Come noto, Michael
Keaton tornerà ad indossare il costume di Batman dopo 31
anni da Batman – Il ritorno, prendendo parte al film
The
Flash. Una nuova clip del film (che può essere vista a questo
link) permette ora ai fan di avere maggiori dettagli sulla
Batcaverna, ma anche sull’iconica Batmobile. In questa clip, le due
versioni di Barry Allen di Ezra
Miller si fanno infatti strada attraverso una Batcaverna
che sembra essere stata inutilizzabile per anni. Qui, coperta da un
telo impolverato trovano anche la Batmobile originale vista nel
film del 1989 e del 1992. Abbastanza presto, i due vengono accolti
poi proprio dal Bruce Wayne di Keaton, che informa i due di essere
disposto ad aiutarli a trovare Superman.
Viene così introdotta la presenza di
Superman nel film, anche se non è specificato in che misura
l’Uomo d’Acciaio apparirà in TheFlash. Recentemente il regista Andy
Muschietti ha rivelato che
Nicolas Cage farà un’apparizione cameo nel film nei
panni di Superman. Potrebbe essere questo il Superman che i due
Flash e Batman andranno ricercando, come potrebbe essere invece
un’altra variante del personaggio. Per scoprirlo non resta che
attendere il 15 giugno, quando il film sarà in
sala, ma nel mentre grazie a questa clip si può ammirare la
Batcaverna in tutto il suo splendore, così come ci era stata
presentata nei primi due film dedicati al cavaliere oscuro.
The Flash: la trama e il cast del film
In The
Flashi mondi si incontreranno quando Barry
userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e
cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare
la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato,
minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi.
L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione
un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano
imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In
definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al
futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la
sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per
resettare l’universo?
Fanno parte del cast di The
Flash l’attore Ezra Miller nei panni
del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da
JusticeLeague, ma anche l’astro nascente
Sasha Calle nel ruolo
di Supergirl,
Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”),
in quelli del Generale Zod, Ron Livingston
(“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”),
Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también –
Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack
Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”),
Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo
d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30
anni.
In Last
Summer, Catherine Breillat racconta l’amore tra un
avvocato e suo genero di 17 anni. Incarnato da Léa Drucker e
Samuel Kirscher, il film è un’ode alla bellezza incandescente
dell’adolescenza. Ecco tutte le foto sulla croisette al Festival
di Cannes dove il cast e alcuni ospiti internazionali
hanno accompagnato il film per la prima:
Cosa ti ha sedotto
in Dronnigen (2019),
il lungometraggio danese di May el-Toukhy di
cui Last Summer è il
remake?
Sono rimasto sbalordito da una sequenza totalmente
vertiginosa in cui uno dei personaggi sta mentendo. È una
scena da antologia che illustra perfettamente la famosa citazione
di Jean Cocteau: “Sono una bugia che dice sempre la
verità”. Proprio per aver avuto l’opportunità di dirigerlo, ho
avuto un’incredibile opportunità di realizzare questo
lungometraggio che affronta anche tutti i temi che mi sono
cari. La menzogna, il moralismo… Last
Summer è la sintesi di tutto il mio
lavoro.
Come ti sei appropriato di questa
storia?
Interamente! Il lungometraggio danese è molto crudo e
questo mi ha un po’ destabilizzato perché ho scoperto che non
esplorava quello che, secondo me, è il cuore del soggetto:
l’adolescenza assoluta. Quello che mi interessava era la
bellezza incandescente dell’adolescenza che irriga questa
storia. Ho voluto filmare questa ribellione e questo dolore
permanente che a volte gli adolescenti portano dentro di
sé.
Esaminate incessantemente l’intimità dei vostri
personaggi…
Questo è ciò che chiamo ultra-intimità. Ogni regista
ha una firma e, da parte mia, mi piace l’espressionismo. Il
cinema è l’arte dell’inquadratura e la mia ossessione è che lo
spettatore sia affascinato da ogni immagine. Mi occupo anche
di iscrivere visivamente i miei film in una presunta
lentezza. Il ritmo è un elemento importante da domare affinché
il cinema non sia nella realtà, ma nella verità.
Toy Story
3 è stato a lungo considerato dai fan come una
conclusione perfetta per il franchise di Toy Story, il che
ha reso il pubblico confuso quando la Disney e Pixar hanno
annunciato lo sviluppo di Toy Story
4. Questo non ha infatti soddisfatto tutti,
dividendo gli spettatori in chi ritiene che abbia concluso
ulteriormente le avventure dello sceriffo Woody e chi invece
ritiene che non fosse necessario tale capitolo in più. Quando nel
febbraio di quest’anno è stato annunciato che un Toy
Story 5 è in lavorazione, i fan sono rimasti
ancor più perplessi. Per cercare di sciogliere i dubbi, è ora
intervenuto l’attore Tim Allen, voce di Buzz
Lightyear nella versione in lingua originale.
“Toy Story 5 era stato
programmato un po’ di tempo fa, ma non si riusciva ad andare avanti
con lo sviluppo. Poi la Disney l’ha annunciato ufficialmente circa
due mesi fa“, ha dichiarato Allen in un’intervista a Daily Mail. “Nel tempo ho
stretto amicizia con tutte le persone di Toy Story, in particolare
Tom Hanks [voce di Woody]. Quindi, per
questo, sono fortunato ad avere questi amici nella mia vita. Amo
quel personaggio. Amo quella storia. Quindi aspetto sempre una
nuova sceneggiatura.” Quando poi la sceneggiatura del quinto
film ha iniziato a prendere forma, Allen si è detto soddisfatto di
essa, dichiarando che “se non poteva essere fatto davvero bene,
so che nessuno avrebbe voluto farlo”.
L’attore non ha dunque fornito
dettagli circa la storia o un’ipotetica data di uscita, ancora non
rivelata. La sensazione è che potrebbe volerci ancora un po’ di
tempo prima di poter vedere questo Toy Story
5 nelle sale. Per quanto i precedenti due film abbiano
concluso le linee narrative del franchise, dati i loro incassi
sopra il miliardo di dollari non deve sorprendere che la Disney
voglia realizzare un quinto film, dato anche il momento difficile a
livello economico in cui si trova attualmente. Allen ha cercato di
rassicurare i fan circa la bontà dell’operazione e la validità
della storia, ma non resta che attendere maggiori informazioni che
possano fare ulteriore luce su questo atteso progetto.
Palma d’Oro con Paris,
Texas nel 1984, Premio per la miglior regia nel 1987
con Les Ailes du Désir, Gran Premio della
Giuria nel 1993 con So Far, So Close, e
oggi Perfect
Days, sesto film in selezione al Festival
di Cannes per il regista Wim
Wenders, con la storia di un uomo che pulisce i bagni
nella città di Tokyo, portato dall’attore Koji Yakusho (Hirayama).
Tutte le foto del regista e del cast che accompagnano sulla
croisette:
Il film è ambientato a
Tokyo, anni dopo le riprese di Tokyo-Ga (1985):
perché Tokyo e tu ti sei ispirato a Yasujiro Ozu
in Perfect Days ?
L’idea è nata a Tokyo e non avrebbe
potuto essere realizzata da nessun’altra parte. Mi piace che una
storia e il luogo in cui si svolge siano necessariamente legati.
Abbiamo girato Perfect
Dayss 60 anni dopo che Ozu
aveva realizzato il suo ultimo film, Autumn
Afternoon, a Tokyo. E non è un caso che il nostro eroe si
chiami Hirayama…
Cosa ha ispirato in te il
soggetto del film? Da un lato il senso acuto del
“servizio” e del “bene comune” in Giappone, dall’altro la bellezza
architettonica di questi servizi igienici pubblici. Sono
rimasto stupito di come i “bagni” possano entrare a far parte della
cultura quotidiana, e non solo una necessità quasi
imbarazzante.
Consideri questo film come
uno dei tuoi più poetici? La “poesia” non è qualcosa che
puoi desiderare in un film, ma piuttosto una bella scoperta, un
dono che ricevi come regista, dagli attori, dai luoghi, dalla luce,
da tutto ciò che deve essere messo insieme per formare qualcosa
come ” poesia in movimento”.
Quentin
Tarantino ha rivelato alcuni nuovi dettagli
interessanti su The
Movie Critic, il suo decimo e apparentemente ultimo
film. Nel corso della sua illustre carriera, l’autore ha scritto e
diretto nove lungometraggi, secondo i suoi calcoli, l’ultimo dei
quali è stato C’era una volta a…
Hollywood, e ha ora intenzione di ritirarsi dalla regia
dopo il suo decimo. Questo decimo e ultimo film, intitolato appunto
The Movie Critic, è stato rivelato lo scorso marzo e
poiché è ambientato nel 1977, inizialmente si ipotizzava che il suo
soggetto sarebbe stata la leggendaria critica cinematografica
Pauline Kael. Tarantino ha però smentito quella
teoria sul film, dicendo che è invece basato su un critico maschio
realmente esistito ma sconosciuto.
Ora, in una nuova intervista con
Deadline, Tarantino continua ha
dunque rivelato nuovi dettagli su ciò che vagamente verrà
raccontato in The
Movie Critic. Uno dei primi lavori di Tarantino da
adolescente è stato quello di caricare riviste in un distributore
automatico e così ha scoperto che una di queste “aveva una
pagina dedicata ai film davvero interessante“. “The Movie
Critic è basato su un ragazzo realmente esistito, ma non è mai
stato veramente famoso, e scriveva recensioni di film per un
giornale porno. Tutte le altre cose erano troppo sdolcinate per
essere lette, ma poi c’era questa rivista che aveva una pagina di
film davvero interessante”, ha spiegato Tarantino.
“Ha scritto di film mainstream
ed è stato il critico di seconda serie. Penso che sia stato un
ottimo critico. Era cinico come l’inferno. Le sue recensioni erano
un incrocio tra il primo Howard Stern e quello che potrebbe essere
Travis Bickle se fosse stato un critico cinematografico”, ha
poi aggiunto. “Ma lui era molto divertente e molto scortese. Ha
imprecato. Ha usato insulti razzisti. Ma la sua merda era davvero
divertente. Era maleducato come l’inferno. Ha scritto come se
avesse 55 anni, ma era solo nella sua prima metà degli anni ’30.
Morì verso la fine dei trent’anni. Non è stato chiaro per un po’,
ma ora ho fatto qualche ricerca in più e penso che si trattasse di
complicazioni dovute all’alcolismo“.
Tarantino non ha rivelato il nome
del critico sconosciuto o della rivista pornografica per cui ha
scritto, ma in The Movie Critic, la rivista fittizia si
chiamerà “The Popstar Pages“. Sembra che il film
potrebbe essere piuttosto audace se non anche controverso e sulla
base del fatto che il critico è morto verso la fine dei suoi
trent’anni per complicazioni dovute all’alcolismo, questo potrebbe
anche dare al decimo e ultimo film di Tarantino una sfumatura
tragica. Non si sa molto della sua vera storia, anche se Tarantino
ha rivelato che non sarà una storia di vendetta, rompendo dunque
una tradizione di lunga data per il regista, ovvero da
Jackie Brown del 1997.
Nessuno è stato ancora scritturato
in The
Movie Critic, anche se Tarantino ha riconosciuto che
alcuni dei suoi frequenti collaboratori come Leonardo
DiCaprio e Brad Pitt sono troppo vecchi
per interpretare la parte principale, che ha circa 35 anni. Invece,
ha in programma di scritturare un nuovo protagonista con cui non ha
mai lavorato prima, e ha già in mente qualcuno che secondo lui
farebbe un ottimo lavoro, ma si è detto ancora indeciso. Tarantino
ha anche escluso con riluttanza la possibilità di scegliere un
attore britannico per la parte. Le riprese dovrebbero iniziare il
prossimo autunno e a quel punto si potranno idealmente avere
ulteriori informazioni riguardo al film.
Martin Scorsese, uno dei più grandi registi
della storia della settima arte, sarà ospite della Casa del
Cinema. Lo annunciano Gian Luca
Farinelli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e
Paola Malanga, Direttrice Artistica, con Francesca
Via, Direttrice Generale.
Il maestro statunitense sarà
protagonista di un incontro con il pubblico che si terrà a partire
dalle ore 21 presso il Teatro Ettore Scola, la
grande arena all’aperto immersa nel parco di Villa Borghese.
L’evento, che sarà a ingresso gratuito fino a esaurimento posti
disponibili, avrà luogo in occasione della proiezione di
Mean Streets, uno dei capolavori firmati
dal cineasta, e si svolgerà grazie alla collaborazione con i Soci
Fondatori della Fondazione Cinema per Roma: Roma Capitale, Regione
Lazio, Cinecittà (in rappresentanza del Ministero della Cultura),
Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Roma,
Fondazione Musica per Roma e con il sostegno della Fondazione
Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nel corso della serata,
Scorsese presenterà agli spettatori la rassegna
“Carta bianca”, che si svolgerà alla Casa del
Cinema fino al prossimo 4 giugno in collaborazione con la
Cineteca di Bologna. Il programma, curato proprio dal maestro,
ospiterà cinque coppie di film: a un titolo della sua straordinaria
filmografia, Scorsese ha abbinato un’opera che ha costituito, per
il suo lavoro, una fonte d’ispirazione. Queste le coppie di film
proposte dal cineasta: Who’s That Knocking At My Door
di Martin Scorsese e Shadows di
John Cassavetes (29 maggio); Mean Streets di Martin Scorsese e Prima della
Rivoluzione di Bernardo Bertolucci (30 maggio); The
Color of Money di Martin Scorsese e Il sorpasso di
Dino Risi (31 maggio); Goodfellas
di Martin Scorsese e Ocean’s
Eleven di Lewis Milestone (1° giugno); Cape
Fear di Martin Scorsese e The Night of the
Hunter di Charles Laughton (2 giugno). Le giornate del 3 e del
4 giugno ospiteranno sei repliche dei film in programma. La seconda
parte di “Carta Bianca” a Martin Scorsese si terrà alla Casa del
Cinema nel mese di settembre.
La giornata del 30 maggio sarà
completamente dedicata a Martin Scorsese: a partire dalle ore 11,
le due sale principali della Casa del Cinema (Cinecittà e Fellini)
ospiteranno la proiezione dell’incontro riservato, organizzato
in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di
Cinematografia, che il regista terrà il giorno precedente, lunedì
29 maggio, con gli studenti del CSC – Scuola Nazionale di Cinema.
L’accesso alle sale della Casa del Cinema sarà gratuito previo
ritiro coupon a partire da trenta minuti prima dell’inizio della
proiezione.
Venerdì 2 giugno, Martin
Scorsese sarà a Bologna, ospite della Cineteca: il regista
statunitense incontrerà il pubblico venerdì 2 giugno al Cinema
Arlecchino (via delle Lame, 59/a), in occasione della proiezione
del suo Goodfellas
– Quei bravi ragazzi, abbinata, per scelta dello
stesso Scorsese, a quella di Colpo grosso, il
primo Ocean’s Eleven, realizzato nel 1960 da Lewis
Milestone. Questo il programma della giornata di venerdì 2 giugno
al Cinema Arlecchino: alle ore 17, proiezione di Ocean’s
Eleven (Colpo grosso); alle ore 20, proiezione
di Goodfellas – Quei bravi ragazzi, presentata da
Martin Scorsese. Il biglietto unico per entrambe le proiezioni è di
15 euro (intero) e 12 euro (ridotto).
Prima di diventare celebre a livello
internazionale grazie ad acclamati film come Una poltrona per due, Beverly Hills Cop e
Il principe cerca
moglie, Eddie Murphy si è guadagnato un
proprio posto nel mondo del cinema debuttando come protagonista di
48 ore, film di genere poliziesco ricco
di comicità diretto nel 1982 da Walter
Hill (principalmente noto per aver diretto il cult
I guerrieri della notte). Da Hill scritto insieme a
RogerSpottiswoode e
Steven E. de Souza, il film è noto per aver dato
grande risalto al buddy cop movie, quei film che vedono
due personaggi caratterialmente molto diversi tra loro costretti a
collaborare per un unico fine.
Appartengono a questo filone anche
titoli come Arma Letale o Bad Boys, ma 48
ore fu uno dei primi a definire le regole di questa tipologia
di narrazione, rendendola celebre anche al di fuori degli Stati
Uniti. Prima di arrivare al risultato che oggi ammiriamo, furono
però necessarie numerose riscritture, necessarie a coniugare tanto
le scene prettamente d’azione con i momenti più comici e
spensierati. Il risultato fu infine un successo straordinario, con
circa 80 milioni di dollari guadagnati a fronte di un budget di
appena 12.
Ancora oggi 48 ore è un
film particolarmente significativo all’interno del suo genere, che
non manca di sorprendere spettatori di ogni età, specialmente
quanti sono cresciuti seguendo queste coppie cinematografiche.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
48 ore: la trama del film
La vicenda del film si apre
sull’evasione di galera dei detenuti Albert Ganz e
Billy Bear. Arrivati a San Francisco, i due si
dedicano subito a ricercare la refurtiva di vecchio colpo, nascosta
in un luogo segreto di cui solo il loro ex compare
Luther è a conoscenza. Mentre attendono che
quest’ultimo recuperi il malloppo, Ganz e Bear aspettano pazienti
in un albergo, finendo però con l’imbattersi in tre agenti di
polizia, tra cui vi è anche Jack Cates.
Riconoscendo i due evasi, i poliziotti danno inizio ad una
sparatoria nel quale però a perire sono propri i due colleghi di
Jack. Desiderosi di fare loro giustizia, Jack decide di farsi
assegnare il caso, consapevole di avere bisogno di un nuovo
alleato.
La persona ideale risulta essere
Reggie Hammond, anche lui ex membro della banda di
Ganz e Bear, attualmente in carcere per scontare una pena di
quattro anni. Con la promessa di consegnargli i soldi rubati,
l’agente convince Reggie ad aiutarlo: il poliziotto ottiene dunque
un rilascio di 48 ore per il detenuto, durante le quali cercherà di
ritrovare e arrestare i due fuggitivi. Le differenze caratteriali
tra i due, però, saranno particolarmente difficili da superare.
Jack e Reggie dovranno quindi prima di tutto imparare ad andare
d’accordo se vogliono riuscire a trovare i due criminali e
consegnarli alla giustizia.
48 ore: il cast del film
Dopo aver valutato vari interpreti,
ad ottenere il ruolo di Reggie Hammond fu l’attore Eddie Murphy,
che all’epoca non aveva nessuna esperienza pregressa al cinema.
Egli era infatti divenuto celebre prevalentemente grazie al suo
lavoro nello show Saturday Night Live. Quando gli fu
comunicato che aveva ottenuto il ruolo, Murphy chiese però che il
nome del personaggio venisse cambiato da Willie Biggs a Reggie
Hammond, poiché riteneva che Willie fosse un nome troppo
stereotipato per un personaggio di colore. Murphy ebbe poi grande
libertà di improvvisazione sul set e fu solo al termine delle
riprese che scoprì che i produttori avevano quasi pensato di
licenziarlo non ritenendolo sufficientemente divertente.
Nel ruolo del poliziotto Jack Cates
vi è invece l’attore candidato all’Oscar Nick
Nolte. Anche per lui questo fu uno dei primi ruoli
importanti della sua carriera, per il quale venne pagato un milione
di dollari. Per prepararsi alla parte, inoltre, egli condusse
diverse interviste con veri poliziotti, al fine di imparare i
trucchi del mestiere. Nel ruolo del criminali Albert Ganz, Billy
Bear e Luther vi sono invece gli attori James
Remar, Sonny Ladham e David
Patrick Kelly. L’attrice Annette O’Toole
interpreta invece Elaine. Originariamente, tale personaggio
compariva in molte più scene, tra cui alcune di nudo. Queste
vennero poi tagliate in fase di montaggio.
48 ore: il sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il grande successo del film, a
distanza di 8 anni è stato realizzato il suo sequel ufficiale:
Ancora 48 ore. Nuovamente diretto da Hill
e con Murphy e Nolte di nuovo nei loro rispettivi ruoli, il film
vede coinvolti Reggie e Jack in un nuovo caso da risolvere. A
differenza del precedente, però, in questo caso e Murphy ad essere
indicato come protagonista primario e anche la sua paga aumentò dai
450 mila dollari del primo film ai 7 milioni di questo, complice
anche l’accresciuta popolarità al cinema guadagnata nel corso degli
anni Ottanta. Anche questo sequel si affermò come un grande
successo, con oltre 150 milioni di dollari incassi a fronte di un
budget di 50.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. 48 ore è
infatti disponibile nei cataloghi di Chili, Google Play,
Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 25 maggio alle
ore 21:00 sul canale Iris.
Blizzard
Entertainment
via
Variety ha rilasciato un nuovo trailer live-action per Diablo IV prima del suo debutto il 6 giugno,
diretto dal premio Oscar “Nomadland”
Chloé Zhao. Il trailer, intitolato “Saviors
Wanted”
e co-diretto da Kiku Ohe e offre al pubblico un primo assaggio di
ciò che accadrà nel quarto capitolo della serie di giochi di ruolo.
Il trailer di Zhao cattura l’inquietante essenza cinematografica
di
Diablo IV, afflitto da conflitti, paura e totale
distruzione.
“Saviors Wanted” mette in mostra il mondo
oscuro di Sanctuary, una terra afflitta da mostri atroci e
battaglie combattute da High Heavens e Burning Hells. “Con
una storia avvincente che intreccia emozione e umanità nei
personaggi del gioco, il film promozionale porta gli spettatori in
un viaggio di distruzione per mano di Lilith, la Beata Madre
determinata a regnare su Sanctuary ancora una volta.”
Durante il trailer, i personaggi che vivono
all’interno del Santuario fanno suppliche agghiaccianti
direttamente, chiedendo aiuto al pubblico e chiedendo aiuto
dall’ira di Lilith. “Lavorando con Blizzard, abbiamo avuto la
meravigliosa opportunità di dare vita al mondo oscuro, emozionante
e fantasioso di Diablo IV“, ha commentato la regista Zhao.
“I fan di Diablo sono molto appassionati e molti seguono il
gioco da oltre due decenni. Vogliamo fare la cosa giusta per i fan,
onorare le ricche tradizioni del gioco e la viscerale costruzione
del mondo evocando le forti emozioni che i giocatori provano mentre
si immergono nel gioco.
Diablo IV offrirà il gioco
multipiattaforma su PC Windows, Xbox Series X | S, Xbox One,
PlayStation 5, PlayStation 4, oltre alla modalità cooperativa sul
divano su console al momento del lancio.
E’ stato diffuso un nuovo trailer di
Barbie,
il film scritto (a quattro mani con Noah Baumbach)
e diretto da Greta
Gerwig con Margot Robbie e
Ryan Gosling nei panni
dei protagonisti.
Oltre a Margot Robbie e
Ryan Gosling nei panni
di Barbie e Ken ci saranno infatti anche America Ferrera, Kate McKinnon,Michael Cera, Ariana Greenblatt, Issa Rae, Rhea Perlman e
Will
Ferrell. Fanno poi parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne, Emma Mackey, Hari Nef, Alexandra
Shipp, Kingsley Ben-Adi, Simu Liu, Ncuti Gatwa, Scott Evans, Jamie
Demetriou, Connor Swindells, Sharon Rooney, Nicola Coughlan, Ritu
Arya e il premio Oscar Helen Mirren.
Il film, diretto da Greta Gerwig e da lei scritto
insieme a Noah Baumbach arriverà in sala dal
21 luglio.
Prime Video ha annunciato oggi che la serie di
successo globale Citadel
(leggi
la recensione) sarà rinnovata per una seconda
stagione, con Joe Russo alla regia di tutti gli
episodi e l’executive producer David Weil nuovamente nel ruolo di
showrunner. Lo spy thriller – interpretato da Richard Madden e
Priyanka Chopra Jonas, e con Lesley Manville e Stanley Tucci –
continua a godere di uno straordinario successo in tutti i Paesi
del mondo, tra cui l’India, l’Italia, il Brasile, il Sudafrica, il
Regno Unito e gli Stati Uniti. È la seconda nuova serie originale
più vista di Prime Video al di fuori degli Stati Uniti, e la quarta
più vista in tutto il mondo. Tutti gli episodi della prima stagione
di Citadelsaranno disponibili per gli spettatori di Prime
Video da venerdì 26 maggio.
Con tutti gli episodi della prima
stagione di Citadel
disponibili per il binge watching, il primo episodio sarà reso
disponibile anche per coloro che non dispongono di un abbonamento
Prime. Al di fuori degli Stati Uniti, il primo episodio di
Citadel
sarà disponibile senza abbonamento Prime su Prime Video in oltre
240 Paesi e territori nel mondo da venerdì 26 maggio a domenica 28
maggio.
“Citadel è un fenomeno
veramente globale”, ha detto Jennifer Salke, head of Amazon e MGM
Studios. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare un
nuovo franchise basato su un’idea originale che avrebbe fatto
crescere il pubblico internazionale di Prime Video. Questo show ha
attirato su Prime Video un numero enorme di nuovi spettatori da
molte parti del mondo. L’enorme pubblico globale di questo debutto
è una testimonianza della straordinaria visione di Joe e Anthony
Russo, dell’incredibile talento di Richard Madden, Priyanka Chopra
Jonas, Lesley Manville e Stanley Tucci, e del lavoro instancabile
dei team creativi, del cast e della troupe. Alla luce dello
straordinario numero di clienti che hanno apprezzato questo show,
non solo siamo entusiasti di rendere disponibile il primo episodio
di Citadel a livello globale senza abbonamento, ma siamo
inoltre felici di confermare che la serie tornerà per una seconda
stagione.”
“AGBO è entusiasta di entrare in
questa prossima fase dello spyverse con Jen, Vernon e l’intero team
di Amazon”, hanno detto i produttori esecutivi Anthony e Joe Russo.
“L’innovativo storytelling di Citadel ha aperto la strada
ad un’incredibile collaborazione mondiale con menti creative
davanti e dietro la macchina da presa.”
Molto atteso dal pubblico
francese, che non vedeva
Juliette Binoche e Benoît Magimel insieme dai tempi di
I figli del secolo (quando iniziò la loro
relazione, conclusasi nel 2003), rischia una ingiusta sordina quel
La passion de Dodin Bouffant che segna un altro dei
grandi ritorni di questo Festival
di Cannes 2023. A distanza di più di cinque anni
dall’ultimo Éternité e oltre dieci dal precedente
Norwegian Wood, infatti, è un piacere registrare
la presenza del Trần Anh Hùng
di Il profumo della papaya verde, vincitore del
Leone d’oro 1995 con Cyclo. Per altro in un
film nel quale la cucina è sovrana, più della coppia di
protagonisti.
In
cucina con Juliette e Benoît
Francia, 1885, il famoso
gastronomo Dodin Bouffant passa le sue giornate cucinando,
studiando menu e condividendo la sua passione con una ristretta
cerchia di amici, i pochi in grado di capirlo ed apprezzare la sua
arte fino in fondo. Ad aiutarlo, da venti anni, la bravissima
Eugénie, cuoca in grado di trasformare in perfette preparazioni le
creazioni del suo genio e vera anima della casa, della quale tiene
in ordine l’orto e gestisce la cucina. Un ruolo fondamentale, che
la donna assolve con passione e che la rende indispensabile al
buongustaio, con il quale rapporto professionale e personale si
sono andati mescolando, negli anni, fino a far nascere un
sentimento dalla reciproca ammirazione. Tuttavia, Eugénie non è
sicura se legarsi a Dodin, che in un momento particolare della loro
vita si dimostra pronto a mettersi al suo servizio e cucinare per
lei.
The
Pot au Feu, un bollito d’altri tempi
Sono pochi i film che
iniziano con il primo piano di un sedano rapa, ma forse
l’originalità di questo gradito ritorno del regista della Trilogia
Vietnamita sta tutta in questo incipit. Nel quale colpisce subito
lo stile della ex pasticcera di Chocolat qui in versione contadina,
elegantissima con il suo cappello di paglia portato sulle ventitrè.
Una grazia che la sua Eugénie mette in tutto quello che fa, anche
mentre danza tra pentole e fuochi nell’esercizio delle sue
funzioni, come vediamo nella lunghissima scena – quasi mezz’ora –
che introduce la storia e il suo rapporto con il personaggio creato
dallo scrittore svizzero Marcel Rouff nel romanzo
del 1920 “La vie et la Passion de Dodin-Bouffant, Gourmet (The
Passionate Epicure)” e ispirato alla figura del francese
Jean Anthelme Brillat-Savarin.
Una eleganza affettata,
forse, ma certo coerente con il contesto in cui ci si muove (non
solo per la scelta di un castello dell’Anjou come location
principale) e nel quale vivono tutti i protagonisti, molto lontani
da noi e dal nostro quotidiano proprio per questa loro appartenenza
a una sorta di casta di gourmet che a un film in costume ambientato
alla fine del XIX secolo. Difficile partecipare emotivamente alla
storia, d’altronde, concentrata in gran parte sulle splendide e
affascinanti preparazioni culinarie che vediamo riprese con
attenzione, ritmo e gusto dei dettagli. Forse anche troppo, visto
che in alcuni casi la verosimiglianza cede il passo al piacere per
la composizione artistica con delle nature morte piuttosto
ingiustificate (di lattughe risparmiate o carni alla mercé di
insetti e intemperie) sullo sfondo dell’azione che vediamo
svolgersi.
Ricette e immagini da stella Michelin
Ma sono dettagli,
appunto, e secondari. Ché arricchiscono le tante sequenze nelle
quali il movimento sovrasta il dialogo, e piatti, ricette, tempi di
cottura, impiattamenti e i meravigliosi colori di questi veri e
propri affreschi culinari (realizzati grazie anche alla consulenza
dello chef Pierre Gagnaire, 14 stelle Michelin)
almeno fino a quando non interviene un nuovo elemento a modificare
il rapporto tra i due cuochi e la direzione del film. Che
dall’amore per il cibo – assolutamente mai abbandonato, anche
perché strumentale a questo secondo livello – passa a rappresentare
il particolarissimo sentimento che lega Dodin ed Eugénie. A quanto
pare sono due le passioni del cosiddetto “Napoleone della
gastronomia“, che il regista aspettava di raccontare almeno dal
2017.
Un tempo molto ampio che
in qualche modo corrisponde alla ‘cottura a fuoco lento’ dello
spettatore, avvolto dai colori caldi della fotografia di
Jonathan Ricquebourg, interrotti solo
dall’alternanza di buio e luce didascalicamente utilizzata a
rappresentare gli stati d’animo del padrone di casa. Il
Pot-au-feu stesso (dal titolo
internazionale del film), d’altronde, è un bollito contadino tipico
del nord della Francia nel quale manzo e verdure vengono cotti a
bassa temperatura per ore, emblematico del valore che il regista da
alla memoria, le radici e le stagioni, della vita prima di tutto.
Temi toccanti, importanti, che fanno solo da corollario a un lungo
carnevale ‘for foodies’ e alla digressione drammatica più che
romantica, che poco spazio lascia anche a una ironia che solo si
intuisce in alcune battute della donna. Una figura troppo
subordinata, se osservata con una sensibilità più moderna e
rispettosa di spazi e diritti, e che non sembra riuscire ad rendere
l’importanza datale in origine in questa celebrazione del mangiare
e del vivere bene.
In soli due anni, i Marvel Studios hanno rilasciato 17 film e
titoli in streaming nella Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe, il primo atto di
quella che il capo dello studio Kevin Feige ha battezzato la Saga del
Multiverso. L’improvvisa esplosione di contenuti Marvel è il risultato diretto del lancio di
Disney+ che ha anche accelerato drasticamente
il ritmo della narrazione del franchise. La Fase 5 del MCU inaugurata nel 2023 con
Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha lasciato
molto perplesso il pubblico che solo con il recente Guardiani della Galassia Vol. 3 ha visto un
miglioramento.
Samuel L. Jackson, Ben
Mendelson, Cobie Smulders, Martin Freeman e Don Cheadle
torneranno per dare vita alla storia dei fumetti del 2008, che
racconta di un gruppo di Skrull mutaforma che si sono infiltrati
sulla Terra e hanno (presumibilmente) sostituito molti amati
supereroi. Appariranno anche Emilia Clarke, Olivia Colman e Kingsley
Ben-Adir, che sarà il cattivo principale – lo Skrull che
sta organizzando l’invasione. Kyle Bradstreet ha creato la serie e
Thomas Bezucha e Ali Selim sono alla regia.
Il legame con il MCU non è chiaro. Al di là
degli attori che stanno già tornando nella serie, Feige ha
dichiarato che questo è l’evento crossover più ambizioso del
MCU dopo i film degli Avengers,
quindi ci si aspettano apparizioni di personaggi di altri titoli
del franchise.
Loki 2 – 6 ottobre 2023
Nel finale della prima stagione di
Loki, Tom Hiddleston e la sua controparte femminile
– e primo vero amore – Sylvie (Sophia
Di Martino) affrontano la misteriosa mente dietro
l’Autorità per le Variazioni Temporali, un uomo noto come Colui che
Rimane (Jonathan
Majors). Alla fine, Sylvie frattura la linea temporale
nel multiverso uccidendo il cattivo. Loki viene rimbalzato in
un’altra realtà, in cui il suo amico della TVA, Mobius (Owen
Wilson), non lo riconosce nemmeno.
Nelle scene post-credit di Ant-Man and the Wasp: Quantumania i personaggi
di Loki e Mobius sono indaffarati a scoprire nuove versioni di
Kang. La produzione della seconda stagione vede Eric Martin,
sceneggiatore della prima stagione, che scriverà tutti gli episodi
e Justin Benson e Aaron Moorhead, registi di Moon
Knight, che dirigeranno la maggior parte degli
episodi.
The Marvels – 10 novembre 2023
Nia DaCosta dirigerà il sequel del
film. Il nuovo titolo, tuttavia, chiarisce che non si tratterà solo
di una storia su Carol Danvers, ma di una piccola avventura di
squadra tutta al femminile. Megan McDonnell ha scritto la
sceneggiatura. La star di Ms. Marvel, Iman Vellani, sarà
co-protagonista del progetto nel ruolo di Kamala Khan.
Teyonah Parris interpreterà l’adulta
Monica Rambeau, che si è trasformata in una
supereroina durante la serie WandaVision, che si è conclusa con l’invito degli
Skrull ad andare nello spazio.
Echo – 29 novembre 2023
Alaqua Cox sarà la protagonista di questa
serie spin-off di Hawkeye nei panni di Maya Lopez, una
supereroina nativa americana sorda in grado di copiare
perfettamente i suoi avversari in battaglia. Lo show è la prima
serie di supereroi standalone su un personaggio nativo americano.
Il cast comprende Zahn McClarnon che riprende il ruolo del padre di
Maya, e Graham Greene, Chaske Spencer, Tantoo Cardinal, Devery
Jacobs e Cody Lightning.
Per la prima volta per la Marvel, tutti e sei gli episodi
della serie saranno trasmessi in contemporanea. Nella serie Maya
incontrerà il suo vecchio capo, Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che ha creato qualche problema prima in
Daredevil e poi in Hawkeye. Con Matt Murdock apparso in Spider-Man: No Way Home e in She-Hulk:
Attorney at Law, è probabile che possa apparire anche
in questa serie. Inoltre, nei fumetti Marvel, Echo ha incrociato le
strade di Moon Knight e degli Avengers e ha partecipato alla
storyline Secret Invasion, quindi potrebbe finire in
diverse serie del MCU.
Captain America: New World Order –
3 maggio 2024
Malcolm Spellman, sceneggiatore di
The Falcon and the Winter Soldier, e Dalan Musson,
scrittore dello staff, stanno scrivendo la sceneggiatura che
continuerà la storia di Sam Wilson (Anthony
Mackie) dopo che questi ha finalmente preso lo scudo
di Capitan America nel finale dello show, sfoggiando un nuovo
costume rosso-bianco-blu – e ali di falco – per gentile concessione
del Wakanda.
Julius Onah dirige il film, che vede
Sam combattere senza il supporto degli Avengers, sciolti dopo
Endgame. Tornano dalla serie anche Carl Lumbly nel
ruolo di Isaiah Bradley, alias il primo
supersoldato nero e Danny Ramirez nel ruolo di
Joaquín Torres, che eredita da Sam il soprannome
di Falcon. Shira Haas si unisce al cast nel ruolo di Ruth
Bat-Seraph, alias Sabra. Nei fumetti, Sabra è una mutante che
lavora come agente del Mossad israeliano, ma un portavoce della
Marvel ha dichiarato a Variety che
i registi stanno adottando “un nuovo approccio” al personaggio.
Thunderbolts – 26 luglio 2024
Risposta del MCU alla Suicide Squad della DC, Thunderbolts è una squadra di antieroi – o di
cattivi riformati – che si formano inizialmente per fare causare
scompiglio ma poi decidono di cercare di rimediare ai loro errori.
Jake Schreier dirigerà da una sceneggiatura di
Eric Pearson. Il team comprenderà Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes,
Florence Pugh nel ruolo di Yelena Belova,
David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov,
Wyatt Russell nel ruolo di John Walker,
Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr,
Olga Kurylenko nel ruolo di Taskmaster e
Julia Louis-Dreyfus nel ruolo di Valentina
Allegra de Fontaine.
Tutti questi personaggi portano con
sé un bagaglio di esperienze precedenti, che senza dubbio
influiranno su ciò che accadrà in Thunderbolts. Con Captain America: New World Order nelle sale
solo due mesi prima, ci si aspetta che Sam Wilson possa avere un
qualche ruolo qui. Anche il personaggio interpretato da Daniel
Brühl è importante nei Thunderbolts nei fumetti, è facile immaginare
che possa comparire anche lui.
Blade – 6 settembre 2024
Quando stava girando la serie
MarvelLuke Cage per Netflix, Mahershala Ali ha fatto sapere ai Marvel Studios di voler recitare in un remake
di Blade, il franchise di supereroi interpretato
per la prima volta da Wesley Snipes (e accreditato da molti per
aver aperto la strada alla rinascita del cinema dei supereroi).
Stacy Osei-Kuffour è stato incaricato di scrivere
la sceneggiatura.
Yann Demange dirigerà il film,
sostituendo il regista Bassam Tariq che ha abbandonato il progetto
nel settembre 2022, due mesi prima dell’inizio delle riprese. La
Disney ha poi spostato Blade dal 2023 al 2024. Ali ha fatto un
cameo solo audio in una delle scene post-credits di Eternals con il Dane Whitman di Kit
Harington.
Deadpool 3 – 8 novembre 2024
Mentre i film della
Fox sugli X-Men si sono ufficialmente conclusi con i due
flop di Dark Phoenix e The New Mutants prima della vendita alla
Disney, i due spin-off di Deadpool rimangono
quelli di maggior successo finanziario mai realizzati, con un
guadagno complessivo di 1,57 miliardi di dollari.
E infatti solo a settembre 2022
arriva la notizia che Deadpool e Wolverine (con Hugh Jackman che torna nel
ruolo) è già in produzione con le riprese in atto. Al momento, le
storie di Deadpool e Wolverine non hanno nessuna correlazione con
il franchise del MCU ma con l’introduzione del
multiverso tutto potrebbe cambiare.
Ironheart – 2024
Dominique Thorne interpreterà Riri Williams, che nei fumetti è un prodigio
dell’ingegneria che sviluppa una propria supertuta simile a quella
di Iron Man di Tony Stark. La sceneggiatrice Chinaka Hodge
sarà la responsabile della scrittura. Sam Bailey e Angela Barnes si
divideranno i compiti di regia, mentre Proximity – la casa di
produzione co-fondata dal regista di Black Panther Ryan Coogler – produrrà insieme
ai Marvel Studios.
Anthony Ramos interpreta Parker
Robbins, alias The Hood, che inizia come un alleato di Riri ma
finisce per diventare un antagonista. Il cast comprende anche
Lyric Ross, Manny Montana, Alden Ehrenreich e Shea
Couleé. Williams è apparsa per la prima volta nel 2022 in
Black Panther: Wakanda Forever, mentre Jim
Rash riprenderà il suo ruolo di Preside del MIT da Captain America: Civil War.
Agatha: Coven of Chaos – 2024
Kathryn Hahn sarà la protagonista di questa
serie spin-off di WandaVision su Agatha Harkness. La
sceneggiatrice di WandaVision, Jac Schaeffer, scriverà e produrrà
la serie, nell’ambito del suo accordo globale con i Marvel Studios e la 20th
Television. In linea con l’interpretazione della Hahn, il nuovo
show – inizialmente intitolato House of Harkness sarà una dark
comedy. Joe Locke avrà un ruolo non specificato, mentre Emma
Caulfield Ford riprenderà il ruolo di Dottie da WandaVision.
Il legame di Agatha con Wanda
Maximoff (Elizabeth
Olsen) sembra offrire ampie possibilità narrative,
soprattutto perché l’ultima volta che abbiamo visto Agatha era
stata intrappolata da Wanda nel suo personaggio di Agnes, la vicina
ficcanaso. Schaeffer sta anche sviluppando un secondo spin-off di
WandaVision incentrato sulla Visione di Paul Bettany.
Daredevil: Born Again – 2024
Dopo che Daredevil ha lasciato Netflix nel 2018, Matt
Murdock (Charlie
Cox) è tornato nell’ombra quando lo streamer ha
tagliato i ponti con la Marvel in vista del debutto di
Disney+. Murdock è riapparso come avvocato di
Peter Parker in Spider-Man: No Way Home nel 2021 – e la sua
nemesi, Kingpin (Vincent
D’Onofrio), è riemersa lo stesso mese come cattivo
principale in Hawkeye. Nel maggio del 2022, Variety ha
riportato che Matt Corman e Chris Ord hanno firmato per scrivere e
produrre esecutivamente una nuova serie che si svilupperà in 18
episodi nella prima stagione – il triplo del numero abituale per
una serie drammatica nel MCU.
In Hawkeye abbiamo appreso che Clint
Barton (Jeremy
Renner) e soprattutto Maya Lopez (Alaqua Cox) hanno
avuto una relazione complicata con Kingpin, quindi entrambi i
personaggi potrebbero essere presenti nella serie. Anche la
nascente relazione di Matt con Jennifer Walters (Tatiana
Maslany).
Fantastici 4 – 14 febbraio
2024
Quando la Disney ha acquistato la 20th Century Fox, i
fan MCU hanno capito subito che ciò
avrebbe significato che gli X-Men e i Fantastici Quattro – i due franchise classici
della Marvel che fino ad allora erano
esistiti al di fuori del MCU – si sarebbero finalmente
riuniti.
Matt Shakman dirigerà il film.
Subentra a Jon Watts, regista di Spider-Man, che era stato inizialmente
annunciato da Feige nel dicembre 2020, ma si era tirato indietro
dal progetto nell’aprile 2022, citando la stanchezza da cinema di
supereroi. Nei fumetti i Fantastici Quattro hanno un ruolo
fondamentale nella serie Secret Wars.
Avengers: La Dinastia Kang – 2
maggio 2025
Allo stesso modo in cui Avengers: Infinity War ha portato a Avengers: Endgame, la Fase 6 del MCU – e la Saga del Multiverso – si
concluderà con due film sugli Avengers. La regia è affidata a
Destin Daniel Cretton ma al momento non è stato annunciato alcun
casting.
Data la crescente importanza del
personaggio di Jonathan Majors nel franchise, La Dinastia
Kang potrebbe esplorare la lotta tra i buoni e le versioni di Kang
nel multiverso. Più volte nei film si è oltrepassata questa linea e
la Saga del Multiverso serve proprio a questo.
Avengers: Secret Wars – 1 maggio
2026
Nel 2015, la Marvel Comics ha pubblicato una miniserie
intitolata Secret Wars, in cui un’incursione tra
l’universo Marvel principale (Terra-616) e
l’universo Ultimate Marvel (Terra-1610) ha causato la
distruzione di entrambi. In seguito, molte varianti dei personaggi
MCU si ritrovano a vivere
su un pianeta post-apocalittico chiamato Battleworld.
Come l’MCU arriverà a questo
punto (se questa è davvero la trama del film) rimane un mistero,
dal momento che diversi protagonisti della storia dei fumetti – tra
cui i Fantastici Quattro e il loro nemico mortale Victor von Doom –
non sono ancora apparsi nell’MCU. Michael Waldron scriverà la
sceneggiatura.
Wonder Man – inedita
Cosa succederebbe se si perdesse
contro Tony Stark, non come supercattivo, ma come
uomo d’affari? Simon Williams lo sa bene: nei fumetti, è il figlio
di un capitano d’industria la cui azienda cede sotto la pressione
delle Stark Industries. Simon si rivolge quindi al
Barone Zemo, che lo trasforma nel supereroe noto come
Wonder Man.
Il regista di Shang-Chi Destin Daniel Cretton sta
sviluppando la serie insieme allo sceneggiatore Andrew Guest,
nell’ambito dell’accordo generale di Cretton con i Marvel Studios e Onyx Collective.
Cretton potrebbe anche dirigere. Yahya Abdul-Mateen II interpreterà
Williams.
Armor Wars – inedita
Nei fumetti, la trama di Armor Wars
descriveva l’orrore di Tony Stark quando la sua tecnologia Iron Man finiva nelle mani sbagliate. Con la
morte di Stark nel MCU, il protagonista di questo
adattamento sarà il James Rhodes di Don Cheadle.
Yassir Lester sarà lo sceneggiatore.
Originariamente sviluppato come
serie Disney+, i Marvel Studios hanno annunciato nel
settembre 2022 che Armor Wars diventerà un lungometraggio.
What If…? 2 – inedita
Come ha dichiarato lo sceneggiatore
A.C. Bradley a Variety, i fan possono aspettarsi che le storyline
della prima continuino nella seconda stagione, che rimane ancora
inedita. Tra le altre realtà alternative della seconda stagione ci
sarà un episodio ambientato tra cavalieri medievali nel 1602; i
personaggi di Shang-Chi che combattono contro Odino e gli
Asgardiani; e Tony Stark che si unisce a Valchiria in un
episodio dambientato sul pianeta Sakaar di Thor:
Ragnarok.
Bradley è stato chiaro sul fatto che
la serie esista all’interno del canone del MCU come parte del multiverso. Il
modo in cui questo funzionerà è incerto; anche se una versione di
Captain Carter è apparsa in Doctor Strange nel Multiverso della Follia,
non era la stessa versione vista in What If…?
X-Men ’97 – inedita
La Marvel sta pensando a una
rivisitazione dell’iconica serie degli anni ’90 sugli X-Men. Andata in onda per cinque stagioni dal
1992 al 1997 è considerata da molti il motivo per cui la Fox ha
deciso di realizzare un film in live-action sugli X-Men. La serie continuerà la storia della
serie originale, concentrandosi sui mutanti Rogue, Bestia,
Gambit, Jean Grey, Wolverine, Tempesta, Jubilee e Ciclope;
saranno guidati da Magneto, che sfoggia capelli lunghi e un abito
viola. Nel finale della serie originale, il Prof. Charles Xavier è
costretto a lasciare la Terra per curarsi dopo un attacco
paralizzante.
Gli X-Men saranno affiancati da Cable, Bishop,
Forge, Morph e Nightcrawler e si scontreranno con il Club Infernale
con Emma Frost e Sebastian Shaw. Appariranno anche Mr. Sinister e
Bolivar Trask.
Spider-Man: Freshman Year –
inedita
A differenza del look morbido e
moderno di What If…?, questa serie animata si rifarà alle
origini fumettistiche di Peter Parker, che inizia il suo viaggio per
diventare Spider-Man. Questa versione della vita di Peter vedrà la
presenza di un gruppo di nuovi personaggi, tra cui Nico Minoru,
della squadra Runaways; una nuova cotta che non è Mary Jane
o Gwen Stacey; Amadeus Cho, che diventa un nuovo Hulk nei fumetti; uno studente di scambio
Wakandiano; e Harry Osborn, con il padre di Harry, Norman, che
funge da mentore di Peter. Almeno all’inizio.
Charlie Cox doppierà il ruolo di Daredevil e
apparirà anche Doctor Strange (anche se non è chiaro se
Benedict Cumberbatch doppierà quel ruolo).
Paul F. Tompkins darà voce a un nuovo personaggio chiamato Bentley
Witman. I primi materiali di stampa indicavano che questo show
sarebbe un prequel della storyline di Tom Holland nel MCU, ma i dettagli svelati al San
Diego Comic-Con 2022 hanno svelato il contrario.
Marvel Zombies – inedita
Un’apocalisse di zombie fa sì che la
maggior parte dei Vendicatori si trasformi in non morti
superpotenti e divoratori di carne. Il titolo deriva dalla
miniserie a fumetti del 2005-2006 scritta da Robert Kirkman,
creatore di The Walking Dead, e disegnata da Sean
Phillips; quei fumetti erano già stati liberamente adattati in un
episodio della prima stagione di “What
If…?”.
Questa serie presenterà versioni
zombie di Clint Barton, Capitan Marvel, Capitan America, l’Abominio
de L’incredibile Hulk e Shang-Chi Ghost di Ant-Man and the Wasp,
Scarlet Witch, Okoye di Black Panther e Ikaris di Eternals. Ad affrontarli ci saranno Yelena
Belova e Red Guardian (insieme a una squadra di Vedove) di Black Widow. Il regista di What If…? Bryan
Andrews dirige anche questa serie, mentre Zeb Wells è il capo
sceneggiatore e produttore esecutivo.
Una serie ambientata in Wakanda –
inedita
Nel febbraio 2021, la Disney ha
annunciato che il regista di Black Panther Ryan
Coogler stava sviluppando una serie per Disney+ ambientata nel Regno di Wakanda, la
nazione africana che ospita la Pantera Nera e la sua famiglia
reale. La serie fa parte di un accordo televisivo pluriennale tra
la casa di produzione di Coogler, Proximity Media, e la Walt Disney
Company.
Il progetto Wakanda non ha ancora ricevuto l’ordine di
diventare una serie completa, ma in una dichiarazione che
annunciava l’accordo, Coogler ha lasciato intendere che non si
tratta dell’unica serie basata sul MCU che Proximity sta sviluppando
per Disney+.
Nova – inedita
Lo scrittore di Moon
Knight Sabir Pirzada sta sviluppando un progetto basato su
Nova, il supereroe intergalattico legato ai Nova Corps della
Marvel Comics. Non è chiaro se questo progetto
sarà una serie per Disney+ o un lungometraggio.
Il secondo spin-off di WandaVision dopo Agatha: Coven of Chaos. Questa serie avrebbe
seguito le imprese di Visione, la riproduzione fisica priva di
emozioni del personaggio di Paul Bettany del MCU. Una serie a fumetti Marvel degli anni ’80 ha lo stesso
titolo dello show, ma i suoi eventi sono stati ampiamente coperti
in “WandaVision”; si ritiene che la serie seguirà invece il nuovo
Visione mentre tenta di recuperare i suoi ricordi.
Jac Schaefer, creatore e
sceneggiatore capo di WandaVision e Agatha, è a capo anche di
questa serie e Paul Bettany tornerà nel ruolo. La trama non è
chiara ma se c’è qualcosa che può far risorgere Wanda Maximoff da
sotto le macerie della Wundagore Mountain, è il ritorno di Visione.
Inoltre, la serie di fumetti Vision Quest faceva parte del titolo
West Coast Avengers, quindi gli eventi di Avengers: La dinastia Kang e Avengers: Secret Wars potrebbero essere presi
in considerazione, a seconda della rapidità con cui lo show entrerà
in produzione.
Ieri sera è stato il giorno di
Nanni Moretti, secondo italiano in concorso dopo
Bellocchio, al Festival
di Cannes 2023, con Il
Sol dell’Avvenire. Con lui, sul tappeto rosso della
croisette, il suo cast, che si è lasciato andare in una danza che
replica non solo una bellissima scena del film, ma un ballo
divenuto iconico grazie a Franco Battiato, sulle
note di Voglio vederti danzare.
Sul tappeto rosso c’erano:
Nanni Moretti,
Margherita Buy, Barbora Bobulova, Valentina
Romani, Blu Yoshimi, Elena Lietti.
Nel 1989, la Disney regala a tutto
il mondo una storia intramontabile: La Sirenetta. Da allora, intere generazioni di
bambine, ma anche di bambini, hanno sognato di poterlo essere.
Cosa? Una sirena, ovviamente. Eppure la magia, ad un certo punto,
ha dovuto retrocedere per dare il passo alla realtà, in cui queste
affascinanti creature marine non esistono. O forse
sì. Netflix
porta in catalogo MerPeople, nuova
docu-serie che racconta una storia affascinante, nella quale magia
e realtà si mescolano, incanalandosi in alcune figure dalla grande
fascinazione e appeal: le sirene
professioniste.
I quattro episodi, incentrati
ognuno su un aspetto di questo business, sono diretti da
Chyntia Wade, la quale attraverso questo racconto
getta una luce su un mondo sfaccettato, strabiliante e faticoso.
Fatto di persone che sacrificano tutta la loro vita per poter
svolgere questo lavoro, e che ci credono talmente tanto da andare
contro qualsiasi cosa, anche la famiglia.
MerPeople arriva in piattaforma proprio
al momento giusto, considerata l’uscita del nuovo remake in live
action Disney: La Sirenetta, appunto.
MerPeople, la trama
Il documentario ruota attorno a
cinque principali storie: Eric Ducharme, ragazzo
omosessuale e con la sindrome di Tourette, fondatore dell’azienda
Mertailor, lavoratrice di code da sirena personalizzate; Morgana
Alba, fondatrice del Circus Siren Pod, Sparkles, artista che cerca
di seguire la strada della sirena professionista, affrontando
ostacoli, delusioni e sconfitte; Ché Monique, fondatrice di The
Society of Fat Mermaids; Blixunami, una persona non binaria che
sfoggia tutta la sua vena artistica nelle performance, nel trucco e
nella sua coda coloratissima. Ognuno di loro racconta la propria
storia, le difficoltà affrontate una volta intrapresa la
professione, analizzando il background che li ha spinti, poi, ad
essere sirene. A lavorare in un mondo in cui appartengono, mentre
il contorno non li accetta.
Nuotare, nuotare, nuotare!
Fra le tante proposte Netflix fin’ora disponibili,
MerPeople è di sicuro una di quelle più
interessanti, insieme alla docuserie Volo MH370, seppur abbiano tagli e toni diversi. La
scelta di far conoscere questa industria – da
circa 500mila dollari – in continua espansione non
può che considerarsi furba proprio per la sua tematica attrattiva,
ma anche – quasi – promozionale per il settore di cui si parla.
Perché per quanto siano tante le persone che (negli Stati Uniti)
siano spinte dal desiderio di essere una sirena a tutti gli
effetti, la verità è che questo mondo non è ancora conosciuto a
molti e, come sottolineano alcune intervistate, offre poco lavoro.
Quel poco per, forse, riuscire a pagare le bollette. Ma a volte
neanche quello.
L’universo delle sirene
professioniste è comunque molto vasto, e Chyntia Wade lo sciorina
da diverse prospettive: gli artisti, i fondatori di club
professionali e i fabbricanti delle bellissime code con cui i
performer nuotano in diverse acque: piscine, vasche e addirittura
l’oceano. Ognuno di loro regala un punto di vista diverso, nel
quale si ritrovano le difficoltà affrontate durante il percorso, i
background familiari complessi, ma anche i pensieri comuni, fra
questi l’amore verso le sirene e verso un’arte – definita tale da
molti – riuscita a scaldare il cuore di tanti bambini, perché
capace di non interrompere la magia sprigionata dal mito,
continuando a far sognare a occhi aperti.
Essere sirene è difficile, ma non
impossibile
Essere guardati con pregiudizio e
non andare oltre l’apparenza è però uno dei problemi che il mondo
delle sirene professioniste deve subire, poiché visto – ma solo da
alcuni – con distacco e scetticismo. Ma come dimostrano alcuni
artisti, fra questi la sirena Sparkles che
ha una storia in primo piano all’interno di
MerPeople, è un lavoro che richiede anni
di preparazione per le immersioni subacquee. Si va incontro a tutto
una volta intrapresa la “carriera”: infezioni, PH delle piscine
sbagliati che provocano danni agli occhi, minuti in apnea,
esibizioni difficili, ipotermia. Lo ribadisce anche Morgana Alba,
fondatrice del Circus Siren Pod (sirene professioniste d’élite):
le performance sott’acqua a volte sono persino
pericolose. Ogni artista deve affrontare un ostacolo nel
momento in cui non è più in superficie, nel suo habitat naturale, e
spesso si ritrova a dover nuotare con altre specie marine, squali
compresi.
Ma per restituire al pubblico la
giusta emozione, travolgendolo nell’atmosfera suggestiva e nella
mitologia delle creature che rappresentano, i
professionisti devono far sembrare tutto reale, anche nei
movimenti che devono essere sinuosi e mai forzati. Mantenendo poi
un’espressione distesa e carismatica, nonostante magari l’acqua sia
fredda. Essere sirene richiede concentrazione, connessione con il
proprio corpo e con lo spettatore, sfide con se stessi. Ma, come
dimostra il fondatore di Mertailor, una delle aziende più grosse di
produzione di code, Eric Ducharme, diventa anche dimensione
salvifica, luogo di pace, estensione del proprio io, e terapia – o
medicina – delle malattie. Come la sua, la sindrome di Tourette,
che lo stesso Ducharme è riuscito a gestire solo stando a contatto
con l’acqua e facendo quello che amava più di ogni altra cosa: la
sirena.
L’intento di Chyntia Wade,
percepitosi in tutto il prodotto, è dunque quello di far
vivere fra le quattro pareti dell’inquadratura una magia
immortale, sospinta da sempre dalla bellezza che questa
mitologia, antichissima, sprigiona. E portare all’attenzione una
comunità in cui molte persone si ritrovano, sentendosi nel posto
giusto, a fare la cosa giusta, con i colleghi che arrivano a
considerare famiglia. Seppur alcune storie di
MerPeople, rispetto ad altre, scorrano
troppo veloci e alcune si frammentino un po’ troppo spesso
riducendo la fluidità della narrazione, il risultato risulta
comunque discreto e convince. A essere altalenante è invece il
montaggio, definito nelle scene sott’acqua, e disorientante invece
nel passaggio da una storia all’altra a causa delle brusche
interruzioni. A trapelare però, più che l’intreccio e la messa in
scena a volte poco curata, è la sua anima pura, con la conferma che
spesso sono le professioni apparentemente inutili, ad essere le più
significative nell’impatto che hanno sia su se stessi, che
sull’altro. Basta guardare oltre, in profondità.
Se una scena dell’ode a Hollywood di
Tarantino, ambientata nel 1969, cattura la pura gioia di andare al
cinema, è proprio il momento in cui Sharon Tate di
Robbie entra in un cinema per guardarsi sullo schermo, e Robbie
viene vista mentre guarda con gioia le scene del vero in cui recita
Tate in uno dei suoi (purtroppo) pochi film. Oltre a catturare
l’essenza dolce e innocente della versione di Tarantino di Tate, la
scena offre al regista la possibilità di indulgere in uno dei suoi
feticci cinematografici preferiti, mentre i piedi nudi notevolmente
sporchi di
Margot Robbie vengono visti appoggiati
allo schienale di una poltroncina del cinema, mentre lei sorride
guardando il film.
Il feticismo cinematografico dei
piedi di Tarantino ovviamente è saltato fuori molte volte prima di
C’era una volta a Hollywood, ma la scena con
Margot Robbie in sala sembrava dare un elemento
ulteriore aggiungendo lo sporco. In una nuova intervista con
Vogue, Robbie ha parlato del suo
contributo al catalogo delle famose inquadrature di piedi di
Tarantino, e ha spiegato come mai i suoi piedi erano nudi e non
lavati.
“Il mio personaggio entra in un
cinema per vedere se stessa sul grande schermo e si toglie gli
stivali, alza i piedi e si sistema per guardare il film. Ma i miei
piedi erano sporchi perché stavo camminando scalza sul set. Sono
rimasti sporchi nel film perché Quentin ha detto: “No. Non
pulirli”. Un assistente del set è corso per pulirmeli e lui ha
detto: “No, è vero, tienilo”.”
La storia
di C’era
una volta a Hollywood si svolge a Los Angeles nel
1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I
due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo
DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e
lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad
Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una
Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa
molto famoso… Sharon Tate (Margot
Robbie).
Nel cast del
film Leonardo
DiCaprio, Brad
Pitt e Margot
Robbie al fianco di Damian Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas Hammond, Emile Hirsch, Clifton Collins
Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen
Beaty e Victoria Pedretti. Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Quentin
Tarantino. “Sono davvero felice di poter
raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Nonostante Il
sol dell’avvenire sia nelle sale italiane da
settimane, è arrivato oggi il suo grande giorno al Festival
di Cannes 76, dove Nanni Moretti ha
presentato in Concorso il suo ultimo film, apprezzatissimo in
casa.
In Italia si conosce molto bene
l’approccio ironico di Moretti alla vita e al mondo del cinema che
popola da anni, e nemmeno alla stampa estera è sfuggita la scena
del film, visibile già nel trailer, in cui il suo alter ego del
film si confronta con dei responsabili di Netflix, in una conversazione folle su sceneggiature
e tempi di coinvolgimento dello spettatore nella storia.
In occasione della conferenza
stampa si Il
sol dell’avvenire, Nanni Moretti ha
spiegato che in quell’occasione non si stava limitando a
punzecchiare specificatamente Netflix, ma stava puntando il dito
contro tutti gli streamer e contro la loro invasione del cinema.
“C’è questo fenomeno che mi crea dispiacere: un certo numero di
registi e sceneggiatori si limitano a lasciare il posto alle
piattaforme, si inchinano alle piattaforme”, ha detto Moretti.
“Per quanto mi riguarda, penso che dovremmo continuare a
sentirci coinvolti emotivamente, psicologicamente ed economicamente
vis a vis con il cinema”, ha proseguito il regista.
“Quando ho un film che mi viene
in mente; non penso al tredicenne in Pennsylvania che guarda il suo
telefono mentre prende la metropolitana”, ha detto Moretti
riguardo al suo pubblico previsto. “Quando penso di fare un
film, lo faccio per le sale cinematografiche dove gli spettatori
vengono a vedere immagini più grandi e continuo a scrivere
sceneggiature e fare film pensando alle sale
cinematografiche”.
Moretti ha affermato di aver
originariamente concepito una parte della sceneggiatura diversi
anni fa, incentrandola sempre sui moti ungheresi del 1956. “Non
siamo riusciti a scrivere la sceneggiatura, quindi ho rinunciato a
quell’idea”, ha detto. Tuttavia, quando è tornato in contatto
con lo sceneggiatore, ha cercato di esplorare la vita e tutte le
nevrosi di quel regista che invece stava girando un film sulle
vicende del ’56.
Protagonisti Nanni Moretti,
Margherita
Buy,
Silvio Orlando, Mathieu Amalric, Barbora Bobulova.
Tra i temi del film ci sono il cinema, il circo, gli anni
’50.
La casa di Carl
Fredricksen, brontolone protagonista di Up
della Pixar, è stata ricreata con oltre 68.000
mattoncini LEGO prima di prendere il volo con dei palloncini. Up è
uscito nel 2009, e racconta la storia di Carl
Fredricksen, un uomo di 78 anni che usa i palloncini per
far volare la sua casa fuori città con lo scopo di raggiungere le
Cascate Paradiso, senza accorgersi che insieme alla sua casetta
colorata, porta via anche Russell, un piccolo Esploratore della
Natura Selvaggia. Il film è stato co-diretto da Pete
Docter e Bob Peterson ed è stato un
successo di critica e pubblico, guadagnando oltre 735 milioni di
dollari in tutto il mondo e classificandosi come uno dei film Pixar
più amati.
Mentre la Disney celebra 100 anni di meraviglie, il canale
ufficiale della Casa di Topolino ha pubblicato un nuovo episodio di
Making Wonder su Youtube in cui si mostra la ricostruzione della
casa di Carl con l’incredibile cifra di 68.753 mattoncini
LEGO. Non solo, una volta ricostruita, la casa è stata
fatta anche volare con un numero spropositato di palloncini!
https://www.youtube.com/watch?v=5MwdXy72Q4c&t=3s
La Pixar è nota per i personaggi
iconici che attraversano i suoi numerosi film d’animazione
acclamati dalla critica. Che si tratti di Woody di Toy
Story, WALL-E o Mike e Sully di
Monsters and Co, lo studio di animazione ha
lasciato un segno indelebile nelle generazioni. E
Up ha continuato la tendenza, regalandoci
personaggi memorabili come Carl, Russell e Dug.
La storia del film di Barbie
è basata su un libro di successo, rivela Greta
Gerwig. Il tanto atteso film è stato scritto da
Noah Baumbach insieme a Gerwig che ha anche
diretto, reduce dai suoi successi dietro alla macchina da presa:
Lady Bird e Piccole Donne,
entrambi arrivati all’attenzione degli Oscar. A parte la Barbie di Margot Robbie e il Ken di
Ryan Gosling che lasciano Barbieland alla ricerca
della vera felicità nel mondo reale, non si sa molto altro sulla
storia del
film.
Parlando con Vogue, Greta
Gerwig ha rivelato un dettaglio significativo
sulla storia del film di Barbie. Il film è in
parte basato sul libro best seller Reviving Ophelia, che
Gerwig ha letto quando era bambina. La sceneggiatrice-regista
afferma che il libro di saggistica del 1994, che esamina il brusco
cambiamento che si verifica nelle ragazze quando passano
all’adolescenza e soccombono alle pressioni della società, ha
parzialmente ispirato l’arco narrativo del film.
Sembra che quindi il passaggio al
mondo reale della Barbie protagonista del
film sia in qualche modo una metafora dell’ingresso
nell’adolescenza, nella maturità sessuale, in un mondo nuovo che
contestualizza e destruttura la considerazione di sé nel mondo. Il
film assume dunque una luce metaforica, che già aveva, ma indirizza
meglio il faro su quello che sarà il vero centro narrativo della
storia.
Oltre a Margot Robbie e
Ryan Gosling nei panni
di Barbie e Ken ci saranno infatti anche America Ferrera, Kate McKinnon,Michael Cera, Ariana Greenblatt, Issa Rae, Rhea Perlman e
Will
Ferrell. Fanno poi parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne, Emma Mackey, Hari Nef, Alexandra
Shipp, Kingsley Ben-Adi, Simu Liu, Ncuti Gatwa, Scott Evans, Jamie
Demetriou, Connor Swindells, Sharon Rooney, Nicola Coughlan, Ritu
Arya e il premio Oscar Helen Mirren.
Il film, diretto da Greta Gerwig e da lei scritto
insieme a Noah Baumbach arriverà in sala dal
21 luglio.
Dopo i risultati deludenti di
Black
Adam e Shazam! La Furia
degli Dei, Warner Bros. punta tantissimo su
The
Flash, che dovrebbe segnare il definitivo punto
di svolta per il franchise DC Comics al cinema, stando almeno a
quello che ha dichiarato James
Gunn.
Oltre a sfruttare l’approvazione di
personaggi come Tom Cruise, Stephen King e persino il capo dei DC Studios
James Gunn (che insiste nel dire che questo
The
Flash è il suo film preferito del 2023), è stata presa
la decisione di presentare in anteprima un montaggio incompiuto del
film da oltre 220 milioni di dollari durante il CinemaCon di
aprile. Gli spoiler hanno subito iniziato a trovare la loro strada
online, mentre le proiezioni per i fan si stanno svolgendo a poco
meno di un mese prima dell’uscita del film nelle sale.
In un’intervista con Esquire Middle
Earth, il regista Andy Muschietti ha
lanciato una vera bomba confermando che
Nicolas Cage farò un’apparizione cameo nel film
nei panni di Superman. “Nic è stato assolutamente
meraviglioso”, dice il regista al sito. “Anche se il ruolo
era un cameo, si è tuffato in esso… Ho sognato per tutta la vita di
lavorare con lui. Spero di poter lavorare di nuovo con lui presto”.
“È un grande fan di Superman. Un fanatico dei fumetti”, ha
aggiunto Muschetti.
Nicolas Cage era originariamente stato scelto per
interpretare l’Uomo d’Acciaio nello sfortunato
Superman Lives di Tim Burton, 25 anni
fa. Il progetto è andato in pezzi per una serie di
motivi, anche se le foto di una prova costume di Nicolas
Cage in completo di tuta blu e mantello rosso circolano
ancora in rete.
In merito a come sarà effettivamente
questo cameo, pare che il personaggio verrà mostrato mentre
combatte contro il famigerato ragno gigante che una volta era uno
dei cattivi principali del film.
The Flash: la trama e il
cast del film
In The
Flashi mondi si incontreranno quando Barry
userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e
cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare
la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato,
minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi.
L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione
un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano
imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In
definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al
futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la
sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per
resettare l’universo?
Fanno parte del cast di The
Flash l’attore Ezra Miller nei panni
del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da
JusticeLeague, ma anche l’astro nascente
Sasha Calle nel ruolo
di Supergirl,
Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”),
in quelli del Generale Zod, Ron Livingston
(“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”),
Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también –
Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack
Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”),
Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo
d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30
anni.
Una clip tratta da uno spot
televisivo internazionale di Spider-Man:
Accross the Spider-verse, sembra rivelare al pubblico,
prima dell’uscita del film, il tanto discusso cameo live-action che
vedremo in questa seconda avventura cinematografica di
Miles Morales.
I fan avevano sperato in Tom Holland, invece si tratta semplicemente
della Signora Chen, un personaggio secondario di
Venom.
In quello che sembra essere un filmato riciclato da Venom: La Furia di
Carnage, la proprietaria del negozio si trova
brevemente faccia a faccia con La Macchia, anche se chiaramente non è
impressionata dal supercriminale che salta tra le realtà
(immaginiamo perché sia avvezza a questo tipo di situazioni, data
la sua amicizia con Eddie Brock). A QUESTO LINK POTETE VEDERE LA CLIP.
Miles Morales torna nel nuovo
capitolo della saga Spider-Verse, vincitrice di un premio Oscar®,
Spider-Man: Across the Spider-Verse. Dopo essersi riunito con Gwen
Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene
catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di
“Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza. Ma quando gli
eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si
ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa
essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.
Sony Pictures Animation ha
ingaggiato Joaquim Dos
Santos(Voltron: Legendary Defender, La leggenda
di Korra), il candidato all’Oscar Kemp
Powers(Soul) e Justin
K. Thompson(Piovono polpette) per
dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta
da Phil Lord e Chris
Miller (che tornano anche come produttori insieme a
Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione
con David Callaham(Shang-Chi
e La Leggenda dei Dieci Anelli, Wonder Woman
1984).
Non è stato ancora confermato, ma
sia Shameik Moore che la candidata
all’Oscar Hailee
Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare
rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero
ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro
voci nel primo film, tra cui Jake
Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez,
Zoë Kravitz, John Mulaney,
Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La
voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason
Schwartzman.
Stefan Kapicic
(Colosso) ha confermato che le riprese di Deadpool 3 sono
cominciate, e anche se il protagonista Ryan Reynolds
(Wade Wilson) o dal regista Shawn Levy non hanno
ancora confermato quello che ha dichiarato l’attore, Hugh Jackman è apparso su Instagram mostrando
un look molto familiare: l’attore australiano ha sfoggiato la sua
tipica barba da Wolverine, indicandoci che anche per lui è
imminente il momento di tornare sul set e far rivivere, è il caso
di dirlo, il suo Logan.
Hugh Jackman non menziona il trequel
dell’MCU nel suo post, ma nelle ultime
settimane si era fatto crescere la barba per poi rasarsi “le
costolette di montone di Logan” (anche se non sono così definite
come lo erano nel primi film degli X-Men) in preparazione delle
riprese londinesi.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3 non
siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i
Marvel
Studios di unire la serie di film di Deadpool
– l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta
all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che
i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò
preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo,
consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e
potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn Levy dirigerà Deadpool 3, mentre
Rhett Reese e Paul Wernick, che
hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone,
scriveranno la sceneggiatura basandosi sui fumetti creati da
Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa
del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti
da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, aveva precedentemente assicurato ai
fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i primi due
film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con tale
classificazione matura. Deadpool 3 uscirà il
8 novembre 2024.
Il film, oltre a presentare
naturalmente Ryan Reynolds
di nuovo nei panni di Deadpool, vanterà anche il tanto atteso
team-up tra l’irriverente protagonista e Wolverine, con Hugh Jackman che uscirà dal suo pensionamento
da supereroe per riprendere il suo ruolo iconico degli X-Men. Anche Emma Corrin e
Matthew Macfadyen si sono uniti al cast in ruoli ancora
non del tutto resi noti, anche se la Corrin dovrebbe interpretare
uno dei villain del film. La pellicola sarà il primo film della
serie di film di Deadpool ad essere distribuito dopo l’acquisizione
da parte della Disney della 20th Century Fox.
La scorsa settimana, alcune foto
rubate dal set di Captain America: New World Order dei Marvel Studios sembravano rivelare che Sam
Wilson (Anthony Mackie), alla sua prima “uscita
pubblica” nei panni della Sentinella della Libertà, si sarebbe
dovuto scontrare con il gruppo malvagio noto come Serpent
Society.
La superstar della WWE Seth Rollins
è stata avvistata accanto a una
donna misteriosa (che si ritiene fosse Diamondback in base al suo
abbigliamento), e ora sembra che l’identità misteriosa dell’attrice
sia stata rivelata. Secondo Murphy’s Multiverse,
Rosa Salazar (Alita: Battle Angel) apparirà nel
film nei panni di Diamondback.
Serpent Society è un gruppo di
supercriminali composto da persone con poteri “a tema” di rettili e
hanno tutti nomi di serpenti come Cobra, Anaconda, oppure
Diamondback. QUI le foto dal
set.
Julius Onah dirige Captain America: New World Order, su una
sceneggiatura di Malcolm Spellman e Dalan Musson. Il cast
comprenderà
Anthony Mackie nei panni di Sam Wilson/Captain
America, Danny Ramirez nei panni di Joaquín
Torres/Falcon, Tim Blake Nelson nei panni di
Samuel Sterns/Leader, Carl Lumbly nei panni di
Isaiah Bradley e Shira Haas nei panni di Ruth
Bat-Seraph/Sabra. L’uscita al cinema è prevista per il 3
maggio 2024.
Arriva da Deadline la conferma che la due
volte candidata ai Primetime Emmy Rhea Seehorn è
entrata a far parte del cast di Bad
Boys 4. Adil El Arbi e
Bilall Fallah tornano alla regia da
una sceneggiatura di Chris Bremner, con il
cast del terzo capitolo, Bad
Boys for Life, che torna a bordo: prima di tutto
Will Smith e Martin Lawrence e poi anche Paola
Núnez, Vanessa Hudgens e Alexander
Ludwig. Eric Dane potrebbe interpretare il villain del
nuovo film.
Jerry Bruckheimer, Will
Smith e Doug Belgrad sono tornati alla
produzione; con Martin Lawrence, James Lassiter, Chad Oman,
Mike Stenson, Barry Waldman e Jon Mone
che si occuperanno della produzione esecutiva.
Seehorn ha recitato in 61 episodi di
Better Call Saul nei panni
dell’avvocato Kim Wexler e della fidanzata di Jimmy McGill/Saul
Goodman, un ruolo che l’anno scorso ha ottenuto una nomination ai
Primetime Emmy come attrice non protagonista. Ha anche ricevuto una
nomination ai Primetime Emmy nel 2022 come miglior attrice in una
commedia o serie drammatica di breve durata per Cooper’s
Bar. Altri crediti televisivi includono
Whitney e Veep e il film Linoleum
con Jim Gaffigan.
Da oggi, solo al cinema, arriva
Renfield,
il nuovo film con
Nicolas Cage, nei panni di Dracula, e
Nicholas Hoult, in quelli del suo servo fidato, in cui
si immagina un’altra storia per il personaggio del titolo, nato
dalla penna di Bram Stoker.
Il male non sarebbe eterno senza un
piccolo aiuto. In questa mostruosa avventura moderna del fedele
servitore di Dracula, il candidato all’Emmy Nicholas Hoult (Mad
Max: Fury Road, la saga di X-Men) interpreta Renfield, il
tormentato aiutante del boss più narcisista della storia, Dracula
(il premio Oscar® Nicolas Cage). Renfield è costretto a procurare
le vittime del suo padrone ed a eseguire ogni suo ordine, per
quanto spregevole. Ma ora, dopo secoli di servitù, Renfield è
pronto a scoprire se c’è una vita al di fuori dell’ombra del
Principe delle Tenebre. Se solo riuscisse a capire come porre fine
alla sua codipendenza.
Renfield è diretto dal vincitore
dell’Emmy Chris McKay (La guerra di domani, LEGO Batman – Il film)
da una sceneggiatura di Ryan Ridley (la serie di Ghosted, la serie
di Rick & Morty), basata su un’idea originale di Robert
Kirkman, creatore di The Walking Dead e di Invincible.
Il film è interpretato dalla
vincitrice del Golden Globe Awkwafina (The Farewell – Una bugia
buona, Shang-Chi e la leggenda
dei Dieci Anelli), dalla vincitrice dell’Emmy e candidata al
premio Oscar® Shohreh Aghdashloo (Casa Saddam, La Casa di Sabbia e
Nebbia), Ben Schwartz (Sonic, The Afterparty) e Adrian Martinez (I
sogni segreti di Walter Mitty, Focus – Niente è come
sembra).
Renfield è una produzione
Skybound/Giant Wildcat, prodotto da Chris McKay, Samantha Nisenboim
(co-produttrice, La guerra di domani), Bryan Furst (Daybreakers –
L’ultimo vampiro), Sean Furst (Daybreakers – L’ultimo vampiro)
Robert Kirkman e David Alpert (The Walking Dead). Il produttore
esecutivo è Todd Lewis (manager dell’unità di produzione, Jason
Bourne).
Dopo aver presentato in concorso al
Festival
di Cannes 2021 Parigi, tutto in una notte,
Catherine Corsini torna in competizione alla
Croisette con Le Retour (2023), un viaggio emotivo
nel passato e nella ricerca di identità di due ragazze,
Jessica e Farah che, assieme alla
madre Khédidja, fanno ritorno in Corsica quindici
anni dopo aver lasciato il loro paese natale. Il film si addentra
nella complessità di questa esperienza di trasferimento, rivelando
segreti familiari e tensioni sociali tra mondi diversi, compreso il
razzismo con cui si troveranno a fare i conti.
La trama: ritorno in Corsica
Nella trama del film di Corsini in
concorso a
Cannes 76, Khédidja, tata di professione, è
stata invitata in Corsica da una famiglia benestante per occuparsi
dei loro figli piccoli in vacanza. Le sue due figlie la raggiungono
per l’estate: sono Jessica (Suzy
Bemba), 18 anni, studiosa e distante, e
Farah (Esther Gohourou), 15 anni,
che si sente poco apprezzata e vive nel caos. Il viaggio è
movimentato: le ragazze sono nate in Corsica, ma non hanno alcun
ricordo del luogo, a parte la consapevolezza che il padre è morto
lì. Khédidja nasconde informazioni sul loro passato, cosa che
Jessica e Farah non sopportano.
Nonostante ciò, almeno inizialmente,
tutto sembra rispettare i requisiti del meraviglioso viaggio estivo
per le sorelle che, tra giornate passate in spiaggia e nella
piscina a casa dei proprietari, non si sono mai sentite così
libere. Farah, un vero e proprio peperino, riesce
a mettersi nei guai con un gruppetto di ragazzi bianchi “boss”
della spiaggia, mentre Jessica inizia a provare sentimenti inediti
per Gaia (Lomane de Dietrich), la
figlia coetanea dei suoi datori di lavoro, un’adolescente
ribelle.
Dell’ultimo film della
Corsini se ne è parlato già prima della sua
presentazione al Festival e non per le migliori ragioni: sono state
avanzate denunce per le cattive condizioni di lavoro sul set, a cui
si è aggiunto il ritiro dell’investimento statale da parte del
Centre national du cinéma et de l’image animée perché la
casa di produzione ha dimenticato di dichiarare una scena di sesso
tra minori. All’indomani della prima sulla Croisette, la
Corsini ha poi spiegato che nel realizzare questo
film, la cui storia ha un legame particolare con il proprio passato
familiare, forse l’orgoglio le ha giocato un brutto scherzo ed è
stata troppo “pretenziosa”, pensando di potersi sostituire alla
figura di un coordinatore dell’intimità sul set di Le
Retour.
Formarsi nella terra del
passato
Corsini usa il
pretesto del ritorno di una madre e le due figlie al paese natale
per instaurare un dialogo col pubblico su come le differenze di
classe e di etnia determinino il destino di una famiglia e pone
l’attenzione sulla necessità di riconciliarsi con il presente per
proiettarsi in un futuro migliore. Si immerge nelle vite di questi
giovani e nelle loro ricerche in tempi di crisi, esplorando come
queste circostanze possano sia distruggere che dare vita alla loro
creatività. La narrazione offre uno sguardo autentico e onesto
sulla vita degli adolescenti in tempi di cambiamento e di scoperta,
avvalendosi di un realismo documentaristico notevole.
Le idee visive non mancano a
Catherine Corsini, che sa bene come entrare nella
testa di due adolescenti, tuttavia, la maggior parte delle
situazioni conflittuali in cui si trovano le due ragazze, quelle
che effettivamente contraddistinguono i racconti di formazione e su
cui sarebbe stato ottimo investire narrativamente, sono concentrate
più che altro nella seconda parte della storia e rischiano di
perdere credibilità. Un ammasso di problematiche, atti di
ribellione che cercano di arrivare a un climax non fanno che
lasciare lo spettatore ancora più confuso sulle vere intenzioni
della Corsini. Probabilmente, Le Retour funziona
più come opera personale, un racconto che la regista francese ha
imbastito per riconciliarsi con le sue origini e una terra con cui
ha sempre avuto un rapporto turbolento per sua stessa ammissione.
Come storia di formazione, coming of age che dovrebbe sfruttare la
presenza di queste ragazze in una terra a loro fondamentalmente
estranea ma che è parte integrante delle loro radici, risulta
incompleta.
Le vite di Luca (Riccardo
Maria Manera) e Giulia (Jenny
De Nucci) erano destinate a incrociarsi.
Massimo Cappelli dirige Prima di andare
via, questo dramma adolescenziale che ricorda Colpa
delle stelle o Io prima di te per l’importanza dei temi
trattati. I due giovani protagonisti sembrano legati da un destino
inesorabile: un tumore inoperabile che ha devastato le loro vite a
soli vent’anni. Ci sono diversi modi per reagire al dolore e
all’interno del film la vivacità e la positività di
Giulia trova l’abbraccio del tenebroso
Luca, che inaspettatamente si ritrova a dover
cambiare prospettiva.
Ad aiutarli, Samuel (interpretato da
Emanuele Turetta) il goffo e strampalato
coinquilino di Luca con cui condivide la sua vita da studente fuori
sede. Entrambi i ragazzi fanno di tutto per arrivare a fine mese:
Luca si arrangia con le consegne a domicilio e
proprio durante una di queste consegne rivede la sua ex fidanzata
storica, Sofia. Di ritorno alla pizzeria,
sovrappensiero il ragazzo ha un’incidente e viene portato in
ospedale. Così ha inizio Prima di andare via, il
nuovo film Prime Video originale italiano con Jenny De Nucci e Riccardo Maria Manera che
sarà disponibile in piattaforma dal 26 maggio.
Prima di andare via, la trama
L’incidente di Luca
darà il via a una serie di eventi che riassunti in un’ora e mezza
di film sembrano trattati in maniera quasi
precipitosa. Al ragazzo viene diagnosticato un
tumore inoperabile e fuori dall’ospedale conosce
Giulia, anche lei con la stessa diagnosi. Il
personaggio interpretato da Jenny De Nucci cerca di conferire positività e
allegria, la vediamo mentre durante il gruppo di ascolto cerca di
far imparare agli altri un balletto su TikTok ma nasconde comunque
delle paure. Luca è un ragazzo che la vita, un po’, la subisce. Ha
un migliore amico da tenere sotto controllo, un esame difficile da
superare e un’ex ragazza che gioca con lui come il gatto col topo.
Quando scopre di avere il tumore e conosce Giulia la sua vita
cambia prospettiva.
Tutti i problemi che nei primi
minuti sembrano insormontabili come l’affitto, gli esami
universitari e l’ex ragazza sono diventano minuscoli in confronto a
quello che gli sta capitando. Nel film questa spensieratezza che
emana Giulia arriva dritta allo spettatore che
anche se per poco smette di pensare per un attimo al dolore dietro
la malattia e alla retorica della lotta contro un male incurabile.
Luca e Giulia sono due ragazzi, due adulti che si
stanno conoscendo. Hanno degli appuntamenti fuori
dall’ordinario, e lì dove Luca vuole solo bere una birra
cercando goffamente di sorprenderla, lei invece organizza cene a
lume di candela super romantiche.
Un palloncino
Il racconto di Prima di
andare via corre spedito verso la fine e nasconde una
verità dolceamara. Si scopre presto che in realtà la diagnosi di
Luca deriva da un errore medico: sono state
scambiate le cartelle con un omonimo. Questo Luca non lo sa, è un
segreto che solo Samuel e lo spettatore conoscono.
Il coinquilino ha preferito tenere per sé questa notizia “l’ho
fatto per te”, gli dirà, perché vede nell’amico un modo diverso di
affrontare la vita. Solo quando la situazione di
Giuliacambia e peggiora, i due
conosceranno la verità. Così da complici, amici, confidenti Giulia
e Luca diventano praticamente estranei. Luca cambia casa dopo aver
litigato con Samuel e torna alla sua vita che,
senza Giulia, perde vitalità. Il film rincorre sé stesso perché
dopo poco il personaggio di Jenny De Nucci muore e senza di lei il film
cambia tono.
Solo durante il funerale ci rendiamo
conto dell’eredità lasciata da Giulia alle persone
a lei più care. In particolare, ai membri del gruppo di ascolto che
ha stimolato a reagire alla malattia piuttosto che subirla. Loro la
omaggiano sulle note di Amore disperato con la
coreografia che la ragazza stava preparando. Un simbolo del film è
il palloncino che vola attraverso l’opera di
Bansky e assume un significato di liberazione per
Giulia. Luca ricorderà per sempre il palloncino e alla fine del
film, dopo il funerale, quando ne vede uno volare ha consapevolezza
del fatto che la presenza di Giulia vivrà per
sempre nei suoi ricordi.
Tra gli eventi più affascinanti da
vedere al cinema vi è senza ombra di dubbio l’Apocalisse. I film
dedicati a tale catastrofe hanno sempre catturato l’attenzione del
pubblico, a cui viene data l’occasione di vedere qualcosa a cui si
spera di non dover mai essere diretti testimoni nella realtà. La
fantascienza apocalittica è dunque un sottogenere particolarmente
ricco, comprendente titoli come Meteor, 2012, The Day After Tomorrow e
Segnali dal futuro. Un
altro titolo particolarmente celebre e apprezzato dai fan del
genere è Deep Impact, diretto nel 1998
dalla regista Mimi Leder, già autrice di The Peacemaker e
The Code.
Originariamente il film doveva
essere diretto dal premio Oscar Steven Spielberg, ma i suoi impegni
con il film Amistad gli hanno impedito di ricoprire tale
ruolo, limitandosi dunque ad essere produttore di Deep
Impact. Nello stesso anno di uscita di questo film è poi stato
realizzato anche un altro titolo pressocché identico nelle premesse
narattive, ovvero Armageddon – Giudizio finale. Pur se
quest’ultimo ottenne incassi maggiori, fu però Deep Impact
ad ottenere il favore della critica, la quale lo indica come un
film meno sensazionalistico e come il più scientificamente accurato
tra i due.
Deep Impact rimane dunque
un film ideale per ogni amante di questo genere di racconti, che
offrono tensione, emozioni e grande intrattenimento, merito tanto
degli effetti speciali quanto delle interpretazioni dei
protagonisti. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Deep Impact: la trama del film
Tutto ha inizio quando Leo
Beiderman, un adolescente che ama l’astronomia, scopre uno
corpo celeste mentre sta guardando il cielo col telescopio. Quando
il ragazzino avvisa il suo insegnante, l’uomo decide di informare
immediatamente l’astronomo Marcus Wolf, che
capisce si tratti di una cometa in rotta di collisione con la
Terra. Mentre corre per avvisare le autorità, tuttavia, muore in un
tragico incidente d’auto, senza riuscire a informare nessuno,
lasciando di fatto cadere nell’oblio la scoperta. Dopo un anno, il
mondo viene infine a sapere che una cometa si sta dirigendo verso
la Terra e che lo schianto provocherà terribili conseguenze per gli
esseri umani.
Da subito le massime istituzioni del
globo si mobilitano per cercare di distruggere l’asteroide ed
evitare la distruzione del pianeta terra. Si progetta dunque di
costruire un vettore in grado di atterrare sulla cometa, facendola
poi esplodere. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti
Tom Beck annuncia la costruzione di bunker
sotterranei, che possono ospitare però solo un milione di persone.
Diretti verso di esso ci sono il giovane Leo e la sua famiglia, ma
anche la giornalista Jenny Lerner. Mentre
l’impatto è sempre più prossimo, i destini di tutti si
incroceranno, in quelle che potrebbero essere le ultime ore
dell’umanità.
Deep Impact: il cast del
film
Ad interpretare il giovane Leo, uno
dei protagonisti del film, vi è l’attore Elijah Wood,
qui in uno dei suoi ruoli di maggior rilievo prima di consacrarsi
con la trilogia di Il Signore degli Anelli. L’attrice
Téa Leoni, nota
anche per Jurassic Park III e la serie Madam
Secretary, interpreta invece la giornalista Jenny Lerner,
impegnata a gestire il rapporto con i genitori Robin e Jason,
interpretati da Vanessa
Redgrave e Maximillian Schell. Altro
grande protagonista del film è il premio Oscar
RobertDuvall, qui nel ruolo del
capitano Spurgeon Tanner, un astronauta veterano incaricato di
pilotare il vettore incaricato di distruggere l’asteroide.
Morgan Freeman
è invece il presidente degli Stati Uniti Tom Beck. Per interpretare
il personaggio, l’attore chiese di poter sfoggiare un orecchino. La
regista fu però contraria alla cosa, ma permise invece di far
intravedere uno dei tatuaggi che l’attore ha sul braccio. Un
dettaglio che, a sua detta, gli conferisce un aspetto da uomo
qualunque. Sono poi presenti anche gli attori James
Cromwell nei panni del Segretario del Tesoro Alan
Rittenhouse, Jon Favreau in
quelli del dottor Gus Partenza e Ron Eldard in
quelli di Oren Monash, comandante del vettore.
Deep Impact: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Deep Impact grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 24 maggio alle ore
21:00 sul canale Iris.
Finalmente una serie comica capace
di allietare, far sorridere delle piccole disavventure che ognuno
di noi affronta nella propria quotidianità. I creatori Nick
Stoller e Francesca Delbanco hanno saputo
carpire il cuore di ciò che significa essere persone comuni e lo
hanno inserito in situazioni e personaggi che, esaltando la loro
assoluta normalità, si fanno paladini spiritosi delle frustrazioni
dell’uomo e donna contemporanei.
La storia su cui si dipana
Platonic non potrebbe essere più
semplice: un tempo migliori amici, Sylvia (Rose Byrne) e Will (Seth Rogen)
decidono di incontrarsi anni dopo una lite che li ha tenuti lontani
l’una dall’altro. E in questo modo scoprono quanto sono in realtà
cambiati dai tempi del college e delle scorribande goliardiche di
cui erano protagonisti: lei è una madre di famiglia che ha
rinunciato alla carriera avvocatizia per accudire i tre figli,
mentre lui ha appena divorziato e gestisce un bar nella paura
costante di crescere.
Saper raccontare i problemi della vita quotidiana
Platonic propone una gamma
ampia ed esaustiva di quelli che sono i problemi della vita
quotidiana, e lo fa con un’ironia tanto precisa quanto ficcante.
Fin dall’episodio pilota – che scriviamolo subito, non è neppure
lontanamente il migliore di quelli proposti dalla stagione –
entriamo dentro l’universo di due personaggi che potrebbero essere
tranquillamente i nostri vicini di casa, tanto amabili quanto
lontani anni luce da alcun tipo di “caratterizzazione” volta a
renderli drammaticamente interessanti. Perché allora
Platonic funziona così bene? Perché sa esattamente cosa
vuole raccontare e come farlo nella maniera giusta: la verità e
l’attenzione al lato assurdo delle situazioni in cui ognuno di noi
potrebbe trovarsi in un giorno qualunque sono sviluppate con
perizia, puntata dopo puntata, immergendo lo spettatore dentro un
mondo tanto comprensibile quanto realmente divertente.
Platonic e il valore dei suoi interpreti
E qui il merito principale della
riuscita dello show deve essere attribuito ai due attori
principali, in particolar modo alla Byrne. Se infatti Seth
Rogen dimostra di essere maturato come attore continuando
esplicitamente a interpretare il “tipo fisso” che propina al
pubblico ormai da decenni – dimostrandolo anche nel recente
The Fabelmans di
Steven
Spielberg – Rose Byrne conferma
definitivamente, se ce fosse stato ancora il bisogno, di essere
un’attrice in grado di saper indossare la leggerezza delle proprie
figure femminili con una precisione emotiva ammirevole.
La sua Sylvia diventa in questo modo
una figura a tutto tondo, intendendo con questo amabile non
soltanto per i suoi numerosi pregi ma anche, anzi forse
soprattutto, per i piccoli difetti, le dolci e umanissime
scorciatoie che prende come donna che deve fare i conti con le
proprie piccole insoddisfazioni, tenendole a bada per il bene
comune. La sua capacità di essere vera eppure sempre divertente,
guizzante, in qualche caso ruvida al limite dell’isteria, ha ormai
raggiunto un livello di competenza attoriale che a nostro avviso
poche colleghe posseggono oggi quando si tratta di commedia. È
senza dubbio lei il valore aggiunto di uno show comunque molto
efficace nel suo studio di caratteri e situazioni.
Se volete trascorrere una mezz’ora
insieme a personaggi con cui potete specchiarvi, alle prese con
problemi che potrebbero senza dubbio appartenervi, Platonic merita
di essere abbracciata e coccolata. Per la sua semplicità, per la
sua volontà di stuzzicare e magari anche far riflettere sui
percorsi inaspettati, sui piccoli scarti di rotta che in fin dei
conti possono decidere la vita di una persona almeno quanto le
grandi decisioni. Si ride, si partecipa con affetto alle
vicissitudini di questi due anti-eroi nel senso più profondo del
termine. Non c’è proprio nulla di eroico in Sylvia e Will. E
proprio per questo possiamo davvero rivederci in loro…
Per qualcuno il suo
ultimo The French Dispatch è stato il film più
emozionante del Festival
di Cannes del 2021, e il più deludente, e a distanza
di due anni il nuovo film di
Wes Anderson sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda. Di
nuovo sulla Croisette per Asteroid City, di nuovo in
concorso per la Palma d’Oro con un affresco dei suoi, costruito su
diversi livelli e sceneggiato insieme a Roman
Coppola, ma soprattutto nel quale – con Jason
Schwartzman e
Scarlett Johansson (la cui “breve nudità” ha causato
problemi con la censura) – appaiono in ruoli diversissimi tra loro
Tom Hanks,
Jeffrey Wright,
Tilda Swinton,
Bryan Cranston,
Adrien Brody,
Margot Robbie e
Steve Carell.
Benvenuti ad Asteroid City
Nulla è reale ad
Asteroid City, come vediamo sin dalla prima scena,
nella quale un autore (Edward
Norton) sta scrivendo la storia di una occasionale e
variegata comunità, raccolta nel deserto del SouthWest statunitense
– forse tra Arizona e Nevada – per il raduno di “giovani astronomi
e cadetti spaziali” che riunisce studenti dotati e i loro genitori
in una località caratterizzata dalla caduta di un piccolo meteorite
ormai circa 3.000 anni prima.
L’ambientazione e –
soprattutto – gli eventi eccezionali che vi si svolgono e che
vediamo mentre vengono letteralmente messi in scena sono quelli
della fantascienza di una volta, ma le relazioni che si
stabiliscono tra gli 87 abitanti e i suddetti visitatori sono
quanto di più umano ci sia. E di coerente con i precedenti del
regista, tra militari pomposi, scienziati alienati, attori famosi e
meno famosi, cantanti country e famiglie disfunzionali di ogni
tipo.
Wes Anderson sci-fi
contro l’Intelligenza Artificiale
Non è detto che
Wes Anderson apprezzerebbe di veder definito il
suo film“delizioso”, come in molti hanno fatto. Soprattutto dopo
tanti precedenti nei quali però il gusto estetico e il talento
decorativo del regista texano erano sicuramente più funzionali alla
storia narrata. Che qui, al contrario, e come nel precedente
The French Dispatch, sembra più
finalizzata a permettergli di sfogare il suo estro e regalare al
suo pubblico più appassionato quei ‘dettagli’ che tanto ce lo hanno
fatto amare.
Nei tableaux che compone
ognuno può trovare quel che vuole, da Billy Wilder
a Steven Spielberg, dalle tragedie
esistenziali e familiari di frontiera ai B-movie di fantascienza
anni 50, con i quali il film ha in
comune un narratore (Bryan
Cranston) da dramma radiofonico. Tra set televisivo e
teatro, dal bianco e nero alla solita palette di colori caldi e
pastello, il fine settimana intorno al cratere nel deserto si
sviluppa gradualmente, come gli intrecci tra i suoi
protagonisti.
Su tutti il vedovo
fotografo di guerra Augie Steenbeck (Jason
Schwartzman), diviso tra figli, suocero (Tom
Hanks) e la star Midge Campbell (Scarlett
Johansson), fotografata in bagno in pose che vanno
dalle Pin Up dell’epoca al Marat di Jacques-Louis
David. Grandi nomi, che difficilmente potranno ambire a
una nomination agli Oscar per la mancanza della possibilità di
offrire una vera interpretazione, a differenza di quanto accaduto
in passato per le candidature raccolte dai suoi film – non a caso
per animazione, colonna sonora e sceneggiatura – o i premi andati
ai costumi, la scenografia e il trucco ottenuti di Grand Budapest Hotel nel 2012.
Nella vita, “non puoi
sapere cosa succederà”
Ma non importa. Come dice
Bryan Cranston è come nella vita, “non puoi sapere
cosa succederà, quanto durerà o chi incontrerai, devi solo andare
avanti”. E, incurante di renderla comprensibile,
Wes continua a raccontare la storia che ha dovuto
girare approfittando persino della pandemia e della vera quarantena
che stavamo vivendo nel mondo reale, prima che in quello
rappresentato sullo schermo. Nel quale tutto viene sublimato, non è
una novità, ma dove le cose spesso assumono contorni e significati
diversi, o addirittura mai sottesi al significante.
Ma non importa nemmeno
questo, dove sia il confine – o dove lo si superi – tra la
creazione originale dell’artista o quella rielaborata dallo
spettatore. Tanto più in una pièce così strutturata, che cambia
continuamente di piano – dalla Asteroid City
rappresentata al backstage dove i suoi interpreti tornano attori
(che interpretano attori) – in un gioco di scatole cinesi. In
ciascuna delle quali c’è un pezzetto del cuore del regista, una sua
paura, un trauma irrisolto, o trasformato in topos.
Meno slegato e
inutilmente denso dell’ultimo, con qualche – apprezzatissimo –
inserto animato, ovviamente nella stop motion più artigianale
possibile, qui l’unità di luogo aiuta sicuramente a non perdersi
tra tante divagazioni e intermezzi. Forse non del tutto
giustificate o necessarie, per una volta. Una volta di più,
purtroppo, ché l’analisi del mondo del teatro e della televisione,
dopo quello del giornalismo di The French Dispatch, offre sì uno
smascheramento della realtà, ma fa sentire la mancanza di storie
tanto articolate quanto riuscite, nelle quali l’accumulo di
situazioni, battute, fotografie, personaggi, rendesse la sensazione
di un
film e non di una striscia domenicale.
Dal 18 al 22 maggio, al
Lingotto Fiere di Torino, tanti sono stati gli
ospiti che hanno attraversato lo specchio al Salone
Internazionale del Libro 2023. Fra questi, Valerio Mastandrea e Alessandro
Borghi, che nella Sala Azzurra al Padiglione 3,
moderati da Francesca Serafini, hanno incontrato
il pubblico per parlare di Claudio Caligari, in un
bell’omaggio al maestro e al modo di fare cinema.
Per l’occasione i due attori hanno ripercorso alcune tappe salienti
della loro carriera, regalando aneddoti e momenti toccanti. Del
regista, scomparso per una malattia nel 2015,
Valerio Mastandrea ricorda subito L’odore
della notte del 1998, film facente parte di una
trilogia apertasi con Amore tossico e conclusasi con
Non essere cattivo, ultimo lavoro di Caligari
prima di morire.
Il primo a prendere la parola, con
la sua ironia, è proprio Mastandrea che in L’odore
della notte interpreta Remo, il protagonista: “Io
ho fatto Remo solo alla fine”, inizia, “ero stato chiamato
per interpretare uno dei compagni del protagonista, tutt’altro
personaggio, e ho conosciuto Claudio in quella occasione. Non lo
avevo mai visto per intero, quindi quando l’ho incontrato pensavo
fosse uno di Ostia e invece mi sono ritrovato davanti un uomo di
Arona. E ho detto: Oh cavolo! Era la seconda volta che mi capitava
perché avevo visto un altro film, Un’altra vita, di un altro grande
maestro, Carlo Mazzacurati, ambientato in una Roma che soltanto un
romano poteva conoscere, e quando scoprii che era di Padova mi
prese un colpo.“
“Eppure in queste occasioni
capii una cosa importante: come il cinema poteva essere
strumento per conoscere le cose, raccontarle anche
non essendoci natodentro.”,
prosegue l’attore, “Questo
è un grande insegnamento: bisogna immergersi tanto prima di poter
raccontare qualsiasi cosa. Tornando al film di Caligari, a venti
giorni dalle riprese venni richiamato ed esaminato, e alla fine lui
mi voleva chiedere se volevo fare Remo, il protagonista. Ci volevo
pensare perché la proposta mi aveva emozionato. Alla fine ho
accettato e da lì in poi con Claudio è nato un sodalizio così, come
nascono le amicizie tra coetanei, che non sai quando ti sei
conosciuto, perché ti sembra che nella tua vita avete sempre
camminato insieme. E secondo me quelli sono gli amici con cui
riesci a camminare nel presente.”
Claudio Caligari, il suo cinema con
Alessandro Borghi e Luca Marinelli
Mastandrea, che con Claudio
Caligari ha instaurato un rapporto di amicizia, è stato
poi produttore della sua ultima opera, Non essere cattivo, diventato un cult.
Proprio come ricorda Serafini, Caligari apprezzava molto Alessandro Borghi e Luca Marinelli, che nel film interpretano
rispettivamente Vittorio e Cesare. Ed è proprio il
primo a ricordare commosso il suo maestro, che come conferma lo
stesso Borghi è stato fra quelli che più gli hanno insegnato la
materia cinematografica. “Io sono stato molto travolto
dall’aver conosciuto Claudio Caligari. Mi ha dato tanti
insegnamenti senza rendersene neanche conto, e questa è una cosa
molto bella. Era sempre uno scambio continuo di qualcosa
che aveva a che fare con il racconto, con la grande
passione di raccontare una storia.”
“La prima cosa che ho imparato
era la necessità di raccontare delle storie, a prescindere da
tutto, al di fuori della dinamica del commercio, dei soldi, del tax
credit. Io ho fatto dieci anni di televisione brutta e non mi
rendeva felice. Facevo delle cose che quando le riguardavo mi
vergognavo e non mi facevano stare bene. Poi ad un certo punto sono
arrivati prima Stefano Sollima che mi ha fatto fare Suburra e
subito dopo il film di Claudio Caligari, Non essere cattivo, una
svolta. Ogni volta che ho un nuovo progetto, penso sempre a quello
che mi ha insegnato, e lo applico. Io ho un prima e un dopo
Claudio”, come “esiste un prima e un dopo Cristo”,
gli fa eco il collega accanto.
Mastandrea ricorda anche le parole
di Fabrizio Gifuni ai David di Donatello 2023, in memoria di
Caligari e del suo saper “stare dentro le storie”:
“Per lui doveva essere tutto credibile. Doveva filtrarlo prima
lui, verificarne la credibilità.” Subito dopo, per rafforzare
le parole del collega Borghi, è stato mostrato un video-saluto di
Luca Marinelli, il quale ha omaggiato il regista con un aneddoto
divertente ma profondo: “Un giorno, in una scena di Non essere
cattivo, andai da Claudio preso da un dubbio sull’atteggiamento del
mio personaggio (Cesare ndr). Arrivai da lui spiegandogli
le sensazioni che secondo me il personaggio sentiva e tutti i
ragionamenti che faceva nei confronti della madre. Ad un certo
punto lo guardo, lui mi guarda e mi dice: se Cesare ragionasse così
sarebbe un idiota.”
“All’inizio pensavo si riferisse
proprio a me, ma poi lui mi disse che non dovevo mai giudicare il
personaggio che stavo interpretando, perché lui è un pianeta che fa
parte di un sistema e sicuramente vuole entrare in comunicazione
con un altro pianeta in orbita (che sono gli altri personaggi,
in questo caso la madre di Cesare ndr). Questo mi aiutò molto e
fu una grande lezione di cinema, molto diretta. E poi, se Valerio
Mastandrea, Alessandro Borghi e io siamo diventati una grande
famiglia è proprio grazie a Claudio.”
Inevitabile, verso la fine, il
pensiero a Le otto montagne, film di Felix Van Groeningen e
Charlotte Vandermeersch, che ai David di Donatello 2023 si è
portato a casa quattro premi, fra cui quello a Miglior film, oltre
a vincere l’anno prima il Premio della giuria al Festival di
Cannes. In realtà, Le otto montagne è debitore a
Non essere cattivo di Caligari per il rapporto
d’amicizia che si è creato fra i due protagonisti. “Ho
ragionato molto su questa cosa mentre stavamo facendo il film
(Le otto montagne ndr).”, ha detto Borghi, “Lì (in Non
essere cattivo ndr), Luca ed io ci siamo uniti, siamo
diventati fratelli, e la cosa è rimasta immutata nel tempo. Però
poi è successa una cosa molto bella: su quelle montagne è come se
avessimo riscoperto la nostra capacità di essere amici. Fino a che
punto riuscivamo ad esserlo stando da soli a fare una pausa pranzo
in mezzo a un prato. Abbiamo messo a disposizione dei personaggi la
nostra amicizia e sarebbe stato stupido non farlo. Abbiamo parlato
molto del fatto che Pietro e Bruno sono come noi, lontani, se si
considera che io vivo a Roma e lui a Berlino e che, come me e Luca,
si vedono una volta l’anno e che hanno, sempre come noi, due
visioni completamente diverse della vita.”
“Queste differenze enormi ci
hanno uniti, e io non riuscirei ad immaginare più la mia vita senza
Luca, professionalmente e umanamente. L’altro giorno ho fatto
incorniciare una foto emblematica, io, Luca Marinelli e Valerio
Mastandrea seduti su un divano a Los Angeles, per promuovere Non
essere cattivo di Claudio Caligari, e quando la guardo è
incredibile come lì ci siano tre universi diversi, e come questi
tre universi riescano ad essere uno soltanto, più
grande, quando sono insieme. Ed è la bellezza dell’unione di questo
lavoro ma anche dell’amicizia nella sua essenza. Di essere liberi
di parlarsi apertamente e dirsi quando le cose vanno bene o male e
nell’applicazione del lavoro, prendere tutti quegli elementi e
poterli mischiare e mixare, per metterli a disposizione di un’altra
storia, è un grande regalo.”