Il prossimo film della saga di
Transformers sarà diretto da Steven Caple
Jr., regista di Creed 2. La
famosissima linea di giocattoli targata Hasbro è diventata un punto
fermo dell’industria cinematografica alla fine degli anni 2000 e
negli anni 2010. Michael Bay e Steven Spielberg erano le menti creative
dietro i primi live-action del franchise, con Bay che ha diretto
ben cinque film per hanno incassato oltre 4 miliardi di dollari in
tutto il mondo. Dopo la scarsa accoglienza riservata a
Transformers: L’ultimo cavaliere, il franchise è stato
riavviato con lo spin-off Bumblebee del 2018.
All’inizio del 2020 è stato rivelato
all’inizio che Paramount e Hasbro stavano già considerando un
riavvio della saga di Transformers, con entrambi
gli studi che avevano iniziato a sviluppare diversi film per
altrettanti adattamenti live-action. All’epoca la Paramount, che
aveva dichiarato che – proprio sulla scia del successo di Bumblebee – c’era bisogno di far
intraprendere al franchise una nuova direzione, aveva anche
annunciato che un nuovo film di Transformers sarebbe
arrivata già nell’estate del 2022, senza però rivelare il regista
incaricato di occuparsene.
Adesso, come
riportato da
Deadline, Paramount e Hasbro hanno ingaggiato Steven
Caple Jr. per dirigere il nuovo film della saga di
Transformers. Caple Jr. ha diretto Creed 2, che
ha ricevuto recensioni molto positive e ha incassato oltre 200
milioni di dollari in tutto il mondo. L’ingaggio del regista
statunitense arriva dopo che la Paramount ha selezionato la
sceneggiatura di Joby Harold come base per il film
che arriverà nel 2022, permettendogli di terminare la sceneggiatura
in modo che i dirigenti potessero iniziare ad incontrare vari i
registi, con Caple Jr. che alla fine è stato selezionato per
portare avanti il franchise
action/fantascientifico.
Grazie a report precedenti, la
conferma che il nuovo Transformers di
Steven Caple Jr. sarà basato sulla sceneggiatura
di Joby Harold potrebbe aver chiarito di cosa
tratterà il film. Quando la Paramount stava sviluppando più
sceneggiature per nuovi film dedicati ai Transformers,
era stato rivelato che la sceneggiatura di James Vanderbilt si
sarebbe basata sulla linea di giocattoli “Beast Wars”, mentre
quella di Harold sarebbe stata ambientata nello stesso universo di
Bumblebee. Dunque, a meno che questi rapporti
non fossero in qualche modo poco veritieri, sembra che il film di
Caple Jr. non sarà legato in qualche modo allo spin-off di
Travis Knight uscito due anni fa.
Il network americano
ABC ha diffuso le anticipazioni di Big Sky
1×03, il terzo episodio dell’annunciata nuova serie tv
Big
Sky in arrivo questo autunno.
In Big Sky 1×03
che si intitolerà “The Big Rick” sempre alla ricerca delle ragazze
scomparse, Cassie si insospettisce maggiormente nei confronti di
Legarski dopo una minacciosa conversazione tra i due. Nel
frattempo, Grace riesce a fare progressi nella ricerca della
libertà delle ragazze. Merilee supplica Legarski di aprirsi
emotivamente prima che sia troppo tardi, e Helen finalmente
affronta Ronald sul suo comportamento sempre più strano in un
nuovissimo episodio di “Big Sky” che debutterà il 1 dicembre su
ABC
In Big Sky 1×03
protagonisti sono Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell, Brian Geraghty nei panni
di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn
nei panni di Grace Sullivan, Jesse James Keitel nei panni di Jerrie
Kennedy, con John Carroll Lynch è Rick Legarski e Ryan Phillippe è
Cody Hoyt.
Le guest star sono Brooke Smith nei
panni di Merilee Legarski, Gage Marsh nei panni di Justin Hoyt,
Jeffrey Joseph nei panni di Joseph Dewell e Gabriel Jacob-Cross nei
panni di Kai Dewell.
Big Sky 1×03
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E.
Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà
lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di
CJ Box, “Big Sky” è prodotto da David E. Kelley, Ross
Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television
Studios, insieme a ABC Signature e Touchstone Television.
La serie racconta degli
investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt uniscono le forze
con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny Hoyt, per cercare due
sorelle che sono state rapite da un camionista su una remota
autostrada nel Montana. Ma quando scoprono che queste non sono le
uniche ragazze scomparse nella zona, devono correre contro il tempo
per fermare l’assassino prima che un’altra donna venga rapita.
Big
Sky vede protagonisti Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Non è mai stata una sorpresa il
fatto che Zack Snyder abbia sempre avuto dei grandi
piani per il DCEU. Adesso, il regista ha parlato del modo in cui ha
sempre concepito la sua versione di Justice
League. Sebbene, in precedenza, sia stato riferito che
la
Snyder Cut del cinecomic arriverà su HBO Max sotto
forma di miniserie divisa in quattro parti, Snyder sembra fiducioso
sul fatto che il suo taglio, in realtà, venga diviso in sei parti
accompagnate da un epilogo.
“La cosa del
film che penso sia interessante è che il modo in cui ho costruito
il mio taglio si è sempre basato sull’idea di una suddivisione in
sei capitoli”,ha spiegato il regista
aThe Film Junkee
(via
CBM). “Quindi, c’è sempre stato quest’idea della suddivisione in
capitoli… parte 1, parte 2, parte 3. Fino alla fine: sei parti e
poi l’epilogo.”
Snyder ha continuato dicendo che, se
gli fosse stata data la possibilità, il film sarebbe uscito in
bianco e nero in formato IMAX. Ciò ha senso in base alle immagini
incolore spesso condivise dal regista su Vero negli ultimi due
anni; tuttavia, è alquanto improbabile che la
Snyder Cut venga distribuita in quel formato su
HBO Max.
Snyder ha anche
anticipato cosa dovremmo aspettarci dal nuovo trailer in arrivo
nella giornata di oggi (alle 18:00, ora italiana). “Io e Steph
abbiamo colorato una versione in bianco e nero del trailer. Sarà
quella la versione che pubblicherò e di cui discuterò in diretta su
Vero nella giornata di martedì. Sarà la versione in bianco e nero
del trailer.”
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Lo Spider-Man interpretato da
Tom Holland del MCU è stato associato all’Iron Man
di Robert Downey Jr. sin dal suo debutto, ma i
Marvel Studios hanno già l’opportunità
perfetta per permettere a Peter Parker di voltare pagina e superare
la morte del suo mentore nell’atteso Spider-Man 3.
Peter Parker è stato introdotto per
la prima volta nel MCU in
Captain America: Civil War come membro del Team Iron
Man. Spider-Man, attraverso un costume costruito da Stark, ha fatto
un ingresso memorabile durante la battaglia dell’aeroporto, quando
ha tenuto testa alla squadra di Cap e ha escogitato un piano per
abbattere Giant-Man (Paul
Rudd). Dopo che il conflitto si è concluso senza un
chiaro vincitore, Stark ha continuato a consigliare Peter,
costruendogli anche una nuova tuta con tecnologia avanzata (il ben
noto Iron Spider), che l’arrampicamuri ha utilizzato per la prima
volta in Avengers:
Infinity War.
L’arco narrativo dei fumetti su cui
si basa Captain
America: Civil War ha avuto un ruolo importante anche per
Spider-Man. In maniera più o meno simile a quanto accade anche nel
film, Peter Parker ha combattuto al fianco di Iron Man per
l’approvazione del “Superhero Registration Act”, e ha ricevuto
anche un costume progettato proprio da Stark. La tuta Iron Spider
gli ha dato abilità completamente nuove, incluso il volo e
l’accesso a Internet. Tuttavia, Iron Man, ancora scosso per essere
stato tradito, ha usato la tuta per monitorare segretamente ogni
mossa di Spidey. Mentre gli sforzi pro-registrazione di Stark sono
diventati sempre più autoritari, Spider-Man è arrivato ad esplorare
il suo lato oscuro, che lo ha portato ad unirsi al fronte
anti-registrazione di Capitan America.
A differenza dei fumetti, il
MCU ha stabilito una relazione
padre-figlio tra Spider-Man e Iron Man. Nonostante il fascino e la
dolcezza del loro legame, Spidey è stato comunque definito
dall’eredità di Stark, anche dopo la sua morte in Avengers:
Endgame. Affinché Peter Parker possa diventare un
supereroe a tutti gli effetti, deve trovare un modo per lasciar
andare “l’ombra” di Tony Stark: in tal senso, una rivelazione
ispirata ai fumetti – ossia che Iron Man lo aveva monitorato per
ragioni diverse dalla sua sicurezza – potrebbe servire proprio alla
causa.
Spider-Man 3 permetterà finalmente
a Peter Parker di liberarsi dall’ombra di Iron Man?
Anche dopo gli eventi di Captain
America: Civil War, Tony Stark è rimasto
ossessionato dalla distruzione che aveva causato in passato. Non si
è mai completamente ripreso dalla sua paranoia né ha riacquistato
la sua capacità di fidarsi, cosa che avrebbe potuto influenzare il
suo rapporto con Peter Parker. Ispirandosi proprio ai fumetti, il
prossimo film di Spider-Man potrebbe rivelare che la sfiducia di
Stark lo ha portato a monitorare costantemente Peter, non per
proteggerlo, ma per capire le sue debolezze in caso di una seconda
“Civil War”. Durante la sua corsa nel MCU, Peter ha utilizzato
pesantemente la tecnologia di Stark: quindi, scoprire che lo ha
monitorato di nascosto sarebbe un enorme colpo emotivo. Questo lo
spingerebbe verso una nuova traiettoria in quanto supereroe, libero
dalle pressioni di essere il “successore” di Iron Man.
Anche se il protocollo “Baby
Monitor” in Spider-Man: Homecoming ha riformulato l’idea
della Guerra Civile di Stark che registra di nascosto Peter, la
scoperta che Iron Man ha continuato a tenere sotto controllo il suo
protetto anche dopo che era stato disabilitato, potrebbe dare vita
ad un momento ancora più forte in relazione alla resa dei conti per
Spider-Man. I due erano già entrati in conflitto quando Stark
guardava Peter e cercava di trattenerlo, e la rivelazione che
continuò a farlo senza che Spider-Man lo sapesse potrebbe essere
particolarmente devastante per il giovane eroe.
Si potrebbe sostenere che questo
tipo di tradimento rovinerebbe l’eredità del MCU e di Iron Man. Tuttavia, gli
errori e i demoni personali di Tony Stark hanno indubbiamente
plasmato il suo arco narrativo e il suo carattere. Questa
rivelazione costringerebbe semplicemente Peter a vedere che Iron
Man era profondamente imperfetto, cosa che il pubblico ha sempre
saputo. Potrebbe ancora ammirare Stark, ma attraverso nuovi livelli
di complessità e indipendenza, indicativi della sua maturità.
Spider-Man 3 potrebbe dunque spingere Peter Parker a
diventare ciò che Tony Stark ha sempre voluto che fosse: un eroe
migliore di lui.
L’autunno, con le sue sere fresche
e piovose, e questo autunno 2020 in particolare, che ci sta
mettendo di fronte alla situazione di non poter uscire come
vorremmo, sembra la stagione adatta per dare fondo al catalogo di
Netflix
che da tempo è lì, che si accumula, con film su film.
Quelli che non lasciano mai
insoddisfatti sono i film romantici su Netflix, che sicuramente soddisfano anche i
palati più cinici, visto e considerato che nel catalogo della
piattaforma ci sono sia i grandi classici del cinema romantico che
le nuove commedia più ciniche e divertenti. Ecco a voi una
carrellata di Film Romantici su Netflix:
Notting Hill (1999)
Notting
Hill è il film del 1999 diventato un vero cult e
diretto da Roger Michell. Scritto dallo sceneggiatore di enorme
talento Richard Curtis, reduci dal successo di Quattro matrimoni e
un funerale del 1994, la pellicola è una commedia
romantica ambientata nell’omonimo quartiere di Londra, che
racconta la storia d’amore tra una star del cinema statunitense
(Julia
Roberts) e un libraio inglese (Hugh
Grant).
Rhys Ifans, Emma Chambers, Tim McInnerny, Gina McKee e
Hugh Bonneville completano il cast.
Notting Hill, vinse numerosi premi, tra cui tre Empire
Awards e un British Comedy Awards e ricevette inoltre tre
candidature ai Golden Globe. A fronte di un budget di circa 42
milioni di dollari, ottenne oltre 360 milioni di dollari in tutto
il mondo, diventando così il film britannico con maggiori incassi
nella storia del cinema al momento della sua uscita e il maggior
successo cinematografico nel Regno Unito del 1999.
La verità è che non gli piaci abbastanza (2009)
La verità è che non gli piaci abbastanza (He’s
Just Not That into You) è il film del 2009 diretto da Ken Kwapis,
adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Greg
Behrendt e Liz Tuccillo, già sceneggiatori di Sex and the City, che
nello scriverne la trama si sono ispirati all’episodio della sesta
stagione Il silenzio è d’oro. Protagonisti del fim un cast
d’eccezione composto da Ginnifer Goodwin nei panni di Gigi, Scarlett Johansson come Anna, Jennifer Aniston nei panni di Beth,
Jennifer Connelly nei panni di Janine, Ben Affleck nei panni di Neil,
Drew Barrymore nei panni di Mary, Natasha
Leggero nei panni di Amber, Justin Long nei panni di Alex,
Bradley Cooper nei panni di Ben, Kevin
Connolly nei panni di Connor, Sasha
Alexander nei panni di Catherine e Busy
Philipps nei panni di Kelli Ann.
Chiamami col tuo nome (2017)
Chiamami
col tuo nome, è il film di Luca Guadagnino, un
racconto sensuale e trascendente sul primo amore, basato sul famoso
romanzo di André Aciman. È l’estate del 1983 nel nord dell’Italia,
ed Elio Perlman (Timothée
Chalamet), un precoce diciassettenne americano, vive
nella villa del XVII° secolo di famiglia passando il tempo a
trascrivere e suonare musica classica, leggere, e flirtare con la
sua amica Marzia (Esther Garrel). Un giorno, arriva Oliver
(Armie
Hammer) un affascinante studente americano di 24 anni, che il
padre di Elio ospita per aiutarlo a completare la sua tesi di
dottorato. In un ambiente splendido e soleggiato, Elio e Oliver
scoprono la bellezza della nascita del desiderio, nel corso di
un’estate che cambierà per sempre le loro vite. Acclamato in USA,
il film è stato candidato ai Golden Globes per Miglior Film
Drammatico, Miglior Attore Protagonista in un Film Drammatico
(Timothée Chalamet) e Miglior Attore non Protagonista (Armie
Hammer).
Le pagine della nostra vita (2014)
Le
pagine della nostra vita è il film del 2004
diretto da Nick Cassavetes e tratto dall’omonimo romanzo di
Nicholas Sparks.
Midnight in Paris (2011)
Midnight
in Paris è la commedia romantica di Woody Allen, ambientata a
Parigi su una famiglia che va lì per affari e due giovani fidanzati
in autunno hanno esperienze che cambiano le loro vite. Parla del
grande amore di un giovane per una città, Parigi, e dell’illusione
che le persone hanno che una vita diversa dalla loro sarebbe molto
migliore. Interpretato da
Owen Wilson,
Rachel McAdams,
Marion Cotillard, Kathy Bates, Carla Bruni, tra gli
altri.
Her – Lei (2013)
Her
– Lei è lo splendido film del 2013 scritto e
diretto da Spike Jonze, con protagonista Joaquin Phoenix e vincitore del premio Oscar
per la miglior sceneggiatura originale
Los Angeles, in un futuro non
troppo lontano. Theodore, un ragazzo solitario dal cuore spezzato
che si guadagna da vivere scrivendo lettere “personali” per gli
altri, acquista un sistema informatico di nuova generazione
progettato per soddisfare tutte le esigenze dell’utente. Il nome
della voce del sistema operativo è Samantha, che si dimostra
sensibile, profonda e divertente. Il rapporto di Theodore e
Samantha crescerà e l’amicizia si trasformerà in amore ma…
Come lo sai (2010)
Come lo
sai è il film del 2010 scritto e diretto da James L.
Brooks con Reese Witherspoon, Paul Rudd, Owen
Wilson e Jack Nicholson.
La vita di Lisa viene
improvvisamente sconvolta quando scopre di essere stata tagliata
fuori dalla nazionale femminile di softball. Tutto ciò per cui
aveva lavorato duramente dall’età di otto anni è finito e, per la
prima volta nella sua vita, non sa cosa fare. Decide di consolarsi
tra le braccia di un uomo. Ma chi? Manny, l’affascinante giocatore
di baseball professionista, o George, l’uomo d’affari dolce ma un
po’ goffo? Entrambi sono innamorati di lei e vogliono aiutarla a
rimettersi in piedi. Commedia e dramma si alternano nella scelta
dell’uomo ideale.
Questione di tempo (2013)
Questione
di tempo (About Time) è il film del 2013 scritto e diretto da
Richard Curtis. All’età di 21 anni, Tim Lake (Gleeson) scopre di
essere in grado di viaggiare nel tempo … Dopo l’ennesima, deludente
festa di Capodanno, il padre di Tim (Bill Nighy) rivela a suo
figlio che gli uomini della loro famiglia hanno sempre avuto il
potere di viaggiare attraverso il tempo. Tim non può cambiare la
storia ma può cambiare quel che accade e che è accaduto nella sua
vita, perciò decide di rendere il suo mondo migliore … trovandosi
una fidanzata. Sfortunatamente questa impresa non sarà facile come
potrebbe sembrare. Giunto a Londra dalla Cornovaglia per diventare
avvocato, Tim incontra la bella ma insicura Mary (McAdams). I due
si innamorano, ma per colpa di un fatale viaggio nel tempo, si
allontanano per sempre. Ma si incontrano di nuovo, come se fosse la
prima volta, e continuano ad incontrarsi ancora … fino a quando,
giocando d’astuzia contro il tempo, Tim riuscirà finalmente a
conquistare il suo cuore.
Il giovane a quel punto usa il suo
potere per dichiararsi romanticamente nel modo migliore, per
tutelare il suo matrimonio dal peggiore discorso mai fatto da un
testimone di nozze, per salvare il suo migliore amico da un
disastro professionale e per riuscire ad arrivare in tempo in
ospedale per far partorire sua moglie, nonostante un terribile
ingorgo di traffico ad Abbey Road. Tuttavia, nel corso della sua
insolita vita, Tim si rende conto che il suo dono straordinario non
può preservarlo dalle sofferenze, e dagli alti e bassi che tutte le
famiglie, ovunque, sperimentano. Sono grandi i limiti di ciò che un
viaggio nel tempo può ottenere, senza contare che può rivelarsi
alquanto pericoloso. Questione di Tempo è una commedia che parla
dell’amore e del potere dei viaggi temporali e che insegna che in
fondo, per vivere una vita piena e soddisfacente, non c’è bisogno
di viaggiare nel tempo.
Il Lato Positivo
Candidato a otto premi
Oscar: Miglior film, Miglior regia (David O.Russell), Miglior
attore protagonista (Bradley
Cooper), Miglior attrice protagonista
(Jennifer
Lawrence), Miglior attore non protagonista
(Robert
De Niro), Miglior attrice non protagonista (Jacki
Weaver), Miglior sceneggiatura non originale, Miglior
montaggio.
Pat Solatano (Bradley Cooper) ha
perso tutto: casa, lavoro, moglie. Dopo aver trascorso otto
mesi in un istituto psichiatrico, si ritrova, in seguito ad un
patteggiamento della pena che avrebbe dovuto scontare, ad abitare
nuovamente con sua madre (Jacki Weaver) e suo padre (Robert De
Niro). Pat, però, non ha perso il suo naturale ottimismo: è deciso
a ricostruire la propria vita e a riconciliarsi con la sua
ex-moglie, nonostante le problematiche circostanze della loro
separazione. I suoi genitori, invece, vorrebbero solo che si
rimettesse in piedi e che condividesse la passione/ossessione di
famiglia per la squadra di football locale: i Philadelphia Eagles.
La situazione si complica quando Pat conosce Tiffany (Jennifer
Lawrence), una misteriosa ragazza che ha qualche “problemino” da
risolvere. Tiffany si offre di aiutarlo a riconquistare la sua
donna e, in cambio, lui dovrà fare una cosa molto importante per
lei. Ma nel mettere in atto il loro piano, il loro rapporto prende
una piega inaspettata e nelle vite di entrambi sembra aprirsi uno
spiraglio…
One Day (2011
One day,
tratto dal bestseller di David Nicholls, è la storia dell’amicizia
tra Emma e Dexter, iniziata il 15 luglio 1988 il giorno della
loro laurea, che vediamo evolversi per 20 anni il 15 luglio di ogni
anno. diretto da Lone Scherfig e interpretato da Anne Hathaway e Jim Sturgess, la pellicola stato presentato in
anteprima a New York il l’8 agosto 2011 e poi distribuito il 19
agosto. In Italia è uscito nelle sale cinematografiche l’11
novembre.
Colazione da Tiffany (1961)
Colazione da Tiffany
(Breakfast at Tiffany’s) è il film culto del 1961 diretto da Blake
Edwards, con
Audrey Hepburn e George Peppard, tratto dall’omonimo romanzo
del 1958 di Truman Capote.
La sceneggiatura di George Axelrod,
nominata all’Oscar, segue poco il romanzo di Capote. Capote, una
volta venduti i diritti del libro (pubblicato nel 1958, tre anni
prima dell’uscita del film), alla Paramount Pictures, avrebbe
preferito Marilyn Monroe nel ruolo di Holly Golightly. Barry Paris
ricorda di aver sentito dire Capote, una volta: «Marilyn è sempre
stata la mia prima scelta per interpretare la ragazza, Holly
Golightly». Quando la Hepburn venne scelta nel cast, Capote accusò
la Paramount di aver fatto il doppio gioco con lui. Comunque, la
scelta della Hepburn si rivelò felice, dato il successo del film e
del personaggio da lei interpretato.
Raccontami di un giorno perfetto (2020)
Trai titoli recenti vi segnaliamo
Raccontami di un giorno perfetto, uscito il 28
Febbraio su Netflix.
Il film tratto dal romanzo di Jennifer Niven. Sconvolta dalla morte
della sorella, l’introversa Violet Markey (Elle
Fanning) sembra ritrovare un pò di felicità solo con
l’eccentrico ed imprevedibile Theodore Finch (Justice Smith).
Insieme i due ragazzi cercheranno di superare gli ostacoli del
passato e capiranno che anche i momenti più piccoli hanno un
significato.
L’attesissimo Black Widow sembra destinato
ad introdurre diversi nuovi fantastici personaggi nell’Universo
Cinematografico Marvel, anche se uno dei più
intriganti è senza dubbio la Melina Vostokoff interpretata dal
premio Oscar Rachel Weisz. Circolano ormai molte teorie
sulla reale identità del personaggio, con alcuni fan convinti che
si tratti in realtà del villain principale della storia, ossia
Taskmaster.
Purtroppo, soltanto l’arrivo in sala
del film potrà rispondere ad una questione così rilevante ai fini
della trama, anche se nel libro attualmente in vendita “Black Widow: The Official Movie Special Book”
(via
CBM), è stata proprio Weisz a parlare di ciò che i fan dovranno
aspettarsi dal suo personaggio. “È stata addestrata nella
Stanza Rossa”, ha spiegato l’attrice. “Sono una Vedova.
Sono stata portato via dai miei genitori quando ero piccola e sono
stata ceduta a Dreykov, che gestisce la Stanza Rossa. È la mente
dietro l’addestramento che tutte le Vedove seguono. Penso che per
tanto tempo sia stato come una figura paterna. Sono stata
sicuramente sottoposta al lavaggio del cervello da parte sua. Credo
nella sua causa, e credo che abbia buone intenzioni e stia facendo
del bene nel mondo “.
“All’inizio del film sono una
spia russa che finge di essere una mamma americana. Fingo che la
piccola Natasha e la piccola Yelena siano le mie figlie e che
Alexei sia mio marito”. Quest’ultima dichiarazione spiega in
maniera ancora più cristallina perché negli ultimi mesi abbiamo
tanto sentito parlare di “dinamiche familiari” al centro del film.
Weisz ha rivelato che le è piaciuto “interpretare una spia che
finge di essere una mamma americana.”
Tanti colpi di scena per Melina
Vostokoff in Black Widow?
Ma dove troveremo il suo personaggio
quando gli eventi si spostano ai giorni nostri? “È stato
meraviglioso essere Melina perché ad un certo punto la ritroveremo
vent’anni dopo: vive da sola ed è una scienziata. Vive in un posto
alquanto isolato insieme a dei maiali, una cosa non da poco! Non ha
mai recitato con i maiali prima d’ora. Sono assolutamente
adorabili… grandi… pelosi. Quindi il mio personaggio attraversa
tantissimi colpi di scena. Non c’è mai stato un momento
noioso.”
Melina Vostokoff sarà sicuramente un
personaggio da tenere d’occhio all’interno della storia di
Black Widow,
e quella lealtà a Dreykov a cui ha fatto riferimento Rachel Weiszsignifica
senza dubbio che si tratta di un personaggio di cui Natasha
Romanoff dovrebbe probabilmente diffidare all’interno del film…
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Il mondo dei reality
show non conosce crisi. Mentre autori e produttori
impegnati si adoperano per diversificare i cataloghi delle
piattaforme streaming e i palinsesti televisivi, la maggior parte
dei pubblico predilige l’intrattenimento trash. Dopo una
faticosa giornata di lavoro, passata magari a lottare con clienti
maleducati e boss fin troppo esigenti, l’unica cosa che l’italiano
medio vuole fare è rilassarsi davanti alla tv. I reality show sono
perfetti per chi vuole semplicemente staccare la spina. Programmi
come Il Grande Fratello, L’isola dei
Famosi, Jersey Shore, Al Passo
con i Kardashian, oltre a creare nuove piccole star della
tv, forniscono la giusta dose d’intrattenimento. Uno dei reality
più amati degli ultimi tempi è senza dubbio Too Hot To
Handle, che ha fatto la fortuna di molti giovani
influencer tra cui la bella Francesca
Farago.
Se non avete mai visto una puntata
di Too Hot To Handle e non sapete chi sia
Francesca Farago, venite con noi a scoprire alcune
delle curiosità sulla nuova stellina di web.
Francesca Farago, le origini:
scopriamo chi è
Francesca Farago, età 26
anni, è nata il 19 novembre del 1994 a
Victoria, in Canada, ed è una famosa
modella e influencer.
Dopo aver acquistato una certa notorietà a Vancouver, Francesca
comincia a lavorare anche al di fuori dei confini canadesi. Grazie
alla sua bellezza e alle sue curve mozzafiato, la Farago diventa
molto famosa soprattutto sui social e ben presto comincia a
viaggiare verso Los Angeles per lavoro.
Definita come ‘la Kim Kardashian
canadese’ per il suo fisico statuario, Francesca decide di
cavalcare l’onda del successo e ampliare i suoi orizzonti. Ben
presto, infatti, la Farago si dà al fashion design, lanciando una
linea di costumi da
bagno. Vegana per scelta e molto
rispettosa verso l’ambiente, la ragazza avvia anche un suo marchio
personale, Farago The Label, un
e-commerce che produce in modo sostenibile e
green.
Bellissima e intraprendente, tra le
passioni di Francesca ci sono il fitness e la cura
del corpo, indispensabili per il suo lavoro. Ma oltre a fare del
semplice esercizio fisico, per mantenere intatte le sue curve, la
ragazza è molto attenta alla sua alimentazione che spesso è
argomento di conversazione sui suoi account social. A differenza,
infatti, di molte sue colleghe, Francesca ama utilizzare il cibo e
la sua passione per la cucina per nutrire il suo corpo nel modo
giusto.
Oltre al fitness, Francesca ama
molto la fotografia, la lettura e
gli animali, in particolare i cani; la ragazza ha,
infatti, un adorabile cagnolino, Romeo Jonathan Webb, che
può vantare un suo personale profilo Instagram.
Tra le sue passioni, inoltre, c’è
anche il mare. Francesca ama starsene al sole immersa in
meravigliosi paradisi tropicali e pare, infatti, sia stata proprio
questa sua passione a portarla sul set di Too Hot To
Handle.
Francesca Farago in Too Hot To
Handle
Nel 2019, i produttori britannici
Laura Gibson e Charlie Bennett,
hanno ideato un nuovo format per un reality show che ha come
protagonisti alcuni dei single più sexy del web. Il programma, dal
titolo Too Hot To Handle è stato rilasciato da
Netflix all’inizio di
quest’anno, il 17 aprile del 2020. La serie, ferma per ora a una
sola stagione di 9 episodi di circa 40 minuto
ciascuno, segue le avventure hot di dieci ragazzi e ragazze
single.
I dieci concorrenti arruolati per
questo misterioso reality, vengono condotti in un magnifico resort
su di una spiaggia dove resteranno per quattro settimane. Durante
questo periodo di convivenza forzata, i ragazzi potranno trovare
l’amore e vincere bel 100 mila dollari. Ma
l’entusiasmo dei concorrenti, fin troppo eccitati per
l’esperimento, si spegno subito.
Dodici ore dopo il loro arrivo al
resort, i ragazzi vengono informati sulle regole che dovranno
osservare durante la loro permanenza per poter vincere il premio
finale. I concorrenti potranno conoscersi e interagire tra loro ma
non potranno avere nessun tipo di contatto fisico o sessuale. Ogni
violazione al codice sottrarrà soldi al montepremi finale.
Nonostante lo shock iniziale, i
ragazzi accettano di continuare la loro avventura ma, durante il
corso delle settimane, diventerà per loro sempre più complicato
seguire le regole. I concorrenti cominceranno a conoscersi e,
complici vari giochi e prove hot, anche a piacersi.
Francesca Farago e Harry
Jowsey
Tra i concorrenti di Too
Hot To Handle, i più chiacchierati sono stati sicuramente
Francesca Farago e Harry Jowsey. Conosciutisi
all’interno del reality, tra i due sin da subito si è formata una
forte attrazione fisica. Nonostante i tentativi da parte degli
autori di complicare le cose forzando i ragazzi a interagire tra
loro, esplorando più relazioni sentimentali, Francesca e Harry si
sono mostrati la coppia più forte.
Francesca è stata oggetto di
attenzioni da parte di più concorrenti, come Kelz e Kori, ma alla
fine solo Harry l’ha spuntata. Il ragazzo è rimasto subito colpito
dalla bellezza e dalla personalità prorompente della Farago e,
conoscendosi meglio durante le settimane, la semplice attrazione
fisica ha lasciato il posto a qualcosa di più.
I ragazzi si sono innamorati
all’interno del reality è la loro relazione è poi continuata anche
fuori dal resort. Francesca e Harry si sono fidanzati ufficialmente
e pare che insieme stiano progettando un matrimonio in un futuro
non troppo lontano. In un’intervista rilasciata ad aprile a
Esquire, Francesca
Farago ha dichiarato:
“Harry è davvero adorabile, la
sua risata è contagiosa ed è così carino che è impossibile non
andarci d’accordo […] Stiamo ancora insieme ma al momento [aprile
2020] siamo in quarantena e non siamo nemmeno nella stessa parte
del mondo. E’ molto dura. Stiamo anche cercando il modo di
oltrepassare il confine senza farci vedere per stare insieme
[ride]. E’ davvero durissima stare lontani.” [fonte: Esquire]
Francesca Farago su Instagram
Se volete essere sempre aggiornati
su tutte le avventure private e professionali di Francesca
Farago, conosciuta da suoi amici e follower come
Frankie, vi consigliamo di seguire il suo account
Instagram.
Un piccolo avviso però per tutti i deboli di cuore: armatevi di
bibite ghiacciare e ventilatori perché Frankie è davvero too
hot to handle!
Fenomeno di nicchia, diseducativo e
“solo per maschi”. Nel corso della sua lunga vita il fumetto di
supereroi ha dovuto fronteggiare diverse minacce e accuse, e i
fumetti Marvel, in quanto principali
(insieme alla DC Comics) produttori di questo tipo di storie, hanno
costruito la loro storia ai margini del mondo della cultura per
tanti decenni, fino ad arrivare a noi.
Nel raccontare episodi, personaggi,
professioni e appassionati dei fumetti Marvel, la serie antologica
Marvel 616, disponibile su
Disney+ a partire dal 20
novembre, analizza proprio questa storia che dall’ostilità delle
istituzioni si è poi guadagnata non solo un posto d’onore negli
scaffali della cultura contemporanea, ma anche un ruolo ricorrente
nella cultura pop, che permea la quotidianità in maniera così
simbiotica che ormai non ci si fa neanche più caso.
Marvel 616 esplora come la
ricca eredità Marvel di storie, personaggi e
creatori viva anche nel mondo esterno. Ogni documentario, diretto
da un regista differente con uno sguardo differente, approfondisce
gli intrecci tra narrazione, cultura pop e fandom nell’Universo
Marvel. Gli episodi di questa serie
antologica affronteranno argomenti che includono tutti gli artisti
Marvel di fama mondiale e le donne
pioneristiche di Marvel Comics, alla scoperta dei personaggi
Marvel “dimenticati”, ma
esploreranno anche il ruolo che i fumetti, e i fumetti Marvel in particolare, hanno avuto
e hanno nella vita di molti.
La serie è
prodotta da Marvel New Media, con il
coinvolgimento di Joe Quesada, Shane Rahmani, Stephen Wacker, John
Cerilli, Harry Go e Sarah Amos in veste di produttori esecutivi,
insieme a Supper Club, con il contributo di Jason Sterman, Brian
McGinn e David Gelb.
In 8 episodi, Marvel 616 affronta
diversi argomenti, dalla presenza delle donne nella filiera
creativa e produttiva dei fumetti della Casa delle Idee, al
significato dell’essere cosplayer, passando per il folle Spider-Man
giapponese e per il geniale episodio Lost and Found, che va a
scavare nelle cantine Marvel, alla ricerca dei personaggi
di scarso successo e giustamente dimenticati.
Ogni episodio ha poi il suo tono e
il suo linguaggio, dall’ironia di Lost and Found, si passa al
racconto cronologico e articolato della presenza femminile nel
mondo dei fumetto, fino all’approccio più umanista ed emozionato
quando si tratta di cosplayer e di quello che questo bizzarro
passatempo può rappresentare per molte persone, nerd e non
solo.
Dopo Pixar – dietro le
quinte, arrivato il 13 novembre sulla piattaforma, anche
Marvel 616 si propone di
raccontare il back stage, non solo della produzione di fumetti, ma
anche di quello che significa appartenere ad una famiglia così
vasta, diversificata e presente, in ogni aspetto della
quotidianità.
Zack Snyder aveva precedentemente confermato
che la versione di Robin di Dick Grayson era stata uccisa dal Joker
prima degli eventi di Batman v Superman: Dawn of Justice. Ora, con
Jared Leto che riprenderà il ruolo del Clown
Principe del Crime nella
Snyder Cut di Justice
League, ci sono state parecchie speculazioni su un
possibile flashback della fatidica notte in cui il supercriminale
ha ucciso il ragazzo delle meraviglie.
Tuttavia, alcuni recenti commenti
dello stesso Snyder hanno indicato che il Joker che vedremo nella
Snyder Cut dovrebbe apparire durante l’ormai
celebre sequenza dell’incubo di Batman, ambientata in un mondo
governato da Darkseid. Soltanto il tempo potrà
confermare o smentire in merito a tale questione; tuttavia, durante
una recente intervista con
The Film Junkee (via
CBM), Zack Snyder ha promesso che ci sarà un easter
egg di qualche tipo relativa a Robin nelle quattro parti del suo
taglio. “C’è una battuta di Robin… c’è un easter egg di Robin
in Justice League. Ma dovrete aspettare e vedere.
Non posso dire esattamente di cosa si tratterà.”
Per quanto riguarda ciò che gli
piacerebbe fare in futuro con Robin nel DCEU, Snyder ha aggiunto:
“La domanda è se ci sia un piano per avere più Robin? In
un’eventuale storia futura? Sì, ci sarebbe! Voglio dire… per me il
modo in cui scrivi una storia di Robin nell’universo di Justice
League con Batman, è come sedersi a bere e ricordare il passato, e
vedere cosa succede. Si potrebbe capire chi sia stato Robin per lui
e magari sperimentare quali sono state le circostanze per cui Joker
e Robin si sono incontrati.”
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
I film di supereroi sono uno dei
generi di maggior successo in circolazione. E il MCU realizza probabilmente i più grandi film
di supereroi di tutti. Di conseguenza, è comprensibile dimenticarsi
del fatto che le star dell’universo condiviso che interpretano i
supereroi o i cattivi possano aver lavorato insieme anche in altri
film o serie tv.
Screen Rant ha raccolto 10 volte in cui le star dell’Universo
Cinematografico Marvel hanno lavorato insieme in film o serie
non appartenenti al longevo franchise di successo:
Zodiac (2007)
Il
thriller di
David Fincher del 2007 racconta in maniera esaustiva del serial
killer noto semplicemente come “Zodiac”. La storia si svolge
nell’arco di diversi decenni, fino a quando l’assassino non è stato
scoperto e catturato.
Al di là della trama e delle
atmosfere avvincenti, il film è intrigante per i fan del MCU per un motivo ben preciso:
presenta infatti nel cast ben tre attori del MCU, ossia
Mark Ruffalo,
Robert Downey Jr. e
Jake Gyllenhaal.
Jojo Rabbit (2019)
Un altro film basato su
fatti realmente accaduti che vede tre attori del MCU lavorare insieme è JoJo
Rabbit del 2019), la storia unica di un giovane ragazzo di
nome Jojo che ammira molto Hitler, che è anche il suo amico
immaginario… almeno fino a quando non scopre una ragazza ebrea
nascosta nella sua casa!
Nick Fury e Falcon non
hanno interagito mai nel MCU, ma chiunque voglia vedere
insieme i loro rispetti interpreti, ossia
Samuel L. Jackson e
Anthony Mackie, ora ha finalmente una possibilità.
Jackson e Mackie recitano insieme
nel dramma storico The Banker. Il film si concentra su due
uomini intelligenti che escogitano un piano su come diventare
imprenditori di successo, anche se si nascondono dietro i loro
affari usando un uomo bianco come copertura.
Le strade del male (2020)
Gli ultimi due anni hanno
visto una buona parte di film con protagonisti gli attori del
MCU in ruoli insoliti. Questo è il
caso de
Le strade del male. L’ex interprete di Captain America,
Chris Evans, era stato originariamente scelto per interpretare
il ruolo poi affidato a
Sebastian Stan, ma a causa di un conflitto con altri impegni
lavorativi, Stan ha poi sostituito Evans.
Invece di affrontare Captain
America, quindi, il personaggio interpretato da
Tom Holland affronta il Soldato d’Inverno nel film. In realtà i
personaggi di Stan e Holland non interagiscono molto, fatta
eccezione per il finale esplosivo.
Il franchise di Sherlock Holmes
Robert Downey Jr. e
Jude Law interpretano due buoni amici nel franchise di
Sherlock Holmes, che al momento si compone di due film. Ma
se i loro personaggi MCU si incontrassero, è lecito
presumere che non si sarebbero piaciuti molto.
Downey ha interpretato Iron Man nei
tre film della trilogia a lui dedicata e diversi altri titoli
dell’universo condiviso, mentre il personaggio di Law in Captain
Marvel (2019) era il cattivo principale Yon-Rogg, che
originariamente fingeva di essere il capo e un amico di Carol.
Kong: Skull Island (2017)
E a proposito di Captain
Marvel… Un altro film non appartenente al
MCU che ha visto lavorare insieme
l’interprete di un supereroe e di un cattivo di quell’universo è
l’avventura mostruosa Kong: Skull
Island.
Tom Hiddleston (Loki) e
Brie Larson (Carol Danvers) sono fianco a fianco nella lotta
contro il mostro gigante dominatore di Skull Island. Inoltre, il
film è interpretato anche da
Samuel L. Jackson, il che lo rende un must per tutti i
fan del MCU.
I segreti di Wind River (2017)
L’Occhio di Falco di
Jeremy Renner e la Scarlet Witch di
Elizabeth Olsen hanno una relazione amichevole nel MCU. Occhio di Falco funge anche da
mentore, forse una figura paterna per la giovane Wanda
Maximoff.
Questo è il motivo
per cui molti fan sono rimasti entusiasti quando hanno appreso che
Renner e Olsen avrebbero recitato insieme ne I
segreti di Wind River, un’intensa storia piena di tensione
che si svolge in una riserva innevata dei nativi nel
Wyoming.
Snowpiercer (2013)
Quei fan che conoscono
Chris Evans principalmente per il suo ottimista Captain America
saranno sorpresi dalla performance dell’attore nel cupo dramma
post-apocalittico
Snowpiercer, che ha anche ispirato una successiva
serie tv.
In un mondo in cui tutto è congelato
e gli esseri umani rimasti sopravvivono in un treno, non ci sono
molti motivi di gioia. Durante il suo viaggio, l’eroe di Evans
incontra anche un nemico di nome Mason, interpretato da
Tilda Swinton, che, ovviamente, interpreta l’Antico nel
MCU.
Playing It Cool (2014)
Steve Rogers e Sam Wilson
sono buoni amici nel MCU. Ma quello che non tutti
potrebbero sapere è che hanno interpretato una coppia di amici
anche in un altro film. Playing It Cool si concentra su
Chris Evans che interpreta uno sceneggiatore che ha appena
avuto il compito di scrivere una commedia romantica.
L’unico problema? Non è mai stato
innamorato prima d’ora. E non importa quanto il suo amico e agente
(Anthony
Mackie) lo sostenga, sembra che l’eroe non sia destinato a
farcela. Alla fine ci riuscirà, ma nel mezzo accadranno tutta una
serie di divertentissime situazioni…
Chris Evans e Scarlett Johansson
Infine, chi ama la dinamica
amichevoli tra Steve Rogers e Natasha Romanoff nel MCU non dovrebbe perdere altri film
in cui
Chris Evans e
Scarlett Johansson sono apparsi insieme. È impossibile
scegliere il migliore, quindi eccoli tutti.
Il diario di una tata
(2007) vede la Johansson lavorare come bambinaia e alla fine si
innamora dell’eroe interpretato da Evans. Perfect Score
(2004) parla di un gruppo di studenti che decide di rubare i
risultati SAT e ottenere i punteggi perfetti. E come bonus, Evans e
Johansson hanno recitato entrambi nella serie tv Robot
Chicken.
In un anno strano anche per il
cinema, l’ANICA ha diffuso la tradizionale lista di titoli di film
italiani che verranno valutati e trai quali verrà scelto il film
che concorrerà ad entrare nella cinquina di titoli nominati nella
categoria del Miglior Film in lingua non inglese agli Oscar
2021.
La commissione di selezione,
istituita presso l’ANICA su richiesta dell’Academy, si riunirà per
votare il titolo designato il prossimo 24 novembre 2020. L’annuncio
ufficiale di tutte le nomination è previsto per il 15 marzo 2021 e
la cerimonia degli Oscar si terrà a Los Angeles il 25 aprile
2021.
· 18 REGALI di Francesco
Amato ·
ASPROMONTE LA TERRA DEGLI ULTIMI di Mimmo
Calopresti
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· LA DEA FORTUNA di Ferzan Ozpetek
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· THE SHIFT di Alessandro Tonda
· TORNARE di Cristina Comencini
· TRASH
di Francesco Dafano e Luca Della Grotta
· TUTTO IL MIO FOLLE AMORE di Gabriele Salvatores
· L’UOMO DEL LABIRINTO di Donato Carrisi
· LA VERITA’ SU LA DOLCE VITA di Giuseppe Pedersoli
·
LA VITA DAVANTI A SÉ di Edoardo Ponti
· VOLEVO NASCONDERMI di Giorgio Diritti
Chris Columbus, il
regista di Mamma, ho perso l’aereo e del suo sequel del
1992, Mamma, ho riperso l’aereo, ha rivelato che
Donald Trump ha chiesto con prepotenza di apparire
nel sequel. Entrambi i film sono oggi considerati dei veri e propri
cult, nonché tra i titoli più rivisti durante le festività
natalizie. Un
reboot del primo Mamma, ho perso l’aereo è attualmente
in sviluppo alla Disney.
Dopo l’enorme successo del primo
film nel 1990, Columbus trovò un modo per rendere ancora credibile
e accattivante la storia di Kevin McCallister (Macaulay
Culkin) e della sua disfunzionale famiglia. In
effetti, tra i fan del primo film, c’è un gran numero di persone
che ritiene che Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a
New York sia addirittura migliore del predecessore. Nel sequel
Kevin che si imbarca per errore sull’aereo sbagliato e, invece di
unirsi alla sua famiglia per trascorrere il Natale in Florida,
finisce da solo a New York City. Le cose vanno di male in peggio
per il ragazzino quando scopre che i suoi vecchi nemici, i “Banditi
del Rubinetto” (Joe
Pesci e Daniel Stern), sono scappati di prigione e si
trovano anche loro nella Grande Mela.
A parte la location offerta da una
delle città più elettrizzanti del mondo, Mamma, ho riperso
l’aereo contiene anche il cameo di una figura molto
controversa: Donald Trump, infatti, appare nel
film mentre Kevin vaga per la hall del Plaza Hotel, in cerca di
indicazioni. Per alcuni, l’inclusione di Trump è soltanto un
elemento puramente decorativo; per altri, è forse la cosa peggiore
di un film considerato, in generale, fantastico. Indipendentemente
da come si consideri quel cameo, parlando con
Insider, il regista Chris Columbus ha rivelato
che il 45º presidente degli Stati Uniti d’America ha letteralmente
imposto la sua presenza nel sequel.
“Come la maggior parte dei
luoghi di New York, paghi semplicemente una tassa e ti è permesso
di girare in quel luogo. Ci siamo avvicinati al Plaza Hotel, che
all’epoca era di proprietà di Trump, perché volevamo girare nella
sua hall. Non abbiamo potuto ricostruire il Plaza in uno
studio”, ha spiegato Columbus.
“Trump ha detto ok. Così,
abbiamo pagato la quota, ma alla fine ha aggiunto: “L’unico modo
per utilizzare il Plaza è farmi apparire nel film”. Così abbiamo
deciso di inserirlo, e quando c’è stata la prima proiezione di
prova è successa una cosa stranissima: la gente ha esultato quando
ha visto Trump. Così ho detto al mio montatore: “Lascialo nel film.
È un grande momento per il pubblico”. Al di là di questo, però, ha
chiesto di essere nel film usando modi da prepotente.”
Con un suggestivo
e dettagliato ascolto di “Su e giù da un palco” di
Ligabue, torna la nuova stagione della produzione originale
Sky Arte 33 Giri – Italian Masters, realizzata da
Except, al via dal 18 novembre ogni mercoledì alle
21.15 (canale 120 e 400 di Sky). Otto album che hanno
segnato la storia della musica italiana. Otto dischi
indimenticabili diventati pietre miliari della nostra discografia.
Direttamente dagli studi di registrazione per riaprire le
bobine con i master originali delle canzoni interpretate e scritte
dalle più grandi firme della musica italiana. Un viaggio alla
scoperta dei segreti dei più emozionanti dischi di grandi autori:
Ligabue, CSI, Alice, Edoardo Bennato, Lucio Battisti, Carmen
Consoli, Ornella Vanoni e Pino Daniele.
Davanti ai mixer
degli storici studi di registrazione dove molti di questi album
sono stati realizzati, 33 Giri – Italian
Mastersprosegue il racconto
appassionato delle pagine di vinile più importanti, diventate i
classici di oggi, con la guida dello storico discografico
Stefano Senardi, ideatore e curatore della serie, che
contestualizzerà ogni album all’interno della storia della musica
italiana, insieme alle parole dei diretti protagonisti e dei
testimoni che hanno partecipato alla loro creazione. Sarà
ripercorsa la nascita e la storia di questi dischi attraverso i
ricordi e gli aneddoti di musicisti, produttori e discografici che
hanno contribuito al loro successo; e ancora gli interventi degli
artisti che ne hanno tratto ispirazione e li reinterpretano
esclusivamente per Sky Arte.
Il risultato è un
ascolto approfondito e inedito di brani conosciutissimi.
Ogni “italian master” verrà commentato e risuonato, dai
protagonisti coinvolti nelle registrazioni e nella scrittura dei
brani, e, grazie al ritrovamento del multitraccia originale,
ascoltato ed esaminato al mixer in ogni suo arrangiamento, con il
contributo del leggendario fonico Maurizio Biancani.
La serie, scritta
dall’autore Edoardo Rossi, realizzata da Except con
la produzione esecutiva di MaurizioVassallo,
prenderà il via mercoledì 18 novembre alle 21.15. La prima
puntata sarà dedicata al disco live più venduto in Italia: “Su e
giù da un palco” di Luciano Ligabue. Uscito nel 1997,
rappresenta un picco nella carriera del rocker emiliano. In
puntata, girata nello Studio Esagono di Reggio Emilia, dove avvenne
il mixaggio dell’opera, il produttore Fabrizio Barbacci esamina e
scova, insieme a Maurizio Biancani, le curiosità immerse nelle
tracce degli inediti “Il giorno di dolore che uno ha” e
“Tra palco e realtà” oltre agli energici grandi successi in
versione dal vivo “Hai un momento dio?”, impreziosito
dall’assolo del mitico Mick Taylor dei Rolling Stones, “Urlando
contro il cielo”, “Ho messo via” e “Quella che non
sei”. Partecipa alla puntata anche “La banda”, il gruppo di
musicisti di Ligabue che suonò in quel disco. Roberto Pellati alla
batteria e Rigo Righetti al basso, con i loro rispettivi strumenti,
accennano le parti musicali con le quali hanno contribuito alla
sezione ritmica; Mel Previte e Federico Poggipollini invece
mostrano gli intrecci e gli arrangiamenti chitarristici. Luciano
Ligabue racconta il contenuto delle canzoni, mentre lo scrittore
Massimo Poggini, autore del libro “Liga” e il curatore della serie,
Stefano Senardi, contestualizzano l’opera all’interno della storia
della musica italiana.
Il secondo
appuntamento, in onda sempre mercoledì 18 novembre alle
22.10, sarà invece dedicato all’album T.R.E. –Tabula
rasa elettrificata del CSI – Consorzio Suonatori
Indipendenti, considerato il primo disco di musica
“alternativa” italiana a raggiungere la vetta della classifica nel
nostro paese. Per la prima volta dopo molti anni, i membri della
band, tornano a raccontare le fasi che portarono alla realizzazione
di questo disco seminale. Al mixer, con Biancani, il bassista e
produttore Gianni Maroccolo sviscera molti segreti che si celano
negli arrangiamenti delle canzoni. Il cantante Giovanni Lindo
Ferretti racconta la genesi del disco e l’esperienza che l’ha
ispirato: il grande viaggio in Mongolia condiviso con il
chitarrista Massimo Zamboni il quale, armato di chitarra, accosta
ai racconti l’esecuzione di alcune delle sue parti chitarristiche
suonate nei brani di T.R.E.. Sempre alla chitarra anche Giorgio
Canali mostra alcune delle parti che hanno caratterizzato il disco,
mentre il pianista Francesco Magnelli e la cantante e corista
Ginevra di Marco raccontano aneddoti sulle registrazioni e sulla
scrittura dei brani. Tra gli intervistati anche il giornalista Luca
Bernini, il discografico ex Polygram/Black out, la casa
discografica che portò T.R.E al numero uno, Luca Fantacone e
Stefano Senardi, che in questa puntata ha il duplice ruolo di
curatore del programma ed ex presidente della Polygram nel 1997,
quando questo disco uscì. Al mixer vengono esaminate “Forma e
sostanza”, “Matrilineare”, “Unità di produzione”,
“M’importa n’a sega”. Due live: una versione a cappella di
“Accade” eseguita da Giovanni Lindo Ferretti e una molto
intima di “Brace” suonata voce e piano da Francesco Magnelli e
Ginevra di Marco.
Nelle puntate
successive, Alice racconta Il sole nella
pioggia, uno dei suoi dischi di maggior successo.
Edoardo Bennato rivive la magia di Burattino senza
fili. Per Lucio Battisti un riascolto esclusivo di
Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso,
eccetera. Con Carmen Consoli si rivivrà Stato
di necessità.Ornella Vanoni si immergerà
nelleDuemilatrecentouno parole. E infine un ricordo
emozionante di Pino Daniele con Nero a
metà.
Dal 18 novembre, ogni
mercoledì alle 21.15 su Sky Arte, 33 Giri – Italian
Masters in streaming su NOW TV
Secondo il regista di Guardiani
della Galassia,James Gunn, la leggenda dei fumetti Stan Lee aveva dimenticato di aver creato il
personaggio di Groot. Il nome di Lee è
indubbiamente sinonimo di Marvel Comics. Il leggendario fumettista aveva
iniziato a lavorare con la compagnia nel lontano 1939, quando era
ancora conosciuta come Timely Comics, iniziando come assistente
prima di salire di livello.
Alla fine, Lee è diventato uno degli
autori della Timely e ha creato (o co-creato) supereroi come
Destroyer e Jack Frost. Tuttavia, Lee rimase molto disilluso
dall’industria, e pensando che avrebbe lasciato la Timely, iniziò a
creare solo personaggi e storie che riteneva interessanti. Lee ha
saputo integrare l’umanità nei suoi personaggi ed è finito per
diventare un’autentica superstar dei fumetti. Purtroppo, è
scomparso il 12 novembre 2018, all’età di 95 anni.
Dire che Lee era un creatore
prolifico sarebbe quasi un eufemismo. La sua capacità di esplorare
i difetti dei suoi personaggi era una novità per il settore
all’epoca, e col tempo si è rivelata un enorme successo. Lee ha
co-creato i Fantastici Quattro, gli X-Men, Hulk, Spider-Man, Black
Panther e innumerevoli altri personaggi e serie di fumetti molto
popolari. Tra questi c’è anche Groot, il membro
preferito dai fan dei
Guardiani della Galassia, che Lee creò con Larry
Lieber e Jack Kirby nel 1960.
In occasione del secondo
anniversario della morte di Lee, Gunn ha condiviso un post su
Instagram
in cui ha rivelato che lo stesso fumettista aveva dimenticato di
aver creato Groot. Il regista e sceneggiatore ha ricordato la volta
in cui Lee gli parlò del suo amore per il primo film dei
Guardiani
della Galassia, nonostante non avesse creato i personaggi.
Allora Gunn dovette ricordare a Lee che in realtà era stato proprio
lui ad aver creato Groot.
Cosa sappiamo del futuro di Guardiani della Galassia?
Per quanto riguarda il futuro del
franchise di Guardiani della Galassia, di
recente James Gunn ha confermato di che la
sceneggiatura di Guardiani della Galassia Vol. 3 è stata
finalmente completata e che la maggior parte dei responsabili di
produzione del film sono stati assunti dalla Disney. Gunn ha
inoltre confermato che la sceneggiatura non ha subito cambiamenti
significativi dal momento in cui è stato licenziato fino a quando
non è poi stato riassunto.
Quando verrà finalmente rilasciato
come avvio ufficiale della Fase 4 del MCU, Black
Widowpotrà finalmente sistemare
l’ipocrisia dei Vendicatori in merito all’oscuro passato di
Natasha. Il prequel ha già promesso di rivelare cosa è successo a
Budapest, e ci sarà probabilmente anche l’opportunità non solo di
esplorare i misteri della Stanza Rossa, ma anche di affrontare un
problema relativo ai primi film del MCU, che in maniera alquanto
bizzarra – come sottolineato da un nuovo report di
Screen Rant – ha sempre riguardato solo ed esclusivamente
Vedova Nera.
Black Widow vedrà il
MCU esplorare cosa è successo
esattamente a Natasha dopo che Captain
America: Civil War l’ha vista agire di nascosto sulla scia
della scoperta di Tony Stark, e cioè che Nat stava aiutando il Team
Cap. Piuttosto che unirsi ai Secret Avengers di Steve Rogers – una
squadra di supereroi che merita di far parte del MCU – nello standalone si parlerà
del passato di Natasha, in relazione anche all’introduzione del
personaggio di Yelena Belova (Florence
Pugh). Sia Nat che Yelena saranno attirate insieme ad
altre vittime della Stanza Rossa per combattere il controllore del
programma, ossia il misterioso Taskmaster.
Cioè che emerge in base a quanto
sappiamo ad oggi di Black Widow è che
Natasha sta ancora lavorando per cancellare il suo passato con la
Stanza Rossa, che è stato menzionato per la prima volta in
The Avengers, quando si è fatto riferimento al suo
passato in qualità di nemica dello SHIELD. Data la natura di
prequel dopo Civil
War e il fatto che Nat si rivolgerà di nuovo ai suoi
alleati (o almeno ad Iron Man), l’obiettivo della restituzione
diventa ancora più simbolico. Ma l’idea che Vedova Nera debba
essere ritenuta responsabile – anche da sola – per i suoi “crimini”
passati mentre era sotto il controllo della Stanza Rossa è soltanto
ipocrisia da parte del MCU, perché non è qualcosa di cui
Nat può essere accusata interamente da parte degli altri
Vendicatori.
Black Widow e la questione della
“nota rossa sul registro”
È giusto dire che la maggior parte
dei Vendicatori ha “la nota rossa sul registro” – è senza dubbio
ciò che li coinvolge in primo luogo nell’Iniziativa Avengers (ad
eccezione di Cap, perché è un esempio di virtù, e di Occhio di
Falco, dal momento che nessuno si è mai preso la briga di fornirgli
alcun retroscena) -, ma Vedova Nera è l’unico personaggio ad essere
espressamente ritenuto responsabile di ciò. La realtà è che
Natasha non dovrebbe sentirsi come se avesse un debito che ha
bisogno di cancellare dopo aver “disertato” la Stanza Rossa, perché
come è stato accennato in
Avengers: Age of Ultron (e dovrebbe essere rimarcato
in Black Widow), è
stata condizionata fin dalla tenera età ad agire come
un’assassina.
È stata sterilizzata con la forza,
deformata dal nefasto condizionamento psicologico della Stanza
Rossa e poi inviata nel mondo per uccidere con il libero arbitrio
che l’è stato sostanzialmente strappato via. Il fatto che Nat sia
preoccupata di fare ammenda per quello che ha fatto – anche quando
era totalmente fuori controllo come Bucky in Captain America: The Winter Soldier – parla della sua
mentalità, ma è un tradimento fondamentale del suo trauma. In un
franchise che in genere ha sempre saputo come affrontare il
disturbo da stress post-traumatico, fare in modo che Natasha si
scusi per quello che le è successo senza che il passato venga
contestualizzato e affrontato correttamente è pura ipocrisia, ed è
appunto qualcosa che deve essere risolto in Black Widow.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Anche se la Skywalker
Saga si è conclusa lo scorso anno con Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, LEGO,
insieme a Lucasfilm, riportano sul piccolo schermo
i protagonisti della saga galattica per un nuovo Christmas
Special, disponibile dal 17 novembre su Disney+.
Subito dopo gli eventi di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, Rey lascia i
suoi amici che si stanno preparando al Life Day e parte per una
nuova avventura con BB-8 per acquisire una maggiore conoscenza
della Forza. In un misterioso Tempio Jedi, Rey viene proiettata in
un’avventura nel tempo, attraverso i momenti più amati della storia
cinematografica di Star
Wars, entrando in contatto con Luke Skywalker, Darth Vader,
Yoda, Obi-Wan e altri iconici eroi e antagonisti di tutti e nove i
film della saga degli Skywalker. Ma farà in tempo a tornare per la
celebrazione del Life Day e imparare il vero significato dello
spirito delle feste?
Il mediometraggio, appena 45 minuti,
non vuole certo aggiungere nozioni o elementi importanti alla saga
ufficiale, infatti ripropone gli stessi personaggi in versione LEGO
e avventure concitate e divertenti, senza però soffermarsi troppo
sullo sviluppo di una trama che vada oltre il desiderio di Rey di
conoscere meglio la Forza e diventare un maestro Jedi adeguato per
Finn.
Questo esile device
narrativo spinge la storia su binari già percorsi, infatti gli
unici momenti interessanti sono quelli in cui vengono riproposti,
in ordine sparso e sempre in chiave comica, le scene più iconiche
di tutti i nove Episodi. Dalla battaglia di Mustafar di Obi-Wan e
Anakin, a Luke che guarda il tramonto binario su Tatooine, fino
agli eccessi di ira di Kylo Ren e l’Imperatore che guarda la
galassia dal suo oscuro trono in Episodio III.
La chiave comica è quella migliore
per codificare questo breve racconto di Natale e sicuramente la
meglio sfruttata. LEGO Star Wars – Christmas Special è infatti
un viaggio divertente nell’universo di Star Wars, attraverso anni,
saghe, Episodi e i tantissimi personaggi che hanno fatto grande il
franchise.
La storia è già stata raccontata e i
film completano il percorso narrativo di tutti i personaggi, come
ogni Speciale di Natale, il LEGO Star Wars – Christmas Special è una
divertente parentesi che per poco tempo regala nuova visibilità e
un altro pizzico di avventura a eroi, jedi, sith, maestri e
allievi, creature e droidi di una galassia lontana lontana.
Anche se probabilmente non
conosceremo mai tutti i dettagli di una delle operazioni
cinematografiche più travagliate e complesse dell’ultimo decennio,
sappiamo tutti che la Warner Bros. ha affidato la fine della
lavorazione di Justice
League a Joss Whedon, stravolgendo la visione iniziale
di Zack Snyder, che aveva dovuto abbandonare il
progetto a causa di una tragedia familiare. Adesso, dopo alcuni
anni, al regista è stata finalmente data la possibilità di mostrare
al pubblico il suo taglio originale del cinecomic grazie alla
release della
Snyder Cut, che arriverà il prossimo anno su HBO Max,
sotto forma di miniserie divisa in quattro parti.
È abbastanza facile capire perché
Snyder voleva a tutti i costi mostrare ai suoi fan la sua visione
di questi iconici personaggi DC; tuttavia, nessuno avrebbe potuto
biasimarlo se avesse scelto di allontanarsi definitivamente dal
DCEU. Parlando con Beyond The
Trailer (via
Screen Rant), Snyder ha discusso proprio della sua decisione di
tornare e di realizzare il film che tutti volevano vedere e che, a
partire dallo scorso anno, avevano richiesto a gran voce.
“Ho portato io il concept alla
Warner Bros., giusto? Ed è quella la direzione che volevamo
intraprendere, ossia Justice League. E quando ho iniziato a parlare
loro di Jason Momoa e di Ezra Miller, è lì che tutto stava
iniziando a prendere forma… era come toranre agli anni di Batman v Superman”, ha spiegato
Snyder.
“Lo stesso vale per Amy Adams…
Si è trattato di questo, del fatto che stavamo andando in una certa
direzione”, ha aggiunto il regista. “Quando questa
opportunità è arrivata da me e ho ricevuto quella chiamata, Toby
Emmerich mi ha detto: ‘È questo che saresti interessato a fare?’ e
io francamente ero scioccato. Non ero pronto, ma ci ho pensato a
lungo.”
“Pensandoci, una delle cose che
mi ha spinto ad accettare quest’enorme e folle lavoro è stato
l’impegno che avevo preso con gli attori, e cioè di finire tutto.
Fatemi rimettere tutto a posto. Fatemi onorare ciò di cui abbiamo
parlato quando stavamo ancora creando tutto. Come non ho mai visto
la versione cinematografica di Justice League, ma posso immaginare
che non sia affatto ciò di cui avevamo discusso”, ha concluso
Snyder.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
David Fincher ha
espresso i suoi pensieri contrastanti in merito a Joker:
a quanto pare, il regista vuole che si sappia che il ritratto
offerta da Todd Phillips in merito alla malattia mentale
è alquanto “problematico”. Fincher, che aveva affrontato la
questione nel suo Fight Club, è attualmente impegnato con
la promozione del suo prossimo film, l’attesissimo Mank,
e proprio di recente aveva denunciato l’ossessione di Hollywood
nei confronti dei film di supereroi e dei titoli “Oscar bait”,
categorie in cui il Joker di
Phillips sembra rientrare perfettamente.
L’uscita di Joker lo scorso anno è
stata accompagnata da numerose polemiche, dal momento che erano in
molti ad essere preoccupati per il potenziale messaggio del film.
Alla fine, tutte quelle polemiche si sono rivelate nient’altro che
un fuoco di paglia: Joker è
stato accolto molto bene sia dalla critica sia dal pubblico,
nonostante il ritratto della malattia mentale offerta attraverso il
personaggio di Arthur Fleck interpretato da Joaquin Phoenix abbia comunque lasciato
perplesse alcuni spettatori. Sebbene la patologia del protagonista
sia basata su una vera malattia mentale, il film – in base a certe
critiche – perpetua nel suo insieme moltissimi stereotipi sui
malati di mente, in particolare su quanto siano “pericolosi”.
In una recente intervista con
The Telegraph, il regista David Fincher ha
condiviso i suoi pensieri su Joker,
sottolineando quanto possa rappresentare un rischio affrontare al
cinema argomenti del genere (basti pensare all’accoglienza negativa
che ricevette all’inizio il suo Fight Club) e che, proprio per questo,
rispetta lo sforzo fatto da Phillips con il suo film. Tuttavia, il
regista non ha risparmiato una sottolie critica alla sceneggiatura.
“Credo che nessuno avrebbe guardato quel materiale e pensato:
‘Sì, prendiamo il Travis Bickle di Taxi Driver e il Rupert Pupkin
di Re per una Notte e uniamoli. Poi intrappoliamolo in un
tradimento nei confronti dei malati di mente, e portiamolo al
cinema per un miliardo di dollari “.
Joker possibile grazie a Il
Cavaliere Oscuro, secondo David Fincher
Finche ha poi aggiunto: “Gli
studios non fanno nulla che non garantisca loro un ritorno da un
miliardo di dollari, perché temono fin troppo i rischi. Nessuno
avrebbe mai pensato che Joker sarebbe diventato un enorme successo
se Il Cavaliere Oscuro non avesse avuto il successo che ha
avuto”. Ad aver scatenato le reazioni più disparate è stata
l’espressione utilizzata da Fincher “a betrayal of the mentally
ill”, ossia “un tradimento nei confronti dei malati di
mente”; tuttavia, sono in molti ad aver difeso Fincher,
sostenendo che la parola “betrayal” si riferisca in realtà alla
trama di Joker, quindi
al contesto in cui viene calato il protagonista, ossia all’interno
di una società che tende ad emarginare le persone con problemi
mentali.
Qualunque sia il caso, nel corso
della medesima intervista Fincher ha paragonato l’accoglienza di
Joker
a quella ricevuta da Fight Club nel 1999. “In seguito
all’uscita del film, il punto di vista generale tra i vari studi
era: ‘Le nostre carriere sono finite’. Il fatto che mi abbiamo
fatto girare quel film nel 1999 è ancora, a mio avviso, un
miracolo”, ha osservato Fincher.
Secondo un nuovo report di
Screen Rant, l’arrivo di Kang il Conquistatore nel MCU, che secondo alcuni sarà il
degno sostituto di Thanos, era già stato anticipato da Iron Man
in Avengers:
Endgame. Il Titano Pazzo è stato l’antagonista
principale della Saga dell’Infinito, e sappiamo che con l’avvio
della Fase 4 ci sarà una nuova minaccia globale contro cui i
Vendicatori dovranno confrontarsi. Il personaggio verrà
ufficialmente introdotto in Ant-Man 3, ma a quanto pare Tony Stark aveva
già accennato alla sua “esistenza”.
Iron Man è stato il primo eroe del
MCU a prevedere la minaccia su
larga scala rappresentata da Thanos. Sebbene ciò abbia portato ad
un paio di decisioni prese dal personaggio alquanto discutibili
(inclusa la creazione di Ultron), alla fine, una volta che il
Titano Pazzo ha reso ufficialmente nota la sua presenza in Avengers:
Infinity War, Tony si è sempre dimostrato
all’altezza della situazione. Se i Vendicatori avessero ascoltato
il suo avvertimento, avrebbero potuto essere maggiormente preparati
all’assalto del cattivo. Detto questo, non è escluso che Tony abbia
anche anticipato l’eventuale arrivo nel MCU di Kang dopo i viaggi nel tempo
visti in Endgame.
In qualità di principale fautore del
“time heist”, Tony sapeva che la missione non era priva di
rischi. Ecco perché, inizialmente, era contrario all’idea quando
gli venne proposta. Una volta trovato un modo per far funzionare il
piano, Tony è stato costretto ad unirsi alla missione, soprattutto
perché avrebbe potrebbe riportare in vita Spider-Man, morto alla
fine di Infinity
War. Dopo che i Vendicatori hanno portato a termine il
loro piano e riportato indietro con successo coloro che erano
scomparsi a causa dello schiocco di Thanos, il Titano Pazzo del
2014 è tornato all’attacco, scontrandosi ufficialmente contro gli
eroi. Ad un certo punto, in Endgame,
un sconcertato Captain America ha chiesto ad Iron Man cosa fosse
successo, domanda a cui Tony risponde: “Se si gioca con il
tempo, si tende a rovinare le cose”. Ammesso che a questo
punto il trambusto era dovuto al fatto che il Titano Pazzo
proveniva da una linea temporale diversa, questo dimostra che Iron
Man era ben consapevole che le loro attività all’interno del salto
temporale avrebbero avuto ripercussioni in futuro, ripercussioni
che potrebbero benissimo includere l’arrivo di Kang, la cui
malvagità è definita proprio dalla capacità di viaggiare nel
tempo.
Chi è Kang il Conquistatore?
Nato nel 30° secolo, Kang il Conquistatore è un genio che ha
conquistato interi mondi nel corso dei secoli dopo aver ottenuto
l’accesso ad una macchina del tempo. Antenato di Reed Richards e
Sue Storm, l’antagonista ha assunto molte altre forme ed identità
nel corso della sua storia, ma il suo modus operandi principale è
rimasto sostanzialmente inalterato. Dal momento che Endgame
ha stabilito fermamente che il concetto di viaggio nel tempo nel
MCU è possibile, il fatto che Kang
sia il prossimo grande villain del franchise ha perfettamente
senso. Al pari della visione di Iron Man in merito all’arivo di
Thanos, potrebbe non aver conosciuto specificamente Kang e la sua
esistenza, ma al tempo stesso potrebbe aver anticipato che qualcuno
come lui troverà la sua strada nel MCU, come estrema conseguenza
del loro viaggio nel tempo e del ribaltamento dell’ordine naturale
delle cose.
Anche se Tony è morto e non potrà
guidare la missione contro Kang, il MCU non è certamente a corto di
eroi che possano assumere il posto di comando che ha Tony ha
lasciato vacante dopo la sua morte in Avengers:
Endgame. Doctor Strange sarebbe la scelta più ovvia in
tal senso, considerando i suoi legami con la Gemma del Tempo, per
non parlare dell’accesso al Multiverso. Ci sarebbe anche Ant-Man, i
cui film affrontano gli stessi argomenti grazie anche a concetti
quali le Particelle Pym e il Regno Quantico; non c’è da stupirsi,
quindi, che Kang debutterà proprio in Ant-Man 3 e non in altri futuri progetti dei
Marvel Studios.
“No. C’è un solo
Chadwick e non è con noi” ha dichiarato
via The
Wrap. “Il nostro re, purtroppo, è morto nella vita
reale, non solo nella finzione, e ci stiamo prendendo un po’ di
tempo per vedere in che modo tornare alla storia e cosa faremo per
onorare questo capitolo di ciò che ci è accaduto, inaspettato,
doloroso, e terribile.” Sembra quindi che l’intenzione dello
studio sia quella di rendere omaggio alla sua eredità.
“Perché
Chadwick era non solo un essere umano meraviglioso
in ogni giorno dei cinque anni che abbiamo trascorso insieme, ma
anche per quello che sembra aver incarnato il suo personaggio che
ha elevato la storia della nostra compagnia (…) Dobbiamo pensare in
maniera molto cauta a quello che faremo e come lo faremo e a come
onoreremo il franchise in suo nome.”
Alonso sembra quindi confermare
l’idea che era circolata all’indomani della morta di Boseman,
ovvero che il personaggio di T’Challa non sarebbe stato
interpretato da un altro attore e che l’eredità del re di Wakanda
sarebbe stata raccolta da altri personaggi, forse da Shuri (Letitia Wright).
Al momento,
Black Panther 2 è previsto per maggio 2022. La
dipartita di Chadwick Boseman e la pandemia di
coronavirus in corso rendono davvero difficili i programmi e i
progetti per il film, tuttavia siamo sicuri che, qualsiasi sia la
decisione dei Marvel Studios, si troverà il modo
di porre il giusto e dovuto omaggio ad un attore che ha dato così
tanto all’immaginario collettivo e alla cultura comune in così poco
tempo.
Jude Law, che
interpreta il giovane Albus Silente nel franchise Warner Bros, si è
espresso in maniera diplomatica in merito al licenziamento di Johnny Depp dal cast di
Animali Fantastici 3, annunciato la scorsa
settimana. L’attore ha dichiarato: “È un film enorme e ci
sono molti, molti standard da rispettare. È probabilmente una delle
più grandi produzioni a cui abbia mai lavorato. E in una situazione
come questa fai riferimento allo studio. È tutto quello che puoi
fare. Perché devi recitare la tua parte e basta.”
Letteralmente, Law ha detto che
trattandosi di un film di studio, in cui le decisioni artistiche e
tecniche sono sottoposte a logiche utilitaristiche, politiche ed
economiche, non vuole o non può esporsi ulteriormente in favore o
contro rispetto alla decisione dello studio con cui è vincolato da
un contratto per i successivi 3 film in programma del franchise. Al
momento, il ruolo di Gellert Grindelwald che era stato di Depp non
ha ancora un interprete. La scelta potrebbe ricadere su
Mads Mikkelsen,
che è in trattative per il ruolo con lo studio.
Quello che sappiamo su Animali Fantastici 3
I crimini di Grindelwald si è concluso con
diversi cliffhanger, inclusa la rivelazione che
Credence Barebone (Ezra
Miller) è in realtà Aurelius Dumbledore, il fratello
perduto da tempo di Albus. Proprio per questo, i fan non vedono
l’ora di scoprire in che modo la trama del terzo film risponderà ai
misteri insoluti del precedente episodio.
Eddie Redmayne ha confermato che le riprese di
Animali Fantastici 3 sono ufficialmente
cominciate. Nel terzo film della saga prequel di Harry Potter,
l’attore premio Oscar tornerà a recitare al fianco di
Katherine Waterson,
Jude Law ed
Ezra Miller. Anche David Yates tornerà dietro la macchina da
presa, così come J.K. Rowling, che ha contribuito ancora una
volta alla sceneggiatura del film.
Risale al 2018 la notizia che la Disney ha messo in cantiere un
live action di Lilo &
Stitch, da mettere in coda a tutti gli altri
adattamenti dal vero che sta realizzando in questi anni (l’ultimo
Mulan, arrivato direttamente su Disney+).
Arriva ora da
Entertainment Weekly la notizia che John M.
Chu, regista della commedia Crazy Rich Asian, che ha avuto un discreto
successo anche nel corso dell’ultima stagione dei premi, con
nomination ai Golden Globes nella categoria Comedy, è in trattative
per dirigere il film.
Secondo THR, la Disney ha
in programma di reinventare Lilo &
Stitch in ibrido live-action / CGI. Il progetto è
prodotto da Dan Lin e Jonathan
Eirich (che stanno lavorando anche al remake di
Aladdin in live-action) e scritto da Mike
Van Waes, che sta lavorando per la Warner Bros . e New
Line allo spin off di The Conjuring, The Crooked Man. Per il
momento, il remake di Lilo &
Stitch non ha ancora un regista.
Allo stato attuale, il calendario
delle uscite Disney al cinema, che ha subito molti cambiamenti alla
luce della pandemia di COVID-19 in corso, prevede diverse date per
i titoli Disney live-action. Tra queste: 17 dicembre 2021; 8 aprile
2022; 27 maggio 2022; 12 agosto 2022; 4 novembre 2022; e il 10
marzo 2023. Tuttavia, non è ancora chiaro se Lilo &
Stitch sarà realizzato per la sala o per la
piattaforma.
Ogni autore riesce sempre, in qualsiasi spazio, a raccontare se
stesso e le sue ossessioni, e così Yorgos
Lanthimos fa nei film e nei cortometraggi, in
Nimic, per esempio.
Sono presenze anestetizzate dal
punto di vista empatico, emotivo e umano i personaggi di
Yorgos Lanthimos. Richiusi nella propria
solitudine, anche quando circondati da famigliari, amici, colleghi,
o semplici sconosciuti, questi uomini e donne generati dalla fucina
creativa del regista greco vivono sull’onda di una passione
repressa, un folgore emotivo spento sul nascere.
Marionette tra le mani del loro
creatore, questi personaggi vengono posti in un ambiente dove tutto
gioca su continue associazioni visive e nulla è lasciato al caso.
Che sia uno spot per Gucci, un lungometraggio, o un corto, quella
che scorre sullo schermo è pura fantasia messa in scena da uno
stile rodatissimo e ormai facilmente identificabile. Ritorna dunque
anche in Nimic, cortometraggio presentato
all’interno del Ravenna Nightmare Film Festival, lo spazio
quotidiano, famigliare, ellittico, che si avvolge su se stesso
soffocando il protagonista. Una realtà che schiaccia i suoi
componenti, li sdoppia, li priva della loro unicità rendendoli
ancor più soli, ossessionati dal tempo che passa, da una realtà che
non capiscono e che li getta nel baratro della propria mente e
sconosciuta interiorità.
“Perché dovrebbe essere inquietante
la realtà dell’uomo?” Si chiedeva Federico Fellini. “È inquietante
nel momento in cui ci mettiamo in conflitto con essa; quando
tentiamo di interpretarla, di schematizzarla, allora sì che si
distorce, si deforma, ci aggredisce. Ma se noi l’accettiamo per
quel che è, mi sembra che non ci sia nulla di sconcertante in
questa realtà”. Perseguitato da una mefistofelica figura femminile
(Daphne Patakia), il protagonista del corto
interpretato da Matt Dillon tenta dunque di rinchiudere il
momento entro i confini della logica per poi caderne vittima. Solo,
al centro del proprio incubo mentale, l’uomo scinde il proprio Io
dal proprio Sè, generando un’ombra che lo perseguita, lo insegue,
assettata dei suoi ricordi, della sua felicità quotidiana, della
sua esistenza.
La recensione di Nimic, il
cortometraggio di Yorgos Lanthimos
Un incontro fortuito sulla
metropolitana, sostenuto da un apparente sguardo innocuo, lascia
dunque spazio a una ricerca osannata del tempo perduto, sottratto,
manipolato. Non è un caso che questo gioco circolatorio di verità
celate, vite sdoppiate e identità rubate, scaturisca proprio da una
domanda sul tempo: “Do you have the time?”, “sa
l’ora?”.
Basta solo nominarlo, il “tempo”
perché si inneschi un movimento circolare, nel quale tutto il mondo
del protagonista senza nome (e per questo senza una propria
unicità, che permette agli altri di sottrargli l’identità) parta,
ritorna, perdendosi, in un senso destabilizzante.
È una reiterazione continua fatta di
parole, gesti, sguardi replicati dalla donna-ombra, quella di
Nimic; un riflesso perfetto esacerbato da un uso sapiente, quanto
perturbante, di un fish-eye atto a deformare la realtà per
gettare i protagonisti al centro di uno sguardo dispotico. L’uso di
tale ripresa amplifica lo spazio deformandolo, dotandolo di una
sfericità innaturale, che rimanda al concetto di tempo non più
lineare, bensì circolare: è un tempo che inizia senza finire, in
continue ed eterne repliche tutte uguali tra loro. In questo puzzle
dove ogni tessera è ben riposta e nessun pezzo è andato perduto,
anche la colonna sonora gioca un ruolo predominante.
La musica classica non solo dona
sontuosità all’opera, ma esacerba un senso di profondo malessere,
rimarcando i confini di una giornata condannata a ripetersi e
rigenerarsi al sorgere del sole come il fegato di Prometeo. Posto
lo sguardo attento del regista greco, anche l’ambiente si dilata, i
corpi si allungano perdendo la propria fisicità e naturalezza.
Uomini, donne e bambini si stagliano dinnanzi alla macchina da
presa come alieni, spettri provenienti da un aldilà personale,
rinchiusi in un limbo lasciato aperto e ora pronti a vagare sulla
spinta di uno sguardo in metro tra le vie terrestri,
nell’ordinarietà della vita reale.
C’è più arte cinematografica in
questi 11 minuti che in tanti lungometraggi lasciati scorrere su
schermi abbaglianti occhi di spettatori annoiati e poco stimolati.
Con Nimic, Lanthimos destruttura per l’ennesima
volta il modo di vedere il mondo, così da creare un girone
infernale su suolo terrestre abitato personaggi trincerati in manie
di controllo verso le proprie e altrui azioni, incamerandoli
all’interno di scenari paurosi celanti regressione e repressione,
paura e follia, sensualità e sublime dolore.
Anche Sylvester
Stallone è entrato a far parte del cast di The
Suicide Squad di James
Gunn. Ad annunciarlo è lo stesso regista e
sceneggiatore, con un post su Instagram che recita:
“Ho sempre amato lavorare con il mio amico Sylvester Stallone e
il nostro lavoro su The Suicide Squad non ha fatto eccezione.
Nonostante sia un iconica star del cinema, molte persone non hanno
idea di che attore meraviglioso sia questo ragazzo.”
Non abbiamo nessuna ulteriore
indicazione sul ruolo che interpreterà Sly, ma con questa
partecipazione, l’attore mette a segno un ruolo anche nell’universo
DC, dopo aver lavorato, sempre con James Gunn,
nell’universo Marvel, in Guardiani della Galassia Vol. 2.
L’attuale situazione sanitaria
mondiale ha portato alla chiusura delle sale cinematografiche in
molti paesi del mondo, e naturalmente ad un crollo del numero degli
spettatori in quelle ancora aperte.
La diffusione delle piattaforme ha
però permesso comunque agli spettatori di vedere i film, anche
nuovi, da casa, e soprattutto la Disney ha sfruttato questa
possibilità per far vedere ai fan prodotti pensati per il grande
schermo come Artemis Fowl oppure
Mulan.
La stessa sorte si paventa per
Black Widow, che potrebbe essere
dirottato su Disney+, ma sembra che i Marvel Studios non lo permetteranno,
nonostante il ritardo nell’uscita del film di oltre un anno.
Secondo quanto dichiara
Victoria Alonso, EVP dei Marvel Studios, i loro film sono
pensati per la sala, non solo da un punto di vista visivo e
spettacolare, ma soprattutto perché rappresentano un’esperienza di
condivisione e collettività che la visione domestica, anche con gli
strumenti tecnologici adeguati, non potrà mai eguagliare.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers. Black
Widow uscirà il 7 maggio
2021 negli Stati Uniti.
Zack Snyder sta
lavorando per portare a termine la sua versione di Justice League. Le turbolente vicende
che hanno caratterizzato la sua vita privata in occasione della
produzione del film, nel 2017, hanno portato al suo allontanamento
dal set, e ora può finalmente restituire ai fan la sua visione del
film.
Si tratta, in base a quello che
sappiamo fino ad ora, di una visione lunga 4 ore, che sarà
trasmessa du HBO Max in 4 episodi. Snyder ha detto che nei prossimi
giorni arriverà on line un nuovo trailer, a seguito di quello già
visto e tolto dalla rete. Inoltre ha spiegato che Ben
Affleck è tornato nei panni di Batman e che aveva
dimenticato quanto era scomodo il costume.
Parlando delle riprese aggiuntive,
Snyder ha ammesso che in realtà saranno soltanto 4 o 5 minuti in
più sul montato finale, quindi un paio di scene brevi. Inoltre, sul
coinvolgimento di Jared Leto nei panni di Jaker,
Snyder ha spiegato che gli era piaciuta molto la versione di Ayer,
ma che la sua sarà diversa perché, nella continuity
cinematografica, il Joker non si vede da parecchio tempo e sarà
quindi una versione più stropicciata e
“vagabonda”.
Il regista ha concluso spiegando che
presto sarà protagonista di una live su VERO, durante la quale
parlerà del film.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
In occasione dell’uscita, in
America, di The Nolan Variations, un libro monografico su
Christopher Nolan scritto da Tom
Shone, veniamo a conoscenza di una nuova critica rivolta
ad Interstellar che
il regista britannico proprio non ha sopportato, soprattutto perché
denotava un atteggiamento “conservatore” nei confronti di un
aspetto tecnico che qualche volta nel cinema è sottovalutato.
Christopher Nolan ha infatti dichiarato che
qualcuno, senza fare nomi, gli ha detto che i dialoghi del film non
si sentivano bene perché sovrastati dalla musica, criticando così
il missaggio fatto dai tecnici guidati da Nolan. Quello che il
regista di Memento ha detto in risposta a questa critica indica che
non si tratta di un commento costruttivo, né di una fruizione del
film con strumenti non adeguati, ma semplicemente di una sua scelta
in sede di missaggio, in cui ha voluto che il suono fosse invasivo
e materico per tutto il film.
Nolan ha poi continuato dicendo che
trova assurdo che mentre l’aspetto visivo è oggetto di
sperimentazione e il suo sforzo in questo senso viene sempre
apprezzato, per quello che riguarda il sonoro si trova ancora di
fronte ad un mondo del cinema che lo usa esclusivamente in maniera
tradizionale e mai espressiva, senza forzarlo mai.
Innegabile è il lavoro che invece
Nolan porta avanti in ogni suoi film anche con l’aspetto sonoro,
come si può notare con grande efficacia nell’ultimo Tenet.
Nel lungo elenco dei thriller più
celebri degli anni Novanta si ritrova anche Il
collezionista di ossa, uscito in sala nel 1997 per la
regia di Phillip Noyce, autore già affermatosi
grazie ad altre note pellicole di questo genere. La storia ruota
qui intorno ad un misterioso serial killer con un modo molto
personale di uccidere, mentre il protagonista Lincoln Rhyme dovrà
risolvere il caso prima che sia troppo tardi. Il personaggio del
criminologo Rhyme viene qui adattato per la prima volta per il
grande schermo dopo essere diventato particolarmente celebre nel
mondo letterario.
Il personaggio nasce infatti dalla
penna dell’acclamato scrittore Jeffrey Deaver, che
ha costruito proprio sul Ciclo di Lincoln Rhyme e Amelia
Sachs la sua grande fortuna. Dal 1997 ad oggi, questo si
compone di ben 16 romanzi, grazie ai quali si è consolidata la fama
del personaggio. Da subito gli studios si sono interessati a
realizzare un film sul primo di questi libri, e con il supporto
della Universal ciò è divenuto una realtà in breve tempo. Avvalsosi
di alcuni tra gli attori più in voga al momento, Il
collezionista di ossa ha così raggiunto le sale, accolto con
grande entusiasmo.
Pur ricevendo recensioni
contrastanti, il film riuscì infatti ad affermarsi al box office,
dove ottenne un buon risultato. A fronte di un budget di circa 48
milioni di dollari, il titolo arrivò infatti ad incassarne circa
151 in tutto il mondo. Meritevole di essere riscoperto ancora oggi,
tanto per le sue grandi interpretazioni quanto per l’intreccio del
mistero lo anima, Il collezionista di ossa presenta
diverse curiosità da scoprire prima di una nuova visione. Di
seguito si approfondiranno dunque queste, come anche le piattaforme
streaming dove è possibile trovare e rivedere comodamente il
film.
Il collezionista di ossa: la trama
del film
Protagonista del film è il
detective Lincoln Rhyme, uno dei migliori criminologhi di tutta New
York. Nel corso della sua carriera ha infatti risolto numerosi
complessi casi grazie alla sua acuta capacità di osservazione.
All’attività sul campo ha poi unito anche quella di scrittore,
divenendo un affermato autore di best seller di genere crime, nei
quali riversa molte delle sue esperienze professionali. La sua
bella vita si infrange però improvvisamente nel momento in cui a
causa di un incidente si ritrova paralizzato alle braccia e alle
gambe. Tale nuova situazione getta Rhyme in uno stato di profondo
sconforto, portandolo a decidere di voler ricorrere al suicidio per
porre fine ai suoi dolori.
A fermare il detective dal compiere
il gesto estremo arriva però un improvviso caso, che per
complessità sembra fatto apposta per Rhyme. A proporlo al
criminologo è la poliziotta Amelia Donaghy, la quale gli chiede di
aiutarla nella risoluzione di quella che è a tutti gli effetti una
scia di omicidi ad opera di uno stesso serial killer. Pur se
inizialmente riluttante, Rhyme finisce con l’accettare, e la
collaborazione tra i due porta alla scoperta di nuovi dettagli che
stringono la cerchia dei sospettati. In breve, i due individuano il
modus operandi dell’assassino, al quale però manca ancora
un volto. Ciò che Rhyme non sa, però, è che questo prevede come
gran finale una vittima a loro ben nota. Arrivare alla risoluzione
del caso quanto prima sarà l’unico modo per impedire che il delitto
si compia.
Il collezionista di ossa: il cast
del film
Per conquistare ulteriormente
l’attenzione degli spettatori, i produttori del film si avvalsero
della partecipazione di alcuni celebri interpreti di Hollywood per
i ruoli principali. Al premio Oscar Denzel
Washington è stato infatti assegnato il ruolo del
detective Lincoln Rhyme. Un personaggio per il quale l’attore si è
preparato leggendo diversi dei romanzi di Deaver, studiandone
caratteristiche e personalità. Documentatosi anche per quanto
riguarda il mestiere del criminologo, l’attore ha avuto modo di
rendere ulteriormente realistica e credibile la propria
interpretazione del personaggio. Accanto a lui, nel ruolo di Amelia
Donaghy vi è invece Angelina
Jolie. Oggi acclamata e popolare, all’epoca del film
la Jolie non era ancora particolarmente nota, e fu proprio Il
collezionista di ossa a farle guadagnare ulteriore
notorietà.
Nel film si ritrova poi l’attore
Michael
Rooker, oggi noto per il ruolo di Yondu in
Guardiani della Galassia, e qui
impegnato ad interpretare il ruolo dell’incompetente detective
Howard Cheney, subentrato a Rhyme in seguito all’incidente di
questi. La celebre attrice e cantante Queen
Latifah, apprezzata in particolare nel film
Chicago, dà qui vita all’infermiera di Rhyme, Thelma. Gli
attori Mike McGlone e Ed O’Neill,
quest’ultimo noto per il ruolo di Jay in Modern Family,
interpretato invece i detective Kenny Solomon e Paulie Sellitto.
Luiz Guzman, celebre caratterista di Hollywood,
ricopre invece il ruolo del detective Eddie Ortiz. L’attore
BobbyCannavale veste qui i panni
di Steve, fidanzato di Amelia. Infine, l’attore Leland
Orser, divenuto celebre per essere una delle vittime del
thriller Seven, ricopre qui il ruolo di Richard Thompson,
responsabile della manutenzione delle macchine di Rhyme.
Il collezionista di ossa: il
trailer e dove vedere il film in streaming
Gli appassionati del film possono
fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il collezionista
di ossa è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione
sabato 14 novembre alle ore 21:30
sul canale TV8.
9-1-1 4 è la
quarta stagione della serie 9-1-1
creata da Ryan Murphy e Tim Minear per
il network americano FOX. Dai creatori Ryan Murphy e Brad
Falchuk (il franchise di “American Horror Story”, “Nip /
Tuck”), il nuovo dramma procedurale 9-1-1
esplora le esperienze ad alta pressione di agenti di polizia,
paramedici e vigili del fuoco che sono spinti nel più situazioni
spaventose, scioccanti e strazianti. Questi soccorritori devono
cercare di bilanciare il salvataggio di coloro che sono più
vulnerabili nel risolvere i problemi della propria vita.
In 9-1-1
4 protagonisti sono Athena Carter Nash,
(stagione 1-in corso), interpretata da Angela
Bassett, Robert “Bobby”
Nash (stagione 1-in corso), interpretato
da Peter Krause, Evan “Buck”
Buckley (stagione 1-in corso), interpretato
da Oliver Stark, Henrietta “Hen”
Wilson (stagione 1-in corso), interpretata
da Aisha Hinds, Howard
“Howie”/”Chimney” Han (stagione 1-in corso), interpretato
da Kenneth Choi, Michael
Grant (stagione 1-in corso), interpretato
da Rockmond Dunbar, Abigail “Abby”
Clark (stagione 1, guest star stagione 3), interpretata
da Connie Britton, Madeline “Maddie”
Buckley Kendall (stagione 2-in corso), interpretata
da Jennifer
Love Hewitt, Edmundo “Eddie”
Diaz (stagione 2-in corso), interpretato da Ryan
Guzman, May Grant (ricorrente
stagione 1, stagioni 2-in corso), interpretata
da Corinne Massiah, Harry
Grant (ricorrente stagione 1, stagioni 2-in corso),
interpretato da Marcanthonee Jon Reis.
Se guardando la serie The Right
Stuff: Uomini veri, disponibile su
Disney+ dal 9 ottobre, si desidera
conoscere di più sulla storia dei primi veri astronauti americani,
ecco che in soccorso arriva il documentario La vera
storia di The Right Stuff: Uomini veri.
Disponibile dal 20 novembre sulla medesima
piattaforma streaming, questo uscirà in concomitanza con l’ultimo
atteso episodio della serie di fiction. Si va così a completare un
epico racconto che ancora oggi non manca di suscitare curiosità e
trasporto emotivo. A dirigere il progetto vi è il regista premiato
agli Emmy Tom
Jennings, che ha anche prodotto il titolo con 1895
Films per National Geographic.
Il documentario racconta la
straordinaria storia vera dei primi astronauti americani, noti come
Original Mercury 7, e trae ispirazione da centinaia di ore
d’archivio di filmati e trasmissioni radiofoniche, interviste,
video amatoriali e altro materiale raro e inedito per catapultare
gli spettatori alla fine degli anni Cinquanta. Qui prende infatti
forma il Project Mercury, che vedrà gli Stati Uniti proporsi come
protagonisti per la conquista dello spazio, sfidando apertamente i
rivali russi. Tra tentativi, fallimenti e storiche conquiste,
prende forma un racconto che si ricollega direttamente al nostro
presente, nel momento in cui nel 2020 la NASA spedisce due nuovi
astronauti nello spazio, oggi luogo a noi meno ignoto.
Ci sono storie talmente tanto
avvincenti e ricche di colpi di scena che già con la loro semplice
realtà dei fatti sono in grado di conquistare spettatori da ogni
dove e quando. Quella dei primi astronauti della NASA e delle loro
ambizioni nello spazio sono certamente tra queste. Si tratta di un
racconto che ha contribuito a forgiare il paese e il secolo intero,
dimostrando di quali grandi imprese può essere capace l’uomo.
Vedere tutto ciò narrato in una serie di fiction permette
certamente un’affascinante drammatizzazione degli eventi. Ma
ritrovare questa stessa storia in un documentario consente invece
di imbattersi in una serie di dettagli e particolari che
arricchiscono di fascino, e realismo, il racconto.
È quello che succede con La
vera storia di The Right Stuff: Uomini veri, dove si
ripercorre sin dall’inizio il reclutamento, la formazione e la
popolarità pubblica degli Original Mercury 7. Nell’approcciarsi a
tale ricco racconto, il regista costruisce una narrazione che
permette di non distrarsi dal vero cuore del documentario. Jennings
rifugge dalla canonica costruzione di tale genere. Rinuncia
all’utilizzo di interviste e permette di avere un accesso completo
alla corsa allo spazio degli astronauti statunitensi. In
particolare, il film si avvale di una serie di filmati di
repertorio, immagini e registrazioni audio fino ad ora inediti.
Questi materiali sono poi impreziositi da un altrettanto epica
colonna sonora composta da James Everingham e
prodotta dal premio Oscar Hans Zimmer.
La vera storia di The Right Stuff:
la recensione
Prendendosi dunque delle libertà
nella forma, egli ha modo di raccontare con un punto di vista più
ravvicinato una storia altrimenti estremamente classica. Partendo
dalla fine degli anni Cinquanta Jennings ci conduce attraverso un
secolo di conquiste, rese possibili anche dai tanti dolorosi
fallimenti. Particolarmente interessante del documentario è infatti
lo scontro tra Stati Uniti e Russia. Uno scontro non bellico che ha
dimostrato come il desiderio di fare meglio possa portare a
“piccoli passi per l’uomo, ma grandi passi per l’umanità. E per dar
vita ad imprese di questo tipo era davvero necessario avere a
disposizione il meglio del meglio in quanto ad astronauti.
Come narrato dallo scrittore
Tom Wolfe nel suo romanzo The Right
Stuff, alla base sia dell’omonimo film che della nuova serie e
di questo documentario, questo è il racconto di un mondo che si
scontra con il progresso e lo fa proprio. Ciò che però il
documentario aspira ad esaltare è quanto tali vicende abbiano poi
influito nella vita privata di questi uomini. Jennings conduce lo
spettatore nelle loro case, apre un dialogo con i famigliari
rimasti davanti la televisione a guardare i loro cari lasciare il
pianeta terra. È in particolare qui che si ritrova la grandezza di
questa storia, che scava nel privato per comprendere meglio ciò che
è pubblico. Grazie anche alla scelta di costruire il documentario
attraverso sole immagini di repertorio, l’attenzione dello
spettatore è presto conquistata e condotta fin nello spazio.