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Agatha Harkness: in quale film o serie la rivedremo? Ecco 10 ipotesi

Di recente, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha confermato che nel futuro del MCU rivedremo anche Agatha Harkness, la potente strega interpretata da Kathyryn Hann in WandaVision. Ma quali sono i film o le serie tv in cui il personaggio potrebbe tornare? Screen Rant ha provato ad avanzare 10 ipotesi:

Doctor Strange in the Multiverse of Madness

doctor strange 2Agatha potrebbe benissimo apparire in Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Ha un forte legame con Wanda Maximoff, che apparirà nel sequel, così come con la Magia del Caos, che i fan dei fumetti sanno alimenta il potere di Wanda.

Il Multiverso avrà ovviamente un ruolo importante nella storia, ma lo avrà anche la magia, quindi l’apparizione di Agatha nel sequel avrebbe senso. Se Scarlet Witch diventerà davvero la potente minaccia a cui Agatha ha fatto riferimento nel finale di stagione di WandaVision, potrebbe volerci proprio Agatha per combatterla.

Loki

lokiLa magia è anche una parte importante della serie Loki. Questa figura tra i più grandi poteri del Dio dell’Inganno, ma anche di Sylvie. Se la seconda stagione della serie approfondisse quell’aspetto relativo ai personaggi, allora Agatha potrebbe avere senso come co-protagonista della storia.

Non dovrebbe necessariamente essere l’Agatha del presente o anche della timeline del MCU: potrebbe essere anche una variante che ha seguito un percorso diverso nella vita, oppure Loki potrebbe visitare il suo passato a Salem, dove l’esplorazione da parte di Agatha della magia oscura ha portato alla morte della sua intera congrega. 

What If… ?

What IfUna serie in cui Agatha Harkness si presenterà molto probabilmente è l’imminente What If…?. Questa serie antologica esplorerà realtà alternative in cui le cose sono andate diversamente in merito alla timeline del MCU, come ad esempio Peggy Carter che riceve il Siero del supersoldato.

Agatha potrebbe apparire in questa serie in diversi modi, sia in un episodio incentrato su Wanda o Visione, o magari anche sui Fantastici Quattro o sugli Avengers. Dopotutto, Agatha è associata ad entrambi i team nei fumetti… 

Ant-Man and The Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: QuantummaniaUn mistero che ancora oggi attanaglia i fan dopo la visione di WandaVision riguarda il testimone scomparso che l’agente dell’FBI Jimmy Woo ha seguito a Westview. Era Agatha Harkness? Se fosse così, il personaggio potrebbe fare un’apparizione in Ant-Man and The Wasp: Quantumaina proprio mentre Woo cerca di concludere il caso Westview.

Anche se Jimmy Woo ha definito il testimone scomparso come un “lui”, i fan dei fumetti sanno che Agatha Harkness ha diversi assi magici nella manica. Proprio per questo, avrebbe potuto facilmente apparire come altre persone per mantenere l’anonimato sulla sua vera identità.

Eternals

EternalsSembra che il film Eternals coprirà un arco narrativo molto lungo, dall’antico passato ai giorni nostri del MCU. Se è davvero così, Agatha Harkness potrebbe apparire in diversi luoghi o epoche. Potrebbe certamente apparire a Salem nel 17° secolo se il film visitasse quel periodo; teoricamente, potrebbe anche apparire molto prima qualora Eternals racconti della nascita e della caduta di Atlantide.

Agatha è collegata ad Atlantide a causa della magia di sua madre e della sua congrega. Sua madre, infatti, sembra condividere alcune caratteristiche con Zhered-Na, una potente strega di Atlantide.

Black Panther: Wakanda Forever

black panther: wakanda foreverAtlantide e Agatha Harkness potrebbero apparire anche in Black Panther: Wakanda Forever. Se il coinvolgimento di Namor, il principe di Atlantide, nel sequel verrà confermato, allora è probabile che il film racconterà molto della storia del regno.

Ciò potrebbe rappresentare un modo per mostrare la caduta di Atlantide e forse spiegare come Zhered-Na e la sua congrega, inclusa Agatha, si siano ritrovate a Salem. In questo momento è di certo una possibilità, ma anche una potenziale strada da esplorare per il MCU non solo nel sequel ma anche in futuro, magari nell’annunciata serie Worlds of Wakanda che arriverà su Disney+.

Moon Knight

Moon KnightÈ probabile che la serie Moon Knight contenga alcuni elementi mistici e, di conseguenza, potrebbe forse includere anche un’apparizione di Agatha Harkness. Agatha ha dimostrato di essere molto interessata ad aumentare il suo potere, quindi probabilmente ha passato gran parte degli ultimi centinaia di anni a girare il mondo per trovarlo.

Potrebbe essere andata in Egitto ad un certo punto, dove – almeno nei fumetti – Marc Spector ha incontrato il dio egizio Khonshu. Agatha sarebbe molto interessata ai poteri di Kohnshu, che dipendono fortemente dalla luna. 

Secret Invasion

Se la serie Secret Invasion seguirà davvero la trama del crossover dei fumetti Marvel Comics, allora potrebbe dare vita a qualcosa di potenzialmente esplosivo per tutti i personaggi coinvolti nel MCU. Una strega con il potere di Agatha sarebbe molto utile contro un’invasione totale della Terra da parte degli Skrull.

Un’altra possibilità per la serie è che Agatha appaia, ma sotto le sembianze di uno Skrull travestito. Dopotutto, gli Skrull si sono infiltrati nei rami del governo, inclusa l’FBI, come abbiamo visto alla fine di WandaVision. 

Oscuri Vendicatori

È probabile che la Contessa faccia numerose altre apparizioni nel MCU in futuro, poiché Valentina Allegra de Fontaine pare stia reclutando persone per uno scopo misterioso e una di queste potrebbe essere proprio Agatha.

Agatha è potente ed è una cattiva che, in qualche modo, nutre rancore contro uno dei Vendicatori in particolare. Se la Contessa sta mettendo insieme una squadra per formare gli Oscuri Vendicatori o i Thunderbolts, Agatha Harkness sarebbe una grande conquista per il team.

Fantastici Quattro

Fantastici QuattroIl background di Agatha Harkness è stato cambiato per il MCU, ma rimane comunque una possibilità che possa interpretare un ruolo nel prossimo film dedicato ai Fantastici Quattro. Agatha è apparsa per la prima volta in “Fantastic Four #94” come la governante che si prendeva cura di Franklin Richards, figlio di Reed e Sue Richards.

Un modo in cui quest’ostacolo potrebbe essere aggirato è se il film rendesse omaggio alle radici dei Fantastici Quattro nei fumetti e iniziasse negli anni ’60. La squadra potrebbe lasciare Franklin alle cure di Agatha, a questo punto mantenendo un basso profilo come tata: a quel punto la grande famiglia Marvel sparirebbe in seguito al volo di prova, per poi riapparire direttamente ai giorni nostri.

MCU vs DCEU: David S. Goyer mette a paragone gli universi condivisi

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Mentre il DCEU si appresta a compiere dieci anni, David S. Goyer, sceneggiatore de L’uomo d’acciaio e di Batman v Superman: Dawn of Justice, ha parlato con The Hollywood Reporter del maggiore successo riscosso dai film del MCU rispetto a quelli tratti dai fumetti DC.

Per Goyer il motivo è da ricercare unicamente nella leadership coerente che ha sempre caratterizzato i Marvel Studios, qualcosa che invece è sempre mancata all’interno della Warner Bros. e della DC Films. “Penso che uno dei problemi sia che la Marvel ha avuto una leadership coerente negli ultimi 15 anni o più, mentre la DC no”, ha spiegato David S. Goyer. “Ci sono stati molti cambiamenti in termini di chi gestisce la DC. Fondamentalmente, è molto difficile. È difficile fare progressi quando la leadership continua a cambiare.”

“Una delle altre cose che hanno reso la Marvel un successo incredibile è che tutti i loro adattamento sono fedeli al materiale originale”, ha aggiunto Goyer. “Ant-Man sembra davvero Ant-Man. Hulk sembra davvero Hulk. Non cercano di cambiare nessun personaggio. Quello che mi sento di dire è che bisogna cercare di avvicinarsi a quello che è l’intento originale del personaggio. Quindi, riassumendo: bisogna avere un universo coerente, una leadership coerente e rimanere fedele al materiale originale.”

Nella medesima intervista, David S. Goyer ha rivelato i dettagli sull’adattamento mai realizzato di Masters of the Universe, ha parlato di una nota “assurda” ricevuta dalla Warner Bros. in merito al finale de L’uomo d’acciaio e ha spiegato anche che, inizialmente, la major voleva che la trilogia de Il cavaliere oscuro di Nolan fosse l’avvio di un vero e proprio universo condiviso.

Shang-Chi: ecco il consiglio che Tom Hiddleston ha dato al protagonista Simu Liu

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Tra poco più di un mese, con l’arrivo nelle sale di Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, Simu Liu diventerà uno dei nuovi volti principali del MCU. La co-star di Kim’s Convenience è stato ufficialmente scelto per il ruolo del protagonista nel 2019, facendo il suo grande debutto sul palco del Comic-Con di San Diego, in occasione del panel dei Marvel Studios.

Proprio in quell’occasione, Liu ha ricevuto un importante consiglio da Tom Hiddleston, l’interprete di Loki, come rivelato dallo stesso in una recente intervista con Variety. In occasione della premiere di Jungle Cruise, Liu ha infatti spiegato che Hiddleston gli ha dato un consiglio fondamentale per gestire al meglio la fama che deriva dall’entrare a far parte della grande famiglia Marvel.

“Ho avuto una bellissima conversazione con Tom Hiddleston il giorno in cui sono stato annunciato al Comic-Con. Ed è stato semplicemente fantastico. È prima di tutto una persona veramente gentile, il tipo di persona giusta per metterti in riga”, ha dichiarato Simu Liu. “Mi ha detto: ‘Devi divertirti, devi accettare il bello ma anche tutte le altre cose. Devi accettare il fatto che se vai in vacanza, da qualche parte, su un’isola a caso… ci saranno comunque persone che ti riconosceranno, perché i film dei Marvel Studios arrivano veramente ovunque’. È un mondo bellissimo, ma ovviamente devi abituarti ad una nuovo stile di vita.”

Sempre nel corso della medesima intervista, Liu ha anche avuto modo di riflettere sulle riprese del film e sulle conseguenze che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulla produzione: “È stata una vera lotta. Abbiamo girato a Sidney, ma le riprese sono durate 13-14 mesi per via di una pausa lunga quattro mesi nel bel mezzo della produzione. C’è stato un momento in cui eravamo sicuri di non riuscire a completare il film. Sapere poi che ce l’avremmo fatta e che il film sarebbe stato pronto per essere visto dagli spettatori è stata una sensazione incredibile.”

L’uscita nelle sale di Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli è fissata al 3 settembre 2021. Destin Daniel Cretton, acclamato regista di Short Term 12The Glass Castle e Il Diritto di Opporsi con Michael B. JordanJamie Foxx e Brie Larson, è stato scelto per dirigere il film, che vanta la sceneggiatura di Dave Callaham (The Expendables, Godzilla, Wonder Woman 1984).

Vi ricordiamo che nei panni del protagonista ci sarà l’attore canadese Simu Liu, visto di recente nella commedia di Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast, figureranno anche Tony Leung Chiu-wai nei panni del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è l’ipnosi.

Black Adam: per il regista sarà “l’ispettore Gallaghan” dei supereroi

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In una recente intervista con Variety, il regista Jaume Collet-Serra ha parlato di Black Adam, l’atteso cinecomic DC che avrà come protagonista Dwayne Johnson. Il regista spagnolo, che ha già diretto “The Rock” in Jungle Cruise (dal 28 luglio nelle sale italiane e dal 30 su Disney+ con Accesso Vip), ha definito l’esperienza di dirigere un film di supereroi come “il puzzle più complesso della sua carriera”. 

Collet-Serra ha poi azzardato un paragone tra il personaggio di Black Adam e quello dell’ispettore Harry Callaghan reso celebre, al cinema, da Clint Eastwood. “Avendolo diretto, da poco, in una commedia ricca d’avventura e romanticismo in cui interpreta un personaggio molto leggero, ero veramente attratto dall’idea di vedere Dwayne alle prese con il suo lato oscuro”, ha spiegato il regista.

“Fondamentalmente, era come trasformarlo nel Clint Eastwood del genere western. Continuavo a ripetergli: “Sei come l’ispettore Callaghan dei film di supereroi’. Non ho dovuto convincere le persone che ero giusto per la parte come ho fatto, invece, per Jungle Cruise. Un po’ mi ricorda le cose che ho fatto con Liam Neeson in passato. Black Adam è un antieroe, ma è anche un duro dal cuore tenero. Il mondo non è in bianco e nero. Il mondo è pieno di zone grigie. Quindi c’è bisogno di questi personaggi che siano in grado di cavalcarle.”

Tutto quello che sappiamo su Black Adam

Il cast completo di Black Adam, oltre a Dwayne Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo, annovera anche Noah Centineo (Atom Smasher), Quintessa Swindell (Cyclone), Aldis Hodge (Hawkman) e Pierce Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis, e Marwan Kenzari, che sarà invece l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato ancora svelato).

Black Adam, che sarà diretto da Jaume Collet-Serra (già dietro Jungle Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022.

Il progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua nemesi, Black Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua origin story. A quanto pare, il film su Black Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi anni duemila.

Captain America è vergine? Rispondono gli sceneggiatori del MCU

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Captain America è vergine? Rispondono gli sceneggiatori del MCU

Christopher Markus e Stephen McFeely, sceneggiatori di moltissimi dei film del MCU, tra cui Avengers: Infinity War e Endgame, hanno rivelato una serie di curiosi dettagli a proposito di Captain America: Il primo vendicatore durante una recente intervista con Yahoo in occasione dei 10 anni dell’uscita del film che ha segnato il debutto sul grande schermo di Steve Rogers.

Il duo di sceneggiatori ha rivelato che dalla prima volta che scrissero la sceneggiatura, nel 2008, all’uscita effettiva del film nelle sale di tutto il mondo, ossia nel 2011, sono stati apportati numerosi cambiamenti alla storia. In primis, Markus ha spiegato che il finale originale includeva la presenza di un gigantesco robot dell’Hydra – comandato da Teschio Rosso e che avrebbe dovuto chiamarsi Panzermax (uno dei robot usati dal Barone Strucker nei fumetti) – contro cui Steve Rogers avrebbe dovuto combattere, ma che alla fine è stato eliminato per questioni di budget.

Una delle più grandi rivelazioni, tuttavia, riguarda la verginità di Steve Rogers. Molti fan del MCU, infatti, ritengono che Steve sia rimasto vergine fino a quando non è tornato nel passato per rimettere a posto le Gemme dell’Infinito e decidere, finalmente, di iniziare a vivere la sua vita con Peggy, cosa che non aveva mai avuto la possibilità di fare. Ebbene, secondo McFeely, Rogers ha perso la verginità molto tempo prima di atterrare nel futuro. Secondo lo sceneggiatore, quando Steve era impegnato nel tour in giro per gli Stati Uniti nel primo film, è proprio all’epoca che perse la sua verginità.

“Penso che abbia già perso la sua verginità! Perché la gente pensa che sia vergine?”, ha spiegato McFeely. “Penso che se hai quell’aspetto, vai di città in città, firmi autografi per tutte quelle donne che te lo chiedono… Immagino che abbia già perso da un pezzo la sua verginità”. Markus ha poi rincarato la dose, affermando che Steve Rogers “non è assolutamente un puritano” e che, nonostante sia stato descritto come una sorta di principiante in materia di questioni amorose, è tutt’altro che un “chierichetto”. 

Il contributo di Chris Evans al ruolo di Captain America

Il duo ha poi rivelato che Chris Evans ha giocato un ruolo chiare nel rendere Captain America un eroe il più umile possibile. A quanto pare, Evans è stato più chiaro di altri su chi Steve Rogers avesse bisogno di essere fin dall’inizio, ossia un uomo già consapevole, nel profondo della sua anima, di essere degno di indossare lo scudo. “Chris era consapevole di non voler alcun tipo di sarcasmo”, ha spiegato Markus. “Steve Rogers era nato per essere Captain America… semplicemente, non aveva il corpo giusto per ricoprire quel ruolo.”

Scarlett Johansson ricorda quando, all’inizio, perse il ruolo di Black Widow

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Il personaggio di Black Widow è stato introdotto nel MCU in Iron Man 2. Sebbene, all’inizio, Scarlett Johansson avesse firmato per recitare in meno film di quelli a cui ha poi effettivamente preso parte, il suo contratto è stato rivisto in seguito alla reazione favorevole dei fan del MCU al personaggio di Natasha Romanioff.

Dopo oltre 10 anni, Johansson è quindi diventata sinonimo di Black Widow, ma forse non tutti sanno che in origine l’attrice non era la prima scelta dei Marvel Studios. Ora, in un’intervista con BBC Radio 1, l’attrice ha parlato proprio del fatto che all’inizio non venne selezionata per il ruolo e di come, alla fine, sia poi riuscita ad ottenere la parte. “Ero una grande fan del primo Iron Man. E volevo lavorare a tutti i costi con Jon Favreau e Robert Downey Jr.”, ha spiegato. “Ma non sono riuscita ad ottenere la parte all’inizio. Ci ero rimasta molto male, anche se è una cosa che capita spesso a noi attori.”

“Poi, come per destino, diverse settimane dopo, l’attrice che in origine era riuscita ad ottenere la parte, non era più disponibile a causa di un conflitto di programmazione”, ha aggiunto Scarlett. “Così, Jon mi ha chiamato, ci siamo incontrati e io gli ho detto: ‘Sì, sono ancora disponibile. Estremamente disponibile’. Se qualcuno che vuole fare l’attore dovesse chiedermi un consiglio, gli direi: ‘Ogni opportunità è un’opportunità per lavorare. E non c’è chiamata migliore di quella che arriva quando ormai avevi già rinunciato a quel ruolo’. Ero davvero entusiasta all’idea di avere una seconda possibilità.”

Scarlett Johansson non rivela il nome dell’attrice originale a cui i Marvel Studios avevano pensato per il ruolo di Natasha, ma sappiamo tutti che si tratta di Emily Blunt, che era in trattative per recitare – appunto – in Iron Man 2, ma che alla fine ha dovuto abbandonare il progetto a causa degli impegni con il film I fantastici viaggi di Gulliver. Ad oggi ci sono ancora molti fan che sperano di vedere Blunt recitare in un cinecomics, nonostante più e più volte l’attrice abbia specificato di non essere più interessata a prendere parte ad un film di supereroi.

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Eric Bana spiega perché interpretare Hulk è stato frustrante

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Eric Bana spiega perché interpretare Hulk è stato frustrante

Hulk, il film diretto da Ang Lee nel 2003, è sempre stato considerato un unicum all’interno del genere. Nonostante il film non riscosse il successo sperato, è innegabile quanto gli effetti visivi all’avanguardia per l’epoca restituirono una versione del Gigante di Giada decisamente impressionante.

In quel film, a vestire i panni di Bruce Banner, c’era Eric Bana, all’epoca all’apice della sua carriera. Un sequel del film non venne mai realizzato e Bana non ebbe più l’opportunità di tornare nei panni dell’iconico eroe Marvel (che venne ufficialmente interpretato da Edward Norton, cinque anni più tardi, ne L’incredibile Hulk, il secondo film del MCU, prima che l’attore venisse poi sostituito da Mark Ruffalo nei titoli a venire, a partire da The Avengers).  

In una recente intervista con Vulture (via ET Canada), Eric Bana è tornato a parlare del sul ruolo di Hulk e, in generale, sull’esperienza con il film del 2003, che lo stesso attore ha definito frustrante. “Sono passato da Black Hawk Down, quindi da riprese in esterni, di giorno, con l’impiego di luce naturale, a Hulk, quindi dall’interpretare uno scienziato rinchiuso quasi sempre in casa o nel suo laboratorio. Ed essendo Hulk, non avevo nulla a che fare con quell’altro film che hanno girato impiegando il green screen. Erano gli altri attori che stavamo recitando in quello spazio”, ha dichiarato Bana.

“Quindi, in un certo senso, sembrava un film piccolo, perché ogni giorno avevo a che fare con interni, quindi con studi o con stanze. Avevo pochissime grandi scene. Molti dialoghi. La verità è che non mi piace girare in interni”, ha aggiunto.

Eric Bana e le difficoltà nell’interpretare Hulk

La frustrazione di Bana può, in un certo senso, essere comprensibile. A differenza dei suoi colleghi attori che, all’epoca, hanno interpretato altri celebri supereroi, come Hugh Jackman, Tobey Maguire e Ben Affleck, Bana non ha mai avuto la possibilità di indossare un vero costume pratico. Inoltre, l’attore non ha neanche eseguito il motion capture per il personaggio, poiché è stato il regista Ang Lee a prestarsi per registrare i movimenti di Hulk.

Ciò è in netto contrasto con quanto viene svolto da Mark Ruffalo nel MCU, che interpreta Bruce Banner sul set ed esegue anche il lavoro di riferimento per il motion capture, qualcosa che indubbiamente gli permette di sentirsi come se avesse davvero il controllo del personaggio.

Jeffrey Dean Morgan spera ancora di poter essere Batman in un film su Flashpoint

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Jeffrey Dean Morgan e Lauren Cohan sperano ancora di poter interpretare, un giorno, due versioni alternative di Batman e Joker nel DCEU. Le due star di The Walking Dead non sono estranee all’universo DC: la coppia, infatti, ha interpretato rispettivamente Thomas e Martha Wayne in Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder.

Come accaduto nelle altre versioni cinematografiche della storia di Batman, anche nel film di Snyder la sfortunata coppia ha incontrato la morte in presenza del figlio, un giovane Bruce Wayne. I personaggi di Morgan e Cohan, dunque, potrebbero non essere sopravvissuti al violento incontro, ma la speranza di riprendere i loro ruoli continua a vivere, come evidenziato proprio da entrambi in una recente intervista con ComicBook.

“Mi piacerebbe. Mi piacerebbe farlo di nuovo”, ha dichiarato Lauren Cohan. “Chiariamo questa cosa una volta per tutte. Entrambi vorremmo che ciò accadesse”. Jeffrey Dean Morganha poi aggiunto: “Lauren e io ne abbiamo parlato per anni. Con l’universo DC non si sa mai cosa può accadere. È tutto così complicato all’interno dello Snyderverse.”

Per chi non fosse esperto di fumetti, nella run “Flashpoint”, Thomas e Martha sopravvivono alla sparatoria Joe Chill, che invece uccide il giovane Bruce. Dopo il tragico avvenimento, Thomas diventa Batman e Martha, invece, una versione alternativa del Joker. Sulla storia narrata in “Flashpoint” dovrebbe essere basato – almeno in parte – il film The Flash di Andy Muschietti, attualmente in fase di produzione.

Old, la recensione del film di M. Night Shyamalan

Old, la recensione del film di M. Night Shyamalan

L’umanità contemporanea vive a ritmi esagitati, costantemente proiettata verso una bulimia di luoghi da scoprire, persone da incontrare ed esperienze da vivere. La velocità con cui tutto ciò accade porta però il più delle volte ad avere un’esistenza che privilegia la quantità invece della qualità. Sono queste riflessioni ormai più e più volte riproposte, ma che non hanno poi particolarmente scalfito questa condizione esistenziale. A dare un ulteriore scossone ci prova anche il nuovo film di M. Night Shyamalan, intitolato Old. Questo è la trasposizione della graphic novel Castello di sabbia, realizzata da Pierre Oscar Lévy e Frederik Peeters, un’opera dove il solo ed unico nemico è il Tempo.

Ad opporglisi, per quanto loro possibile, vi sono i coniugi prossimi al divorzio Prisca (Vicky Krieps) e Guy (Gael García Bernal), i quali si concedono un ultima vacanza di famiglia insieme ai figli Trent e Maddox. Giunti in un resort tropicale, i quattro vengono poi indirizzati verso una spiaggia semi sconosciuta, dove si ritrovano infatti solo loro ed altre poche persone, tra cui il chirurgo Charles (Rufus Sewell), la moglie Chrystal (Abbey Lee) e la figlia Kara (Eliza Scanlen). Quello che sembrava essere un paradiso terrestre, si rivela però ben presto essere un incubo senza fine. Il tempo, infatti, sembra scorrere diversamente in quel luogo, provocando evidenti cambiamenti in chi vi si trova e spingendo a riconsiderare l’intera propria vita.

Un film sul più grande nemico dell’uomo

Nel corso dell’intera storia umana l’arte ha avuto anche il compito di sottrarre l’uomo alla sua caducità, o quantomeno la sua memoria. Questa, che si parli di pittura, fotografia o cinema, ha infatti permesso di immortalare ogni traccia dell’esistenza, consegnando la sua rappresentazione ai posteri e permettendole di sfuggire all’ineluttabilità del tempo. Da sempre considerato uno dei più grandi nemici dell’uomo, o perlomeno l’unico del quale v’è sempre certezza, il tempo è il vero villain anche in Old. Si tratta di un avversario intangibile, che non può essere affrontato e al quale è impossibile sfuggire. Un elemento che permette di accostare questo nuovo film del regista al suo E venne il giorno del 2008.

Anche lì come qui, l’essere umano si trovava a combattere contro eventi al di là delle sue possibilità. Ed anche in questo caso, Shyamalan punta a sovvertire le regole del thriller donando al film un ambientazione diurna, quasi a voler sottolineare che non occorre ci sia l’oscurità della notte perché il Tempo colpisca le sue prede. La collocazione dei personaggi in spazi aperti e soleggiati, dove il pericolo può presentarsi da qualunque parte all’improvviso, non fa che aumentare il senso di pericolo, accentuato ulteriormente da una serie di inquadrature e scene che suggeriscono quasi la presenza concreta del Tempo intento a spiare i protagonisti. La tensione di cui Shyamalan è un maestro si costruisce così come un elemento costante e particolarmente minaccioso.

Old recensione

Old: la recensione del film

Ciò che spaventa di più è però, come si anticipava in apertura, le riflessioni che il film fa scaturire nello spettatore. Ognuno dei personaggi presenta infatti una serie di elementi personali che nella loro totalità vanno a comporre un ritratto della fretta con cui oggi l’essere umano vive costantemente. I protagonisti sono tutti, più o meno evidentemente, proiettati verso il passato o il futuro, dimenticandosi di vivere l’unico tempo che realmente hanno a disposizione. Risulta dunque facile riconoscersi in loro e preoccuparsi della loro sorte, poiché coincide con quella di ognuno di noi. Shyamalan riflette dunque sulla paura di morire, sul terrore di non avere abbastanza tempo a disposizione e su come queste angosce non aiutino in realtà a rendere migliore quello che si ha.

La metafora dietro al film è dunque, se non originale, certamente attuale. Ciò che importa è che Shyamalan riesca a farla emergere utilizzando i suoi espedienti classici e quel costante senso di minaccia che si può avvertire in ogni suo film. Non mancano momenti in cui calca la mano su eventi o scoperte, senza che queste sottolineature aggiungano molto ma anzi rischiando di spezzare l’equilibrio del film. Sembra in quei casi che il regista voglia riportare il film su un più tradizionale racconto con colpi di scena, mentre una storia come quella di Old trova la sua forza proprio nel discostarsi da quel prototipo. Il film non è solo un appassionante intrattenimento estivo, ma anche un profondo racconto sulle derive dell’umanità nel mondo contemporaneo.

Titans 3×01: le foto dalla season premiere

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Titans 3×01: le foto dalla season premiere

HBO MAX dopo il teaser trailer ha diffuso le foto di Titans 3×01, il primo episodio dell’annunciata terza stagione della serie Titans che debutterà negli USA su HBO MAX.

 
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Titans 3×01

Titans 3 sarà la terza stagione della serie Titans prodotta dalla DC Entertainmet e  creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg Berlanti. Titans vede come produttori esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e Sarah Schechter. 

In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick” Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r / Starfire, Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan / Beast Boy.  Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua Orpin nei panni di Superboy e Esai Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.

Nella serie tv Dick Grayson emerge dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di fumetti di sempre. La prima stagione Titans ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC Universe, gestito da Warner Bros. Digital Networks.

Falling: trailer del film scritto e diretto da Viggo Mortensen

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Falling: trailer del film scritto e diretto da Viggo Mortensen

Guarda il trailer di Falling – Storia di un padre, il film scritto e diretto da Viggo Mortensen con Lance Henriksen, Viggo Mortensen, Terry Chen, SVerrir Gudnason, Hannah Gross e Laura Linney.

In Falling – Storia di un padre Willis (Lance Henriksen), uomo di altri tempi, è costretto a lasciare la fattoria dove vive per trasferirsi a casa di suo figlio John (Viggo Mortensen) che vive con il suo compagno Eric (Terry Chen) e la loro figlia Mónica (Gabby Velis) in California, lontano dalla tradizionale vita rurale a cui Willis è abituato. Ma si sa, il ritorno alla convivenza tra genitori e figli può essere complicato. Spesso l’irruento carattere di Willis si scontrerà con la vita di John, ma i momenti di confronto tra padre e figlio risolvono anni di incomprensioni e riaccendono il calore di un rapporto per troppo tempo intiepidito.

Tiger: tre punti chiave del documentario Sky sulla leggenda del golf

È disponibile su Sky e su NOW il documentario Tiger, un lungo racconto dell’ascesa e della rovina di una leggenda del golf, uno degli sportivi più famosi al mondo, uno dei più ricchi e uno di quelli che ha fatto parlare non solo l’erba dei campi con le sue gesta, ma anche giornalisti ed esperti di gossip per la sua vita privata turbolenta. Ambizione, capitalismo, razzismo, celebrità, misoginia, pettegolezzi, la vita di Tiger Woods è stata a di poco ricca di eventi che ne hanno plasmato la figura pubblica e l’uomo privato, e il documentario, diretto da Matthew Heineman e Matthew Hamachek, la racconta attraverso gli occhi e le parole di chi lo ha conosciuto meglio. Ecco di seguito tre punti fondamentali del film che servono da chiavi di lettura per l’intera vicenda, umana e professionale, di un uomo extra-ordinario.

Tiger è disponibile su NOW. Iscriviti a soli 3 euro per il primo mese e guarda il film e molto altro.

L’assenza del protagonista

Per usare un gergo caro alla carta stampata, diciamo che Tiger offre un profilo di un argomento a cui il soggetto non partecipa. Sicuramente ascoltiamo la voce del protagonista, ne ascoltiamo interviste e dichiarazioni, ma si tratta di materiale d’archivio o filmati amatoriali risalenti alla sua infanzia, dei flashback ad hoc dei suoi trionfi sul campo da golf, così come il racconto di momenti differenti, come il suo arresto nel 2017 per guida sotto l’effetto di droghe.

Ma a differenza, ad esempio, di Michael Jordan, che ha partecipato ad un’intervista di ore in occasione della realizzazione della docu-serie ESPN The Last Dance, Woods non è stato coinvolto in questo progetto e non ha rilasciato dichiarazioni appositamente per il film.

E questa scelta fa di Tiger un film onesto. Per valutare veramente la carriera e la vita di Woods oltre il campo da golf – la competitività verso se stesso; la caduta a seguito della scoperta, da parte della moglie, dei ripetuti tradimenti; la sua complicata relazione suo padre Earl – è più illuminante e veritiero ascoltare le persone che lo conoscono e che sono in grado di parlare con una certa distanza critica. In questo modo, niente “diventa personale”, come direbbe Michael Jordan.

L’ingombrante figura paterna

Il filo rosso che attraversa il documentario è il legame e la tensione tra il campione di golf e suo padre. La prima parte del film si apre con Earl Woods che parla all’Haskins Collegiate Awards Banquet nel 1996, dove suo figlio allora ventenne è stato premiato per la sua performance come giocatore di golf alla Stanford University.

In quella occasione, Earl dichiara: “Trascenderà questo gioco e porterà al mondo un umanitarismo che non è mai stato conosciuto prima. Il mondo sarà un posto migliore in cui vivere in virtù della sua esistenza e della sua presenza. Questo è il mio tesoro. Per favore accettalo e usalo con saggezza.”

Intanto, sullo schermo appaiono delle immagini di Tiger Woods: lui giovane e turbato, durante il discorso del padre, poi un video del 2017 in cui Tiger, 41 anni, inciampa a piedi nudi e manette ai polsi, in una stazione di polizia della Florida, dove è stato prenotato per un guida in stato di ebbrezza (che poi si sarebbe rivelata guida sotto effetto alterante di farmaci prescritti).

Il rapporto con il padre diventa immediatamente un metro, una unità di misura che aiuta a leggere la parabola di vita di Tiger Woods. Earl è stato un mentore imperfetto che ha insegnato suo figlio come dondolare una mazza da golf mentre aveva ancora i pannolini, fissando le sue aspettative così in alto da privare il futuro campione del Masters di qualsiasi possibilità di infanzia.

Le donne

Il film non prevede l’intervento della ex moglie di Tiger Woods, Elin Nordergren, che come possiamo immaginare non aveva molta voglia di ritornare a raccontare un periodo che per lei (come per altri) è stato sicuramente infelice e difficile. Tuttavia sono due le donne di Woods che prendono la parola nel documentario disponibile su Sky e NOW. Si tratta di Dina Parr, che usciva con Tiger nel periodo tra il liceo e il college, e Rachel Uchitel, la proprietaria di un nightclub la cui relazione con Woods nel 2009 ha posto fine al suo matrimonio e ha infranto la sua reputazione pubblica esemplare. Il punto interessante della testimonianza offerta da queste due donne, è che hanno conosciuto Woods in momenti molto diversi della sua vita, e, nonostante questo, entrambe lo descrivono come capace di rilassarsi soltanto in situazioni private, con loro, magari a letto, come se altrove fosse incapace di vivere serenamente.

Nelle riprese dei video domestici, vediamo un giovane Woods ballare e suonare il sassofono con la famiglia di Parr. “Sapeva che poteva essere se stesso e non c’era giudizio, nessuna pressione per essere all’altezza di tutte queste aspettative”, racconta Parr, spiegando la differenza tra la sua casa e quella di Woods e il differente atteggiamento che Tiger stesso aveva in casa sua e con i genitori. Uchitel, che per questo documentario rompe il silenzio che manteneva dal 2010 sull’argomento, afferma che, durante la sua relazione con Woods, lui si svegliava la mattina e “si permetteva di essere un bambino“, mangiando cereali e guardando i cartoni animati. Come se questa continua fuga, dalla vita matrimoniale pubblica, fosse alla ricerca di un posto felice in cui essere se stesso, libero da pressioni, come quel salotto della casa della sua fidanzata al college.

L’ultimo appello: trama e cast del film con Gene Hackman

L’ultimo appello: trama e cast del film con Gene Hackman

Il genere noto come thriller legale o thriller giudiziario è particolarmente popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico. Un titolo meno noto rispetto a film come Il rapporto Pelican e Il cliente è L’ultimo appello, incentrato tanto su vicende legali quanto famigliari, con l’avvocato protagonista chiamato a scoprire pesanti verità sul passato della sua famgilia. Questo è stato diretto nel 1996 da James Foley, regista recentemente tornato alla ribalta con i film Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso.

Scritto dal premio Oscar William Goldman e da Chris Reese, il film è tratto dall’omonimo romanzo del 1994 scritto da John Grisham. Lo scrittore, dalle cui opere sono stati tratti anche film come Il rapporto Pelican e La giuria, è un esperto di gialli giudiziari, avendo lui conseguito la laurea in legge e aver lavorato per anni come avvocato. Proprio grazie a questa sua esperienza, i suoi racconti sono particolarmente solidi e tesi da questo punto di vista, configurandosi alla perfezione anche per il cinema. L’ultimo appello non conobbe tuttavia la stessa fama degli altri titoli qui citati, divenendo al contrario un considerevole insuccesso al box office.

Il film è poi stato disconosciuto anche dallo stesso Grisham, cadendo di fatto nel dimenticatoio. Pur al netto dei suoi difetti, tuttavia, è un film che affronta tematiche ancora oggi spinose, a cui si può concedere il beneficio di una nuova visione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

L’ultimo appello: la trama del film

Protagonista del film è il giovane avvocato Adam Hall, il quale decide di occuparsi di un caso che gli sta molto a cuore, quello di suo nonno Sam Cayhall. L’anziano, un ex militante del Ku Klux Klan, è in carcere da oltre trent’anni per un attentato compiuto nel 1967 nel quale rimasero uccisi due bambini. Condannato ora a morte, egli rimane quanto mai sorpreso nel ricevere la visita del nipote, che non aveva mai incontrato prima. L’obiettivo di Adam è quello di tentare di salvare in ultimo appello il nonno, cercando allo stesso tempo di scoprire di più della sua vita.

Il giovane avvocato rimane però deluso nell’imbattersi in un uomo ancora colmo di rabbia e che non si dichiara pentito del suo passato. Non è però questo a fermare i suoi intenti, i quali hanno anche fini personali. Adam desidera infatti ricucire le ferite del passato e cancellare la vergogna sempre provata per l’appartenere a quella famiglia. Ricercando indizi per poter scoprire di più su Sam e poterlo difendere in tribunale, Adam arriverà ad una serie di verità che potrebbero riscrivere quanto accaduto, scagionando il nonno. Convincere la giuria di quanto scoperto, però, sarà estremamente difficile.

L'ultimo appello cast

L’ultimo appello: il cast del film

Nei panni del giovane avvocato Adam Hall era inizialmente previsto l’attore Brad Pitt, il quale si tirò fuori dal progetto per dedicarsi ad altri film. Al suo posto venne scelto Chris O’Donnell, divenuto celebre grazie ai film Scent of a Woman e Batman Forever, dove ha interpretato il ruolo di Robin. Per assumere i panni di un avvocato, O’Donnell si è documentato a lungo su tale lavoro, cercando di risultare quantopiù credibile possibile in questo. Ebbe inoltre modo di parlare con veri avvocati, apprendendo da loro i segreti del mestiere. Nei panni di sua madre Lee Cayhall Bowen vi è invece l’attrice premio Oscar Faye Dunaway.

Ad interpretare il brusco Sam Cayhall vi è invece il premio Oscar Gene Hackman. Particolarmente apprezzato per la sua interpretazione, egli si documentò sulle idee politiche e sociali del suo personaggio, arrivando ad essere estremamente credibile nelle sue azioni. Hackman, inoltre, interpreta il padre della Dunaway, nonostante abbia appena 11 anni in più all’attrice. Nel film sono poi presenti Robert Prosky nel ruolo di E. Garner Goodman e Raymond J. Barry in quelli di Rollie Wedge. L’ex giocatore di football americano Bo Jackson è invece stato scelto per la parte della guardia carceraria Clyde Packer. I produttori lo vollero in quanto la sua possenza si sposava alla perfezione con il personaggio.

L’ultimo appello: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. L’ultimo appello è infatti disponibile nel catalogo di Chili, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 24 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Ancora più bello: il trailer ufficiale del sequel di Sul più bello

Dopo il grande successo ottenuto dal film Sul più Bello, basato sull’omonimo romanzo di Eleonora Gaggero, dal 16 settembre 2021 sarà al cinema il suo sequel Ancora più bello. Il film, scritto da Roberto Proia e Michela Straniero, è diretto da Claudio Norza e prodotto da Eagle Pictures con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte. A poco più di un mese dall’uscita, è ora tempo di scoprire il trailer ufficiale del film, che vedrà nel cast gli attori Ludovica Francesconi, nuovamente nei panni della protagonista Marta, e Jozef Gjura, Gaja Masciale, Riccardo Niceforo e le new entry Giancarlo Commare, Jenny De Nucci, Giuseppe Futia e Diego Giangrasso.

Ancora più bello: la trama del film

Sono passati esattamente 12 mesi e proprio sul più bello, la storia tra Marta (Ludovica Francesconi) e Arturo è finita. “In amore gli opposti si attraggono ma alla fine si lasciano” si ripete Marta. La ragazza giura ora a sé stessa di voler rimanere da sola per un po’ e continua a convivere con ottimismo con la malattia che da sempre l’accompagna. Ma quando arriva Gabriele (Giancarlo Commare), un giovane disegnatore tanto dolce e premuroso quanto buffo e insicuro, Marta riconosce che potrebbe essere lui l’anima gemella che non riusciva a trovare in Arturo.

Ma prima di farsi coinvolgere del tutto in una nuova storia, è sempre meglio aver chiuso definitivamente con quella precedente. Approfittando di un temporaneo trasferimento di Gabriele a Parigi, Marta cerca di schiarirsi le idee anche grazie all’aiuto dei suoi amici di sempre Federica (Gaja Masciale) e Jacopo (Jozef Gjura). Mentre ormai è sempre più convinta a lasciarsi andare alla storia con Gabriele, il ragazzo in preda alla gelosia commette un errore imperdonabile, che li farà separare. Quando tutto sembra andare storto arriva però una telefonata dall’ospedale che cambia le priorità di tutti: c’è un donatore compatibile per Marta!

Ancora più bello: il trailer del film

Rosanero: al via le riprese del nuovo film Sky Original

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Rosanero: al via le riprese del nuovo film Sky Original

Sky annuncia le riprese di Rosanero, il nuovo film Sky Original, prodotto da 11 Marzo Film e Vision Distribution. Da un soggetto di Andrea Porporati (Faccia d’angelo, I nostri figli, Come una madre) che ne è anche regista, e da lui sceneggiato in collaborazione con Salvatore Esposito che ne è attore protagonista, il film è tratto dall’opera letteraria di Maria Tronca “Rosanero” edita dalla casa editrice Baldini&Castoldi.

Il film è una commedia che intreccia toni più leggeri a elementi dark, attraverso la favola moderna che unisce inaspettatamente un boss e una ragazzina, il cui scambio di identità provoca una serie di equivoci dagli effetti imprevedibili, e fa riflettere su temi rilevanti e su come il male possa trasformarsi in bene.

Protagonista di ROSANERO è Salvatore Esposito (Gomorra, Fargo, l’Immortale) che interpreta il boss Totò, con lui la piccola Fabiana Martucci nei panni di Rosetta. Nel cast Antonio Milo (Natale in casa Cupiello, il Commissario Ricciardi) è Tonino La Bufala, Ciro Esposito (Mannaggia alla Miseria, Le ali, La Nuova Squadra) è Rosario Capuano, Salvatore Striano (L’oro di Scampia) è il Commissario Santalucia. Con Aniello Arena(Reality, Ultras) nel ruolo di Michele a’Murena e con la partecipazione straordinaria di Sebastiano Somma(Rimini Rimini, Opera, il Mercante di Stoffe) nel ruolo di Fortebraccio.

Le riprese del film sono in corso tra Castellammare di Stabia, Ercolano, Vico Equense e Roma.

SINOSSI – Totò, quarant’anni, è un boss emergente della criminalità organizzata del napoletano. Rosetta è una ragazzina di dieci anni che frequenta la quinta elementare. Una mattina Totò viene colpito al petto da un proiettile. In quello stesso istante Rosetta cade da un’altalena e batte la testa.  La bambina e il boss vengono operati, ma quando si risvegliano dal coma entrambi sono cambiati. Totò, il camorrista, si risveglia nel corpo di Rosetta, Rosetta in quello di Totò. Una bambina gentile e amante della danza nel corpo di un gangster, un gangster in quello di una bambina…

Margherita Amedei, Senior Director Sky Cinema ha dichiarato: “Siamo felici di annunciare oggi un nuovo titolo Sky Original, che arricchisce la line up dei nostri film originali con una nuova storia, esplorando un ulteriore genere. Solo sei mesi fa presentavamo il primo progetto di film originale Sky e il viaggio prosegue, nel segno della varietà e del talento, raccogliendo in già così breve tempo numerosi riconoscimenti e quell’apprezzamento dei nostri abbonati, per noi fondamentale. Rosanero è una commedia originale e intensa, in cui siamo orgogliosi di avere come protagonista Salvatore Esposito, attore di grande talento, cresciuto nella factory delle produzioni originali Sky, con il quale condividiamo il successo di uno tra i nostri titoli più apprezzati, la serie Gomorra”.

LIVENow presenta Yann Tiersen: Kerber – The Film, il film di Yann Tiersen

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Giovedì 26 agosto alle ore 20.00 LIVENow presenta Yann Tiersen: Kerber – The Film, il film di Yann Tiersen con cui il compositore celebra l’uscita del suo prossimo album “Kerber”.

Per Yann Tiersen: Kerber – The Film, prodotto da Up The Game e diretto da Kit Monteith, Yann Tiersen ha collaborato con LIVENow per produrre una pellicola che ritrae il compositore mentre esegue ogni canzone dell’album. Il film è ambientato nel suo studio, all’interno della suggestiva cornice dell’isola francese di Ushant, e fonde sapientemente musica e paesaggio, creando un mondo in cui il tangibile e l’etereo diventano una cosa sola.

Yann Tiersen: Kerber – The Film non è solo un’ode a Ouessant, ma anche al processo creativo che Tiersen ha seguito per produrre “Kerber” un album che unisce il materiale più apertamente elettronico del compositore con le sue ultime produzioni. L’artista ha trascorso gran parte del 2020 impegnato nella produzione dell’album, componendo prima le melodie al pianoforte per poi trasformarle ed elaborarle con suoni elettronici e creare paesaggi sonori coinvolgenti. Proprio come l’album “Kerber”, il film è stato realizzato fondendo formati tradizionali e moderni.

Il regista, Kit Monteith, afferma: “Volevamo documentare il sound completamente nuovo che Tiersen sta sviluppando, utilizzando sistemi elettronici analogici, ridefinendo le composizioni per pianoforte attraverso il campionamento e la sintesi sperimentali. Speravamo di catturare lo spirito delle sue nuove composizione all’interno di un film dinamico performativo. Attraverso l’utilizzo di nuovi e familiari materiali ho usato la fotocamera 35 mm come strumento analogico per esplorare e riprendere gli spazi naturali dell’isola. La miscela di questi elementi cinematografici digitali e analogici rispecchia l’approccio creativo di Yann Tiersen. Il film abbraccia le loro differenze mentre cerca di trovare una nuova e strana armonia tra loro”.

I biglietti in vendita su LIVENow sono disponibili al costo di €5.00, per qualsiasi informazione è possibile visitare il sito di LIVENOW.

 

Yann Tiersen, nato in Bretagna, è un compositore e musicista poliedrico e multigenere, noto per le sue registrazioni in studio – Les Retrouvailles, L’Absente, EUSA e ALL – e per le colonne sonore dei suoi film. Il suo approccio unico alla produzione combina strumenti classici e contemporanei, superando spesso confini tra i due, dando vita a suoni vasti, onirici, ambient e cinematografici.

The Tragedy of Macbeth: prima foto del film di Joel Coen con Denzel Washington

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AppleTV+ ha diffuso la prima foto ufficiale di The Tragedy of Macbeth, il film di Joel Coen che sarà presentato in anteprima mondiale nella serata di apertura del 59° New York Film Festival, il prossimo 24 settembre. Protagonisti sono Denzel Washington e Frances McDormand in un nuovo film Apple Original Films e A24.

The Tragedy of Macbeth
Per gentile concessione di Apple/A24

Un’opera dai forti chiaroscuri e rabbia incantatoria: la visione audacemente inventiva della «tragedia di Scozia» di Joel Coen è un film che fissa, a bocca aperta, un mondo dolente disfatto da cieca avidità e sconsiderata ambizione. Con la meticolosa interpretazione di personaggi consumati e stanchi del mondo, un Denzel Washington sorprendentemente introspettivo – è l’uomo che dovrebbe essere il re, secondo la profezia – e una machiavellica Frances McDormand, la sua signora, sono una coppia spinta all’assassinio politico – e sconvolta dal senso di colpa – dopo le astute previsioni di un trio di “strane sorelle” (un’interpretazione virtuosa di Kathryn Hunter). Anche se echeggia i proibitivi design visivi e le proporzioni dei classici adattamenti di Shakespeare degli anni ’40 di Laurence Olivier, così come rimanda alla sanguinosa follia medievale de “Il trono di sangue” di Kurosawa, la storia di rumore e furore raccontata da Coen è interamente sua e senza dubbio vista al giorno d’oggi, è la spaventosa rappresentazione di un’amorale presa di potere politica che, come il suo eroe, sprofonda spietatamente nell’inferno.

Sognando a New York – In the Heights, la recensione del film

Sognando a New York – In the Heights, la recensione del film

“Ho un sogno”; “Se puoi sognarlo puoi farlo”; “I sogni son desideri”. C’è un fil-rouge di natura onirica che lega l’essere umano. Chiudiamo gli occhi e sogniamo, ci perdiamo nei nostri obiettivi, nei mondi che auspichiamo di abitare e fare nostri, ci immaginiamo la vita che vogliamo avere, toccare con mano. Sognare fa parte di noi, non fa distinzione. È un concetto così universale e allo stesso tempo così lontano, inafferrabile, il sogno. La sua natura ci sfugge, ritrovandocelo addosso, impresso nei libri di storia, o posto sul trono delle grandi affermazioni. Lo stesso cinema è un sogno a occhi aperti. Ed è proprio un sueñito, un piccolo sogno, a fare da apripista all’universo cangiante, colorato, ottimista, di Sognando a New York – In the Heights. Ispirato all’omonimo spettacolo di Broadway di Lin-Manuel Miranda (vincitore di due Tony Awards come “miglior musical” e “miglior colonna sonora”), il musical è il fratello maggiore di Hamilton; un banco di prova su cui Miranda ha potuto lavorare, migliorarsi, affinare la propria scrittura e sete creativa, per creare il capolavoro dei musical, capace di seguire con orgoglio le orme del proprio predecessore, riuscendo a ricavare al contempo una propria identità senza scadere nella mera copia. 

Sognando a New York – In the Heights, la trama

Il quasi trentenne Usnavi, figlio di dominicani immigrati a New York, gestisce una piccola “bodega” a Washington Heights, il quartiere a nord di Manhattan abitato da una popolazione prevalentemente ispanica. Usnavi ha un sueñito, un piccolo (e grande) sogno: restaurare il chiringuito che il padre possedeva a Santo Domingo e abbandonare la vita di New York per abbracciare le proprie origini, e con esse “i suoi ricordi più belli”. Ma il ragazzo appartiene al quartiere, che è come una seconda famiglia: dalla “abuela” Claudia che ha adottato tutto il barrio al cugino Sonny a Vanessa, l’estetista sospinta dal sogno di diventare stilista e di cui Usnavi è da sempre innamorato. Lasciare tutto alle proprie spalle, abbandonando le strade di The Heights non sarà per lui così facile, e il sogno ben presto cozzerà con la realtà.

Musica(l) nell’aria

È un musical a tutti gli effetti Sognando a New York – In the Heights. Le battute lasciano spazio alle note, i movimenti a coreografie dinamiche, le emozioni a musiche che riescono a tradurre in canzoni pensieri e sentimenti altrimenti sottaciuti. Il film diretto da Jon M. Chu (Step Up 2, Now You See Me 2) recupera e sfrutta appieno tutti gli aspetti canonici previsti dal genere, eppure – come capitato anche con Hamilton – c’è un ingrediente segreto che trascina il film fuori dai confini dell’opera, facendolo apprezzare anche ai detrattori dei musical. Ogni più piccolo dettaglio, o ampio passaggio, presenta una particolarità che lo rende irriducibile all’omologazione, ribaltando emotivamente gli stereotipi narrativi. È come se Miranda prima, e Chu poi, avessero scoperto il Sacro Graal dell’immedesimazione spettatoriale sotto forma di canzoni. I dettagli della scenografia si legano con cura maniacale ai movimenti degli attori, fino a piegarsi, ribaltarsi, adattandosi perfettamente alla loro libertà di amarsi, abbracciarsi,

Musiche che vanno a impersonare sentimenti, aspirazioni, timori. La forza del sentimento e delle interpretazioni (ottimo Anthony Ramos) bucano lo schermo fino a rendere la cornice visiva, a volte al limite del kitsch (con tanto di richiamo allopera di Baz Luhrmann) unorpello di qualità. Pulsa il sangue delle vene, e si sente il battito cardiaco dei propri personaggi tra le pause delle note; vivono i personaggi di In the Heights – Sognando a New York, sono esseri reali, catapultati in un universo magicamente irreale dove i dialoghi sono cantati e i balli compiuti a testa in giù. Gli occhi, il cuore, i corpi sono meccanismi attivati all’unisono che si muovono in scena allo stesso ritmo di quelli che li ammirano al di là dello schermo cinematografico, seduti ma con la mente altrove, verso il quartiere di Washington Heights.

Sognando a New York - In the HeightsEsagerando di ingegno

“Tanto”, ecco com’è Sognando a New York: è “tanto” colorato, “tanto” urlato, “tanto” gesticolato. Ogni carattere personale, aspetto psicologico, o caratteristica culturale viene esacerbata, sottolineata ed enfatizzata al limite della caricatura. Una volontà che collega il musical all’opera precedente di Chu, Crazy & Rich, e figlia di quell’interesse tutto particolare del regista nei confronti delle minoranze etniche in America. La denuncia per un mondo visto di sottecchi, con sguardi carichi di pregiudizio, si allinea e abbraccia lo stereotipo. Un’esagerazione, questa, che posta nel contesto musicale funziona in maniera impeccabile, risultando coerente con il filtro sfruttato per registrare il mondo del quartiere newyorchese.

Ed è proprio nel momento in cui ci si stacca dal musical, per abbracciare una narrativa più canonica, fatta di dialoghi parlati, che la magia si spezza. Si insinua silente una certa dose di stucchevole retorica. Una patina presto spazzata via dal respiro delle canzoni, lasciapassare su mondi interiori ora aperti nella loro totalità e resi unici e accessibili dal lato empatico e umano dai testi di Miranda, commistione esplosiva di lirica, ritmi sudamericani, rap e hip-hop. Ogni rivoluzione ha bisogno di un piano che la preceda, e quella messa in atto da Hamilton nel 2015 nel campo del musical teatrale (e poi cinematografico) ritrova in Sognando a New York la perfetta carta carbone su cui ricalcare i punti di forza di melodie, passati culturali e ritmi contemporanei, storia e voci inascoltate, già sperimentati nello spettacolo del 2005. 

Ma la vera chiave di successo è da ritrovarsi nella struttura stessa su cui si fonda l’opera diretta da Chu. Quella di Miranda è una mente che pensa nei termini della settima arte e lavora affidandosi alla polvere del palcoscenico teatrale. Ma è proprio questa prefigurazione cinematografica che rende così coinvolgenti le sue opere. Chu non ha dovuto far altro che prelevare l’essenza dell’opera immaginata e portata in scena da Miranda e trasformarla in linguaggio audiovisivo. 

Musica come denuncia sociale

Un sogno, grande o piccolo che sia, rimane cullato nell’interiorità, mentre un quartiere, per non scomparire, ha bisogno di essere pronunciato ad alta voce e cantato a pieni polmoni. È il potere della parola, quello di far rinascere dalle ceneri della memoria un interno mondo. E quello di In the Heights è un luogo che ha bisogno di vivere, ballare, con le proprie idiosincrasie, pazzie, genialità, aspirazioni e delusioni. Che l’intero quartiere eserciti un’influenza maniacale sui propri abitanti, modificandoli come burattinai, e segnandone sogni e limiti, ci viene sottolineato sin dall’inizio, con una galleria di dettagli del quartiere, corpo disseminato nelle sue parti, per coglierne le diverse anime. 

Un concetto di collettività e di unione, tra chi guarda e chi balla, ricordato anche dai numerosi riflessi e da una catena di immagini sovrimpresse che legano in un solo gioco di complice visione, due mondi mai separati, ma sempre abbracciato. Perché nel mondo di The Heights non c’è limite di confine a separare il tuo dal mio, ma tutto vige sotto l’etica del nostro. Dietro la danza sfrenata, i colori sgargianti, Miranda ancora una volta lascia che avanzino i fantasmi della denuncia sociale. 

Sognando a New York – In the Heights non vuol essere, dunque, la storia di uno, ma quella di un intero quartiere, e con esso, di una comunità. I suoi sono ambienti intrisi di soggettività, un’interiorità sprezzante che fuoriesce da ogni metro quadrato di asfalto e più piccola crepa sui muri di casa. Secondo la cultura popolare i media visivi, con il loro appeal delle emozioni, possono eccitare l’immaginario collettivo della maggioranza silenziosa, aprendo gli occhi su tematiche di particolare interesse e urgenza quanto mai attuale. 

Ogni passaggio musicale si fa dunque transfert delle aspirazioni tanto personali, quanto di un’intera comunità, troppo volte soffocata dalla forza di mani che tengono le bocche chiuse, i polmoni senza aria e i corpi bloccati, in nome di una superiorità inesistente.

Girandola caleidoscopica di suggestioni accumulate per eccesso che si animano al ritmo di palpiti lirico-sinfonici uniti alle rime dello stile hip-hop, il quartiere di Washington Heights come luogo topografico, riconoscibile, si fa archetipo, simbolo e metafora di una comunità. Film sintomatico del contemporaneo, Sognando a New York – In the Heights diventa il pretesto della vita e della provincialità di una comunità latino-americana, oggetto di attacchi discriminatori, soprattutto ai tempi della presidenza Trump.

Le condizioni collettive, attraverso le storie degli uni, attraverso la finzione riflessiva di un cinema hollywoodiano sgargiante e infinitamente illuminato piuttosto che per mezzo di un linguaggio di matrice neorealista, rende queste esistenze reali, uno spettacolo della vita di un intero mondo che è teatro e musical.

Black Widow: i modi in cui la storia delle Vedove nel MCU potrebbe continuare

Nonostante la morte di Natasha Romanoff in Avengers: Endgame, la storia e soprattutto il finale di Black Widow sembrano suggerire che l’arco narrativo delle Vedove nel MCU potrebbe non essere giunto al termine. L’introduzione del personaggio Yelena Belova, infatti, potrebbe aver segnato l’alba di una nuova Vedova Nera nel MCU, senza contare che il film di Cate Shortland lascia diversi punti della trama irrisolti che potrebbero, di fatto, essere esplorati per continuare la storia delle Vedove nell’Universo Cinematografico Marvel.

Il futuro di Guardiano Rosso con le Vedove

black widowAlexei Shostakov ha fatto il suo debutto nel MCU in Black Widow. I fan dei fumetti lo conoscono come Guardiano Rosso, l’equivalente russo di Captain America. In effetti, il film fa riferimento al suo ruolo da Super-soldato (anche se molto brevemente), ma non esplora mai del tutto le sue capacità o il ruolo che aveva nella politica russa.

Kevin Feige ha recentemente espresso il suo interesse a riavere David Harbour come Guardiano Rosso nel MCU. In effetti, la trama di Shostakov è solo all’inizio e c’è ancora molto da esplorare e, quindi, da poter mostrare. La sua rinnovata presenza potrebbe servire anche a completare la storia delle Vedove, avendolo come mentore e persino come figura paterna.

L’arrivo di Iron Maiden

Come Shostakov, anche Melina Vostokoff è un personaggio ben nota nei fumetti Marvel. I fan la conoscono come Iron Maiden, una super criminale determinata a uccidere Natasha Romanoff. Il film Black Widow ha cambiato la sua storia e l’ha trasformata in un’eroina che lavora con riluttanza per la Stanza Rossa.

Dal momento che Kevin Feige ha confermato che vuole indietro anche Rachel Weisz, Melina potrebbe tornare e sfoggiare finalmente il suo costume da Iron Maiden. Il film ha stabilito che si tratta di una delle menti più brillanti del MCU, quindi potrebbe forse deviare verso lo SWORD o verso qualsiasi altra agenzia governativa “dalla parte dei buoni”. Potrebbe anche stare con le Vedove Nere ora libere per provare a guidarle, diventando per loro una figura simile a Nick Fury.

Taskmaster e il futuro di Antonia

black widow TaskmasterI cambiamenti al personaggio di Taskmaster sono stati uno degli aspetti più controversi di Black Widow. I fan dei fumetti conoscono Taskmaster come Tony Masters, un ex agente dello SHIELD dotato di riflessi fotografici.

Nel film, Taskmaster è Antonia Masters, la figlia di Dreykov, che quest’ultimo usa come strumento per completare le missioni cruciali della Stanza Rossa. A voler analizzare bene la cosa, il Taskmaster del MCU è – in realtà – l’ultima Vedova Nera. Nonostante sia uno dei personaggi più intriganti del film, Antonia appare a malapena e rimangono molte domande su di lei. Potrebbe tornare come nuovo leader delle Vedova Nere, o forse con una serie su Disney+ che esplori il suo background e il suo futuro come Taskmaster.

Rintracciare le Vedove rimaste

black widow

Prima della sua morte, Dreykov afferma di avere più Vedove Nere soggette al controllo mentale sparse in tutto il mondo. Natasha e la sua famiglia liberano le Vedove imprigionate nella Stanza Rossa, ma molte restano sotto l’influenza del controllo mentale.

La scena post-credits del film suggerisce che Yelena è sulla buona strada per vendicare la morte di Natasha, il che significa che rintracciare le Vedove non è la sua priorità… o forse lo ha già fatto. Sebbene sia improbabile che le Vedove ottengano un altro standalone, unoa serie su Disney+ potrebbe essere la strada da percorrere. Ambientata all’indomani di Black Widow, Florence Pugh potrebbe interpretare Yelena in una missione per salvare le sue compagne Vedove.

La Stanza Rossa risorge

Black Widow termina con la Stanza Rossa che, almeno apparentemente, è stata distrutta per sempre. Tuttavia, non è la prima volta che l’istituzione scompare per un po’, per poi tornare più forte di prima. La tecnologia del controllo mentale di Melina potrebbe essere ambita da più paesi e organizzazioni, specialmente dopo il ritorno di tutti coloro che Thanos ha spazzato via.

La Stanza Rossa potrebbe tornare come un rimaneggiamento della sua vecchia iterazione o come una nuova e migliorata istituzione. Ad ogni modo, molto probabilmente non sarà una forza positiva, dal momento che il MCU ha già mostrato in passato che nessuna organizzazione è esente da corruzione.

Riscattare il “nome” di Vedova Nera

black widowL’intero arco narrativo di Natasha Romanoff riguardava la redenzione. Ha fatto di tutto ripulire il suo registro, compiendo alla fine l’ultimo sacrificio per un bene più grande. Ispirate dalla sua eredità, Yelena e le altre Vedove Nere, ora libere dal controllo mentale di Dreykov, potrebbero sforzarsi di cambiare la percezione del pubblico sul programma Vedova Nera.

Potrebbero persino diventare la sua forza d’élite, una squadra simile ai Vendicatori, anche se su scala molto più piccola. Non sarà facile perché Nat ha impiegato anni per cambiare la percezione che il pubblico ha di lei e, a giudicare dalle scelte post-Endgame di Yelena, quest’ultima non sembra particolarmente incline a proseguire sulla retta via.

La Guardia d’Inverno nel MCU

black widowConsiderata la risposta della Russia agli Avengers, la Guardia d’Inverno è un gruppo di individui con superpoteri con sede in Russia. Nei fumetti, hanno combattuto a fianco dei Vendicatori diverse volte, in particolare durante i crossover “Maximum Security” e “Kang Wars”.

Guardiano Rosso è uno dei membri più importanti della Guardia d’Inverno, anche se non si tratta della versione di Alexei Shostakov. Tra gli altri membri figurano il mutante Ursa Major (che a quanto pare ha fatto già il suo debutto in Black Widow), e Dinamo Cremisi, la versione russa di Iron-Man, che Yelena nomina sempre durante il film.

Red Widow/Vedova Rossa

Red Widow (o Vedova Rossa) è il nuovo progetto della Stanza Rossa. È una combattente feroce e assetata di sangue il cui corpo è stato coperto di cicatrici a causa del barbaro addestramento della Stanza Rossa. È uno degli attuali membri della Guardia d’Inverno e spesso agisce come leader, con grande dispiacere di Dinamo Cremisi.

Red Widow potrebbe fungere da antagonista nella nuova storyline della Vedove. Potrebbe anche far parte dei Thunderbolts o appartenere alla Guardia d’Inverno, come la sua controparte fumettistica. Red Widow ha anche legami con i vampiri nei fumetti, il che la renderebbe una scelta ideale per l’attesissimo reboot di Blade.

Yelena diventa la nuova Vedova Nera

Black Widow recensione filmOrmai è chiaro che Yelena Belova è la nuova Vedova Nera del MCU. I fan sanno che Florence Pugh apparirà nella serie Hawkeye, e i suoi legami con la Contessa suggeriscono che anche lei farà parte dell’organizzazione che sta cercando di mettere insieme, che si tratti dei Thunderbolts o degli Oscuri Vendicatori.

Avere Yelena che porta avanti l’eredità è anche un modo per onorare l’eredità di Natasha. Inoltre, è il modo perfetto per mantenere il personaggio nel MCU, nonostante l’impatto emotivo della morte di Natasha sia ancora presente. È probabile che Yelena apparirà come personaggio di supporto nei futuri progetti legati al MCU, proprio come ha fatto Natasha nei film degli Avengers. Tuttavia, potrebbe anche essere la protagonista di una nuova serie Disney+ o anche, perché no, di un sequel di Black Widow.

Sognando a New York: intervista al cast

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Sognando a New York: intervista al cast

Ecco la nostra intervista a Corey Hawkins, Melissa Barrera, Leslie Grace, Jimmy Smits, Olga Merediz e Gregory Diaz, protagonisti di Sognando a New York, al cinema dal 22 luglio.

Diretto da Jon M. Chu, Sognando a New York è basato sull’omonimo musical di Lin Manuel Miranda.

Candidata a 13 Tony Awards (e vincitore di 4 tra cui Miglior Musical), l’opera segue un arco narrativo di tre giorni ambientato nel quartiere di Washington Heights a New York City e segue la storia di una serie di giovani dominicani-americani visti attraverso gli occhi di Usnav (lo stesso Miranda), il proprietario di una bottega.

Masters of the Universe: David S. Goyer rivela i dettagli sul film mai realizzato

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David S. Goyer ha rivelato i dettagli sull’adattamento di Masters of the Universe che non ha mai visto la luce. Per chi non lo sapesse, nel lontano 2007 iniziò lo sviluppo di un nuovo film basato sulle popolari action figure della Mattel per conto della Warner Bros., che a partire dal 2009 passò poi nelle mani della Sony.

Nel corso degli anni, la sceneggiatura del film è passata nelle mani di tantissimi autori, tra cui anche Goyer. In una recente intervista con The Hollywood Reporter, lo sceneggiatore ha rivelato quali erano i suoi piani in merito al suo live action mai realizzato. Goyer era stato contattato nel 2017 per occuparsi dello script e, all’epoca, venne anche considerato come possibile regista.

Ha spiegato che il suo film si sarebbe concentrato sulla relazione tra He-Man e la sua inseparabile tigre Battle Cat e avrebbe stabilito che nel corso dei secoli c’era state una lunga serie di He-Man e Battle Cat. “Mi piaceva molto la sceneggiatura che avevo scritto”, ha esordiato. “Si trattava di raccontare l’amicizia tra He-Man e Battle Cat. L’idea era che ci fossero sempre stati degli He-Man e dei diversi destinatari della Spada del Potere, e che Battle Cat avesse sempre servito al loro fianco.”

“Il mio era un nuovo He-Man che sia Battle Cat che molte altre persone non ritenevano degno della spada”, ha aggiunto. “Quindi la storia era incentrata su lui che doveva guadagnarsi la spada e, cosa ancora più importante, l’amicizia di Battle Cat, che riteneva che questo He-Man fosse soltanto un peso leggero. Mi piaceva veramente. Ho sempre pensato che fosse una storia divertente. C’era molto umorismo ed era anche sorprendente, perché vedevi che Battle Cat accettava a malincuore questo He-Man. Tuttavia, proprio l’accettazione di He-Man da parte di Battle Cat sarebbe poi diventata il cuore pulsante di questa versione della storia.”

Quale sarà il futuro di Masters of the Universe al cinema?

Ad oggi non sappiamo se reboot di Masters of the Universe sia ancora in sviluppo. Lo scorso aprile abbiamo appreso che Noah Centineo, che era stato scelto per interpretare He-Man, ha ufficialmente abbandonato il progetto. Da allora non ci sono più stati aggiornamenti. L’ultima bozza della sceneggiatura del film è stata scritta da Aaron e Adam Nee (Band of Robbers).

Margot Robbie svela il destino del topo che Jared Leto le regalò sul set di Suicide Squad

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Margot Robbie ha rivelato cosa è successo al topo che Jared Leto le regalò durante le riprese di Suicide Squad, il film di David Ayer del 2016. Durante i mesi che anticiparono l’uscita del film, numerose indiscrezioni emersero in merito alla preparazione di Leto per il ruolo, che a quanto pare è stata non solo meticolosa ma anche parecchio snervante.

Secondo una delle tante voci esplose, durante le riprese Leto avrebbe regalato ai suoi co-protagonisti diversi strani oggetti, incluso un topo morto all’interprete di Harley Quinn. Da allora, la cosa era stata smentita più e più volte, fino a quando, di recente, Viola Davis non ha rivelato qual è stata la reazione di Robbie quando ha ricevuto sul set una scatola contenente al suo interno un topo vivo.

Ora, in occasione della promozione di The Suicide Squad durante lo show di Jimmy Kimmel, è stata proprio Margot Robbie a rivelare il destino del topo che le ha regalato Jared Leto. Quando il guest-host Anthony Anderson ha mostrato una foto del topo in questione, Robbie ha spiegato che il suo nome è Rat Rat e che ora è diventato a tutti gli effetti un animale domestico, anche se all’inizio le cose stavano per prendere una piega diversa.

“Il padrone di casa del posto che volevo affittare ha scoperto che avevo un topo e ha detto che Rat Rat non era ammesso”, ha raccontato l’attrice. “E così Jai Courtney, che interpreta Captain Boomerang, disse: ‘Prenderò io Rat Rat’. Ma neanche il suo padrone di casa era d’accordo. Alla fine lo prese una delle costumiste, ma poi ha dovuto darlo via. Così lo ha dato ad una delle figlie di Guillermo del Toro. A quanto pare avevano già dei topi.”

Mettendo a paragone la Mattacchiona di The Suicide Squad con la sua rappresentazione nel film del 2016, in passato Margot Robbie ha spiegato che il film di James Gunn vedrà Harley ormai libera dall’influenza del Joker, sicura delle sue capacità e della sua identità sia come individuo sia come supercriminale anarchico. Ricordiamo che il Joker di Jared Leto non apparirà nel film di Gunn: come rivelato dallo stesso regista, quest’ultimo non ha mai pensato di includere il Clown Principe del Crimine nella sua versione.

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

“Benvenuti all’inferno, ossia a Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un compagno di squadra o della stessa Waller).”

L’uomo d’acciaio: David S. Goyer parla di una nota assurda ricevuta da WB in merito al finale

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L’uomo d’acciaio venne accolto da recensioni generalmente positive quando uscì nel 2013, nonostante in seguito abbia generato numerosi dibattiti, soprattutto online, in merito all’elevato numero di morti nell’atto finale.

Tra gli aspetti sicuramente più apprezzati del film di Zack Snyder figurano le scene ambientate su Krypton. Il regista dedicò molto tempo all’esplorazione della distruzione del pianeta, dando al personaggio di Jor-El molto tempo sullo schermo e spiegando nel dettaglio cosa aveva portato Kal-El ad essere inviato sulla Terra.

La sceneggiatura de L’uomo d’acciaio è stata scritta da David S. Goyer e ora, in una lunga chiacchierata con The Hollywood Reporter, questi ha rivelato l’esistenza di una nota di sceneggiatura alquanto sconcertante che aveva ricevuto dalla Warner Bros.

“Una nota che ho ricevuto è stata su L’uomo d’acciaio, dove il finale prevede che Superman utilizzi il pod in cui è arrivato da bambino per abbattere la nave del generale Zod”, ha spiegato Goyer. “La nota che abbiamo ricevuto dallo studio diceva: ‘Devi cambiarlo’. Abbiamo chiesto perché. Hanno risposto: ‘Perché se Superman usa quel pod e viene distrutto mentre salva la città, come potrà mai fare ritorno a Krypton?’. C’è stata una lunga pausa… e alla fine abbiamo detto: ‘Krypton è esploso. Avete visto 30 minuti di esplosione!”

Secondo David S. Goyer, un sequel de L’uomo d’acciaio con Henry Cavill è possibile

Sempre nel corso della medesima intervista, David S. Goyer ha ammesso che, dal suo punto di vista, un sequel de L’uomo d’acciaio con Henry Cavill ancora una volta nei panni di Superman potrebbe accadere. Tuttavia, lo stesso ha ammesso di non avere idea di quali siano i piani della Warner Bros.

“Penso di sì. Non sono coinvolto in questo momento. Ho sentito le stesse voci che hanno sentito i fan, di più non so”, ha dichiarato Goyer. “Mi sono allontanano quasi del tutto da progetti basati sui fumetti che non riguardano Sandman, che in realtà non classifico come parte del normale universo DC.”

Spider-Man: No Way Home, alcuni cinema promuovono il film usando dei fan poster

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Spider-Man: No Way Home uscirà nelle sale di tutto il mondo il prossimo dicembre, ma a parte alcune immagini legate al merchandise, non abbiamo ancora visto nulla in merito al film. È chiaro che Sony e Marvel inizieranno a promuovere il film quando lo riterranno opportuno, ma pare che i fan non siano gli unici ad essere impazienti di vedere qualcosa di ufficiale in merito all’attesissimo cinecomic.

Com’è possibile vedere grazie al tweet di seguito, alcuni cinema hanno iniziato a utilizzare dei poster fan-made per promuovere l’uscita di No Way Home nelle sale. Ovviamente, le grandi catene non sarebbero autorizzate a promuovere un film attraverso materiale non ufficiale, ma sembra proprio che alcuni cinema più piccoli siano stanchi di aspettare, dal momento che ormai mancano solo cinque mesi all’arrivo del film.

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Cosa sappiamo di Spider-Man: No Way Home?

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

James Gunn sui film di supereroi: “Devono cambiare per continuare a essere rilevanti”

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James Gunn sembra essere molto preoccupato per il futuro dei cinecomics. Dopo aver dichiarato esplicitamente di ritenere la maggior parte dei film di supereroi prodotti oggi “noiosi”, il regista e sceneggiatore dell’atteso The Suicide Squad è tornato a parlare della questione, specificando che il genere, per poter continuare ad essere “rilevante”, deve necessariamente cambiare, evolversi.

Mentre sale l’attesa per l’arrivo nelle sale dell’ultima fatica del papà dei Guardiani della Galassia, Gunn ha parlato con Irish Times delle sue idee in merito al futuro dei cinecomics, ritenendo preoccupante lo stato attuale in cui riversa il genere oggi. “Sappiamo come sono andati i film sui cowboy e come sono andati i film di guerra”, ha esordito il regista. “Non lo so… non penso che si debba per forza essere dei geni per capire che c’è una sorta di ciclo per quel genere di film e che l’unica speranza per il futuro dei fumetti e dei cincomics è quella di evolversi.”

“I film di supereroi, oggi, sono davvero stupidi”, ha continuato Gunn. “E in questo momento, almeno per me, sono quasi tutti noiosi. All’inizio li ho amati. Ero davvero entusiasta quando hanno iniziato a realizzarli. Quando vidi il primo Superman da bambino rimasi sbalordito dagli effetti visivi. Amo ancora oggi quel film, anche se… lo so, c’è un tizio che vola con dei cavi e un blue screen con degli effetti visivi ormai superati. Quando è uscito il primo Iron Man, rimasi completamente travolto dal film. Erano stati in grado di farmi vedere un tizio che volava che sembrava davvero un tizio che volava. Ed è stata una cosa bella da fare. Ma se i film non cambiano, diventerà davvero tutto, tutto estremamente noioso.”

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

“Benvenuti all’inferno, ossia a Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un compagno di squadra o della stessa Waller).”

Il cavaliere oscuro: secondo David S. Goyer, WB puntava a un universo condiviso

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I film che compongono la trilogia de Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan sono universalmente riconosciuti come i migliori film di supereroi mai realizzati. Ora, in base a quanto rivelato dallo sceneggiatore David S. Goyer, è emerso che la Warner Bros. voleva che la trilogia rappresentasse l’inizio di un vero e proprio universo condiviso, che sarebbe poi nato solo con l’uscita de L’uomo d’acciaio di Zack Snyder.

In effetti, prima dell’esplosione del MCU, gli universi cinematografici condivisi non erano l’obiettivo principale degli studi cinematografici, né tantomeno degli stessi franchise. Proprio per questo, quando la trilogia di Nolan è arrivata sul grande schermo, l’approccio radicato del regista al genere non avrebbe potuto garantire un universo condiviso come lo intendiamo oggi: in sostanza, l’idea di un universo condiviso non sarebbe stata un “gioco da ragazzi” come potrebbe, invece, apparire oggi.

Tuttavia, la Warner Bros. avrebbe voluto comunque provarci, come rivelato di recente da Goyer in un’intervista con The Hollywood Reporter. Lo sceneggiatore della trilogia de Il cavaliere oscuro ha rivelato che lui e Nolan non hanno mai puntato alla creazione di universo cinematografico condiviso come il moderno DCEU, ma la Warner aveva comunque cercato di spingere verso quell’idea. Goyer ha in seguito lavorato ai primissimi titoli che hanno poi contribuito alla nascita del DCEU, scrivendo sia L’uomo d’acciaio che Batman v Superman: Dawn of Justice.

“Chris ha sempre voluto mantenere i film de Il cavaliere oscuro come un’entità separata”, ha spiegato Goyer. “Tuttavia, lo studio aveva cercato di trascinarlo, comprensibilmente, nella creazione di un intero universo DC espanso. Chris è stato poi uno dei produttori de L’uomo d’acciaio, ed è allettante pensare che fossero collegati, ma in realtà non lo erano. Forse, retroattivamente, qualcuno potrebbe ancora farlo.”

Elodie esordisce al cinema con Pippo Mezzapesa

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Elodie esordisce al cinema con Pippo Mezzapesa

Elodie esordirà al cinema come protagonista del nuovo film di Pippo Mezzapesa, Ti mangio il cuore, tratto dall’omonimo romanzo-inchiesta, firmato da Carlo Bonini e Giuliano Foschini. Il film è scritto dal regista con Antonella Gaeta e Davide Serino e prodotto da Indigo Film con Rai Cinema. Le riprese inizieranno in autunno.

Elodie è forza, istinto, bellezza. Quello che cercavo per un personaggio all’incrocio bruciante dei sentimenti. Sono felice che cominci con me questo nuovo percorso.
Pippo Mezzapesa

Quest’esperienza significa abbattere un altro muro e darmi la possibilità di scoprire un mondo per me ancora inesplorato, crescere, conoscermi meglio e continuare a imparare. Sono emozionata e onorata di prendere parte al nuovo progetto di Pippo Mezzapesa.
Elodie

foto fornita dall’Ufficio stampa Indigo Film

Dune: il main trailer del film di Denis Villeneuve

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Dune: il main trailer del film di Denis Villeneuve

Lo vedremo a Venezia 78 in un prestigioso Fuori Concorso, e adesso si mostra in tutta la sua bellezza nel Main Trailer, è Dune di Denis Villeneuve.

Dune a Venezia 78 – ufficiale

Dune è interpretato da un cast stellare composto da Timothée ChalametRebecca FergusonDave Bautista, Oscar IsaacJason MomoaZendayaJosh BrolinJavier Bardem, Sharon Duncan Brewster, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, David Dastmalchian, con Charlotte Rampling.

Viaggio mitico ed emozionante di un eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul pianeta — una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana — solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie paure sopravviveranno.

Denis Villeneuve ha diretto Dune e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth, basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert, Byron Merritt e Kim Herbert.

Fara Film Festival dal 22 al 25 Luglio 2021

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Fara Film Festival dal 22 al 25 Luglio 2021

A distanza di due anni dalla prima edizione del festival torna nel meraviglioso e storico borgo medievale con vista su Roma l’atteso Fara Film Festival, dal 22 al 25 luglio 2021.

“Sarà un evento molto importante per il rilancio della cultura e del turismo della nostra provincia e di Fara in Sabina in particolare – afferma il presidente Riccardo Martini che prosegue – e voglio ringraziare il sindaco e la sua giunta per il sostegno istituzionale. Porteremo la qualità che questa città merita, con il cinema e non solo perché il festival vedrà la partecipazione anche delle eccellenze enogastronomiche della Sabina. Sarà un festival glamour e spumeggiante, adatto a tutte le età, alle famiglie ma anche ai giovani, che offrirà un programma ricco di ospiti e di film molto interessanti. Per questo motivo quest’anno ho deciso di affidare la direzione artistica del festival a Daniele Urciuolo, giovane produttore, esperto di festival e di cine-turismo”.

Il Festival sarà diviso in quattro giornate con proiezioni di cortometraggi, opere fuori concorso e un lungometraggio diverso ogni sera. Gli ospiti di principali saranno EDOARDO LEO (22 luglio), PAOLO RUFFINI (23 luglio), MANUELA ARCURI (24 luglio) ed ELEONORA GIORGI (25 luglio). Dalle ore 18.00 presso il Teatro Potlach ci sarà la proiezione dei cortometraggi in concorso, mentre in piazza Duomo dalle ore 19.30 inizierà la serata “Cinema sotto le stelle”, a cui seguirà il film di giornata. Una giuria di qualità composta da esperti e professionisti del cinema valuterà tutte le opere, al fine di decretare i vincitori finali per ogni categoria. Le proiezioni sono gratuite fino a esaurimento posti e si terranno in piazza Duomo nell’arena all’aperto, con sedute distanziate nel rispetto delle norme previste dal protocollo anti COVID-19.

Nella terrazza belvedere di piazza Duomo sarà altresì allestita da Martini Eventi un’area lounge per tutti coloro che vorranno provare un’esperienza legata all’arte e al gusto, nella perfetta simbiosi tra il mondo del cinema e l’enogastronomia legata del territorio.

“Durante il festival ospiteremo a Fara in Sabina attori, registi, volti noti del cinema e della tv – afferma il direttore artistico Daniele Urciuolo – e coinvolgeremo anche talenti della provincia di Rieti del cinema, dello sport, della moda e dell’arte in generale. Tra i membri della giuria abbiamo già comunicato il primo nome, quello di Elda Alvigini, brillante attrice divenuta popolare con la serie tv I Cesaroni. Sarà un festival social, infatti abbiamo attivato il nuovo profilo Instagram del @farafilmfestival e restaurato il logo. Dal punto di vista artistico sarà un festival competitivo che mira a diventare un punto di riferimento per il cinema italiano”. 

Si ringraziano gli SPONSOR UFFICIALI grazie ai quali è stato realizzato il FARA FILM FESTIVAL, in particolare quelli locali e istituzionali. Il Festival è stato realizzato con il contributo di FONDAZIONE VARRONE. Appuntamento il 22 luglio per la serata inaugurale! 

Blackbird – L’Ultimo Abbraccio con Kate Winslet su Sky Cinema e Now

Arriva in prima assoluta, lunedì 26 luglio su Sky Cinema Uno e Now, Blackbird – L’Ultimo Abbraccio. Il film, diretto da Roger Michell con Susan Sarandon, Kate Winslet, Mia Wasikowska, Sam Neill, Rainn Wilson, Bex Taylor-Klaus, Anson Boon e Lindsay Duncan racconta la storia di una famiglia che abbraccia tre generazioni, travolta dalla decisione della madre (Susan Sarandon) di togliersi la vita attraverso il suicidio assistito, dopo che le viene diagnosticata la Sla, Sclerosi Laterale Amiotrofica.

In Blackbird – L’Ultimo Abbraccio Lily (Susan Sarandon), una donna vivace sulla sessantina, si prepara per un fine settimana con il marito, Paul (Sam Neill), e i loro figli in visita nella casa di campagna di famiglia. Nonostante la mobilità ridotta, Lily insiste per badare a sé stessa. La coppia spera in una bella giornata, ma il clima degenera quando i loro ospiti iniziano ad arrivare. La prima è la figlia Jennifer(Kate Winslet), con il marito, Michael (Rainn Wilson), e il figlio quindicenne, Jonathan (Anson Boon). Si uniscono poi Elisabeth (Lindsay Duncan), amica di Lily e Paul e la figlia minore Anna (Mia Wasikowska) con il suo compagno occasionale Chris (Bex Taylor-Klaus). La ribelle Anna ha perso i contatti con la famiglia, un comportamento che infastidisce la sorella maggiore. Durante il fine settimana vecchie ferite vengono a galla, allontanando alcuni membri della famiglia e avvicinandone altri. Con le figlie sempre più divise riguardo alla decisione della madre, le speranze di Lily di un pacifico addio sembrano essere minacciate.

BLACKBIRD – L’ULTIMO ABBRACCIO, lunedì 26 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Now e disponibile on demand. E grazie a extra, il programma fedeltà di Sky, i clienti Sky da più di 3 anni e con Sky Cinema lo vedranno prima di tutti on demand nella sezione extra.

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