Top Gun 3, seguito
ufficiale di Top
Gun: Maverick, è ufficialmente in lavorazione,
secondo un nuovo rapporto, con
Tom Cruise e altre due star che tornano nel
franchise. Cruise ha ripreso il ruolo di Pete “Maverick” Mitchell
dopo più di tre decenni per Top Gun: Maverick,
protagonista del sequel che sarebbe diventato il secondo film di
maggior incasso del 2022 dietro Avatar: La Via dell’Acqua.
Le speculazioni su un seguito di
Maverick sono aumentate di nuovo negli ultimi giorni, dato
l’annuncio del nuovo accordo di
Tom Cruise per recitare in grandi progetti di successo
per la Warner Bros. Nell’immediato periodo
successivo, molti si sono chiesti cosa avrebbe significato
l’accordo per la Paramount, consolidata compagnia dell’attore e di
franchise come Top Gun.
Matt Belloni
conferma che la Paramount sta ufficialmente andando avanti con
Top Gun 3. Cruise tornerà nei panni di Pete
Mitchell, così come Glen Powell e Miles
Teller, che hanno avuto ruoli di spicco come Hangman e
Rooster, rispettivamente, nel tanto atteso sequel del 2022. Belloni
aggiunge che il co-sceneggiatore di Top Gun:
Maverick, Ehren Kruger, sta già scrivendo
la sceneggiatura, con Joseph Kosinski che potrebbe
tornare sia alla regia che alla produzione.
Come altri anni già passati, anche il
2024 è stato – nel mondo del cinema – giàimmaginato e rappresentato. Molti registi operanti
nel
genere fantascientifco hanno infatti lavorato su film in cui il
nostro anno corrente era il loro immaginario futuro distopico,
pieno di eventi catastrofici,
apocalittici e sconvolgenti, ma anche di novità
tecnologicamente avanzate. Alcuni di questi prodotti, in realtà,
non sono neppure così datati e in alcuni casi hanno dato vita ad
una visione molto più realistica di quanto si possa pensare,
facendo, proprio per questo, molta paura. Una cosa è certa: da quel
che si evince, molti cineasti avevano un pensiero comune, ossia che
il 2024 avrebbe potuto portare innovazione tecnologica e
cambiamenti politici radicali. Ma quali sono quindi le pellicole
che hanno come ambientazione quest’anno?
1Songbird
Se nel 2020 il
Covid-19 ha spaventato tutta la popolazione mondiale, Adam
Mason e Michael Bay lo
hanno fatto ancor di più con il loro film Songbird, uscito lo stesso anno, in cui ciò che veniva
rappresentato – ambientato nel 2024 – era molto più vicino a noi di
quanto non fossero altre pellicole sci-fi. Il lungometraggio –
prodotto con grande rapidità – ha portato sullo schermo tutte le
paure della pandemia, mostrandoci una realtà che poteva realmente
essere e avverarsi. In Songbird
il Covid muta in maniera spropositata, tanto che il virus inizia a
trasformare il governo degli Stati Uniti in uno Stato totalitario,
imprigionando gli individui infetti in campi di quarantena dalle
condizioni terribili. In questa atmosfera apocalittica, Nico cerca
di salvare la sua amata Sara da un destino infausto.
Michael Jackson
tornerà ufficialmente sul grande schermo nel 2025 con
“Michael“, un biopic diretto da
Antoine Fuqua (Training Day, The
Equalizer,
Emancipation) e interpretato dal nipote del defunto
Re del Pop, Jaafar Jackson. La Lionsgate, che
distribuirà il film in patria – mentre sarà la Universal ad
occuparsi della distribuzione all’estero – ha infatti annunciato
che la produzione del film inizierà il 22 gennaio
e che l’uscita mondiale è prevista per il 18 aprile
2025. Come riportato da Variety, il film prodotto da
Graham King di Bohemian
Rhapsody e sceneggiato da John Logan
(sceneggiatore di
Il gladiatore, The Aviator,
Hugo Cabret) , la sinossi ufficiale del film recita:
“‘Michael’ offrirà al pubblico
un ritratto avvincente e onesto dell’uomo brillante ma complicato
che è diventato il Re del Pop. Il film presenta i suoi trionfi e le
sue tragedie su una scala epica e cinematografica – dal suo lato
umano e le sue lotte personali al suo innegabile genio creativo,
esemplificato dalle sue performance più iconiche. Come mai prima
d’ora, il pubblico potrà dare uno sguardo dall’interno a uno degli
artisti più influenti e all’avanguardia che il mondo abbia mai
conosciuto“.
John Branca e
John McClain, i co-esecutori dell’eredità di
Michael Jackson, produrranno anche il film. Precedentemente,
Fuqua aveva rivelato il modo in cui si stava approcciando al
progetto: “Mostreremo di lui gli aspetti buoni, quelli
cattivi e quelli brutti. Racconteremo Michael basandoci sui fatti
di cui siamo in possesso, così come li conosciamo, e spetterà al
pubblico prendere una decisione su cosa provano per lui”. Con
l’inizio delle riprese a breve, è lecito aspettarsi che nelle
prossime settimane possano arrivare anche nuove notizie relative al
film, a partire dal resto del cast che andrà a comporre il
lungometraggio.
Oppenheimer, Maestro e Killers
of the Flower Moon sono tra i film che hanno ricevuto
una nomination dall’American Society of Cinematographers per il 38°
ASC Awards 2024. A completare la cinquina di nominati nella
categoria principale ci sono El Conde e
Poor Things.
Per quanto riguarda invece le
categorie televisive, The Bear e La
Fantastica Signora Maisel compaiono in nomination. Lo
scorso anno, Mandy Walker diventò la prima donna a
vincere il riconoscimento alla migliore fotografia, per il suo
lavoro in Elvis di Baz Luhrmann,
anche se poi l’Oscar è andato a Niente di nuovo sul fronte
occidentale. Negli ultimi 11 anni, sette vincitori del ASC
Awards hanno vinto anche il premio Oscar.
Ecco la lista completa dei nominati ai ASC
Awards 2024
THEATRICAL FEATURE FILM NOMINEES
Edward Lachman, ASC – “El Conde”
(Netflix)
Matthew Libatique, ASC, LPS – “Maestro” (Netflix)
Rodrigo Prieto, ASC, AMC – “Killers
of the Flower Moon” (Apple
TV+)
Robbie Ryan, ISC – “Poor
Things” (Searchlight)
Hoyte van Hoytema, ASC, FSF, NSC – “Oppenheimer”
(Universal Pictures)
SPOTLIGHT AWARD
Eric Branco – “Story Ave.” (Kino
Lorber)
Krum Rodriguez – “Citizen Saint”
Warwick Thornton – “The New Boy”
EPISODE OF A ONE-HOUR REGULAR
SERIES
Ricardo Diaz – “Winning Time: The
Rise of the Lakers Dynasty – The Second Coming” (Max)
Rob C. Givens – “Gotham Knights – Daddy Issues” (CW)
M. David Mullen, ASC – “The Marvelous Mrs. Maisel – Four Minutes”
(Prime Video)
Cathal Watters, ASC, ISC – “Foundation – In Seldon’s Shadow” (Apple
TV+)
Glen Keenan – “Star Trek: Strange New Worlds – Hegemony” (Paramount+)
LIMITED OR ANTHOLOGY SERIES OR
MOTION PICTURE MADE FOR TV
Dan Atherton – “Great Expectations
-The Three Keys” (FX)
Sam Chiplin – “The Lost Flowers of Alice Hart – Part 1: Black Fire
Orchid” (Prime Video)
Ben Kutchins, ASC – “Boston Strangler” (Hulu)
Igor Martinovic – “George and Tammy – Stand by Your Man”
(Showtime)
Jason Oldak – “Lessons in Chemistry – Book of Calvin” (Apple
TV+
Tobias Schliessler, ASC – “All the Light We Cannot See – Episode 2”
(Netflix)
EPISODE OF A HALF-HOUR SERIES
Julian Court, BSC – “The Diplomat –
The James Bond Clause” (Netflix)
Carl Herse – “Barry – Tricky Legacies” (Max)
Jon Joffin, ASC – “Schmigadoon – Something Real” (Apple TV+)
Blake McClure, ASC – “Minx – I Thought the Bed was Gonna Fly”
(Starz)
Andrew Wehde – “The Bear -The Bear” (Hulu)
DOCUMENTARY AWARD
Jeff Hutchens – “Murder in Big Horn
-Episode 1” (Showtime)
Curren Sheldon – “King Coal”
D. Smith – “Kokomo City” (Magnolia Pictures)
MUSIC VIDEO AWARD
Scott Cunningham, ASC – “Gorilla”
(Performed by Little Simz)
Jon Joffin, ASC – “At Home” (Performed by Jon Bryant)
Andrey Nikoleav – “Tanto” (Performed by Cassie Marin)
Nella settimana in cui su
Rai1 ha debuttato
La Storia c’è anche spazio per uno dei ritorni più attesi
di questa nuova stagione televisiva. Parliamo di
Doc –
Nelle tue mani 3, il medical drama
italiano con protagonista
Luca Argentero nei panni del dottore Andrea
Fanti. Otto puntate in prima serata,
divise in 16 episodi, con Doc che deve fare i
conti col passato, diverso forse da quello che gli hanno sempre
detto, lavorando sempre come medico nel reparto di Medicina
Interna.
Ma ci sono in arrivo anche molte
grandi novità tra le mura dell’immaginario Policlinico
Ambrosiano di Milano, tre nuovi specializzandi che
dovranno prendere il posto, e il cuore degli spettatori, dopo
l’uscita di scena dei personaggi di Simona Tabasco e Alberto
Boubakar Malanchino, e della dottoressa Alba
Patrizi, interpretata dall’attrice
Silvia Mazzieri, morta per causa di un batterio
misterioso.
Doc – Nelle tue mani: dove
eravamo rimasti
La seconda stagione della serie
Rai Fiction e Lux Vide si era
svolta in un futuro imprecisato dopo la pandemia,
che veniva però raccontata attraverso flashback ambientati nei
primi mesi dell’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo intero
nel 2020. Infatti la trama di Doc – Nelle tue mani
2 ruotava intorno alla morte del medico
Lorenzo Lazzarini colpito anche lui dal COVID-19,
che in realtà si era sacrificato per donare il suo ossigeno ad una
paziente vicina di letto. La serie precendente dopo aver rivelato
la vera causa del decesso di uno dei dottori più amati,
interpretato dall’attore Gianmarco Saurino, si
concludeva dunque con Doc che rindossa il camice bianco, mentre
avviene il coronamento dell’amore tra Elisa e Gabriel che dopo
essersi sposati decidono di trasferirsi in
Etiopia.
La trama di Doc – Nelle tue
mani 3
Foto di Virginia Bottoja
Doc – Nelle tue mani
3 riprende proprio da questo finale, con
Andrea Fanti primario di Medicina alle prese con i
conti e le eventuali soluzioni per gestire al meglio il suo
reparto. All’improvviso, però, la sua vita personale subisce un
grosso scossone. Infatti a Doc torna in mente un ricordo, da quei
dodici anni che sono stati cancellati dallo sparo, decidendo dunque
di indagare per capire se la memoria può tornargli del tutto
definitivamente. Tutto questo viene svelato al pubblico subito nei
primi minuti con l’uso di un flashback, che si
svolge nel lontano 2010, al primo giorno di lavoro da primario,
quando era ancora sposato con Agnese, interpretata
dall’attrice Sara Lazzaro.
Nel presente, intanto, la dottoressa
Giulia Giordano, interpretata sempre da Matilde Gioli,
vuole lasciare Milano, mentre Riccardo, interpretato da
Pierpaolo Spollon, rientra in corsia dopo un
periodo di aspettativa in procinto ora di iniziare il suo ultimo
anno da specializzando. Al Policlinico Ambrosiano sono dunque
rimasti Damiano Cesconi, il medico romano e
sostituto del defunto Lorenzo, il miglior amico di Doc cioè il
dottore del reparto di neuropsichiatria Enrico Sandri e
Agnese che accetta, di nuovo, il lavoro da
direttrice sanitaria dell’ospedale. Però la ex
moglie di Doc non è stata del tutto sincera con Andrea dopo il suo
risveglio dal coma nella prima stagione. La donna infatti ora teme
che possa emergere una verità nascosta, qualcosa
che ha omesso forse per il bene di tutti, ma che potrà scardinare
gli equilibri e rovinare il buon rapporto con l’ex marito.
Sono dunque ben tre le new
entry di Doc – Nelle tue mani 3, nuovi futuri medici
arruolati in reparto, che affiancano gli strutturati e i colleghi
più anziani, sempre sotto l’occhio vigile di Andrea Fanti, anche se
c’è l’impressione che li segua solo lo specializzando senior
Riccardo. Ovviamente ciascuno di essi ha alle spalle una storia
complessa, che emergerà nel corso delle puntate perchè per ora sono
rimasti di contorno e appaiono troppo poco per capirne
qualcosa.
Il primo e l’unico uomo del nuovo
team è Federico Lentini, un giovane che ha scelto
Medicina con l’obiettivo di diventare oculista come il padre e
rilevarne, un giorno, la clinica. Questo ruolo è interpretato da un
volto molto noto, soprattutto ai giovani, visto che è l’attore
Giacomo Giorgio diventato famoso con
Mare Fuori e che ha confermato il suo talento con la
miniserie
Per Elisa: il caso Claps e la serie Noi siamo
leggenda.
Allo studente benestante si
contrappone Martina Carelli, interpretata
dall’attrice Laura Cravedi, perfetta in tutto
quello che fa, brava, empatica, intuitiva e soprattutto preparata,
ma dietro la patina di perfezione nasconde un segreto che potrebbe
avere conseguenze sulla sua carriera. Infine, Lin
Wang, interpretata da Elisa Wong,
milanese di origini cinesi, con i genitori proprietari di una
catena di grandi magazzini del capoluogo lombardo che fin da
bambina sognava di diventare un medico e guarire le persone.
Doc – Nelle tue mani 3 in
bilico tra passato e presente
Quello che si può percepire dopo la
visione di questi
primissimi due episodi, proiettati al cinema
sul grande schermo lo scorso dicembre e resi disponibili in
anteprima su Rai Play è che ancora una volta tutto
si giocherà sul passato e il presente. Doc, in questa terza
stagione, dovrà quindi fare i conti con un trascorso
diverso da quello che gli è sempre stato raccontato per poi
ricominciare dall’unica cosa essenziale e che davvero conta: curare
i suoi pazienti, per curare sé stesso.
Dopo essersi dedicato alla regia di
commedie come Sono dappertutto e Quasi nemici – L’importante è avere ragione, nel 2021
il regista e attori Yvan Attal ha deciso
di portare sul grande schermo un film di genere totalmente diverso.
Si è infatti rivolto al libro Les Choses
humaines, pubblicato nel 2019 dalla scrittrice
Karein Tuil, per
realizzare L’accusa (qui
la recensione) un adattamento cinematografico della sua storia
ricca di dolore, paure e menzone che vengono scoperte. Il racconto
ruota infatti ad un accusa di aggressione sessuale, con i coinvolti
e le rispettive famiglie che si vedono gettati in un vortice dal
quale sembra non esserci via di uscita.
Presentato fuori concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia, il film è dunque incentrato sul
processo mosso da una ragazza ad un ragazzo, accusato di essere il
suo violentatore. Un racconto profondamente drammatico, da cui
Attal punta a far emergere la verità e l’umanità di questi
personaggi, mantenendo fino alla fine un senso di ambiguità che
impedisce di formulare un giudizio certo. Tra inganni, menzogne e
verità scoperte con la forza, lo spettatore si trova dunque a dover
seguire questi personaggi fino alla fine, nel tentativo di capire
da che parte possa risiedere la verità e se è questa qualcosa che
si è pronti ad accettare.
Il passaggio televisivo di
L’accusa è dunque un’ottima occasione per riscoprire un
film francese che propone un racconto certamente non facile da
digerire ma che offre molto su cui riflettere, data la triste
frequenza con cui si verificano vicende simili. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di L’accusa
Il film ha per protagonisti
Jean Farel, influente opinionista parigino, e sua
moglie Claire, una scrittrice femminista. La vita
dei due viene sconvolta dall’arresto del figlio
Alexandre, studente modello all’università di
Stanford, con l’accusa di stupro nei confronti di una ragazza
conosciuta una sera a una festa, cosa che lui nega con veemenza.
L’apparato mediatico-giudiziario entra a quel punto in moto, dando
vita ad un processo molto complicato. Quella rivolta ad Alexandre è
un’accusa reale o solo un misterioso desiderio di vendetta, come
sostiene l’imputato? L’accusa di violenza porterà in ogni caso alla
luce verità opposte tra le famiglie dei due ragazzi, mettendo gli
uni contro gli altri e portando l’equilibrio familiare dei Farel a
incrinarsi a sua volta.
Ad interpretare Alexandre Farel vi è
l’attore Ben Attal, divenuto noto proprio grazie a
questo film. Nel ruolo dei suoi genitori Jean e Claire vi sono gli
attori Pierre Arditi e Charlotte
Gainsbourg. Quest’ultima è una delle attrici francesi più
note a livello internazionale, celebre per la sua collaborazione
con il regista Lars von Trier per film quali
Melancholia,
Antichrist e Nimphomaniac. Gainsbourg, inoltre, è
anche la madre nella realtà di Ben Attal, figlio avuto dal compagno
attore Yval, regista di questo film. Recita poi nel film anche
l’attore e regista Mathieu Kassovitz, noto per
aver diretto L’odio, qui impegnato nel ruolo di Adam
Wizman. Ad interpretare Mila Wizman, la ragazza che accusa
Alexandre vi è Suzanne Jouannet, mentre
Audrey Dana è Valérie Berdah.
L’accusa: il libro e la vera storia a cui si
ispira
Come anticipato, il film è un
adattamento del libro dal titolo Les Choses
humaines, scritto da Jarine Tuil e
uscito nel 2019. Quell’anno ha vinto il Premio Interallié e il Prix
Goncourt des Lycéens. Il libro stesso, come dichiarato dalla
scrittrice, è ispirato alla storia dello stupro di Stanford,
avvenuto nel 2015-2016. Questo ha per protagonista Brock
Turner, studente della prestigiosa università americana,
che ha violentato Chanel Miller, di 23 anni,
mentre era priva di sensi il 18 gennaio 2015. Arrestato, Turner
rischiava fino a 7 anni di carcere, ma è stato condannato solo a
sei mesi perché secondo il giudice, Aaron Persky,
una pena detentiva avrebbe avuto un impatto troppo forte sullo
studente. Turner è poi stato scagionato dopo 3 mesi per buona
condotta.
È però stato obbligato a registrarsi
come criminale sessuale a vita e a completare un programma di
riabilitazione per criminali di questo tipo. Il caso ha tuttavia
influenzato la legislatura californiana, spingendo nel richiedere
pene detentive per gli stupratori le cui vittime siano prive di
sensi e a includere la penetrazione digitale nella definizione di
stupro. Il 9 agosto 2019, Miller ha deciso di rendere pubblico il
suo nome e la sua identità, fino a quel momento rimasta celata. La
giovane ha descritto la sua storia e le conseguenze dell’anonimato
e ha raccontato di aver incontrato e ringraziato i due studenti che
hanno fermato Turner quella notte. Ha poi scritto un libro di
memorie, intitolato Know My Name: A Memoir, nella speranza
che possa essere d’aiuto a vittime di violenze come lei.
Una lettera del padre di Brock
Turner alla corte, una petizione contro il giudice e il testo
pubblicato online da BuzzFeed della dichiarazione d’impatto della
vittima hanno poi attirato l’attenzione dei media nazionali e
internazionali. Karine Tuil afferma di aver discusso il caso con
degli avvocati, prima di assistere ai processi per stupro presso la
cour d’assises di Parigi. Queste esperienze sarebbero servite a
Tuil come “laboratorio” di ricerca per le fondamenta del suo
romanzo, da cui poi è stato tratto il film. C’è dunque una storia
vera dietro questo racconto, anche se la scrittrice si è assicurata
di cambiarla quel tanto che basta da non ledere le vere personalità
coinvolte.
Il trailer di L’accusa e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
L’accusa grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 11 gennaio alle ore 21:20
sul canale Rai 3.
Manca davvero poco al debutto dei
primi due episodi della terza stagione della serie tvDOC
– Nelle tue mani, una produzione Lux Vide,
società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai
Fiction, che andrà in onda domani, giovedì 11 gennaio, in
prima serata su Rai 1.
Tra partenze e nuovi arrivi in
DOC
– Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del
Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor
Andrea Fanti (Luca
Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di
primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o
quasi) ritenevano perduti per sempre.
Chi c’è di nuovi nel cast di Doc –
Nelle tue mani 3?
Martina Carelli,
(Interpretata da Laura Cravedi)
Tra i tre nuovi specializzandi c’è
Martina Carelli. Intelligente e determinata, è
stata la prima della sua famiglia a frequentare l’università, un
primato che l’ha resa oggetto di grandi aspettative. È un medico
brillante e dal grande intuito, ma anche empatico e attento ai
pazienti. Martina nasconde però un segreto, che potrebbe far
crollare le fondamenta su cui ha costruito la sua vita. Nessuno,
però, sospetta nulla. E come potrebbero? Martina è una maschera di
perfezione, attenta con i colleghi e incredibilmente preparata,
cosa che non manca di mettere in difficoltà il povero Riccardo,
costantemente messo in discussione dall’ultima arrivata, che sembra
saperne sempre una più di lui. Il loro rapporto inizia quindi con
il piede sbagliato. Ma potrebbe avere sviluppi imprevedibili.
Federico Lentini
(Interpretato da Giacomo Giorgio)
Figlio di uno degli oculisti più
rinomati di Milano, ha sempre frequentato le scuole migliori e le
compagnie più esclusive. Si è iscritto alla Facoltà di Medicina con
l’intenzione, una volta terminati gli studi, di rilevare la clinica
del padre, che però gli ha posto una condizione: per poter entrare
nel suo studio, oltre ad una laurea conseguita con il massimo dei
voti, dovrà fare un periodo di tirocinio in diversi reparti
specialistici, tra cui uno dei più rinomati d’Italia, quello di
Medicina Interna del Policlinico Ambrosiano. Ma a Federico importa
poco della specializzazione: quello che gli interessa sono le
serate fuori, le belle ragazze, i viaggi. Ostentare una vita
patinata alle migliaia di followers che ha sparse sulle varie
piattaforme. Ma, come spesso succede, i social non corrispondono
del tutto alla realtà che vive Federico nel privato e che forse
solo la vita di reparto riuscirà un po’ a scalfire.
Lin Wang
(Interpretata da Elisa Wong)
L’ultima dei nuovi specializzandi è
Lin Wang, una ragazza di origini cinesi, nata e
cresciuta a Milano, dove i suoi genitori hanno messo su una piccola
impresa, poi allargatasi in una catena di grandi magazzini, attorno
a cui ruota tutta la loro vita. Lin però ha altri piani per sé
stessa: sogna di fare il medico, fin da quando, in seguito a un
malore della madre, si era trovata a fare da interprete tra i suoi
genitori e i sanitari. Un’esperienza che l’ha segnata profondamente
e ha acceso in lei il desiderio, mai svanito, di aiutare le
persone, guarendole. In reparto mantiene sempre un totale riserbo
sulla sua vita personale con i colleghi che, infatti, la
considerano timida e schiva. L’unico ad accorgersi che forse Lin
nasconde un animo ben diverso sembra essere Federico, che non
potrebbe essere più diverso da lei, ma che, forse proprio per
questo, riuscirà ad andare oltre le apparenze.
DOC – Nelle tue mani, la serie
DOC
– Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI
FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una
produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in
collaborazione con Rai Fiction
Nel cast di DOC
– Nelle tue mani
Luca Argentero,
Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti,
Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio,
Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La
regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4),
Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo
Oleotto (ep. 11-16).
Prime
Video svela il trailer della nuova serie
Mr. & Mrs. Smith. Tutti gli otto gli
episodi saranno disponibili dal 2 febbraio 2024, in esclusiva su
Prime Video in oltre 240 Paesi e
territori nel mondo. Dai co-creatori ed executive producers
Donald Glover (Sciame, Atlanta) e Francesca
Sloane (Atlanta, Fargo), la serie, una
rivisitazione del film del 2005, vede Glover nel ruolo di John
Smith e Maya Erskine (PEN15) in quello di Jane Smith.
In questa versione di Mr. &
Mrs. Smith, due sconosciuti solitari lavorano per una
misteriosa agenzia di spionaggio che offre loro una meravigliosa
vita in incognito, ricchezza, viaggi in giro per il mondo e una
casa da sogno a Manhattan. La fregatura? Nuove identità e un
matrimonio combinato come il signor e la signora John e Jane Smith.
Da sposati John e Jane vivono missioni ad alto rischio ogni
settimana, mentre aggiungono un nuovo tassello al loro rapporto. La
loro complessa storia di copertura diventa ancora più complicata
quando iniziano a provare sentimenti reali l’uno per l’altra. Cos’è
più rischioso: lo spionaggio o il matrimonio?
Mr. & Mrs. Smith è l’ultima novità per i
clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni
veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video,
con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
Paramount+
ha svelato oggi il trailer ufficiale della seconda stagione della
serie di successo HALO.
La nuova stagione sarà presentata in anteprima mondiale su Paramount+ giovedì 8 febbraio con i primi due
episodi.
Nella seconda stagione, Master
Chief John-117 (Pablo Schreiber) guida la sua squadra di Spartan
d’élite contro la minaccia aliena nota come Covenant. A seguito di
un evento scioccante su un pianeta desolato, John non riesce a
liberarsi dalla sensazione che la sua guerra stia per cambiare e
rischia tutto per dimostrare ciò a cui nessuno crederà: che il
Covenant si sta preparando ad attaccare la più grande roccaforte
dell’umanità. Con la galassia sull’orlo del baratro, John
intraprende un viaggio per trovare la chiave della salvezza
dell’umanità, o della sua estinzione: l’HALO.
Diretta dallo showrunner e
produttore esecutivo David Wiener (Brave New
World), la serie si svolge nell’universo che ha debuttato nel 2001
con il lancio del primo gioco HALO per Xbox. Drammatizzando un
epico conflitto del 26° secolo tra l’umanità e una minaccia aliena
nota come Covenant, la serie HALOintreccia
storie personali con l’azione, l’avventura e una visione del futuro
immaginaria.
HALO è
prodotta da SHOWTIME in associazione con 343 Industries e Amblin
Television. La seconda stagione di HALOè
prodotta da David Wiener insieme a Steven Spielberg, Darryl Frank e
Justin Falvey per Amblin Television. Kiki Wolfkill è produttore
esecutivo per Xbox/343 Industries, con Otto Bathurst e Toby Leslie
per One Big Picture e Gian Paolo Varani. La serie è distribuita a
livello internazionale da Paramount Global Content
Distribution.
About Paramount+
Paramount+, un servizio di video
on-demand e live streaming digitale in abbonamento diretto al
consumatore, combina sport in diretta, ultime notizie e A Mountain
of Entertainment™. Il servizio di streaming offre una vasta
libreria di serie originali, spettacoli di successo e film popolari
di ogni genere provenienti da marchi e studi di produzione di fama
mondiale, tra cui BET, CBS, Comedy Central, MTV, Nickelodeon,
Paramount Pictures e Smithsonian Channel. Paramount+ with SHOWTIME,
il piano principale del servizio, ospita anche contenuti SHOWTIME,
tra cui successi sceneggiati, progetti di saggistica acclamati
dalla critica, SHOWTIME SPORTS (tra cui SHOWTIME Boxing, leader del
settore) e film. Questo piano premium include una programmazione di
eventi e sport ineguagliabile attraverso lo streaming locale in
diretta della CBS, tra cui golf, basket e altro ancora. Tutti gli
abbonati a Paramount+ hanno accesso in streaming a CBS News Network
per le notizie 24/7 e a CBS Sports HQ per le notizie e le analisi
sportive.
Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale della
nuova docuserie originale Choir, di
Disney Branded Television, Imagine Documentaries e Blumhouse
Television. Tutti e 6 gli episodi debutteranno il 31 gennaio sulla
piattaforma streaming.
La trama di Choir
Choir segue i ragazzi
del Detroit Youth Choir mentre si preparano per l’esibizione della
loro vita. Attraverso i loro occhi, gli spettatori potranno vivere
gli alti e i bassi della vita di chi cresce a Detroit, affrontando
le sfide di conciliare famiglia, scuola e atletica, mentre
inseguono il sogno di portare il loro talento a un livello
superiore e di esibirsi su uno dei palcoscenici più importanti del
mondo. Dopo l’apparizione del 2019 ad America’s Got
Talent, è un momento cruciale per il coro e per il suo
direttore, Anthony White, che si trova ad affrontare le difficoltà
di sostituire diversi membri chiave, mantenere l’importanza
del coro a Detroit e trovare la prossima grande opportunità che li
riporterà sotto i riflettori nazionali.
Diretta dal regista due volte nominato agli Emmy Rudy
Valdez, Choir è prodotta da Imagine Documentaries
e Blumhouse Television. Per Imagine Documentaries, i produttori
esecutivi sono Brian Grazer, Ron Howard, Justin Wilkes, Sara
Bernstein e Ryan Miller, mentre per Blumhouse Television, Jason
Blum, Chris McCumber, Jeremy Gold e Gretchen Palek sono i
produttori esecutivi. Valdez è anche produttore esecutivo, così
come Michael Seitzman della Maniac Productions.
Amy Winehouse, la cantautrice
di grande talento che è passata dall’essere una stella nascente
sulla scena jazz londinese a una superstar sei volte vincitrice di
un Grammy, morendo poi tragicamente all’età di 27 anni, è già stato
raccontato in diverse forme, a partire dal documentario
Amy, vincitore del premio
Oscar. Nel 2024 arriva però al cinema il primo biopic a lei
dedicato, diretto dalla regista Sam
Taylor-Johnson con il titolo Back
to Black, riferimento all’album che rese celebre
la cantante.
Scritto da Matt
Greenhalgh – che ha già lavorato su copioni
incentrati su icone illustri della musica, come
John Lennon (Nowhere Boy) e
Ian Curtis dei JoyDivision(Control),
il film è interpretato da MarisaAbela, attrice divenuta nota per il ruolo Yasmin
nella serie Industry e qui al suo primo ruolo
cinematografico di rilievo. A lei l’onore e l’onere di interpretare
Amy Winehouse, con
una prima immagine ufficiale che ha però subito convinto tutti,
sbalordendo per la forte somiglianze tra le due. Ora è stato
rilasciato il primo trailer ufficiale, che permette di poter vedere
di più di questo atteso progetto.
Back to Black: tutto quello che sappiamo sul film
“‘Back to Black‘ è uno sguardo inedito sulla prima
ascesa alla fama di Amy Winehouse e sull’uscita del suo
rivoluzionario album in studio, ‘Back to Black’“, si riporta
nella descrizione del film. “Raccontato dal punto di vista di
Amy, il film è uno sguardo senza peli sulla lingua sulla donna
dietro il fenomeno e sulla relazione che ha ispirato uno degli
album più leggendari di tutti i tempi“. Come noto, la
Amy Winehouse Estate ha collaborato in tutto e per
tutto al film, che si avvale quindi del pieno sostegno del padre di
Amy, Mitch.
Diretto da Sam
Taylor-Johnson e scritto da Matt
Greenhalgh, in Back to
Black,Marisa Abela interpreta Amy
Winehouse, mentre Jack O’Connell recita nel ruolo del marito di
Winehouse, Blake Fielder-Civil. Eddie Marsan
interpreta il padre di Winehouse, Mitch Winehouse, mentre
Juliet Cowan è la madre, Janis Winehouse-Collins.
La candidata all’Oscar Lesley Manville, invece,
interpreta la nonna di Winehouse, Cynthia Winehouse. Il film uscirà
nelle sale il 10 maggio, distribuito da Focus Features.
Mel Brooks è una
delle indiscusse leggende di Hollywood, distintosi per aver scritto
e diretto alcune delle più iconiche parodie del cinema, oggi
considerate pietre miliari di questo genere e della storia della
settima arte in generale. Sempre brillante e acuto nelle gag, nelle
battute e nelle satire proposte, Brooks ha poi ottenuto i suoi
risultati più felici nella collaborazione con l’attore Gene Wilder, con cui ha realizzato film
strepitosi, ancora oggi amati da più generazioni di spettatori.
Ecco 10 cose che forse non sai di Mel
Brooks.
Mel Brooks: i suoi film da regista e da attore
1. È noto per le sue
parodie e le sue commedie farsesche. Mel Brooks debutta
alla regia di un lungometraggio nel 1968 con Per favore, non
toccate le vecchiette. Seguito poi da Il mistero delle
dodici sedie (1970). Trova però grande successo grazie a film
parodia come Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974), Frankenstein Junior (1974), L’ultima follia di Mel
Brooks (1976), Alta tensione (1977), La pazza
storia del mondo (1981), Balle spaziali (1987),
Che vita da cani! (1991), Robin Hood – Un uomo in
calzamaglia (1993). Il suo ultimo film da regista è
Dracula morto e contento (1995).
2. Ha recitato in noti
film. Oltre ad aver diretto i film qui riportati, Brooks
vi ha anche recitato, comparendo in modo più o meno esteso. Ha però
poi recitato anche per altri in film come Ecco il film dei
Muppet (1979) Essere o non essere (1983),
Piccole canaglie (1994), Svitati (1999), Sex,
lögner & videovåld (2000) e The Producers – Una gaia
commedia neonazista (2005).
3.Ha
lavorato molto anche come doppiatore. Oltre a recitare
davanti la macchina da presa e dirigere, Brooks si è distinto anche
per i suoi tanti ruoli come doppiatore. Ciò è avvenuto in
particolare per i film Senti chi parla 2 (1990),
Robots (2005), Le avventure di Piggley Winks
(2003-2007), Mr.
Peabody e Sherman (2014) e Hotel
Transylvania 2 (2015) e Hotel Transylvania 3 – Una vacanza mostruosa (2018),
dove ha dato voce a Vlad. Nel 2019 ha doppiato il personaggio
Melephant Brooks in Toy Story
4, mentre nel 2022 ha preso parte a Paws of Fury – La
leggenda di Hank (2022).
Mel Brooks e il suo ruolo in Balle spaziali
4. Ha interpretato un
particolare personaggio nel film. Nel suo film parodia di
Star Wars, Brooks interpreta Yogurt, il saggio e
potente custode del “lato positivo” dello Schwartz, dichiaratamente
una parodia di Yoda. Nel commento audio del DVD, Brooks ha
raccontato quanto sia stato difficile interpretare quel
personaggio, poiché il trucco color oro gli procurava terribili
irritazioni sul viso e sul collo e le ginocchia gli facevano
continuamente male, dato che doveva camminare su di esse. Brooks ha
però affermato che, nonostante le difficoltà, si è divertito
moltissimo a interpretare Yogurt e che ne è valsa la pena.
Mel Brooks dirige Robin
Hood – Un uomo in calzamaglia
5. Quando ha chiamato Cary
Elwes per offrirgli il ruolo di Robin Hood, ha ricevuto
un’inaspettata risposta. Nel 1993 Brooks ha realizzato il
film Robin Hood – Un uomo in calzamaglia, parodia di
Robin Hood – Il principe dei ladri, film del 1991 con
Kevin Costner. Per il ruolo del fuorilegge del
titolo, Brooks aveva in mente l’attore Cary Elwes,
noto per i film La storia fantastica, Giorni di tuono,
Glory e Dracula di Bram Stoker. Quando lo
chiamò, però, l’attore ritenne che si trattava di uno scherzo e
riattaccò il telefono. Brooks dovette allora richiamarlo per dirgli
che era tutto vero, così da offrirgli ufficialmente la parte, che
Elwes accettò subito.
Mel Brooks in L’ultima follia di Mel Brooks
6. Il film detiene un
singolare primato. Il film L’ultima follia di Mel
Brooks ha in realtà come titolo originale Silent
Movie, è una parodia dei film muti, in particolare le commedie
slapstick di Hal Roach, Mack
Sennett e Buster Keaton. Tra i molti
giochi umoristici del film c’è il fatto che l’unica parola udibile
in sonoro del film, “No!“, venga pronunciata da
Marcel Marceau, il famoso mimo. Ciò è valso al
film l’inserimento nel Guinness dei primati come film sonoro con il
minor numero di parole. Brooks avrebbe voluto rinunciare anche alla
colonna sonora, ma ciò gli fu proibito dai vertici della 20th
Century-Fox.
Mel Brooks e Frankenstein Junior
7. Per il film ha coinvolto
una particolare personalità. Quando Mel Brooks stava
preparando Frankenstein Junior, scoprì che Ken
Strickfaden, che aveva realizzato gli elaborati macchinari
elettrici per le sequenze di laboratorio nei film della Universal
Frankenstein, era ancora vivo e viveva nella zona di Los
Angeles. Brooks andò dunque a trovarlo e scoprì che aveva
conservato tutta l’attrezzatura nel suo garage. Fece allora un
accordo con lui per affittare l’attrezzatura e diede anche a
Strickfaden il credito nei titoli di coda per il lavoro al film,
cosa che non aveva ricevuto per le pellicole della Universal.
Mel Brooks e Ezio Greggio
8. Ha lavorato con il noto
comico italiano. Nel 1994 Brooks venne chiamato a
partecipare al film Il silenzio dei prosciutti, diretto e
interpretato da Ezio Greggio. Qui Brooks fa però
solo un cameo come un uomo in un tax. Nel 1999, però, Greggio lo
chiamo per un ruolo di maggior rilievo nel suo Svitati!.
Nel film, Greggio interpreta Bernardo, figlio di un ricco e
dispotico industriale milanese. Quando il padre viene colpito da un
attacco cardiaco, egli gli promette di esaudire il suo ultimo
desiderio: rivedere Jake Gordon, un ex soldato americano che gli
aveva salvato la vita durante la seconda guerra mondiale. Ad
interpretare proprio Jake Gordon vi è dunque Mel Brooks.
Mel Brooks riceve l’Oscar alla carriera nel 2024
9. Ha ricevuto il
prestigioso riconoscimento. Nel 2024 Brooks riceve il
prestigioso Oscar alla carriera. Nel ritirare la statuetta – che
aveva già vinto nel 1969 come Miglior sceneggiatura originale per
il film Per favore, non toccate le vecchiette – Brooks ha
dichiarato: “Questo è bello. Devo dirvelo, questo significa
molto per me. Significa davvero molto”, aggiungendo poi con
tono divertito: “Mi dispiace così tanto per l’Oscar vinto nel
1969, mi manca così tanto, non avrei mai dovuto venderlo”. “Se i
tuoi colleghi scrittori, registi, attori come te apprezzano il tuo
lavoro, questo significa molto. Significa davvero molto. Quando i
tuoi coetanei apprezzano il tuo lavoro e ti salutano con questa
statuetta d’oro, significa qualcosa di molto importante. Questo non
lo venderò, giuro su Dio“, ha poi aggiunto Brooks.
Mel Brooks, oggi
10. Mel Brooks ha oggi 97
anni. Oggi Mel Brooks ha 97 anni (il 28 giugno di
quest’anno ne compirà 98) e da diversi anni ha ormai diradato le
sue attività. O almeno davanti e dietro la macchina da presa. Non
ha infatti smesso di cimentarsi nel doppiaggio, mentre nel 2021 ha
pubblicato un libro di memorie intitolato All About Me!.
Ha poi scritto e prodotto History of the World, Part II,
una serie televisiva su Hulu che fa seguito al suo film del 1981.
Per questo suo lavoro, ha ricevuto una nomination al Primetime Emmy
Award per Outstanding Character Voice-Over Performance per il suo
ruolo di narratore.
Questo Gennaio in
sala si conferma ancora una settimana piena di grandi
novità al cinema. Oltre al nuovo film di
Taika Waititi che parla di una strapalata squadra di calcio
arriva Enea il secondo lungometraggio dell’attore
e regista
Pietro Castellitto presentato in anteprima durante
Venezia 80. Sempre dal festival del
2023, ma dalla sezione delle Giornate degli
Autori, arriva in questo giovedì nelle nostre sale anche
Viaggio in Giappone.
Vediamo insieme le novità
di Gennaio in sala di questa seconda settimana del
mese
Chi Segna Vince
Kaimana e Michael Fassbender in una scena di Chi segna
vince.
Il primo film di Gennaio in sala è
Chi Segna Vince è ispirato all’omonimo documentario britannico
del 2014, che racconta il riscatto della Nazionale delle
Samoe americane grazie all’arrivo di Thomas
Rongen, riuscito a cambiare la storia della
rappresentativa. Nei panni del
Ted Lasso della situazione vediamo un inedito
Michael Fassbender, tinto biondo platino, che si ritrova ad
allenare una squadra che di calcio in realtà, prima del suo arrivo,
non sa niente. Un film sportivo calcistico diretto da
Taika Waititi che attraverso questa commedia racconta, in parte
romanzando, quanto accaduto con la Nazionale dell’Oceania dopo la
pesante sconfitta e il rilancio da sogno. Nel cast oltre all’attore
protagonista Fassbender troviamo
Elisabeth Moss,
Will Arnett e lo stesso regista nei panni di un prete samoano
americano.
Deserto particular
Deserto particular esce finalmente al cinema in Italia dopo ben
due anni dalla premiere alla 78° Mostra del Cinema di
Venezia all’interno delle Giornate degli
Autori, dove ha vinto il Premio del Pubblico BNL
Gruppo BNP Paribas. Il film di Aly
Muritiba è la storia di un amore, tra il virtuale e il
reale, che si dipana attraverso un intenso road movie dal sud al
nord del Brasile. Il protagonista è Daniel Moreira
interpretato da Antonio Saboia, attore per il
cinema e la televisione brasiliana, poliziotto finito nei guai dopo
avere aggredito una recluta che vive con il padre anziano e una
sorella più giovane, che decide di lasciare tutto per andare a
cercare la donna di cui è innamorato.
Enea
I protagonisti di questo
film italiano sono
Enea e l’amico Valentino, che spacciano droga,
non mancano alle feste più cariche di energia e per di più il
secondo ha preso da poco il brevetto di pilota su
aerei da turismo. La famiglia di Enea si compone di un padre
psicoanalista, di una madre che non ha smesso di amare il marito e
di un fratello che a scuola ha più problemi che soddisfazioni. Gli
resta l’amore a sostenerlo anche quando finisce in una vicenda
difficile da gestire. Il cast è composto da volti giovani del
nostro cinema, oltre a
Pietro Castellitto, ci sono anche
Benedetta Porcaroli e Giorgio Quarzo
Guarascio, conosciuto anche come rapper Tutti
Fenomeni.
Peripheric Love
Questo è il primo lungometraggio di
Luc Walpoth che mette in scena una coppia in crisi
che cerca di rimanere a galla malgrado la precarietà lavorativa.
Peripheric Love è la storia d’amore tra Maria e
Giorgio interpretati dall’attrice messicana Iazua
Larios e dall’attore, produttore e sceneggiatore
d’origine napoletana Fabio
Troiano.
The Beekeeper
Il protagonista di questo film
d’azione di
David Ayer è Adam Clay, l’attore
Jason Statham, un ex agente di una potente organizzazione
clandestina nota come “Beekeeper”. Quando il suo
amico, nonché vicino di casa, si suicida, a causa di una truffa,
l’uomo decide di vendicarsi contro la società responsabile. Il cast
è composto, oltre che da Statham, anche da
Josh Hutcherson,
Jeremy Irons, Emmy Raver-Lampman, Enzo Cilenti, Taylor
James,Minnie
Driver e Phylicia Rashād.
Viaggio in Giappone
L’ultimo titolo di Gennaio
in sala è Viaggio in
Giappone della regista e sceneggiatrice Élise
Girard con per protagonista
Isabelle Huppert. L’attrice francese interpretta il ruolo di
Sidonie Perceval, affermata scrittrice francese,
in lutto per la perdita del marito. L’autrice viene invitata in
Giappone per la riedizione del suo primo libro, è
accolta dall’editore locale che gli fa da guida turistica a
Kyoto, la città dei santuari e dei
templi. Nei loro spostamenti tra i fiori della
primavera giapponese, lei inizia lentamente ad
aprirsi, ma il fantasma del marito morto non l’abbandona. Sidonie
alla fine dovrà mettersi alle spalle il passato per lasciarsi amare
di nuovo.
Gli autori della serie Game of
ThronesDavid Benioff e Dan
Weiss hanno recentemente rivelato alcuni dettagli sul film
di Star Wars ora cancellato che avrebbero dovuto
dirigere. Nel 2018 era infatti stato annunciato che i due avrebbero
assunto il ruolo di regista per il primo film di una nuova trilogia
che raccontava la storia dei primi Jedi e l’inizio dell’Ordine, ma
il progetto è poi stato
rapidamente accantonato nel 2019. La cancellazione del film è
stata motivata da diverse ragioni, tra cui ci sarebbero l’accordo
esclusivo di Benioff e Weiss con Netflix
e le cattive recensioni della stagione 8 di Game of
Thrones. Secondo i due regista, ci sarebbe però anche una
spiegazione più semplice dietro tale cancellazione.
In un’intervista con il The Hollywood Reporter, Benioff
ha infatti dichiarato: “Volevamo fare Il primo Jedi. In pratica
come è nato l’Ordine Jedi, perché è nato, la prima spada
laser…“. Weiss ha poi aggiunto: “E ci siamo infastiditi da
morire quando [Rian Johnson] ha chiamato il suo film
Gli ultimi Jedi, distruggendo completamente il titolo più ovvio
per quello su cui stavamo lavorando“. “La Lucasfilm ha
finito per non voler fare la storia del Primo Jedi. Avevamo in
mente un’idea di storia molto specifica, e alla fine hanno deciso
di non volerla fare. E lo capiamo perfettamente. È la loro
compagnia e la loro IP, ma non eravamo i droidi che stavano
cercando“, ha concluso Benioff.
Nonostante la cancellazione del loro
progetto, però, i fan della saga di Star
Wars potranno comunque compiere il viaggio alla scoperta di
come è nata la Forza e l’Ordine Jedi. La volontà di raccontare
questa storia, infatti, non è stata del tutto messa da parte, bensì
rielaborata in quello che è ora il film che sarà diretto da
James Mangold. Questo non ha ancora un cast
ufficiale né una data di uscita, ma si dice sarà ambientato 25.000
anni prima degli eventi della saga degli Skywalker e della trilogia
prequel. Si esplorerà dunque il funzionamento dell’antico Ordine
Jedi, mostrando un’epoca in cui i Jedi erano più ricettivi nei
confronti del lato oscuro della Forza al servizio
dell’equilibrio.
Come ormai noto, Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, sarà il film che darà il via al
nuovo DC
Universe, con le riprese che inizieranno nel mese di marzo. Il
regista ha però ora lasciato intendere che il suo non sarà l’unico
progetto ad entrare in produzione nel corso del 2024. Tramite il
proprio account Threads,
Gunn ha infatti risposto a un fan che chiedeva se Legacy fosse
l’unico progetto del DCU che entrerà in fase di produzione
quest’anno, offrendo come suo solito una risposta semplice ma
chiara: “No“. Sebbene abbia confermato che uno o più
progetti vedranno il loro set svolgersi nel 2024, non ha ovviamente
fornito indicazioni su quali essi saranno né se si tratta di soli
film o anche di serie televisive.
Gli unici altri titoli ad oggi noti
per il DCU che sono
The Brave and the Bold, The
Authority, Supergirl: Woman of Tomorrow, Swamp
Thing e la serie Waller.
Prima dell’uscita di Legacy, però, arriverà la serie animata
targata DCU, ovvero Creature Commandos, che sarà
presentata alla fine di quest’anno. Ad oggi si può dunque presumere
che ad entrare in produzione nel corso del 2024 potrebbe essere uno
degli altri titoli qui riportati, anche se sappiamo che The
Brave and the Bold è ancora in fase di sviluppo, così come
dovrebbe esserlo anche SwampThing. Dati i
recenti aggiornamenti sul casting di Supergirl: Woman of
Tomorrow, potrebbe dunque essere questo il prossimo titolo di
cui avranno inizio le riprese. A meno che non si tratti di un
progetto ancora non annunciato.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto
da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il
Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già
detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e
Lois Lane. María Gabriela De Faría sarà il villain
“The Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan
Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced),
Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho
(Anthony Carrigan). Nicholas Hoult sarà invece Lex Luthor.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. È però
confermata anche la presenza della Fortezza della Solitudine.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha
permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi,
infatti, è confermato che Superman:
Legacyrispetterà la data di uscita
prevista, arrivando in sala l’11 luglio 2025. Le
riprese dovrebbero invece avere inizio a marzo 2024.
Ora che Aquaman
e il Regno Perduto (qui
la recensione) è finalmente uscito in sala, Jason Momoa può deporre il tridente e
concentrarsi sui suoi progetti futuri. Libero – volente o nolente –
dal ruolo di Aquaman, l’attore potrebbe essere libero di assumere
un personaggio DC che tutti vedono perfetto per lui:
Lobo. Da tempo si vocifera che l’attore si sia
incontrato con James Gunn e Peter Safran per
entrare a far parte del loro DC Universe proprio in tali vesti,
ma ad oggi non è ancora stata confermata, né smentita, la cosa. In
attesa di avere maggiori notizie a riguardo, Momoa ha rivelato cosa
gli piacerebbe apportare al personaggio qualora dovesse davvero
interpretarlo.
Nel corso di un’intervista con
ScreenRant, all’attore è infatti
stato chiesto se similmente a quanto fatto con la serie Apple
See – dove ha chiesto ad alcuni artisti di realizzare
dei coltelli personalizzati per il suo personaggio – farebbe in
modo che anche Lobo avesse qualche oggetto realizzato su misura per
lui. “Lobo ha la grande catena con la falce, giusto? Ha la
catena e l’uncino. Voglio dire, ovviamente dovremo fare cose del
genere. Ma io aggiungerei qualcosa di personalizzato. Un pezzo
personalizzato. Dovrei pensarci. È una buona domanda. Dovrei
pensare a cosa fare“, ha affermato Jason Momoa.
Lobo, come ben sanno i fan della DC,
è un cacciatore di taglie a pagamento proveniente dal pianeta
Czarnia. Si tratta di un personaggio profondamente malvagio, che
antepone la violenza brutale e insensata a tutto il resto, che non
rinuncia però occasioni per divertirsi, cosa che comprende
l’ubriacarsi pesantemente e l’avere rapporti sessuali in lungo e in
largo nell’universo. Un personaggio dunque controverso, che in
Jason Momoa troverebbe il giusto interprete, essendosi già distinti
come un ottimo e dissacrante Aquaman. Si devono però attendere
notizie ufficiali in merito al suo coinvolgimento, solo a quel
punto si potrà scoprire come l’attore sceglierà di caratterizzare
Lobo.
A seguito dell’annuncio del film
The Mandalorian & Grogu, in molti si sono chiesti
se questo non sia una rielaborazione della precedentemente
annunciata quarta stagione di The Mandalorian, la quale non
sarebbe dunque più in programma. Nel riportare la notizia di questo
nuovo lungometraggio della saga di Star Wars, però, Variety riferisce che la quarta
stagione è ancora confermata, con l’ideatore Jon Favreau stesso che ha recentemente
affermato che tutti e 8 gli episodi sono stati scritti, con riprese
pronte a partire già nel corso del 2024. Per ora, dunque, sembra
che il film non andrà a sostituirsi alla quarta stagione, ma che
entrambi verranno realizzati.
Il sito Making
Star Wars, però, riporta ora che
The Mandalorian e Grogu potrebbe essere l’inizio
di una trilogia che comprenderà anche
il film ancora senza titolo di Dave Filoni
(che si presume essere un libero adattamento di Heir to the
Empire) e un terzo progetto ancroa non annunciato. I tre film
sarebbero dunque collegati tra loro quantomeno da eventi
collocabili nello stesso periodo temporale, cosa che esclude il
film ad oggi intitolato New Jedi Order e il
progetto ancora senza titolo di James Mangold, che
dovrebbe andare a raccontare l’origine della Forza. Si
riporta però che i piani per questa trilogia dipenderebbero dal
successo al box office di The
Mandalorian & Grogu.
Per scoprire se tali intenzioni sono
reali o meno, bisogna probabilmente attendere un po’, forse anche
la stessa uscita in sala del film. Secondo quanto noto, questo
nuovo lungometraggio della saga potrebbe arrivare al cinema nel
maggio del 2026, ma essendo stato indicato come il primo nuovo
titolo di Star
Wars a venire distribuito, potrebbe anche diventare
disponibile al pubblico nel periodo di Natale del 2025. Non resta
dunque che attendere maggiori informazioni a riguardo, ma la cosa
certa è che dopo qualche anno di silenzio la saga di Star
Wars sembra pronta a tornare al cinema con diversi nuovi
progetti.
Come riportato da Deadline, i DC Studios avrebbero
in programma di intraprendere a breve il casting per trovare
l’attrice che interpreterà Supergirl nel DCU e che Milly Alcock, Emilia Jones e
Meg Donnelly sarebbero in lizza per tale ruolo,
per il quale sarebbero dunque le principali candidate. C’è anche la
possibilità che lo studio faccia un’offerta diretta a una di loro,
ma tutto fa pensare che i provini per le attrici si svolgeranno
entro il prossimo mese o giù di lì, a quanto si riporta. Non viene
però fatto il nome di Madelyn Cline,
precedentemente indicata come
prima candidata al ruolo. I DC Studios non hanno mai confermato
di aver approcciato l’attrice per proporle la parte, quindi
potrebbe essersi trattato solo di rumor.
La Alcock è nota soprattutto per il
suo ruolo principale nello spinoff della HBO di Game of
Thrones, House
of the Dragon, dove interpreta la principessa Rhaenyra
Targaryen. Jones vanta invece la partecipazione a film come
Youth di Paolo Sorrentino e CODA, vincitore del premio Oscar al Miglior film,
oltre alla serie di Netflix Locke & Key. Donnelly, invece, ha recitato nella serie
Zombies di Disney Channel ed è già la voce di
Supergirl nei film d’animazione DC Legion of
Superheroes e Justice League: Crisis on
Infinite Earths Parte Uno, cosa che potrebbe renderla la
favorita al ruolo.
James Gunn, insieme al suo co-CEO della DC
Peter Safran, ha annunciato per la prima volta un
film su Supergirl dal titolo Supergirl: Woman of Tomorrow, poco più di
un anno fa. Il film sarà basato sulla serie di fumetti di Tom King
del 2022, con Gunn che all’epoca disse: “Nella nostra serie
vediamo la differenza tra Superman, che è stato mandato sulla Terra
e cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, e
Supergirl, che è stata cresciuta su una roccia e ha visto tutti
quelli che la circondavano morire in modi terribili per i primi 14
anni della sua vita, per poi arrivare sulla Terra. È molto più
dura, non è esattamente la Supergirl che siamo abituati a
vedere“. Si attendono dunque maggiori aggiornamenti sul
casting.
The Beekeper, il
nuovo progetto del regista statunitense David Ayer
è in procinto di sbarcare in tutte le sale italiane. Il film,
distribuito da 01 Distribution, arriverà infatti
al cinema giovedì 11 gennaio, pronto ad inaugurare il filone
action-thriller dell’anno appena iniziato.
Sceneggiato da Kurt
Wimmer (I
mercenari 4) e fotografato dal messicano
Gabriel Beristain – alla seconda colaborazione con
Ayer dopo La notte non aspetta
del 2008, il film rappresenta la nona esperienza del regista dietro
la macchina da presa e addirittura il quinto progetto
cinematografico del 2023 (secondo la distribuzione statunitense)
per l’attore protagonista Jason Statham –
recentemente impegnato in Operation Fortune, I mercenari
4, Shark 2 e
Fast X.
Accanto a lui, a rimpolpare un cast
tutt’altro che striminzito, compaiono anche Minnie
Driver, Josh Hutcherson – star di
Hunger Games -, Jeremy Irons,
Emmy Raver-Lampman, Enzo Cilenti,
Taylor James, Dan Li,
Adam Basil, Reza Diako,
Bobby Naderi, David Witts,
Kojo Attah, Jessica Maria
Gilhooley, Arian Nik, Michael
Epp, Amber Sienna e Derek Siow. Per un
film che, senza ombra di dubbio, vuole mostrare i muscoli.
The Beekeeper: la trama
Adam Clay (Jason
Statham) è un ex agente segreto di una potente
organizzazione clandestina che agisce sottotraccia, i “Beekeeper”.
Organizzazione che agisce fuori-legge, lontano dagli occhi delle
forze dell’ordine riconosciute. In seguito al ritiro, Adam ha
trovato pace e tranquillità presso un’isolata abitazione di
campagna, dove svolge l’attività di apicoltore e interagisce con la
sola Mrs Parker, anziana signora che gli ha gentilmente offerto un
“rifugio” per trascorrere gli anni della “pensione”.
In un assolato tardo pomeriggio
però, la signora Parker subisce una truffa informatica da parte di
un gruppo di hacker capitanati da Mickey Garnett e viene derubata
di ogni risparmio, oltre che di una somma di circa due milioni di
dollari presente sul conto di un’associazione benefica facente capo
a lei. Infuriato per il trattamento riservato alla sua amica –
suicidatasi dopo il furto – Clay abbandona la campagna e si mette
sulle tracce della società. E rivestiti i panni del Beekeeper,
distrugge così la sede operativa di Garnett.
Ma quella di Mickey non è che una delle “filiali” di una rete
criminale ben più estesa; e la sete di vendetta del Beekeeper,
sostenuta dalla figlia di Mrs Parker, un’agente dell’FBI, può
essere placata solo risalendo la corrente, fino ai diretti
responabili.
The Beekeeper: chiaroscuri
David Ayer ha
sempre ragionato di chiaroscuri; lo ha fatto sin da principio,
muovendosi lungo il confine tra luce e ombra, tra bene e male,
confondendone i bordi. Lo ha fatto dietro l’inchiostro del primo
Fast & Furious, big bang di un fenomeno ancora in
essere; per poi raccogliere, nel medesimo frangente, almeno una
piccola parte della pesantissima eredità friedkiniana – Il braccio
violento della legge – e diluirla nel testo del Training
Day di Antoine Fuqua.
E di lì ha proseguito, in dipendenza
dal caos, guadagnando la cinepresa e drogandosene, seguitando a
“farsi” di torbida moralità di strada. Declinando “cose da
Serpico” in più di un poliziesco – da Harsh
Times a End of Watch – e sforzandosi di trasmetterle
per osmosi all’estetica noir (La notte non
aspetta) e al war movie (Fury); per
tentare poi la strada del cinecomic, con il consueto occhio di
riguardo per i cattivoni fumettosi.
The Beekeeper: bodycinema e
vendetta
The Beekeeper, da
questo punto di vista, non è che la naturale evoluzione di una
serie di istanze del regista, il quale, impregnato e –
costantemente – impegnato in una messa in scena del reale da yin e
yang, volge qui lo sguardo in direzione delle derive action
contemporanee, offrendo una divertita rilettura bucolica del
Baba Yaga stahelskiano e realizzando una decisa
convergenza-crossover delle proprie manie anti e
super-eroistiche.
Il casting di
Statham, in questo senso, appare allora una scelta
quasi obbligata. Scelta necessaria al reclutamento di una delle più
concrete e attuali manifestazioni di corpo attoriale pulsante e
insieme mappatura a schermo (e sotto steroidi) di tensioni
muscolari che affondano le proprie radici nel panorama cult
costruito da Stallone e
Schwarzenegger tra gli anni ’80 e ’90 – nonché dal
loro più recente e mercenario sodalizio expendable.
Travestito da pacifico apicoltore,
Jason Statham incarna dunque la dimensione
crepuscolare del fu John Wick, guerriero senza nome rigettato
controvoglia nella mischia e portatore sano di vendetta. Chiamato a
una brutale sanificazione sociale che si espande come una dolce
melassa e che – pur limitata da meccanismi derivativi e da una
ridondante esplicitazione della metafora narrativa – esplode tra
fuoco e fiamme nella granitica monodimensionalità del suo
principale simbolo e interprete.
È stato rivelato il primo concept
art di Ahsoka
– seconda stagione, che anticipa il prossimo capitolo della serie
Ahsoka
di Disney+ e
Star
Wars di Dave Filoni.
Su Twitter, l’account ufficiale di
Star
Wars ha pubblicato un’immagine illustrata di quella
che sembra essere la mano della Scultura degli Oni su Peridea, il
pianeta su cui Ahsoka e Sabine Wren sono rimaste bloccate alla fine
della prima stagione. Due figure che sembrano essere Ahsoka e
Sabine stesse sono in piedi sull’indice puntato della statua, con
un testo sopra di loro che dice: “La storia continua”.
La
prima stagione di Ahsoka
è interpretata da Rosario Dawson nel ruolo dell’ex Cavaliere
Jedi, Natasha Liu Bordizzo nel ruolo di Sabine
Wren, Mary Elizabeth Winstead nel ruolo di Hera
Syndulla, Eman Esfandi nel ruolo di Ezra Bridger,
Lars Mikkelsen nel ruolo del Grand’Ammiraglio
Thrawn, Ivanna Sakhno nel ruolo di Shin Hati,
Ray Stevenson nel ruolo di Baylan Skoll,
Wes Chatham nel ruolo del Capitano Enoch,
Diana Lee Inosanto nel ruolo di Morgan Elsbeth,
David Tennant nel ruolo della voce di Huyang e
altri ancora.
Ahsoka,
che è disponibile su
Disney+, vedeva Rosario Dawson nei panni del Jedi
preferito dai fan, che sta cercando di salvare la galassia dal
Grande Ammiraglio Thrawn, una nuova minaccia dopo la caduta
dell’Impero Galattico. Dawson ha portato Ahsoka
Tano per la prima volta in live-action nella seconda
stagione di The
Mandalorian ed è apparso anche in The Book of Boba Fett.
Ahsoka
è stata scritta e prodotta da Dave Filoni, noto per il suo lavoro
sulle serie animate di Star Wars The Clone Wars e
Rebels, molto amate dai fan. Ambientata nella
stessa linea temporale di The
Mandalorian, la prima stagione ruota attorno alla
ricerca della Jedi titolare attraverso la galassia, mentre indaga
su una minaccia emergente dopo la caduta dell’Impero.
Selena Gomez interpreterà Linda
Ronstadt in un prossimo film biografico, come ha
confermato Variety. La cantante pop e star
di Only Murders in the
Building ha anticipato il suo nuovo ruolo martedì sera
postando sulla sua storia di Instagram una foto del libro di
memorie della Ronstadt del 2013, “Simple Dreams“. Il
biopic musicale è attualmente in fase di pre-produzione e tra i
produttori figurano il manager della Ronstadt, John
Boylan, e James Keach, che ha prodotto il
documentario del 2019 “Linda Ronstadt: The Sound of My
Voice“. Al momento, Gomez è l’unico nome noto del cast del
film.
La Ronstadt è una leggenda della
musica country, rock’n’roll e latina: i suoi album degli anni ’70
“Heart Like a Wheel” e “Simple Dreams” hanno
raggiunto il successo di critica e commerciale e hanno messo in
luce la sua versatilità tra i generi. Nel corso della sua carriera
ha vinto 11 Grammy ed è stata premiata sia dalla Recording Academy
che dalla Latin Recording Academy con il Lifetime Achievement
Award.
Ronstadt e Gomez sono entrambe di
origine messicana, con quest’ultima che dopo aver raggiunto il
successo come artista musicale con successi come “Lose You to
Love Me” e “Love You Like a Love Song“, ha portato
avanti anche una solida carriera da attrice. Oltre alla serie
Only Murders in the Building, grazie alla quale è stata
nominata per due volte ai Golden Globe, ha già avuto modo di
recitare in film come Spring Breakers – Una vacanza da
sballo,
Cattivi vicini 2,
I morti non muoiono e Un giorno di pioggia a New York. Interpretare Ronstadt
in questo nuovo biopic musicale, però, sarà per lei un banco di
prova importante.
Il regista premio Oscar
Danny Boyle(Trainspotting,
TheMillionaire, Yesterday)
e Alex Garland (oggi anche noto come regista di
Ex machina,
Annientamento e dell’atteso Civil
War) stanno ufficialmente collaborando al seguito del loro
film di genere zombie 28 giorni dopo,
sviluppando dunque un sequel intitolato 28 anni
dopo, che – stando a quanto riportato da Variety – si spera possa
lanciare una nuova trilogia di film. La William Morris Endeavor,
che rappresenta entrambi i creatori, intende proporre il progetto a
studios e società di streaming nel corso di quest’anno anno.
Uscito nel 2002, l’originale 28
giorni dopo aveva come protagonista Cillian Murphy, allora ancora prevalentemente
sconosciuto al pubblico cinematografico. Il film sconvolse gli
spettatori con le sue orde di non-morti in fuga, il pessimismo
implacabile e l’uso all’avanguardia della torbida frontiera della
fotografia digitale. Boyle diresse il film, mentre Garland lo
scrisse. Il film è però ricordato anche per aver ottenuto un
guadagno di circa 84 milioni di dollari a fronte di un budget di
appena 8, dimostrando dunque il potenziale che anche film a basso
costo potevano avere se dotati di forti elementi attrattivi.
Da allora 28 giorni
dopo è diventato un classico del genere, tanto da ricevere un
sequel già nel 2007, intitolato 28 settimane
dopo. Questo aveva come produttori esecutivi anche
dagli stessi Boyle e Garland, ma diretto dallo spagnolo
Juan Carlos Fresnadillo. Nonostante la presenza
dei due autori originali, però, questo non viene da molti
riconosciuto come sequel ufficiale. Il nuovo film ora in fase di
sviluppo, però, potrebbe ignorare questo capitolo per riportare
l’attenzione sugli eventi o i personaggi del primo film,
ritrovandoli ben 28 anni dopo. Murphy si è sempre detto disponibile
a tornare per un sequel, quindi questa potrebbe essere l’occasione
giusta, con la possibilità che dal nuovo film si sviluppi un’intera
trilogia.
Secondo Deadline, Young
Mazino ha ottenuto il ruolo di Jesse
nella seconda stagione di The
Last of Us. Nei videogiochi da cui è tratta la serie
televisiva di successo, Jesse ha un conflitto
molto personale con Ellie (Bella
Ramsey) a causa di una relazione del suo passato, ma
resta da vedere se l’adattamento seguirà alla lettera la storia del
gioco. La produzione dei nuovi episodi dello show creato da
Craig Mazin e Neil Druckmann inizierà il mese
prossimo e la prima puntata è prevista per un debutto su Max e SKY
nel 2025.
Young Mazino si
unisce a Kaitlyn Dever, che ha ottenuto il ruolo
di Abby
all’inizio di questa settimana. I due personaggi sono stati
molto importanti per la trama del secondo gioco della serie, il che
suggerisce dove potrebbe andare la premessa dei prossimi episodi.
Anche Pedro Pascal e
Bella Ramsey riprenderanno i loro ruoli dalla
prima stagione di The
Last of Us, con Joel ed Ellie che
continueranno il loro viaggio attraverso un mondo in apocalisse. Il
tempo ci dirà se riusciranno a sopravvivere all’ambiente ostile in
cui vivono o se la tragedia colpirà i protagonisti dello show.
La prima stagione di The
Last of Us ha presentato Joel come un padre
amorevole, prima di perdere la figlia la notte in cui l’epidemia è
scoppiata e il mondo è andato fuori controllo. Anni dopo aver
dovuto escogitare diversi modi per sopravvivere agli infetti, Joel
si imbatte in Ellie, una ragazza che ha imparato a prendersi cura
di se stessa nel pericoloso mondo dell’adattamento dei videogiochi.
Le tensioni iniziarono a salire quando Joel fu informato che la sua
missione era in realtà quella di portare Ellie dall’altra parte del
Paese perché il suo sangue poteva essere la risposta a una cura per
il virus, a costo della vita della ragazza. Joel non avrebbe
permesso che accadesse qualcosa alla persona che per lui
significava una seconda possibilità per essere un PADRE.
La seconda stagione di The
Last of Us si baserà sul secondo gioco della
serie, in cui Ellie inizia a innamorarsi di Dina.
Come ogni adattamento di un videogioco prodotto per la televisione,
The
Last of Us potrebbe allontanarsi dalla trama e
dai nodi emotivamente intensi del videogioco, ma in base alla prima
stagione della serie, il team dietro lo show ama rimanere molto
fedele. Jesse, ex fidanzato di
Dina, non sarà a suo agio con l’idea che
Ellie si innamori di lei, mentre tutti cercano di
stare lontani dagli infetti e dai membri della
Firefly in cerca di risposte. La prima
stagione di The
Last of Us è attualmente in streaming su
NOW.
Un nuovo film di Star
Trek è ufficialmente in lavorazione alla Paramount,
con Toby Haynes, regista della serie
di Star
WarsAndor,
e Seth Grahame-Smith alla sceneggiatura, come ha
confermato Variety. Anche se i dettagli
della trama sono stati per ora tenuti nascosti, questo prossimo
film è stato descritto come un’origin story ambientata decenni
prima dello
Star Trek del 2009 nonché un’espansione dell’universo di
questo franchise. La Bad Robot di J.J. Abrams, che aveva diretto i primi due
capitolo di questa serie reboot, sarà tra i produttori del
film.
Nel frattempo, però, è stato anche
confermato che il tanto atteso quarto capitolo della serie iniziata
nel 2009 rimane in fase di sviluppo, con lo studio che lo descrive
come il “capitolo finale” della saga principale. Ciò
significa che se anche questa si dovesse concludere con questo
quarto film, potrebbero essere previsti ulteriori pellicole che
vadano ad espandere la narrazione in altri tempi e luoghi. L’origin
story ora annunciata sarebbe dunque il primo passo verso questa
direzione. Questo quarto Star Trek, in ogni caso, è un
film che i fan della saga attendono ormai dal 2016, anno di uscita
di Star Trek: Beyond.
In quella pellicola l’equipaggio
della USS Enterprise si schianta su un mondo misterioso dopo essere
stato attaccato dal dittatore dalle sembianze di rettile Krall
(interpretato da Idris Elba). Dopo quel film, dallo scarso
riscontro economico, si sono però accesi i dubbi sull’effettiva
realizzazione di un quarto capitolo. Anche se poi annunciato, di
questo non è mai realmente iniziata la produzione, anche se si
vociferava che avrebbe visto il Capitano Kirk incrociare la strada
con suo padre, “un uomo che non ha mai avuto la possibilità di
incontrare, ma la cui eredità lo ha perseguitato fin dal giorno
della sua nascita“.
Ad interpretare George Kir, padre
del protagonista, avrebbe dovuto esserci Chris Hemsworth, già brevemente apparso nel
film del 2009. Non è noto ora se questo quarto film proporrà questa
o un’altra storia, ma di certo i fan si aspettano il ritorno di
Chris Pine nel ruolo del capitano Kirk, Zachary Quinto in quelli di Spok e Zoe Saldana come Uhura. Nel cast principale
dei precedenti film figuravano anche Karl Urban, John Cho e
Simon Pegg. Dati gli annunci ora fatti, ci si
può aspettare di avere risposte a queste e altre domande da qui in
avanti, in attesa di scoprire anche qualcosa in più sul film
origin story.
AMC dopo la
clip ha diffuso finalmente il trailer ufficiale di The Walking Dead: The Ones Who Live, l’attesa
miniserie in arrivo che segnerà il ritorno nell’universo di
The Walking Dead di Michonne e Rick Grimes.
La serie debutterà il 25 febbraio negli USA, su
AMC+
Tra meno di due mesi, Andrew Lincolne
Danai Gurira torneranno a condividere lo schermo
per la prima volta dall’ultimo episodio di The Walking
Dead del novembre 2022. Rick e Michonne sono finalmente
vicini al loro ritorno, ma la strada per ricongiungersi tra le
braccia l’uno dell’altra in The Walking Dead: The Ones Who Live sarà
lunga e pericolosa. Un nuovo primo trailer di AMC mostra gli
ostacoli che attendono la coppia, da un numero insondabile di
walker ai militari. Niente può impedire alla coppia di cercare di
ritagliarsi un futuro insieme nell’apocalisse, anche se non sono
ancora sicuri di chi siano diventati.
Il nuovo filmato mette subito in
chiaro il difficile percorso che Michonne dovrà
affrontare per andare a Nord e ritrovare suo marito, mentre osserva
un mare di walker. Quando inizia a perdere la speranza, trova
piccoli incoraggiamenti dai nuovi sopravvissuti che incontra lungo
il cammino e torna a essere la tosta eroina che i fan conoscono.
D’altro canto, Rick ha l’aspetto di un uomo segnato dal tempo
trascorso nell’apocalisse e la CRM lo vede come se avesse un
desiderio di morte. In realtà vuole solo una scelta: prendersi cura
di sua figlia, stare con Michonne e vivere. Per ora sembra andare
d’accordo con i membri del CRM, ma con la loro vasta potenza
militare e la loro sete di guerra, le cose si faranno sicuramente
difficili nel corso della serie.
Nonostante gli orrori che ci
attendono e la natura generalmente cupa del mondo di The
Walking Dead, The Ones Who Live sembra
avere un lato speranzoso, in quanto si concentra specificamente
sulla perseveranza dell’amore attraverso tutte le probabilità. La
serie cerca di rispondere ad alcune domande a lungo rimaste in
sospeso su questo mondo, compreso il luogo in cui
Rick è stato portato via dopo il suo breve ritorno
per il finale della serie madre. Soprattutto, sembra finalmente
dare una conclusione al rapporto tra Rick e
Michonne, che è diventato un’ancora di speranza dopo che i
due hanno stretto un legame improbabile e indissolubile. La AMC sta
ancora nascondendo molto sulla trama in vista della première della
serie, ma è chiaro che i due protagonisti saranno messi a dura
prova prima di ricongiungersi.
The Walking Dead: The Ones
Who Live
Basato sull’omonima serie a fumetti
di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard,
The Walking Dead: The Ones Who Live è
prodotto da Kirkman, Scott M. Gimple, Greg Nicotero, David Alpert,
Joseph Incaprera, Gale Anne Hurd, Denise Huth e Angela Kang.
Attualmente la serie è
programmato per un debutto nel 2024, il dramma di Rick e Michonne
doveva inizialmente essere presentato in anteprima quest’anno
insieme ad altri due spin-off,
The Walking Dead: Dead
City e The
Walking Dead: Daryl Dixon. Entrambe le serie sono
incentrate sui principali sopravvissuti della serie
originale. La serie guidata da Jeffrey Dean Morgan e Lauren
Cohan sarà presentata in anteprima a giugno, seguita dalla premiere
dello spettacolo guidato da Norman Reedus entro la fine
dell’anno.
Dopo le
tre clip in anteprima di Doc – Nelle tue mani
3, l’attesa terza stagione della serie italiana di
successo DOC
– Nelle tue mani, oggi vi
sveliamo le anticipazioni delle prime due puntate che debutteranno
questa sera in prima serata su Rai 1.
Tra partenze e nuovi arrivi, nuove
sfide attendono la squadra del Policlinico Ambrosiano di Milano,
guidata dall’amatissimo dottor Andrea Fanti (Luca
Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di
primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o
quasi) ritenevano perduti per sempre.
Nel primo episodio
della terza stagione di DOC
– Nelle tue mani che si intitola “Risvegli”
Indossato di nuovo il camice, Doc deve affrontare il suo primo
giorno da primario. Nuove responsabilità da gestire senza mettere
in secondo piano i pazienti, nonostante le pressioni della nuova
Direttrice Amministrativa, che minaccia di chiudere il reparto. Per
fortuna Doc può sempre contare sulla sua squadra anche se Giulia
non ha ancora archiviato l’idea di lasciare il reparto e Riccardo
viene messo in difficoltà dai tre nuovi specializzandi.
Nel secondo
episodio della terza stagione di DOC
– Nelle tue mani che si intitola “Lascia andare” La
notizia del nuovo ricordo di Doc scombussola gli equilibri del
reparto: Agnese teme che recuperare la memoria possa destabilizzare
la nuova vita di Andrea, mentre Damiano è preoccupato per gli
effetti che questa cosa potrebbe avere su Giulia. Doc invece è
sempre più euforico, anche se non è facile incastrare la terapia
prescrittagli da Enrico fra i mille impegni da primario.
DOC – Nelle tue mani, la
serie
DOC
– Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI
FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una
produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in
collaborazione con Rai Fiction
Nel cast di DOC
– Nelle tue mani
Luca Argentero,
Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti,
Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio,
Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La
regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4),
Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo
Oleotto (ep. 11-16).
Quella di Chi
segna vince è la storia di due isole. La prima è
quella delle Samoa Americane, mentre la seconda è
un uomo, Thomas Rongen.
Ma come ci insegna la poesia di John Donne:
“nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni
uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”. Ecco
allora che con il suo nuovo film da regista Taika Waititi si impegna a portare avanti
questo concetto, dimostrandoci come quelli che sembrano
inizialmente essere due mondi troppo distanti, chiusi in sé stessi
e incapaci di affrontare tanto il passato quanto il presente e il
futuro, sono invece una cosa sola e che dal loro rapporto può avere
inizio il giusto percorso di guarigione.
Riposto dunque il Mjöllnir dopo la
non felice esperienza di
Thor: Love and Thunder, il regista neozelandese si
concentra sul dar vita ad un film più piccolo, senza particolari
pretese, un feel good movie che ci ricorda l’importanza di
rimanere uniti davanti alle avversità, abbracciando il proprio
passato e dando vita ad un secondo tempo della propria vita che
possa essere migliore del primo. Per farlo Waititi riporta dunque
sul grande schermo la storia di quella che era considerata la
peggior nazionale del mondo, le Samoa Amicane, che guidate dal
coach Thomas Rongen, intraprendono un complesso
percorso per le qualificazioni al campionato mondiale di calcio
2014. Un storia già raccontata dal documentario di quello stesso
anno, Next Goal Wins.
Michael Fassbender in una scena di Chi segna vince.
La trama di Chi segna
vince: imparare a perdere, ma insieme
La nazionale di calcio delle Samoa
Americane è tristemente nota a causa della brutale sconfitta di 31
a 0 subita nel 2001. Dieci anni dopo quel risultato nero, mentre si
avvicinano le qualificazioni alla Coppa del Mondo, la squadra
ingaggia il rabbioso e anticonformista allenatore Thomas
Rongen (Michael
Fassbender) sperando che possa riuscire a cambiare le
loro sorti. I primi tentativi di allenare la sua nuova squadra non
fanno però che far infuriare ulteriormente Rongen, da tempo
distaccato e in collera con il mondo e con sé stesso per un trauma
del proprio passato che non riesce ad accettare. Più trascorre del
tempo sull’isola, però, più imparerà ad adeguarsi ai suoi ritmi,
alle sue tradizioni, trovando infine il modo di sintonizzarsi con
la squadra e portarla a nuovi traguardi.
Scontro tra culture diverse
Thomas Rongen e le Samoa Americane
sono dunque due isole completamente differenti. Il primo, olandese,
è glaciale, rigido, nervoso, incline al mandar giù diversi tipi di
alcolici senza porsi problemi nel mischiarli. Le Samoa Americane,
invece, sono un arcipelago pacifico, tranquillo, dove tutti guidano
senza mai superare i 30 chilometri orari, dove la fluidità di
genere è diffusa e ben accetta e dove l’ora della preghiera è
sacra, imponendo il totale blocco delle attività. Tra gag, battute
o situazioni per il protagonista insostenibili, tutto continua a
ribadire l’apparente impossibilità di un dialogo tra queste due
parti. Waititi si diverte dunque a sottolineare, con la sua solita
ironia, queste differenze e il loro scontrarsi, facendone il vero
cuore del film.
Chi segna vince si
svela dunque a poco a poco essere più lo studio dell’interiorità di
un uomo e di una squadra, entrambi a dei punti critici delle
rispettive esistenze, che non la riproposizione fedele di quanto
avvenuto nella realtà. Ciò non significa che Waititi si
prenda delle forti libertà rispetto alla storia di Rongen e del suo
team, ma che scelga di far emergere quello che si evince egli
ritiene essere il vero valore da trasmettere di questa vicenda:
l’importanza del gioco di squadra, tanto in campo come nella vita.
Ecco allora che allenamento dopo allenamento, quelle differenze si
vengono ad appianare, permettendo alle due isole di scoprirsi parte
di uno stesso continente.
Kaimana e Michael Fassbender in una scena di Chi segna
vince.
Tatto, umanità e umorismo sono le
parole chiave di Chi segna vince
Mentre le due isole si legano l’una
all’altra, emerge sempre di più la bravura generale del cast di
attori che compone la squadra di calcio, capitanata da un Michael Fassbender che tra questo film e
The Killer sembra dunque confermare di essere tornato
in buona forma dopo una serie di ruoli non propriamente riusciti.
Accanto a lui spicca però in particolare l’esordiente
Kaimana, nel ruolo di Jaiyah
Saelua – nota per essere nella realtà la prima calciatrice
transessuale della storia a fare parte di una nazionale di calcio.
È lei a rubare in più occasioni la scena, merito tanto della sua
naturalezza nell’interpretare questo ruolo quanto di certe
accortezze di scrittura da parte di Waititi e del co-sceneggiatore
IainMorris nei confronti del
personaggio, affrontato con tatto e umanità.
Tatto e umanità, ma anche leggerezza
e umorismo, sono poi le parole chiave dell’intero film, che si
rivela così essere, per tipologia e dimensione, il racconto adatto
ad un regista come Waititi, abile nel confezionare le emozioni
senza trascurare il divertimento. Certo, proprio alla luce di ciò
fa un po’ storcere il naso che il climax si alterni tra immagini di
quanto avvenuto e loro descrizione successiva, una scelta narrativa
che pone un freno all’emozione che il vedere direttamente la
conclusione della partita di calcio avrebbe potuto generare. Ma nel
suo complesso Chi segna vince riesce a portare fino in
fondo il messaggio voluto da Waititi, infondendo nello spettatore
quel buon umore che è sempre bello avvertire mentre si esce dalla
sala a film concluso.
Oltre ai candidati
ai SAG Awards 2024, sono stati annunciati
anche quelli per i DGA Award, ovvero il sindacato
dei registi. Si tratta di un premio che in qualche modo anticipa
quella che potrà essere la cinquina dei candidati come Miglior
regista agli Oscar e il possibile vincitore di questa categoria.
Non sorprende di ritrovare nominati nomi come Greta
Gerwig, Yorgos Lanthimos, Christopher Nolan e Martin Scorsese, mentre l’ultimo posto
disponibile va a ricoprirlo Alexander Payne, per
il film The Holdovers, battendo dunque la concorrenza di
registi come Jonathan Glazer (The
Zone of Interest), Bradley Cooper (Maestro)
o Justine Triet (Anatomy
of a Fall).
Per quanto riguarda le candidature
sul fronte televisivo, spicca la quadrupla presenza di Succession,
della HBO, ma si ritrovano anche altre serie acclamate da critica e
pubblico come The Last
of Us, adattamento della HBO del videogioco
post-apocalittico, Ted
Lasso, commedia sportiva della Apple, e The
Bear, la serie FX incentrata sul mondo della ristorazione
e con la salute mentale tra i suoi temi cardine. I vincitori delle
categorie qui sotto riportate saranno ora annunciati ai DGA Awards il 10 febbraio al Beverly
Hilton Hotel di Beverly Hills.
Outstanding Directorial Achievement in Theatrical Feature
Film for 2023
Sul red carpet dei Golden Globe,
Leonardo DiCaprio aveva anticipato che stava per
iniziare le riprese di un nuovo film con un regista con il quale
non aveva mai lavorato prima. In quel momento l’attore non ha
voluto rivelare di chi si tratta, ma ora grazie a Variety apprendiamo che il
regista in questione è Paul Thomas Anderson. Da
tempo si vociferava di questa possibile collaborazione, che viene
dunque ora ufficializzata. Accanto a DiCaprio, ci saranno anche il
premio Oscar Sean
Penn, con Anderson ha già lavorato per Licorice
Pizza, e Regina Hall, la star di The Hate U Give. La produzione del film, che sarà
prodotto dalla Warner Bros., inizierà questo mese
in California, lo stato in cui sono stati girati quasi tutti i film
di Anderson.
Secondo una fonte a conoscenza della
produzione, il nuovo progetto di Anderson ha un’ambientazione
contemporanea e sarà un lavoro corale, il che se confermato si
tratterebbe per il regista del primo film ambientato ai giorni
d’oggi dai tempi di Ubriaco d’amore. In ogni caso, il
progetto è ad ora avvolto dalla più completa segretezza, tanto che
la Warner Bros. ha cercato di tenere nascosto per mesi il solo
fatto di produrre il film. Ma il prezzo del film ha sollevato delle
perplessità: secondo gli addetti ai lavori, il budget si avvicina
ai 100 milioni di dollari, una cifra considerevole per un film di
Anderson.
Nonostante i suoi film siano sempre
indicati come tra i migliori del loro anno e ricevano numerosi
riconoscimenti, nessuno di questi è mai stato un enorme successo
economico. La presenza di un tale cast, che molto probabilmente
andrà arricchendosi, e soprattutto la presenza di Leonardo
DiCaprio, potrebbero però far ottenere ad Anderson un nuovo tipo di
successo in termini economici. Come noto, l’attore avrebbe già
dovuto recitare per il regista in Boogie Nights – L’altra
Hollywood, ma rifiutò per recitare in Titanic. Circa
25 anni dopo, però, l’opportunità per i due di unire le forze
sembra infine essere arrivata. A questo punto non resta che
attendere maggiori notizie riguardo a questo nuovo film.
Arrivato al cinema nel 1990, il film
Mamma ho perso
l’aereo si è in breve affermato come un successo
clamoroso ed è diventato nel tempo uno dei più celebri film
natalizi che il cinema abbia mai prodotto. Si tratta infatti di una
commedia per famiglie capace di divertire grandi e piccoli,
offrendo risate a volontà, colpi di scena imprevedibili e tante
emozioni. Protagonista è il giovane Kevin, il quale dimenticato a
casa dalla sua famiglia mentre questa è partita per un viaggio a
Parigi, si trova a dover fronteggiare due rapinatori decisi ad
introdursi nella sua abitazione. Kevin, come noto, non manca però
di dare loro filo da torcere.
Ecco dieci cose che forse
non sapete suMamma ho perso
l’aereo.
Mamma ho perso l’aereo:
Macaulay Culkin protagonista del film
1. Il ruolo di Kevin è stato
scritto apposta per Macaulay
Culkin. Lo sceneggiatore del film aveva visto il
giovane interprete in un film precedente e aveva deciso di scrivere
la parte per lui. Il regista decise però di tenere ugualmente delle
audizioni, alle quali si presentarono più di 100 attori. Culkin,
alla fine, si dimostrò all’altezza del ruolo, ottenendolo. Inolte,
Macaulay non è stato l’unico Culkin a comparire in Mamma ho
perso l’aereo: il suo fratello più giovane Kieran,
infatti, è comparso nel film nei panni del cuginetto di Kevin che
bagna il letto. È stato il debutto di Kieran, e da allora l’attore
si è costruito una carriera di tutto rispetto: l’abbiamo visto in
Le regole della casa del sidro, Igby Goes
Down,Scott Pilgrim vs. the World, fino alla serie Succession.
2. Lavorare con Macaulay
Culkin ha insegnato una lezione al regista Chris Columbus.
Una lezione che Columbus ha imparato durante le riprese del film è
che quando si accetta di lavorare con un attore bambino, si accetta
anche di lavorare con la famiglia di quel bambino. “Ero molto
più giovane ed ero davvero troppo ingenuo per pensare anche
all’ambiente familiare“, ha dichiarato Columbus al Guardian
nel 2013. “All’inizio non sapevamo molto della famiglia; man
mano che giravamo, abbiamo imparato un po’ di più. Le storie sono
da brivido. Stavo facendo il casting di un ragazzo che aveva
davvero una vita familiare travagliata“.
Mamma ho perso l’aereo: il
resto del cast del film
3. I due ladri sono
interpretati da celebri attori. Il ladro Marv è stato
interpretato da Daniel Stern, che vanta una
filmografia immensa (soprattutto tra gli anni ’80 e ’90) anche se
non di grande rilievo. Il più grande nome del film è però
sicuramente quello di Joe Pesci, noto per la sua collaborazione con
Martin Scorsese in film come
Toro scatenato,
Casinò e
Quei bravi ragazzi, per cui ha poi vinto il premio Oscar
come Miglior attore non protagonista. Nel film, l’attore interpreta
l’altro dei due ladri, Harry.
4. Robert De Niro rifiutò di
fare parte del cast di Mamma ho perso
l’aereo. A proposito di Pesci e Scorsese,
inizialmente il ruolo del ladro Harry era stato offerto proprio
all’altro celebre collaboratore del regista italoamericano,
ovvero Robert De Niro. L’attore, tuttavia,
preferì rifiutare la parte, deciso a dedicarsi a tutt’altro genere
di film. Nel 1990, infatti, oltre a Quei bravi
ragazzi, si dedicò anche al dramma Risvegli e al
drammatico sentimentale Lettere d’amore.
5. Joe Pesci ha evitato
Macaulay Culkin sul set di Mamma ho perso
l’aereo. Come noto, Pesci evitò di incrociare o
parlare con Culkin durante tutto il tempo delle riprese.
Voleva assicurarsi così di avere la performance più autentica
possibile da parte del giovane attore. Evitandolo, infatti, Culkin
sviluppò un certo timore di Pesci, arrivando ad essere realmente
spaventato quando incontrava il premio Oscar.
Altre curiosità su Mamma ho perso l’aereo
6. Mamma ho perso
l’aereo film è entrato nel Guinness World
Record. Nel suo weekend di apertura, il film è stato in
testa al box office, guadagnando 17 milioni di dollari in 1202
sale. Il film mantenne il primo posto per ben 12 settimane e rimase
nella top 10 fino al giugno dell’anno successivo. Divenne il film
di maggior incasso del 1990 e si guadagnò il Guinness World Record
come commedia d’azione dal vivo di maggior incasso a livello
nazionale. Ha mantenuto questo titolo per un bel po’ di tempo, 27
anni per l’esattezza, finché il blockbuster cinese Never Say
Die non l’ha scalzato dal primo posto nel 2017.
7. La villa dove abita Kevin
è divenuta una meta turistica. Situata al 671 di Lincoln
Avenue a Winnetka, Illinois, la cucina, la scala principale e il
pianerottolo al piano terra che si vedono nel film sono stati
girati in questa residenza con cinque camere da letto. (La sala da
pranzo e tutte le altre stanze del primo piano, ad eccezione della
cucina, sono state girate su un palcoscenico). Nel 2012, John e
Cynthia Abendshien, proprietari della casa quando fu utilizzata
come location del film, hanno venduto la proprietà per ben 1,585
milioni di dollari. Ancora oggi, inoltre, è una ricercata meta
turistica dei fan del film.
Mamma ho perso l’aereo:
come sarebbe se fosse accaduto nella realtà
8. Nella vita reale, Harry e
Marv non sarebbero sopravvissuti all’attacco di Kevin.
Colpi di pistola ad aria compressa in fronte e all’inguine, ferro
rovente e una latta di vernice in faccia, una fiamma ossidrica in
testa. I due rapinatori del film hanno sofferto parecchio a causa
degli attacchi di Kevin, un piccolo bambino di otto anni. Hanno
sofferto così tanto che nessuno dei due avrebbe dovuto essere,
teoricamente, in grado di camminare o di restare in piedi alla fine
della serata. Nel 2012, un medico di nome Ryan St. Clair ha
diagnosticato quelli che sarebbero stati gli effettivi danni
causati dagli attacchi di Kevin. Tra gli altri, il ferro avrebbe
dovuto causare fratture, che avrebbero comportato una seria
disfigurazione del viso e l’impossibilità di riparare del tutto la
vista.
Mamma ho perso l’aereo: i suoi sequel e il remake
9. Mamma ho perso
l’aereo ha avuto più di un sequel. I membri
originali del cast sono tornati tutti in Mamma ho riperso
l’aereo: mi sono smarrito a New York (che fu di nuovo diretto
da Columbus). Il successo dell’originale, però, diede origine ad un
intero franchise con quattro sequel, tre videogiochi, due giochi da
tavolo, un romanzo e altro merchandise. I film realizzati
successivamente al secondo sono Mamma, ho preso il
morbillo (1997), Mamma, ho allagato la casa (2002) e
Holiday Heist – Mamma, ho visto un fantasma (2012), ma non
vantando lo stesso cast, nessuno di questi ottenne lo stesso
successo.
10. È stato realizzato un
remake del film. Nel 2021 su Disney+ è stato distribuito un film che
è un remake ma allo stesso tempo di un sequel, poiché in alcune
clip si nota Buzz, che svolgendo il suo lavoro di poliziotto,
racconta ad un collega di quando suo fratello minore Kevin è
rimasto a casa da solo durante le feste natalizie. Inoltre si fa
riferimento ad una ditta di impianti di sicurezza conosciuta come
McAllister il cui logo è la casa presente nella locandina dei primi
due film. Un altro riferimento alle prime due pellicole si vede nel
film di fantascienza che la famiglia McKenzie sta guardando, che
ricorda molto Angels With Filthier Souls, il film col
gangster Johnny che Kevin vedeva nel primo film (chiara parodia del
lungometraggio Gli angeli con la faccia sporca).
Il trailer di Mamma ho perso
l’aereo e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Mamma ho perso l’aereo grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Apple TV,Prime Video e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 10 gennaio alle ore
21:20 sul canale Italia 1.