Everything Everywhere All At Once dello studio
di produzione e distribuzione A24 è entrato nella
storia degli Oscar dopo aver trionfato nel maggior numero
numero di categorie (scrittura, recitazione e regia) di qualsiasi
altro film nella storia della cerimonia. Non solo: è anche
diventato il film più premiato di tutti i tempi, dominando tutta la
stagione dei premi dell’annata 2022 ed è stato ora riproposto per
la terza volta nelle sale italiane. In questo articolo di
approfondimento sul film, vediamo insieme chi è il vero villain
della pellicola più discussa del 2022.
1Evelyn deve immedesimarsi in Jobu per
vincere
Alla fine, la versione principale di
Evelyn di Everything Everywhere All At Once diventa come
Jobu e frattura la sua stessa mente attraverso il
multiverso, essendo così, come il titolo, tutto dappertutto allo
stesso tempo. È allora che Jobu rivela che non voleva uccidere
tutte le versioni di Evelyn, ma scatenare il caos
finché non avesse trovato quella che avrebbe cercato di capire il
suo dolore. Questo piano di vendetta nasce dall’Alpha
Evelyn, che non ha mai pensato a ciò che le sue richieste
spietate hanno fatto all’Alpha Joy. Entrando in
empatia con lei, Jobu sperava che Evelyn potesse
trovare una sorta di antidoto al dolore condiviso delle loro menti
fratturate.
Quando Evelyn non riesce a
fornire una risposta sufficiente, Jobu rivela di
aver creato un bagel cosmico in grado di assorbire
qualsiasi cosa nel multiverso per porre fine alla loro esistenza e
al loro dolore. Per impedire a Jobu di togliersi la vita,
Evelyn deve andare oltre la sua rigida personalità
in modo tale da comunicare alla figlia l’amore che prova per lei.
Mentre la crudeltà di Alpha Evelyn nei confronti
di sua figlia ha creato Jobu, l’empatia e l’amore
di Evelyn fanno crollare Joy, che
decide di rimanere nel momento presente con le versioni della linea
temporale principale di Evelyn e
Waymond.
Avatar: La via dell’acqua è un film
straordinariamente coinvolgente, che unisce un profondo simbolismo
a un world building semplicemente stupefacente. Nel 2009, James Cameron ha fatto la storia del cinema
con
Avatar, una produzione sontuosa che ha rivoluzionato
la tecnologia 3D ed è diventata il film di maggior incasso di tutti
i tempi. Più di dieci anni dopo, con Avatar: La via dell’acqua, fa ritorno al
pianeta Pandora, ma questa il nostro regista si sposta nelle
foreste pluviali del mare: le barriere coralline.
Le scene iniziali di Avatar: La via dell’acqua mostrano come
l’universo di Pandora sia cambiato, tanto per quanto riguarda la
famiglia di Jake e Neytiri,
quanto il ritorno del popolo del cielo. Questa volta non si
limitano a estrarre l’unobtanium: il loro obiettivo è quello di
terraformare l’intero territorio, rivendicandolo come proprio.
L’inaspettata resurrezione della versione Na’vi del colonnello
Quaritch aggiunge presto una dimensione personale
al conflitto riacceso, con Jake e famiglia che
chiedono asilo al popolo dei Metkayina per
mettersi al sicuro. Naturalmente, non ci vuole molto perché le cose
vadano male, e la guerra tra Na’vi e Popolo del Cielo viene trasportata
anche in mare.
1I capelli di Lo’ak lo collegano a John
Connor
I
fan di James Cameron non solo saranno stati
entusiasti di vedere il tanto atteso film del regista, ma anche di
scovare un Easter egg dedicato a Terminator 2 in Avatar 2. È
stato confermato che i capelli di Lo’ak sono
ispirati alla stessa pettinatura sfoggiata da John
Connor (Edward Furlong) in quel film, in
particolare il ciuffo di capelli che pende sopra l’occhio. Il
motivo di questo look comune è che Cameron voleva emulare la natura ribelle di
John in Lo’ak, il più ribelle dei
figli di Jake e Neytiri in
Avatar: La via dell’acqua.
È sulle memorabili musiche di
John Williams che James Mangold e
Harrison Ford saliranno i gradini del Palais des
Festivals il 18 maggio insieme a
Phoebe Waller-Bridge,
Antonio Banderas, John Rhys-Davies,
Toby Jones, Boyd Holbrook,
Ethann Isidore e
Mads Mikkelsenper presentare in
anteprima mondiale al Festival di Cannes 2023 Indiana
Jones e il Quadrante del Destino. Un evento che
segnerà l’attesissimo ritorno del celebre avventuriero nella
Selezione Ufficiale.
“Nel 1995, sono stato onorato di
venire a Cannes con il mio primo film Heavy, come parte di
Director’s Fortnite. Ventotto anni dopo, sono orgoglioso di tornare
con uno spettacolo leggermente più grande. I miei leggendari
collaboratori ed io siamo molto entusiasti di condividere con voi
una nuovissima e ultima avventura di Indiana Jones!”, ha
dichiarato il regista James Mangold.
Direttamente dall’immaginazione di
George Lucas, ben prima del grande epico
Star
Wars, è stato nel 1981 che I predatori
dell’arca perduta, la prima parte della saga, è stato
rivelato al mondo. Diretto da Steven Spielberg, le
avventure di Indiana Jones hanno conquistato il cuore di milioni di
fan che lo hanno seguito per quattro decenni.
Incarnazione di un’America eroica,
Harrison Ford ha interpretato alcuni dei ruoli più
iconici degli ultimi 50 anni, tra cui Han Solo per George
Lucas in Star Wars IV, V e VI, e Rick
Deckard in Blade Runner di Ridley
Scott (1982) e Blade Runner 2049 (2017)
di Denis Villeneuve. Nel 2023, James
Mangold gli chiede di interpretare nuovamente
l’avventuriero con il cappello e la frusta. Il regista e
sceneggiatore americano torna a Cannes, 28 anni dopo la
presentazione del suo primo film Heavy. Ha poi
diretto, tra gli altri, Copland nel 1997, il film
biografico su Johnny Cash, Walk the
Line nel 2005 con Joaquin Phoenix e
Reese Witherspoon, che valse l’Oscar come migliore
attrice, ma anche 3:10 a Yuma nel 2007,
Logan nel 2017 e Ford v Ferrari
nel 2019.
Il Festival di Cannes ringrazia The Walt Disney Company e
LucasFilm per la loro fiducia e non vede l’ora di ospitare la
proiezione di Indiana
Jones e il Quadrante del Destino, che promette
un’altra grande avventura cinematografica in giro per il mondo.
Super Mario Bros. – Il
film ruota, come anticipato dal trailer,
attorno ai tentativi di Mario di sconfiggere il malvagio Bowser, il
tutto evidenziando la natura brillante e amabile dei videogiochi.
Lungo la strada, il film incorpora infatti elementi di Super
Mario Bros., Mario Kart e molti degli altri amati
giochi con protagonista l’idraulico. Dopo però che l’ultimo film a
lui dedicato, in versione live-action, si è rivelato un completo
disastro, alcuni potrebbero diffidare di questo nuovo progetto. Ciò
è particolarmente vero alla luce della controversia che ha circonda
la voce originale di Mario, ovvero quella dell’attore Chris
Pratt.
Proprio Pratt, però, ha affermato
che nessuno troverà i propri ricordi d’infanzia rovinati dal film,
il quale sembra essere stato specificamente progettato per evitare
di rovinare l’idea che si ha dell’iconico idraulico della
Nintendo. “Le persone sono appassionate di Mio
e probabilmente in passato hanno visto alcuni dei loro personaggi
preferiti rovinati una volta approdati al cinema. L’ho vissuto già
Lego Movie. Continuavo a chiedermi ‘Come hanno intenzione di fare
un film sui Lego?’, ma poi Chris Miller e Phil Lord hanno
realizzato ed è stato un incredibile”.
“Penso che anche il film su
Mario sia fantastico e penso che l’infanzia di tutti i suoi fan
rimarrà fermamente intatta”, ha poi aggiunto Pratt. Finora,
sembra che le dichiarazioni di Pratt siano sincere. Le prime
reazioni a Super Mario Bros. – Il film
evidenziano infatti un’esperienza divertente e straordinaria, ricca
di forti effetti visivi e un gradito fan service. Anche dopo tutte
le polemiche sul casting di Pratt, questo adattamento sembra dunque
avere il potenziale per diventare un completo successo. In Italia
il film sarà disponibile dal 6 aprile.
Tra i videogiochi più
famosi e di maggiore successo in tutto il mondo, la storia di come
è nato Tetris è un case-studi per gli esperti di
storia del videogioco. Proprio questa storia è il centro del
racconto del film disponibile su Apple TV+
dal 31 marzo con protagonista
Taron Egerton nei panni di Henk Rogers, il
programmatore che vinse la guerra dei diritti di sfruttamento del
gioco, in un momento storico in cui sembrava impossibile riuscire a
comunicare in alcun modo con l’URSS, soprattutto quando si aveva un
passaporto americano.
La storia di Henk, che è
il punto di vista di tutto il film, è raccontata come una grande
avventura che si tinge di legal drama e di spy
story in un contesto che serve più le dinamiche di
spettacolarizzazione che quelle legate al racconto vero e proprio
della
storia vera dietro al film. E per fortuna, diremmo noi, dal
momento che il film si prefigge principalmente di intrattenere,
esagerando, esaltando, inventando e mettendo in scena momenti e
versioni di personaggi che servono alla finzione.
Tetris, la
trama
A metà degli anni ’80,
Henk Rogers si reca in Unione Sovietica per cercare di accaparrarsi
i diritti di Tetris, un gioco che è stato programmato da
Aleksej Leonidovič Pažitnov, cittadino dell’unione
e pertanto non in diritto a poter sfruttare per un tornaconto
personale la sua proprietà intellettuale, visto che ogni prodotto
del lavoro del singolo è dato allo Stato. Rogers però non è il solo
che ha capito le potenzialità del gioco e con lui ci sono diversi
altri attori che scendono in campo, ingolositi dallo stesso
obbiettivo. Andromeda Software è il primo a ottenere i diritti del
gioco, rivenduti poi alla Mirrorsoft. A questi altri due
contendenti si unisce, ovviamente, il gigante sovietico, ombra di
quello che era stato e impero in declino, ancora fortemente
ancorato a una burocrazia fatiscente e capillare.
La storia di un’amicizia
Tutti questi elementi
hanno permesso a Jon S. Baird, regista, e a Noah
Pink, sceneggiatore, di trasformare l’impresa di Henk in un ibrido
che coniuga un aspetto biografico e umano, che probabilmente è
quello meglio riuscito del film, con toni da spy-story e
da legal drama. La storia della collaborazione e
dell’amicizia che nasce tra Henk e Aleksej è certamente il cuore
del film, ed è la traccia che maggiormente àncora lo spettatore
alla vicenda. Il regista sfrutta bene le potenzialità emotive di
questo incontro, che anche nella vita vera ha dato il via a una
lunga amicizia, coronata nella fondazione della The Tetris Company, e ne fa un
aspetto importante di tutta la vicenda, che spinge lo spettatore a
schierarsi immediatamente dalla parte di questi due personaggi che
sembrano condividere non solo l’amore per la programmazione e i
videogiochi, ma anche un rispetto reciproco che, nel film, viene
mostrato con gradualità.
Anche l’aspetto legato al
legal drama risulta interessante, con una scena centrale
del film che costruisce molto bene la tensione e il tentativo dei
funzionari burocrati sovietici di ottenere il migliore accordo
possibile a fronte di un sistema amministrativo e di governo che si
stava già sgretolando da tempo e che di lì a poco sarebbe
crollato.
Tra spy story e legal
drama
Meno riuscita è la
componente da spy story con la quale si conclude il film:
inseguimenti in automobile, KGB mobilitato, osservazione continua,
atmosfera mutuata direttamente da Orwell contribuiscono a mettere
in scena un’atmosfera macchiettistica che sembrava francamente
superata e che invece semplifica un momento storico estremamente
complesso e delicato per tutta la storia dell’Occidente.
Decisamente furba l’idea
di far entrare nel film il linguaggio del gioco, con i tetraggini
che entrano nella narrazione come scenografia, gli oggetti che
diventano fatti di pixel e i vari attori della “caccia ai diritti
di Tetris” che vengono presentato come Player 1, Player
2 e così via, nella parte introduttiva della storia. Il
tutto accompagnato dalla colonna sonora del gioco stesso che,
modificata e ri-arrangiata, fa da accompagnamento musicale a tutto
il film, cambiando i suoi toni per adeguarsi al ritmo del racconto.
Forse proprio questa è la chiave per essere indulgenti con Tetris:
la storia è raccontata, contaminata, forse anche viziata da
un’esigenza fortissima di spettacolarizzazione che, se da un lato
cede troppo allo stereotipo e al forzare i confini della realtà,
dall’altra diventa un vero e proprio gioco a livelli, con diversi
ostacoli, settori da affrontare, nemici da sconfiggere e
inseguimenti in cui farla franca.
In una maniera molto
lineare e semplicistica, Tetris offre un buon
livello di intrattenimento con un linguaggio a cui lo spettatore
cresciuto nel mito del gioco dei tetramini sente di
appartenere.
Nel thriller del
2015 Sicario si seguiva l’agente
dell’FBI Kate Macer (Emily Blunt),
prendere parte ad un’oscura task force governativa coinvolta nella
guerra in corso contro la droga e il cartello messicano. Nel film
recitava anche l’attore Josh Brolin nei
panni dell’ufficiale della CIA Matt Graver, ma vi era anche il
sicario del titolo, Alejandro Gillick, interpretato da Benicio del
Toro. Al momento della sua uscita, il film ha ricevuto
elogi per la sceneggiatura e la fotografia, e un sequel intitolato
Sicario: Day of the
Soldado è stato distribuito tre anni dopo, con
Brolin e del Toro che hanno ripreso i loro ruoli. In seguito al
buon successo di questo secondo capitolo, era stato annunciato
anche un Sicario 3.
Mentre secondo quanto riferito un
Sicario 3 è effettivamente in fase di sviluppo, con il
titolo Sicario: Capos, proprio Brolin ha
condiviso che il film si sta rivelando una sfida difficile da
realizzare. Durante un’intervista, l’attore ha messo in dubbio la
lunga attesa del sequel, notando che la gente ne parla ancora, ma
ha ammesso senza mezzi termini che il film potrebbe non
concretizzarsi mai. “‘Sicario 3’, abbiamo cercato di farlo bene
e farlo andare avanti, ma perché non è successo? Quanto tempo puoi
aspettare? È un film difficile da realizzare anche se i primi due
hanno fatto soldi e le persone continuano a chiederlo
continuamente”.
Dato il successo di entrambi i film
e l’interesse di Brolin nel continuare la serie, sembra tuttavia
ancora possibile la realizzazione di un terzo capitolo. L’anno
scorso, l’attore aveva fornito un aggiornamento ottimista su
Sicario 3, rivelando che era stata scritta una
sceneggiatura, ma ha aggiunto che c’era incertezza su quando
sarebbe iniziata la produzione. Per quanto a loro modo conclusivi,
gli eventi di Soldado hanno lasciato aperte alcune
possibilità per un sequel, che potrebbe dunque andare a concludere
il racconto sulla moderna frontiera statunitense portato avanti dai
due precedenti capitoli. Non resta dunque che attendere ulteriori
aggiornamenti in merito.
Mentre continua l’attesa per
scoprire chi interpreterà Clark Kent alias
Superman nell’atteso Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn,
alcuni rumor suggeriscono qualcosa in più sui villain con cui il
celebre supereroe potrebbe scontrarsi nel film. Secondo l’insider
del settore KC Walsh, uno dei cattivi contro cui
il nuovo Superman di James Gunn potrebbe scontrarsi nel DCU sarà TheAuthority. Per chi non lo sapesse, The Authority è
una versione più intensa della Suicide Squad, ovvero una
squadra potente con metodi estremi e che qualcuno come Superman
probabilmente troverebbe discutibili.
La DC Comics ha recentemente
pubblicato una serie a fumetti intitolata proprio Superman and
The Authority, che segue il kryptoniano mettere insieme una
nuova squadra disposta a fare quei lavori che la Justice League non
farebbe. La scelta della The Authory come possibile minaccia in
Superman: Legacy non è affatto impensabile, considerando
che proprio per tale gruppo è stato annunciato anche un film
apposito. James Gunn ha infatti parlato a lungo di
“The Authority”, un progetto di
cui ha detto di essere “davvero entusiasta”.
“Non è solo una storia di eroi e
cattivi, e non tutti i film e gli show televisivi riguarderanno i
buoni contro i cattivi”, ha detto Gunn. “Ci sono persone
molto discutibili, come l’Autorità, che fondamentalmente credono
che non si possa sistemare il mondo in modo semplice, e prendono in
mano la situazione”. Naturalmente si tratta attualmente di
rumor non confermati, per cui non resta che attendere delucidazioni
a riguardo, che permetteranno di sapere se davvero il giovane
Superman si scontrerà con tale gruppo e che in che modo. Al
momento, come noto, Superman: Legacy è
atteso in sala l’11 luglio del
2025.
Dal 31 marzo è disponibile su
Apple
TV+Tetris, il film basato sulla vera
storia della guerra che si è combattuta per accaparrarsi i diritti
dell’iconico videogioco (guarda
il trailer). Chiaramente, come spesso accade, la storia vera
non è proprio come la si racconta al cinema, che, per definizione,
ha bisogno di inventare e ricamare sui fatti per diventare molto
più accattivante per gli spettatori. E così, anche il
Tetris con protagonista
Taron Egerton ha avuto i suoi “aggiustamenti” rispetto
a come sono andati davvero i fatti.
In Tetris, Henk
Rogers (Taron
Egerton), un designer di videogiochi che scopre
Tetris, si accorge che i diritti di licenza del gioco in Giappone
non appartengono a nessuno e tenta di vendere il gioco a Nintendo.
Il piano generale di Henk è che Nintendo possa impacchettare il
gioco con la rivoluzionaria console portatile Game Boy. Per farlo,
però, deve prima ottenere lui stesso i diritti del gioco, il che si
rivela un compito quasi impossibile.
Con un linguaggio da spy-story, il
film racconta proprio l’impresa di Henk che al tramonto dell’Unione
Sovietica si confronta con la dittatura, con il KGB e con la
costante minaccia di morte che pende sulla sua testa. Ecco la
storia vera su cui è basato il film diretto da Jon S. Baird.
1Perché il film Tetris non può essere
completamente accurato
Anche se la storia di Henk è vera, è solo la
sua versione della storia, e il film di Tetris si basa solo su quel
resoconto. Dato che c’erano così tante persone coinvolte nel
tentativo di ottenere i diritti del gioco, le loro versioni
sarebbero state completamente diverse. Tutti vogliono apparire al
meglio in una storia vera, e ogni persona coinvolta è probabilmente
una versione completamente diversa della verità, e ciò rende molto
complicato, per una storia come quella di Tetris, essere
accurata.
Poiché Tetris è un film di
Hollywood con una funzione primaria di intrattenimento, quasi ogni
aspetto della storia vera deve essere “aggiustato”, come Robert e
Kevin Maxwell, che sembrano quasi cattivi da cartoni animati. È
interessante notare, tuttavia, che il vero Kevin Maxwell ha
affermato che la rappresentazione di suo padre è stata
effettivamente edulcorata. Parlando con il regista Jon S.
Baird, Maxwell ha osservato: “L’unica cosa che direi è
che non sei stato abbastanza duro con mio padre. Mio padre era
molto peggio di come lo hai presentato tu”. (tramite Polygon).
Stando ad un nuovo report, non
confermato, sembra che i fan del Marvel Cinematic Universe
debbano aspettarsi di vedere meno programmi televisivi e film
ambientati nell’universo cinematografico Marvel, a causa dei
cambiamenti che i Marvel Studios stanno
presumibilmente apportando ai propri obiettivi dopo i recenti
insuccessi. Secondo Jeff Snieder di Above the
Line, “l’output target della Marvel è stato ridotto… mi è
stato detto che l’output target è stato ridotto da quattro serie TV
e quattro film all’anno a due serie e tre film all’anno.
Ovviamente sono stime malleabili”.
Sebbene questi rapporti non siano
appunto stati ancora confermati ufficialmente, già precedenti
notizie suggerivano che lo studio si starebbe concentrando sulla
qualità piuttosto che sulla quantità, una direzione che
apparentemente deriva dal “feedback negativo” riguardante la
Fase 4
dell’MCU. Le nuove affermazioni di Snieder sono dunque ulteriori
segnalazioni che suggeriscono come sarebbe già in atto un leggero
rimpasto presso i Marvel Studios, nella speranza di addrizzare il
tiro in vista non solo dei prossimi titoli della Fase 5 ma
soprattutto per il gran finale della Fase 6.
Recentemente è stato suggerito che
la seconda stagione della serie antologica animata Disney+What
If…? è stata ritardato fino al primo trimestre del
2024, potenzialmente insieme alla stagione 2 di
Loki e Agatha: Coven of
Chaos, che non hanno più date di uscita fisse. Al
momento, l’unica serie Disney+ ambientata nell’MCU prevista
per il 2023 è l’imminente Secret
Invasion. Non sono invece ancora stati apportati
cambiamenti importanti per quanto riguarda le uscite dei
lungometraggi: Dopo Ant-Man and the Wasp:
Quantumania, l’MCU ha due uscite principali per il 2023,
tra cui Guardiani della Galassia
Vol. 3 e The Marvels.
Non resta che attendere e vedere cos’altro cambierà in casa
Marvel.
L’atteso Deadpool 3 ha aggiunto un nuovo
sceneggiatore al proprio team di scrittura, ovvero Zeb
Wells. Stando a quanto riportato da alcune fonti, Wells è
stato infatti scelto per scrivere la sceneggiatura di Deadpool
3 dei Marvel Studios insieme a
Paul Wernick e Rhett Reese, i
quali sono già stati autori di Deadpool (2016) e
Deadpool 2 (2018) per la 20th Century
Fox. Inizialmente, il duo composto da Wendy
Molyneux e Lizzie Molyneux-Logelin aveva
scritto una bozza per il trequel di Deadpool, pronto a
fare il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe,
ma la cosa è poi stata scartata in favore del ritorno di Wernick e
Reese.
Wells, invece, è uno scrittore di
fumetti della Marvel, noto per il suo lavoro su titoli come
Amazing Spider-Man e New Mutants, ma anche molti
altri. Wells non è però estraneo alle opere dell’MCU, avendo
scritto l’episodio 7 della serie originale Disney+She-Hulk: Attorney at
Law. Wells ha inoltre anche co-sceneggiato il prossimo film
dei Marvel Studios, The
Marvels, che uscirà nelle sale a novembre come sequel
di Captain Marvel del 2019. Si tratta di un’aggiunta
importante, che potrebbe apportare qualche interessante novità al
format dei film di Deadpool. Non è noto però come mai tale
aggiunta si sia resa necessaria.
Quello che sappiamo, ad ora, è che
oltre a Ryan Reynolds
nel cast è stato anche confermatoHugh Jackman, che torna
a rivestire i panni di Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita
di scena nel 2017 in Logan, di
James Mangold. Per quanto riguarda il film, che
sarà diretto da Shawn Levy, Paul
Wernick e Rhett Reese hanno affermato:
“È una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua.
Deadpool è un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un
mondo molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero
divertente.”Deadpool
3, attualmente, uscirà in sala il 6 settembre
2024.
Dungeons & Dragons:
L’onore dei ladri (qui la recensione) ha ottenuto
un primo fine settimana al box office di gran lunga superiore alle
aspettative iniziali. Questo nuovo film basato sul gioco
D&D, come noto, aggiunge l’elemento umorismo che
mancava agli adattamenti precedenti e che ha indiscutibilmente
portato al suo successo straordinario, anche alla luce di una dura
concorrenza, tra cui John Wick 4, il film
sta attirando grandi folle e dollari al botteghino. Dungeons &
Dragons: L’onore dei ladri ha infatti guadagnato 38,5 milioni
di dollari nel suo weekend di apertura sul suolo statunitense,
arrivando a 71,5 milioni di dollari al box office mondiale.
Con questo totale, il film ha dunque
battuto John Wick 4, che conclude il fine settimana con un
guadagno interno di 28,2 milioni di dollari. In pochi giorni, il
film ha persino superato il precedente film di Dungeons &
Dragons, che aveva incassato solo 33,9 milioni di dollari in
totale.Il successo ottenuto con questo primo weekend sembra ora
destinato a proseguire, visto che, con le vacanze pasquali in
arrivo, il film ha ancora la possibilità di attirare un pubblico
ancora più vasto, godendo eventualmente di un buon passaparola,
così da poter recuperare il suo budget sostanziale di circa 150
milioni di dollari.
Un impresa che a questo punto sembra
però decisamente possibile, considerando che anche in Italia, nel
weekend appena trascorso, Dungeons & Dragons: L’onore dei
ladri ha ugualmente ottenuto un buon risultato, guadagnando
1,1 milioni di euro. A rappresentare un possibile avversario da
battere, per il film fantasy, sarà però Super Mario
Bros. – Ilfilm, in arrivo dal 6
aprile. Ma continuando a questo ritmo, Dungeons &
Dragons: L’onore dei ladri potrebbe facilmente arrivare a quel
tanto che basta per lasciare aperta la porta ad eventuali sequel.
Presente nella
Top 10 di Netflix da molti giorni,
12 Mighty Orphans racconta una avvincente storia
vera, che comincia nel 1927, quando il coach Harvey Nual “Rusty”
Russell arriva alla Casa Massonica del Texas. Aveva rinunciato ad
una posizione più prestigiosa alla scuola superiore Temple per fare
qui, invece, l’insegnante di materie scientifiche e l’allenatore di
football.
Siamo nel comune di Fort
Worth nello Stato del Texas negli USA durante l’inizio della Grande
Depressione, e la Casa Massonica è uno dei diversi istituti
governativi per vedove e orfani che venne aperto nel 1889 e che in
quegli anni ospitava intorno a 160 ragazzi. Rusty Russell all’epoca
aveva trentadue anni, era sposato con Juanita che di anni ne aveva
ventitré e insieme avevano due bimbe. Si stabiliscono in una
casupola all’interno del territorio della Scuola e lì resteranno
fino al 1941.
Gli eventi che hanno
intrecciato la vita e le scelte personali del signor Russell e
della sua famiglia, sono ancora oggi ricordate nella storia del
football americano, tanto che Russell è parte della Hall of Fame
degli sport del Texas e nel 2007 lo scrittore Jim Dent ha
pubblicato un libro che ne racconta i dettagli, insieme alle
difficoltà e le prove che lui e il team dei suoi 12
Mighty Orphans (12 fantastici orfani)
hanno affrontato e superato in maniera incredibile. Una vicenda
talmente degna di nota e stupore, che nel 2021 la Sony Pictures
Classics ne ha distribuito il film dedicato, diretto da Ty Roberts.
Alcuni elementi della sceneggiatura differiscono da come i fatti
sono in realtà andati, ma si tratta di dettagli relativamente
marginali.
12 Mighty Orphans, la storia
vera
Rusty Russell non è un
orfano come gli allievi che conosce appena giunto alla Casa
Massonica. Cresce con la sua famiglia in una fattoria e si
appassiona presto allo sport e durante l’università diventa anche
capitano delle squadre sia di football che di basket. L’idea che
matura nel corso del tempo, e che è valsa anche per la sua vita, è
che il football possa essere una risorsa per i giovani, un
lasciapassare per un futuro migliore del loro triste presente. Gli
orfani in quel periodo sono considerati cittadini di serie B, e il
modo in cui vengono trattati all’interno dello stesso istituto nel
quale dovrebbero ricevere un’educazione, non fa che confermarlo
giorno dopo giorno.
Quello che il coach Rusty
Russell riesce a mettere in piedi, a protrarre nel tempo e a far
inscrivere nella storia è una squadra di football composta da 12
giocatori tra gli orfani della Casa Massonica, i cui ragazzi non
hanno né le scarpe né la palla, ma che arrivano ad essere ammessi
nella Serie A del Campionato Liceale Statale del Texas.
Il coach inizia
letteralmente un programma di recupero per quei giovani per lo più
tutti analfabeti, che subiscono percosse, umiliazioni e insulti e
la cui unica attività è del lavoro minorile in una fabbrica. In un
periodo storico indebolito e fiaccato dalla povertà causata dalla
crisi economica più grave mai vista, Russell forma degli
adolescenti insegnandogli un gioco di squadra e, nel frattempo, li
riporta in vita.
Gracili e decisamente
molto meno prestanti rispetto alle squadre avversarie con cui si
confrontano – anche perché hanno ben altri mezzi e supporti, gli
altri –, spingono Russell a ideare una strategia che è tutt’oggi
applicata nelle formazioni d’attacco durante le partite: la “spread
offence”. La tecnica sfruttava, infatti, la velocità e l’agilità
dei suoi giocatori, piuttosto che la forza.
Rusty Russell è riuscito
ad essere per gli orfani ciò che nel vero significato del termine è
un educatore: chi riesce a tirar fuori da qualcuno la luce che già
si porta dentro. Sia nel libro che nel film vengono evidenziati
vari momenti di grandi difficoltà, anche burocratiche, che sono
state affrontate dal coach in primis e dai ragazzi di
conseguenza.
Ciò che questa storia ha
significato per il Texas, per tutti quelli che hanno fatto proprio
l’esempio di quest’uomo e per chi ne ha seguito i passi, è che a
cambiare davvero le cose sono i sogni che non realizzano solamente
l’ego di uno, ma la vita di molti. In quegli anni i 12
fantastici orfani sono stati il simbolo della possibilità di
una rinascita, al punto da aver attirato anche l’attenzione del
Presidente dell’epoca Franklin Roosevelt. Perché, per poter dare
speranza, una resurrezione deve partire dalla morte. Ma non è
possibile che accada da soli: c’è sempre bisogno di qualcuno che ci
creda per primo e lo trasmetta a tutti.
In arrivo nelle sale italiane il
27 aprile, Beau
ha pauraè il nuovo attesissimo
film di Ari Aster, regista di Hereditary e Midsommar, che già dal
trailer ha generato forte curiosità e interesse verso quella che
sembra essere una storia piuttosto folle. Le prime reazioni in
arrivo dagli Stati Uniti confermano tale sensazione definendolo
“il progetto più sfrenato del regista“. Stando alla
sinossi ad oggi rilasciata, il film segue il personaggio titolare,
interpretato da Joaquin
Phoenix, un uomo ansioso che, dopo la morte di sua
madre, decide di tornare a casa, incontrando una serie di incidenti
surreali e soprannaturali lungo la strada.
“Beau ha paura di Ari Aster è
un audace mix di umorismo e horror. In parte splendido carburante
da incubo esistenziale, in parte odissea comica nera come la pece,
è un incredibile pilastro del suo genio artistico.”, scrive su
Twitter Courtney Howard di Variety,
mentre Meagan Navarro di Bloody
Disgusting lo definisce come una “odissea folle,
fantasiosa e oscuramente comica attraverso il senso di colpa e la
repressione”. “Ho appena visto Beau ha paura. Sono così felice che
esistano cineasti come Ari Aster. Tre delle ore più estenuanti,
spiacevoli, orribili della mia vita. Ho bisogno di circa 2-3 mesi
lavorativi per capire se mi è piaciuto tutto o l’ho odiato”,
scrive invece Jess Joho del Los Angeles
Times.
Quest’ultimo parere, in
particolare, mette in risalto la durata del film, 3
ore, e lascia immaginare che Beau ha paura si
affermerà come un titolo particolarmente divisivo, che
difficilmente lascerà indifferenti i suoi spettatori. Non resta
dunque che attendere la sua uscita anche nelle sale italiane per
scoprire di più, dopo aver potuto avere un assaggio del tutto
grazie al trailer ufficiale. Oltre a
Phoenix, ricordiamo che il film è interpretato anche da
Patti LuPone, Nathan Lane,
Amy Ryan, Parker Posey,
Richard Kind e Stephen McKinley
Henderson.
Può cambiare in una sola settimana
la semplice e innocua vita di una donna delle pulizie? Si ed è
quello che succede a Zenzi Mwale in Unseen, la
miniserie sudafricana distribuita da Netflix e
ambientata a Città del Capo. Questa serie thriller è creata e
diretta da Travis Taute e Daryne Joshua e la protagonista è
interpretata dall’attrice Gail
Mabalane. Unseen è diviso in sei parti ed è basato
sulla serie turca del 2021 Fatma. In entrambe le
versioni la protagonista è una collaboratrice
domestica che cerca disperatamente di sopravvivere alla
morte del figlio lavorando sodo e resistendo fino al momento in cui
suo marito verrà rilasciato dalla prigione.
La trama di Unseen
La trama di Unseen
inizia con un interrogatorio che mostra Zenzi
(Gail Mabalane) che è finita in un mare di guai, per poi tornare
indietro e mostrarci la sua vita, i suoi problemi e quel momento
chiave che l’ha spinta al limite e l’ha portata a diventare
un’assassina. Zenzi è una donna piena di dolore, senso di colpa,
solitudine, disperazione con una forza interiore che subisce
continue molestie sessuali da Enrico (Abduragman
Adams) il viscido padrone della sua casa in periferia e
che vuole buttarla in strada se non accetterà le sue richieste. Il
primo episodio continua mostrando Zenzi, che lavora come domestica
in una villa di una famiglia che vive in uno dei quartieri più
ricchi della capitale. Ma questa non è una giornata normale, ma
quella in cui suo marito Max (Vuyo Dabula)
finalmente uscirà dal carcere, ma quando la donna va a prenderlo il
compagno è sparito e nessuno l’ha visto o sa dove si è
nascosto.
La scomparsa del marito lascia Zenzi
ancora più vulnerabile e indifesa e, non ricevendo aiuto dalla
polizia, decide di svolgere da sola le proprie indagini, che alla
fine la porteranno a sparare e uccidere un uomo, un atto che le
cambierà per sempre la sua esistenza e metterà alla prova i suoi
limiti. Il suo primo omicidio è un modo per
proteggersi e difendersi, ma le cose cambieranno rapidamente. Dal
secondo episodio la miniserie diventa il racconto di un assassino
invisibile che approfitta del suo talento di “passare inosservata e
ignorata” da tutti per fare ciò che pensa di dover fare. Zenzi si
farà trascinare in situazioni sempre più oscure e verrà pure
assoldata da un’organizzazione criminale, che ha
fatto parte del passato dell’amato marito scomparso. Il quarto
episodio è quello che più utilizza l’uso dei flashback e finalmente
viene svelato perché è morto il piccolo Esulu, il
figlio di Zenzi e Max.
La protagonista di
Unseen è circondata da molte buone interpretazioni
di un cast di supporto, ma quella che più risalta è quella di
Lufuno (Mothusi Magano) un giornalista e scrittore
di gialli che Zenzi conosce grazie al suo lavoro da domestica. Il
romanziere con la sua presenza, sarà uno dei pochi che aiuterà la
donna anche quando scoprirà che è lei il killer che il Detective
Lyners (Ilse Klink) sta cercando. Zenzi si renderà
conto che uccidere è l’unica cosa che può fare per sopravvivere e
scoprire la verità, e questo renderà il suo arco narrativo
complesso e interessante. La miniserie si conclude con un sesto
episodio in cui Zenzi si riavvicinerà alla sorella Naledi
(Dineo Langa) e vendicherà Esulo e il marito Max
con un finale che lascerà lo spettatore con il fiato sospeso in cui
non verrà svelato se la protagonista è morta o è sopravvissuta.
La storia di una donna
invisibile
La vita di Zenzi è stata sempre
segnata dagli uomini che la circondano, e che non l’hanno mai
trattata bene, l’unico che l’ha sempre amata e rispettata è suo
marito Max. La donna si dedica alla pulizia delle ville, come
lavoro e ovviamente per guadagnare i soldi per arrivare alla fine
del mese, dove non viene mai presa in considerazione la sua
presenza. Anche quando nella serie gli viene commissionato un
omicidio dal suo datore di lavoro alla macelleria, che in realtà fa
parte dell’attività criminale “L’Unione” dedita al riciclaggio dei
soldi sporchi la cui base risiede in un locale notturno, gli dice
che lei è la donna invisibile ed è giusta per passare
inosservata.
Da domestica a
killer
Unseen vuole essere
un miniserie thriller su un’omicida diversa da tutte quelle che il
piccolo schermo in queste ultime stagioni ci ha abituato. Zenzi la
protagonista non smette mai di mostrarsi come la
vittima della situazione, ogni volta che uccide qualcuno
piange, soffre di un attacco di panico e grazie alla bravura della
sua interprete Gail Mabalane lo spettatore per lei prova
compassione e comprensione. Speriamo che Netflix sia in grado di
capire il potenziale di questa storia universale che tratta
argomenti, sempre attuali, come manipolazioni, povertà, abusi,
violenza e sessismo nei confronti delle donne. Questa serie è
decisamente un racconto realistico, come mostra questo primo remake
dell’originale turco Fatma, una miniserie che può essere proposta e
rifatta in qualsiasi nazione, anche da noi in Italia.
The Night Agent è
l’ultimo thriller politico a entrare nel catalogo
Netflix.
La serie tv è basata sull’omonimo thriller politico del 2012 di
Matthew Quirk, che racconta proprio la storia di
questo agente speciale – chiamato Night Agent – invischiato in un
complotto politico più grande di lui. Nella serie tv Gabriel
Basso è l’agente dell’FBI, Peter
Sutherland. Peter sventa un attentato su
una metropolitana salvando tutti i passeggeri a bordo. Poco dopo
però viene accusato di essere stato lui stesso l’artefice di questo
attentato e per tenerlo sotto controllo viene messo a lavorare nei
sotterranei della Casa Bianca. Tra una serie di
scartoffie ha il compito di rispondere alle chiamate degli agenti
speciali che possono contattare la Casa Bianca attraverso un
telefono amico e con un nome in codice.
Capitano raramente interruzioni
durante le lunghe notti passate a fare il Night
Agent, fino a quando dall’altro capo del telefono non
compare Rose Larkin (interpretata da
Luciene Buchan). Rose è la nipote di una coppia di
agenti sotto copertura che si trova nei guai. The Night Agent pone
le basi già dal primo episodio per un intrigo politico in piena
regola. Gli agenti sotto copertura vengono uccisi e il capo dello
staff del Presidente, Diane Farr (interpretato da
Hong Chau), incarica Peter di
tenere Rose al sicuro.
The Night Agent, la recensione
The Night Agent si
sviluppa tra inseguimenti in auto, colpi di pistola, spionaggi e
controspionaggi. Il principale sospettato di questo attentato è un
uomo incappucciato con un anello reale e un tatuaggio sul costato.
Ma la serie tv in dieci episodi è pronta a
ribaltare anche queste poche certezze presenti nei primi episodi.
Mentre Peter e Rose, come dei
giovani Bonnie e Clyde, cercano
di mantenere viva la pella quello che sta accadendo sotto ai loro
occhi è un intrigo politico di dimensioni enormi. Presto infatti
arriveranno alla conclusione che all’interno
dell’FBI c’è una spia: non si possono più fidare
di nessuno. Ogni volta che tentano di cambiare nascondiglio vengono
subito sorpresi, il loro inseguitore sta dieci passi avanti. Questo
porta Peter e Rose a
intraprendere il loro viaggio da soli. Nella solitudine troveranno
un compagno l’uno dell’altra, promettendo di proteggersi a vicenda
a qualunque costo.
Nonostante alcuni attacchi e
combattimenti si mettano sempre troppo bene per i due protagonisti,
gli attori riescono a trasmettere davanti la macchina da presa
quella caratterizzazione del loro personaggio.
Rose è sagace, intraprendente e coraggiosa e
riesce a compensare il carattere di Peter che è
logorato dal suo passato. Ma Rose e
Peter non sono gli unici personaggi di cui
The Night Agent si occupa. Popolato da caratteri
variegati, il prodotto Netflix
riesce a portare in scena egregiamente diverse linee narrative e
temporali. Il modo in cui viene ad aggrovigliarsi questa trama
rende la storia di spionaggio ancora più accattivante. Lo
showrunner è Shawn Ryan che ha creato una delle
serie poliziesche più intelligenti e sottovalutate degli ultimi
decenni: The Shield. E in questa serie tenta di
ripercorrere i suoi vecchi passi portandoci tra un interrogatorio e
l’altro.
Non è la prima volta che Netflix si
lancia con una spy story sul mercato delle serie
tv. Le più recenti come
Treason o
The Recruit. Questa volta però The Night
Agent scava ancora a più fondo, non solo nelle indagini
poliziesche, ma anche intimamente. È facile, infatti, patteggiare
fin dall’inizio per la Peter e
Rose e andando avanti con gli episodi lo
spettatore troverà una bella sorpresa ad attenderlo. Il compito
della serie tv è quello odi sorprendere e, se all’inizio
l’approccio e un po’ timido, dalla metà di questa prima stagione il
prodotto Netflix
si dimostra all’altezza dei colpi di scena, senza
snaturare la trama di partenza che rimane il filo conduttore di
tutta la storia.
Di chi ci possiamo fidare?
La risposta per
Peter e Rose è semplice: di
nessuno se non di loro stessi. La stessa domanda se la pone
Maddie, la figlia del Vicepresidente, che iniziamo
a conoscere lungo l’arco della serie. Maddie vorrebbe vivere la sua
vita come una donna normale ma passa le giornate con la sua scorta
gestita da Chelsea Arrington (la coinvolgente
Fola Evans-Akingbola) e da un nuovo arrivato,
l’agente Erik Monks (D.B.
Woodside). Nulla è lasciato a caso,
Maddie ha un ruolo importantissimo all’interno di
The Night Agent e sarà in grado di rendere giustizia al suo
personaggio. Sul finale della stagione la serie finisce per
intrecciare gli archi di Arrington e
Sutherland tra sparatorie e inseguimenti.
Così la storia che per una prima
parte della stagione ha visto Rose e
Peter come principali protagonisti, arriva a una
scissione. Bisogna sempre mantenere Rose in vita,
una priorità dato che la donna sa moltissime informazioni e
soprattutto sa dove reperirle grazie alla sua carriera come tecnico
informatico. Ma bisogna anche mantenere Maddie in
vita – principale bersaglio dei nemici politici del padre (e del
padre stesso). Anche Maddie e
Chalsea impareranno a fidarsi di Peter e Rose e
questa comunione di intenti riuscirà a garantire loro la riuscita
del piano e smascherare la vera talpa della Casa Bianca e
dell’FBI.
Diane per tutto questo tempo ha
tramato per infangare il nome di Peter e per
mettere a tacere Rose. Messa alle strette su tutti
i fronti porta i due fuggitivi a Camp David, dove si svolgerà il
secondo attentato ai danni del presidente. Sono momenti davvero
lunghi e dilatati quelli degli ultimi episodi di The Night
Agent, assistiamo quasi parallelamente al collasso della
strategia di Diana e allo stesso tempo anche di quella del
Vicepresidente che ha orchestrato l’attentato per poter subentrare
al Presidente dopo la sua morte. Dopo aver individuato la
bomba nel rifugio e fatto evacuare l’edificio,
Maddie affronta il padre consegnandolo di fatto
nelle mani della giustizia.
Un nuovo inizio
Dopo essere riusciti a sventare non
uno, ma due attacchi alla Presidente, Peter con il
sostegno di Rose chiede di conoscere la verità su suo padre. In
The Night Agent non ci si può fidare di nessuno.
La Presidente gli concede le informazioni sul dossier del padre,
che era stato accusato di tradimento. Per Peter e
Rose si prospetta un nuovo inizio, magari come se
lo erano immaginato: in California, insieme. Ma ancora una volta la
vita di Peter sta per cambiare. Grazie al suo grandissimo intuito e
per aver salvato la vita del politico più importante degli Stati
Uniti, ottiene la possibilità di diventare un Night
Agent. La peculiarità di questo tipo di mandato è che
dovrà lavorare in incognito, quindi le strade per lui e Rose si
dividono.
Anche Chelsea
ottiene una promozione: farà parte della scorta del Presidente
Travers. Maddie, invece, ormai libera da ogni
legame accetta di testimoniare contro il padre, ma ha rifiutato
l’offerta del Presidente Travers di estendere la
sua protezione ai Servizi Segreti perché vuole imparare a
proteggersi da sola prima di partire per il mondo e godersi la
libertà. Nonostante queste storyline si siano concluse, quella
principale di Peter appare ancora libera di viaggiare per altre
stagioni. Il finale del suo personaggio non ci mostra il luogo di
destinazione della sua nuova carriera da The Night
Agent e questo potrebbe portare alla stesura di una
seconda stagione su questa nuova
avventura.
Nei scorsi mesi ci sono state mol
te voci insistenti secondo cui Chris Evans sarebbe potuto tornare ad
interpretare il ruolo di Steve Rogers nel Marvel Cinematic Universe.
Addirittura un rapporto affermava che l’attore aveva firmato un
nuovo accordo per riprendere il ruolo nel 2021, ma oggi finalmente
a parlare è stato il diretto interessato e l’attore non ha mostrato
molto entusiasmo per la prospettiva di riprendere lo scudo.
A Chris Evans è stato chiesto di un possibile
ritorno nell’MCU in una recente apparizione al C2E2 di Chicago
durante il fine settimana, e la star di Ghosted
ha detto che crede che ci siano più “storie da raccontare”, ma è
chiaramente è ancora riluttante a riprendere il personaggio dopo
aver portato la storia di Steve ad una conclusione così
soddisfacente e toccante in Avengers: Endgame.
“È dura, perché guarda, amo
profondamente quel ruolo”, ha
detto. “Significa così tanto per me, e penso davvero
che ci siano altre storie di Steve Rogers da raccontare, certo. Ma
allo stesso tempo, sono molto, molto protettivo con questo ruolo.
Diventerei, sai, è come questo piccolo cosa splendente che ho e che
amo così tanto, e non voglio fare confusione in alcun modo, e
facevo parte di qualcosa che era così speciale per il periodo di
tempo in cui l’ho fatto e in un certo senso, è venuto davvero così
bene. Per quanto io sia legato a quel ruolo e ami raccontare quelle
storie e lavorare con quelle persone. Non mi sento proprio bene a
riprendere quel percorso in questo momento.”
Rogers è stato menzionato
in The
Falcon and The Winter Soldier, ma in realtà non
abbiamo appreso cosa sia successo alla versione precedente
dell’eroe che è tornato per consegnare la propria eredità a Sam
Wilson nel Finale della
Saga dell’Infinity.
Si vocifera che Clayface sarà il cattivo di The Batman –
Parte II, sequel DC al momento in sviluppo e la cui
uscita è prevista per il 3 ottobre 2025.
Inizialmente, il regista Matt Reeves aveva fatto
intendere che Joker (Barry Keoghan) sarebbe
potuto essere il prossimo avversario dell’Uomo Pipistrello di
Robert Pattinson dopo
The Batman, scatenando
una serie di speculazioni su come il Clown Principe del Crimine
sarebbe potuto entrare nel sequel. Il dibattito sul cattivo di
The Batman – Parte 2 ha però poi preso una piega
diversa.
Sono infatti iniziate a circolare
voci secondo cui Clayface avrà un ruolo importante in
tale sequel e potrebbe addirittura essere il cattivo principale del
film! L’origine e i poteri di Clayface potrebbero dunque essere
stravolti per farne il prossimo nemico del Batman di Robert
Pattinson. Sebbene il personaggio sia apparso in alcuni
progetti DC nel corso degli anni, non è mai stato protagonista di
un film DC in live action. Ecco dunque una panoramica per saperne
di più sul presunto cattivo di The Batman – Parte
2, Clayface.
1Come Clayface potrebbe inserirsi nella
storia di The Batman – Parte 2
Ci
sono diversi modi in cui Clayface potrebbe
inserirsi nella storia di The Batman – Parte
2, come cattivo principale del film o come uno dei
nemici che il Batman di Robert Pattinson incontra.
Il franchise DC di Matt Reeves è ormai piuttosto
radicato, quindi l’introduzione della forma mostruosa di Clayface
sarebbe un’opportunità per il sequel di andare oltre e presentare
alcuni elementi più fantastici. L’origine di Basil Karlo potrebbe
essere legata alla distruzione di massa avvenuta grazie al piano
dell’Enigmista, poiché forse l’inondazione di Gotham nel finale di
The Batman lo ha sovraesposto al Re-Nu. Questo permetterebbe al
sequel di basarsi sugli eventi del primo film e di avere un cattivo
nato in seguito a quanto accaduto nel precedente
lungometraggio.
Grazie ai poteri mutaforma di Clayface, è poi
facile immaginare che si possa inserire perfettamente in un’altra
storia poliziesca per The Batman – Parte 2. Sia
che Reeves utilizzi la forma mostruosa del personaggio, sia che si
concentri maggiormente su di lui come serial killer con una
maschera speciale come nei fumetti della Golden Age, l’idea di un
cattivo che può cambiare costantemente aspetto crea una sfida unica
per Bruce Wayne. Rintracciare qualcuno il cui aspetto cambia
continuamente metterebbe ulteriormente alla prova le sue capacità.
Potrebbe anche insinuare un certo velo di paranoia in Bruce in
The Batman – Parte II: Clayface potrebbe infatti
assumere le sembianze di qualunque persona a lui cara.
In un video speciale per
promuovere le montagne russedi
Tron Lightcycle Run a Walt
Disney World, la star di Tron e Tron:
LegacyJeff
Bridges è tornata sulla griglia.Jeff Bridges appare nel video vestito in modo
simile a come era vestito il suo personaggio, Kevin Flynn,
inTron:
Legacy. L’acclamato attore si rivolge
agli spettatori descrivendo la Griglia, l’ambientazione principale
digitale della
serie Tron ,
ed esprime la sua eccitazione per il viaggio.
“The Grid: una frontiera
digitale. Ho avuto la possibilità di viaggiare in questo nuovo
mondo coraggioso e posso dirti questo: è stato un momento
indimenticabile “, afferma Bridges
(tramite EW ).” E
ora, Tron Lightcycle Run
a Walt Disney World invita tutti noi a, ancora una volta, entrate
nella Griglia. Ma non preoccuparti, è proprio come guidare una
bicicletta leggera. Congratulazioni ai membri del cast Disney
e agli Imagineers per aver dato vita a questa attrazione. Non
vedo l’ora di sperimentarlo di persona. Quindi, immagino che
questo ci lasci con una sola domanda: chi è pronto a correre?”Guarda Jeff Bridges nel
video Tron Lightcycle
Run qui sotto:
Il Tron originale è stato lanciato
nel 1982 e interpretato da Jeff Bridges e Bruce
Boxleitner. Un sequel, Tron: Legacy, è
uscito molto tempo dopo, nel 2010. Da allora il franchise è apparso
in serie crossover come Kingdom Hearts e Disney
Infinity ed è stato al centro di uno show televisivo (Tron:
Uprising) e di numerosi videogiochi, tra cui Tron: Identità . Il
prossimo film, Tron: Ares, è
attualmente in lavorazione alla Disney.
“Jamie Reyes è un
supereroe… che gli piaccia o no.” DC Studios ha confermato
che il primo trailer del prossimo film di Blue
Beetle sarà online domani e oggi possiamo
dare un’occhiata a un breve teaser di annuncio qui sotto.
Queste promozioni pre-trailer di solito contengono alcuni frammenti
di filmati, ma Warner Bros. ha deciso di abbondare in questo caso!
Nel breve contributo possiamo vedere alcune grafiche, un logo
aggiornato e alcune battute di “Just Wanna Rock” di Lil Uzi
Vert.
“Il neolaureato Jaime Reyes
(Xolo Mariduena) torna a casa pieno di aspirazioni per il suo
futuro, solo per scoprire che la casa non è proprio come l’ha
lasciata”. “Mentre cerca di trovare il suo scopo
nel mondo, il destino interviene quando Jaime si ritrova
inaspettatamente in possesso di un’antica reliquia della
biotecnologia aliena: lo Scarabeo.”“Quando lo
Scarabeo sceglie improvvisamente Jaime come suo ospite simbiotico,
gli viene conferita un’incredibile armatura dotata di poteri
straordinari e imprevedibilicambiando per sempre
il suo destino mentre diventa il Super Eroe Blue
Beetle”.
Nel cast di Blue
Beetle ci sono Xolo Maridueña
che interpreta il protagonista, insieme a Harvey
Guillén, Bruna Marquezine,
Sharon Stone, Raoul Max Trujillo,
Susan Sarandon e Belissa Escobedo.
Marquezine interpreterà Penny, la protagonista femminile e
l’interesse amoroso di Jaime, mentre Escobedo interpreterà la
sorella minore di Jaime, Milagros. Stone è Victoria Kord mentre
Trujillo interpreterà il
villain. L’uscita
del film è prevista per il 18 agosto 2023.
Cosa sappiamo su Blue Beetle?
Blue
Beetle è un personaggio immaginario dei fumetti; venne
pubblicato negli Stati Uniti d’America da diverse case editrici a
partire dal 1940; è un supereroe che ha avuto nel tempo diversi
alter ego. Kord “è saltato” nell’universo DC Comics durante
Cisis on Infinite Earths insieme a un certo
numero di altri personaggi di Charlton Comics. Il secondo Blue
Beetle in seguito ha recitato nel suo fumetto di 24
numeri. Kord non ha mai avuto superpoteri, ma ha usato la
scienza per creare vari dispositivi che lo aiutassero a combattere
il crimine. È diventato un membro della Justice League of
America ed è stato successivamente ucciso durante
il crossover Infinite Crisis della DC
Comics .
Dopo aversentito
cantare ieri Lady Gaga, queste ultime foto e video rivela
Lady Gaga e
Joaquin Phoenix cantano una piccola canzone e
ballano insieme durante le riprese di nuove scene per
Joker:
Folie à Deux a New York domenica (2 aprile).
La scena vede i protagonisti tornerà in un luogo familiare del
primo film ad un certo punto del sequel di Todd Phillips.
Le due star sono state avvistate
mentre camminavano su e giù, eseguendo il loro numero sulle scale
“Joker”, che collegano le strade Shakespeare e Anderson nel Bronx.
Ad un certo punto durante la scena, sia Gaga
che
Joaquin si sono precipitati ad aiutare un membro
dell’equipaggio dopo essere caduto dalla ringhiera.
I due hanno aiutato a riportare il
membro della troupe sul terreno solido delle scale e si sono
assicurati che non fossero feriti prima di riprendere le riprese.
Proprio il giorno prima, Gaga è stata
vista senza trucco per Harley Quinn ed è andata a piedi
nudi mentre chiacchierava con il regista Todd Phillips.
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
Dopo il divertente
Dio è donna e si chiama Petrunya, la regista
macedone Teona Strugar Mitevska torna in sala, dal
6 aprile, con L’Appuntamento (The
Happiest Man in the World), presentato in anteprima
nella sezione Orizzonti della 79ª Mostra
internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
L’Appuntamento
(The Happiest Man in the World), la
storia
Asja è una donna single
di 40 anni che per incontrare l’anima gemella si iscrive a un buffo
evento di speed dating, un appuntamento. Qui conosce Zoran, un uomo
misterioso e di bell’aspetto con cui all’inizio sembra nascere una
sintonia speciale. Ma Zoran non è lì per cercare l’amore bensì il
perdono: c’è un segreto nel suo passato che riguarda proprio Asja.
La sua presenza in quel posto non è casuale e presto entrambi
scopriranno il vero senso di quello che li unisce e quello che li
divide, l’eredità della guerra nei Balcani che hanno vissuto da
giovani, da parti opposte, e la possibilità di costruire un futuro
sulle macerie, fisiche ed emotive, che il conflitto si è lasciato
dietro.
Come sempre il cinema di
Strugar Mitevska si confronta con i rapporti tra passato e
futuro, sia quando essi si riferiscono alle tradizioni da
rivedere o da sostenere, sia quando passato e futuro sono due
aspetti di una vita tagliata a metà dal conflitto e dalla guerra.
Ed è questo quello che fa la regista, in particolare, con
L’appuntamento: traccia delle linea di vita di
persone che nella Sarajevo dei nostri giorni cercano di costruire
una vita là dove la guerra ha lasciato solo macerie.
Il desiderio di una vita, il desiderio del perdono
L’appuntamento al buio,
lo speed date, l’occasione goliardica e imbarazzata di un
incontro combinato con altre esistenze che cercano quello che cerca
la protagonista si fa teatro dell’assurdo nel momento in cui
capiamo, con un crescendo di tensione pari a un thriller, che c’è
qualcosa che Zoran cerca e desidera da Asja, un’esigenza di perdono
che non capiamo bene da dove nasca ma che diventa piano piano una
questione pubblica, argomento di discussione, centro nevralgico
dello snodo narrativo fondamentale. Il gruppo è chiamato a
giudicare e condannare, ma anche a difendere, un gruppo che in
comune ha la ferita della guerra: quella vissuta, quella ereditata,
quella desiderata.
Questa umanità ferita
viene raccontata con toni che, oltre a strizzare l’occhio al
thriller, come suggerito sopra, si abbandonano anche ad una
controllata anarchia nel momento in cui è il gruppo a prendere il
sopravvento, nei goffi momenti di gioco organizzati per lo speed
date, nelle imbarazzate domande che si rivolgono i partecipanti, in
un susseguirsi di situazioni che potrebbero essere esilaranti se
non fosse che, nell’ingombrante sottotesto della messa in scena, si
percepisce sempre un imminente confronto, uno svelamento tremendo
di una verità terribile che porterà a un confronto difficile e
doloroso.
L’umorismo e il trauma
La natura più intima de
L’Appuntamento si svela quindi proprio in questa
doppia valenza. Da una parte la rappresentazione umoristica e
realistica di un appuntamento al buio, i timori, gli imbarazzi, le
curiosità mai troppo ostentate. Dall’altra l’elaborazione di un
trauma, la presenza di esso nella vita di chi lo ha vissuto da ogni
punto dei vista: chi lo ha subito senza poter fare nulla e che
adesso cerca di costruire una vita nuova su quelle macerie; chi ha
partecipato e adesso cerca la redenzione perché riconosce la
stupidità di ciò a cui ha preso parte.
In una maniera molto più
raffinata e sotto voce, L’appuntamento racconta
anche di chi quel trauma lo ha solo ereditato, di chi è nato in un
mondo distrutto che cerca di ricostruirsi e che vuole dimenticare
quelle ferite di seconda generazione che porta suo malgrado.
In copertina: Ryūichi Sakamoto,
Joi Ito, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Si è spento all’età di 71 anni il
celebre compositore giapponese Ryūichi
Sakamoto, celebre nel mondo del cinema per aver
composto la colonna sonora dei film L’ultimo imperatore
(1987), per cui ha vinto il Premio Oscar, Il tè nel
deserto (1990) e Piccolo Buddha (1993), diretti
da Bernardo
Bertolucci. Ma anche Tacchi a spillo (1991),
di Pedro Almodovar, Omicidio in diretta
(1998) e Femme Fatale (2002) di Brian
DePalma e The Revenant (2015) di
Alejandro Gonzáles Iñárritu.
La notizia della scomparsa del
musicista è stata diffusa dal suo staff nella giornata del 2
aprile, ma la morte di Sakamoto è in realtà avvenuta qualche giorno
prima, il 28 marzo, per via di un tumore al colon. Un male di cui
il compositore aveva annunciato l’esistenza già nel gennaio del
2021 tramite il proprio sito ufficiale. Inoltre, nel 2014 Sakamoto
era già stato colpito da un simile male alla faringe, dal quale era
tuttavia riuscito a guarire. La morte di Sakamoto ha naturalmente
generato subito grande commozione nel mondo della musica, del
cinema e non solo.
Con circa 102 album pubblicati, dal
finire degli anni Settanta ad oggi egli si è infatti affermato come
uno dei pionieri della fusione tra la musica etnica orientale e le
sonorità elettroniche occidentali. La sua vasta discografia solista
ha toccato numerosi generi, dal pop alla musica elettronicha,
dall’ambient alla world music e fino alla musica neoclassica,
permettendogli di distinguersi come un vero e proprio genio della
musica, capace di suscitare profonde emozioni con le sue
composizioni. Nel 2017 gli è stato dedicato il documentario
Ryuichi Sakamoto: CODA, dove si ripercorre la sua
vita e si approfondisce la sua idea di musica.
Con Murder Mystery
2 (qui la recensione),
Adam Sandler e Jennifer
Aniston tornano insieme nei panni di
Nick e Audrey Spitz per risolvere
un nuovo caso in questo sequel che riprende le vicende quattro anni
dopo il primo film. La premessa del film
vede i due protagonisti viaggiare su un’isola privata per un
matrimonio di un vecchio amico, per poi vederlo rapito durante la
sera della cerimonia. Inizia così la caccia al rapitore. Nick ed
Audrey tentano stavolta di lavorare seriamente come detective, ma
il rapimento del Maharajah prenderà una svolta
inaspettata per i due, i quali da investigatori diventano i
principali sospettati dell’agente M16 Connor
Miller (Mark Strong). Per
riscattarsi dalle accuse e smascherare il vero colpevole, Nick ed
Audrey avranno tante avventure da portare a terminein giro per il
mondo, che si chiuderanno con un brevissimo (giusto pochi minuti!)
ma intenso finale. Scopriamo di più sulla conclusione del film.
1Com’è arrivata Susan sulla torre Eiffel
(e dov’era Gary?)
Il
caos creato dalla rivelazione del complotto e dalla minaccia di
Connor di far saltare in aria il Maharajah e tutta la torre Eiffel
è momentaneamente interrotto dall’arrivo in scena di una donna,
Susan (Jillian Bell), salita
in quello specifico punto per una vecchia questione romantica. È
una parte interessante del finale, in quanto significa che per
quanto il ristorante fosse stato comprato proprio per mantenere la
privacy del momento, chiunque sarebbe potuto entrare attraverso
l’ascensore.
La
seconda questione riguarda Gary, l’uomo che Susan aveva incontrato
dieci anni prima e che avrebbe dovuto rivedere quel giorno in quel
punto. Gary, però, non viene trovato da nessuna parte in questa
sequenza finale: non è chiaro se Gary si sia presentato in anticipo
e sia stato portato via, o se non si sia completamente presentato
all’incontro. Fortunatamente per Susan, lei sembra trovare un nuovo
amore alla fine del film con l’ispettore Delacroix (Danny
Boon).
La scorsa settimana,
l’attore di Blue
Beetle George Lopez
ha condiviso una foto su Instagram con gli altri membri del
cast Xolo Maridueña, Harvey Guillén e il regista Ángel Manuel
Soto, promettendo ai suoi follower che il primo trailer “arriverà
presto”. Ora, un nuovo rapporto dell’affidabile
scooper Daniel Richtman afferma che il primo trailer che dovrebbe
durare 2 minuti e 27 secondi, sarà pubblicato online il prossimo
lunedì 3 aprile. Se la notizia è vera, la Warner Bros.
probabilmente farà un annuncio ufficiale, possibilmente con un
trailer o un nuovo poster, durante il fine settimana.
“Il neolaureato Jaime Reyes
(Xolo Mariduena) torna a casa pieno di aspirazioni per il suo
futuro, solo per scoprire che la casa non è proprio come l’ha
lasciata”. “Mentre cerca di trovare il suo scopo
nel mondo, il destino interviene quando Jaime si ritrova
inaspettatamente in possesso di un’antica reliquia della
biotecnologia aliena: lo Scarabeo.”“Quando lo
Scarabeo sceglie improvvisamente Jaime come suo ospite simbiotico,
gli viene conferita un’incredibile armatura dotata di poteri
straordinari e imprevedibilicambiando per sempre
il suo destino mentre diventa il Super Eroe Blue
Beetle”.
Potremmo essere di fronte ad un
film in stile primo Shazam e speriamo che almeno il primo trailer
venga rilasciato insieme all’arrivo nelle sale di
Shazam! Fury of the Gods. Le
foto sul set che mostrano il costume di Blue Beetle sono state ben
accolte dai fan, ma è destinato ad avere un aspetto ancora migliore
sullo schermo.
Nel cast di Blue
Beetle ci sono Xolo Maridueña
che interpreta il protagonista, insieme a Harvey
Guillén, Bruna Marquezine,
Sharon Stone, Raoul Max Trujillo,
Susan Sarandon e Belissa Escobedo.
Marquezine interpreterà Penny, la protagonista femminile e
l’interesse amoroso di Jaime, mentre Escobedo interpreterà la
sorella minore di Jaime, Milagros. Stone è Victoria Kord mentre
Trujillo interpreterà il
villain. L’uscita
del film è prevista per il 18 agosto 2023.
Cosa sappiamo su Blue Beetle?
Blue
Beetle è un personaggio immaginario dei fumetti; venne
pubblicato negli Stati Uniti d’America da diverse case editrici a
partire dal 1940; è un supereroe che ha avuto nel tempo diversi
alter ego. Kord “è saltato” nell’universo DC Comics durante
Cisis on Infinite Earths insieme a un certo
numero di altri personaggi di Charlton Comics. Il secondo Blue
Beetle in seguito ha recitato nel suo fumetto di 24
numeri. Kord non ha mai avuto superpoteri, ma ha usato la
scienza per creare vari dispositivi che lo aiutassero a combattere
il crimine. È diventato un membro della Justice League of
America ed è stato successivamente ucciso durante
il crossover Infinite Crisis della DC
Comics .
Prime Video ha svelato il trailer
dell’attesissimo thriller psicologico Dead
Ringers. Rivisitazione in chiave contemporanea del
thriller di David Cronenberg del 1988 con Jeremy Irons, Dead
Ringers vede Rachel Weisz nel doppio ruolo di Elliot e
Beverly Mantle, due gemelle che condividono tutto: droghe, amanti e
un desiderio sfacciato di fare tutto il necessario – anche
spingersi oltre i confini dell’etica medica – nel tentativo di
sfidare pratiche antiquate e portare in primo piano l’assistenza
sanitaria alle donne. Tutti i sei episodi saranno disponibili dal
21 aprile in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e
territori nel mondo.
Rachel Weisz è anche executive producer della
limited-series creata e scritta dalla scrittrice e sceneggiatrice
candidata agli Emmy Alice Birch (Normal
People, Succession,
Il prodigio), che ne è anche executive producer. Nel cast
della serie anche Britne Oldford (The Umbrella Academy,
American Horror Story: Asylum) nel ruolo di Genevieve, Poppy
Liu (Hacks, Better Call Saul) nel ruolo di Greta, Michael
Chernus (Scissione, Orange is the New Black) nel ruolo di
Tom, Jennifer Ehle (Zero Dark Thirty, Saint Maud) nel
ruolo di Rebecca ed Emily Meade (The Deuce: La via del porno,
The Leftovers – Svaniti nel nulla) nel ruolo di Susan.
Il regista Sean Durkin (La fuga
di Martha, The Nest – Il Nido, The Iron Claw) ha diretto
i primi due episodi e ha co-diretto l’ultimo episodio della serie.
Il team di regia include anche Karyn Kusama (Jennifer’s Body,
Girlfight), Karena Evans (P-Valley, Snowfall) e
Lauren Wolkstein (A Friend of the Family, Y: L’ultimo
uomo).
Dead Ringers è co-prodotta
da Amazon Studios e Annapurna Television. Alice Birch, che è la
showrunner della serie, ed è executive producer insieme a Rachel
Weisz per Astral Projection, Stacy O’Neil, Sue Naegle e Sean
Durkin. Ali Krug è executive producer per Annapurna Television.
Erica Kay, Anne Carey e Polly Stokes sono executive producers.
James G. Robinson, David Robinson e Barbara Wall sono executive
producer per Morgan Creek.
Il regista e produttore Ty Roberts dirige e scrive Una
squadra di 12 orfani, il film tratto da una storia vera e a
partire dalla quale lo scrittore Jim Dent, nel
2007, ha pubblicato un libro che ne racconta gli accadimenti in
maniera dettagliata. Con un cast sia artistico che tecnico
interamente texano, il film racconta un’importante fetta della
storia della patria dei cowboy che ha lasciato un’impronta
indelebile nella memoria sportiva ed emotiva dello Stato.
Ambientato durante la Grande Depressione che colpì l’America a
partire dagli anni ’20 e oltre i ’30 del secolo scorso, la storia
dei dodici orfani diede una sferzata di speranza anche e
soprattutto per le premesse dalle quali era partita.
Una squadra di 12 orfani, la trama del film
Ty Roberts aveva
già diretto un film patriottico, La terra dell’oro nero,
del 2018, che si svolge sempre in quello stesso periodo storico in
Texas con protagonista Lane Garrison (che
per Unasquadra dei 12 orfani ha collaborato
sia alla sceneggiatura che alla produzione, oltre ad essere parte
del cast). Gli orfani di questo suo nuovo lungometraggio sono gli
ospiti di un istituto aperto alla fine dell’Ottocento, così come ce
ne furono tanti altri inaugurati all’epoca, proprio per far fronte
ad una situazione demografica che rasentava la disperazione.
I ragazzi vengono però raggiunti dal
coach Rusty Russell che si stabilisce nella Casa
Massonica – questo è il nome dell’orfanotrofio – insieme alla sua
famiglia per insegnar loro il football, dargli un’istruzione e
regalargli una vita normale, cosa che era completamente preclusa a
chi i genitori non li aveva. Ad interpretare il coach Russell vi è
Luke Wilson, che dona al personaggio una fermezza
paterna unita ad una tenerezza determinata con la quale affronta le
prove derivanti dalle difficoltà dell’educazione e dall’ottusità
utilitaristica delle autorità statunitensi.
Rusty Russell organizza la squadra
dei Mighty Mites, li allena, inventa per loro – che erano esili e
sgangherati – un nuovo metodo d’attacco che verrà integrato tra gli
schemi di gioco del football: la “spread offence”, che trae la sua
efficacia proprio dai punti deboli della squadra, e li sfrutta
cogliendone i vantaggi. Nel cast ci sono anche Martin
Sheen, la splendida figura del dottore della Casa
Massonica, Wayne Knight, che dà laido corpo alla
spregevole figura del direttore, Vinessa Shaw
nei panni della moglie di Russell, e Robert Duvall
che copre poche ma affascinanti battute dagli spalti di uno
stadio.
Un film di cuore, dove i vincitori sono gli ultimi
Ty Roberts riesce a raccontare la
dolcezza inerme di questi ragazzi che non avevano nessuno dalla
loro parte e che venivano trattati come delinquenti, senza scadere
nel patetico, ma focalizzandosi sulla combattività della figura di
Russell e di come riesca a infondere coraggio prima ai suoi e poi
al resto della nazione, non comportandosi mai da leader. Il mondo
del football americano, così come dello sport in assoluto nella
cultura USA, è notoriamente diventato sempre più metafora dell’uomo
vincente, che va dritto al massimo risultato e a cui non sono
concessi cedimenti o debolezze.
Un modello assai noto e che già da
decenni ha iniziato inesorabilmente (e fortunatamente) a
scricchiolare, smascherando l“american dream” come qualcosa di
irreale e, anzi, altamente tossico. Certamente in quegli anni si
sono lentamente create le basi perché tali idee cominciassero ad
attecchire. E sicuramente, per certi aspetti, contare sulle proprie
forze era stato indispensabile per cavarsela in situazioni come
quelle narrate in Una squadra di 12 orfani. Quello che di
bello fa il regista, con una scrittura semplice, emotiva ma non
melensa, è spostare la luce sulla vera e propria bellezza di una
vita alla quale si ridà valore e quanto ciò sia contagioso e
necessario.
Tanta della cinematografia americana
intorno allo sport cerca di spiegare come sia liberante e benefico
ascoltare storie di gente non perfetta ma, al contrario, dei
loser. Ty Roberts fa dunque compiere al suo film i giusti
passi, il che gli permette di annoverarsi tra quelle opere di formazione che arrivano
dritte al punto. E anche al cuore.
Dopo le
prime foto ufficiale che vi abbiamo segnalato oggi, ecco
arrivare un assaggio dal trailer di Secret Invasion che come recita il promo di
seguito, arriverà domani nelle televisioni americane. Il contributo
annuncia che un nuovo trailer uscirà domani, domenica 2 aprile.
Secondo quello che vediamo dall’annuncio, il contributo dovrebbe
debuttare durante la partita della MLB tra i Philadelphia Phillies
e i Texas Rangers come parte del Sunday Night Baseball di ESPN, ma
non sappiamo ancora l’ora esatta.
A giudicare da questi pochi secondi
Secret Invasion si conferma la serie più
attesa dell’universo Marvel e ci aspettiamo ancora che
lo show introdurrà importanti ramificazioni per il più ampio
MCU in quanto è più che probabile la storia che
apre le porte al generale “Thunderbolt” Ross che diventa presidente
“Thunderbolt” Ross!
Samuel L. Jackson e
Ben Mendelsohn riprenderanno i loro ruoli
rispettivamente di Fury e Talos, e saranno
affiancati da Olivia Colman, che si dice interpreterà
un’incarnazione di Union Jack, ed Emilia Clarke, che potrebbe essere o meno
raffigurante Abigail Brand. Kingsley Ben-Adir sarà il cattivo nei panni di
Gravik. Ne cast di Secret
Invasion rivedremo anche Cobie Smulders nei panni di Maria Hill,
Don Cheadle nei panni di James “Rhodey” Rhodes
e Martin Freeman nei panni di Everett K.
Ross.Thomas Bezucha (Let Him Go) e Ali Selim (The
Looming Tower) hanno diretto la miniserie, scritta da Kyle
Bradstreet (Mr. Robot).
La serie sarà presentata in
anteprima il 21 giugno 2023 su Disney+ e vede la
partecipazione anche di Ben Mendelsohn, che riprende il ruolo di
Skrull Talos,
Olivia Colman,
Emilia Clarke, Kingsley Ben-Adir, Christopher McDonald e
Killian Scott. La serie di eventi comici crossover mette
in mostra una fazione di Skrull mutaforma che si sono infiltrati
sulla Terra per anni. La Smulders ha ripreso il ruolo in diverse
foto Marvel tra cui
Spider-Man: Far From Home,
Captain America: Civil War e tutti i film degli Avengers.
Di recente ha ricevuto ottime recensioni per la sua interpretazione
di Ann Coulter in American Crime Story: Impeachment.
Sono attualmente in corso le riprese
di Joker:
Folie à Deux, l’attesissimo sequel di The
Joker e dopo le
prime foto dal set di
Lady Gaga, nella serata arriva un video nel quale
possiamo sentire la voci di Lady Gagache canta nei
panni di Harley Quinn, dando ai fan un’anteprima della componente
musicale che si dice sia fortemente presente nel sequel.
Nel video non appare proprio
Lady Gaga, ma è invece girato dall’esterno di una
grande tenda. All’interno, possiamo sentire Gaga cantare quella che
sembra essere “We’re a Couple of
Swells“, una canzone comica interpretata da
Judy Garland e Fred Astaire nel film del
1948 Easter Parade. Sebbene la canzone sia un
duetto, non è chiaro se Joaquin Phoenix canterà insieme al suo
partner nel film.
La canzone stessa racconta la storia
di due poveri che immaginano come sarebbe la loro vita se fossero
ricchi, il che potrebbe calzare a pennello per la coppia composta
dal duo di Joker e Harley Quinn. Finora, non si sa molto del film
in uscita, anche se recenti foto dal set hanno dato ai fan il loro
primo vero sguardo a Lady Gaga nei panni di
Harley Quinn, così come il Joker di Joaquin Phoenix che prende parte a
un’elaborata
scena di inseguimento, simile a quella che era presente nel
primo film.
lady gaga singing a couple of swells by fred
astaire and judy garland on the set of joker 2 today pic.twitter.com/2KhE3qnFgL
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
Nel corso della sua carriera
Nicolas Cage è stato protagonista di numerosi
thriller, ognuno con sfumature diverse. È infatti passato dal
thriller d’azione di Con Air al thriller
fantascientifico di Next, fino ad arrivare
al thriller crime di Trespass. Più di
recente, nel 2017, ha invece recitato nel thriller psicologico
Inconceivable, scritto da Chloe
King e diretto da JonathanBaker, qui al suo debuto come regista di un
lungometraggio. In questo l’attore si ritrova coinvolto in una
pericolosa spirale di ossessioni e violenza, che rischia di
portarlo a perdere tutto ciò che possiede.
Tale progetto fu inizialmente
presentato al Sundance Film Festival nel 2014, raccogliendo da
subito molto interesse intorno a sé. Ci vollerò però tre anni prima
che questo riuscisse a concretizzarsi. In particolare, per Baker,
fu molto complessa la ricerca del giusto cast. Una volta composto
questo, fu possibile dar vita al film, il quale venne girato in
soli 15 giorni e con un budget particolarmente ridotto. Segnato
dunque da diverse problematiche produttive, il film finì con il non
ottenere un buon riscontro critico né tantomeno di pubblico.
Inconceivable passò dunque
grossomodo inosservato, pur presentando una storia affascinante e
dei personaggi tanto controversi quanto intriganti. Per gli
appassionati del genere e dei film di Cage, si tratta dunque di un
titolo da riscoprire. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Inconceivable: la trama del film
La storia ha per
protagonisti Brian ed
Angela, genitori di una bimba di quattro anni di
nome Cora, i quali desidererebbero però più di
ogni altra cosa avere una famiglia più numerosa. Un giorno, l’amica
di Angela, Linda, le presenta
Katie, una donna misteriosa ed enigmatica che si è
trasferita da poco in città con la sua bambina
Maddie per sfuggire a un passato di abusi. Le due
donne andranno immediatamente daccordo, stringendo una profonda
amicizia. Spinti dal crescente rapporto che li lega a Katie, i due
coniugi decidono di invitare Katie e sua figlia a trasferirsi nella
loro dependance per fare da baby sitter alla loro figlioletta.
Tutto sembra andare per il meglio,
finché Angela non comincia ad avvertire in Katie strane manie e
comportamenti. Giorno dopo giorno, infatti, la bella bambinaia
sembra attaccarsi in maniera fin troppo morbosa alla piccola Cora,
arrivando addirittura a fare finta che fosse sua figlia un
pomeriggio al parco. Molto presto gli eventi prenderanno una piega
inattesa e Angela comincerà a rendersi conto che le cose non sono
come sembrano, bensì l’esatto opposto. La donna a cui ha permesso
ingenuamente di entrare nella sua vita potrebbe infatti mirare a
distruggere la sua famiglia dall’interno.
Inconceivable: il cast del film
La prima attrice ad interessarsi al
film e al ruolo di Katie è stata Lindsay Lohan.
Per Baker lei era perfetta per il ruolo, ma i produttori decisero
invece di cercare un’altra interprete per la parte. Il regista si
impegnò dunque a ricercare un’altra nota attrice a cui poter
affidare il ruolo, ma ognuna di quelle considerate finì con il
rifiutare la parte. Alla fine Baker decise di affidare la parte di
Katie a Nicky Whelan, celebre per la serie
Neighbours e già vista accanto a Cage in Left
Behind – La profezia e Dog Eat Dog. Nicolas Cage
interpreta invece il ruolo di Brian, essendo dichiarato attratto
dalla natura imprevedibile dei personaggi e della storia.
L’attrice Gina
Gershon è invece Angela, la moglie di Brian. Anche lei
aveva già recitato accanto a Cage, per la precisione nel celebre
thriller Face/Off – Due facce di un
assassino. Nel ruolo della figlia dei due coniugi, Cora,
vi è l’attrice Harlow Bottarini,
mentre Sienna Soho Baker è Maddie, la
figlia di Katie. La premio Oscar per Quinto
Potere Faye Dunaway recita qui nel ruolo
di Donna, un’altra delle protagoniste femminili del film. Per il
ruolo, originariamente, era stata considerata anche la due volte
premio Oscar Jessica Lange. Nei panni di Linda,
l’amica di Angela, si ritrova invece Natalie Eva
Marie. Questa è meglio nota per essere una lottatrice di
wrestling in WWE.
Inconceivable: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È comunque possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete.
Inconceivable è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google
Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
domenica 2 aprile alle ore 21:00
sul canale Iris.
Affermatosi come uno dei maggiori
registi di film d’azione dal Duemila ad oggi, Antoine
Fuqua ha firmato grandi successi come Shooter, The Equalizer – Il
vendicatore e I magnifici 7. Tra i
suoi titoli più apprezzati vi è poi Training Day, con il
quale si è consacrato. Prima di questo, però, egli era andato
incontro ad uno scottante insuccesso con la sua opera seconda,
Bait – L’esca, uscita in sala nel 2000.
Anche questo è un film d’azione, il quale però si macchia di
elementi da commedia e da racconto giallo. Ad anni di distanza, è
un titolo tutto da riscoprire.
Scritto da Andrew e
Adam Scheinman, come anche da Tony
Gilroy, affermatosi anche per aver sceneggiato celebri
opere come L’avvocato del diavolo, The Bourne Identity e
Michael Clayton, Bait – L’esca è stato un cocente
flop per la Warner Bros., avendo incassato appena 15 milioni di
dollari a fronte di un budget di 51. Eppure, nonostante i suoi
difetti, il film si configura come un’opera particolarmente
interessante tanto da un punto di vista contenutistico quanto
visivo. Bait – L’esca fa infatti parte di quel filone di
opere ultratecnologiche dove i sistemi di sorveglianza e di
spionaggio diventano veri e propri protagonisti.
Attraverso tale utilizzo di
dispositivi si costruisce dunque un racconto serrato,
caratterizzato da buone interpretazioni, convincenti momenti di
suspence ma anche situazioni comiche azzeccate. Per chi desidera
approfondire la filmografia di Fuqua, si tratta di un’opera a suo
modo importante. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Bait – L’esca: la trama
del film
Protagonista del film è
Alvin Sanders, un ladruncolo che, in una prigione
di New York, incontra casualmente John Jaster, un
criminale informatico gravemente malato di cuore. Jaster è sicuro
di morire da un momento all’altro pertanto decide di affidare a
Sanders, con il quale ha stretto una certa amicizia, un messaggio
in codice che contiene il nascondiglio dei 42 milioni di dollari in
oro rubati da lui e da Bristol, il suo socio in
affari. Jaster chiede a Sanders, una volta uscito di prigione, di
consegnare il messaggio a sua moglie, così che la donna possa
vivere libera dai debiti che ora la attanagliano. In cambio, Alvin
potrà tenere per sé parte della somma.
Sei mesi dopo, Sanders esce
finalmente di prigione. Jaster è ormai morto, e Edgar
Clenteen, investigatore del governo statunitense, non è
ancora riuscito a recuperare l’oro. L’agente spera ora che Sanders
lo porti a rintracciare Bristol, e a questo scopo gli fa impiantare
nella mascella un localizzatore, in modo da poterne seguire ogni
mossa. Deciso a tenere fede alla promessa fatta a Jaster, Alvin
inizia così la sua ricerca, consapevole dei rischi che corre
portandola avanti.
Bait – L’esca: il cast del
film
Ad interpretare il ladruncolo Alvin
Sanders è l’attore Jamie Foxx. Oggi noto per film come
Collateral, Ray e
Django Unchained, al momento di girare Bait –
L’esca egli vantava ancora pochi film in cui aveva recitato e
questa fu una delle sue prime volte da protagonista. Sul set Foxx
ebbe da subito diversi contrasti con il regista inizialmente scelto
per dirigere il film, Stephen Surjik (oggi noto
per aver diretto alcuni episodi di serie come The Umbrella
Academy, The Witcher, See e The Punisher). Nonostante
poi il film sia stato grossomodo criticato, l’interpretazione di
Foxx è invece stata lodata da più voci.
Accanto a lui, nel ruolo dell’agente
Edgar Clenteen, vi è l’attore David Morse. Questi
è principalmente noto per aver avuto ruoli da caratterista in film
come Il negoziatore, Il miglio verde, The Hurt Locker e nella
serie Dr. House. Originariamente, in realtà, tale ruolo
era stato offerto all’attore Kris Kristofferson,
meglio noto per essere stato Whistler nei film Blade e Blade II.
Robert Pastorelli, visto anche in Balla coi lui
e L’eliminatore – Eraser, interpreta invece Jaster,
mentre Doug Hutchison è Bristol. Completano il
cast gli attori Kimberly Elise nei panni di Lisa
Hill e Mike Epps in quelli di Stevie Sanders.
Bait – L’esca: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Bait –
L’esca è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili Cinema, Google Play e Apple
iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di sabato1 aprile
alle ore 21:00 sul canale Warner
TV.