Dopo lo Sceriffo Woody, anche il
cagnolino a molla Slinky, trai protagonisti del franchise di
Toy Story, è stato vittima di uno dei poster de
La
Bambola Assassina. Di seguito, i resti del giocattolo
sono vengono crudelmente arrostiti dalla mano del temibile
Chucky!
Chucky, la bambola più spietata
della storia del cinema, sta per tornare. Il film sarà nelle sale
cinematografiche da mercoledì 19 giugno,
distribuito in anteprima mondiale da Midnight Factory,
etichetta horror di Koch Media.
Realizzato dai produttori di IT e
diretto da Lars Klevberg (Polaroid) è un
prodotto targato Orion Pictures Corporation,
società MGM. Chucky è molto più di un giocattolo…è il tuo migliore
amico.
Tutti insieme
appassionatamente è uno di quei musical che non ci si
stancherebbe mai di guardare, estremamente coinvolgente e,
nonostante il contesto storico, molto leggero e spensierato.
Se la storia è nota a tutti, quella
della giovane Maria che vorrebbe diventare suora e si innamora,
corrisposta, del capitano von Trapp, genitore di sette figli che
necessita di una bambinaia, tante dinamiche sono rimaste
all’oscuro.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Tutti insieme appassionatamente.
Tutti insieme appassionatamente
film
1. Ha salvato la 20th
Century Fox. Dopo il disastro economico generato dal film
Cleopatra nel 1963, la Twentieth Century Fox era praticamente ad un
passo dalla bancarotta. Pare che fu proprio Tutti insieme
appassionatamente a salvare la casa di produzione dal disastro
irreversibile.
2. Robert Wise ha
modificato il carattere del capitano. Stando a quando
detto dalla stessa Maria von Trapp, il carattere
di suo marito non era così burbero, così come non era mai stato
così severo con i loro dieci figli (sette del precedente matrimonio
e tre avuti con Maria). Pare che la vera Maria abbia chiesto a
Robert Wise di ammorbidire il personaggio di
suo marito, ritratto in maniera molto severa nel film, ma il
regista di rifiutò di farlo.
Tutti insieme appassionatamente
streaming
3. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua disponibilità sulle diverse
piattaforme di streaming legale digitale come Rakuten Tv, Chili,
Google Play e iTunes.
Tutti insieme appassionatamente
canzoni
4. Plummer considerava
banale Edelweiss.Tutti insieme appassionatamente
possiede un insieme di canzoni indimenticabili e orecchiabili, ma
pare che non sia stato così proprio per tutti. Stando ad alcune
dichiarazioni, sembra che Christopher Plummer non amasse molto la
canzone Edelweiss, considerata da lui banale, tanto da
scrivere una lettera allo sceneggiatore Ernest
Lehman, suggerendo che sarebbe stato necessario
riscriverla. Inutile dire che la sua richiesta sia stata
respinta.
Tutti insieme appassionatamente
cast
5. Christopher Plummer non
aveva molte informazioni circa il suo personaggio. Prima
di iniziare le riprese di Tutti insieme appassionatamente,
gli attori hanno cercato di dare il maggior realismo possibile.
Tuttavia, erano davvero poche le informazioni che riguardavano il
vero capitano Georg von Trapp, tanto che
Christopher Plummer si recò sulle montagne di Salisburgo con un
interprete. Proprio in quelle zone, i due incontrarono un nipote di
Georg che rivelò loro di come non fosse che l’uomo più noioso da
lui mai incontrato.
6. Julie Andrews stava per
rifiutare il film. Una volta visto il film, diventa quasi
impossibile pensare che Julie Andrews era vicina a rifiutare di
interpretare Maria. La motivazione che le stava per far compiere il
passo sbagliato era che, secondo lei, il suo personaggio fosse
molto simile al suo ruolo in Mary Poppins, realizzato solo un anno prima.
7. A Christopher Plummer
non piaceva molto la Andrews. Pare che durante le riprese
di Tutti insieme appassionatamente non scorresse buon sangue tra
Plummer e la Andrews, tanto che l’attore ha ammesso di trovare la
sua collega insopportabile e fastidiosa, chiamandola Miss
Disney quando parlava di lei al resto del cast o della
troupe. Solo più tardi ha capito di essere stato decisamente
immatura e la Andrews è stata una grande attrice e una grande
professionista, tanto che poi i due sono diventati molto amici e lo
sono tuttora.
Tutti insieme appassionatamente
musical
8. Si basa sull’omonimo
musical teatrale.Tutti insieme
appassionatamente, realizzato al cinema del 1965, è tratto dal
musical teatrale intitolato The Sound of Music e
realizzato dalla coppia formata da Richard Rodgers
e Oscar Hamerstein II. A sua volta, lo spettacolo
si basa sul romanzo autobiografico La famiglia Trapp
(The Story of the Trapp Family Singers), scritto da
Maria Augusta von Trapp.
9. Il film ha richiesto
diverse competenze. Sebbene gli attori scelti per film
avevano le qualità richieste per i loro ruoli, quasi tutti gli
attori hanno dovuto imparare a fare cose nuove. Ad esempio, sia
Julie Andrews che Christopher Plummer hanno dovuto imparare a
suonare la chitarra.
10. Ci sarebbero dovute
essere le canzoni cantate dalla vera famiglia von Trapp. I
librettisti Howard Lindsay e Russel
Crouse volevano inizialmente usare le canzoni che la vera
famiglia von Trapp aveva cantato. Tuttavia, i due pensasoro di
riscrivere una nuova colonna sonora pensando che l’originale non si
sposasse bene con la musica folk.
Non è un paese per
vecchi è uno di questi film che ha lasciato letteralmente
il segno nella storia del cinema degli ultimi anni, grazie alla
storia narrata e ad una cast magnifico, senza parlare della
regia.
Non sono molti i film che riescono
a rimanere nell’immaginario collettivo, ma questo film dei
fratelli Coen è riuscito nell’intento e vincendo
ben quattro Oscar tra Miglior regia, Miglior film, Miglior
sceneggiatura non originale e Miglior Attore non Protagonista a
Javier Bardem.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Non è un paese per vecchi.
Non è un paese per vecchi
film
1. I fratelli Coen hanno
avuto un modello di riferimento per il protagonista. I due
registi di Non è un paese per vecchi hanno usato una foto
del padrone di un bordello, scattata nel 1979, usandola come
modello per il taglio di capelli di Anton Chigurh.
2. I registi non avevano
gli attori in mente per i personaggi. Tendenzialmente,
quando Joel ed Ethan Coen scrivono la sceneggiatura di un
loro film, hanno sempre in mente degli attori precisi per i propri
personaggi. Per Non è un paese per vecchi è avvenuto
l’opposto, cioè i due non hanno pensato agli attori al momento
della stesura.
3. Il reparto trucco ha
richiesto delle spese impreviste. Una certa parte del
budget del film è stato riservato al make-up, che richiedeva di
utilizzare del sangue finto che costava qualcosa come ottocento
dollari al gallone. Joel Coen ha realizzato il perché stavano
spendendo così tanto perché la differenza con il comune sangue
finto (realizzato con dello zucchero) era notevole.
Non è un paese per vecchi
streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere questo film o
semplicemente recuperarlo, è possibile farlo grazie alla sua
presenza su diverse piattaforme digitali legali come Tim Vision,
Rakuten Tv, Infinity, Chili, Google Play e iTunes.
Non è un paese per vecchi
libro
5. Lo romanzo si riferisco
ad un fatto vero. Nel racconto, lo sceriffo Bell dice ai
trafficanti di droga: “Qui, a San Antonio, hanno sparato e ucciso
un giudice federale”. Il fatto raccontato da Cormac
McCarthy, che ha ambientato la storia nel 1980, si
riferisce all’uccisione del giudice federale John Howland Wood da
parte del killer Charles Harrelson, padre di
Woody Harrelson.
6. Le parti d’azione sono
uguali al libro. Contrariamente ai film di maggior
successo realizzati basandosi sui libri omonimi, gran parte
dell’azione del film è stata presa parola per parola dal romanzo di
Cormac McCarthy, narrate nello stesso ordine. Una delle poche cose
modificate, è un fatto insolito per i fratelli Coen, sono stati i
dialoghi, ridotti in molte scene rispetto al libro.
Non è un paese per vecchi
spiegazione
7. Il senso di colpa dello
sceriffo. I sogni di Bell incapsulano il significato di
Non è un paese per vecchi. Lo sceriffo in pensione non dà
molto significato al suo primo sogno, ma sembra simboleggiare il
senso di colpa verso la morte di Moss. Come nel sogno, gli era
stato affidato un compito e ha fallito, nonostante la promessa
fatta a Carla Jean. Un’inquietudine che senso a livello del
subconscio e che si manifesta tramite il sogno.
Non è un paese per vecchi
finale
8. Un paese in cui i vecchi
non possono vivere. Il titolo del film, Non è paese
per vecchi, sintetizza il conflitto generazionale narrato. Il
sogno dello sceriffo non sarebbe altro che una riflessione di come
nel passato non ci sia mai stata la violenza del presente e che, di
fatto, non può essere un paese per vecchi proprio per questo
motivo.
Non è un paese per vecchi
cast
9. Javier Bardem è stato
scelto perché opposto al suo personaggio. Quando i
fratelli Coen hanno approcciato Javier Bardem per fargli interpretare Chigurh,
l’attore spagnolo disse “Io non guido, parlo male l’inglese e odio
la violenza”. I Coen hanno risposto che era proprio per quello che
lo avevano contattato.
10. Josh Brolin si era
fatto male prima delle riprese. Appena due giorni dopo
aver ottenuto la parte in Non è un paese per vecchi,
Josh Brolin si è fratturato una spalla in un
incidente automobilistico. Per fortuna dell’attore, il trauma non
si è rivelato così grave come pensava, permettendogli di effettuare
le riprese con tranquillità.
La ricerca della
felicità è uno di quei film che ha goduto di un enorme
successo nel 2006, anno d’uscita, e anche in quelli a venire,
riuscendo a colpire il cuore degli spettatori di tutto il
mondo.
Questo film non fa altro che
raccontare una storia vera e narrare come non ci si debba mai
abbattere durante la ricerca della propria felicità, cercando di
combattere tutti gli ostacoli che si possono trovare sul
cammino.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su La ricerca della felicità.
La ricerca della felicità
film
1. I senzatetto del film
erano reali.La ricerca della felicità racconta i
giorni di intensa povertà provati da Chris Gardner
e da suo figlio, costretti a vivere nella zone più povere di San
Francisco. In queste scene, i senzatetto che si vedono sono
autentici e, per apparire nel film, sono stati pagati più di otto
dollari l’ora e gli sono stati offerti i pranzi. Per alcuni di loro
quelli erano i primi soldi che non vedevano da tanto tempo.
2. Sono stati assunti dei
professionisti. In La ricerca della felicità, il
personaggio di Will Smith gioca spesso al cubo di Rubik. Per
far sì che l’attore fosse in grado di risolverlo in meno di due
minuti, sono stati ingaggiati i campioni
Tyson Mao, Toby Mao e
Lars Petrus che gli hanno insegnato le tecniche giuste.
3. Muccino è stato voluto
da Will Smith. Sembra che l’attore americano, che per
La ricerca della felicità è stato anche produttore del
film, oltre che esserne il protagonista, abbia scelto Gabriele Muccino per la regia dopo aver visto
L’ultimo bacio (2001) e Ricordati di me
(2003).
La ricerca della felicità
streaming
4. Il film è disponibile
per lo streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere
La ricerca della felicità, è possibile farlo grazie alla sua
presenza sulle diverse piattaforme di streaming legale digitale,
come Rakuten Tv, Chili, Infinity e Netflix.
La ricerca della felicità
frasi
5. Sono molte le frasi
indimenticabili. Non sono tanti i film che riescono ad
entrare nell’immaginario collettivo delle persone e che riescono a
rimanere ancorati anche con poche frasi. Questo, però, è il caso de
La ricerca della felicità ed ecco qualche esempio:
Hey! Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare
qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere.
Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la
sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.
(Chris)
Fu in quel momento che cominciai a pensare a Thomas Jefferson,
e alla dichiarazione d’indipendenza, quando parla del diritto che
abbiamo alla vita, libertà e ricerca della felicità, e ricordo di
aver pensato, come sapeva di dover usare la parola ricerca. Perché
la felicità è qualcosa che possiamo solo inseguire, e che forse non
riusciremo mai a raggiungere, qualunque cosa facciamo, come faceva
a saperlo?! (Chris)
Sono stato seduto là fuori per mezz’ora cercando di trovare una
storia per giustificare il fatto di essere venuto qui vestito in
questo stato. E ho cercato di pensare a una storia in grado di
dimostrare delle qualità che sono sicuro voi apprezziate qui, come
l’essere volenterosi, essere precisi, avere un obiettivo, fare
gioco di squadra, ma non m’è venuto niente in mente.
(Chris)
Uh però… Senta avrei due domande da farle. Che lavoro fa? E
come si fa? (Chris)
Sei un bravo papà. (Chris Jr.)
La ricerca della felicità
libro
6. Il film si basa su un
libro di memorie.La ricerca della felicità
racconta la storia vera di Chris Gardner, autore dell’omonimo libro
autobiografico, pubblicato nel maggio del 2006. È proprio questo
libro ad essere la base del film e raccontare la sua ricerca per la
felicità.
7. Il titolo è volutamente
sbagliato. Sia nel libro che nel film, il titolo originale
ha un errore voluto. In The Pursuit of Happyness la y è
voluta per il semplice fatto che questa parola appariva scritta
alla stessa maniera sul muro esterno dell’asilo nido di
Chris Jr.
8. Alcuni elementi sono
stati cambiati. Il film, che racconta una storia vera, si
basa anche su un omonimo libro e presenta dei fatti diversificati.
Per esempio, il tirocinio di Gardner non era non pagato: in realtà,
egli riceveva uno stipendio abbastanza modesto. Tra le altre
differenze, il protagonista e la madre del figlio non si sono mai
sposati, così come l’età del figlio che, nel libro, era un infante,
mentre nel film ha cinque anni.
La ricerca della felicità
cast
9. Il vero Chris Gardern
appare nel film. Alla fine de La ricerca della
felicità, è possibile notare il cameo del vero Garden. Nella
fattispecie, svolge il ruolo di un passante, vestito con un
completo, mentre incrocia lo sguardo di Will Smith.
10. Un rapporto tra padre e
figlio non solo di finzione. In questo film viene
raccontato anche il rapporto che esiste tra Chris e il figlio Chris
Jr. di soli cinque anni. In questo caso, il legame tra i due era
anche reale, dato che i protagonisti erano proprio Will Smith e suo
figlio Jaden.
È stato il
Terminator in persona, Arnold
Shwarzenegger, ad annunciare la data dell’uscita del primo
trailer ufficiale di Terminator: Dark Fate, il
nuovo capitolo della saga di James Cameron diretto
da Tim Miller, che vedrà tornare il protagonista
accanto a Linda Hamilton che sarà di nuovo Sarah
Connor.
Di seguito l’annuncio che rivela
l’arrivo del primo trailer: 25 maggio 2019, alle 6.00 (circa le
13.00 da noi).
Il film “fingerà”
che Terminator 3, 4 e 5 non siano mai
esistiti e continuerà la storia da Terminator 2: Il
Giorno del Giudizio.
Nel cast del film
tornano Arnold
Schwarzenegger e Linda
Hamilton. Completano il cast Mackenzie Davis,
Diego Boneta e Gabriel
Luna.
Alla regia
di Terminator: Dark Fate è stato
confermato Tim Miller. Il film sarà un sequel
del secondo capitolo e vedrà Linda Hamilton tornare nei panni
dell’eroica Sarah Connor.
“Questa è una continuazione
della storia di Terminator 1 e Terminator 2. E stiamo facendo finta
che gli altri film siano stati un brutto sogno – ha dichiarato
Cameron in precedenza – O una timeline alternativa, possibile
nel nostro multi-verso.”
In Captain Marvel abbiamo visto come
il graffio del “gatto” Goose a Nick Fury gli sia costato l’occhio e
lo abbia costretto al suo consueto look “piratesco” (con la benda
sull’occhio). Tuttavia, adesso uno dei registi del film con
Brie Larson, Ryan Fleck, che ha diretto il film
insieme ad Anna Boden, ha commentato il fatto,
dicendo che ci può essere stato un altro modo in cui il futuro capo
dello SHIELD avrebbe potuto rimanere ferito.
Fleck ha spiegato: “Ci
sono state sicuramente un sacco di discussioni e non è stata la
prima idea proposta. Probabilmente sarete curiosi di sapere quali
erano le altre idee ma non so se posso rivelarle, non perché non
posso in assoluto, ma perché erano davvero tante: c’era una storia
che era un forte contendente per quella che poi abbiamo scelto e
prevedeva che Nick perdesse l’occhio a seguito di una lotta con uno
Srkull. Solo che più ci pensavamo, più diventava troppo
ovvio.
Dato che questa può essere
considerata la storia d’origine di Nick come quella di Carol,
abbiamo pensato che sarebbe stata una parte divertente della sua
storia passata, era una scelta creativa, proponeva una nuova
narrazione per il personaggio stesso e offriva una nuova
angolazione alla sua rappresentazione, anche per il
futuro.”
Captain Marvel è arrivato nelle
nostre sale il 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Basato sul
personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968,
il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più
potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
È stata diffusa una nuova clip da
X-Men: Dark Phoenix, in cui vediamo Magneto e
Xavier, interpretati da Michael Fassbender e James
McAvoy, confrontarsi, presumibilmente su quello che dovrà
essere il destino di Jean Grey/Fenice (Sophie
Turner). Ecco il breve video del film che arriva in sala
il prossimo 6 giugno.
Scritto e diretto da Simon Kinberg,
il nuovo episodio è interpretato da Sophie Turner,
James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence,
Nicholas Hoult, Tye Sheridan, Alexandra Shipp e Jessica
Chastain.
X-Men: Dark Phoenix, la trama
Dark Phoenix
tratterà la storia di uno dei personaggi più amati della saga degli
X-Men, Jean Grey, che si evolve nell’iconica DARK PHOENIX.
Nel corso di una pericolosa missione nello spazio, Jean viene
colpita da una potente forza cosmica che la trasforma in uno dei
più potenti mutanti di tutti i tempi. Lottando con questo potere
sempre più instabile e con i suoi demoni personali, Jean perde il
controllo e strappa qualsiasi legame con la famiglia degli X-Men,
minacciando di distruggere il pianeta. Il film è il più intenso ed
emozionante della saga, mai realizzato prima. È il culmine di
vent’anni di film dedicati agli X-Men, la famiglia di mutanti che
abbiamo amato e conosciuto deve affrontare il nemico più
devastante: uno di loro.
Dopo il trionfo di ieri nella Grand
Lumiere del Palais du Festival a Cannes 2019, con ben 7 minuti di
applausi, come riportano i giornali, cominciano ad arrivare le
prime impressioni e recensioni di C’era una volta
a… Hollywood, il nuovo film di Quentin
Tarantino, attesissimo da tutto il mondo di appassionati
di cinema.
Di seguito, vi riportiamo alcuni
commenti dei colleghi che sulla croisette sono riusciti a vedere il
film:
Luca Liguori – Muvieplayer: “…
l’impressione che si ha è che per una volta Tarantino più che
concentrarsi sulla sceneggiatura vera e propria, abbia riversato
tutto il suo interesse e il suo talento soprattutto sulla
(ri)costruzione di set, ambienti e film, veri e fittizi, della
Hollywood che fu.”
Pierpaolo Festa – Film.it:
“La parola giusta per definire il nono film di Tarantino è:
“tenero”. Violento certamente, pieno di humour senza
dubbio. Tenero è il termine che rimane in pole
position. Un monumento d’amore per l’era in cui il
regista è cresciuto (lui è del 1963, aveva sei anni
all’epoca in cui è ambientato il film). Tenero anche
perchéal centro di tutto c’è una storia di
amicizia: quella tra l’attore in crisi Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio) e il suo
stuntman Cliff Booth (Brad Pitt),
con il primo che definisce il secondo “molto più che un fratello e
poco meno di una moglie”. “
Federico Gironi – ComingSoon.it:
“Tarantino dimostra di essere sempre meno interessato allo
stile brutale che l’ha reso famoso, ma che comunque
continua a citare e omaggiare di continuo, nelle pieghe e nella
forma del suo racconto, i film che ama. E qui conferma
di essere sempre più lanciato verso un cinema che sia puramente
teorico rispetto a sé stesso e alla sua storia.”
Giuseppe Grossi: “Quentin
Tarantino si affida a una coppia emblematica di uomini
complementari per descrivere una volta per tutte il potere
contraddittorio del cinema. Una dimensione parallela in cui è
facile perdersi, alienarsi, annacquare i dispiaceri della vita in
una futile distrazione. Oppure
tutto l’opposto. Un luogo in cui creare miti, icone e grandi film
in cui condensare il meglio di cui non siamo capaci nella nostra
vita miserabile.”
Antonio M. Abate – cineblog: “Col
tempo Tarantino pare esserci addolcito, per così dire, e questo,
che è sicuramente il suo film più avulso da tutto il resto, non un
figlio illegittimo ma quello diverso, magari più dotato –
e forse anche per questo c’è chi farà fatica ad accettarlo – ne è
la prova. Lo è non solo nell’esecuzione ma anche nelle conclusioni,
in quel revisionismo ottimista che offre un briciolo di speranza,
aprendo uno spiraglio che fin qui non si era mai avvertito, di
certo non con questa intensità.”
Le prime immagini del
film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la
costumista Arianne Phillips
(Kingsman) e la scenografa Barbara
Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano
davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969.
La
storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che
viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva
western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi
stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono
più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon
Tate.
Nel cast di C’era una volta
a… Hollywood anche Damian Lewis,
Dakota Fanning, Nicholas Hammond,Emile Hirsch, Luke Perry,
Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer
Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret
Qualley, Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson.
Il film sarà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di
C’era una volta
a… Hollywood è fissata al 9
agosto 2019.
Le prime immagini del
film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la
costumista Arianne Phillips
(Kingsman) e la scenografa Barbara
Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano
davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969.
La
storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che
viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva
western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi
stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono
più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon
Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer
Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret
Qualley, Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson.
Il film sarà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di
C’era una volta
a… Hollywood è fissata al 9
agosto 2019.
Leonardo DiCaprio e
Brad Pitt, insieme a Margot
Robbie e al loro regista Quentin
Tarantino, sono le star di serie A che
hanno calcato il tappeto rosso di Cannes 2019
questa sera, a esattamente 25 anni da Pulp
Fiction, che valse a un giovanissimo Tarantino la Palma
d’Oro.
I due attori, che hanno già lavorato
separatamente con il regista americano, si trovano adesso alla loro
prima collaborazione in C’era una volta a
Hollywood. Ecco le foto del loro elegantissimo red carpet
in occasione della premiere mondiale del film.
Le prime immagini del
film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la
costumista Arianne Phillips
(Kingsman) e la scenografa Barbara
Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano
davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969.
La storia
si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer
Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret
Qualley, Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson.
Il film sarà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di
C’era una volta
a… Hollywood è fissata al 9
agosto 2019.
Margot Robbie è la
protagonista femminile del tappeto rosso della premiere di C’era una volta
a… Hollywood, il film di Quentin
Tarantino che il regista presenta in concorso a Cannes
2019. L’attrice ha sfilato, in occasione della prima mondiale del
film, con Leonardo
DiCaprio, Brad Pitt e lo stesso Tarantino. Nel film,
ambientato nel 1969 a Los Angeles, l’attrice interpreta
Sharon Tate.
Le prime immagini del
film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la
costumista Arianne Phillips
(Kingsman) e la scenografa Barbara
Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano
davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969.
La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al
culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due
protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una
serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth
(Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood
che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto
famoso…Sharon Tate.
Nel cast di C’era una volta
a… Hollywood anche Damian Lewis,
Dakota Fanning, Nicholas Hammond,Emile Hirsch, Luke Perry,
Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer
Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret
Qualley, Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson.
Il film sarà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di
C’era una volta
a… Hollywood è fissata al 9
agosto 2019.
ARF! «Festival di storie,
segni e disegni» compie un lustro, conquistando tutti gli
spazi espositivi del MATTATOIO di Roma: il
Festival, ideato e organizzato da Daniele “Gud” Bonomo, Paolo
“Ottokin” Campana, Stefano “S3Keno” Piccoli, Mauro Uzzeo e Fabrizio
Verrocchi quest’anno si estenderà infatti su più di 10.000
mq, tutti dedicati al fumetto e ai suoi protagonisti!
Oltre all’ampliamento degli spazi,
le altre duegrandi novità di questa
edizione sonolamangARF!, un’area interamente dedicata ai fumetti
giapponesi che vedrà la presenza delle case editrici specializzate,
un bookshop, una mostra sui trent’anni del manga in Italia e il
MANGA CAFE’, uno spazio attrezzato per la lettura dei grandi
classici e delle ultima novità e la rafforzata alleanza con
ilCOMICON di Napoli – www.comicon.it – che diventa
co-organizzatore e co-produttore
della manifestazione.
Tanti gli ospiti internazionali,
come Frank Quitely,José
Muñoz, Stephane
Fert, Bertrand e Hubert Gatignol,Timothé Le Boucher,Stefan Boonen e
Melvin e quelli italiani, tra i quali Riccardo
Mannelli, Sara Pichelli,Licia Troisi,
Casty,Stefano Disegni,Francesco Artibani, Zerocalcare,Giacomo Bevilacqua,Davide Toffolo, Leo
Ortolani, Angelo Stano, LRZN, Gipi, Michela
Murgia…
Come sempre non mancheranno
mostre di grandissimo prestigio, incontri e
confronti con professionisti del settore,
Masterclass, Lectio Magistralis e
anteprime assolute.
La grande esposizione della
quinta edizione di ARF!, destinata agli appassionati di ogni età, è
dedicata al mito di TEX e ai suoi settant’anni di imprese
memorabili, storie epiche e sfide indimenticabili!https://www.arfestival.it/tex/
Nell’intenso weekend di attività del
24, 25 e 26 maggio, dalle 10 alle 20, sarà
possibile inoltre visitare le mostre esclusive di Giuseppe
Palumbo (autore del manifesto di ARF!2019, conosciuto dal
grande pubblico per Diabolik e Ramarro), dello
scozzese Frank Quitely (uno dei disegnatori più
amati del mondo grazie alle sue interpretazioni di personaggi
iconici come Superman, Batman e gli
X-Men), di Attilio Micheluzzi (tra i più
incisivi e originali Maestri del fumetto degli anni ‘70 e ‘80) e di
Kalina Muhova e Vinci
Cardona, vincitori del Premio Bartoli
2018, il concorso dedicato alle giovani promesse del
fumetto italiano, istituito sin dalla prima edizione di ARF!, in
memoria dello sceneggiatore Lorenzo Bartoli prematuramente
scomparso nel 2014.
Parallelamente, in collaborazione con
l’Instituto Cervantes di
Roma, ARF! co-produce anche la mostra “Beyond
Blacksad” di Juanjo Guarnido in programma
dal 16 maggio al 29 giugno 2019 presso la Sala Dalì al civico 91 di
piazza Navona. https://www.arfestival.it/mostre/
Tra le sezioni del Festival,
troveremo l’area dedicata alle opportunità professionali –
la Job ARF! – uno spazio dove poter mostrare
a editor e case editrici il proprio portfolio con idee, progetti e
creatività. Anche quest’anno, la call per gli aspiranti autori ha
realizzato un incredibile successo: i lavori inviati per essere
sottoposti all’attenzione degli addetti al settore sono state
infatti più di 4000. www.arfestival.it/jobarf/
Per i più piccoli non mancherà
la ARF! Kids, il luogo dedicato
all’immaginario dei bambini (a ingresso gratuito fino ai 12 anni)
con un ricco programma di laboratori creativi curati da alcuni dei
più rinomati illustratori italiani e internazionali, letture ad
alta voce, disegni, giochi e tanti libri a disposizione di tutti.
www.arfestival.it/kids
Confermate
le Masterclass, vere e proprie classi “a
numero chiuso” per tutti coloro che vogliono imparare a scrivere,
disegnare e colorare con le superstar del fumetto italiano e
internazionale come Gabriele Dell’Otto (talento
pittorico tutto italiano della Marvel), Yoshiyasu
Tamura (maestro giapponese del Manga),
Casty (uno dei più importanti autori contemporanei
della Disney), Stefano Disegni (uno dei più
popolari autori-disegnatori satirici italiani), Katja
Centomo (la disegnatrice di W.I.T.C.H e
Monster Allegy), Davide Toffolo
(fumettista, e voce e chitarra del gruppo Tre allegri ragazzi
morti).
Imperdibili le Lectio
Magistralis tenute da tre Maestri del fumetto
d’autore: tre appuntamenti in tre giorni (dalle 14.30 alle 16), tre
pietre miliari della storia del fumetto si racconteranno mentre
disegneranno dal vivo nella Sala Talk.
José Muñoz
(la leggenda del fumetto argentino, il creatore di Alack Sinner e
altri indimenticabili personaggi), Angelo
Stano (il disegnatore di Dylan Dog, l’autore
dell’indimenticabile numero 1 ma anche degli albi più amati della
serie dell’indagatore dell’Incubo), Riccardo
Mannelli (fumettista, illustratore, pittore,
disegnatore satirico, insegnante, un Maestro dell’arte visiva al
servizio di un talento che ha pochi eguali nel mondo della nona
arte), accompagnati rispettivamente
da Laura Scarpa, Paulonia Zumo
e Adriano Ercolani.
Self ARF! è un vero
e proprio Festival nel Festival, una caccia ai tesori underground,
un appuntamento imperdibile per immergersi nel mondo delle
etichette indipendenti in cui sperimentazione e libera creazione
artistica sono le parole d’ordine. In quest’area ad accesso
gratuito saranno presenti una selezione di autrici e
autori, collettivi e microeditori che scelgono di produrre
autonomamente i loro lavori al di fuori delle logiche del mercato
editoriale tradizionale con linguaggi e segni grafici estremamente
diversi. La Self ARF! è coordinata da Francesca Protopapa & Rita
Petruccioli e in questa quinta edizione presenta l’esclusiva
mostra di Gloria Pizzilli e Tommy Gun
Morettiwww.arfestival.it/self/
L’ARFist Alley è un
luogo di incontro fra gli artisti e il pubblico, differente dalle
dinamiche delle signing session agli stand delle case
editrici o dei negozi. E come la Self Arf!, quest’anno anche
l’Alley sarà una “piazza aperta” ad ingresso gratuito, dove
incontrare i professionisti del panorama italiano e internazionale,
per ammirare e acquistare tavole originali, stampe esclusive,
sketchbook e richiedere commission agli autori!
Sin dalla prima edizione ARF! è
anche sinonimo di solidarietà: dopo
Emergency, Cesvi, Dynamo Camp e Amnesty International, quest’anno
il partner solidale del Festival sarà l’UNCHR
(L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i
Rifugiati).
ARF! è promosso da Roma
Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale e Azienda Speciale
PalaExpo con il sostegno della Regione Lazio e il patrocinio di
Biblioteche di Roma, ed è gemellato con il Treviso Comic Book
Festival e Lucca Comics & Games.
È stato presentato
oggi La
famosa invasione degli orsi in Sicilia
di Lorenzo Mattotti, tratto dall’omonimo
romanzo di Dino Buzzati, pubblicato da Arnoldo
Mondadori Editore, in competizione nella
sezione Un Certain Regard alla 72ª
edizione del Festival di Cannes.
Il film sarà distribuito in Italia
da BIM Distribuzione. La versione italiana è
interpretata dalle voci di: Toni Servillo,
Antonio Albanese,
Linda Caridi, Maurizio Lombardi, Corrado Invernizzi, Alberto
Boubakar Malanchino, Beppe Chierici, Roberto Ciufoli,
Nicola Rignanese, Mino Caprio, e Corrado
Guzzanti nel ruolo di Salnitro, con la partecipazione
straordinaria di Andrea Camilleri nel ruolo
del Vecchio Orso.
La paura degli
spoiler e il bisogno di mantenere la massima
segretezza sulla trama dei film sono i due principali fattori su
cui si costruisce, almeno negli ultimi anni, la campagna marketing
di film molto attesi (cinecomic su tutti). In alcuni casi la
strategia diventa talmente creativa da suggestionare il pubblico
con materiali che non vedrà mai al cinema, come accaduto nel caso
di Avengers:
Endgame, e spesso i trailer sono
attenti a non rivelare troppo.
Ma cosa accade nella situazione
opposta? Quante volte un trailer è stato la maggiore fonte di
spoiler?
1Il cameo di Tony Stark (L’Incredibile
Hulk)
Molti fan del MCU avranno già dimenticato
L’incredibile Hulk, un film il cui marketing era
riuscito a svelare il cameo di Robert Downey Jr.
nella scena post credits (una follia!) che richiama il gigante di
giada per il progetto Vendicatori.
The Avengers era già in fase di produzione, ma
era davvero necessario rovinarlo così presto?
Come promesso, la Universal
Pictures ha appena diffuso il primo trailer ufficiale di
Downton
Abbey – Il Film, in arrivo nelle
nostre sale il prossimo 20 settembre.
Questo sarà l’ultimo capitolo della
“saga” familiare dei Crawley e del personale al loro servizio,
esplorata già nell’omonima serie tv e ambientata nel suggestivo
contesto della loro casa in stile edoardiano situata nella campagna
inglese. Nel corso delle sei stagioni Downton
Abbey ha ottenuto 3 Golden Globes, 15 Emmy, 69
candidature complessive agli Emmy, diventando il programma
televisivo non-americano più nominato nella storia degli Emmy.
Tornano nel cast Maggie
Smith, Hugh Bonneville, Laura Carmichael, Michelle Dockery e
Elizabeth McGovern più alcune new entry come
Tuppance Middleton, Simon Jones e Imelda
Staunton.
Scritto da Julian Fellow, il
creatore dello show, Downton Abbey – Il Film è stato diretto da
Michael Engler. Di seguito trovate il trailer in lingua
originale.
Inseguimenti, acrobazie
pericolosissime e combattimenti corpo a corpo potrebbero non essere
gli unici settori della produzione di Bond 25 a richiedere
l’intervento di un coordinatore esperto. Si perché, almeno secondo
quanto riportato dal The Sun, la MGM avrebbe assunto in via del
tutto eccezionale un cosiddetto Intimacy Coach per
far sentire gli attori a proprio agio durante le scene di sesso.
Praticamente una novità assoluta per il franchise.
Il sito spiega che la decisione è
stata presa dalla produttrice Barbara Broccoli e dal suo team per
allinearsi all’etica nel mondo del lavoro promossa dal movimento
politico del #MeToo, con questo “professionista” che passerà in
rassegna la sceneggiatura insieme al cast coinvolto nelle sequenze
intime – Daniel Craig e la nuova Bond Girl
Ana De Armas – e si assicurerà che gli venga
fornito tutto il supporto di cui hanno bisogno sul set.
Trattandosi di una voce vi invitiamo
a prenderla con la dovuta cautela mentre si attendono conferme
ufficiali da parte di Eon Productions, MGM, Barbara Broccoli o Cary
Joji Fukunaga in persona. Una manovra del genere è stata già
adottata dalla HBO, la rete via cavo nota per
inserire diverse scene di sesso esplicite nelle sue serie e film
originali, che di recente ha annunciato che in ogni nuova
produzioni verrà assunto un Intimacy Coach.
Vi ricordiamo che Bond
25 sarà diretto da Cary
Fukunaga (il primo regista non britannico che siede dietro
la macchina da presa di un film di 007), mentre la sceneggiatura è
stata riscritta da Scott Z. Burns (The Bourne
Ultimatum, Contagion).
Secondo quanto riportato dal The
Guardian, la MGM ha assunto Phoebe Waller Bridge
(Killing Eve, Fleabag) per “ravvivare” lo script del
venticinquesimo film del franchise ancora senza titolo ufficiale,
sotto speciale richiesta di Daniel Craig, per
portare nel progetto l’humor e l’intelligenza tipiche dello stile
della sceneggiatrice.
Una parte importante delle riprese
si terrà nella città di Matera, capitale europea della cultura per
2019, fornendo l’ambientazione perfetta per quella che dovrebbe
diventare la sequenza d’azione del prologo, simile al segmento
di apertura di Spectre a Città del
Messico durante le celebrazioni del Giorno dei Morti.
Gli ultimi due film
di James Bond sono stati diretti
da Sam Mendes che ha incassato con i
suoi film rispettivamente 1,1 miliardo di dollari
per Skyfall (il Bond di maggior successo
di sempre, con un Oscar all’attivo) e 880 milioni
con Spectre. Dato il successo che Mendes ha
raggiunto con i film, quando ha annunciato che non avrebbe più
diretto un Bond Movie, la EON e la MGM si
sono date da fare per cercare un rimpiazzo all’altezza.
Walt Disney Pictures ha da poco
diffuso una clip speciale dal dietro le quinte di Aladdin in
cui possiamo ascoltare il brano originale (“Speachless”) cantato
dalla principessa Jasmine e composto appositamente per il live
action.
Vi ricordiamo che Aladdin è
diretto da Guy Ritchie e
vede Mena Massoud nel ruolo dell’affascinante
furfante Aladdin, Naomi Scott nel ruolo
della bellissima e indipendente principessa Jasmine
e Will Smith nei panni dell’incredibile Genio
con il potere di esaudire tre desideri per chiunque entri in
possesso della sua lampada magica. L’uscita nelle sale invece è
fissata al 22 maggio 2019.
Aladdin
vanta una colonna sonora composta dall’otto volte Premio Oscar
Alan Menken(La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori
dell’Oscar, Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a due brani
inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori
dell’Oscar e del Tony Benj Pasek e Justin
Paul (La
La Land, Dear Evan Hansen).
Il cast del film vede
inoltre la presenza di Marwan
Kenzari nel ruolo del potente stregone Jafar,
mentre Navid Negahban veste i panni del
Sultano, preoccupato per il futuro di sua
figlia; Nasim Pedrad è Dalia,
la migliore amica e confidente della principessa
Jasmine, Billy Magnussen interpreta il
principe Anders, il bellissimo e arrogante pretendente di Jasmine,
e Numan Acar è Hakim, braccio destro di Jafar
e capitano delle guardie del palazzo.
Nella versione italiana
Naomi Rivieccio, finalista a X Factor 2018,
interpreterà le canzoni della Principessa
Jasmine offrendo al pubblico una nuova versione degli
indimenticabili brani inclusi nella celebre colonna sonora del film
originale, tra cui la canzone premiata con l’Oscar “Il Mondo È Mio”
(“A Whole New World”). “Come tutti, anche io sono
cresciuta con i film d’animazione Disney”, racconta
Naomi, “e Aladdin è sempre stato uno
dei miei preferiti. È una storia ricca di azione, comicità, magia e
amore. Ha delle sonorità a dir poco travolgenti. Un mondo
incredibile. È un vero onore poter interpretare le canzoni di una
delle Principesse Disney che amo di più e in cui più mi identifico
perché Jasmine, come me, è una ragazza indipendente, ironica e
tenace. Inoltre l’attrice che la interpreta nel film si chiama come
me: Naomi! Forse era destino…”
L’azzardato paragone tra il finale
del Ritorno del Re e l’epica battaglia che chiude
Avengers:
Endgame è un argomento di cui il pubblico discute
dall’uscita del cinecomic Marvel e in termini di portata
dell’evento, di storia cinematografica e gestione della messa in
scena possiamo affermare che i due spettacoli siano effettivamente
simili, ma non identici.
Cambia il tempo e con esso il
progresso delle tecnologie, eppure l’ispirazione dietro il lavoro
degli effetti speciali per Endgame sembra proprio arrivare dal
capolavoro di Peter Jackson, vincitore di undici
premi oscar, come suggerito dalle parole di Matt
Aiken (supervisore della Weta Digital, la società che si
occupa della CGI del film) in una recente intervista.
Ovviamente quando si prepara una
sequenza d’azione con così tanti personaggi disseminati su uno
spazio così esteso, le difficoltà possono essere diverse, e la
lezione del Signore degli Anelli è servita proprio
a questo:
“Sono esattamente le cose che
abbiamo imparato dal Signore degli Anelli e che siamo stati in
grado di portare anche qui. In queste grandi scene di battaglia non
puoi trattare tutti allo stesso modo, quindi in Endgame abbiamo
creato diversi tipi di esercito da entrambe le parti, compresa la
parte di Thanos e quella dei nostri eroi. Da un lato ci sono i
wakandiani, gli asgardiani, i Ravagers, gli stregoni e dall’altra i
Chitauri, gli Outriders, i Sakaarans e l’Ordine Nero. L’obiettivo
era preservare i singoli stili di combattimento per ognuna di
queste sotto-armate, in modo che quando si verifica uno scontro,
possiamo dire se si tratta di uno o dell’altro“.
Di fatto il franchise del MCU e la
saga della Terra di mezzo sono diverse per una serie di ragioni, ma
quando parliamo di VFX e dello sviluppo del materiale in digitale,
i metodi applicati sono praticamente gli stessi. Certo, nei primi
anni duemila era impossibile raggiungere i risultati ottenuti oggi
da Endgame, e il progresso nel campo ha permesso agli artisti di
sognare in grande e realizzare sequenze di combattimento collettive
fino a qualche tempo fa inimmaginabili.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
I 93 milioni di dollari incassati
in pochissimi giorni da John Wick: 3 – Parabellum
potrebbero aver spinto la Lionsgate a iniziare il prima possibile i
lavori sul quarto capitolo del franchise, che secondo le ultime
indiscrezioni arriverà nelle sale già tra due anni.
Ebbene si, la notizia sembra quasi
ufficiale: l’uscita di John Wick
4 è fissata al 21 maggio 2021. E visti i risultati
brillanti al box office e il responso più che positivo della
critica, non stupisce affatto la decisione dello studio di
affrettare i tempi e mettere in cantiere il prossimo film.
Anche Keanu Reeves
si è detto disponibile a tornare nei panni del personaggio, serial
killer che ha debuttato al cinema nel 2014 con la pellicola diretta
da Chad Stahelski e che ora si ritrova in fuga per
due ragioni: una taglia di 14 milioni di dollari e l’aver infranto
una delle regole fondamentali, ovvero uccidere qualcuno all’interno
dell’Hotel Continental. La vittima infatti era un membro della Gran
Tavola che aveva posto la taglia su di lui; John dovrà cercare di restare vivo, lottando e
uccidendo, in cerca di una via d’uscita da New York City.
Dopo il successo planetario dei
primi due film, la saga di JohnWick torna
al cinema con un nuovo, adrenalinico
capitolo: JohnWick 3 –
Parabellum. Keanu
Reeves veste ancora i panni del più temuto, abile e
spietato killer del grande schermo che, questa volta, con una
taglia milionaria sulla sua testa, dovrà difendersi da un esercito
di assassini pronti ad eliminarlo.
Al suo fianco una
misteriosa Halle Berry e, tra gli
altri, Anjelica Huston, Laurence
Fishburne e Ian McShane.
Diretto da Chad Stahelski, regista anche del
secondo episodio, JohnWick 3 – Parabellum è
un’esclusiva per l’Italia di Leone Film
Group e sarà distribuito da 01
Distribution a partire dal 16
maggio, un giorno in anticipo rispetto alla release
statunitense.
Tra meno di una settimana si terrà
la premiére mondiale di Spider-Man: Far
From Home, e per lanciare un concorso dedicato ai fan
Tom Holland ha pubblicato un video-parodia della
celebre scena della dichiarazione d’amore con i cartelli di
Love Actually sul suo profilo Instagram.
Un fortunato che parteciperà alla
campagna benefica di Crowd Rise sarà estratto e potrà recarsi a Los
Angeles per sfilare sul red carpet del film e conoscere le
star.
Vi ricordiamo che il sequel, in uscita a luglio, chiuderà
definitivamente la Fase 3 del MCU.
Sullo schermo ritroveremo Peter
Parker cinque anni dopo la Decimazione e a poche settimane dalla
battaglia contro Thanos di Endgame. Insieme a lui,
in questa nuova avventura a spasso per l’Europa, ci saranno anche i
compagni di scuola, Nick Fury e il suo braccio destro Maria Hill e
un misterioso alleato venuto da un’altra realtà simile alla nostra,
Quentin Beck aka Mysterio.
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron
Spider. vista in Avengers: Infinity
War. Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera,
con degli occhiali al posto delle orbite bianche, come da
tradizione, questo perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno
di una nuova maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta
su Titano, durante il confronto con Thanos e prima della sua
disintegrazione.
La prima delle sei scene eliminate
di Captain
Marvel contenute nell’edizione homevideo è trapelata
online e mostra Carol Danvers e Yon Rogg, il comandante della
Starforce, allenare i giovani e futuri soldati Kree del pianeta
Hala.
È qui che l’eroina viene forgiata
dopo l’incidente con il Tesseract che le ha donato i suoi
superpoteri. Carol non sa che sono stati proprio gli alieni, al
cospetto della Suprema Intelligenza, a cancellarle la memoria per
continuare la loro guerra agli Skrull e conquistare sempre più
civiltà dello spazio.
Vi ricordiamo che il cinecomic che
vede protagonista il premio oscar Brie
Larson arriverà sulle piattaforme Digital il 28 maggio
e nei formati DVD e Blu-ray l’11 giugno. Ovviamente, non appena
disponibile, sarà possibile guardarlo anche sulla piattaforma
streaming di Disney + il cui lancio è previsto entro la fine del
2019.
Captain Marvel è arrivato nelle nostre sale
il 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Basato sul
personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968,
il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più
potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Come annunciato nei mesi scorsi,
l’universo cinematografico dei Marvel Studios si prepara
ad allargare ulteriormente i propri confini sbarcando sulla
piattaforma streming di Disney
+ a partire dal prossimo anno con alcuni prodotti
originali, tra cui le serie dedicate a Scarlet Witch e
Visione, Falcon & Winter Soldier, Loki e
Occhio di Falco.
Nuovi aggiornamenti in merito allo
show che vedrà protagonisti Sam Wilson e Bucky Barnes, i personaggi
interpretati rispettivamente da Anthony Mackie e
Sebastian Stan, arrivano da Deadline che conferma
l’ingresso nel cast di due volti noti del MCU: Daniel
Bruhl, che ha vestito i panni del Barone Zemo in
Captain America: Civil War, e Emily
VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The
Winter Soldier e Civil War. A quanto pare gli attori
sarebbero in trattative e ci sono ottime possibilità di rivederli
in azione.
Per quanto riguarda la serie, il
lancio è fissato ad Agosto 2020 e Kari Skogland
(The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The
Killing, The Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the
Dome, Vikings, The Americans, House of Cards e The Punisher)
dirigerà tutti i sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers: Endgame, che lo show si concentrerà
sulla dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a
Captain America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi
per garantire la sicurezza mondiale.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Nuovo remake in arrivo prodotto da
Warner Bros. e Jerry Bruckheimer: stavolta sarà Il Mucchio
Selvaggio di Sam Pekinpah a essere riadattato per il
grande schermo con la regia di Mel Gibson, a quanto pare già legato
al progetto come riporta in esclusiva Deadline. Nel cast dovrebbero
arrivare Michael Fassbender, Peter
Dinklage e Jamie Foxx, attualmente in
trattative per interpretare i protagonisti.
La sceneggiatura è stata curata da
Bryan Bagby, mentre da Cannes si attendono le prime offerte di
mercato per iniziare le riprese il prossimo autunno. Questa sarebbe
la sesta regia per Gibson, che torna dietro la macchina da presa a
tre anni dall’ultimo lavoro, Hacksaw Ridge,
candidato al premio Oscar come Miglior Film e Miglior Regista.
Uscito nel 1969, Il Mucchio
Selvaggio figura nella lista dei dieci migliori western
della storia del cinema. La trama segue il bandito Pike Bishop e la
sua banda mentre svaligiano la banca della ferrovia, e un gruppo di
tagliagole capeggiato da un ex membro del mucchio, che uccide i
fuorilegge e si lancia all’inseguimento dei superstiti. Dopo aver
scoperto di essere caduti in una trappola (il bottino è infatti
costituito solo da rondelle di acciaio), e braccati dai loro
inseguitori, i personaggi arrivano in Messico e si legano ad un
villaggio dove vive la famiglia di un componente del mucchio…
Ogni opera di Gaspar
Noè è un’opera provocatoria, allucinogena, che esplora
nuove forme di narrazione e grammatica del cinema. Con
Lux Æterna, presentato come
proiezione di mezzanotte al Festival di
Cannes 2019, il regista conferma il suo continuo
sperimentalismo, stavolta concentrandosi su una forma più breve,
quella del mediometraggio. Con la sua durata di 50 minuti, il nuovo
progetto del regista argentino si svela con un mockumentary che è
anche saggio sull’arte della regia, della creazione di opere
d’arte.
Protagoniste indiscusse sono
Charlotte Gainsbourg e Béatrice
Dalle. Le osserviamo da prima, in split screen, parlare di
streghe, sesso, registi e produttori, vecchi ricordi dai set dei
loro film. La conversazione, del tutto spontanea, viene poi
interrotta dalla chiamata delle due sul set. Ed è qui che ha inizio
l’incubo infernale diLux
Æterna. Dal set ha inizio un costante pedinamento
delle due, sempre con la formula dello schermo spezzato a metà, con
riprese oggettive e infirst person shot,
quest’ultime a tentare di catturare le due attrici nella loro
intimità. Una volta che il set è pronto può aver inizio il
definitivo declino nella follia, con le luci color rosso, blu,
verde, ad abbagliare ogni cosa.
È un’ode al cinema in puro
stile Noè quella diLux Æterna,
al cui interno vengono richiamati i grandi nomi della settima arte,
da Dreyer a Fassbinder e fino a Godard. Noè si affida alle loro
parole per ritrarre gli autori cinematografici come esseri
imprescindibili, paragonabili a dei che con le loro opere innalzano
la natura dell’uomo.
La forza di questo
mediometraggio è certamente che l’argomento trattato è affrontato
alla maniera di Noè, con i suoi deliri visivi e sonori, che rendono
attraente un qualcosa che in altre forme avrebbe potuto finire per
non esserlo poi molto. Anche Noè rischia in alcuni momenti di
cadere perdendo di vista il discorso, ma è nel momento in cui si
concentra sul lavoro sul set che carica le sue immagini di una
particolare attrattiva. Ciò che vediamo qui accadere è la sua idea
di lavoro di gruppo, un luogo caotico dove è facile perdere il
senno. Un luogo dove il “director” può all’occorrenza trasformarsi
in “dictator”, secondo quanto riporta la citazione a
Fassbinder.
Un luogo infernale, fatto di
oscurità e luci al neon, di corridoi claustrofobici e personaggi
inquieti. Eppure dal caos nasce l’arte, nasce il cinema, a cui Noè
augura lunga vita. Basta arrivare al climax del finale per rimanere
abbagliati, letteralmente, dalla luce. Luce che se catturata a
dover può generare la vita attraverso la tanto amata settima
arte.
Ancora una volta, i
fratelli Dardenne portano a Cannes i ritratti dei
loro giovani protagonisti, quei ragazzi e ragazze che hanno sempre
scelto come centro delle loro storie, ai quali consacravano il loro
sguardo, la loro ormai celebre macchina a mano a seguire i loro
movimenti, e con Le jeune Ahmed continuano a
portare avanti questa tradizione nel loro cinema.
La differenza di questo Le
jeune Ahmed rispetto alla loro produzione precedente e
costituita dal fatto che questa volta i registi si spostano dal
proletariato bianco, ai margini della società, e si concentrano su
una questione sociale più specifica, la radicalizzazione delle
famiglie di origine araba nel Vecchio Continente, quel fenomeno
sociale che si identifica nel terrorismo islamico di origine
europea. La questione è stata centrale nella cronaca recente del
centro Europa, in particolare nel Belgio dei registi, tuttavia,
staccandosi dalle loro tematiche più consuete.
Ne Le jeune Ahmed,
il giovane Ahmed viene da una famiglia laica, in cui la madre beve
vino e la sorella veste come le pare, una famiglia europea
ordinaria, e pure lui sembra essere completamente adeguato ai
costumi europei. Il suo incontro con un imam però comincia a
cambiare il suo comportamento e il suo modo di vedere la realtà che
lo circonda. A partire dal cambiamento del suo atteggiamento nei
confronti della sua maestra, che le è sempre stata molto vicina a
causa dei suoi problemi di dislessia, cominciamo a capire che la
dottrina islamica radicale sta entrando nel modo di vedere la
realtà di Ahmed: la maestra è una donna, e lui non la può toccare,
secondo quanto dice il Corano, nemmeno tenerle la mano. L’imam
inculca nel ragazzo le credenze più radicali dell’islamismo, fino a
portare alla luce la storia di un cugino martire.
In un ambiente estraneo, i due
registi sembrano però smarriti in Le jeune Ahmed,
non riescono ad entrare in empatia con il protagonista, che è un
ragazzino sempre con il broncio che adotta una visione estrema
della religione. Lo ritraggono senza trasporto, mancando la
profondità del personaggio e lasciandolo in balia di un cliché
abusato. Di fronte alla necessità di non potere o riuscire a
raccontare con tenerezza il loro protagonista, i registi finiscono
per semplificare l’argomento banalizzando le sue scelte di
vita.
Considerato un regista schivo e
riservato, Terrence Malick è noto per il suo
assenteismo ogni volta che si tratta di presentare un proprio film
a un festival. Per questo la sorpresa è stata grande quando, a
Cannes 2019, in occasione della proiezione serale
del suo nuovo film in concorso A Hidden Life, il
regista texano è stato avvistato in sala accanto ai suoi attori, a
ricevere l’applauso commosso del pubblico che aveva appena
assistito alla proiezione.
🔴 Alerte! Terrence Malick était dans la
salle à la fin de la séance officielle de son nouveau film A Hidden
Life. Je suis bouleversée. La preuve en image.
#Cannes2019pic.twitter.com/6mRDAoqoyH
La storia di A Hidden
Life è quella vera di Franz Jägerstätter, un contadino
austriaco che visse nel borgo di Sankt Radegund: fervente
cattolico, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di
arruolarsi, definendosi obbiettore di coscienza.
John Wick
3 apre in testa al box office italiano, seguito da
Pokemon Detective Pikachu e
Dolor Y Gloria. Complice il maltempo
diffuso in tutta la penisola, il weekend che si è appena concluso è
stato piuttosto ricco al box office italiano nonostante il
periodo.
John Wick 3 apre in testa al
botteghino con 1,3 milioni incassati in 458 sale a disposizione,
registrando un’ottima media per sala pari a 3300 euro. Pokemon Detective Pikachu debutta in
seconda posizione incassando 1,3 milioni in quasi 600 copie, mentre
il terzo gradino del podio è occupato da Dolor Y Gloria, appena presentato al
Festival di Cannes, che esordisce con 1,1 milioni incassati in tre
giorni in 434 sale, davvero un ottimo risultato per la nuova
pellicola di Pedro Almodovar. Quarto posto per la new entry
Attenti a quelle due che incassa 866.000
euro.
Avengers: Endgame scende in quinta
posizione con altri 647.000 euro con cui arriva alla bellezza di
29,2 milioni totali. Seguono due pellicole in calo, ossia Ted Bundy – Fascino criminale
(390.000 euro) e Pet Sematary (283.000 euro), giunti
rispettivamente a 1,1 milioni totali e 1 milione globale. Stanlio e Ollio supera il tetto dei 2
milioni complessivi con altri 193.000 euro, mentre Red
Joan raccoglie altri 137.000 euro per un totale di
431.000 euro. Chiude la top10 Unfriended: Dark
Web, che debutta con soli 122.000 euro in 126 sale
disponibili.
“Non è facile vedere qualcosa
che non è mai esistito prima.” Daenerys (Emilia
Clarke) è sincera, quando dice a Jon quello che pensa,
forse per giustificare se stessa della distruzione che ha appena
seminato su Approdo del Re. Il penultimo episodio di
Game of Thrones, quello del plot twist e della
distruzione della Capitale, aveva dato indizi incontrovertibili su
dove si sarebbe diretto il finale di stagione, e come dice l’ultima
Targaryen, era davvero difficile vedere, immaginare, pensare
qualcosa di mai esistito prima, non solo una visione di regno, di
dominio e di compimento del proprio destino, ma anche un epilogo
che potesse essere all’altezza di quanto fatto negli ultimi 10
anni, da un punto di vista produttivo e drammaturgico. Ebbene
D&D hanno fatto del loro meglio e hanno seguito l’unico
parametro che, contro i gusti personali e i pareri dei fan, può
reggere: il finale di Game of Thrones (Game of Thrones
8×06) è giusto.
Che cosa si intende? Siamo tutti
consapevoli, di fronte alle poche e intense scene che costituiscono
l’episodio finale, dal titolo Il trono di spade,
che la serie HBO ha visto il trionfo della visione di un
personaggio in particolare, ovvero Tyrion Lannister
(Peter
Dinklage). Vero e proprio artefice del destino di
Westeros, il folletto è riuscito a fare ammenda per i propri
errori, è riuscito a sopravvivere in un mondo che lo voleva morto
dal suo primo vagito, ha sofferto e perso ogni cosa, e adesso è
pronto alla sua estrema, ultima decisione, ora che ha abbracciato
il bene del popolo come unico vero sovrano da servire.
Tyrion si conferma la chiave della
storia, personaggio giusto al di là dell’onore, dell’amore, della
legge. Colui che riconosce il valore del futuro solo attraverso il
ricordo e il monito del passato e che quindi vede in Bran
lo Spezzato il sovrano perfetto per ricostruire un mondo
dove tutti possano sentirsi al sicuro, protetti dal potere,
sensazione che dovrebbe essere un po’ più conosciuta anche nella
contemporaneità.
E che uno Stark sieda sul trono,
non più quello di spade ma quello figurato dei Sette… ops, Sei
Regni, è la conferma che la famiglia di Grande Inverno ha sempre
fatto la differenza. Non a caso sono gli eredi di Ned Stark
(Sean
Bean) che prendono in consegna le sorti del continente
occidentale, dal Sud fino al Nord, con Sansa giusta (di nuovo)
Regina del Nord, e oltre la Barriera, dove
Jon Snow (Kit
Harington), che non ha mai abbracciato la sua natura
legittima, torna a vestire il nero, ad abbracciare Spettro e a fare
da “scudo ai domini degli uomini”.
Ancora una volta, Jon è rimasto
fedele a se stesso ed ha scelto l’onore al di sopra dell’amore, ha
scelto quello che era giusto e difficile fare, come quando ha
lasciato Ygritte, o come quando ha salvato la vita dei Bruti. Ha
deciso di uccidere (di lasciar morire) per la seconda volta nella
sua movimentata giovane vita, il suo amore, in favore di un bene
più grande. Come un vero leader, come un vero Stark.
E se il gene Stark ha attecchito
bene nell’unico che non era effettivamente figlio di Ned, più
originali sono stati percorsi intrapresi dagli altri eredi del
protettore del Nord. L’incoronazione di Bran è sicuramente
l’elemento di maggiore sorpresa sia per il pubblico che per i
personaggi stessi, la proposta di Tyrion giunge inaspettata ma allo
stesso tempo ragionevole e plausibile, e nel loro sostegno all’idea
dell’ultimo dei Lannister, ogni personaggio sopravvissuto rivela la
sua giusta natura: Edmure Tully si conferma inetto, Robin Arryn
irrilevante, Ser Davos modesto e onesto, Sam Tarly buono ma troppo
moderno nelle sue idee e nella sua proposta democratica, Sansa
(Sophie
Turner) orgogliosa e combattiva, una vera Regina,
l’unica sopravvissuta, Arya (Maisie
Williams) fiera e indipendente, un’avventuriera pronta
ad arrivare dove nessuno si è mai spinto.
Nessuna scelta è stata scontata,
nessuna giustizia cieca è stata applicata: Brienne
(Gwendoline
Christie), la (non più) Vergine di Tarth, assume il
ruolo di comandante delle cappe dorate, e della guardia reale,
porge il suo ultimo omaggio all’amato Jaime (Nikolaj
Coster-Waldau), abbandonando una volta per tutte la
(brutta) parentesi esplicitamente romantica della loro story line,
realizzando il suo sogno di essere cavaliere; il tagliagole Bronn
arriva ad ottenere il suo castello, Alto Giardino; Sam Tarly
diventa Gran Maestro della Cittadella e rimane al servizio di Re
Bran. Ogni personaggio trova la sua giusta collocazione, in quello
che diventerà il futuro ordine del mondo, un ordine che non sarà
più basato sul diritto ereditario, ma sulla volontà del gruppo, una
sorta di oligarchia illuminata, non più disponibile al dispotismo
familiare ma ancora troppo poco aperta da accogliere una
democrazia.
Sembra adesso sovvertita la massima
di Cersei che recita “al gioco del trono si vince o si muore”,
perché tra il vincere, come hanno fatto gli Stark, alla fine, e il
morire, come ha fatto invece Daenerys, tra le braccia e per mano
del suo amato, Tyrion, Davos, Brienne, persino Bronn e a modo suo
Sansa, hanno inserito una terza via, quella professata da Varys per
tutta la sua vita: servire il popolo. Così come i protagonisti
dello show hanno imparato a servire il popolo prima che se stessi,
così David Benioff e D.B. Weiss hanno servito la
storia, quella che ha connesso per oltre dieci anni gli spettatori
di tutto il mondo, quella che non mancherà di destare scontenti,
critiche, delusioni e, nuovo trend dell’internet, petizioni.
Ma la storia è quella che ci ha
appassionati tutti, la storia e le storie sono quelle che ci
rendono umani, la motivazione che ha spinto George R.R.
Martin per primo a mettere mano alle sue Cronache
del Ghiaccio e del Fuoco, quelle che ci uniscono e quelle
che ci fanno ricordare, anche quando non ci siamo più. Al valore di
tutte le storie, di tutti i personaggi, da Verme Grigio che salpa
per Nath per rendere omaggio alla promessa fatta alla sua amata, a
Sansa che bellissima e fiera si erge a Regina del Nord,
conquistando la ricompensa che ha così a lungo ricercato, sembra
essere dedicata questa straordinaria avventura della HBO. Chi è
stato testimone di questa vicenda dovrebbe essere grato per il
regalo e pronto a custodirlo e tramandarlo, perché è questo che si
fa, con una buona storia.
Presentato all’interno della
sezione Un Certain Regard, durante il Festival di Cannes 2019,
Chambre 212 è il nuovo film del regista francese
Christophe
Honoré. Celebre anche per il suo lavoro in teatro,
Honoré da vita ad una storia che rispetta le unità di tempo e
luogo, caratterizzando così il film con una chiara impostazione
teatrale. Si dimostra abile nel fondere i due linguaggi, ma alcune
libertà di sceneggiatura portano il film a vivere con forti
contraddizioni al suo interno.
La storia è quella di Maria
(Chiara
Mastroianni), il cui marito scopre intenta in ripetuti
tradimenti coniugali. Dopo un duro litigio, Maria decide di
lasciare il loro appartamento e prendere una stanza, la 212,
nell’albergo situato proprio dall’altra parte della strada. La
finestra della stanza affaccia proprio su quelle dell’appartamento
dove il marito è rimasto. Mentre Maria passa la notte ad
osservarlo, si ritroverà coinvolta in un via vai di presenze del
passato, la quale la aiuteranno a prendere una decisione in merito
al suo matrimonio.
È sempre affascinante osservare
come un regista decida di risolvere le autoimposte limitazioni
spaziali e temporali. In questo caso Honoré dà prova di grande
abilità nell’immaginare una messa in scena attraente, fatta di
continui incroci tra passato e presente, tra movimenti di macchina
che consentono di avere un quadro completo di quanto accade e con
la giusta attenzione riservata ai personaggi e al loro spazio.
All’interno di questa confezione si
ritrova la storia di una crisi di coppia, argomento trattato
innumerevoli volte e che qui riesce a trovare una propria
originalità attraverso alcuni brillanti scambi di battute. Questi
risultano più riusciti dal momento in cui Honoré sceglie di non
prendere le parti di uno dei due coniugi ma cercando di consegnare
un ritratto intimo di entrambi, con il loro passato, i loro amori e
i loro sbagli.
Ciò che tuttavia spezza l’atmosfera
del film è una sceneggiatura che sconfina oltre i limiti consentiti
del racconto fantastico. Accade infatti che la protagonista riceva
la visita di alcuni “fantasmi” del suo passato, e il problema sorge
nel momento in cui questi entrano in contatto anche con altri
personaggi oltre a lei, cosa che tuttavia non dovrebbe essere
possibile, dato il punto di vista proposto inizialmente. La
situazione sembra così sfuggire di mano, perpetrando una realtà che
tuttavia non trova giustificazione narrativa, né da parte della
protagonista né da parte di Honoré stesso.
Chambre
212 è una commedia che diverte, certo, ma che si
prende eccessive libertà, rischiando così di far dubitare della sua
natura. Sconfinare oltre le regole prestabilite, senza che questo
sia stato giustificato, porta ad un disincanto che tende a rompere
il patto tra l’autore e lo spettatore. Fortunatamente Honoré sa
rifarsi con soluzioni visive attraenti, e se affrontato senza
troppe pretese il film riesce generare momenti di spensierato
divertimento.
Con un budget di 150 milioni di
dollari – il più alto tra quelli delle opere in vendita al Festival
2019 – il film racconta di un gruppo di eroi che cercheranno di
impedire lo schianto della luna sulla TerraLucisano
Media Group S.p.A. (AIM: LMG), società quotata su Aim a
capo del noto gruppo attivo nel settore audiovisivo, annuncia di
avere acquisito i diritti per l’Italia di
“Moonfall”, kolossal fantascientifico diretto da
Roland Emmerich, regista tedesco noto per aver
firmato blockbuster di successo in tutto il mondo come
“Independence Day”, “Stargate”,
“Godzilla”, “The Day After
Tomorrow” e “2012”.
Moonfall è un progetto da
150 milioni di dollari – il budget più alto tra i
film in vendita al mercato del Festival di Cannes 2019 – e si
muoverà sulla scia di “Independence Day” e “2012”, come ha
dichiarato lo stesso regista, rivelando che il film racconterà la
missione impossibile di un manipolo di eroi chiamati a salvare
l’umanità quando la luna uscendo dalla propria orbita minaccerà di
distruggere la terra. Una nuova spettacolare epopea
fantascientifica speziata di umorismo e arguzia che, come ha
sottolineato Emmerich, nasce dal fascino che la Luna – “l’oggetto
più strano che esista” – esercita su di lui.
Il film sarà prodotto dalla
Centropolis Entertainment di Roland ed Ute
Emmerich, i cui film ad oggi hanno incassato più di 4 miliardi di
dollari nel mondo, ed è stato scritto e sviluppato dallo stesso
Emmerich con Harald Kloser (“2012,” “White House
Down,” “Independence Day: Resurgence”) e da Spenser
Cohen.
“L’acquisizione di ‘Moonfall’
rappresenta un ulteriore passo verso la crescita delle attività di
distribuzione del Gruppo, a cui avevamo dato un impulso importante
già lo scorso anno, qui a Cannes, rilevando i diritti di ‘Midway’,
un altro kolossal firmato da Roland Emmerich in uscita nei prossimi
mesi, da cui ci aspettiamo grandi soddisfazioni”, ha
commentato Federica Lucisano, Amministratore
Delegato di Lucisano Media Group.