Lo standalone su Vedova Nera sarà,
probabilmente, il primo di una lunga serie di progetti targati
Marvel Studios a
introdurre il concetto di “prequel” nel MCU, ovvero un film che si
inserisce nella linea temporale per colmare quei vuoti di trama che
l’universo non ha mai affrontato.
Ma quali sono i progetti che
vorremmo vedere sviluppati sulla falsariga del cinecomic dedicato a
Natasha Romanoff? Ecco qualche suggerimento:
Secret Avengers
Proprio come Vedova Nera, anche
Captain America tra gli eventi di Civil War e
Infinity War ha intrapreso una serie di missioni
insieme ai Secret Avengers, lavorando in segreto
nel mondo sotto il nome in codice di Nomad. Sarebbe sicuramente
interessante scoprire in cosa sono stati impegnati i Vendicatori
durante questo periodo, inseguiti dal governo americano e dai
federali, magari sotto forma di thriller politico che segue più
piste.
I primi giorni di Nick Fury allo
SHIELD
Abbiamo già visto Nick
Fury alle prese con i suoi primi impegni allo SHIELD nel
corso di Captain Marvel, ambientato negli anni
novanta, tuttavia ci sarebbe altro da esplorare dell’epoca in cui
il futuro direttore dell’organizzazione era solo un cadetto, quando
i supereroi moderni non erano ancora comparsi e i nemici non
provenivano dall’alto ma dalle strade.
L’incontro tra Rocket e Groot
A quanto pare Guardiani della Galassia Vol.
3 chiuderà la storyline di Rocket,
quindi la possibilità di scoprire qualcosa in più del passato del
personaggio e dell’inizio del rapporto con Groot
ci sono. James
Gunn avrebbe a disposizione un ricco bacino di opportunità
grazie ai fumetti, ma ciò non toglie che sarebbe ancora più
entusiasmante ottenere un vero e proprio prequel che racconti gli
anni precedenti al loro arrivo su Xandar.
Mar-Vell e la guerra fra Kree e
Skrull
La guerra fra Kree
e Skrull ha fatto da sfondo per la trama di
Captain Marvel, tecnicamente già un prequel del MCU, e non c’è
dubbio che il periodo di Mar-Vell aka la
Dottoressa Wendy Lawson – trascorso sulla Terra come infiltrata
nello SHIELD sarebbe un’ottima premessa di un film che spieghi
tutti gli studi sul Tesseract e i retroscena del conflitto alieno.
Annette Bening potrebbe tornare nei panni del
personaggio insieme a Brie Larson…
Le origini dell’Antico
Nei fumetti esistono decine e decine
di storie sull’Antico da cui attingere per
raccontare al pubblico in sala le origini del personaggio
interpretato in Doctor Strange da Tilda Swinton. Dagli eventi che
l’hanno portata ad affermarsi come Stregone Supremo alla ricerca
dell’Occhio di Agamotto, passando per la sua formazione e gli studi
per diventare il grande mentore dell’eroe.
Il regno di T’Chaka
T’Challa è il Black
Panther che tutti abbiamo conosciuto nel MCU come Re di
Wakanda e futuro Vendicatore, tuttavia ci sarebbe ancora una storia
da raccontare, ed è quella di suo padre T’Chaka,
al centro di una guerra intestina conclusasi con l’uccisione del
fratello N’Jobu. In questo modo sarebbero più comprensibili le
origini del Wakanda e dell’astio di Erik Killmonger nei confronti
del regno.
Hank Pym e Janet Van Dyne
In un paio di flashback abbiamo
esplorato le memorie di Hank Pym e Janet
Van Dyne, ovvero gli originali Ant-Man e Wasp, eppure
quelle scene sembrano aver stuzzicato l’interesse a tal punto da
immaginare un possibile prequel ambientato negli anni ’80 in cui la
coppia si destreggia tra la carriera di supereroi e la
famiglia.
Il passato di Odino
Mentre i Marvel Studios lavorano al
seguito di Ragnarok con Taika Waititi (intitolato Thor: Love and
Thunder), non sarebbe interessante concentrarsi sulle
origini di Odino, personaggio protagonista nei
primi due film del franchise a cui legare le motivazioni di Loki e
una serie di errori che si sono ripercossi sui suoi eredi.
L’infanzia di Gamora e Nebula
In Avengers: Endgame un breve flashback
mostrava Nebula massacrare degli alieni aiutata da
Gamora nel 2014, dandoci così un assaggio di
quello che potrebbe trasformarsi in un potenziale prequel. Sappiamo
che Thanos ha allevato le figlie adottive in maniera
violenta, e questo scenario si apre ad una serie di possibilità
intriganti per il MCU.
Captain America e i viaggi nel
tempo per restituire le gemme
L’arco narrativo di Steve
Rogers si è concluso alla fine di Endgame con l’eroe che
ritrova l’amata Peggy Carter dopo aver attraversato le epoche per
restituire tutte le gemme dell’infinito. Ma cosa è successo durante
quei viaggi? Ha davvero incontrato Teschio Rosso su Vormir? La
risposta a queste domande potrebbe arrivare in un prequel…
Un emozionato Joaquin Phoenix è salito ieri sul
palco del Tribute Gala del Toronto International Film Festival
ringraziando tutti coloro che hanno contribuito in maniera positiva
al suo percorso come uomo e attore, dalla famiglia alle figure
chiave della sua carriera iniziata da bambino.
“Mi sento sopraffatto
dall’emozione, perché penso alle persone che hanno avuto
un’influenza così profonda su di me”, ha dichiarato Phoenix.
“Guardo quei video e mi viene in mente la mia famiglia. Le mie
sorelle Rain, Liberty ed Summer, che sono ancora le mie migliori
amiche […]
[…] Quando avevo 15 o 16 anni
mio fratello River tornò a casa dal lavoro e aveva
una copia VHS di un film intitolato Toro
Scatenato. Mi disse di sedermi e di guardarlo, e così il
giorno dopo mi fece fare lo stesso dicendomi: Ricomincerai a
recitare, questo è quello che farai. Non me l’ha chiesto, me l’ha
semplicemente detto, e io sarò sempre in debito con lui per questo
perché la recitazione mi ha regalato una vita
incredibile.”
Nei ringraziamenti di Phoenix ha poi
citato suo padre, lodandolo per avergli insegnato l’etica del
lavoro, e sua madre per essere “una costante fonte di
ispirazione, e tutto ciò che faccio è per lei“. In conclusione
non è mancato un messaggio d’amore per Rooney Mara, “La ragazza con il
tatuaggio del drago, che è qui da qualche parte, non so dove, un
drago a cui voglio strappare le ali e usarle come coperta
dormendoci insieme per sempre. Ti amo. Grazie.“
Rivedremo l’attore in
Joker al fianco di Zazie
Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais, in arrivo
nelle sale il 4 ottobre 2019, come
ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros. Il film ha
da poco conquistato il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di
Venezia.
Contrariamente alle altre
apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher Nolan e
in Suicide
Squad, Joker sarà
ambientato negli anni Settanta e racconterà l’evoluzione di un uomo
ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti
conosciamo.
Sembrerebbe tutto pronto per
l’inizio delle riprese di WandaVision, la serie in
arrivo sulla piattaforma streaming di Disney + che vedrà
protagonisti i personaggi interpretati da Elizabeth
Olsen e Paul Bettany. E come rivelato da
Charles Murphy nel nuovo episodio del suo podcast, la produzione
partirà il 4 novembre – e non a settembre – nei Pinewood Studios di
Atlanta, la “casa” di quasi tutti i cinecomic Marvel. Nel report viene nominato
anche il titolo di lavorazione dello show, “Big Red”.
Alcuni rumor non ufficiali
sostengono che WandaVision sarà ambientata nei sobborghi
ispirandosi alle pagine su Visione scritte da Tom King e che
Scarlet Witch subirà una trasformazione significativa in termini di
poteri. Le prime indiscrezioni suggeriscono poi che Wanda inizierà
ad entrare in confidenza con una gamma di superpoteri che integrano
l’alterazione della realtà, concetto finora inutilizzato nel
MCU.
Un dettaglio del genere spiegherebbe
il ritorno dal mondo dei morti di Visione, con la sua amata che
perde il controllo di se stessa creando un nuovo mondo in cui
vivere. Difficile a dirsi, ma se questo scenario dovesse avverarsi
perché non sognare in grande e immaginare l’introduzione
nell’universo dei figli della coppia, Young Worcan e Wiccan?
For those who like their proof.
If you start seeing Static Productions, LLC trucks and signs
around, you're in the middle of 'WANDAVISION' production. pic.twitter.com/JNdbxVsDuD
Per quanto riguarda l’ambientazione
della serie il discorso si fa complicato, dal momento che Endgame sembra aver
compromesso la continuità della trama dell’universo condiviso,
quindi è improbabile che i due supereroi tornino in azione subito
dopo gli eventi del film. Inoltre Visione – ucciso da Thanos in Infinity War – non figura
tra i personaggi riportati in vita dai Vendicatori, mentre al
contrario Wanda è stata “resuscitata” dopo lo schiocco.
Todd Phillips è
l’uomo del momento e si gode il trionfo di Joker alla recente
Mostra del Cinema di Venezia, dove il film ha conquistato – con
merito – il Leone d’Oro. Il
regista è poi sbarcato a Toronto per l’anteprima americana insieme
al cast, spinto dal sostegno della critica e dai pareri positivi
del pubblico presente, discutendo del futuro del franchise, delle
fonti di ispirazione e del lavoro di Joaquin
Phoenix.
“Ho amato il Joker di The Dark
Knight, e anche quello di Jared
Leto di Sucide Squad che è venuto dopo, così come il
ritratto di Jack Nicholson“, ha dichiarato
Phillips parlando dei possibili riferimenti alle vecchie versioni
del clown principe del crimine e dell’eredità che il suo Joker si
porta dietro. “Negli Stati Uniti, i fumetti sono il nostro
Shakespeare, e come esistono varie versioni dell’Amleto, così noi
potremmo offrire varie versioni di Joker in futuro.“
“Onestamente non riusciamo
ancora a credere alla vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per
realizzare“, ha commentato il regista nell’intervista con
Variety. E a chi gli chiede se assisteremo, in un domani ipotetico,
all’incontro tra il suo Joker e il Batman di
Robert Pattinson, risponde:
“No, decisamente no“.
“Non abbiamo seguito nulla dei
fumetti, e questo farà arrabbiare tantissime persone. La
nostra versione del personaggio è stata riscritta ed è ciò che
rendeva interessante il progetto. E non è nemmeno la storia di
Joker, quanto la storia di un uomo che è diventato Joker.“
Vi ricordiamo
che Joker vede nel cast
anche Zazie Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais e che
arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come
ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros.
Contrariamente alle altre
apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher Nolan e
in Suicide
Squad, Joker sarà
ambientato negli anni Settanta e racconterà l’evoluzione di un uomo
ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti
conosciamo.
Margot
Robbie, in seno alla sua società di produzione
LuckyChap, potrebbe aver trovato il suo prossimo progetto, e
secondo le ultime indiscrezioni si tratterebbe del reboot di
Tank Girl, il film uscito nel 1995 diretto da
Rachel Talalay e tratto dall’omonimo fumetto di Jamie Hewlett e
Alan Martin. A rivelarlo è proprio Martin su Twitter:
“Ho appena saputo che la
compagnia di Margot Robbie ha opzionato i diritti della MGM
per realizzare un nuovo film di Tank Girl e che il progetto è in
sviluppo da diversi mesi. Non siamo stati contattati da nessuna
delle parti coinvolte, quindi non sono sicuro se i creatori
originali verranno coinvolti o meno“.
Vi ricordiamo che la
protagonista del fumetto era il simbolo di una rivoluzione che
puntava a scandalizzare e ribaltare i codici della tradizione e
dello spirito iconoclasta punk, muovendosi nell’Australia futura e
post-apocalittica. Qui Tank
Girl guidava un carro armato, la sua casa itinerante, viaggiando
per il paese per portare a termine una serie di obiettivi
commissionati da un’oscura organizzazione.
Non è chiaro se la Robbie figurerà
anche come protagonista del film o solo come produttrice. Tuttavia
le pellicole finora uscite con il marchio LuckyChap hanno sempre
avuto la star australiana nel cast, vedi I, Tonya, Terminal,
Dreamland e l’imminente Birds Of Prey, spin-off di Suicide Squad.
Just heard that Margot Robbie's company have
optioned rights from MGM to make a new Tank Girl movie – now
several months into development. We haven't been contacted by any
of the parties involved with the project, so not sure if there will
be any input from the original creators. pic.twitter.com/7RxbV4qLFt
Rivedremo presto nelle sale la
Robbie in C’era una volta a
Hollywood, il nuovo film di Quentin
Tarantino, e a Gennaio 2020 in Birds of Prey
(and the fantabulous emancipation of one Harley Quinn) al
fianco di Mary Elizabeth Winstead, Jurnee
Smollett-Bell (rispettivamente Cacciatrice e Black
Canary), Rosie Perez (Renee
Montoya), Ella Jay Basco (Cassandra
Cain) e Ewan McGregor (Maschera
Nera).
La prima sinossi del film riporta:
Dopo essersi separata da Joker,
Harley Quinn e altre tre eroine – Black Canary, Cacciatrice e Renee
Montoya – si uniscono per salvare la vita della giovane Cassandra
Cain da un malvagio signore del crimine
Come riportato in esclusiva da
Variety, i Marvel Studios avrebbero “puntato”
la star di Pitch Perfect e BumblebeeHailee Steinfeld per interpretare
Kate Bishop nella nuova serie di Disney + dedicata a Occhio
di Falco. Sappiamo già che il progetto coinvolgerà anche
Jeremy Renner, aka Clint Barton nel
MCU, e che la storia ruoterà attorno al passaggio di consegne tra
l’eroe e la sua erede.
La prima apparizione di Kate Bishop
nei fumetti della Marvel risale al 2005 nella run degli Young
Avengers, quando l’eroina entra in squadra nonostante
non avesse alcun potere. Più tardi i cosiddetti “supereroi
adulti” come Iron
Man e Captain
America decidono di addestrare i giovani Vendicatori
solo con il consenso dei rispettivi genitori, scelta alquanto
plausibile, fornendo ai ragazzi le giuste attrezzature e consigli
per affrontare al meglio i propri nemici.
Per quanto riguarda la Steinfeld, si
tratterebbe della seconda esperienza sul piccolo schermo dopo la
serie targata Apple Dickinson, in cui interpreterà
la celebre poetessa Emily Dickinson. Il mondo Marvel però non le è
del tutto estraneo, avendo doppiato Spider-Gwen nel film
d’animazione premiato agli Oscar Spider-Man: Un Nuovo
Universo.
Medusa ha diffuso il trailer
ufficiale di L’uomo del
labirinto, l’atteso nuovo film di Donato
Carrisi con Toni Servillo, Valentina Bellè e Dustin
Hoffmandal 30 ottobre nei cinema
italiani.
Il film è una
produzione GAVILA e COLORADO
FILM in collaborazione con Medusa
Film
L’uomo del labirinto, la trama
«Questo è un gioco, vero?» Samantha Andretti è stata rapita una
mattina d’inverno mentre andava a scuola. Quindici anni dopo, si
risveglia in una stanza d’ospedale senza ricordare dove è stata né
cosa le è accaduto in tutto quel tempo. Accanto a lei c’è un
«profiler», il dottor Green: sostiene che l’aiuterà a recuperare la
memoria e che insieme cattureranno il mostro. Ma l’avverte che la
caccia non avverrà là fuori, nel mondo reale. Bensì nella sua
mente.
«Questo è un gioco, vero?» ripete, dubbiosa, la ragazza.
Bruno Genko è un investigatore privato. Quindici anni prima è
stato ingaggiato dai genitori di Samantha per ritrovare la figlia.
Adesso che la ragazza è riapparsa, sente di avere un debito con lei
e proverà a catturare l’uomo senza volto che l’ha rapita. Ma quella
di Genko è anche una lotta contro il tempo. Perché un medico gli ha
detto che gli restano due mesi di vita. E, per uno scherzo del
destino, quei due mesi sono scaduti proprio nel giorno in cui
Samantha è tornata indietro dal buio.
Chi giungerà prima alla verità: l’investigatore o il profiler?…
Ma siamo sicuri che, alla fine di tutto, ci sia un’unica verità?
Perché questa non è un’indagine come le altre… Qualcuno ha un
segreto, qualcuno sta mentendo. E da qualche parte, là fuori, c’è
un labirinto pieno di porte. E dietro ognuna si nasconde un enigma,
un inganno.
In questo gioco nella mente dello spettatore, il labirinto di
cui sei prigioniero è già dentro di te.
Venezia 76 ha
chiuso i battenti, il tappeto rosso è stato riavvolto, gli
accreditati hanno lasciato il Lido, fiumi di parole e articoli sono
stati scritti in merito ai Leoni assegnati dalla giuria presieduta
da Lucrecia Martel. Qualcuno dice che è stata
fatta la storia, con la vittoria di Joker,
qualcuno invece non è contento, perché “non ne possiamo più di
fumetti al cinema”, altri ancora gridano vendetta per quei titoli
rimasti fuori dal palmares.
Dei dieci giorni di proiezioni,
film e ospiti rimane poco, alla fine, tranne qualche scatto
memorabile, come quelli che potete vedere di seguito, firmati da
Luigi De Pompeis:
I Leoni
di Luigi De PompeisJoaquin Phoenix
e Todd Phillips con il Leone d’Oro. Attore e regista hanno ritirato
insieme il prezioso premio, il riconoscimento più ambito che arriva
inaspettato anche se meritato, foriero di tanti discorsi sulla sua
stessa importanza politica all’interno di una Mostra del cinema
così prestigiosa.
Party hard
di Luigi De Pompeis
Zazie Beetz arriva sul tappeto
rosso di Seberg con tanto di calice di champagne e occhiali da
sole. L’attrice è stata presente al festival per più di due giorni,
dal momento che ha partecipato sia al Fuori Concorso di Seberg, con
Kristen Stewart, e a Joker, vincitore poi del
Leone d’Oro.
In nome di Roman
di Luigi De Pompeis
L’attrice Emmanuelle Seigner era
presente alla premiazione ed ha ritirato il Leone d’Argento, Premio
Speciale della Giuria, a L’ufficiale e la Spia, di Roman Polanski.
Impossibilitato a lasciare la Francia, il grande regista polacco ha
affidato il compito di presenziare alla premiazione (ma anche
all’attività stampa legata al film) alla moglie, l’attrice
Emmanuelle Seigner, che qui stringe il premio.
La rock star e i flash
di Luigi De Pompeis
Mick Jagger, con
le Nike ai piedi, ha calcato il tappeto rosso della serata di
chiusura del Festival, perché faceva parte del cast di The Burnt Orange
Heresy, film che ha chiuso la rassegna nella sezione
fuori concorso.
Elizabeth spicca il volo
di Luigi De Pompeis
Elizabeth Debicki è la
protagonista di The Burnt Orange
Heresy, il film di chiusura di Venezia 76. La
bellissima e bravissima attrice australiana ha sfilato con un
importante abito Schiaparelli Couture che ne risaltava la forma
longilinea ed elegante.
Ehi, tu!
di Luigi De Pompeis
Un Johnny Depp in grandissima forma ha sfilato alla
presentazione, in concorso, di Waiting for the barbarians, il film
di Ciro Guerra che ha chiuso il concorso di Venezia 76. Commosso
per la presenza della figlia nella stessa categoria, con The King,
e ben disposto verso stampa e pubblico, Depp ha fatto dimenticare
della sua ultima volta al Lido, quando sovrappeso e un po’
appannato, presento Black Mass.
Leggende
di Luigi De Pompeis
Roger Waters,
co-fondatore dei Pink Floyd, ha presentato al Lido il documentario
Us + Them, un film concerto di sicuro appeal sul pubblico e di
grande spettacolo. Lui, da parte sua, si è limitato ad essere come
sempre affabile e impegnato, scagliandosi contro la
politica europea contemporanea e il bisogno di proteggere il
pianeta dall’inquinamento.
Ba-ba-baciami piccina
di Luigi De Pompeis
Teneri e affiatati,
Gabriele Salvatores e Valeria Golino si scambiano un casto
bacio al photocall di Tutto il mio
folle amore, il film che il regista ha presentato
Fuori Concorso a Venezia 76.
La notte di Chiara
Chiara Ferragni – di Luigi De Pompeis
In un magico Dior scintillante blu
notte, Chiara Ferragni è arrivata sul tappeto
rosso della Sala Giardino, per presentare il documentario sulla sua
vita, quell’Unposted che ha fatto discutere molto per via della sua
natura celebrativa, estremamente lontana da quello che può essere
l’intento di ricerca e di originalità che vuole invece promuovere
la sezione Sconfini, in cui il doc è stato presentato. Poco importa
perché intanto, Chiara ha ottenuto ciò che voleva: essere lei la
stella di una delle notti
della Mostra di quest’anno, e il pubblico era dalla sua.
Mary perplessa
di Luigi De Pompeis
L’ancora estremamente affascinante
Julie Andrews arriva al photocall che precede
l’assegnazione del Leone d’Oro alla
carriera (che le è stato assegnato insieme a Pedro Almodovar).
L’attrice, passata alla storia per il ruolo di Mary
Poppins, sembra un po’ perplessa, mentre guarda la schiera
di fotografi che per sua richiesta l’ha accolta in religioso
silenzio, salutandola poi con un caloroso applauso.
Una rosa nel vento
di Luigi De Pompeis
Lily-Rose Depp ha
sfilato a Venezia 76 presentando The
King, uno dei film Netflix in concorso. La sua serata è stata ventosa,
l’unica che non ha accolto gli ospiti nel torrido caldo lagunare,
insieme a quella in cui ha sfilato papà Johnny, quella addirittura
sul fastidioso red carpet interno, causa pioggia.
Bagno di folla
di Luigi De Pompeis
Timothée Chalamet si è dedicato
tantissimo ai fan, durante la serata che lo ha visto protagonista
sul tappeto rosso per The
King, film Netflix in Concorso, di cui lui è il
protagonista.
Principesca
di Luigi De Pompeis
Regina nel cast di Olivier
Assayas, in concorso con Wasp Network,
Penelope Cruz ha messo subito le carte in tavola,
mostrando a tutti che era lei la più bella del reame. Avvolta in un
eccessivo Ralph & Russo e adornata di gioielli
Swarovski, marchio con il quale collabora e con cui ha
ideato una linea tutta sua, l’attrice spagnola più amata del mondo
non lascia dubbi su chi sia la stra più importante sul tappeto
rosso.
La più grande di tutte
di Luigi De Pompeis
Per Lina
Wertmuller è stato un antipasto del prossimo Febbraio. La
regista italiana, prima regista donna a ricevere una nomination
alla migliore regia agli Oscar, ha presenziato al festival come
ospite al premio Kineo ed ha sfilato sul tappeto rosso, in attesa
del prossimo febbraio, appunto, quando le verrà assegnato il premio
Oscar alla carriera.
Fermi tutti, passa Meryl
di Luigi De Pompeis
La leggenda del cinema americano,
Meryl Streep, ha presentato in concorso
The
Laundromat, il nuovo film di Steven
Soderbergh prodotto da Netflix. Nonostante l’atteggiamento
sempre discreto e il tono di voce sempre basso, quando arriva lei
tutti si fanno da parte, si tratta di una leggenda!
Innamorati a Venezia
di Luigi De Pompeis
Chi lo segue su Instagram, lo sa,
Gary Oldman è praticamente inseparabile dalla
bella moglie, Gisele Smith, che con lui cura un
account che con gioia, allegria e romanticismo racconta una storia
d’amore bellissima. E se spesso i social non rispecchiano la
realtà, basta guardarli sul tappeto rosso per vedere quanto di vero
ci sia nelle loro foto di vita privata.
La Fenice
di Luigi De Pompeis
Joaquin Phoenix è arrivato a
Venezia 76 irriconoscibile. L’attore, noto per il
temperamento poco docile si è invece lasciato andare con i fan, tra
foto e autografi. Sappiamo però che il giorno prima della
presentazione del suo film, Joker, non era
altrettanto sereno, a giudicare dai racconti che la stampa ha
lasciato trapelare!
Ce l’hai con me?
di Luigi De Pompeis
Anche se non è proprio la star più
famosa tra quelle sfilate a Venezia 76,
Zazie Beetz ha dimostrato spirito e attitude sul
red carpet. Qui affronta i fotografi con uno sguardo deciso e
bellissimo.
Fate fare a me!
di Luigi De Pompeis
Sembra stia dicendo “fate largo,
fate parlare i grandi” e di grande lei ha veramente tutto:
Cate Blanchett è davvero una divinità
che sembra più bella e affascinante ad ogni red carpet. Vero è che
è anche sempre più brava e ogni suo ruolo al cinema lo dimostra. Il
fatto che sia affascinante ed elegante aggiunge charme alla sua
grandezza.
Kristen 2.0
di Luigi De Pompeis
Kristen Stewart è
un’altra persona, da un po’ di tempo a questa parte. Ha abbandonato
l’aria dimessa e musona di quando era una giovane attrice
intrappolata nel ruolo di Bella Swan e finalmente è una giovane
donna consapevole, anche se continua a non amare troppo
l’attenzione. Nonostante questo, ha partecipato con grande gioia
alla presentazione a Venezia 76 del suo film
Seberg, ed eccola, generosa anche con i fan.
La prima volta
di Luigi De Pompeis
La dolcissima Margaret Qualley ha partecipato
alla sua prima Venezia, nel cast del film Fuori Concorso
Seberg. L’attrice, che presto vedremo anche in
C’Era una volta a Hollywood si è distinta per semplicità e
delicatezza.
Il più bello di tutti
di Luigi De Pompeis
È sempre lui, il più bello di
tutti, nonostante i suoi 56 anni. Brad
Pitt è il protagonista di Ad Astra,
di James Gray, in Concorso. E consapevole della
sua indiscussa bellezza, si sistema la giacca e sale sul red
carpet. Applausi per lui.
Da quanto tempo!
di Luigi De Pompeis
Sembrano essersi detto proprio
questo Adam Driver e Scarlett Johansson, i due
protagonisti di Storia di un
Matrimonio di Noah Baumbach. I due
attori americani sono stati trai più penalizzati dai premi, visto
che entrambi avrebbero meritato almeno la considerazione per le
Coppe Volpi alle migliori interpretazioni.
Tatoo
di Luigi De Pompeis
Bella come non mai, forte di una
grande interpretazione e di un film bellissimo, Scarlett
Johansson ha sfilato a Venezia 76 sfoggiando non solo un
bellissimo abito rubino di Celine, ma anche i suoi nuovi
tatuaggi.
Kylo Ren
di Luigi De Pompeis
Nonostante la mole impressionante
di cinema d’autore che Adam Driver scegli per la
sua carriera, è inevitabile che il suo nome e il suo volto siano
legati al personaggio di Kylo Ren in Star
Wars. E lui sembra comunque gradire, firmando poster e
fermandosi per delle foto.
Spice up your life
di Luigi De Pompeis
La vulcanica Mel B
ha sfilato sul tappeto rosso di Venezia 76 in
occasione della prima mondiale di Ad Astra.
Una madrina impeccabile
di Luigi De Pompeis
Nonostante sia uno dei volti
giovani dell’Italia all’estero, Alessandra Mastronardi non è amata
all’unanimità. Dopo due anni di “madrinato” al maschile, lei è
stata la nuova madrina di Venezia 76, portando a
compimento l’incarico con grande classe, con eleganza, senza
sbagliare neanche un look, e con la sua consueta leggerezza. In
questa foto, il bellissimo abito, che le stava divinamente, che ha
scelto per la cerimonia di apertura.
Arrivano nuove indiscrezioni su
The Batman, il film di Matt Reeves che porterà al
cinema un ritratto inedito del supereroe DC dopo i vari adattamenti
di Tim
Burton, Christopher Nolan e Zack Snyder, con
Robert Pattinson nel ruolo del
protagonista, e stavolta i dettagli riguardano il possibile
svolgimento della trama e il casting di un attore per un ruolo
particolare che non sarebbe andato in porto.
Relativamente alla storia del
cinecomic, è Daniel Richtman a rivelare in un report che si
concentrerà su Bruce Wayne e sulle indagini che il crociato di
Gotham seguirà studiando una cospirazione di nemici della
città.
“The Batman esplorerà un caso di
detective“, scrive la fonte, “Quando alcune persone
iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere
nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il
mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di
Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà
disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei
film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti
sospettati“.
Quest’ultimo punto coincide con la
voce circolata tempo fa che preannunciava la presenza, nel lavoro
di Reeves, di quattro personaggi della galleria di antagonisti dei
fumetti, ovvero Enigmista, Pinguino, Catwoman e Firefly, ma anche
la descrizione generale della sinossi corrisponde a quanto
affermato dal regista sul tono e il genere che avrebbe affrontato
nell’adattamento.
Il giornalista Jeff Sneider ha
inoltre rivelato nel suo podcast che Mahershala
Ali, il premio oscar entrato nel MCU come volto del nuovo Blade, era la “prima
scelta” di Reeves per il ruolo del commissario Jim Gordon e che
probabilmente l’impegno con i Marvel Studios non gli ha permesso di
parlarne con la concorrenza.
Il cinecomic dovrebbe svolgersi
negli anni Novanta, epoca tornata di moda nel corso dell’ultima
stagione anche grazie al successo di un altro cinecomic,
Captain Marvel dei Marvel Studios.
Per alcuni 1990 fa rima con gli
adattamenti di Batman di Tim
Burton che prepararono le basi per i futuri cinefumetti e
che sono stati fonte di ispirazione per Zack
Snyder per quanto riguarda una scena particolare di
Batman V
Superman: Dawn of Justice(dove il regista aveva
omaggiato lo scontro tra il cavaliere oscuro e Pinguino di
Batman Returns del 1992), per non parlare del
fatto che alcune delle più importanti trame a fumetti sul
personaggio provengono proprio da quel decennio.
Secondo i report, Reeves ha optato
per le storie di Batman: Anno Uno come possibile
punto di riferimento, proprio per conferire al suo film un tono da
genere noir enfatizzando le capacità investigative dell’eroe.
Nessuna notizia ufficiale invece sul casting, con la Warner Bros.
impegnata a trovare il perfetto sostituto di Affleck e altri
interpreti che possano riempire la ricca galleria di villain
prevista.
Ci avviciniamo sempre di più
all’uscita di Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, terzo e conclusivo
capitolo della nuova trilogia in arrivo a Dicembre che metterà la
parola fine alla saga familiare iniziata da George Lucas nel 1977
con Una nuova speranza, e nel corso degli ultimi anni si
sono rincorsi rumor e indiscrezioni sul possibile ritorno nel cast
di volti noti (alcuni confermati, come quello di Ian
McDiarmid nei panni dell’Imperatore Palpatine) e sui
misteri legati alla trama.
Tra questi, quello riguardante la
ricomparsa di Anakin Skywalker ha tenuto con il
fiato sospeso i fan, anche alla luce delle numerose occasioni in
cui Hayden Christensen si è fatto vedere in
pubblico in compagnia di McDiarmid, scatenando così teorie e
supposizioni. Di recente poi, il video diffuso da KUTV (via
Comicbook.com) che mostrava i due attori durante la visita
all’ospedale pediatrico di Salt Lake City in concomitanza con il
Fan Comic Convention di Salt Lake, sembrava suggerire l’inizio di
una studiata strategia di marketing prima dell’improvvisa
cancellazione del panel da parte della Disney.
Di certo il tempismo fa riflettere e
le aspettative sono talmente alle stelle da non permettere
un’analisi razionale degli eventi. Forse Anakin verrà solo
ricordato in funzione della fine della saga sugli Skywalker
attraverso le parole di Palpatine, oppure verrà menzionato dai
figli di quella generazione come simbolo di un’eredità che non
passerà mai e che invece sarà sempre il punto di partenza per una
nuova trilogia?
Per scoprirlo dovremo attendere il
20 dicembre 2019.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nelle sale a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee WilliamsLupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Il Re
Leone, il nuovo lungometraggio Disney diretto da
Jon Favreau, conquista il box office italiano e
batte una serie di record nel nostro Paese: Il Re
Leone è il primo incasso dell’anno e il primo incasso di
sempre nella storia di Disney Italia (ha superato Avengers: Endgame e Alice in
Wonderland). Nei cinema italiani dal 21 agosto, Il Re
Leone ha totalizzato ad oggi 32.921.666 di
Euro superando, anche come numero di presenze in sala, il successo
mondiale di Marvel StudiosAvengers:
Endgame.
Dopo pochi giorni dall’uscita nelle
sale italiane, Il Re
Leone vantava già una serie di record sul
territorio: miglior opening di tutti i tempi per un lungometraggio
Disney (a esclusione dei film Marvel Studios), secondo miglior
opening fra tutti i film distribuiti da Disney Italia, dopo
Avengers: Endgame, miglior opening di agosto di tutti i
tempi.
Jon Favreau dirige la nuova
avventura Disney Il Re
Leone, un viaggio nella savana
africana dove è nato un futuro re. Simba prova una grande
ammirazione per suo padre, Re Mufasa, e prende sul serio il proprio
destino reale. Ma non tutti nel regno celebrano l’arrivo del nuovo
cucciolo. Scar, il fratello di Mufasa e precedente erede al
trono, ha dei piani molto diversi e
la drammatica battaglia per la Rupe dei Re, segnata dal
tradimento e da tragiche conseguenze, si conclude con l’esilio
di Simba. Con l’aiuto di una curiosa coppia di nuovi amici,
Simba dovrà imparare a crescere e capire come riprendersi ciò che
gli spetta di diritto.
La voce di Simba, destinato a
essere un potente re fin dalla nascita, è quella del recordman e
star del pop italiano Marco Mengoni, che festeggia quest’anno dieci
anni di carriera con 50 dischi di platino. La star internazionale
Elisa è la voce di Nala, amica di Simba fin da cucciola. Nala è una
potente leonessa che si preoccupa del futuro delle Terre del Branco
e incoraggia Simba a seguire il proprio destino come futuro Re. Ai
due protagonisti si aggiungono altre due incredibili voci: Edoardo Leo è Timon, lo spiritoso suricato che
insieme al suo migliore amico facocero Pumbaa, interpretato da
Stefano Fresi, soccorre Simba dopo che quest’ultimo fugge dalla
Rupe dei Re. Il film vede la cantante e vocal coach americana che
vive in Italia Cheryl Porter interpretare “Il Cerchio della Vita”
nella colonna sonora italiana, attualmente disponibile sulle
piattaforme digitali e nei negozi.
Il cast italiano vede inoltre Luca
Ward dare voce al saggio e affettuoso padre di Simba, Mufasa,
Massimo Popolizio nel ruolo di Scar, il malvagio zio di Simba,
mentre Toni Garrani è il saggio babbuino Rafiki.
Per quanto soddisfacente, il finale
di Avengers:
Endgame (e insieme quello di Far From
Home) che ha chiuso la Fase 3 del
MCU ci lascia con una
serie di dubbi non risolti e trame ancora sfilacciate che speriamo
possano trovare risposta nell’imminente Fase 4.
Quali sono però le più importanti alla luce degli eventi finora
raccontati?
Cos’è esattamente il Regno
Quantico?
I due film di Ant-Man e Avengers: Endgame hanno esplorato in vari
modi il Regno Quantico come strumento per
viaggiare nel tempo e per rivedere le regole stabilite della
fisica, tuttavia sembra che i misteri legati a questa dimensione
alternativa non siano stati completamente risolti dalle grandi
menti del MCU.
Ad esempio: come ha fatto Janet van
Dyne a sopravvivere così a lungo guadagnando anche poteri di
guarigione? Oppure, cosa è successo a Scott Lang durante i cinque
anni di assenza dallo schiocco a Endgame?
L’Hydra è ancora in
circolazione?
Sconfitta alla fine di
Captain America: The Winter
Soldier, l’organizzazione segreta
dell’Hydra è ricomparsa nel MCU con brevi accenni
(compreso il ritorno al passato dei Vendicatori in Endgame, dove
Steve Rogers incontra i suoi avversari nella classica scena
dell’ascensore), come in Civil War, dove la
cospirazione globale veniva ridotta alla lotta personale del Barone
Zemo.
Dunque la domanda è: l’HYDRA è
ancora in circolazione? Può rappresentare ancora una minaccia
globale?
Il ritorno dello SHIELD
Il secondo capitolo di Captain
America ha fatto luce sulla corruzione dello SHIELD e sulle
infiltrazioni commesse dall’HYDRA, e nonostante lo scandalo sembra
che l’organizzazione di difesa della Terra sia tornata in azione
capeggiata da Nick Fury e Maria
Hill come mostrato in Spider-Man: Far From Home.
In che modo la squadra è stata
ricomposta rimane un mistero. Forse la Fase 4 saprà fare luce sui
giochi e i percorsi che hanno portato il duo a collaborare di
nuovo? E se ora Fury e Hill si trovano nello spazio, li vedremo
ancora sul nostro pianeta?
Gli accordi di Sokovia sono ancora
validi?
Il conflitto centrale di Civil War
ruotava attorno alle contraddizioni degli accordi di
Sokovia, un documento governativo che in qualche modo
frenava l’azione indipendente dei supereroi costringendoli a
combattere solo se autorizzati dai poteri superiori. Al momento
sembra che l’effetto di questi accorsi sia ancora attivo, come
testimoniato da Infinity War, ma cosa accadrà dopo Endgame? Magari
la serie The Falcon e dal Winter Soldier potrà
risolvere il dubbio?
Dove sono i vecchi nemici di
Hulk?
Fatta eccezione per il generale
Thaddeus “Thunderbolt” Ross, il MCU non ha mai menzionato gli altri
personaggi apparsi in L’incredibile Hulk come
Abominio e l’uomo che sarebbe poi diventato il Leader. Ross è vivo,
e sarebbe interessante vedere i criminali dello standalone su Bruce
Banner ripescati dai Thunderbolts, tuttavia non sembra che i Marvel
Studios siano intenzionati a proseguire su questa strada…
Chi ha assunto Sonny Burch?
In Ant-Man and the Wasp diverse
organizzazioni vogliono appropriarsi del laboratorio di Hank Pym,
compreso il gruppo guidato dal criminale Sonny
Burch. Ma chi ha assunto questo intermediario? A chi fa
capo questo personaggio di cui sappiamo poco o nulla? Alcune teoria
suggeriscono che si tratti di un infiltrato dell’HYDRA o
addirittura di un alleato di Norman Osborn…
Dov’è Lady Sif?
Nel bene e nel male, Thor: Ragnarok sembra aver tagliato tutti i
ponti con i precedenti film del franchise, distruggendo Asgard e
“uccidendo” personaggi secondari come i tre guerrieri. L’unica
sopravvissuta, al momento, è Lady Sif, bandita dal
regno prima degli eventi di Ragnarok, ma dove si trova esattamente?
Tornerà mai nel MCU, magari proprio in Love and
Thunder?
Che fine ha fatto il “falso”
Mandarino?
Iron Man 3 ha ingannato il pubblico
introducendo il “falso” Mandarino, personaggio
interpretato da un attore Trevor assoldato per recitare la parte
del leader terrorista, e come illustrato nel cortometraggio All
Hail the King, il vero Mandarino ha inviato i suoi agenti per
catturarlo. Ma in vista dell’arrivo nel MCU di
Shang-Chi e della leggenda dei dieci anelli
sapremo di più di Trevor, del suo futuro dopo Iron Man, e dei suoi
legami con l’organizzazione?
Le vecchie serie tv fanno parte del
canone?
I Marvel Studios hanno confermato
che le serie di Disney + sui personaggi già introdotti (e non solo)
si legheranno alla trama del MCU delineata finora, ma sul rapporto
tra l’universo e gli show precedenti tutto tace. Che ne sarà quindi
di Agents of S.H.I.E.L.D, Runaways e di Luke Cage, Iron Fist,
Jessica Jones e Daredevil? Faranno parte del canone?
Cosa ne sarà di Spider-Man?
La Fase 3 del MCU si è chiusa con un
sorprendente cliffhanger alla fine di Far From Home che rivela
l’identità segreta di Spider-Man, evento che
lascia l’eroe sospeso tra l’universo Marvel e il futuro con la
Sony. Come verrà giustificata la sua assenza nella Fase 4 rimane,
al momento, la domanda più importante.
C’è un momento ben preciso in
C’era una volta
a… Hollywood, dove Quentin Tarantino
sembra racchiudere il cuore del suo film. Avviene quando la
Sharon Tate interpretata con grande grazia da
Margot Robbie, si
reca al cinema per guardare The Wrecking
Crew, film del 1969 con la stessa Tate tra i
protagonisti. Nel buio della sala, osserviamo la copia ammirare
l’originale, in un gioco di doppi che ha un che di straniante e
ammaliante allo stesso tempo. In questa breve scena il regista fa
esplodere, silenziosamente, la differenza tra ciò che è e ciò che
appare, la quale connota non solo il film ma l’intera arte
cinematografica e che una volta compresa apre una scissione che
evidenzia ancor di più il momento di passaggio, storico e
cinematografico, che la pellicola va a ritrarre.
Siamo nel 1969, un periodo di
grandi cambiamenti ad Hollywood. L’attore Rick
Dalton, interpretato da Leonardo DiCaprio, sta attraversando una fase
discendente della sua carriera, dopo numerosi ruoli da protagonista
tra western e gangster movie. Come lui, la sua fidata controfigura
Cliff Booth, interpretato da Brad
Pitt, cerca di non cadere nell’anonimato. Circondati
da un’industria a loro sempre più estranea, i due si troveranno a
fare i conti con novità impreviste, come la nuova vicina di casa di
Dalton, l’attrice Sharon Tate.
È un insolito nuovo capitolo
dell’universo tarantiniano quello che si svela in questo nono
lungometraggio dell’autore, presentato con successo al Festival di Cannes
2019 e che inizia ora a mostrarsi al pubblico di tutto
il mondo. Non più ricco di tutte quelle stravaganze che hanno reso
celebre il regista pulp, ma asciugato il più possibile nella messa
in scena per far trasparire esclusivamente un’umanità alla deriva,
così come un modo di fare cinema che muore per lasciare il posto a
qualcosa di nuovo. L’intero film è dunque attraversato da un velo
di malinconia, mai reso esplicito, ma che si propone invece, con
violenza, attraverso le difficoltà affrontate dai personaggi, ai
quali tutto sembra remare contro.
Gli anni ’60 di C’era una volta a… Hollywood
Ambientando il film in tre
diversi giorni del 1969, fondamentali per i protagonisti, Tarantino
tenta di ricostruire l’immagine dell’industria cinematografica in
un anno assunto a spartiacque. Un’industria dove il potere
artistico era nelle mani dei registi, e dove in mezzo a tanta
vitalità si nascondeva, inaspettatamente, anche una cupa ombra che
di lì a poco avrebbe spezzato l’innocenza fino ad allora vissuta
come un dato acquisito. Di nuovo la dualità già accennata in
apertura dunque, tra ciò che appare e ciò che è, e che viene
riprodotta esplicitamente nella scelta della coppia protagonista:
un attore e la sua controfigura. Attraverso questi due brillanti e
tragici personaggi si evidenziano due volti di un’unica crisi.
Leonardo DiCaprio e Brad
Pitt risultano complementari, dimostrando una
chimica che consente loro di non oscurarsi mai a vicenda, ma di
sapersi prendere ognuno il proprio momento di gloria.
Per il suo primo film
dichiaratamente sul cinema, Tarantino si affida qui più che mai ai
propri personaggi. Sono loro il vero traino per l’intera
narrazione, che per contrasto appare diradata e tesa ad evidenziare
il vuoto esistenziale e sociale che li circonda. Attraverso la vita
sul set, tra uno scontro fisico con Bruce Lee e la frustrazione per alcune battute
dimenticate, il regista attua così una riflessione sul cinema,
sulla sua natura ed evoluzione nel corso dei decenni.
Nonostante non manchino sequenze
che ribadiscono le ormai indubbie capacità dell’autore di costruire
una solida messa in scena, che restituisce pienamente il sapore di
un’epoca, chi si aspetta di ritrovare qui la stessa natura dei suoi
precedenti lavori potrebbe rimanere in parte deluso. Questa nuova
pellicola è infatti uno sviluppo inaspettato, e particolarmente
gradito, della sua poetica, in cui il regista racchiude, insieme al
suo profondo amore per il cinema a tutto tondo, tanta disarmante
umanità.
Con C’era una volta a…
Hollywood, Tarantino confeziona un film
particolarmente significativo per la sua filmografia, che nella sua
rilettura storica riesce ad insinuare il monito, più volte
rimarcato, di non credere a tutto ciò che si vede o ascolta, tanto
nel cinema quanto nella realtà che ci circonda.
Personaggio della Marvel creato da Stan Lee e Jack
Kirby nel 1966, Uatu l’Osservatore è l’umanoide
extraterrestre che ricoprirà il ruolo di narratore, esattamente
come nei fumetti originali, nella serie What
If…? in arrivo su Disney + nel 2021 e prima
incursione nel mondo dell’animazione dei Marvel Studios. Sappiamo
pochissimo dello sviluppo del progetto, ma le ultime dichiarazioni
della showrunner Ashley Bradley sembrano aver
confermato alcuni dettagli fondamentali riguardanti proprio la voce
narrante.
“Il primo passo è stato
contattare Brad Winderbaum [il produttore di Thor: Ragnarok] per chiedergli di usare
l’Osservatore nelle serie dopo che i diritti del personaggio erano
tornati nelle mani della Disney in seguito alla fusione con la Fox.
Tecnicamente era già apparso nei film sui Fantastici Quattro,
quindi non volevamo intendere che sarebbe riapparso nel MCU, né che
sembrasse un anziano signore alla Babbo Natale o una versione
bianca occidentale di Dio.“
Come già annunciato nelle scorse
settimane durante il Comic-Con di San Diego, Uatu sarà doppiato
dalla star di Boardwalk Empire Jeffrey Wright e accompagnerà lo
spettatore attraverso un viaggio inedito nell’universo Marvel
narrato grazie a scenari alternativi alla realtà che conoscevamo.
Vi prenderanno parte tutti gli attori del MCU, da Michael B. Jordan a Paul Rudd, passando per
Hailey Atwell, Josh Brolin, Mark Ruffalo, Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson,
Natalie Portman, Taika Waititi, Chris Hwmsworth e molti altri.
IT Capitolo
Due, seconda parte del dittico diretto da Andy
Muschietti, ha esaurito il materiale originale di
Stephen King da cui è tratto, ma i risultati
incoraggianti al box office (91 milioni di dollari incassati finora
in America e 94 nel resto del mondo) e un finale sospeso potrebbero
spingere i realizzatori a riflettere sulla possibilità di un
sequel. Sull’argomento è intervenuto anche Bill Skarsgård, il nuovo volto del clown
Pennywise, che in un’intervista con Entertainment Weekly si è detto
pronto a tornare nei panni del personaggio ancora una volta.
“Ci dovrebbe essere il giusto
tipo di approccio“, ha spiegato l’attore. “Sappiamo che il
libro termina dove finisce il secondo film, e che questo è il
capitolo finale di questa storia. C’è però un aspetto interessante
nell’idea di tornare indietro nel tempo prima che tutto ciò
accadesse. Lì potrebbe esserci una storia che vale la pena
esplorare e che ovviamente non si trova nel romanzo, indipendente
ma all’interno dello stesso universo.”
Tutto dipenderà dai numeri e dalle
intenzioni di Muschietti, grande scommessa della New Line. I
progetti di espansione di un universo sono ormai prassi a Hollywood
e non riguardano più soltanto i cinefumetti ma anche altri generi,
incluso l’horror. In questo caso servirebbe anche l’approvazione di
King e una sceneggiatura adeguata a giustificare il ritorno di IT
nelle sale, due elementi cruciali e al tempo stesso complicati.
Ambientato ventisette anni dopo gli
eventi del suo predecessore, il film vede il ritorno del clown
Pennywise per le strade della città fittizia del New England
intenzionato ad uccidere altri bambini. L’intervento dei Perdenti,
come in passato, potrebbe rivelarsi decisivo.
Vi ricordiamo che l’uscita
nelle sale di IT: Capitolo
Due è fissata al 6 settembre
2019. Nel cast figurano, oltre a McAvoy,Jessica Chastain nei panni di Bev,
mentre Jay Ryan sarà
Ben, Isaiah
Mustafa Mike, Bill
Hader Richie, James
Ransone Eddie, Andy Bean Stan,
e Bill Skarsgård tornerà a
interpretare Pennywise il Clown Ballerino.
L’onda dell’entusiasmo per Joker non si è esaurita
con la vittoria del Leone d’Oro
a Venezia 76 e il trionfo, forse inaspettato, del primo
cinecomic inserito in un concorso ufficiale di un festival
cinematografico, ma continuerà fino e dopo l’uscita nelle sale
fissata ad Ottobre. Le ragioni sono diverse, dalla particolarità
dell’evento all’interpretazione di Joaquin
Phoenix, passando per i possibili riferimenti di
Todd Phillips non soltanto al cinema di Martin
Scorsese ma anche all’universo dei fumetti DC.
E proprio in merito ad eventuali
omaggi alla storia di del clown principe del crimine, c’è chi
avrebbe individuato un easter egg relativo al
Batman di Tim
Burton e alla versione del villain di Jack
Nicholson nella scena in cui Arthur Fleck indossa la
“divisa” del Joker truccandosi il volto: alle sue spalle potrete
notare infatti una parete disegnata con il profilo di quello che
sembrerebbe proprio Nicholson nel film del 1989.
Ovviamente si tratta di una
supposizione che però aumenta la curiosità di sapere quanto
intenzionali siano stati i dettagli del regista, dal momento che
l’opera è stata descritta come un episodio a sé separato dalla
mitologia del personaggio e del tutto originale nel racconto delle
origini del celebre antagonista di Bruce Wayne.
Qui sotto intanto trovate la “prova” fotografica dell’easter
egg. Che ne pensate?
“Non abbiamo seguito nulla dei
fumetti, e questo farà arrabbiare tantissime persone“, aveva
dichiarato il regista in una recente intervista. “La nostra
versione del personaggio è stata riscritta ed è ciò che rendeva
interessante il progetto. E non è nemmeno la storia di Joker,
quanto la storia di un uomo che è diventato Joker.“
Vi ricordiamo
che Joker vede nel cast
anche Zazie Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais e che
arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come
ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros.
Contrariamente alle altre
apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher Nolan e
in Suicide
Squad, Joker sarà
ambientato negli anni Settanta e racconterà l’evoluzione di un uomo
ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti
conosciamo.
Robert Pattinson si prepara a
vestire i panni del cavaliere oscuro in The
Batman, il film di Matt Reeves che
riavvierà le sorti del personaggio dopo il tentativo – forse
fallimentare – di Zack Snyder con Batman v Superman
e Justice League, e sembra che abbia
appena ricevuto la benedizione di chi, prima di lui, si è
confrontato con il peso di un’icona chiave dell’universo a fumetti
e della storia del cinema d’intrattenimento.
L’approvazione di Pattinson come
nuovo Bruce Wayne arriva infatti da Christian
Bale, che ospite del Toronto Film Festival per
presentare Ford v Ferrari, ha parlato del cinecomic in arrivo e del
suo casting:
“Beh, per me è un’ottima
scelta“, ha dichiarato Bale a Variety, “Sono sicuro che
Robert si inventerà qualcosa di interessante“.
Matt
Damon invece, che recita al suo fianco nel biopic di
James Mangold, ha ricordato la prova di Pattinson in Good
Time dei fratelli Safdie: “Lì è fantastico, davvero
bravo.“
Bale offre poi un simpatico
consiglio all’attore, lo stesso dato qualche anno fa a
Ben
Affleck: “Cerca un modo per essere in grado di
andare al bagno da solo. Se non ci riesci, è difficile crederti un
supereroe“.
Il cinecomic dovrebbe svolgersi
negli anni Novanta, epoca tornata di moda nel corso dell’ultima
stagione anche grazie al successo di un altro cinecomic,
Captain Marvel dei Marvel
Studios.
Per alcuni 1990 fa rima con gli
adattamenti di Batman di Tim
Burton che prepararono le basi per i futuri
cinefumetti e che sono stati fonte di ispirazione per Zack
Snyder per quanto riguarda una scena particolare di
Batman V
Superman: Dawn of Justice(dove il regista aveva
omaggiato lo scontro tra il cavaliere oscuro e Pinguino di
Batman Returns del 1992), per non parlare del
fatto che alcune delle più importanti trame a fumetti sul
personaggio provengono proprio da quel decennio.
Secondo i report, Reeves ha optato
per le storie di Batman: Anno Uno come possibile
punto di riferimento, proprio per conferire al suo film un tono da
genere noir enfatizzando le capacità investigative dell’eroe.
Nessuna notizia ufficiale invece sul casting, con la Warner Bros.
impegnata a trovare il perfetto sostituto di Affleck e altri
interpreti che possano riempire la ricca galleria di villain
prevista.
Per The Batman è
stata già fissata l’uscita in sala il 25 giugno
2021.
Warner Bros ha
diffuso il trailer ufficiale di Doctor
Sleep, il seguito della storia di Danny
Torrance, a 40 anni dalla sua terrificante permanenza
all’Overlook Hotel in
Shining. Diretto da Mike Flanagan,
Doctor Sleep vede protagonisti
Ewan McGregor,
Rebecca Ferguson e Kyliegh
Curran.
Ancora irrimediabilmente segnato
dal trauma che ha vissuto da bambino all’Overlook, Dan Torrance ha
combattuto per trovare una parvenza di pace. Ma questa tregua va in
frantumi quando incontra Abra, un’adolescente coraggiosa con un
potente dono extrasensoriale, noto come la “luccicanza”.
Riconoscendo istintivamente che Dan condivide il suo potere, Abra
lo contatta, invocando disperatamente il suo aiuto contro la
spietata Rose The Hat e i suoi seguaci, i membri del The True Knot,
che si nutrono della Luccicanza degli innocenti alla ricerca della
loro immortalità. Formando un’improbabile alleanza, Dan e Abra si
impegnano in una brutale lotta tra la vita e la morte contro Rose.
L’innocenza di Abra e l’intrepida consapevolezza della sua
Luccicanza costringono Dan a invocare i suoi stessi poteri come mai
prima d’ora – affrontando immediatamente le sue paure e
risvegliando i suoi fantasmi del passato.
Doctor Sleep, il film
Doctor
Sleep è interpretato da Ewan McGregor
(“Star
Wars: Episodi I – La minaccia fantasma, II – L’attacco dei
cloni e III – La vendetta dei Sith”, “T2 Trainspotting”) nel ruolo
di Dan Torrance, da Rebecca Ferguson (i film “Mission:
Impossible”, “The Greatest Showman”) in quello di Rose The Hat, e
da Kyliegh Curran, al suo debutto in un
lungometraggio, nel ruolo di Abra. Il cast principale include anche
Carl Lumbly, Zahn McClarnon, Emily Alyn Lind, Bruce
Greenwood, Jocelin Donahue, Alex Essoe e Cliff
Curtis. Trevor Macy e Jon Berg sono i produttori del film,
mentre Roy Lee, Scott Lumpkin, Akiva Goldsman e Kevin McCormick ne
sono i produttori esecutivi. Il team creativo di Flanagan che ha
lavorato dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia
Michael Fimognari (“The Haunting of Hill House”), dagli scenografi
Maher Ahmad (“Duri si diventa”) ed Elizabeth Boller (“Terrore del
silenzio”), e dalla costumista Terry Anderson (“Nella tana dei
lupi”). La colonna sonora è opera dei The Newton Brothers (“The
Haunting of Hill House”).
Warner Bros.
Pictures presenta una produzione Intrepid Pictures /
Vertigo Entertainment, un film di Mike
Flanagan, Doctor Sleep, la cui uscita nelle
sale italiane è prevista il 31 ottobre 2019, sarà distribuito in
tutto il mondo dalla Warner Bros.Pictures.
Chi lo avrebbe mai detto, quando
venne annunciato il progetto, che quel regista di commedie sopra le
righe, tale Todd Phillips, potesse essere in grado
di realizzare un film serio su Joker. Eppure, non
solo il regista della saga di Una Notte da Leoni
ha fatto un gran bel film, ma lo ha anche portato alla Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, vincendo il Leone
d’Oro.
Todd Phillips, con
la fiducia affidatagli dalla Warner Bros, ha abbattuto un grande
muro, realizzando un film che a buon diritto si colloca nella
storia del cinema, non solo per alcuni pregi oggettivi che offre,
oltre i gusti personali, ma soprattutto perché un “cinecomic” per
la prima volta nella storia, ha vinto il premio più importante ad
un festival di cinema, ad una mostra d’arte cinematografica.
E così non solo il genere che ha
dominato il mercato cinematografico degli ultimi dieci anni è
approdato anche ai festival, dopo aver vinto anche agli Oscar con
Black Panther (ma molto prima anche con Il
Cavaliere Oscuro e con Suicide Squad), ma anche la Mostra si
conferma un luogo dove il cinema di genere continua a essere
valorizzato e premiato, magari evitando i circuiti di cinema più
ricercati e dando uno sguardo privilegiato a un cinema che parla
lingue molto note.
Dopo un film di mostri (La
forma dell’acqua) e un film prodotto da una piattaforma
streaming per la visione domestica (Roma), la
Mostra di Venezia premia i fumetti, i suoi cattivi, i suoi incubi
ma soprattutto l’archetipo che da sempre fa da base alla grande
letteratura, di cui il fumetto fa parte. Perché se è vero che il
film di Phillips racconta la storia non detta dietro alle origini
di Joker, si presenta prima di tutto come un paradigma, un’oscura
storia di discesa nella follia.
La giuria presieduta da
Lucrecia Martel, che tanto aveva fatto discutere in
apertura di Festival per la questione “morale” legata a Polanski e
alla sua presenza nel concorso, ha poi assegnato al regista polacco
il premio speciale della giuria Leone d’argento, riconoscimento
prestigioso che, oltre ogni scelta “politica”, potrebbe
rappresentare anche una vittoria dell’artista sull’uomo
Roman.
L’Italia torna a casa con ben due
film premiati su tre in concorso, la Coppa Volpi a Luca
Marinelli per Martin
Eden, di Pietro Marcello, e il premio
speciale della Giuria al folle, grottesco e tragico
La Mafia non è più quella
di una volta, di Franco Maresco. Se
nel primo caso il premio sembrava essere stato messo in cassaforte
da Phoenix per Joker, il regolamento impedisce al film vincitore
del Leone d’Oro di ricevere altri premi, e così si è aperto uno
spiraglio per Marinelli, che comunque ha offerto una buona prova
d’attore per l’adattamento da Jack London. Forse
più misterioso è il premio a Maresco, alla luce del fatto che il
documentario, ambientato a Palermo, è strettamente legato alla
storia locale/nazionale, e risulta quindi insolito che una giuria
internazionale sia riuscita a capirlo ed apprezzarlo, e forse il
merito è un pochino anche di Paolo Virzì, che in
giuria avrà spezzato più di una lancia in favore del bellissimo
film di Franco.
E se è vero che il Palmares di
Venezia ha pochi premi da assegnare (otto su 21 film in concorso),
è quantomeno misteriosa l’assenza trai film riconosciuti di
Storia di un
Matrimonio di Noah Baumbach e di
Ema
di Pablo Larrain, esempi diversissimi di un cinema
che guarda alla realtà e la racconta con audacia e autenticità.
Il trionfo di Joker però dice anche
un’altra cosa, ovvero che ancora una volta, come accade ormai da
diversi anni, la Mostra di Venezia può già preparare i bagagli e
partire per Los Angeles, dove, agli Oscar, c’è un posto d’onore
destinato a lei e ai film che, in Laguna, ricevono il loro
battesimo.
The Burnt Orange Heresy inizia con un assunto
interessante, ovvero che la critica può inventare a seconda della
sua fantasia ragionata i significati nascosti dell’opera e far
credere a chi legge l’opera attraverso i suoi occhi che quella sia
la verità. A dirlo, nel film diretto da Giuseppe
Capotondi e tratto dall’omonimo romanzo di Charles
Willeford, è James Figueras (Claes Bang), critico
d’arte e scrittore forse fallito che per campare tiene lezioni per
i turisti interessati solo a Michelangelo e Caravaggio (“come se
fossero gli unici pittori della storia”) in un lungo monologo
ripreso dal regista de La doppia ora in due piani
alternati: da una parte c’è la prova nella sua stanza, il recitare
davanti allo specchio simulando il discorso, dall’altra la
performance vera con il pubblico, le pause studiate per l’applauso,
il congedo della vittoria.
Peccato
che in questo gioco di bugie ben architettato arrivi l’imprevisto –
nella vita come nel modo in cui ci approcciamo all’arte e alle
intenzioni dell’autore – nella forma di una giovane donna
misteriosa seduta in fondo alla sala. James incontra Berenice
(Elizabeth Debicki), passano la
notte insieme, e complici decidono di trascorrere un weekend nella
villa sul lago di Como di un ricco collezionista (Mick
Jagger) determinato a ottenere, tramite intercessione di
Figueras, l’ultimo dipinto di Jerome Debney (Donald
Sutherland).
Curiosamente la 76a Mostra del cinema di Venezia si chiude con
un altro film che parla di maschere e relazioni personali legate o
proprio ambientate nel mondo dell’arte (dopo Le
Verità di Kore-eda Hirokazu), solo che
qui Capotondi sceglie di addentrarsi nelle stanze del thriller alla
Hitchcock, al quale rende omaggio in più di un’occasione,
mescolando il linguaggio del giallo e del noir per raccontare i
limiti dell’ambizione umana, le bugie che diciamo per raggiungere i
nostri obiettivi e gli effetti spesso violenti e negativi che
questa manipolazione della realtà produce.
E
spostando l’azione da Palm Beach, luogo originale del romanzo,
all’Italia lacustre del nord pericolosa e conturbante,
l’adattamento di The Burnt Orange Heresy si rivela
allo spettatore come un classico gioco di inganni e potere con
attori bellissimi ed elegantissimi che sembrano usciti dalla
Hollywood d’oro degli anni Cinquanta e Sessanta, rispettando tutti
i codici della tradizione hitchcockiana senza nemmeno provare a
riscriverli o ad aggiornarli ai tempi moderni.
Gli spunti di riflessione ci sono,
e abbracciano temi che vanno dal complicato rapporto tra l’arte e
la critica al ruolo della critica stessa nel discorso contemporaneo
alle contraddizioni di un protagonista accecato dalla propria
ambizione, passando per metafore più o meno esplicite (e alcune
anche un po’ maldestre) che devono accompagnare il viaggio
dell’anima dei personaggi costretti ad un punto di svolta nelle
loro vite, tuttavia non sono sufficienti a risollevare le sorti di
un’opera che sembra già scritta fin dalla prima scena, incastrata
nei suoi rigidi schemi eppure gestita con grande sapienza dal
regista.
La giuria presieduta da
Lucrecia Martel per la 76° Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha
assegnato. Con la Martel, fanno parte della giuria: Piers
Handling (Canada), storico e critico, Mary
Harron (Canada), regista, Stacy Martin
(UK), attrice, Rodrigo Prieto (Messico), direttore
della fotografia, Tsukamoto Shinya (Giappone),
regista, Paolo Virzì (Italia), regista.
La sedicesima edizione delle
Giornate degli Autori si conclude all’insegna dei festeggiamenti
per Amjad Abu Alala, il filmmaker sudanese regista
e sceneggiatore di You Will die at 20 che
si è aggiudicato il Leone del futuro – Premio Venezia opera
prima “Luigi De Laurentiis”.
Il film è uno delle quattro opere
prime tra gli undici film in concorso alle Giornate. È la
quinta volta che un film delle Giornate degli Autori vince questo
riconoscimento: nel 2005 con 13 Tzameti di Géla Babluani
(Francia), 2006 con Khadak di Peter Brosens e Jessica
Woodworth (Belgio), 2007 con La zona di Rodrigo Plá
(Spagna, Messico), 2010 con Majority (Cogunluk)
di Seren Yüce (Turchia).
Il premio all’opera prima di
Amjad Abu Alala è stato assegnato dalla Giuria
Internazionale composta dal Presidente Emir
Kusturica (Serbia), la regista italiana Antonietta
De Lillo (Italia), l’attrice tunisina Hend
Sabry, il produttore Michael J.
Werner (Hong Kong SAR, USA).
You will die at
20 racconta la voglia di vita di un ragazzo che,
secondo una sentenza magica della tradizione popolare, è destinato
a una morte precoce.
Il regista ha commentato:
“Muzamil è uno di noi, uno dei tanti costretto nel ruolo che la
società gli ha affibbiato! Rinchiuso in uno spazio in cui non è
possibile annusare l’aria che c’è fuori! […] Il mio film è un
invito alla libertà. Nessuno dovrebbe mai dirti: questo è il tuo
destino, così è scritto e non puoi far altro che accettarlo.
Scappa, ragazzo!”.
“Ecco un premio tanto
felicemente inaspettato – dice il delegato Giorgio Gosetti –
quanto sperato per la passione con cui abbiamo creduto in
questo film fin dal primo momento. Il nostro compito non è cercare
gli autori esordienti ma quando il loro talento risplende
cristallino come in questo caso siamo fieri e onorati di
accoglierli a braccia aperte”.
“Il mandato delle Giornate
– scrive il presidente Andrea Purgatori – è da sempre quello di
accompagnare la creatività e l’indipendenza degli autori, ovunque
la loro voce risuoni chiara e potente. Il Sudan era per la prima
volta alle Giornate e questo premio è per noi una bellissima
conferma per la quale ringraziamo la Giuria dell’opera prima e la
Mostra che lealmente accetta e accompagna la nostra autonomia nella
ricerca della qualità”.
Presentato in Concorso a Venezia 76,
il nuovo film del regista colombiano Ciro Guerra, Waiting
for the barbarians, è l’adattamento cinematografico
dell’omonimo romanzo di J.M. Coetzee. Nel cast del film
compaiono Mark Rylance, Johnny Depp e Robert Pattinson.
Un magistrato, amministratore di un
isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome,
aspetta con impazienza la tranquillità della pensione, fino
all’arrivo del colonnello Joll. Incaricato di riferire sulle
attività dei barbari e sulla sicurezza al confine, Joll conduce una
serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei barbari per
mano del colonnello e la tortura di una giovane donna barbara
spingono il magistrato a una crisi di coscienza che lo porterà a
compiere un atto di ribellione donchisciottesco.
Nel mettere in scena questo luogo di
frontiera, costantemente minacciato dall’incombere degli stranieri,
i nomadi, i barbari, Guerra sembra adottare i modi e lo stile di
vita del protagonista, interpretato da Rylance, un uomo mite che si
scontra con dei poteri più grandi di lui, con i quali non riesce a
comunicare e che finiscono per annientare il suo approccio alla
vita, ma anche alla professione di magistrato di frontiera.
Questo punto di vista però non
contribuisce a renderci partecipi della storia, anzi, rallenta in
maniera deprimente il ritmo, il coinvolgimento e anche l’interesse
verso le vicende raccontate. Non basta l’entrata in scena del
cattivo colonnello Joll (Depp), né quella del suo servizievole
tirapiedi, interpretato da Robert Pattinson, a dare spina dorsale a
un racconto pigro.
Tutti gli attori sono estremamente
in parte eppure nella scrittura e nelle scelte di regia
Waiting for the barbarians rivela tutte le sue
carenze. La trasformazione di un avanposto da oasi tranquilla a
presidio militare avviene in maniera poco appassionante, in rapidi
passaggi e con la messa alla berlina, quasi letteralmente, del mite
magistrato, che non può fare altro che osservare la rovina di ciò
che ha tentato di costruire.
Il problema è che ogni passaggio
psicologico, ogni trasformazione di comunità e paesaggio è così
schietta e semplice che diventa banale.
La Settimana Internazionale della
Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI)
nell’ambito della 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia (28 agosto – 7 settembre 2019) ha
assegnato oggi, venerdì 6 settembre, i premi della
trentaquattresima edizione.
Gran Premio Settimana
Internazionale della Critica – SIAE
Jeedar El
Sot / All This
Victory di Ahmad Ghossein (Libano, Francia,
Qatar)
Sono stati inoltre assegnati:
Premio del Pubblico – Comune di
Taranto
Jeedar El
Sot / All This
Victory di Ahmad Ghossein (Libano, Francia,
Qatar)
Premio Circolo del Cinema di
Verona
Sayidat Al
Bahr / Scales di Shahad Ameen
(Emirati Arabi Uniti, Iraq, Arabia Saudita)
Premio Mario Serandrei – Hotel
Saturnia & International per il Miglior Contributo Tecnico
Jeedar El
Sot / All This
Victory di Ahmad Ghossein (Libano, Francia,
Qatar)
Inoltre, una giuria composta dai
redattori della rivista cinematografica francese La Septième
Obsession, guidati da Thomas Aïdan, ha assegnato i seguenti
premi ai cortometraggi in concorso alla quarta edizione di SIC@SIC
(Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della
Critica):
Premio al Miglior
Cortometraggio
Veronica non sa
fumare di Chiara Marotta (Italia)
Premio alla Migliore Regia
Il nostro
tempo di Veronica Spedicati (Italia)
Premio al Miglior Contributo
Tecnico
Los oceanos son los
verdaderos continentes di Tommaso
Santambrogio (Italia)
Domani sabato 8 settembre, ore 14,
in Sala Perla si terranno le proiezioni per pubblico e accreditati
del cortometraggio vincitore Veronica non sa fumare
e Jeedar El Sot / All This Victory di Ahmad
Ghossein film vincitore del Gran Premio Settimana Internazionale
della Critica-Siae, del Premio del Pubblico-Comune di Taranto e del
Premio Mario Serandrei-Hotel Saturnia per Miglior Contributo
Tecnico.
Nella mattinata di sabato, 7
settembre, circa 400 attivisti hanno sfondato le barriere di
sicurezza di fronte all’Hotel Excelsior, in
occasione della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia, edizione 2019.
La protesta è stata organizzata dai
rappresentanti del movimento “No Grandi Navi”, a giudicare
dall’abbigliamento di carta che la maggior parte dei manifestanti
indossavano. Tra gli slogan usati, sia in italiano che in inglese,
si contano tutti manifesti ambientalisti: “Il pianeta sta
bruciando”, “Giustizia climatica adesso”, “Trivelle zero”, “Dalla
terra dei fuochi ai cambiamenti climatici”, “Stop biocidio”,
“Respect existence or aspect resistence”, “Siamo la natura che si
difende”, “Immigrati – con denaro turisti, senza denaro
illegali”.
La manifestazione si è svolta in
modo pacifico, con continui cori che chiedono che le grandi navi
non facciano più incursione nella laguna. Il presidio di forze di
sicurezza e dell’ordine, già normalmente massiccio al Lido in
occasione della Mostra, è stato intensificato.
Dallo sfondamento delle barriere in
prossimità dell’Excelsior, i manifestanti sono
arrivati di corsa fino al red carpet, dove questa sera si svolgerà,
salvo controindicazioni e imprevisti, la cerimonia di chiusura
della Mostra con la sfilata dei vincitori di Venezia 76.
Dopo essere stato considerato per
il ruolo del principe Eric nel film live-action de La Sirenetta, Harry Styles ha
dichiarato di aver rifiutato la parte. Il cantante e attore spiega
ora il perché di questa decisione.
Nonostante Styles negli ultimi anni
abbia mostrato grande interesse per la recitazione, comparendo
anche tra i protagonisti del film Dunkirk di
Christopher
Nolan, l’attore ha gentilmente rifiutato l’offerta
della Disney, nonostante questa avrebbe potuto garantirgli un
grande notorietà come attore.
L’artista ha ora dichiarato che la
musica rimane comunque la cosa più importante per lui. “Mi
hanno parlato del progetto, ma ora desidero concentrarmi nuovamente
sulla musica. Mi godrò il film da spettatore, e sono certo che sarà
straordinario. Le persone che ci lavorano sono
meravigliose.”
Nonostante i fan a gran voce
richiedessero Styles per il ruolo del principe Eric, dovranno
tuttavia accontentarsi di qualcun altro per la parte, apprezzando
invece l’ex frontman degli One Direction per la sua musica.
Protagonista de La
Sirenetta sarà Halle Bailey, che
ricoprirà il ruolo di Ariel. Per il ruolo della perfida Ursula si
pensa invece all’attrice Melissa McCarthy. In
trattative ci sarebbero anche Jacob Tremblay e
Awkwafina, rispettivamente per Flounder il
pesciolino e per il gabbiamo Scuttle.
L’inizio della produzione del film
è previsto per il gennaio 2020, con il regista Rob
Marshall chiamato a dirigere il film.
È Giuseppe
Capotondi a chiudere con The Burnt Orange
Heresy (co-produzione Italia/Regno Unito) la 76° Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, con
protagonisti Claes Bang, Elizabeth Debicki, Mick Jagger, Donald
Sutherland, racconta il mondo dell’arte e della malavita,
che si scontrano in questo thriller neo-noir, elegante ed
erotico.
Nell’Italia dei giorni nostri, il
carismatico critico d’arte James Figueras ha una relazione con la
provocante e attraente americana Berenice Hollis. Mentre lui è il
classico antieroe in fieri con un fascino che nasconde le sue
ambizioni, lei è una figura innocente che viaggia attraverso
l’Europa, libera di essere chiunque desideri. I due amanti
raggiungono l’opulenta tenuta sul lago di Como di Joseph Cassidy,
un potente collezionista d’arte. Il loro ospite risulta essere il
mecenate di Jerome Debney, il solitario J.D. Salinger del mondo
dell’arte, e fa una richiesta molto diretta a James: deve sottrarre
a tutti i costi un capolavoro di Debney dallo studio del
pittore.
Trascorrendo del tempo con il
leggendario artista, la coppia inizia a rendersi conto che, per
quel che riguarda sia Debney che la loro missione, nulla è come
sembra. Ma James è un uomo di profonde e celate ambizioni disposto
a tutto pur di avanzare nella propria carriera: dall’incendio
doloso al furto con scasso, fino all’omicidio.
Commento del regista:
The Burnt Orange
Heresy è intrinsecamente un racconto faustiano mascherato
da giallo neo-noir. Parla dei limiti estremi che siamo disposti a
oltrepassare per realizzare le nostre ambizioni e delle menzogne
che tramiamo per perseguire i nostri obiettivi; bugie che, alla
fine, intaccano il senso stesso della nostra realtà. Parla delle
maschere che indossiamo ogni giorno della nostra vita per essere
accettati, amati, avere più successo, e di ciò che accade quando ci
togliamo la maschera: siamo ancora in grado di riconoscerci? Ci
piace quello che vediamo? Questo film tratta dell’inganno e del
potere che riflettono l’epoca di ‘Post-Verità’ nella quale viviamo
(o, nell’attuale fase storica, dovremmo forse dire
‘Post-Vergogna’?), ma più di tutto è un giallo psicologico che
gioca con gli elementi del genere per cercare di dire una piccola
verità. O, forse, una piccola bugia.
Gli sceneggiatori di Avengers: Endgame ha
spiegato il motivo per cui Captain Marvel ha solo
un piccolo ruolo all’interno del film. Il personaggio interpretato
da Brie Larson
è uno dei supereroi più potenti nell’universo Marvel, e uno dei pochi in grado di
poter sconfiggere il Titano Pazzo Thanos in battaglia, il che significa che da sola
avrebbe potuto risolvere molti dei conflitti affrontati nel
film.
Il suo ruolo nel film è stato
tuttavia molto più limitato di quello che i fan si aspettavano. Nel
film la vediamo comparire esclusivamente all’inizio, quando
recupera Toni Stark alla deriva nello spazio, e alla fine, quando
sopraggiunge in aiuto degli Avengers durante la battaglia
finale.
Dallo stesso personaggio viene
spiegato, nel corso del film, che ci sono altri pianeti che in
seguito allo schiocco di dita di Thanos necessitano del suo aiuto.
Gli sceneggiatori Stephen McFeely e
Christopher Markus rivelano finalmente il motivo
del piccolo ruolo del personaggio.
“Quando si ha un personaggio
così potente, bisogna sempre trovare un equilibrio tra le varie
parti in gioco. – ha spiegato Markus – Era come se
stessimo semplicemente inserendo qualcuno in grado di risolvere
qualcosa che gli altri non erano riusciti a risolvere nel
precedente film. Abbiamo cercato di non farlo sembrare solo un
cameo, ma non volevamo che con la sua presenza risolvesse
facilmente i problemi per gli altri.”
McFeely ha aggiunto che i poteri di
Captain Marvel avevano decisamente il potenziale per risolvere in
breve tempo quanto accaduto nel film precedente, e che il focus
della storia dovevano essere invece i membri originali del team.
“Lei non doveva essere il centro del film. Il focus doveva
essere salutare i sei Avengers originali. Ed è per questo che le
loro storie hanno avuto la precedenza su tutto.”
Il fatto che Brie Larson abbia
girato le sue scene in Avengers: Endgame prima del film
stand-alone a lei dedicato, dimostrano dunque come sia stato
difficile introdurre il personaggio, e come sia stato complicato
trovare una corrispondenza sulla natura dell’eroina tra i due
film.
Il personaggio avrà comunque modo di
farsi conoscere meglio attraverso il già annunciato Captain
Marvel 2, diventando uno dei punti cardine delle
successive fasi del Marvel Cinematic Universe.
Con la saga dedicata alla famiglia
Skywalker che volge al termine, e che troverà il suo capitolo
conclusivo in Star Wars IX –
L’Ascesa di Skywalker, alla Lucasfilm si guarda già al
futuro.
Continua infatti il progetto di una
nuova trilogia ambientata nella galassia lontana lontana scritta e
diretta dal regista Rian Johnson, già autore
de Gli Ultimi
Jedi.
Si sa ancora ancora molto poco di
questo progetto, né la sua trama né i personaggi coinvolti, i quali
dovranno tuttavia cercare di non far rimpiangere i più celebri
personaggi della saga visti dal 1977 ad oggi. Alcuni dettagli
iniziano tuttavia a trapelare, dando per certa la volontà di
Johnson di porre al comando della trilogia un personaggio
femminile.
Una scelta che sembra coerente con
quanto già visto nei nuovi film di Star
Wars realizzati dalla Disney, che hanno avuto per
protagonisti personaggi come la Rey di Daisy Ridley e la Jyn
Erso di Felicity Jones.
La trilogia di Johnson sembra dunque
un progetto ancora in cantiere, nonostante le feroci critiche dei
fan ricevute dal regista per il suo lavoro in Gli Ultimi
Jedi.
Stando a quanto riportato, la serie
avrà ad ogni modo la natura di sequel rispetto ai nuovi film, e
sarà dunque probabilmente ambientata dopo l’episodio IX in uscita a
dicembre nei cinema. Johnson ha garantito che i suoi tre film
saranno abbastanza differenti da quanto già visto all’interno del
franchise.
Il regista aveva già dimostrato
grandi volontà innovative con Gli Ultimi Jedi, e
potrebbe ora trovare piena libertà di dar vita alle sue idee,
sempre mantenendo il rispetto per la natura di Star Wars.