La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema compie 55 anni e per la sua 56esima edizione, diretta da Pedro Armocida, a Pesaro dal 22 al 29 agosto 2020, sta preparando un programma che coniugherà il suo passato stupefacente al futuro del nuovo cinema.
Oggi viene svelato il manifesto, la cui illustrazione è stata affidata a Virginia Mori, che così spiega l’idea per la sua narrazione “Nouvelle vague”: «Il mare racchiuso nella montatura di occhiali tipici anni ’70, a ricordare maestri quali Pasolini o Godard, che con il loro cinema hanno stravolto e rivoluzionato il concetto di visione, un’onda come riferimento ai cambiamenti e movimenti intesi come trasformazioni in cui inevitabilmente qualcosa si perde, creando comunque lo spazio per scoprire nuovi eventi. Il volto verso l’alto a ricordare di non limitare lo sguardo solo alla nostra altezza e coltivare l’immaginazione».
E aggiunge: «Ho vissuto la mia infanzia nel centro storico di Pesaro e sin da quando ero bambina ho vissuto la Mostra Internazionale del nuovo Cinema e le sue sale buie come una magia e come un piccolo rifugio dalla luce accecante estiva di una città di mare, entravo in quelle sale spesso senza conoscere il programma, sempre fiduciosa che avrei imparato qualcosa di nuovo e così è sempre stato».
L’elaborazione grafica del manifesto è a cura di COMMUNICATION LAB – Pesaro.
Virginia Mori nasce a Cattolica nel 1981. Vive e lavora tra Pesaro e Milano. Si perfeziona in Illustrazione e Animazione all’Istituto Statale d’Arte di Urbino, esperienza formativa che contribuisce a costruire e consolidare il suo immaginario artistico e le permette di muovere i primi passi nella realizzazione di corti di animazione tradizionale e nell’illustrazione. Le sue tecniche d’elezione sono la matita, l’inchiostro e la penna bic su carta. Partecipa a diversi eventi artistici in Italia e all’estero. Nel 2008 vince il premio “SRG SSR Idée suisse” all’Annecy Call for Projects, che le permette di realizzare Il gioco del silenzio, un corto di animazione premiato e selezionato in diversi festival internazionali che, di fatto, lancia la sua carriera d’illustratrice e regista di animazione. Nel 2011 vince il premio “Abbaye de Fontevraud” grazie al quale, sommato all’apporto di 25 Films Paris, realizza Haircut, selezionato in concorso al Festival Internazionale di animazione di Annecy 2015 e in molti altri festival in tutto il mondo. Mori lavora inoltre freelance per editori, gallerie e altri clienti, fra cui il collettivo Withstand con cui ha realizzato le illustrazioni del videoclip musicale “Walt Grace’s Submarine Test” di John Mayer, con la regia di Virgilio Villoresi, e il libro animato Vento. Fra le altre collaborazioni può vantare Blu Gallery (Bologna), Club Sensible Gallery (Paris), Echale Guindas gallery (Madrid), Feinkunst Krueger Gallery (Hamburg), Pelledoca editore (Milan), Penguin Random House, Einaudi Ragazzi, Vogue Arts, Gucci, Fendi, Feltrinelli Editore, Bollati e Boringhieri, Libreria di Frusaglia (Pesaro) e Modo Infoshop (Bologna).
Nadav Lapid ha accettato l’invito delle Giornate degli Autori intendendolo come un servizio al cinema in un’annata tanto difficile. Guiderà una giuria anomala, composta da 27 giovani appassionati di cinema provenienti da tutti i Paesi europei, nell’ambito del progetto del Parlamento Europeo 27 Times Cinema che a Venezia sarà coordinato dal direttore del festival di Karlovy Vary, Karel Och. La giuria ufficiale delle Giornate, presieduta da Nadav Lapid, assegnerà il GdA Director’s Award, consistente in un premio di 20.000 euro al miglior film della selezione ufficiale (composta da 10 titoli) nel corso di una delibera pubblica, trasmessa in streaming sui canali social delle Giornate venerdì 11 settembre.
Ha 45 anni, tre lungometraggi, numerosi corti e documentari alle spalle e nel 2019 ha vinto l’Orso d’oro alla Berlinale con Synonymes. Ha studiato filosofia e si è diplomato in cinema al Sam Spiegel Film and Television School di Gerusalemme. In patria è stimato anche come scrittore ma il nuovo cinema israeliano si rispecchia in lui che pure vive fra Tel Aviv e Parigi. È stato membro di giuria alla Semaine de la Critique di Cannes e al Festival di Locarno.
“Da sempre intendiamo il nostro concorso – dice il Delegato Generale Giorgio Gosetti – non come una semplice gara di eccellenze ma come un’opportunità per sostenere il miglior cinema indipendente dopo l’anteprima mondiale veneziana. Per questo cerchiamo personalità di grande forza e lungimiranza come Nadav Lapid per guidare la discussione di un gruppo eterogeneo di spettatori appassionati che sanno guardare il cinema del futuro. Desideriamo ringraziarlo di aver accettato e siamo certi che saprà imprimere la sua visione alla prossima edizione della sezione indipendente della Mostra, voluta dagli autori italiani per promuovere talenti di ogni nazione”.
“Persino nel film più nichilista, misantropo, ironico e disperato – scrive Nadav Lapid – c’è, inevitabilmente, una radice di speranza. Di conseguenza un ottimismo. La fiducia nella capacità di un certo suono e una certa immagine di coesistere e fondersi. Bisogna credere che l’audiovisivo abbia un’eco sull’animo umano, che le cose abbiano un senso e che tale senso possa essere costruito sullo schermo. Questa radicata fiducia che tutto ciò abbia un significato, che sia in connessione, rappresenta il modo in cui mi sento per il ruolo che sono stato invitato a svolgere come Presidente di giuria delle Giornate al prossimo Festival del cinema di Venezia. In tempi normali, essere membro di una giuria è qualcosa di funzionale, in qualche modo un atto burocratico, al servizio della fragile e meravigliosa macchina del cinema internazionale. Ma questa pandemia ci obbliga a guardare oltre l’orizzonte del nostro universo cinematografico, a chiederci che senso ha tutto questo? Quanto peso? È ancora tanto importante? Dobbiamo ancora credere nel cinema? Forse, speriamo, l’esistenza stessa della Biennale può essere una risposta.”
“Siamo felici e orgogliosi di avere Nadav Lapid come Presidente della Giuria – osserva Gaia Furrer, che da quest’anno firma la selezione delle Giornate –. Nello scandagliare i meandri della psiche umana nei suoi angoli più remoti, il cinema di Lapid rappresenta un atto di risveglio, rinascita e di rivolta. È un cinema ribelle, urgente e catartico. E mai come adesso abbiamo bisogno di autori che sappiano confrontarsi con il contemporaneo e che sappiano interrogare il cinema e le sue possibilità”.
La giuria ufficiale delle Giornate è resa possibile dal progetto 27 Times Cinema, organizzato dalle Giornate degli Autori, il Lux Film Prize del Parlamento europeo ed Europa Cinemas, in collaborazione con Cineuropa.
Nadav Lapid (Tel Aviv, 1975) ha studiato filosofia all’Università di Tel Aviv. Dopo il servizio militare, si trasferisce a Parigi, per tornare in Israele e laurearsi alla Sam Spiegel Film & Television School di Gerusalemme. Il suo secondo cortometraggio, Kvish, è stato proiettato nel 2005 alla Berlinale (Panorama). Nel 2011 vince il Premio speciale della Giuria a Locarno con il suo film d’esordio, Hashoter. Tre anni dopo partecipa alla Semaine de la critique di Cannes con l’opera seconda, Haganenet. Nel 2015, Lama? è selezionato nella sezione Shorts della Berlinale. È stato insignito della medaglia dell’Ordine francese dei Cavalieri delle arti e delle lettere. Lo scorso anno con Synonymes si è aggiudicato l’Orso d’Oro alla Berlinale.
Monster Hunter è soltanto l’ultimo blockbuster di Hollywood ad essere rimandato a causa della pandemia di Covid-19. Inizialmente previsto per il 4 settembre 2020, l’adattamento cinematografico del celebre videogioco arriverà adesso nelle sale il 23 aprile del prossimo anno.
Durante una recente intervista con Empire (via SYFY Wire), il regista di Monster Hunter, Paul W.S Anderson, ha rivelato nuovi dettagli a proposito delle creature che vedremo nel film, confrontandole con i dinosauri visti nella saga di Jurassic World.
“Tutti i nostri mostri sono alti tra i 15 e i 18 metri. Sono davvero fantastici. Li stiamo realizzando in modo ancora più dettagliato dei dinosauri di Jurassic World”, ha anticipato il regista. “Ed hanno un aspetto ancora migliore, perché abbiamo girato in location reali in Sud Africa e Namibia, il che dà agli animatori qualcosa ispirarsi davvero: vento reale, polvere reale, veri raggi del sole. I mostri sono l’unica cosa in CG.”
Curiosamente, il regista ha continuato dicendo che la giustapposizione tra le location e i mostri realizzati in CGI, durante le riprese, ha spinto la troupe a pensare a Monster Hunter come ad una sorta di “Lawrence d’Arabia… ma con i mostri!”. Al momento non abbiamo visto ancora nulla di Monster Hunter per poter esprimere un giudizio, ma la speranza è che il film possa rendere giustizia almeno agli appassionati dell’omonimo videogame.
Tutto quello che sappiamo su Monster Hunter con Milla Jovovich
Monster Hunter è l’adattamento dell’omonimo videogioco sviluppato da Capcom. Il film, scritto e diretto da Paul W.S. Anderson (regista della saga di Resident Evil), annovera nel cast Milla Jovovich, Tony Jaa, T.I., Ron Perlman, Meagan Good e Diego Boneta. L’uscita nelle sale americane è fissata per il 23 aprile 2021.
Dietro il nostro mondo, ce n’è un altro: un mondo di mostri pericolosi e potenti che governano il loro dominio con ferocia mortale. Quando il tenente Artemis (Milla Jovovich) e i suoi fedeli soldati vengono trasportati dal nostro mondo al loro, il tenente imperturbabile subisce uno shock. Nella sua disperata battaglia per la sopravvivenza contro enormi nemici con poteri incredibili e attacchi inarrestabili, Artemis si unirà a un uomo misterioso che ha trovato il modo di reagire.
Sono stati annunciati i vincitori dei Globi d’Oro 2020, il premio cinematografico italiano che viene assegnato con cadenza annuale dai giornalisti della stampa estera accreditata in Italia. Di seguito tutte le nomination.
Tutti i Globi d’Oro 2020
Miglior film – Volevo nascondermi – Giorgio Diritti
Dopo la fusione tra Disney e Fox dell’anno scorso, molti hanno ipotizzato il debutto degli X-Men nell’universo cinematografico Marvel. Sembra chiaro che Kevin Feige abbia il suo piano ben strutturato, ma è anche chiaro che sarebbe bello sognare, magari con alcuni dei membri della vecchia squadra che tornano nel MCU.
Sin dai primi giorni di Fox sotto all’ombrello Disney, non sono mancate le congetture e speculazioni su chi sarebbe stato scelto per dare nuova vita e linfa ai mutanti Marvel. Parallelamente, molti attori delle incarnazioni precedenti si sono detti disponibili a tornare a bordo. Ora, come evidenziato da una recente intervista, un’altra veterana della serie X-Men di Fox ha dato la disponibilità di salire sul ring del MCU.
In occasione del 20° anniversario di X-Men, Famke Janssen, che nella saga originale ha interpretato Jean Grey, ha parlato con Observer per riflettere sul successo del film, ammettendo anche che “sarebbe disponibile” a riprendere il suo ruolo iconico qualora si presentasse l’opportunità:
“Penso che la domanda corretta sia più se loro avrebbero interesse a riportarmi indietro. Con Giorni di un Futuro Passato si è trovato un modo sorprendente di reintrodurre alcuni personaggi che erano stati uccisi. In alcuni casi, era per riportarli indietro alle versioni più giovani dei loro personaggi. Sarei curiosa di vedere cosa succederà con i film prodotti da Marvel Studios. Ma sì, sarei molto aperto ad esso.”
Eppure questa dichiarazione si scontra con ciò che l’attrice aveva dichiarato alla vigilia dell’uscita al cinema di Dark Phoenix, quando aveva invece confermato di aver completato il suo percorso con il personaggio. Ma evidentemente, l’esito di quel film e l’entrata in gioco della Marvel potrebbero essere stati fattori determinanti a farle cambiare idea.
Ovviamente non si sa nulla, per ora, di quali sono i programmi dei Marvel Studios in merito ai mutanti. Non si sa né quali personaggi saranno inseriti, né quando saranno inseriti, tuttavia possiamo essere certi che alcuni di questi personaggi saranno sicuramente presenti, e tra questi c’è Jean Grey.
Qualunque sia la rosa di Mutanti prescelti, la reintroduzione degli X-Men nell’MCU aprirà sicuramente una nuova porta per le opportunità della storia, fornendo anche vari personaggi che possono essere sfruttati in singolo.
Stando a quanto riportato da Discussing Film, Gal Gadot è in trattative per interpretare il ruolo della protagonista in un nuovo thriller spionistico della Skydance. Non ci sono ancora molti dettagli sul progetto, ma pare che l’obiettivo sia quello di dare vita ad un nuovo franchise in stile James Bond e Mission: Impossible, con protagonista la star dell’atteso Wonder Woman 1984.
La sceneggiatura del film porterà la firma di Greg Rucka, autore del fumetto The Old Guard da cui è stato tratto l’omonimo film con Charlize Theron attualmente disponibile su Netflix e in cui lo stesso Rucka è stato coinvolto sempre in qualità di sceneggiatore. Secondo le prime indiscrezioni, la trama dovrebbe ruotare attorno ad una sfida tra due spie.
Nei piani originali, le riprese del film sarebbero dovute partire quest’estate, ma la pandemia di Covid-19 ha ovviamente fatto slittare tutto. Qualora le trattative dovessero andare a buon fine, Gal Gadot sarà coinvolta nel progetto anche in qualità di produttrice. Ricordiamo che prima di iniziare a girare questo nuovo progetto, l’attrice dovrà terminare le riprese – non ancora concluse a causa del lockdown – di Red Notice, action thriller targato Netflix in cui reciterà al fianco di Ryan Reynolds e Dwayne Johnson.
Anche se il suo personaggio è stato completamente eliminato dalla versione cinematografica del film, finalmente avremo la possibilità di vedere il Darkseid di Ray Porter in azione grazie alla release della Snyder Cut di Justice League il prossimo anno su HBO Max. Non sapremo mai perché Joss Whedon abbia deciso di tagliare il personaggio dal film e sostituirlo con Steppenwolf: una delle tante ipotesi emerse nel corso degli anni è che il personaggio sia stato eliminato perché la regista Ava DuVernay aveva dei piani molto diversi per lo stesso nel suo adattamento di New Gods.
È passato molto tempo da quando abbiamo avuto aggiornamenti su quel progetto, ma sappiamo con certezza che prima o poi il film vedrà la luce, ed è impossibile immaginare che Darkseid e Apokolips non siano coinvolti in qualche modo. I fan ansiosi di vedere Porter nei panni del Tiranno non sono contenti del fatto che un nuovo attore possa essere scritturato per l’iconico villain DC dopo l’arrivo della Snyder Cut di Justice League. Ciononostante, è stato lo stesso Ray Porter ad esprimere il suo supporto alla visione di DuVernay e alla possibilità di un recasting.
Sul suo profilo Twitter, Porter ha scritto: “Ho letto molti commenti e voglio dire che, anche se apprezzo molto di ciò che è stato detto, Ava è una cineasta brillante e dovrebbe scegliere chi vuole per il suo film New Gods”. Per tutta risposta, DuVernay ha replicato: “Un gentiluomo e un vero artista. Grazie Sir.”
Tutto quello che sappiamo su New Gods
Creato e disegnato da Jack Kirby, il fumetto originale “New Gods” fu pubblicato la prima volta nel 1971, portando al grande pubblico le storie dei Nuovi Dei, ovvero i nativi dei pianeti gemelli di Nuova Genesi e Apokolips. Oltre ad occuparsi della regia, Ava DuVernay curerà la sceneggiatura del film insieme al fumettista Tom King. A quanto pare il film presenterà Mister Miracle e Big Barda come protagonisti e Granny Goodness e le Furie Femminili nel ruolo di antagoniste principali. Chi conosce i fumetti DC saprà che la prima fa parte dell’Elite di Darkseid, il signore di Apokolis, e gestisce l’orfanotrofio del pianeta con una feroce disciplina, servendosi anche delle Furie per creare un’élite di guerrieri attraverso il lavaggio del cervello e la tortura.
Vi ricordiamo che la Snyder Cut di Justice League uscirà nel 2021 sulla piattaforma streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori notizie.
Scott Derrickson, regista di Doctor Strange, voleva dirigere l’adattamento cinematografico di Hunger Games e voleva che il personaggio della protagonista Katniss fosse interpretato da Naya Rivera, attrice e cantante statunitense, nota principalmente per il ruolo di Santana Lopez in Glee.
Purtroppo, la Rivera è scomparsa di recente all’età di 33 anni. Lo scorso 8 luglio l’attrice era stata dichiarata persona scomparsa dopo che suo figlio Josey, di quattro anni, era stato ritrovato da solo nella barca che la stessa Rivera aveva noleggiato per trascorrere del tempo sul lago Piru, in California. Il corpo dell’attrice è stato rinvenuto soltanto quattro giorni dopo, il 13 luglio: l’attrice è stata dichiarata ufficialmente morta.
La protagonista principale dei romanzi di Hunger Games e dei successivi adattamenti cinematografici è Katniss Everdeen. Sebbene Katniss stesse solo cercando di salvare sua sorella prendendone il suo posto nei mortali Hunger Games, alla fine divenne il simbolo della ribellione contro il malvagio governo di Panem. Il personaggio di Katniss è stato molto amato dai fan proprio per la sua storia e per il modo, del tutto imprevedibile, in cui è diventata un’eroina. Jennifer Lawrence venne scelta per interpretare Katniss in tutti gli adattamenti cinematografici, ruolo che contribuì a lanciare ufficialmente la sua carriera a livello mondiale.
La notizia della morte di Naya Rivera ha generato un’ondata di sinceri omaggi all’attrice scomparsa da parte di tantissime altre celebrità. Scott Derrickson ha onorato la memoria di Rivera come soltanto un regista avrebbe potuto fare: ha infatti rivelato attraverso il suo profilo Twitter che avrebbe probabilmente scelto l’ex star di Glee per l’ambito ruolo di Katniss Everdeen in Hunger Games, se fosse stato scelto come regista.
“Ho adorato il primo romanzo di Hunger Games e ricordo vividamente la sua descrizione di Katniss Everdeen a 16 anni come ‘snella con i capelli neri e la pelle olivastra’. Quando ho incontrato il produttore in merito alla possibilità di dirigerlo, ho detto che leggendo il libro ho sempre immaginato Naya Rivera nel ruolo di Katniss.”, ha scritto Derrickson.
Scott Derrickson è noto per aver diretto gli horror The Exorcism of Emily Rose, Sinister e Liberaci dal male. Nel 2016 dirige Doctor Strange, cinecomic Marvel con protagonista Benedict Cumberbatch. Avrebbe dovuto dirigere anche il sequel, Doctor Strange in the Multiverse of Madness, ma all’inizio di quest’anno ha annunciato di aver abbandonato il progetto. Di recente abbiamo appreso che il regista di occuperà del sequel di Labyrinth, il fantasy cult del 1986 diretto da Jim Henson e interpretato dal premio Oscar Jennifer Connelly e dal compianto David Bowie.
Il futuro della saga di Hunger Games
Per quanto riguarda il franchise di Hunger Games, sappiamo ormai da diverso tempo che è in lavorazione un nuovo film della saga basato su “The Ballad of Songbirds and Snakes“, romanzo prequel della saga con protagonista Katniss Everdeen, scritto ancora da Suzanne Collins. Il film sarà diretto ancora una volta da Francis Lawrence e sarà ambientato circa 64 anni prima dei fatti raccontati nella trilogia letteraria originale.
20 luglio 1969: il giorno in cui un sogno impossibile, conquistare la luna, è diventato realtà. 20 luglio 2020: il giorno in cui quello stesso sogno, a distanza di mezzo secolo, diventerà un’icona di ripartenza… Comincia qui, da un gioco di simmetrie poetiche e simboliche, la scommessa che i produttori e i distributori hanno deciso di fare su Il grande passo del regista Antonio Padovan: un tour di anteprime estive nelle arene, iniziando da Bergamo, per contribuire (appunto) alla ripartenza del box office italiano.
Dal 20 agosto, la commedia lunare con Battiston e Fresi – distribuita da Tucker Film e Parthenos – raggiungerà le sale cinematografiche italiane. Se tre mesi di buio hanno interrotto il volo del nostro cinema, rendendo urgente e tassativo il suo trasferimento online, ecco dunque approdare in sala una sorridente favola moderna che sulla speranza del volo ha costruito la propria necessità narrativa. Uscire “fisicamente” in sala, d’altronde, è stato fin da subito un obiettivo da raggiungere e perseguire con determinazione, per amore del pubblico e del grande schermo.
Questa storia dolceamara di razzi e di allunaggi verrà lanciata da un campo-base fortemente bisognoso di un volo e di un allunaggio: la città di Bergamo. L’appuntamento, organizzato da SAS e Conca Verde con Tucker Film, è fissato alle 21.30 al Cinema all’aperto Arena Santa Lucia. Ospiti speciali: il regista Antonio Padovan, il protagonista Giuseppe Battiston e la produttrice Betta Olmi.
Prodotto da Ipotesi Cinema e Stemal Entertainment con Rai Cinema, Il grande passo unisce per la prima volta il Nordest di Giuseppe Battiston e la Roma di Stefano Fresi. Due “fratelli cinematografici” che, al di là delle apparenze, non potrebbero essere più diversi: l’impetuoso e geniale Dario (Battiston), ossessionato dall’idea di raggiungere la luna a bordo di un razzo, e il placido Mario (Fresi), che gestisce un negozio di ferramenta nella capitale. Tutto funziona bene, finché le loro strade non s’incrociano…
«Raccontando questa storia – commenta Padovan – ho voluto rendere omaggio a due mondi del cinema che amo e che vivono dentro di me. Quello americano, un po’ infantile e sentimentalista, con cui sono cresciuto da bambino: il cinema di sognatori come Steven Spielberg. E quello silenzioso e sincero, il cinema della mia terra, creato da artigiani come Carlo Mazzacurati. Questi due mondi s’incontrano e si scontrano in una storia che parla del sogno di andare sulla luna, e di due fratelli che imparano a conoscersi».
Il grande passo vede la partecipazione di Roberto Citran, Camilla Filippi, Vitaliano Trevisan e Teco Celio. La colonna sonora porta la firma leggendaria del maestro Pino Donaggio. Un caloroso ricordo è rivolto a Flavio Bucci, qui nella sua ultima partecipazione straordinaria.
A quanto pare Deadpool 2 contiene un easter egg a Indiana Jones e al primo capitolo della leggendaria saga, I Predatori dell’Arca Perduta, che forse nessuno ha notato. A rivelarlo è stato lo stesso Ryan Reynolds, interprete del Mercenario Chiacchierone nei due film usciti sotto l’egida della Fox, attraverso il suo account Instagram.
Utilizzando le storie del suo profilo ufficiale, Reynolds ha postato un’immagine tratta dal film diretto da David Leitch e uscito nelle sale nel 2018 in cui Wade Wilson fugge da un gruppo di scagnozzi: mentre corre si tiene una mano sulla testa e si appresta a gridare a Dopinder di mettere in moto l’auto.
Come spiegato dallo stesso Reynolds, la sequenza in questione è un omaggio a I Predatori dell’Arca Perduta e alla scena in cui Indiana Jones scappa dai guerrieri dell’Amazzonia, gridando al pilota Jack di attivare il velivolo che li assicurerebbe la salvezza. Inoltre, la mano che Deadpool si appoggia sulla testa pur non indossando alcun cappello è un ulteriore presa in giro all’iconico oggetto che da sempre contraddistingue l’armamentario di Indy.
Il futuro di Deadpool sul grande schermo
Deadpool è un personaggio molto amato, non solo dai lettori dei fumetti, e i primi due film sotto l’egida della Fox sono stati un vero successo al box office: non sorprende, dunque, che la Marvel abbia deciso di far proseguire le avventure di Wade Wilson sul grande schermo. La vera domanda adesso è un’altra: il film sarà vietato ai minori? Deadpool 3rappresenterà ufficialmente il primo film R-rated dei Marvel Studios?
Vi ricordiamo che a confermare l’ingresso di Deadpool nel MCU era stato Alan Horn, presidente di Walt Disney Studios, durante il CinemaCon di Las Vegas, rassicurando il pubblico accorso al panel che presto arriverà un altro titolo della serie di film con Ryan Reynolds.
Alden Ehrenreich, noto per aver interpretato il giovane Han Solo nello spin-off Solo: A Star Wars Story, ha parlato in una recente intervista con Esquire della sua esperienza sul set del film di Ron Howard (ad oggi l’unico vero grande flop della saga di Star Wars) e della decisione di prendersi una pausa dalla recitazione.
“Praticamente è stata un’esperienza lunga tre anni, dalla pre-produzione fino all’uscita del film in sala”, ha spiegato l’attore. “Io volevo soltanto tornare a sentirmi normale, connettermi con le persone della mia vita, trascorrere del tempo con loro e vivere come una persona al di fuori di questo mondo. Poi, quello che accadrà… nessuno lo può sapere.”
Parlando del futuro di Star Wars, e della possibilità di tornare a vestire i panni di Han Solo, Ehrenreich ha spiegato: “Dipende da cosa sarà. Dipende da come sarà fatto. Dipende se avrà senso per la storia”. L’attore ha poi ammesso di non aver visto L’Ascesa di Skywalker, e quando gli è stato chiesto un commento su The Mandalorian, ha risposto: “Non ne so nulla. Penso che il nostro film sia stato tipo l’ultimo Star Wars dell’era convenzionale.”
Alden Ehrenreich ha ufficialmente chiuso con Solo?
Alden Ehrenreich ha quindi chiuso definitivamente con il personaggio di Han Solo? Sembrerebbe di no, dal momento che nel corso della medesima intervista ha lasciato intendere che potrebbe esserci ancora qualcosa per lui in futuro: “Mi sono state riferite alcune cose, ma niente di concreto.”
Solo: A Star Wars Story è un film del 2018 diretto da Ron Howard con Alden Ehrenreich, Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glovere Thandie Newton. Attraverso una serie di audaci bravate nel profondo di un mondo criminale oscuro e pericoloso, Han Solo fa amicizia con il suo futuro possente copilota Chewbacca e incontra il famigerato giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che determinerà il futuro di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.
Campione d’incassi, il film Quo vado?, diretto da Gennaro Nunziante e uscito in sala nel 2016, ha ulteriormente confermato il trend positivo dei film con Luca Medici, in arte Checco Zalone, al cinema. Commedia satirica dove l’attore rilegge l’Italia e gli italiani di oggi, il film ha infatti infranto tutti i precedenti record stabiliti dal comico pugliese, affermandosi come il film italiano più visto di sempre del XXI Secolo.
Con un notevole budget di oltre 10 milioni di euro, il film, uscito al cinema il 1° gennaio, è riuscito ad incassarne 22 soltanto nel primo weekend di programmazione, arrivando poi al termine della sua corsa in sala, durata fino a fine marzo, ad aver raggiunto la cifra record di 65,2 milioni di euro. Ad oggi è al secondo posto dei film che hanno registrato il più grande incasso della storia in Italia, dietro solo al film Avatardi James Cameron.
Il film venne inoltre particolarmente apprezzato anche dalla critica, che riconobbe al di là dell’intento comico di Zalone la volontà di affrontare problematiche attuali del paese, come quella del precariato e del posto fisso. Per questo, Quo vado? venne tenuto in buona considerazione anche per prestigiosi premi come i David di Donatello e i Nastri d’argento. Tale successo ha permesso a Zalone di confermarsi come nuovo astro della commedia a sfondo sociale.
Quo vado?: la trama e la spiegazione del film
Protagonista della storia è Checco, il quale apre il film raccontando la propria storia, e cosa lo abbia condotto all’interno di una tribù di indigeni africani. Dalle sue parole si apprende che nella vita Checco ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato, e a quasi 40 anni vive quella che ritiene essere l’esistenza ideale. Si ritrova infatti servito e riverito presso la casa dei genitori, evitando così una costosa indipendenza. È inoltre eternamente fidanzato con una ragazza che, tuttavia, non ha alcuna intenzione di sposare per non incorrere nelle responsabilità del matrimonio. L’obiettivo più grande da lui realizzato è però quello del posto fisso.
Sfortunatamente per lui, il governo si decide ad approvare una riforma che decreta il taglio di diversi dipendenti pubblici. La sua vita subisce a questo punto un drastico cambiamento, assistendo a molti lavoratori come lui venire licenziati con una cospicua buona uscita. Checco però non è intenzionato a rinunciare al suo posto fisso, e pur di mantenerlo accetta di essere trasferito. Desiderosa di ottenere le sue dimissioni, la spietata dottoressa Sironi lo spedisce così in diverse località italiane a ricoprire i ruoli più improbabili e pericolosi. Checco però non sembra intenzionato a cedere, e in nome del sacro posto fisso sarà disposto a tutto.
L’espressione Quo vado?, che dà il titolo al film, è una scelta allo stesso tempo colta e sarcastica, che ben evidenzia la volontà di Zalone di giocare con la lingua e le sue forme, come anche con la natura migrante dell’italiano. “Quo vado?” richiama infatti, con una storpiatura ironica, la celebre locuzione latina “Quo vadis?”, significante “Dove vai?”. Il titolo del film diventa invece una domanda che il protagonista rivolge a sé stesso, sintetizzando così il bisogno del personaggio principale di spostarsi in luoghi lontani e ostili pur di mantenere il proprio posto fisso.
Quo vado?: il cast del film
Protagonista del film è Luca Medici, che riporta sul grande schermo il personaggio che lo ha reso famoso, ovvero quello di Checco Zalone, già personaggio principale dei precedenti film. Con Quo vado?, inoltre, Checco continua a dimostrare un progressivo mutamento rispetto a quelle che erano le origini del personaggio conosciuto nel corso del programma Zelig. Questi viene infatti a perdere le marcate origini pugliesi, acquisendo un accento e uno stile nettamente più italiano, che permette ad ogni potenziale spettatore di ritrovare una maggiore identificazione nei suoi confronti.
Del film fanno poi parte apprezzati interpreti del cinema italiano come Lino Banfi, il quale ricopre il ruolo del senatore Nicola Binetto, il quale ricorda più volte a Checco della sacralità del posto fisso. Vi è poi l’attrice Sonia Bergamasco nel ruolo della dottoressa Sironi, colei che spedisce il protagonista verso sempre nuove mete. Per la sua interpretazione, l’attrice ha ricevuto importanti riconoscimenti, come la candidatura ai David di Donatello nella categoria alla miglior attrice non protagonista. Infine, Ninni Bruschetta è il ministro Magnu, che sovrintende l’ufficio della Sironi.
Quo vado?: il trailer e dove vedere il film in streaming
Per gli amanti del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Quo Vado? è infatti presente nel catalogo di Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare il film in totale comodità e al meglio della qualità video.
Ad oggi la data di uscita di Tenet, il nuovo attesissimo film di Christopher Nolan, è fissata nelle sale americane per il prossimo 3 agosto. Sappiamo però che si tratta di una data tutt’altro che definitiva, dal momento che la Warner Bros., a causa dell’aumento dei casi di Coronavirus negli Stati Uniti, potrebbe decidere di posticipare ancora una volta l’uscita del film.
In attesa di nuovi aggiornamenti, arriva la notizia che la Korea Media Ratings Board (via CBM) ha ufficialmente classificato Tenet, rendendone pubblica la durata: stando al sito, l’ultima fatica di Nolan durerà 149 minuti. Si tratta del quarto film più lungo diretto dal regista britannico: ad oggi il più lungo è Interstellar (169 minuti), seguito da Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (165 minuti) e Il Cavaliere Oscuro (152 minuti).
Tutto quello che sappiamo su Tenet di Christopher Nolan
John David Washington è il nuovo protagonista nel nuovo film di fantascienza, Tenet, di Christopher Nolan. Armato di una sola parola – Tenet – e in lotta per la sopravvivenza di tutto il mondo, il Protagonista viaggia attraverso un crepuscolare mondo di spionaggio internazionale per una missione che si svolgerà in qualcosa al di là del tempo reale. Non un viaggio nel tempo. Ma inversione.
Gli appassionati del Saturday Night Live lo ricordano nei panni del presidente George W. Bush, gli amanti delle commedie brillanti invece per il film Tutto Può succedere a Broadway, mentre i serie tv dipendenti lo ricorderanno per How I Met Your Mother. Insomma, avete capito di chi stiamo parlando; Will Forte è un attore che ha iniziato la sua scalata dalla tv fino ad arrivare alle più grandi produzioni cinematografiche hollywoodiane.
Scopriamo adesso insieme tutto quello che c’è da sapere su Will Forte
Will Forte al Saturday Night Live: la sua carriera in tv
Will Forte al “Saturday Night Live”
10. Molti credono che la carriera di Will Forte sia cominciata nel 2002 con il Saturday Night Live. Ebbene non è così. Will ha cominciato a lavorare in tv molto prima e sorprendentemente dietro la macchina da presa. Il suo primo lavoro nel mondo dello spettacolo fu come sceneggiatore per il David Letterman Show a New York nel lontano 1997. Grazie a Letterman e ovviamente al suo talento, Will Forte è poi approdato al SNL dove è rimasto fino al 2012.
9. Ancor prima di approdare da Letterman, Will stava lavorando a un comic book dal titolo 101 Things to Definitely Not Do If You Want to Get a Chick (101 cose da non fare assolutamente se vuoi conquistare una ragazza). Incredibilmente fu proprio quel ‘fumetto’ a fare la sua fortuna; il suo talento prima lo portò a lavorare come scrittore per il Jenny McCarthy sketch show e poi dritto da Letterman.
8. Will Forte è una delle poche persone che non ha mai nascosto di soffrire di disturbo ossessivo compulsivo. Tuttavia questa condizione non ha mai fermato la sua scalata nel mondo dello spettacolo; anzi, a detta dell’attore stesso è stata proprio la sua malattia ad aiutarlo.
Forte non ha mai vissuto la sua malattia come un handicap ma bensì se n’è servito per sviluppare le sue gag comiche. Uno dei tratti distintivi del DOC è la necessità di ripetere più volte di seguito azioni o parole, un po’ come Sheldon di The Big Bang Theory bussa sempre tre volte alla porta. Will ha utilizzato questo caratteristica del suo disturbo per preparare il suo provino per il Saturday Night Live. A quanto pare all’audizione ha portato un pezzo su di un artista di strada, dipinto d’oro, che diceva sconcezze a ripetizione.
Will Forte e le serie tv: tra piccoli ruoli e grandi successi
Will Forte in “The Last Man on Earth”
7. Will Forte si è dedicato anche ad altri progetti durante gli anni di militanza al Saturday Night Live. Sono, infatti, tantissime le ‘comparsate’ o piccoli ruoli in serie tv come Campus Ladies (2006), Funny or Die Presents (2010), Parks and Recreation (2011), The League (2011) e Up All Night (2011-2012). Ovviamente non possiamo non citare la serie 30 Rock (2012), una comedy di grandissimo successo, con Tina Fey e Alec Baldwin, in cui Forte ha recitato in un arco di tredici episodi.
6. Uno dei più grandi successi televisivi di Will Forte è senza alcun dubbio la serie The Last Man on Earth di cui è sia protagonista che produttore esecutivo. Nella serie – andata in onda per quattro stagioni dal 2015 al 2018 – Will interpreta Phil, unico sopravvissuto a una pandemia che ha spazzato via l’intera razza umana. Il suo look nella serie ricorda un po’ quello di Tom Hanks in Cast Away con barba lunga e incolta. Ebbene, in un’intervista, Will forte ha raccontato che quella barba gli ha creato non pochi problemi. Non solo ci sono voluti ben sei mesi per farla crescere ma quando poi ha raggiunto la sua lunghezza massima, Will stava quasi per impazzire; pare infatti che l’eccessivo volume della barba gli impedisse di dormire a pancia sotto poiché la sua faccia non riusciva a toccare il cuscino.
Will Forte in How I Met Your Mother
WIll Forte in “How I Met Your Mother”
5. Senza dubbio la partecipazione di Will Forte alla sit-com How I Met Your Mother è stata una delle più spassose per gli amanti della serie e non solo. Nel 2008 Will è stato tra le guest star della serie nel diciottesimo episodio della terza stagione, dal titolo “La Strana Coppia”. In questa puntata Barney (Neil Patrick Harris) cerca di sostituire Ted (Josh Radnor) con un suo collega ‘rimorchione’, Randy, interpretato proprio da Will Forte.
L’esperienza di Will sul set pare sia stata fantastica al punto di spingere gli autori a escogitatare uno stratagemma narrativo per poterlo far tornare. A volerlo di nuovo nella serie è stato in particolare Craig Thomas che ha dichiarato, dopo due anni, di sentire la mancanza di Will. Ecco quindi che nel 2010 Forte torna sul set di HIMYM in occasione del settimo episodio della sesta stagione, dal titolo “Il Licenziamento”. In questa puntata Marshall (Jason Segel) licenzia Randy ma ben presto, preso dai sensi di colpa, fa di tutto per farlo riassumere. In questo modo però, senza saperlo, distrugge il sogno nel cassetto di Randy, ovvero quello di usare i soldi della liquidazione per iniziare la sua nuova carriera di produttore di birra.
Will Forte film: la sua carriera sul grande schermo
Will Forte nel film “Nebraska”
4. Abbiamo parlato e straparlato di comic show e serie tv ma la carriera di Will Forte si è sviluppata anche sul grande schermo. Dopo aver acquisito una certa notorietà con il Saturday Night Live, dal 2004 in poi Will si è diviso tra tv e cinema. Al suo primo film, Il Giro del Mondo in 80 Giorni ne sono seguiti molti altri e di tantissimi generi differenti.
Tra i più famosi ricordiamo I Fratelli Solomon (2007), Big Mama (2008), Brief Interviews with Hideous Men (2009) con la regia diJohn Krasinski, Fanboys (2009) e ovviamente MacGruber (2010). Quest’ultimo titolo è particolarmente importante per Will Forte poiché si tratta dell’adattamento cinematografico dell’omonimo sketch ideato per il SNL da Jorma Taccone, regista anche del film. Lo sketch così come la pellicola si prende gioco dell’iconica serie tv MacGyver e del suo protagonista.
Successivi a quell’anno abbiamo moltissimi altri film come A Good Old Fashioned Orgy (2011), Rock of Ages(2012), film musicale diretto da Adam Shankman,Indovina Perchè Ti Odio (2012), Vicini del Terzo Tipo (2012), Run & Jump (2013) e Nebraska(2013). Con Nebraska – presentato al Festival di Cannes e che ha ottenuto ben sei candidature agli Oscar – Will Forte si distacca un po’ dalle solite commedie filo ‘demenziali’ e abbraccia il dramma, raccontando una storia dolce amara.
Tra i film più recenti di Will Forte ricordiamo, Un Weekend da Bamboccioni 2 (2013), Tutto Può Succedere a Hollywood (2014), Estate a Staten Island (2015), Good Boys (2019), La Rivincita delle Sfigate (2019) e in ultimo Panama Papers(2019) diretto dal grande Steven Soderbergh.
Will Forte curiosità
Will Forte e Jane Krakowski nella serie “30 Rock”
3. In ambito lavorativo e non, tutte le persone che hanno avuto il piacere di incontrarlo, lo hanno definito un vero gentleman. In tv e a Hollywood spesso ci si imbatte in prime donne o attori fin troppo pieni di sé: Will invece pare sia una delle poche anime gentili dello show business.
Non a caso, infatti, pare che Will sia anche molto attivo nel campo della ricerca e della beneficenza. Da solo ha finanziato diverse organizzazioni no-profit che aiutano i senzatetto e le persone più disagiate e in più lavora da tempo con più di un ente per la ricerca sulle cellule staminali. In particolare queste associazioni si occupano di finanziare la ricerca contro le malattie che colpiscono gli occhi e la vista.
2. Nonostante sia approdato a Hollywood e abbia preso parte a produzioni cinematografiche davvero importanti, Will Forte ha confessato di essersi pentito di aver lasciato Saturday Night Live. L’attore in più di un’occasione ha dichiarato di averci messo un bel po’ di tempo per elaborare questo enorme cambiamento. E’ stata una sua scelta quella di lasciare lo show dopo otto anni ma tuttavia, a volte, dire addio a qualcosa che si è amato per tanto tempo non è semplice. Alla fine però il suo coraggio è stato ripagato.
1. Prima di approdare in tv e al cinema, Will Forte ha fatto tantissimi lavori diversi che non ci aspetteremmo da un personaggio così divertente e fuori dagli schemi. Dopo il diploma, Will ha frequentato la UCLA dove si è laureato in storia. I suoi piani post college prevedevano l’inizio di una fulgida carriera come broker, proprio come suo padre. Dopo una breve parentesi in una società di brokeraggio, Forte ha lavorato prima come insegnante di matematica e poi in una casa editrice specializzata in musica, prima di affacciarsi al mondo dello spettacolo.
Purtroppo a oggi non esiste ancora un account ufficiale Will Forte su Instagram ma se volete essere sempre aggiornati sulle novità che lo riguardano, potete seguire le sue attività su Twitter.
Attore dall’espressione grave e di grande intensità drammatica, Tommy Lee Jones si è negli anni affermato come uno dei migliori interpreti della sua generazione, ottenendo alcuni tra i più importanti riconoscimenti dell’industria cinematografica. Particolarmente versatile, sono molte le sue interpretazioni rimaste impresse nell’immaginario collettivo, e ancora oggi non manca di regalare interpretazioni degne del suo valore. Ecco 10 cose che non sai di Tommy Lee Jones.
Tommy Lee Jones: i suoi film da attore e da regista
9. È anche regista, sceneggiatore e produttore. Negli anni Jones ha più volte dimostrato il proprio interesse a ricoprire ruoli diversi da quello dell’attore. Ha infatti debuttato dietro la macchina da presa nel 1995 con il film televisivo The Good Old Boy, da lui anche scritto. Nel 2005 dirige invece il film per il cinema Le tre sepolture, per poi dirigere anche Sunset Limited (2011), con Samuel L. Jackson, e The Homesman (2014), western da lui anche scritto e prodotto, che vede nel cast anche l’attrice Hilary Swank.
8. Ha vinto un premio Oscar. Grazie al film JFK – Un caso ancora aperto, l’attore ottiene la sua prima nomination al premio Oscar come attore non protagonista. Vince poi il premio, nella medesima categoria, nel 1994 per il film Il fuggitivo. Jones otterrà poi altre due nomination, nel 2008 come attore protagonista per Nella valle diElah, e nel 2013 come non protagonista per Lincoln. Jones vanta inoltre numerosi altri importanti riconoscimenti, come il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes nel 2005.
Tommy Lee Jones ha una figlia
7. Ha avuto figli dal suo secondo matrimonio. Nel corso della sua vita Jones è stato sposato tre volte. Il primo matrimonio risale al 1971 con Kate Lardner, dalla quale ha poi divorziato nel 1978. Dal suo secondo matrimonio, avuto con Kimberlea Cloughley, ha avuto due figli: Austin Leonard, nato nel 1982, e Victoria Kafka, nata nel 1991. Dopo aver divorziato nuovamente, l’attore si è risposato nel 2001 con Dawn Laurel, con la quale vive nel ranch di sua proprietà in Texas.
Tommy Lee Jones: il suo patrimonio
6. Possiede un ricco patrimonio. Nel corso della sua carriera Jones ha dimostrato una notevole prolificità tra cinema e televisione. Distintosi in diversi campi del settore cinematografico, l’attore ha così avuto modo di guadagnare un notevole patrimonio, attestato intorno ai 90 milioni di dollari. Ciò è merito anche della sua presenza in alcuni film particolarmente redditizi, che gli hanno permesso di consolidare il proprio status all’interno dell’industria.
Tommy Lee Jones in Batman Forever
5. Non ha avuto un buon rapporto con uno degli attori del film. Avere un buon rapporto con i propri colleghi di set è notoriamente uno degli elementi più necessari per la riuscita del film. Dar vita ad una buona chimica tra gli interpreti consente infatti di coinvolgere ulteriormente il pubblico. Ciò non si è tuttavia verificato per Jones e l’attore Jim Carrey, interprete dell’Enigmista nel film. Stando a quanto raccontato da quest’ultimo, Jones avrebbe in più occasioni espresso pareri negativi nei suoi confronti e della sua intera filmografia, intrattenendo con lui un rapporto particolarmente difficile.
4. Ha accettato il ruolo per far felice suo figlio. Jones era la prima scelta per il ruolo di Harvey Dent, alias Due Facce. L’attore ha raccontato di aver accettato la parte per far contento suo figlio, il quale gli aveva detto che quello era il suo personaggio preferito dei fumetti. Per permettere a Jones di interpretare il ruolo, la Warner Bros. dovette sciogliere il contratto con l’attore Billy Dee Williams, il quale aveva interpretato il personaggio nel primo film di Batman.
3. Ha dovuto sottoporsi a diverse ore di trucco. Per poter dar vita al personaggio di Due Facce, l’attore ha dovuto sottoporsi ogni giorno a circa quattro ore di make up. Questo era infatti il tempo richiesto per applicare sul volto dell’attore il trucco richiesto per fargli assumere un doppio volto, di colore violaceo e che facesse immaginare una terribile ustione. Per l’attore resistere a tutte queste ore non è stata un’esperienza piacevole, ma resistette pur di far contento suo figlio.
Tommy Lee Jones nel 2020
2. Sta lavorando a due nuovi film. Dopo aver recitato nel fantascientifico Ad Astra, Jones tornerà al cinema nel corso del 2020 con due film di alto profilo. Questi sono il crime Wander, dove recita accanto a Katheryn Winnicke Heather Graham, e la commedia The Comeback Trail, dove dividerà la scena con il premio OscarRobert De Niro. Jones continua così a confermare la propria instancabilità, così come il desiderio di continuare a recitare in film particolarmente ricercati.
Tommy Lee Jones: età e altezza
1. Tommy Lee Jones è nato a San Saba, in Texas, Stati Uniti, il 15 settembre 1946. L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.
L’attore Sean Astin è stato in grado, nel corso della sua carriera, di conquistare diverse generazioni di spettatori grazie ai suoi iconici ruoli, ottenendo popolarità e affetto da ogni dove. Interprete di film di grande successo, come anche di note serie TV, Astin ha potuto così dar prova del suo talento quanto del suo spiccato carisma.
Ecco 10 cose che non sai di Sean Astin.
Parte delle cose che non sai sull’attore
Sean Astin: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore ha debuttato al cinema nel 1985 con il film I Goonies, per poi acquisire ulteriore popolarità grazie a titoli come La guerra dei Roses (1989), di Danny DeVito, Scuola di eroi (1991), Rudy – Il successo di un sogno (1993), e Il coraggio della verità (1996). Ottiene poi grande notorietà grazie al ruolo di Samwise Gamgee nella trilogia di film Il Signore degli Anelli, con Elijah Wood. Successivamente, prende parte a film come 50 volte il primo bacio (2004), Cambia la tua vita con un click (2006), con Adam Sandler, Borderland – Linea di confine (2007), Il coraggio di vincere (2008), Cabin Fever: Patient Zero (2014), Mamma che notte! (2014), The Do-Over (2016) e Gloria Bell (2018), con Julianne Moore.
9. Ha preso parte a note serie televisive. Parallelamente alla carriera cinematografica, l’attore recita anche per la televisione comparendo in serie TV come Jeremiah (2003-2004), Hercules (2005), 24 (2006), Le streghe di Oz (2012), The Strain (2014), con Corey Stolle Stranger Things(2017-2019), recitando accanto ad attori come Winona Ryder e Millie Bobby Brown. Successivamente, continua a recitare per la televisione comparendo in titoli come The Big Bang Theory (2019), con Jim Parsons, Ci mancava solo Nick (2019) e Supergirl (2020), con Melissa Benoist.
8. È anche regista e produttore. Negli anni Astin si è distinto anche per la sua attività di regista e produttore. Da dietro la macchina da presa ha infatti realizzato gli episodi Snap Ending della serie Perversions of Science (1997), Slam Punk di Eddie, il cane parlante (1999), Soulless di Angel (2003) e The Face in the Mirror di Jeremiah (2003). Da produttore ha invece partecipato alla realizzazione dei film Slipstream (2005), The Final Season (2007), The Freemason (2013), The Surface (2014) e Do You Believe? (2015), da lui anche interpretati. Ha inoltre prodotto la serie documentario Unlocked: The World of Games, Revealed (2016) e la miniserie Un amor (2017).
Sean Astin è su Instagram
7. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 513 mila persone. All’interno di questo Astin è solito condividere immagini relative alla propria quotidianità, con momenti di svago o curiosità legate a lui o al suo lavoro. Particolarmente presenti sono anche i post relativi alla sua attività di interprete, con ricordi di set passati o immagini promozionali dei suoi prossimi progetti.
Sean Astin in I Goonies
6. Ha tenuto con sé la mappa del film. Celebre interprete di Mickey Walsh nel film I Goonies, con il quale ha avuto modo di ottenere estrema popolarità dando un concreto futuro alla propria carriera, l’attore ha raccontato di aver potuto tenere per sé, alla fine delle riprese, un importante cimelio. Ad Astin fu infatti consentito di portarsi a casa la mappa del tesoro utilizzata dai protagonisti del film. Anni dopo, tuttavia, sua madre ritrovandola pensò si trattasse soltanto di un pezzo di carta inutile, gettandola nei rifiuti.
Parte delle cose che non sai sull’attore
Sean Astin in Il Signore degli Anelli
5. Ha guadagnato molto peso per il ruolo. Scelto per il ruolo dello hobbit Samwise Gamgee, fidato compagno di Frodo, all’attore fu richiesto di mettere su circa 13 chili, affinché potesse assumere un aria paffuta funzionale al ruolo. L’attore si sottopose così ad una dieta mirata per guadagnare peso, arrivando ad ottenerlo nel tempo previsto per l’inizio delle riprese. Astin decise poi di mantenere il peso raggiungo anche in vista dei successivi sequel, così da potersi rimettere in forma soltanto alla fine della trilogia.
4. Fu incoraggiato dal suo padrino ad accettare il ruolo. Principale motivo che ha visto l’attore accettare la parte di Samwise è il consiglio ricevuto a riguardo dal suo padrino John Astin, noto attore statunitense. Questi aveva già lavorato con Peter Jackson per il film Sospesi nel tempo (1996), ed espresse entusiasmo nei confronti del regista. Astin si convinse così ad accettare il ruolo, affascinato anche dall’idea di affrontare un film d’avventura tanto visionario.
Sean Astin in Stranger Things
3. Il suo ruolo nella serie è stato prolungato. Apparso nel corso della seconda stagione di Stranger Thingsnel ruolo di Bob Newby, Astin sapeva che il suo personaggio sarebbe morto abbastanza presto, risultando così in un ruolo piuttosto piccolo. Tuttavia, dopo averlo visto recitare la parte, gli autori della serie si convinsero che sarebbe stato un peccato sprecare il talento di Astin, e decisero perciò di espandere il ruolo fino alla fine della stagione, permettendogli di ottenere un maggior sviluppo.
2. Era preoccupato per i riferimenti ad un altro suo celebre ruolo. Come noto, Stranger Things raccoglie a piene mani l’eredità della cultura degli anni ’80, rielaborandola in modo nostalgico e citazionista. Tra le fonti di ispirazione si ritrova anche il film I Goonies, che vedeva Astin tra i protagonisti. Proprio per questo motivo l’attore era inizialmente preoccupato all’idea di partecipare ad una serie che contiene tanti riferimenti al film che l’ha reso celebre, temendo che il pubblico l’avrebbe identificato soltanto come un omaggio vivente all’opera del 1985. Per sua fortuna, invece, gli spettatori apprezzarono il ruolo senza legarlo necessariamente a quello interpretato da Astin in gioventù.
Sean Astin: età e altezza
1. Sean Astin è nato a Santa Monica, in California, il 25 febbraio 1971. L’attore è alto complessivamente 170 centimetri.
“SCOOBY!”, l’atteso film d’animazione per tutta la famiglia sulle origini di Scooby-Doo e la Mystery Inc., arriva in Italia in esclusiva anteprima digitale da mercoledì 15 luglio, disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity.
“SCOOBY!” ci svela come gli amici di sempre Scooby e Shaggy si siano incontrati e, in seguito, uniti ai giovani investigatori Fred, Velma e Daphne per formare la famosa Mystery Inc. Con centinaia di casi risolti e avventure condivise, Scooby e la banda ora dovranno affrontare il loro mistero più grande e impegnativo di sempre: sventare un piano volto a sguinzagliare il cane fantasma Cerberus nel mondo. Mentre si apprestano a fermare questa “can-apocalisse globale”, i membri della banda scoprono che Scooby ha un retaggio segreto e un destino epico più grande di quanto potessero immaginare.
Nella versione originale di “SCOOBY!” fanno parte del cast di doppiatori Will Forte (“La rivincita delle sfigate”; la serie TV “The Last Man on Earth”), come voce del migliore amico di Scooby-Doo, Shaggy; l’attore due volte candidato all’Oscar Mark Wahlberg (“The Fighter”; “The Departed – Il bene e il male”) è Blue Falcon; Jason Isaacs (i film di “Harry Potter”; “The OA” in TV) è la voce del famigerato Dick Dastardly; Gina Rodriguez (“Deepwater: Inferno sull’Oceano”; la serie TV “Jane the Virgin”) è la voce di Velma; Zac Efron (“The Greatest Showman”; la saga “Cattivi vicini”) quella di Fred; Amanda Seyfried (i film “Mamma Mia!”; “Ted 2”) è Daphne; Kiersey Clemons (“Cattivi vicini 2”; la serie TV “Angie Tribeca”) nei panni di Dee Dee; Ken Jeong (“Crazy & Rich”; la trilogia di “Una notte da leoni”) nel ruolo di Dynomutt; Tracy Morgan (“What Men Want”; “30 Rock” in TV) nel ruolo di Captain Caveman; mentre Frank Welker (il franchise di “Transformers”) presta la voce a Scooby-Doo.
“SCOOBY!”, diretto da Tony Cervone, candidato all’Annie Award per il film “Space Jam”, e due volte candidato agli Emmy per il suo lavoro su “Duck Dodgers”, è già disponibile per il pre-order su Youtube, Chili e Google Play.
Sono passati 20 anni dall’uscita in sala, negli USA, di X-Men. A celebrarlo, sui social, è Hugh Jackman, che nel film interpreta Logan/Wolverine, e che a quel personaggio in particolare deve la sua fama internazionale e l’affetto di molti fan.
Se in partenza non poteva essere più diverso dal personaggio di Len Wein del 1974, visto che l’originale di carta e inchiostro è basso, pelosetto, canadese e non troppo affascinante, Hugh Jackman ha saputo conquistare il suo pubblico, diventando l’unico attore a costituire una coincidenza perfetta tra interprete e personaggio. Nessun altro attore del vasto franchise degli X-Men ha mani interpretato Logan, e Logan è in quasi tutti i film del franchise, contando anche un paio di cameo.
Il primo film della saga è raccontato dal punto di vista di Wolverine e Rogue, entrambi in fuga da loro stessi, che trovano una casa presso la Scuola per giovani dotati del professor Charles Xavier, mentre il mondo comincia a sentire la minaccia di uno scontro iminente tra uomini e mutanti. Dalla parte dei “mutanti cattivi”, compare Magneto, signore del magnetismo, vecchio amico di Xavier e con un passato tragico per il quale attribuisce la colpa all’ Homo Sapiens. Wolverine e Rogue si troveranno a fare squadra con i ragazzi di Xavier, Ciclope, Tempesta e Jean Grey, ed entreranno così negli X-Men, un gruppo di mutanti che invece crede nella convivenza pacifica tra mutanti e umani.
Diretto da Bryan Singer, il film vede trai protagonisti, accanto a Hugh Jackman, anche Patrick Stewart, Ian McKellen, Anna Paquin, James Marsden, Halle Berry e Famke Janssen. Il film ha aperto la strada a quello che sarebbe divenuto, di lì a pochi anni (ed è tutt’ora), il “genere” cinematografico più remunerativo di sempre: il cinecomic.
Amatissimo dalle donne, sia giovani che adulte, e odiatissimo dai Grifondoro di tutto il mondo, Jason Isaacs è uno degli attori inglesi più apprezzati degli ultimi anni. Conosciuto principalmente per il ruolo del terribile Lucius Malfoy nella saga di Harry Potter, Isaacs ha più di trent’anni di carriera attoriale alle spalle.
Sempre diviso tra cinema e televisione il caro Jason pare abbia avuto il suo bel da fare soprattutto negli ultimi anni. Con la fine di Harry Potter, l’attore si è potuto dedicare finalmente ad altri progetti. Scopriamo insieme oggi le 10 cose che forse non sapete ancora su Jason Isaacs.
Jason Isaacs film: i primi anni
Jason Isaacs nel film “Il Patriota”
10. La carriera di Jason Isaacs comincia nel lontano 1989 con il suo primo film Due Metri di Allegria, nel quale recita al fianco di grandi attori come Jeff Goldblum, Emma Thompson e Rowan Atkinson. Gli anni novanta sono sono i più prolifichi per l’attore che grazie a film come Dragonheart (1996), Punto di Non Ritorno (1997), Armageddon (1998), Soldier (1998) e Tutto per Amore (1998), si guadagna il favore del pubblico.
La vera popolarità, tuttavia, per Jason Isaacs arriva nei primi anni duemila grazie alla sua partecipazione a grandi film, alcuni diventati poi cult del cinema, come Il Patriota (2000) – film storico con Mel Gibson e Heath Ledger – Sweet November (2001), Black Hawk Down (2001), Resident Evil (2002). Uno dei suoi ruoli più amati è senza dubbio quello di Hook nel film Peter Pan del 2003, diretto da P.J. Hogan.
Tuttavia, nonostante il suo già ricco curriculum e la sua carriera in piena ascesa, Jason Isaacs conosce il successo vero quando nel 2002 viene scelto per il ruolo di Lucius Malfoy per Harry Potter e La Camera dei Segreti, secondo film della saga del maghetto con gli occhiali.
Dal 2002 fino al 2011, anno d’uscita di Harry Potter e I Doni della Morte – Parte 2, ultimo film della saga, Isaacs si concede pochi progetti paralleli. Tra questi, oltre al già citato Peter Pan, ricordiamo I Nuovi Eroi (2004), Elektra (2005), 9 Vite da Donna (2005), Kidnapped (2005), Friends With Money (2006), Good – L’indifferenza del Bene (2008) e Green Zone (2010).
Jason Isaacs in Harry Potter: aneddoti e curiosità
9. Che a Isaacs piaccia o no, il suo volto sarà sempre associato a quello di Lucius Malfoy, uno dei cattivi più snob e affascinanti del grande schermo. Eppure sembra proprio che all’inizio questo ruolo non gli andasse tanto a genio!
Solo di recente l’attore ha raccontato di come Malfoy non fosse stata la sua prima scelta ma bensì un ‘ripiego’. Isaacs si era infatti presentato ai provini per ricoprire il ruolo di Gilderoy Allock, inizialmente assegnato a Hugh Grant, in ultimo sostituito da Kenneth Branagh. Durante il suo provino, il direttore del casting pare gli abbia proposto il ruolo di Lucius che Jason non voleva accettare. Fu il suo agente, in ultimo, a spronarlo a continuare i casting per Malfoy.
8. Una volta accettato il suo ruolo di eterno cattivo (almeno sul grande schermo), Jason Isaacs fu assai coinvolto nella scelta del look di Malfoy. Inizialmente i capelli di Lucius dovevano essere più corti, simili a quelli di Draco, ma pare sia stato Jason a cambiare le carte in tavola. I capelli lunghi e biondissimi erano senza dubbio un azzardo e pare dessero parecchio fastidio a Isaacs durante le riprese; il vento spingeva la chioma sempre davanti alla faccia. E’ per questo motivo che Jason ha recitato quasi tutte le scene con la testa leggermente all’indietro, cosa che ha dato al suo Lucius un’aria decisamente snob. Insomma, cattivo si ma con stile.
7. Se pensate che Jason Isaacs si sia limitato a interpretare Lucius Malfoy, vi sbagliate di grosso. Pare infatti che il regista Chris Columbus abbia voluto proprio lui come voce (originale) del terribile Basilisco ne La Camera dei Segreti, secondo film della saga di Harry Potter.
Jason Isaacs tra film e doppiaggio
6. Dicendo addio nel 2011 alle sue avventure nel magico mondo di Hogwarts, Jason Isaacs è tornato a spaziare tra generi cinematografici. Negli ultimi dieci anni, Jason ha partecipato a numerosi progetti, girando film come Abduction (2011), A Single Shot (2013), Sweetwater (2013) e Fury (2014), particolarmente amato dal pubblico. Si tratta di un film storico, ambientato nel 1945, ultimo anno del secondo conflitto mondiale, film che ha visto Isaacs recitare al fianco di attori come Brad Pitt e Shia LaBeouf.
La sua carriera prosegue con After The Fall (2014), Rosemary’s Baby (2014), Field of Lost Shoes (2015), Red Dog – L’inizio (2016), The Infiltrator (2016), La Cura del Benessere (2016), Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro (2017). Gli ultimi film di Jason Isaacs si fermano al 2018, anno in cui lo vediamo partecipare a ben tre progetti cinematografici, London Field, Attacco a Mumbai – Una Vera Storia di Coraggio e Look Away – Lo Sguardo del Male.
5. Se la voce di Jason Isaacs vi suona tanto familiare non è detto che sia solo per Harry Potter. L’attore inglese ha infatti prestato la sua voce al doppiaggio in numerose occasioni. Partendo dalla serie animata Avatar: La Leggenda di Aang del 2005, il suo primo doppiaggio ufficiale, Isaacs ha partecipato a tantissimi progetti, tra cui ricordiamo Star Wars Rebels,Cars 2 e Monster Family.
Il mondo delle serie tv: Jason Isaacs in Star Trek
Jason Isaacs nella serie “Awake”
4. Nella sua lunga carriera di attore, Jason Isaacs non si è ‘limitato’ solo al grande schermo e al doppiaggio ma è stato sempre molto attivo anche nel mondo delle serie tv. Il suo primo esperimento duraturo sul piccolo schermo risale alla fine degli anno ottanta; dal 1989 al 1990 fu infatti parte del cast di Capital City, una serie tutta britannica.
A quel primo ‘esperimento’ ne sono seguiti tanti altri. Tra le tante ‘comparsate’ in serie più o meno popolari, spiccano invece i ruoli televisivi importanti in telefilm come Brotherhood (2006-2008), Awake (2012), Dig (2015), il famosissimo Star Trek: Discovery(2017-2018) e ovviamente The OA. Quest’ultima è una serie originale targata Netflix cominciata nel 2016 e ancora in corso.
Curiosità su Jason Isaacs
3. Jason Isaacs è indiscutibilmente un grande attore eppure la sua carriera è cominciata un po’ per caso. All’età di diciannove anni, durante la sua prima settimana al college, si è letteralmente trovato nel posto sbagliato al momento giusto. In un’intervista non troppo recente, l’attore ha raccontato che mentre stava vagando per il campus, leggermente ubriaco, è entrato in una stanza dove probabilmente qualcuno stava facendo dei casting. Dopo avergli chiesto se era in grado di recitare con l’accento del nord, gli è stato offerto il primo ruolo in uno spettacolo.
La sua capacità di imitare l’accento inglese del nord gli ha fatto conquistare il suo primo ruolo. In effetti, a quanto pare, Jason è uno dei pochi attori britannici in grado di replicare alla perfezione qualsiasi accento inglese. Questa peculiarità non è esattamente un dono naturale ma un’abilità che l’attore ha acquisito e perfezionato fin da bambino. Isaacs ha raccontato di essersi trasferito spesso da bambino e che ha imparato presto a imitare gli accenti per integrarsi meglio. A quanto pare gli inglesi, infatti, sono un po’ classisti e tendono a giudicare le persone in pochi secondi, associando accenti diversi a zone più o meno ‘prestigiose’ del Regno Unito.
2. Forse pochi sanno che Jason Isaacs è un appassionato di tecnologia quasi al livello patologico; sotto la parrucca bionda di Lucius Malfoy si nasconde un vero nerd. Alla domanda “che cosa avresti fatto se non fossi diventato un attore”, Jason ha risposto che avrebbe lavorato volentieri in un Apple Store.
Sembra assurdo che un attore, un uomo che letteralmente lavora con le emozioni tutti i giorni, sia così ossessionato dalla tecnologia, eppure è proprio così. Isaacs è molto attratto dalla logica, dalla meccanica e dal coding; a differenza degli uomini, infatti, la logica non mente mai.
Jason Isaacs è su Instagram
1. Si dice che la maggior parte degli attori britannici sia un po’ troppo rigida e snob eppure Jason Isaacs non sembra rientrare in questa categoria. Basta infatti leggere (o guardare) qualche sua recente intervista per capire che il nostro caro Jason no snobismo non sa proprio cosa sia. Divertente, buffo e estremamente diretto, Isaacs ama condividere la sua quotidianità e le sue passioni con i suoi fan anche attraverso i social.
Il suo profilo Instagram, infatti, è molto attivo e di recente, durante il lungo periodo del lockdown, l’attore si è divertito improvvisando una “Malfoy Family Reunion”. Isaacs ha coinvolto Tom Felton in una sorta di strana conversazione su Skype…
Ma questa è solo l’ultima delle stranezze di Jason Isaacs. L’attore britannico ha tantissime abilità nascoste e assi nella manica. Oltre a essere molto bravo a giocare a basket, Jason è un vero campione sullo skateboard, abilità perfezionata sin da piccolo. Sembra infatti che il caro Jason all’età di quindici anni fosse un vero e proprio ragazzaccio. Era a capo di una ‘banda’ di suoi coetanei tutti pazzi per lo skateboard. Ancora oggi, infatti, si diverte a rubare lo skate di suoi figlio per andarsene in giro.
L’era dei supereroi Marvel sul piccolo schermo ha indubbiamente vissuto i suoi alti e bassi. Per quanto ci siano eroi e storyline che il pubblico possa aver amato o apprezzato, è innegabile che esistono dei personaggi che sono stati sfruttati in prodotti seriali poco riusciti e che meritano un “riscatto” destinato al cinema. ComicBookMovie ha raccolto 10 personaggi Marvel apparsi in tv che meritano una seconda possibilità all’interno del MCU:
Black Bolt
Meno si parla della serie Inhumans, meglio è. Purtroppo il progetto, in cui la Marvel ha investito parecchio (anche da un punto di vista economico) si è rivelato un totale fallimento. Forse, il più grande “crimine” di Jeph Loeb e dello showrunner Scott Buck è stato quello di rovinare il personaggio di Black Bolt.
La versione dell’eroe interpretata da Anson Mount, semplicemente non assomigliava a ciò che avevamo appreso grazie ai fumetti, e non solo per il fatto che il costume iconico del personaggio non si è mai visto nello show. Non si è mai messo in gioco come Re, con gli stessi Inumani sorprendentemente ordinari. I Marvel Studios devono necessariamente riavviare le avventure non solo di Black Bolt, ma di tutti questi personaggi, regalandoli la giustizia cinematografica che meritano.
Deathlok
Agents of SHIELD è riuscita negli anni ad accrescere la propria fanbase, e non si può negare che la serie, per certi aspetti, sia molto riuscita e divertente. Tuttavia, nelle prime stagioni diversi personaggi sono stati trattati ingiustamente, come ad esempio Deathlok, la cui versione sul piccolo schermo, a tratti, era veramente ridicola.
Gli effetti visivi erano necessari per dare vita a questo personaggio, ma era palese che la serie ABC non avesse chissà quanto budget a disposizione. L’entrata in scena del personaggio non è stata di certo memorabile, e le sue origini sono state raccontate in maniera piuttosto confusa. Ci sono molti progetti del MCU in cui un personaggio come Deathlok potrebbe essere usato: dati i suoi legami con il governo americano, potrebbe essere divertente per Sam Wilson e Bucky Barnes incrociare il suo cammino nel futuro della serie The Falcon and the Winter Soldier.
Kingpin
Il Wilson Fisk di Vincent D’Onofrio è stato eccezionale, ma non è così sicuro che i Marvel Studios decidano di introdurre il villain sul grande schermo. Nel corso delle tre stagioni di Daredevil, la storia di Fisk è stata raccontata in modo molto dettagliato: quindi, un nuovo inizio “cinematografico” per il personaggio troverebbe già la strada spianata.
Un futuro film di Spider-Man potrebbe essere l’occasione migliore per riavviare il personaggio di Fisk, dal momento che lo stesso è sempre stato uno dei più noti nemici dell’Uomo Ragno. In tal caso, ispirarsi ai fumetti della serie “Ultimate Spider-Man” potrebbe dare vita ad un film dalle dinamiche molto divertenti.
Cloak & Dagger
La serie Cloak & Dagger è stata molto carina, e Olivia Holt e Aubrey Joseph hanno fatto un buon lavoro nell’interpretare i rispettivi personaggi. Tuttavia, la storia era fin troppo generica e semplicistica, e questo potrebbe spiegare perché molti fan dei fumetti non sanno neanche dell’esistenza dello show.
Ciò avvantaggia i Marvel Studios, ovviamente, dal momento che riavviarli per il cinema sarebbe un’impresa relativamente semplice. Dare loro un film quasi sicuramente non è nei piani della Casa delle Idee: forse potrebbero apparire come personaggi secondari o far parte del team degli Young Avengers.
Bullseye
È stato molto divertente passare del tempo con Bullseye durante la terza stagione di Daredevil. Ovviamente, è stato un po’ deludente non vederlo sfoggiare il classico costume del personaggio, ma probabilmente la serie Netflix aveva nei piani una quarta stagione…
Se Bullseye è tradizionalmente noto per essere uno dei nemici di Daredevil, metterlo sulle tracce di uno degli eroi del MCU, come ad esempio Clint Barton/Occhio di Falco, potrebbe rivelarsi un’idea molto interessante; ciò potrebbe anche significare che i destini del personaggio e dell’Uomo Senza Paura potrebbe incrociarsi nuovamente al cinema (quando, presumibilmente, anche Kingpin farà il suo debutto sul grande schermo).
Iron Fist
La serie dedicata a Iron Fist è stata un disastro su tutta la linea. Danny Rand ha trascorso gran parte della prima stagione della serie usando a malapena i suoi poteri, per poi perderli durante la seconda, quando stava finalmente imparando a controllarli.
Inutile dire che il personaggio ha un disperato bisogno di ricevere il trattamento che merita; possiamo solo sperare che alcuni suggerimenti circa un suo eventuale debutto al cinema vengano inseriti all’interno di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings. Quel franchise sembra l’occasione perfetta per regalare a Danny una storia in cui può davvero brillare, e come alleato di Shang-Chi, potrebbe facilmente diventare un personaggio di supporto chiave in un eventuale sequel.
Ghost Rider
Alcuni dei migliori episodi diAgents of SHIELD presentavano la versione di Robbie Reyes/Ghost Rider, ma sembra improbabile che quell’iterazione dell’eroe possa avere un futuro nel MCU, soprattutto dopo che i Marvel Studios hanno cancellato la serie tv dedicata al personaggio.
Secondo alcune voci ci sarebbero degli altri piani per Ghost Rider, con la versione originale di Johnny Blaze che dovrebbe fare il suo debutto in uno prossimi progetti partoriti dalla mente di Kevin Feige e soci (Blade sarebbe un’ottima occasione!). Qualunque cosa accada, è tempo che Blaze torni a risplendere dopo i due disastrosi film della Sony con Nicolas Cage.
Daredevil
In un mondo ideale, a Charlie Cox verrebbe data l’opportunità di riprendere il ruolo anche sul grande schermo (anche se sarebbe più facile per i Marvel Studios riavviare Matt Murdock e renderlo il rappresentate legale di Peter Parker nell’atteso Spider-Man 3).
Se ciò non dovesse accadere, il riavvio del personaggio si apre ad un’infinità possibilità di soluzione. Forse Matt potrebbe lavorare al fianco di Jennifer Walters in She-Hulk? Potrebbero esserci alcuni suggerimenti nell’annunciata serie circa le attività da vigilante, con la grande rivelazione dell’identità di Daredevil che potrebbe essere riservata per una futura nuova serie o, magari, per un eventuale film in solitaria.
Luke Cage
Mike Colter ha interpretato un Luke Cage davvero memorabile, anche se la sensazione generale è che l’attore non abbia mai realmente vestito i panni della versione definitiva del personaggio (anche perché una terza stagione della serie non ha mai visto la luce).
La scelta più logica per i Marvel Studios sarebbe quella di sviluppare uno show o un film basato sugli Eroi in vendita, con una versione più fedele ai fumetti di Luke Cage, che magari protegge le strade insieme a Danny Rand/Iron Fist. Con i Marvel Studios in carica, potremmo finalmente vedere Luke scatenare i suoi poteri come un vero e proprio inarrestabile colosso.
The Punisher
Sarebbe un terribile peccato perdere Jon Bernthal nei panni di Frank Castle, ma le prime due stagioni di The Punisher sono state molto deludenti.
Di conseguenza, un riavvio è purtroppo necessario, ma come si potrebbe inserisce un vigilante come questo in un universo come quello della Marvel? Fare squadra con Deadpool potrebbe funzionare; oppure, Spider-Man potrebbe incontrarlo quando scappa dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio. Ad ogni modo, The Punisher merita sicuramente di avere un futuro all’interno del MCU.
Mentre sale l’attesa per Matrix 4, il quarto capitolo della celebre saga fantascientifica che arriverà nelle sale nel 2022, arrivano nuove indiscrezioni a proposito della lavorazione dei due sequel della pellicola originale che vennero girati in contemporanea, ossia Reloaded e Revolutions, direttamente dal direttore della fotografia dell’intera trilogia, Bill Pope.
In una recente intervista con IndieWire, Pope ha raccontato che l’esperienza sul set del primo episodi della saga non fu assolutamente paragonabile a quella avuta sul set dei due sequel: “Tutto ciò che è stato bello della prima esperienza non lo è stato per gli altri due”, ha spiegato il direttore della fotografia. “Non eravamo più liberi. C’erano troppi occhi puntati su di noi. C’era troppa pressione. In fondo al mio cuore, sapevo che non mi piacevano. Sentivo che dovevamo prendere un’altra direzione. C’era molta frizione, c’erano molti problemi personali… e sullo schermo si vedeva, se devo essere onesto. Non era uno dei miei momenti migliori, e forse non lo era per nessuno. Le Wachowski avevano letto questo dannato libro su Stanley Kubrick secondo cui: ‘Gli attori non recitano in modo naturale fin quando non sono stremati’. Allora facevamo 90 ciak! Volevo dissotterrare Stanley Kubrick e ucciderlo.”
Bill Pope ha poi aggiunto: “C’è qualcosa che si innesca quando giri per così tanto tempo, per 276 giorni, che intorpidisce la mente, l’anima… e il film. Pensiamo alla trilogia de Lo Hobbit: hanno girato tutti e tre i film insieme ed il risultato finale è stato semplicemente fiacco. Con i libri non è la stessa cosa, perché li apri e li chiudi quando vuoi. Per delle riprese cinematografiche parliamo di veramente troppo tempo. C’è un limite.”
I sequel di Matrix: un’esperienza estenuante secondo il direttore della fotografia
Nonostante l’esperienza dei due sequel di Matrix sia stata estenuante, Pope nutre comunque nei confronti dei due film un grande rispetto: “Ho appena trasferito i film nel formato 4K per questioni di archivio alla Warner, e ho scritto alle Wachowski, a Keanu Reeves e a Carrie-Anne Moss che abbiamo fatto un ottimo lavoro e che dovremmo andarne fieri.”
Matrix 4 vedrà nel cast il ritorno di Keanu Reeves, Carrie-Ann Moss e Jada Pinkett-Smith al fianco delle new entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica Henwicke Toby Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per il 1 aprile 2022. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
La Universal Pictures Italia ha diffuso il trailer ufficiale di Il Re di Staten Island, la nuova commedia firmata Judd Apatow che conferma il giovane talento del Saturday Night Live Pete Davidson. Il Re di Staten Island – The King of Staten Island vede la partecipazione di Steve Buscemi nei panni di Papa, un pompiere veterano che ha preso Scott sotto la propria ala, e Pamela Adlon (su FX per Better Things) nel ruolo di Gina, l’ex moglie di Ray.
Nella sua celebrata carriera, Judd Apatow ha portato una nutrita serie di giovani promesse della commedia al loro debutto sul grande schermo, come nel caso di Steve Carell, Seth Rogen, Jonah Hill, Jason Segel, Kristen Wiig, Amy Schumer e Kumail Nanjiani. Questa estate, Apatow dirige l’ultimo talento sfornato dal Saturday Night Live, Pete Davidson, in una fresca commedia su amore, lutto e divertimento a Staten Island.
Il Re di Staten Island – The King of Staten Island è diretto da Apatow (Un Disastro di Ragazza, Molto Incinta, 40 Anni Vergine) da una sceneggiatura dello stesso Apatow, Davidson e l’autore SNL Dave Sirus. È prodotto da Apatow per la sua Apatow Productions al fianco di Barry Mendel. Insieme i due hanno già curato la produzione delle pellicole nominate per il Premio Oscar, The Big Sick – Il Matrimonio Si Può Evitare… L’Amore No e Le Amiche della Sposa, oltre a Questi Sono I 40, Un Disastro di Ragazza e Funny People. I produttori esecutivi del film sono Pete Davidson, Michael Bederman e Judah Miller.
Il Re di Staten Island: la trama
Scott (Davidson) è rimasto un ragazzo immaturo, soprattutto a causa della morte del padre pompiere quando aveva solo sette anni. Ora ne ha più di venti e poche cose gli sono riuscite nella vita, sempre appeso all’illusoria speranza di diventare un tatuatore di successo. Mentre la sua ambiziosa sorella più piccola (Maude Apatow, su HBO con Euphoria) parte per il college, Scott rimane a vivere con la madre, un’esausta infermiera del Pronto Soccorso interpretata dal Premio Oscar Marisa Tomei, passando le sue giornate a fumare erba con gli amici – Oscar (Ricky Velez, Master of None), Igor (Moises Arias, A Un Metro Da Te – Five Feet Apart) e Richie (Lou Wilson, in TV con The Guest Book) – oltre a frequentarsi segretamente con l’amica d’infanzia Kelsey (Bel Powley, su Apple TV+ con The Morning Show).
Quando la madre inizia a portare in casa un vigile del fuoco millantatore e fanfarone di nome Ray (Bill Burr, su Netflix con F Is for Family), si mette in moto una catena di eventi che spingerà Scott a fare i conti con il proprio dolore e ad affrontare i primi passi per andare avanti nella vita.
Con una veste e un format completamente nuovi si evolve il Social World Film Festival, la Mostra Internazionale del Cinema Sociale, che torna in una edizione speciale a Vico Equense dal 6 al 11 ottobre, tra eventi in presenza e iniziative online. «Sarà una versione unica del nostro format, dove la tecnologia e l’innovazione saranno a sostegno del cinema socialmente impegnato e per continuare a garantire la nostra mission di avvicinare ed educare il pubblico all’audiovisivo, perché il lungo lockdown ha snaturato il rapporto tra cinema e fruitori, perdendo il contatto con la sala e gli autori. Sarà un’edizione necessaria per tornare a quella tradizionale appena l’emergenza pandemica sarà finita. Ci adegueremo alle disposizioni di sicurezza da Covid-19 per incontri e proiezioni in piazza. Il perno saranno come sempre i giovani che parteciperanno alle giurie, ai workshop, ai dibattiti anche attraverso una community online, un social network sicuro e protetto esclusivamente dedicato all’evento dove potranno discutere. Non mancheranno le dirette quotidiane, quest’anno in VR 360° 3D grazie alla collaborazione con “The Virtual Reality Production”» così il regista e produttore Giuseppe Alessio Nuzzo, direttore generale del festival.
«Realizzeremo questo evento come volano di rilancio economico e psicologico per il territorio e le economie di settore, garantendo come sempre una importante copertura mediatica e un occhio attento all’attualità» così Andrea Buonocore, sindaco di Vico Equense.
Nella 10 edizione, che sarà presentata a settembre in occasione del Festival del Cinema di Venezia, ci saranno 400 opere tra lungometraggi, documentari, cortometraggi e opere audiovisive, molte delle quali in anteprima assoluta ed europea, in concorso e fuori concorso in 19 sezioni.
In dieci anni di storia il Festival, che annovera come presidente onorario Claudia Cardinale, ha ospitato grandi nomi della cinematografia nostrana e internazionale come Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Luis Bacalov, Michele Placido, Stefania Sandrelli, Katherine Kelly Lang, Valeria Golino, Leo Gullotta, Franco Nero, Maria Grazia Cucinotta, e nel 2019 Stefano Accorsi, Abel Ferrara e Itziar Ituno, l’ispettrice della “Casa di Carta”.
Non solo una rassegna cinematografica ma un momento di aggregazione culturale e sociale per giovani unico nel suo genere, un’esperienza di cooperazione e integrazione, un format cinematografico di denuncia e riflessione: il cinema sociale inteso come mezzo di comunicazione internazionale, confronto oltre che contenitore di critica, sviluppo e promozione. Il Social ha organizzato più di 500 giornate di attività cinematografica in Campania e nell’intera nazione, 40 eventi internazionali che hanno toccato 30 città dei cinque continenti da New York a Sydney passando per Tokyo, Los Angeles, Rio de Janeiro, Tunisi e Londra, coinvolgendo migliaia di spettatori e centinaia di protagonisti e istituzioni della cinematografia mondiale tra cui l’Academy degli Oscar (Margaret Herrick Library), le Università di Los Angeles UCLA e USC insieme a decine di Istituti Italiani di Cultura nel mondo.
Todd Phillips ha condiviso una nuova fotografia dal backstage di Joker e in particolare dal giorno in cui sono state effettuate le riprese dell’ormai famosa scena di ballo sulla scalinata, che ha ispirato tanti emulatori del povero Arthur Fleck.
Da sempre solo in mezzo alla folla, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.
Il tre volte candidato all’Oscar Joaquin Phoenix (The Master, Quando l’amore brucia l’anima, Il Gladiatore) è il protagonista del film al fianco del premio OscarRobert De Niro(“Toro scatenato”, ” Il Padrino – Parte II”). Fanno parte del cast anche Zazie Beetz (la serie TV “Atlanta”, “Deadpool 2“), Frances Conroy (“American Horror Story” in TV, “Castle Rock” in TV), Brett Cullen (“42 – La vera storia di una leggenda americana”, “Narcos” in TV), Glenn Fleshler (le serie TV “Billions” e “Barry”), Bill Camp (“Red Saprrow”, “Molly’s Game”), Shea Whigham (“First Man – Il primo uomo”, “Kong: Skull Island”), Marc Maron (le serie TV “Maron” e “GLOW”), Douglas Hodge (“Red Sparrow”, “Penny Dreadful” in TV), Josh Pais (“Insospettabili sospetti”) e Leigh Gill (la serie TV “Il trono di spade”).
Phillips ha diretto Joker da una sceneggiatura che ha scritto insieme all’autore candidato all’Oscar Scott Silver (“The Fighter”), basata sui personaggi di DC. Il film è prodotto da Phillips e dal candidato all’Oscar Bradley Cooper con la loro Joint Effort, e dalla nominata all’Oscar Emma Tillinger Koskoff. I produttori esecutivi sono Michael E. Uslan, Walter Hamada, Aaron L. Gilbert, Joseph Garner, Richard Baratta e Bruce Berman.
Dietro le quinte, Phillips è stato affiancato dal direttore della fotografia Lawrence Sher (“Godzilla II: King of the Monsters”, la trilogia di “Una notte da leoni”), lo scenografo Mark Friedberg (“Se la strada potesse parlare”, “Selma – La strada per la libertà”), il montatore Jeff Groth (“Trafficanti”, “Una notte da leoni III”) e il costumista premio Oscar Mark Bridges (“Il filo nascosto”, “The Artist”). Musiche di Hildur Guðnadóttir (“Chernobyl” in TV, “Soldado”).
Di recente Ray Fisher è balzato all’attenzione della stampa e dei fan per alcune dichiarazioni certamente poco lusinghiere nei confronti del regista Joss Whedon e del suo presunto comportamento durante le riprese aggiuntive diJustice League. Adesso, alla voce dell’attore si è unita anche quella della coppia formata da Jeff Pruitt e Sophia Crawford, coordinatori degli stunt che hanno lavorato con Whedon durante gli anni della popolare serie tv Buffy l’ammazzavampiri.
Alle pagine di Metro, Jeff Pruitt ha definito Whedon un “egomaniaco”, mentre Sophia Crawford ha raccontato di un comportamento inaccettabile assunto dal regista durante le riprese dello show: “Una volta sono stata chiamata nel suo ufficio e mi ha dato un ultimatum. Mi disse: ‘Puoi tornare nello show, ma devi lasciare Jeff… altrimenti non ti scomodare a tornare. Ho praticamente iniziato a piangere. E ho detto: ‘F*****o! Tutto ciò è orribile, me ne vado’.”
Sembra, quindi, che la decisione di Ray Fisher di denunciare pubblicamente i comportamenti di Joss Whedon abbia ispirato altre persone a fare lo stesso. L’attore ha anche condiviso l’articolo del Metro contenente le dichiarazioni di Pruitt e Crawford, scrivendo sul suo profilo Twitter: “Credo alle parole di Jeff Pruitt e Sophia Crawford. Grazie ad entrambi per esservi esposti ed aver parlato.”
Ray Fisher non ha ancora “chiuso” con Joss Whedon: rivelerà presto altri dettagli sui comportamenti del regista?
Dopo aver accusato Joss Whedon di aver assunto un comportamento “schifoso, offensivo, non professionale e completamente inaccettabile” durante la post-produzione di Justice League, Ray Fisher ha spiegato di non aver potuto rivelare maggiori dettagli sulla sua esperienza con il regista perché vincolato da un accordo di riservatezza. L’attore, però, ha già anticipato che, appena gli sarà possibile (presumibilmente quando non ci sarà più alcun vincolo contrattuale), avrà intenzione di rivelare ulteriori particolari. Ad oggi, è l’unico membro del cast ad aver condannato pubblicamente il presunto atteggiamento del regista durante le riprese aggiuntive.
Vi ricordiamo che la Snyder Cut di Justice League uscirà nel 2021 sulla piattaforma streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori notizie.
Tutti associano il nome di James Gunn al franchise di Guardiani della Galassia, ma sono pochi quelli che ricordano che, prima di dedicarsi alle avventure di Star Lord & co., il regista aveva lavorato in qualità di sceneggiatore ai due live action di Scooby-Doo usciti rispettivamente nel 2002 e nel 2004, e diretti entrambi da Raja Gosnell.
Di recente, via Twitter, è stato proprio Gunn a rivelare un aneddoto su quei film, relativo in particolare al personaggio di Velma interpretato da Linda Cardellini: nella versione iniziale del primo film, il membro più intelligente, coscienzioso e maturo della Mystery Inc. era apertamente gay.
“Avevo provato a farlo”, ha dichiarato Gunn in risposta alla domanda di un fan. “Nella versione iniziale della mia sceneggiatura risalente al 2001, Velma era esplicitamente gay. Ma lo studio continuava ad annacquare il mio lavoro, rendendo la versione girata molto più ambigua, cancellando completamente la cosa nella versione uscita al cinema e, alla fine, dandole addirittura un fidanzato nel sequel.”
Un bacio tra Velma e Daphne tagliato dal primo montaggio di Scooby-Doo
Molte delle scene tagliate dalla versione cinematografica di Scooby-Doo sono presenti nell’edizione home video e dimostrano proprio quale fosse il reale orientamento sessuale di Velma. Non è la prima volta che James Gunn rivela nuove indiscrezioni a proposito della lavorazione del film: già in passato, il regista e sceneggiatore aveva spiegato che un primo montaggio del film aveva ottenuto un divieto ai minori non accompagnati e che in quella versione preliminare era anche presenti diverse scene che sono poi state tagliate, tra cui anche un bacio tra Velma e Daphne (il personaggio intepretato da Sarah Michelle Gellar).
Il corpo sarà snello, flessuoso e maculato, come quello di un vero e proprio felino, i lineamenti invece di donna, quelli di Kristen Wiig. Parliamo naturalmente di Cheetah, quella che dovrebbe essere la villain in Wonder Woman 1984, nuova avventura Warner Bros con alla guida Gal Gadot nei panni di Diana Prince e Patty Jenkins dietro alla macchina da presa.
Il poster che vedete di seguito ci mostra Wiig nei panni di Cheetah. Si tratta di una delle incognite più interessanti di questo sequel, visto che il look del personaggio determinerà o meno la sua credibilità a schermo, in una certa misura. Sappiamo che nella storia, Barbara Minerva sarà legata a Maxwell Lord (Pedro Pascal) e che insieme i due dovrebbero essere i cattivi contro cui si scontrerà Wonder Woman, che per l’occasione indosserà anche la sua Golden Eagle, l’armatura da battaglia.
Wonder Woman 1984 uscirà il 2 ottobre 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
Attore particolarmente amato dal pubblico, Paul Walker si è negli anni affermato grazie al suo ruolo da protagonista nella celebre saga di Fast and Furious. Il suo successo non si limita però solo a questa, e grazie alla partecipazione ad altri noti titoli per il grande schermo ha potuto dar prova del proprio talento, supportato da un grande carisma.
Ecco 10 cose che non sai di Paul Walker.
Paul Walker: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Walker debutta al cinema nel 1986 con il film dell’orrore Non aprite quell’armadio. Successivamente acquista popolarità grazie a titoli come Pleasantville (1998), con Tobey Maguire, The Skulls – I teschi (2000) e Fast and Furious (2001), con Vin Diesel. Negli anni seguenti si alterna tra i successivi film della saga ed altri titoli, comparendo quindi in film come 2 Fast 2 Furious (2003), conTyrese Gibson, Un amore sotto l’albero (2004), Flags of Our Fathers (2006), di Clint Eastwood, 8 amici da salvare (2006), Fast & Furious – Solo parti originali (2009), Takers (2010), Fast & Furious 5 (2011), con Dwayne Johnson, Fast & Furious 6 (2013), con Luke Evans, Pawn Shop Chronicles (2013), Brick Mansions (2014) e Fast & Furious 7 (2015).
9. Ha preso parte a produzioni televisive. All’inizio della sua carriera Walker ha principalmente recitato per alcune popolari serie televisive. La prima di queste è Autostop per il cielo (1985-1986), per poi ottenere un ruolo di maggior rilievo in Throb (1986-1987) e nella soap opera Febbre d’amore (1992-1993). Con l’accresciuta popolarità, Walker inizierà a dedicarsi prevalentemente al cinema, comparendo in televisione soltanto per alcuni episodi di serie come Casalingo superpiù (1991), L’amico di legno (1991) e Il tocco di un angelo (1996), che si segnala come sua ultima interpretazione televisiva.
8. È stato anche produttore. Negli ultimi anni della sua carriera l’attore aveva esordito anche nel ruolo di produttore, sostenendo economicamente alcuni dei progetti a cui era legato anche come interprete. Il primo di questi è Pawn Shop Chronicles, commedia dove ha recitato accanto ad attori come Matt Dillon ed Elijah Wood. Nello stesso anno, il 2013, produce anche i film Vehicle 19 e Hours, thriller d’azione di cui è anche protagonista.
Paul Walker aveva una figlia
7. Ha avuto una figlia da una vecchia relazione. Nel 1998 Walker diventa padre della sua unica figlia, chiamata Meadow, ed avuta dall’ex fidanzata Rebecca Soteros. Dopo essersi separati, i due si divisero la custodia della bambina, che fino al 2011 visse con la madre per poi trasferirsi in California per stare con suo padre. Walker era particolarmente legato alla figlia, indicandola più volte come sua fonte di gioia.
6. Non era sposato. L’attore non si è mai sposato, ma ebbe diverse importanti relazioni. La prima di queste, come anticipato, fu con Rebecca Soteros. Dal 2005 sino alla sua scomparsa era però sentimentalmente legato a Jasmine Gosnell, con la quale conduceva una vita piuttosto riservata e lontana dai riflettori che una celebrità come lui si porta dietro. Di loro infatti si sa molto poco, ma è certo che non ebbero figli né che vi sia stato un matrimonio tenuto privato.
Paul Walker in Fast & Furious
5. Accettò il ruolo per un motivo specifico. Walker non fu la prima scelta per il personaggio di Brian O’Connor, ma si dichiarò molto interessato a poter recitare tale parte, a tal punto che finì con l’ottenerla. Ad interessare l’attore, in particolare, era la possibilità di interpretare un poliziotto sotto copertura infiltrato in una banda criminale, con tutte le implicazioni psicologiche e caratteriali che ciò comporta. Walker desiderò avere una parte del genere dopo aver visto il film Donnie Brasco, con Johnny Depp.
4. Ha sempre eseguito da sé le acrobazie previste nei film. Elemento chiave della saga sono le spericolate corse automobilistiche che da sempre affascinano gli spettatori. Walker non si è mai tirato indietro nell’eseguire personalmente tali sequenze. Egli era infatti non solo un grande appassionato e collezionista di auto da corsa, ma anche un ottimo pilota, a tal punto da dimostrare di poter dar vita alle manovre richieste per il film senza riportare danni né a sé né alle auto coinvolte.
3. Fu “sostituito” dai suoi fratelli per il settimo film della saga. Scomparso tragicamente nel periodo in cui erano in corso le riprese di Fast & Furious 7, l’attore venne sostituito dai suoi due fratelli, Caleb e Cody. Questi prestarono il proprio corpo per le scene mancanti, e su di loro venne poi ricostruito in computer grafica il volto dell’attore. Ciò permise alla produzione di portare a termine il film e l’arco narrativo del personaggio di Walker, realizzando così un ultimo tributo all’amato interprete.
Paul Walker: il suo incidente
2. Ebbe un terribile incidente d’auto. Nel novembre del 2013 l’attore perse la vita in seguito ad un incidente automobilistico. Dopo essere stato ad un evento di beneficenza, l’attore andò via insieme ad un suo amico. L’auto dei due, tuttavia, forse per la troppa velocità, finì fuori strada prendendo fuoco in seguito all’impatto, causando la morte dei presenti. L’evento sconvolse tanto Hollywood quanto tutti gli appassionati della saga e i fan dell’attore.
Paul Walker: età e altezza
1. Paul Walker è nato Glendale, in California, Stati Uniti, il 12 settembre 1973, ed è deceduto a Santa Clarita, in California, il 30 novembre del 2013. L’attore era alto complessivamente 188 centimetri.
Sappiamo ormai da diverso tempo che, dopo il tentativo di riavviare il franchise nel 2017, ci sarà un nuovo reboot cinematografico dei Power Rangers. Adesso, The Illuminerdi ha condiviso nuovi dettagli sul futuro progetto, rivelando che il nuovo film sarà ambientato nella stessa continuity del popolare show televisivo degli anni ’90.
Ciò significa che gli ultimi 28 anni di storie saranno resi canonici e che il film presenterà un nuovissimo team di Power Rangers composto da membri provenienti da diversi background culturali e anche dalla comunità LGBTQ+. Si vocifera, inoltre, che una protagonista femminile sia altamente probabile per il riavvio del franchise.
Il sito aggiunge che Lord Zedd sarà l’antagonista principale, mentre Zordon sarà coinvolto nei viaggi nel tempo che dovrebbero sperimentare gli eroi protagonisti. Sempre la fonte sottolinea che il progetto “presenterà molteplici look e Zords diversi nella storia dei Rangers: ciò potrebbe includere una varietà di costumi e di Zords a partire dalla serie tv originale (Mighty Morphin Power Rangers) fino all’era moderna”.
Tutto quello che sappiamo sul nuovo reboot di Power Rangers
Le riprese del film dovrebbero svolgersi in Nuova Zelanda. Sembra quindi che la Hasbro abbia deciso di focalizzarsi principalmente sulla serie Mighty Morphin Power Rangers, indubbiamente l’era più amata e popolare di tutto il franchise. Ricordiamo che il reboot del franchise di Power Rangers è stato affidato a Jonathan Entwistle, creatore della serie NetflixThe End of the F***ing World. Entwistle si occuperà della regia del nuovo film, mentre la sceneggiatura porterà la firma di Patrick Burleigh, autore dello script di Peter Rabbit 2 – Un birbante in fuga.
Oltre a Hugh Jackman e Patrick Stewart, il cast di Logan – The Wolverine di James Mangold vantana anche la presenza di Dafne Keen, la giovanissima interprete del personaggio di Laura Kinney. A lungo si è parlato della possibilità di uno spin-off interamente dedicato a X-23, ma l’acquisto della Fox da parte della Disney ha naturalmente stravolto qualsiasi ipotetico piano di Mangold sul futuro cinematografico della mutante.
La domanda adesso è: Keen sarebbe disposta a riprendere il ruolo di Laura nell’Universo Cinematografico Marvel se ne avesse l’opportunità? Durante una recente intervista con ComicBook in occasione della promozione della serie His Dark Materials targata HBO, all’attrice è stato chiesto se le piacerebbe tornare nei panni di X-23. La sua risposta è stata breve, ma assolutamente incisiva: “Sì, assolutamente. Al 100%.”
Il fatto che i Marvel Studios possano effettivamente riportare indietro il personaggio è ovviamente un’altra storia. Ad ogni modo, nulla esclude che nel MCU possa essere introdotta una versione ormai adulta di Laura, che permetterebbe così alla Keen di tornare ad interpretare il personaggio. Tutto dipenderà dai piani di Kevin Feige e soci e dall’eventuale recasting degli attori che andranno ad interpretare i mutanti che appariranno nell’universo condiviso.
Il grande successo di Logan
Logan è stato universalmente acclamato come il migliore adattamento dedicato al singolo personaggio e in generale il miglior film sugliX-Men mai visto al cinema. Il film ha debuttato al Festival di Berlino ed è stato nominato agli Oscar per la migliore sceneggiatura adattata, primo cinecomic a raggiungere tale livello di riconoscimento dall’industria.