Il canale americano
Showtime ha diffuso il teaser promo di
Yellowjackets,
l’annunciata nuova serie tv generazionale creata e prodotta da
Ashley Lyle e Bart Nickerson per
Showtime.
Yellowjackets, la serie
Yellowjackets
racconta la storia di una squadra di calciatrici di talento liceale
che diventano le sopravvissute a un incidente aereo nel deserto
dell’Ontario. La serie racconta la loro discesa da una squadra
complicata ma fiorente a clan in guerra e cannibali, mentre tiene
traccia delle vite che hanno tentato di ricostruire quasi 25 anni
dopo.
Nel cast di Yellowjackets
protagonisti sono Sophie Nélisse nei panni di
un’adolescente Shauna Sheridan –
Melanie Lynskey interpreta una Shauna adulta.
Jasmin Savoy Brownda
adolescente Taissa – Tawny Cypress interpreta una
Taissa adulta Sophie
Thatchercome Natalie adolescente –
Juliette Lewis interpreta una Natalie adulta.
Sammi Hanratty
come Misty adolescente –
Christina Ricci
interpreta una Misty adulta.Ella Purnell
come Jackie, Steven Krueger come Ben Scott,
Amy Okuda come Cat Wheeler e Warren
Kole da adulto Jeff Sadecki.
In attesa del debutto del primo
episodio HBO MAX ha diffuso la featurette “Recap” di Titans
3, l’annunciata
terza stagione della serie Titans
che debutterà negli USA su HBO MAX.
https://www.youtube.com/watch?v=Di1oY6leSvI
Titans 3
Titans 3 sarà la
terza stagione della serie Titans
prodotta dalla DC Entertainmet
e creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg
Berlanti. Titans vede come produttori
esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e
Sarah Schechter.
In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick”
Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r /
Starfire,
Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e
Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan /
Beast Boy. Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan
Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka
Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey
Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno
Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua
Orpin nei panni di Superboy e Esai
Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.
Nella serie tv Dick Grayson emerge
dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi
eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono
aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche
che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di
fumetti di sempre. La prima stagione Titans
ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC
Universe, gestito da Warner Bros. Digital
Networks.
L’heist movie, sottogenere
del film thriller, prevede un gruppo di individui intenti ad
organizzare e mettere in atto un grande furto. Celebri titoli
recenti di questo tipo sono stati Heat – La sfida, Oceans’
Eleven e La rapina perfetta.
Parallelamente a questi, però, si è sviluppato anche un filone che
vira verso la commedia, dove le situazioni classiche del genere
vengono affrontate sotto punti di vista nuovi e inaspettati.
Appartiene a quest’ultima categoria il film Le regole
della truffa, diretto nel 2011 da Rob
Minkoff, meglio noto per essere stato il regista di Il
re leone e Stuart Little – Un topolino in gamba.
Il film nasce però da un’idea di
Jon Lucas e Scott Moore, celebri
sceneggiatori di irriverenti commedie come Una notte da
leoni e Bad Moms – Mamme molto cattive. Come questi
due titoli, anche Le regole della truffa vanta dunque una
sequela di eventi sempre più assurdi e tragicomici, che mentre
rispondono al genere di principale riferimento permettono anche di
suscitare numerose risate. Al momento della sua uscita, però, il
film faticò ad affermarsi finendo con il passare grossomodo
inosservato. Neanche il cast di noti attori poté impedire tale
esito.
Negli anni il film è però stato
riscoperto, in particolar modo dagli amanti del genere. Questo
offre infatti un intrattenimento scanzonato ottimo per certe serate
in compagnia, offrendo un affascinante misto tra azione e comicità.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Le regole della truffa: la trama del film
Protagonista del film è
Tripp Kenedy, uomo qualunque il quale si ritrova
improssivamente incastrato in una serie di guai. Mentre è in banca
per cambiare alcuni soldi servito dall’affascinante cassiera
Kaitlin, egli viene coinvolto in una duplice
rapina ad opera di due diverse gang. La prima composta da ladri ed
informatici professionisti che mirano a derubare il caveau della
banca, la seconda formata da una coppia di ladruncoli da quattro
soldi, senza alcuna esperienza, giunta li con il solo obiettivo di
scassinare un bancomat. La faccenda si fa ancor più preoccupante
quando Tripp trova un uomo assassinato all’interno della
struttura.
Egli si rende dunque conto della
pericolosità della situazione, che nonostante le assurdità del caso
è quantomai reale. Sarà a quel punto che egli farà di tutto per
cercare di proteggere l’amata Kaitlin, cercando allo stesso tempo
di capire cosa realmente stia accadendo e per quale motivo si stia
verificando quel duplice furto. Nel tentativo di sopravvivere alla
tragicomica situazione, Tripp si troverà dunque a dover essere
l’eroe di turno. Un ruolo che non pensava avrebbe mai potuto
ricoprire, ma che potrebbe aiutarlo ad ottenere una serie di
vantaggi personali, primo tra i quali il cuore della ragazza.
Le regole della truffa: il cast del film
Ad interpretare il protagonista
Tripp Kennedy vi è l’attore Patrick Dempsey,
celebre soprattutto per essere stato il dottor Derek Shepherd nella
serie televisiva Grey’s Anatomy. Dempsey, noto anche per
diverse commedie romantiche, si è qui cimentato con un ruolo
maggiormente dinamico. Le regole della truffa è stato
inoltre anche il primo progetto che lo ha visto partecipare in
qualità di produttore. Attività che a partire da quel momento ha
svolto con maggior frequenza. Per il ruolo della bella Kaitlin
erano invece state consideraate le attrici Jessica
Biel e Liv Tyler, ma ad ottenere il ruolo
è infine stata Ashley Judd.
Nel ruolo della comica coppia di
landrucoli chiamati Burro e Marmellata vi sono invece gli attori
Tim Blake Nelson e Pruitt Taylor
Vince. Il primo è un interprete ricorrente nella
filmografia dei fratelli Coen, visto recentemente anche nella serie
Watchmen, mentre il secondo è ricordato per i suoi ruoli
in Dolly’s Restaurant e La leggenda del pianista
sull’oceano. L’attore Jeffrey Tambor è invece
Gordon Blythe, il direttore della banca dove si svolgono le rapine.
Vi sono poi gli attori Mekhi Phifer nei panni di
Darrien 6, Matt Ryan in quelli di Gates e
John Ventimiglia nel ruolo di Weinstein. La premio
Oscar Octavia
Spencer, infine, interpreta Madge Wiggins.
Le regole della truffa: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Le regole della
truffa è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 4 agosto alle
ore 23:00 sul canale Iris.
Cinema e fumetto hanno negli ultimi
anni dato vita ad un’alleanza particolarmente solida e fruttuosa.
Al di là di tutti i cinecomic Marvel o DC, sono molti i film
tratti dalle amate opere grafiche, e tra i titoli più celebri si
possono annoverare Watchmen, 300 ed Hellboy. Prima di
questi, a spianare la strada, è arrivato nel 2005 il film
Sin City, diretto dal regista
Robert Rodriguez e basato sull’omonima serie a
fumetti di Frank Miller. Affermatosi come un cult,
questo ha poi avuto un sequel nel 2014 intitolato Sin
City – Una donna per cui uccidere (qui la recensione), nuovamente
diretto da Rodriguez insieme stavolta anche allo stesso Miller.
Anche in questo caso si tratta di
un racconto ad episodi, quattro per la precisione, di cui due
(Ua donna per cui uccidere e Un sabato notte come
tanti) già preesistenti prima del film. Gli altri due episodi,
Quella lunga, brutta notte e La grossa sconfitta
sono invece stati scritti appositamente per il film e non sono
tratti da nessuno dei volumi di Sin City. Anche in questo
caso, il regista ha dato vita ad una serie di ricostruzioni e
immagini che replicassero la sensazione di star guardando un
fumetto animato sul grande schermo. Tratto distintivo già del primo
film, era questo un aspetto imprescindibile anche per il
sequel.
Nonostante le atmosfere e gli
effetti speciali simili al precedente, questo secondo film non è
però riuscito ad affermarsi allo stesso modo. È invece stato un
cocente flop al box office, che lo ha portato a passare in sordina.
Si tratta però di un’opera complessa e conturbante, da riscoprire
quanto prima. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Sin City – Una donna per cui
uccidere: la trama del film
Ambientato nella cupa e brutale
città nota come Sin City, la storia segue le vicende di diversi
personaggi, più o meno collegati tra loro, attraverso cui risalta
il marcio del luogo. Il primo di questi è Dwight
McCarthy, un fotografo investigativo la cui vita viene
sconvolta dall’incontro con la sua ex fiamma, l’affascinante
Ava Lord. La donna, seducente come sempre,
convince Dwight ad aiutarla a liberarsi dell’oppressivo e violento
Damien Lord. Mentre intreccia una nuova relazione
con la donna, Dwight deciderà di affidarsi all’amico
Marv per compiere l’omicidio. Quest’ultimo è però
alle prese anche problemi personali legati ad un amnesia ed una
serie di ragazzi forse morti per mano sua.
A Sin City vive poi anche il
giocatore d’azzardo Johnny, il quale incoraggiato
dalla spogliarellista Macie sfida il temibile
SenatoreRoark, umiliandolo. Ciò
avrà naturalmente delle conseguenze terribili, che porteranno
Johnny ad imbattersi in una serie di ritorsioni che cambieranno per
sempre la sua vita. Sono però in molti ad avercela con Roark,
compresa Nancy Callahan, la quale è in cerca di
vendetta per i soprusi subiti dalla famiglia del senatore. Decisa a
non aspettare più, la donna architetterà un piano astuto ma
azzardato, cercando di coinvolgere in questo lo stesso Marv. Ben
presto, tutti questi personaggi finiranno con lo scontrarsi tra
loro.
Sin City – Una donna per cui
uccidere: il cast del film
Con un cast ricco di alcuni tra i
maggiori attori di Hollywood, Sin City trova nei propri
interpreti uno dei suoi maggiori punti di forza. Tra i protagonisti
si ritrova Josh Brolin nel ruolo di Dwight
McCarthy, interpretato nel precedente film dall’attore Clive Owen. Nel
ruolo di Ava Lord vi è invece l’attrice Eva Green,
mentre Marton Csokas, attore noto per essere stato
Celebron nella trilogia di Il Signore degli Anelli,
interpreta il marito di lei Damien Lord. Il ruolo di Marv è invece
nuovamente interpretato da Mickey Rourke,
che anche per quest’occasione si sottopose ad un massiccio trucco
al fine di assumere l’aspetto caratteristico del personaggio.
Joseph
Gordon-Levitt compare invece nei panni del giocatore
d’azzardo Johnny.
Il personaggio di
Nancy è nuovamente interpretato da Jessica Alba.
Nel dar vita alla stripper, l’attrice ha mantenuto fede alla sua
volontà di non apparire mai nuda sul grande schermo, dando però
vita ad una versione più disinibita del personaggio. BruceWillis, tra i protagonisti del precedente
film, è qui nuovamente presente nei panni del poliziotto
John Hartigan, il quale compare come fantasma dal
passato. Vi sono poi gli attori Juno Temple nei
panni di Sally, Jamie King in quelli di Goldie e
Ray Liotta come Joey. L’attrice RosarioDawson ricopre il ruolo della combattiva Gail,
leader delle prostitute della città. Powers
Boothe, già comparso nel precedente film, interpreta di
nuovo lo spietato senatore Roark.
Sin City – Una donna per cui
uccidere: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Sin City – Una donna
per cui uccidere è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Infinity,
Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 4
agosto alle ore 23:45 sul canale
Premium Cinema.
Quello del road thriller è
un sottogenere particolarmente apprezzato e ricorrente, che porta
ad esplorare situazioni estreme che si svolgono sulla straada e
tengono alta la tensione fino alla fine. Titoli come Duel,
Vanishing Point e The Hitcher sono solo
alcuni dei più classici di questo filone, seguendone fedelmente i
canoni e le caratteristiche. Il film del 2004
Highwaymen – I banditi della strada è
invece un’opera anomala, che ingloba al suo interno elementi
diversi dando vita ad un ibrido di particolare fascino. Scritto da
Craig Mitchell e Hans Bauer, il
film è diretto da Robert Harmon, già regista di un
titolo simile come The Hitcher – La lunga strada della
paura.
Prodotto dalla indipendente New Line
Cinema e realizzato con mezzi ridotti, il film non fa affidamento
su particolari effetti speciali o caratteristiche hollywoodiane. Il
lungometraggio riesce però a fare di necessità virtù, affidandosi
ad una serie di elementi che diventano anche il suo tratto
distintivo. In particolare, Highwaymen è costruito come un
western automobilistico, che per molti aspetti ricorda Mad Max – Interceptor.
La stessa interpretazione degli attori protagonisti è vicina a
questo genere, con poche battute ed eloquenti silenzi. A farla da
padrone, però, sono le automobili, estensioni corporee dei
personaggi attraverso le quali si propone l’elemento della fusione
tra uomo e macchina.
Highwaymen è dunque un film
molto particolare, che pur con i suoi limiti è in grado di
sfoggiare elementi di fascino. Negli anni si è costruito la fama di
cult, uscendo dal suo iniziale anonimato per guadagnare sempre più
popolarità. Ad oggi, è un titolo decisamente imperdibile. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Highwaymen – I banditi della
strada: la trama del film
La storia del film ha inizio quando
la giovane Molly e la sua amica
Alex vengono tamponate e aggredite da uno
psicopatico a bordo di una Cadillac Fleetwood Eldorado del 1972. Il
conducente di questa, che si fa
chiamare Fargo e non scende mai dal veicolo,
si diverte infatti ad uccidere le sue vittime investendole con il
suo mezzo. Questa è la fine che tocca anche ad Alex, mentre Molly
riesce a sfuggire all’aggressore riportando però un profondo trauma
psicologico. Inizia così a frequentare un gruppo di supporto per
persone vittime di incidenti stradali e qui conosce Rennie
Cray, un uomo che ha perduto la moglie per mano dello
stesso psicopatico.
Venuto a sapere che Fargo è ancora
in circolazione, Rennie si offre di aiutare Molly ad ottenere
vendetta per la sua amica. I due iniziano così a ricercare l’uomo,
nel tentativo di attirarlo in una trappola. A complicare la
situazione vi sarà però la presenza dell’agente Will
Macklin, desideroso di fare giustizia secondo la legge. Il
desiderio di vendetta di Rennie non può però essere ostacolato e
potrà risolversi solo con la morte di Fargo. In attesa di
scontrarsi con l’uomo, avvalendosi di un auto altrettanto
resistente, egli dovrà anche fare i conti con il suo traumatico
passato.
Highwaymen – I banditi della
strada: il cast del film
Ad interpretare il protagonista del
film, Rennie Cray, vi è l’attore Jim Caviezel.
Questi è particolarmente noto per pellicole come La sottile linea rossa
e La passione di Cristo, dove interpreta Gesù. Accanto a
lui, nel ruolo di Molly, si ritrova invece Rhona
Mitra, attrice celebre per aver dato le sembianze al
personaggio videoludico di Lara Croft. La sua amica Alex è
invece interpretata da Andrea Roth, principalmente
nota per il ruolo di Janet Gavin nella serie Rescue Me.
L’attrice Guylaine St-Onge, qui al suo ultimo
film, compare nel ruolo di Olivia Cray, moglie di Rennie. L’attore
Frankie Faison, noto per Il silenzio degli
innocenti e la serie The Wire, è l’agente Will
Macklin. ColmFeore, infine, ora
noto per essere Reginald Hargreeves in The Umbrella Academy, è lo
psicopatico Fargo.
Highwaymen – I banditi della
strada: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Highwaymen – I banditi
della strada è infatti disponibile nei cataloghi di
Google Play e Rai Play. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di sabato 7maggio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Cosa spinge un attore che in circa
35 anni di carriera ha recitato in quasi sessanta film a debuttare
infine alla regia? Nel caso di Viggo
Mortensen, noto per la trilogia di Il Signore degli anelli,
La promessa dell’assassino
e Green Book, non poteva
che essere un esigenza estremamente personale. È infatti stato in
seguito alla scomparsa della madre che l’interprete ha iniziato a
concepire quello che è poi diventato il suo primo film da regista:
Falling – Storia di un padre. Scosso
dalla scomparsa della genitrice, egli si è trovato a ripercorrere
la propria storia famigliare, arrivando anche a capire meglio quel
padre con cui ha avuto un difficile rapporto.
La storia di Falling parte
proprio da qui, da John Peterson (interpretato
dallo stesso Mortensen), il quale si trova a dover gestire il
problematico padre Willis (Lance Henriksen). Affetto da
demenza senile, l’anziano non può più vivere da solo nella sua
fattoria e per questo viene portato a Los Angeles. Qui potrà stare
più vicino alla famiglia del figlio, composta dal compagno
Eric (Terry Chen) e dalla loro
figlia adottiva Mónica (Gabby
Velis). Ma si sa, il ritorno alla convivenza tra genitori
e figli può essere complicato e riaccendere dolori del passato,
come quello della scomparsa di Gwen
(Hannah Gross), moglie di Willis e madre di John.
Lo scontro tra i due sarà dunque inevitabile.
Falling, cadere negli abissi della memoria
Nel dar vita al suo film, Mortensen
ci ha tenuto a precisare che solo alcuni eventi o spunti sono
ispirati alla sua storia personale. Ciò che l’attore e regista ha
voluto far emergere è infatti un ritratto famigliare che dal
particolare si estende all’universale, in cui tutti possono
riconoscersi. Ancor di più, però, non gli interessava dar vita ad
un film ancorato a certi canoni narrativi, preferendo invece
dotarsi della libertà di compiere un vero e proprio viaggio dentro
la memoria. Falling vive di ampi salti temporali tra
passato e presente, di eventi accaduti e a lungo dimenticati, di
scelte sbagliate e rimpianti che tornano ora a far male.
Mentre si assiste ai tentativi di
John di far integrare il padre nella sua nuova vita in città, lo
spettatore viene dunque portato nella memoria di quest’ultimo, con
la sensazione di non avere reali appigli a cui poter fare
riferimento. Ciò che Willis pensa di aver detto o fatto è
continuamente messo in discussione dalla demenza senile,
problematica qui affrontata in modo tanto lucido quanto sincero.
Sono proprio i momenti in cui la mente dell’anziano fa confusione
con il suo vissuto ad essere tra i più affascinanti del film,
manifestando tutta la fragilità di questo complesso
personaggio.
Il ritratto famigliare che Mortensen
costruisce appare dunque privo di ogni irrealistico abbellimento,
ponendo in evidenza vizi e virtù di ognuno dei personaggi. Tutto
ciò, insieme alla contrapposizione che si anima poi tra il mondo
rurale di Willis e quello progressista di John, non può che
ricordare il capolavoro giapponese Viaggio a Tokyo, di
Yasujirō Ozu (non a caso indicato da Mortensen come una
delle fonti di ispirazione per Falling). Durante i pranzi,
le uscite di gruppo e altri momenti quotidiani, si animano i
conflitti che danno forma ai rapporti tra i personaggi. Non tutti
possono qui trovare risoluzione, lasciando quel sospeso che rende
ancor più realistica la famiglia Peterson.
Falling – Storia di un padre: la
recensione del film
Il film di Mortensen si configura
dunque come un delicato racconto che indaga quel complesso rapporto
che è quello tra padre e figlio. La sua volontà di dedicarsi
all’interiorità dei personaggi, lasciando che siano questi a
guidare il racconto, porta Falling ad essere spesso e
volentieri caotico come lo è la mente di Willis. Questo caos, che
già di base potrebbe infastidire gli spettatori più abituati a
tradizionali modalità di racconto, non manca di dar vita ad un
equilibrio talvolta precario. Diversi sono i momenti in cui il
desiderio di contemplazione rischia di far rallentare
eccessivamente il ritmo, oppure determinate scene risultano
ripetizioni superflue di altre già precedentemente viste.
Oltre ciò, però, il caos non è
necessariamente negativo. Permette anzi al film di distinguersi e
costruire un’atmosfera che è il vero cuore del tutto.
Abbandonandosi a questa, prevale dunque la tenerezza di un figlio
che si trova a gestire un padre che è ora più simile ad un bambino.
Le immagini che scaturiscono dai loro ricordi non fanno che
accentuare questo sentimento. Pur se messo a dura prova, questo
rimane vivo sino alla fine del film, permettendo allo spettatore di
vivere un percorso che non offre risposte certe, ma ribadisce la
delicatezza con cui determinati rapporti devono essere gestiti,
tanto per il presente quanto per il futuro.
Tanto è stato lungo e accidentato
il processo che ha prodotto un film sulla Justice League of America, tanto sono
abbondanti e ancora non esauriti i fiumi d’inchiostro che si sono
spesi, e ancora si spendono, per parlarne. In questa sede, si
mettono sotto i riflettori le tre versioni di Justice
League che si possono guardare su Sky e NOW.
Avete letto bene, ben tre versioni di un film che racconta le gesta
di eroi così potenti e grandi che non potevano essere raccontati al
primo tentativo, con una sola versione. Si tratta della Justice
League Theatrical, della
Zack Snyder’s Justice League, e infine della
Zack Snyder’s Justice League:
Justice is Gray.
Zack Snyder’s Justice League e Zack Snyder’s
Justice League: Justice is Gray sono disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Justice League
Theatrical
È il
film che hanno visto più persone al mondo, nel breve elenco che
faremo. E ci duole dire che forse è la versione meno interessante e
riuscita. Justice League è uscito al cinema
nell’autunno del 2017 ed è stato figlio di una visione interrotta.
Il film era stato pensato e coccolato nella sua stessa
immaginazione da Zack Snyder per anni. A dire il
vero Snyder non era nemmeno il primo ad aver sognato tanto, dal
momento che George Miller aveva portato avanti ben
più di una visione, con cast già convocato e storyboard già
disegnati per la sua versione della Justice
League. Ad ogni modo, come era andata male a Miller, andò
male anche a Snyder che in vista del traguardo fu costretto ad
abbandonare la corsa per ragioni personali (un tremendo lutto in
famiglia che richiedeva il giusto tempo per essere
metabolizzato).
A questo punto della storia
interviene Joss Whedon. La Warner Bros
incarica il geniale creatore di Buffy
L’Ammazzavampiri e regista di
The Avengers per portare a compimento il lavoro di Snyder.
Quello che però succede, malgrado l’idea di partenza e malgrado lo
stesso Whedon che sicuramente era armato di buone intenzioni, è un
vero e proprio disastro. Il film, partito per essere una cosa
completamente diverse, si trasforma in un informe racconto che ha
troppi fronti, troppi input differenti, e così diventa un sontuoso
flop per la Warner Bros, che cerca un colpevole. Non si può certo
dire che la colpa sia del buon Joss, che pure ha pagato caro questo
insuccesso, né certo di Snyder, che ha dovuto tirare i remi in
barca. Forse proprio la Warner poteva lavorare meglio, poteva
essere una madre più accogliente e uno studio più lungimirante, ma
a questo punto la storia è già andata avanti, e la prima visione
(fallimentare) di Zack Snyder è già stata offerta
al mondo. Viziata, contaminata, ma comunque una prima forma grezza
di quell’immaginario che il regista aveva tanto aveva
coccolato.
Veniamo così alla scorsa
primavera, quando HBO Max (e in Italia Sky e
NOW)
propone al pubblico un poderoso rimaneggiamento del film visto al
cinema, in quella che sarebbe diventata poi la cosiddetta
Snyder Cut, una versione di oltre 4 ore del film
del 2017 completamente rimontata, rimaneggiata da un punto dei
vista della storia, delle sotto-trame, dei personaggi, degli
effetti visivi, con una massiccia aggiunta di scene inedite e
realizzate appositamente per questa nuova verste.
Aspect ratio 4:3, visione titanica,
lunghezza da miniserie televisiva: la
Zack Snyder’s Justice League è un film completamente
differente, con un immaginario molto più coeso ed epico, specchio
della visione che Snyder aveva già mostrato in Watchmen e in 300.
Il regista dà libero sfogo alle sue intenzioni, manipola i corpi
dei protagonisti e rende giustizia al suo pensiero, al suo modo di
raccontare queste divinità che vengono dai fumetti. Le immagini
sono più cupe, il tono più solenne nonostante qualche parentesi
comica affidata principalmente a Flash (come nella versione
precedente, dopotutto), ampio spazio a Cyborg, che era stato
ridotto a poco più che una comparsa dai tagli di Whedon, Superman
con il costume nero, più Lois Lane e più coerenza narrativa, grazie
anche al minutaggio esteso, la presenza di Darkseid, la visione,
tra le righe, di un universo narrativo che desiderava essere
esplorato, ma che forse adesso resterà per sempre nella mente di
Snyder, a meno che HBO Max non veda in quell’universo una
opportunità di profitto. E alla fine di queste 4 ore dense ed
emozionanti che possono anche lasciare perplessi ma sicuramente non
indifferenti, pensiamo di aver testimoniato a ciò che era nella
mente di Zack Snyder dal giorno 1, dall’inizio
delle riprese. E invece no, perché… Justice is gray!
Zack Snyder’s Justice
League: Justice is Gray
A sorpresa, sempre su Sky
e NOW,
arriva (ed è tuttora disponibile insieme alle altre due versioni)
Zack Snyder’s Justice League: Justice is Gray, la
versione in bianco e nero della Snyder Cut. Tutta la promozione
portata avanti da Zack Snyder, tutta la campagna
#Releasethesnydercut, tutte le anteprime via social (Vero è il
social network prediletto da Snyder per annunciare o anche solo
mostrare il suo lavoro), ogni singolo momento del genere è stato
anticipato con immagini in bianco e nero dal set. Questo perché
nella mente del regista, l’idea primigenia era quella di realizzare
un film in bianco e nero sulla Justice League of America. Questa
idea è stata portata a compimento grazie alla disponibilità della
piattaforma, ma anche grazie alla presenza di molto materiale
originale girato in scala di grigi, in modo tale che il lavoro di
conversione in bianco e nero non partisse completamente da zero, ma
che avesse già una palette di riferimento. Che cosa cambia dalla
versione a colori? Diremmo che da un punto di vista della storia
non cambia nulla, tuttavia sarebbe un’affermazione imprecisa perché
narrativamente, il bianco e nero conferisce una gravitas maggiore
alle scene, ai dialoghi esistenziali trai personaggi, alla lotta
stessa contro i cattivi.
Sebbene il balck&white non sia
visto troppo di buon occhio dalle produzioni, che ovviamente
vorrebbero realizzare i film più appetibili possibili all’occhio
dello spettatore, spesso questo tipo di colorazione riesce ad
aggiungere livelli di spessore in più, livelli che in un modo o
nell’altro pesano sul significato finale del film. È vero, la lotta
a
Steppenwolf e
Darkseid è sempre la stessa, ma in questa terza e ultima
versione assume una drammaticità superiore, un tocco di eleganza in
più, una resa più fedele alla visione che Snyder ha dell’eroismo,
più tragica che trionfante. Possiamo dunque dire che con tre film
diversi, Zack Snyder sia riuscito a portare a
termine la sua visione completa, che è condivisibile ancora adesso
su Sky e NOW.
Se pensate che Jack Nicholson e Alfred Molina siano state le prime scelte per
i personaggi di Joker e Dottor Octopus, allora sappiate che vi
state sbagliando di grosso. Molto spesso, infatti, gli attori che
hanno interpretato celebri villain dei fumetti sono stati una sorta
di “seconda scelta”, finendo per subentrare a qualche collega
finito nel mirino dello studio e ritenuto inizialmente più idoneo.
Screen Rant ha raccolto 10 celebri attori che hanno quasi
interpretato un famoso cattivo dei cinecomics:
Nicolas Cage, Green Goblin
Con la giusta dose di
supercriminalità da cartone animato, Willem
Dafoe si è rivelato la scelta perfetta per il ruolo di Norman
Osborn nella trilogia di Spider-Man di
Sam Raimi. Tuttavia, Dafoe non era la prima scelta.
Secondo quanto riportato dal
Guardian,
la Marvel aveva inizialmente pensato a
Nicolas Cage, ma l’attore premio Oscar rifiutò. Prima
dell’ingaggio di Dafoe, la parte venne temporaneamente affidata a
John Malkovich.
Emma Roberts, Harley Quinn
La performance di
Margot Robbie nei panni di Harley Quinn è stata una delle poche
cose che hanno davvero funzionato in Suicide Squad del 2016. Da allora, la Mattacchiona è
diventata uno dei personaggi più amati del DCEU, anche se Robbie
non era la prima scelta della Warner Bros. per il ruolo.
Inizialmente, secondo
Business Insider, la parte venne offerta a
Emma Roberts, che dovette però rifiutare a causa dei suoi
impegni con la serie comedy horror Scream Queens di Ryan Murphy.
Christopher Lee, Magneto
Secondo il
Guardian, anche
Christopher Lee era in lizza per il ruolo di Magneto nel
franchise di
X-Men, ma ha perso contro il suo co-protagonista della
saga de
Il Signore degli Anelli, ossia
Ian McKellen. Quest’ultimo è stato comunque un Erik Lehnsherr
perfetto, condividendo anche una chimica impeccabile con il Charles
Xavier di
Patrick Stewart.
Lee sarebbe stato sicuramente un
grande Magneto, tuttavia non è rimasto a corto di ruoli da cattivo.
Nello stesso periodo, infatti, ha interpretato Saruman nella
sopracitata trilogia de
Il Signore degli Anelli, ma anche il Conte Dooku nei
prequel di
Star Wars.
Dustin Hoffman, Pinguino
A parte forse Burgess
Meredith, nessun attore di Hollywood era più adatto al ruolo di
Pinguino di
Danny DeVito. La sua statura, le sue eccentricità e il suo
senso dell’umorismo lo hanno reso perfetto per il ruolo del cattivo
sotterraneo in
Batman – Il ritorno.
Tuttavia, secondo
E!, DeVito era solo uno dei tanti nomi presenti in una lunga
lista di possibili scelte di casting. Inizialmente, lo studio aveva
messo gli occhi su
Dustin Hoffman, che tuttavia rifiutò la parte.
Prima
di scegliere Eisenberg, Snyder aveva in mente una rosa di candidati
per il ruolo di Lex, tra cui
Bryan Cranston. Snyder ha spiegato: “Bryan Cranston sarebbe
stato fantastico. È un attore straordinario. Riesci a immaginare
quanto sarebbe stato diverso il film?”
Christopher Walken, Doctor
Octopus
Alfred
Molina è stato talmente perfetto nel ruolo del Dottor Octopus
in Spider-Man 2 che i Marvel Studios non hanno mai neanche
lontanamente pensato di affidare il ruolo ad un altro attore.
Molina, infatti, riprenderà il suo
ruolo in Spider-Man:
No Way Home, in uscita il prossimo 17 dicembre. Tuttavia,
lo stesso ha rivelato a TV
Guide: “Sam Raimi ha provinato un sacco di noi attori
caratteristi. Eravamo io, Ed Harris, Chris Cooper e Christopher
Walken.”
Tuttavia, il destino si è messo in mezzo.
Michelle Pfeiffer, che ha poi ottenuto la parte consegnando il
personaggio all’immortalità, ha spiegato: “All’inizio Catwoman
era Annette Bening. Poi è rimasta incinta. Il resto è
storia.”
Eddie Redmayne, Dottor Destino
Chiunque sia stato considerato per un ruolo nel reboot dei
Fantastici Quattro del 2015 e non sia riuscito ad
ottenere la parte, ha in qualche modo preservato involontariamente
la propria carriera, dal momento che il riavvio di Josh Trank è
stato stroncato tanto dalla critica quanto dal pubblico,
rivelandosi un autentico flop al botteghino.
Toby
Kebbell ha interpretato il Dottor Destino nel film, ma secondo una
lista pubblicata in esclusiva da
The Wrap, anche
Eddie Redmayne, Sam Riley e Domhnall Gleeson erano stati
considerati per la parte.
Daniel Day-Lewis, Generale Zod
In un’intervista con MTV News all’inizio di quest’anno,
Zack Snyder ha confermato di aver tentato di ingaggiare il
pluripremiato premio Oscar
Daniel Day-Lewis per il ruolo del generale Zod ne L’uomo d’acciaio: “Sì, ne abbiamo
parlato. Speravamo che Daniel Day-Lewis fosse interessato al
film.”
Day-Lewis è notoriamente pignolo riguardo ai ruoli che decide
di interpretare. Dopo l’uscita de Il filo nascosto nel 2017,
l’attore ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dalle scene.
Ogni speranza di vederlo con un mantello, dunque, è ormai
sfumata.
David Bowie, Joker
Jack
Nicholson ha finito per apportare il perfetto equilibrio tra
maniacale ilarità e snervante psicopatia al Clown Principe del
Crimine in Batman di
Tim Burton, ma prima di essere scelto, i produttori avevano
preso in considerazione un gruppo di grandi nomi per il
ruolo.
In
un’intervista del 1989 pubblicata su Cinefantastique, lo
sceneggiatore Sam Hamm aveva svelato che David Bowie, Tim Curry,
Ray Liotta, John Lithgow e James Woods erano stati tutti
considerati per interpretare il Joker prima che Nicholson venisse
scelto.
La nuova serie limitata American Horror Stories debutterà in Italia in
esclusiva su Star all’interno di Disney+ il prossimo 8 settembre,
seguita dalla decima stagione della serie antologica di successo
American Horror Story: Double Feature, in
arrivo sulla piattaforma a ottobre.
American Horror Stories è lo spin-off della
premiata serie American Horror Story di Ryan Murphy e Brad
Falchuk. Questa serie antologica Star Original, composta da sette
episodi, propone una storia horror diversa per ogni episodio ed è
prodotta da Ryan Murphy, Brad Falchuk, Alexis Martin Woodall, John
J. Gray e Manny Coto.
American Horror Story è la popolarissima
serie limitata antologica creata da Ryan Murphy e Brad Falchuk che
esplora un differente tema horror e un’ambientazione per ogni
stagione, spaziando da una casa infestata, a un manicomio e una
congrega di streghe, fino a un freak show itinerante, a un hotel
con una storia oscura e sanguinosa e a un campo estivo mortale.
Fin dal 2011, i creatori di
American Horror Story hanno
ridefinito il genere horror, e ad oggi sono moltissimi i fan
appassionati che ogni anno attendono con ansia di scoprire quali
terrori riserverà il prossimo capitolo.
Questo franchise, vincitore di Emmy
e Golden Globe, è il capostipite del format contemporaneo delle
serie limitate e rappresenta il prodotto più longevo nella storia
di FX e ora ritorna con la decima stagione, American Horror Story: Double Feature, che
debutterà su Disney+ il prossimo ottobre.
American
Horror Story è prodotta da Ryan Murphy, Brad Falchuk, Alexis
Martin Woodall, John J. Gray e Manny Coto. Il franchise è prodotto
da 20th Television.
Un parental control
efficace continua a garantire che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutta la famiglia. Gli abbonati possono impostare
limiti di accesso a contenuti per un pubblico più adulto e creare
profili con accesso tramite PIN per garantire massima tranquillità
ai genitori.
La Tamburina
(The Little Drummer Girl) è la serie vento BBC/AMC dagli
autori dell’acclamata “The
Night Manager” e tratta dall’omonimo best seller di John le
Carré.
La Tamburina (The Little
Drummer Girl): quando esce e dove vederla in tv e in
streaming
La Tamburina (The Little
Drummer Girl) uscirà
arriva a settembre in prima tv su laF (Sky 135)
La Tamburina (The Little Drummer Girl), la trama e il
cast
La Tamburina (The Little Drummer Girl) è la serie
evento firmata BBC/AMC, una spy story all’ultimo respiro.
Spionaggio, amore, intrighi politici, tradimento, manipolazione: un
thriller in 8 episodi ambientato nel 1979 dove nulla è come sembra
diretto da Park Chan-wook, già all’opera con la trilogia della
vendetta (Grand Prix Speciale della Giuria di Cannes 2004 con “Old
Boy”).
In La Tamburina (The Little Drummer Girl)
protagonisti sono Alexander Skarsgård (vincitore di un Emmy, un
Golden Globe e un Critic’s Choice Award per “Big Little Lies”),
Florence Pugh (candidata all’Oscar per
“Piccole donne”),
Michael Shannon (candidato due volte agli Oscar per
“Revolutionary Road” e per “Animali notturni”).
Gli episodi di La Tamburina (The Little Drummer Girl)
Episodio 1: Charlie, una giovane
attrice focosa e brillante, incontra un misterioso sconosciuto
sulla spiaggia in Grecia e lui la trascina in un’operazione di
spionaggio internazionale ad alto rischio.
Episodio 2: Charlie viene reclutato
con la promessa del ruolo di una vita per infiltrarsi in una
pericolosa cellula rivoluzionaria. Come storia di copertina, lei e
Becker devono fingere di essere amanti.
Episodio 3: Charlie guida un’auto
carica di esplosivo verso un deposito in Austria, mentre Kurtz e
Becker corrono per salvarla da un errore fatale.
Episodio 4: Charlie attende il
contatto dalla rete di Michel, ma la sua performance potrebbe non
reggere sotto esame. Lei e Becker condividono un ultimo momento
insieme prima che lei attraversi il punto di non ritorno.
Episodio 5: Charlie si unisce a un
gruppo di rivoluzionari in Libano, senza nessuno che la salvi se
viene smascherata come spia. Lavora per guadagnarsi la fiducia di
Khalil e della sorella di Michel, Fatmeh.
Episodio 6: Charlie si prepara per
la sua parte nel prossimo sciopero di Khalil.
Arriva al cinema dal 5
agosto Lo scambio di principesse, film del 2017
diretto da Marc Dugain, con Maya Sansa, nel ruolo di Elisabetta Farnese, moglie del
re di Spagna, Filippo V, interpretato da Lambert Wilson. La
coppia vedrà la giovanissima figlia andare in sposa al futuro re di
Francia.
Dugain oltre che
regista, è cronista e autore di romanzi, alcuni dei quali trasposti
al cinema, come La Chambre des Officiers. Dopo An
Ordinary Execution, del 2010, su Stalin e l’epilogo della
sua esistenza, eccolo al suo secondo film, in collaborazione con la
storica, scrittrice e saggista Chantal Thomas, esperta del
complesso periodo storico di cui si parla, il Settecento, già
autrice di successi come Addio mia regina. È lei a scrivere
il romanzo L’Échange de Princesses, 2013, da cui è tratta la
pellicola.
Lo scambio di
principesse, la trama
Versailles 1712. Morti
tutti gli eredi al trono di Francia, il regno spetta al
giovanissimo Duca d’Anjou, che diventerà Luigi XV, Igor Van
Dessel. In attesa della sua maggiore età, la reggenza è
affidata al Duca Filippo d’Orleans, Olivier Gourmet. Tutti
gli sforzi del duca sono tesi ad assicurare la pace con la Spagna e
il suo re Filippo V, Lambert Wilson, dopo anni di sanguinosa
e costosa guerra. Viene così deciso di sugellare la pace con un
duplice matrimonio: il giovane sovrano francese sposerà la figlia
di Filippo V di Spagna, Maria Anna Vittoria, Juliane
Lepoureau, ancora bambina, mentre l’erede al trono di Spagna,
Don Luigi, Kacey Mottet Klein, sposerà Luisa Elisabetta,
Anamaria Vartolomei, figlia del Duca d’Orleans, reggente di
Francia. Il destino dei rapporti tra Francia e Spagna è nelle mani
di questi quattro giovanissimi ragazzi, che neppure conoscono chi è
stato loro destinato e, da un giorno all’altro, si trovano
costretti a lasciare le loro case, dove non faranno più ritorno. I
matrimoni andranno a buon fine? Le due principesse riusciranno ad
integrarsi nel nuovo ambiente? Come le accoglieranno i rispettivi
mariti?
Sacrificio in nome
della ragion di stato
Lo scambio di
principesse affronta una questione poco dibattuta e spesso
anzi sottaciuta nei grandi affreschi in costume sulle dinastie
reali, ovvero fa riflettere su come spesso in queste regali
famiglie i giovani rampolli eredi al trono dovessero sacrificare sé
stessi e la propria giovinezza, sull’altare delle ragioni politiche
e diplomatiche, attraverso matrimoni combinati anche in
giovanissima età, che li legavano a persone a loro del tutto
sconosciute. Matrimoni per cementare la pace e la fratellanza fra
regni e sempre, matrimoni che dovevano garantire la discendenza ai
sovrani, in nome di quella che nel film viene definita come la
“smania della gravidanza”, una vera e propria ossessione, per la
quale si sacrificavano i desideri dei re, ma soprattutto quelli
delle regine, costrette nel ruolo di madri e mogli, e cambiate,
come oggetti, se non assolvevano a questo compito, il più
importante loro affidato.
Quattro regnanti, quattro
ragazzi
Sono così quattro ragazzi
i protagonisti del film, scritto a quattro mani dal regista con
Chantal Thomas, autrice del romanzo da cui prende le mosse.
Igor van Dessel, nei panni di Luigi XV, incarna i dubbi di
un giovane sovrano tredicenne di fronte alla gestione del regno, ma
soprattutto a quella della sua vita privata, di cui non può
disporre liberamente. Seppur intenerito dalla sua consorte bambina,
la delicata e docile Maria Anna Vittoria, Juliane Lepoureau,
costretta a pensare già come un’adulta, mentre gioca ancora con le
bambole, il giovane re non riesce ad abituarsi all’idea che sia sua
moglie, talmente innaturale è lo sforzo che gli si richiede.
L’attore interpreta con esito altalenante lo spaesamento del
protagonista, che si trova solo ad affrontare le responsabilità del
regno, avendo per giunta visto morire tutti i propri parenti più
prossimi.
Quello interpretato dalla
Lepoureau è il personaggio più toccante, nell’innocenza dei
suoi pochi anni. Il volto angelico della giovane attrice le si
addice alla perfezione. È lei stessa la protagonista della favola
che sogna di vivere, come qualsiasi bambina, ma dovrà svegliarsi.
Stesso spaesamento vive l’erede al trono di Spagna, Don Luigi,
adolescente impacciato e insicuro, apparentemente inadatto a
regnare, invece chiamato anzitempo a raccogliere la pesante eredità
di un padre come Filippo V. Interpretato da un Kacey Mottet
Klein eternamente goffo e buffo, volutamente quasi ridicolo,
rende bene come certe responsabilità calassero dall’alto sulle
teste di giovani non pronti o poco adatti al compito loro affidato.
La sua consorte ha il volto di Anamaria Vartolomei, che
riesce a restituire con efficacia la figura di chi vorrebbe
ribellarsi all’ordine prestabilito. Lo fa con piccoli e grandi
gesti, piccole e grandi disubbidienze, assieme a un temperamente
combattivo e testardo ben reso dall’attrice.
Un affresco storico
curato ed elegante, con un ricco cast
Il film si avvale dei
bellissimi costumi di Fabio Perrone e di scenografie assai
ricche. La scena iniziale, ad esempio, complice la fissità con cui
è colto un momento di riposo, ricorda molto da vicino un dipinto
del Settecento. Molta cura dunque nell’estetica e attenzione ai
dettagli. La ricostruzione storica è minuziosa e ci informa a fine
film della sorte dei protagonisti.
Il cast è variegato,
contando anche sulla presenza di Lambert Wilson, il
cattolicissimo Filippo V, ritratto in una fase critica del regno e
della sua vita, in cui è attraversato da dubbi e incertezze. Un po’
troppo affettata la sua interpretazione. Accanto a lui l’italiana
Maya Sansa, che tratteggia efficacemente la figura della
regina consorte, affranta per la partenza della principessa Maria
Anna Vittoria, però decisa a non venir meno alla ragion di stato.
Nel cast anche un’altra attrice nota al pubblico
italiano, la
francese Andréa Ferréol, apparsa ne La grande
abbuffata di Marco Ferreri come in Sono pazzo
di Iris Blond di CarloVerdone. Qui è la
principessa Palatine. Catherine Mouchet interpreta invece
Madame de Ventadour, la governante che assiste prima Luigi XV e poi
la sua giovanissima sposa.
Lo scambio di
principesse non ha particolari guizzi, ma si lascia
guardare, mostrando le esistenze dei reali da una prospettiva
insolita, accompagnato da un’estetica curata e da ottime musiche,
opera di Marc Tomasi ed eseguite dalla London Symphony
Orchestra. Al cinema dal 5 agosto.
Dopo il finale di stagione di
Loki e l’arrivo dell’attesissima What
If…? il prossimo 11 agosto, molti fan continuano
ad interrogarsi su quale sarà la piega che prenderà il MCU, soprattutto in relazione al Multiverso.
Tuttavia, sembra che i Marvel Studios abbia da sempre avuto a che
fare con la realtà parallela, se si considera il MCU come uno dei tanti mondi
paralleli alla continuity impostata nei fumetti.
Nei fumetti Marvel, c’è una sorta di “Primo
Universo” in cui sono ambientate la maggior parte delle storie dei
fumetti canonici. Anche se molti, alla Marvel, preferiscono chiamarlo
semplicemente “Universo Marvel” (al contrario di “Universo
Ultimate”), nei primi anni ’80 è stato soprannominato Terra-616. In
Spider-Man: Far From Home, Mysterio potrebbe aver
affermato che il MCU rappresenta proprio
quell’universo, ma il fatto che tutta la sua storia fosse una farsa
rimuove qualsiasi validità circa la sua affermazione.
In un’intervista esclusiva di
Screen Rant, il produttore MarvelBrad
Winderbaum ha dichiarato che il MCU è soltanto un grande storia di
What
If…? rispetto ai fumetti Marvel. Winderbaum ha spiegato che
si è trattato di un modo per i primi sceneggiatori del MCU di avere un certo margine di
manovra riguardo tutte le storie e le trame dei personaggi.
“Beh, è divertente. Guardo
sicuramente a tutto il MCU come ad un gigantesco What If…
? È una possibile interpretazione”, ha dichiarato il
produttore. “È un universo che corre parallelo ai fumetti.
All’inizio, penso che sia stato questo il nostro approccio. Gli
Ultimates sono stati un grande punto di riferimento per noi, ed è
stato perché era un universo pienamente compiuto che ha seguito un
percorso parallelo rispetto all’universo principale dei
fumetti.”
Poi ha aggiunto: “Da quando
siamo entrati in una narrazione condivisa con il MCU, penso che fosse creativamente
salutare pensarlo come se fosse un mondo parallelo a sé stante. Non
doveva essere un adattamento uno a uno di quello che è successo
esattamente nei fumetti. Vive e respira alle sue condizioni.
Proprio per questo, abbiamo sempre racconto delle storie in pieno
stile What If… ?”
Nel corso degli anni, diversi
registi hanno provato a riportare Il
Corvo al cinema. Tuttavia, ad oggi, nessuno è mai
riuscito nell’ardua impresa, nonostante siano stati comunque
realizzati ben tre sequel dell’originale e anche una serie tv.
Al momento non sappiamo se un reboot
de Il
Corvo verrà mai realizzato. A gennaio era
trapelata la notizia che
il progetto fosse tornato in sviluppo alla Sony, ma da allora non
ci sono più stati aggiornamenti. Ricordiamo che l’ultima volta il
progetto era nelle mani del regista Corin
Hardy (The
Nun – La vocazione del male) e che Jason
Momoa (Aquaman)
avrebbe dovuto interpretare Eric Draven. Entrambi hanno poi
annunciato di aver deciso, insieme, di abbandonare il film.
Ora, in una recente intervista con
ComicBook, è stato proprio Hardy a rivelare di credere ancora
nella sua visione, che spera di poter realizzare un giorno.
“Semplicemente, è una storia di cui sono innamorato e verso cui
mi sento come se fossi sposato”, ha spiegato il regista.
“Ci ho messo tre anni e mezzo a scriverla. Circa quattro anni
di vita, amore, sangue, sudore e lacrime. Ho un sacco di materiali,
quindi non lo so se un giorno… Suppongo che non voglio mostrarli
perché credo ancora che ci sarà una mia versione del Corvo prima o
poi, ma vedremo.”
Poi ha aggiunto: “Penso che
nonostante la graphic novel originale di James O’Barr e le
successive iterazioni a fumetti del personaggio, valga ancora la
pena di fare molto di più con il personaggio, con il concept, con
la mitologia del Corvo. Il tono e ciò che rappresenta è ancora
unico nel mondo in cui ci troviamo al momento.”
La storia de Il Corvo sul grande schermo
Il Corvo (The Crow) è un film del 1994
diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo
fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e
più famosa interpretazione cinematografica di Brandon
Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola
durante le riprese del film. Proyas dovette ricorrere a trucchi
digitali e a controfigure per poter terminare l’opera,
raddoppiandone di fatto i costi.
Lo strepitoso successo del film
ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad
incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170
milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il
Corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi
al primo), Il Corvo 3 – Salvation e Il
Corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto
il successo del primo capitolo.
The
Flash è un film che ovviamente includerà molti cameo,
ma non sembra che il Superman di Henry Cavill sarà tra questi. Sappiamo che
Sasha Calle debutterà nel film nei panni di
Supergirl, ma la versione di Cavill dell’Uomo d’Acciaio sembra
destinata a rimanere ormai un lontano ricordo all’interno del
DCEU.
Di recente, erano iniziate a
circolare delle voci secondo cui l’attore sarebbe potuto tornare
ancora una volta nei panni dell’eroe kryptoniano proprio
nell’atteso cinecomic di Andy Muschietti in arrivo nel 2022, ma
Umberto Gonzalez di The Wrap si è subito affrettato a smentire
il rumor. Secondo quanto anticipato dal reporter (via
CBM), sembra che la Warner Bros. non abbia intenzione di
riportare Cavill in un nessuno dei film DC in arrivo, a differenza
di quanto riportato in precedenza.
A
maggio di quest’anno, infatti, era stato rivelato che la star
di Justice League sarebbe tornata a vestire i panni di
Superman nel DCEU, ma da allora non ci sono più stati
aggiornamenti. Ora sembra invece che lo studio non sia più
intenzionato a riportare quella versione dell’eroe in una nuova
storia, forse anche a causa dell’annunciato
reboot che avrà come protagonista un Superman nero –
sicuramente Calvin Ellis – e che sarà prodotto da J.J. Abrams. Ricordiamo, inoltre, che la
Warner Bros. ha messo in cantiere anche una
serie dedicata all’eroe kryptoniano che vedrà Michael B. Jordan in qualità di produttore. La
serie dovrebbe focalizzarsi su Vlad Zod (l’altro Superman Nero
dell’universo DC Comis).
È un peccato che Henry Cavill non abbia la possibilità di
tornare nei panni dell’eroe. Tuttavia, dopo l’esperienza turbolenta
con i reshoot di
Justice League e il cameo di Shazam! in cui è stato sostituito da una controfigura,
è probabile che l’attore sia felice di andare avanti e di lasciarsi
il ruolo di Clark Kent alle spalle.
Venom: La
furia di Carnage è uno dei cinecomic più attesi della
prossima stagione, e non soltanto per il ritorno di Tom Hardy nei panni di Eddie Brock e per il
debutto ufficiale di Woody Harrelson nei panni di Cleetus Kasady,
ma anche perché il film segnerà il debutto dell’incredibile
Andy Serkis alla regia di un film di
supereroi.
Serkis è un esperto nel dare vita a
personaggi dalla doppia personalità, dilaniati, vittime del loro
lato oscuro, e proprio per questo è riuscito subito a trovare sia
in Venom che in Carnage una certa sintonia. In una featurette
rilasciata in esclusiva per
Apple TV (via
Screen Rant), Serkis ha paragonato Venom a Gollum, lo hobbit
interpretato dall’attore nelle saghe de Il Signore degli Anelli e
Lo Hobbit.
“Ho trascorso una parte
considerevole della mia vita interpretando un personaggio con una
doppia personalità. Quindi c’è una sorta di terreno comune tra
tutti questi personaggi”, ha dichiarato Andy Serkis. “I personaggi creati in
digitale devono agire seriamente. Devono essere totalmente
credibili. Volevo trovare un vocabolario fisico per Carnage che
fosse completamente diverso da Venom. Tutto è sempre sostenuto
dalla realtà e dalla verità. Penso che sia il film perfetto in un
certo senso, perché è molto celebrativo di ciò che il cinema può
fare.”
Serkis è ovviamente più noto come
attore che come regista. Oltre a interpretare Gollum nelle celebri
saghe tratte da J.R.R. Tolkien, ha anche interpretato il ruolo di
Cesare nella recente trilogia de Il pianeta delle scimmie. Ha indubbiamente una vasta
conoscenza delle performance in motion capture legate alla
creazione di esseri fantastici, il che lo rende di sicuro una
scelta interessante per guidare l’attesissimo sequel di
Venom.
Quello che sappiamo su Venom: La
furia di Carnage
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel
ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody
Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni
di Anne Weying, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni
di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham.
Il film uscirà in autunno al cinema.
Secondo quanto rivelato da un loro
stretto collaboratore, Ethan Coen, fratello di
Joel e parte del celebre duo di registi,
sceneggiatori e produttori, avrebbe deciso di abbandonare la regia,
mettendo così la parola fine al longevo sodalizio – iniziato nel
lontano 1984 – che li ha imposti come una delle coppie di registi
più influenti dell’era moderna.
Prossimamente arriverà
The Tragedy of Macbeth, film che segnerà la prima
regia da solita di Joel, dal momento che Ethan ha deciso di
concentrarsi maggiormente sulla sua carriera di drammaturgo.
Durante la prima parte della loro carriera, a causa delle regole
imposte dalla Director’s Guild of America, Joel è stato l’unico a
ricevere il credito per la regia, mentre Ethan figurava soltanto
come sceneggiatore e produttore, nonostante entrambi, alla fine,
venissero coinvolti dietro la macchina da presa. Tuttavia, sembra
che in futuro Joel dovrà fare a meno di suo fratello, poiché Ethan
sembra aver ufficialmente chiuso con la carriera da regista.
Secondo il Los
Angeles Magazine, durante un episodio del podcast di Score,
Carter Burwell, compositore e musicista
statunitense, nonché collaboratore di lunga data dei Coen, ha
anticipato che Ethan ha deciso di non proseguire con la sua
carriera da regista. Burwell ha spiegato che la separazione
artistica tra i due fratelli è stata amichevole e che al momento
non sa né se Ethan si ritirerà né cosa farà Joel dopo The
Tragedy of Macbeth. Burwell ha comunque riferito che il
duo ha ancora molte sceneggiature nel cassetto, che spera prima o
poi di vedere sul grande schermo, nella speranza che possano
decidere di tornare a lavorare fianco a fianco.
“Ethan non vuole più fare
film”, ha spiegato Burwell. “Sembra molto felice di fare
quello che sta facendo, ma non sono sicuro di cosa farà Joel dopo.
Hanno ancora un sacco di sceneggiature che hanno scritto insieme e
che sono riposte, in attesa, su vari scaffali. Spero che decidano
di rimetterci mano. Ne ho lette alcune e sono fantastiche. Siamo
tutti in un’età in cui non sappiamo… potremmo tutti andare in
pensione. È una questione meravigliosamente
imprevedibile.”
“Sì, è un po’ diverso avere lì
solo uno dei due fratelli”, ha aggiunto Burwell. “Ma
conosco Ethan… l’ho visto verso la fine dell’anno scorso, quando
Joel si stava preparando per le riprese a Los Angeles. Ha detto che
sembrava strano che Joel fosse là fuori a prepararsi per fare un
film senza di lui. Ma non voleva farlo. Vuole fare altro
ora.”
The Tragedy of Macbeth sarà presentato in
anteprima mondiale nella serata di apertura del 59° New York Film
Festival, il prossimo 24 settembre. Protagonisti
sono Denzel
Washington e Frances
McDormand. Il film è stato descritto come la
spaventosa rappresentazione di un’amorale presa di potere politica
che, come il suo eroe, sprofonda spietatamente nell’inferno.
Il canale americano
FX ha diffuso le anticipazioni di What We
Do In The Shadows 3×01, l’atteso primo episodio della
terza stagione di What We
Do In The Shadows.
In What We Do In The Shadows 3×01
che si intitolerà “The Prisoner” Il destino di Guillermo è in
bilico mentre i vampiri ricevono una promozione. Scritto da Paul
Simms; Regia di Kyle Newacheck.
What We Do In The Shadows 3×01
What We Do In The Shadows
3 è l’annunciata terza stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
Nella terza stagione di
What We
Do In The Shadowsritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
Nell’attesissimo
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci
Anelli assisteremo finalmente al debutto del vero
Mandarino nel MCU che, come sappiamo ormai da
diverso tempo, sarà interpretato da Tony Leung.
Tuttavia, pare che la versione del film non sarà molto fedele a
quella dei fumetti: i fan dovranno aspettarsi, quindi, un
personaggio più complesso ed empatico rispetto alla controparte
cartacea.
In una recente intervista con
Empire Magazine, infatti, il co-sceneggiatore David
Callaham e il regista Destin Daniel
Cretton hanno parlato proprio dell’imminente introduzione
del Mandarino: nel film avrà il nome di WenWu, sarà il padre
dell’eroe del titolo e il leader dell’organizzazione dei Dieci
Anelli.
“La nostra versione del
personaggio non è il Mandarino che la gente si aspetta che
sia”, ha dichiarato Callaham. “Il Mandarino è un titolo
che gli è stato dato in passato da persone che non comprendevano la
sua cultura. Ma credo che sia un personaggio molto più profondo di
quanto molte persone si aspetterebbero.”
“Per me, è stata la parte dei
fumetti di Shang-Chi a cui, personalmente, mi sono davvero
connesso”, ha aggiunto Cretton. “Era davvero importante
per noi trovare la radice della sua rabbia e del suo dolore. Fin
dall’inizio, questo è sempre stato l’obiettivo e forse la paura più
grande di tutti noi era creare un Mandarino che contribuisse
ulteriormente ad alimentare lo stereotipo del ‘Pericolo giallo’ che
circola ancora oggi.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Lo scorso mese erano spuntate online
alcune foto dal set di The
Flash che mostravano Ezra Miller, nei panni di Barry Allen, intento
a girare una scena con un personaggio sconosciuto che,
apparentemente, gli somigliava moltissimo.
All’epoca, in molti ipotizzarono che
potesse trattarsi di una sorta di doppelganger proveniente da un
qualche universo alternativo. Ora, pare che sia stata fornita una
spiegazione più esaustiva in merito, che potrebbe aver gettato una
nuova luca su chi sarà l’effettivo villain del film di
Andy Muschietti (che, di fatto, non è ancora
stato rivelato).
Secondo
The Direct, infatti, l'”altro” Barry Allen avvistato sul set
nei giorni scorsi sarebbe proprio il grande cattivo del film, ossia
Flash Nero, apparso in precedenza soltanto in due serie
dell’Arrowverse. La fonte sottolinea che, in base alle
loro fonti, gli elementi della trama del film saranno fortemente
ispirati alla trama del fumetto “Flashpoint” e al malvagio
Reverse-Flash.
Al momento non sappiamo quale sarà
l’effettivo ruolo di questo potenziale Flash Nero nella storia, dal
momento che potrebbe non essere l’unico responsabile del
cambiamento della realtà che Barry e il pubblico conoscono (in
effetti, il film potrebbe non essere così fedele al materiale di
partenza). Per ora, comunque, si tratta soltanto di un rumor.
Speriamo quanto prima di avere conferme ufficiali in merito.
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Non ci sarà
invece Billy Crudup, che aveva interpretato
Henry Allen (il padre di Barry) in Justice
League: l’attore verrà sostituito nella parte
da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere
ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da
Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.
Il canale americano
Showtime dopo il teaser promo ha diffuso il trailer
ufficiale di Billions 5, la seconda parte dellaquinta
stagione di Billions con
protagonista
Damian Lewis e Paul Giamatti. La seconda parte della stagione
che è stata interrotta a causa dell’emergenza sanitaria arriverà il
5 settembre 2021. In Italia Billions
in streaming è disponibile su NOW e in ondemand su SKY.
Il gioco non è finito: BILLIONS è
tornato con nuovissimi episodi Bobby Axelrod e Chuck Rhodes sono
stati avversari senza scrupoli e alleati subdoli, ma nulla li ha
preparati alle spietate macchinazioni del miliardario Mike Prince,
che userà tutto – e tutti – a sua disposizione per uscirne
vincitore. Man mano che le alleanze vengono distrutte e nuovi
nemici sorgono, tutti vengono coinvolti nel conflitto e le
conseguenze sono catastrofiche.
https://www.youtube.com/watch?v=TjIiwtNMLKg
Nella quinta
stagione di Billions, Bobby
Axelrod (Damian
Lewis) e Chuck Rhoades (Paul
Giamatti) vedono riaccendersi la loro feroce rivalità,
mentre nuovi nemici si alzano e prendono la mira. Il pioniere
dell’impatto sociale Mike Prince (Corey
Stoll) rappresenta una vera minaccia per il dominio di
Axe, e Chuck litiga con un formidabile procuratore distrettuale
(Roma Maffia). Taylor Mason (Asia
Kate Dillon) è costretta a tornare ad Axe Capital,
dove Taylor deve combattere per proteggere i propri dipendenti e le
loro risorse. Wendy Rhoades (Maggie
Siff) rivaluta la sua lealtà e crea nuove alleanze
sorprendenti che la mettono in contrasto sia con Chuck che con
Axe. La guest star della quinta stagione
Julianna Margulies (The Good Wife) interpreta
Catherine Brant, una professoressa di sociologia della Ivy League e
autrice di bestseller. La serie è interpretata anche da David
Costabile, Condola Rashad, Kelly AuCoin e Jeffrey DeMunn.
Billions
è creata e prodotta dagli showrunner Brian Koppelman e David
Levien. La serie è stata creata anche da Andrew Ross Sorkin. Per
ulteriori informazioni su BILLIONS, visitate SHO.com, seguite su
Twitter, Instagram e Facebook e unitevi alla conversazione
utilizzando #Billions.
Di film ambientati durante la
Seconda guerra mondiale ne sono stati realizzati innumerevoli,
ognuno impegnato a raccontare aspetti e vicende differenti di tale
brutale conflitto. Sono tanti i punti di vista che si possono
infatti coprire a riguardo e uno dei più interessanti portati al
cinema negli ultimi anni è quello visto nel film The
Way Back (qui la recensione), diretto nel
2010 da Peter Weir, celebre regista di film come
Witness – Il testimone, L’attimo fuggente e The
Truman Show. Come ricorrente nei suoi film, anche in questo
caso ci si trova dinanzi ad un’attenzione ai comportamenti di un
soggetto il cui microcosmo è sottoposto al difficile confronto con
un macrocosmo.
La vicenda narrata è infatti
liberamente ispirata al libro di memorie Tra noi e la
libertà, scritto nel 1956 da prigioniero di guerra polacco
Sławomir Rawicz. In queste pagine, egli sostiene di essere
sfuggito da un Gulag sovietico e di aver camminato per circa 6.400
km verso la libertà, il tutto durante il difficile periodo della
Seconda guerra mondiale. Si tratta dunque di un racconto
particolarmente struggente, dove l’animo umano viene ostacolato da
sfide apparentemente insormontabili. The Way Back è però
anche un inno a quella forza di volontà che da sempre
contraddistingue l’umanità e che si ripresenta sempre rinnovata nei
momenti più difficili.
Da tempo si cercava di adattare le
memorie di Rawicz, ma solo con l’interessamento di Weir il progetto
riuscì a concretizzarsi, ottenendo poi anche una nomination
all’Oscar per il miglio trucco. Per gli amanti di questo genere di
storie, The Way Back è dunque un film quantomai
imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Way Back: la trama del film
La vicenda di The Way Back
si svolge nel 1940 nei Gulag siberiani, dove il regime sovietico
confina tutti coloro che considera “nemici del popolo”. Il Gulag è
un microcosmo dove i prigionieri lottano ogni istante per
sopravvivere, sottoposti ad estenuanti lavori forzati, scarsamente
nutriti e costretti a confrontarsi con la furia di una natura
inclemente e quantomai rigida. Per sfuggire a tutto questo, il
giovane polacco Janusz riunisce attorno a sé un
piccolo gruppo con cui organizza una fuga. Ne fanno parte un
coraggioso e schivo ingegnere americano, Mr.
Smith, il prete lettone Voss, il
talentuoso artista polacco Tomasz, l’ironico
iugoslavo Zoran e il giovanissimo
Kazik.
Ma per fuggire c’è bisogno anche
del contributo del violento e rozzo russo Valka,
un criminale senza scrupoli che nel campo fa da guardiano e
intimorisce i detenuti, ma che può rivelarsi molto utile ai
fuggiaschi. Questa la compagnia che si troverà ad affrontare un
viaggio lungo 10.000 chilometri attraverso la gelida Siberia, la
Mongolia, l’arido e infuocato deserto del Gobi, le aspre vette
dell’Himalaya e infine l’India, dove potranno infine considerarsi
salvi. Le prove di resistenza fisica e mentale cui saranno
sottoposti saranno però durissime, in un’odissea che sembra
interminabile.
The Way Back: il cast del film
Protagonista del film nei panni del
giovane polacco Janusz è l’attore JimSturgess. Noto in particolare per i film
Across the Universe, 21 e One Day, egli ha
descritto quella di The Way Back come una delle prove
attoriali più difficili della sua carriera per via delle rigide
condizioni del set. Nel ruolo dell’ingegnere americano Mr. Smith vi
è invece il candidato all’Oscar Ed Harris,
attore che aveva già lavorato con il regista Peter Weir per il film
The Truman Show. Gli attori Dragoş Bucur
e Alexandru Potocean interpretatono invece lo
iugoslavo Zoran e il polacco Tomasz. L’attore tedesco
Sebastian Urzendowsky, noto anche per i film
Il falsario e Un amore di gioventù, è invece
Kazik.
Gustaf Skarsgård,
figlio del celebre Stellan e noto per il ruolo di Floki nella serie
Vikings, è l’interprete del prete lettone Voss. ColinFarrell, attore oggi popolare per film come
L’inganno e The Lobster, è invece il violento
russo Valka. L’attore Mark Strong,
celebre per film come Kick-Ass, Sherlock Holmes e
Shazam, interpreta l’attore russo Andrei Khabarov, mentre
la candidata all’Oscar Saoirse Ronan
compare nel ruolo di Irena Zielinska, un orfana polacca che si
unirà al gruppo di fuggiaschi lungo il loro percorso. L’attrice,
divenuta celebre in quegli anni per il film Espiazione
diede vita ad una nuova intensa interpretazione all’età di soli
sedici anni.
The Way Back: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Way
Back è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili, Google Play, Tim Vision e Rai Play. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 3 agosto alle ore
23:50 sul canale Rai Movie.
Raccontare al cinema figure
storiche realmente esistite è sempre un’operazione complessa.
Occorre stabilire bene il punto di vista del racconto e l’immagine
che di tale personalità si vuole far emergere. Ciò diventa ancor
più difficile nel momento in cui si parla di uno degli uomini più
tristemente celebri e odiati di sempre, ovvero Adolf
Hitler. Raccontato in innumerevoli occasioni al cinema, da
Il grande dittatore di
Charlie Chaplin sino al recente Jojo Rabbit di Taika Waititi,
egli è sempre stato per lo più oggetto di parodie e racconti
satirici. Con il film La caduta – Gli ultimi giorni di
Hitler si è però cercato di raccontare qualcosa di
diverso.
Uscito nel 2004 per la regia di
Oliver Hirschbiegel e scritto e prodotto da
Bernd Eichinger, il film è infatti noto per la sua
volontà di ripercorrere nella maniera più fedele possibile gli
ultimi giorni di vita di Hitler, mostrandone il punto di vista e
anche il suo lato umano. La caduta, infatti, porta
inizialmente lo spettatore ad empatizzare con il protagonista,
salvo poi ricordargli bruscamente gli orrori di cui egli si è
macchiato. Nel ricostruire tutto ciò, regista e produttore si sono
basati su testimonianze oculari, memorie dei sopravvissuti e altre
fonti storiche. In particolare, testi come La disfatta di
Joachim Fest e Fino all’ultima ora di
Trudl Junge sono serviti per la sceneggiatura.
Al momento della sua uscita il film
si affermò come un caso particolarmene eclatante, che spinse ad una
serie di dibattiti circa il ritratto che si dà di Hitler, il quale
non è però mai celebrativo. Candidato agli Oscar come miglior film
straniero, è ancora oggi uno dei prodotti cinematografici più
importanti relativi al celebre dittatore tedesco. Prima di
intraprendere una visione del film sarà però utile approfondire
alcune curiosità relative a questo. Proseguendo nella lettura sarà
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La caduta – Gli ultimi giorni di
Hitler: la trama del film
Il racconto del film ha inizio il
20 aprile del 1945, nel pieno della battaglia di Berlino. La
capitale tedesca è infatti invasa dall’Armata Rossa, la quale ha
ormai conquistato sempre più territori riducendo drasticamente il
potere dell’esercito tedesco. Quello stesso giorno, Adolf
Hitler compie cinquatasei anni, senza avere però nulla da
festeggiare. Il Reichsführer-SS Heinrich Himmler e
il generale Hermann Fegelein cercano invano di
convincere il dittatore a laciare la città, ma Hitler è
irremovibile circa il suo desiderio di rimanere in questa fino alla
fine. Egli decide di continuare ad impartire ordini dal
suo Führerbunker, nel quale si trova insieme ai suoi uomini
più fidati.
Nel bunker si trovano poi anche la
segretaria Trudl Junge e l’amata Eva
Braun. Circondato da personalità che crede fidate, Hitler
tenterà di dar vita ad inattuabili strategie militari, nel
disperato obiettivo di ribaltare sorti ormai insalvabili. Sempre di
più, infatti, egli inizia a perdere contatto con la realtà, non
accorgendosi dei tradimenti nei suoi confronti e dell’inevitabile
fine della sua supremazia. Con l’avvicinarsi delle armate russe,
Hitler e quanti intorno a lui saranno chiamati a prendere decisioni
estreme, consapevoli che quanto fino a quel momento compiuto non
sarà mai dimenticato dalla Storia.
La caduta – Gli ultimi giorni di
Hitler: il cast del film
Ad interpretare il tirannico Adolf
Hitler vi è il celebre attore svizzero Bruno Ganz.
Celebre protagonista di Il cielo sopra Berlino e
recentemente visto in La casa di Jack, egli
si avvicinl al ruolo con l’obiettivo di fornirne una
rappresentazione quanto più realistica possibile, cercando di
evitare un suo giudizio nei confronti del personaggio. Ganz ha
infatti visionato e ascoltato per ore filmati e audio di Hitler
come ad esempio la registrazione Hitler-Mannerheim, per poterlo
imitare nel migliore dei modi possibili, anche nell’accento
austriaco. Originariamente, però, egli non aveva intenzione di
interpretare Hitler per il cinema. Cambiò idea dopo aver visto il
film del 1955 L’ultimo atto, dal quale trasse ispirazione
per un’interpretazione più complessa e originale del dittatore.
Il risultato è una performance
straordinaria, giudicata come una delle più importanti della storia
del cinema e che ha fatto guadagnare a Ganz numerosi riconoscimenti
internazionali. Nel cast figurano anche Alexandra Maria
Lara nel ruolo della giovane segretaria del Fuhrer Traudl
Junge, Ulrich Matthes nei panni del gerarcha
nazista Joseph Goebbels e Corinna Harfouch in
quelli di sua moglie Magda. L’attrice Juliane
Köhler interpreta Eva Braun, compagna di Hitler, mentre
Thomas Kretschmann interpreta l’SS Hermann
Fegelein, colui che vuole sottrarre Eva dall’atroce destino che
ella si era scelta accanto a Hitler. Vi sono poi Heino
Ferch nei panni del politico Albert Speer e
Christian Berkel in quelli del militare
Ernst-Günther Schenck. Ulrich Noethen è Heinrich
Himmler.
La caduta – Gli ultimi giorni di
Hitler: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. La caduta – Gli ultimi giorni di
Hitler è infatti disponibile nel catalogo di
Rai Play. Per vederlo, basterà iscriversi
gratuitamente alla piattaforma, attivando un account personale. Si
avrà a questo punto modo di accedere all’intero catalogo.
Selezionando il film si avrà invece modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di
martedì 3 agosto alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Ecco il trailer ufficiale di
Cenerentola
di Kay Cannon con un cast di star, tra cui la cantautrice nominata
ai Grammy Camila Cabello,
Idina Menzel e Billy Porter,
sarà disponibile in esclusiva su Prime Video in 240 paesi e territori nel mondo in
settembre. L’attesissimo musical include sia canzoni pop di artisti
internazionali contemporanei sia canzoni originali di
Camila Cabello e
Idina Menzel.
Il trailer ufficiale di
Cenerentola
“Cenerentola è un classico
che noi tutti conosciamo e amiamo, ma questa volta avrà un tocco
inedito e moderno, e sarà interpretato dalla sensazionale Camila
Cabello e da un cast di grandi star. Il produttore James Corden e
il team creativo sono partiti da questa fiaba amata da tutti e
l’hanno rinnovata in una prospettiva fresca e stimolante che
piacerà al pubblico e alle famiglie di tutto il mondo. Non potremmo
essere più entusiasti di poter far cantare e ballare i nostri
clienti sulle note della rivisitazione di Kay Cannon di questo
classico.“ ha dichiarato Jennifer Salke, Head of Amazon
Studios.
Cenerentola
è un’audace nuova rivisitazione in chiave musical della favola
tradizionale con cui tutti siamo cresciuti. La nostra eroina
(Cabello) è un’ambiziosa giovane donna con sogni più grandi del
mondo in cui vive, ma con l’aiuto di Fab G (Billy Porter), riuscirà
a perseverare e infine a realizzare i suoi desideri.
Gunpowder Milkshake
è un film action diretto dal regista israeliano Navot
Papushado. La pellicola si profila come un inno
all’empowerment femminile, tra atmosfere tarantiniane e una
solidarietà femminile di grande potenza. Disponibile dal 30 Luglio
su Amazon Prime
Video.
Gunpowder Milkshake: tra riferimenti e innovazione
La storia di Gunpowder
Milkshake esordisce in una tavola calda in cui la
dodicenne Sam e la madre Scarlet
(Lena
Headley), dividono un frappè, simbolicamente fin da
subito stabilito come metafora del loro rapporto; ben presto però
fanno capolino nel diner una squadra di uomini armati, che vogliono
uccidere Scarlet. La donna svela quindi le sue carte nascoste e la
figlia si rende sorprendentemente conto che è un’assassina
professionista, che diventerà presto fuggitiva a causa di un lavoro
andato storto e per cui è ricercata. Scarlet, dopo aver ucciso gli
uomini, sarà quindi costretta a scappare, abbandonando la figlia.
Quindici anni dopo ritroviamo Sam (Karen
Gillian) che ha seguito le orme della madre, divenendo
sicario per l’organizzazione criminale The Firm; l’ultimo target
assegnato a Sam dal capo Nathan (Paul
Giamatti) è un uomo che ha rubato soldi
all’organizzazione e il cui omicidio dovrà portare a compimento
Sam. Mentre si trova di fronte alla sua vittima Sam scoprirà però
che è padre di una bambina di otto anni, Emily
(Chloe Coleman) che la giovane sicaria prenderà
sotto la sua ala, in un turbinio di conflitti e inseguimenti che
non conosceranno sosta e che vedranno coinvolto anche un trio di
bizzarre bibliotecarie: Anna May,
Florence e Madeline, tre ex
complici di Scarlet, interpretate rispettivamente
da Angela Bassett, Michelle Yeoh e Carla Gugino.
Gunpowder Milkshake
si avvale di una serie di reminiscenze riconoscibili: John
Wick e Kill Bill, ma anche Atomica Bionda o i film di Nicolas
Winding Refn per estetica, scenografia e colonna sonora. I
personaggi femminili dominano il film con la loro caparbietà ed
intuitività; sono i personaggi attivi e risolutivi, mentre le
controparti maschili vengono presentate come poco abili, ridicoli e
assolutamente in grado di essere calpestati da queste donne. E’ la
mano femminile a dominare tematicamente la pellicola, come
suggeriscono anche i riferimenti a personaggi iconici
(Piece of My Heart di Janis
Joplin come colonna portante della narrazione) e classici
della letteratura femminile come contenitori di armi da fuoco e
conservatori di una conoscenza trasmissibile soltanto da chi è
consapevole del potere dell’opera e, quindi, dell’arma.
Il finale della pellicola lascia
intendere che abbiamo assistito al primo capitolo di quello che
aspirerebbe ad essere un franchise, difatti pare che un secondo
capitolo sia già in lavorazione. In un successivo secondo capitolo
dovremmo rivedere Emily e Sam in qualità di paladine di una banda
tutta al femminile, una volta terminato l’addestramento della
piccola ragazza.
La forza vorticosa di Gunpowder Milkshake
Il Diner si configura come centro
nevralgico dell’azione, luogo del giudizio in cui verrà sempre
ribadita la predominanza della figura femminile, prima fra tutte
attraverso la simbologia della figura della cameriera. Le donne in
questo film non sono assumono la funzioni di giudici, in un
panorama urbano fatiscente, ma anche di istruttrici alla lotta e al
perdono, cosi come avviene con la piccola Emily, che trova nel
gruppo di donne una nuova famiglia. Angela Bassett, Carla Gugino e
Michelle Yeah, pur non occupando parte integrante del minutaggio,
riescono comunque a caratterizzare in maniera ottimale i personaggi
del film, regalandoci interpretazioni umoristiche ed
emozionali.
Gunpowder Milkshake
risulta un prodotto vincente dato l’avvicendarsi ritmato
dell’azione, un montaggio frenetico e una fotografia che incornicia
ciascun frammento del quadro azionale. Senza andare a ricercare
approfondimenti tematici o sociali- non è questo lo scopo del film-
il risultato finale di Gunpowder Milkshake è
quello di un film vivace e brioso, presentatoci in una confezione
stilisticamente indovinata in termini di messa in scena e palette
cromatica.
La forza di Gunpowder
Milkshake risiede nel fatto che il film promuove un
proprio stile, ben riconoscibile, nella sua miscela di action,
splatter, sarcasmo illimitato. Attraverso un ottimo lavoro di
regia, con inquadrature ricercate e un lavoro encomiabile in sede
di montaggio, accompagna la trama delle ferali e affabili
protagoniste femminili. La spettacolarità della narrazione si
unisce quindi a suggestioni visive e una caratterizzazione dei
personaggi centrata, che si snoda con una musicalità che va al
ritmo delle pallottole. Sono innegabili alcuni guizzi registici già
ravvisabili nel primo atto del film, con una cinepresa che segue i
movimenti coreografici di Sam e fa intendere allo spettatore la
gerarchia dei ruoli narrativi. La curva drammaturgica si innesta su
rapporti tutti al femminile, nel loro emergere e nell’essere
conservati, ed è impossibile non essere emotivamente coinvolti,
soprattutto per quanto riguarda l’affetto sincero scaturito dal
rapporto tra Sam ed Emily, la relazione madre-figlia tra Sam e
Scarlet e il legame tra le interessanti bibliotecarie.
Lo spettatore rimarrà ammaliato
dall’organicità visiva della pellicola, dall’incisività e validità
dei personaggi presentateci, ma soprattutto dall’entrata in scena
nel panorama action di un gruppo di astute sicarie inaspettate,
padrone della scena in maniera ineccepibile e che fanno ben
auspicare a un futuro roseo per un cinema di genere al
femminile.
Il Dom Toretto di Vin Diesel sta conducendo una vita tranquilla
fuori dal giro, con Letty e suo figlio, il piccolo Brian, ma sanno
che il pericolo è sempre in agguato al di là del loro pacifico
orizzonte. Questa volta, una nuova minaccia costringerà Dom a
confrontarsi con i peccati del suo passato, se vuole salvare coloro
che più ama. La sua squadra si riunisce nuovamente per fermare un
complotto a risonanza mondiale guidato dal più abile assassino e
pilota ad alte prestazioni che abbiano mai incontrato: il fratello
rinnegato di Dom, Jakob (John Cena, l’imminente
The
Suicide Squad).
Fast
& Furious 9 vede il ritorno alla regia di
Justin Lin, che ha diretto il terzo, il quarto, il
quinto e il sesto capitolo della saga, quando cioè è diventata un
successo globale. L’azione sfreccia in tutto il mondo, da Londra a
Tokyo, dall’America centrale a Edimburgo, e da un bunker segreto in
Azerbaigian alle strade brulicanti di Tblisi. Lungo la strada, i
vecchi amici risorgeranno, i vecchi nemici torneranno, la storia
verrà riscritta, e il vero significato della famiglia verrà messo
alla prova come mai prima d’ora.
Tornano a recitare nel film
Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Chris “Ludacris”
Bridges, Jordana Brewster, Nathalie Emmanuel e
Sung Kang, al fianco delle attrici premiate con
l’Oscar® Helen Mirren e Charlize Theron. Fanno parte del cast di
Fast
& Furious 9 anche la superstar premio Grammy, Cardi B,
nei panni del nuovo personaggio del franchise Leysa, una donna
legata al passato di Dom, e il re del Reggaeton, Ozuna, in un ruolo
cameo.
Fast
& Furious 9 è prodotto da Neal H. Moritz, Vin
Diesel, Jeff Kirschenbaum, Joe Roth, Justin Lin, Clayton
Townsend e Samantha Vincent.
La famiglia, si sa, non si
distrugge, può solo trasformarsi. Lo sanno bene i protagonisti
della saga di Fast & Furious, che
negli anni hanno visto andare e venire numerose personalità,
formando sempre di più un nucleo famigliare che sfida limiti e
confini. Giunti al nono capitolo del franchise da record, questi
personaggi si trovano infatti sempre più a lasciarsi alle spalle le
ruggenti e luccicanti auto da corsa in favore di una vita più
tranquilla in cui potersi dedicare maggiormente ai figli e
all’amore. Fast & Furious 9, diretto da
Justin Lin (già regista di tre
precedenti capitoli della saga), è dunque un momento di passaggio,
che avvicina sempre più la serie alla sua conclusione e porta
avanti una serie di trasformazioni intraprese già nei precedenti
capitoli.
Che la famiglia sia diventata sempre
più centrale nella saga è ormai noto e questo nono capitolo esalta
ancor di più tale tematica introducendo una significativa presenza
giunta dal passato di Dominic Toretto (Vin Diesel). Si
tratta di Jacob Toretto (John Cena), un
fratello rinnegato e cresciuto nel mondo dello spionaggio, deciso
ora ad attuare un piano di stampo terroristico con cui soggiogare
l’intero mondo. Per fermarlo, Dominic dovrà dunque abbandonare il
ruolo del genitore per tornare a guidare la propria squadra tra
spericolati inseguimenti e vicende oltre ogni limite. Allo stesso
tempo, però, egli dovrà affrontare i fantasmi del suo passato,
ripercorrendo il complesso rapporto con il fratello e gli eventi
che li hanno divisi.
Fast & Family, una saga in continua evoluzione
A dieci anni esatti dal primo
capitolo della serie è possibile identificare una serie di
differenze che portano Fast & Furious 9 ad essere
profondamente diverso da tale capostipite. Il lungometraggio del
2001 era profondamente incentrato sulle corse clandestine di
automobili, con queste come grandi protagoniste e simbolo del film.
Con il susseguirsi dei film, il cuore della serie si è invece
sempre più spostato da una parte verso i personaggi e i loro
rapporti, e dall’altra verso l’azione più folle e sregolata
possibile. Capitolo dopo capitolo entrambi questi elementi hanno
assunto proporzioni sempre maggiori, che per i fan più accaniti dei
primi film hanno però portato ad uno snaturamento di ciò che era in
origine la saga.
Ma, come detto in apertura, proprio
come una famiglia anche Fast & Furious si è
inevitabilmente trasformato. Questo è certamente un bene, poiché,
nonostante l’introduzione di un familismo religioso particolarmente
melenso, ha portato la saga ad un’evoluzione che va di pari passo
con quella compiuta dai suoi protagonisti. Si avverte sempre di più
un arco di trasformazione che permette di appassionarsi alle
avventure di Dominic e della sua squadra, rendendoli umani
nonostante le loro gesta da veri e propri supereroi. Ciò ha però
portato anche all’introduzione di una serie di storie più intime,
che rischiano di far frenare bruscamente il ritmo generale. In
Fast & Furious 9, però, tale problematica viene risolta
legando strettamente il dinamico presente allo struggente
passato.
Vin Diesel e John Cena in una scena di Fast & Furious
9
Fast & Furious 9: la recensione del film
Portandoci ad esplorare il passato
di Dominic, comprendiamo molto di più su di lui, sul suo desiderio
di avere accanto a sé una famiglia da amare e da cui sentirsi
amato. Questi flashback disseminati per lungo tutto il film
diventano dunque funzionali al racconto generale, rendendolo più
appassionante. Ciò fa di questo nono uno dei capitoli più
affascinanti e complessi della saga, pur costringendo sempre più i
suoi spettatori a dover sospendere ogni possibile ricerca di logica
e realisticità. Le sequenze d’azioni sono sempre più esplosive,
dinamiche, tendenti al caos e all’irrealistico, ma giudicarle in
base a ciò sarebbe altrettanto sbagliato. L’unico metro di giudizio
sembra dover essere relativo all’intrattenimento offerto e da
questo punto di vista Fast & Furious 9 non si
smentisce.
Nel corso delle due ore e venti di
visione ci si diverte, ci si emoziona e ci si stupisce di sequenze
d’azione magnificamente coreografate. In tutto ciò spiccano in
particolare il nuovo entrato Cena, che porta il suo grandissimo
carisma dal ring di wrestling al grande schermo, e Tyrese Gibson
nel ruolo di Roman Pearce, a cui sono affidati i momenti più comici
del film. Così si costruisce dunque un capitolo che porta a nuovi
livelli le tematiche e le caratteristiche dei precedenti film, con
la consapevolezza di scontentare qualcuno e accontentare qualcun
altro. In attesa di quelli che sembrano essere i due sequel
conclusivi della serie, si può dunque godere di Fast & Furious
9 come un blockbuster estivo di buon intrattenimento.
Lo
scorso aprile avevamo annunciato che Natalie Portman avrebbe interpretato il
ruolo da protagonista nell’adattamento de I Giorni
dell’Abbandono di Elena Ferrante. Ma oggi
abbiamo appreso che l’attrice ha lasciato il progetto poco prima
dell’inizio delle riprese, bloccando a tutti gli effetti la
lavorazione del film.
Il romanzo aveva già avuto un
adattamento omonimo per il cinema, nel 2005, per opera di
Roberto Faenza con Margherita Buy
e Luca Zingaretti. Nel film, quando Tess
(Portman), una donna che ha abbandonato i propri sogni per una vita
familiare stabile, viene a sua volta abbandonata dal marito, e il
suo mondo viene sconvolto.
Non abbiamo dettagli sulle
motivazioni che hanno spinto Natalie Portman a lasciare il progetto.
Disponibile su Netflix dal 6 agosto, VIVO è la nuova creatura animata con le
canzoni di Lin Manuel Miranda. Ne abbiamo parlato
con il co-regista, Kirk DeMicco, che con
Brandon Jeffords ha portato in vita il film.
Netflix e Sony Pictures Animation
presentano Vivo,
un’emozionante avventura musicale animata in arrivo il 6 agosto su
Netflix con canzoni inedite di Lin-Manuel Miranda, vincitore di
Tony, Grammy e Pulitzer, nonché ideatore di Hamilton e
In the Heights. Il 31 luglio Vivo sarà presentato in
anteprima italiana al Giffoni Film Festival nella sala Alberto
Sordi e nella sala Lumière, davanti al pubblico dei giurati della
sezione Elements +6.
La versione italiana del film sarà
arricchita dalle voci di Stash, frontaman della
band multiplatino The Kolors (voce e chitarra),
cantautore e produttore, interprete di tutte le canzoni
dell’originale protagonista Vivo, e di Massimo
Lopez, attore, doppiatore, show man, conduttore televisivo
e componente del noto trio “Lopez, Marchesini, Solenghi”, che
doppia il personaggio di Andrès nelle canzoni e nei dialoghi.
A fine anni Ottanta nelle mani dei
lettori statunitensi arrivò una serie esplosiva. I protagonisti
erano un gruppo variamente assortito di soldati incaricati di
occuparsi di missioni sotto copertura: azioni militari in cui il
governo non voleva apparire. Una squadra pronta a tutto, perché
senza nulla da perdere: i suoi membri erano infatti supercriminali
carcerati. Quel gruppo è la Suicide Squad, che torna nelle sale
cinematografiche italiane con il film The Suicide Squad
– Missione Suicida, in uscita il 5
agosto per Warner Bros. Per conoscere tutti i segreti di
Harley Quinn, Deadshot,
Zebra-Man e degli altri supercriminali in missione
suicida, Panini Comicspropone tre
titoli imperdibili da leggere prima e dopo la visione del
film.
In Suicide Squad vol. 1:
Cattivo Sangue, lo sceneggiatore Tom
Taylor e l’artista Bruno Redondo
riuniscono alcuni dei peggiori supercriminali dell’Universo DC – la
folle Harley Quinn, l’infallibile cecchino
Deadshot, Shark,
Cavalier, Magpie e
Zebra-Man – per dare vita alla più sanguinosa
versione della Task Force X! La loro nuova
missione è neutralizzare i super-terroristi internazionali
noti come Rivoluzionari, e non tutti ne usciranno
vivi… da entrambe le parti!
Il primo dei due volumi che
raccolgono la serie che ha già scalato diverse posizioni tra le
preferite degli appassionati.
Le avventure continuano su
Suicide Squad vol. 2: I rivoluzionari. I
membri della squadra sono più che mai assetati di libertà e hanno
messo al centro del mirino l’uomo che li ha tenuti sotto scacco
negli ultimi mesi: Ted Kord, meglio noto come il
supereroe Blue
Beetle. Peccato che sulle loro tracce ci sia
nientemeno che il più grande detective del mondo… Una storia densa
di azione, ironia e personaggi carismatici che chiude con il botto
il ciclo di storie dedicato alla Task Force X!
Per chi invece volesse approfondire
la propria conoscenza della Squad delle origini creata da John
Ostrander e Luke McDonnell e ripartire dall’inizio,
Suicide Squad: La Prova del Fuoco è il
volume perfetto per recuperare le avventure classiche. L’agente
federale Amanda Waller è l’artefice del progetto
di impiego di supercriminali carcerati nella squadra chiamata
“Task Force X”. Ma i membri coinvolti potrebbero
essere meno controllabili del previsto… Per la prima volta raccolte
in un volume unico, le storie classiche della serie che ha
rivoluzionato il concetto di “criminale”.
Sembra esserci una sorta di
legame tra Eddie Brock e Cletus Kasady. Quest’ultimo invita Eddie a
fargli visita: presumibilmente, il giornalista spera di ottenere
una qualche esclusiva da uno degli assassini più temuti al mondo.
Sfortunatamente, Kasady sembra aver invitato Eddie al solo scopo di
terrorizzarlo.
Forse Brock ha scritto un articolo
sul serial killer quando lavorava per il Daily Bugle? Se fosse
davvero così, Kasady potrebbe percepire che Eddie è entrato nella
sua testa: tuttavia, è difficile dire se ne risente o se è proprio
a causa di ciò che sente di poter legare con Eddie.
Le origini di Carnage
Carnage coglie l’occasione
per mordere Eddie, ma rimane sorpreso dal sapore del suo sangue,
identificando chiaramente il simbionte dentro di lui. Questa, a
quanto pare, è l’origine di Carnage nel film; un frammento di
simbionte è stato assorbito dal corpo di Kasady quando ha morso
Eddie, e quel simbionte è riuscito a rigenerarsi in qualche
modo.
Tale dinamica è molto diversa dai
fumetti, dove Eddie Brock in realtà condivideva una cella con
Kasady. Quando Venom fa evadere Brock, ha inavvertitamente
rilasciato una “progenie” simbiotica, che si è legata all’assassino
facendolo diventare Carnage.
Carnage fugge da Ravencroft
Come nei fumetti, la furia
di Carnage si scatena non appena evade da Ravencroft. Carnage
dimostra di avere poteri molto diversi da Venom, con proiettili che
passano dritti attraverso il suo corpo e braccia extra che crescono
a dismisura; se dunque Venom è un essere umano legato a un
simbionte, Carnage sembra essersi trasformato in qualcosa di nuovo,
in parte umano e in parte simbionte.
“Può trasformarsi in
nebbia”, aveva spiegato Andy Serkis in un’intervista. “Può
rivolgersi a tutti i tipi di viticci. Può assumere forme diverse.
Può trasformarsi in un’arma, può fare tante cose cose diverse. Come
tutti i simbionti, riflettono la persona che li ospita. Quindi in
Carnage convicono l’oscurità, la giocosità, l’arguzia, la
stranezza. Cletus è molto intelligente e… ha un vero senso
dell’umorismo. Volevamo che tutto ciò si riflettesse nel simbionte
a lui legato.”
Carnage uccide brutalmente una
guardia
Senza dubbio ci saranno
diverse morti brutali nel film, ma il trailer ne mostra una che è
sorprendentemente diversa dal Carnage dei fumetti. Invece di fare a
pezzi una guardia, la lingua di Carnage fuoriesce dalla sua
gola.
Sebbene questo sia molto
probabilmente un modo grossolano di soffocare l’uomo a morte,
risulta essere comunque più sinistro, perché nei fumetti Carnage ha
sviluppato la capacità di controllare gli altri, piegandoli alla
sua volontà. Lo fa piantando frammenti del suo simbionte al loro
interno: dunque, Carnage potrebbe benissimo fare qualcosa di simile
anche nel film.
Carnage domina San Francisco
Nel trailer vediamo Carnage
che si scatena a New York City e che si scontra con lo stesso
Venom. La maggior parte di questi momenti, però, mancano di
contesto nel trailer e servono solo a indicare la vastità del caos
che Carnage intende causare.
Il più interessante in termini
tematici è, tuttavia, un breve scorcio di Carnage che domina la
città di San Francisco come un dio adirato, in perfetto contrasto
con la precedente scena di Venom come Protettore Letale: il breve
frame suggerisce che Carnage ha preso d’assalto la città. È sotto
gli spari di un elicottero, ma riesce a scacciarli attraverso il
cielo con facilità.
Anne è in qualche modo collegata a
Carnage?
Un frame alquanto
inquietante nel trailer mostra Cletus Kasady che guarda una
fotografia di Anne Weying, l’ex moglie di Eddie, interpretata da
Michelle Williams. È chiaro che Anne è diventata l’obiettivo di
Carnage, anche se è difficile dire se il serial killer la stia
prendendo di mira per vendicarsi di Eddie o perché abbia
effettivamente qualche legame oscuro con Anne stessa.
Dato che Anne è un avvocato, è
possibile che abbia lavorato per l’accusa contro Kasady e che forse
sia stata determinante nel mandarlo dietro le sbarre. Speriamo che
Weying riprenda il ruolo di She-Venom anticipato nel primo
film.
“È uno rosso!”
Il trailer include quello
che è chiaramente il primo incontro tra Venom e Carnage, con il
simbionte di Eddie che si ritira scioccato. “È uno rosso!”,
dichiara con orrore Venom. I colori dei simbionti non significano
davvero nulla nei fumetti, con il rosso di Carnage che rappresenta
semplicemente la sua sete di sangue, ma chiaramente nel film il
colore rosso avrà un significato preciso.
Potrebbe anche significare che il
processo di simbiosi non funziona allo stesso modo, cosa che
spiegherebbe anche perché i poteri di Carnage sembrano funzionare
in modo diverso da quelli di Venom.
Il nuovo accordo di Eddie Brock con Venom
Eddie Brock è costretto a
stringere un nuovo accordo con Venom per convincerlo a combattere
Carnage, promettendo che lascerà che il simbionte mangi chiunque.
Mentre l’offerta di Eddie è comprensibile, dato che si trova faccia
a faccia con Carnage, la verità è che potrebbe anche pentirsi di
questa promessa.
Venom accetta con entusiasmo e si
lancia in battaglia. Il difficile status quo stabilito dalle scene
iniziali del trailer si è ormai rotto, e sarà difficile per i due
fidarsi l’uno dell’altro ora.
Shriek usa i suoi poteri
Nel trailer si vede Shriek usare i suoi poteri per frantumare
il parabrezza di un’auto. La scena non ha assolutamente alcun
contesto, il che significa che è difficile dire cosa la porterà
fuori da Ravencroft, anche se comunque la vediamo indossare
l’uniforme dell’istituto.
Potrebbe essere scappata, forse dopo la furia di Carnage che
ha portato proprio alla distruzione di Ravencroft. Se è così, in
realtà non si è schierata subito con Carnage come accade nei
fumetti e quindi potrebbe avere un ruolo più complesso nel
sequel.
Anne Weying si è fidanzata
Il trailer del film termina
con un momento alquanto umoristico. Sembra che l’ex moglie di
Eddie, Anne Weying, sia andata avanti con la sua vita, fidanzandosi
con il dottor Dan Lewis.
Mentre Eddie sembra felice all’idea
e cerca di congratularsi con lei, il simbionte Venom non sembra
essere così contento, e quindi si scaglia contro Dan. “Quei due
hanno bisogno di una terapia di coppia”, osserva Dan.