. Pertanto, i fan hanno teorizzato che Tony Masters, la versione dei fumetti di Taskmaster, potrebbe essere ancora in attesa di fare il suo debutto.

Nei fumetti, Masters ha appreso per la prima volta dei suoi riflessi fotografici e della sua ampia memoria dopo aver imitato una persona che si tuffava in una piscina all’età di 8 anni. Più tardi, ha cercato di monetizzare attraverso i suoi poteri addestrando altri agenti, sia eroi che antieroi, attraverso la Taskmaster’s Academy. Alcuni fan credono che proprio l’Accademia possa aver contribuito ai diversi protocolli di Taskmaster e all’origine di Antonia in Black Widow.

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

L’esorcista: il sequel darà il via a una trilogia, tornerà Ellen Burstyn

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Come riportato in esclusiva dal New York Times, Universal e Peacock hanno acquistato i diritti dell’annunciato sequel de L’esorcista ad opera della Blumhouse con l’obiettivo di realizzare una nuova trilogia, al pari di quanto già accaduto con il franchise di Halloween. 

L’accordo siglato ammonta a 400 milioni di dollari. Come annunciato già tempo fa, sarà David Gordon Green, regista di Halloween e dell’attesissimo Halloween Kills, ad occuparsi della regia del primo capitolo della trilogia, che sarà un sequel diretto del cult firmato nel 1973 da William Friedkin. Il primo film dovrebbe arrivare nelle sale verso la fine del 2023.

Le novità più eclatanti, emerse insieme all’annuncio dell’accordo, riguardano però il cast: è stato infatti confermato che, a quarant’anni di distanza dall’uscita del film originale, Ellen Burstyn tornerà nuovamente nei panni divenuti ormai iconici di Chris MacNeil, la madre della piccola Regan MacNeil (la bambina posseduta del film di Friedkin), ruolo grazie al quale ottenne una nomination agli Oscar come migliore attrice protagonista.

Al fianco di Burstyn ci sarà Leslie Odom Jr., noto per il musical Hamilton e candidato agli Oscar 2021 come miglior attore non protagonista per Quella notte a Miami…: l’attore statunitense interpreterà il ruolo del padre di un bambino posseduto che, in preda alla disperazione, cercherà l’aiuto di Chris.

La sceneggiatura del primo sequel porterà la firma di David Gordon Green insieme a Scott Teems, Danny McBride e Petter Sattler. Alla produzione ci saranno Jason Blum, David Robinson e James Robinson. Il sequel sarà una co-produzione tra Blumhouse e Morgan Creek Production.

Il grande successo de L’esorcista

L’esorcista di William Friedkin venne nominato a 10 premi Oscar (incluso miglior film), vincendo due statuette, e generò anche due sequel e due prequel/spin-off. Dopo il grande successo di critica e pubblico del film originale, nel 1977 venne rilasciato L’esorcista II – L’eretico; tredici anni dopo, nel 1990, uscì invece L’esorcista III, diretto da William Peter Blatty, autore del romanzo originale che ispirò il film di Friedkin, scomparso nel 2017.

In nessuno dei due sequel venne coinvolto Friedkin e nessuno dei due film ottenne il successo del capostipite; tuttavia, nel 2004 venne realizzato un prequel diretto da Lenny Harlin e dedicato alle vicende di padre Lankester Merrin, seguito nel 2005 da un altro prequel più o meno identico a quello dell’anno precedente, diretto però da Paul Schrader.

La Morgan Creek Entertainment è stata già responsabile della realizzazione de L’esorcista III (1990) e dei due prequel L’esorcista – La genesi (2004) e Dominion: Prequel to the Exorcist (2005). Tempo fa William Friedkin ha dichiarato attraverso il suo profilo Twitter che non sarà in alcun modo coinvolto nel nuovo sequel.

The Suicide Squad: James Gunn ringrazia David Ayer per il supporto

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Nel 2016, con Suicide Squad, David Ayer è stato il primo regista a portare l’iconica squadra di cattivi e antieroi della DC Comics sul grande schermo. Nonostante il grande successo ottenuto dal film al botteghino, il film è stato accolto da recensioni generalmente negative e di recente è stato proprio Ayer a confermare che le numerose interferenze dal parte della Warner Bros. durante la produzione, che di fatto hanno portato alla realizzazione di un film molto diverso da quello che il regista aveva in mente.

Ora, la Task Force X si prepara a tornare sul grande schermo con The Suicide Squad  di James Gunn, per cui è altamente improbabile che vedremo mai il taglio originale di Ayer (al pari di quanto accaduto, ad esempio, con la Snyder Cut di Justice League). Rispetto ad Ayer, pare che Gunn abbia avuto il pieno controllo creativo sul suo film e sebbene alcuni possano pensare che ci sia del risentimento tra i due registi, in realtà i due hanno sempre dimostrato rispetto nei confronti l’uno dell’altro, sostenendo reciprocamente le rispettive iterazione dei personaggi DC.

Proprio durante una recente intervista con Kevin McCarthy a proposito di The Suicide Squad, Gunn ha elogiato nuovamente Ayer, dicendo che anche se non ha visto il taglio originale del suo film, è “grato per tutto ciò che ha fatto per me”. Poi ha aggiunto: “È stato onesto fin dall’inizio, dal momento in cui è stato annunciato che stavo facendo questo film”. Ayer ha quindi sentito i commenti di Gunn e ha ritwittato il video dell’intervista sul suo profilo, inserendo una serie di emoji che lasciano intuire quanto abbia apprezzato le parole del collega.

Clicca qui per vedere il post originale

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

“Benvenuti all’inferno, ossia a Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un compagno di squadra o della stessa Waller).”

Campari alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia

Il legame tra Campari e il Cinema torna protagonista per il quarto anno consecutivo alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Fondamentali al pari della macchina da presa e dell’impronta del regista per la realizzazione di un’opera cinematografica, Passione e Creatività rappresenteranno il fil rouge attorno al quale ruoteranno tutte le iniziative ideate dal brand Main Sponsor della Mostra, nate con l’obiettivo di favorire e rafforzare il dialogo e l’incontro tra i giovani talenti e quelli più affermati del Grande Schermo.

Due i luoghi dove, dall’1 all’11 settembre, il palinsesto firmato Campari prenderà vita e si animerà con una serie di appuntamenti esclusivi. La Campari Loungepresso la Terrazza Biennale, proprio di fronte al Palazzo del Casinò – quest’anno totalmente rinnovata, che ospiterà anche incontri con i protagonisti di “Orizzonti”, il concorso internazionale di Biennale Cinema 2021 dedicato ai film che rappresentano nuove tendenze del cinema mondiale, con particolare riguardo per gli esordi e gli autori emergenti.

Inoltre, dal 7 al 10 settembre, torna Campari Boat – In Cinema, la spettacolare installazione presso l’Arsenale di Venezia, dove gli ospiti potranno godere di un maxi schermo allestito proprio nel cuore della Laguna, con barche posizionate per l’occasione. Tra i contenuti presentati in questa preziosa cornice anche Red Diaries, l’attesissimo e ormai noto in tutto il mondo progetto cinematografico firmato Campari. Proiettato nella serata del 7 settembre, il documentario Fellini Forward, questo il titolo della nuova edizione di Red Diaries, sarà interamente dedicato alla grande arte di Fellini e rappresenta il frutto di un innovativo lavoro che ha visto l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Padrona di casa delle serate del Campari Boat – In Cinema sarà la poliedrica attrice Cristiana Capotondi, questa volta nelle eccezionali vesti di conduttrice.

Inoltre, moltissimi saranno gli ospiti di Campari, che si alterneranno in una serie di performance e incontri durante gli 11 giorni della Mostra. Tra di loro, l’affermato attore Marco Giallini che incontrerà presso la Campari Lounge una vera e propria squad di giovani artisti emergenti il 4 settembre e Lorenzo Zurzolo considerato una delle nuove icone del cinema italiano e protagonista di un appuntamento il 6 settembre dedicato alle colonne sonore che hanno segnato la storia del cinema, sempre presso la Campari Lounge. Inoltre, gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia insieme a uno dei volti del momento, Eduardo Scarpetta, presenteranno i cortometraggi realizzati nell’ambito del progetto Campari Lab, giunto quest’anno alla sua terza edizione.

Infine, verrà assegnato come da tradizione il premio ufficiale Campari Passion For Film Award, nato dalla collaborazione tra Campari e la Direzione Artistica della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con l’obiettivo di valorizzare e premiare lo straordinario contributo che i collaboratori più stretti dei registi offrono al compimento del progetto artistico rappresentato da ciascun film.

A fare da contorno a tutte questi attesissimi appuntamenti, l’iniziativa Campari #PerIlCinema, lanciata nel 2020 con la collaborazione di QMI – società attiva nell’Entertainment – per supportare un settore così duramente colpito nell’ultimo periodo come quello del Cinema. Grazie a questo progetto chiunque, infatti, può acquistare sulla piattaforma dedicata  perilcinema.com  1 voucher valido per 1 ingresso in uno dei cinema aderenti. Per ogni buono cinema acquistato, Campari sostiene le sale cinematografiche scelte dagli utenti regalando, fino a un massimo di 20.000 acquirenti, un secondo buono cinema. Entrambi saranno utilizzabili nel corso di tutto l’anno 2021, mentre il corrispettivo verrà immediatamente versato ai cinema da QMI.

Per il quarto anno consecutivo Campari, in qualità di Main Sponsor della nota manifestazione, torna protagonista, per accompagnare i propri ospiti e tutte le persone in un percorso unico e spettacolare, senza dimenticare contenuti interessanti e di rilievo: un vero e proprio viaggio nella Passione e nella Creatività, accompagnato dai volti più importanti del panorama cinematografica nazionale.

The Homesman: libro, trama e cast del film di Tommy Lee Jones

The Homesman: libro, trama e cast del film di Tommy Lee Jones

Attore premio Oscar distintosi attraverso film di vario genere come Il fuggitivo, Men in Black, Batman Forever e Non è un paese per vecchi, Tommy Lee Jones non si è limitato nel corso della sua carriera alla sola recitazione. In due occasioni ha infatti firmato anche la regia di due lungometraggi cinematografici, entrambi dall’ambientazione affine. Il primo, Le tre sepolture, è un apprezzato western contemporaneo, mentre il secondo The Homesman (qui la recensione), del 2014, è un western puro con un punto di vista particolarmente originale e inesplorato. Presentato in concorso al Festival di Cannes, questo ha confermato il talento di Jones anche come regista.

Il film è basato sull’omonimo romanzo del 1988 scritto da Glendon Swarthout, che aveva già visto diversi dei suoi romanzi western venire adattati per il grande schermo. Il titolo The Homesman si riferisce al compito di riportare a casa gli immigrati, che era tipicamente un lavoro da uomini. In un contesto maschile come quello del selvaggio west, Jones, però, dà grande risalto alla condizione femminile, esplorando la vita delle donne dell’epoca, argomento estremamente poco trattato e approfondito. Oltre a ciò, nel film si ritrova anche la durezza dell’esistenza dei primi coloni del Midwest statunitense della metà dell’Ottocento.

Si tratta dunque di un racconto western attraverso cui il regista riesce a raccontare temi ancora oggi attuali, proponendo riflessioni tutt’altro che scontate. Oltre a ciò, The Homesman è anche considerato uno dei più bei western classici realizzati di recente, configurandosi come una gioia per gli occhi degli appassionati di questo genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Homesman: la trama del film

La vicenda narrata si svole nel 1854. Mary Bee Cuddy è una delle figure più autoritarie della piccola comunità di fattori di Luop, Nembraska. Giovane pionera indipendente, la donna avverte però un grande senso di solitudine, amplificato dall’incapacità di instaurare una relazione duratura. Un’occasione per allontanarsi dalla sua terra arriva quando Theoline Belknap, Arabella Sours e Gro Svendsen iniziano a mostrare segni evidenti di instabilità mentale, causati dall’ambiente particolarmente opprimente nei confronti delle donne. Cuddy si offre dunque di scortarle in Iowa, presso la chiesa di Hebron, dove si può offrire loro un’adeguata assistenza.

Nel tragitto, Cuddy si imbatte però l’imbroglione George Briggs. Salvandogli la vita da un linciaggio certo, la donna ottiene da lui la promessa di aggregarsi alla compagnia per proteggerle dai pericoli del West. Attraversare il paese pone infatti lo strampalato gruppo davanti a diversi ostacoli, tra cui l’ostilità delle tribù native americane che guardano con sospetto le donne e l’impervia attraversata delle zone desertiche. Con il passare dei giorni, i disturbi mentali delle donne aumentano e anche Cuddy inizia a cedere alla pressione della forte depressione di cui soffre, che potrebbe compromettere l’esito del viaggio. Per tutti loro, sarà necessario compiere un percorso di maturazione, abbandonando tutto ciò che credevano di sapere.

The Homesman cast

The Homesman: il cast del film

Protagonista del film, nel ruolo di Mary Bee Cuddy, è l’attrice premio Oscar Hilary Swank, che ha vinto il premio in due occasioni per Boys Don’t Cry e Million Dollar Baby. Per interpretare al meglio il suo ruolo, l’attrice approfondì quanto più possibile la vita delle donne negli Stati Uniti della metà dell’Ottocento, al fine di conoscere dettagli e modi di fare che potessero tornarle utili per il personaggio. Accanto a lei si ritrova poi lo stesso Tommy Lee Jones, il quale interpreta l’imbroglione George Briggs. Per l’attore non si è trattato della prima volta in un contesto western, dimostrando anzi una grande predisposizione a questa tipologia di racconto.

Nel ruolo delle tre donne malate mentalmente, Gro Svendsen, Theoline Belknapp e Arabella Sours si ritrovano invece Sonja Richter, Miranda Otto e Grace Gummer. Quest’ultima è nota per essere la figlia di Meryl Streep, ed ha avuto con questo film il suo primo ruolo importante al cinema. La stessa Streep, inoltre, compare brevemente nel ruolo di Altha Carter, la donna che gestisce la chiesa di Hebron, dove i protagonisti sono diretti, insieme al marito, il reverendo Dowd, interpretato da John Lithgow. Gli attori David Dencik, William Fichtner e Jesse Plemons sono rispettivamente Thor Svendsen, Vester Belknap e Ganr Sours, i mariti delle tre donne. Nel film compare inoltre l’attrice Hailee Steinfeld, divenuta celebre per il western Il grinta, qui nei panni di Tabitha Hutchinson.

The Homesman: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Homesman è infatti disponibile nel catalogo di Tim Vision e Rai Play. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì 24 luglio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Schmigadoon! recensione della serie Apple tv+

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Schmigadoon! recensione della serie Apple tv+

Prendete i musical della MGM degli anni ’40, un inizio alla Grey’s Anatomy, coreografie trascinanti, musica allegra, colori sgargianti e una coppia in crisi: sono questi gli ingredienti principali di Schmigadoon! la nuova serie Apple TV+ che arriva sulla piattaforma con i primi due episodi il 16 luglio e con un episodio a settimana, ogni venerdì, fino al 13 agosto.

Schmigadoon!, la storia

Ideata da Cinco Paul e Ken Daurio e diretta da Barry Sonnenfeld, la serie vede protagonisti Cecily Strong e Keegan-Michael Key nei panni di Melissa e Josh. Durante un campeggio per coppie in crisi, i due si perdono e finiscono a Schmigadoon, una cittadina bloccata in un musical anni ’40, dove tutte le comunicazioni avvengono tramite coretti e coreografie di gruppo. La cittadina fuori dal tempo reagirà in maniera più o meno violenta all’arrivo di questi estranei moderni e progressisti, mettendo in moto una reazione a catena che toccherà tutti gli abitanti di Schmigadoon, lasciandoli per sempre cambiati.

Già a partire dal titolo, che cita espressamente Brigadoon (musical del 1947 di Vincent Minnelli), Schmigadoon! rivela la sua anima fortemente derivativa e, allo stesso tempo, non si esaurisce in quello. Raccontando principalmente la crisi di una coppia che si perde per poi, forse, ritrovarsi, la serie estremizza le situazioni e prende anche un po’ in giro il genere a cui appartiene, rivelando, sotto la glassa della confessione, un cuore grande e una molteplicità di storie che appassionano e divertono con leggerezza e intelligenza.

Il merito va anche ad una scrittura eccellente, che si fa forte di un cast eccezionale, battute esilaranti e un ritmo incalzante.

Schmigadoon!, i personaggi

La serie tratteggia una serie di personaggi memorabili che, partendo dai tropi della commedia e del musical, trasforma in mondi a parte: c’è il sindaco sorridente e gentile, che nasconde una omosessualità estremamente evidente; c’è la ragazza da fattoria, estremamente procace per la sua giovane età ma con un padre severissimo pronto a prendere a fucilate chiunque le si avvicini sprovvisto di anello e di intenzioni matrimoniali; c’è l’insegnante, dolce, intelligente e gentile, sveglia ma con un enorme segreto; c’è la moglie del pastore, rigida osservatrice delle regole religiose, ansiosa di trasmettere a tutti il suo rigore; c’è il ragazzaccio, che gestisce un piccolo parco di divertimenti e si diverte a fare gli occhi dolci alle signore, senza però mai spingersi oltre ciò che è consentito.

Insomma, Schmigadoon è piena di questi caratteri che recitano un ruolo e che, ad un certo punto, per effetto del loro scontro con Josh e Melissa, elementi estranei al loro modo di essere e di pensare, acquistano consapevolezza e esplodono in veri e propri personaggi sfaccettati e moderni.

Composizioni, costumi, scenografie, coreografie sono state seguite e curate da alcune delle migliori menti che lavorano tra cinema, teatro e tv, e il risultato è assolutamente brillante, arricchito da un cast in splendida forma, basti citare la radiosa Cecily Strong, nei panni di Melissa, e Aaron Tveit, volto noto e amato di Broadway, che il cinema conosce grazie al suo Enjolras in Les Misérables di Tom Hooper.

Schmigadoon! è un viaggio divertente ed emozionante dentro alle relazioni, al loro evolversi, un inno all’autenticità, all’essere fedeli a se stessi ed a lasciare andare quello che non possiamo aggiustare.

Venezia 78: annunciato il sontuoso programma della Mostra 2021

Venezia 78: annunciato il sontuoso programma della Mostra 2021

È stato annunciato, in diretta streaming, il programma della 78° Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, che si svolgerà dal 1° all’11 settembre al Lido. Molti dei titoli che Alberto Barbera ha selezionato con la sua squadra erano attesi, molti altri sono risultati delle sorprese, ma sulla carta, quest’anno forse più degli altri anni, la Mostra promette scitille.

Ci sono tutti gli italiani più attesi degli ultimi anni (D’Innocenzo, Sorrentino, Mainetti), ci sono grandi registe e registi internazionali, titoli di blockbuster e sorprese che non mancheranno di lasciare il segno. Ecco di seguito il programma ufficiale di Venezia 78:

Ecco il programma completo del Festival di Venezia 2021

Venezia 78 – Concorso

  • Madres paralelas Regia  Pedro Almodóvar con  Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón, Julieta Serrano, Rossy De Palma / Spagna / 120’
  • Mona Lisa and the Blood Moon Regia  Ana Lily Amirpour con Jeon Jong-seo, Kate Hudson, Craig Robinson, Evan Whitten, Ed Skrein / Usa / 106’
  • Un autre monde Regia  Stéphane Brizé con  Vincent Lindon, Sandrine Kiberlain, Anthony Bajon, Marie Drucker / Francia / 96’
  • The Power of the Dog Regia  Jane Campion con Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons, Kodi Smit-McPhee / Nuova Zelanda, Australia / 125’
  • America Latina Regia Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo Wertmüller / Italia, Francia / 90’
  • L’événement Regia  Audrey Diwan con Anamaria Vartolomei, Kacey Mottet-Klein, Luàna Bajrami, Louise Orry Diquero, Louise Chevillotte, Pio Marmaï, Sandrine Bonnaire, Anna Mouglalis, Leonor Oberson, Fabrizio Rongione / Francia / 100’
  • Competencia oficial Regia Gastón Duprat con Penélope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martínez, José Luis Gómez, Nagore Aranburu, Irene Escolar, Manolo Solo, Pilar Castro, Koldo Olabarri / Spagna, Argentina / 114’
  • Il buco Regia  Michelangelo Frammartino con Nicola Lanza, Antonio Lanza, Leonardo Larocca, Claudia Candusso, Mila Costi, Carlos Jose Crespo / Italia, Francia, Germania / 93’
  • Sundown Regia  Michel Franco con Tim Roth, Charlotte Gainsbourg, Iazua Larios, Henry Goodman, Albertine Kotting, Samuel Bottomley / Messico, Francia, Svezia / 83’
  • Illusions perdues Regia Xavier Giannoli con Benjamin Voisin, Cécile de France, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Salomé Dewaels, Jeanne Balibar, Gérard Depardieu, André Marcon, Louis-Do de Lencquesaing / Francia / 144’
  • The Lost Daughter Regia Maggie Gyllenhaal con Olivia Colman, Jessie Buckley, Dakota Johnson, Ed Harris, Peter Sarsgaard, Paul Mescal, Dagmara Dominczyk, Alba Rohrwacher / Grecia, Usa, Regno Unito, Israele / 121’
  • Spencer Regia  Pablo Larraín con Kristen Stewart, Timothy Spall, Jack Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins / Germania, Regno Unito / 111’
  • Freaks Out Regia  Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski / Italia, Belgio / 141’
  • Qui rido io Regia  Mario Martone con Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella, Paolo Pierobon, Gianfelice Imparato, Iaia Forte / Italia, Spagna / 133’
  • On The Job: The Missing 8 Regia  Erik Matti con  John Arcilla, Dennis Trillo, Dante Rivero / Filippine / 208’
  • Żeby nie było śladów (Leave no traces) Regia  Jan P. Matuszyński con  Tomasz Ziętek, Sandra Korzeniak, Jacek Braciak, Robert Więckiewicz, Sebastian Pawlak, Agnieszka Grochowska, Mateusz Górski / Polonia, Francia, Repubblica Ceca / 160’
  • Kapitan Volkonogov bezhal (Captain Volkonogov Escaped) Regia  Natasha Merkulova con Yuriy Borisov / Russia, Estonia, Francia / 120’
  • The Card Counter Regia  Paul Schrader con  Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe / Usa, Regno Unito, Cina / 112’
  • È stata la mano di Dio Regia Paolo Sorrentino con Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano / Italia / 130’
  • Vidblysk (Reflection) Regia  Valentyn Vasyanovych con Roman Lutskyi, Nika Myslytska, Nadia Levchenko, Andriy Rymaruk, Igor Shulha / Ucraina / 125’
  • La caja Regia  Lorenzo Vigas con  Hernán Mendoza, Hatzín Navarrete / Messico, Usa / 92’

 

Fuori concorso

 

 

Non Fiction:

 

  • Life of Crime 1984-2020 Regia  Jon Alpert
  • Tranchées Regia  Loup Bureau
  • Viaggio nel crepuscolo Regia  Augusto Contento
  • Republic of Silence Regia  Diana El Jeiroudi
  • Hallelujah: Leonard Cohen, A Journey, A Song Regia  Daniel Geller, Dayna Goldfine
  • DeAndré#DeAndré. Storia di un impiegato Regia  Roberta Lena
  • Django & Django Regia  Luca Rea
  • Ezio Bosso. Le cose che restano Regia  Giorgio Verdelli

 

Serie

 

  • Scenes from a Marriage (Episodi 1-5) Regia  Hagai Levi

 

Corti:

  • Plastic Semiotic Regia  Radu Jude
  • Liang ye bu neng liu (The Night) Regia  Tsai Ming-liang
  • Sad Film Regia  Vasili

Orizzonti

 

  • Atlantide Regia  Yuri Ancarani
  • Miracol Regia  Bogdan George Apetri
  • Piligrimai Regia  Laurynas Bareisa
  • Il paradiso del pavone Regia Laura Bispuri
  • Pu bu (The Falls) Regia  Mong-hong Chung
  • El hoyo en la cerca Regia  Joaquin Alejandro del Paso Puente
  • Amira Regia  Mohamed Diab
  • À plein temps Regia  Eric Gravel
  • Cenzorka (107 Mothers) Regia  Peter Kerekes
  • Vera andrron detin (Vera sogna il mare) Regia  Kaltrina Krasniqi
  • Les promesses Regia  Thomas Kruithof
  • Bodeng sar (White Building) Regia  Kavich Neang
  • Wela (Anatomy of Time) Regia  Jakrawal Nilthamrong
  • El otro Tom Regia  Rodrigo Plá
  • El gran movimiento Regia  Kiro Russo
  • Once upon a time in Calcutta Regia  Aditya Vikram Sengupta
  • Nosorih (Rinoceronte) Regia  Oleh Sentsov
  • True Things Regia  Harry Wootliff
  • Inu-oh Regia  Masaaki Yuasa

 

Orizzonti Cortometraggi Concorso

 

  • Don’t get too comfortable Regia  Shaima Al Tamimi
  • Techno, Mama Regia  Saulius Baradinskas
  • Descente (4 am) Regia  Mehdi Fikri
  • Mulaqat (Tempesta di sabbia) Regia  Seemab Gul
  • Heltzear Regia  Mikel Gurrea
  • Los huesos Regia  Cristóbal León, Joaquín Cociña
  • Tou sheng, ji dan, zuo ye ben (Hair tie, egg, homework books) Regia  Runxiao Luo
  • Il turno Regia  Chiara Marotta
  • Fall of the Ibis King Regia  Josh O’Caoimh
  • Pid pokati mai (New abnormal) Regia  Sorayos Prapapan
  • La fée des Roberts Regia  Léahn Vivier-Chapas
  • Kanoyama (L’ultimo giorno) Regia  Momi Yamashita

Orizzonti Cortometraggi Fuori Concorso

 

  • Ato Regia  Bárbara Paz
  • Preghiera della sera (Diario di una passeggiata) Regia  Giuseppe Piccioni

 

Orizzonti Extra

  • Costa Brava Regia  Mounia Akl
  • Mama, ya doma (Mama, I’m home) Regia  Vladimir Bitokov
  • Ma nuit Regia  Antoinette Boulat
  • La ragazza ha volato
    Regia  Wilma Labate
  • 7 Prisioneiros Regia  Alexandre Moratto
  • Land of Dreams Regia  Shirin Neshat, Shoja Azari
  • Sokea mies, joka ei halunnut nähdä Titanicia (Il cieco che non voleva vedere Titanic) Regia  Teemu Nikki
  • La macchina delle immagini di Alfredo C. Regia  Roland Sejko

Agatha Harkness: in quale film o serie la rivedremo? Ecco 10 ipotesi

Di recente, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha confermato che nel futuro del MCU rivedremo anche Agatha Harkness, la potente strega interpretata da Kathyryn Hann in WandaVision. Ma quali sono i film o le serie tv in cui il personaggio potrebbe tornare? Screen Rant ha provato ad avanzare 10 ipotesi:

Doctor Strange in the Multiverse of Madness

doctor strange 2Agatha potrebbe benissimo apparire in Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Ha un forte legame con Wanda Maximoff, che apparirà nel sequel, così come con la Magia del Caos, che i fan dei fumetti sanno alimenta il potere di Wanda.

Il Multiverso avrà ovviamente un ruolo importante nella storia, ma lo avrà anche la magia, quindi l’apparizione di Agatha nel sequel avrebbe senso. Se Scarlet Witch diventerà davvero la potente minaccia a cui Agatha ha fatto riferimento nel finale di stagione di WandaVision, potrebbe volerci proprio Agatha per combatterla.

Loki

lokiLa magia è anche una parte importante della serie Loki. Questa figura tra i più grandi poteri del Dio dell’Inganno, ma anche di Sylvie. Se la seconda stagione della serie approfondisse quell’aspetto relativo ai personaggi, allora Agatha potrebbe avere senso come co-protagonista della storia.

Non dovrebbe necessariamente essere l’Agatha del presente o anche della timeline del MCU: potrebbe essere anche una variante che ha seguito un percorso diverso nella vita, oppure Loki potrebbe visitare il suo passato a Salem, dove l’esplorazione da parte di Agatha della magia oscura ha portato alla morte della sua intera congrega. 

What If… ?

What IfUna serie in cui Agatha Harkness si presenterà molto probabilmente è l’imminente What If…?. Questa serie antologica esplorerà realtà alternative in cui le cose sono andate diversamente in merito alla timeline del MCU, come ad esempio Peggy Carter che riceve il Siero del supersoldato.

Agatha potrebbe apparire in questa serie in diversi modi, sia in un episodio incentrato su Wanda o Visione, o magari anche sui Fantastici Quattro o sugli Avengers. Dopotutto, Agatha è associata ad entrambi i team nei fumetti… 

Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: QuantummaniaUn mistero che ancora oggi attanaglia i fan dopo la visione di WandaVision riguarda il testimone scomparso che l’agente dell’FBI Jimmy Woo ha seguito a Westview. Era Agatha Harkness? Se fosse così, il personaggio potrebbe fare un’apparizione in Ant-Man and The Wasp: Quantumaina proprio mentre Woo cerca di concludere il caso Westview.

Anche se Jimmy Woo ha definito il testimone scomparso come un “lui”, i fan dei fumetti sanno che Agatha Harkness ha diversi assi magici nella manica. Proprio per questo, avrebbe potuto facilmente apparire come altre persone per mantenere l’anonimato sulla sua vera identità.

Eternals

EternalsSembra che il film Eternals coprirà un arco narrativo molto lungo, dall’antico passato ai giorni nostri del MCU. Se è davvero così, Agatha Harkness potrebbe apparire in diversi luoghi o epoche. Potrebbe certamente apparire a Salem nel 17° secolo se il film visitasse quel periodo; teoricamente, potrebbe anche apparire molto prima qualora Eternals racconti della nascita e della caduta di Atlantide.

Agatha è collegata ad Atlantide a causa della magia di sua madre e della sua congrega. Sua madre, infatti, sembra condividere alcune caratteristiche con Zhered-Na, una potente strega di Atlantide.

Black Panther: Wakanda Forever

black panther: wakanda foreverAtlantide e Agatha Harkness potrebbero apparire anche in Black Panther: Wakanda Forever. Se il coinvolgimento di Namor, il principe di Atlantide, nel sequel verrà confermato, allora è probabile che il film racconterà molto della storia del regno.

Ciò potrebbe rappresentare un modo per mostrare la caduta di Atlantide e forse spiegare come Zhered-Na e la sua congrega, inclusa Agatha, si siano ritrovate a Salem. In questo momento è di certo una possibilità, ma anche una potenziale strada da esplorare per il MCU non solo nel sequel ma anche in futuro, magari nell’annunciata serie Worlds of Wakanda che arriverà su Disney+.

Moon Knight

Moon KnightÈ probabile che la serie Moon Knight contenga alcuni elementi mistici e, di conseguenza, potrebbe forse includere anche un’apparizione di Agatha Harkness. Agatha ha dimostrato di essere molto interessata ad aumentare il suo potere, quindi probabilmente ha passato gran parte degli ultimi centinaia di anni a girare il mondo per trovarlo.

Potrebbe essere andata in Egitto ad un certo punto, dove – almeno nei fumetti – Marc Spector ha incontrato il dio egizio Khonshu. Agatha sarebbe molto interessata ai poteri di Kohnshu, che dipendono fortemente dalla luna. 

Secret Invasion

Se la serie Secret Invasion seguirà davvero la trama del crossover dei fumetti Marvel Comics, allora potrebbe dare vita a qualcosa di potenzialmente esplosivo per tutti i personaggi coinvolti nel MCU. Una strega con il potere di Agatha sarebbe molto utile contro un’invasione totale della Terra da parte degli Skrull.

Un’altra possibilità per la serie è che Agatha appaia, ma sotto le sembianze di uno Skrull travestito. Dopotutto, gli Skrull si sono infiltrati nei rami del governo, inclusa l’FBI, come abbiamo visto alla fine di WandaVision. 

Oscuri Vendicatori

È probabile che la Contessa faccia numerose altre apparizioni nel MCU in futuro, poiché Valentina Allegra de Fontaine pare stia reclutando persone per uno scopo misterioso e una di queste potrebbe essere proprio Agatha.

Agatha è potente ed è una cattiva che, in qualche modo, nutre rancore contro uno dei Vendicatori in particolare. Se la Contessa sta mettendo insieme una squadra per formare gli Oscuri Vendicatori o i Thunderbolts, Agatha Harkness sarebbe una grande conquista per il team.

Fantastici Quattro

Fantastici QuattroIl background di Agatha Harkness è stato cambiato per il MCU, ma rimane comunque una possibilità che possa interpretare un ruolo nel prossimo film dedicato ai Fantastici Quattro. Agatha è apparsa per la prima volta in “Fantastic Four #94” come la governante che si prendeva cura di Franklin Richards, figlio di Reed e Sue Richards.

Un modo in cui quest’ostacolo potrebbe essere aggirato è se il film rendesse omaggio alle radici dei Fantastici Quattro nei fumetti e iniziasse negli anni ’60. La squadra potrebbe lasciare Franklin alle cure di Agatha, a questo punto mantenendo un basso profilo come tata: a quel punto la grande famiglia Marvel sparirebbe in seguito al volo di prova, per poi riapparire direttamente ai giorni nostri.

MCU vs DCEU: David S. Goyer mette a paragone gli universi condivisi

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Mentre il DCEU si appresta a compiere dieci anni, David S. Goyer, sceneggiatore de L’uomo d’acciaio e di Batman v Superman: Dawn of Justice, ha parlato con The Hollywood Reporter del maggiore successo riscosso dai film del MCU rispetto a quelli tratti dai fumetti DC.

Per Goyer il motivo è da ricercare unicamente nella leadership coerente che ha sempre caratterizzato i Marvel Studios, qualcosa che invece è sempre mancata all’interno della Warner Bros. e della DC Films. “Penso che uno dei problemi sia che la Marvel ha avuto una leadership coerente negli ultimi 15 anni o più, mentre la DC no”, ha spiegato David S. Goyer. “Ci sono stati molti cambiamenti in termini di chi gestisce la DC. Fondamentalmente, è molto difficile. È difficile fare progressi quando la leadership continua a cambiare.”

“Una delle altre cose che hanno reso la Marvel un successo incredibile è che tutti i loro adattamento sono fedeli al materiale originale”, ha aggiunto Goyer. “Ant-Man sembra davvero Ant-Man. Hulk sembra davvero Hulk. Non cercano di cambiare nessun personaggio. Quello che mi sento di dire è che bisogna cercare di avvicinarsi a quello che è l’intento originale del personaggio. Quindi, riassumendo: bisogna avere un universo coerente, una leadership coerente e rimanere fedele al materiale originale.”

Nella medesima intervista, David S. Goyer ha rivelato i dettagli sull’adattamento mai realizzato di Masters of the Universe, ha parlato di una nota “assurda” ricevuta dalla Warner Bros. in merito al finale de L’uomo d’acciaio e ha spiegato anche che, inizialmente, la major voleva che la trilogia de Il cavaliere oscuro di Nolan fosse l’avvio di un vero e proprio universo condiviso.

Shang-Chi: ecco il consiglio che Tom Hiddleston ha dato al protagonista Simu Liu

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Tra poco più di un mese, con l’arrivo nelle sale di Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, Simu Liu diventerà uno dei nuovi volti principali del MCU. La co-star di Kim’s Convenience è stato ufficialmente scelto per il ruolo del protagonista nel 2019, facendo il suo grande debutto sul palco del Comic-Con di San Diego, in occasione del panel dei Marvel Studios.

Proprio in quell’occasione, Liu ha ricevuto un importante consiglio da Tom Hiddleston, l’interprete di Loki, come rivelato dallo stesso in una recente intervista con Variety. In occasione della premiere di Jungle Cruise, Liu ha infatti spiegato che Hiddleston gli ha dato un consiglio fondamentale per gestire al meglio la fama che deriva dall’entrare a far parte della grande famiglia Marvel.

“Ho avuto una bellissima conversazione con Tom Hiddleston il giorno in cui sono stato annunciato al Comic-Con. Ed è stato semplicemente fantastico. È prima di tutto una persona veramente gentile, il tipo di persona giusta per metterti in riga”, ha dichiarato Simu Liu. “Mi ha detto: ‘Devi divertirti, devi accettare il bello ma anche tutte le altre cose. Devi accettare il fatto che se vai in vacanza, da qualche parte, su un’isola a caso… ci saranno comunque persone che ti riconosceranno, perché i film dei Marvel Studios arrivano veramente ovunque’. È un mondo bellissimo, ma ovviamente devi abituarti ad una nuovo stile di vita.”

Sempre nel corso della medesima intervista, Liu ha anche avuto modo di riflettere sulle riprese del film e sulle conseguenze che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulla produzione: “È stata una vera lotta. Abbiamo girato a Sidney, ma le riprese sono durate 13-14 mesi per via di una pausa lunga quattro mesi nel bel mezzo della produzione. C’è stato un momento in cui eravamo sicuri di non riuscire a completare il film. Sapere poi che ce l’avremmo fatta e che il film sarebbe stato pronto per essere visto dagli spettatori è stata una sensazione incredibile.”

L’uscita nelle sale di Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli è fissata al 3 settembre 2021. Destin Daniel Cretton, acclamato regista di Short Term 12The Glass Castle e Il Diritto di Opporsi con Michael B. JordanJamie Foxx e Brie Larson, è stato scelto per dirigere il film, che vanta la sceneggiatura di Dave Callaham (The Expendables, Godzilla, Wonder Woman 1984).

Vi ricordiamo che nei panni del protagonista ci sarà l’attore canadese Simu Liu, visto di recente nella commedia di Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast, figureranno anche Tony Leung Chiu-wai nei panni del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è l’ipnosi.

Black Adam: per il regista sarà “l’ispettore Gallaghan” dei supereroi

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In una recente intervista con Variety, il regista Jaume Collet-Serra ha parlato di Black Adam, l’atteso cinecomic DC che avrà come protagonista Dwayne Johnson. Il regista spagnolo, che ha già diretto “The Rock” in Jungle Cruise (dal 28 luglio nelle sale italiane e dal 30 su Disney+ con Accesso Vip), ha definito l’esperienza di dirigere un film di supereroi come “il puzzle più complesso della sua carriera”. 

Collet-Serra ha poi azzardato un paragone tra il personaggio di Black Adam e quello dell’ispettore Harry Callaghan reso celebre, al cinema, da Clint Eastwood. “Avendolo diretto, da poco, in una commedia ricca d’avventura e romanticismo in cui interpreta un personaggio molto leggero, ero veramente attratto dall’idea di vedere Dwayne alle prese con il suo lato oscuro”, ha spiegato il regista.

“Fondamentalmente, era come trasformarlo nel Clint Eastwood del genere western. Continuavo a ripetergli: “Sei come l’ispettore Callaghan dei film di supereroi’. Non ho dovuto convincere le persone che ero giusto per la parte come ho fatto, invece, per Jungle Cruise. Un po’ mi ricorda le cose che ho fatto con Liam Neeson in passato. Black Adam è un antieroe, ma è anche un duro dal cuore tenero. Il mondo non è in bianco e nero. Il mondo è pieno di zone grigie. Quindi c’è bisogno di questi personaggi che siano in grado di cavalcarle.”

Tutto quello che sappiamo su Black Adam

Il cast completo di Black Adam, oltre a Dwayne Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo, annovera anche Noah Centineo (Atom Smasher), Quintessa Swindell (Cyclone), Aldis Hodge (Hawkman) e Pierce Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis, e Marwan Kenzari, che sarà invece l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato ancora svelato).

Black Adam, che sarà diretto da Jaume Collet-Serra (già dietro Jungle Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022.

Il progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua nemesi, Black Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua origin story. A quanto pare, il film su Black Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi anni duemila.

Captain America è vergine? Rispondono gli sceneggiatori del MCU

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Captain America è vergine? Rispondono gli sceneggiatori del MCU

Christopher Markus e Stephen McFeely, sceneggiatori di moltissimi dei film del MCU, tra cui Avengers: Infinity War e Endgame, hanno rivelato una serie di curiosi dettagli a proposito di Captain America: Il primo vendicatore durante una recente intervista con Yahoo in occasione dei 10 anni dell’uscita del film che ha segnato il debutto sul grande schermo di Steve Rogers.

Il duo di sceneggiatori ha rivelato che dalla prima volta che scrissero la sceneggiatura, nel 2008, all’uscita effettiva del film nelle sale di tutto il mondo, ossia nel 2011, sono stati apportati numerosi cambiamenti alla storia. In primis, Markus ha spiegato che il finale originale includeva la presenza di un gigantesco robot dell’Hydra – comandato da Teschio Rosso e che avrebbe dovuto chiamarsi Panzermax (uno dei robot usati dal Barone Strucker nei fumetti) – contro cui Steve Rogers avrebbe dovuto combattere, ma che alla fine è stato eliminato per questioni di budget.

Una delle più grandi rivelazioni, tuttavia, riguarda la verginità di Steve Rogers. Molti fan del MCU, infatti, ritengono che Steve sia rimasto vergine fino a quando non è tornato nel passato per rimettere a posto le Gemme dell’Infinito e decidere, finalmente, di iniziare a vivere la sua vita con Peggy, cosa che non aveva mai avuto la possibilità di fare. Ebbene, secondo McFeely, Rogers ha perso la verginità molto tempo prima di atterrare nel futuro. Secondo lo sceneggiatore, quando Steve era impegnato nel tour in giro per gli Stati Uniti nel primo film, è proprio all’epoca che perse la sua verginità.

“Penso che abbia già perso la sua verginità! Perché la gente pensa che sia vergine?”, ha spiegato McFeely. “Penso che se hai quell’aspetto, vai di città in città, firmi autografi per tutte quelle donne che te lo chiedono… Immagino che abbia già perso da un pezzo la sua verginità”. Markus ha poi rincarato la dose, affermando che Steve Rogers “non è assolutamente un puritano” e che, nonostante sia stato descritto come una sorta di principiante in materia di questioni amorose, è tutt’altro che un “chierichetto”. 

Il contributo di Chris Evans al ruolo di Captain America

Il duo ha poi rivelato che Chris Evans ha giocato un ruolo chiare nel rendere Captain America un eroe il più umile possibile. A quanto pare, Evans è stato più chiaro di altri su chi Steve Rogers avesse bisogno di essere fin dall’inizio, ossia un uomo già consapevole, nel profondo della sua anima, di essere degno di indossare lo scudo. “Chris era consapevole di non voler alcun tipo di sarcasmo”, ha spiegato Markus. “Steve Rogers era nato per essere Captain America… semplicemente, non aveva il corpo giusto per ricoprire quel ruolo.”

Scarlett Johansson ricorda quando, all’inizio, perse il ruolo di Black Widow

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Il personaggio di Black Widow è stato introdotto nel MCU in Iron Man 2. Sebbene, all’inizio, Scarlett Johansson avesse firmato per recitare in meno film di quelli a cui ha poi effettivamente preso parte, il suo contratto è stato rivisto in seguito alla reazione favorevole dei fan del MCU al personaggio di Natasha Romanioff.

Dopo oltre 10 anni, Johansson è quindi diventata sinonimo di Black Widow, ma forse non tutti sanno che in origine l’attrice non era la prima scelta dei Marvel Studios. Ora, in un’intervista con BBC Radio 1, l’attrice ha parlato proprio del fatto che all’inizio non venne selezionata per il ruolo e di come, alla fine, sia poi riuscita ad ottenere la parte. “Ero una grande fan del primo Iron Man. E volevo lavorare a tutti i costi con Jon Favreau e Robert Downey Jr.”, ha spiegato. “Ma non sono riuscita ad ottenere la parte all’inizio. Ci ero rimasta molto male, anche se è una cosa che capita spesso a noi attori.”

“Poi, come per destino, diverse settimane dopo, l’attrice che in origine era riuscita ad ottenere la parte, non era più disponibile a causa di un conflitto di programmazione”, ha aggiunto Scarlett. “Così, Jon mi ha chiamato, ci siamo incontrati e io gli ho detto: ‘Sì, sono ancora disponibile. Estremamente disponibile’. Se qualcuno che vuole fare l’attore dovesse chiedermi un consiglio, gli direi: ‘Ogni opportunità è un’opportunità per lavorare. E non c’è chiamata migliore di quella che arriva quando ormai avevi già rinunciato a quel ruolo’. Ero davvero entusiasta all’idea di avere una seconda possibilità.”

Scarlett Johansson non rivela il nome dell’attrice originale a cui i Marvel Studios avevano pensato per il ruolo di Natasha, ma sappiamo tutti che si tratta di Emily Blunt, che era in trattative per recitare – appunto – in Iron Man 2, ma che alla fine ha dovuto abbandonare il progetto a causa degli impegni con il film I fantastici viaggi di Gulliver. Ad oggi ci sono ancora molti fan che sperano di vedere Blunt recitare in un cinecomics, nonostante più e più volte l’attrice abbia specificato di non essere più interessata a prendere parte ad un film di supereroi.

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Eric Bana spiega perché interpretare Hulk è stato frustrante

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Eric Bana spiega perché interpretare Hulk è stato frustrante

Hulk, il film diretto da Ang Lee nel 2003, è sempre stato considerato un unicum all’interno del genere. Nonostante il film non riscosse il successo sperato, è innegabile quanto gli effetti visivi all’avanguardia per l’epoca restituirono una versione del Gigante di Giada decisamente impressionante.

In quel film, a vestire i panni di Bruce Banner, c’era Eric Bana, all’epoca all’apice della sua carriera. Un sequel del film non venne mai realizzato e Bana non ebbe più l’opportunità di tornare nei panni dell’iconico eroe Marvel (che venne ufficialmente interpretato da Edward Norton, cinque anni più tardi, ne L’incredibile Hulk, il secondo film del MCU, prima che l’attore venisse poi sostituito da Mark Ruffalo nei titoli a venire, a partire da The Avengers).  

In una recente intervista con Vulture (via ET Canada), Eric Bana è tornato a parlare del sul ruolo di Hulk e, in generale, sull’esperienza con il film del 2003, che lo stesso attore ha definito frustrante. “Sono passato da Black Hawk Down, quindi da riprese in esterni, di giorno, con l’impiego di luce naturale, a Hulk, quindi dall’interpretare uno scienziato rinchiuso quasi sempre in casa o nel suo laboratorio. Ed essendo Hulk, non avevo nulla a che fare con quell’altro film che hanno girato impiegando il green screen. Erano gli altri attori che stavamo recitando in quello spazio”, ha dichiarato Bana.

“Quindi, in un certo senso, sembrava un film piccolo, perché ogni giorno avevo a che fare con interni, quindi con studi o con stanze. Avevo pochissime grandi scene. Molti dialoghi. La verità è che non mi piace girare in interni”, ha aggiunto.

Eric Bana e le difficoltà nell’interpretare Hulk

La frustrazione di Bana può, in un certo senso, essere comprensibile. A differenza dei suoi colleghi attori che, all’epoca, hanno interpretato altri celebri supereroi, come Hugh Jackman, Tobey Maguire e Ben Affleck, Bana non ha mai avuto la possibilità di indossare un vero costume pratico. Inoltre, l’attore non ha neanche eseguito il motion capture per il personaggio, poiché è stato il regista Ang Lee a prestarsi per registrare i movimenti di Hulk.

Ciò è in netto contrasto con quanto viene svolto da Mark Ruffalo nel MCU, che interpreta Bruce Banner sul set ed esegue anche il lavoro di riferimento per il motion capture, qualcosa che indubbiamente gli permette di sentirsi come se avesse davvero il controllo del personaggio.

Jeffrey Dean Morgan spera ancora di poter essere Batman in un film su Flashpoint

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Jeffrey Dean Morgan e Lauren Cohan sperano ancora di poter interpretare, un giorno, due versioni alternative di Batman e Joker nel DCEU. Le due star di The Walking Dead non sono estranee all’universo DC: la coppia, infatti, ha interpretato rispettivamente Thomas e Martha Wayne in Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder.

Come accaduto nelle altre versioni cinematografiche della storia di Batman, anche nel film di Snyder la sfortunata coppia ha incontrato la morte in presenza del figlio, un giovane Bruce Wayne. I personaggi di Morgan e Cohan, dunque, potrebbero non essere sopravvissuti al violento incontro, ma la speranza di riprendere i loro ruoli continua a vivere, come evidenziato proprio da entrambi in una recente intervista con ComicBook.

“Mi piacerebbe. Mi piacerebbe farlo di nuovo”, ha dichiarato Lauren Cohan. “Chiariamo questa cosa una volta per tutte. Entrambi vorremmo che ciò accadesse”. Jeffrey Dean Morganha poi aggiunto: “Lauren e io ne abbiamo parlato per anni. Con l’universo DC non si sa mai cosa può accadere. È tutto così complicato all’interno dello Snyderverse.”

Per chi non fosse esperto di fumetti, nella run “Flashpoint”, Thomas e Martha sopravvivono alla sparatoria Joe Chill, che invece uccide il giovane Bruce. Dopo il tragico avvenimento, Thomas diventa Batman e Martha, invece, una versione alternativa del Joker. Sulla storia narrata in “Flashpoint” dovrebbe essere basato – almeno in parte – il film The Flash di Andy Muschietti, attualmente in fase di produzione.

Old, la recensione del film di M. Night Shyamalan

Old, la recensione del film di M. Night Shyamalan

L’umanità contemporanea vive a ritmi esagitati, costantemente proiettata verso una bulimia di luoghi da scoprire, persone da incontrare ed esperienze da vivere. La velocità con cui tutto ciò accade porta però il più delle volte ad avere un’esistenza che privilegia la quantità invece della qualità. Sono queste riflessioni ormai più e più volte riproposte, ma che non hanno poi particolarmente scalfito questa condizione esistenziale. A dare un ulteriore scossone ci prova anche il nuovo film di M. Night Shyamalan, intitolato Old. Questo è la trasposizione della graphic novel Castello di sabbia, realizzata da Pierre Oscar Lévy e Frederik Peeters, un’opera dove il solo ed unico nemico è il Tempo.

Ad opporglisi, per quanto loro possibile, vi sono i coniugi prossimi al divorzio Prisca (Vicky Krieps) e Guy (Gael García Bernal), i quali si concedono un ultima vacanza di famiglia insieme ai figli Trent e Maddox. Giunti in un resort tropicale, i quattro vengono poi indirizzati verso una spiaggia semi sconosciuta, dove si ritrovano infatti solo loro ed altre poche persone, tra cui il chirurgo Charles (Rufus Sewell), la moglie Chrystal (Abbey Lee) e la figlia Kara (Eliza Scanlen). Quello che sembrava essere un paradiso terrestre, si rivela però ben presto essere un incubo senza fine. Il tempo, infatti, sembra scorrere diversamente in quel luogo, provocando evidenti cambiamenti in chi vi si trova e spingendo a riconsiderare l’intera propria vita.

Un film sul più grande nemico dell’uomo

Nel corso dell’intera storia umana l’arte ha avuto anche il compito di sottrarre l’uomo alla sua caducità, o quantomeno la sua memoria. Questa, che si parli di pittura, fotografia o cinema, ha infatti permesso di immortalare ogni traccia dell’esistenza, consegnando la sua rappresentazione ai posteri e permettendole di sfuggire all’ineluttabilità del tempo. Da sempre considerato uno dei più grandi nemici dell’uomo, o perlomeno l’unico del quale v’è sempre certezza, il tempo è il vero villain anche in Old. Si tratta di un avversario intangibile, che non può essere affrontato e al quale è impossibile sfuggire. Un elemento che permette di accostare questo nuovo film del regista al suo E venne il giorno del 2008.

Anche lì come qui, l’essere umano si trovava a combattere contro eventi al di là delle sue possibilità. Ed anche in questo caso, Shyamalan punta a sovvertire le regole del thriller donando al film un ambientazione diurna, quasi a voler sottolineare che non occorre ci sia l’oscurità della notte perché il Tempo colpisca le sue prede. La collocazione dei personaggi in spazi aperti e soleggiati, dove il pericolo può presentarsi da qualunque parte all’improvviso, non fa che aumentare il senso di pericolo, accentuato ulteriormente da una serie di inquadrature e scene che suggeriscono quasi la presenza concreta del Tempo intento a spiare i protagonisti. La tensione di cui Shyamalan è un maestro si costruisce così come un elemento costante e particolarmente minaccioso.

Old recensione

Old: la recensione del film

Ciò che spaventa di più è però, come si anticipava in apertura, le riflessioni che il film fa scaturire nello spettatore. Ognuno dei personaggi presenta infatti una serie di elementi personali che nella loro totalità vanno a comporre un ritratto della fretta con cui oggi l’essere umano vive costantemente. I protagonisti sono tutti, più o meno evidentemente, proiettati verso il passato o il futuro, dimenticandosi di vivere l’unico tempo che realmente hanno a disposizione. Risulta dunque facile riconoscersi in loro e preoccuparsi della loro sorte, poiché coincide con quella di ognuno di noi. Shyamalan riflette dunque sulla paura di morire, sul terrore di non avere abbastanza tempo a disposizione e su come queste angosce non aiutino in realtà a rendere migliore quello che si ha.

La metafora dietro al film è dunque, se non originale, certamente attuale. Ciò che importa è che Shyamalan riesca a farla emergere utilizzando i suoi espedienti classici e quel costante senso di minaccia che si può avvertire in ogni suo film. Non mancano momenti in cui calca la mano su eventi o scoperte, senza che queste sottolineature aggiungano molto ma anzi rischiando di spezzare l’equilibrio del film. Sembra in quei casi che il regista voglia riportare il film su un più tradizionale racconto con colpi di scena, mentre una storia come quella di Old trova la sua forza proprio nel discostarsi da quel prototipo. Il film non è solo un appassionante intrattenimento estivo, ma anche un profondo racconto sulle derive dell’umanità nel mondo contemporaneo.

Titans 3×01: le foto dalla season premiere

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Titans 3×01: le foto dalla season premiere

HBO MAX dopo il teaser trailer ha diffuso le foto di Titans 3×01, il primo episodio dell’annunciata terza stagione della serie Titans che debutterà negli USA su HBO MAX.

 
Titans 3x01 Titans 3x01 Titans 3x01 Titans 3x01

Titans 3×01

Titans 3 sarà la terza stagione della serie Titans prodotta dalla DC Entertainmet e  creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg Berlanti. Titans vede come produttori esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e Sarah Schechter. 

In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick” Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r / Starfire, Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan / Beast Boy.  Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua Orpin nei panni di Superboy e Esai Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.

Nella serie tv Dick Grayson emerge dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di fumetti di sempre. La prima stagione Titans ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC Universe, gestito da Warner Bros. Digital Networks.

Falling: trailer del film scritto e diretto da Viggo Mortensen

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Falling: trailer del film scritto e diretto da Viggo Mortensen

Guarda il trailer di Falling – Storia di un padre, il film scritto e diretto da Viggo Mortensen con Lance Henriksen, Viggo Mortensen, Terry Chen, SVerrir Gudnason, Hannah Gross e Laura Linney.

In Falling – Storia di un padre Willis (Lance Henriksen), uomo di altri tempi, è costretto a lasciare la fattoria dove vive per trasferirsi a casa di suo figlio John (Viggo Mortensen) che vive con il suo compagno Eric (Terry Chen) e la loro figlia Mónica (Gabby Velis) in California, lontano dalla tradizionale vita rurale a cui Willis è abituato. Ma si sa, il ritorno alla convivenza tra genitori e figli può essere complicato. Spesso l’irruento carattere di Willis si scontrerà con la vita di John, ma i momenti di confronto tra padre e figlio risolvono anni di incomprensioni e riaccendono il calore di un rapporto per troppo tempo intiepidito.

Tiger: tre punti chiave del documentario Sky sulla leggenda del golf

È disponibile su Sky e su NOW il documentario Tiger, un lungo racconto dell’ascesa e della rovina di una leggenda del golf, uno degli sportivi più famosi al mondo, uno dei più ricchi e uno di quelli che ha fatto parlare non solo l’erba dei campi con le sue gesta, ma anche giornalisti ed esperti di gossip per la sua vita privata turbolenta. Ambizione, capitalismo, razzismo, celebrità, misoginia, pettegolezzi, la vita di Tiger Woods è stata a di poco ricca di eventi che ne hanno plasmato la figura pubblica e l’uomo privato, e il documentario, diretto da Matthew Heineman e Matthew Hamachek, la racconta attraverso gli occhi e le parole di chi lo ha conosciuto meglio. Ecco di seguito tre punti fondamentali del film che servono da chiavi di lettura per l’intera vicenda, umana e professionale, di un uomo extra-ordinario.

Tiger è disponibile su NOW. Iscriviti a soli 3 euro per il primo mese e guarda il film e molto altro.

L’assenza del protagonista

Per usare un gergo caro alla carta stampata, diciamo che Tiger offre un profilo di un argomento a cui il soggetto non partecipa. Sicuramente ascoltiamo la voce del protagonista, ne ascoltiamo interviste e dichiarazioni, ma si tratta di materiale d’archivio o filmati amatoriali risalenti alla sua infanzia, dei flashback ad hoc dei suoi trionfi sul campo da golf, così come il racconto di momenti differenti, come il suo arresto nel 2017 per guida sotto l’effetto di droghe.

Ma a differenza, ad esempio, di Michael Jordan, che ha partecipato ad un’intervista di ore in occasione della realizzazione della docu-serie ESPN The Last Dance, Woods non è stato coinvolto in questo progetto e non ha rilasciato dichiarazioni appositamente per il film.

E questa scelta fa di Tiger un film onesto. Per valutare veramente la carriera e la vita di Woods oltre il campo da golf – la competitività verso se stesso; la caduta a seguito della scoperta, da parte della moglie, dei ripetuti tradimenti; la sua complicata relazione suo padre Earl – è più illuminante e veritiero ascoltare le persone che lo conoscono e che sono in grado di parlare con una certa distanza critica. In questo modo, niente “diventa personale”, come direbbe Michael Jordan.

L’ingombrante figura paterna

Il filo rosso che attraversa il documentario è il legame e la tensione tra il campione di golf e suo padre. La prima parte del film si apre con Earl Woods che parla all’Haskins Collegiate Awards Banquet nel 1996, dove suo figlio allora ventenne è stato premiato per la sua performance come giocatore di golf alla Stanford University.

In quella occasione, Earl dichiara: “Trascenderà questo gioco e porterà al mondo un umanitarismo che non è mai stato conosciuto prima. Il mondo sarà un posto migliore in cui vivere in virtù della sua esistenza e della sua presenza. Questo è il mio tesoro. Per favore accettalo e usalo con saggezza.”

Intanto, sullo schermo appaiono delle immagini di Tiger Woods: lui giovane e turbato, durante il discorso del padre, poi un video del 2017 in cui Tiger, 41 anni, inciampa a piedi nudi e manette ai polsi, in una stazione di polizia della Florida, dove è stato prenotato per un guida in stato di ebbrezza (che poi si sarebbe rivelata guida sotto effetto alterante di farmaci prescritti).

Il rapporto con il padre diventa immediatamente un metro, una unità di misura che aiuta a leggere la parabola di vita di Tiger Woods. Earl è stato un mentore imperfetto che ha insegnato suo figlio come dondolare una mazza da golf mentre aveva ancora i pannolini, fissando le sue aspettative così in alto da privare il futuro campione del Masters di qualsiasi possibilità di infanzia.

Le donne

Il film non prevede l’intervento della ex moglie di Tiger Woods, Elin Nordergren, che come possiamo immaginare non aveva molta voglia di ritornare a raccontare un periodo che per lei (come per altri) è stato sicuramente infelice e difficile. Tuttavia sono due le donne di Woods che prendono la parola nel documentario disponibile su Sky e NOW. Si tratta di Dina Parr, che usciva con Tiger nel periodo tra il liceo e il college, e Rachel Uchitel, la proprietaria di un nightclub la cui relazione con Woods nel 2009 ha posto fine al suo matrimonio e ha infranto la sua reputazione pubblica esemplare. Il punto interessante della testimonianza offerta da queste due donne, è che hanno conosciuto Woods in momenti molto diversi della sua vita, e, nonostante questo, entrambe lo descrivono come capace di rilassarsi soltanto in situazioni private, con loro, magari a letto, come se altrove fosse incapace di vivere serenamente.

Nelle riprese dei video domestici, vediamo un giovane Woods ballare e suonare il sassofono con la famiglia di Parr. “Sapeva che poteva essere se stesso e non c’era giudizio, nessuna pressione per essere all’altezza di tutte queste aspettative”, racconta Parr, spiegando la differenza tra la sua casa e quella di Woods e il differente atteggiamento che Tiger stesso aveva in casa sua e con i genitori. Uchitel, che per questo documentario rompe il silenzio che manteneva dal 2010 sull’argomento, afferma che, durante la sua relazione con Woods, lui si svegliava la mattina e “si permetteva di essere un bambino“, mangiando cereali e guardando i cartoni animati. Come se questa continua fuga, dalla vita matrimoniale pubblica, fosse alla ricerca di un posto felice in cui essere se stesso, libero da pressioni, come quel salotto della casa della sua fidanzata al college.

L’ultimo appello: trama e cast del film con Gene Hackman

L’ultimo appello: trama e cast del film con Gene Hackman

Il genere noto come thriller legale o thriller giudiziario è particolarmente popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico. Un titolo meno noto rispetto a film come Il rapporto Pelican e Il cliente è L’ultimo appello, incentrato tanto su vicende legali quanto famigliari, con l’avvocato protagonista chiamato a scoprire pesanti verità sul passato della sua famgilia. Questo è stato diretto nel 1996 da James Foley, regista recentemente tornato alla ribalta con i film Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso.

Scritto dal premio Oscar William Goldman e da Chris Reese, il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1994 scritto da John Grisham. Lo scrittore, dalle cui opere sono stati tratti anche film come Il rapporto Pelican e La giuria, è un esperto di gialli giudiziari, avendo lui conseguito la laurea in legge e aver lavorato per anni come avvocato. Proprio grazie a questa sua esperienza, i suoi racconti sono particolarmente solidi e tesi da questo punto di vista, configurandosi alla perfezione anche per il cinema. L’ultimo appello non conobbe tuttavia la stessa fama degli altri titoli qui citati, divenendo al contrario un considerevole insuccesso al box office.

Il film è poi stato disconosciuto anche dallo stesso Grisham, cadendo di fatto nel dimenticatoio. Pur al netto dei suoi difetti, tuttavia, è un film che affronta tematiche ancora oggi spinose, a cui si può concedere il beneficio di una nuova visione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

L’ultimo appello: la trama del film

Protagonista del film è il giovane avvocato Adam Hall, il quale decide di occuparsi di un caso che gli sta molto a cuore, quello di suo nonno Sam Cayhall. L’anziano, un ex militante del Ku Klux Klan, è in carcere da oltre trent’anni per un attentato compiuto nel 1967 nel quale rimasero uccisi due bambini. Condannato ora a morte, egli rimane quanto mai sorpreso nel ricevere la visita del nipote, che non aveva mai incontrato prima. L’obiettivo di Adam è quello di tentare di salvare in ultimo appello il nonno, cercando allo stesso tempo di scoprire di più della sua vita.

Il giovane avvocato rimane però deluso nell’imbattersi in un uomo ancora colmo di rabbia e che non si dichiara pentito del suo passato. Non è però questo a fermare i suoi intenti, i quali hanno anche fini personali. Adam desidera infatti ricucire le ferite del passato e cancellare la vergogna sempre provata per l’appartenere a quella famiglia. Ricercando indizi per poter scoprire di più su Sam e poterlo difendere in tribunale, Adam arriverà ad una serie di verità che potrebbero riscrivere quanto accaduto, scagionando il nonno. Convincere la giuria di quanto scoperto, però, sarà estremamente difficile.

L'ultimo appello cast

L’ultimo appello: il cast del film

Nei panni del giovane avvocato Adam Hall era inizialmente previsto l’attore Brad Pitt, il quale si tirò fuori dal progetto per dedicarsi ad altri film. Al suo posto venne scelto Chris O’Donnell, divenuto celebre grazie ai film Scent of a Woman e Batman Forever, dove ha interpretato il ruolo di Robin. Per assumere i panni di un avvocato, O’Donnell si è documentato a lungo su tale lavoro, cercando di risultare quantopiù credibile possibile in questo. Ebbe inoltre modo di parlare con veri avvocati, apprendendo da loro i segreti del mestiere. Nei panni di sua madre Lee Cayhall Bowen vi è invece l’attrice premio Oscar Faye Dunaway.

Ad interpretare il brusco Sam Cayhall vi è invece il premio Oscar Gene Hackman. Particolarmente apprezzato per la sua interpretazione, egli si documentò sulle idee politiche e sociali del suo personaggio, arrivando ad essere estremamente credibile nelle sue azioni. Hackman, inoltre, interpreta il padre della Dunaway, nonostante abbia appena 11 anni in più all’attrice. Nel film sono poi presenti Robert Prosky nel ruolo di E. Garner Goodman e Raymond J. Barry in quelli di Rollie Wedge. L’ex giocatore di football americano Bo Jackson è invece stato scelto per la parte della guardia carceraria Clyde Packer. I produttori lo vollero in quanto la sua possenza si sposava alla perfezione con il personaggio.

L’ultimo appello: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. L’ultimo appello è infatti disponibile nel catalogo di Chili, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 24 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Ancora più bello: il trailer ufficiale del sequel di Sul più bello

Dopo il grande successo ottenuto dal film Sul più Bello, basato sull’omonimo romanzo di Eleonora Gaggero, dal 16 settembre 2021 sarà al cinema il suo sequel Ancora più bello. Il film, scritto da Roberto Proia e Michela Straniero, è diretto da Claudio Norza e prodotto da Eagle Pictures con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte. A poco più di un mese dall’uscita, è ora tempo di scoprire il trailer ufficiale del film, che vedrà nel cast gli attori Ludovica Francesconi, nuovamente nei panni della protagonista Marta, e Jozef Gjura, Gaja Masciale, Riccardo Niceforo e le new entry Giancarlo Commare, Jenny De Nucci, Giuseppe Futia e Diego Giangrasso.

Ancora più bello: la trama del film

Sono passati esattamente 12 mesi e proprio sul più bello, la storia tra Marta (Ludovica Francesconi) e Arturo è finita. “In amore gli opposti si attraggono ma alla fine si lasciano” si ripete Marta. La ragazza giura ora a sé stessa di voler rimanere da sola per un po’ e continua a convivere con ottimismo con la malattia che da sempre l’accompagna. Ma quando arriva Gabriele (Giancarlo Commare), un giovane disegnatore tanto dolce e premuroso quanto buffo e insicuro, Marta riconosce che potrebbe essere lui l’anima gemella che non riusciva a trovare in Arturo.

Ma prima di farsi coinvolgere del tutto in una nuova storia, è sempre meglio aver chiuso definitivamente con quella precedente. Approfittando di un temporaneo trasferimento di Gabriele a Parigi, Marta cerca di schiarirsi le idee anche grazie all’aiuto dei suoi amici di sempre Federica (Gaja Masciale) e Jacopo (Jozef Gjura). Mentre ormai è sempre più convinta a lasciarsi andare alla storia con Gabriele, il ragazzo in preda alla gelosia commette un errore imperdonabile, che li farà separare. Quando tutto sembra andare storto arriva però una telefonata dall’ospedale che cambia le priorità di tutti: c’è un donatore compatibile per Marta!

Ancora più bello: il trailer del film

Rosanero: al via le riprese del nuovo film Sky Original

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Rosanero: al via le riprese del nuovo film Sky Original

Sky annuncia le riprese di Rosanero, il nuovo film Sky Original, prodotto da 11 Marzo Film e Vision Distribution. Da un soggetto di Andrea Porporati (Faccia d’angelo, I nostri figli, Come una madre) che ne è anche regista, e da lui sceneggiato in collaborazione con Salvatore Esposito che ne è attore protagonista, il film è tratto dall’opera letteraria di Maria Tronca “Rosanero” edita dalla casa editrice Baldini&Castoldi.

Il film è una commedia che intreccia toni più leggeri a elementi dark, attraverso la favola moderna che unisce inaspettatamente un boss e una ragazzina, il cui scambio di identità provoca una serie di equivoci dagli effetti imprevedibili, e fa riflettere su temi rilevanti e su come il male possa trasformarsi in bene.

Protagonista di ROSANERO è Salvatore Esposito (Gomorra, Fargo, l’Immortale) che interpreta il boss Totò, con lui la piccola Fabiana Martucci nei panni di Rosetta. Nel cast Antonio Milo (Natale in casa Cupiello, il Commissario Ricciardi) è Tonino La Bufala, Ciro Esposito (Mannaggia alla Miseria, Le ali, La Nuova Squadra) è Rosario Capuano, Salvatore Striano (L’oro di Scampia) è il Commissario Santalucia. Con Aniello Arena(Reality, Ultras) nel ruolo di Michele a’Murena e con la partecipazione straordinaria di Sebastiano Somma(Rimini Rimini, Opera, il Mercante di Stoffe) nel ruolo di Fortebraccio.

Le riprese del film sono in corso tra Castellammare di Stabia, Ercolano, Vico Equense e Roma.

SINOSSI – Totò, quarant’anni, è un boss emergente della criminalità organizzata del napoletano. Rosetta è una ragazzina di dieci anni che frequenta la quinta elementare. Una mattina Totò viene colpito al petto da un proiettile. In quello stesso istante Rosetta cade da un’altalena e batte la testa.  La bambina e il boss vengono operati, ma quando si risvegliano dal coma entrambi sono cambiati. Totò, il camorrista, si risveglia nel corpo di Rosetta, Rosetta in quello di Totò. Una bambina gentile e amante della danza nel corpo di un gangster, un gangster in quello di una bambina…

Margherita Amedei, Senior Director Sky Cinema ha dichiarato: “Siamo felici di annunciare oggi un nuovo titolo Sky Original, che arricchisce la line up dei nostri film originali con una nuova storia, esplorando un ulteriore genere. Solo sei mesi fa presentavamo il primo progetto di film originale Sky e il viaggio prosegue, nel segno della varietà e del talento, raccogliendo in già così breve tempo numerosi riconoscimenti e quell’apprezzamento dei nostri abbonati, per noi fondamentale. Rosanero è una commedia originale e intensa, in cui siamo orgogliosi di avere come protagonista Salvatore Esposito, attore di grande talento, cresciuto nella factory delle produzioni originali Sky, con il quale condividiamo il successo di uno tra i nostri titoli più apprezzati, la serie Gomorra”.

LIVENow presenta Yann Tiersen: Kerber – The Film, il film di Yann Tiersen

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Giovedì 26 agosto alle ore 20.00 LIVENow presenta Yann Tiersen: Kerber – The Film, il film di Yann Tiersen con cui il compositore celebra l’uscita del suo prossimo album “Kerber”.

Per Yann Tiersen: Kerber – The Film, prodotto da Up The Game e diretto da Kit Monteith, Yann Tiersen ha collaborato con LIVENow per produrre una pellicola che ritrae il compositore mentre esegue ogni canzone dell’album. Il film è ambientato nel suo studio, all’interno della suggestiva cornice dell’isola francese di Ushant, e fonde sapientemente musica e paesaggio, creando un mondo in cui il tangibile e l’etereo diventano una cosa sola.

Yann Tiersen: Kerber – The Film non è solo un’ode a Ouessant, ma anche al processo creativo che Tiersen ha seguito per produrre “Kerber” un album che unisce il materiale più apertamente elettronico del compositore con le sue ultime produzioni. L’artista ha trascorso gran parte del 2020 impegnato nella produzione dell’album, componendo prima le melodie al pianoforte per poi trasformarle ed elaborarle con suoni elettronici e creare paesaggi sonori coinvolgenti. Proprio come l’album “Kerber”, il film è stato realizzato fondendo formati tradizionali e moderni.

Il regista, Kit Monteith, afferma: “Volevamo documentare il sound completamente nuovo che Tiersen sta sviluppando, utilizzando sistemi elettronici analogici, ridefinendo le composizioni per pianoforte attraverso il campionamento e la sintesi sperimentali. Speravamo di catturare lo spirito delle sue nuove composizione all’interno di un film dinamico performativo. Attraverso l’utilizzo di nuovi e familiari materiali ho usato la fotocamera 35 mm come strumento analogico per esplorare e riprendere gli spazi naturali dell’isola. La miscela di questi elementi cinematografici digitali e analogici rispecchia l’approccio creativo di Yann Tiersen. Il film abbraccia le loro differenze mentre cerca di trovare una nuova e strana armonia tra loro”.

I biglietti in vendita su LIVENow sono disponibili al costo di €5.00, per qualsiasi informazione è possibile visitare il sito di LIVENOW.

 

Yann Tiersen, nato in Bretagna, è un compositore e musicista poliedrico e multigenere, noto per le sue registrazioni in studio – Les Retrouvailles, L’Absente, EUSA e ALL – e per le colonne sonore dei suoi film. Il suo approccio unico alla produzione combina strumenti classici e contemporanei, superando spesso confini tra i due, dando vita a suoni vasti, onirici, ambient e cinematografici.

The Tragedy of Macbeth: prima foto del film di Joel Coen con Denzel Washington

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AppleTV+ ha diffuso la prima foto ufficiale di The Tragedy of Macbeth, il film di Joel Coen che sarà presentato in anteprima mondiale nella serata di apertura del 59° New York Film Festival, il prossimo 24 settembre. Protagonisti sono Denzel Washington e Frances McDormand in un nuovo film Apple Original Films e A24.

The Tragedy of Macbeth
Per gentile concessione di Apple/A24

Un’opera dai forti chiaroscuri e rabbia incantatoria: la visione audacemente inventiva della «tragedia di Scozia» di Joel Coen è un film che fissa, a bocca aperta, un mondo dolente disfatto da cieca avidità e sconsiderata ambizione. Con la meticolosa interpretazione di personaggi consumati e stanchi del mondo, un Denzel Washington sorprendentemente introspettivo – è l’uomo che dovrebbe essere il re, secondo la profezia – e una machiavellica Frances McDormand, la sua signora, sono una coppia spinta all’assassinio politico – e sconvolta dal senso di colpa – dopo le astute previsioni di un trio di “strane sorelle” (un’interpretazione virtuosa di Kathryn Hunter). Anche se echeggia i proibitivi design visivi e le proporzioni dei classici adattamenti di Shakespeare degli anni ’40 di Laurence Olivier, così come rimanda alla sanguinosa follia medievale de “Il trono di sangue” di Kurosawa, la storia di rumore e furore raccontata da Coen è interamente sua e senza dubbio vista al giorno d’oggi, è la spaventosa rappresentazione di un’amorale presa di potere politica che, come il suo eroe, sprofonda spietatamente nell’inferno.

Sognando a New York – In the Heights, la recensione del film

Sognando a New York – In the Heights, la recensione del film

“Ho un sogno”; “Se puoi sognarlo puoi farlo”; “I sogni son desideri”. C’è un fil-rouge di natura onirica che lega l’essere umano. Chiudiamo gli occhi e sogniamo, ci perdiamo nei nostri obiettivi, nei mondi che auspichiamo di abitare e fare nostri, ci immaginiamo la vita che vogliamo avere, toccare con mano. Sognare fa parte di noi, non fa distinzione. È un concetto così universale e allo stesso tempo così lontano, inafferrabile, il sogno. La sua natura ci sfugge, ritrovandocelo addosso, impresso nei libri di storia, o posto sul trono delle grandi affermazioni. Lo stesso cinema è un sogno a occhi aperti. Ed è proprio un sueñito, un piccolo sogno, a fare da apripista all’universo cangiante, colorato, ottimista, di Sognando a New York – In the Heights. Ispirato all’omonimo spettacolo di Broadway di Lin-Manuel Miranda (vincitore di due Tony Awards come “miglior musical” e “miglior colonna sonora”), il musical è il fratello maggiore di Hamilton; un banco di prova su cui Miranda ha potuto lavorare, migliorarsi, affinare la propria scrittura e sete creativa, per creare il capolavoro dei musical, capace di seguire con orgoglio le orme del proprio predecessore, riuscendo a ricavare al contempo una propria identità senza scadere nella mera copia. 

Sognando a New York – In the Heights, la trama

Il quasi trentenne Usnavi, figlio di dominicani immigrati a New York, gestisce una piccola “bodega” a Washington Heights, il quartiere a nord di Manhattan abitato da una popolazione prevalentemente ispanica. Usnavi ha un sueñito, un piccolo (e grande) sogno: restaurare il chiringuito che il padre possedeva a Santo Domingo e abbandonare la vita di New York per abbracciare le proprie origini, e con esse “i suoi ricordi più belli”. Ma il ragazzo appartiene al quartiere, che è come una seconda famiglia: dalla “abuela” Claudia che ha adottato tutto il barrio al cugino Sonny a Vanessa, l’estetista sospinta dal sogno di diventare stilista e di cui Usnavi è da sempre innamorato. Lasciare tutto alle proprie spalle, abbandonando le strade di The Heights non sarà per lui così facile, e il sogno ben presto cozzerà con la realtà.

Musica(l) nell’aria

È un musical a tutti gli effetti Sognando a New York – In the Heights. Le battute lasciano spazio alle note, i movimenti a coreografie dinamiche, le emozioni a musiche che riescono a tradurre in canzoni pensieri e sentimenti altrimenti sottaciuti. Il film diretto da Jon M. Chu (Step Up 2, Now You See Me 2) recupera e sfrutta appieno tutti gli aspetti canonici previsti dal genere, eppure – come capitato anche con Hamilton – c’è un ingrediente segreto che trascina il film fuori dai confini dell’opera, facendolo apprezzare anche ai detrattori dei musical. Ogni più piccolo dettaglio, o ampio passaggio, presenta una particolarità che lo rende irriducibile all’omologazione, ribaltando emotivamente gli stereotipi narrativi. È come se Miranda prima, e Chu poi, avessero scoperto il Sacro Graal dell’immedesimazione spettatoriale sotto forma di canzoni. I dettagli della scenografia si legano con cura maniacale ai movimenti degli attori, fino a piegarsi, ribaltarsi, adattandosi perfettamente alla loro libertà di amarsi, abbracciarsi,

Musiche che vanno a impersonare sentimenti, aspirazioni, timori. La forza del sentimento e delle interpretazioni (ottimo Anthony Ramos) bucano lo schermo fino a rendere la cornice visiva, a volte al limite del kitsch (con tanto di richiamo allopera di Baz Luhrmann) unorpello di qualità. Pulsa il sangue delle vene, e si sente il battito cardiaco dei propri personaggi tra le pause delle note; vivono i personaggi di In the Heights – Sognando a New York, sono esseri reali, catapultati in un universo magicamente irreale dove i dialoghi sono cantati e i balli compiuti a testa in giù. Gli occhi, il cuore, i corpi sono meccanismi attivati all’unisono che si muovono in scena allo stesso ritmo di quelli che li ammirano al di là dello schermo cinematografico, seduti ma con la mente altrove, verso il quartiere di Washington Heights.

Sognando a New York - In the HeightsEsagerando di ingegno

“Tanto”, ecco com’è Sognando a New York: è “tanto” colorato, “tanto” urlato, “tanto” gesticolato. Ogni carattere personale, aspetto psicologico, o caratteristica culturale viene esacerbata, sottolineata ed enfatizzata al limite della caricatura. Una volontà che collega il musical all’opera precedente di Chu, Crazy & Rich, e figlia di quell’interesse tutto particolare del regista nei confronti delle minoranze etniche in America. La denuncia per un mondo visto di sottecchi, con sguardi carichi di pregiudizio, si allinea e abbraccia lo stereotipo. Un’esagerazione, questa, che posta nel contesto musicale funziona in maniera impeccabile, risultando coerente con il filtro sfruttato per registrare il mondo del quartiere newyorchese.

Ed è proprio nel momento in cui ci si stacca dal musical, per abbracciare una narrativa più canonica, fatta di dialoghi parlati, che la magia si spezza. Si insinua silente una certa dose di stucchevole retorica. Una patina presto spazzata via dal respiro delle canzoni, lasciapassare su mondi interiori ora aperti nella loro totalità e resi unici e accessibili dal lato empatico e umano dai testi di Miranda, commistione esplosiva di lirica, ritmi sudamericani, rap e hip-hop. Ogni rivoluzione ha bisogno di un piano che la preceda, e quella messa in atto da Hamilton nel 2015 nel campo del musical teatrale (e poi cinematografico) ritrova in Sognando a New York la perfetta carta carbone su cui ricalcare i punti di forza di melodie, passati culturali e ritmi contemporanei, storia e voci inascoltate, già sperimentati nello spettacolo del 2005. 

Ma la vera chiave di successo è da ritrovarsi nella struttura stessa su cui si fonda l’opera diretta da Chu. Quella di Miranda è una mente che pensa nei termini della settima arte e lavora affidandosi alla polvere del palcoscenico teatrale. Ma è proprio questa prefigurazione cinematografica che rende così coinvolgenti le sue opere. Chu non ha dovuto far altro che prelevare l’essenza dell’opera immaginata e portata in scena da Miranda e trasformarla in linguaggio audiovisivo. 

Musica come denuncia sociale

Un sogno, grande o piccolo che sia, rimane cullato nell’interiorità, mentre un quartiere, per non scomparire, ha bisogno di essere pronunciato ad alta voce e cantato a pieni polmoni. È il potere della parola, quello di far rinascere dalle ceneri della memoria un interno mondo. E quello di In the Heights è un luogo che ha bisogno di vivere, ballare, con le proprie idiosincrasie, pazzie, genialità, aspirazioni e delusioni. Che l’intero quartiere eserciti un’influenza maniacale sui propri abitanti, modificandoli come burattinai, e segnandone sogni e limiti, ci viene sottolineato sin dall’inizio, con una galleria di dettagli del quartiere, corpo disseminato nelle sue parti, per coglierne le diverse anime. 

Un concetto di collettività e di unione, tra chi guarda e chi balla, ricordato anche dai numerosi riflessi e da una catena di immagini sovrimpresse che legano in un solo gioco di complice visione, due mondi mai separati, ma sempre abbracciato. Perché nel mondo di The Heights non c’è limite di confine a separare il tuo dal mio, ma tutto vige sotto l’etica del nostro. Dietro la danza sfrenata, i colori sgargianti, Miranda ancora una volta lascia che avanzino i fantasmi della denuncia sociale. 

Sognando a New York – In the Heights non vuol essere, dunque, la storia di uno, ma quella di un intero quartiere, e con esso, di una comunità. I suoi sono ambienti intrisi di soggettività, un’interiorità sprezzante che fuoriesce da ogni metro quadrato di asfalto e più piccola crepa sui muri di casa. Secondo la cultura popolare i media visivi, con il loro appeal delle emozioni, possono eccitare l’immaginario collettivo della maggioranza silenziosa, aprendo gli occhi su tematiche di particolare interesse e urgenza quanto mai attuale. 

Ogni passaggio musicale si fa dunque transfert delle aspirazioni tanto personali, quanto di un’intera comunità, troppo volte soffocata dalla forza di mani che tengono le bocche chiuse, i polmoni senza aria e i corpi bloccati, in nome di una superiorità inesistente.

Girandola caleidoscopica di suggestioni accumulate per eccesso che si animano al ritmo di palpiti lirico-sinfonici uniti alle rime dello stile hip-hop, il quartiere di Washington Heights come luogo topografico, riconoscibile, si fa archetipo, simbolo e metafora di una comunità. Film sintomatico del contemporaneo, Sognando a New York – In the Heights diventa il pretesto della vita e della provincialità di una comunità latino-americana, oggetto di attacchi discriminatori, soprattutto ai tempi della presidenza Trump.

Le condizioni collettive, attraverso le storie degli uni, attraverso la finzione riflessiva di un cinema hollywoodiano sgargiante e infinitamente illuminato piuttosto che per mezzo di un linguaggio di matrice neorealista, rende queste esistenze reali, uno spettacolo della vita di un intero mondo che è teatro e musical.

Black Widow: i modi in cui la storia delle Vedove nel MCU potrebbe continuare

Nonostante la morte di Natasha Romanoff in Avengers: Endgame, la storia e soprattutto il finale di Black Widow sembrano suggerire che l’arco narrativo delle Vedove nel MCU potrebbe non essere giunto al termine. L’introduzione del personaggio Yelena Belova, infatti, potrebbe aver segnato l’alba di una nuova Vedova Nera nel MCU, senza contare che il film di Cate Shortland lascia diversi punti della trama irrisolti che potrebbero, di fatto, essere esplorati per continuare la storia delle Vedove nell’Universo Cinematografico Marvel.

Il futuro di Guardiano Rosso con le Vedove

black widowAlexei Shostakov ha fatto il suo debutto nel MCU in Black Widow. I fan dei fumetti lo conoscono come Guardiano Rosso, l’equivalente russo di Captain America. In effetti, il film fa riferimento al suo ruolo da Super-soldato (anche se molto brevemente), ma non esplora mai del tutto le sue capacità o il ruolo che aveva nella politica russa.

Kevin Feige ha recentemente espresso il suo interesse a riavere David Harbour come Guardiano Rosso nel MCU. In effetti, la trama di Shostakov è solo all’inizio e c’è ancora molto da esplorare e, quindi, da poter mostrare. La sua rinnovata presenza potrebbe servire anche a completare la storia delle Vedove, avendolo come mentore e persino come figura paterna.

L’arrivo di Iron Maiden

Come Shostakov, anche Melina Vostokoff è un personaggio ben nota nei fumetti Marvel. I fan la conoscono come Iron Maiden, una super criminale determinata a uccidere Natasha Romanoff. Il film Black Widow ha cambiato la sua storia e l’ha trasformata in un’eroina che lavora con riluttanza per la Stanza Rossa.

Dal momento che Kevin Feige ha confermato che vuole indietro anche Rachel Weisz, Melina potrebbe tornare e sfoggiare finalmente il suo costume da Iron Maiden. Il film ha stabilito che si tratta di una delle menti più brillanti del MCU, quindi potrebbe forse deviare verso lo SWORD o verso qualsiasi altra agenzia governativa “dalla parte dei buoni”. Potrebbe anche stare con le Vedove Nere ora libere per provare a guidarle, diventando per loro una figura simile a Nick Fury.

Taskmaster e il futuro di Antonia

black widow TaskmasterI cambiamenti al personaggio di Taskmaster sono stati uno degli aspetti più controversi di Black Widow. I fan dei fumetti conoscono Taskmaster come Tony Masters, un ex agente dello SHIELD dotato di riflessi fotografici.

Nel film, Taskmaster è Antonia Masters, la figlia di Dreykov, che quest’ultimo usa come strumento per completare le missioni cruciali della Stanza Rossa. A voler analizzare bene la cosa, il Taskmaster del MCU è – in realtà – l’ultima Vedova Nera. Nonostante sia uno dei personaggi più intriganti del film, Antonia appare a malapena e rimangono molte domande su di lei. Potrebbe tornare come nuovo leader delle Vedova Nere, o forse con una serie su Disney+ che esplori il suo background e il suo futuro come Taskmaster.

Rintracciare le Vedove rimaste

black widow

Prima della sua morte, Dreykov afferma di avere più Vedove Nere soggette al controllo mentale sparse in tutto il mondo. Natasha e la sua famiglia liberano le Vedove imprigionate nella Stanza Rossa, ma molte restano sotto l’influenza del controllo mentale.

La scena post-credits del film suggerisce che Yelena è sulla buona strada per vendicare la morte di Natasha, il che significa che rintracciare le Vedove non è la sua priorità… o forse lo ha già fatto. Sebbene sia improbabile che le Vedove ottengano un altro standalone, unoa serie su Disney+ potrebbe essere la strada da percorrere. Ambientata all’indomani di Black Widow, Florence Pugh potrebbe interpretare Yelena in una missione per salvare le sue compagne Vedove.

La Stanza Rossa risorge

Black Widow termina con la Stanza Rossa che, almeno apparentemente, è stata distrutta per sempre. Tuttavia, non è la prima volta che l’istituzione scompare per un po’, per poi tornare più forte di prima. La tecnologia del controllo mentale di Melina potrebbe essere ambita da più paesi e organizzazioni, specialmente dopo il ritorno di tutti coloro che Thanos ha spazzato via.

La Stanza Rossa potrebbe tornare come un rimaneggiamento della sua vecchia iterazione o come una nuova e migliorata istituzione. Ad ogni modo, molto probabilmente non sarà una forza positiva, dal momento che il MCU ha già mostrato in passato che nessuna organizzazione è esente da corruzione.

Riscattare il “nome” di Vedova Nera

black widowL’intero arco narrativo di Natasha Romanoff riguardava la redenzione. Ha fatto di tutto ripulire il suo registro, compiendo alla fine l’ultimo sacrificio per un bene più grande. Ispirate dalla sua eredità, Yelena e le altre Vedove Nere, ora libere dal controllo mentale di Dreykov, potrebbero sforzarsi di cambiare la percezione del pubblico sul programma Vedova Nera.

Potrebbero persino diventare la sua forza d’élite, una squadra simile ai Vendicatori, anche se su scala molto più piccola. Non sarà facile perché Nat ha impiegato anni per cambiare la percezione che il pubblico ha di lei e, a giudicare dalle scelte post-Endgame di Yelena, quest’ultima non sembra particolarmente incline a proseguire sulla retta via.

La Guardia d’Inverno nel MCU

black widowConsiderata la risposta della Russia agli Avengers, la Guardia d’Inverno è un gruppo di individui con superpoteri con sede in Russia. Nei fumetti, hanno combattuto a fianco dei Vendicatori diverse volte, in particolare durante i crossover “Maximum Security” e “Kang Wars”.

Guardiano Rosso è uno dei membri più importanti della Guardia d’Inverno, anche se non si tratta della versione di Alexei Shostakov. Tra gli altri membri figurano il mutante Ursa Major (che a quanto pare ha fatto già il suo debutto in Black Widow), e Dinamo Cremisi, la versione russa di Iron-Man, che Yelena nomina sempre durante il film.

Red Widow/Vedova Rossa

Red Widow (o Vedova Rossa) è il nuovo progetto della Stanza Rossa. È una combattente feroce e assetata di sangue il cui corpo è stato coperto di cicatrici a causa del barbaro addestramento della Stanza Rossa. È uno degli attuali membri della Guardia d’Inverno e spesso agisce come leader, con grande dispiacere di Dinamo Cremisi.

Red Widow potrebbe fungere da antagonista nella nuova storyline della Vedove. Potrebbe anche far parte dei Thunderbolts o appartenere alla Guardia d’Inverno, come la sua controparte fumettistica. Red Widow ha anche legami con i vampiri nei fumetti, il che la renderebbe una scelta ideale per l’attesissimo reboot di Blade.

Yelena diventa la nuova Vedova Nera

Black Widow recensione filmOrmai è chiaro che Yelena Belova è la nuova Vedova Nera del MCU. I fan sanno che Florence Pugh apparirà nella serie Hawkeye, e i suoi legami con la Contessa suggeriscono che anche lei farà parte dell’organizzazione che sta cercando di mettere insieme, che si tratti dei Thunderbolts o degli Oscuri Vendicatori.

Avere Yelena che porta avanti l’eredità è anche un modo per onorare l’eredità di Natasha. Inoltre, è il modo perfetto per mantenere il personaggio nel MCU, nonostante l’impatto emotivo della morte di Natasha sia ancora presente. È probabile che Yelena apparirà come personaggio di supporto nei futuri progetti legati al MCU, proprio come ha fatto Natasha nei film degli Avengers. Tuttavia, potrebbe anche essere la protagonista di una nuova serie Disney+ o anche, perché no, di un sequel di Black Widow.

Sognando a New York: intervista al cast

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Sognando a New York: intervista al cast

Ecco la nostra intervista a Corey Hawkins, Melissa Barrera, Leslie Grace, Jimmy Smits, Olga Merediz e Gregory Diaz, protagonisti di Sognando a New York, al cinema dal 22 luglio.

Diretto da Jon M. Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo musical di Lin Manuel Miranda.

Candidata a 13 Tony Awards (e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo stesso Miranda), il proprietario di una bottega.

Masters of the Universe: David S. Goyer rivela i dettagli sul film mai realizzato

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David S. Goyer ha rivelato i dettagli sull’adattamento di Masters of the Universe che non ha mai visto la luce. Per chi non lo sapesse, nel lontano 2007 iniziò lo sviluppo di un nuovo film basato sulle popolari action figure della Mattel per conto della Warner Bros., che a partire dal 2009 passò poi nelle mani della Sony.

Nel corso degli anni, la sceneggiatura del film è passata nelle mani di tantissimi autori, tra cui anche Goyer. In una recente intervista con The Hollywood Reporter, lo sceneggiatore ha rivelato quali erano i suoi piani in merito al suo live action mai realizzato. Goyer era stato contattato nel 2017 per occuparsi dello script e, all’epoca, venne anche considerato come possibile regista.

Ha spiegato che il suo film si sarebbe concentrato sulla relazione tra He-Man e la sua inseparabile tigre Battle Cat e avrebbe stabilito che nel corso dei secoli c’era state una lunga serie di He-Man e Battle Cat. “Mi piaceva molto la sceneggiatura che avevo scritto”, ha esordiato. “Si trattava di raccontare l’amicizia tra He-Man e Battle Cat. L’idea era che ci fossero sempre stati degli He-Man e dei diversi destinatari della Spada del Potere, e che Battle Cat avesse sempre servito al loro fianco.”

“Il mio era un nuovo He-Man che sia Battle Cat che molte altre persone non ritenevano degno della spada”, ha aggiunto. “Quindi la storia era incentrata su lui che doveva guadagnarsi la spada e, cosa ancora più importante, l’amicizia di Battle Cat, che riteneva che questo He-Man fosse soltanto un peso leggero. Mi piaceva veramente. Ho sempre pensato che fosse una storia divertente. C’era molto umorismo ed era anche sorprendente, perché vedevi che Battle Cat accettava a malincuore questo He-Man. Tuttavia, proprio l’accettazione di He-Man da parte di Battle Cat sarebbe poi diventata il cuore pulsante di questa versione della storia.”

Quale sarà il futuro di Masters of the Universe al cinema?

Ad oggi non sappiamo se reboot di Masters of the Universe sia ancora in sviluppo. Lo scorso aprile abbiamo appreso che Noah Centineo, che era stato scelto per interpretare He-Man, ha ufficialmente abbandonato il progetto. Da allora non ci sono più stati aggiornamenti. L’ultima bozza della sceneggiatura del film è stata scritta da Aaron e Adam Nee (Band of Robbers).

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