Trai protagonisti della notte degli
Oscar, con ben tre statuette portate a casa, il film è stato un
vero e proprio spartiacque, il primo blockbuster realizzato dalla
maggioranza di cast e crew afro-americana, con un successo di
pubblico travolgente.
Tuttavia sembra che negli Stati
Uniti qualcuno credesse che la nazione centrafricana e le sue
“magie” tecnologiche, come il vibranio, esistessero davvero. Ed
ecco cosa ha scritto la CIA su Twitter: “Il vibranio che appare
nei costumi di Black Panther lo protegge da ogni danno, mentre le
scarpe di vibranio sono silenzioso e assorbono incredibilmente ogni
urto dopo un salto. Sarebbe ottimo per le spie, vero? Peccato che
il vibranio non esiste.”
Black Panther,
prodotto da Kevin Feige,
con Chadwick Boseman, Michael B.
Jordan, Lupita Nyong’O, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel
Kaluuya, Angela Basset, Forest Whitaker e Andy
Serkis, è stato nominato a ben sette premi Oscar: film,
scenografia, colonna sonora, canzone originale, costumi, montaggio
sonoro e missaggio sonoro.
La sinossi del primo film:
Dopo la morte di suo padre,
mostrata in Captain America: Civil War, il giovane
principe T’Challa torna a casa per
salire sul trono di Wakanda, un’immaginaria nazione nel continente
africano, isolata ma tecnologicamente avanzata, e ricca di
giacimenti di vibranio. Quando due pericolosi nemici cospirano per
portare il regno alla distruzione, T’Challa è pronto a raccogliere
l’eredità di suo padre e a indossare gli artigli
di Black Panther. Non è la prima volta che il
giovane re usa l’identità segreta per fare giustizia: nell’epica
battaglia tra lo sprezzante Stark e il cocciuto Rogers, aveva già
messo le sue abilità al servizio di Iron Man, in cerca dello
scontro diretto con il Soldato d’Inverno. Questa volta, invece
della fragile alleanza con la parte più facoltosa dei
Vendicatori, T’Challa fa squadra con l’agente della
CIA Everett K. Ross, completamente ignaro
delle ricchezze locali, e con il corpo speciale wakandiano delle
Dora Milaje, tra le quali figura anche
l’amata Nakia. Come Freeman, apparso in Civil
War, anche Andy Serkis torna nei panni del trafficante d’armi
Ulysses Klaue, conosciuto in Avengers: Age of Ultron.
La Società di Distribuzione
Cinematografica Videa SpA, da sempre impegnata nella diffusione di
opere cinematografiche dalla forte connotazione autoriale, ha
deciso di distribuire LA CASA DI JACK (leggi la recensione),
l’ultimo controverso film di Lars Von Trier, in due versioni,alle
quali la censura ha dato VM 18.
La versione italiana sarà
distribuita con tagli nelle scene più cruente e violente, scene che
hanno spinto il pubblico dell’ultimo festival di Cannes ad
abbandonare la sala prima della fine della proiezione, mentre la
versione in lingua originale sottotitolata rispetterà l’integrità
dell’opera del regista. É il primo caso in Italia di un film che
entra contemporaneamente in censura in due versioni e che ha anche
nella versione “alleggerita” dai tagli il vietato ai 18 anni.
Di seguito la dichiarazione di
Sandro Parenzo, Presidente di Videa Spa: “Ho distribuito negli
anni ottanta il primo film di Lars Von Trier, credo si chiamasse
Elementi del crimine. Un capolavoro, un acerbo prodotto di un
gigante del cinema. Da alcuni anni detesto Lars Von Trier come
persona, per le sue scellerate dichiarazioni, per il suo
antisemitismo, così come ho detestato a suo tempo Celine che ha
però lasciato uno dei grandi capolavori della letteratura del 900.
Con questo spirito distribuisco oggi il suo ultimo film, per
raccontare ancora una volta quanta distanza una società civile
sappia porre tra uno scellerato autore e la sua opera. Perché nella
Casa di Jack c’è più cinema, più delirante passione che nel 90% dei
film che normalmente escono. Nonostante Il detestabile Lars,
divorato dai suoi demoni, che mai incontrerò”.
Prossima eroina protagonista di uno
standalone, Vedova Nera è il nome in codice di
Natasha Romanoff, spia russa trapiantata in
America che nel MCU ha il volto di Scarlett
Johansson.
Scopriamo di seguito tutto quello
che c’è da sapere sul personaggio prima dell’uscita del film:
È nata a Stalingrado
Natasha Romanoff è nata a
Stalingrado, una delle più grandi città
industriali della Russia. Durante quel periodo fu teatro di una
sanguinosa battaglia che potrebbe essere ripresentata nello
standalone dei Marvel Studios.
Magari coinvolgendo Captain America e lo
sfondo della Seconda Guerra Mondiale…
Ha progettato un’arma chiamata “Il morso della vedova”
Mentre Natasha era ancora un’allieva
della Stanza Rossa in Russia, progettò un’arma chiamata
“Morso della vedova“, un dispositivo montato sui
suoi polsi in grado di lanciare elettroshock.
Nel MCU fa parte dell’arsenale dello
S.H.I.E.L.D., mentre nei fumetti fu presentata come un dono
americano per aver disertato la madre patria.
Originariamente non aveva un costume
Il costume di
Vedova
Nera è diventato nel tempo così iconico che ora è
difficile pensare a quanto fosse diversa al suo debutto. Apparsa
per la prima volta su Tales of Suspense # 52nel 1964,
Natasha non indossava la tuta di pelle attillata che conosciamo, ma
un abito da sera e un velo.
Il personaggio è
stato poi rinnovato negli anni ’70, con un costume ispirato
a Marla Drake, alias Miss
Fury, creata da June Tarpé Mills negli anni
’40.
Ha lavorato come modella a Tokio
In Iron Man
2, vediamo Tony Stark controllare il curriculum di
Natasha Romanoff e scoprire alcuni scatti del suo precedente lavoro
come modella di lingerie a Tokyo. In realtà l’eroina faceva parte
di una missione sotto copertura in Giappone con il falso nome di
Natalie Rushman.
È stata allevata da Ivan Petrovich
L’uomo di mezza età chiamato
Ivan Petrovich ha cresciuto Natasha Romanoff come
sua figlia dopo la morte della vera madre, vittima della guerra a
Stalingrado. Ivan è stato il suo autista e amico più stretto, anche
da adulto.
Ha inoltre salvato Natasha dai
nazisti che l’avevano catturata durante la seconda guerra mondiale
con l’aiuto di Captain America e Wolverine, un momento
meraviglioso ed emozionante che speriamo di rivedere anche nel
MCU.
Ha tradito la Russia per Occhio di Falco
C’è chi si diverte a liquidare
Clint Barton (aka Occhio di
Falco) come uno dei personaggi più inutili o noiosi
del MCU, tuttavia il suo trascorso con
Natasha Romanoff lo rende una figura molto più complessa di quanto
appaia al cinema.
Per lui, Vedova
Nera ha anche deciso di voltare le spalle alla Russia,
scegliendo di lavorare per il governo americano insieme allo
S.H.I.E.L.D.: nonostante la sua formazione sovietica, l’affetto per
Clint superava ogni ostacolo.
Matrimonio combinato
Ebbene si, Natasha
Romanoff si ritrovò quasi bloccata in un matrimonio
combinato dopo che il KGB decise che avrebbe sposato Alexei
Shostakov, un famoso pilota collaudatore che lavorava per
l’Unione Sovietica.
Poco dopo la cerimonia, le potenze
sovietiche scelsero Shostakov come il loro nuovo agente segreto
sotto il nome di Guardiano
Rosso, e una volta accettato il lavoro, non avrebbe
potuto più avere alcun contatto con sua moglie.
Natasha ricevette così un messaggio
che le diceva che suo marito era morto e che sarebbe stata
addestrata come spia.
L’addestramento nella Red Room
Addestrata nelle arti marziali e per
diventare una perfetta spia in grado di usare varie armi da fuoco,
Natasha impara a combattere fin da giovane in un’accademia segreta
chiamata “Stanza Rossa“. Ne abbiamo visto qualche
frammento durante le sequenze oniriche di Avengers: Age of
Ultron, ed è probabile che tornerà in scena nello
standalone in uscita.
La stessa eroina ha spiegato a Bruce
Banner una delle procedure attuate nella scuola: “Qui, dove
sono stata addestrata, dove sono cresciuta, hanno una cerimonia di
laurea. Ti sterilizzano. Una cosa in meno di cui preoccuparsi.
L’unica cosa che potrebbe importare più di una missione. Rende
tutto più facile…“
Il suo vero nome è Natasha Romanova
I fan del MCU la conoscono come
Natasha Romanoff, tuttavia soltanto chi ha letto i
fumetti saprà che si tratta dell’alias di Natalia
Romanova, il vero nome di battesimo dell’eroina nascosto
negli anni per sfuggire alla presa dei suoi numerosi nemici.
Occhio di Falco è stato incaricato di ucciderla
La Vedova Nera
introdotta nei fumetti di Earth-1610 era
solo una maschera di una villain, un “mostro” che tradisce la sua
squadra originale rivelando l’identità di Bruce Banner, incastrando
Captain
America facendolo credere un traditore e uccidendo
moglie e figli di Occhio di
Falco.
Tuttavia la sua
doppia identità venne scoperta in tempo, prima che potesse sposare
Tony Stark. E subito dopo Clint Barton non ci ha pensato due volte:
appena ha avuto la possibilità di vendicarsi per tutto ciò che
aveva fatto alla sua famiglia, l’ha uccisa.
Come sapete il venticinquesimo film
di James Bond sarà anche l’ultima volta di
Daniel Craig nei panni dell’agente 007, con la MGM
“costretta” a scegliere il perfetto sostituto dell’attore che è
stato il volto del franchise in quattro titoli (più uno in
uscita).
Ecco allora 7
candidati che potrebbero subentrare al suo posto:
Idris Elba
Sebbene abbia più volte smentito i rumor che
lo vedevano già come prossimo Bond, Idris Elba è
sempre apparso la soluzione più ovvia, oltre che azzeccata: ha il
fisico giusto, l’aplomb da gentleman britannico, carisma e talento
da vendere, insomma tutte le carte in regola per interpretare il
primo 007 di colore della storia.
Henry Golding
Henry Golding
arriva da un anno a dir poco straordinario: l’attore britannico di
origini malaysiane ha recitato infatti nella commedia campione
d’incassi Crazy Rich Asians e nel thriller a tinte
dark di Paul FeigUn piccolo
favore al fianco di Blake Lively e
Anna Kendrick.
La sua carriera è in ascesa e un
ruolo come quello di Bond calzerebbero a pennello sulle spalle di
questo giovane e promettente divo.
Daniel Kaluuya
Proprio come Golding, anche
l’inglese Daniel Kaluuya sembra ormai
lanciatissimo nello star system hollywoodiano dopo aver ricevuto il
plauso della critica per Scappa – Get
Out e preso parte al cast di Black
Panther, cinecomic che sta scrivendo la storia del
genere supereroistico.
Forse Kaluuya non vi sembrerà l’opzione più ovvia, ma l’attore
classe 1989 potrebbe offrire al personaggio quelle sfumature di che
solo un trasformista può portare.
Shazad Latif
Ecco un nome mediamente sconosciuto
al grande pubblico che potrebbe rivelarsi un’alternativa valida a
Daniel Craig: Shazad Latif è britannico di origini
pakistane, con una formazione classica shakespeariana alle spalle e
qualche apparizione al cinema (L’uomo sul treno,
Ritorno a Marigold Hotel).
Forse lo ricorderete nel cast di
Star Trek: Discovery e Penny
Dreadful. Affascinante e sicuramente talentuoso, sarebbe
una sorpresa vederlo nei panni di James Bond.
Dev Patel
Dev Patel è uno dei
nomi più noti della lista, esploso nel 2008 grazie a The
Millionaire a alla serie Skins, per poi
tornare alla ribalta con la candidatura all’Oscar per Lion
– La strada verso casa.
Per la stampa americana potrebbe
essere il primo Bond della storia a mettere in discussione
l’eredità coloniale dell’Inghilterra grazie alle origini miste
dell’attore (londinesi-africane-indiane).
Robert Pattinson
Robert Pattinson è
una garanzia: attore di talento, ha recitato con grandi autori e in
produzioni indipendenti brillanti, scrollandosi di dosso l’immagine
teen dopo il successo di Twilight; ha fascino e la giusta
inquietudine per dare vita ad un Bond diverso dal solito,
sicuramente inedito nel franchise.
Colin Salmon
L’ultimo candidato è anche uno dei
più “anziani”: Colin Salmon, classe 1962, sarebbe
una scelta di gran classe e forse di basso profilo rispetto ai ben
più noti Pattinson e Elba. Curioso come abbia in realtà già
interpretato una sorta di agente segreto nella serie Master
of None sotto forma di parodia; che possa rivelarsi utile
ai fini di un possibile casting?
Siete appassionati dell’universo
DC e desiderate immergervi in un’esperienza unica
che unisca divertimento e buon cibo? Bene, forse la vostra
prossima tappa obbligata sarà Londra, quartiere Soho, dove
prossimamente verrà inaugurato un ristorante a tema dedicato agli
eroi dei fumetti.
La notizia, riportata da Bleeding
Cool, parla del nuovo progetto della DC Comics che ha appena
acquistato il locale precedentemente occupato da Mash su Brewer
Street, a due passi da Piccadilly Circus.
“Il design proposto continuerà
la tradizione dei ristoranti di alta cucina, con la differenza che
questo sarà radicato nel DC Multiverse, portando i clienti a bordo
di un’avventura culinaria che attraverserà i celebri mondi di
Batman, Superman e Wonder
Woman […] Il locale non sarà un “parco a tema” con set
ricostruiti e costumi del franchise, ma si propone di invitare gli
ospiti in una sperimentazione dell’Universo DC senza rompere la
quarta parete“.
A quanto pare l’ingresso riprenderà
l’architettura del Wayne Manor visto nei film del Cavaliere Oscuro
e l’area ristorante si ispirerà alle stanze dell’Arkham Asylum
servendo anche street food.
Sembra essersi finalmente esaurita
l’ondata di polemiche che avevano accompagnato l’annuncio ufficiale
di Ghostbusters 3, nuovo capitolo del franchise
affidato alla regia di Jason Reitman, per lo più
fomentate da alcuni utenti di Twitter e in seguito rimesse in
discussione dal messaggio politico
lanciato da Leslie Jones, una delle interpreti
del reboot al femminile diretto da Paul Feig nel
2016.
A placare la rabbia ci hanno pensato
Melissa McCarthy e lo stesso Feig, spiegando che
non esiste alcun rancore nei confronti del progetto ma solo amore e
stima verso il collega:
Di seguito le parole dell’attrice:
“Sarò sempre dalla parte di chi
realizza film. Ho parlato con Jason e ha sempre avuto questa idea
di tornare al mondo dove i personaggi originali esistono. Voglio
vederlo, assolutamente, voglio che ci racconti quella
storia!“.
Questo invece il tweet di Feig:
“Jason mi ha supportato quando
non riuscivo nemmeno a realizzare i miei film. È sempre stato un
vero gentleman e un fan del nostro reboot. Non vedo l’ora di
scoprire cosa porterà nell’universo di Ghostbusters. Tanto amore e
rispetto per te Jason“.
Jason was a supporter of mine at a time when
I couldn’t get movies made. He has always been a true gentleman to
me and a supporter of Ghostbusters: Answer the Call. I can’t wait
to see his take on the Ghostbusters universe. Big love and respect
to you, Jason. Your fan, Paul https://t.co/2I9sqmrgTl
“Rust City” il
titolo di lavorazione di Ghostbusters 3. Le
riprese inizieranno il 25 Giugno a Calgary e proseguiranno per
circa 15 settimane.
Bill
Murray e Dan
Aykroyd torneranno nei panni dei personaggi
interpretati nei due capitoli di Ivan
Reitman, ma la produzione sta cercando quattro attori
adolescenti (due ragazzi e due ragazze) da affiancare al cast
originale.
“Ho sempre pensato a me stesso
come il primo fan di Ghostbusters, quando avevo 6 anni ero a
visitare il set. Volevo fare un film per tutti gli altri fan.
Questo è il prossimo capitolo della serie originale. Non è un
riavvio. Quello che è successo negli anni ’80 è accaduto negli anni
’80, e questo è ambientato nel presente.”, ha raccontato Reitman a
Entertainment Weekly.
Reitman ha firmato anche la
sceneggiatura insieme a Gil Kenan e fonti attendibili spiegano che
la trama seguirà gli eventi della pellicola del 1984 e non avrà
alcun collegamento con il reboot al femminile del 2016 diretto da
Paul Feig con Melissa
McCarthy e Kristen Wiig.
Ecco disponibile la versione
integrale dell’esibizione di Lady Gaga e
Bradley Cooper agli Oscar 2019. I
due si sono esibiti in una emozionante versione live di Shallow, il
brano vincitore dell’Oscar di categoria e tratto da A star is
born, il film che ha visto i due collaborare per la
prima volta.
Bradley Cooper ha
diretto, prodotto e interpretato il film, al fianco della
popstar/attrice che ha anche scritto le musiche. La loro esibizione
è stata certamente uno dei momenti più intensi degli Oscar 2019 e
anche la regia dello show ha fatto un ottimo lavoro a proporla
senza stacchi, concentrandosi sui due performer.
Una nota di merito in più a Cooper
che, non essendo abituato ad esibirsi di fronte a un pubblico del
genere, ha portato a casa un’ottima performance e ha dato anche al
mondo un sacco di cui sparlare, vista l’intesa intima mostrata con
Gaga di fronte a Hollywood e alla sua fidanzata, la modella
Irina Shayk.
A riprese ormai ultimate, si torna
a parlare di Joker grazie ad un nuovo video
“rubato” dal dietro le quinte dove riusciamo a sentire chiaramente
un accenno della risata del clown principe del crimine interpretato
da Joaquin Phoenix.
A molti sembrerà un dettaglio
futile, tuttavia si tratta di un gesto e un suono che caratterizza
il celebre antagonista dei fumetti DC già adattato sul grande
schermo da Jack Nicholson, Heath
Ledger e Jared Leto.
Joker ruota attorno all’iconico
arcinemico di Batman ed è una storia originale e autonoma mai vista
sul grande schermo. L’esplorazione di Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix), un uomo trascurato dalla società, non sarà solo lo studio
di un personaggio grintoso, ma anche il racconto di un tema molto
più ampio.
Vi ricordiamo che il
film arriverà nelle sale il 4 ottobre
2019, come ufficializzato nelle ultime settimane dalla
Warner Bros. La produzione diJoker si
sovrapporrà a quella dello spin-off, annunciato nei mesi scorsi,
con protagonista Jared Leto.
Contrariamente alle altre
apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, Joker sarà ambientato
nel 1980 e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua
trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.
Possibile l’ispirazione al fumetto
di Alan Moore The Killing Joke, dove il noto
villain è mostrato come un comico fallito che inizia a commettere
atti violenti dopo che è entrato in contatto con sostanze chimiche
nocive.
“Sono tre o quattro anni
che chiedo al mio agente perché non esista un film su questi
personaggi da realizzare con budget inferiori, che possa studiarli
per bene…certo non aver mai pensato al Joker, perché aveva già
avuto diverse rappresentazioni“, ha raccontato Phoenix in una
recente intervista. “Prendo molto tempo quando si
tratta di accettare un ruolo Il processo è sempre lo stesso: leggo
la sceneggiatura e incontro il regista, che è ciò che ho fatto con
con Todd [Phillips], e ho subito pensato che fosse un progetto
molto interessante. Aveva una speciale comprensione di questo
mondo, unico nel genere, e mi spaventa a morte.“
Attesi ritorni e aria di rivoluzione
soffiano dalle parti dei Marvel Studios, con la nuova stagione che si
aprirà nel segno di Captain Marvel
(primo titolo con una supereroina protagonista), Avengers: Endgame
(capitolo finale della Fase 3) e Spider-Man: Far
From Home (il film inaugurale della Fase 4) e che
proseguirà nei prossimi anni con diversi progetti già annunciati
come Vedova Nera e Gli
Eterni.
Su quest’ultimo è tornato a parlare
il presidente degli studios Kevin Feige, reduce
dalla grande serata degli Oscar
2019 dove Black Panther ha riscritto
la storia e portato a casa tre statuette (costumi, scenografia,
colonna sonora), illustrando i piani futuri del franchise:
“Dopo Endgame e
Spider-Man: Far From Home ogni cosa sarà diversa e
unica, così come l’approccio alla realizzazione di ogni film. Ci
sarà comunque il ‘ritorno a casa’ di alcuni personaggi ma anche
l’introduzione di supereroi che la maggior parte del mondo non ha
mai sentito nominare, proprio come è accaduto anni fa con i
Guardiani della Galassia, ma molto più simili ai
Vendicatori […]“.
Riguardo gli Eterni Feige ha poi
specificato:
“Sono un gruppo, e ci piaceva
l’idea di introdurre un ensemble realizzando un film collettivo fin
dall’inizio anziché introdurli singolarmente come abbiamo fatto con
i primi Avengers. Ci muoveremo nello stesso modo
dei Guardiani, non per il tono, ma in termini di introduzione di un
nuovo team di persone. Jack Kirby ha creato questa
enorme e incredibile epopea che dura da decine di migliaia di anni,
ed è anche un tempo e un’ambientazione che non abbiamo mai
affrontato finora…è proprio questo che ci stimola“.
Secondo gli aggiornamenti
Chloe Zhao dirigerà Gli Eterni, franchise basato
sui personaggi creati da Jack Kirby. La
notizia arriva a seguito di altri
rumors circolati settimane fa. Matthew e Ryan
Firpo, il cui script di Ruin è entrata al vertice della
Lista nera del 2017, hanno firmato la sceneggiatura per l’avventura
della squadra di supereroi che dovrebbe debuttare nel 2020.
Il progetto include gli esseri
superpotenti e quasi immortali conosciuti dai fan dei fumetti
come Eterni e i
mostruosi Deviants, creati da esseri
cosmici conosciuti come Celestials.Le fonti
dicono a The Hollywood
Reporter che un aspetto della storia riguarda la storia d’amore
tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, che
ama muoversi tra gli umani.
Si avvicina l’uscita di Captain Marvel, il
primo cinecomic targato Marvel Studios del 2019 che vede protagonista
Brie
Larson nei panni della supereroina Carol Danvers. Il
film, annunciato come una vera novità in termini di storia e
racconto, ci mostrerà anche il passato di Nick
Fury, personaggio che abbiamo già incontrato nel corso del
MCU ma mai negli anni Novanta.
La clip che trovate qui sotto
potrebbe darci qualche indizio sul futuro leader dello SHIELD
interpretato ancora una volta da Samuel L.
Jackson, ora impegnato a scoprire da dove venga questa
potentissima guerriera aliena e perché è tornata sulla Terra.
Insieme a questa è arrivata online
un’altra clip che mostra il duro allenamento di Carol Danvers con
il suo maestro e mentore Kree, Yon-Rogg, che sullo
schermo ha il volto di Jude Law. Di seguito potete
dare un’occhiata anche ad una manciata di nuove foto ufficiali e
dal dietro le quinte con i realizzatori e il cast.
Vi ricordiamo che alla regia del
film con protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. L’uscita al cinema è fissata
al 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Rosa, rosa ovunque. È questo quello
che devono aver pensato i partecipanti alla Notte degli
Oscar 2019 arrivando sul tappeto rosso. Negli USA
hanno infatti parlato di “pink carpet”, con qualche deriva di
variazioni del blu, specialmente per gli uomini, e i classici
bianchi e nero, semplici o ricchi, con i quali raramente si
sbaglia. A dispetto delle bellissime donne che hanno sfilato, però,
quest’anno i meglio vestiti sono in generale gli uomini.
Ecco le star sul red carpet:
tendenze, colori, fantasie, top e flop.
Rosa
Il colore predominante, dalle
sfumature shocking a quelle confetto, fino alla versione luccicante
scelta da Emilia Clarke. Molto vistosa ma sempre
bella Linda Cardellini, mentre romantici in rosa
antico Jason Momoa e sua moglie Lisa
Bonet. Vera regina (non a caso) di categoria è però
Helen Mirren, elegantissima in un abito rosa
leggero e molto giovanile, pur non stonando con la sua età e il suo
portamento da vera Dame.
Decisamente eccessive
Angela Bassett e Sarah Paulson,
ma in queste occasioni l’eccesso non è per forza un male, come
dimostra il ricco abito della Paulson. Sempre più bella, a dispetto
dell’abitino banale, Julia Roberts che per
premiare il miglior film ha scelto, ancora, il rosa.
Blu e derivati
Tra l’azzurro di Yalitza
Aparicio e quello di Charlize Theron ci
passano self confidence, anni di red carpet e soprattutto una
diversa presenza scenica. Tuttavia, mentre la Theron conferma, come
ogni anno, di essere una delle migliori a calcare il tappeto rosso
degli Oscar, la Aparicio è perfetta in un abito da Cenerentola che
per la prima volta va al ballo. Semplice e romantica, la
protagonista di Roma, riesce a sopravvivere, da
promossa, al suo primo red carpet da Oscar.
Scelgono il blu scuro invece la
sempre elegantissima Tina Fey e Octavia
Spencer, che ancora una volta dimostra di saper indossare
abiti eleganti con gusto, nonostante non abbia un fisico “canonico”
per il mondo del cinema. Molti anche gli uomini in blu, tra cui
l’elegante ma semplice Adam Driver, che ha
partecipato alla notte degli Oscar da nominato, per la prima volta
in carriera.
Per una questione di spettro
cromatico, inseriamo in questa sotto-categoria anche Spike
Lee e Lucy Boynton. Nessuno dei due
brilla per eleganza, ma almeno Lee ha personalità, mentre Lucy
continua a fare scelte di stile che non valorizzano per niente la
sua incredibile bellezza naturale.
Velluto maschile
Il velluto è un tessuto rischioso
ma sembra che trai divi di quest’anno sia riuscito a trovare il suo
spazio, con risultati eccellenti, come nel caso di Michael B.
Jordan, e anche lui ha optato per il blu. Chris
Evans e David Oyelowo si associano alla
scelta di stile, ma purtroppo per Evans, la sua presenza fisica non
viene valorizzata da una scelta azzardata.
Un classico, dal look da tomboy
scelto da Amy Poheler e dalla giovanissima
Elsie Fisher, protagonista di Eight
Grade, che si sono presentate in giacca e pantaloni, in
total black. Anche Melissa McCarthy ha scelto i
pantaloni, mentre splendide negli abiti lunghi la migliore non
protagonista Regina King, una delle migliori, e
Ashley Graham, la super modella plus size che ha
intervistato i talent sul red carpet.
Tra le meglio vestite in assoluto,
la vincitrice dello scorso anno Allison Janney, in
nero, con scollatura profonda, e Amy Adams, in un
prezioso abito bianco, molto scollato, una scelta diversa rispetto
agli abiti casti e di gran classe scelti per gli appuntamenti
precedente di questa season award.
Oro, argento e… bronzo
Il nome bizzarro di questa
sotto-categoria comprende quelle scelte d’abbigliamento che si sono
distinte per il loro luccichio. Dall’imperiale oro di Glenn
Close e quello romantico di Danai Gurira,
all’argento mozzafiato di Brie Larson e
Jennifer Lopez, fino al bronzo di Emma
Stone, che per una volta non si guardagna un posto tra le
preferite, cosa molto strana viste le sue sempre ineccepibili
scelte di stile.
Si distingue, come sempre, per
stile ed eleganza, una principesca Michelle Yeoh.
I più belli del reame
Ci riserviamo un’ultima sezione per
incoronare i re del tappeto rosso. Trai migliori annoveriamo la
classe di Viggo Mortensen e di Samuel L.
Jackson, ma anche l’eccentrica scelta di Chadwick
Boseman, vistoso eppure di grande eleganza. Ma quello che
ha conquistato davvero il nostro cuore è Nicholas
Hoult con un outfit assolutamente incredibile, non a caso
firmato da Dior.
La spettacolare tenuta utilizzata
nel film Il Gladiatore è in vendita su Casa.it il
sito e l’app di riferimento per chi cerca casa e per i
professionisti del Real Estate. Il film, ambientato nell’antica
Roma che vede come protagonista Russell Crowe nei
panni del Generale Massimo Decimo Meridio, ha ottenuto 12
candidature all’Oscar vincendone 5.
La tenuta immersa nel cuore della
Val d’Orcia, arroccata in una posizione collinare che permette di
avere viste mozzafiato sulla campagna toscana patrimonio
dell’UNESCO, si trova a breve distanza da tutti i centri medievali
della zona, tra cui Pienza, Montalcino, Montepulciano e
Monticchiello.
Come gli appassionati di cinema
sapranno, il viale privato di cipressi fornisce l’accesso alla
tenuta dove è presente lo storico casolare sviluppato su 3
piani per una totale superficie di 1300 metri quadrati, 17
ettari di terreno e un panorama unico nel suo genere.
La proprietà presenta eccezionali
dettagli architettonici toscani originali come la pietra medievale,
le arcate, le colonne, i soffitti a volta, i pavimenti in cotto, le
travi in legno a vista e gli elementi in travertino.
Al piano terra troviamo garage,
cantine, locale tecnico. Al primo piano: 6 camere da letto, 2
bagni, 2 cucine, 2 soggiorni con camino, sala da pranzo, studio,
ripostiglio, terrazza panoramica. Al secondo piano: 6 camere da
letto supplementari, 1 bagno e 1 ripostiglio.
La villa è circondata da 17 ettari
di terreno, tra cui due dedicati all’uliveto.
Gli amanti del film possono sognare
a occhi aperti scorrendo le immagini della villa sulla collina, del
campo di grano e del viale di cipressi come il protagonista Massimo
Decimo Meridio, semplicemente navigando su Casa.it.
Nonostante le critiche che si sono
fatte e che si faranno a questi Oscar 2019 (tutti i
vincitori), i premi che non hanno fatto felici tutti
(e quando mai ci riescono?) e le aspettative deluse, ci sforziamo,
in questa sede, di vedere il “bicchiere mezzo pieno” e cerchiamo di
trovare il bello in una serata alquanto piatta, soprattutto dal
punto di vista dello spettacolo.
Nonostante le critiche che
il film Marvel Studios ha ricevuto, è
importante sottolineare come i premi che gli sono stati assegnati
hanno contribuito ad abbattere altri piccoli muri nell’assegnazione
dell’Academy Awards, premiando anche due donne di colore che hanno
segnato la storia, prime in categoria. La costumista Ruth Carter e
gli scenografi Hannah Beachler e Greg Berry ringraziano.
Il film segna anche l’ingresso del
cinemcomic nell’Olimpo dell’Academy, evento che era nell’aria da
diversi anni. Il Cavaliere Oscuro ha per la prima volta accostato
il genere al premio, grazie all’interpretazione di Heath Ledger, e
mentre Wonder Woman e Logan ci sono andati vicini nell’epoca d’oro
del cinecomic, Black Panther ha compiuto l’impresa. Al di là dei
meriti del film, è comunque un passo importante per gli Oscar che
diventano sempre più rappresentativi dello spettatore.
Spider-Man: Un nuovo universo
Quest’anno il colpo grosso
lo ha portato a casa Sony Pictures, che con il film sull’Uomo Ragno
co-creato dall’italiana Sara Pichelli, ha sbaragliato, giustamente,
lo strapotere Disney e ha conquistato una statuetta attesa quanto
meritata. Anche quest’anno, un pizzico di Italia è salita su quel
palco.
I presentatori di razza
Melissa McCarthy e Brian Tyree
Henry stra-vincono
Il premio ai migliori
costumi è andato a Ruth Carter, per Black Panther, che ha fatto del
personaggio Marvel “un vero re africano”.
Tuttavia lo spettacolo è cominciato prima, con l’annuncio dei
nominati e l’assegnazione del premio da parte di Melissa McCarthy e
Brian Tyree Henry che hanno trascinato il Dolby presentandosi sul
palco con dei costumi che richiamavano tutti i nominati di
categoria.
Se la McCarthy ha prediletto il
costume della regina Anna in La Favorita, Tyree Henry non ha saputo
scegliere, aggiungendo un pezzetto di ogni stile e costume al suo
abbigliamento. Esilaranti.
Suggerimenti per il 2020
Amy Poheler, Tina Fey e
Maya Rudolph hanno presentato il premio alla migliore attrice non
protagonista, vinto da Regina King per Se la strada potesse
parlare. Le tre comedian hanno calcato il palco subito dopo il
numero musicale dei Queen+Adam Lambert, cui è stata affidata
l’inaugurazione del palco.
Ma le tre signore della comedy
americana hanno eclissato Brian May e compagnia: brillanti,
divertenti, causitche e politiche, le tre si candidano a pieno
diritto ad essere le prossime che l’Academy chiamerà per condurre
la serata. Dopotutto ai Golden Globes la coppia Fey/Poheler ha
sempre brillato, e con la Rudolph lo spettacolo e le risate sono
assicurate!
La complicità al Dolby Theatre
“Siamo lontani dal fondo…
adesso”
Se di complicità si deve
parlare, Bradley Cooper e Lady Gaga occupano un posto d’onore a
questo tavolo. I due protagonisti di A Star is Born hanno cantato
dal vivo Shallow, brano di punta dell’intensa colonna sonora
originale del film, che ha anche vinto l’Oscar di categoria. Voce e
pianoforte, Lady Gaga ha incantato il Dolby, nonostante l’evidente
emozione, e con Cooper ha dato vita a un momento elettrizzante. E
non siamo tanti sicuri che sia piaciuto a Irina Shayk…
Que viva Mexico… ancora
Continua la scia positiva
per il Messico agli Oscar. Sono ormai cinque anni che la Stato più
“odiato” da chi vuole rendere grande di nuovo l’America trionfa
agli Academy Awards, e tutto cominciò con Gravity di Alfonso
Cuaron. Dopo la doppietta di Alejandro Gonzales Inarritu e di
Guillermo Del Toro lo scorso anno, Cuaron torna a vincere la
migliore regia con il bellissimo Roma (il film ha vinto anche
Miglior Film Straniero e Migliore Fotografia).
A premiarlo c’era proprio il
fraterno amico Del Toro, che lo aveva già premiato al Festival di
Venezia con il Leone d’Oro. Guillermo ha semplicemente detto: “Oh,
questo è un nome che so pronunciare… Alfonso Cuaron”, tra gli
applausi generali e il sorriso di complicità tra due amici che ce
l’hanno fatta.
Pretty in Pink
La Regina d’Inghilterra e il Re di
Atlantide
Helen Mirren e Jason Momoa
formano senz’altro una strana coppia. Un assortimento molto
interessante per i due attori che sono stati chiamati a premiare il
miglior Documentario (Free Solo). Entrambi in rosa, colore
predominante sul red carpet di questa edizione degli Oscar 2019,
sono stai la migliore coppia di presentatori della serata. Merito
della presenza scenica di Momoa e della classe senza tempo di Dame
Mirren.
Julia Roberts
Più passano gli anni e più la Robert,
premio Oscar nel 2001 per Erin Brockovich, sembra diventare
affascinante e luminosa. Sarà che a fine serata tutti sapevamo che
quello che ha annunciato lei (miglior film) era l’ultimo premio da
assegnare, sarà che il suo sorriso è a dir poco contagioso, sarà
che il tono di rosa che ha scelto avrebbe tenuto sveglio chiunque,
l’attrice è una vera e propria calamita da palcoscenico. Inoltre si
è arrogata il compito di “dichiarare chiusa la 91° edizione degli
Oscar”.
Gli effetti di Bohemian Rhapsody su
Hollywood
Opera senza autore
Bohemian Rhapsody è il film che ha
vinto più Oscar in assoluto: 4 statuette. Il film però non ha un
regista, o meglio, nessuno si è ricordato di lui e con buone
ragioni. Bryan Singer, che è atutti gli effetti accreditato come
regista del film, insieme a Dexter Fletcher, è stato condannato
alla damnation memoriae dalla produzione del film, in primis Brian
May, che ha detto chiaramente che il film non è di Singer.
Dal canto suo, Rami Malek si è
dissociato dal lavoro con Singer, parlando di set turbolento. Quel
che è certo che difficilmente ci ricapiterà di vedere un film di
così grande successo con una storia così “losca” alle spalle.
Piuttosto, speriamo che presto la situazione legale del regista
venga chiarita e che possa tornare a lavorare in serenità, o a
pagare per i suoi reati, a seconda di ciò che deciderà la
giustizia.
Un bacio ancora
Dedichiamo questo spazio a
Rami Malek, non perché si sia apprezzata particolarmente la sua
vittoria, ma perché è sembrato uno dei pochi attori che non aveva
fretta di salire sul palco a prendersi il suo premio. Perché?
Sembrava che l’attore avesse decisamente più voglia di pomiciare
con la bella fidanzata, l’attrice Lucy Boynton, sua co-star in
Bohemian Rhapsody.
Un bacio, due, tre, un abbraccio, un
altro bacio e poi lei che sembra dirgli “vai, è il tuo momento, ma
pulisciti il mio rossetto dal mento, prima”. Un siparietto molto
dolce per una coppia che potrebbe durare il tempo di un ciak, ma
che è appena nata (proprio sul set del film) e che suscita grande
tenerezza.
Le emozioni più grandi
La prima volta di Spike Lee
Una vera standing ovation
ha accompagnato Spike Lee per la prima volta sul palco degli
Academt Awards. Premiato con giustificato e trascinante entusiasmo
da Samuel L. Jackson (e Brie Larson), il regista si è aggiudicato
il premio per la migliore sceneggiatura non originale di
BlackkKlansman.
Il discorso di ringraziamento non ha
deluso: deciso, incazzato, diretto, il regista ha ricordato che le
“elezioni del 2020 sono dietro l’angolo” e che tante volte è
necessario “fare la cosa giusta”. Peccato che più tardi, durante la
serata, non si sia risparmiato la stoccata a Green Book (che ha
vinto il miglior film) dicendo che “ogni volta che qualcuno guida”
per lui finisce male. Il riferimento è per A spasso con Daisy, che
vinse ai danni (anche ) di Fa’ la cosa giusta.
Olivia Colman
Se un pari merito doveva
essere assegnato, sarebbe stato giusto darlo nella categoria
Migliore attrice protagonista. La bravissima Olivia Colman ha
“rubato” la statuetta che tutti credevamo destinata a Glenn Close.
Dispiace moltissimo per l’interprete arrivata alla settiman
nomination senza mai aver vinto, ma la sorpresa, la dolcezza e la
commozione della Colman, unitamente all’incredibile performance ne
La Favorita, ci ripagano un po’ dell’amarezza per la Close.
Trascinando con sé sorrisi e
lacrime, Olivia ha offerto il discorso di ringraziamento più
“disordinato” ed emozionato, basta chiedere a Emma Stone, sua
co-star, che con lacrime e un ampio sorriso, l’ha accompagnata con
gli occhi sul palco per il meritato premio.
Disney ha diffuso il trailer ufficiale di Descendants 3,
l’atteso terzo capitolo della saga prodotta per Disney
Channel.
Descendants 3,
l’attesissimo terzo capitolo del Disney Channel
Original Movie continua il racconto della saga contemporanea tra il
bene e il male: le figlie e i figli adolescenti dei Cattivi Disney
più famosi — Mal (Dove Cameron), Evie (Sofia
Carson), Carlos (Cameron
Boyce) e Jay (Booboo Stewart) — ritornano
sull’Isola degli Sperduti per reclutare un nuovo gruppo di
discendenti che si uniscano a loro ad Auradon Prep.
Descendants 3, il film
Quando una violazione della
barriera mette a repentaglio la sicurezza di Auradon durante la
loro partenza dall’Isola, Mal decide di chiuderla definitivamente,
temendo che i suoi nemici Uma (China Anne McClain) e Hades
(Cheyenne Jackson) si vendichino sul regno. Nonostante la sua
decisione, una misteriosa forza oscura minaccia la popolazione di
Auradon e toccherà a Mal e ai figli dei Cattivi salvare tutti nella
più epica delle loro battaglie.
In Italia #Descendants3 arriverà in autunno su Disney
Channel.
Apparso come antagonista nei tre
film della trilogia originale di Star Wars,
Boba
Fett è un cacciatore di taglie il cui passato è
avvolto nel mistero. Tuttavia la corazza Mandaloriana e la
nave ereditata dal padre (la Slave I) sono solo i primi dettagli di
una origin story affascinante raccontata meglio nei
fumetti.
Ecco 10 curiosità sul personaggio apprese dal
canone di Star
Wars:
Era un “fan” dei cacciatori di taglie fin da piccolo
Difficile a credersi, eppure
Boba Fett si è innamorato della figura del
cacciatore di taglie da bambino, quando già conosceva i nomi e le
storie di alcuni dei migliori tracker della galassia (e
questo succedeva all’età di otto anni).
Probabilmente una passione del
genere è stata ereditata dal padre Jango.
Niente può fermarlo, nemmeno un alieno a sei braccia
Nella trilogia originale di Star
Wars non abbiamo visto molto di Boba
Fett come guerriero, mentre nei fumetti il personaggio
affronta una serie di considerevoli minacce come l’enorme e
mostruosa bestia aliena a sei braccia.
Il duello finì con la vittoria di
Boba che lasciò l’avversario annichilito e senza un singolo
arto.
Guanti speciali
Boba Fett riesce a essere un fiero
combattente con o senza armi, e proprio come ogni buon cacciatore
di taglie e serial killer, gli spiace tenere nascosti i suoi
segreti del mestiere.
Uno dei posti preferiti dove tenere
i gadget sono i guanti, custodia di lame estremamente pericolose
chiamate “vibroblades“, abbastanza robuste da
reggere il confronto con una spada laser.
Utilizza dei gadget simili a quelli di Batman
Sempre parlando dell’equipaggiamento
di Boba Fett, lo strumento maggiormente utilizzato
dal cacciatore di taglie nelle sue avventure dei fumetti è un
grappino molto simile a quello di Batman nel DC
Universe.
Il personaggio lo sfoggia durante un
combattimento, per catturare bersagli in fuga, e per sfuggire a
situazioni pericolose.
Conosce quasi tutto dei criminali della galassia
Il fatto che Boba
Fett si sia diretto con facilità nel luogo dove sapeva di
trovare Han
Solo in Episodio
IV ci porta a credere che il cacciatore di taglie
abbia una conoscenza piuttosto ampia dei criminali della galassia,
soprattutto perché sembra avere familiarità con qualsiasi pianeta
al di fuori dalla mappa come Tatooine.
Per tutti i viaggi compiuti, avere
tutte quelle informazioni memorizzate nella sua testa è un’impresa
piuttosto incredibile.
Ha avuto uno Wookie come spalla
Ci sono molte cose che Boba Fett ha
in comune con Han Solo: entrambi sono piloti brillanti, e hanno
lavorano per Jabba the Hutt, ed entrambi hanno
avuto come spalle due Wookie. Quello del
cacciatore di taglie si chiama Black Krrsantan
anche se i due colleghi non sono mai stati amici come Han e
Chewie.
Ha combattuto contro Luke Skywalker
Boba Fett odia i
Jedi? Probabilmente si, e non sorprende affatto scoprire che la
ragione è radicata nel passato del personaggio: un giovanissimo
Luke Skywalker è infatti uscito vittorioso dallo
scontro con il nemico, quando fu Darth
Vader a ordinargli la sua cattura in modo che il
Signore Oscuro potesse interrogarlo.
Così un duello che sembrava scontato
finì con un risultato inatteso: usando la combinazione della sua
spada laser e della Forza, Luke fuggì da Boba Fett vivo e libero.
In ogni caso Boba Fett riuscì a portare qualcosa a Darth Vader: il
nome di suo figlio.
La grande rivelazione a Darth Vader
Ricorderete tutti la scena in cui
Darth Vader rivela a
Luke di essere suo padre, ma in pochi sanno quando il personaggio
ha appreso questa verità.
Bisogna ringraziare Boba
Fett per questa notizia: mentre stava combattendo contro
Luke su Tatooine, il cacciatore di taglie scoprì il misterioso nome
del pilota, e non essendo in grado di portarlo vivo dal suo
mandante, gli consegnò l’unica informazione a disposizione.
Un’infanzia particolare
Probabilmente non sarà una sorpresa
scoprire che Boba Fett ha iniziato la sua carriera
come cacciatore di taglie più micidiale della galassia nella tenera
infanzia, all’età di otto anni, quando si ritrovò a lavorare per un
mercenario alieno.
Non passò troppo tempo e il giovane
uccise sia il padrone che la sua compagna con la piccola pistola
che aveva nascosto sotto i vestiti. D’altronde le abilità con
un’arma erano già così definite che suo padre non intervenne
nemmeno per salvare suo figlio.
Il rapporto con il padre
Star Wars è una saga familiare che
trae molte delle sue riflessioni dal rapporto complicato fra padri
e figli, e quella tra Jango Fett e suo figlio non
sfugge a questa tematica,
Jango non avrà insegnato a Boba
lezioni sulla morale, eppure ha sempre nutrito un sincero desiderio
di vedere suo figlio avere successo. Fin dalla sua “nascita” lo
istruì su come sopravvivere e prosperare nella dura galassia in cui
vive.
Prossimo a rivestire i panni
dell’Agente Phil Coulson in Captain
Marvel (dove apparirà
visibilmente ringiovanito vista l’ambientazione negli anni
Novanta), Clark Gregg è uno dei volti ricorrenti del
MCU tra film e serie tv
(Agents of SHIELD). Il suo destino era stato
deciso durante il primo Avengers, quando il
personaggio venne ucciso da Loki, per poi essere resuscitato sul
piccolo schermo; da allora non abbiamo avuto più aggiornamenti su
possibili ritorni di Coulson, tranne ovviamente il suo ruolo nel
prequel con Brie Larson e Samuel L.
Jackson in uscita il 6 Marzo.
Ora è proprio l’attore a stuzzicare
i fan dichiarando in un’intervista che “Tutto è
possibile nell’universo Marvel“, rispondendo
a chi chiedeva di un suo cameo in Avengers:
Endgame, quarto capitolo dei Vendicatori e ultimo titolo
della Fase 3.
Nei mesi scorsi era comparsa in
rete perfino una teoria secondo cui
l’agente Coulson avrebbe rappresentato la vera chiave per risolvere
ciò che era andato storto in Infinity War.
Rimasto inutilizzato per gran parte del finale
della quinta stagione di Agents of SHIELD, Coulson potrebbe infatti
essere la pedina fondamentale nel gioco degli
Avengers contro Thanos.
E se
fosse stata la trama della serie ad aver causato la morte di
Coulson? E se il personaggio fosse finito in un luogo magico per
poi tornare nei film nel momento in cui gli alieni
Kree, che nel frattempo hanno invaso la Terra
prima degli eventi di Avengers 4, si sono
rivelati una minaccia pericolosissima?
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Inarrestabile Aquaman:
il film diretto da James Wan che vede protagonista
Jason Momoa mette a segno l’ennesimo record della
stagione superando Iron Man 3 in classifica e
diventando così il più alto incasso a livello internazionale per un
cinecomic solista.
Come riportato da Forbes, gli 806
milioni di dollari conquistati dal film targato DC nel mondo
scalzano dal podio il terzo capitolo del franchise di Tony Stark
uscito nel 2013, mentre complessivamente soltanto i titoli
“collettivi” The Avengers ($896m in 2012),
Avengers: Age of Ultron ($945m in 2015) e
Avengers: Infinity War ($1.3b in 2018) hanno fatto
meglio.
Le previsioni parlano chiaro: a
meno che non arrivi lo sgambetto di Captain
Marvel nelle prime due settimane, potremo assistere ad
uno scenario in cui i cinque più grandi film di supereroi – almeno
per quanto riguarda il box office estero – saranno Avengers 4,
Avengers 3, Avengers 2, Avengers e, solo contro la corazzata
Marvel, Aquaman.
Raggiungere quota 300 milioni in
Cina ha sicuramente aiutato il destino del film, ma è importante
ricordare come lo standalone sia andato molto bene un po’ ovunque,
incluso il Nord America, con 332,9 milioni incassati in patria dopo
due mesi, superando Guardiani della Galassia (333
milioni nel 2014) e Spider-Man: Homecoming (334
milioni nel 2017).
Due immagini leak trapelate in rete
potrebbero aver svelato l’aspetto delle nuove armi di Iron
Man relative agli eventi di Avengers:
Endgame. Come potete vedere qui sotto, si tratta di un
vero e proprio cannone in grado di lanciare missili e montato sul
braccio sinistro dell’eroe.
Curiosamente sulla scatola compare
anche la stessa citazione che Tony Stark aveva
pronunciato nel primo film degli Avengers quando volò fuori dal
Quinjet per recuperare Loki. Che sia un altro indizio del possibile
viaggio nel tempo
attraverso il Regno Quantico,
grazie al quale i Vendicatori torneranno ad eventi del passato?
Nello stesso gruppo di foto
compaiono quelle che dovrebbero essere le uniformi dei personaggi
da Regno Quantico.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Paramount ha
diffuso il nuovo intenso trailer di Rocketman,
il film con Taron Egerton nei panni di
Elton John in arriva in sala a maggio 2019.
Diretto da Dexter
Fletcher, Rocketman è un epico
viaggio musicale nell’incredibile storia degli anni che hanno
rivoluzionato la vita di Elton John.
Rocketman, il film
Rocketman,
ambientato nel mondo delle canzoni più amate di Elton John e
interpretato da Taron Egerton, segue la sorprendente avventura che
ha visto il timido pianista prodigio, Reginald Dwight, diventare la
superstar internazionale Elton John. Queste vicende, che sono state
d’ispirazione per tanti, rappresentano una storia assolutamente
universale, di come un ragazzo di provincia sia diventato una delle
figure più iconiche della cultura pop.
Rocketman vede nel
cast anche Jamie Bell nei panni del paroliere di
lunga data di Elton, Bernie Taupin, Richard Madden
nel ruolo del primo manager di Elton, John Reid, e
Bryce Dallas Howard nei panni della madre di
Elton, Sheila Farebrother.
La breve ma intensa partecipazione
di Quicksilver nel MCU, risalente ad
Avengers: Age Of Ultron, sembra aver lasciato un
leggero senso di insoddisfazione nei fan che avrebbero voluto
vedere l’eroe in un almeno un altro film del franchise. Purtroppo
la sua storyline si è conclusa tragicamente al termine del secondo
capitolo sui Vendicatori e da allora non si sono più avuti
aggiornamenti in merito.
Di certo la questione dei viaggi nel
tempo sollevata con l’imminente uscita di Avengers:
Endgame ha aperto un ventaglio di infinite possibilità per
l’universo condiviso, perfino quella della resurrezione di
personaggi, unita alle opportunità offerte dall’accordo firmato tra
Disney e Fox che vede la seconda cedere i diritti cinematografici
di X-Men e
Fantastici 4; dunque è facile, a questo punto,
ipotizzare che Quicksilver faccia parte dei nomi da riportare al
più presto sul grande schermo (se interpretato da Aaron
Taylor Johnson o da Evan Peters è da
scoprire in avanti).
Tornando nel territorio delle
teorie, sappiamo che i due team principali del MCU, Vendicatori e Guardiani della
Galassia, si sono notevolmente ridotti dopo la Decimazione di
Thanos, ma se è vero che molte delle vittime della battaglia
saranno resuscitate, cosa impedisce ai sopravvissuti di riesumare
gli altri caduti degli anni precedenti?
Vi ricordiamo che Quicksilver satà
in X-Men: Dark Phoenix, nuovo cinecomic della
serie sui Mutanti che ede nel cast Michael Fassbender,
Jennifer Lawrence, Nicholas
Hoult,James McAvoy, Alexandra Shipp, Sophie
Turner, Tye Sheridan e Kodi Smit-McPhee.
Jessica Chastain, con molte probabilità, potrebbe
indossare le vesti di un classico villain di X-Men,
ovvero Miss Sinister.
Parlando con Entertainment
Tonight, Evan Peters ha addirittura dichiarato che
“amerebbe” interpretare il personaggio in un film tutto
per lui: “Penso che sarebbe davvero divertente. Amo gli effetti
speciali e quelle sequenza e amo lavorare con tutti quei ragazzi,
quindi lo farei in un secondo.”
L’ultimo aggiornamento
su The Flash, lo standalone dedicato a Barry Allen
che vedrà protagonista Ezra Miller dopo le
apparizioni in Batman v Superman e Justice
League, risale allo scorso Novembre, con l’attore
che aveva chiesto fiducia e pazienza ai fan e che il film sarebbe
arrivato con ritardo rispetto ai piani originali. Nelle ultime ore
è spuntata fuori un’altra dichiarazione di Miller che sembrerebbe
anticipare l’arrivo di un nuovo universo in casa DC, proprio a
partire dal cinecomic:
“Ne stiamo parlando e
l’intenzione è scatenare un intero nuovo universo, non solo il
multiverso DC, ma il multiverso dello speedster. E gli speedster
sono quelli che connettono tutti i pezzi disparati di esso. Sarà un
mondo con tutti gli stessi personaggi e storie diverse con realtà
diverse, eroi diversi e versioni differenti di personaggi. E gli
speedster sono quelli che si muovono attraverso tutto
questo.“
Dunque secondo Miller la Warner
Bros. sarebbe al lavoro per introdurre finalmente il concetto del
multiverso DC al cinema con Barry Allen che sarà il mezzo per
collegare queste diverse realtà.
“Chi conosce Barry sa che è
sempre in ritardo, e questo è sicuramente il modo in cui sta
procedendo la produzione del film” ha spiegato ridendo
l’attore. “Siamo un po’ in ritardo, ma perché tutti, me
incluso, vogliamo concentrarci meticolosamente sulla realizzazione
di un cinecomic che non sia soltanto entusiasmante in termini di
spettacolo, ma anche un regalo per i fan.“
Al momento, la Warner Bros ha
affidato la regia del film a Jonathan
Goldstein e John Francis Daley,
autori di Game Night – Indovina chi muore
stasera?, mentre la storia sarà ancora un adattamento
di Flashpoint, firmato
da Geoff Johns.
Kiersey
Clemons ha recentemente confermato che tornerà nei
panni di Iris West dopo che la sua scena
era stata tagliata da Justice League. Dunque
sembrerebbe che la Warner bros. abbia grandi progetti per lei nello
standalone. Inoltre, come riportato nelle ultime settimane,
anche Billy Crudup tornerà per
interpretare Henry Allen, personaggio
introdotto in Justice League.
Il casting di Katherine
Langford a riprese quasi ultimate di Avengers:
Endgame ha aggiunto l’ennesimo punto di domanda su una
trama già ricca di mistero, almeno per quanto riguarda l’identità
del personaggio e il suo ruolo nel film. C’è chi ipotizza che la
giovane attrice sia entrata nei panni della futura figlia di Tony
Stark e Pepper Potts, chi invece – come l’utente che ha
pubblicato questa teoria su reddit – crede che la Langford presterà
il volto ad un supereroe inedito per il MCU: Moon
Dragon.
Sappiamo che
Endgame calerà il sipario sulla Fase 3 e molto
probabilmente introdurrà volti nuovi che saranno i protagonisti
della Fase 4, e Moon Dragon potrebbe essere una valida alternativa.
Alter ego di Heather Douglas, nei fumetti l’eroina
con poteri di telecinesi e telepatia e una grande abilità nelle
arti marziali diventa orfana dopo un incidente provocato da Thanos,
e in seguito agli insegnamenti di Shao Monks sul pianeta Titano
assume definitivamente l’identità del Drago della Luna.
Nelle sue storie originali, questo
personaggio ha interagito con i The Defenders e ha
giocato un ruolo importante nell’Infinty Watch Team insieme ad
Adam Warlock per introdurre eroi come Iron Fist,
Daredevil, White Tiger, Power Man, Squirrel Girl, Nova e The
Ultimates. E considerando le sue potenzialità, Heather potrebbe
portare nel MCU i prossimi Vendicatori con
l’aiuto dei nuovi eroi (primo fra tutti Captain Marvel).
Altri motivi validi per l’ingresso
nell’universo cinematografico di Moon Dragon è la sua origine (è la
figlia di Drax), le motivazioni (la vendetta contro Thanos) e la
possibilità che sia lei a trovare Tony nello spazio e a riportarlo
a Terra sano e salvo. Che ne pensate?
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Andato in onda
durante una delle pause pubblicitarie degli Oscar
2019, il nuovo spot di Captain Marvel ci mostra una Carol
Danvers “pronta” a sconfiggere Thanos nel prossimo
Avengers: Endgame, dove sarà la chiave dei
Vendicatori per opporsi al Titano Pazzo.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
La sinossi: Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
Walt Disney Pictures ha da poco
diffuso il nuovo trailer ufficiale de Il Re Leone,
il live action basato sul classico di animazione che vede
protagonista Simba, il cucciolo di leone che
dovrà imparare a essere re.
Basato su una sceneggiatura scritta
da Jeff Nathanson, il film è stato
realizzato con le stesse tecniche di animazione computerizzata
utilizzare per portare alla luce Il Libro della
Giungla (2016). Jon
Favreau, che dirige anche questo secondo live
action Disney, dovrà questa volta affrontare
una sfida in più, visto che in questo caso non ci sarà nessun
personaggio umano su cui basare le inquadrature e le scene.
Nel cast de Il Re
Leone figurano Donald Glover, nel ruolo
di Simba, e James Earl
Jones, che torna a
essere Mufasa. Seth
Rogen e Billy
Eichner doppieranno Pumba e Timon.
Nel cast anche John Kani, visto in Civil War,
che darà voce
a Rafiki e Alfre
Woodard, che
sarà Sarabi. Chiwetel
Ejiofor sarà Scar.
Si sono conclusi con il trionfo di
Green Book di Peter Farrelly, ma
gli Oscar 2019 si ricorderanno a lungo come uno
dei peggiori anni della storia del premio. L’Academy ha fatto la
sua parte, con le polemiche pre-show, ma ci ha messo il carico da
novanta con dei premi apparentemente casuali, che hanno visto
vincere Bohemian Rhapsody il maggior numero di
statuette (quattro in tutto), seguito da Green
Book e Roma (tre premi).
Black Panther ha
segnato la storia del cinema e del cinecomic, che con tre premi
Oscar è il primo film basato sui fumetti a raggiungere questo
risultato, portando a casa migliore colonna sonora, migliori
costumi e migliore scenografia (con buona pace de La
Favorita che era effettivamente più meritevole ma forse
meno visto dai membri dell’Academy). Un risultato importante per il
film, soprattutto dato l’impatto che ha avuto sul pubblico,
soprattutto quello americano, che però non incorona certo il
merito.
Per quello che riguarda invece gli
attori, oltre a Rami Malek per il biopic sui
Queen, uno dei premi più sicuri e “già assegnati” dall’inizio della
serata (gli altri candidati di categoria, Bale, Mortensen, Cooper e
Dafoe, ringraziano l’Academy), Olivia Colman
soffia il premio a Glenn Close, data per favorita
dalla season awards e arrivata ad un soffio dall’ambita statuetta,
l’unica che ancora manca, dopo sette nomination, al suo palmares.
La vittoria della Colman è bella, emozionante, genuina, per una
performance e un film meritevoli, che forse avrebbe dovuto portare
a casa più statuetta. Il suo premio è stata la bella sorpresa della
serata.
Ineccepibili e “telefonati” i non
protagonisti: Mahersalha Ali e Regina
King trionfano in categoria, nonostante una concorrenza
serrata da parte di interpreti altrettanto bravi e con pari
possibilità di vittoria. Menzioniamo soprattutto Amy
Adams per Vice, che arrivata alla sua
sesta nomination si candida a diventare il “nuovo Leonardo
DiCaprio” del popolo della rete.
Gli Oscar del 1999 sono ancora oggi
ricordati come quelli dello “scandalo” di Shakespeare in
Love, che vinse 7 statuette, tra cui quella di miglior
film, di fronte a concorrenti del calibro di Salvate il
Soldato Ryan e La sottile linea rossa.
Una decisione miope, all’epoca, visto che a distanza di 20 anni,
tutti ricordiamo i due film ambientati durante la Seconda Guerra
Mondiale, diretti da Steven Spielberg e
Terrence Malick, ma in pochi ricordano o
menzionano la pur godibile tragedia con Gwyneth
Paltrow, anche lei vincitrice di categoria quando a
concorrere c’era Cate Blanchet per
Elizabeth.
A distanza di 20 anni esatti
l’Academy Awards replica se stessa nell’assegnazione di premi
completamentente random, quelli tecnici soprattutto, e alcuni dei
principali assegnati a performance e film sufficienti (ci riferiamo
al migliore attore Malek e alla migliore colonna sonora a
Black Panther).
L’élite che ha assegnato questi
premi tende al perbenismo e all’apertura per aggirare ogni accusa
di razzismo, così gli Oscar 2019 si concludono,
sì, con il trionfo della commedia feeling good con
Viggo Mortensen, ma smascherano la tendenza ad
appiattire le scelte e il gusto, limitandosi a considerare per la
corsa agli Oscar quei pochi film che arrivano in più sale e per più
tempo. A questo proposito consigliamo di dare una possibilità ai
vincitori degli Independent Spirit Awards, gli “Oscar indie”, che
offrono allo spettatore curioso, uno sguardo diverso su quello che
è il cinema americano.
Quella di quest’anno sarà ricordata
come un’edizione noiosa e piatta, anche (non è da trascurare visto
che gli Oscar sono anche glamour) da un punto di vista del red
carpet e dello spettacolo. Soltanto nel premio a Spike
Lee, per la migliore sceneggiatura non originale per
BlackkKlansman, si è visto un reale guizzo, un
entusiasmo sincero, un amore vibrante per il cinema e per quello
che con il cinema e con l’arte si può dire al mondo.
E Lee (al suo primo Oscar) e con lui
Alfonso Cuaron, che con Roma ha realizzato una
tripletta mai raggiunta prima nella storia (ha vinto miglior regia,
migliore fotografia e migliore film straniero), rappresentano
senz’altro il bello del cinema, di questa settima arte che,
nonostante le critiche e il “malcontento”, ci tiene svegli ogni
anno a chiacchierare di vite, storie, magia.
Prendete uno dei più grandi
registi della storia del cinema, Martin Scorsese, e due attori,
Robert De Niro e Joe Pesci, che insieme a lui hanno creato
capolavori come Toro scatenato, Quei bravi ragazzi e Casino.
Aggiungete altri due premi Oscar come Al Pacino, alla sua prima
collaborazione con Scorsese, e lo sceneggiatore Steven Zaillan
(Schindler’s List, Gangs of New York e L’arte di vincere). Avrete
alcuni degli ingredienti che hanno fatto di THE IRISHMAN il titolo
più ambìto del Marché di Cannes, scatenando le richieste dei
distributori di tutto il mondo.
Non poteva essere altrimenti,
per un progetto da 100 milioni di dollari che già si annuncia come
un nuovo capolavoro del “gangster movie”: per Scorsese, un nuovo
affresco sulla criminalità americana, tratto dal romanzo
L’Irlandese: Ho ucciso Jimmy Hoffa di Charles Brandt. “Avere il
privilegio di distribuire un film del più grande regista del cinema
contemporaneo – dichiara Andrea Occhipinti – è per Lucky Red motivo
di orgoglio, il riconoscimento di un lavoro quasi trentennale sugli
autori, portato avanti con serietà e dedizione. Siamo emozionati e
felici”.
Nel cast di The
IrishmanRobert De
Niro,Joe Pesci, Al Pacino,
Ray Romano,Harvey Keitel, Anna
Paquin e Jack Huston.
Ecco tutti i vincitori della 91°
edizione degli Academy Awards, gli Oscar 2019 che
hanno visto il trionfo del miglior cinema degli ultimi 12 mesi.
Black Panther
scrive la storia con tre premi Oscar, mentre Bohemian
Rhapsody porta a casa 4 premi Oscar, tra cui quello al
migliore attore pretagonista a Rami Malek.
Green Book, di Peter Farrelly,
vince, come da previsioni, il premio al miglior film, alla migliore
sceneggiatura originale e al migliore attore non protagonista,
Mahershala Ali.
Roma, di
Alfonso Cuaron, vince per la fotografia, il
miglior film straniero e la migliore regia. Mentre Olivia
Colman e Regina King hanno portato a casa
i premi per le migliori interpretazioni femminili, da protagonista
(La Favorita) e da non protagonista (Se la
strada potesse parlare).
Dopo un accattivante first look dal
backstage, ecco Entering Red, il cortometraggio
firmato Campari, diretto da
Matteo Garrone e con protagonista la bellissima
Ana de Armas (Blade Runner
2049).
Ecco di seguito Entering
Red di CAMPARI
L’iconico aperitivo italiano è
lieto di annunciare il ritorno di Campari Red Diaries
2019 con Entering Red, un
cortometraggio enigmatico diretto da Matteo
Garrone, due volte vincitore del Grand Prix al Festival di
Cannes. Il nuovo cortometraggio sarà il perno di una più ampia
campagna di comunicazione integrata che sarà implementata nel corso
del 2019.
Interpretato dall’attrice di fama
internazionale Ana de Armas (Blade Runner 2049) e
dall’attore italiano
Lorenzo Richelmy, quest’anno il cast prevede inoltre i
cameo di una crew di influencer internazionali e dei “Red Hands” di
Campari, sei dei migliori bartender del mondo: a rappresentare
l’Italia Tommaso Cecca, Bar Manager del Camparino
in Galleria. Nel cortometraggio anche la partecipazione di un altro
giovane attore italiano, Cristiano Caccamo che
accompagnerà il marchio nella comunicazione del progetto Red
Diaries 2019 in Italia.
Da sempre legato in modo
indissolubile al mondo del cinema, Campari scrive così un nuovo
affascinante capitolo del suo lungo percorso nell’ambito
dell’utilizzo del mezzo cinematografico come veicolo di
comunicazione per raccontare storie.