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No Time to Die: concluse le riprese di Bond 25

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No Time to Die: concluse le riprese di Bond 25

Si sono ufficialmente concluse le riprese di No Time to Die, il Bond 25 che segna l’ultima volta di Daniel Craig nei panni di James Bond.

A comunicare ufficialmente la notizia è stato l’account Twitter ufficiale del film che ha pubblicato una foto che ritrae il protagonista Craig, accanto al regista, Cary Fukunaga, che ha assunto la regia del film dopo l’abandono di Danny Boyle. Fukunaga è, ad oggi, l’unico regista non britannico ad aver diretto un film della serie.

Il film, atteso nelle sale l’8 aprile 2020, vede nel cast anche Ralph Fiennes (M), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Ben Whishaw (Q), Rory Kinnear (Bill Tanner) e Jeffrey Wright (Felix Leiter). Le new entry del cast sono invece Rami Malek, Billy Magnussen, Lashana Lynch e Ana de Armas.

Vi ricordiamo che la produzione ha assunto Phoebe Waller-Bridge per “ravvivare” lo script di Bond 25 sotto speciale richiesta di Craig, grande fan di Fleabag e Killing Eve, le due serie prodotte e scritte dall’attrice. Era dal 1963 (l’ultima fu Johanna Hardwood con Dr. NoFrom Russia With Love) che la casa di produzione non assumeva una donna per dare voce ai personaggi del franchise, una scelta oggi più che mai “rilevante”.

Leggi anche – Bond 25 – No Time to Die: Christoph Waltz tornerà nei panni di Blofeld

Martin Scorsese e i cinecomic: ecco la verità

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Martin Scorsese e i cinecomic: ecco la verità

Ci è voluta un’intervista di Entertainment Weekly e parecchi giorni di sterile polemica per permettere a Martin Scorsese di trovare “giustizia” e di far sì che tutti capissimo qual è il cuore della questione intorno alle sue dichiarazioni relative al cinecomic Marvel.

Il regista ha infatti rilasciato una lunga intervista al magazine in cui spiega chiaramente la sua posizione, che era manifesta sin dall’inizio ma che il “gioco del telefono” che spesso si fa on-line ha fatto passare per battute e parole differenti, naturalmente estrapolate dal contesto.

Ecco cosa ha detto Martin Scorsese sui cinecomic Marvel a EW:

“Questi blockbuster, i cinecomic, sono parco giochi, anche se molti di questi sono fatti molto bene. È una forma differente di cinema o una nuova forma. Speriamo ci siano cinema che mostrino anche film che non siano di quel genere.E se non lo fanno, i registi devono rivolgersi allo streaming: cambia sicuramente l’esperienza, ma l’alternativa è che tra due-tre anni non si facciano più film come il mio. Un bravo regista che viene dall’Italia o dalla Francia che va all’estero non può fare nessun film all’infuori di un franchise”.

La posizione è chiara: non si tratta di un moto contro quei film, ma un monito all’industria e alla sala, alla distribuzione, affinché il cinema possa essere preservato anche nella sua forma tradizionale, ovvero quella legata allo storytelling.

Il regista era stato molto chiaro già alla Festa del Cinema di Roma 2019, dove aveva parlato effettivamente di un problema di distribuzione e di spazio, giustificando così il suo stesso rivolgersi a Netflix per la produzione di The Irishman (qui il resoconto dell’incontro).

The Irishman recensione – leggi tutto

La diatriba “grandi registi contro cinecomic Marvel” dunque non sussiste in questi termini ma è senz’altro un discorso interessante da affrontare da un punto di vista industriale e distributivo, senza che l’esistenza dei blockbuster Marvel minacci quella dei film di narrazione e d’autore e senza che le due categorie di cinema (diversissime tra loro) si ostacolino e si annullino a vicenda.

Very Ralph: il doc HBO su Ralph Lauren in onda il 16 novembre

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Very Ralph: il doc HBO su Ralph Lauren in onda il 16 novembre

Presentato in anteprima alla quattordicesima edizione Festa del Cinema di Roma, sabato 16 novembre alle 21.15 arriva in prima visione assoluta su Sky Arte Very Ralph, il documentario HBO realizzato sullo stilista Ralph Lauren, inventore di un marchio che ha definito lo stile americano.

Prodotto e diretto da Susan Lacy, vincitrice di Emmy e produttrice di titoli come Jane Fonda in Five Acts e Spielberg, Very Ralph cerca di raccontare l’uomo che si cela dietro l’icona della moda e uno dei più grandi brand di successo nella storia della fashion industry. Con un’innata abilità di convertire i suoi sogni in realtà, Ralph Lauren ha trasformato le sue aspirazioni in un impero mondiale e multimilionario, diventando la prova vivente dell’ottimismo americano e dell’American Dream. Per più di cinquant’anni egli ha celebrato l’iconografia dell’America ridefinendone lo stile, traducendo la sua visione e la sua ispirazione in uno dei brand più conosciuti al mondo.

Very Ralph: il documentario

Nel documentario Very Ralph, alla vigilia del suo sessantesimo anno di attività, Lauren riflette sul suo viaggio da quando era un giovane ragazzo del Bronx che non sapeva cosa fosse uno stilista, fino a diventare l’emblema dello stile americano in tutto il mondo. Nel corso del film condivide alcuni aspetti inediti della sua vita e del suo lavoro e racconta, durante diverse interviste, la sua infanzia, i suoi cinquant’anni di matrimonio, gli albori della sua società di moda, le sue reazioni alle critiche, le sue creative campagne pubblicitarie e la sua visione pioneristica della moda. Lauren è stato infatti il primo stilista a creare una linea completa dedicata alla vita di tutti i giorni e a portarla nelle case; uno dei primi a sapersi contraddistinguere nel mondo della moda e in quello della pubblicità e infine il primo stilista ad aver creato delle catene di abbigliamento all’avanguardia capaci di trasformare l’esperienza stessa dello shopping.

Il documentario offre inoltre una vera e propria full immersion nell’archivio del marchio, con interviste alla sua famiglia, ai colleghi di vecchia data e agli esponenti più influenti del fashion biz come Anna Wintour, Karl Lagerfeld, André Leon Talley, Hillary Clinton, Jason Wu, Naomi Campbell, Martha Stewart, Calvin Klein, Diane von Furstenberg, Tyson Beckford, Tina Brown, Jessica Chastain, Vanessa Friedman e Paul Goldberger.

Very Ralph è un documentario prodotto e diretto da Susan Lacy; trasmesso da HBO arriva in Italia in esclusiva su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) sabato 16 novembre alle 21.15 ed è disponibile on demand su Sky e NOW TV.

 

Joker: Ryan Reynolds si congratula a nome Deadpool, Gesù e Pennywise

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Joker è ufficialmente il film con un rating R che ha incassato di più nella storia del cinema. Il film con Joaquin Phoenix ha stabilito un nuovo record mondiale, battendo sia Deadpool, che deteneva quel record, sia Deadpool 2, che seguiva.

Il film di Todd Phillips è arrivato a circa 771 milioni in tutto il mondo, una cifra davvero incredibile per un film vietato alla fascia di pubblico più giovane, che costituisce a tutti gli effetti la linfa vitale del film in sala.

In risposta a questo successo economico del film, che molto probabilmente corrisponderà a un successo anche nella prossima stagione dei premi, Ryan Reynolds, protagonista dei due film su Deadpool e noto a tutti per il suo spirito provocatorio e irriverente, ha “ringraziato” il film Joker da parte di tutti i protagonisti di film campioni di incassi e con un Rating R.

Ecco di seguito il tweet di Reynolds che scomoda, oltre al “suo” Deadpool, anche Neo di Matrix, Pennywise il Clown di ITHugh Jackman per Logan, il Branco in riferimento a Una notte da Leoni Parte II, persino il Gesù de La passione di Cristo, ma anche Mr. Grey di Cinquanta sfumature e l’orsacchiotto Ted, dell’omonimo film.

Ecco l’immagine:

Leggi la recensione di Joker

Joker diretto da Todd Phillips vede nel cast Joaquin PhoenixZazie BeetzFrances ConroyBrett CullenDante Pereira-OlsonDouglas Hodge e Josh Pais ed è arrivato nelle sale il 4 ottobre 2019. Contrariamente alle altre apparizioni del personaggio nei Batman di Tim Burton, nella trilogia del Cavaliero Oscuro di Christopher Nolan e in Suicide Squad, il film è ambientato negli anni Ottanta e racconta l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.

Da sempre solo in mezzo alla folla, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) desidera ardentemente che la luce risplenda su di lui. Cercando di cimentarsi come comico di cabaret, scopre che lo zimbello sembra invece essere proprio lui. Intrappolato in un’esistenza ciclica sempre in bilico tra apatia, crudeltà e, in definitiva, tradimento, Arthur prenderà una decisione sbagliata dopo l’altra, provocando una reazione a catena di eventi.

Ho amato il Joker di The Dark Knight, e anche quello di Jared Leto di Sucide Squad che è venuto dopo, così come il ritratto di Jack Nicholson“, ha dichiarato Phillips parlando dei possibili riferimenti alle vecchie versioni del clown principe del crimine e dell’eredità che il suo Joker si porta dietro. “Negli Stati Uniti, i fumetti sono il nostro Shakespeare, e come esistono varie versioni dell’Amleto, così noi potremmo offrire varie versioni di Joker in futuro.” “Onestamente non riusciamo ancora a credere alla vittoria di Venezia. Ci vorrà del tempo per realizzare“, ha commentato il regista nell’intervista con Variety.

Joker: tutti gli indizi per un possibile sequel

Pirati dei Caraibi: il creatore di Chernobyl scriverà il reboot

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Pirati dei Caraibi: il creatore di Chernobyl scriverà il reboot

La notizia viene riportata in esclusiva dall’Hollywood Reporter: il riavvio del franchise di Pirati dei Caraibi è ufficiale e a scrivere il nuovo capitolo saranno il “veterano” Ted Elliott e il creatore della pluripremiata serie Chernobyl Craig Mazin. Lo scorso febbraio era stato confermato l’addio al progetto, che vi ricordiamo sarà orfano di Jack Sparrow, dei due sceneggiatori Rhett Reese Paul Wernick.

Mesi fa era stato lo stesso Bailey a dichiarare sempre all’Hollywood Reporter che l’idea dello studio era quella di “Portare nuova energia e vitalità al pubblico”. Del reboot sappiamo che è stata esclusa la presenza di Johnny Depp, e che quindi il personaggio di Sparrow potrebbe essere sostituito in cabina di comando da una piratessa che ne possa ricalcare lo stile e la fama. Il suo nome, secondo alcune voci, corrisponderebbe a Reed, l’ultimo arrivo nel parco a tema di Disneyworld.

Jerry Bruckheimer dovrebbe tornare al timone come produttore. Elliott ha già firmato la storia di La maledizione della prima luna e delle tre successive pellicole Dead Man’s Chest, At World’s End e On Stranger Tides con l’allora partner Terry Rossio.

Pirati dei Caraibi: 10 curiosità sul franchise con Johnny Depp

Fonte: THR

Where’s My Roy Cohn?, recensione del doc di Matt Tyrnaure #RomaFF14

Criptico, scaltro e manipolatore, Roy Cohn è stato una delle figure di spicco del mondo della politica americana dagli anni cinquanta agli anni ottanta. Con il documentario Where’s My Roy Cohn?, diretto dal giornalista e documentarista Matt Tyrnaure, e presentato alla Festa del Cinema di Roma, si riporta alla luce una figura ancora oggi di difficile comprensione nelle sue numerose sfaccettature. Una figura forse poco conosciuta al di fuori dei confini statunitensi, ma che ha contribuito a ridefinire il modo di fare politica a livello mondiale.

Il film ripercorre in ordine cronologico i principali casi a cui si lega il nome di Cohn, dalla condanna a morte per spionaggio contro i Rosenberg alla battaglia anticomunista della commissione McCarthy e sino agli anni in cui divenne avvocato di Donald Trump. Costruito sulla base di interviste a conoscenti, parenti e studiosi, ma anche e soprattutto con materiali d’archivio come vecchi filmati, interviste televisive, immagini e registrazioni, si arriva a delineare un profilo della controversa figura in questione. Il ritratto di Cohn diventa inoltre l’occasione per ricostruire le origini della destra reazionaria contemporanea.

Where’s My Roy Cohn?, attaccare per non essere attaccato

È affascinante ritrovare nel modo di comunicare di Cohn molto dell’attuale linguaggio politico. Un linguaggio aggressivo, intimidatorio, costruito sull’utilizzo spietato del proprio potere. Da ciò che il documentario permette di apprendere, infatti, Cohn ha sempre aspirato ad ottenere il controllo di quanto lo circondava, ponendosi sempre in una situazione di superiorità rispetto all’altro.

Il suo motto era “attaccare per non essere attaccato, non chiedere mai scusa, negare sempre anche davanti alle prove evidenti”. Durante la sua intera vita ha infatti portato avanti con convinzione queste leggi morali, che sa da una parte gli hanno permesso di diventare uno dei più temuti avvocati e strateghi politici, dall’altra lo hanno reso spesso vulnerabile, vittima delle sue stesse menzogne.

Quello di Tyrnauer è un ritratto tutt’altro che neutrale, che mira a mostrare i numerosi aspetti malvagi del personaggio attraverso una sorta di processo postumo. Per quanto classico nella forma e nella struttura, il documentario pone l’accento su precisi dettagli della vita di Cohn, assumendo toni particolarmente incisivi. Per la negatività suscitata dal personaggio, sembrerebbe quasi di star guardando un thriller, alla ricerca dell’indizio che possa smascherare una personalità tanto corrotta come quella dell’avvocato in questione. Nei suoi occhi, in quello sguardo vitreo, in molti affermano infatti sia possibile rintracciare pura malvagità.

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Where’s My Roy Cohn?, ritratto avvincente della vita pubblica e privata

Nel suo ritrarre sotto più punti di vista Cohn, il regista si concentra soprattutto nella scelta di materiali volti a svelarne tanto la vita pubblica quanto quella privata. Oltre ai numerosi casi di cui si è reso protagonista, preponderante è l’aspetto legato all’omosessualità sempre negata di Cohn. Anche attraverso il suo rapporto con questa è possibile conoscere meglio il suo modo di pensare.

Anche sotto il profilo della vita privata si ottengono notevoli sorprese. Se in pubblico Cohn amava dare un’idea composta di sé, nel privato viveva in modo dissoluto. Una dissoluzione che tuttavia gli si è ritorta contro in modo definitivo nel momento in cui contrae l’AIDS, da lui negato fino alla morte.

Per svelare poi l’ombra ancora oggi presente di Cohn sull’attualità, il documentario mostra i suoi rapporti con Donald Trump, e di quanto questi abbia appreso dall’avvocato la spregiudicatezza con cui oggi è celebre. Pur se il coinvolgimento emotivo dello spettatore appare limitato, la condanna portata avanti nel film risulta chiara. Nuovamente viene ribadito quanto il potere nelle mani sbagliate possa essere pericoloso, e Roy Cohn ne è un esempio perfetto.

Waves, recensione del film di Trey Edward Shults #RomaFF14

Waves, recensione del film di Trey Edward Shults #RomaFF14

Waves don’t die, le onde non muoiono, canta Kanye West nella decima traccia di The Life of Pablo, un album che parla di fede, famiglia e del ruolo dell’uomo nero nel mondo occidentale, oscillando tra spavalderia e frammentarietà fino a sconfinare nella paranoia. La copertina, guarda caso, spicca su una delle pareti della camera da letto di Tyler, il protagonista del terzo lungometraggio di Trey Edward Shults: una rappresentazione chiara dell’idea di successo e onnipotenza perpetuata dal rapper di Atlanta e di un nuovo modello di giovane afroamericano che avanza sotto il segno del privilegio e della ricchezza conquistate grazie al sudore dei genitori.

Tyler vive in una grande villa, è la stella della squadra di wrestling della scuola, ha una bellissima ragazza e i capelli tinti di biondo (tanto per ribadire il bisogno di paragonarsi ai bianchi e il fatto che non esiste più differenza), ma per qualche motivo deve continuamente dimostrare e provare agli altri che quel successo è meritato. Una vita apparentemente perfetta può essere distrutta per sempre? Proprio come le onde, quando pensi che si siano ritirate, ne arrivano altre più violente che cancellano ogni cosa.

Waves, tra teen drama e tragedia familiare

Dopo l’intimo ritratto familiare di Krisha (2015) e l’horror postapocalittico di It comes at night (2027), Shults alza la posta in gioco e punta all’impresa, girando un film lunghissimo, con cambi di formato e punti di vista che vuole essere un commento sull’empatia e sull’ interconnessione della natura umana. Siamo davvero tutti parte di un disegno e le decisioni che prendiamo, giuste o sbagliate, influenzano l’esperienza delle persone intorno a noi?

Waves è racconto universale e cronaca privata, che inizia nei classici – ma anche distorti – schemi del teen drama, girato come una puntata di Euphoria, per poi diventare tragedia familiare, e similmente alla serie di Sam Levinson, la forma, la musica e l’estetica riflettono uno stato d’animo e sono un mezzo per restituire le gioie e i dolori dei personaggi. I paesaggi sensuali della Florida, la gioventù, l’entusiasmo, un infortunio, la fidanzata incinta, il futuro che va a rotoli: c’è un film su Tyler e un film su coloro che proveranno ad andare avanti.

Waves “verso” la meraviglia

La sicurezza con cui il regista gira e, attraverso il montaggio e le note di Trent Raznor e Atticus Ross (più brani del già citato Kanye West, Kendrick Lamar, Radiohead e Frank Ocean), introduce la sequenza d’apertura è da brividi. Un disagio misto a eccitazione di movimenti senza tregua che cresce preannunciando guai; come se volesse riprodurre il rumore dell’onda che va a infrangersi sullo scoglio, o farci sentire in bilico a bordo di uno strapiombo con la voglia di spiccare il volo.

Shults fa girare vorticosamente la macchina da presa, ci investe della rovina del protagonista che è causa del suo male e di quello che arreca al padre, alla matrigna, alla sorella, e fino a quando mantiene l’attenzione su di lui, Waves viaggia sui binari della meraviglia (e “verso” la meraviglia, citando il titolo dell’opera del maestro che l’ha tenuto a battesimo sul set, Terrence Malick). Lentamente, quando si apre ad altre prospettive giocando con i formati, perde il focus e sfalda la tensione costruita fino a quel punto, tra strascichi del cinema di Barry Jenkins e la volontà di osare senza avere ancora la maturità per toccare la cima.

The Vast of Night, recensione del film di Andrew Patterson #RomaFF14

La camera da presa esce con eleganza dalla centralina telefonica dove lavora la giovane Fay e si muove indipendente e minacciosa tra le strade della silenziosa città. La sua corsa appare inarrestabile, animata di vita propria, accompagnata da una cupa e incalzante colonna sonora. Con grande virtuosismo entra all’interno di una palestra dove si svolge un importante partita di pallacanestro.

Si sofferma per qualche istante su questa. Poi, oltrepassando una finestra, è di nuovo è sulla strada. Presenza inquieta ed inquietante, si dirige senza sosta alla stazione radio dove incontriamo Everett, l’altro protagonista di The Vast of Night. Basterebbe questo straordinario piano-sequenza a raccontare tutto del film dell’esordiente Andrew Patterson.

Presentanto al Festival di Toronto, e successivamente nella sezione “Tutti ne parlano” della Festa del Cinema di Roma, il film porta un chiaro omaggio alla serie televisiva di culto Ai confini della realtà e ai racconti fantascientifici dello scrittore H. G. Wells, costruendo da queste basi propria originalità e forte attrattiva. Protagonisti del film sono Fay (Sierra McCormick) e Everett (Jake Horowitz), i quali durante una sera d’estate, mentre gli abitanti di Cayuga sono radunati per una partita di pallacanestro, scoprono sulle onde radio della cittadina una misteriosa e agghiacciante frequenza. I due inizieranno così ad investigare sulla sua origine, cambiando per sempre le loro esistenze.

The Vast of Night: si ha più paura di ciò che si sente ma non si vede

Il film diretto da Patterson dimostra profonda devozione verso quell’immaginario fantascientifico edificato nel corso degli anni cinquanta tramite il cinema, la letteratura e la televisione. Lo dimostra a tal punto da introdurre la macchina da presa, e con lei lo spettatore, proprio all’interno di un televisore d’epoca, il quale trasmette un programma fantascientifico la cui puntata del giorno porta lo stesso titolo della pellicola.

Da qui ha inizio il film, costruito attraverso una messa in scena che mira a tenere lo sguardo dello spettatore costantemente stregato dallo schermo, stordito dai rapidi scambi di battute e i dispersivi spostamenti nello spazio. Il regista utilizza la camera per pedinare i suoi personaggi, con una costruzione dell’inquadratura che suggerisce davvero la presenza di un occhio esterno che osserva gli eventi da lontano. Qualcosa di invisibile, percepibile soltanto attraverso l’udito.

Si entra nel vivo nel momento in cui la giovane Fay, al lavoro nella sua postazione di centralinista, scopre la misteriosa frequenza, ricevendo inoltre numerose chiamate di persone allarmate da qualcosa avvistato nel cielo. Con un unico, lungo, primo piano della ragazza in ascolto, e senza mostrare altro che questo, il regista riesce a costruire un crescente senso di inquietudine ed oppressione. Non si vede nulla, ma è ciò che sentiamo a rendere il tutto più vivo e minaccioso.

Un trucco particolarmente vincente, accentuato dal contrasto tra l’ambiente cupo e ristretto nel quale si trovano i protagonisti, e noi con loro, in confronto alla vastità degli spazi aperti e dell’intero universo. Una costruzione della messa in scena che il regista ripropone più volte in modi sempre nuovi. Passando la palla da Fay ad Everett, è ormai indubbio il ruolo privileggiato riservato all’atto dell’ascoltare, a cui si affiancano idee di regia in grado di aggiungervi valore.

Dall’interno della stazione radio si concretizza il terrore che sempre più si fa spazio nella storia, rivisitato attraverso il media della radio e del suo potenziale, ben noto già ad Orson Welles quando nel 1938 terrorizzò gli USA con la sua realistica lettura del romanzo La guerra dei mondi.

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The Vast of Night, l’esordio di un talento da tenere d’occhio

È indicativo come proprio nel momento in cui la minaccia acquisisce un nome, “le persone dal cielo”, essa diventi progressivamente meno inquietante. Nell’avvicinarsi al finale, diventando sempre più concreta, questa sembra perdere quell’aura di mistero che l’aveva caratterizzata fino a quel momento. Una risoluzione inevitabile forse, che mantiene ad ogni modo il suo fascino pur sgonfiando in parte quanto fino a quel momento costruito.

Ciò tuttavia non intacca il valore del film. Impreziosito anche dalle ottime prove attoriali dei due protagonisti, nella sua interezza The Vast of Night dimostra le capacità narrative e di costruzione dell’immagine di Patterson. Un talento capace di prendere una storia tutt’altro che originale e di renderla tale, tanto da un punto di vista visivo quanto uditivo.

Ron Howard: intervista al regista del documentario su Pavarotti

Ron Howard: intervista al regista del documentario su Pavarotti

In occasione della presentazione alla Festa del Cinema di Roma 2019, ecco la nostra intervista a Ron Howard, regista di Pavarotti, il documentario sulla leggenda della lirica mondiale.

Pavarotti è il secondo documentario che il regista premio Oscar Ron Howard dedica a grandi miti della musica. Nel 2016 era toccato ai Beatles, con The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years, mentre viene ora presentato alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma il film sulla vita del celebre tenore italiano.

Tra i temi centrali del film vi è quello della famiglia, grande e insostituibile valore nella vita di Pavarotti, che nel film appare ricorrente attraverso interviste alle due mogli e alle tre figlie. “La storia della famiglia è la chiave del film, quella con cui è possibile identificarsi di più. Questa gli ha dato tutto, e lui si è sempre speso molto per i suoi cari. Era un uomo generoso, ma portava negli occhi anche il dolore per la convinzione di non essere stato il padre che avrebbe voluto essere. Credo che da simili sofferenze possa nascere la vera arte, e Pavarotti ne è un esempio perfetto.”

Pavarotti, il documentario evento sulla superstar internazionale che ha trasformato il mondo dell’Opera, arriverà nei multisala The Space Cinema solo per tre giorni il 28, 29 e 30 ottobre. Lo speciale contenuto racconta la storia, la voce, i segreti che hanno reso Luciano Pavarotti una leggenda, ripercorrendo il suo incredibile percorso, da figlio di un fornaio a stella dei palcoscenici mondiali capace di trasformare per sempre l’universo operistico.

Il documentario firmato dal regista premio Oscar Ron Howard, è realizzato con filmati inediti e immagini delle performance più iconiche del tenore che offrono un ritratto intimo ed emozionante dell’artista e dell’uomo, diventato il più amato cantante d’opera di tutti i tempi con oltre 100 milioni di dischi venduti nel corso della sua carriera. Ron Howard ha scelto un approccio intimo per raccontare la storia del tenore andando oltre l’iconica figura pubblica per svelare l’uomo. Grazie all’accesso esclusivo agli archivi di famiglia e al vasto materiale musicale ripreso dal vivo, il documentario evento fa emergere la storia personale dell’artista e attraverso le immagini e la musica di Pavarotti, gli spettatori viaggeranno in tutto il mondo in compagnia del tenore conoscendo l’artista sensibile e l’uomo.

Suicide Squad: David Ayer rivela i look inediti di Margot Robbie

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Suicide Squad: David Ayer rivela i look inediti di Margot Robbie

Arrivano direttamente da David Ayer alcuni scatti inediti di Margot Robbie nei panni di Harley Quinn e scartati dalla versione finale di Suicide Squad, il cinecomic del 2016 che ha definitivamente consacrato l’attrice australiana. Il regista ha infatti diffuso tramite il suo profilo Instagram alcune foto che la ritraggono con i costumi del personaggio poco prima dell’inizio della lavorazione del film.

Secondo Ayer, i look “fanno parte di un vasto processo di trucco e guardaroba che ha visto Margot sopportare tentativi ed errori infiniti per arrivare al perfetto aspetto finale di Harley.

Margot Robbie tornerà nei panni di Harley Quinn in Birds of Prey, spinoff diretto da Cathy Yan in arrivo nelle sale il 7 febbraio 2020. Nel cast anche Mary Elizabeth Winstead, Jurnee Smollett-Bell (rispettivamente Cacciatrice e Black Canary), Rosie Perez (Renee Montoya) e Ella Jay Basco (Cassandra Cain). Ewan McGregor interpreta invece uno dei due principali villain del film, Maschera Nera, alter ego di Roman Sionis. Chi conosce i fumetti lo ricorderà come uno dei più grandi nemici di Batman (negli anni Ottanta esplose proprio come nemesi del Cavaliere Oscuro) nonché temibile boss mafioso di Gotham City.

Leggi anche – Birds Of Prey: tutti gli easter egg presenti nel trailer

La prima sinossi del film riporta: Dopo essersi separata da Joker, Harley Quinn e altre tre eroine – Black Canary, Cacciatrice e Renee Montoya – si uniscono per salvare la vita della giovane Cassandra Cain da un malvagio signore del crimine.

Prossimamente sarà invece sul set di The Suicide Squad, riavvio della celebre Task Force della DC Comics affidato a James Gunn con alcuni membri del cast originale e moltissimi volti nuovi. Della trama sappiamo pochissimo, così come sono ancora da definire i personaggi che figureranno in questa elettrizzante avventura.

Vi ricordiamo che il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi and John Cena. Other cast additions include Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Nova poteva essere in Infinity War e Endgame

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Nova poteva essere in Infinity War e Endgame

Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame hanno visto riuniti sul grande schermo quasi tutti i personaggi dell’universo cinematografico Marvel introdotti da Iron Man del 2008 fino a oggi. Tra questi, uno molto atteso dai fan avrebbe potuto debuttare proprio nel corso di questi due film, come rivelato di recente dagli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely, ovvero Richard Rider aka Nova.

Nel grande manifesto che avevamo realizzato per Infinity War e Endgame c’era ogni possibile trama che avrebbe offerto uno sguardo su tutto ciò che ruotava intorno all’universo, il che includeva Nova e il supercomputer senziente di Xandar Worldmind” raccontano Markus e McFeely. “Eravamo diretti in quella concezione, con Nova che sarebbe stato l’araldo, non diversamente da Hulk, sostituendo Silver Surfer, come unico membro dei Nova Corps che sopravviveva all’attacco di Thanos. La Worldmind sarebbe stata doppiata da Glenn Close e Richard Rider sarebbe poi arrivato sulla terra.

Negli ultimi mesi si è parlato spesso del possibile arrivo di Nova nel MCU, suggerito anche dalle parole del presidente dei Marvel Studios Kevin Feige a proposito dei piani sul personaggio, e da quanto riportato dal sito MCU Cosmic in via non ufficiale, sembrerebbe tutto pronto per accogliere il razzo umano nella Fase 5 insieme a Blade, Fantastici Quattro e X-Men.

Leggi anche – Nova: il personaggio debutterà nella Fase 5 del MCU?

A quanto pare un adattamento interamente dedicato a Richard Rider è in sviluppo da diversi anni, ma le fonti non specificano se si tratterà di un film o di un’altra serie televisiva destinata a Disney +. Per ora sappiamo che l’unico titolo confermato per la prossima Fase dell’universo cinematografico è Black Panther 2, che uscirà nelle sale il 6 maggio 2022.

Vi ricordiamo che un dettaglio presente in una scena di Spider-Man: Far From Home aveva in qualche modo anticipato il discorso su Nova e sulla sua “esistenza” nel MCU, perché sull’aereo che porta Peter Parker e i compagni a Venezia uno dei documentari selezionabili riportava il nome del personaggio con una locandina che presentava la foto del fisico Erik Selvig (interpretato da Stellan Skarsgård).

Che si trattasse di un semplice easter egg o di un’anticipazione dell’arrivo del film resta un mistero, tuttavia è evidente che i Marvel Studios amano seminare nel corso dei loro cinecomic piccoli indizi su storie e personaggi dei fumetti, alcuni dei quali nemmeno sfruttati in futuro. Tempo fa era stato lo stesso Feige a rivelare che Richard Rider figurava tra i supereroi con il “potenziale più immediato” per via della sua connessione con l’universo dei Guardiani della Galassia e per gli spunti interessanti provenienti dai fumetti originali.

Fonte: Comicbook

MCU: 10 crossover che vorremmo vedere al cinema

MCU: 10 crossover che vorremmo vedere al cinema

La Fase 4 del MCU è alle porte, come l’arrivo delle serie di Disney + che connetteranno ancora di più i vari personaggi e rispettivi universi. E se questa fosse l’occasione giusta per avviare i tanto amati crossover, facendo incontrare supereroi del piccolo schermo come Daredevil e del grande schermo come Spider-Man?

Ecco quelli che vorremmo vedere sviluppati in futuro:

Daredevil e Spider-Man

Daredevil

Peter Parker e Charlie Cox sono una coppia con un potenziale incredibile da approfondire al cinema, e nel prossimo film di Spider-Man già confermato per il 2021 l’avvocato difensore di Hell’s Kitchen potrebbe essere coinvolto nella difesa dell’eroe smascherato alla fine di Far From Home da Mysterio.

Cloak e Luke Cage

Sappiamo quanto Cloak ammiri Luke Cage e cosa rappresenti per lui, come testimoniato dalla sua serie tv in cui si dice che Cage è una fonte di ispirazione per i giovani afroamericani. Dunque perché non ipotizzare un crossover con i due personaggi che insieme combattono il crimine?

Doctor Strange e Nico

Doctor Strange e Nico dei Runaways sono al momento i maghi più potenti del MCU. Al contrario dello stregone però, l’eroina percorre un sentiero molto più oscuro e usa la sua magia in modi spericolati, quindi sarebbe interessante vederli interagire come maestro e allieva e imparare l’uno dall’altro a gestire le loro capacità.

Kingpin e Spider-Man

spider-man homecoming kingpin

Portare Kingpin nell’universo cinematografico Marvel sarebbe un azzardo e al tempo stesso una mossa brillante per Kevin Feige e il suo team. Il personaggio è stato ben accolto dagli spettatori della serie Netflix su Daredevil, e tutti vorrebbero vedere questo criminale confrontarsi con l’arrampicamuti.

Colleen Wing e Shang-Chi

Colleen Wing è unì esperta di arti marziali e una delle più potenti combattenti dell’universo Marvel, e molte delle sue caratteristiche la mettono in contrapposizione con il maestro del kung fu Shang-Chi, prossimo al suo ingresso nel MCU. I due personaggi formerebbero un team praticamente perfetto, a cavallo tra America e Asia, sfruttando la stessa chimica che hanno nei fumetti.

Jessica Jones e Captain Marvel

Jessica Jones e Captain Marvel sono personaggi a loro modo speculari. Entrambe credono fermamente in ciò che fanno sebbene i loro percorsi siano molto diversi. Carol Danvers è una supereroina che ha acquisito i suoi poteri nello spazio e opera lontano dalla Terra, mentre Jessica Jones è più una vigilante e detective di strada. In ogni caso sarebbe interessante vederle insieme nella stessa storia.

Occhio di Falco e Bullseye

Clint Barton è il miglior arciere dell’universo Marvel, ma c’è qualcuno che potrebbe tenergli testa con un’altra arma: Bullseye. Il killer psicopatico potrebbe consacrarsi come miglior tiratore sulla Terra, e mettere i due in una situazione in cui devono provare le loro affermazioni sarebbe un’opportunità ideale per qualsiasi sceneggiatore.

Quake e Guardiani della Galassia

james gunn guardiani della galassia vol. 3

Daisy Johnson e i Guardiani della Galassia hanno poco in comune e un crossover tra questi personaggi potrebbe sembrare azzardato. La prima, meglio conosciuta come Quake , è effettivamente in grado di rintracciare le sue radici nella razza aliena, e come i Guardiani condivide un odio per i Kree. L’esperienza nello S.H.I.E.L.D. unita a quella di Groot e Rocket consentirebbe alla squadra di combatterli come si deve…

Hulk e She-Hulk

Un crossover del genere è tornato in cima alle previsioni dopo la conferma dell’arrivo di una serie su She-Hulk su Disney +. Sappiamo che Jennifer Walters è la cugina di Bruce Banner, e che solitamente sceglie di rimanere nella sua forma bestiale proprio come l’ultima apparizione dell’eroe in Endgame. Sarà davvero così e li vedremo presto insieme?

Phil Coulson e gli Avengers

captain marvel

L’agente Phil Coulson è morto davanti ai Vendicatori nel film del 2012, e nessuno di loro sa come ha fatto il personaggio a sopravvivere e a tornare al lavoro con lo S.H.I.E.L.D. Questo universo si merita una degna risposta e una conclusione che dia a Coulson i riflettori che gli spettano.

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Fonte: Screenrant

Avengers: Infinity War, ecco la scena con Cap che non vedremo mai

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La versione homevideo di Avengers: Infinity War presentava, nella sua ricca selezione di extra, anche diverse scene eliminate, tuttavia grazie ai commenti degli sceneggiatori del film Christopher Markus e Stephen McFeely, abbiamo scoperto che per per l’epica anticamera di Endgame erano state scritte altre sequenze mai girate dai fratelli Russo perché giudicate poco in linea con il tono generale. Tra queste una contemplava addirittura l’apparizione del Tribunale Vivente, l’entità onnipotente che nei fumetti viene incaricata dal Supremo di controllare e mantenere l’equilibro tra le diverse realtà che costituiscono il multiverso Marvel.

Quella di cui hanno parlato di recente Markus e McFelly con David Griffin di IGN riguarda invece Captain America e i Secret Avengers, comparsi all’inizio del film:

L’abbiamo scritta, ma non l’abbiamo girata. Era parte integrante di tutto ciò che ritenevamo sbagliato, in termini di tempo, sul riprendere le sorti dei personaggi prima dell’arrivo di Thanos. Fondamentalmente era una scena con Vedova Nera, Falcon e Cap che si nascondevano dopo la guerra civile e avevano appena combattuto contro dei criminali, con Steve che mangiava purè di patate e Sam che gli diceva ‘Stai perdendo sangue nel tuo purè’. Ricordo che Kevin Feige ci disse che quella frase era troppo…

Avengers: Infinity War, l’omaggio ai fumetti dei Guardiani che non avete notato

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Un anno dopo la folle corsa agli Oscar di Black Panther (il primo cinecomic della storia ad essere candidato nella categoria Miglior Film capace di conquistare ben tre statuette) Disney e Marvel Studios lanciano ufficialmente la campagna a sostegno di Avengers: Endgame.

Film evento del decennio, Avengers: Endgame è riuscito in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man riunendo sul grande schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima alla classifica Avatar di James Cameron.

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Fonte: IGN

Zombieland: Doppio Colpo, il regista ha un’idea per lo spinoff

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Zombieland: Doppio Colpo, il regista ha un’idea per lo spinoff

Dieci anni dopo l’uscita del primo film, Ruben Fleischer è tornato dietro la macchina da presa di Zombieland – Doppio Colpo, il sequel che vede di nuovo protagonisti Emma Stone, Woody Harrelson, Jesse Eisenberg e Abigail Breslin più la new entry Zoey Deutch. E proprio riguardo l’ultima arrivata nel cast, il regista sembrerebbe aver sviluppato già un’idea per un potenziale spinoff del franchise dedicato al suo personaggio, la svampita e divertente Madison.

Questo è ciò che ha raccontato Fleischer in un’intervista con l’Hollywood Reporter:

Mi piacerebbe realizzare un film indipendente su Madison. Quindi credo non ci resti che scrivere la storia. Sarebbe una cosa interessante da scoprire, anzi, penso che in realtà sarebbe stata ottima per la scena post-credits in cui Madison e Berkeley si trovano a Babilonia e si comportano in modo piuttosto stupido insieme.

Come svelato dalle recensioni della stampa americana, il film prevede già una scena dopo i titoli di coda, di cui ovviamente non vi sveleremo il contenuto. Nel sequel faremo la conoscenza di Madison, nuova fidanzata di Columbus dopo la rottura con Wichita.

Zombieland: Doppio Colpo, ecco le prime reazioni della stampa

Diretto ancora una volta da Ruben Fleischer (Venom), Zombieland – Doppio Colpo è atteso nelle nostre sale il 14 Novembre. Nel cast torneranno i veterani Jesse EisenbergWoody HarrelsonEmma Stone e Abigail Breslin riprendendo i rispettivi ruoli del film originale, insieme a Zoey Deutch e Dan Aykroyd.

La sceneggiatura è stata firmata da Dave Callaham (Godzilla, Wonder Woman 1984) con Paul Wernick e Rhett Reese (Deadpool, Deadpool 2), mentre le riprese si sono svolte nei mesi scorsi a Los Angeles. Per quanto riguarda la trama – ancora avvolta nel mistero – sappiamo che dovrebbe riprendere le sorti dei quattro protagonisti (Columbus, Tallhassee, Witchita e Little Rock) immersi in un mondo dove l’apocalisse zombie si è evoluta.

Fonte: THR

Benedict Cumberbatch e la critica ai cinecomic: “Spero che non abbiano il monopolio”

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La polemica scatenata dai commenti di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola sui film Marvel ha provocato le risposte di tante personalità legate all’universo dei cinecomic, da James Gunn a Sebastian Stan passando per Edward Norton, con punti di vista diversi sulla questione e un ragionamento che va oltre il semplice scontro tra gusti artistici. Di recente anche Benedict Cumberbatch – Doctor Strange nel MCU – ha espresso la sua opinione in merito durante il programma radio di Jenny McCarthy:

So che ultimamente ci sono stati molti dibattiti in seguito alle dichiarazioni di grandi registi secondo i quali questi franchise cinematografici stanno prendendo il controllo di tutto. Ma fortunati noi attori che arriviamo a entrambi i tipi di varietà di produzioni con budget differenti. E sono d’accordo col dire che non è giusto che ci sia un re che monopolizzi tutto e abbia il controllo. Spero che non sia così, e da parte nostra dovremmo davvero continuare a supportare i cineasti d’autore ad ogni livello.

Cumberbatch è sembrato molto più neutrale dei colleghi, forse perché nella sua carriera è riuscito ad alternare ruoli in celebri blockbuster con altri in produzioni a basso budget e con ambizioni artistiche sicuramente lontane da quelle dei cinecomic dello studio.

L’ultimo a esporre la propria idea sulla querelle tra gli autori della New Hollywood e i titoli dei Marvel Studios è stato Olivier Assayas, ospite ieri alla Festa del Cinema di Roma, spiegando che per lui Non è tanto una questione ideologica quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre amato il cinema popolare americano e, per semplificare il mio discorso, direi che quel cinema non è mai stato così stupido come è diventato oggi. Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni. Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi con personaggi come Captain America o Thor“.

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Fonte: Jenny McCarthy tv

Il RE: trailer italiano del film Netflix con Timothée Chalamet

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Il RE: trailer italiano del film Netflix con Timothée Chalamet

Netflix ha diffuso il trailer ufficiale di Il Re, il nuovo film originale con protagonisti Timothée Chalamet, Joel Edgerton, Sean Harris, Tom Glynn-Carney, Lily-Rose Depp, Thomasin McKenzie con Robert Pattinson e Ben Mendelsohn.

Il film debutterà su Netflix dal 01 Novembre 2019.

 

Il Re, la trama

Il principe ribelle Hal (Timothée Chalamet) volta le spalle alla casa reale e vive tra la gente comune, ma alla morte del tirannico padre viene incoronato re Enrico V e non riesce più a sfuggire al suo destino. Ora il giovane re deve confrontarsi con gli intrighi di palazzo, il caos e la guerra che il padre gli ha lasciato in eredità e il passato che ritorna, in particolare nei panni del cavaliere alcolizzato John Falstaff (Joel Edgerton), suo grande amico e mentore. Diretto da David Michôd e cosceneggiato da Egerton e Michôd, IL RE ha tra i suoi interpreti Sean Harris, Ben Mendelsohn, Robert Pattinson e Lily-Rose Depp.

Diretto da: David Michôd
Scritto da: David Michôd e Joel Edgerton
Prodotto da:
Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Liz Watts, David Michôd e Joel Edgerton
Direttore della Fotografia:
Adam Arkapaw
Scenografie: Fiona Crombie
Montaggio: Peter Sciberras 

Costumi: Jane Petrie
Musiche: Nicholas Britell

Netflix è il più grande servizio di intrattenimento via Internet del mondo, con oltre 151 milioni di abbonati paganti in oltre 190 paesi che guardano serie televisive, documentari e film in un’ampia varietà di generi e lingue. Gli abbonati possono guardare tutto ciò che vogliono in qualsiasi momento, ovunque e su ogni schermo connesso a Internet. Possono mettere in pausa e riprendere la visione a piacimento, senza interruzioni pubblicitarie e senza impegno.

Olivier Assayas alla Festa di Roma: critica, serialità e Nouvelle Vague #RomaFF14

La storia del cinema francese definita da scrittori che sono poi diventati registi mi ha sicuramente influenzato, ma penso che l’esempio della Nouvelle Vague si stia perdendo: non c’è più voglia di scrivere, né di fare film“. Sarà questo il tema dell’incontro di oggi pomeriggio tra il pubblico e Olivier Assayas, arrivato nella capitale per la quattordicesima edizione della Festa di Roma; critico per i Cahiers du cinéma dal 1980 al 1985, poi autore di pellicole acclamate come Qualcosa nell’aria (Après Mai), Sils Maria e Personal Shopper (in entrambi ha diretto Kristen Stewart), Assayas parte dall’esperienza di scrittore analizzando la sua crescita personale:

Scrivevo perché volevo avvicinarmi al mezzo cinema, e per me la scrittura è stato un modo di apprendere nella miglior scuola possibile insieme alle penne meravigliose dei Cahiers. Tra loro ero il più giovane, ascoltavo e volevo capire come si faceva il cinema. Fino ad allora avevo una conoscenza molto più tecnica e pratica e poco teorica…se inizio a guardare un film in veste di regista, è un fallimento completo [ride], quando invece lo guardo con gli occhi del critico è ancora peggio. Vorrei poter essere semplicemente uno spettatore che ha il piacere di capire di cosa si sta parlando.

Ma che rapporto ha adesso con la critica? “Purtroppo la leggo raramente, perché so che influenzerebbe il mio lavoro, Credo che il cinema si debba imparare grazie alla critica e alla teoria, ma che poi bisogna liberarsene. Se realizzi un film pensando a cosa scriverà la critica sei perso… Devi sempre seguire il tuo intuito di regista, perché è ciò che ti farà andare avanti. Anche prendendo una decisione opposta a quella che i critici di aspettano da te.”

Olivier Assayas ospite della Festa del Cinema di Roma

Obbligatoria la domanda sull’eredità della Nouvelle Vague e su cosa sia rimasto del movimento. La risposta del regista è esaustiva e appassionata: “La Nouvelle Vague non ha inventato ma teorizzato la questione della libertà, definendo il fatto che un regista poteva avere la stessa libertà di uno scrittore che non bada alle regole dell’industria. Nel cinema questo concetto corrisponde alla possibilità di produrre film con meno soldi e più libertà, inventando l’arte cinematografica. E quando si parla dell’eredità del movimento, penso che abbia investito non soltanto il panorama francese, ma anche quello internazionale, nel modo in cui generazioni di registi di tutto il mondo hanno abbracciato questa idea di cinema diverso. Cosa rimane? Tutto, perché oggi io non farei film, o forse li farei in modo diverso se non ci fosse stata la Nouvelle Vague, quel sogno di cinema artistico e non industriale, e quella protezione del cinema libero.

E a chi gli chiede se abbia la critica abbia ancora un’importanza sociale e culturale per il grande pubblico, Assayas commenta che ci sono tanti modi per riflettere sull’argomento:Il primo parte dalla definizione stessa di critico, che per me differisce molto dall’opinione che ha il grande pubblico, ovvero quella figura che mette stelline e punteggi al film. La scrittura sul cinema è una cosa diversa, e in questo senso penso di essere stato maggiormente influenzato da quella tipologia di testo, cioè i saggi sul cinema, che definisco come il mezzo perfetto per far dialogare persone e arte. Oggi più che mai c’è bisogno di quel dialogo con il proprio tempo, quindi le riflessioni dei critici potrebbero aiutare i registi, perché sono letture utili e importanti.”

Assayas e il ruolo della critica ai tempi del web

Faccio una divisione netta tra la critica delle stelle alla trip advisor e quella forma di scrittura che riflette sul senso del fare cinema oggi. L’altro modo è pensare alla dimensione dell’internet, perché rispetto al passato la riflessione è migrata dalla stampa al virtuale. Si scrive molto più di cinema oggi di quanto se ne scriveva anni fa. Quando ero giovane c’era la stampa cinefila francese e la critica influente dei quotidiani come Le Monde, tutte testate culturali che dedicavano uno spazio al cinema. L’opinione generale veniva definita da riviste cinefile dove scrivevano decine di redattori, e oggi purtroppo hanno perso la loro importanza perché la scrittura è diventata accessibile, oltre che gratuita, grazie a internet, e la cultura cinematografica non è più unificata ma sempre più ampliata […]

[…] Adesso ogni individuo può costruire un rapporto specifico con il cinema ed esprimere il suo giudizio cercando sul web ciò che gli piace, i ragazzi inventano il loro rapporto con l’arte e non sono d’accordo con chi sostiene che stiamo vivendo un disastro perché gli studenti non hanno visto i film di Murnau. Sicuramente però hanno visto tante altre cose, molte di più di quante ne vedevo io alla loro età.

Non manca nemmeno l’opinione su uno dei dibattiti più accesi degli ultimi anni: è vero che la sala sta morendo e che la serialità è la forma migliore di narrazione? “Per me il concetto di sala si collega a qualcosa di primordiale, nel senso che si è sempre detto che il cinema è in crisi per colpa della televisione, mentre è evidente che non è stato così. Oggi, almeno in Francia, stanno costruendo tanti multiplex per una ragione semplice: gli spettatori sono giovani e i giovani amano l’esperienza collettiva del cinema, uscire di casa con gli amici e la forma di divertimento più accessibile e meno costosa è il cinema. Sfortunatamente questi spettatori si stanno interessando ad una forma limitata del cinema, ovvero i blockbuster e i film Marvel, le commedie o i film d’animazione, definiti come un cinema meno ambizioso artisticamente e intellettualmente.

Per quanto riguarda la serialità, la questione è più complessa. Non sono un fanatico delle serie, anzi non le guardo affatto, dunque tutto quello che dirò è limitato dalla mia ignoranza. Penso che offra la possibilità di lavorare su un formato più lungo, e la tv mi ha dato la libertà di realizzare Carlos che era un film di cinque ore e mezzo, sebbene non l’abbia mai considerato come una serie. Nello stesso modello credo rientri Fanny e Alexander di Ingmar Bergman…Però un’altra riflessione che bisogna fare è sulla dipendenza che la serialità crea negli spettatori. La ragione per cui non mi interessa e per cui non guardo molta tv. E non capisco gli amici che ne guardano tante…quando trovi il tempo per dormire, per vivere, per leggere un libro o andare ad un museo“.

Assayas sui film Marvel: “Hanno smarrito tutto quello che mi piaceva dei fumetti”

Assayas conclude esprimendo il suo personale parere sulla polemica degli esponenti della New Hollywood (Scorse e Coppola) contro i cinecomic: Per me non è tanto una questione ideologica quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre amato il cinema popolare americano e, per semplificare il mio discorso, direi che quel cinema non è mai stato così stupido come è diventato oggi” spiega il regista francese. Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni. Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi con personaggi come Captain America o Thor.

“Non riesco davvero a prenderli sul serio o a interessarmi, cosa che non succedeva quando andavo a vedere film di fantascienza da ragazzo. All’epoca mi sembravano molto più originali e complessi“, conclude Assayas. “Oggi non trovo un singolo regista che riesca a far emergere la sua voce attraverso queste pellicole. In questo senso, l’invasione nei cinema di prodotti sostenuti da una potenza economica incredibile e questo rapporto industriale di marketing sta promuovendo l’idea di un cinema che è solo prequel, sequel, spin off e universi indipendenti…Qualcosa insomma di industriale che ha anche a che vedere con la manipolazione di massa. E a parlare è un amante dei fumetti cresciuto con queste storie e appassionato del cinema popolare americano. Credo che qualcosa si sia perso lungo la strada.

Olivier Assayas sui film Marvel: “Hanno smarrito la ricchezza dei fumetti”

Ospite della Festa del cinema di Roma 2019, dove oggi pomeriggio sarà protagonista di un incontro con il pubblico, Olivier Assayas ha espresso la sua opinione in merito alla querelle scatenata dai commenti di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola sui film Marvel, giudicati duramente dai due autori.

Per me non è tanto una questione ideologica quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre amato il cinema popolare americano e, per semplificare il mio discorso, direi che quel cinema non è mai stato così stupido come è diventato oggi” spiega il regista francese.

Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni. Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi con personaggi come Captain America o Thor“.

Non riesco davvero a prenderli sul serio o a interessarmi, cosa che non succedeva quando andavo a vedere film di fantascienza da ragazzo. All’epoca mi sembravano molto più originali e complessi“, conclude Assayas. “Oggi non trovo un singolo regista che riesca a far emergere la sua voce attraverso queste pellicole. In questo senso, l’invasione nei cinema di prodotti sostenuti da una potenza economica incredibile e questo rapporto industriale di marketing sta promuovendo l’idea di un cinema che è solo prequel, sequel, spin off e universi indipendenti…Qualcosa insomma di industriale che ha anche a che vedere con la manipolazione di massa. E a parlare è un amante dei fumetti cresciuto con queste storie e appassionato del cinema popolare americano. Credo che qualcosa si sia perso lungo la strada.

Wonder Woman 1984: Patty Jenkins conferma il ruolo di Pedro Pascal

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Patty Jenkins potrebbe aver confermato il ruolo misterioso di Pedro Pascal in Wonder Woman 1984, sequel che arriverà nelle sale a giugno 2020 e che sarà ambientato negli anni Ottanta. Il tweet della regista, che trovate qui sotto, ci mostra infatti il Maxwell Lord dei fumetti DC, personaggio creato da Keith Giffen, J.M. DeMatteis e Kevin Maguire come astuto e potente uomo d’affari fondamentale per la formazione della Justice League International.

In realtà l’ipotesi che l’attore potesse calarsi nei panni di Maxwell era già stata avanzata mesi fa dal sito SuperBroMovies, suggerendo che gli sviluppi della trama l’avrebbero portato a desiderare poteri divini. Forse li otterrà grazie a Cheetah, la villain annunciata, e sarà proprio lui a risvegliare Steve Trevor dal mondo dei morti?

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Vi ricordiamo che Wonder Woman 1984 uscirà il 6 giugno 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale”, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendo Wonder Woman 1984 “la prossima iterazione della supereroina”.

Il film racconterà un lasso di tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi. Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le corde del cuore.

L’ordine cronologico del personaggio è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redidivo Steve Trevor) e Pedro Pascal.

Gli Anni più belli: prime scene dal film di Gabriele Muccino

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Gli Anni più belli: prime scene dal film di Gabriele Muccino

01 Distribution annuncia Gli Anni più belli, il nuovo film diretto e scritto da Gabriele Muccino e con protagonisti Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria.

Gli Anni più belli arriverà al cinema dal 13 febbraio 2020 al cinema! Una produzione Lotus Production una società di Leone Film Group con Rai Cinema in associazione con 3 Marys Entertainment. Fanno parte del cast anche: Nicoletta Romanoff, Emma Marrone, Alma Noce, Francesco Centorame, Andrea Pittorino, Matteo De Buono, Francesco Acquaroli, Mariano Rigillo, Paola Sotgiu, Fabrizio Nardi.

Gli Anni più belli: teaser trailer

Gli Anni più belli: trama

“Gli Anni Più Belli” è la storia di quattro amici Giulio (Pierfrancesco Favino), Gemma (Micaela Ramazzotti), Paolo, (Kim Rossi Stuart), Riccardo (Claudio Santamaria), raccontata nell’arco di quarant’anni, dal 1980 ad oggi, dall’adolescenza all’età adulta. Le loro speranze, le loro delusioni, i loro successi e fallimenti sono l’intreccio di una grande storia di amicizia e amore attraverso cui si raccontano anche l’Italia e gli italiani. Un grande affresco che racconta chi siamo, da dove veniamo e anche dove andranno e chi saranno i nostri figli. È il grande cerchio della vita che si ripete con le stesse dinamiche nonostante sullo sfondo scorrano anni e anche epoche differenti. Il titolo riprende il brano inedito di Claudio Baglioni e la colonna sonora del film è di Nicola Piovani.

Hocus Pocus: il sequel è in sviluppo per Disney +

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Hocus Pocus: il sequel è in sviluppo per Disney +

Come riportato in esclusiva da Collider, il sequel di Hocus Pocus è ufficialmente in sviluppo e arriverà sulla piattaforma streaming di Disney +. La sceneggiatura è stata affidata a Jen D’Angelo (Workaholics, Happy Together). Diverse fonti sostengono che la produzione dovrebbe far tornare il cast originale, ovvero Bette Midler nei panni di Winifred, Sarah Jessica Parker in quelli di Sarah e Kathy Najimy in quelli di Mary.

Per il momento nessuna delle attrici è stata confermata nel progetto, ma lo studio spera di trovare il modo di coinvolgerle. Il primo Hocus Pocus uscì nelle sale nel 1993 diretto da Kenny Ortega, e raccontava le vicende delle tre sorelle Sanderson e del rapimento della piccola Emily Binx, a cui le streghe volevano succhiare la linfa vitale per ridiventare di nuovo giovani. Trecento anni dopo, nella notte di Halloween, il giovane Max, la sua sorellina Dani e la loro amica Allison si intrufolano nella casa delle tre streghe, divenuta ora un museo…

Vi ricordiamo che il 12 novembre verrà ufficialmente lanciato il nuovo servizio di streaming Disney+, che come saprete offrirà all’utente la possibilità di accedere a contenuti esclusivi più titoli dell’archivio della casa di Topolino. Sulla piattaforma saranno disponibili una vasta collezione di prodotti originali, tra cui film e serie tv, e tutti i titoli di Disney, Pixar, Marvel Studios, Lucasfilm e National Geographic.

Leggi anche – Disney +: ecco tutti i titoli disponibili dopo il lancio della piattaforma

Fonte: Collider

Gli uomini d’oro: il film con Fabio De Luigi

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Gli uomini d’oro: il film con Fabio De Luigi

Gli uomini d’oro è il film tratto da una storia incredibilmente vera diretto da Vincenzo Alfieri. Protagonisti sono Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Mariela Garriga, Matilde Gioli, Susy Laude e con la partecipazione di Gian Marco Tognazzi.

Gli uomini d’oro arriverà al cinema dal 7 Novembre distribuito da 01 Distribution. Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film con Rai Cinema.

Gli uomini d’oro: trailer

Gli uomini d’oro, la trama

In Gli uomini d’oro un crime metropolitano ispirato a un’incredibile storia vera. Torino, 1996. Luigi, impiegato postale con la passione per il lusso e le belle donne, ha sempre sognato la baby pensione e una vita in vacanza in Costa Rica. Quando il sogno si dissolve scopre di essere disposto a tutto, persino a rapinare il furgone portavalori che guida tutti i giorni, perché la svolta della vita è proprio lì, alle sue spalle e il confine fra l’impiegato modello e il criminale è veramente sottile. Anche se dovrà rinunciare ad Anna, la seducente ragazza incontrata in una notte sfrenata.

Un colpo grosso, un piano perfetto. Niente armi. Niente sangue. Un disegno criminale per cui avrà bisogno dell’aiuto del suo migliore amico Luciano, ex postino quarantenne insoddisfatto, e soprattutto dell’ambiguo collega Alvise, tutto casa e famiglia e con una vita apparentemente senza scosse. Nella banda anche un ex pugile, il Lupo, tutto muscoli e poche parole, legato a Gina, una donna forse troppo bella e forte per lui, e a Boutique, un couturier d’alta moda con un’insospettabile doppia vita. Ma il crimine non è per tutti e per uomini qualunque – ciascuno con la voglia di intascarsi il bottino – si rivela un groviglio inestricabile e un gioco pericoloso…

Clip dal film

Ispirato a una storia incredibilmente vera e diretto da Vincenzo Alfieri, che ne firma la sceneggiatura insieme ad Alessandro Aronadio, Renato Sannio e Giuseppe G. Stasi, GLI UOMINI D’ORO è una produzione Italian International Film con Rai Cinema ed è prodotto da Fulvio e Federica Lucisano. Uscirà in sala il 7 novembre con 01 Distribution.

 

Star Wars: 10 fantastiche scene che non sono mai state girate

Star Wars: 10 fantastiche scene che non sono mai state girate

Sapevate che numerosi concept sviluppati per Star Wars avrebbero dato vita a scena fantastiche mai girate per il franchise? A rivelarlo sono stati, anni dopo, tutti gli storyboard e i disegni che mostravano le dinamiche di queste incredibili sequenze.

Questo il loro contenuto:

La morte originale di Han Solo

Solo: A Star Wars StoryHarrison Ford è tornato nei panni di Han Solo in Il Risveglio della Forza salvo poi lasciare il franchise alla fine del film, ma come rivelato dallo sceneggiatore Lawrence Kasdan in un’intervista con Vanity Fair, il personaggio doveva morire ben prima, ovvero durante la battaglia iniziale di Il Ritorno dello jedi. L’idea fu poi scartata da George Lucas per motivi ancora ignoti.

Il ritorno del fantasma di Anakin Skywalker

Iain McCaig verrà ricordato come uno dei concept artist più influenti nella storia della saga, lavorando alla trilogia sequel e a Il Risveglio della Forza creando avvincenti studi visivi che alimentavano la sceneggiatura. In particolare l’artista aveva proposto che il fantasma della forza di Anakin Skywalker tornasse proprio in Episodio VII

Anakin, Obi-Wan e la lava

Il duello con le spade laser tra l’allievo Anakin Skywalker e il maestro Obi-Wan Kenobi è stato l’apice drammatico dell’atto finale de La vendetta dei sith, un vero spettacolo ricco di acrobazie e colpi di scena. Non tutti sanno che nella versione originale della storia  Anakin avrebbe scagliato telecineticamente la lava su Obi-Wan, che a sua volta avrebbe invocato le sue abilità mistiche della Forza per proteggersi. Ma in che modo? Emergendo da una “bolla” invisibile!

I wookies al comando

chewbacca star wars han soloUna delle più grandi critiche avanzate a Il Ritorno dello jedi è la totale implausibilità del fatto che una legione di stormtrooper sia stata stata sconfitta dagli Ewoks. Curiosamente, questo contraccolpo poteva essere evitato se George Lucas avesse seguito i suoi piani iniziali e usato i Wookiee al posto delle simpatiche creature.

Qui-Gon e Obi-Wan mettono insieme un esercito

Qui-Gon Jinn e Obi-Wan Kenobi avrebbero inviato diversi droidi da battaglia in una scena mai vista di La minaccia fantasma e realizzata in forma di storyboard dove i due cavalieri Jedi spazzavano via un piccolo esercito di nemici meccanizzati come dimostrazione dell’abilità della Forza.

La mano meccanica di Luke prende vita

Skywalker mark hamillLa battaglia sulla chiatta di Jabba in Il Ritorno dello jedi avrebbe potuto includere un momento davvero interessante che riguardava Luke e la sua mano meccanica. Come spiegato dal libro Star Wars Storyboards: The Original Trilogy, Luke si sarebbe esibito in una serie di mosse kung potenziate dalla Forza con la sua mano che correva da sola a raccogliere la spada laser.

Il dolore del parto di Padme

Ecco un’altra scena creata dal concept artist Iain McCaig che vedeva protagonista Padmé Amidala mentre lottava con i dolori della gravidanza in Episodio III. La potenziale forza combinata dei gemelli che crescevano dentro di lei provocava infatti un effetto collaterale che nemmeno Yoda era in grado di negare.

La “lavanderia” degli stormtrooper

C’è un momento in Una nuova speranza in cui Han Solo si ritrova in una stanza piena di stormtrooper a bordo della Morte Nera scatenando le risate del pubblico, e quella scena viene in qualche modo apostrofata nella scena eliminata de Gli Ultimi Jedi dove Finn, Rose, DJ e BB-8 si confrontano con i soldati del Primo Ordine. Non esattamente in carne e ossa, visto che si trattava dei costumi allineati in una lavanderia!

Padme vs Anakin

Cosa succede quando l’uomo che ami sceglie il lato oscuro e minaccia la libertà dell’intera galassia? È il dilemma che un concept inedito di Iain McCaig esplorava mostrando Padmé Amidala pronta a pugnalare Anakin Skywalker in La vendetta dei sith. Una scena che avrebbe reso il rapporto tra i due ancora più drammatico e il personaggio di Natalie Portman meno “passivo”.

Luke indossa il mantello di Darth Vader

Darth Vader star wars han soloIl finale della prima trilogia immaginato originariamente da George Lucas e dallo sceneggiatore Lawrence Kasdan aveva previsto che Luke indossasse l’elmetto di suo padre proclamandosi nuovo Darth Vader e dichiarando guerra alla ribellione. Ebbene si, e in quell’epilogo sicuramente meno soddisfacente dal punto di vista emotivo, avremmo visto il protagonista con il mantello del sith ponendo le basi per una trilogia di sequel diversa.

Leggi anche – Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, tutti i segreti del trailer finale

Fonte: Screenrant

Ottobre da brividi a Cinecittà World

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Ottobre da brividi a Cinecittà World

Il parco divertimenti Cinecittà World di trasforma in un grande videogame: Assassin’s Creed esce dalla consolle e diventa reale! Scheletri, zombie, vampiri e fantasmi, zucche e covoni di fieno: Halloween si festeggia a Cinecittà World fino al 3 novembre.

I più famosi film dell’orrore prendono vita nel Parco Divertimenti del Cinema e della TV di Roma che si trasforma per un mese con 8 attrazioni a tema.  Per la prima volta in Italia un grande Videogame esce dalla consolle ed entra in un parco divertimenti: è la saga da 100 milioni di copie di Assassin’s Creed.

L’ospite, indossato il visore di realtà virtuale ed impugnato l’arco, diventa Bayek, il protagonista della storia. Ci troviamo nel 49 a.C. in Egitto ai tempi di Cleopatra, catapultati a combattere contro l’ Ordine degli Antichi (i futuri Templari) per salvare il mondo dai tiranni e uscire vivi dalle trappole della Piramide in cui siamo imprigionati. Conquistati dalla nuova attrazione numerosi ospiti invitati al party inaugurale, tra i quali Giampaolo Morelli con la moglie Gloria Bellicchi, Sofia Bruscoli, Karin Proia con il marito Raffaele Buranelli, Metis Di Meo, Angela Melillo, Alex Partexano, Pietro Romano, Daniela Martani con la sua inseparabile cagnolina Ariel, la coppia Jgor Barbazza e Linda Collini, Christian Stelluti e il cosplayer professionista Leon Chiro. Ottobre da brividi: In Cinecittà Street i peggiori incubi cinematografici della storia si materializzano in una Phobia collettiva sullo schermo di In-Cubo, il cinema interattivo in cui la pistola hi-tech sarà l’unica arma per combattere i mostri e sopravvivere ai nemici. Tra le altre attrazioni a tema: CineTour – Horror Edition dove i set originali del cinema si animano di creature viventi, mummie egiziane tra le scene di Cleopatra, Zombie nel Cimitero dei Morti viventi e antichi Romani tornati in vita.

Il roller coaster Inferno si tinge ancora più di dark con personaggi Danteschi che animano il percorso d’ingresso. Il set di Aquila IV, il sommergibile originale del film U-571, diventa Aquila XXX (vietato ai minori!) e si colora di sensualità Horror con un percorso a luci rosse, tra sensuali marinai e cadette da paura!

Arricchita da ulteriori effetti speciali l’amatissima Horror House, percorso al buio tra i set più terribili della storia del cinema horror. Da The Ring a Nightmare, da l’Esorcista a Venerdì 13, all’antro di Lord Voldemort, ispirato dalla saga di Harry Potter, dove gli ospiti camminano a fianco dei loro peggiori incubi cinematografici.

I nostri ragazzi passano ore davanti ai videogiochi – afferma Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di Cinecittà World – ma ora, per la prima volta, ci entreranno fisicamente dentro, da protagonisti veri, immersi nella storia e nel set, con Assassin’s Creed. L’esperienza di Halloween raggiunge così nuovi confini grazie alla tecnologia.

Menzione speciale per gli spettacoli a tema: Halloween Show in Cinecittà Street, ogni giorno alle 11 e alle 17.30, Trucchi da Paura al Teatro 4 . Per i bambini sotto ai 6 anni all’interno di Giocarena, il playground più grande d’Europa e set della trasmissione Eurogames in onda tutti i giovedì su Canale 5, c’è l’ “Albero Magico – dolcetto scherzetto”, un albero parlante pronto a raccontare storie con piccoli brividi.

Domenica 27 alle 16 un’altra grande anteprima cinematografica: La Famiglia Addams, in versione cartoon e il tradizionale appuntamento con l’Oscar della Danza.

Giovedì 31 ottobre si festeggia la Notte delle Streghe con apertura dalle 16 fino a notte. Un ospite speciale darà inizio alla festa più paurosa dell’anno: per tutti i bambini arriva BAT PAT, il pipistrello parlante! Tra gli eventi della giornata anche l’attesissima anteprima del film Zombieland (2) Doppio colpo, e il Muccassassina Halloween Party fino alle 05 di mattina, che festeggia a Cinecittà World il suo 30° anno di attività.

Benedict Cumberbatch imita Robert Downey Jr. [VIDEO]

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Benedict Cumberbatch imita Robert Downey Jr. [VIDEO]

La coppia formata da Iron Man e Doctor Strange ha reso memorabili alcune delle scene di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, grazie al talento di Robert Downey Jr. e Benedict Cumberbatch (curiosamente entrambi hanno anche interpretato Sherlock Holmes al cinema e in tv). Una chimica innegabile unita alla personalità dei due supereroi è esplosa sullo schermo regalando ai fan uno spettacolo senza precedenti, ma non è da meno la prova che Cumberbatch, vero mago delle imitazioni, ha offerto durante l’ultimo episodio del The Jenny McCarthy Show dove si cala nei panni del collega…

Vi ricordiamo che l’attore tornerà protagonista in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, film in fase di scrittura e quarto titolo, in ordine di uscita, della Fase 4 dopo Vedova Nera, Gli Eterni e Shang-Chi, descritto come il primo vero horror del MCU. È stato inoltre confermato che gli eventi di WandaVision, la serie di Disney + che si concentrerà sulla vita coniugale di Wanda e Visione, influenzeranno quelli del sequel con Cumberbatch.

L’uscita invece è prevista il 7 maggio 2021, e a seguire il pubblico tornerà in sala per Thor: Love and Thunder a novembre 2021 concludendo la Fase 4.

Qui sotto invece potete dare un’occhiata alla divertente imitazione.

Leggi anche – Benedict Cumberbatch ed Elisabeth Moss nel nuovo film di Jane Campion

The Grudge: in arrivo il reboot di un classico dell’horror

The Grudge: in arrivo il reboot di un classico dell’horror

Dal produttore Sam Raimi, il reboot di un classico dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu. Diretto da Nicolas Pesce, THE GRUDGE con Andrea Riseborough, Demián Bichir, John Cho, Betty Gilpin con Lin Shaye e Jacki Weaver.

The Grudge è un film horror il reboot di un classico dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu scritto e diretto da Nicolas Pesce , basato su una storia di Jeff Buhler e Pesce, e prodotto da Sam Raimi, Robert Tapert e Takashige Ichise. Il film si svolge nella stessa timeline concomitante come pellicola dello stesso nome 2004.

Il film debutterà in Italia al cinema dal 24 Febbraio distribuito da Sony Pictures.

The Grudge, la trama

Una madre single e un giovane detective, Muldoon (Andrea Riseborough), scoprono che una casa di periferia è maledetta da un fantasma vendicativo che condanna coloro che vi entrano con una morte violenta. Ora corre per salvare se stessa e suo figlio dagli spiriti demoniaci della casa maledetta del suo quartiere. – Sony Pictures Entertainment

The Grudge, il cast

In The Grudge protagonisti sono Andrea Riseborough come detective Muldoon, Demián Bichir, John Cho come Peter, Betty Gilpin nel ruolo di Nina Spencer, Lin Shaye come Faith Matheson, Jacki Weaver, e William Sadler. Fanno parte del cast anche Frankie Faison nel ruolo di Mr. Matheson, Tara Westwood nel ruolo di Fiona, Nancy Sorel nel ruolo dell’agente Cole, Stephanie Sy nel ruolo di Amnio Nurse, Joel Marsh Garland come il Detective Greco, David Lawrence Brown nel ruolo di Sam Landers, Junko Bailey nel ruolo di Kayako, Robin Ruel nel ruolo del Dr. Friedman, Zoe Fish nel ruolo di Melinda Landers  eBradley Sawatzky nel ruolo dell’ufficiale Michaels.

Men in Black: International dal 19 Novembre in home video

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Men in Black: International dal 19 Novembre in home video

Un nuovo duo per salvare il mondo dalle minacce aliene in Men In Black: International – Chris Hemsworth (Avengers: Endgame) e Tessa Thompson (Thor: Ragnarok) si ritrovano per unire le loro forze per affrontare e sconfiggere una minaccia aliena apocalittica nella nuova entusiasmante avventura globale Men in black: International, in arrivo il prossimo 19 novembre in Dvd, Blu-ray, 4k Ultra HD e Digital HD con Universal Pictures Home Entertainment.

Insieme a Hemsworth e Thompson, un cast stellare che include Kumail Nanjiani (The Big Sick – Il matrimonio si può evitare… l’amore no), Rebecca Ferguson (Mission: Impossible – Fallout), Rafe Spall (Jurassic World: Il regno distrutto), i fenomeni della danza internazionale Les Twins (Laurent Bourgeois & Larry Bourgeois) con Emma Thompson (E poi c’è Katherine) e Liam Neeson (Taken – La vendetta).

I Men in Black hanno sempre protetto la Terra dalla feccia dell’universo. In questa nuova avventura, si trovano a dover affrontare la più grande e globale delle minacce mai avute finora: una talpa all’interno dell’organizzazione.

Men in Black: International, le edizioni

Le edizioni Blu-ray e 4k Ultra HD di Men In Black: International contengono esclusive scene eliminate, oltre a momenti esilaranti da Neuralizzatore con il nuovissimo spot, Frank il Carlino e molto altro! Tutti i formati racchiudono al loro interno contenuti speciali inediti con tantissimi dietro le quinte, papere e molto di più.

Men in Black: International CONTENUTI SPECIALI ESCLUSIVI NEI FORMATI BLU-RAY E 4K ULTRA HD:

  • Scene eliminate
  • Alien-cestry.com Tutti sono un po’ alieni in fondo! Scopri le tue radici con Alien-cestry.com
  • Neuralizzazione: come se non fosse mai successo – Come NON visto su Alien TV, ordina ora per avere il tuo personale Neuralizzatore e cancellare momenti imbarazzanti dalla tua vita come un vero professionista.

Men in Black: International  CONTENUTI SPECIALI NEI FORMATO dvd, BLU-RAY E 4K ULTRA HD:

  • Le papere – Anche gli agenti MIB più importanti dimenticano le loro battute. Godetevi queste papere indimenticabili.
  • Nuove reclute, abiti classici – Un cast davvero dell’altro mondo!
  • Diamoci dentro! Azione e stuntman – MIB International è ricchissimo di azione e stunt, viaggia dietro le quinte con la troupe per vedere come è stato realizzato.
  • Guardate qui: gadget, armi e corse – Dall’iconico Neuralizzatore a tutto il resto, scoprite l’immenso arsenale di gadget, armi e veicoli di MIB.
  • Allarghiamo l’universo dei MIB – MIB alza l’asticella con location internazionali, alieni e molto di più, ampliando l’universo del film.
  • Les twins lo lasciano a terra – I fenomeni della danza Les Twins mettono in mostra il loro stile inconfondibile e dimostrano come hanno ideato le loro mosse aliene.
  • Frank il carlino e il piccolo pawny: galleria
  • Se siete stati neuralizzati: riassunto MIB – Unitevi a Frank il Carlino pre questo rapidissimo riassunto del franchise di MIB.
  • E altro ancora!

Il film sarà disponibile in 4K Ultra HD in una confezione doppio disco che include il 4K Ultra HD Blu-ray e il Blu-ray. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli stessi contenuti extra della versione Blu-ray, tutti nella straordinaria risoluzione 4K.

  • 4K Ultra HD è la migliore esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per un’esperienza sonora multidimensionale.
  • Blu-ray sfodera il potere della tua TV HD e si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa, con la risoluzione di 6 volte superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità surroud, come al cinema.

The Irishman: ecco come Scorsese ha convinto Joe Pesci a tornare

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The Irishman: ecco come Scorsese ha convinto Joe Pesci a tornare

Il ritorno di Martin Scorsese nel mondo della criminalità organizzata con The Irishman (visto in questi giorni alla Festa del cinema di Roma) celebra anche la prima reunion della storia di Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, con quest’ultimo che mancava dalle scene da ben nove anni. E c’è un motivo che ha spinto l’attore a vestire ancora una volta i panni di un personaggio per l’amico regista:

“Queste sono scelte individuali e a volte le persone non vogliono fare qualcosa per diversi motivi”, ha dichiarato Scorsese in un’intervista con Entertainment Weekly. “Potrebbe essere per problemi finanziari. Potrebbe essere per un problema di famiglia. Potrebbe essere a causa della salute. Potrebbe essere per la noia di fare un certo tipo di film o interpretare un certo personaggio. Ma penso che per Pesci sia stato confortante tornare…soprattutto dopo aver saputo che Netflix avrebbe finanziato il progetto”.

Tutto quello di cui parlavamo era se avremmo mai riavuto questa possibilità di lavorare insieme“, ha raccontato De Niro, “Quindi ci siamo detti: facciamolo. E Joe vuole bene a Marty, lo rispetta molto e sa che se è nelle sue mani, il film andrà bene.”

Vi ricordiamo che The Irishman arriva nove anni dopo l’ultimo importante ruolo di Pesci in Love Ranch, e nell’epopea mafiosa interpreta Russell Bufalino, boss del crimine e figura paterna per Frank Sheeran in contrapposizione con il personaggio di Al Pacino.

Leggi la recensione di The Irishman

The Irishman è stato scelto per aprire il New York Film Festival in attesa del debutto in sala e su Netflix e proiettata in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2019. Protagonisti della pellicola, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra.

La storia è raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Fonte: EW

Honey Boy, recensione del film con Shia LaBeouf #RomaFF14

Honey Boy, recensione del film con Shia LaBeouf #RomaFF14

Un padre e il figlio adolescente seduti su di un prato, al tramonto, a fumare marijuana. È questa una delle immagini più belle di Honey Boy, che racchiude tutta la dolcezza e allo stesso tempo la natura turbolenta di un rapporto in ogni caso indissolubile. L’attore Shia LaBeouf, noto per i suoi ruoli nella saga di Transformers e in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, prende coraggio e affronta il difficile rapporto avuto con il genitore all’interno del film da lui anche sceneggiato. Presentato nella selezione ufficiale, il film diretto da Alma Har’el, vede nel cast anche gli attori Lucas Hedges e Noah Jupe.

Protagonista del film è Otis, giovane attore, seguito dalla burrascosa infanzia fino ai primi anni da adulto. In ogni tappa del suo percorso egli si troverà a dover fare i conti con il difficile rapporto con il padre, lottando in tutti i modi per trovare una riconciliazione e un punto d’incontro.

Honey Boy: il peso delle aspettative di un padre

LaBeouf si è ispirato alle proprie esperienze personali nell’immaginare e scrivere questo film. Honey Boy è un chiaro tentativo di affrontare il passato, il dolore, cercando di venire a patti con questo in vista di un nuovo inizio. E che la vita dell’attore sia stata sempre piuttosto controversa è ben noto. L’originalità, e il particolare affascinante, dell’operazione tuttavia sta nel fatto che LaBeouf non si limita a scrivere il film, ma decide di interpretarlo assumendo un punto di vista particolarmente complesso: quello del padre.

L’attore indossa infatti i panni del genitore in quello che si rivela essere un puro intento identificativo, una dimostrazione di voler comprendere l’altro e le sue posizioni. “I ain’t looking to compete with you […], deny, defy o crucify you” canta, non a caso, Bob Dylan durante i titoli di coda. E nella scelta di questo brano, intitolato All I Really Want To Do, si racchiude tutto il senso dell’intento dell’attore.

Appare così particolarmente sincero il suo ritratto, senza dubbio una delle cose più affascinanti del film. In una delle sue prove d’attore più belle degli ultimi anni, LaBeouf non giustifica ne condanna le azioni del padre, ma tenta invece di esplorare i suoi drammi, dalla dipendenza dalle droghe alle rinuncie fatte in nome del figlio. Tutte quelle cose, insomma, che hanno finito con il gettare sulle spalle del figlio, giovane promessa del cinema e della TV, responsabilità pesanti, a partire dall’essere il datore di lavoro del proprio padre.

E parlando di un cosa che conosce fin troppo bene, LaBeouf riesce a racchiudere nel rapporto tra i due personaggi principali il vero cuore del film. La delicatezza con cui questo viene trattato, anche nei suoi momenti più tesi e difficili, è certamente ciò che del film può rimanere più impresso. I problemi affrontati dall’attore e sceneggiatore sono in fin dei conti universali, e sulla base di ciò diventa facile empatizzare con i personaggi protagonisti, che vengono affrontati senza essere idealizzati né giudicati. Ognuno vive i propri drammi, che si scontrano con quelli degli altri. Ma pur nel conflitto più acceso, non vengono mai meno particolari di pura dolcezza, che fotograno allo stesso tempo il meglio e il peggio di un rapporto complicato e fragile come quello tra padre e figlio.

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Honey Boy: la difficoltà di raccontare una storia estremamente personale

Per quanto consigliato, è sempre complesso raccontare qualcosa di personale. LaBeouf, concentrandosi ovviamente sul rapporto centrale, sembra tuttavia dimenticare la cornice intorno a questo, e così il film fatica a partire, mostrandosi invece come un susseguirsi di situazioni che portano ad una riconcilliazione da cui poi nascerà l’idea stessa per il film. Per quanto le immagini proposte siano indubbiamente attraenti nella loro dolcezza o nella loro irrequietezza, una maggior costruzione orizzontale della narrazione avrebbe certamente consentito uno sviluppo più organico dei personaggi e dei loro rapporti, specialmente in vista del finale.

Appaiono inoltre forzate alcune scelte di regia e di messa in scena, che rischiano di prevalere in modo erroneo sul contenuto, senza supportarlo come meriterebbe. L’utilizzo di precisi movimenti di macchina, l’uso invasivo di luci al neon e la ridondanza di alcune musiche indie, appaiono infatti una forzatura di alcuni momenti che invece, considerando il tema trattato, avrebbero potuto trovare nella semplicità la loro forma privileggiata.

Un film costantemente in bilico dunque, come la vita stessa di LaBeouf d’altronde, ma con alla sua base un cuore in grado di coinvolgere, emozionare e proporre la necessità di osservare le cose sempre da punti di vista diversi, con occhi diversi dai propri. L’attore sembra così comprendere, e farci comprendere, che anche in quel padre che insegna al figlio a fumare marijuana può nascondersi un amore profondo.

Can You Keep a Secret?, recensione del film con Alexandra Daddario #RomaFF14

Rivelare i propri segreti può essere pericoloso, e lo sa bene Alexandra Daddario, protagonista del film Can You Keep a Secret?, trasposizione dell’omonimo romanzo di Sophie Kinsella, autrice anche di I Love Shopping. Diretto da Elise Duran, il film è stato presentato ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma.

Protagonista del film è Emma, che nel momento in cui crederà di stare per morire durante un volo aereo, rivela tutti i suoi segreti più intimi e personali al suo vicino di posto. In un secondo momento, a pericolo scampato, la ragazza scopre che quello che riteneva essere uno sconosciuto non è altri che Jack, l’amministratore delegato della compagnia presso cui lavora. Quanto rivelatogli da Emma, dunque, le si ritorcerà inaspettatamente contro, in un susseguirsi di situazioni comiche e imbarazzanti.

Can You Keep a Secret?, una commedia romantica tra segreti e rivelazioni

Il film con protagonista Alexandra Daddario si inserisce all’interno di una lunga lista di commedie romantiche con protagoniste femminili. Queste sono il più delle volte donne in carriera rinchiuse all’interno di una sterile quotidianità, alla ricerca di un evasione offerta da nuove avventure o, appunto, da un grande e improvviso amore. Questa nuova pellicola non fa eccezione. Segue i criteri base di questo filone, portando la sua protagonista da una situazione di svantaggio ad una nuova coscienza di sé, tramite la quale sarà possibile affermarsi.

Can You Keep a Secret? trova dunque nella sua protagonista il vero punto di forza. Alexandra Daddario risulta convincente nel ruolo, seppur non completamente valorizzata. La natura contraddittoria e goffa del personaggio viene arricchita dall’espressività dell’attrice, la quale riesce a farsi apprezzare come vero motore trainante del film. Attraverso di lei si arriva così al messaggio che la storia vuole portare all’attenzione, ovvero che la sincerità è sempre l’ingrediente segreto per far funzionare i rapporti. Una morale semplice, probabilmente banale, portata avanti con tutti gli stereotipi del caso, ma che in fin dei conti riesce a raggiungere lo spettatore.

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Can You Keep a Secret?, non tutte le storie d’amore sono buone

Non è tuttavia il modo in cui viene trasmesso il messaggio del film il problema di questo. Una sceneggiatura e una messa in scena povere non aiutano il film a trovare nuovi modi espressivi rispetto a quelli visti in qualunque altra opera di questo filone. Ovviamente il film deve probabilmente i suoi limiti di sceneggiatura alla sua fonte originaria, il romanzo da cui è tratto. Eppure nella scrittura per lo schermo non si è evidentemente riusciti a riproporre la storia evitando di affidarsi ai soliti cliché del caso. Il tutto appare così rallentato da una costruzione poco incisiva, che non permette ai personaggi di essere approfonditi né quindi di poter empatizzare con loro.

La stessa messa in scena appare carente, senza inventive visive che avrebbero potuto rendere più brillante la narrazione. Al contrario è ricorrente l’alternanza di montaggio tra il segreto rivelato e la sua riproposizione nel presente, tecnica che risulta particolarmente didascalica e non fa che rallentare lo svolgimento. Pur nella sua breve durata, il film appare infatti più lento del dovuto, senza un reale o concreto sviluppo. Per quanto possa essere in grado di raccontare una classica storia d’amore, il film pecca nel non ricercare un’originalità che avrebbe potuto conferirgli un’attrattiva maggiore, o quantomeno nuova, rispetto alle altre pellicole del filone.